La Voce del - Liceo Stataleda Ortona a San Salvo è noto come ''Costa dei Traboc-chi'', che prende...
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Il Progetto PLAY WITH BOXE, ideato
dalla A.S.D. TULLIO DI GIOVANNI BOXE,
entra all’interno delle scuole con l'obiettivo
di far conoscere ai ragazzi tutti gli aspetti
del pugilato.
Il Liceo Gonzaga ha “aperto le porte” a
questo sport il 29/04/2015 e le classi si
sono, da subito, entusiasmate. Il progetto
ripartirà a settembre verrà integrato nella
programmazione, come concordato con il
Dirigente scolastico Prof.ssa Orlando e
con le docenti di Ed. fisica Belli e Calendi.
Gli istruttori sono: Davide Di Meo, tecnico
ufficiale e tecnico/istruttore, e Danilo Fu-
sella, atleta della TULLIO DI GIOVANNI
BOXE.
L'idea dell’associazione è quella di fornire
un'immagine positiva del pugilato dilettan-
tistico, strumento d’intervento per proble-
matiche generazionali di tipo adolescen-
ziale e tardo adolescenziale, e di offrire
un’esperienza fondamentale per i giovani,
poiché stimola fantasia e creatività.
Attraverso il progetto, si ha l’opportunità di
formare il carattere etico-sociale del ra-
gazzo, di determinare relazioni con le si-
tuazioni e le persone, basando i rapporti
sull’uguaglianza e affermando la propria
personalità. Inoltre il giovane riceve un’e-
ducazione corporea e motoria, oltre alla
consapevolezza della propria salute psico-
fisica.
Attraverso il pugilato si raggiunge:
1) l’autodeterminazione e l’autocontrollo;
2) una maggiore sicurezza di sé;
3) la capacità di accettare l'altro e di coo-
perare in compiti comuni;
4) il miglioramento delle prestazioni.
Questo è il compito dell’insegnante Davi-
de Di Meo, che ha avuto eccezionali risul-
tati sportivi che gli hanno permesso di co-
struire un vasto bagaglio tecnico e una
solida preparazione teorica.
I ragazzi delle classi aderenti, 1L, 2L, 3L,
1M, 2M, 3M, 4C e 2D, sono molto soddi-
sfatti del progetto, tanto che stanno già
apprezzando i primi frutti del loro impe-
gno; stanno imparando ad accettare le
critiche e a trovare il lato positivo in ogni
cosa.
IL PUGILATO ENTRA AL LICEO GONZAGA
Anno scolastico 2014-15
Sommario:
Attualità 2
Viaggi
d’istruzione 4
Je don’t hablo
Italienisch 9
L’intervista
speciale 12
Scrittura creativa 14
Speciale concorsi 17
La posta del cuore 19
Maggio 2015
Numero 2
La Voce del
E allora…TUTTI IN GUARDIA con Play with boxe e …
ARRIVEDERCI ALL’ANNO PROSSIMO!
Lorenza Rossi, Giorgia Zampoli 1M
La Voce del Gonzaga Pagina 2
Il mare abruzzese sempre più minacciato dalle multinazionali del petrolio
Dire NO per un futuro migliore
Sulla Costa dei Trabocchi avanza sempre di più l'ombra di una piattaforma petrolifera
e del progetto Ombrina Mare destinato a cambiare il futuro dell'Abruzzo
“Proteso dagli scogli, simile ad un mostro in agguato,
con i suoi cento arti, il trabocco aveva un aspetto formi-
dabile”, scriveva Gabriele D'Annunzio, poeta abruzzese
simbolo del Decadentismo italiano, nel suo romanzo
"Trionfo della morte". Fin dal 1894, data di stesura
dell'opera, il trabocco era fonte di ispirazione per i poeti
e di sostentamento per le famiglie dei pescatori. Oggi il
trabocco costituisce una delle maggiori attrazioni turisti-
che abruzzesi, un bene culturale da proteggere e valoriz-
zare. Queste complesse macchine da pesca compaiono
lungo una parte della costa abruzzese, sul tratto che va
da Ortona a San Salvo chiamato non a caso "Costa dei
Trabocchi". Negli ultimi anni questo meraviglioso tratto
di mare è minacciato dalla multinazionale britannica
Rockhopper Exploration che vuole costruire una piatta-
forma petrolifera al largo di questa costa, immettendo
così fumi nocivi e maleodoranti in atmosfera e sversan-
do inquinanti in mare, per non parlare degli effetti letali
che potrebbe causare un eventuale incidente. Molte so-
no state le proteste degli abruzzesi che continuano
tutt'oggi a manifestare il loro dissenso.
L’Abruzzo è una regione ricca di tradizioni e affasci-
nante nei suoi territori che presenta un'economia basata
sull'agricoltura, sulla pesca e sopratutto sul turismo,
data la presenza di numerosi parchi nazionali, riserve
naturali e vette tra le più alte del sistema appenninico.
L’Abruzzo è conosciuto anche per il suo litorale, con
paesaggi straordinari molto diversi fra loro, paragonabi-
li a quelli delle coste oceaniche del Portogallo e della
Scozia. In provincia di Chieti il litorale che si estende
da Ortona a San Salvo è noto come ''Costa dei Traboc-
chi'', che prende il nome da un'antica e tipica costruzio-
ne marina, ovvero il trabocco, diventato il simbolo di
questo tratto di costa. La presenza di queste macchine
da pesca e lo splendido mare attirano ogni anno un nu-
mero sempre maggiore di turisti, inesauribile risorsa
economica che da lavoro a migliaia di abitanti di queste
zone. La Costa dei Trabocchi è un bene culturale che ha
bisogno di essere curato e tutelano da chi invece ne vuo-
le trarre solo guadagno, danneggiando questo prezioso
patrimonio.
Di recente la multinazionale Rockhopper Exploration
sta portando avanti un progetto di costruzione di una
piattaforma petrolifera chiamato Ombrina Mare che
dovrebbe sorgere a soli 6 km al largo della Costa dei
Trabocchi di San Vito Chietino, collegata ad una serie
di pozzi estrattivi e ad una nave-raffineria lunga 35 me-
tri e alta 43 metri, che stoccherà fino a 50mila tonnellate
di petrolio. Tutto questo stazionerà di fronte alla costa
per i prossimi 24 anni, causando danni irreparabili ad
uno dei tratti più belli dell'Adriatico, nonché per la vita
quotidiana di tutti coloro che vivono e lavorano in
Abruzzo. Non si può lasciare in mano a pochi petrolieri
il futuro di questa regione decretandone quasi sicura-
mente la fine di molte attività commerciali e turistiche.
Molti abitanti della costa e non solo hanno manifestato
la loro opposizione quando nel 2013, 40.000 abruzzesi
sono scesi per le strade di Pescara per gridare il loro no
a Ombrina Mare. Fu una protesta così forte che riuscì a
fermare il progetto. Purtroppo tempo fa la questione si è
riaperta: la Commissione di Valutazione di Impatto
Ambientale (VIA) ha dato parere positivo al progetto
Ombrina Mare. La popolazione risponderà dandosi ap-
puntamento il 23 maggio a Lanciano per una manifesta-
zione regionale che possa dimostrare ancora una volta
l'opposizione alle trivelle.
Ester Origlia, IV L
La Voce del Gonzaga Pagina 3
La pace come forza morale dei popoli
Riflessioni in classe sull’articolo 11 della nostra Costituzione
La pace è una condizione non facile da definire, e non è certamente sufficiente considerarla assenza della guerra. Ai nostri giorni da parte di tanti organismi internazionali, si propone di legare la pace alla giustizia e alla difesa di diritti umani, ampliandone, di fatto, i confini.
