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Pare abbia proprietà afrodisiache e antistress. Di sicuro produ-ce endorfine, sostanze in grado di esercitare una potente attivitàeccitante. E poi è gustosissima. È la bandiera dei salumi cala-bresi, e, senza dubbio, uno dei prodotti tipici più originali, piùsanguigni, più focosi e irresistibili. Forte e decisa, ha stregatotutti i grandi chef del mondo, tanto che lo scorso dicembre l’a-genzia di stampa americana Bloomberg ha deciso di incorona-re sua Maestà la ‘nduja calabrese pietanza dell’anno. Oggi, affinchè il suo sapore diventi ancora più universale efaccia bottino di palati, “la ‘nduja calabrese veste America”. Èquesto lo slogan del nuovo prodotto ideato dagli impreditoriVittorio Micelotta, originario di Monasterace, e SalvatoreD’Agostino, originario di Roccella, e presentato nei giorniscorsi al TuttoFood di Milano, il salone internazionale dedica-to all’agroalimentare e palcoscenico ideale per presentare i pro-pri prodotti al mondo.La nuova creatura di Vittorio e Salvatore si chiama “Nduja Up”ed è una salsa a base di ‘nduja, realizzata in due versioni: con ket-chup e con salsa barbecue. “Nduja Up - ci raccontano i dueimprenditori locridei - è frutto di un lavoro di studi durato cin-que anni e servito a stabilizzare la salsa e a trovare l’equilibrioideale”. È la sua versatilità in cucina a fare la differenza: sta benecon tutto, e da oggi, grazie a ‘Nduja Up, condire i piatti e senti-

re il peperoncino sprigionare tutto ilsuo aroma sarà ungioco daragazzi. Amazing! -direbbero i nostriamici americani. “A partire da giu-gno - annunciaVittorio Micelotta- ‘Nduja Up saràlanciata sul merca-to e sarà vendutaanche al di fuori deiconfini nazionali”.Ladies and gentle-men, ‘Nduja Up is

coming... per lasciarvisenza fiato!

La ‘ndujacalabrese

veste Americagrazie a dueimprenditoridella Locride

Il piccante calabrese‘ndujaup

a b r e v e s u l m e r c a t o

“NDUJAUP” UNA SALSA A BASE DI ‘NDUJA, REALIZZATA IN DUE

VERSIONI: CON KETCHUP ECON SALSA BARBECUE.

“NDUJAUP” PRESENTE AL TuttoFood di Milano

DOMENICA21 MAGGIO 2www.larivieraonline.com REDAZIONALE

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DOMENICA21 MAGGIO 3www.larivieraonline.com

CONTROCOPERTINA

LIDIA ZITARA

Nicola Gratteri è un po’ ilGiacobbo della mafia. Come sela ‘ndrangheta fosse una mum-mia maledetta o lo Yeti, unapiramide dove il latte diventayogurt o il mistero della sacraSindone, se c’è da parlare dimafia in Calabria si chiama

Gratteri. C’è una ragione precisa: essendocalabrese è esente dalle stigmatizzazioni deicalabresi stessi, notoriamente permalosi. C’è da parlarne bene? Aumentano gli ascol-ti. C’è da parlarne male? La colpa è sua, cheè calabrese. Il problema vero di questa forma aberrata dicomunicazione è il mix di verità e menzogne,omissioni e allusioni, prese di posizione chepassano per essere neutralità. Ciò è comunea tutti i politici, storici e ai mafiologi organi-ci al sistema: dire una panzana in mezzo auna verità garantisce che sia preso l’insiemeper verità. I più sofisticati fanno l’opposto: èun’arte difficile. Non diversamente da un attore, Gratteri haun suo repertorio che porta avanti da anni.La ‘ndrangheta che per accumulare capitale,così, motu proprio, va dalla Calabria allaBolivia, Perù e Colombia per comprare lacocaina, con i soldi accumulati grazie aisequestri durante gli anni ’70 e ’80, i rappor-ti con la classe dirigente, l’emancipazione dicerte figure maschili che devono rimanereincensurate per essere disponibili quali rap-presentanti di liste elettorali. Gradi, formule,ibridazioni con la massoneria deviata. Pretiaccusati di associazione a delinquere: nonrimane nessuno. Tutto molto interessantema forse un po’ vecchio e di certo non sco-nosciuto a chi in mezzo a queste persone civive. Cosa chiede per cambiare la situazione? Un

sistema giudiziario veloce ed efficace e un’i-struzione vera, in grado di rendere le giova-ni generazioni autonome nel pensiero enella capacità lavorativa. Pensieri forsebanali, ma di certo condivisibili (le mezzeverità). L’aggiunta più recente al suo repertorio èstata l’accusa alla saga del “Padrino”, avve-nuta nel corso della puntata del 16 maggioscorso in “Dimartedì”, su “La7”. Che il “Padrino” sia un mito non ci volevaGratteri a dircelo, essendo uno dei cicli cine-

matografici più amati del mondo. Che siamitizzato è altrettanto vero, ma non solo daimafiosi, anche dai critici cinematografici.Che sia stato trasformato in una icona daparte dei mafiosi, o da chi ha un atteggia-mento paramafioso invece è completamentevero. Su questo Gratteri non ha sbagliato.Ricordo mio padre dirne la stessa cosa intempi piuttosto remoti. Ora bisogna avventurarsi in terreni paludosi,che richiedono attenzione. Che i film, inquanto opere d’arte o ingegno, influenzinola società, è evidente. Ma la mafia non origi-na certo dal libro di Mario Puzo o dal film di

Coppola, e forse solo un pivello attaccabri-ghe, oggi, crederebbe davvero che la mafiasia quella di Michael Corleone. Mio padre, il defunto economista meridio-nalista Nicola Zitara, sosteneva che lo statocapitalista non può esistere se non affiancaalle operazioni economiche lecite quelle ille-cite, che deve controllare a livello globale. Disolito le sedi dove si posizionano i gruppisono le colonie interne, i territori più margi-nali e poveri: la Calabria in Italia, l’Irlandanel Regno Unito (a proposito di film, si veda

“Black Mass, l’ultimo gangster”, molto illu-minante). Questo perché i poveri sono piùfacili da controllare, sia economicamenteche elettoralmente. Ecco perché la Calabriadeve rimanere povera, povera e ‘ndrangheti-sta. Altrimenti allo stato centrale manche-rebbe la manovalanza criminale. “Non sappia la mano destra ciò che fa la sini-stra”, si suol dire, ma la verità è che entram-be le mani si muovono di concerto e impa-stano la stessa pasta. Non è lo Stato a esserericattato, come i più ciechi sostengono, ma èla ‘ndrangheta a servirlo. E se mai la ‘ndran-gheta facesse un passo oltre la linea gialla, lo

Stato arriverà con sirene e mandati, perchéun’altra cosa che nessuno dice e tutti sanno,è che se volessero potrebbero arrestarli tuttiin una sola notte, perché lo Stato sa perfet-tamente chi sono, dove abitano e cosa fanno. Se crediamo per un momento che la ‘ndran-gheta lavori per sé saremmo dei folli: la‘ndrangheta fa il lavoro sporco a vantaggiodegli stati nazionali che non vogliono insoz-zarsi le dita. Se il contrario fosse, la Calabriasarebbe ricca come gli Emirati Arabi. La‘ndrangheta è vile e infame: prende ai pove-

ri per dare ai ricchi. E questo lo fa a tutti ilivelli: da quello locale, localissimo, dove aessere favorite sono le famiglie che portanovoti o i professionisti, a discapito di chi hadavvero bisogno di lavorare, fino a quellotransnazionale. Ogni stato capitalista ha la“sua” mafia, e dovremmo interrogarci sulperché. Questo Mario Puzo non l’ha scritto per nonrovinare un bel romanzo che parlava di fan-tamafia. La mafia vera è un’altra cosa, ma Gratteri,come d’abitudine, ci ha indicato la cornice enon il quadro.

“Il film Il Padrino è stata una disgrazia, la primadisgrazia che ha riguardato il mondo occidentale e inparticolare l’Italia. Dal Padrino è nato il mito, il sogno,della ‘ndrangheta” – durante la puntata del 16 maggioscorso in “Dimartedì”, su “La7” Nicola Gratteri, il Giacobbodella mafia, ne ha aggiunta un’altra al suo repertorio.

La Calabria deve rimanere

povera e‘ndranghetista.

Altrimenti allo statocentrale

mancherebbe lamanovalanza

criminale. “Non sappia la manodestra ciò che fa la

sinistra”, si suol dire,ma la verità è che

entrambe le mani simuovono di concertoe impastano la stessa

pasta.

Da lupara e coppola aFrancisFord Coppola

Se crediamo per un momento che la ‘ndrangheta lavoriper sé saremmo dei folli: la ‘ndrangheta fa il lavorosporco a vantaggio degli stati nazionali che non vogliono insozzarsi le dita. Se il contrario fosse,la Calabria sarebbe ricca come gli Emirati Arabi.

Roberto Giacobbo è un giornalista,conduttore e autore televisivo, e scrittore

nicola zitara economista e meridionalista calabrese

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DOMENICA 21 MAGGIO 4ATTUALITÀ www.larivieraonline.com

Quando si legge di fermi e/o misurecautelari dove gli indagati sono colpitidall’ipotesi di 416 bis c.p., quello che,per intenderci, è l’articolo relativo allacontestazione di associazione perdelinquere di stampo mafioso, siattende gli esiti del riesame.In questo caso la parola passa alla dife-sa dell’indagato, che chiede la revocadella misura coercitiva di libertà per-sonale. Di seguito un esempio dirichiesta:Nello specifico il difensore rileva cheaffinché si possa ritenere integrata lapartecipazione all'associazione perdelinquere «non è sufficiente il con-corso in taluno dei reati fine ricondu-cibili all'associazione medesima, maoccorre l'assunzione di un ruolo fun-zionale all'associazione e alle sue dina-miche operative, che sia espressionenon occasionale dell'adesione al soda-lizio e alla sua sorte, con l'immanentecoscienza e volontà di farne parte e dicontribuire al suo illecito sviluppo».«Secondo una pacifica linea interpre-tativa tracciata dalla giurisprudenzadella Suprema Corte di Cassazionecon riguardo all’identificazione delvincolo associativo, la condotta parte-cipativa si perfeziona con la conclusio-ne di un accordo tra il singolo e il grup-po, in forza del quale il primo si ponea disposizione del secondo, per unaserie non predeterminata (nel nume-ro) di contributi all’attività dell’asso-ciazione criminale, e il secondo, attra-verso la volontà e l’atteggiamento deicomponenti o del ceto dirigente, rico-nosce il primo come risorsa struttural-mente acquisita (da ultimo, v. Sez. 6,16 aprile 2014, n. 37646)». «Pertanto,la fisionomia del reato non richiedeche sia indeterminato l’oggetto delleprestazioni promesse, né che sia inde-terminata la durata del rapporto,bastando che il contributo concordatonon consista in una serie specifica epredefinita di singole condotte». Eancora oltre: «La reiterazione, ancheserrata, di condotte illecite, che nondipenda da una pattuizione prelimina-re, e richieda dunque di volta in voltauna deliberazione concorsuale tra l’a-gente e i componenti del gruppo, restapriva di rilievo sul piano associativo(Sez. 6, n. 7387/14 del 03/12/2013, Rv.258796)». Nel caso in esame il requisi-to della gravità indiziaria in ordine allaconfigurabilità dell’ipotizzata parteci-pazione al sodalizio criminale da partedell’indagato è stato apoditticamentedesunto dal contenuto di una conver-sazione da cui si desume che alcunisoggetti siano creditori, a seguito diuna presunta transazione illecita disostanze stupefacenti senza, però, spe-cificare se e come l’instaurazione ditale rapporto «possa inscriversi nelquadro delle su indicate circostanzeindicative, sul piano sintomatico, del-l’esistenza di una vera e propria, con-sapevole, relazione di tipo associati-vo». Nel caso specifico per come evi-denziato dal difensore «il contenuto ditutto il materiale intercettativo rivelal’esistenza di elementi di fatto signifi-cativamente confliggenti e contrappo-sti che, anche se complessivamentevalutate, portano a escludere l’organi-co inserimento dell’indagato nellastruttura criminosa delineata dall’ac-cusa e a cui si pretende assumere chequest’ultimo faccia parte».

GIUDIZIARIA

Articolo 416 bis cp:

Parola alla difesa

I dato rea e L di Franco Crinò

Due ore di spiegazioni (dovevano bastare due minuti) per dire a un candidato, un bravo portalettere, che se realizza alle elezioni 150 preferenze nella lista vin-cente non può contendere il ruolo di assessore comunale con delega alla sanità al dirigente medico ospedaliero, eletto anche lui, che si ferma a 100. Fatica spes-so sprecata quella di far comprendere i discorsi sulle competenze, sul senso di responsabilità nei confronti della comunità. Come è incomprensibile, sul pianodella partecipazione, una manifestazione incredibilmente disertata dalla gente sul problema della depurazione che rischia di far saltare la stagione balneare. Lasituazione è difficilissima nei comuni e la cosa migliore non e' certo disinteressarsi, non esserne consapevoli. Anche quella del sindaco è una figura coinvolta neldeclino delle istituzioni e nel degrado della rappresentanza. Un motivo in più per averne di credibili. Bisogna lavorare per rinforzare l'organizzazione sociale,per trovare più spazi di confronto, per far sentire i cittadini compartecipi delle scelte. Il voto deve tornare a essere un segno di appartenenza - oggi i partiti nonhanno quasi più le sezioni, i giornali, forse neppure le idee - anche per avere un filtro tra cittadini e istituzioni. Compito improbo per chi si appresta a guidare i

Comuni, ma se vi rinunci, Platone ammonisce "Una dellepunizioni che ti spettano per non aver partecipato alla poli-tica è di essere governato da esseri inferiori". Compito chenon deve declinare verso la vanità personale "Non esistonogoverni popolari, governare significa scontentare” (Anatole

France). Compito da non affidare ai parolai "Non si fa politica con la morale, ma neppure senza” (Malraux). Cosa può essere disastroso in quest'altro passag-gio elettorale? Affermare il possesso dei voti non sostenuti dalla preparazione o un risultato che era stato affidato alle illusioni, avere una burocrazia che lavoraper sé, usare solo l'insulto. E pensare che persino uno dal carattere "anglosassone" come l'economista Luigi Spaventa, quando era ministro, ci cascò: in aula, rivol-to a un parlamentare che lo interrompeva di continuo, lo apostrofò “Porcospino". Quello "Ritiri l’insulto". E lui "Ritiro solo lo spino".

in corsa per il municipio

Si è tenuto mercoledì mattina, presso laCittadella di Catanzaro, l’incontro tra ilMinistro dei Trasporti Graziano Delrio, il presi-dente della Regione Mario Oliverio el’Amministratore delegato di RFI MaurizioGentile, propedeutico alla sottoscrizione di unaccordo utile a potenziare la Ferrovia Jonica.Il progetto, che prevede l’investimento di oltre450 milioni per rinnovare 280 km di linea e unaserie di interventi mirati a rinnovare i binari,riqualificare le stazioni, mettere in esercizionuovi convogli e velocizzare i tempi di percor-renza, è stato annunciato come il più grandeinvestimento sulla linea dall’Unità d’Italia a oggie descritto da Delrio come “una scelta fonda-mentale per migliorare la mobilità dei cittadini eagevolare lo sviluppo del territorio”.Chi pensa che, come spesso è accaduto, il pro-

getto resterà solamente una dichiarazione d’in-tenti, secondo Delrio, rimarrà deluso. L’avviodei lavori, infatti, è previsto tra poche settimanee dovrà rispettare un cronoprogramma che, assi-cura il ministro, garantirà alla Calabria di vederchiudersi i cantieri non oltre la fine del 2020.«Si tratta di un investimento che la regioneaspettava da decenni - ha dichiarato Delrio aimicrofoni della RAI - Da tantissimi anni non sifaceva un investimento sulla Ferrovia Jonica eoggi, assieme alla regione, abbiamo stilato unprogramma molto ambizioso che ci permetteredi mettere in campo tantissime risorse in gradodi dare maggiore dignità alla linea regionale e digarantire che, attraverso il miglioramento dellastrada ferrata, si sviluppino l’economia e il turi-smo».

