La Villa di Poggioreale, residenza degliAragonesi a Napoli · 2017-12-01 ·...

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LA STORIA E I PERSONAGGI La Villa di Poggioreale, realizzata durante il periodo in cui Napoli era domi- nata dagli Aragonesi, costituisce senza dubbio uno degli esempi più significativi dell'arte dei giardini italiani nel corso del XV secolo. Fu realizzata in un settore della vasta area compresa tra il pendio di Capodichino e le alture del Vesuvio e di Somma e precedentemente denominata "fusari" per la presenza di specchi d'acqua stagnante utilizzati per la macerazione del lino (COLOMBO, 1885a). Tale area fu almeno in parte bonificata nel corso delle dominazioni angioina e ara- gonese; in tal senso si adoperarono sovrani quali Carlo I, Carlo II, Roberto d'Angiò e, successivamente, Alfonso I d'Aragona (QUINTERIO, 1996). Il progressivo risana- mento permise l'impianto e l'affermazione di numerose colture e determinò la trasfor- mazione della zona che con il passare del tempo divenne un ricercato luogo di sog- giorno dove furono eretti alcuni edifici, ville e giardini. Già Carlo II d'Angiò aveva fatto costruire in quest'area un palazzo e il suo esempio fu successivamente seguito da Alfonso I d'Aragona. Quest'ultimo realizzò una dimora nelle vicinanze del "Dogliolo", sito la cui denominazione derivava dal lati- no dolium, ossia vasca, in riferimento alla presenza del serbatoio in cui erano raccol- te le acque del Sarno, conosciuto anche come Volla o Bolla, che venivano incana- late ed utilizzate per alimentare la rete idri- ca cittadina (COLOMBO, 1885a; QUINTERIO, 1996). È probabile che Alfonso I utilizzasse tale dimora principalmente come un casino di caccia in cui sostare nel corso delle fre- quenti battute venatorie che effettuava nella zona (COLOMBO, 1885a). Oltre a queste dimore fatte edificare da sovrani angioini e aragonesi, l'area era caratterizzata dalla presenza di altre ville, non di rado corredate da spazi verdi e fon- tane (P ANE, 1974). Pertanto, quando inizia- rono i lavori per la realizzazione della Villa di Poggioreale, il sito prescelto era già abbastanza rinomato e contraddistinto dalla presenza di dimore signorili. La residenza di Poggioreale fu realizza- ta nel periodo in cui il trono di Napoli era La Villa di Poggioreale, residenza degli Aragonesi a Napoli FRANCESCO ZECCHINO Via Loreto, 5, I-83031 Ariano Irpino (AV), Italia. Riassunto. Vengono descritti gli avvenimenti stori- ci che hanno caratterizzato la Villa di Poggioreale, importante residenza aragonese del Napoletano risalente al XV secolo, a partire dalla sua realizza- zione fino alla sua completa scomparsa. Sulla base dell'esame di antiche fonti ed opere recenti, sono state delineate le principali caratteristiche della Villa e del parco ad essa annesso. Abstract. Author describes the hystoric events which have succeeded from the realization to the decadence of the Villa of Poggioreale, an Aragonese residence built near Naples at the end of 15 th century. On the basis of old and recent literatu- re sources, the main features of the Villa and the contiguous park are pointed out. Delpinoa, n.s. 44: 3-16. 2002 Key words: Aragonesi, Gardens, Naples, Poggioreale, Villa

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LA STORIA E I PERSONAGGI

La Villa di Poggioreale, realizzatadurante il periodo in cui Napoli era domi-nata dagli Aragonesi, costituisce senzadubbio uno degli esempi più significatividell'arte dei giardini italiani nel corso delXV secolo. Fu realizzata in un settore dellavasta area compresa tra il pendio diCapodichino e le alture del Vesuvio e diSomma e precedentemente denominata"fusari" per la presenza di specchi d'acquastagnante utilizzati per la macerazione dellino (COLOMBO, 1885a).Tale area fu almeno in parte bonificata

nel corso delle dominazioni angioina e ara-gonese; in tal senso si adoperarono sovraniquali Carlo I, Carlo II, Roberto d'Angiò e,successivamente, Alfonso I d'Aragona(QUINTERIO, 1996). Il progressivo risana-mento permise l'impianto e l'affermazionedi numerose colture e determinò la trasfor-mazione della zona che con il passare deltempo divenne un ricercato luogo di sog-giorno dove furono eretti alcuni edifici,ville e giardini. Già Carlo II d'Angiò avevafatto costruire in quest'area un palazzo e il

suo esempio fu successivamente seguito daAlfonso I d'Aragona. Quest'ultimo realizzòuna dimora nelle vicinanze del "Dogliolo",sito la cui denominazione derivava dal lati-no dolium, ossia vasca, in riferimento allapresenza del serbatoio in cui erano raccol-te le acque del Sarno, conosciuto anchecome Volla o Bolla, che venivano incana-late ed utilizzate per alimentare la rete idri-ca cittadina (COLOMBO, 1885a; QUINTERIO,1996).È probabile che Alfonso I utilizzasse

tale dimora principalmente come un casinodi caccia in cui sostare nel corso delle fre-quenti battute venatorie che effettuavanella zona (COLOMBO, 1885a).Oltre a queste dimore fatte edificare da

sovrani angioini e aragonesi, l'area eracaratterizzata dalla presenza di altre ville,non di rado corredate da spazi verdi e fon-tane (PANE, 1974). Pertanto, quando inizia-rono i lavori per la realizzazione della Villadi Poggioreale, il sito prescelto era giàabbastanza rinomato e contraddistintodalla presenza di dimore signorili.La residenza di Poggioreale fu realizza-

ta nel periodo in cui il trono di Napoli era

La Villa di Poggioreale, residenza degli Aragonesi a Napoli

FRANCESCO ZECCHINO

Via Loreto, 5, I-83031 Ariano Irpino (AV), Italia.

