La Voce del GalloL’uscita dal carcere di Fabri-zio Corona ha fatto scaturire delle riflessioni di...

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L’uscita dal carcere di Fabri- zio Corona ha fatto scaturire delle riflessioni di massima, non penso solo a me ma a tut- ta la popolazione carceraria. Prima vorrei elencare i fatti, puramente per diritto di cro- naca, senza interpretazione o giudizi: Corona, dopo 27 mesi di detenzione è uscito in affi- damento presso la comunità Exodus di don Mazzi a Lonate Pozzolo (VA) avendo una resi- dua pena di 9 anni per proble- mi psicologici e di incompati- bilità con il regime carcerario. Queste poche parole, possono dire tutto o niente. Chi tra noi, essendo in carcere non ha problemi psicologici? Chi tra noi non ha incompatibilità con il regime carcerario? La rispo- sta è eufemistica e retorica ma ritengo di darla, almeno per chi, bontà sua, il carcere non lo ha mai frequentato: tutti! La pena inflitta a Corona è certamente spropositata per i reati contestatigli, dovuta for- se al fatto che lo stesso ha avuto un atteggiamento di su- periorità e disprezzo nei con- fronti della Magistratura e delle istituzione stesse. Por- tando la sua vicenda in pasto all’opinione pubblica ha di cer- to influenzato in modo negati- vo, ma ora per la scarcerazio- ne ha di certo avuto un effetto positivo. Voglio precisare che non ho nulla contro Corona, in linea di massima la concessio- ne di un beneficio a lui, non toglie niente a me, ma perché due pesi e due misure? Perché ove c’è un effetto mediatico, una pressione della stampa, dell’opinione pubblica, tutto accade in maniera diversa? Quanti carcerati vanno in ca- mera di consiglio presso il tri- bunale di sorveglianza di Mi- lano, con pene inferiori ai tre anni, con tutti i requisiti pre- visti dalla legge (domicilio, la- voro, programma terapeutico) e si vedono rigettata l’istanza? Le motivazioni sono sempre le stesse: pericolo di fuga, reite- razione del reato. I magistrati di sorveglianza non potrebbe- ro presupporre, dedurre, rite- nere, supporre che le persone che hanno sbagliato possano cambiare vita? Lascio a tutti una domanda e a voi la rispo- sta, a tutti quelli che sono sta- ti almeno una volta in aula di tribunale, basta aggiungere un punto interrogativo al tito- lo. Rosario N. Nell’ambito del progetto gio- vani e carcere, tenutosi a Torre del Gallo lo scorso giu- gno abbiamo avuto una pia- cevole sorpresa rappresenta- ta da Gherardo Colombo, dal- la presenza del nostro Vesco- vo Giovanni Giudici, accom- pagnato da Don Dario, dal di- rettore Jolanda Vitale, dal commissario Napolitano, da Daniela Bagarotti e dallo staff di educatori. Della sen- sibilità dei giovani, della loro umiltà, del loro lavoro, erava- mo a conoscenza e di quel giorno conserveremo un bel ricordo. L’ex magistrato noto come pubblico ministero di Mani Pulite (e non solo) del- l’anno 1992 a Milano, proces- so che riguardò quasi tutta la classe politica italiana sul te- ma della corruzione, ci ha raccontato il percorso che sta facendo, passando da un ruo- lo che lo vide tiranno e pala- dino della giustizia a uno di educatore, grazie a una cam- pagna di prevenzione, di sen- sibilizzazione attraverso nu- merosi convegni, soprattutto nelle scuole. Un’idea nobile che esprime un senso di giu- stizia diverso da quello che è stato per tutta la sua carrie- ra. Per ben 33 anni, ha cre- duto nel carcere come solo e unico luogo dove l’accusato di un reato dovesse stare. Nel corso dell’incontro, ha am- messo che il sistema ampia- mente apprezzato e venerato per molti anni, potesse aver avuto qualche falla, il così detto errore di malagiustizia, pur attenuandolo con un “an- che noi siamo umani”. Que- st’uomo ha avuto un cambia- mento interiore non indiffe- rente, lo si può capire anche dal suo libro, se lui c’è l’ha fatta, potremmo, spinti da un buon motivo, farcela anche tutti noi! Tanto di cappello, quindi all’uomo, prima che al giudice, per l’ammissione, an- che se forse si poteva provare a fare qualcosa prima di arri- vare alle sbarre. Ci vorrà del tempo per far cambiare idea sui pregiudizi della gente ri- guardo alla sfera carceraria. In un mondo dove è giusto avere e seguire le regole, è giusto dare spazio anche ai