Jacopo Giuca

Oliverio e Delrio annunciano il più grandeinvestimento dai tempi dell’Unità d’Italia

FERROVIA JONICA

450 milioni di Euro:È questa la medicina che Stato eRegione vogliono somministrarealla Ferrovia Jonica per migliora-re la mobilità nella nostra regio-ne. I lavori partiranno a giugno e

termineranno nel 2020. Sarà ilpiù grande investimento

dall’Unità d’Italia.

La settimana non è certo iniziata nel migliore di modi, perl’Amministrazione Comunale di Locri, che, lunedì mattina, all’apertura degliuffici, si è vista notificare dalla Prefettura di Reggio Calabria la diffida a deli-berare il dissesto finanziario.Dopo la bocciatura del ricorso di qualche settimana fa, che aveva convintol’assessore di opposizione Antonio Cavo che l’esito di questa vicenda nonsarebbe potuto essere differente da quello oggi sotto gli occhi di tutti, laGiunta guidata da Giovanni Calabrese, già provata dai recenti fatti cronaca,subisce una stoccata in grado di vanificare definitivamente gli sforzi da essaprodigati fin dall’insediamento nel 2013. La Corte dei Conti non si è lascia-ta convincere dal Piano di Riequilibrio Finanziario presentato dall’assessoreal bilancio Raffaele Sainato né sono servite le proteste relative al fatto chel’ammanco non sarebbe amministrativo bensì tecnico.Adesso a Calabrese e ai suoi non resta che prendere atto del documentonotificato lunedì mattina e organizzarsi affinché il dissesto finanziario vengadichiarato al più tardo entro il prossimo 4 giugno, pena l’inappellabile scio-glimento della giunta comunale a un anno esatto dalla naturale conclusionedel proprio mandato.

JG

Arriva il decreto del Prefetto: conto allarovescia per la dichiarazione di dissesto

LOCRI

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DOMENICA 21 MAGGIO 5www.larivieraonline.com

Lo studio medico“Polimedica” del dottor Giuseppe Fortugnoèl’unica struttura in Calabria altamente specializzata nella cura dell’obesità e nella prevenzione delle malattie metaboliche.

per essere al top della formaPolimedicaun centro di eccellenza

Lo studio medico “Polimedica” del dottor GiuseppeFortugno è l’unica struttura in Calabria altamente spe-cializzata nella cura dell’obesità e nella prevenzione dellemalattie metaboliche. Mette a disposizione un’ampiagamma di prestazioni di qualità grazie al suo team di spe-cialisti, alla sua struttura interamente dedicata e all’appli-cazione di tecnologie all’avanguardia.

“Polimedica” offre un inquadramento diagnostico e terapeutico a per-sone affette da sovrappeso, obesità e altre patologie associate alla mal-nutrizione, inclusi i disturbi del comportamento alimentare (anoressia,bulimia, binge eating disorder), rappresentando un unico presidio conal suo interno più tipologie di attività medico/sanitarie fra loro funzio-nalmente collegate e garantendo ai pazienti un servizio completo, tem-pestivo ed efficace.“Polimedica” offre la consulenza di personale medico di comprovataesperienza e altissima professionalità. I servizi offerti sono nutrizione edietologia (con medico specialista), endocrinologia, diabetologia, eco-grafia, psichiatria e chirurgia bariatrica (chirurgia dell’obesità).“Polimedica” è in grado di sviluppare programmi di terapia dieteticaindividuali rivolti sia a soggetti sani che a persone affette da varie pato-logie (obesità, sovrappeso, diabete, ipertensione arteriosa, ipertriglice-ridemia, ipercolesterolemia, celiachia, patologie epatiche, gastroenteri-che, renali, tumori, gotta, ecc), con l’obiettivo di ridurre la massa gras-sa, riportare nei limiti e monitorare i valori ematochimici alterati, recu-perare le limitazioni funzionali, rieducare il comportamento alimenta-re e l’attività fisica, senza tralasciare gli aspetti psicologici, emotivi ecognitivo-comportamentali.

“Polimedica” offre, inoltre, dietoterapie in gravidanza, durante l’allat-tamento e per una corretta alimentazione del bambino.Lo studio medico fornisce una valutazione specialistica chirurgica per ipazienti idonei che vorranno sottoporsi alla chirurgia bariatrica (chi-rurgia dei grandi obesi) e di follow-up per tutti i soggetti già operati.Inoltre, “Polimedica” offre la consulenza di un medico chirurgo specia-lizzato in psichiatria che si occuperà della diagnosi e cura di pazientiaffetti da malattie psichiatriche e da disturbi del comportamento ali-mentare.Presso “Polimedica” è possibile effettuare il “breath test”, una tipolo-gia di esame non invasivo che costituisce un prezioso ausilio nella dia-gnosi della celiachia, intolleranza al lattosio e helicobacter pylori . Lo studio medico, inoltre, offre un percorso di assistenza specializzatanella prevenzione, diagnosi e cura del diabete e di tutte le malattieendocrinologiche fornendo la migliore assistenza in termini di efficaciaclinica e qualità della vita. Presso “Polimedica” tutte le prestazioni sani-tarie vengono erogate con l’ausilio delle più moderne tecnologie sani-tarie e solo da endocrinologi e diabetologi altamente specializzati. Lostudio medico dispone anche di una strumentazione di ultima genera-zione per effettuare tutte le tipologie di indagini ecografiche.Gli esamivengono effettuati da personale medico-radiologo specializzato nelladiagnostica per immagini. “Polimedica” sviluppa pacchetti personalizzati con l’obiettivo primariodi garantire il benessere della persona che sarà accolta in un ambientesereno, caratterizzato dalla gentilezza e competenza del suo personale,che accompagnerà il paziente in un percorso di guarigione equilibratoe privo di stress.

REDAZIONALE /STUDIO MEDICO

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ATTUALITÀ

Il Presidente della Sezione Penale di Locri Fulvio Accurso ha avviato un progetto che ha spento il grigio del tribunale

coinvolgendoi detenuti e facendoli sentire utili lì dove un martelletto stringibudella li ha giudicati colpevoli

Abbiamo chiesto a Fulvio accurso

di concederci un’intervista

ma lui È stato categorico:

“Un magistrato non deve rilasciare

interviste, per lui parlano

i fatti”

COPERTINA

Miracoloa locri

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Fa uno strano effetto veder uscire i propripensieri dalla bocca altrui. Pensieri chemagari erano stati espressi in una solitudineresa non assoluta dalla presenza timida diqualche testa non coronata. Pensieri che oggivedi sbucare da cunicoli che non avresti maiimmaginato perchè li credevi vicoli ciechi.Questa settimana abbiamo incontrato ilPresidente della Sezione Penale di Locri,Fulvio Accurso. Lo abbiamo incontrato nelsuo studio, completamente rimesso a nuovo,le pareti ritinteggiate con in bella mostraquadri che denotano un certo gusto. E il pre-sidente Fulvio Accurso ci piace. Per almenotre motivi. Innanzitutto perchè non ha accet-tato di rilasciarci l’intervista per cui eravamoandati a trovarlo. Non l’ha fatto nonostantele nostre benevole pressioni. È stato catego-rico: “Un magistrato non deve rilasciareinterviste, per lui parlano i fatti”. Vi immagi-nate quanto bene farebbero alla Calabria setutti i magistrati la pensassero come FulvioAccurso? Non li vedremmo infilarsi in ogniprogramma televisivo, anche in quelli checontano due, tre telespettatori al massimo.Non si stiracchierebbero trionfanti sulleprime pagine di qualunque giornale. Non lisentiremmo gracchiare alla radio per rivelar-ci ancora una volta il loro cul-de-sac.Il secondo motivo per cui ci piace FulvioAccurso è un’altra sua convinzione, dichiara-ta nel corso del convegno “La giustizia ripa-rativa - La comunità un interlocutore eccel-lente” tenutosi lo scorso 11 maggio presso laSala del Consiglio Comunale di Locri. “Nonha senso fare il magistrato per punire le per-sone. - ha detto - Una società che pensa dirisolvere i problemi sbattendo la gente ingalera è una società che ha già fallito”.Eravamo andati da lui anche per farcelo ripe-tere, magari intonarlo insieme improvvisan-do un flash mob al tribunale di Locri. Ma perfortuna o purtroppo, come avrebbe dettoGaber, non l’ha fatto. Il terzo motivo, infine, sta in quello studio

rimesso a nuovo. Pulito, luminoso. Cosìcome pulito e luminoso è tornato a esserel’intero tribunale penale di Locri. Un veromiracolo. Questo perchè Fulvio Accurso hapensato di avviare un progetto che coinvol-gesse i detenuti e li facesse sentire utili lìdove un martelletto stringibudella li ha giudi-cati colpevoli. Hanno ritinteggiato tutto -pareti, ringhiere, gabbiotti - spegnendo il gri-gio. “Pennellata dopo pennellata ripulivanola loro coscienza, il loro modo di essereuomini” - ha affermato Accurso durante ilconvegno. Secondo il Presidente dellaSezione Penale di Locri il ruolo del magi-strato è recuperare chi ha sbagliato. “Ci sonocriminali dentro che saranno detenuti a vitama ci sono anche persone che vogliono cam-biare, che hanno sete di manifestarsi comeuomini nuovi, che hanno bisogno di svelarela loro bellezza”. Come sosteniamo da tempoanche noi, lì dove regna il bello, il criminenon attecchisce. Fulvio Accurso ha dato lapossibilità a quelli che oggi chiama i suoiragazzi di recuperare la loro dignità per nonfarli sentire dei reati che camminano. Non tutti riescono a comprendere che legiornate dei detenuti si risolvano ad attende-re nervosi quell’ascensore che un giorno liriporterà al piano, senza sapere se, dopo averreso per mesi o per anni il pacco-reato inmano, ci sarà qualcuno ad accoglierli unavolta fuori. E non il muro ottuso di unasocietà sopraffatta dalla mania di voler “nonsembrare più” anzichè “non essere più”.Perchè non ha senso andare in giro per unmondo dove il passaggio della propria imma-gine in ogni ricordo altrui ti spoglia e ti rendevulnerabile, facendoti sprofondare nellacolpa con una spudoratezza che nessunospecchio anche il più spietato può fare.Fulvio Accurso è riuscito a denudare i suoiragazzi del loro reato e a guardarli negliocchi senza, però, far temere loro la violazio-ne profonda del proprio essere, l’irruzionenell’ostinato ordine del proto-abbecedariocon cui la società li giudica.

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www.larivieraonline.com ATTUALITÀ DOMENICA 21 MAGGIO 07

A partire dagli anni ’80 il teatro in carce-re iniziò ad assumere una specificitàpedagogica propria: si comprese che l’ar-te drammatica potesse essere utilizzataper intervenire sugli aspetti relazionali esull’indagine intorno al Sé del detenuto.Questo perchè la pratica del teatro va aincidere sull’immaginario, sulle relazionipsicologiche e sulle interazioni sociali efamiliari; è disvelatrice delle memoriedimenticate, una lente tra giusto e ingiu-sto, tra bene e male. E così sul palcosceni-co penitenziario si fa forte l’idea di catar-si che consente di mettere a tacere il dolo-re attraverso la bellezza dell’oggetto arti-stico che lo rappresenta.Questo l’associazione “Politeia - Dentrola Città” presieduta da Elena Gratteri losa bene e ne sta dando prova attraverso ilprogetto “Il Planetario”, che si avvaledella professionalità di BernardoMigliaccio Spina, che segue i detenuti dalpunto di vista tecnico, supportandoli nellastesura della sceneggiatura di uno spetta-colo teatrale, di Nicola Procopio, cheinsegna dizione e lettura espressiva, e diCarmela Salvatore, che coordina i dete-nuti nell’allestimento della scenografia. Sitratta di due laboratori, che ospitano circa25 detenuti, impegnati a confezionare unprodotto di qualità, ma con un’attenzioneparticolare al ruolo pedagogico del tea-tro. Il progetto è stato accolto con grandefavore da Patrizia Delfino, direttrice dellaCasa circondariale di Locri. “A incorag-giarci verso questa strada che ha portatoinnanzitutto alla costituzione della nostraassociazione è stato il successo registratocon il progetto “Un palcoscenico oltre lesbarre”, grazie al quale la compagnia“Stabile Assai” della Casa di reclusione diRebibbia, l’estate scorsa, si è esibita pres-so la Corte del Palazzo Comunale diLocri e presso il Teatro romano di Marinadi Gioiosa Ionica. L’idea di realizzare que-ste manifestazioni teatrali è nata dopol’incontro con Antonio Turco, PresidenteNazionale AICS (Associazione ItalianaCultura e Sport), associazione a cuiPoliteia è affiliata - dichiara ElenaGratteri. - Ho conosciuto Antonio Turconell’ambito del master in Pedagogia

Giuridica dell’INPEF, di cui è docente. Inquell’occasione ci ha illustrato i progettiche da anni porta avanti presso la Casacircondariale di Rebibbia. E così, insiemealla mia collega, Maria Teresa Badolisani,vice Presidente di Politeia, è nata l’idea dimettere in scena nella Locride questeopere teatrali nate dietro le sbarre”. Il teatro in carcere è un forte strumento dicambiamento per gli attori-detenuti mava inserito anche all’interno di quel muta-mento del mondo carcerario a sostegnodella legislazione più avanzata, che perse-gue l’obiettivo del reinserimento insocietà di chi vive l’esperienza del carcere.Il teatro costringe l’attore a guardarsiattorno e dentro e a condividere con lospettatore una tragedia simile a quellareale, ma riscattata dalla poesia. Così, ciòche nella vita è dolore, dalla scena arrivacome emozione, e soprattutto è avvertitacome purificazione. Ma l’Associazione “Politeia – Dentro lacittà” non è solo teatro. Lo scorso 11 mag-gio ha organizzato con il patrocinio delComune di Locri e del Consigliodell’Ordine degli Avvocati di Locri ilConvegno “La Giustizia Riparativa – Lacomunità un interlocutore eccellente”,tenutosi presso la Sala del ConsiglioComunale di Locri. All’incontro sonointervenuti Rodolfo Palermo, Presidentedel Tribunale di Locri; Fulvio Accurso,Presidente della Sezione Penale delTribunale di Locri; Patrizia Delfino,Direttore della Casa Circondariale diLocri; don Nicola Commisso Meleca,Rettore del Seminario vescovile “SanLuigi”, Diocesi di Locri Gerace; DeborahCartisano Coordinatrice di LiberaLocride; Angela Tibullo, criminologa emediatrice penale.“L’obiettivo della nostra associzione - con-clude Elena Gratteri - è prevenire e com-battere gli attentati alla legalità e su que-sta strada continueremo a impegnarcitenendo sempre a mente la frase di DonOreste Benzi: l’uomo che ha commesso ilreato non è lo stesso uomo che ha scontatola pena”.

