Carissimi amici - suorefrancescaneimmacolatine.it n. 93.pdf · Il rapporto dei frati cappuccini con...
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Anno XXII n. 93
Carissimi amici
Santità a confronto
Rendere la famiglia
Chiesa domestica
Vale la pena ascoltare
Santa Monica
Beati i misericordiosi
Vocazione: mistero d’amore
Lettera a mio figlio Francesco
Cristo nostra unica speranza
Dialoghiamo con Gesù
Arte e Poesia
Lo Spirito Santo dona libertà
Un’esperienza indimenticabile
Lourdes, Duns Scoto...
Vita della Congregazione
Due vite sulle orme di Teresa
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Tel. 0824.58147 - Fax 0824.49601
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Carissimi amiciSiamo passeggeri del treno della vita.
Molti sono infelici con fax, telefono, cel-
lulare, personal computer, TV digitale, in-
ternet e quant'altro.
E' proprio vero che “Quando il cielo si
vuota di Dio, la terra si riempie di idoli”.
Riflettiamo sulla lezione magisteriale
tenuta dal Papa Benedetto XVI: “La no-
stra città non sono più piene di are ed im-
magini di molteplici divinità. Per molti
Dio è diventato veramente il grande Sco-
nosciuto. Ma come allora dietro le nume-
rose immagini degli dei era nascosta e pre-
sente la domanda circa il Dio ignoto, così
anche l'attuale assenza di Dio è tacita-
mente assillata dalla domanda che riguar-
da Lui. Cercare Dio e lasciarsi trovare da
Lui; questo oggi non è meno necessario
che nei tempi passati”.
La Redazione
Carissimi amici
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Santità a confronto
ecentemente Benedetto XVI ha dedicato una rifles-
sione sulla santità: “Hans Von Balthasar scriveva che i
santi costituiscono il commento più importante del
Vangelo, una sua attualizzazione nel quotidiano e quindi rappresen-
tano per noi una reale via di accesso a Gesù”. Sempre secondo il Pon-
tefice “ Jan Guitton li descriveva “come i colori dello spettro in rap-
porto alla luce” perché con tonalità e accentuazioni proprie ognuno
di loro riflette la luce della santità di Dio.
La santità non è un lusso, non è un privilegio per pochi, un tra-
guardo impossibile per un uomo normale; essa, in realtà, è il destino
comune di tutti gli uomini chiamati ad essere figli di Dio, la vocazio-
ne universale di tutti; naturalmente non tutti i santi sono uguali: so-
no infatti lo spettro della luce divina. E non necessariamente è gran-
de santo colui che possiede i carismi straordinari. Ce ne sono infatti
moltissimi i cui nomi sono noti soltanto a Dio, perché sulla terra han-
no condotto un'esistenza apparentemente normalissima. Bernanos
notava che “ogni vita di santo è come una nuova fioritura di prima-
vera”. Anche la serva di Dio Teresa Manganiello è un meraviglioso fio-
re della terra irpina e rientra nella “fioritura”. A chi può essere para-
gonata? La biografia di S. Gemma Galgani (1878-1903) presenta
analogie con Teresa. Due donne: entrambe hanno vissuto e conosciu-
to il dolore. La madre di Gemma muore quando lei ha sette anni e po-
co dopo muore anche il papà farmacista. La futura santa sarà accolta
RFausto Baldassarre
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come dolcissima figlia adottiva dal-
la famiglia Giannini.
Gemma Galgani è venerata come
protettrice dei farmacisti perché
ha trascorso la sua vita in un am-
biente di farmacisti a cominciare
dal nonno, poi il padre e poi il fra-
tello e la famiglia Giannini. Come
S. Gemma Teresa Manganiello vive
i suoi giorni caratterizzati da un rap-
porto diretto col Divino: Gesù, la
Madonna, gli angeli, i santi.
Entrambe queste donne furono
spinte dall'amore per Dio e si offri-
rono vittime espiatrici e riparatrici
dei peccati degli uomini unendosi
ai dolori di Cristo Gesù, fino a di-
ventare Spose di sangue. Teresa, pur non avendo genitori farmacisti,
raccoglie una tradizione operativa: l'arte popolare di preparare i rime-
di contro il dolore. Nell'ambiente in cui la Serva di Dio preparava le
“medicine” era penetrante l'odore delle spezie, ma soprattutto il pro-
fumo di Dio, della carità. Con questa sua azione la nostra Terziaria
Francescana si muoveva nel rispetto della Missione delle farmacie
conventuali , dove il dare medicinali era sostenuto da un peculiare
rapporto fatto di ascolto, di attenzione nei confronti dei dolori fisici
e delle afflizioni dello spirito.
Il rapporto dei frati cappuccini con l'arte di preparare i farmaci ri-
sale alla loro origine, un'antica tradizione narra che S. Francesco in
persona desidera che un angolo di terra presso ogni convento fos-
se riserbato per coltivare erbe odorose e fiori. (Leggenda Peru-
gina, n. 51 in Fonti Francescane, p. 1600).
Anche la nostra Serva di Dio sulla scia di questa tra-
Santità a confronto
Santa Gemma Galgani
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dizione ha il suo spazio di terre-
no e grazie all'osservazione,
all'esperienza, piena di senso pra-
tico e dell'amore di Dio, impara
molto e non solo nell'arte saluta-
re. Teresa non intende sprecare
le sue conoscenze, di offrirle a
beneficio, a vantaggio dei pove-
ri. A chi paragonarla ancora?
A Bernadette Soubirous
(1844-1879). L'11 febbraio del
1858 a questa umile pastorella
appare per la prima volta la Ver-
gine nella grotta di Massabielle.
Quando qualcuno le diceva di
non credere alla verità delle ap-
parizioni si limitava a risponde-
re: “La Signora non mi ha detto
di convincervi. La Signora mi ha solo incaricata di dirvelo”. La Madre
del Cristo affidava il suo messaggio di richiamo alla fede, alla pre-
ghiera, al pellegrinaggio a questa quattordicenne denutrita e analfa-
beta. “Per diciotto volte, parlando in dialetto, apparve nella grotta a
Bernadette povera, ignorante per il mondo, meravigliosa sapiente
per il Vangelo. Santa Bernadette Soubirou, figlia di un mugnaio falli-
to dell'oscura Lourdes, fu coeva della Serva di Dio Teresa Manganiel-
lo. Anche la nostra francescana è mistica.
“Il mistico è al vertice della scala spirituale: non ha più bisogno di
“credere”, perché vede, tocca, constata. Per Lui, la fede cessa di es-
sere una “scommessa” sempre insidiata dal dubbio, per divenire una
“esperienza” tangibile e dunque innegabile” (Vittorio Missori).
Infatti Teresa si ritirava nella sua grotta e come Bernadette erano en-
trambe esperte di luce.
Santa Bernadette Soubirous
agnificatMM
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necessario mettere in conto la presenza delle spinte ego-
istiche, le fragilità, le diversità temperamentali , cultu-
rali o generazionali, tutte naturali sorgenti di facili con-
trasti tra coniugi, come tra genitori e figli. E' avvenuto anche tra san-
ti. Urge pertanto che si sia coscienti di tale realtà e ci si disponga ade-
guatamente ad affrontare e superare le difficoltà di turno. Impegno
preliminare potrà essere quello di riconoscere e contrastare le pro-
prie tendenze negative cercando con determinazione di migliorarsi.
Importante dovrà essere pure il prendere atto di quanto le diversità
altrui possano rappresentare in molti casi motivo di reciproco arric-
chimento. Trovandoci poi dinanzi a delle negatività , è sempre indi-
spensabile ricordarci come anche a noi riesce difficile - nonostante
l'impegno posto - correggerci da certi difetti, comportamenti tem-
peramentali o atteggiamenti mentali. Bisognosi infine anche noi di
perdono e volendo essere cristiani autentici, non ci rimane che assi-
milare il comandamento evangelico appunto del perdono, disponen-
doci a viverlo con convinzione, prontezza e generosità. Anche se ciò
possa costarci moltissimo, specialmente in certi casi.
Dobbiamo inoltre tener presente che se nella divina economia
della salvezza l'alleanza con l'umanità conseguita da Cristo è di fatto
dovuta essere sigillata con l'immane sacrificio della passione e mor-
Nicola Mastroserio
Rendere la famiglia
Chiesa domestica
È
7
Rendere la famiglia Chiesa domestica
te di questi sulla croce, di riflesso anche l'alleanza da istituire e vivere
tra coniugi e nella famiglia dovrà affrontare e superare le tribolazio-
ni spesso connesse alle fragilità umane. Del resto, dopo il peccato ori-
ginale, l'affermazione dell'amore va quasi sempre congiunta a qual-
che sfaccettatura della sofferenza.