dubbi, ce lo insegna la vita. Alla domanda, se con il senno di poi si è abusato (i suicidi in carcere) della custodia cau- telare nell’inchiesta di Mani Pulite, Colombo risponde che non ci sono stati suicidi (Ga- briele Cagliari) per tale in- chiesta sulle custodie caute- lari, bensì per gli avvisi di ga- ranzia. Lo stesso ex magi- strato, infatti, ci ha portato l'esempio di due amiche in un supermercato, dove una, al- l’insaputa dell’altra mette un paio di occhiali nella borsa dell’amica che successiva- mente viene arrestata. Il giudice come fa a sapere che la ragazza è innocente se la sua amica non ammette la colpa? Sorge così un’altra do- manda, è più difficile difen- dersi da innocenti o da colpe- voli? Tra risate e commenti sdrammatizzando lo stesso episodio, è venuto il momento dei saluti. Ci farebbe molto piacere poter avere un altro incontro così. Francesco Costantino Rosario M. Tunisia (il paese da cui pro- vengo) è più precisamente Souse, la zona turistica el Kormich, località hotel el mahari, nella spiaggia il gio- vane di ventitre anni origi- nario di Kairouan, apre il fuoco con un mitragliatore direttamente sulla clientela del hotel, per questo atto di pazzia, perdono la vita tren- totto persone di varie nazio- nalità, soprattutto innocenti. Questo massacro, di persone comuni, di famiglie che cer- cavano qualche giorno di se- renità al mare, invece hanno trovato la morte, perché? Per colpa di questo atto terrori- stico, la Tunisia è sotto la lente di ingrandimento di tutto il mondo di nuovo, ve- ramente l’ignoranza e una bestia nera peggio della cri- minalità. Questo atto barba- ro mi a fatto riflettere, chi fi- nanza queste azioni? Per l’o- biettivo di chi? E per gli in- teressi di chi? Tutta questa pazzia, mi porta a dire solo una cosa, non possiamo am- mazzare in nome di Dio, ma possiamo vivere nel nome di Dio. Mannai Miserere Armida Miserere di Casa- calenda, Campobasso lau- reata in giurisprudenza a Parma, figlia di ufficiale di Marina, iniziò la sua car- riera a 28 anni il primo febbraio nel 1984 come vice e poi direttrice di carceri come Parma, Voghera, Lo- di, Cremona, Pianosa, Tori- no, Palermo, Ascoli Piceno, con detenuti di grande spicco di B.R, camorra, ma- fia, ‘ndrangheta, e Sacra Corona Unita. La sua car- riera cominciò a Parma, do- ve conobbe l’educatore Um- berto Mormile, con il quale nacque una relazione. Um- berto, già sposato lasciò la moglie e una figlia e fu pro- prio lui a ottenere di porta- re alcuni detenuti fuori per lavori di giardinaggio nei parchi di Parma, e a otte- nere le aree verdi per i col- loqui con i familiari. Nel 1990, fu ucciso a colpi di pi- stola in auto mentre si re- cava al carcere di Opera. Umberto era diventato avi- do, iniziando a chiedere sol- di per far ottenere dei per- messi agli uomini della cri- minalità. Questo episodio scatenò tutta la rabbia di Armida. Il suo desiderio di vendetta venne utilizzato, con ambiguità, e venne in- viata da un Istituto all’al- tro. Per lei non c’era più fu- turo, ma solo passato, tan- to da farla andare anche contro le istituzioni come in occasione dell’evasione di Vincenzo Curcio dal carce- re di Torino. Curcio, infatti, evase segando le sbarre e Armida denunciò che erano di “ferro dolce” e non di ac- ciaio. Il suo stress e la sua solitudine, erano giunti a un punto di non ritorno e in qualche modo venne usata con fini non dichiara- ti. Fin che il 19 aprile del 2003 si sparò un colpo in testa nel carcere di Sulmo- na all’età di 47 anni. Da questo libro si riescono a capire tante cose, per i fatti veri accaduti, e si riesce a vedere come chi dovrebbe rappresentare il giusto è spesso contorto. Armida non ha mai accettato la morte di Umberto Mormile, lasciata sola nelle grandi difficoltà. In tutta questa storia è uscito pulito come “sempre” chi è pulito per definizione. Penso che ci siano tante verità nascoste, quindi consiglio questo li- bro perché approfondisce e ricerca la verità. Miserere. Vita e morte di Armida Miserere, servitrice dello stato è un libro di Za- garia Cristina pubblicato da Flaccovio Dario. La foto di Valeria Golino è tratta dal film Come il Vento (2013) Giuseppe D. Direttore responsabile: Bruno Contigiani Redazione: L’Arte del Vivere con Lentezza via Diola 