LA VIA CAROLINGIA: UOMINI E IDEE SULLE STRADE … · Viale Risorgimento, 14 - 46100 Mantova Tel....

19
LA VIA CAROLINGIA: UOMINI E IDEE SULLE STRADE D’EUROPA. DAL SISTEMA VIARIO AL SISTEMA INFORMATIVO DOCUMENTI DI ARCHEOLOGIA 55 SAP Società Archeologica s.r.l. a cura di P AOLA MARINA DE MARCHI, STEFANO PILATO

Transcript of LA VIA CAROLINGIA: UOMINI E IDEE SULLE STRADE … · Viale Risorgimento, 14 - 46100 Mantova Tel....

LA VIA CAROLINGIA:UOMINI E IDEE SULLE STRADE D’EUROPA.

DAL SISTEMA VIARIO AL SISTEMA INFORMATIVO

DOCUMENTI DI ARCHEOLOGIA

55

SAPSocietà Archeologica s.r.l.

a cura diPAOLA MARINA DE MARCHI, STEFANO PILATO

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 3

2013, © SAP Società Archeologica s.r.l.

Viale Risorgimento, 14 - 46100 MantovaTel. 0376-369611

www.archeologica.it

ISBN 978-88-97115-88-8

Il volume è stato pubblicato con il contributo di:

in copertina:Via Caroligia (dettaglio lago di Como) - soluzione grafica e georeferenziazione di

Stefano Pilato, Direzione Beni culturali e paesaggistici della Lombardia

Coordinamento scientifico editoriale:Paola Marina De Marchi

Stefano Pilato

in collaborazione con: Gian Paolo Scharf

Andrea Terreni

Sisitema informativo a cura di:Marco Edoardo Minoja

Stefano Pilato

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 4

Pag. 7

“ 9

“ 11“ 15

“ 19“ 33“ 49

“ 69

“ 87

“ 99“ 117

“ 139

“ 155

“ 187

“ 191

“ 209“ 223

“ 277“ 303

“ 315

I N D I C E

C. BON VALSASSINA, La Via Carolingia, un itinerario culturale e i suoi percorsi alternativi interritorio lombardo ...............................................................................................................R. POGGIANI KELLER, Presentazione...............................................................................

INTRODUZIONE

P. DE MARCHI, S. PILATO, La Lombardia da Sermide al lago di Lugano. Realizzazione disistemi integrati di Beni Culturali e Paesaggistici. Il progetto .....................................................S. MINOJA, S. PILATO, La via Carolingia, dal sistema viario al sistema informativo

I TEMI GENERALI

G.P. SCHARF, La via Carolingia. Il quadro territoriale attraverso le evidenze documentarie .R. SALVARANI, Immagini del potere e della società. Spunti per una ricognizione iconografica................M. IBSEN, Scultura lapidea altomedievale nei territori di Brescia, Bergamo, Mantova.................S. MOTELLA DE CARLO, I segni dell’impatto antropico lungo la Via Carolingia nei secoliV/VI - X/XI attraverso la ricerca archeobiologica .............................................................C. CATTANEO, A. MAZZUCCHI, Popolazioni tardo antiche e dell’alto medioevo narrate dairesti ossei: il progetto di una banca dati lombarda .................................................................

I TERRITORI

COMO E LECCOA. TERRENI, Il territorio comasco e lecchese nelle fonti scritte e nella cartografia storica dell’etàmoderna: spunti per una lettura integrata.............................................................................E. MARCORA, Il territorio di Como e Lecco. Note in margine al progetto “Via Carolingia”

BERGAMOM.G. VITALI, La via di pianura e la via pedemontana nel territorio di Bergamo..................R. FERLINGHETTI, M. LORENZI, Analisi cartografica per casi campione: Seriate, AlmennoSan Salvatore .......................................................................................................................

BRESCIAF. SAGGIORO, Aerofotointerpretazione del paesaggio ..........................................................A. BARONIO, Il monastero di San Salvatore-San Benedetto ad Leones di Leno tappa obbli-gata per Carlo Magno .........................................................................................................

MANTOVAA. CROSATO, Indagine territoriale a Mantova ....................................................................A. CROSATO, Esempi di schede di sito .....................................................................................