Tutto però diverrebbe facilmente pura utopia se come si è già
detto - non si cercasse di rendere la propria famiglia una “chiesa do-
mestica”, non solo con la disponibilità alla regolare partecipazione
all'Eucaristia e al Sacramento della penitenza, ma anche con la prati-
ca di una preghiera filiale, costante e fiduciosa, particolarmente ne-
cessaria per crescere nell'amore, per superare momenti problemati-
ci o di crisi, per guarire da eventuali ferite venutesi a creare o per vi-
vere più adeguatamente la propria paternità o maternità. Giovanni
Paolo II non mancò di sottolineare tale bisogno nella sua “Lettera
alla famiglia”. “E' necessario - scrisse - che il pregare diventi
un'abitudine radicata nella vita quotidiana di ogni famiglia”
(n. 10). I sacramenti e la preghiera non risolveranno
agnificatMM
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certo tutti e automaticamente i problemi delle coppie e delle fami-
glie. Infonderanno però con abbondanza la luce opportuna per il di-
scernimento delle possibili soluzioni secondo il Vangelo - comporta-
mento per noi cristiani indispensabile e vincolante - nonché la grazia
efficace per affrontarli e risolverli, supposta sempre la propria buona
volontà e la propria docilità all'azione dello Spirito.
Dopo le considerazioni fatte fin'ora, dovrebbe riuscirci facile con-
venire con quanto - a conclusione della SETTIMANA SULLA
FAMIGLIA di Valencia - Benedetto XVI ebbe a pronunciare il 10 ot-
tobre 2006 riguardo la famiglia: “Riconoscere e aiutare questa istitu-
zione - disse in quella circostanza - è uno dei più importanti servizi
che si possono rendere oggi al bene comune e allo sviluppo autentico
degli uomini e delle società, quale migliore garanzia per assicurare la
dignità, l'uguaglianza e la vera libertà della persona umana”.
E' una consapevolezza che dovrebbe impegnarci tutti a difendere
- a qualunque livello e in qualunque contesto - la famiglia nella sua
costituzione naturale e a promuoverne nello stesso tempo la pro-
sperità, facendo concretamente tesoro di quanto meditato e comin-
ciando dalla propria famiglia.
Vale la pena ascoltareVale la pena ascoltareQuando superiamo una fase difficile della nostra vita, volgendoci
indietro, qualche volta, ci accorgiamo di persone speciali che, in cor-
rispondenza dei passaggi più stretti, hanno accompagnato i nostri
passi con umiltà e in silenzio.
Uomini o donne, queste persone meravigliose posseggono la rara
virtù di saper ascoltare come pochi sanno fare. Attenti e tranquilli,
sanno accogliere in sé ogni parola, non se ne perdono una, non ne
aspettano nessuna con impazienza e non vi annettono né lode né bia-
simo: semplicemente, ascoltano.
Conoscono il valore delle parole e le usano con parsimonia; san-
no trovare quelle giuste e conoscono l'eloquenza del silenzio.
Appena il loro sguardo preciso ed obbiettivo scende su di noi, i
malumori, i rancori, i sogni delusi e i desideri frustrati si sciolgono co-
me nebbia al sole.
Chi li conosce sa che ridono volentieri: in essi abita la potente for-
za intellettuale del riso, che sa cogliere la comicità dell'esistenza, con-
sola gli animi afflitti e restituisce al mondo l'equilibrio perduto.
Chi li conosce meglio sa che, dietro quell'apparenza di autocon-
trollo, si nasconde un calore incontenibile: il dono di saper piangere
ed esultare, soffrire e ridere con chi hanno davanti insieme alla capa-
cità di saper scorgere la bellezza in ogni situazione e in ogni anima.
Quei volti quieti, quei gesti miti e gentili, quei sorrisi lieti placa-
no l'atmosfera, alleviano le tensioni, sopiscono le passioni disordina-
te e, nel silenzio, ci indicano l'unica voce che vale la pena ascoltare e
che non smette mai di risuonare nel cuore di ognuno.
Che grazia formidabile è imbattersi in simili ascoltatori, affonda-
re la propria vita e i propri affanni, la propria ansia di sapere e capire
nel cuore di queste persone straordinarie!
Ripensandoli con affetto e riconoscenza, diciamo di loro: “Dav-
vero me lo ha mandato il Signore!”
a B nazziRit ea B nazziRit e
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Santa Monica
esemplare modello di mamma
Vincenzo Maddaloni
a storia è costellata da esempi di donne e madri che, con
slancio palpitante, hanno compiuto grandi atti d'amore
e di incondizionata dedizione. Spicca tra loro Monica,
colei che diede la vita, e non solo quella biologica, ad Aurelio Agosti-
no. Nata nel 331 in una famiglia cristiana, fu allevata sotto la guida
di una bambinaia anziana e dotata di grande saggezza, che la corresse
con garbo, misura, diligenza, educandola a quei costumi tanto nobili
che la resero "degna di lode e ammirazione non comune".
Si sposò con un pagano di nome Patrizio, tenero e sensibile, ma
volubile e facile all'ira, da cui ebbe due figli, Agostino e Naviglio, e
una figlia che chiamarono, forse, Perpetua. Dopo la morte del mari-
to, sopraggiunta nel 371, Monica prese su di sé l'incarico dell'educa-
zione dei figli, che curò con fermezza e comprensione, evitando for-
me indulgenti e sdolcinate. Più di tutto, le premeva la carriera del pri-
mogenito, Agostino, ma non sottovalutò mai la sua formazione spi-
rituale, preoccupandosi per la salvezza della sua anima.
Prova ne è che quando egli tornò a casa con titolo accademico di
retore, la madre non ne rimase completamente soddisfatta, perché
aveva raggiunto i suoi obiettivi professionali a scapito della sua fede.
Lungi dal sentirsi sconfitta, Monica non si arrese. Così, da una parte
bussò con insistente preghiera e calde lacrime al cuore di Dio,
dall'altra mise in atto ogni tentativo, che le suggerivano l'istinto di
donna e l'amore materno, al fine di far rinascere la fede e la pratica
L
Un libero esercito
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cristiana nell'anima
del giovane professo-
re. Il suo impegno e la
sua perseveranza nel
pregare e nel seguire
con ferma decisione
le vicissitudini del fi-
glio prediletto venne-
ro premiati quando,
nella notte del 24
aprile del 387, a Mila-
no, assistette al bat-
tesimo, amministrato
dal noto vescovo Am-
brogio, dei figli Ago-
stino e Naviglio e del
nipotino Adeodato.
Sul finire di quella
stessa estate, mentre
attendeva di imbarcarsi per l'Africa, Monica, in un momento di col-
loquio-spirituale con il "nuovo Agostino", affacciati entrambi ad una
finestra ad Ostia Tiberina, in uno sfavillante tramonto, mormorò:
"che resto a fare ancora quaggiù? Il Signore mi ha concesso più di
quanto gli chiedevo".
A 56 anni, serenamente, si spense per andare a brillare nel regno
del Padre. Con la sua scomparsa, l'esempio della sua vita divenne un
punto di riferimento per molte mamme. Il culto per la mamma di
Aurelio Agostino cominciò progressivamente a diffondersi dal seco-
lo XII. Raggiunse l'apice nel XV secolo, ad opera dell'agostiniano
Maffeo Vegio (1407-1458). Egli fu insigne rappresentante di
quella corrente umanista che, fondendo l'ideale classico
con quello cristiano, trovò nell'accordo tra lettere sa-
agnificatMM
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cre e profane il segreto di una più elevata formazione spirituale.
Divenuto frate agostiniano nel 1455, dedicò il resto della sua vi-
ta al culto del Santo d'Ippona e di Santa Monica, dedicando al loro
studio gli ultimi suoi anni; rasserenati dalla lettura dei Salmi, giu-
dicati in gioventù "nenie da vecchio". Affascinato dalla lettura delle
Confessioni, nel suo cuore nacque sì grande amore che considerò
"miracolosa la nascita di Agostino per il mondo. " Nel leggere le pagi-
ne agostiniane, Vegio scoprì la grandezza dell'Ipponate, ma soprat-
tutto quanto fosse "adorna di ogni virtù la madre di Agostino".
Stimolato da un singolare esempio di proficua educazione,
l'agostiniano di Lodi scrisse il noto trattato pedagogico "L'educazio-
ne dei figli e i loro buoni costumi", con lo scopo di far "conoscere
l'opera educatrice di Monica" di modo che si potesse "non solo
ammirarne la santità, ma venerarla al massimo". Nel suo scritto, Ve-
gio la eleva a modello per tutte le mamme del mondo e la consacra,
a dispetto del tempo, come specchio limpidissimo di un vivere buo-
no ed onesto.
Il suo corpo, rinvenuto a Ostia, fu trasportato a Roma nel 1430. Il
papa Martino V, che ne aveva ordinato le ricerche, ordinò una solen-
ne straordinaria liturgia che officiò personalmente. Nella circostan-
za indirizzò un commovente discorso agli Eremitani di Sant'Agos-
tino, ai quali affidò il sacro corpo, e al popolo che affollava la chiesa.