96/A Ziano Piacentino (PC) Ella Ceppi, Muna Guarino, Francesco Argenti Hanno collaborato a questo numero: Aymen M., Giovanni M., Cedeno, Costantino, Francesco, Raffaello, Loris, Rosario M., Giuseppe, Mattia, Marco, Rino, Giovanni S., Rosario N., Mirko, Roberto, Gianni. Numero Zero esce grazie alla collaborazione at- tiva di tutta la Dirigenza di Torre del Gallo, de- gli agenti e degli educatori e all’apertura menta- le dell’editore de Il Ticino, alla sua direzione e a tutta la redazione. Si ringraziano inoltre quanti decidono di sup- portare questa iniziativa con la diffusione e gli investimenti pubblicitari. In redazione N.24 Dizionario del carcere HA DA ARIVÀ BAFFONE: agente penitenziario addetto alle scarcerazioni. SCAVALLARE: togliere, sottrarre un oggetto ad altra persona. Costantino L. Gherardo Colombo, i diritti, le pene, l’insegnamento Cucinare con quello che abbiamo nel frigorifero Numero Zero La Voce del Gallo FOGLIO MENSILE EDIZIONE DELLA CASA CIRCONDARIALE TORRE DEL GALLO DI PAVIA IL LIBRO EDITORIALE La legge è uguale per tutti In nomine Domini Pensiero da passeggio “L’attenuazione degli effetti dell’attuale squilibrio dipen- de da ciò che facciamo ora, soprattutto se pensiamo alla responsabilità che ci attribuiranno coloro che dovranno sopportare le peggiori conseguenze. La difficoltà a prendere sul serio questa sfida è legata ad un deterioramento etico e culturale, che accompagna quello ecologico. L’uomo e la donna del mondo postmo- derno corrono il rischio permanente di diventare profon- damente individualisti, e molti problemi sociali attuali sono da porre in relazione con la ricerca egoistica della soddisfazione immediata, con le crisi dei legami familiari e sociali, con le difficoltà a riconoscere l’altro”. Prendo a prestito queste parole di Laudato sì, dalla lettera encicli- ca sulla casa comune di Francesco. Non sarà con l’indignazione che riusciremo a cambiarci e a cambiare il mondo attorno a noi, ma con il continuare a fare la differenza, in piccolo o in grande, a non creare quindi in/differenza. Basta poco si tratta di cancellare un suffisso e non conti- nuare a pensare che i problemi siano altri, gli altri, e che possano essere risolti da altri. Cucinare con quello che abbiamo nel frigorifero. Non è una rubrica di cucina che stiamo avviando, bensì una ri- cetta per la serenità, la fiducia e la felicità. Bruno Contigiani 12 Il progetto Venerdì, 28 agosto 2015 Scarabeo scrive consigliando una ricetta semplice per il gelato, Numero Zero travalica il Lombardo Veneto e giunge fino alla Comunità di Damanhur (Piemonte) Vorrei cominciare con sfatare un luogo comune molto diffu- so. Molti clienti infatti mi chiedono, come faccio a fare il ge- lato senza latte. Di solito rispondo “Cosa indurisce il gela- to?”, pensandoci un attimo tutti prontamente dicono: l’ac- qua. E cosa impedisce che diventi ghiaccio? L’antigelo? Lo zucchero. Esatto! Lo zucchero, o meglio gli zuccheri, non il latte, unitamente all’impastamento con raffreddamento garantiscono la cremosità che ci aspettiamo da un gelato “col ricciolo” sulla cialda da passeggio. Non dimentichiamo che il latte ha un suo gusto, anche quel- lo del tetrapack, in molti casi smorzerebbe l’intensità otte- nibile invece da ingredienti usati puri. Ora diamo qualche numero: 30g su 100 di parte acquosa (nei latti in genere è del 10%) la percentuale di zuccheri, 40g di ingredienti solidi su 100 totali (perciò 60 di acqua su 100g totali). Proviamo ora con il gel, con le quantità adatte alla tua gela- tiera di casa da g. 600. 400 g. di latte, 111 di zucchero, 30 di cacao in polvere, tota- le 541 g. Oppure fondente con 360 g. di acqua, 111 di zuc- chero, 50 di cacao, totale 521 g. Scegliete voi. Se volete un gelato ancora più cremoso, ag- giungete 2g. di farina di semi di carrube (si trova ormai in tutti i negozi bio) In ogni caso vedete che per fare un gelato naturale (e la re- gola vale per molti altri prodotti) gli ingredienti saranno meno delle dita di una mano. Mescolate bene gli ingredienti, meglio prima i solidi fra lo- ro, e scaldate la miscela almeno a 70°. Se avete tempo, la- sciatela raffreddare in frigo, poi mantecatela con la gelate- riera. Provate e scrivetemi a [email protected]. Buon gelato a tutti!