Nel corso dei secoli la parola “ pace” ha assunto diversi significati: per il poeta latino Virgilio autore dell’Eneide, la pax romana era un ordine giuridico imposto
con la forza sui popoli, avendo cura di essere clementi con i sottomessi e duri con i superbi. Nel periodo medievale sono nate diverse contraddizioni, come l’idea di Guerra Santa, ovvero la crocia-ta, con la nascita di monaci combatten-ti. Molti secoli dopo ebbe origine invece il cosiddetto pacifismo democratico, nel quale si cercarono regole civili per la convivenza internazionale. Ai giorni nostri, possiamo citare un esempio di riconciliazione nazionale promosso con successo in Sud Africa mediante la crea-zione di un’apposita Commissione, do-po l’elezione a Presidente di Nelson Mandela, nel 1994. E in Italia? La I° guerra mondiale, nel nostro Paese, ave-va portato grandi tragedie, con centi-naia di migliaia di morti. In seguito la dittatura fascista aveva di nuovo con-dotto gli italiani a far parte del secondo conflitto mondiale. Tra i nostri con-cittadini, sconfitti dalle avventure mili-tari, si è diffusa così una ferma co-
scienza di pace. Come promotore e sostenitore della pace Papa Francesco, in un suo recente discorso, afferma, prendendo spunto da un paragone esi-stente in natura, che la fraternità espri-me anche la molteplicità e la differenza che esiste tra fratelli, legati per nascita ed aventi stessa natura e dignità. Dun-que come fratelli e sorelle (non era questo uno dei principi cardine della Rivoluzione francese?), tutte le persone sono per natura in relazione con le al-tre, dalle quali si differenziano, ma con cui condividono la stessa origine, natu-ra e dignità. Possiamo dunque dire con assoluta certezza che la pace è la via fondamentale per l’armonia dei popoli e che la guerra non è inevitabile, non è mai legittima e che alla forza fisica è necessario opporre, sempre, la non-violenza, vera forza morale! Lo afferma anche la nostra Carta Costituzionale!
Classe IV D
Malala Yousafzai, la più giovane
vincitrice del Premio Nobel per la Pace
Tutti, nella loro vita, avranno sentito questa parola: omer-
tà. Ebbene, cos’è l’omertà? L’omertà è uno dei “pilastri”
su cui si regge la mafia, e consiste nell’atteggiamento di
mancata collaborazione con le autorità per la risoluzione
dei crimini. In tantissimi si sono chiesti da dove venga, o
meglio da dove nasca, quest’atteggiamento. Probabilmente
paura, o complicità (personalmente escluderei il fattore
“sfiducia nelle istituzioni”, che potrebbe c’entrare con l’ar-
gomento in questione, ma solo velatamente).
Paura. Paura di essere scoperto, è per questo che taci. Pau-
ra di ricevere minacce dal criminale. È per questo che taci.
Complicità. Sei complice sia prima che dopo il misfatto.
Perché prima di quel momento che mette un po’ di
“strizza” a tutti gli omertosi, vedevi, parlavi, e sentivi. Ora,
improvvisamente, sei cieco, muto, e sordo. Misteri della
Scienza. Mentre le autorità si dannano, tu taci, e rimani lì.
Ma vuoi correre via. Corri, corri, corri, e corri. Ma sei an-
cora lì, e tu taci, mentre le autorità si dannano. Hai già ma-
gicamente rimosso tutto. “Chi è stato?” “Boh!”. L’omertà
l’abbiamo provata tutti sulla pelle, ed è, nel caso mio, una
cosa che ti lascia un enorme fastidio. Il primo esempio che
mi giunge alla mente è quello avvenuto giusto giusto oggi,
anzi, fra ieri e oggi. Ieri, alla fine della giornata, i bidelli
hanno potuto constatare che la classe nostra era in pessime
condizioni. Oltre alle classiche carte per terra (che, seppur
numerose, sono ormai un “marchio di fabbrica” della no-
stra classe, e anche delle altre, spero...) vi si poteva trovare
–giusto per parlare del caso più eclatante- una sensazionale
opera d’arte contemporanea, dal nome di: pezzo di pane
spiaccicato sul pavimento con inchiostro verde. L’opera,
realizzata da anonimo, è stata -che disdetta- accolta aspra-
mente dalla vicepreside e dai collaboratori, i quali la matti-
na seguente ci hanno fatto ripulire la classe, la quale è stata
spesse volte teatrino di “divertenti siparietti” durante tutto
l’arco della giornata. Ebbene, un colpevole, durante la gior-
nata, non è uscito, e la classe intera s’è dovuta prendere la
responsabilità dei danni. Eterna dimostrazione del fatto che
l’omertà aiuta il singolo, ma disintegra i meriti di un grup-
po, penalizzandolo. Ma, a quanto pare, è giusto così.
Gabriele Di Tommaso 1L
ACCADDE IN CLASSE
28/29 aprile 2015
La Voce del Gonzaga Pagina 4
A SPASSO CON “DANTE”
Diario di viaggio: in data 1Aprile ci siamo diretti verso Ca-
stelcivita, in provincia di Salerno, per un viaggio abbastan-
za… inusuale.
Accompagnati dalle prof.sse D’Angelo, Daddario e dal prof.
Fantoni, la nostra destinazione risiedeva nelle grotte del co-
mune campano.
Un tour nell’Inferno dantesco.
La mattinata non iniziò con i migliori auspici, in quanto fum-
mo costretti ad attendere, vanamente aggiungerei, un’alunna
ritardataria. Si dice il peccato, ma non il peccatore, ovviamen-
te.
Sei ore di viaggio ci separavano dall’Averno del poeta fioren-
tino e, di certo, non fu una passeggiata in un campo di rose:
alcuni, sopraffatti dalla stanchezza, dimenticarono per un atti-
mo la scomodità dei sedili e scivolarono fra le braccia di Mor-
feo, gli altri cercavano di ammazzare il tempo come meglio
potevano.
Ovviamente non mancarono i siparietti canori e comici.
Dopo un Sanremo improvvisato il cui tema principale era Ti-
ziano Ferro e alcune divertenti imitazioni di professori… in
voga, arrivammo a destinazione.
L’ingresso alle grotte era caratterizzato da un’ampia fessura
nella parete, nella quale era stato incastrato un cancello.
All’entrata, fummo abbastanza sorpresi di trovare, non uno,
non due, ma un gruppo di “Dante”, pronti a guidarci fra le
pareti di roccia. E così, insieme a loro, abbiamo recitato i canti
della Divina Commedia studiati con passione.
Ad aprire lo spettacolo ci pensarono Dante, Beatrice e Virgi-
lio, interpretati con maestria. Poi fu il turno delle fiere che,
con movenze feline, cercavano di non scivolare sul suolo umi-
do de “l’Antinferno”.
Canto V: Paolo e Francesca.
I versi furono cantati, letteralmente, da una bravissima Fran-
cesca. Tuttavia la mancanza di un Paolo piangente non è pas-
sata inosservata, come l’innaturale troncamento del dialogo
fra l’anima lussuriosa e il poeta. Ma ce ne siamo dovuti fare
una ragione, il tempo è tiranno in alcuni casi.
Canto IX: Le mura di Dite
Nella Commedia, Dante giunge davanti alle mura della città
infernale, alle quali, tuttavia, gli è precluso l’accesso.
E’ qui che vi è una delle apparizioni più inquietanti del poe-
ma: le Erinni.
Ora, non so se quelle che abbiamo visto furono proprio la rap-
presentazione di Megera, Tesifone e Aletto, ma io stesso, da
inesperto, notai delle piccole imprecisioni nella coreografia
proposta dalle tre ragazze.
L’idea, di per sé, è buona: attirare i giovani attraverso la musi-
ca.
Ed è proprio a passo di danza che entra in scena l’ultima figu-
ra del canto: il messo celeste, il quale ingaggia con i tre diavo-
li uno scontro dal quale esce vittorioso.
Canto X: Farinata degli Uberti.
La sua entrata non sarà stata trionfale o acclamata, ma una
cosa è sicura: io non l’avevo proprio notato.
Si ergeva dritto di fronte a noi, eppure era riuscito a passare
inosservato al mio sguardo. Quando iniziò a parlare fu un col-
po al cuore, non solo per il timbro di voce molto alto, ma la
mia stessa presa di coscienza sulla sua esistenza contribuì alla
sorpresa.
