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L’ANATOMIA DENTALE E LA SUA INFLUENZA SUL TRATTAMENTO ENDODONTICO Accademia Italiana di Endodonzia (AIE) Responsabili del progetto: Aniello Mollo, Claudio Citterio, Alberto Pellegatta INDICE 1. Introduzione 2. Cenni storici 3. Anatomia della camera pulpare 4. Anatomia radicolare 5. Anatomia del sistema canalare 6. Bibliografia 1. INTRODUZIONE L’applicazione di nuove tecnologie in campo endodontico 1,2 ha inciso notevolmente sul modo di operare, confinando l’aspetto anatomico in secondo piano. Col passare degli anni si è compreso, invece, che la conoscenza dell’anatomia rappresenta un presupposto indispensabile per utilizzare al meglio questo bagaglio tecnologico. La revisione della letteratura dell’ultimo secolo ha del resto dimostrato quanto costante e sempre presente sia stato l’interesse dei diversi autori nei confronti dell’argomento anatomico. Scopo del presente modulo è quello di poter fornire attraverso osservazioni di tipo anatomico informazioni utili prima e durante un trattamento endodontico. 2. CENNI STORICI Preiswerk 3 nel 1900 fu il primo autore che si interessò estesamente della polpa e dei canali radicolari osservando che ”… che in alcune radici non è raro riscontrare un sistema di anastomosi canalari”. Successivamente Fischer 4 , nel 1908, notò la presenza di più canali nelle radici, mentre Loose 5 , nel 1909, studiò l’anatomia della camera pulpare sezionando i denti a diversa

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  • L’ANATOMIA DENTALE E LA SUA INFLUENZA

    SUL TRATTAMENTO ENDODONTICO

    Accademia Italiana di Endodonzia (AIE) Responsabili del progetto:

    Aniello Mollo, Claudio Citterio, Alberto Pellegatta

    INDICE

    1. Introduzione

    2. Cenni storici

    3. Anatomia della camera pulpare

    4. Anatomia radicolare

    5. Anatomia del sistema canalare

    6. Bibliografia

    1. INTRODUZIONE

    L’applicazione di nuove tecnologie in campo endodontico1,2 ha inciso notevolmente sul

    modo di operare, confinando l’aspetto anatomico in secondo piano. Col passare degli anni

    si è compreso, invece, che la conoscenza dell’anatomia rappresenta un presupposto

    indispensabile per utilizzare al meglio questo bagaglio tecnologico. La revisione della

    letteratura dell’ultimo secolo ha del resto dimostrato quanto costante e sempre presente

    sia stato l’interesse dei diversi autori nei confronti dell’argomento anatomico.

    Scopo del presente modulo è quello di poter fornire attraverso osservazioni di tipo

    anatomico informazioni utili prima e durante un trattamento endodontico.

    2. CENNI STORICI Preiswerk3 nel 1900 fu il primo autore che si interessò estesamente della polpa e dei

    canali radicolari osservando che ”… che in alcune radici non è raro riscontrare un sistema

    di anastomosi canalari”.

    Successivamente Fischer4, nel 1908, notò la presenza di più canali nelle radici, mentre

    Loose5, nel 1909, studiò l’anatomia della camera pulpare sezionando i denti a diversa

  • altezza. Il professor Hess6,7,8 di Zurigo, dal 1917 al 1925, divenne, poi, il punto di

    riferimento per gli autori successivi. Analizzò, infatti, più di tremila denti, documentando i

    risultati delle sue ricerche con immagini fotografiche di tutti i suoi preparati, evidenziando

    la complessità del sistema canalare, l’anatomia della camera pulpare e la presenza di

    ramificazioni apicali.

    Notevole importanza ebbero, inoltre, i lavori svolti da Green9,10,11 sull’anatomia dentale,

    sulla morfologia della camera pulpare e dell’apice radicolare.

    Nel 1969 Weine12 fece la prima classificazione del sistema canalare della radice mesio-

    vestibolare del primo molare superiore con il metodo delle sezioni anatomiche. Nel 1972

    Pineda e Kuttler13 pubblicarono quella che a tutt’oggi è considerata l’analisi più completa

    per numero di denti, radici e canali: 4183 denti per un totale di 6219 radici e 7275 canali. Il

    metodo d’indagine utilizzato fu quello dei radiogrammi eseguiti con proiezioni mesio-distali

    e vestibolo-linguali in vitro.