Nella circostanza il Vegio fece custodire le reliquie della Santa in
un bel sarcofago di marmo bianco, collocandolo nella cappella da lui
fondata nella Basilica di Sant'Agostino in Roma. Inoltre, lasciò una
dettagliata testimonianza scritta riguardante il rinvenimento, il tra-
sporto, ed i prodigi operati da mamma Monica. In un manoscritto
della Biblioteca Vaticana si legge che la venerata madre di Agostino
“tanto più fu riverita dai fedeli quanto più il buon esempio del som-
mo Pontefice li invitava alla di lei venerazione.” Si legge anche che fu
fondata una Compagnia delle Donne di Santa Monica, riconosciuta
da Eugenio IV, nel 1440.
Misericordiosi sono coloro che esercitano le opere di misericor-
dia su questa terra nel perdono dei peccati e nel propiziare per sè e
per gli altri la divina giustizia.
L'invito ad avere misericordia sull'esempio di Dio, Padre delle
misericordie, come viene chiamato da San Paolo, è presente in nume-
rosi passi della Sacra Scrittura e la stessa predicazione di Gesù è la
buona novella della misericordia di Dio. “Siate benevoli gli uni verso
gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdo-
nato a voi in Cristo” (Ef 4, 32). “Siate misericordiosi, come è miseri-
cordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati, non
condannate e non sarete condannati perché con la misura con cui
misurate sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6, 36-38) e “il giudizio
sarà senza misericordia per coloro che non hanno usato misericor-
dia” (Gv 2, 13): diventare simili a Dio e assicurarsi un giudizio mise-
ricordioso: sono i fini della nostra vita. Siamo purtroppo tendenzial-
mente portati ad essere colpiti non tanto dalle nostre mancanze
quanto dalle inadempienze immaginarie dei nostri fratelli e, invece
di perdonare, giudichiamo e condanniamo gli altri. San Francesco
esorta ciascuno ad avere “quella stessa misericordia che vorrebbe fos-
se usata verso di sé qualora si trovasse in un caso simile” (FF 197).
Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia. Non che
essi stessi non abbiano mai peccato e molte volte, ma i loro peccati
saranno perdonati, perché hanno molto amato (cf. Lc 7, 47)
Sforziamoci, quindi, di combattere questa infelice tendenza edu-
candoci a sentire come nostre le miserie altrui, le sofferenze, i disagi
e i bisogni dei fratelli e se ciò sarà sincero e animato dalla fede allora
nel giorno del Giudizio troveremo misericordia.
Cristo ci inviterà ad entrare nel suo regno per godere il premio
eterno, grazie anche alle misericordie verso il prossimo. Modello per
noi di vissuta misericordia resta la serva di Dio Teresa Manganiello.
s pi a ozzutoSuor Giu ep n B
agnificatMM
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ocazione vuol dire “ chiamata” e in questo contesto ci oc-
cupiamo di quella alla vita religiosa e sacerdotale. Questo
genere di chiamata è un meraviglioso dono di Dio per
l'uomo ed è l'invito rivolto ad alcune persone a seguire Gesù povero,
casto ed obbediente. La vocazione è, dunque, l'iniziativa del Padre
che invita gli uomini a servirlo e ad amarlo in maniera piena, cioè con
una dedizione totale e senza riserve.
E' lo Spirito Santo a suscitare nell'uomo il desiderio di vivere il
Vangelo all'insegna della imitazione di Cristo. E' lo Spirito Santo a
metter nei cuori dei chiamati una capacità di amore tale che il mon-
do sembra perdere ogni attrattiva.
In questo modo il chiamato scopre l'essenza della sua esistenza: la
donazione di sé a Dio e all'uomo allo scopo di cooperare al piano di
salvezza dell'Eterno Padre e di annunziare con la vita la Resurrezione
del Cristo. Alla chiamata di Dio, che è un atto di amore, deve corri-
spondere, dunque, una risposta del chiamato, una risposta d'amore.
Per un Francescano esser chiamati dal Signore vuol dire divenire, at-
traverso una esistenza vissuta in conformità con il Vangelo, la salute
del mondo San Francesco amava usare questa espressione per spie-
gare ai propri frati il significato della loro vocazione. Oggi, soprattut-
Vocazionemistero d'amore
P. Raffaele Di Muro ofm conv
VV
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Vocazione, mistero d’amore
to, il mondo ha bisogno di testimoni credibili, autentici, veraci, del-
la parola di Dio. L'attuale società, caduta in pieno relativismo, ha bi-
sogno di uomini e donne che annunzino e testimonino con la loro vita
la Verità. Queste, probabilmente, sono frasi che il lettore avrà letto
almeno mille volte su riviste cattoliche. Tuttavia esse sono il frutto di
vita vissuta, sono il frutto di una reale esperienza fatta da chi scrive.
Essere frate o suora vuol dire aprirsi ad una dimensione di amore
indicibile, vuol dire diventare pane spezzato per i fratelli, vuol dire
essere il seme caduto in terra che muore per il bene del mondo. Inol-
tre, l'aspetto più bello della vita religiosa francescana è quello di vive-
re con altri fratelli e di crescere spiritualmente ed umanamente con
loro. Il cammino del francescano non è una strada da percorrere
da soli, ma è un percorso da compiere uniti al fratello. Troppe
volte certa stampa tende ad esaltare in maniera errata la vi-
ta francescana.
agnificatMM
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Seguire Gesù, sull'esempio di San Francesco, non vuol dire solo
amare la natura o camminare scalzi, ma vuol dire essenzialmente di-
venire amore per il prossimo, dimenticando se stessi, divenire, cioè,
la salute del mondo. Un discorso particolare merita la chiamata al Sa-
cerdozio. A mio avviso, questo è il più bel dono della Santissima Tri-
nità all'uomo. Il Presbitero, attraverso l'amministrazione dei Sacra-
menti e l'annuncio della Parola, permette all'umanità di entrare nei
più grandi Misteri della Salvezza. Questa è, dunque, una chiamata
di particolare importanza e che merita un discernimento approfon-
dito. La chiamata non è frutto di fantasie o di apparizioni mistiche,
ma è il risultato di un cammino fatto di preghiera, di sofferenza, di
amore, di una attenta direzione spirituale. Solo attraverso questo
percorso si può conoscere ordinariamente il piano di Dio nella vita
di un uomo.
Mi piace concludere con un invito alle famiglie: nell'educare i vo-
stri figli non private loro della possibilità di vivere da consacrati, non
togliete loro questa meravigliosa prospettiva di amore . Il lavoro, la fa-
miglia, il fidanzamento, sono valori importanti ma è bene presentare
ai ragazzi anche la possibilità di una vita alla sequela di Cristo.
Quando, dunque, ci rivolgiamo ai Santi , ricordiamoci di chiede-
re loro di intercedere presso il Padre al fine di suscitare schiere di
consacrati in grado di portare al mondo germi di santità.
Se nel cuore avverti il deside-rio di conoscere di più Gesù, di dare senso alla tua vita, lasciati provocare dalle sue parole:
“Vieni e vedi”.
Ti proponiamo degli incontri di formazione cristiana e di di-scernimento vocazionale in que-ste date:
Gli incontri si svolgeranno a S. Egidio Montefusco (AV)
Per prenotazionie informazioni:Suor Perseverancia Bernabe
Tel. 0825 962103Cell. 340.2402905Suor Doriana Biasiotti
Tel. 0825 962003
11 - 12 8 - 9
28 - 3013 -14
2 - 5 8
6 - 818 - 19
9 - 10
ottobrenovembrenovembredicembregennaiofebbraiomarzoaprilemaggio
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Lettera a mio figlio FrancescoLettera a mio figlio Francesco
requentai le scuole elementari a Montefalcione. Il Mae-
stro era unico. Non esistevano edifici scolastici. L'aula:
un basso vicino alla mia abitazione. Luce e aria venivano
dalla porta d'ingresso posta a livello della strada. Ciò che accadeva fu-
ori veniva da noi percepito dentro. Lunedì: il giorno del mercato.
Le donne con le ceste lungo la strada vendevano i prodotti della
terra. Il maestro versava l'inchiostro nel calamaio esistente dentro i
buchi di legno del banco. Noi intingevamo la penna. I quaderni con la
copertina nera, orlati di rosso. La cattedra. Alla parete il Crocifisso
(che nessuno metteva in discussione) e il ritratto di Mazzini. Succes-
sivamente compresi che questi aveva una religione tutta sua. Non
cattolica. Allora non si parlava della scuola come oggi. Ora appare sul-
lo schermo televisivo, sui giornali quando sta per iniziare e quando si
chiude. Si incomincia con la pubblicità. Appaiono zaini di dimensio-
ni ridotte, di tessuto impermeabile e colori vivaci, ambiti da ragazzi e
studenti e apprezzati anche dalla moda. Diari scolastici dove gli alun-
ni segnano non solo i compiti da svolgere. Allora: la cartella, una cu-
stodia formata di due cartoni, per lo più rettangolare, di color marro-
ne, colore caratteristico del guscio delle castagne. Mia madre avvol-
geva con un foglio di carta il sussidiario, manuale che comprendeva
tutte le materie di studio dell'anno. Un rispetto per il libro!