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L’uscita dal carcere di Fabri-zio Corona ha fatto scaturiredelle riflessioni di massima,non penso solo a me ma a tut-ta la popolazione carceraria.Prima vorrei elencare i fatti,puramente per diritto di cro-naca, senza interpretazione ogiudizi: Corona, dopo 27 mesidi detenzione è uscito in affi-damento presso la comunitàExodus di don Mazzi a LonatePozzolo (VA) avendo una resi-dua pena di 9 anni per proble-mi psicologici e di incompati-bilità con il regime carcerario.Queste poche parole, possonodire tutto o niente. Chi tranoi, essendo in carcere non haproblemi psicologici? Chi tranoi non ha incompatibilità conil regime carcerario? La rispo-sta è eufemistica e retorica maritengo di darla, almeno perchi, bontà sua, il carcere nonlo ha mai frequentato: tutti! La pena inflitta a Corona è

certamente spropositata per ireati contestatigli, dovuta for-se al fatto che lo stesso haavuto un atteggiamento di su-periorità e disprezzo nei con-fronti della Magistratura edelle istituzione stesse. Por-tando la sua vicenda in pastoall’opinione pubblica ha di cer-to influenzato in modo negati-vo, ma ora per la scarcerazio-ne ha di certo avuto un effettopositivo. Voglio precisare chenon ho nulla contro Corona, inlinea di massima la concessio-ne di un beneficio a lui, nontoglie niente a me, ma perchédue pesi e due misure? Perché

ove c’è un effetto mediatico,una pressione della stampa,dell’opinione pubblica, tuttoaccade in maniera diversa?Quanti carcerati vanno in ca-mera di consiglio presso il tri-bunale di sorveglianza di Mi-lano, con pene inferiori ai treanni, con tutti i requisiti pre-visti dalla legge (domicilio, la-voro, programma terapeutico)e si vedono rigettata l’istanza?Le motivazioni sono sempre lestesse: pericolo di fuga, reite-razione del reato. I magistratidi sorveglianza non potrebbe-ro presupporre, dedurre, rite-nere, supporre che le personeche hanno sbagliato possanocambiare vita? Lascio a tuttiuna domanda e a voi la rispo-sta, a tutti quelli che sono sta-ti almeno una volta in aula ditribunale, basta aggiungereun punto interrogativo al tito-lo.