    Un grosso apporto scientifico alla classificazione dell’anatomia del sistema canalare e, di

    conseguenza, anche all’anatomia della camera pulpare, fu fornito da Vertucci 14,15,16,17, il

    quale - dal 1974 ad oggi - ha rielaborato e razionalizzato la classificazione di Weine12,

    applicandola ad ogni singolo elemento dentale.

    In epoca più recente, l’anatomia dentale è stata indagata anche con l’utilizzo della

    microtac tridimensionale18,19,20,21 e negli ultimi anni l’aumentato utilizzo della CBTC ha

    aperto, anche in campo endodontico, nuove frontiere alla diagnosi pre e post-

    operatoria22,23.

    Dall’analisi della letteratura, tuttavia, emerge che i dati presenti non sono omogenei e le

    cause di questa estrema variabilità sono da ricercare nelle metodiche di indagine utilizzate

    e nei campioni di indagine (gruppi di popolazione). Per quanto riguarda la metodologia, i

    vari autori analizzano l’anatomia dentale con metodi e materiali non facilmente

    sovrapponibili e poco standardizzati, rendendo molto spesso impossibile il confronto fra i

    diversi studi. Anche nel caso dei campioni di indagine i risultati per categorie dentali

    presentano notevoli differenze in relazione al fatto che tutti i lavori vengono svolti in aree

    geografiche limitate, producendo delle medie relative, quindi, solo a quel determinato

    gruppo etnico.

    Nonostante la disomogeneità dei dati che si possono desumere dalla letteratura, esistono

    comunque dei parametri universali che ci aiutano nella diagnosi e nella terapia

    endodontica.

  • Prenderemo quindi in esame l’anatomia della camera pulpare, l’anatomia radicolare e

    l’anatomia del sistema canalare.

    3. ANATOMIA DELLA CAMERA PULPARE La pratica clinica e la revisione della letteratura ci portano ad affermare, senza alcun

    dubbio, che, tra i fattori determinanti il risultato endodontico, grande importanza va data

    alla preparazione della cavità d’accesso.

    Bonaccorso e Tripi24 riferiscono che “… la maggior parte degli operatori si limita ad

    attribuire alla cavità d’accesso l’unica finalità di mostrare l’imbocco dei canali”. Al contrario,

    l’apertura della camera pulpare deve fornire un accesso rettilineo, un sentiero di

    percorribilità al forame apicale e non semplicemente verso gli orifizi canalari, rispettando al

    tempo stesso la rimanente struttura dentale25-29. La cavità d’accesso ideale deve essere

    considerata come un’entità dinamica, cioè modificabile durante la preparazione qualora

    siano necessari cambiamenti all’accesso canalare in rapporto alla situazione clinica

    presente.

    L’esame obiettivo e l’esame radiografico ci devono fornire il maggior numero

    d’informazioni possibili per poter meglio valutare l’anatomia dentale prima di procedere

    con la terapia endodontica30,31,32. L’esame radiologico d’elezione per la valutazione

    dell’anatomia della camera pulpare è il radiogramma retrocoronale conosciuto anche

    come bite-wing (Fig 1).

    Fig 1: radiogramma retrocoronale o bite-wing per una corretta

    localizzazione della camera pulpare

    Il radiogramma endorale, invece, risulta necessario per l’esecuzione della terapia canalare

    in quanto permette la visualizzazione della anatomia radicolare e del sistema canalare in

    essa presente.

    Attraverso l’esame ispettivo e radiologico dobbiamo saper valutare i seguenti punti:

    1. l’inclinazione del dente (Fig 2)

    2. le alterazioni della forma della camera pulpare (Fig 3-4)

  • 3. la presenza di restauri totali o parziali (Fig 5)

    Fig 2: in questo radiogramma si può evidenziare l’inclinazione mesiale

    del 3.7

    L’inclinazione del dente può essere mesiale o distale, ma anche linguale o vestibolare

    apprezzabile all’esame ispettivo ma non a quello radiologico. Per l’apertura della camera

    vale, come indicazione generale, la regola di mantenersi con la fresa in linea con l’asse

    principale del dente per evitare perforazioni o false strade.

    Le alterazioni della forma della camera pulpare dovute a calcificazioni e riassorbimenti per

    carie, abrasioni, restauri, e traumi creano difficoltà soprattutto nel reperimento degli

    imbocchi canalari (Figg 3-4).