Riassunto. Vengono descritti gli avvenimenti stori-ci che hanno caratterizzato la Villa di Poggioreale,importante residenza aragonese del Napoletanorisalente al XV secolo, a partire dalla sua realizza-zione fino alla sua completa scomparsa. Sulla basedell'esame di antiche fonti ed opere recenti, sonostate delineate le principali caratteristiche dellaVilla e del parco ad essa annesso.

Abstract. Author describes the hystoric eventswhich have succeeded from the realization to thedecadence of the Villa of Poggioreale, anAragonese residence built near Naples at the end of15th century. On the basis of old and recent literatu-re sources, the main features of the Villa and thecontiguous park are pointed out.

Delpinoa, n.s. 44: 3-16. 2002

Key words: Aragonesi, Gardens, Naples, Poggioreale, Villa

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occupato da Ferrante d'Aragona e fu volu-ta da Alfonso, figlio del sovrano e Duca diCalabria. Quest'ultimo, pur se spesso arro-gante, dotato di spirito vendicativo e ten-dente a risolvere i problemi politici con learmi, rivelò in diverse occasioni il suoapprezzamento per le lettere e le arti, pro-muovendo gli studi e i fermenti umanisticidell'epoca e favorendo la realizzazione, siaa Napoli sia nelle vicinanze della città, dipalazzi e giardini, in cui …molto se delec-tava et in più lochi ameni facea fabricare(FILANGIERI DI SATRIANO, 1883).Già nel 1485, con l'acquisto di una mas-

seria localizzata a "Dogliolo", il Duca diCalabria rivelò il suo apprezzamento pertale luogo. È assai probabile che l'idea direalizzare in tale sito una sontuosa residen-za risalga proprio a quel periodo, ma che lasua attuazione abbia subito un rinvio acausa dello scoppio della rivolta dei Baroni(QUINTERIO, 1996); pertanto, in seguito atali eventi i lavori per la Villa diPoggioreale cominciarono solo nel feb-braio del 1487.La progettazione e la costruzione della

nuova residenza furono affidati all'architet-to toscano Giuliano da Maiano, che nellostesso periodo si occupò anche della rea-lizzazione della Villa della Duchesca, altraimportante residenza aragonese che sorse aNapoli nelle vicinanze di Castel Capuano.Giunto alla corte aragonese grazie all'inte-ressamento di Lorenzo de' Medici,Giuliano da Maiano aveva iniziato a lavo-rare a Napoli con ogni probabilità intornoal 1485, occupandosi dei progetti relativialle mura della città e a Porta Capuana,dalla quale il sito prescelto per edificare laVilla di Poggioreale distava circa unmiglio.Per ottenere lo spazio necessario alla

realizzazione della nuova residenza e delvasto parco ad essa adiacente, Alfonso non

esitò ad avvalersi della sua autorità, appro-priandosi prepotentemente di numerosiappezzamenti di terreno e non sempreindennizzando i relativi proprietari(QUINTERIO, 1996). Il Duca di Calabriaadottò un comportamento simile anche nelcorso della costruzione della Villa dellaDuchesca, allorquando si impossessò delconvento di S. Maria Maddalena perampliare tale residenza, facendo traslocarele monache nel Chiostro di S. Caterina aFormello (COLOMBO, 1892a).Pur se dal 1487 trascorsero diversi anni

prima che i lavori relativi al palazzo e aigiardini di Poggioreale giungessero allaconclusione, è assai probabile che giàverso la metà dell'anno successivo lacostruzione dell'edificio principale fosse abuon punto, com'è testimoniato dal ban-chetto organizzato da Alfonso in tale strut-tura il 2 giugno del 1488 e al quale, tra glialtri, parteciparono il padre Ferrante e laRegina Giovanna; verosimilmente, l'edifi-cio doveva in pratica essere stato quasiultimato l'anno seguente, quando un dele-gato di Lorenzo il Magnifico vi fu ospitato(QUINTERIO, 1996).Man mano che i lavori proseguirono

con la realizzazione di nuove pertinenzearchitettoniche nelle vicinanze del palazzoe nei giardini e con l'ampliamento e l'arric-chimento di questi ultimi, il nuovo sitoreale fu frequentato con sempre maggioreassiduità dal Duca di Calabria, così comedal Sovrano; la nuova residenza divenneben presto la sede privilegiata per i ricevi-menti di corte.Dopo la morte di Giuliano da Maiano,

avvenuta nell'ottobre del 1490, il Duca diCalabria si affidò con ogni probabilità allacompetenza, tra gli altri, di Francesco diGiorgio Martini e di Fra' Giocondo daVerona per la prosecuzione dei lavori aPoggioreale. Fra' Giocondo, la cui influen-