DOCUMENTI

G.P. SCHARF (a cura di), Regesti carolingi non in rete........................................................G.P. SCHARF (a cura di), Regesti consultabili in rete..........................................................

APPENDICE CARTOGRAFICA (a cura di S. PILATO)

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 5

Renata Salvarani

Di fronte alla grande questione dell’incidenza,della profondità e della portata del mutamentoindotto dalla permanenza dei Franchi e dei loroordinamenti a sud delle Alpi, la storiografiarecente ha posto l’esigenza di condurre analisi subase regionale, volte a superare impostazionigeneralistiche e generalizzanti, sviluppate per lopiù in una prospettiva “europea” e orientate amettere in evidenza più gli elementi unificanti chenon le specificità dei singoli ambiti territoriali1.Ha posto, inoltre, la necessità di ricorrere anche afonti diverse da quelle documentarie scritte, le cuipotenzialità e i cui limiti intrinseci sono statiampiamente sviluppati e individuati negli ultimidecenni2.

Accanto a una documentazione privata spora-dica, la documentazione pubblica si compone ditesti di capitolari, diplomi, placiti, lettere, tutti perlo più prodotti nel contesto della cancelleria regia,quindi fuori dal Regnum Langobardorum. Poconumerose sono le fonti narrative. In particolare, laconquista franca dell’Italia settentrionale non èstata raccontata da alcun cronista legato ai domi-natori. L’unica parziale eccezione, limitata ai primidecenni dopo l’ingresso a sud delle Alpi, è la Histo-ria Langobardorum codicis Gothani, opera di un autore

italico vicino alla corte di Pipino, figlio di CarloMagno3. Le sporadiche fonti narrative sull’Italiainserita nei domini dei franchi sono opera di nonfranchi, Andrea da Bergamo4 e Erchemperto diMontecassino5, in primis, e, in misura parziale,Agnello Ravennate6. Altrettanto estranee al conte-sto padano e italico sono le cronache “ufficiali” delregno: la Vita Karoli Magni di Eginardo7 e gli Anna-les regni Francorum8.

La stessa elaborazione culturale dei carolingiappare in gran parte esterna rispetto al contestoitalico9. A partire da questa problematica alterità, ladisamina stessa dei testi e il successivo sviluppo dianalisi condotte su ambiti territoriali circoscritti haavviato una serie di studi fondati sul confronto conelementi e dati provenienti da scavi e ricognizioniarcheologiche. Le fonti materiali, a loro volta, mas-sime in area padana e italica, richiedono di essereconfrontate con testi normativi, cronachistici eprivati, e con elementi provenienti da brani docu-mentari di carattere iconografico e figurativo.Queste note si collocano, con una funzione stru-mentale, in una prospettiva di problematica letturainterdisciplinare di dati e informazioni provenientida studi archeologici e da analisi condotte su sin-goli oggetti e reperti, in un quadro interpretativo

IMMAGINI DEL POTERE E DELLA SOCIETÀ. SPUNTI PER UNA RICOGNIZIONE ICONOGRAFICA

RENATA SALVARANI*

33

* Università Europea di Roma. 1 Sulla traccia di indagine delineata da DE CLERCQ 1936-1958, letematiche politico istituzionali relative all’ordinamento franco e allamonarchia carolingia sono state introdotte anche nel dibattito sto-riografico italiano (VACCARI 1956). Nella prospettiva di approfondi-menti critici successivi, sulle questioni generali si vedano BOUSSARD

1968; ALBERTONI 1997; I problemi della civiltà carolingia, 1954; CRI-VELLO, SEGRE MONTEL 2006. Sul rapporto tra la corona carolingiae il Papato, SCHOLZ 2006. Si veda anche BLUMENTHAL, MELLON

1983. 2 Si vedano le sintesi e gli aggiornamenti bibliografici in STIEGE-MANN, WEMHOFF 1999. 3 Historia Langobardorum codicis gothani, in MGH, Scriptores rerum Lan-gobardorum, Hannover 1878, pp. 7-11. F. MANACORDA, Ricerche sugliinizi della dominazione dei Carolingi in Italia, Roma (Istituto Storico peril Medioevo) 1968, pp. 2-3.