Anche qui il dialogo fu interrotto troppo bruscamente per i
miei gusti, ma il talento dell’attore era ben tangibile.
Canto XIII: Pier delle Vigne.
La scenografia si presentava come un masso rialzato sul quale
erano appostate le figure di un cartellone, recante un’immagi-
ne della Selva dei suicidi, e di un altro attore pronto a decanta-
re i versi del tredicesimo canto.
Pier delle Vigne è il nome del personaggio e l’interprete è
riuscito abbastanza bene nella sua impresa. Nonostante la bre-
vità di questo sipario, più o meno tutti abbiamo apprezzato la
bravura del moderno dannato.
Canto XXVI: Ulisse.
Dove sono puniti i consiglieri di frode, ottava bolgia dell’otta-
vo cerchio, anche noi abbiamo fatto la conoscenza della figura
di Ulisse.
Contornato da un arco naturale di pietra e accompagnato da
due candele, a rappresentare le anime quivi punite, l’attore si
presentò a noi in un contrasto di luci ed ombre evocativi. Nar-
ra la storia del suo personaggio e ci lascia tutti stupiti e soddi-
sfatti. Un ottimo interprete per una grande figura del panora-
ma infernale.
Canto XXXIII: conte Ugolino.
“La bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator, forbendola a’
capelli del capo ch’elli avea di retro guasto”
Così inizia il trentatreesimo canto dell’Inferno e la situazione
descritta è la pena a cui sono condannati il conte Ugolino e
l’arcivescovo Ruggieri.
La rappresentazione fu emozionante e dalla voce del novello
Ugolino traspariva, in toto, il sentimento di angoscia che per-
vade l’intera narrazione dantesca.
Non servono grandi effetti speciali, quando a parlare è un vero
La Voce del Gonzaga Pagina 5
attore.
Canto XXXIV: Lucifero.
L’ultimo canto della prima cantica, il canto del signore dell’In-
ferno.
Lucifero viene descritto di brutale aspetto da Dante, tanto che
ci aspettavamo fosse impossibile una rappresentazione convin-
cente.
Ma lo stupore, misto a grande interesse, comparve sui nostri
volti nell’ultima fermata del tour.
Il nostro Dante ci aveva condotto davanti ad una serie di scher-
mi che proiettavano foto raccapriccianti.
Fra di essi facevano capolino i dittatori, le atrocità commesse
in Africa, la bomba atomica, gli esperimenti scientifici, il brac-
conaggio e molti altri mali del mondo.
Non serve credere al diavolo per avere la percezione del male:
esso confluisce in ognuna di queste azioni. Che sia allegoria o
meno, il significato più profondo della Divina Commedia risie-
de nella figura stessa di Lucifero e dei dannati.
Il male corrompe l’uomo e l’umanità.
In senso lato, siamo molto più vicini all’Inferno di quanto pos-
siamo pensare.
Con queste immagini si è concluso il nostro tour fra le umide
grotte e le “inquietanti” anime prave. Di certo è stata un’espe-
rienza interessante, da condividere.
Ma una domanda ancora mi sorge spontanea: perché Paolo non
c’era?
Francesco Di Giorgio 3L
“La Divina Gita”
Il primo giorno del mese di aprile
Eravam tutti seduti su un sedile
Pronti per questa bella gita
Direzione grotte Castelcivita;
E dopo esserci persi per una selva di strade
Siamo entrati lì dove ognuno le sue speranze ha lasciate
E temendo ogni tipo di male
Ci addentrammo nella cavità infernale.
Accompagnati dallo stesso Dante
Incontrammo Virgilio, Francesca
Farinata e Cavalcante
Poi con i brividi sulla pelle
E in testa mille favelle
Riuscimmo a riveder le stelle.
Beatrice Zulli 3N
La Voce del Gonzaga Pagina 6
Nel mezzo del cammin di nostra vita,
mi ritrovai per una grotta oscura
che nel pensier rinova la paura.
Io non so ben ridir come v'intrai,
avevo seguito Fantoni fino a quel punto
e la verace via abbandonai.
Lo giorno se n'andava e l'aere bruno
riempiva la grotta e noi che n'eravamo all'interno,
o' mamma, o' papa or aiutatemi.
Mentre mi addentravo nell'oscura grotta
dinanzi agli occhi mi si offrì
chi per lungo tempo, era rimasto nascosto ed in silenzio,
quando lo vidi gridai a lui 'miserere di me, od ombra od uomo certo'
rispuosemi ''la mia città, vittima di superbia, invidia ed avarizia è Fiorenza,
che per mare e terra batte le ali
e per il mondo il suo nome si spande.,
io Durante Alighieri, ma voi studenti mi chiamaste Dante,
per la mia grande opera alla quale nelle scuole date vanto.''
''Or tu sei quel Dante e quella fonte che spandi
di parlar si largo fiume'' rispuosi io,
abbassando vergognosamente la fronte.
Allor si mosse e noi li tenemmo il passo.
Noi percorrevamo quella grotta per diletto ed ovunque io mi voltassi,
novi tormenti e novi tormentati mi si ponevano dinanzi.
Paolo e Francesca vidi, il quale amore condusse alla stessa morte,
Ciacco, il peccatore di gola, Farinata degli Uberti, l’illustre fiorentino,
Pier delle Vigne, che tenne in mano entrambe le chiavi del cuore di Federico,
il valoroso Ulisse che ci raccontò la sua impresa oltre le colonne d’ercole
ed infine il conte Ugolino, colui che nella Muda, insieme ad i suoi figli fu rinchiuso.
Così di pietade, venni a men com’io morisse,
e caddi come corpo morto cade.
ALESSIA CHECCHIA 3N
La Voce del Gonzaga Pagina 7
GIARDINI DI NINFA E SERMONETA
Lunedì 18 Aprile, insieme ad altre classi del Liceo “Gonzaga”,
anche la 1M, ha visitato un posto incantevole. Siamo partiti in
perfetto orario e, dopo una piccola sosta, siamo arrivati intorno
alle nove e mezza. Indubbiamente il bel paesaggio e la buona
compagnia hanno reso piacevoli le quattro lunghe ore di viag-
gio in autobus.
Entusiasmante l’ingresso in quella sorta di paradiso: l'oasi di
Ninfa.
La visita guidata è durata circa trenta minuti, la guida ci ha
fatto una vera lezione di botanica e ci ha spiegato sommaria-
mente la storia dell'antica Ninfa: fu costruita su un territorio
pianeggiante, fu governata dai Caetani e circondata da una dop-
pia cinta di mura. Nell'oasi ci sono diverse varietà di rose senza
afidi, grazie alle coccinelle e ai 160 tipi di uccelli diversi che ne
mangiano circa quattrocento o cinquecento al giorno; ma ciò
che mi ha colpito molto sono state le magnifiche acque del fiu-
me Ninfa, trasparenti ed invitanti! Sono rimasta affascinata
dalle canne di bambù provenienti dalla Cina e conosciute come
"pelle di serpente": erano davvero altissime! Dopo aver conclu-
so la visita dell'oasi, siamo ripartiti in autobus e ci siamo recati
a Sermoneta, un piccolo paesino in provincia di Latina situato
in alta montagna. Per arrivarci, in realtà, abbiamo percorso cir-
ca due chilometri a piedi, e una volta arrivati in paese abbiamo
cercato di capire dove si trovasse il Giardino degli Aranci, il
parco dove avremmo pranzato. Dopo averlo trovato i professori
ci hanno lasciato liberi di scegliere se visitare un po’ il paese o
se continuare a divertirci nel giardino tra musica e gavettoni. Io
ho deciso di svagarmi un po’ con alcune amiche e ci siamo
incamminate in paese.
Un altro bellissimo posto: le strade erano strette e le case un
po’ vecchiotte, c'erano bar e piccoli negozietti ogni 10 metri e
tutti erano molto gentili.