Maria Giovanna Cogliandro

Intervista a Elena Gratteri Presidentedi “Politeia-Dentro la Città”

La bellezza delteatro mette a tacereil dolore in carcere

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DOMENICA 21 MAGGIO 08www.larivieraonline.com ATTUALITÀ

Fronte del “Porto”CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

La Calabria si pone daanni come una regioneche vorrebbe essere“in movimento”.Cioè, pronta a inse-guire le sfide del

nuovo e a conquistarespazi di credibilità econo-

mica nel resto del Paese. Ma non solo.Vi è una sorta di attenzione verso unapolitica dei trasporti che non manca diemergere da discorsi o happeningpolitici quasi come se tutto questofosse veramente frutto di un convinci-mento, di una consapevolezza di un’i-dea coerente e concreta sul comegarantire mobilità alle persone e allemerci. Eppure, nonostante le intenzio-ni non si vedono all’orizzonte novitàpari alle aspettative. Anzi. Nel susse-guirsi di commissariamenti ammini-strativi e non solo, anche la mobilità èdi fatto commissariata. Con essa ècommissariata la possibilità di cresce-re, di guardare al futuro da protagoni-sti. Il caso del porto di Gioia Taurodiventa ormai un caso di scuola. Dicome un’idea interessante legata alriconoscere un ruolo mediterraneoalla Calabria in un contesto allargatodi mercato delle merci e di opportu-nità di lavoro langue nelle nebbie del-l’incertezza, del non definire ruoli,possibilità e potenzialità. Tante voci sisono sovrapposte su come restituiredignità ad una infrastruttura fonda-mentale far si che la Calabria si sentaparte di un disegno più ampio di rela-zioni economiche, attribuendole ilruolo di ponte tra il Mediterraneo e ilNord Europa. Ma nessuna di questevoci si è poi tradotta in azione. Anzi, viè chi dopo aver auspicato un rilanciodel porto di Gioia Tauro in tempi nonsospetti, in visita in Cina non ha man-cato di affermare la strategicità delloscalo di Vado Ligure affidando allenebbie dell’oblio non solo GioiaTauro, ma con essa ogni speranza che

tra governo e regione, tra necessità didistribuire le opportunità e il dimenti-carsi che la Calabria è parte dell’Italia.Tuttavia non è solo questo. La miopiagovernativa si accompagna ad unadistratta concezione del valore e delruolo che le opere dovrebbero assu-mere nella regione. La coerenza dellescelte e la capacità di dimostrare lacompetitività di uno scalo e con questola necessità di mantenerlo, infatti,corre non solo suoi costi, ma sulladisponibilità di altre infrastrutture chesono al servizio delle operazioni por-tuali. Ciò significa trasporto ferrovia-rio, aeroporti con capacità cargo, retestradali di cornice che in disegno diconurbazione progressiva della realtàmetropolitana dovrebbe essere regolae non eccezione. Tutto questo sembranon far parte della vicenda “Porto”relegata ad essere solo una questionedi mantenimento e non, invece, disano rilancio. Guardare alle gru fermedel porto di Gioia Tauro significaguardare ad una regione ferma, chetenta di vivere di se stessa senza cono-scersi e senza voler conoscere. Lamobilità delle persone delle merci edei capitali rappresentano gli stru-menti per ogni politica di successo percomunità che intendono essere attricidel loro destino senza dover dipende-re da elemosine altrui. Credere che lasoluzione sia il mantenimento di infra-strutture improduttive significa nonsolo drenare risorse, vuol dire privarela stessa opera della sua identità, dellasua ragione di esistenza e vanifica nonsolo il lavoro posto in essere per rea-lizzarla, ma ne offende le motivazioniposte a premessa della sua esistenza.Per questo, la vicenda del Porto diGioia Tauro non si chiude in un limitefisico, ma accompagna con se e con ilsuo futuro, il destino di una terra chesu di esso gioca ancora una volta la suacredibilità e reputazione.

Nel primo pomeriggio di giovedì Ferdinando Urzini, commer-ciante 52enne di Stignano, da anni residente a Torino, si è bar-ricato nella propria abitazione e, pezzo dopo pezzo, ne ha sca-raventato la mobilia al piano di sotto trasmettendo tutto dalsuo profilo Facebook. L’uomo aveva con sé anche una pistolacon la quale ha minacciato più volte le forze dell’ordine inter-venute. Benché non fossero chiare le motivazioni del suo follegesto, nelle 22 ore di follia il calabrese ha più volte accennato aun non meglio giustificato timore di essere controllato H24 e diessere pedinato da qualcuno che aveva intenzione di ucciderlofacendo passare il suo gesto per un suicidio. “Vogliono impic-carmi” avrebbe dichiarato l’uomo già nella serata di giovedì,mentre i vicini di casa, che hanno descritto ai giornalisti unapersona mite e cordiale, hanno concordato nell’affermare chele cause del gesto sarebbero da ricercarsi in un viaggio dellascorsa estate nella Locride, in seguito al quale Urzini era torna-to in Piemonte profondamente cambiato. La vicenda, che sitemeva potesse concludersi nel peggiore dei modi, ha inveceregistrato un lieto fine attorno alle ore 11 di venerdì, quando lostignanese ha finalmente aperto la porta ai Carabinieri e hacominciato a collaborare con gli inquirenti.

Commerciante di Stignanogenera il caos a Torino

Roccella: inaugurata la giostra per disabiliQuesta settimana è stata inau-

gurata a Roccella Jonica, lagiostra per disabili donata

dall’ASD Calabria Fitwalkin.Immensa, naturalmente, la

soddisfazione di FastoCertomà, che ha commentatol’evento così: “Ce l'abbiamofatta anche questa volta ,la

stanchezza nei nostri occhi diquella sera oggi si è trasfor-mata in gioia per noi e per

tutta la comunità… Il sole oggia Roccella non si è nascostodietro le nuvole, e ha vissuto

la nostra emozione…”

In occasione del 26° anniversario della tragedia delMoby Prince, in cui persero la vita, tra gli altri, i citta-dini di Siderno Luciano Barbaro, Francesco Crupi eAntonio Rodi, lo scorso 11 aprile l’AmministrazioneComunale ha organizzato una messa in loro ricordoalla quale hanno partecipato i parenti delle vittime. Altermine della cerimonia, tenutasi alle ore 17:00 pressola Chiesa di S. Maria di Portosalvo, i familiari rimastihanno voluto continuare in forma privata la comme-morazione dei propri cari recandosi sul lungomare diSiderno, dove ai nostri concittadini scomparsi è statodato un ulteriore saluto con un toccante lancio di rosein mare

Moby Prince: la cerimonia in

ricordo delle nostrevittime si conclude

con un lancio di rose

L’ANGOLO DI PARRELLO

Com’era bello il Primo Maggio negli anni ’50. Tutti in piazza a reclamare “pane elavoro”. Ricordo un giorno in cui eravamo in migliaia a manifestare e un ragazzosi era appassionato più di tutti. Casualmente, quel giorno passò dal luogo dove era-vamo riuniti un importante industriale del Nord Italia. Capendo la situazionefermò la sua auto e si diresse verso di noi manifestanti per aiutare qualcuno. Sirivolse proprio a quel ragazzo dicendogli: “ Ho necessità di ricoprire un ruolo, vieniche ti assumo nella mia azienda”. Ma il ragazzo, sorpreso, rispose: “ Ma scusi, tratutte le persone qui presenti sceglie proprio me per lavorare? Ne prenda unaltro…”. L’industriale rimase sconcertato, mentre quel ragazzo riprese a manifesta-re urlando “pane e lavoro…pane e lavoro…”

Franco Parrello

Primo Maggio dolce ricordo

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DOMENICA21 MAGGIO 10www.larivieraonline.com ATTUALITÀ

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA ORDINARIA E ASSEMBLEE PARZIALI DEI SOCI

Ai Sigg. SociAi Consiglieri di Amministrazione

Ai SindaciLoro Sedi

E’ convocata l’Assemblea Ordinaria dei Soci della Coop.Agri-Op con all’Odg: 1) adempimenti formali di costituzione dell’assemblea dei delegati dei soci; 2) relazione con-suntiva e programmatica sull’attività della cooperativa; 3) approvazione bilancio consuntivoanno 2016 e relativi documenti allegati; 4) situazione previsionale economico-finanziaria e con-tribuzione associativa anno 2017; 5) Rinnovo organi amministrativi e di controllo; 6) iniziative eprogrammi di investimenti per assistenza tecnica, qualità e valorizzazione delle produzioni; 7)PSR Calabria 2014/2020; 8) Varie .

L’Assemblea si terrà in 1° convocazione lunedì 26 giugno 2017 alle ore 16,00 ed occorrendo, in2° convocazione, venerdì 30 giugno 2017 alle ore 16,00, entrambe presso la sede sociale diGioia Tauro ( RC ) .

Sono altresì convocate le Assemblee zonali parziali dei Soci della Coop.Agri-Op , ai sensi dell’art.21 dello Statuto, per l’elezione dei delegati alla Assemblea Ordinaria dei Soci con all’Odg: 1)adempimenti formali di costituzione dell’assemblea parziale dei soci; 2) relazione consuntiva eprogrammatica sull’attività della cooperativa; 3) approvazione bilancio consuntivo anno 2016 erelativi documenti allegati; 4) situazione previsionale economico-finanziaria e contribuzione

associativa anno 2017; 5) Rinnovo organi amministrativi e di controllo; 6) iniziative e program-mi di investimenti per assistenza tecnica, qualità e valorizzazione delle produzioni; 7) PSRCalabria 2014/2020 ; 8) elezione dei delegati all’Assemblea generale; 9) Varie .

Alle assemblee hanno diritto di elettorato attivo e passivo solo i soci in regola con gli obblighistatutari.La elezione dei delegati all’Assemblea generale avverrà con l’elezione di 1 ( uno ) delegato ogni250 soci o frazione superiore a 125.

Il calendario delle assemblee parziali – avendo ciascun socio facoltà, ove occorresse, di parteci-pare a una qualsiasi delle assemblee parziali – è il seguente:- Comprensorio Area Jonica Reggina, che comprende i Comuni da Reggio Calabria aMonasterace, compresi i Comuni dell’entroterra, che si terrà presso la sede operativa di Locridella cooperativa sita in Via Firenze n. 28, in prima convocazione in data lunedì 12 giugno 2017alle ore 15,00 ed occorrendo in seconda convocazione, presso la stessa sede, in data martedì13 giugno 2017 alle ore 16,30;- Comprensorio Area Tirrenica Reggina , che comprende i Comuni da Villa SanGiovanni a San Pietro di Caridà compresi i Comuni dell’entroterra, che si terrà presso la sedeoperativa di Via Solferino n. 17, in prima convocazione in data giovedì 15 giugno 2017 alle ore15,00 ed occorrendo in seconda convocazione, presso la stessa sede, in data venerdì 16 giu-gno 2017 alle ore 16,30;

Il socio, ai sensi dell’art. 25 dello statuto, può farsi rappresentare nelle assemblee di cui sopra ,mediante delega scritta, da altro socio avente diritto al voto.

Cordiali saluti.Cordiali saluti.

Il PresidenteLuigi IEMMA

COOP.AGRI-OPSOCIETÀ COOPERATIVA AGRICOLA A RLSede legale: Gioia Tauro ( RC ) S.S. 111 n. 380 C.F e Partita Iva 02782050807 - REA : RC 190035 Albo Società Cooperative n. A229188

IP

“Sono rassegnato. Nel solo mese di maggio ho perso 200clienti”. – a dichiararlo è Francesco Sculli, titolare insieme alfratello Riccardo del Gambero Rosso, il ristorante stellato diMarina di Gioiosa più volte inserito nella Guida Michelin. “Il nostro locale conta soprattutto su clienti che vengono dafuori ma purtroppo continua a essere penalizzato, così cometutte le altre realtà imprenditoriali del nostro territorio, danumerose precarietà infrastrutturali, Galleria della Liminain primis”. Quest’ultima, infatti, rimane chiusa dalle 22:00alle 6:00, anche durante il weekend, per consentire la prose-cuzione dei lavori di ammodernamento, iniziati due anni emezzo fa. “In Cina in 43 ore hanno costruito un ponte! –incalza Francesco – Il territorio sta subendo diversi disagi enotevoli sono i danni sulla già precaria economia. La partesana della Locride che è una buona fetta - sebbene ci inseri-scano tutti nello stesso calderone, fumante ‘ndrangheta – staimpiegando notevoli risorse per cercare di valorizzare l’im-magine della nostra terra, richiamare il più possibile flussi dituristi e tradurre queste presenze in valore aggiunto e occu-pazione. I clienti che mi telefonano per disdire non rinuncia-no solo a una cena al Gambero Rosso, rinunciano a venirenella Locride. Questo territorio continua a essere martoria-to con tutte le armi possibili. Che ci dicano se dobbiamorinunciare a investirvi e trasferire la nostra professionalitàaltrove. Che ce lo dicano perché noi iniziamo a sentirci presiin giro”. La viabilità, i trasporti, i collegamenti costituiscono i fattoriprincipali che inducono i potenziali turisti a scegliere unalocalità piuttosto che un’altra; come se non bastasse, la per-corribilità della Galleria della Limina non interessa solo iflussi provenienti da fuori Regione ma condiziona anche iltraffico proveniente dai territori vicini per i quali la Galleriaè il collegamento principale per raggiungere la Riviera deiGelsomini. “Non me la sento – prosegue Francesco – di pro-porre ai miei clienti arrivati da me per gustare una cena dirientrare a casa percorrendo strade di montagna che noncostituiscono un’alternativa. Le istituzioni non si muovono,nessuno si ribella. Lo Stato si fa vivo solo per riscuoteresenza dare nulla in cambio, solo per trovare il proverbiale“pelo nell’uovo” e massacrare attività imprenditoriali sane,altrimenti tutto tace. I politici devono imparare a rischiare lapoltrona. Magari ci sarà pure una parte della politica cheprova a fare qualcosa ma c’è da indagare sul perché nonottiene nulla”. E pensare che a inizio anno il New York Times aveva messonero su bianco la sua verità: la migliore cucina d’Italia la troviin Calabria. Una notizia rimbalzata da una bocca all’altra,annunciata pomposamente dalla politica. Ma rimasta unaflebile notizia, sfiorita appena una settimana dopo. “C’ègente che ha prenotato la propria vacanza in Calabria per-ché lo ha detto il NYT che da noi si mangia bene. Ma ciimmaginiamo tutta questa gente giungere in Calabria e tro-vare questi disastri? Il menefreghismo della politica fa sì chechi ha scritto bene della Calabria, venga sbugiardato: è comese si volesse che una volta approdati in Calabria, i turisti ven-gano rispediti a casa propria, non dobbiamo farli sostare.Non lo so, ma sottotraccia avverto come la volontà di vanifi-care tutti i nostri sforzi”. E poi l’affondo finale: “Mi viene da pensare che questa terravenga lasciata di proposito nelle mani della parte marcia”.