Caro Francesco oggi si discute dei libri di testo che costano. Ma
quanti li sfogliano! La cultura non ha prezzo, è “cosa” che non si può
comprare. E' faticosa conquista. Io ti immagino nel banco, col tuo
grembiule: uguale agli altri compagni. Ma ognuno di noi è unico al
mondo. C'è che ci somiglia. Dio non ha usato la fotocopia. La diffe-
renza è ricchezza. Ricordo anche noi con il grembiule, i numeri roma-
ni che segnalavano la classe di appartenenza. Oggi torna di nuovo que-
FF
sto accessorio dell'abbiglia-mento che nasconde
abiti “firmati” ed è protezione del vestito durante
il lavoro.
Lo studio è sì lavoro. Fatica, gioia, scoperta.
Da diversi anni insegno. Lascio segni, tracce.
Non mi piace stare in cattedra. Scendo, giro fra i
banchi. Dialogo con i miei studenti. Le lezioni:
frutto di studi. Ogni anno che termina è crescita
umana, culturale. Slargarsi di orizzonti. Un uscire
dal frammento, dal quotidiano. La creatività ci sal-
va. Non lasciamoci travolgere da monotone e de-
primenti consuetudini. Queste uccidono il sapere,
chiudono le menti. Ben venga il chiasso: quello cul-
turale. Sono d'accordo che la “scuola debba pre-
miare gli studenti migliori. Il merito non è fonte di
disuguaglianza, al contrario”. Condivido il sette in
condotta anche se nella mia vita di professore non
ho mai scritto una nota negativa sul comporta-
mento di un alunno. La nota è sconfitta. Credo nel
dialogo. Si apprendono le lingue, si traduce. Ma
una cultura che traduce solo sulla carta è ben poca
cosa. Bisogna tradurre nella vita. Questa: l'educa-
zione civica. C'è bisogno di scuola vera. C'è biso-
gno di “bellissimi temi d'italiano” di tanta poesia
contro la minaccia di un'aridità che avanza. C'è bi-
sogno di tecnica, ma soprattutto di sentimento.
La sera vedo tremolanti brillare le luci di Mon-
tefredane. Dietro quel paese: il paese nascosto, do-
ve tu, caro Francesco, vivi. E’ un conforto pensare
che entrambi abbiamo in comune un pezzo di cie-
lo: Montevergine. Lì puntiamo lo sguardo. Ti sono
accanto. Con affetto
19Il tuo papà
agnificatMM
20
uesto è il tema conduttore della missione a Lettere: pae-
sino in provincia di Napoli molto accogliente, fascino
delle montagne e visione allettante del mare, nelle cui ac-
que riflette e si rivela la presenza e l'onnipotenza di Dio.
La missione si è svolta in collaborazione con i frati cappuccini di
Napoli dal 16 al 25 luglio. I missionari sono stati accolti dal rev.do par-
roco don Salvatore Coppola, responsabile del santuario dedicato a
Maria Assunta e a San Giovanni Battista, nel quale si venera
Sant'Anna con profonda devozione. La missione ha avuto inizio so-
lennemente il giorno 17 con la celebrazione della Santa Messa pre-
sieduta da Sua Eccellenza Mons. Luigi Travaglino, Vescovo Titolare,
QQSuor Antonietta Mucci, sfi
21
con la presenza del coordinatore Don Aniello Dello Ioio, parroco di
Depugliano, di don Salvatore Coppola e Don Gerardo, parroco di
Orsano. Durante la celebrazione: il mandato dei 10 missionari (6 Fra-
ti Cappuccini e 4 Suore Francescane Immacolatine) con il bacio del
Crocifisso. Così frati e suore si sono incamminati verso le contrade
di Lettere: Sant'Anna, Orsano, Depugliano, S. Nicola, per incontra-
re famiglie e ammalati, per ascoltare, pregare insieme, per portare il
messaggio di Gesù Misericordioso, di Gesù Padre che ci ama, di Ge-
sù nostra unica speranza.
I missionari sono stati accompagnati da splendide persone, che
hanno messo a disposizione l'automobile, tempo, e tanto affetto.
Il miracolo più grande che il Signore ha operato è aver messo nei
cuori docilità all'ascolto della Parola. Molti si sono accostati al Sacra-
mento della Riconciliazione, anche dopo diversi anni. I frati cappuc-
cini sempre pronti ad ascoltare e a confessare. Molti i giovani, infatti,
chiedevano consiglio. Quante comunicazioni di esperienze.
Il Signore è entrato nei cuori di tutti: dove c'è semplicità e umiltà
Dio è presente. I missionari sono strumenti attraverso cui si manife-
sta la presenza di Dio.
Un grazie a Te Signore della vita, che hai fatto tutto con sag-
gezza, grazie a Te per averci fatto conoscere la bellezza del po-
polo di Lettere; grazie a te, Lettere, per averci riempito il
cuore di semplicità.
Incontro con i fanciulli di Lettere
agnificatMM
22
All'inizio l'idea della missione la guardavo con un certo scettici-
smo. 10 giorni mi sembravano troppi, 10 tra frati e suore da accom-
pagnare, attività da inventare, tante teste da mettere d'accordo. Ma
dissi ugualmente si, era semplicemente buona educazione dare una
mano. Poi sorrisi pieni di amore, occhi in cui c'era Dio, forza di non
sentirsi mai stanchi di gridare e gioire per il Suo amore mi hanno
sconvolta, e come me hanno sconvolto la vita di chi è stato travolto
da questa missione. Allora non ho pensato più alle attività. Quando
si parla di Dio non c'è bisogno di pianificare nulla.
In quei 10 giorni la Speranza è rifiorita ...quei 10 tra frati e suore
hanno cambiato i nostri occhi... Si è mosso qualcosa in questo nostro
paese ormai da troppo tempo assopito e adagiato in una fede addor-
mentata. La primavera è cominciata con la missione. I frati e le suore
sono stati per me - e credo per tutti - le rondinelle che ci hanno sve-
gliato da un letargo troppo lungo e scoraggiante. E poi i 10 giorni ci
sono sembrati troppo pochi.
Finita la missione ci è rimasta dentro un'estate di amore: l'estate
non intesa come mare e vacanza, ma il tempo dove i frutti maturano,
il grano è pronto per la raccolta: estate con meravigliosi frutti e colori
di ogni cosa. L'estate che prepara con gioia la semina per l'inverno,
dove insieme si organizzano i semi per la prossima stagione, stare uni-
ti e condividere il lavoro attendendo con gioia la primavera...
Quei 10 occhi e quelle 10 mani ci hanno nutriti di speranza e ci
hanno dato la forza per continuare.
E da 10 diventeremo 15… 20… per aumentare questa grazia che
è stata donata dalla missione. Di solito gli addii lasciamo il vuoto.
I missionari ci hanno riempiti di gioia.
"Signore, dove Tu passi fiorisce il deserto…”
Signore dove tu passi fiorisce il deserto
Antonietta Antonietta
23
Ho incontrato le Suore Francescane Immacolatine al loro arrivo a
Lettere, è stato come un colpo dì fulmine a ciel sereno. Un sorriso,
Pace e Bene, ed il ghiaccio s 'è rotto ...
Uno scatenarsi di emozione su emozioni, momenti di raccogli-
mento e di condivisioni fraterna, hanno reso questi giorni indimenti-
cabili, dando così uno scossone generale all'intera comunità.
Le giornate sembravano volare e le parole dette tra noi sembrava-
no essere sempre molto poche. Ho accolto con gran piacere l'invito ri-
voltomi da sr. M. Lourdes e sr. Elsa a partecipare al campo scuola a
Montefusco. Ci siamo salutate con un semplice arrivederci e un gran
sorriso di chi ha accolto con gioia la parola di Dio.
"Chi non ama resta sempre nella notte e dall'ombra della mor-
te non risorge: ma se noi camminiamo nell'Amore, noi saremo
veri fìgli della Luce…”
Cristo, nostra unica speranza
Carmela Carmela
Dal buio verso la luce di Dio
agnificatMM
24
ertamente ti sarai posto il problema del tuo futuro, del
tuo avvenire… famiglia, soddisfazioni, e, più di una vol-
ta, avrai sognato per te le situazioni più ricche di emozio-
ni…e soddisfazioni ma in te scorgi sempre un angolino di insoddisfa-
zione. Hai mai pensato ad una scelta “diversa” dalla vita che vivi? A
uno stile di esistenza opposto al tuo? A un modo di concepire la vita
che va al di là della tua “forma mentis”? Lo sai, che forse qualcuno
dal profondo del tuo cuoricino ti chiama e tu sei sempre nervoso e ira-
scibile perché non vuoi rispondergli? Te lo sei mai chiesto?