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za in special modo sull'impianto dei giardi-ni è definita sospetta (QUINTERIO, 1996), fuad ogni modo uno degli artisti che il sovra-no di Francia Carlo VIII portò con sé quan-do, dopo esser giunto a Napoli ed esserrimasto fortemente impressionato dallabellezza delle residenze aragonesi, fucostretto a riparare nuovamente in patria(FONTANA, 1988).Delle specie vegetali da introdurre nella

Villa di Poggioreale, nonché della manu-tenzione dei giardini e dei vari settori delparco, si occupò con ogni probabilitàPacello da Mercogliano, sul cui nome esulla cui provenienza non sempre le fontisi sono dimostrate precise. Infatti, in PANE(1975-1977) e in QUINTERIO (1996) taleartista giardiniere è denominato Catello daMercogliano; inoltre, il secondo autoredefinisce sconosciuta la sua origine, ricor-dando ad ogni modo l'esistenza di un paesenel Mugello chiamato Marcogliano e quin-di ipotizzando, sia pur timidamente, chetale personaggio provenisse dalla Toscana(QUINTERIO, 1996).Di questo artista giardiniere, presumi-

bilmente originario di Mercogliano, centrodell'Avellinese non molto distante daNapoli, non si hanno in realtà molte infor-mazioni. Ad ogni modo, è certo che dopoaver operato nei giardini di Poggioreale fuanch'egli condotto da Carlo VIII inFrancia, ove acquisì notevole fama graziealla realizzazione di opere quali ad esem-pio i giardini del castello di Blois e quellidi Gaillon, che determinarono l'inizio dellarapida evoluzione del giardino francese(FARIELLO, 1985).

LA VILLA DI POGGIOREALE

Le numerose vicissitudini subite dallaVilla di Poggioreale nel corso dei secoli

successivi alla sua realizzazione hannoavuto come conseguenza un progressivodegrado dell'intero impianto, culminatocon la sua totale scomparsa; pertanto,attualmente non esiste più alcun elementoarchitettonico o vegetale che testimoni del-l'esistenza di questo capolavoro dell'artedei giardini del XV secolo.Le caratteristiche del palazzo e dei giar-

dini possono essere apprezzate grazie all'o-pera di numerosi studiosi (FROMMEL, 1961;KELLER, 1973; QUINTERIO, 1996) i quali, intempi relativamente recenti, hanno realiz-zato schemi grafici ed elaborati, volti ariprodurre la Villa di Poggioreale sia ispi-randosi alle numerose citazioni e descri-zioni, non sempre precise o esaurienti, chesi susseguirono a partire dalla fine del XVsecolo, sia basandosi su fonti iconografi-che di vario tipo, risalenti a diversi periodistorici e riproducenti parzialmente o total-mente il complesso.La precisa localizzazione della Villa ha

costituito a lungo argomento di discussio-ne da parte degli studiosi ed è stata deter-minata solo grazie ad un'analisi di alcunedelle fonti iconografiche su menzionate.Dall'esame della mappa Baratta (Fig. 1),risalente al 1679, si desume che il com-plesso di Poggioreale era sito in una posi-zione assai prossima alla collina su cuiattualmente sorge il Cimitero diPoggioreale. In tale immagine, la Villaappare separata dalla collina suddetta dal-l'ampia e diritta via per Capua, che fu fattarealizzare agli inizi del XVII secolo dalviceré Pimentel conte di Benavente e che,partendo da Porta Capuana, assicurava ilcollegamento tra la città di Napoli e il sitodi Poggioreale, sostituendo in tale funzio-ne una via preesistente all'inizio dei lavoridi costruzione della Villa (PANE, 1974).Localizzata in posizione adiacente

rispetto al serbatoio che raccoglieva le

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acque del Sarno, la Villa di Poggioreale fuquindi realizzata a mezza costa, in …locopiano, un poco alto, loco amoenissimo…(FULIN, 1883). Pertanto, a causa della suaposizione non elevata, essa permetteva diapprezzare le bellezze di Napoli e delgolfo attraverso molteplici visuali ma nonper mezzo di una veduta dominante (PANE,1974).Dall'osservazione della mappa Baratta

(Fig. 1) si deduce che il complesso eraquasi integralmente cinto da un muro peri-metrale; solo i due lati esterni del palazzoprincipale erano privi di delimitazioni edavano rispettivamente sulla strada chepartiva da Porta Capuana e su di un'altravia, più o meno ortogonale alla preceden-te, che fiancheggiava il lato occidentaledella Villa.

Le caratteristiche del palazzo principalesono state e sono tuttora oggetto di discus-

Fig. 1 - Particolare della mappa Baratta (in GIANNETTI, 1994, pag. 16). La Villa di Poggioreale è raffigu-rata in alto a destra.

Fig. 2 - Sezione e pianta della Villa di Poggiorealepubblicate dal SERLIO (1584, pag. 122a).

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sione da parte degli studiosi. Le più antichefonti iconografiche relative all'aspettodella struttura sono rappresentate da unasezione e da una pianta pubblicate daSEBASTIANO SERLIO (1584) (Fig. 2), archi-tetto bolognese che elaborò la descrizionedell'edificio a lui pervenuta daMarcantonio Michiel (COLOMBO, 1885a;QUINTERIO, 1996), e da due disegni realiz-zati poco dopo il 1520 dall'architetto sene-se Baldassarre Peruzzi (Fig. 3a, 3b).I disegni del Serlio mostrano un edificio

a due piani di forma quadrata, contraddi-stinto sia internamente sia esternamente daloggiati su ogni lato e presentante agliangoli quattro torri, in ciascuna delle qualivi era una scala …a lumaca, per salire alleparti di sopra… (SERLIO, 1584, pag. 121b)ed era possibile …alloggiare un caponobile: percioche vi sono sei buone came-re senza le stanze sotterranee, e alcunicamerini secreti (SERLIO, 1584, pag. 121a).