Maria Giovanna Cogliandro

Nei giorni scorsi l'Anas ha comunicato che nel mese di maggio la Galleria della Liminarimane chiusa dalle 22:00 alle 6:00, anche durante il weekend, così da consentire laprosecuzione dei lavori di ammodernamento, iniziati due anni e mezzo fa. per il territoriodella Locride Questa decisione costituisce un'ulteriore mazzata alla già precaria economia.

Apritisesamo

Galleria della limina

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FOTO NAZARENO MIGLIACCIO SPINA

DOMENICA21 MAGGIO 13www.larivieraonline.com

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Nel Marzo del 2015 Antonio Dattilo, consentenza definitiva emessa dalla Corte diCassazione di Roma, venne assolto dall'ac-cusa di Associazione a delinquere ai finidella frode sportiva, nell’ambito dell’inchie-sta giudiziaria denominata "Calciopoli",partita dalla Procura della Repubblica diNapoli nel luglio del 2009. Dopo 9 lunghianni la verità venne a "galla" e AntonioDattilo fu dichiarato innocente con una sen-tenza di piena assoluzione per non avercommesso il fatto e senza rinvio a giudizio.Oggi in occasione del 40° Anniversariodell’Associazione Italiana Arbitri, sezione diLocri, celebratosi lo scorso 12 maggio, scri-ve al Presidente, ai componenti del C.D.S. ea tutti gli associati.

Carissimo Presidente, Componenti CDSe Associati tutti, Quest’anno Voi raggiungete il significati-vo traguardo dei 40 anni di attività.Sicuramente molti saranno gli auguri e isaluti che Vi giungeranno in tale occasio-ne: allora ben volentieri aggiungo anche ilmio ricordo, d una Sezione Arbitrale cuimi legano rapporti di amicizia e il miolungo percorso di Attività Arbitrale,costellato di sacrifici e sana abnegazione,con il pieno raggiungimento di buonirisultati anche in campo Nazionale.Quando si taglia un traguardo come ilVostro, è consuetudine fare i complimen-ti per l’attività svolta, ricordare i risultatiraggiunti, ringraziare tutti coloro che neglianni hanno collaborato affinché la glorio-sa Sezione di Locri potesse giungere alcompleanno dei suoi primi quarant’anni.Sono sentimenti e considerazioni ai qualimi associo anch’io con tutta la mia ammi-razione.Quarant’anni sono tanti, ma sono convin-to che non siano altro che la base per rag-giungere risultati ancora più importanti eall’altezza di tutto quello che negli anniavete realizzato e di quanto Voi rappre-

sentate nel panorama dell’AttivitàArbitrale.Sono certo che la solidità e l’esempio chevi viene da questi primi quarant’anni diattività saranno sicuramente una spintaforte per superare anche i nuovi impegnicon lo stesso entusiasmo con il quale avetevissuto sino ad oggi la vostra storia.Siete rappresentati da un Presidente, alquale mi lega un’amicizia ultra ventenna-le, che delle motivazioni fa il suo punto diforza. Avete un Consiglio DirettivoSezionale composto da uomini seri e pro-fessionalmente straordinari.Purtroppo e con molto rammarico, la miaavventura con l’Associazione è terminata

nel Novembre del 2009, non per mie scel-te, ma bensì per mia dignità morale e perpoter dimostrare nelle sedi opportune ecompetenti la mia totale estraneità aquanto mi è stato accusato dalla giustiziasportiva e ordinaria. Tanti i colleghi arbitridi allora che mi sono stati solidali fin dal-l’inizio e creduto nella mia totale estra-neità ai fatti, ma anche tanti quelli che mihanno additato e considerato un “delin-quente di provincia” associato a terze per-sone ai fini della frode sportiva. La realtàodierna mi porta a ringraziare i primi e abiasimare i secondi, ricordandoli comeuomini che della loro vita e cultura socia-le ho poco da invidiare.

A distanza di nove lunghi anni dalle miedimissioni, periodo temporale costernatoda sacrifici personali, familiari ed econo-mici, nel Marzo del 2015 si è giunti allaparola fine, come avevo sempre sostenu-to, ottenendo, in nome del PopoloItaliano piena assoluzione, per non avercommesso alcun reato relativo a quantomi è stato da sempre imputato e senza rin-vio a giudizio. Vi assicuro che attenderetremiladuecentottantacinque giorni peraver riconosciuta la propria estraneità aifatti ascrittomi non è semplice e facile. Èun lunghissimo lasso di tempo che nontrascorre mai. Ma la pazienza non mi èmai mancata e la parte sana della miasplendida famiglia mi ha dato la forza dicontinuare a combattere, respingendo almittente la prescrizione dei reati datatamarzo 2014. Ma tutto ciò oramai appar-tiene al passato ed è giusto guardare conserenità al futuro.Questa mia precisazione era per ricorda-re a tutti che ho sempre rappresentato laSezione di Locri e il Logodell’Associazione Italiana Arbitri, con lamassima professionalità, dignità e corret-tezza.Aggiungo che, se avessi ricevuto da chi dicompetenza l’invito ufficiale a presenziarealla Vostra ricorrenza come ex Arbitrodella Sezione di Locri e tesserato per circa23 anni, purtroppo non sarei stato presen-te in quanto, qualche mese fa la mia fami-glia ha subito una tragica, assurda e ina-spettata disgrazia. Concludo augurandoVi un roseo futuroricco di soddisfazioni e celebrità con l’au-spicio di vero cuore, che tanti di Voi, in unprossimo futuro, possano raggiungere itraguardi che il Sottoscritto ha onoratoper tantissimi anni.

Con immutata stima Antonio DATTILO

(Ex Arbitro CAN A-B)

Un ragazzo di Locri vincele olimpiadi di matematicaalla Bocconi di Milano

La risposta del direttore editoriale a Vito Pirruccio

Assolto in Cassazione dall’incubodi Calciopoli, l’ex arbitro AntonioDattilo scrive all’AIA sezione di Locri

Si è tenuta alla Bocconi a Milano lo scorso 13maggio la finale nazionale dei giochi matema-tici junior. Il vincitore è stato un bambino diLocri di 9 anni, Vincenzo Grasso, che ha bat-tuto circa 100 bambini provenienti da tuttaItalia.

Vito Perruccio non è soltanto un diri-gente scolastico, ma è un uomo che hacombattuto e combatte giornalmente econcretamente la sua battaglia meri-dionalista.Oggi lo fa nel mondo della scuola conla stessa determinazione, intelligenza ecoraggio con cui ha condotto le suebattaglie politiche e culturali.Siamo compagni di strada impegnati inun difficile viaggio, consapevoli che inquesto drammatico momento della suastoria, la Calabria ha bisogno dei suoifigli migliori.Proprio ieri, un caro amico impegnatoper anni sullo stesso fronte, mi hacomunicato che, nonostante non siapiù giovane, ha deciso di lasciare laCalabria.I momenti di sconforto sono tanti.Noi non molleremo ma avremo biso-gno di tante persone come VitoPerruccio per andare avanti!

Ilario Ammendolia

LA POESIA / 1

Canuscia nu poetaCanuscia nu poeta: Rocco NassiM’chjeri poesiiEu n’ci ricu: ca paci mi rassi.A Roccu lu canusciapi li riuni di Bagnaracu so mughieri e so fijachi lo cafè sa pigghiava.Quandu lu vitti m’presentaie supra na seggia m’settaie da lu jornu m’inguaiai.Ca ma fari avimu a suffririnon putimu vitariu poeta aimu fari.

LA POESIA / 2

L’amico di sempreOh papà mio, parola amabileper tutti i figli, ramo al quale m’aggrappavocon la mano tremante, in quel tempo felice,e la mia lacrimuccia si asciugava solo con iltuo guardo,l’allegria si diffondeva nel mio cuore.No, la paura allora sconosciuta, ora compare dietro tutti gli angoli. Mi rifugio abbassandole palpebre,ma non c’è il buio, rivedo, per un attimo, iltuo voltoche sorridente m’infonde coraggio per pro-seguire.

B.G

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DOMENICA 21 MAGGIO 15www.larivieraonline.com

Il sottoscritto AQUINO DOMENICO C.F. QNADNC 73T 04E 956D nato a Marina di GioiosaIonica R.C. , il 04/12/1973, e residente in Firenze(FI) , viale E. de Amicis, imputato del processo diprevenzione denominato Operazione Mariage,secondo i principi della libertà di parola e diespressione ed anche allo scopo di far conoscere laverità a chiunque legge i quotidiani , espone quan-to segue:ieri mi è stato notificato il dissequestro delle miequote societarie ed anche ai miei soci relative allasocietà Isca Dream srl colpita da sequestro pre-ventivo il 20/02/2014 in riferimento al processo diprevenzione denominato Mariage proc n. 7/14 n.RGMP 1714, ed ancor prima da un'altro sequestroin relazione all'operazione Metropolis poi succes-sivamente conclusosi con una sentenza di nonluogo a procedere a mio favore e relativo disse-questro.In merito a ciò vorrei che per come sia stata fattatanta pubblicità negativa nei miei confronti e dellasocietà di cui io faccio parte penso che sarebbeopportuno e corretto per come io penso lei ed ilquotidiano di cui lei fa parte lo siate , che vengadato lo stesso rilievo alla notizia di dissequestro ecioè che la suddetta società Isca Dream srl non siaproprietà di nessun altro senonché dei suoi soci eche le quote societarie di Domenico Aquino sianosolo ed esclusivamente sua proprietà ed ancorchéDomenico Aquino ed i suoi soci non siano i pre-stanome di nessuno!!!! Pertanto uno dei processi più pubblicizzati cioèsequestro di "450 milioni di euro " per come tutti iquotidiani hanno pubblicato e fatto apparire comebeni della ndrangheta si è rivelato sempre secondola mia idea un processo "BUFALA" a danno dionesti imprenditori , cittadini operai imprese edella Calabria intera , le lascio immaginare i danniche sono stati fatti ad un azienda sotto sequestro

per quattro anni , altri cinque di indagini per untotale di nove anni ,, chi li paga questi danni? l'al-tra cosa che m'infastidisce e che sia stata data lucesolo alle confische fatte cioè alludendo ad unamaxxi confisca di 84 milioni di euro che franca-mente non mi tocca, ma, mi sorge spontanea unadomanda e cioè: se il maxi sequestro fosse davve-ro di 450.000.000 di euro e ne sono stati confiscati84.000.000 i relativi 366.000.000 di euro allorasono stati restituiti ? E perchè non sono stati men-zionati e si dà rilievo solo alla confisca??? QUE-STO SAREBBE UN SUCCESSO?Francamente a mio modesto avviso queste notizievere a metà non danno una buona immagine alla

nostra terra , penso sia giusto comunicare tuttoquello che succede ma penso sia anche giusto fareinformazione vera e più chiara in modo che i let-tori possano conoscere le verità vere e non a metà!Mi scuso per quest'ultime mie opinioni ma il miopensiero è questo e mi sembrava doveroso espri-merlo.Pertanto chiedo alla S/V i.llma ed alla redazione divoler comunicare e dare lo stesso rilievo a questanotizia per come lo fu fatto in passato.Certo di un V/S positivo riscontro e rimanendo aV/S completa disposizione per qualsiasi delucida-zione in merito porgo i miei più cordiali saluti.