Tu che vivi nel mondo di oggi che vesti liberamente “panni” che
Giuseppina Bristot
CC
Dialoghiamo con Gesù
25
Dialoghiamo con Gesù
non sono i tuoi… tu che ti fai beffa di chi non la pensa come te… Tu
che snobbi un frate o una suora se li vedi per strada… Perché, secon-
do te, ci sono ancora oggi giovani che scelgono di seguire Gesù e si
fanno Suore? Tutta la vita e soprattutto anche la tua vita è una mis-
sione ed una risposta ad una vocazione segreta, che solo tu conosci e
che forse hai accarezzata silenziosamente, a volte anche per tanti an-
ni. Tanti giovani sognano ad occhi aperti…qualcosa e qualcuno che li
dovrà fare felici! Ma poi… quali delusioni quando cercano il principe
azzurro o la principessa, disegnati quasi con il pennello: questo no, è
così, quella è bassa. Basterebbe guardarci dentro e scoprire che sia-
mo figli di Dio: un padre che non delude, un padre perfetto.
Beati noi perché siamo figli di Dio, beati noi perché nessuno po-
trà mai separarci dal suo Amore; beati noi perché Gesù ci ama. Pro-
gettando la nostra vita non dobbiamo desiderare di arrivare tra le stel-
le ma puntare in alto guardando il Paradiso: nostra unica meta.
Non dobbiamo accontentarci di vivere la vita in maniera banale,
vivere per sopravvivere, ma fissare il nostro cuore in quello di Dio.
Dobbiamo essere in terra e in cielo un dono senza riserve per
Iddio e per il prossimo. La vocazione religiosa non è una scelta ma
una chiamata, ogn'uno di noi fa parte di un progetto divino e solo con
docilità possiamo rispondervi! Vivere per Gesù è una straordinaria
avventura che non va vissuta con leggerezza e superbia ma dobbiamo
lasciarci guidare da Santa Madre Chiesa. La vocazione ci rende liberi
di amare, ma per sperimentare questo amore dobbiamo aprire il no-
stro cuore a Gesù, accogliere il suo invito, rispondere al Suo «segui-
mi» un “eccomi” senza rimpianti; un eccomi fiducioso.
Devi abbandonarti in Dio, tra le sue braccia, come un bimbo in-
quieto che cerca le braccia della mamma e che trovatele si sente al si-
curo. Chi non desidera amare ed essere amato? Ma per speri-
mentare l'amore sincero, occorre aprire la porta del cuore a
Gesù e percorrere la strada del dono di sé. Sta qui il segre-
to della riuscita di ogni vera chiamata, che nasce in mo-
26
do sorprendente nel cuore di un adolescente e conduce al matrimo-
nio o al sacerdozio o alla vita consacrata. C'è libertà vera dove dimora
lo Spirito di Cristo. Questa è la perenne giovinezza del Vangelo che
rinnova le persone, le culture, il mondo. Tutto è vocazione, devi solo
sforzarti di vedere con gli occhi di Dio.
agnificatMM
Chiara Pagano di Calvi (BN)
ha iniziato il Postulato il 15 agosto 2008
Vocazione: amore che risponde all'amore. E il Sì per tutta la vita ad un progetto
meraviglioso. Mi son sentita sempre tanto ricca di cose, di beni, di attrazioni ma ora
sto scoprendo la vera ricchezza: Gesù. Sento che pian piano i miei pugni chiusi si apro-
no. Dai Pugni chiusi alle mani aperte, dal possedere al donare, dall'attirare tutto a sé,
allo svuotamento di sé … ecco la bellezza della Vocazione.ChiaraChiara
27
Rita Manzari di Turi (BA)
il 7 ottobre 2008 incomincia
il Noviziato.
Rita Benazzi di Roma inizia il
postulato il 12 ottobre 2008.
La b ll z e e za
de ch tlla iama a
c e si ont mpla
en lla crescita
con Gesù!
La b ll z e e za
de ch tlla iama a
c e si ont mpla
en lla crescita
con Gesù!
aRitaRit
Voca ione èz …nto ' c
la
il pu d in ontro trap c z a di cole z ell'uomo
e l'immensa gr nd zza i D o.
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Sia fatta la ua vol ntà T o
nient’a trol
rCa melarCa mela
RitaRita
Dialoghiamo con Gesù
Pace, una parola, una piccola parola. Sembra quasi si vergognadi essere composta di solo quattro lettere. Una piccola parolacon un significato immenso nell'eternità dei secoli. Non fà differenza di lingua,né del colore della pelle dei nostri fratelli: bianchi, neri, gialli.Tutti e da sempre, fin dall' inizio dei tempi, in cerca di pace.
Ricorda fiumi di sangueinghiottiti dalla terra arida, mari di lacrime versate, tante, da poter riempire pozzi prosciugati, grida disperate mischiatea soffocanti singhiozzi di dolore, urla di rabbia nel vento, tristezza e delusionenel vedere fallire e svanire nel nulla sforzi e sacrifici fatti per essa.
Pace, appartiene al futuro ormai.I nostri sguardi sono volti verso coloroi quali, con la luce della speranza negli occhi, e con il cuore gonfio del dovere,coraggiosi e fiduciosi di superare ogni ostacolo per raggiungerla,ripeteranno con fede insieme a noi questa piccola parola pace.
Pietre dipinte dall’artista Elfriede de’ MorelliPietre dipinte dall’artista Elfriede de’ Morelli
Alla Sacra grotta dell'Immacolata ConcezioneAlla Sacra grotta dell'Immacolata Concezione
Tu, in questa grotta, Vergine Beata,accogli i tuoi figli grazie imploranti,e i credenti ogni dì, in fila serrata,che alla tua statua pregano … davanti.
C'è gente varia di razza e parlata:egri fra essa e storpi, con badanti,su carrozzelle a Te, Immacolata,or chiedono un miracol tutti quanti
per una guarigion del loro male.E bevono, a tal fine, l'acqua santa,nelle cui vasche il bagno pur si fanno.
Non di rado, qualcosa celestialeQui accade quando, con sorpresa tanta,ad un inferno cessa il suo malanno.Qui molti… il rosario hanno;
qui a Bernadette Tu apparisti allorae qui con noi genuflessa è una suora
che, nella sua umiltà, oracome immacolatina francescanaper pace e bene e fratellanza umana.
Con gran fede cristianaSi festeggia oggi Santa Bernadette,cui rispondesti in poche parolette
- Al parroco dirette- Di festa il giorno dell'Annunciazione:- “Io son l'Immacolata Concezione”.
A an Tesoriorm doA an Tesoriorm do
GMG 2008
agnificatMM
30
Oggi è ormai diventato importante comunicare utilizzan-
do SIGLE... ci si capisce a volo, si ha la possibilità di sen-
tirsi uniti anche se distanti.
In tante occasioni ho scritto sms, e-mail, i miei tvb e tante volte
mi son trovata a raccontare di quelle meravigliose Gmg vissute insie-
me a tanti giovani desiderosi di conoscere e amare Gesù.
Le GMG cosa sono? Le Giornate Mondiali della Gioventù sono
nate da un' idea di Giovanni Paolo II che nel 1984 invita i giovani a
partecipare a un grande incontro di “preghiera, condivisione, con-
versione e letizia”. Quest'anno Sidney si è trasformata in capitale
mondiale dei giovani. Impegnativo e bellissimo il tema scelto dal pa-
pa Benedetto XVI: “Avrete la forza dallo Spirito Santo che scenderà
su di voi e mi sarete testimoni”. Un richiamo alla bellezza e alla re-
sponsabilità insieme di essere cristiani. Un invito che il papa ha rin-
novato anche nel linguaggio degli sms: “Dio e il suo popolo-ha scritto
il pontefice- si aspettano tanto da te perché hai dentro di te il dono
più grande del Padre: lo Spirito di Gesù”.
Non ero presente a questa Gmg ma anche io come tanti dall'Italia
ho seguito su Sat 2000 l'evento mondiale e particolarmente la gran-
de veglia nell'ippodromo di Randwich.
dona libertàdona libertà
Chiara Pagano
OO
Le Suore Francescane Immacolatine a SidneyLe Suore Francescane Immacolatine a Sidney
31
G M G 2008
Tantissimi gli spunti di riflessione del Pontefice e infatti ripren-
dendo le varie catechesi e gli appuntamenti di quei giorni ho prova-
to a darmi qualche risposta. Benedetto XVI: “Fissiamo l'attenzione
su come diventare testimoni. Abbiamo bisogno di conoscere la per-
sona dello Spirito Santo e la sua presenza vivificante nella nostra vi-
ta”. Qual è la nostra risposta, come testimoni cristiani in un mondo
diviso e frammentato? Senza dubbio l'unità e la riconciliazione non
possono essere raggiunte soltanto mediante i nostri sforzi. Dio ci ha
fatto l'uno per l'altro e soltanto in Lui possiamo trovare quell' unità
che cerchiamo. Non è sempre semplice ascoltare la voce dello Spiri-
to e soprattutto - come faceva notare don Domenico Sigalini -
distinguere il vento buono dello Spirito. Dio in mezzo a tanto rumo-
re parla, si fa sentire a volte nella sofferenza, altre donandoci gran-
di gioie. Credo che in dei momenti non riusciamo ad avere la
costanza di andare in profondità e costa lasciarci provocare
dai segni della sua presenza.