Nella pianta tracciata dall'architettobolognese, ogni lato del palazzo apparecontraddistinto da un varco mediano, attra-verso il quale era possibile accedere alvasto ambiente interno in cui delle gradi-nate delimitavano una superficie centrale,anch'essa di forma quadrata. Quest'ultimaera posta ad un livello inferiore ed eracaratterizzata da una pavimentazione costi-tuita da mattonelle invetriate come quelleche ancor oggi è possibile rimirare in alcu-ne cappelle napoletane (PANE, 1937). Èassai probabile che tale pavimentazione siastata realizzata utilizzando almeno partedelle 20.000 mattonelle giunte da Firenzenel 1488 e inviate a Giuliano da Maianodal fratello Benedetto (PANE, 1937), anchese altre fonti (QUINTERIO, 1996) non con-cordano con tale ipotesi, ritenendo chequesto materiale fu in realtà utilizzato perornare la Villa della Duchesca.La caratteristica più singolare del palaz-

Fig. 3a, 3b - I disegni della Villa di Poggioreale di Baldassarre Peruzzi (in PANE, 1937, pag. 19, 21).

a b

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zo, confermata sia dalla descrizione delSerlio sia da autori successivi, era rappre-sentata dalla possibilità di colmare rapida-mente d'acqua la cavea centrale mediantel'attivazione di appropriati giochi idraulicialimentati dal vicino serbatoio delDogliolo; poiché la superficie centrale del-l'edificio era utilizzata principalmente perlo svolgimento di banchetti, non di radoAlfonso, con l'intenzione di provocareeffetti di sorpresa, trasformava la partecentrale del palazzo in una vera e propriapiscina, facendo …aprire alcuni luoghisecreti, dove che in un momento s'empievaquel luogo di acque; di modo che le mada-me, e i baroni rimanevano tutti nell'acqua,e cosi ad un tratto, quando pareva al Re,faceva rimanere quel luogo asciutto…(SERLIO, 1584, pag. 121b).Pur costituendo un documento di note-

vole importanza, la pianta realizzata dalSerlio non riproduce fedelmente il palazzodi Poggioreale, ma piuttosto rappresental'edificio con le modifiche che l'architettobolognese avrebbe voluto apportare.Infatti, contrariamente alle informazioniricevute dal Michiel sulla struttura delpalazzo, nella sua pianta il Serlio tracciò iloggiati esterni che in realtà non furonomai realizzati; egli inserì tali loggiati rite-nendo che …per maggior commodità, eornamento dell'edificio vi starìano bene…e che…né per questo si privarìano le stan-ze della sua commoda luce, e le dette log-gie sarìano difese da' venti, e dal Sole néfianchi (SERLIO 1584, pag. 121a). Inoltre, ilSerlio non considerò la copertura in legnoche in realtà caratterizzava lo spazio cen-trale; quest'ultimo, pertanto, nella piantadell'architetto felsineo appare non come unampio locale coperto, ma come un sempli-ce cortile, giacchè l'edificio doveva essere…scoperto di maniera, che si potesseusare per spasso a sguardare la campagna

(SERLIO 1584, pag. 122a).In realtà, come sottolineato da PANE

(1937), dopo aver modificato nella suapianta la struttura architettonica mediantel'aggiunta di loggiati, il Serlio si rese pro-babilmente conto che tale variazioneavrebbe determinato una diminuzionedella luminosità nella parte centrale delpalazzo. Di conseguenza, per ovviare a taleinconveniente e dare una logica alla modi-fica su menzionata, egli non considerò nelsuo disegno l'esistenza della copertura; intal modo, la parte centrale dell'edificiosarebbe stata adeguatamente illuminatadalla luce del sole.Ad ogni modo, al di là delle modifiche

considerate dal Serlio, la pianta, la sezionee la descrizione del palazzo effettuate dal-l'architetto bolognese sono caratterizzateda alcuni errori, il più evidente dei quali èrelativo alla forma dell'edificio. Secondo ilSerlio, infatti, quest'ultimo era …di qua-drato perfetto… (SERLIO 1584, pag. 121b)e tale erronea affermazione sarebbe statasuccessivamente ripresa da diversi autori(COLOMBO, 1885a; 1892b; FARIELLO,1985). In realtà, il palazzo era di forma ret-tangolare, com'è testimoniato già dalloschizzo effettuato dal Peruzzi (Fig. 3a) econfermato da fonti iconografiche succes-sive, quali la mappa Baratta (Fig. 1) e laplanimetria del Carafa (Fig. 4).Nel disegno del Peruzzi la parte centra-

le dell'edificio è tra l'altro delimitata daloggiati contraddistinti da un numerodisuguale di colonne sui lati lunghi e suquelli corti. Le caratteristiche del cortilefissate dall'architetto senese nel suo dise-gno trovano tra l'altro conforto nelladescrizione effettuata nel secolo successi-vo dal Celano, il quale affermò che l'am-biente interno era caratterizzato da settecampate sui lati lunghi e da tre sui lati corti(CELANO, 1860).