Verso le quattro del pomeriggio ci siamo recati al castello ed
anche qui siamo stati accolti da una guida. Tutto straordinario,
ad eccezione delle porte di ingresso un po’ basse e delle scale
scivolose che cadevano a pezzi: ero davvero terrorizzata dal
pensiero di cadere! Per fortuna il giro non è durato molto e sia-
mo poi finalmente potuti tornare verso l'autobus: eravamo sfini-
ti! Partenza per Chieti alle ore 17.45; dopo una lunga sosta in
autogrill, sicuramente stanchi, stravolti dai km fatti a piedi ma
sereni e uniti come non mai, una volta a casa, siamo sprofonda-
ti tra le braccia…di Morfeo!
Martina Casalanguida 1M
Il Giardino di Ninfa è un fantastico esempio di monumen-
to naturale dove gli alberi e le piante risplendono nella
loro straordinaria bellezza e maestosità: il Giardino di
Ninfa è uno degli spettacoli più belli che la natura riesca
ad offrire non solo in Italia, ma anche nel mondo. Situato
nel territorio di Latina, al confine con Norma e Sermone-
ta, è un tipico giardino all’inglese e fu iniziato da Gaetano
Caetani nel 1921. Della grandezza di otto ettari, ospita al
suo interno oltre un migliaio di piante ed è attraversato
dal fiume Ninfa e da numerosi ruscelli. Realizzata sui ru-
deri della città medievale di Ninfa, quest’oasi verde e ri-
gogliosa, deve la sua esistenza e bellezza soprattutto a
Lelia Caetani, ultima discendente della nobile famiglia,
alla quale apparteneva papa Bonifacio VIII. Fu proprio lei
a portare a termine il progetto dell’attuale parco, che non
rispondeva ad alcun modello, ma semplicemente alla sua
capacità e al suo istinto creativo. Nel 2000 l’oasi è stata
dichiarata, Monumento naturale della Regione del Lazio:
vi si respira l’atmosfera di un luogo magico, dove vivono,
le une accanto alle altre, piante ed essenze floreali pro-
venienti da ogni parte del mondo, come se il terreno ed il
clima si adattassero ad esse e non viceversa, e fornisse-
ro loro tutti gli elementi tipici dell’habitat originario neces-
sari per crescere rigogliose. Profumatissime sono le aree
coltivate con le rose, i garofani, i tulipani ma soprattutto
gli aranci. Non solo piante tuttavia. Quest’immenso giar-
dino ospita anche una notevole varietà di volatili, circa
5000. È un luogo incantevole, dove poter trascorrere mo-
menti indimenticabili al contatto con la natura.
Delia Sardo 1C
Una bellezza e una pace incantevoli
La Voce del Gonzaga Pagina 8
AI GIARDINI DI NINFA
Il giorno 6 maggio 2015 noi alunni delle classi 1°C, 1°D, 2°D e 2°M siamo andati in gita a Latina, precisamente al Castello di
Sermoneta e ai Giardini di Ninfa.
Siamo partiti alle 5:30 di MATTINA (un trauma per i pendolari come la sottoscritta) dal Terminal e, affrontando molte ore di
autobus, compresa una salvifica sosta in autogrill, siamo arrivati al Castello alle 10:40.
Una guida ci ha inoltrato all’interno ed è stato come viaggiare nella storia, soprattutto quando abbiamo attraversato in fila indiana
una “strettoia” e delle scalinate ripide e scivolose dove il mio 40 di piede non entrava.
Alle 15:oo siamo arrivati ai Giardini di Ninfa . Qui abbiamo scoperto di non essere gli unici studenti ad aver avuto la brillante
idea di visitarli proprio in quel giorno! Infatti per aspettare il nostro turno ci siamo seduti su un prato vicino all’entrata.
Il caldo era soffocante, ma abbiamo resistito fino alle 15:30. La guida era stanca dopo una giornata intera a ripetere le stesse cose
(poverina!) e noi, stremati dal caldo, lo stesso; perciò ci ha rassicurati dicendo di essere molto riassuntiva ma allo stesso tempo
precisa.
La parte dell’Oasi che abbiamo potuto visitare in 45 minuti è stata bellissima: un’area in stile inglese , la cui caratteristica princi-
pale consiste in un “disordine” studiato molto dettagliatamente permettendo il risalto delle gradazioni di colore delle piantagioni
che si arrampicano, si poggiano o semplicemente si affiancano a rovine di case o muri in pietra.
E’ stato come raggiungere la pace dei sensi tanto che, quando siamo ripartiti, dispiaciuta, come ricordo dei Giardini di Ninfa ho
comprato un barattolino di miele, dolce quanto quel paesaggio.
Siamo rientrati a Chieti verso le 20:20 e ognuno è tornato alla propria monotonia.
Insomma, a parte il caldo afoso e la fatica (personale) nel camminare, è stata una giornata ben spesa e un’esperienza molto bella!
Giulia Damiano 2M
La Voce del Gonzaga Pagina 9
Il 12 marzo, dopo tanta attesa, noi ragazzi della 2L e
della 2N siamo finalmente partiti per lo scambio cultu-
rale a Monaco di Baviera, ospiti del Liceo Oskar Von
Miller.
Le lunghe ore di viaggio in treno sono state decisa-
mente ricompensate dalla bellissima esperienza che
abbiamo avuto l'opportunità di fare.
Una nuova cultura, un nuovo paese, nuove persone e
nuove abitudini, con cui siamo stati a stretto contatto
per una settimana.
Durante questo periodo abbiamo svolto molte attività
tra cui: due giorni in cui abbiamo assistito alle lezioni
nella scuola tedesca, una visita all'Allianz Arena,
esplorata in lungo e in largo, una gita di un giorno inte-
ro con visita presso Oberammergau, con il suo Pas-
sionspiel e una visita al Castello di Neuschweinstein e
una cena presso un tipico ristorante bavarese, situato
proprio nel centro della città: Augustiner.
Ci siamo però divertiti anche al di fuori dell'orario sco-
lastico, con uscite di gruppo, shopping e un party.
È stata veramente una bellissima esperienza, che tutti
dovrebbero avere la possibilità di fare e che t’insegna
che lingua e la cultura non si possono solamente
“imparare” sui libri ma, per conoscerle veramente, bi-
sogna viaggiare e provare in prima persona la sensa-
zione di essere in un paese straniero.
Dopo il viaggio di noi italiani in quel di Monaco, circa
un mese dopo è avvenuta la stessa cosa però a ruoli
invertiti: sono stati loro, i ragazzi tedeschi, a venire in
Abruzzo per trascorrere assieme una settimana dalle
mille avventure e dalle più svariate e colorite emozio-
ni. Mare, montagna, campagna, Sehenswürdigkeiten ,
chi più ne ha ne metta…
Il giorno dopo il loro arrivo, in particolare, è stato de-
dicato tutto alla bellissima visita del centro storico di
Chieti, con i suoi negozi e palazzi eleganti. Non è
mancata una giornata in montagna (Piana delle Mele) e
una scappatina rigenerante anche al mare, a Pescara
dove siamo stati immortalati in spiaggia da un fotogra-
fo del “Centro”.
Quanto a noi ragazzi, c’è da dire che siamo stati un
gruppo sempre unito durante tutto lo scambio. La bel-
lezza dello stare insieme e del poter comunicare in tan-
te lingue (sia tedesco, che inglese o anche italiano) ha
reso ogni momento di quest’esperienza un attimo pre-
zioso e irripetibile. Alla fine, eravamo diventati così
amici gli uni con gli altri che ci saremmo capiti anche
con un semplice sguardo…
Dopo la grandiosa accoglienza offerta a Monaco da
tutti i ragazzi di lì, ci siamo impegnati ad ospitarli nella
maniera più gentile possibile ottenendo in cambio mol-
ta cortesia e molto rispetto nei rapporti umani.
L’unico motivo per cui si potrebbe criticare un’espe-
rienza del genere è la breve durata, tuttavia solo alla
fine si può diventar consapevoli di questo. Al momen-
to della ripartenza dei nostri partner, infatti, ha regnato
una grande commozione: cosa normale o anche fisiolo-
gica in un’età come questa. Tuttavia di certo questo
scambio non si fermerà qui, c’è già l’idea di molti ra-
gazzi italiani di tornare a Monaco in occasione
dell’Oktoberfest!