Rosario N.

Nell’ambito del progetto gio-vani e carcere, tenutosi aTorre del Gallo lo scorso giu-gno abbiamo avuto una pia-cevole sorpresa rappresenta-ta da Gherardo Colombo, dal-la presenza del nostro Vesco-vo Giovanni Giudici, accom-pagnato da Don Dario, dal di-rettore Jolanda Vitale, dalcommissario Napolitano, daDaniela Bagarotti e dallostaff di educatori. Della sen-sibilità dei giovani, della loroumiltà, del loro lavoro, erava-mo a conoscenza e di quelgiorno conserveremo un belricordo. L’ex magistrato notocome pubblico ministero diMani Pulite (e non solo) del-l’anno 1992 a Milano, proces-so che riguardò quasi tutta laclasse politica italiana sul te-ma della corruzione, ci haraccontato il percorso che stafacendo, passando da un ruo-lo che lo vide tiranno e pala-dino della giustizia a uno dieducatore, grazie a una cam-pagna di prevenzione, di sen-sibilizzazione attraverso nu-merosi convegni, soprattuttonelle scuole. Un’idea nobileche esprime un senso di giu-stizia diverso da quello che èstato per tutta la sua carrie-ra. Per ben 33 anni, ha cre-duto nel carcere come solo e

unico luogo dove l’accusato diun reato dovesse stare. Nelcorso dell’incontro, ha am-messo che il sistema ampia-mente apprezzato e veneratoper molti anni, potesse averavuto qualche falla, il cosìdetto errore di malagiustizia,pur attenuandolo con un “an-che noi siamo umani”. Que-st’uomo ha avuto un cambia-mento interiore non indiffe-rente, lo si può capire anchedal suo libro, se lui c’è l’hafatta, potremmo, spinti da unbuon motivo, farcela anchetutti noi! Tanto di cappello,quindi all’uomo, prima che algiudice, per l’ammissione, an-che se forse si poteva provarea fare qualcosa prima di arri-vare alle sbarre. Ci vorrà deltempo per far cambiare ideasui pregiudizi della gente ri-

guardo alla sfera carceraria.In un mondo dove è giustoavere e seguire le regole, ègiusto dare spazio anche aidubbi, ce lo insegna la vita.Alla domanda, se con il sennodi poi si è abusato (i suicidiin carcere) della custodia cau-telare nell’inchiesta di ManiPulite, Colombo risponde chenon ci sono stati suicidi (Ga-briele Cagliari) per tale in-chiesta sulle custodie caute-lari, bensì per gli avvisi di ga-ranzia. Lo stesso ex magi-strato, infatti, ci ha portatol'esempio di due amiche in unsupermercato, dove una, al-l’insaputa dell’altra mette unpaio di occhiali nella borsadell’amica che successiva-mente viene arrestata. Il giudice come fa a sapereche la ragazza è innocente sela sua amica non ammette lacolpa? Sorge così un’altra do-manda, è più difficile difen-dersi da innocenti o da colpe-voli? Tra risate e commentisdrammatizzando lo stessoepisodio, è venuto il momentodei saluti. Ci farebbe moltopiacere poter avere un altroincontro così.

FrancescoCostantinoRosario M.

Tunisia (il paese da cui pro-vengo) è più precisamenteSouse, la zona turistica elKormich, località hotel elmahari, nella spiaggia il gio-vane di ventitre anni origi-nario di Kairouan, apre ilfuoco con un mitragliatoredirettamente sulla clienteladel hotel, per questo atto dipazzia, perdono la vita tren-totto persone di varie nazio-

nalità, soprattutto innocenti.Questo massacro, di personecomuni, di famiglie che cer-cavano qualche giorno di se-renità al mare, invece hannotrovato la morte, perché? Percolpa di questo atto terrori-stico, la Tunisia è sotto lalente di ingrandimento ditutto il mondo di nuovo, ve-ramente l’ignoranza e unabestia nera peggio della cri-

minalità. Questo atto barba-ro mi a fatto riflettere, chi fi-nanza queste azioni? Per l’o-biettivo di chi? E per gli in-teressi di chi? Tutta questapazzia, mi porta a dire solouna cosa, non possiamo am-mazzare in nome di Dio, mapossiamo vivere nel nome diDio.