Domenico Aquino

Il letale edanacronisticoossimoro delPalazzo – 15In Europa, l’Italia si piazza alsecondo posto, in un ordinedecrescente, in media 30 centesi-mi in più a litro, preceduta solodall’Olanda per la benzina edall’Inghilterra per il gasolio. Lacosì detta “armonizzazionecomunitaria” è, dunque, unaautentica favola. Una conclusio-ne che vale per l’Iva (tanto percambiare, superiore alla mediaeuropea) e, soprattutto, per leaccise. Pensate, che la prima acci-sa fu introdotta da Mussolini nellontano 1935, per finanziare laguerra di conquistadell’Abissinia. Quotidianamentepaghiamo al distributore: finan-ziamento della guerradell’Abissinia (che non esiste più,chiamandosi ora Etiopia) del1935-1936; crisi di Suez del 1956,ricostruzione post disastro delVajont del 1963; ricostruzionepost alluvione di Firenze del1966; ricostruzione post terremo-to del Belice del 1968 (sono statistanziati 10 milioni dopo 44anni); ricostruzione post terre-moto del Friuli del 1976; rico-struzione post terremotodell’Irpinia del 1980; finanzia-mento della guerra del Libanodel 1983; finanziamento dellamissione in Bosnia del 1996; rin-novo del contratto degli autofer-rotranvieri del 2004; acquisto diautobus ecologici nel 2005; terre-moto dell’Aquila del 2009; finan-ziamento alla cultura nel 2011;arrivo di immigrati dopo la crisilibica del 2011; alluvione inLiguria e Toscana nel novembre2011; decreto “Salva Italia” neldicembre 2011; terremotidell’Emilia del 2012 (non sono inpossesso dei dati per il recenteterremoto in centro Italia).Capisco la necessità per lo statodi fronteggiare le emergenze,soluzione contingente e, quindi,non perenne, ma direbbe qualcu-no, che c’azzecca, fra le accise, laguerra in Etiopia ( laCostituzione recita all’art.11 deiPrincipi Fondamentali, che l’Italia ripudia la guerra) ed il rin-novo del contratto degli autofer-rotranvieri? In poche parole,sono 0.5 euro IVA inclusa) diaccise, sì perché anche l’IVA del22% si paga (Germania 19 eFrancia 20%). Inoltre dal 1999,le regioni possono imporre un’ul-teriore accisa sulla benzina(come al solito, nelle negatività laCalabria ha il primato).Quindi le nostre auto sono deigioielli, basti pensare che tramanutenzione, assicurazione,parcheggi, pedaggi e carburante,un’auto di media cilindrata“consuma” ogni anno oltre 4.500euro. In pratica per le quattroruote private se ne va circa il13% del reddito complessivodelle famiglie italiane: soltantoper avere un tetto e per alimen-tarci spendiamo di più. Se siaggiungono circa 750 euro l’annodi costi sociali indiretti, ossiaquelli derivanti dagli incidentistradali o dall’inquinamento, ilpeso dell’auto sui bilanci divieneparadossale: per ogni tre eurospesi per alimentarci, ne spendia-mo altri due per l’auto.E’ giusto? Da ora in poi, sonosicuro che vedrete diversamenteil modo di fare il pieno.

continuaTonino Carneri

Non posso che plaudire all’iniziativa odierna, in qualitàdi Presidente dell’Associazione Due Sicilie, ma primaancora in qualità di storico e di cittadino: chi mi conoscesa bene che da molti anni mi colloco nella scia di quantioperano una rivisitazione critica della storiografia risor-gimentale, che non è stata tenera con i meridionali.Dopo anni di battaglie e di studi condivisi con molti altristudiosi, credo che oggi nessuno possa più contestare –se non per motivi puramente ideologici – le modalità conle quali fu attuata la cd. unificazione italiana: una vera epropria annessione da parte del Regno di Sardegna, perla quale non si esitò ad occupare, invadere e devastareterritori, sottomettendone le popolazioni, considerateda allora, come “razza inferiore” (valga un nome pertutti: Cesare Lombroso) e decimando paesi interi, chenon si volevano piegare al nuovo Re (certo fu singolareche il primo Re d’Italia abbia conservato l’ordinale dina-stico che aveva come Re di Sardegna, VittorioEmanuele II, così come la circostanza che sia stato pro-clamato Re d’Italia prima ancora che fosse proclamatal’esistenza del Regno). La resistenza delle popolazioni all’annessione fu massic-cia (tutti sono ormai concordi sul fatto che i plebiscitifurono una farsa; aggiungo che non furono neancheindetti legittimamente), ma la repressione lo fu ancoradi più e non guardò né a sesso né ad età innocente: lalegge Pica decretò lo stato d’assedio, di fronte al qualeinorridirono Gramsci, Ferrari ed altri parlamentari.Pagine di storia che oggi sono note, atti parlamentari checi restituiscono verità per troppo tempo occultate. Oggi non si mette in discussione l’unità del Paese, né sicercano occasioni per recriminare sul passato; piuttosto,si assiste sgomenti ad un divario Nord-Sud che non è mai

stato colmato e che, anzi, diventa sempre ampio, con-dannando il nostro Sud all’arretramento ed alla margi-nalità (nei trasporti e nella viabilità, nella sanità, nellafinanza e nell’impresa, ecc.: i dati sono noti a tutti,sarebbe inutile ripetersi). Interrogarsi, però, sulle cause di tutto questo, per trova-re soluzioni che consentano di superare il divario- chespesso nasce o si accompagna al pregiudizio - e realizza-re davvero quell’unità nazionale soltanto proclamata,ma che di fatto resta un “mito” per alcuni, una “condan-na” per altri, significa mettere in discussione le “favole”risorgimentali e guardare con onestà intellettuale aquanto accadde allora. Significa fare giustizia di un pas-sato che è stato troppo in fretta cancellato, sovrappo-nendo alla nostra storia antica immagini ed utopie di unfuturo che era tutto da costruire. Significa comprenderela storia per rimediare agli errori e rimuovere gli osta-coli che, di fatto, impediscono il superamento dello squi-librio attuale.Significa, perciò, innanzitutto, chiedersi perché, a partiredal 1860 si è innescato un processo di progressivo depau-peramento della nostre risorse. Se l’unificazione italianadoveva portare benefici al Mezzogiorno, come mai lecondizioni di vita delle popolazioni stentano ancora araggiungere o, almeno, ad avvicinarsi agli standard diquella parte della popolazione che vive al Nord? Cosa èstato fatto, in questi 156 anni, per far crescere l’econo-mia meridionale? In verità, l’unificazione si è realizzata “omologando” inomi delle piazze e delle strade, perché ne fosse cancel-lata la memoria passata; depauperando le nostre risorsecol trasferire mezzi e capitali (ma non uomini) verso ilNord del paese, e così costringendo chi si è trovatoimprovvisamente privo di lavoro a cercare fortuna inAmerica o a darsi alla macchia per resistere all’invasionestraniera, che fu repressa nel sangue ed infamata comebrigantaggio. Cosa c’entrano, allora, nella toponomastica delle nostrecittà, che pure avevano avuto una storia di tutto rispetto,lungo il corso di tanti secoli, i nomi di coloro che nessunvantaggio hanno portato al Sud, anzi ne sono stati i“massacratori”? Se la scelta di un tempo aveva avuto lesue ragioni nell’inganno, oggi conosciamo bene lemodalità con cui si volle raggiungere l’ obiettivo di “faregli italiani”. Esse non rendono onore all’Italia di oggi,oltre che a quella del passato.Negli ultimi trent’anni si è lavorato molto sul piano dellaricerca storiografica, rispolverando dall’oblìo documenti

che hanno consentito e consentono, ogni giorno di più,di portare a galla la verità negata per troppo tempo,molto diversa da quella con cui la retorica risorgimenta-le dei libri di testo ci ha insegnato, fin dai banchi dellescuole elementari, ad inneggiare a Mazzini, Garibaldi,Cavour, Vittorio Emanuele come Padri della Patria edartefici dell’unità nazionale “cosa buona e giusta”. L’idealismo di facciata non giova a nulla: è tempo di con-cretezza. È tempo di sapere chi siamo stati e chi siamoora, di riappropriarci di un passato che non è stato buioe decadente, ma ha espresso, nel succedersi delle dina-stie lungo il corso di otto secoli, unità di popolo e ric-chezze culturali ineguagliabili, “primati” che ne facevanotutt’altro che il Mezzogiorno decadente e marginale nelquale oggi viviamo o, forse, sopravviviamo.Se la scelta di mutare il nome ad una strada può servire,richiamando il passato, a far scattare la molla dell’orgo-glio di essere figli di questo Sud (anziché vergognarsene,come ci è stato “insegnato” a fare), ancora più impor-tante e doveroso è rendere omaggio a coloro che hannocercato di difendere queste terre, dando la vita. Non si è dalla parte sbagliata solo perché perdenti, quan-do non si è combattuto ad armi pari ed i vincitori nonhanno inteso concedere l’onore delle armi. Si è dallaparte sbagliata quando si tace e si occulta la verità, perrendere più clamorosa la vittoria (“guai ai vinti!”).Quanti hanno combattuto per difendere il suolo cheoggi calpestiamo non erano stranieri venuti da altre lati-tudini: erano i nostri avi. Difesero le loro case, le lorofamiglie, il futuro dei loro figli e nipoti, che non erano enon sono entità lontane: siamo noi stessi. Alcuni emigrarono e riuscirono a sostenere le famiglierimaste qui, con il duro lavoro in terre lontane. Altricombatterono e morirono per liberarci dai “liberatori”.Altri furono semplicemente uccisi in applicazione diuna legge (Pica) che decretò lo stato d’assedio in tutto ilMezzogiorno, colpendo indiscriminatamente (paesiinteri furono rasi al suolo e incendiati, invocando il cd.diritto di rappresaglia) . Gli uni e gli altri meritano di essere ricordati.Istituire una GIORNATA DELLA MEMORIA inonore delle vittime meridionali del Risorgimento misembra non solo meritorio per chi l’ha proposto, maancora di più per chi, dopo pacata riflessione, ne acco-glierà l’istanza. Non è soltanto questione di VERITÀ, ma diGIUSTIZIA e di CIVILTA’.

Mariolina Spadaro

Giornata della memoria per le vittime meridionali del risorgimento

Dissequestrata la Isca DreamRICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Domenico Aquino e soci non sono i prestanomi di nessuno!

LA RISPOSTA DI ILARIO AMMENDOLIAQuando, tra uno squillar di trombe e il consue-to rullar di tamburi, è scoppiata la bomba“Metropolis”- e altre filoni di indagini ad essacollegate tra cui “Mariage” - siamo stati gli uniciad avanzare le nostre riserve sulla tenuta dell’inchiesta. Non c’è da meravigliarsi! Negli ultimi decenni gran parte della stampa èdiventata strumento del regime e quindi delpensiero unico dominante. Come era facile pre-vedere i fatti ci hanno dato ragione! L’inchiestaè crollata! Lo Stato pagherà milioni di euro di danni. Soldisottratti agli emarginati, agli ospedali, alle scuo-le, e impiegati per lubrificare una mostruosamacchina burocratica-repressiva che non pro-duce Giustizia, non può e non vuole debellarela mafia, stritola la Calabria.Intanto una concreta possibilità di sviluppo

economico e turistico è sfumata.Un giorno la Storia ci dirà quanto male la mafiahanno fatto male alla nostra Regione. È sicura-mente tanto sotto ogni profilo! Qual giornosapremo anche i danni che ha prodotto unacerta antimafia che insegue e cerca solo e sol-tanto la pubblicità facile e dozzinale.Sapremo anche che sono state centinaia leimprese messe in fuga dai mafiosi. Forse, anco-ra di più quelle soffocate da un clima di oppres-sione burocratica, di cultura del sospetto, di giu-stizia sommaria e arbitrio messe in campo daiprofessionisti dell’antimafia. Lo diremo sinoalla noia: mafia e antimafia rappresentano lamorsa che stritola il popolo calabrese nonlasciando vie di scampo. La nota che doverosa-mente pubblichiamo dimostra quanto abbiamodetto!

“Oggi non si mette in discussione l’unità del Paese, né

si cercano occasioni perrecriminare sul passato;

piuttosto, si assiste sgomenti a un divario Nord-Sud

che non è mai stato colmato eche, anzi, diventa sempre

più ampio.”

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ATTUALITÀ

STATO TIRANNO

JACOPO GIUCA

Leopoldo Franchetti, storico cheper primo, sul finire del XIXsecolo, aveva cercato di dimo-strare le collusioni tra classi diri-genti nazionali e mafia, ha rac-contato una volta che il primoannullamento di un’elezionedemocratica per infiltrazioni

mafiose sarebbe quello verificatosi a ReggioCalabria nel 1869, ad appena 8 anni dall’Unitàd’Italia. Nei successivi 148 anni dell’Unità moltecose sono cambiate e un elenco infinito di leggi,soprattutto di contrasto alla criminalità organizza-ta, sono state proposte, discusse, approvate e pro-mulgate.Un elemento, tuttavia, rimane immutato, l’atten-zione che lo Stato dedica quotidianamente alnostro territorio, la sadica rigidità con la quale hafatto incetta di amministratori indipendentemen-te dal loro grado di colpevolezza.Oggi, questo atteggiamento influenza le storie ditre paesi distanti tra loro in cui, tuttavia, lo Statoha condizionato in modi diversi eppure ugual-mente crudeli, l’esercizio della democrazia.“Queste elezioni non s’hanno da fare” è stato ilprimo pensiero che, parafrasando AlessandroManzoni, mi è balzato alla mente quando ho sen-tito che, per il secondo anno consecutivo, nessunoavrebbe avanzato la propria candidatura a sinda-co di San Luca.Che sia stato per timore che la fatica e la spesa diuna campagna elettorale si potessero risolverecon un buco nell’acqua o per la paura che lanuova amministrazione sarebbe stata ben prestola nuova vittima sacrificale della magistratura sul-l’altare dell’antimafia, l’esercizio della democra-zia, nel paese amministrato dal commissarioSalvatore Gullì è stato accantonato ancora unavolta venendo frettolosamente indicato, da chiSan Luca l’ha sentita nominare solo per gli spiace-voli fatti di cronaca, come l’ennesima prova che lapopolazione sarebbe troppo arretrata o (forsepeggio) spaventata, per comprendere che si sta-rebbe privando di un diritto sancito dallaCostituzione italiana.Di tutti i problemi patiti dal paese di CorradoAlvaro, tuttavia, non temo di essere smentitoaffermando che il fervore politico e la riflessionesociale non sono da annoverarsi da essi.Del primo avevo già avuto prova quando, duran-te la campagna elettorale del 2015, ebbi modo diconfrontarmi con Giuseppe Trimboli, ultimo can-didato a ruolo di primo cittadino che, pur cono-scendo le difficoltà del compito che si sarebbeaccollato qualora la sua lista avesse raggiunto ilquorum quel fatidico 31 maggio, lottò fino allafine per donare una parvenza di normalità a unpaese che, all’esito dello spoglio elettorale, pro-dusse più o meno consapevolmente un altroperiodo di commissariamento.Il secondo, invece, l’ho toccato con mano più direcente e, per l’esattezza, quando ho avuto mododi leggere l’infervorata lettera che un gruppo dicittadini ha inviato al Ministro dell’Interno MarcoMinniti pregandolo di rinnovare il periodo digestione da parte del commissario illuminatoGullì, del quale vengono elencati anche una seriedi successi amministrativi in grado di far impallidi-re il più efficace dei sindaci democraticamenteeletti.Insomma, San Luca ha dimostrato di riteneredavvero meglio un uovo oggi che una gallinadomani e, convinta che non le sia possibile siste-mare le cose venendo amministrata in manieratradizionale, invoca la permanenza di un commis-sario che la differenza ha dimostrato di saperlafare.La pensa così anche Saverio Zavettieri, tra i pro-tagonisti dell’istituzione di un comitato control’immobilismo nato questa settimana a BovaMarina che, in seguito all’indagine che ha vistocoinvolto il suo ex sindaco Vincenzo Crupi viveuna situazione per certi versi simile a quella di SanLuca con timori, tuttavia, assai differenti.Mentre in Aspromonte, infatti, il commissaria-mento è ormai da considerarsi una realtà con la

Lo zoccolo duro dello Stato, che in Calabria non ha mai esitato a dare contro ai suoisindaci pur di sconfiggere il fenomeno ‘ndrangheta, ha prodotto sfiducia, ansia e rabbiain grado di trasformarsi in terreno fertile proprio per la criminalità che cerca dicombattere. Tale atteggiamento ha prodotto nel nostro territorio tre casi unici:il rifiutodei sanluchesi a tornare al voto, la paura di essere affossati dalcommissariamento a Bova Marina e l’ansia da commissione d’accesso a Gioiosa