In definitiva, queste sono esperienze assolutamente da
fare per rendersi conto veramente e fino in fondo di
cosa significano pluralismo e cultura internazionale.
Chieti e Monaco, l’amore continua!
Lorenzo Prodon e Serena Panara, 2L
CHIETI-MONACO: L’AMORE CONTINUA!!
La Voce del Gonzaga Pagina 10
Ed è così che dopo due emozionanti ore di volo, sotto il
manto bianco delle nuvole appaiono… le piscine! Proprio
così, un alternarsi di case e piscine.
Ma chi l’avrebbe mai detto che, con tutta quell’acqua, ci
avrebbero aspettato lunghe ore di camminata?!
Non avendo nulla da dire sul primo giorno, che fu prin-
cipalmente un lungo adattamento al clima della Spagna,
vorrei parlare subito del secondo giorno. Destinazione?
Barcellona.
Ma permettetemi un paragone: avete presente quei ciclisti
che si allenano una vita per la “Vuelta” spagnola?! Bene,
allora non avete mai visto la vuelta di noi podisti snatura-
ti: un giro quasi completo intorno alla Sagrada Familia
sotto il sole cocente. Io avrei pagato anche solo per un
training psicologico di preparazione.
E mentre noi, povere anime prave, affrontavamo il giro-
ne degli studenti, la professoressa Dossena si concedeva,
per sfizio o per lusso, spicchi di una pianta della famiglia
cucurbitacee, originariamente proveniente dell’Africa
tropicale. Quel frutto voluminoso rotondo oppure ovale
che, per noi comuni mortali, è chiamato: cocomero!
Il giorno seguente siamo partiti presto, abbiamo affron-
tato un tragitto alquanto curvilineo per poi passeggiare
un’intera mattinata in mezzo a rocce. Sì, rocce.
Se avessi voluto fare un giretto fra pietre di varie dimen-
sioni, senza offesa, sarei andata sulla Majella.
Ma la cosa curiosa è che la nostra guida pretendeva che
noi interpretassimo le forme di questi blocchi, e alla do-
manda “Cosa vi sembra?” Io, semplicemente, rispondevo:
“Una roccia.”
E, mentre l’Italia era ancora cosparsa di un candido man-
to di neve, la Spagna rievoca ancora quel colore, molto
simile, che avrebbe assunto un uovo se poggiato sulla mia
pelle. Mai sentito parlare di fornello umano? Io sì.
E il quarto giorno… Churros!
Ed eccoci giunti a Girona, una bellissima città “situata
alla confluenza dei fiumi Onyar, Güell, Galligants e
Ter” (qui mi sono dovuta avvalere dell’immensa enciclo-
pedia multimediale “Wikipedia”, in quanto i nomi non ci
furono donati sul posto).
Visitata la cattedrale della città, i miei pensieri furono
subito catturati dai churros con la Nutella che avevano
attirato la mia attenzione fin da subito.
Purtroppo, però, i saluti sono arrivati troppo presto e le
lacrime anche. Questo è solo positivo, perché è segno che
quest’esperienza ci ha donato bei momenti da ricordare.
Una cosa è sicura, mi mancherà la Catalunya e ci tornerò
sicuramente.
Déu!
Veronica Consiglio 3L
“SIS Y MIDJA” Le classi seconde del Liceo linguistico e gli alunni di spagnolo della 3L, accompagnati dalle professoresse
Di Tommaso e Dossena, visitano la meravigliosa Spagna.
La Voce del Gonzaga Pagina 11
Do you believe in secret gardens?
The secret garden is a magic film. The story is beautiful and talks about three children who be-
come friends. They enter this garden…it is fantastic! (Alice 1^ C)
… “I agree”. It is full of twists and suspense. (Asia 1^ C)
There is a very special friendship: between a girl and two boys and one of them is sick.
(Alessia 1^ C)
Despite their problems the three kids stay together and find a magical bond through the secret
garden. (Delia 1^ C)
Questa attività è stata svolta dalla classe 1^C durante l'ora di inglese. Alla visione e all'ascolto del film
"The Secret Garden" è stato collegato un approfondimento linguistico.
Arrivano i complimenti del Goethe Institut
Un gruppo di 8 studenti del Gonzaga, 4 della IV L (Anastasia Centofanti, Assia Aceto, Simona D’Orazio e Ester Origlia) e 4 della IV N (Gianmarco
Bucci, Alessandra Perrino, Paolo Rapposelli e Matteo Sigismondi), ha sostenuto a maggio l’esame di Zertifikat Deutsch B1 presso la sede del
Goethe Institut di Pescara. Tutti gli alunni, dopo aver frequentato un corso pomeridiano di
approfondimento, hanno agevolmente superato l’esame – piuttosto impegnativo – che con-siste di prove di lettura, di ascolto, di produzione scritta ed orale. Due ragazzi hanno avuto il massimo nella prova di produzione ricevendo i complimenti
degli esaminatori del Goethe che hanno sottolineato l’ottima preparazione degli alunni. La migliore prova di quanto può essere divertente e stimolante studiare il tedesco……
Bravi, ragazziBravi, ragazziBravi, ragazzi!!!
La Voce del Gonzaga Pagina 12
Un uomo che ha cambiato la scuola
Intervista al fondatore della scuola di Barbania: don Lorenzo Milani
Cari amici, abbiamo deciso di fare un’intervista ad un personaggio speciale, don Lorenzo Milani, insegnate, presbitero, scrittore ed educatore.
Cominciamo dall’inizio: dove sei nato?
-Sono nato a Firenze il 27 maggio 1923
Dove si sono svolti i tuoi studi?
- Ho studiato privatamente e poi sono andato all’Accademia di Brera, a Milano.
Parlaci dei tuoi genitori.
-Mio padre si chiamava Luigi Adriano Milani, ed era un chi-mico con la passione per la letteratura; si dedicava alla ge-stione dei suoi possedimenti di Montespertoli. Mia madre proveniva da una famiglia di ebrei boemi, che si erano tra-sferiti a Trieste per ragioni commerciali. I miei genitori si dichiaravano entrambi agnostici e anticlericali, e si erano sposati con rito civile. In realta mi hanno battezzato a causa del regime fascista, anche se mia madre e di origine ebrea.
Sei figlio unico? Parlaci un po’ della tua famiglia
-Sono il secondogenito di tre figli, ed ho avuto la fortuna di avere dei genitori e dei nonni ben istruiti che hanno inse-gnato, a me e ai miei fratelli, tutto cio che sapevano.
Quali sono le tue passioni?
-Io ne ho una, la pittura. All’inizio ho studiato da solo ma poi sono andato all’Accademia di Brera a Milano. Oltre all’arte mi piace molto insegnare, infatti sto educando dei bambini a Barbiana , abbiamo scritto insieme perfino un libro .
Com’e avvenuta la tua conversione?
- Era il giugno del 1943. L’inizio di questa svolta fu l’incon-tro, avvenuto in modo casuale, con Don Raffale Bensi, che in seguito divenne il mio direttore spirituale. Non c’e stato nessun evento specifico che abbia provocato la mia conver-sione, anche se mi sentivo in uno stato di ricerca spirituale da vario tempo. Il 9 novembre dello stesso anno entrai nel seminario di Cestello in Oltrarno. Il periodo del seminario per me fu piuttosto duro, poiche cominciai fin dall’inizio a scontrarmi con la mentalita della Chiesa e della curia. Non
riuscivo a comprendere le ragioni di certe regole, di eccessi-ve prudenze e manierismi. Fui ordinato sacerdote nel Duo-mo di Firenze il 13 luglio 1947 dal cardinale Elia Dalla Co-sta.
Dopo essere stato nominato sacerdote cosa hai fatto?
-Fui inviato come aiutante a San Donato di Calenzano vicino Firenze dove lavorai per una scuola popolare e strinsi ami-cizia con altri preti come Danilo Cubattoli, Borghi e Renzo Rossi. Lì scrissi “Esperienze pastorali” .