32
“Lo Spirito Santo ci vuole persone di comunione e di unità”.
Vivere da innamorati del Vangelo è saper ascoltare ed essere.
Il modo per essere testimoni in un mondo frammentato è arric-
chirsi sempre più dei doni dello Spirito per avere la forza di andare ol-
tre la vuota utopia, la precarietà e offrire al mondo la coerenza e la
certezza della testimonianza cristiana.
Un cuore che cerca di amare è sicuramente la più grande testi-
monianza in un mondo diviso. Benedetto XVI: Dio è con noi nella re-
altà della vita e non nella fantasia! Affrontare la realtà, non sfuggirla:
è questo ciò che noi cerchiamo! Perciò lo Spirito Santo con delica-
tezza, ma anche con risolutezza ci attira a ciò che è reale, a ciò che è
durevole, a ciò che è vero. E' lo Spirito che ci riporta alla comunione
con la Trinità Santissima. A volte però cerchiamo l'appagamento e la
libertà fuori di Dio. In tanti momenti ci vien voglia di scappare dal Si-
gnore e un tale allontanamento ci offre l'illusione della libertà.
Sappiamo bene però che allontanarci da Lui è fuggire da noi stes-
si. Dove andare lontano dal Signore? Lui ha parole di vita eterna.
Anche io in questi giorni mi son posta la domanda: Vivere secon-
do lo Spirito rende veramente liberi? Il cardinale Angelo Bagnasco in
maniera molto incisiva ha precisato che la vera libertà è possibilità di
scegliere il bene. E' necessario ricercare “ciò che indica la verità
dell'amore, della vita, dei rapporti umani”.
Dove soffia lo Spirito c'è vera libertà. Solo se permettiamo allo
Spirito di illuminarci riusciremo anche a comprendere la Libertà. So-
lo così avremo il coraggio di cambiar vita e di cominciare a vedere di
più Dio nella nostra vita e nei nostri avvenimenti. Da qui una grande
certezza: “Se lo Spirito mi fa conoscere l'autore della mia vita, allora
divento sempre più certo della mia vita”.
Il Papa inoltre ha aggiunto che l'amore è il segno della presenza
dello Spirito Santo: amore che porta in sé l'eternità. Lo Spirito è Dio
che eternamente si dona. E noi ? Quanto e come ci doniamo?
Penso all'abbraccio fraterno dei giovani a Sidney intorno all'alta-
agnificatMM
33
re. Insieme si son detti : Ti voglio bene e voglio dar la vita per te. Una
canzone ci fa dire: “E' questa la gioia: vivere uniti in Cristo facendo la
Chiesa”. Nel profondo c'è desiderio di amare ma mi accorgo di esse-
re tanto lontana da quei tre grandi amori di cui parla Benedetto XVI:
l'amore unificante che dovrebbe essere la nostra misura, l'amore du-
revole la nostra sfida, l'amore che si dona la nostra missione. Abbia-
mo bisogno di essere trasformati dal di dentro e di aprirci alla forza
dell'amore di Dio.
Proviamo a ripartire dopo questa GMG accogliendo in noi la po-
tenza dello Spirito Santo seguendo il consiglio del Pontefice: fate si
che sapienza, intelletto, fortezza, scienza e pietà siano i segni del-
la vostra grandezza.
La Vergine accompagni sempre il nostro cammino ogni
giorno della vita.
Suore Francescane Immacolatine a Sidney incontrano il Papa
G M G 2008
agnificatMM
Camposcuola 2008: Testimonianze
Un’esperienza
indimenticabile
Un’esperienza
indimenticabile
stato un campo scuola che personalmente mi ha fatto cre-
scere, e non poco! E' stato emozionante aver sentito tutte
insieme, nello stesso istante, la presenza di Dio... di un Dio che ci ha
accompagnate in tutte quei giorni passo passo, tramite persone, avve-
nimenti, testimonianze, alla conoscenza di noi stessi, di quello che sia-
mo e di quello che siamo davanti a Lui.
Ogni volta era duro proiettarmi dentro, conoscermi veramente, ri-
vangare nel passato, nei dolori, nelle mie paure... ma è stato un modo
per verificare la sconfinata bontà di Dio!
E' stato unico sentire come se stessi vivendo in un mondo a parte!...
in un mondo dove esiste solo il bene, l'amore, la fratellanza; in un
mondo fatto di persone uniche, ognuna dotata di orizzonte interiore
infinito.
Sono esperienze indimenticabili che cambiano, che ti fanno vedere
la vita dall'angolatura dell'Amore. Sono esperienze intense che non
hanno luogo sempre, c’è bisogno di sensibilità sottile per captarle, il
frastuono di ogni giorno, purtroppo, ostacola l’incontro con il Divi-
no. Sono esperienze uniche che portano fuori il meglio di noi stessi,
quanto di più nascosto, quanto di più vero c'è in noi!
E' stato un viaggio alla scoperta di me, di Dio e di quanto Dio ha in ser-
bo per me! Con immenso amore va il mio GRAZIE alle mie amiche
34
E’E’
Campo Scuola
di “avventure”, alle nostre sisters..., e a Colui che ha guidato il nostro
veliero per la strada del Suo AMORE!
Per sempre nel mio cuore
Qualcuno al nostro ritorno ha insinuato che non avessimo niente li.
Ed io gli ho risposto che si sbagliavano di grosso. Lì avevamo tutto.
"Dov'è Carità e Amore, qui c'è Dio."
Abbiamo vissuto la vera gioia della reale condivisione. E il segnale
non è stata solo la crescita di ognuna di noi, ma la grande voglia di co-
municare l'amore di Dio che si è radicato in noi. Ho constatato con
gioia quanti mille meravigliosi mondi si trovano nell'altro, con quan-
ta passione ognuno a modo proprio vive Dio e lo comunica. Quan-
ta bellezza si prova nel sentirsi riconciliati in Lui, amati da
Lui... e che gioia è stato scoprire questa emozione in ragaz-
ze che fino a un giorno prima erano delle sconosciu-
EnzaEnza
35
agnificatMMte… ognuna di noi ha saputo amare,
prendersi cura dell' altra, eravamo
mamme, sorelle e amiche, eravamo
aria e sale per tutte, pepe e risate nel
gioco e preghiera... soprattutto pre-
ghiera.. ed è ancora la preghiera a di-
stanza di settimane e chilometri a le-
garci tutte insieme in un appunta-
mento quotidiano sotto lo sguardo
amorevole dell'Immacolata.
Dio ci ama.. cos'altro ci serve per esse-
re felici?
Grazie care Suor…elline, grazie alle
meravigliose ragazze che ormai sono
nel mio cuore.
Ciao a tutti: sono Carmela Vicedo-
mini. Ho conosciuto le Suore Fran-
cescane Immacolatine durante la mis-
sione popolare a Lettere tenutasi dal
16 al 25 Luglio 2008. Al mattino, do-
po aver pregato e ringraziato il Signo-
re, capisco che Lui opera sempre
grandi prodigi.
Ho già trascorso con le suore diversi
momenti comunitari prolungati, ma
con le Francescane Immacolatine è
stata un colpo di grazia a prima vista
A tutti voglio dire solo questo:
«Se c'è qualcosa in cuore che ti smuo-
n tA tonie tan tA tonie ta
36
ve, non puoi resistere fermo ad aspettare che qualcosa ti piova dal cie-
lo. Non evitate le suore, ma ricercatele, amatele e frequentatele, so-
no una ricchezza ... un vero dono di Dio».
Esperienza campo scuola. . . un sogno ahimè finito troppo presto.
Insieme ad altre ragazze abbiamo condiviso momenti indimentica-
bili: formazione, divertimento, lavoro e tanta "Pace e Bene".
Car e am l
37
agnificatMM
ilioni di pellegrini si sono recati quest'anno a Lourdes
per celebrare i 150 anni dell'apparizione di Nostra Si-
gnora alla piccola pastorella; così Bernardette rac-
contava la visione del 25 marzo 1858:
"Per tre volte le chiesi come si chiamasse. Ella sorrideva sempre
ma non rispondeva. Avanzai una quarta domanda. Ella congiunse le
mani, alzandole fino all'altezza del petto. Rivolse gli occhi al cielo,
poi, separando lentamente le mani e inchinandosi verso di me, disse
che era l'Immacolata Concezione. Queste furono le ultime parole che
mi disse. Allora io tornai per la terza volta dal signor parroco a rac-
contargli che la Signora era l'Immacolata Concezione.