4 ANDREA DA BERGAMO, Historia, in MGH, Scriptores rerum Langobar-darum, Hannover 1878, pp. 220-230.5 ERCHEMPERTO DA MONTECASSINO, Historia Langobardorum Bene-ventanorum, in MGH, Scriptores rerum Langobardorum, Hannover 1878,pp. 231-264.6 O. HOLDER-HEGGER (ed.), AGNELLO RAVENNATE, Liber pontifica-lis ecclesiae Ravennatis, in MGH, Scriptores rerum Langobardorum, Han-nover 1878, pp. 278-391.7 O. HOLDER-HEGGER (ed.), EGINARDO, Vita Karoli Magni, in MGH,Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, Hannover 1911.8 G.H. PERTZ, F. KURZE (ed.), Annales Regni Francorum inde ab a. 741usque ad a. 829 qui dicuntur Annales Laurissenses maiores et Annales Ein-hardi, in MGH, Scriprores rerum Germanicarum in usum scholarum, Han-nover 1895.9 GODMAN 1987; MCKITTERICK 1994a; 1994b; 1989.

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 33

LA VIA CAROLINGIA: UOMINI E IDEE SULLE STRADE D’EUROPA. DAL SISTEMA VIARIO AL SISTEMA INFORMATIVO

ampio e tuttora aperto, senza dimenticare le criti-cità implicite nel ricorso a fonti figurative. In parti-colare per l’età carolingia, miniature, motivi deco-rativi e scene figurate risentono di un complessointreccio di modelli e schemi differenti, variamenteripresi e rielaborati, rapportato ad istanze di raffi-gurazione “realistica”, connesse intimamente conil processo di autorappresentazione della monar-chia e dei ceti dominanti nella società franca e col-legato, più in generale, con la genesi di una memo-ria condivisa e fondante.

Il carattere non localistico delle raffigurazioni ela loro provenienza da scriptoria, scuole e “officine”legati alla corona, ai monasteri imperiali e alle cittàche erano sedi di palatia, pongono il problema dellacomparazione critica fra reperti e dati legati a siti esituazioni specifiche – all’area subalpina in questocaso – con dati e rielaborazioni grafiche che appar-tengono a un milieu culturale generale e a una circo-lazione di elementi simbolici, schemi di percezionee modalità di rappresentazione diffusi su scalaampia, “europea”. La problematica intersezionefra dimensione globale e contesti locali appare,quindi, la collocazione critica naturale per l’analisidi elementi di carattere figurativo, forieri di spuntidi confronto e di riscontro nella prospettiva didefinizione degli elementi propri della società plu-rima di una delle aree periferiche dei domini caro-lingi, posta a cerniera con il mondo bizantino, iducati longobardi peninsulari, Roma e le zonemeridionali di insediamento arabo.

In che cosa, per quali aspetti e per quali dinami-che sociali, quell’Italia “quae vero dicitur et Lango-bardia”10 appariva diversa dopo la morte di Carlo ilGrosso rispetto a quella che si era prospettata aCarlo Magno nel 774? Se la composizione etnicarisultava modificata e le istituzioni apparivano fati-cosamente improntate a un modello politicomonarchico, l’articolazione sociale si imperniavaintorno al gruppo dei domini e dei capitanei, che siponevano al contempo come rappresentanti delpotere pubblico e, nei fatti, come suoi antagonistie come elementi di disgregazione. Vescovi emonasteri legati alla corona costituivano capisaldidel controllo franco, anche a sud delle Alpi, ma allostesso tempo si connotavano come nuclei auto-

nomi, resi potenti da privilegi, immunità, conces-sioni di beni, diritti e funzioni pubbliche. Se, dauna parte, l’organizzazione curtense improntò ilsistema produttivo in vaste aree della pianura e del-l’Appennino, contribuendo a rafforzare i centrimonastici, gli interventi dei carolingi a Firenze,Mantova, Lucca dimostrano un interesse direttoper i contesti urbani, specie per quelli collocati inposizioni viabilisticamente rilevanti.

Il peso di queste ambiguità rende difficilemisurare il mutamento apportato dai vincitori deiLongobardi, così come rende in gran parte incertele caratteristiche della società italica frutto dell’in-serimento degli ordinamenti carolingi nel con-creto vissuto delle popolazioni insediatesi nellavalle del Po.