Per cosa principalmente ti sei battuto nella vita?
Per l’istruzione ma soprattutto per la forza della parola in quan-
to ogni uomo ha diritto ad avere un’educazione scolastica che
permetta di avere una valida voce nel mondo.
Parlaci del tuo periodo a Barbiana. Dove si trova la scuola?
-La scuola di Barbania si trova nel cuore del Mugello, a po-chi chilometri da Firenze. Essa nasce nel 1956 per i primi sei ragazzi del paese che avevano finito la scuola elementa-re. C’era molta poverta a quel tempo. Era una scuola di av-viamento industriale dove ero insegnante unico. Era una scuola poverissima, organizzata in Canonica, con un solo libro di testo; i ragazzi, a turno, leggevano la lezione e io
Le classi III C,D, E del Liceo delle Scienze Umane in visita alla Scuola di Barbiana e Firenze
La Voce del Gonzaga Pagina 13
spiegavo. I genitori venivano molto tardi la sera a ripren-derli. Era diversa da tutte le altre: diversa negli orari, diver-sa nei contenuti, diversa nei metodi di insegnamento. La scuola si sciolse nell’ottobre del 1968.
Com’è la scuola di Barbania oggi?
-Attualmente i locali della scuola sono gestiti e curati dalla Fondazione chiamata “don Lorenzo Milani”. Negli anni e molto cresciuto l’interesse di quanti vogliono conoscere me, la mia scuola, i miei metodi di insegnamento, la mia opera di pastore. Barbiana ormai e meta continua di scolaresche, gruppi parrocchiali, associazioni culturali, famiglie e singole persone. Nonostante questo continuo afflusso sia stato con-trastato , ogni tentativo di quanti volevano stravolgere quei luoghi con comportamenti e scelte estranee all’insegna-mento e fallito e, fortunatamente, Barbiana e rimasta pove-ra e austera come ai miei tempi. Per questo la Fondazione ha deciso di impostare il futuro di Barbiana legandolo in modo molto forte allo spirito che l’ha animata, facendo con-tinuare quella scuola a parlare e ad insegnare. A tal fine ha ricostruito un percorso didattico con il recupero degli am-bienti, del materiale scolastico originale, degli strumenti didattici, dei metodi di insegnamento e dei grafici realizzati negli anni . La scuola di Barbania si presenta oggi nella sua autenticita con i tavoli e le sedie costruiti dai ragazzi per iniziare il primo giorno, la prima carta geografica fatta a mano, l’atlante storico murale, lo studio del Parlamento Italiano, la piramide della selezione scolastica, la formazio-ne delle Repubbliche in Europa, la nascita degli Stati indi-pendenti dell’Africa, la conquista del diritto Universale del voto, l’astrolabio costruito dai ragazzi e molto altro. Oltre alle aule interne ed esterne il Percorso Didattico compren-de: l’officina, la fucina, la Chiesa e l’esterno, cioe i pergolati e la piscina. Il percorso abbraccia l’intero periodo della scuola che va dal 1956 al 1968. Si tratta di una scuola viva che continua tutt’oggi ad insegnare; quei muri trasmettono sofferenza ed idee: sofferenza di chi era emarginato e veni-va considerato negato per gli studi .
Quali sono le risposte alle critiche che hai ricevuto?
-Sono stato inviato a Barbania , un piccolo borgo sperduto sui monti della diocesi di Firenze a causa di alcuni dissapori con il cardinale di Firenze. Qui per me incomincio un'espe-
rienza educativa unica e rivolta ai giovani di quella comuni-ta che, anche per ragioni geografiche ed economiche, erano fortemente svantaggiati rispetto ai coetanei di citta . La scuola sollevo immediatamente molte critiche, gli attacchi ad essa furono tanti, dal mondo della chiesa e da quello lai-co. Le risposte vennero date con “Lettera ad una professo-ressa”, libro scritto dai miei allievi (e infatti come autore del libro e indicato "Scuola di Barbania"), che spiegava i princi-pi della Scuola di Barbania e al tempo stesso costituiva un atto d'accusa nei confronti della scuola tradizionale, defini-ta "un ospedale che cura i sani e respinge i malati", in quanto non si impegnava a recuperare e aiutare i ragazzi in difficol-ta , mentre valorizzava quelli che gia avevano un retroterra familiare positivo, esemplificando questo genere di allievi con il personaggio di "Pierino del dottore" .
Qual e il sistema formativo di questa scuola?
-A Barbania i ragazzi siedono attorno ai tavoli. La scuola, nata il giorno stesso del mio arrivo come Priore, ha preso lentamente una forma sempre piu circolare. In uno spirito cooperativo e di ricerca l’intera Comunita ha lavorato su progetti d’utilita comune, quali la formazione, l’acquedotto, la strada, i laboratori ecc. In fondo , quelle di Barbiana sono lezioni di vita. Infatti i primi incontri hanno consentito agli adulti di prendere la patente della moto e di liberarsi dall’i-solamento. Solo dopo qualche tempo e stato istituito un doposcuola di supporto alla scuola elementare di Padulivo, aggregato di case a 1 km dalla chiesa. Era una pluriclasse con un’unica insegnante per tutti i bambini. Piu tardi, dopo la stesura di Esperienze Pastorali, è stata fondata una scuola d’avviamento professionale, a tempo pieno, che con la rifor-ma del ‘62 sarebbe diventata Media unificata. Le lezioni iniziano la mattina all’otto e terminano alle venti. Non e raro che proseguano anche il dopocena.
Intervista pensata dalle classi II D e IIID nell’ambito del pro-getto “Classi aperte” in preparazione allo stage a Barbiana
La scuola di Barbiana : il suo motto era “I care” che significa
letteralmente mi importa, mi interessa, ho a cuore in
contrapposizione al motto fascista “me ne frego”
La Voce del Gonzaga Pagina 14
...diamo voce alla storia!
Una famiglia del Neolitico…a Catignano
Nei pressi di Catignano, nell’attuale provincia di Pescara, sono state rinvenuti alcuni resti di abitazioni del Neoli-
tico. Siamo intorno al 12000 a.C., nell'ultimo dei tre periodi della preistoria che costituiscono l'età della pietra. In
questo territorio per circa quarant’anni sono stati in atto scavi e ricerche intorno ad un sito archeologico di rile-
vante importanza per lo studio dei primi insediamenti umani, dei quali si hanno significative testimonianze. Nel
corso degli anni ’70 il sito ha restituito reperti di grande valore. Essi consistono prevalentemente in tracce di ca-
panne e di strutture legate alla vita organizzata in villaggio, utensili e oggetti di vario tipo decorati e lavorati con
particolari tecniche, ed infine sepolture e testimonianze di antichissimi riti cultuali. Non mancano resti di animali,
come il cane.
Aspetti funerari e cultuali
All'interno di alcune strutture del villaggio neolitico sono stati scoperti resti umani che attestano l'attuazione di
pratiche funerarie. In totale sono stati individuati quattro individui.
La costruzione:
Le abitazioni, incavate nel terreno per qualche decimetro, erano capanne di forma circolare o ellittica, con un
diametro variante da uno a quattro metri, costituite da pali
infitti all'ingiro e connessi con un rivestimento di fango e di
frasche o simili, sorreggenti il tetto stramineo, conico o a più
spioventi. La terra estratta per formare la cavità veniva am-
mucchiata tutta intorno per innalzare le sponde e meglio
proteggere dall'acqua il piano del fondo che, ricoperto tal-
volta di terra battuta o anche pavimentato di legno, contene-
va il focolare. Un declivio, una specie di piccolo atrio, ovve-
ro dei gradini, qualche volta un vero pozzo, costituivano
l'accesso alla dimora seminterrata. Raramente isolate, tal-
volta unite a due in comunicazione fra loro, queste capanne
neolitiche erano raggruppate fino a comporre veri villaggi,
che per lo più sorgevano su dossi elevati e in prossimità di
corsi d'acqua.