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Mentre attualmente vi è accordo sullaforma del palazzo e del suo spazio centra-le, nonché sul numero di campate, esistonoopinioni discordanti sulla reale ampiezzadegli spazi intercolumnari sui lati lunghi esu quelli corti. L'ipotesi di PANE (1974),secondo la quale tutte le campate dei log-giati che delimitavano lo spazio internodell'edificio erano di uguale ampiezza, nonè stata condivisa da alcuni autori, comedimostrano sia le restituzioni grafiche pre-sentate da FROMMEL (1961) e da HERSEY(1969), sia quanto affermato da QUINTERIO(1996). Quest'ultimo, in seguito all'osser-vazione della pianta topografica del Carafae di altre immagini posteriori alle primefonti iconografiche della Villa diPoggioreale, ha constatato che il rapportotra la lunghezza e la larghezza della parteinterna dell'edificio poteva essere giustifi-cato solo se gli spazi tra le colonne fosseropiù ampi sul lato minore.Se da una parte non vi è pieno accordo

sulle caratteristiche architettoniche delpalazzo principale della Villa diPoggioreale, gli studiosi concordano nel-l'affermare che alla magnificenza di taleedificio concorreva anche la presenza displendidi ornamenti e di opere pittoriche;tra queste ultime sono da ricordare le raffi-gurazioni di alcuni episodi relativi allaguerra vinta dal Duca di Calabria contro iBaroni e realizzate sulle pareti dell'edificioda Ippolito e Pietro del Donzello (CELANO,1860; COLOMBO, 1885a; 1892b).Il palazzo della Villa di Poggioreale era

situato nella parte occidentale della resi-denza. Contrariamente a quanto osservatonella mappa Baratta, la sua lunghezzamaggiore si sviluppava in direzione ovest-est, come si deduce dalla rigorosa planime-tria del Carafa (Fig. 4) e come confermatodagli schemi grafici realizzati in tempirecenti (FROMMEL, 1961; KELLER, 1973;QUINTERIO, 1996). Questi ultimi, che comegià affermato rappresentano il risultato

Fig. 4 - Particolare della "Mappa topografica della città di Napoli e de' suoi contorni" realizzata nel 1775da Giovanni Carafa, in cui è raffigurata la Villa di Poggioreale (PANE, 1974, fig. 55).

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dello studio e dell'interpretazione di descri-zioni e fonti iconografiche precedenti,mostrano un complesso caratterizzato,oltre che dall'edificio principale, da altrestrutture architettoniche e da alcuni giardi-ni; di particolare interesse si dimostra loschema grafico presentato in QUINTERIO(1996) (Fig. 5), che costituisce la summadelle altre planimetrie tracciate recente-mente e la base della presente trattazione.Come si osserva anche nella mappa

Baratta, la Villa era caratterizzata da unviale principale che si sviluppava longitu-dinalmente dalla torre sud-orientale delpalazzo, dividendo in pratica il complessoin due parti. Caratterizzato parzialmentedalla presenza di un pergolato, tale vialecostituiva uno dei punti più panoramicidella residenza; nel tratto più vicino alpalazzo principale esso costeggiava primaun muro rappresentante il limite meridio-nale di un vasto cortile e successivamenteun altro edificio contraddistinto da colonnee da uno spazio centrale.Il cortile su menzionato, compreso tra il

palazzo principale e l'edificio a colonne, èassai evidente sia in fonti iconografichequali la mappa Baratta e la planimetria delCarafa, sia in raffigurazioni più recenti.Tale spazio rivestiva notevole importanza,giacchè su di esso si apriva l'ingresso prin-cipale dell'intero complesso, posto sullastrada che partiva da Porta Capuana; non èescluso che le sue dimensioni consentisse-ro persino l'ingresso di cortei a cavallo(QUINTERIO, 1996).L'edificio posto ad est del cortile era

caratterizzato da colonnati delimitanti unospazio centrale che, come si scorge nellamappa Baratta, era strutturato in modoanalogo a quello del palazzo principale epertanto consisteva in una piscina delimi-tata da gradinate e alimentata anch'essadalle acque del serbatoio di Dogliolo

(PANE, 1974). Sul lato orientale di tale edi-ficio era presente un corpo di fabbrica, asua volta delimitante un cortile allungato.È probabile che proprio in questi edificifossero localizzati vani ospitanti stanze,officine, dispense, cucine e magazzini.Oltrepassando tali edifici e percorrendo

il viale principale verso est, era possibiletransitare sotto le arcate di una loggia pro-spiciente un'ampia peschiera rettangolare,posta ad un livello inferiore rispetto alresto del complesso e segnata sul limitemeridionale dalla presenza di esemplariarborei. Nella progettazione della loggia,Giuliano da Maiano si ispirò senza dubbioa modelli realizzati precedentemente inToscana, come ad esempio il loggiato di S.Maria delle Grazie ad Arezzo e quello edi-ficato a Palazzo Piccolomini a Pienza(QUINTERIO, 1996).Concepita come un corpo a due piani, la