    Fig 3: la deposizione di dentina per restauri precedenti e/o per carie

    ha provocato il rimaneggiamento o la quasi scomparsa totale della

    camera pulpare

    Fig 4: il tessuto calcificato occupa quasi a stampo lo spazio

    camerale; tali calcificazioni dovranno essere rimosse per

    accedere agli orifizi canalari

  • La presenza di restauri totali o parziali può alterare l’anatomia della corona dentale,

    traendoci in inganno e facendoci perdere dei punti di riferimento: ad esempio, la presenza

    di una corona completa (Fig 5) maschera sia l’anatomia della camera pulpare (per la

    radiopacità del restauro) sia l’anatomia della corona dentale, che può essere stata

    modificata per esigenze protesiche. In tal caso l’indicazione, ove fosse possibile, è la

    rimozione del manufatto.

    Fig 5: la radiopacità del manufatto protesico nasconde la camera pulpare

    completamente. Un attento esame obiettivo e un sondaggio paradontale possono

    fornire informazioni circa la posizione del dente nell’arcata e la sua morfologia

    Di fronte ad una di queste situazioni, può essere utile aprire senza diga29 (in seguito l’uso

    è tassativo) per avere più riferimenti ed evitare di commettere errori irreparabili.

    Operativamente, si consiglia di misurare la forma e la profondità della camera pulpare

    sulla radiografia preoperatoria, sovrapponendo la fresa montata alla corona e

    mantenendola in linea con l’asse principale del dente 30,31,32,33. Una volta penetrati nella

    camera pulpare - con una fresa non lavorante in punta - si asporta il tetto e si svasano le

    pareti eliminando i sottosquadri 30,31,32,33.

    Ruddle26 riferisce che: “ la misura della cavità di accesso è dettata dalla posizione del/degli

    orifizi canalari. Le pareti assiali sono estese lateralmente in maniera che l’orifizio o gli

    orifizi giacciano all’interno di questo perimetro. Idealmente le cavità di accesso

    endodontiche devono rispecchiare i principi dell’odontoiatria restaurativa, dove le pareti

    assiali di una preparazione finita devono essere coniche e consentire la fuoriuscita di

    un’impronta di cera”.

    Idealmente, la forma finale della cavità d’accesso dovrebbe essere tale da consentire -

    con un occhio solo e senza muovere lo specchietto - la visione contemporanea di tutti gli

    imbocchi canalari, mentre gli strumenti inseriti nei canali dovrebbero scivolare senza

    forzature 26,29.

    Tuttavia, pur nel rispetto degli obiettivi meccanici e biologici della preparazione canalare, è

    auspicabile non ridurre eccessivamente lo spessore dentinale alla base delle cuspidi.

  • Oggi, grazie all’utilizzo di mezzi d’ingrandimento, punte ultrasoniche e/o frese dedicate, è

    possibile rimuovere triangoli di dentina in maniera selettiva senza asportazioni eccessive

    di tessuto utili per il restauro post-endodontico.

    Raturi e coll. 34 hanno identificato nove leggi per una corretta apertura della camera

    pulpare.

    1. La legge della Centralità (Fig 6)

    2. La legge della Concentricità (Fig 7)

    3. La legge della G.A.C.

    4. La legge del cambio di colore

    5. La prima legge della simmetria (non riguarda i molari superiori)

    6. La seconda legge della simmetria (non riguarda i molari superiori)

    7. La prima legge dell’orificio canalare

    8. La seconda legge dell’orificio canalare

    9. La terza legge dell’orificio canalare

    La legge della centralità afferma che la camera pulpare (CP) è sempre al centro del dente

    a livello della giunzione amelo-cementizia (GAC).

    Fig 6: taglio assiale in CBCT che dimostra la centralità della camera pulpare a livello della G.A.C.

    La legge della concentricità afferma che le pareti della camera pulpare sono sempre

    concentriche alla superficie esterna della corona a livello della GAC.

    Fig 7: taglio assiale in CBCT che dimostra la concentricità della camera pulpare a livello della G.A.C. rispetto

    alla superficie esterna della corona.

  • La legge della GAC afferma che a livello della GAC la camera è posta al centro ed è

    concentrica rispetto la superficie esterna del dente.

    La legge del cambio del colore (Fig 8) afferma che il pavimento della camera pulpare è

    sempre più scuro rispetto alle pareti camerali che risultano di un colore più chiaro.