Le fonti iconografiche, sia pure nella specificitàdelle loro caratteristiche e nella loro limitatezzanumerica, rivestono un’importanza cruciale perdelineare la dimensione quotidiana di questolungo periodo. La loro importanza appare salientese si considera la scarsità di informazioni prove-nienti da altre tipologie di fonti rispetto a tre tema-tiche, in particolare: gli elementi gestuali e mate-riali, gli oggetti, gli spazi e gli strumenti utilizzatinelle liturgie del potere11; le abitudini di vita, l’usoe la progettazione dello spazio; il rapporto fral’uomo e l’ambiente.

Le immagini mettono in evidenza alcuni aspettidella vita quotidiana e della cultura materiale tra isecoli VIII e IX, in relazione con alcuni soggettiraffigurati, che appartengono a tipologie fisse erelativamente limitate12. Questa corrispondenzadiretta fra le rappresentazioni grafiche, pittoriche eminiate con la gamma dei soggetti proposti vin-cola e limita il tipo di dati che si possono ricavare,legandoli alle tipologie di codici e di raffigurazioniprodotti e al loro utilizzo. Ad esempio, la tradi-zione delle Bibbie miniate degli scriptoria monasticiha elaborato gli schemi di alcune scene riprodottepiù frequentemente: la Creazione del mondo e laCacciata dei progenitori dal paradiso terrestre, laCostruzione della Torre di Babele. Da lì si ricavanodati sul contesto geoambientale, sulle modalità dilavorazione della terra, sugli utensili agricoli, sulletecniche edificatorie. L’uso del Salterio da parte dei

10 A. BORETIUS (ed.), Capitularia regum francorum, I, n. 45, cap. 2, inMGH, Legum sectio II, Hannover 1984 (1883).11 Sull’elaborazione delle forme di comunicazione del potere,MCKITTERICK 2004; SHIPLEY, DUCKETT 1962. Di fondamentaleimportanza i saggi storici e storico dinastici GODMAN, COLLINS

1990; BECHER, JARNUT 2004.

12 Sulla problematica del mutamento introdotto dai franchi nellasocietà europea e dei suoi riscontri archeologici e materiali, VOSS

1987; Les Francs, précurseurs de l’Europe, 1997. Per un raffronto metodo-logico con ricerche di carattere archeologico condotte in aree transal-pine dell’impero carolingio, SIEGMUND 2000. Per un confronto consituazioni sociali e territoriali in area germanica: BOG 1956.

34

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 34

Renata Salvarani

monaci ha favorito la formazione e la diffusionedello schema iconografico di Davide re e musico.La produzione degli Evangeliari ha prodotto unaprecisa linea narrativa rispetto agli episodi piùimportanti della vita di Gesù, che divennero occa-sioni di descrizione della vita quotidiana medievale(le Nozze di Cana, l’Ultima cena, l’Ingresso aGerusalemme). L’uso delle pagine dedicatorie hacomportato la formazione di strutture grafichedella rappresentazione (e autorappresentazione)dei potenti, siano essi sovrani, donatori, abati, sin-goli committenti.

Contemporaneamente, la narrazione agiograficaper immagini è diventata il terreno privilegiato per lariproduzione di scene e aspetti del quotidiano. Ilsanto, infatti, è vicino ai contemporanei e viene loropresentato come modello a cui ispirarsi e con ilquale identificarsi. Soprattutto se si tratta di santi“carolingi” – evangelizzatori, vescovi, abati veneratie celebrati in relazione con l’azione e con la politicadella corona – sono state elaborate modalità icono-grafiche nuove, meno vincolate a prototipi antichigià strutturati e sclerotizzati. In questi casi, l’esi-genza di proporre raffigurazioni naturalistichevicine agli occhi del tempo fornisce a noi informa-zioni preziose sulla vita di tutti i giorni, sui modi delprodurre e dell’abitare, del concepire lo spazio, delprogettare le città, sulle forme di comunicazione.