Quando narrò queste cose al parroco, si sentì chiedere: - Sei sicu-
ra che ti abbia detto così?
- Sì, signor parroco. E non posso sbagliare, perché ho ripetuto quel-
le parole lungo la strada, per timore di dimenticarle.
- Ricorda meglio, - insisté il parroco. Avrà detto: - Io sono la Vergi-
ne Immacolata.
- No, signor parroco. Ha detto proprio così:
- Io sono l'Immacolata Concezione".
Quelle parole rimaste impresse nella sua mente, “Io sono
l'Immacolata Concezione”, non facevano riferimento ad una specifi-
Roberta Franchi
M
38
Lourdes, Duns Scoto e l’Immacolata
ca persona, ma ad una questione
teologica lungamente dibattuta
e controversa. Per secoli infatti
Padri e Dottori della Chiesa si
erano interrogati se la Madre di
Gesù fosse stata concepita senza
la macchia del peccato originale.
La difficoltà ad ammettere
un simile privilegio, consisteva
nel fatto che soltanto la grazia di
Cristo poteva cancellare le trac-
ce del peccato compiuto dal primo uomo. Sant'Agostino aveva so-
stenuto che avendo tutti peccato in Adamo, tutti sono bisognosi di re-
denzione e se tutti, anche la Madonna, necessitano della redenzione,
come ha fatto Ella ad essere redenta? Il vescovo d'Ippona non riu-
scendo a risolvere il problema dal punto di vista teologico, sostenne
che Maria era stata concepita nel peccato ma subito, nell'istante do-
po, era rinata alla Grazia. Una siffatta soluzione non venne accettata
dal popolo cristiano che non poteva ammettere che si dicesse questo
di Colei che, secondo il dettato scritturistico, avrebbe schiacciato
col suo seme la testa al serpente.
Dopo secoli di lunghi dibattiti, aveva portato la questione sulla
via dello scioglimento un altro grande teologo, Giovanni Dun Scoto,
del quale ricorre proprio quest'anno il settimo centenario della mor-
te. Nato nel 1266 o (secondo altri) nel 1274 a Mauxton (oggi Little-
dean) nella Scozia, studiò e insegnò prima a Oxford poi a Parigi.
Morì l'8 novembre del 1308 a Colonia. Si racconta che nel 1281
alla vigilia della professione religiosa (era francescano) mentre pre-
gava vedesse la Vergine beneaugurante con il Bambino Gesù tra
le braccia. Nonostante abbia vissuto soltanto quarant'anni,
questo breve spazio di vita è stato occupato da un'attività
intensa e sul piano teologico dalla soluzione al proble-
39
agnificatMMma dell'Immacolata Concezione. Egli usò l'espressione "potuit, decu-
it, ergo fecit".
Secondo Dun Scoto, la Vergine era stata preservata dal peccato
originale, in previsione dei meriti del suo divino Figlio e anch'ella era
stata redenta da Gesù, ma in maniera "preservatrice". Dio, al fine di
rendere la Madre di suo Figlio la più degna possibile, non solo poteva
esimerla dal peccato originale, ma era anche conveniente che Colei
che doveva essere Madre di Dio fosse esente da simile peccato; quin-
di se Dio lo poteva (potuit), se era conveniente che lo facesse (decu-
it), allora Dio lo fece (fecit). È il famoso argomento di convenienza.
Maria non è un'eccezione alla redenzione, perché non è colei che non
ha bisogno di redenzione, ma è il caso della più perfetta e più efficace
applicazione della redenzione da parte dell'unico redentore, Gesù
Cristo, il quale ha applicato a Maria i suoi meriti, prima ancora che
nascesse. In questo modo la teologia è riuscita a comporre quelle
due realtà che sembravano inconciliabili: Cristo è l'unico redentore,
tutti sono stati redenti, anche Maria è stata redenta; tuttavia ella è
stata concepita senza peccato originale perché redenta prima ancora
della sua concezione, in virtù della sua funzione di Madre di Dio. Nel
1854 Pio IX emanava la bolla "Ineffabilis Deus" con la quale poneva
fine a questa questione teologica così dibattuta: "Dichiariamo, pro-
nunciamo e definiamo che la dottrina la quale ritiene che la Beatissi-
ma Vergine Maria, nel primo istante della Sua concezione, per singo-
lare Grazia e privilegio di Dio Onnipotente ed in vista dei meriti di
Gesù Cristo salvatore del genere umano, sia stata preservata immune
da ogni macchia della colpa originale, è rivelata da Dio e perciò da
credersi fermamente e costantemente da tutti i fedeli".
E' significativo che quest'anno ricorrano insieme i 150 anni di Lo-
urdes e il settimo centenario della morte di Dun Scoto: l'apparizione
di Lourdes diventa viva testimonianza e sigilla con la sua presenza
quanto la teologia cristiana aveva sancito, il dogma dell'Immacolata
Concezione.
40
Luglio 2008
3 - 5 Agosto
- Esercizi Spirituali- A S. Giovani Rotondo hanno
avuto luogo gli Esercizi Spirituali Annuali in tre turni. I primi due tur-
ni sono stati guidati dal rev.do P. Gesualdo Tiano ofm capp. e il terzo
turno da P. Biagio Bonasso ofm capp. entrambe della provincia della
Calabria.
- Pesca di beneficenza. Il parroco di Morroni P.
Vittorio Clemente ofm capp.e il consiglio pastorale della Parroc-
chia Maria SS. della Neve, hanno concesso alle suore la possi-
bilità di allestire una pesca di beneficenza. Grazie di cuore
a tutti coloro che hanno contribuito.
41
Suor M. Matilde Napoletano
agnificatMM
6 Agosto - La Congregazione festeggia con animo grato al Si-
gnore i 50 anni di Vita Religiose delle consorelle Suor Genoveffa Ci-
mino e suor Angela Vetrone. Il solenne rito ha avuto luogo nella bel-
lissima Chiesa parrocchiale di Pietradefusi ed è stato presieduto dal
Rev.do mons. Pasquale Mainolfi e concelebrato da alcuni sacerdoti e
frati Cappuccini. Al termine della Celebrazione nel suggestivo giar-
dino di Casa Madre si è svolto un momento di agape fraterna.
42
Fedeltà alla Chiesa e alla Congregazione
Vita della Congregazione
La gioia della condivisione per i 50 anni di azione missionaria
43
Nel giardino della Casa Madre i parenti delle festeggiate
agnificatMM
44
13 - 16 Agosto
11 Agosto
- Si ripete dopo tanti anni, la Pesca di beneficen-
za a Flumeri che ha avuto un gran successo grazia alla generosità dei
benefattori. “Ogni cosa che avete fatto a uno di questi piccoli l'avete
fatta a me”.
- Pellegrinaggio a Montevergine Dal Convento di S.
Egidio, alle ore 4.00 di mattina, 5 pullman di fedeli sulle orme di Te-
resa sono partiti per il tradizionale pellegrinaggio a Montevergine.
Da Ospedaletto D'Alpinolo il gremito gruppo ha scalato con devo-
zione la Santa montagna tra canti, Ave Maria e meditazioni. Giunti
all'ingresso del Santuario i pellegrini sono stati accolti dal rev.do
Dom Benedetto; quindi in ginocchio sono entrati nell'austero san-
tuario incrociando gli occhi in quelli meravigliosi dell'icona raffigu-
rante la Vergine Bruna. Dopo le confessioni e la S. Messa i pellegrini
son tornati alle loro case.
Vita della Congregazione
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29 Agosto
30 Agosto
- Si inaugura a S. Giovanni Rotondo la scuola dell'In-
fanzia. La cerimonia di inaugurazione e benedizione dei locali è stata
presieduta dal rev.do Parroco don Giuseppe. Hanno condiviso que-
sto momento di gioia il Provinciale dei cappuccini P. Aldo Broccato,
il superiore del Santuaria S. Maria delle Grazie, P. Carlos, il Sindaco
del paese. Emozionante il grazie dei genitori desiderosi di dare ai lo-
ro figli la possibilità di essere educati secondo principi giusti e sani
della nostra fede.
- Sotto lo sguardo della Vergine Maria dell'ac-
colienza ad Arienzo, la consorella suor Maria Teresa Guida ha pro-
nunciato il suo Sì perpetuo e definitivo a Cristo con la professione
dei voti perpetui. A presiedere il rito il Vescovo di Acerra, mons.
Salvatore Giovanni Rinaldi, che nell'omelia ha illustrato il valo-
re e l'essenza della consacrazione totale a perpetua a Dio so-
lo. Un discreto numero di sacerdoti e di frati Cappuc-
agnificatMM
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cini hanno concelebrato condividendo la gioia della novella Sposa di
Cristo. Toccanti i vari momenti del rito: la prostrazione e invocazio-
ne di tutti i santi, la professione, la consegna dell'anello, sigillo del
patto di amore. La partecipazione dei genitori che hanno donato con
gioia la loro figlia al Signore, dei fedeli, numerosissimi ed emoziona-
ti, di amici e conoscenti è stata davvero viva e entusiasta.