loggia della Villa di Poggioreale era incomunicazione con due piccoli edificiposti lateralmente e posteriormente rispet-to ad essa (PANE, 1974). Tale struttura pre-sentava al piano inferiore archi con volte acrociera sorretta da colonne. Sul numero diqueste ultime non vi è accordo tra gli stu-diosi: mentre in PANE (1974), anche sullabase dell'osservazione dello schizzo delPeruzzi, si afferma che le colonne erano innumero di dieci, in QUINTERIO (1996) sisostiene che esse erano nove, com'èmostrato dalla mappa Baratta e com'è testi-moniato da varie fonti, tra cui CELANO(1860). Il piano superiore della loggia eratrabeato e con ogni probabilità presentavaun controsoffitto con varie decorazioni(QUINTERIO, 1996).La loggia comunicava con la peschiera

antistante mediante una serie di ampi gra-dini che giungevano fino al fondo dellospecchio d'acqua. Quest'ultimo, soventeutilizzato per la pesca o per lo svolgimen-

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Fig. 5 - Schema della Villa di Poggioreale realizzato da QUINTERIO (1996, pag. 452). I numeri siriferiscono alla residenza principale (1), al giardino quadrato (1a), al cortile d'ingresso (2),al "piccolo giardino" situato accanto alla peschiera (2a), all'edificio ospitante "stanze e offi-cine" (3), ai giardini della parte nord-orientale del complesso (4, 5), alla loggia (6), allapeschiera (7a, 7b, 7c) e al tratto del viale principale coperto dal pergolato (8).

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to di feste e cerimonie, era suddiviso in unaparte centrale più vasta e due sezioni late-rali di dimensioni minori; tale suddivisioneera determinata da due strutture percorribi-li di forma allungata, disposte simmetrica-mente rispetto alla loggia e caratterizzatenella parte mediana dalla presenza di unoslargo ornato da una fontana, in cui erapossibile sostare (PANE, 1974). Altre quat-tro fontane erano presenti sul ripiano anti-stante la loggia che si sviluppava per tuttala lunghezza di tale struttura.La loggia della Villa di Poggioreale ha

rappresentato fonte di ispirazione per alcu-ni dipinti della scuola vedutistica parteno-pea e in particolare per alcune opere diViviano Codazzi. In particolare, nel corsodel suo soggiorno a Napoli, questo artistadipinse la Festa nella villa di Poggioreale(Fig. 6). Quest'opera, risalente con ogni

probabilità al 1641 e realizzata in collabo-razione con Domenico Gargiulo, è attual-mente custodita presso il Musèe desBeaux-Arts et d'Archèologie di Besançon eraffigura uno scorcio della residenza ara-gonese, in cui sono osservabili in primopiano la loggia e parte della peschiera e inlontananza la parte meridionale dell'edifi-cio principale.È da sottolineare che il dipinto riprodu-

ce abbastanza fedelmente le parti e le strut-ture della Villa che vi sono raffigurate,nonostante l'aggiunta arbitraria dell'arcotrionfale situato a lato della loggia e alcunemodifiche, espresse ad esempio dalla pre-senza di capitelli dorici nel loggiato e diuna balaustra caratterizzante il piano supe-riore della struttura.In accordo con le idee che si andavano

affermando in quel periodo nell'arte dei

Fig. 6 - Festa nella villa di Poggioreale, di Domenico Gargiulo e Viviano Codazzi (AA.VV., 2002).

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giardini, gli spazi verdi presenti nella Villadi Poggioreale erano contraddistinti da unanotevole regolarità nella forma delle aiuo-le e nell'andamento dei viali. Tali caratteri-stiche erano già evidenti nel cosiddetto"giardino quadrato", un vasto spazio verdecontraddistinto da due viali ortogonali chelo suddividevano in quattro ampie aiuole ealla cui intersezione fu realizzata una fon-tana a vasca circolare. Con ogni probabili-tà, tale giardino si sviluppava sul lato meri-dionale dell'edificio principale; questalocalizzazione è confermata da tutte lefonti iconografiche, ad eccezione delloschizzo effettuato dal Peruzzi e degli sche-mi proposti da FROMMEL (1961) e daKELLER (1973), in cui il giardino quadratoè raffigurato più ad est, in posizione adia-cente alla peschiera.Dall'osservazione della mappa Baratta

(Fig. 1) si nota che tale giardino era deli-mitato ad ovest e a sud dal muro di cinta edera collegato al palazzo principale median-te una scalinata che partiva dall'ingressomeridionale dell'edificio e terminava incorrispondenza di uno dei viali ortogonali;tre aperture ricavate nel tratto di muro peri-metrale a sud del giardino mettevano incomunicazione quest'ultimo con il vastoparco annesso alla Villa.L'esame della stessa fonte iconografica

permette di dedurre che le aiuole di questogiardino, al tempo in cui fu realizzata lamappa, erano ricche di essenze arboree.Anche se sulla mappa Baratta il giardi-

no quadrato è raffigurato in posizione adia-cente alla peschiera, con ogni probabilitàtra questi due elementi della Villa diPoggioreale esisteva un ulteriore spazioverde; quest'ultimo, ben evidente nella pre-cisa planimetria del Carafa (fig. 4), si svi-luppava sul lato meridionale del cortiled'ingresso e fungeva da elemento ditransizione tra il giardino quadrato e il set-