Mannai

MiserereArmida Miserere di Casa-calenda, Campobasso lau-reata in giurisprudenza aParma, figlia di ufficiale diMarina, iniziò la sua car-riera a 28 anni il primofebbraio nel 1984 come vicee poi direttrice di carcericome Parma, Voghera, Lo-di, Cremona, Pianosa, Tori-no, Palermo, Ascoli Piceno,con detenuti di grandespicco di B.R, camorra, ma-fia, ‘ndrangheta, e SacraCorona Unita. La sua car-riera cominciò a Parma, do-ve conobbe l’educatore Um-berto Mormile, con il qualenacque una relazione. Um-berto, già sposato lasciò lamoglie e una figlia e fu pro-prio lui a ottenere di porta-re alcuni detenuti fuori perlavori di giardinaggio neiparchi di Parma, e a otte-nere le aree verdi per i col-loqui con i familiari. Nel1990, fu ucciso a colpi di pi-stola in auto mentre si re-cava al carcere di Opera.Umberto era diventato avi-do, iniziando a chiedere sol-di per far ottenere dei per-messi agli uomini della cri-minalità. Questo episodioscatenò tutta la rabbia diArmida. Il suo desiderio divendetta venne utilizzato,con ambiguità, e venne in-viata da un Istituto all’al-tro. Per lei non c’era più fu-turo, ma solo passato, tan-to da farla andare anchecontro le istituzioni come inoccasione dell’evasione diVincenzo Curcio dal carce-re di Torino. Curcio, infatti,evase segando le sbarre eArmida denunciò che eranodi “ferro dolce” e non di ac-ciaio. Il suo stress e la suasolitudine, erano giunti aun punto di non ritorno ein qualche modo venneusata con fini non dichiara-ti. Fin che il 19 aprile del2003 si sparò un colpo intesta nel carcere di Sulmo-na all’età di 47 anni. Daquesto libro si riescono acapire tante cose, per i fattiveri accaduti, e si riesce avedere come chi dovrebberappresentare il giusto èspesso contorto. Armidanon ha mai accettato lamorte di Umberto Mormile,lasciata sola nelle grandidifficoltà. In tutta questastoria è uscito pulito come“sempre” chi è pulito perdefinizione. Penso che cisiano tante verità nascoste,quindi consiglio questo li-bro perché approfondisce ericerca la verità. Miserere. Vita e morte diArmida Miserere, servitricedello stato è un libro di Za-garia Cristina pubblicatoda Flaccovio Dario. La fotodi Valeria Golino è trattadal film Come il Vento(2013)

Giuseppe D.

Direttore responsabile: Bruno ContigianiRedazione: L’Arte del Vivere con Lentezza via Diola 96/A Ziano Piacentino (PC)Ella Ceppi, Muna Guarino, Francesco ArgentiHanno collaborato a questo numero:Aymen M., Giovanni M., Cedeno, Costantino,Francesco, Raffaello, Loris, Rosario M., Giuseppe, Mattia, Marco, Rino, Giovanni S., Rosario N., Mirko, Roberto, Gianni.

Numero Zero esce grazie alla collaborazione at-tiva di tutta la Dirigenza di Torre del Gallo, de-gli agenti e degli educatori e all’apertura menta-le dell’editore de Il Ticino, alla sua direzione e atutta la redazione. Si ringraziano inoltre quanti decidono di sup-portare questa iniziativa con la diffusione e gliinvestimenti pubblicitari.