Auguri suor Maria Teresa che tu possa diventare sempre più “do-
no” a Dio e ai fratelli.
lcuniAom nm e ti
d l rite o
agnificatMM
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Dalle Missioni
Filippine: momento ricreativo con i bambini del catechismo
Ringraziamo il Signore e l’Immacolata per le neo novizie: Lilly Shaima GeorgeVakappadath e Mely Kunjmole Augustine Kadappurathuveetthil e la neo Postulante Judit Xavier Panackalpurackal
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Suor M. Alba Belvito, al secolo Nunziata,
nasce a S. Giovanni Rotondo il 27 ottobre
del 1941. Fa l'ingresso in religione il 27 gen-
naio 1958. Il21 settembre 1961 è la solen-
ne cerimonia della vestizione. Il 20 ottobre
1962: la Professione temporanea. Il Il 24
settembre 1967 la professione perpetua
dei voti. Suor Alba è stata insegnante nella
scuola elementare S. Chiara d'Assisi in Avel-
lino. Per molti anni è segretaria Generale.
Ha redatto i registri di cronaca della Casa
Generalizia “con molto ordine e diligenza”.
Nell'ultimo Capitolo Generale del 2006 viene eletta Vicaria Ge-
nerale della Congregazione delle Suore Francescane Immacolatine e
svolge anche le funzioni di segretaria.
Discreta, operosa, donna di preghiera sapeva ascoltare e con giu-
dizio decidere. Premurosa, umile, attenta ai bisogni dell'altro. Scru-
polosa nel registrare gli eventi significativi della Congregazione.
Due vite sulle orme di Teresa:incontrano lo sposo Gesù
Vita della Congregazione
suo il n D or L ia a i Maisuo il n D or L ia a i Mai
a a s A s i i r mC r r. lba tu sei stata sempre ch va degl ono i dei co pli-
en d es a g o s ta a s p z s , m ti, elle f te… per l Congre azi ne ei s ta un t s ello re io o
i i tu t m l i p n pronta a cap re tutti ruoli, per la a modes ia, u i tà, d s o ibilità
tu er tu etez . e soprat tto p la a segr za
e m i ti c e l h , dDio t ne renda er to e ac olga n l a sc iera degli eletti ove
e h d e sono qu lli c e ella Croc ne hanno fatto diletto.
T o d ti e !u sei un i ques . Grazie Addio
Fausto Baldassarre
agnificatMM
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Carissima Madre Generale e consorelle tutte.
La malattia che mi ha colpito da tempo la sento sempre più nella mia per-
sona e poiché si avvicina il grande giorno sento il dovere di ringraziarvi ad una
ad una per tutto il bene che mi avete voluto, per la vostra comprensione, per la fi-
ducia, per la fraterna carità. Sento di chiedere perdono e d'intercedere presso
il buon Dio la sua Infinita misericordia per le mie mancanze di fragilità, dei
peccati commessi fin dal mio uso di ragione, contro i comandamenti , le leggi del-
la Chiesa, contro la Regola e le Costituzioni. Pregate e offrite suffragi per le
anime del Purgatorio e per me, se il Signore permetterà di andarvi. Le ese-
quie siano semplici, senza fiori e senza parlare della mia persona, ma solo della
Parola di Dio. La mia bara sia chiusa al più presto possibile e al Cimitero ven-
ga posta in luogo povero possibilmente nel terreno.
Ai miei cari fratelli, sorelle e nipoti ripeto le stesse cose e se è possibile chie-
do di fare celebrare per me le trenta Sante Messe gregoriane. Cercate di fre-
quentare spesso i Sacramenti della Confessione e dell'Eucarestia e di non omet-
tere la S. Messa domenicale e festiva. La vita passa e, se non si raggiunge la
salvezza dell'anima, cosa si è realizzato? Amate la famiglia e rendetela de-
gna quanto mia.
Grazie e ringrazio tutti i sacerdoti vivi e defunti che mi hanno dato la grazia
quando l'avevo perduta e Gesù Eucarestia, l'unico amico della mia solitudine e
ricchezza della mia povertà spirituale.Sr. Alba BelvitoSr. Alba Belvito
Lettera-testamento scritta di proprio pugno da suor Alba qualche settimana prima di volare nel grembo dell'Eterno.Lettera-testamento scritta di proprio pugno da suor Alba qualche settimana prima di volare nel grembo dell'Eterno.
Umiltà carità e perdono in te erano veriIn noi restano primari.
Seguiremo in modo sinceroL'esempio, il tuo vivere pacato.Di tutti resterai l'ideale divinoDella famiglia il sogno remoto profumato.Addio sorella beata.
A Nunziatina devota serva del Buon DioSuor Alba BelvitoRimembro quel tempo passatoUna pia bimba si donava al Signore.In cuor Carico d'AmorePer essere degna del Salvatore,
Buoni propositi in te naturaliIn un mondo avverso e sleale.
Franco BelvitoFranco Belvito
Pietradefusi, 31 Luglio 2008
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Suor Pasqualina Manganiello (al secolo Severina Colomba), na-
sce a Pietradefusi (AV) il 3 gennaio 1941.
Fa il suo ingresso in religione il 27 settembre 1955. Successiva-
mente il 6 settembre 1959 vive con letizia francescana la cerimonia
solenne durante la quale indossa per la prima volta l'abito religioso.
Il 12 settembre 1960 è il giorno della prima professione religiosa
l'altro con il quale suor Pasqualina diventa membro effettivo della
Congregazione delle S.F.I pronunciando i voti di povertà, castità, ob-
bedienza: voti che il 22 agosto 1965 saranno confermati non più in
modo temporaneo ma perpetuo come proseguimento di una perfe-
zione di vita secondo i principi della religione cristiana.
Suor Pasqualina è ricordata dagli alunni per il suo alto magi-
stero cristiano. L'ispettore della pubblica istruzione Vittorio
Coppola mi ha confidato che gli alunni di suor Pasqualina,
che oggi sono persone adulte ancora la ricordano con
Vita della Congregazione
agnificatMM
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notevole stima e affetto.
Questo secondo l'ispettore è dovuto a un modo d'insegnare che la-
scia profonde tracce, che unisce passione dedizione principi cristiani
e competenza. Suor Pasqualina oltre a insegnare nella scuola di santa
Chiara di Avellino e in Assisi è stata Superiora.
Mentre suor Alba Belvito ha registrato le «cronache dell'istituto»,
suor Pasquale è stata l'archivio nascosto della serva di Dio Teresa
Manganiello grazie alla straordinaria memoria di questa discendente
di Teresa noi abbiamo potuto ancor più comprendere la santià della
pietra angolare delle S.F.I: quella straordinaria santità quotidiana e
sociale. Con la ricostruzione storica si suor Pasqualina, con le sue
«tessere si comprende» “il mosaico” della fisionomia spirituale di Te-
resa. Per noi tutti, anche questa straordinaria suora che ha respirato
il clima, l'atmosfera della “santità”, resta per noi indimenticabile per
l'azione cristiana che ha lasciato. Ricordo una delle sue ultime paro-
le: «Professore, il Magnificat è bello». Per noi tutti è bello e veramen-
te, il suo si, che ha pronunciato con i voti di fedeltà a Dio.
La risurrezione di Cristo rivela il grande Sì di Dio alla vita e
l'eterno no di Dio alla morte. La fede nella risurrezione di Cristo ri-
sveglia tutte le nostre energie di vita, in modo che noi stessi ci alziamo
e viviamo… Gesù non ha portato, una nuova religione nel mondo,
ma nuova vita.
La risurrezione di Cristo rivela il grande Sì di Dio alla vita e
l'eterno no di Dio alla morte. La fede nella risurrezione di Cristo ri-
sveglia tutte le nostre energie di vita, in modo che noi stessi ci alziamo
e viviamo… Gesù non ha portato, una nuova religione nel mondo,
ma nuova vita.Jürgen MoltmannJürgen Moltmann
Lucia e Michele De Lucacon i piccoli Raffaelee Francesco PioS. Giorgio del Sannio (Bn)
Nicola Marino PuccianielloCaserta
Suore Francescane Immacolatine Casa Madre - 83030 Pietradefusi (Av)Tel. 0825.962003Sito internet: www.suorefrancescaneimmacolatine.itE-mail: [email protected]: casamadre.spaces.live.com
Suore Francescane Immacolatine Casa Madre - 83030 Pietradefusi (Av)Tel. 0825.962003Sito internet: www.suorefrancescaneimmacolatine.itE-mail: [email protected]: casamadre.spaces.live.com
Maestro, dove abiti? Maestro, dove abiti?
Vieni e Vedi!Vieni e Vedi!