tore occidentale della peschiera.Gli altri giardini che concorrevano a

formare la componente vegetale della Villadi Poggioreale si sviluppavano nel settorenord-orientale della residenza. In partico-lare, a settentrione della loggia era presen-te uno spazio verde allungato di forma ret-tangolare, sul cui limite meridionale siaffacciavano i due piccoli edifici realizzatiposteriormente alla loggia stessa. Talegiardino era contraddistinto dalla presenzadi essenze arboree lungo il margine setten-trionale, corrispondente ad un tratto dellacinta perimetrale, e lungo l'asse maggiorepresentava un canale; tramite l'acqua chescorreva in quest'ultimo, era possibileprovvedere all'alimentazione idrica di granparte della residenza (QUINTERIO, 1996).Un importante motivo ornamentale pre-

sente in questo giardino era costituito dauna fontana coperta, localizzata su di unapiccola superficie posta nello slargomediano del canale e caratterizzata da ungruppo scultoreo, forse una raffigurazionedi Partenope (QUINTERIO, 1996).Sul lato orientale del giardino posterio-

re alla loggia, si sviluppava un altro spazioverde rettangolare; come il giardino qua-drato, esso era contraddistinto dalla pre-senza di due viali rettilinei ortogonali checoncorrevano alla sua suddivisione inquattro aiuole dalla forma regolare.Sull'identità delle specie vegetali pre-

senti in origine nei giardini della Villa diPoggioreale non si hanno purtroppo infor-mazioni precise. Con ogni probabilità, intale residenza erano presenti numeroseentità viventi allo stato spontaneo in Italiameridionale e abbondavano piante di agru-mi e specie sempreverdi, a fogliame minu-to e resistenti al taglio, frequentemente uti-lizzate nell'ars topiaria, pratica assai diffu-sa nei giardini del '400. È assai probabile,inoltre, che gli spazi verdi situati in una

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posizione più defilata, come ad esempio ilgiardino occupante il settore nord-orienta-le della residenza, fossero dedicati a coltu-re particolari (QUINTERIO, 1996).La presenza di entità come il mirto e il

bosso nonchè di alcune specie di agrumi ècomunque documentata nel XVI secolo daG. B. Del Tufo, che tra l'altro evidenzia neigiardini la presenza di …spalliere alte dicedri e di limoni pender giù da quei muri(DEL TUFO, 1588).Nonostante l'assenza di informazioni

sicure sulle specie presenti in origine nellaVilla di Poggioreale, è certo che i giardinidi tale residenza destarono grande meravi-glia in coloro i quali ebbero l'opportunitàdi visitarli e di osservare gli ornamentivegetali e quelli architettonici tra cui, oltrealle strutture già menzionate, vanno ricor-date anche delle statue antiche disseminatenelle varie parti del complesso (QUINTERIO,1996). Né minore ammirazione era susci-tata dal vasto parco che separava la Villadal mare e che fu in pratica costituito daAlfonso d'Aragona soprattutto grazieall'inclusione nelle proprietà reali di unaserie di appezzamenti di terreno, nellamaggior parte dei casi espropriati senzapagamento di alcun indennizzo ai prece-denti possessori.Tale vasta area comprendeva frutteti

caratterizzati con ogni probabilità dallapresenza di olivi, peri, meli, fichi, melo-grani e palme da datteri, nonché vigneticon esemplari di diverse cultivar di vite,boschetti di specie arboree sempreverdi esettori dedicati alla coltivazione delle roseo di alcune essenze aromatiche quali mag-giorana, rosmarino e salvia (SCHRÖER,1991). In tale parco erano stati introdotti,inoltre, numerosi animali domestici esoprattutto selvatici e pertanto la vasta areadoveva in pratica costituire un …boschettoche arrivava fino al mare, copioso di cac-

ciagione e riserbato solo al Re (CELANO,1860, pag. 465).

Anche dopo l'ascesa al trono del DucaAlfonso, con il nome di Alfonso II (1494),la Villa di Poggioreale e il parco annessocontinuarono ad essere annoverati tra lesedi preferite per feste o battute di caccia ea costituire una delle più significativeespressioni del prestigio degli Aragonesi.Purtroppo, il periodo di maggior splen-

dore di tale residenza fu assai limitato enumerosi fattori, tra cui le vicende storicheche caratterizzarono la città di Napoli inquegli anni, contribuirono a determinarel'inizio della decadenza di questo comples-so. A parte le ricchezze sottratte alla resi-denza sia daAlfonso II, che fuggì in Siciliapoco prima dell'arrivo dei Francesi, sia daCarlo VIII e dal suo seguito quando furonocostretti a tornare in Francia, è da sottoli-neare che i debiti della casa reale aragone-se costrinsero prima Ferdinando IId'Aragona e successivamente Federico I avendere o a donare numerosi appezzamen-ti di terreno che componevano il vastoparco; tali problemi, unitamente alle suc-cessive proteste di coloro i quali erano statidefraudati dei loro possedimenti daAlfonso II, determinarono una quasi totalecessione dei settori del parco a privati(COLOMBO, 1892b). Al contrario del parco,l'edificio e i giardini continuarono ad esse-re compresi tra le proprietà reali e anchenel corso della dominazione spagnola furo-no saltuariamente sede di feste e banchetti,come quello organizzato nel 1535 da donPedro de Toledo in onore dell'imperatoreCarlo V (COLOMBO, 1892c). Nel corso delXVI secolo, nonostante le peripezie, idanni e i furti subiti, la residenza diPoggioreale conservò le caratteristiche diun luogo ameno e divenne una delle metepreferite per il passeggio (GIANNETTI,