Ho ascoltato Gioacchino Criaco sullavicenda San Luca a "Radio Popolare".Condivido la sua analisi… la Locride, laCalabria e il suo popolo stanno vivendoun’inaccettabile condizione di resa.Ovviamente la pubblica opinione domi-nante ritiene che la resa calabrese siadovuta alla presenza (vera) della 'ndran-gheta ma nessuna analisi seria viene fattasul perché esista solo la ‘ndrangheta.Gioacchino lo abbozza… la ‘ndranghetaavanza laddove la partecipazione popola-re alla vita della comunità arretra, schema-tizzo io. Senza uno stimolo alle comunitàcon le sole forze di sicurezza e con la solarepressione non risolveremo i nostri pro-blemi. Anzi manterremo un popolo suddi-to, compresso e soggiogato da un lato dagruppi criminali, dall'altro da occupantidelle istituzioni, a tutti i livelli, che guarda-no, a volte sollecitano o esercitano, poterie interventi autoritari e illiberali.Come ricorda anche in questa intervista,Platì, San Luca, Africo e comuni vicinierano negli anni ’70/’80 zone avanzate di

La ‘ndrangheta a partecipazione

le tre facce d SCIOGLIMENTO CO

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www.larivieraonline.com DOMENICA 21 MAGGIO 17

LOSTORICODELXIX SECOLOLEOPOLDOFRANCHETTIRACCONTACHEILPRIMOANNULLAMENTODIELEZIONIDEMOCRATICHESIREGISTRAPROPRIOAREGGIOCALABRIAGIÀNEL1869. IN148 ANNINONÈCAMBIATONULLA, EPPURELALEGGESULLOSCIOGLIMENTO, UFFICIALIZZATANEL1991, NONÈSTATAMODIFICATADIUNAVIRGOLAANCHESEÈORMAIPALESEATUTTILASUAINEFFICACIA.

quale si riesce a convivere piuttosto bene, il neo-nato comitato del centro grecanico sta cercando,ancora una volta, di sensibilizzare l’opinione pub-blica in merito al problema dello scioglimento deicomuni e al vero contrasto alla ‘ndrangheta.«Lo strumento dello scioglimento è ormai obsole-to - ci spiega Zavettieri - Quando, nel 1991 si sciol-se il primo comune per mafia si era pensato alprovvedimento come a una soluzione tampone alproblema del condizionamento mafioso delleamministrazioni, all’epoca di pressante attualità.In questi ventisei anni tuttavia, la soluzione d’e-mergenza è diventata permanente e si contano alsoldo almeno una dozzina di paesi che hannosubito l’onta dello scioglimento innumerevolivolte. Questi scioglimenti consecutivi, da soli,dovrebbero essere sufficienti a dimostrare che lostrumento è inefficace e che necessita di essererevisionato, a maggior ragione perché si rivelaessere solamente un danno per i cittadini. Lanostra proposta, pertanto, è di riformare la leggesullo scioglimento prendendo in considerazione lapossibilità di far decadere solamente il funziona-rio, il consigliere, l’assessore o il sindaco coinvoltiin una vicenda giudiziaria, garantendo il prosie-guo dell’esercizio delle funzioni al restodell’Amministrazione democraticamente eletta elimitando così i disagi per la cittadinanza incolpe-vole. Questo non solo eviterebbe di generare neiresidenti un senso di sfiducia nei confronti delloStato in grado di trasformarsi, con il tempo, in ter-reno fertile per la criminalità, ma garantirebbeanche alle Prefetture di esercitare al meglio le lorofunzioni al fianco dei comuni, evitando di pren-derne il posto e, in definitiva, di rallentare ulte-riormente una macchina burocratica di già com-plicata gestione».Obiettivo ultimo del comitato nato a BovaMarina, prosegue Zavettieri, è dunque quello riu-nire un gruppo di cittadini senza vessillo politicoche possano confrontarsi con la terna commissa-riale che gestisce la propria città assicurandosi cheessa non si preoccupi solo delle questioni ammini-strative, ma ricordi di essere, al contempo, al ser-vizio di persone che hanno sì dei doveri, ma anchedei diritti e delle necessità.«In ultima analisi - conclude Zavettieri - sarànecessario far comprendere al Ministro dell’inter-no che, stando così le cose, la legge sullo sciogli-mento dei comuni finisce con il rivelarsi un favorealla criminalità organizzata e che l’ultima cosa dicui abbiamo bisogno, contrariamente a quantoaffermato da qualche magistrato, sono gestionicommissariali dai poteri speciali e della durata dicinque anni».E proprio per sconforto, ansia, e rabbia nei con-fronti dello Stato è nato, sempre questa settima-na, il Comitato a Sostegno del Buon Governo aMarina di Gioiosa Jonica, terzo centro in unarelazione complicata con lo Stato, da ormai tremesi costretto a convivere con una Commissioned’Accesso che sta facendo perdere il sonno alprimo cittadino Domenico Vestito.Se l’arrivo della Commissione era stato un fulmi-ne a ciel sereno per tutto il comprensorio, la puzzadel rinnovo per ulteriori tre mesi di controlli avan-zati dalla Prefettura di Reggio Calabria era nell’a-ria da tempo, come a sottolineare che, a Marina diGioiosa, è l’amministrazione democratica che“non s’ha da fare”. Il rinnovo delle indagini dellaCommissione, avvenuto senza che sia stata datauna qualsivoglia spiegazione all’Amministrazioneo ai cittadini, sta diventando una sorta memoran-dum relativo a chi è il vero signore e padrone dellesorti della democrazia calabrese, l’affermazionesprezzante che, fino a quando lo Stato non si saràassicurato che anche sull’ultima mutanda dell’ulti-mo dei funzionari comunali non ci sarà alcunamacchia (o, se proprio ci sarà, la colpa sarà daattribuirsi a un peto fuori controllo e non a unacolpevole volontà di non lavarsi) la città sarà daconsiderarsi in amministrazione controllata.L’esercizio della legalità diventa affermazionesuperba di tirannide, consegnandoci uno Statoche, “invece di spingere verso la partecipazione -afferma il Comitato - la impedisce e ci convinceche le nostre amministrazioni siano sguarnitedemocraticamente”.

SANLUCAPENSASIAMEGLIOUNUOVOOGGICHEUNAGALLINADOMANIE, CONVINTACHEUNAMMINISTRAZIONETRADIZIONALENONAVRÀSPAZIODIMANOVRA, INVOCALAPERMANENZADIUNCOMMISSARIOCHESAFARELADIFFERENZA.

A BOVAMARINAUNGRUPPODICITTADINIVUOLECONFRONTARSICONICOMMISSARIERICORDARELORODIESSEREALSERVIZIOALSERVIZIODIPERSONECHEHANNOSÌDEIDOVERI, MAANCHEDEIDIRITTIEDELLENECESSITÀ.

MARINADIGIOIOSALAGIUNTANONDEVESOPRAVVIVERE: ILRINNOVOSENZASPIEGAZIONIDELLACOMMISSIONED’ACCESSOÈUNMEMORANDUMRELATIVOACHIÈILVEROSIGNOREEPADRONEDELLESORTIDELLADEMOCRAZIACALABRESE.

lotte popolari e di desiderio di riscatto einvece di essere sostenute dalle istituzionisono state, anche oggettivamente, abban-donate e spinte ad ammainare la bandierabianca lasciando il campo a squali e bandi-ti. Bene, Giacchino Criaco.Da quando, però, da ragazzino, mi sonoimbattuto in Fontamara di Ignazio Silone,una domanda rimbomba nella mia mentee nel mio cuore. Che Fare? Come il gior-nale fondato dai fontamaresi per reagire.Riusciremo mai a dare o abbozzare untentativo di risposta? Che fare dinanzi auna politica che ha abdicato al proprioruolo? Che fare dinanzi a coloro che occu-pano le istituzioni (altro che infiltrazioni)gestendo potere e clientela e rafforzandonei fatti il potere anche criminale neinostri comuni?La rinunzia alla lotta porterà sempre più auna parvenza democratica in cui consensiorganizzati e soggiogati metteranno algoverno dei nostri palazzi signori fedualidel terzo millennio.Occorre una risposta!

Gianpaolo Catanzariti

avanza dove la popolare arretra

del despota OMUNI:

“ “ “

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CULTURA

STORIE DELL’ EMIGRAZIONE CALABRESE…

Peter W. Princi nacque aBoston (Massachusetts) il7 novembre del 1915. Nel1938 si laureò in legge alla“ N o r t h e a s t e r n

University”. Nel 1940 aprì il suoprimo studio da avvocato. Durantela Seconda Guerra Mondiale, conil grado di tenente della “ArmyIntelligence Corps”, partecipò allo“Sbarco di Sicilia”. Per tutti glianni ’50 fu nel consiglio di ammini-strazione della prestigiosa “LincolnSettlement House”. Attivista delPartito Democratico ne fu più voltedelegato congressuale. Amico per-sonale di John F. Kennedy. Fu pre-sidente del “City Solicitors” e della“Town Counsel”. Il suo studio“Princi-Lecomte” per molti annirappresentò un autentico riferi-mento legale. Fu avvocato distret-tuale per la Contea di SuffolkCountry. Ebbe un ruolo primarioper le Dogane di Boston. Agì comeprocuratore e magistrato delMassachusetts. Curò, tra gli altri, ilcaso “Daniel Ellsberg” che ebbe unrisalto nazionale. Grazie al suoimpegno il “Logan InternationalAirport” assunse un ruolo interna-zionale. Il 2 luglio del 1962” arrivòper lui l’importante riconoscimen-to: “Man of the Year” a consegnar-glielo il Governatore John A.Volpe. Peter W. Princi sposò l’italo-americana Dorothy Vitaglianodalla quale ebbe cinque figli. Morìil 10 agosto del 1984.Carl Victor Princi nacque a Boston(Massachusetts) il 27 settembre

del 1920. Si da piccolo mostrò unastraordinaria capacità dialettica. Siiscrisse giovanissimo ad una scuoladi recitazione di Boston. A 14 annil’esordio teatrale. Si perfezionòpresso l’università di Boston in uncorso di preparazione per radiodif-fusione. Come attore partecipò aduna serie innumerevole di film perla televisione. Fu attore nel film“How to Succed in BusinessWithout Really Trying” e partecipòagli episodi di: “Highway Patrol”,“I Led Three Lives” e

“Bewitched”. Ma fu la radio a ren-derlo famoso. Alcune sue trasmis-sioni rimangono nella storiaradiofonica americana.Indimenticabile “Sunday Eveningat the Opera”. Rimaste famoseanche “Opera House” e “World ofOpera”. Curò sempre, quasi fosseuna missione, la diffusione dellamusica classica. Fu autore di centinaia di intervistea importanti personaggi. Narratoresenza pari interveniva, coinvolgen-do emotivamente i presenti, nelle

varie cerimonie per raccolta fondi.Di lui si ricoradno “The Art ofBurlesque” (1950); “Come far car-riera senza klavorare” (1967);“Frank Nitti: The Enforcer”(1988). Il critico musicale MartinBernheimer così lo definì: “E’ stato“la voce” della musica classica diLos Angeles”. Sposò AltheaGiordano. Una figlia Elaine è attri-ce. Carl Princi morì il 1 maggio del1992 in california.Geremia Mancini – Presidente ono-

rario “Ambasciatori della fame”

Due fratelli calabresi entrati, in modo diverso, nella storia del Massachusetts

Giuseppe Maria Princi eranato a Staiti il 2 ottobre del

1881. Suo padre Marcantonioera di Delianuova. Giuseppe

Maria sposò Teresa Stratianche lei di Staiti. I due emi-

grarono per gli Stati Uniti sta-bilendosi a Boston nel

Massachusetts. Qui GiuseppeMaria aprì una “bottega di

sartoria”, in Newbury Street,nella quale lavorò anche lamoglie. Arrivarono quattro

figli: Mark A., Frank, Peter W. ECarl Victor. Gli ottimi affari

della sartoria consentirono aGiuseppe e Teresa di far studi-

are tutti i loro figli. Mark A.,ingegnere, lavorò con la

“General Electric Company” ePeter si laureò in medicina.

Degli altri due raccontiamo, inmaniera più compiuta, le loro

importanti storie.

FOTO 1: PETER W. PRINCI, IL PIÙ ALTO NELLA FOTO, RICEVE IL RICONOSCIMEN-TO ““MAN OF THE YEAR” DAL GOVERNATORE JOHN A. VOLPE; FOTO 2: CARLVICTOR PRINCI IN UNA SACENA DI UN FILM.

“La tarantella può colonna sonora d

Un anticipo del suo nuovo lavoro discografico loha mostrato all’Italia intera al concertone delprimo maggio in piazza San Giovanni a Roma.Per la prima volta Mimmo Cavallaro, insiemealla sua band, si è esibito con una canzone initaliano, dal titolo “Europa che balla”. “Si trat-ta di un’apertura – dichiara Mimmo. L’intentoè di sperimentare nuovi spazi in cui far arrivarei ritmi più ancestrali e sanguigni della nostra

terra”. Secondo il grande chimico della tarantella, come noi diRiviera lo definimmo circa un anno fa, la musica del Sudpotrebbe diventare la colonna sonora dei popoli d’Europa.“Ci sono altri Paesi europei che hanno dei ritmi importanti -penso alla Spagna, al Portogallo - ma credo che la nostramusica possa acquisire un ruolo di primo piano se accompa-gnata da politiche che si impegnino nella valorizzazionedelle culture periferiche, così che possano fare da iltraino allo sviluppo economico dei territori. Lamusica popolare può contare su ritmi cheprovengono dal centro della terra, dall’uni-verso: è davvero la musica più genuina epiù vera”.L’uscita del nuovo album di MimmoCavallaro è prevista per i primi di giu-gno: comprende nove brani, otto indialetto e uno in italiano. Sarà undisco in cui tornerà con forza iltema dell’amore e in cui si assisteràa una presa diretta del fenomenodell’emigrazione e della ricercadel lavoro da parte dei nostrigiovani. Per Mimmo Cavallaro la taran-tella è oggetto di continuostudio per scoprire nuovisounds ed è per questo chenon smette mai di girova-

MIMMO CAVALLAROÈ prevista per i primi digiugno l’uscita del nuovoalbum di Mimmo Cavallaro.

Per la prima volta vieneproposto un brano

in italiano che abbracciain un’unica danza i popoli d’Europa.