    Fig 8 : conferma della legge del cambio di colore con il

    pavimento e gli orifizi canalari di colore più scuro rispetto alle

    pareti della camera pulpare

    La prima legge della simmetria - che non riguarda i molari superiori - afferma che gli

    imbocchi dei canali sono equidistanti da una linea disegnata in senso mesio-distale al

    centro del pavimento della CP (Fig 9)

    La seconda legge della simmetria - che non riguarda i molari superiori - afferma che gli

    imbocchi dei canali si trovano perpendicolari ad una linea disegnata in senso mesio-distale

    al centro del pavimento della CP (Fig 9).

    Fig 9: gli imbocchi sono equidistanti e perpendicolari rispetto ad una linea

    che passa nel centro del dente in senso mesio distale

    Le tre leggi degli orifizi (Fig 10) affermano che:

    • gli imbocchi sono sempre al passaggio tra parete e pavimento;

    • gli imbocchi sono sempre agli angoli della CP;

    • gli imbocchi sono al termine dello sviluppo radicolare.

  • Fig 10: evidenza delle tre leggi degli orifizi canalari

    Riteniamo opportuno soffermarci, per la loro complessità, in modo particolare sulle camere

    dei molari superiori e inferiori.

    Nei molari superiori, la forma della camera dopo l’apertura è prevalentemente

    trapezoidale, seguita da una forma triangolare ed una ellittica22,35,36 che secondo

    Thomas36 presentano rispettivamente queste percentuali 80 % , 12% e 8% (Fig 11).

    Fig 11: forme e percentuali della camera pulpare dei molari superiori secondo Thomas et al.

    Il canale palatino si trova in corrispondenza della cuspide mesio-palatina, quello disto-

    vestibolare verso il centro del dente 33,37,38: ciò permette di non coinvolgere, durante la

    preparazione, la cuspide disto-vestibolare e, tanto meno, la cresta trasversa,

    risparmiando così sostanza dentale. Il canale mesio-vestibolare è invece immediatamente

    sotto la cuspide corrispondente che, per questo motivo, talvolta potrebbe essere rimossa.

    Secondo diversi autori12,15,35,36,37,38,39,40,41 nella radice mesio-vestibolare è presente un

    secondo canale in più del 90% dei casi, generalmente situato a 1,5–2 mm mesio-palatino

    al canale mesio-vestibolare e coperto da un becco di dentina: talvolta un solco collega i

    due imbocchi.

  • Nei molari inferiori la forma della camera è trapezoidale e possono essere presenti da uno

    a tre orifizi nella radice mesiale (quello vestibolare si trova sotto la cuspide mesio-

    vestibolare) e da uno a due orifizi nella radice distale43,44,45,46,47. La presenza di un unico

    canale non in posizione centrale rispetto all’asse della radice distale deve far supporre

    l’esistenza di un secondo canale da ricercarsi in posizione linguale26,30,31,32,41. In presenza

    di calcoli pulpari, evidenti dal radiogramma preoperatorio, è necessario operare con

    prudenza. Lavorando con punte endodontiche da montare su unità ad ultrasuoni42 a

    secco (in assenza di acqua) si riesce, il più delle volte, ad asportare in breve tempo i

    calcoli o calcificazioni, accedendo facilmente agli orifizi canali sottostanti. Le punte

    ultrasoniche sono, inoltre, molto utili anche nel reperimento del 4° canale e di canali

    calcificati in quanto, a differenza delle frese montate su turbina o micromotori, permettono

    all’operatore una maggior visibilità del campo operatorio e un miglior controllo della zona

    di lavoro.

    Nei premolari, sia inferiori che superiori, la forma della camera pulpare risulta spesso

    ellittica e condizionata dalla sezione della radice radicolare e dalla anatomia del sistema

    dei canali radicolari.

    Stesso condizionamento lo esercitano le radici dei canini e degli incisivi superiori,

    determinando forme di cavità pulpari che possono variare dalla rotonda alla triangolo-

    ovoidale che ovoidale.

    Il concetto di cavità dinamica vale anche per i denti del gruppo frontale, sia superiore che

    inferiore, tenendo ben presente la valenza estetica che ogni singolo caso può presentare

    (restauro diretto o indiretto). E’ da considerare che secondo alcuni autori48,49,50,51 il margine

    incisale può essere coinvolto dall’accesso diretto nel 95% dei casi nei denti frontali

    superiori e nel 100% nei denti inferiori.