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1994), trasformandosi in un sito pubblicogiacchè in esso non era raro osservare…quei cavalier, le donne e le donzelle agustar l'acque e i suavi frutti… oppurescorgere …una schiera d'uomini e donneintiera intorno a cento mense alte e spa-ziose (DEL TUFO, 1588).Poiché la Villa di Poggioreale aveva

ormai assunto notevole importanza comesito pubblico, si ritenne necessario colle-garla in maniera opportuna alla città, rea-lizzando un'ampia strada che costituisseanche un luogo ove passeggiare. Fu persoddisfare tale esigenza che il viceréPimentel conte di Benavente fece realizza-re la già menzionata via per Capua, che fubordata di esemplari di salice e ornatalungo l'asse mediano da almeno sei fonta-ne a zampilli abbondantemente decorate(GIANNETTI, 1994).Nonostante la realizzazione di tale

opera volta anche a valorizzare ulterior-mente la residenza di Poggioreale, con ilpassare del tempo quest'ultima fu caratte-rizzata da uno stato di decadenza semprepiù accentuato, giacchè…fra le tante mise-rie che afflissero il regno, niuno si dettemai più pensiere di riparare i guasti che iltempo, l'incuria ed anche la rapacità degliuomini avevano fatto, e venivano facendoa Poggioreale (COLOMBO, 1892d).Lo stato di disfacimento progressivo

della Villa fu evidenziato tra gli altri dalCelano, che nel 1644 aveva visitato il com-plesso per la prima volta e che 45 annidopo aveva potuto constatare il notevolepeggioramento dello stato delle strutturearchitettoniche e dei giardini; altre fonti(COLOMBO, 1885b; 1892d) fecero com-prendere che il complesso era ormai anda-to quasi del tutto in rovina.Nel XVIII secolo, tra l'altro, la realizza-

zione a Napoli e nei dintorni di altri luoghidestinati al pubblico passeggio, come adesempio la Villa Reale, fece sì che …niunoandò più a passeggiare in carrozza aPoggioreale. E fu tolta l'acqua alle fonta-ne ch'erano sulla strada, gli ombrosi albe-ri si disseccarono (COLOMBO, 1885b, pag.341); anche l'ampia strada voluta dal contedi Benavente, pertanto, decadde progressi-vamente perdendo il suo significato origi-nario di via destinata al passeggio.Le vicende storiche e le trasformazioni

urbanistiche che hanno caratterizzato suc-cessivamente l'area di Poggioreale hannopersino determinato la progressiva scom-parsa dei ruderi della Villa, rappresentantile ultime testimonianze dell'antico splen-dore. Pertanto, attualmente, nulla resta diquesta magnifica residenza che costituì unimportantissimo episodio della storia deigiardini italiani.

AA.VV. 2002. Micco Spadaro. Napoliai tempi di Masaniello. Pag. 85. Electa,Napoli.CELANO C. 1860. Notizie del bello, del-

l'antico e del curioso della città di Napoli.(A cura di G. B. Chiarini). Vol. V(II).Stamperia di Agostino De Pascale, Napoli.COLOMBO A. 1885a. Il Palazzo e il

Giardino di Poggioreale. I. ArchivioStorico per le Province Napoletane, X(I):186-209. R. Stabilimento TipograficoComm. Francesco Giannini & Figli,Napoli.COLOMBO A. 1885b. Il Palazzo e il

Giardino di Poggioreale. II. ArchivioStorico per le Province Napoletane, X(II):

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LETTERATURA CITATA

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309-342. R. Stabilimento TipograficoComm. Francesco Giannini & Figli,Napoli.COLOMBO A. 1892a. Il Palazzo e il giar-

dino della Duchesca. Napoli nobilissima,1(6): 81-83.COLOMBO A. 1892b. Il Palazzo e il giar-

dino di Poggioreale. I. Origini e vicende.Napoli nobilissima, 1(8): 117-120.COLOMBO A. 1892c. Il Palazzo e il giar-

dino di Poggioreale. II. Decadenza. Napolinobilissima, 1(9): 136-138.COLOMBO A. 1892d. Il Palazzo e il giar-

dino di Poggioreale. III. Completa distru-zione. Napoli nobilissima, 1(11): 166-168.DEL TUFO G. B. 1588. Ritratto o model-

lo delle grandezze, delizie e meravigliedella nobilissima città di Napoli.Biblioteca Nazionale di Napoli, ms., XIIIC 96. Fol. 6 verso.FARIELLO F. 1985. Architettura dei giar-

dini. Scipioni, Roma.FILANGIERI DI SATRIANO G. 1883 -

Effemeridi delle cose fatte per il Duca diCalabria (1484-1491) di JoanpieroLeostello da Volterra, da un codice dellabiblioteca nazionale di Parigi. In:Documenti per la storia, le arti e le indu-strie delle province napoletane. Vol. I: 323.Biblioteca Nazionale di Napoli, Napoli.FONTANA V. 1988. Fra' Giovanni

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Maiano "grandissimo domestico". Pag.438-469. Officina Edizioni, Roma.SCHRÖER C. F. 1991. Giardini - Progetti

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Sette Libri dell'Architettura. Libro III (Vol.1). Arnaldo Forni Editore, Bologna.

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Finito di stampare nell’ottobre 2003