Dimensioni delle capanne:
Le capanne di Catignano erano di forme e dimensioni molto varie; si tratta di strutture a uno o più ambienti, sca-
vate nel terreno. Le più semplici hanno forma circolare, ovale o a rene; le maggiori e più complesse sono ellissoi-
dali, a forma di otto, doppie e multiple. Lo scavo non ha ancora permesso una ricostruzione dell'estensione com-
plessiva e dell'organizzazione interna dell'abitato. I materiali, soprattutto ceramici, trovati associati con le capan-
ne indicano da un lato la loro successione nel tempo, dall'altro l'esistenza di differenze di funzione fra strutture sia
contemporanee sia appartenenti a momenti distinti nello sviluppo dell'abitato. Il fossato che circondava l'abitato
presenta due fasi costruttive; misura in superficie 7,50 m di larghezza e ha una profondità di m 4,50-4,80.
Usi e consuetudini:
L'uomo scoprì l'argilla già nel Paleolitico. In quell'epoca, la usava
solamente per rivestire muri e pavimenti. Probabilmente la ceramica è
stata scoperta in maniera casuale. Ponendo qualche oggetto di argilla
vicino al fuoco, gli uomini si accorsero che esso induriva e conservava
la sua forma, così impararono a realizzare vasi d’argilla. Quando
l’uomo era cacciatore non aveva bisogno di avere recipienti per con-
servare gli alimenti. Nel Neolitico, con lo sviluppo dell'agricoltura,
per l'uomo nacque la necessità di conservare i cereali e gli altri ali-
menti e di trasportarli da un luogo all'altro. Inoltre egli aveva bisogno
di recipienti robusti per cuocere questi cibi sul fuoco. Infine, era ne-
cessario che tali contenitori fossero anche impermeabili, per poter preparare minestre e zuppe.
La ceramica era perfettamente adatta per queste esigenze.
Ricostruzione di scene di vita quotidiana … a Catignano!
La Voce del Gonzaga Pagina 15
Avete mai sentito parlare di “Familia Romana” di Hans H. Ørberg?
Ispirandoci a questo simpatico testo latino, abbiamo provato a ricostruire una scena di vita quotidiana nel Paleo-
litico…
Personaggi: Dec, Herm, Tit, Aux.
Dec (capo famiglia) sta lavorando l’argilla, Her (moglie di Dec) sta preparando la zuppa per cena.
I figli Tit e Aux giocano a nascondino.
Her, manda i figli a chiamare il padre per la cena.
Decimo, appena rientrato, domanda ad Her: ‘’Cosa c’è per cena stasera?’’
Aux risponde: ‘’ Zuppa!’’
Tit esclama: ‘’A me non piace!’’
Her risponde: ‘’La mangerai e basta! ‘’
Tit è arrabbiato e scappa via.
Dec, irritato, lo rimprovera e gli ordina di tornare immediatamente.
Her , Aux e Dec iniziano a mangiare.
Her chiede a Aux : ‘’ Dov’è Tit?’’
Aux risponde: ’’E’ scappato via, perché a lui non piace la zuppa e non vuole mangiarla!’’
Her chiama Tito : ‘’Tiiiiiiiiitttt!! La cena è pronta vieni subito qui!’’
Tit non è in casa e non sente Her . Her richiama:’’T-i-t!’’ Tit sente Her e ritorna a casa.’’
Dec lo rimprovera: ‘’Dove ti eri cacciato?!’’
Tit non risponde e comincia a mangiare la zuppa.
La seconda scena si svolge in cucina.
Personaggi: Dec, Her ,Tit, Aux, Lala.
Tutti , tranne la nonna, sono seduti a tavola
Aux:''Nonna è pronta la cena.''
Lala:''Chi è che ha un problema?'' Si dirige verso Aux
Tit:''Tu,nonna,alle orecchie! Visto che rispondi ceci per fagioli!''
Lala:''Buoni ceci e fagioli per cena!''
Tit:''Madre, compriamole un corno di capra al mercato.''
Lala:''Her chi è che è mancato?'' (Con aria afflitta)
Dec:''Tua madre ogni giorno che passa diventa sempre più sorda. Inizia ad essere un problema.''
Aux:''Bando alle ciancie, è pronta la cena?''
Lala:''Ho capito, ma CHI ha un problema?''
Herm:''Madre, nessuno, i ragazzi chiedevano se la cena fosse servita?!''
Lala:''Ah, quindi l'ha pure tradita?!''
Tit:''Nonnaaaaaaaaaaaaaaaa!!! Sei fuori strada!''
Aux:''Zitto zitto! E' inutile che le strilli non ci sente.''
Lala: Auxilia ti è caduto un dente?''
Aux:''Nonnaaaaaaaa! Ma non ci senti proprio?! Eppure stiamo urlando!''
Dec: ''Bambini, adesso basta! Mangiate in silenzio! A furia di sentire urlare, uno di questi giorni diventerò sorda!''
Melissa Pellegrini, Chiara Clivio 1C
Nel mezzo del cammin del primo aprile ci trovammo per vie tortuose, senza torce ne pile, per giunger alle grotte tenebrose. Giungemmo dinanzi alla porta infernale, guidati da Dante, per noi guida speciale e come un gregge iniziam il cammin importante. Voci, rumori e fiere fino al quinto canto, senza Paolo, Francesca incontrammo che ci raccontò la sua storia con gran pianto. Senza esitazione subito arrivammo da Farinata, Ulisse e Ugolino al gran male e come corpi sfiniti nel bus ci addormentammo.
Lorenza Di Silvestre, Maria D'Angelo Francesca Di Salvatore , Elena Luciani 3M
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Nel mezzo del cammin di nostra vita utilizzai i miei soldi per questa gita; pien di curve era a quel punto che la grotta avevamo raggiunto. Superammo quei cancelli con quell'uom ch'illustrò i livelli. In quella grotta suggestiva che di recitati canti si riempiva. Di qua, di là, di su, di giù le nostre anime già non ce la facevano più, che a stento da Lucifero arrivammo. Ma al giungere, una sorpresa trovammo, l' Angelo Ribelle non c'era mai stato, ma da immagini del male era rappresentato.
Arianna Nanni, Gaia Zappalorto Francesca Peca, Vittoria Pierfelice
Fabiana Sarra, 3M
Il Ritratto di Isabella d’Este è un disegno preparatorio eseguito a carboncino, sanguigna e pastello giallo su carta
di Leonardo da Vinci, databile al 1500 circa e conservato nel Louvre a Parigi.
Nell’ottobre 2013 Carlo Pedretti ha presentato un ritratto di Isabella in collezione privata come il dipinto avviato
da Leonardo e poi concluso da qualche artista successivo. L’opera è stata scoperta da Ernesto Solari ed è stata
poi analizzata, risultando simile a quella realizzata da Leonardo. E’ riapparso inoltre il libro nelle mani della du-
chessa. L’opera si rivelerebbe come l’unico dipinto di Leonardo eseguito su tela.
Nel febbraio 2015 è stato ritrovato nel caveau di un Istituto fiduciario di Lugano (Svizzera) un dipinto attribuibi-
le a Leonardo da Vinci: il ritratto di Isabella d’Este.
Interpretiamo le opere d’arte Il caso di Isabella...continua il giallo sulla grande Umanista
Dante….quanto sei grande! A 750 anni dalla nascita di Dante Alighieri, un omaggio al Sommo Poeta
La Voce del Gonzaga Pagina 17
IL LICEO ECONOMICO-SOCIALE PORTA A TAVOLA…LA TRADIZIONE
Il giorno 12 maggio 2015, presso l’Istituto
“Pomilio” di Chieti, si è svolto l’evento
conclusivo della finale regionale dell’Eu-
ropean Enterprise Business Game, iniziati-
va proposta dalla CNA di Chieti.
Il Liceo Statale “I. Gonzaga” vi ha parteci-
pato con la presentazione del progetto
“Pizza & Foje”, ideato da cinque alunni
della classe 4^A, indirizzo Economico-
Sociale, aggiudicandosi il secondo posto.