In redazione

N.24

Dizionario del carcereHA DA ARIVÀ BAFFONE: agente penitenziario addetto alle scarcerazioni.SCAVALLARE: togliere, sottrarre un oggetto ad altra persona.

Costantino L.

Gherardo Colombo, i diritti, le pene, l’insegnamento

Cucinare con quello cheabbiamo nel frigorifero

Numero ZeroLa Voce del Gallo

FOGLIO MENSILE EDIZIONE DELLA CASA CIRCONDARIALE TORRE DEL GALLO DI PAVIA

IL LIBROEDITORIALE

La legge è uguale per tutti

In nomine Domini

Pensiero da passeggio

“L’attenuazione degli effetti dell’attuale squilibrio dipen-de da ciò che facciamo ora, soprattutto se pensiamo allaresponsabilità che ci attribuiranno coloro che dovrannosopportare le peggiori conseguenze. La difficoltà a prendere sul serio questa sfida è legata adun deterioramento etico e culturale, che accompagnaquello ecologico. L’uomo e la donna del mondo postmo-derno corrono il rischio permanente di diventare profon-damente individualisti, e molti problemi sociali attualisono da porre in relazione con la ricerca egoistica dellasoddisfazione immediata, con le crisi dei legami familiarie sociali, con le difficoltà a riconoscere l’altro”. Prendo aprestito queste parole di Laudato sì, dalla lettera encicli-ca sulla casa comune di Francesco.Non sarà con l’indignazione che riusciremo a cambiarci ea cambiare il mondo attorno a noi, ma con il continuarea fare la differenza, in piccolo o in grande, a non crearequindi in/differenza. Basta poco si tratta di cancellare un suffisso e non conti-nuare a pensare che i problemi siano altri, gli altri, eche possano essere risolti da altri.Cucinare con quello che abbiamo nel frigorifero. Non èuna rubrica di cucina che stiamo avviando, bensì una ri-cetta per la serenità, la fiducia e la felicità.

Bruno Contigiani

12 Il progettoVenerdì, 28 agosto 2015

Scarabeo scrive consigliando una ricetta semplice per il gelato, Numero Zero travalica il Lombardo Veneto e giunge fino alla Comunità di Damanhur (Piemonte)

Vorrei cominciare con sfatare un luogo comune molto diffu-so. Molti clienti infatti mi chiedono, come faccio a fare il ge-lato senza latte. Di solito rispondo “Cosa indurisce il gela-to?”, pensandoci un attimo tutti prontamente dicono: l’ac-qua. E cosa impedisce che diventi ghiaccio? L’antigelo? Lo zucchero. Esatto! Lo zucchero, o meglio gli zuccheri, nonil latte, unitamente all’impastamento con raffreddamentogarantiscono la cremosità che ci aspettiamo da un gelato“col ricciolo” sulla cialda da passeggio. Non dimentichiamo che il latte ha un suo gusto, anche quel-lo del tetrapack, in molti casi smorzerebbe l’intensità otte-nibile invece da ingredienti usati puri. Ora diamo qualche numero: 30g su 100 di parte acquosa(nei latti in genere è del 10%) la percentuale di zuccheri,40g di ingredienti solidi su 100 totali (perciò 60 di acqua su100g totali).Proviamo ora con il gel, con le quantità adatte alla tua gela-tiera di casa da g. 600.400 g. di latte, 111 di zucchero, 30 di cacao in polvere, tota-le 541 g. Oppure fondente con 360 g. di acqua, 111 di zuc-chero, 50 di cacao, totale 521 g.Scegliete voi. Se volete un gelato ancora più cremoso, ag-giungete 2g. di farina di semi di carrube (si trova ormai intutti i negozi bio)In ogni caso vedete che per fare un gelato naturale (e la re-gola vale per molti altri prodotti) gli ingredienti sarannomeno delle dita di una mano.Mescolate bene gli ingredienti, meglio prima i solidi fra lo-ro, e scaldate la miscela almeno a 70°. Se avete tempo, la-sciatela raffreddare in frigo, poi mantecatela con la gelate-riera.Provate e scrivetemi a [email protected] gelato a tutti!