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DOMENICA 21 MAGGIO 19www.larivieraonline.com CULTURA

“La tarantella può diventare la colonna sonora dei popoli d’Europa”

gare per i paesini calabresi alla ricerca di qualche anzianodetentore di melodie passate. “Ieri ho scoperto per caso chemia zia, sorella di mio padre, conosce delle canzoni anticheche non ho mai ascoltato prima: le ho registrate perché hannoancora molto da dirci”. Grazie a Mimmo Cavallaro, nella Locride e nella Calabriaintera si è passati dalla vergogna all’orgoglio per la tarantella.“Crescono i gruppi di musica popolare, e riempiono le piazze.C’è un fermento importante di cui non possiamo che andarefieri. Noto anche con piacere un rinnovato interesse nei con-fronti della lira calabrese: non c’è gruppo che non ce l’abbia,così come la chitarra battente. Nel far riscoprire questo anti-co strumento, un ruolo fondamentale va riconosciuto a EttoreCastagna, tra i promotori della ricerca sulla lira calabrese. Èuno strumento raffinato in cui mi sono imbattuto sul finiredegli anni ’80 quando diverse ricerche sul campo furono por-tate avanti, ad esempio, dal gruppo Re Niliu di cui lo stessoEttore Castagna faceva parte. Fu allora che mi misi alla ricer-ca di un disco sulla lira calabrese. Venni in un negozio dimusica qui a Siderno e il titolare mi consigliò un disco cheperò aveva terminato: l’ultimo l’aveva venduto a Radio StarDuemila. Mi recai alla radio e mi feci una copia del disco.Dopodichè mi feci costruire una lira da Bruno Marzano diBovalino, sapiente costruttore non solo della lira calabresema anche della chitarra battente, e ascoltando quelle registra-zioni iniziai a capirne il funzionamento”. Prima di lasciarci chiedo a Mimmo se è in programma un suotour estivo. “Vi comunicherò ogni dettaglio non appena ilcalendario sarà pronto”. E noi non vediamo l’ora per scate-narci ancora sui suoi ritmi sciogligambe e scacciapensieri.

Maria Giovanna Cogliandro

MIMMO CAVALLARO

Il patrimonio immobiliare dell’”abbandono”:ex-uffici, ex-scuole, ex- stazioni, ex-abitazioni,“ex qualcosa” che hanno perso da tempo lapropria funzione per diventare esempi di non-luoghi. Un fenomeno che non distingue i pic-coli dai grandi centri urbani, tanto al Nordquanto al Sud Italia. Possono ancora avere unruolo? Questi sono stati i temi affrontati giorno 10maggio presso il Convento dei Minimi diRoccella Jonica durante l’incontro, promossodal Centro Servizi Turistici della Locride(associazione di promozione culturale chegestisce il portale turismolocride.it) e dalRotaract Club di Locri (impegnata nella valo-rizzazione del patrimonio culturale del territo-rio), e rivolto in particolare ai giovani.Appuntamento dedicato al pensiero ispirato ecreativo, alla ricerca di strategie efficaci con-tro l’abbandono dei luoghi senza più funzione,della propria terra, della speranza. La rigenerazione urbana creativa ha il compi-to di dare un altro senso ai vuoti strutturali.Dalle periferie delle città e dalle “città- perife-ria” possono nascere nuove centralità; cosìcome per i borghi semi-deserti si può pensaread un altro futuro. Tutto ciò attraverso losfruttamento della creatività e partendo daibisogni delle comunità, gli spazi abbandonatisi candidano così, a diventare luoghi di lavoroe di azione sociale per dare dimensione eopportunità ai giovani. Proprio con il racconto dell’esperienza di duegiovani catanzaresi, Vincenzo Costantino eEddie Suraci, founders di Altrove, è comincia-to l’incontro. Due ragazzi calabresi che cometanti altri sono stati costretti ad emigrareAltrove per studiare e cercare una strada peril loro futuro. Strada che li ha portati a trova-re il loro Altrove in Calabria. Altrove è un progetto nato a Catanzaro nel2014 con l’obiettivo di rieducare al concetto dibellezza in contesti urbani trascurati e abban-donati al degrado sia estetico che sociale.“Ripartiamo da Catanzaro, che è diventato ilnostro Altrove; la nostra missione è quella divedere le persone camminare per stradaalzando lo sguardo e accorgersi del bello e delbrutto che le circonda.” Dicono i due ragazzi.Vincenzo ed Eddie successivamente hannoaffidato ad un breve video il compito di rac-contare la loro esperienza a Catanzaro. La formula pensata per questo appuntamentoè stata volutamente destrutturata ed ha per-messo agli ispiratori, creativi e “rigeneratori”,che a vario titolo possono essere consideratidei talenti nel proprio settore, di raccontare leloro esperienze permettendo anche il con-fronto tra la realtà calabrese e alcune bestpractices dal mondo.Dopo il racconto dell’esperienza dei ragazzi diAltrove, la parola è passata a Don AmpelioCavinato, missionario e parroco di San Nicoladi Caulonia. Don Ampelio è stato un missio-nario che ha operato in Africa per tantissimotempo e dopo una vita in giro per il mondo orala sua missione è nella Locride, contro l'ab-bandono di questa frazione.Un’altra storia di strategia innovativa ed inte-ressante contro l’abbandono delle tradizioni,della cultura è quella che racconta MariaOlimpia Squillaci. Olimpia è una linguistaall’Università di Cambridge, ma soprattutto èuna delle poche persone nativa parlanteGreco Calabrese, che a Bova e in tutta l’areaGrecanica sta scomparendo. Olimpia sta lavo-rando proprio per contrastare questo fenome-no: ha fatto richiesta a Cambridge per un dot-torato sul contatto linguistico tra greco diCalabria e dialetto calabrese e la richiesta èstata subito accolta.

“L'università del Regno Unito è molto attentaalle varietà dialettali italiane e subito hannoaccettato la mia proposta. Sto vivendo un'e-sperienza bellissima e anche i miei colleghisono entusiasti di questo mio progetto, grazieal quale sono arrivata a comprendere a fondoil nostro dialetto e la sua matrice greca.”Questo dice la linguista di Bova che, con un’e-nergia incredibile, continua:“In estate organizzo corsi di greco calabrese aBova e arriva gente da tutto il mondo perseguirli. Ma io invece penso ai giovani dell’a-rea grecanica, che abbandonando la lingua.Con essa perdono anche la propria identità.”Olimpia conclude affermando “La mia è unamissione. E sono ottimista: possiamo recupe-rare la lingua perduta".Dopo il racconto delle esperienze calabresi,ha preso la parola Evert Verhagen. EvertVerhagen è project manager e consulente dinumerosi progetti internazionali dedicati allarigenerazione urbana. Un 'creativo' per natu-ra, uno studioso di dinamiche economiche masoprattutto un ispiratore. Gira il mondo perlavoro e questa volta si è fermato nellaLocride, nuova tappa del suo lungo viaggio diricerca iniziato in Olanda. Durante il suointervento Verhagen ha spiegato inizialmentequali sono i vari processi che portano i luoghiad essere abbandonati e a perdere la loro fun-zione. Ma successivamente ha fatto capirecome, con la giusta intuizione e creatività,quei luoghi da anni abbandonanti posso pren-dere nuova vita attraverso processi di rigene-razione ed essere centrali per la vita quotidia-na dei cittadini. Molti sono stati gli esempiportati da Evert Verhagen, di opere di tutto ilmondo, come il Cultuurpark Westergasfabriekdi Amsterdam, che da area industriale dismes-sa è stata trasformata in preziosa riserva natu-rale e culturale all’interno del perimetro citta-dino. Un modello di successo di rigenerazionedel territorio. All’interno dell’atrio del convento, ha avutospazio anche l’installazione fotografica diReggio Zenitale a cura di Lidia Errante eLuca Pitasi. E’ proprio Luca Pitasi a spiegarecome Reggio Zenitale sia un progetto con l'o-biettivo di far acquistare all’osservatore unaltro punto di vista sulle cose, più distaccato edi più ampia visione. Per abituarci a guardarenon solo "al piccolo e al vicino" ma ancheoltre, verso nuovi orizzonti.L’incontro è stato moderato da AnnamariaCrupi, Presidente del Centro Servizi TuristiciLocride e da Maria Lorenza Crupi, Presidentedel Rotaract Club Locri. Dal tavolo sono par-tite anche due proposte per il territorio. Laprima riguarda l’invito alla ripiantumazionedei gelsomini lungo le coste della Locride. Aquesto proposito si sta già lavorando peravviare una campagna di comunicazione perla piantumazione di questo fiore che rappre-senta il territorio della Riviera e che testimo-nia un pezzo di storia che ci appartiene. Laseconda riguarda l’arte di strada, ovvero l’in-tenzione di portare l’Altrove anche nellaLocride.All’appuntamento è seguito un aperitivodurante il quale i partecipanti hanno potutodegustare un nuovo drink(Bergamotto , altrifrutti di stagione e spezie locali), esempio dicreatività e di km zero anche in ambito food.Infatti il Tiche Bar di Roccella Jonica ha pre-sentato il “Greetings from Locride", un nuovodrink pensato apposta per l'occasione. Gliospiti hanno così deliziato gli occhi grazieall’esposizione di Reggio Zenitale e il palatocol nuovo cocktail. Ci attendiamo il prossimoappuntamento “ispirato”!

Domenico Pelle

CREATIVE CITIES“Rigenerazione urbana evalorizzazione dei talenti

L’Associazione Amici del Libro e della Bibliotecapresenta il libro Bande musicali Calabresi, un volu-me di Giovanni Russo che ripercorre la storia, lecronache, le uniformi e le immagini di 300 anticheformazioni musicali. Il convegno si terrà questopomeriggio, domenica 21 maggio 2017, alle ore17:30, presso il cortile della Biblioteca Comunale diSiderno (corso Garibaldi, angolo via Reggio).Parleranno con l’autore il Presidentedell’Associazione Amici del Libro e della BibliotecaCosimo Pellegrino, il professore dell’Università diMessina Vincenzo Cataldo e il membro dellaDeputazione di Storia Patria per la CalabriaDomenico Romeo.

Il 27 maggio 2017 a Roccella Ionica si svolgeràl’Open day per la tutela delle fragilità sociali, eventoche si terrà contestualmente in 61 città italiane.Dalle 9,30 alle ore 13,30, presso il Convento deiMinimi verrà presentata la 14ª Guida per ilCittadino dedicata a “Dopo di noi, amministratore

di sostegno, gli strumenti per sostenere le fragilitàsociali”, che spiega gli strumenti giuridici utili agarantire assistenza alle persone con disabilità, apartire dalla legge sul “Dopo di noi” volta a favorireil benessere, la piena inclusione sociale e l'autono-mia delle persone con disabilità grave.

Siderno: Gli Amici del Libropresentano il libro

sulle bande musicalicalabresi

di Giovanni Russo

Venerdì, presso lo standistituzionale della RegioneCalabria del XXX° SaloneInternazionale del Libro diTorino, Antonio Calabrò hapresentato il libro “Chiudi eVai! Viaggi calabresi di uncapotreno esistenziale” Illibro, presentato da DanielaMazzeo e MimmoGangemi, è un tracciato diriflessione scandito da ven-tiquattro racconti, ripartitiin dodici mesi, nei qualil'autore intende il viaggio intreno come una metaforadell'esistenza ma anchecome il luogo più adatto perconoscere da vicino la

Calabria, i calabresi e i realiproblemi che tormentanoquesta terra. Raccontandoin forma di diario, fermatadopo fermata, storie didolore e di amore, incontrifolli e disperati, avvenimen-ti in bilico tra la ragione e lafollia, nella cornice degliscenari più suggestivi che èpossibile ammirare sullecoste jonica e tirrenica, ilcapotreno esistenzialeAntonio Calabrò cerca unsenso all'esistenza laddovepare sia possibile soltantofare esperienza, bella eatroce a un tempo, del viag-gio e degli altri.

Roccella: il consiglio notarile di Reggio presenta la guida sulla legge “Dopo di noi”

Salone del Libro di Torino: Antonio Calabròpresenta il suo libro “Chiudi e vai!”

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DOMENICA 21 MAGGIO 21www.larivieraonline.com CULTURA E SOCIETÀ

Nel mondo contadino che all’improvviso, agliinizi degli anni 50 del 900, venne meno trauma-ticamente, le tante varietà di susino che dotava-no gli orti, le vigne e i giardini mediterranei,avevano una funzione molto importante nell’a-limentazione delle famiglie contadine, che nonpotevano tralasciare nessuna risorsa per potertirare avanti nella difficile vita di tutti i giorni.Infatti appena ci fu l’opportunità di emigrare,tutte le comunità calabresi, specialmente quellecollinari si svuotarono, quasi a un segnale pre-ciso e raggiunsero posti lontani, sia in Europache negli altri continenti, rubati al loro mondoantico specialmente dalle navi, che solcavanogli oceani per posti lontani; divennero famosi itransatlantici, il Conte Biancamano, il Roma, ilSurriento e l’Andrea Doria.Naturalmente la scelta era stata obbligata per-ché i territori della Calabria non ebbero più lacapacità di nutrire gli abitanti in modo dignito-so e sicuramente c’era un esubero di popolazio-ne dovuta alla politica del fascismo che avevadato impulso all’incremento demografico mira-to a ripopolare con italiani le colonie d’Africa:Libia, Eritrea, Abissinia e Somalia.Le prugne, da sempre erano consumate fre-sche, però in piena estate, quando erano usateassieme a tanta altra frutta ed erano in forteesubero, potevano essere essiccate per essereconsumate d’inverno. Addirittura nella Bovesiauna varietà veniva messa a dimora per tale fina-lità e le prugne essiccate venivano offerte aeventuali amici o parenti, arrivati per visite dicortesia.Sporadicamente e da parte di pochi individui, leprugne venivano sistemati in recipienti metalli-ci a macerare e poi venivano distillate in alam-

bicchi rudimentali; veniva prodotta una grappabuonissima, secondo i gusti degli estimatori.Probabilmente quest’uso era stato introdotto intempi relativamente recenti, dall’Alta Italia. I prugni rappresentavano una specie moltogenerosa che cominciava a offrire i suoi frutti apartire dalla fine di maggio con una varietà chedava prugne di pezzatura media, violacee dallapolpa rossiccia che profumava di fragola, men-tre successivamente a giugno maturavano altre

dal colore giallino, medio-piccole, assieme allevarietà da “sipala", prodotte da piante usatecome recinzione, se venivano messe a dimoravicinissime tra loro, di colore bluastro o rosa.A luglio e agosto alcune varietà producevano aprofusione e i loro frutti alimentavano le perso-ne, mentre gli scarti venivano offerti ai maiali,la speranza dei poveri che per tantissimi mesidell’anno ricavavano da essi tanti prodotti concui potevano sopravvivere, tanto che a riguardo

era comunissimo il proverbio poco romanticoche recitava prosaicamente: “cu si marita è cun-tentu nu jornu, cu mmazza u porcu è cuntentun’annu”.Tra la fine di agosto e i primi di settembre matu-ravano le susine della varietà Agustarica oVirdacchia, forse la più diffusa di tutta laCalabria, probabilmente per il fatto che saràstata la più antica.Infatti di essa si trova traccia nelle contrade chevanno dalle parti più occidentali della provinciadi Reggio, a quelle più orientali della provinciadi Cosenza.La denominazione Agustarica, diffusa nellecontrade della Calabria meridionale, sta adindicare che essa cominciava a maturare i suoifrutti a partire dagli ultimi giorni di agosto, perpoi proseguire per almeno la prima decina disettembre, mentre la denominazioneVirdacchia, con varianti consimili, è special-mente presente nella provincia di Catanzaro,specie nell’area che va dal golfo di Squillace aquella del Lametino e indica il colore dominan-te del frutto.Esso è infatti grigioverde, talvolta soffuso di untenuissimo e impercettibile rosato, mentre l’a-spetto appare allungato a forma quasi di man-dorla, non schiacciata però.Il seme del frutto è spiccagnolo ossia si estraeasciutto con facilità, mentre in tante altrevarietà di prugne o susine, resta avvolto tenace-mente dalla polpa.La foto a corredo dell'articolo è stata scattatadal noto fotografo Antonio Renda di Tiriolo inprovincia di Catanzaro, nell’orto della sua casanella frazione Pratora del comune di Tirioloappunto.