Il progetto consiste in una versione surge-
lata di un piatto tipico abruzzese, salutare e
accessibile a tutti. L’obiettivo del prodotto è quello di diffondere la tradizione alimentare locale sulle ta-
vole di tutti gli italiani.
Il lavoro è stato proposto dalla docente di Diritto ed Economia, prof.ssa Gilda Pescara, ed ha goduto della
supervisione della Dott.ssa Eleonora Firmani, esperta in economia e management.
La giornata è stata aperta dai saluti del Dirigente Scolastico, prof.ssa Anna Maria Giusti, ed è continuata
con la presentazione del progetto e delle sue finalità da parte dei rappresentanti della CNA. Si è conclusa
con l’assegnazione di attestati ai partecipanti e premi ai vincitori.
L’esperienza è risultata del tutto nuova e formativa per alunni e professori, in quanto per la prima volta il
Liceo Economico-Sociale si è impegnato in una simulazione d’impresa e ciò costituisce una tappa impor-
tante nell’approccio agli studi inerenti l’indirizzo.
Sara Lombardi, Chiara Radocchia
Aurora Colantonio, Fabio Colagreco
Sara Di Renzo, 4A
La Voce del Gonzaga Pagina 18
“PIU’ TI GUARDO”: UNA CANZONE PER L’AFRICA
Presso il Polo Eden di Ortona a Mare, sabato 6 marzo si sono esibite alcune alunne della classe III D parteci-
pando anche quest’anno, al V concorso “Gianluca Vitale” indetto dall’Associazione famiglie ipoacusici
abruzzesi A.F.I.A. Sono stati premiati Nicolò De Cecco (primo classificato nella sottosezione POESIA), alun-
no della II A che salutiamo con tutto il nostro affetto e la nostra stima (Nicolò sei un grande poeta, sei ma-
gnifico!) e Luisa di Marcoberardino nella sottosezione NARRATIVA. La canzone si è classificata al terzo
posto nella sezione musicale. Vi riportiamo la presentazione del brano.
Noi alunne della classe III D del “Liceo delle Scienze Umane” di Chieti abbiamo scritto questa canzone dedicata a
tutti i ragazzi di strada del mondo, specialmente a quelli dei Paesi più poveri, per i quali la vita è veramente diffici-
le, e che sono diventati degli scarti umani. Dopo aver ascoltato da testimoni diretti (come Padre Kizito Sesana, in-
tervenuto personalmente nell’Aula Magna del nostro Istituto a raccontare le loro storie) che, per alcuni di loro ci
può essere una via d’uscita, abbiamo voluto far conoscere la loro esperienza: avvicinati per giocare insieme a pallo-
ne, molti ragazzi di strada del Kenya e di altri Paesi africani, acquistano fiducia in chi può ridare loro una speranza,
e pian piano vengono accolti in comunità fondate da missionari che li avviano a vivere in una casa dove trovano
cibo e un letto, a frequentare la scuola, a costruirsi un futuro. Ci ha molto colpito la cerimonia d’ingresso in questa
“nuova vita”, durante la quale si bruciano i vestiti logori e sudici con i quali hanno vissuto per strada, cibandosi dei
rifiuti, o addirittura bevendo la benzina per calmare i morsi della fame. In questo rogo che non dimenticheranno
mai, essi bruciano una vita fatta di niente e accendono un faro di luce per tantissimi altri ragazzi come loro. Il sorri-
so della solidarietà può ridare felicità.
Classe III D
La Voce del Gonzaga Pagina 19
LA POSTA DEL CUORE…DEL DOTTOR STRANAMORE!!
Caro dottor Stranamore,
Il mio ragazzo è perfetto: mi riempie di attenzioni, mi porta sempre a cena fuori, non mi fa mancare
nulla. L'unico problema però è la distanza; lui dovrà partire per l’America e tornerà qui di rado. Ab-
biamo deciso di mantenere un rapporto a distanza. Ma come posso fidarmi?
Le relazioni a distanza non sono sempre le migliori, infatti, sono le più difficili da mantenere vive.
Preparati a stare ore e ore al telefono perché la persona più importante per te, quella che vorresti di
più in ogni momento della tua giornata, non sarà con te quando ne avrai bisogno.
Niente abbracci, niente baci, niente contatto fisico, solo supporto vocale e amore platonico che, però,
se è vero, funzionerà anche a chilometri di distanza.
Ma se già ora non hai fiducia in lui, questa relazione è destinata a finire.
E allora: calma e sangue freddo, anche se dovesse balenarti l’idea che lui stia concedendo le sue at-
tenzioni a qualche cowgirl americana. Allora che fai? Dove vai?
Sai, di questi problemi non si occupa l'ambasciata americana a Roma.
Ma se sei sicura, segui il tuo cuore e inizia questa relazione a distanza.
Ed io tiferò per voi.
Ps: se vi sposerete fatelo in America e soprattutto ricordatevi di me.
Caro dottore,
la storia è questa.. Non conosco il ragazzo che mi piace...ovvero… so come si chiama, lo vedo spes-
so sull'autobus e abbiamo degli amici in comune, ma non ci siamo mai parlati. Lui adesso è fidanza-
to (con una ragazza un po’ bruttina); comunque la cosa più difficile non è questa, molto probabil-
mente prima di quest'estate si lasceranno. Il problema è che lui è il solito ragazzo pieno di amici che
va a ballare ogni sabato, quindi siamo due tipi molto diversi! Io, anche se odio esserlo, sono la classi-
ca brava ragazza che sta con la sorellina più piccola mentre i genitori sono a lavoro (sempre).. la so-
lita ragazza che ubbidisce ai genitori e che trascorre il sabato sera a guardare la tv, rinunciando a una
bella serata in compagnia di amici... Potresti capirmi?
Cara "classica brava ragazza",
vediamo di risolvere questo “problema”.. Mi è sembrato di aver capito che avete delle conoscenze
in comune; e allora perché non sfruttarle? Fatti presentare da loro. Altrimenti dovresti provare con la
cosa migliore, l'approccio diretto. Vai da lui semplicemente dicendo:
"Ciao come va?"
Oppure usa una scusa banale, così, tanto per iniziare il discorso.
Non avere paura, non imbarazzarti, lui è una persona come te, niente di speciale. So che a me sembra
semplice.. ma lo è davvero! Se ti interessa davvero, fai tu il primo passo!
Però non avere alte aspettative: a volte le persone sono molto più belle ed interessanti quando non le
conosciamo a fondo e le immaginiamo semplicemente. In bocca al lupo!!
Responsabile Grafica
Prof.ssa Lorella Frastornini
Direttore Responsabile
Prof.ssa Simona D’Angelo
Una rappresentanza della redazione
Branciari Francesca 4L
Candeloro Marco 4N
Capoccia Valentina 3L
Cellini Giorgia 4N
Consiglio Veronica 3L
Corrado Sara 5C
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Di Marcoberardino Luisa 3D
Di Silvestre Lorenza 3M
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Iezzi Benedetta 4E
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Marinucci Elena Camilla 4 M
Marusco Samuel 4N
Miccio Camilla 3D
Moretta Valentina 3C
Nanni Arianna 3M
Origlia Ester 4L
Pace Ludovica 3L
Palmerio Anna 4 N
Pellegrini Benedetta 3D
Pepe Marta 4N
Rosa M.Antonella 4N
Ricci Beatrice
Schiazza Michela 4E
Stenta Sharon 3L
Vincitorio Rossana 3L
L’esperienza del Giornale si è rivelata positiva ed entusiasmante, poiché ha visto gli alunni i veri
protagonisti del lavoro svolto. Abbiamo coniugato collaborazione e dialogo, ognuno ha portato la
specificità delle proprie competenze e, insieme, abbiamo fatto udire la nostra Voce. Un ringrazia-
mento speciale va, innanzitutto, ai ragazzi della Redazione che, con devozione e passione, hanno
coordinato il lavoro di tutti; agli alunni, che hanno puntualmente prodotto gli elaborati; ai colle-
ghi, per aver manifestato grande collaborazione e professionalità.
Una esortazione: “Non fermatevi là dove siete arrivati “(Pitagora)