    Dalla nostra analisi, in conclusione, possiamo quindi individuare alcuni punti essenziali

    nell’apertura camerale in rapporto all’anatomia endodontica:

    • corretta conoscenza dell’anatomia dentale;

    • corretta interpretazione dell’immagine radiografica. Se necessario eseguire sia

    radiogrammi retrocoronali che periapicali con differenti proiezioni;

    • utilizzo di sistemi d’ingrandimento e di una buona illuminazione;

    • impiego di poche frese standardizzate;

    • uso di inserti ultrasonici dedicati all’endodonzia ortograda;

    • considerare sempre l’esistenza di due canali per radice fino a che non si ha la prova sicura

    dell’esistenza di uno solo;

  • • considerare che la natura “ama la simmetria”: in una radice la presenza di un canale in

    posizione eccentrica deve far sospettare la presenza di uno o più altri canali.

    4. ANATOMIA RADICOLARE Nell’affrontare l’anatomia radicolare, due sono gli aspetti essenziali da considerare: uno

    legato alla curvatura della radice, l’altro legato alla morfologia della sezione radicolare.

    Le curvature delle radici dentali si possono presentare su tutti i piani dello spazio e

    possono essere essenzialmente di quattro tipi: mesiali, distali, vestibolari, linguali (o

    palatine).

    La natura ci viene in soccorso nell’individuarle facilmente sul radiogramma preoperatorio:

    nell’80-90% dei casi le curvature sono orientate distalmente e mesialmente.

    Per quanto riguarda la sezione della radice, Citterio e coll. 52 individuano due tipologie:

    radici tubulari e radici laminari. Le radici tubulari si distinguono in rotonde, triangolo-

    ovalari e ovalari, mentre le radici laminari si possono distinguere in ellittiche (ovalari),

    reniformi (semilunare con depressione su un lato) e forma a otto ( ovalare con

    depressione su entrambi i lati) (Fig 12).

    Osservando la distribuzione delle radici tubulari e laminari nei vari gruppi di denti è

    possibile affermare52 che le radici laminari si riscontrano in quasi tutti gli elementi dentali

    (tutta l’arcata inferiore, nei premolari superiori, nelle radici mesiali dei molari superiori)

    mentre le radici tubulari si trovano quasi esclusivamente nei denti dell’arcata superiore.

    La conoscenza delle radici laminari e del loro sistema canalare, pertanto, è fondamentale

    per poter eseguire una corretta terapia endodontica, poiché la loro anatomia si rivela

    estremamente complessa e variabile.

    Fig 12: rappresentazione in sezione di radici tubulari e laminari

    Tubulare Rotonda Triangolare Ovalare Laminare Ellittica Reniforme Forma a Otto

    Dal punto di vista radiologico il legamento parodontale si individua sul radiogramma come

    una linea più radiotrasparente (linea nera), mentre la lamina dura è evidenziata come una

    linea più radiopaca (linea bianca) (Fig 13); queste due variazioni di radiodensità si trovano

  • sempre in associazione, cioè una di fianco all’altra. Queste alternanze di radiopacità e

    radiotrasparenza delimitano il contorno della radice e possono presentarsi sul

    radiogramma come un contorno singolo oppure doppio. La presenza di un doppio

    contorno con due legamenti e due lamine dure è l’epifenomeno, sul radiogramma, della

    presenza di una radice laminare (ellittica, reniforme o a forma di “otto”). Al contrario un

    contorno singolo, con la presenza di un unico legamento parodontale e di una unica

    lamina dura, può indicare la presenza sia di una radice tubulare sia di una radice laminare

    (Fig 14). Quindi, il riconoscimento di un doppio contorno radicolare permette sempre di

    poter individuare con certezza la presenza di una radice laminare.

    Va sottolineato che una radice può essere dapprima laminare e poi tubulare nella sua

    porzione apicale. L’esecuzione di un secondo radiogramma con una diversa proiezione,

    tra le altre informazioni, ci potrà evidenziare un doppio contorno e quindi la presenza di

    una radice laminare almeno in una sua porzione

    Fig 13: nei radiogrammi la lamina dura appare come una linea bianca,

    radiopaca, che delimita una linea nera, radiotrasparente, il legamento

    parodontale; il loro alternarsi delimita il contorno di una radice, che

    può presentarsi semplice o doppio.

    Fig 14: il riconoscimento di un doppio contorno radicolare in un

    radiogramma permette di individuare sempre la presenza di una

    radice laminare.