Prunus domestica L.I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Prunu Agustaricu o Virdella

PASQUALE GIURLEOPROBABILMENTE ARCHITETTO

Una delle qualità che, senza dubbio, devepossedere un architetto per esercitare ilproprio lavoro è il self-control.Ipotizzando infatti la direzione dei lavorianche solo di tre cantieri, egli teorica-mente si troverà a dirigere, comprenden-do anche varie figure satelliti, il lavoro diuna truppa di persone variabile tra le 15

e le 40 unità. Questa leadership può facilmente ingenera-re nell’architetto fenomeni di eccessiva autostima fino aldelirio di onnipotenza. Tuttavia questi momenti di autoe-saltazione vengono spesso, e a volte per fortuna, cancella-ti dal triste fenomeno dello “Scavalcamento dell’architet-to”. A volte capita proprio quando l’architetto è all’apicedella sua gloria e si sente invincibile come Jeeg Robot: è unattimo e improvvisamente quello che pensa e dice l’archi-tetto non conta più nulla, conta solo quello che dice lo“Scavalcatore”.Ecco la classifica dei cinque tipici “Scavalcatori” di archi-tetto, in ordine di pericolosità.Al quinto posto: L’ingegnere. È una scena frequente inogni cantiere edilizio e capita sempre all’apertura o allascoperta di una lesione strutturale. A quel punto basta cheil committente o il capoditta scorga nell’architetto un mini-mo cenno di perplessità ed ecco che, tempo mezz’ora, arri-va sul cantiere l’ingegnere scavalcatore che interviene conla solennità di un chirurgo cardiovascolare in sala operato-ria per un codice rosso. In genere questo ingegnere urgen-te è sempre un disfattista: nella migliore delle ipotesi ordi-na delle indagini invasive che bloccano il cantiere per set-timane. Quindi si avventura in una verifica sismica che puòdurare anche mesi. Nel peggiore dei casi pretende diattendere l’evento sismico per controllare le sue tesi.Intanto tutto ciò che fino al giorno prima del suo interven-to doveva essere realizzato rapidamente, può attenderepacificamente il corso dei tempi. E l’architetto muto.Al quarto posto: Un altro architetto. In particolari casi dilatitanza sul cantiere, mancanza di stima, fiducia, richiestedi acconti, rifiuto di compiere operazioni al limite o oltre illecito, l’architetto viene scavalcato da un altro architetto.Spesso quest’ultimo è un architetto parente del commit-tente, nel 20% dei casi è un professionista che neancheesercita e che ha esperienza nulla, a volte è mancante diabilitazione o specializzato in storia della città del medioe-vo. Tuttavia, improvvisamente, per i motivi di cui sopra,l’architetto ufficiale, da un giorno all’altro recandosi al can-tiere, trova in corso una serie varianti essenziali ordinatedall’architetto “scavalcatore” tramite una serie di grafici

pieni zeppi di retini recuperati da Autocad 14. L’architettoufficiale, confuso, prima si innervosisce, poi dice frasi scon-nesse infine si deprime.

Al terzo posto: Il committente informato. Tutti i commit-tenti provano continuamente a scavalcare l’architetto, maquesti lo sa e si difende utilizzando gli strumenti più effica-ci a sua disposizione e cioè le parole difficili: cardamone,fuori piombo e fuori squadro, putrella, resistenza a taglio,momento flettente, impregnante, arricciatura, frattazzoecc.. Questa tecnica però non da nessun risultato contro ilfamigerato committente informato, facilitato dall’uso diinternet che utilizza come un’arma di difesa potentissima,consultando compulsivamente forum di geometri furbissi-mi, prezzari e siti di trucchi, bricolage e fai da te. Quandoil committente informato si accorge di sapere cose che l’ar-chitetto non sa, il passo è compiuto. E lo scavalca.L’architetto protesta, ma non serve.

Al secondo posto: Il capo mastro.È un classico caso di sca-valcamento in corso d’opera. Non avviene mai improvvisa-mente ma sempre in maniera lenta e graduale. In genera-le tutti i capimastri vogliono scavalcare l’architetto, si trat-ta di una loro vocazione naturale, molti sostengono chel’architettura sia solo una curiosa moda passeggera dellaquale si può fare serenamente a meno come dei program-mi di Rete 4. Fondamentale, invece, è sapere abbozzareuna parete con la cucchiara metallica trapezoidale, adesempio. L’unico modo per l’architetto di evitare lo scaval-

camento del capo mastro è dimostrare di saper fare dellecose praticamente, tipo saper tracciare un punto di livelloin una stanza di forma irregolare, con il solo uso di un livel-lo e di una lunga tavola sottile. In caso contrario, l’architet-to può pure sparire.

Al primo posto: L’artigiano tuttofare. Esistono artigianimolto educati e attenti, altri meno diligenti ed anarchici,ma quello che prova sempre lo scavalcamento è senzadubbio il tuttofare. Far entrare in cantiere un artigiano tut-tofare è un delitto che meriterebbe alcuni anni di detenzio-ne in cella d’isolamento. In genere il tuttofare si introducesul cantiere con l’inganno, se serve un marmista lui è unmarmista. Se occorre un falegname lui è un formidabilefalegname. È fabbro, imbianchino, restauratore di mobiliantichi eccetera. Ma il livello di pericolosità si manifestaquando il tuttofare si eleva sul livello intellettuale, quali adesempio l’architetto, con teorie piuttosto originali circa lafisica, la chimica organica, la composizione architettonica,la statica, l’idraulica e l’urbanistica fino a spingersi lungo leintricate strade del contenzioso edilizio. Il tutto con unasicurezza e una protervia tale, che, in caso di dibattito, ope-rerà automaticamente lo scavalcamento. E l’architetto? A quel punto, in genere, apre una gelateria.

P.S.: Lo scavalcamento dell’architetto diventerà disciplinaolimpica dal 2028.

Tratto da “L’architemario” di Christian De Iullis

A volte capita proprioquando l’architetto è

all’apice della suagloria e si sente

invincibile come JeegRobot: è un attimo e

improvvisamentequello che pensa e

dice l’architetto nonconta più nulla, contasolo quello che dice lo

“Scavalcatore”.

Lo “Scavalcatore” dell’architetto

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Voce al divertimentoDopo l’exploit dellascorsa settimana, pro-poniamo un altro scattodi Anthony Voice vestitoda pagliaccio che, inquesta occasione, posacon una delle ragazzeimmagine del Girod’Italia.

L’infinito amoreAnna e Giuseppefesteggiano il com-pleanno del secon-do brindando conun buon bicchieredi limoncello edimostrando almondo che gli annipasseranno pure,ma il vero amoreresta per sempre!

Emozioni indescrivibiliQuesta settimana, a Locri, la casa dellacultura ha ospitato uno spettacolo conSerena Grandi, indimenticata attrice dicommedie anni ’70 che non ha potuto

non posare con Maurizio Nardi diTelemia per arricchire la sua personalis-sima collezione di foto con celebrità.

Rosso di sera…Lo storico compa-gno comunistaGatto, fratello delmugnaio Rocco bar-baramente ucciso aGioiosa Ionica tantianni fa dalla ‘ndran-gheta, dimostra diindossare ancoracon orgoglio il rossocome colore predo-minante.

Pescato d’altri tempiIn questa foto d’epoca la buonanimadi Vincenzo Riccio, soprannominato“Vici U Cironti”, storico vecchiopescatore di Siderno, mostra il fruttodi una produttiva mattinata di mare.

Discussioni elettoraliMimmo Lizzi, Nicola Polifroni e altri amici

parlano della candidatura dello stessoPolifroni a sindaco di Ciminà. Anche in

questo caso invitiamo Condelli a mandar-ci una sua foto per la par condicio.

Alla saluteLuigi mostracon massimasoddisfazionedi aver appena

ricevuto inregalo una

Grappa Nardinidi oltre 50 anni.Non un donoper tutti, eh!

Foto fatte con trasportoA margine dell’incontro per la ferrovia

Jonica con il Ministro dei trasporti, MarioOliverio e la candidata a Sindaco di

Caulonia Katy Belcastro posano con ilMinistro Delrio. Invitiamo Cagliuso a

inviarci una sua foto per la par condicio.

Protettore fieroAndrea, noto anchecome “il fratello di

Plis”, posa fiero nellasua nuovissima divi-

sa da volontariodella Protezione

Civile.

Cambi di rottaRicompare nellanostra galleriad’immagini AldoCaccamo, questavolta in un’ineditaversione rossocomunista. Che sisia stancato delladestra festaiola?

RIVIERA

SidernoEvoPeppe Figliomeni ha fattofare un bel tour di Sidernoal suo zio d’America, che

si è detto davvero conten-to di vedere la sua città

d’origine più pulita, ordi-nata e… sempre più

bella!

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DOMENICA21 MAGGIO 23www.larivieraonline.com

SETTIMANALE

ConVersando... Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

Dal presidio di rose sentinelle il Val di Neto IGT

Qualche papavero sparso si innalza incima al suo cordame dando la sferza alvento con la sua fiamma rossa al di sopradel suo pistillo grasso e nero. Cespugli dirose in testa ai filari dei vigneti, omaggioalla tradizione che li utilizza come cam-panello di allarme per segnalare l’arrivodel temutissimo mal bianco. Siamo nell'a-reale a vocazione viticola ed enologicadella parte centro e sud-orientale dellaprovincia di Crotone, tra rilievi collinariappena abbozzati dai quali si scorge lalinea blu delle acque del Mar Ionio. Neicomuni di Andali, Belcastro, Belvedere,Spinello, Botricello, Caccuri, Carfizzi,Casabona, Cerenzia, Crotone, Cutro,Mesoraca, Pallagorio, Petilia Policastro,Roccabernarda, Rocca di Neto, San

Mauro Marchesato,San Nicoladell’Alto, SantaS e v e r i n a ,S c a n d a l e ,Umbriatico eStrongoli, inun’atmosferache ricorda ilpassato acheo,bizantino e nor-manno, vengonoalla luce i vini adindicazione geo-grafica tipica "Val diNeto" bianchi, rossi erosati. La versione inbianco, assagiata con gran-de appagamento e nata dallavinificazione in purezza delvitigno autoctono calabreseMantonico, è di colore paglie-rino di sgargiante lucentezza edagli esuberanti riflessi dorati.Offre al naso sentori fruttati,che ricordano la pesca bianca

in particolare,

destando l'arrivo inopinato di note dimarzapane, ortica, sambuco, muschio,mandorla, seguiti da sfumature sapide eminerali. Sorso morbido e corposo, dallavivace componente acida, piacevolmentesapido nel suo corso sinuoso. Finaleammandorlato e persistente. Un biancoincomparabile nel panorama vinicoloenologico italiano, un vino da cena alume di candela che si sposa alla perfezio-ne con i piatti di pesce più impegnativi.

BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO

Non mi ricordu nenti. Perdìa a memoria. Mi dissiru ca finu o' 1860 esistìa nu regnuchiamatu "Delle due Sicilie" ed era 'na terra chi caminava chi' gambi soi, ca era indi-pendenti, cu svariati primati rispettu a tutta 'a penisola italica: prima ferrovia Napoli-Portici, primu ponti sospesu i ferru supa u fiumi Garigliano, prima illuminazioni agas, primu telegrafu elettricu, primi assegni bancari, prima cattedra universitaria ineconomia, primi 'nta creazioni du sistema pensionisticu, prima flotta mercantili... Manon mi ricordu nenti. Arrivau Garibaldi 'nto 1860 e cangiau a sonata: dapprima eraviva o 'rre Borbone, e poi fu viva Savoia. Cangiaru i libri i storia: l'isegnanti mo dicìa-nu ca chista fu sempi terra i briganti. E Archimede, fisico sicilianu, e Pitagora, mate-maticu calabrisi, chi pensanu? Si rivotanu 'nta tomba. Chi pensanu tutti i mortiammazzati pe' mani dì bersaglieri piemontisi? Arrivaru l'itaGliani e spariru 2 milionii perzuni 'nta 10 anni. A Torino 'ndavi nu centinaiu i crani esposti 'nto museu da ver-gogna Lombroso, testi i calabrisi, pugliesi, napoletani. Ma non mi ricordu. Nugliu siricorda pecchì 'nte libri i scola non dinnu ca ci fu nu genocidiu du' popolo du' sud, canon rispettaru i leggi, le lingue, i lavuri. Vinniru cca', si sostituìru all'atti, 'ndi cancel-laru 'a memoria, 'ndi ficiru cridìri ca simu brutti, ladri e briganti. Fumma studiati comufenòmeni concepìti malamenti da' natura, e fumma decimati. E cui nascìu dopu nonpoti sapìri, pecchì non esisti nu libru i storia aundi si ponnu studiari sti fatti. Ma cuvoli si informa, e prestu o tardi tutta a llordìa 'nchiàna pe' supa.

A Montevideo per pre-sentare il suo romanzo“Liberandisdòmini”nella sede del quoti-diano italiano “LaGente d’Italia”,Pantaleone Sergi haavuto modo di fare unapasseggiata con il pre-sidente dellaRepubblica SergioMattarella in visita diStato. Lungo la via 25de Mayo, all’uscitadella Casa diGaribaldi, Sergi haavuto un breve collo-quio con il Presidentea c compagnando l overso il Mercato delPorto nella CiudadVieja, consegnandopoi alla figlia Laura ilsuo romanzo nellaCasa degli Italianidove Mattarella è statoaccolto dalla colletti-vità italiana.

A MEMORIA PERDUTA

Pantaleone Sergi aMontevideo presenta il suolibro al presidente Mattarella

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