    5. ANATOMIA DEL SISTEMA CANALARE L’anatomia del sistema canalare è stata ampiamente indagata nell’ultimo decennio

    attraverso l’utilizzo di strumentazioni sofisticate come la microtac e la letteratura ha

    abbondantemente dimostrato che i canali raramente sono dritti, anche quando possono

    apparire tali dall’esame radiografico.

  • Come già accennato nei cenni storici, il primo autore che documentò ampiamente con una

    vasta iconografia il proprio lavoro fu Hess6,7,8 ; a lui va il merito di aver identificato tutte le

    variabili anatomiche del sistema canalare dei denti permanenti, ma ad altri autori va

    ascritto il merito di aver sia documentato sia inquadrato dal punto di vista classificativo

    questo argomento 9-12,15.

    Per la comprensione del sistema canalare non si può non citare la classificazione proposta

    da Lautrou53 nel 1982 nella quale suddivideva i canali radicolari sulla base della forma

    evidenziata alla sezione della radice. Essenzialmente si distinguevano due tipologie di

    canali radicolari: tubulare comprendente poi tre sottotipi (ovalare, rotondo, triangolare) e

    laminare anch’esso comprendente tre sottotipi (rettilineo, semilunare, con rigonfiamento

    linguale o vestibolare). Ad una prima lettura della classificazione di Lautrou53 poteva

    passare il messaggio che nelle radici tubulari fossero presenti solo ed esclusivamente

    canali tubulari e nelle radici laminari solo ed esclusivamente canali laminari. In realtà lavori

    successivi36,54 permisero di concepire anche la presenza di canali tubulari nelle radici

    laminari, indicandoci come il sistema canalare presente nelle radici laminari possa essere

    molto più complesso e di conseguenza possa porre molte più difficoltà dal punto di vista

    clinico.

    Thomas e coll. 36 nel 1993 affrontano il problema della modificazione dell’anatomia

    canalare per quello che riguarda la sezione del canale, in rapporto all’età all’interno delle

    radici laminari. Dimostrano che all’interno delle radici laminari si possono trovare canali

    laminari nei pazienti più giovani e che questi canali laminari tendono a restringersi e

    addirittura a separarsi, formando quindi dei canali tubulari al passare dell’età (Fig 15).

    Fig 15: in una radice laminare un canale laminare può con il tempo trasformarsi, separarsi in tubulari stretti

    Con Weine e Vertucci12,14,15, sul finire degli anni ’60, lo studio e la classificazione

    dell’anatomia del sistema canalare assumono sempre più contorni e limiti precisi,

    proponendo i due autori come i maggiori referenti sull’argomento. Weine e coll. 12

    propongono per primi una classificazione del sistema canalare delle radici laminari non in

  • base alla sezione del canale radicolare ma sulla base del suo sviluppo tridimensionale

    all’interno della radice (spazio endodontico), focalizzando la loro attenzione sulla radice

    mesiale del primo molare superiore. Sulla base degli studi condotti da Weine si inserisce

    Vertucci14,15 che ha l’indubbio merito di applicare il criterio classificativo usato da Weine

    anche ad altre radici e in una seconda fase di ampliare lo schema classificativo di Weine

    fino a otto tipologie di anatomie canalari (Fig 16). Successivamente, la classificazione

    della sezione radicolare di Citterio e coll. 52 ha evidenziato come la complessità del

    sistema canalare sia prevalentemente a carico delle radici laminari. Infatti, l’anatomia

    canalare delle radici laminari si presenta in modo assai più complesso rispetto a quella

    delle radici tubulari, che essenzialmente presentano al loro interno canali tubulari larghi o

    stretti ma pur sempre canali tubulari nei quali non sono presenti strutture anatomiche

    complesse come le anastomosi, le confluenze canalari o le divisioni canalari ma solo delle

    curve canalari ed eventuali canali laterali. Con questo non si vuole affermare che una

    radice tubulare sia più facile da trattare ma sottolineare il concetto della maggiore

    variabilità anatomica delle radici laminari.

    Tipo 1 Tipo 2 Tipo 3 Tipo 4 Tipo 5 Tipo 6 Tipo 7 Tipo 8

    Fig 16: Classificazione di Vertucci, che amplia quella di Weine, portando a otto tipologie di canali.

    In conclusione, la conoscenza dell’anatomia dentale e la corretta interpretazione

    dell’immagine radiografica ci permettono di individuare più facilmente le variabili che

    possono influenzare positivamente o negativamente il nostro intervento terapeutico.

    6. BIBLIOGRAFIA

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