Tuttavia il ricorso a materiali figurativi implica,in generale, alcune problematiche di carattere cri-tico ed esegetico e, nello specifico, per l’epocacarolingia, può essere penalizzato dalle stessecaratteristiche intrinseche delle raffigurazioni,nonchè dalla relativa esiguità delle testimonianzesuperstiti, dovuta anche alla labilità dei supportiutilizzati (pittura murale e miniature su perga-mena, in prevalenza).

La questione generale della ripresa di modelli,dell’utilizzo di forme ed elementi presenti all’in-terno di tradizioni già codificate e il problema delrapporto fra schemi e tendenze realistico naturali-stiche impone la valutazione di ogni singola raffi-gurazione in rapporto con il suo contesto di pro-duzione. Quanto e quando le fonti iconografichepossono corrispondere a situazioni effettive?Quando inseriscono elementi coevi in contestifigurativi di derivazione classica o aulica per cele-brarli, legittimarli, enfatizzarli? Quando descri-vono le forme degli edifici, gli attrezzi in uso, leabitudini di vita, i sistemi di trasporto, le soluzioni

tecniche adottate nel contesto del tempo? L’esamedi ogni singolo caso apre prospettive diversificate,che possono trovare conferme nel confronto conaltre tipologie di fonti: materiali archeologiche,documentarie scritte, testuali letterarie.

SIMBOLI E RAPPRESENTAZIONI DEL POTERE

Nel corso del IX secolo i sovrani carolingi e lepersonalità che componevano le loro corti hannoelaborato una visione del potere e della figura delre, nella quale si concentravano prerogative pro-prie degli imperatori romani, attributi derivati dalmondo germanico ed elementi cristiani13. A questavisione corrispose la genesi di un codice simbolico,di forme rituali e liturgiche e un’iconografia basatasu elementi e attributi simbolici, che sarebberorimasti inalterati fino all’età della “lotta per le inve-stiture”, e oltre. Essa si esplica prima di tutto nel-l’uso dei regalia, le insegne del potere: la corona e ilglobo sovrastato dalla croce, ai quali si sarebberoaggiunti lo scettro, la croce e il trono. La defini-zione degli oggetti simbolici fu graduale e mediataanche attraverso le tradizioni del mondo classico edel mondo bizantino.

Le rappresentazioni dei re giunte fino a noiriproducono vesti e oggetti materiali allora in uso (ein parte tutt’ora conservati) e possono quindiessere considerate anche come fonti specifiche peraspetti della vita quotidiana dei sovrani stessi e dellepersone che condividevano la loro esistenza. Vi sisovrappongono elementi classici, talvolta mediatida modelli bizantini, elementi germanici, simbolo-gie cristiane, così come erano modulati e reinter-pretati nelle liturgie di incoronazione e negli allesti-menti predisposti per le cerimonie della corte.

L’iconografia del sovrano carolingio, ormaicompleta e definita, è attestata nella celebre sta-tuetta in bronzo, proveniente dal Tesoro della Cat-tedrale di Metz (fig. 1), oggi conservata al Louvre,che viene identificata con un ritratto equestre diCarlo Magno. Composta da varie parti lavorateseparatamente e poi unite insieme, eseguita sumodelli antichi, conserva tracce dell’originaria dora-tura. Si tratta probabilmente di un ritratto ideale,realizzato dopo la morte del sovrano, forse duranteil regno di Carlo il Calvo. L’abbigliamento e le carat-teristiche somatiche corrispondono al ritratto lette-rario che dell’imperatore ha lasciato Eginardo, del

13 HAGENEIER 2004.

35

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 35

LA VIA CAROLINGIA: UOMINI E IDEE SULLE STRADE D’EUROPA. DAL SISTEMA VIARIO AL SISTEMA INFORMATIVO

quale è probabilmente una sorta di materializza-zione. Indossa la corona e un lungo manto, checopre quasi completamente la figura, ma lasciavedere il fodero della spada. Le calzature sono fine-mente lavorate. Regge nella mano destra il globo.

Ludovico il Pio è presentato con attributimolto diversi nella miniatura al foglio 58 del Salte-rio dedicato al sovrano stesso (Berlino, Staatsbi-bliothek, da Saint Omer, fig. 3). Il re guerriero chepone le sue armi al servizio della fede e della Cri-stianità è raffigurato con un abbigliamento in tuttosimile a quello dei patrizi romani: veste una cortatunica, stretta da una cintura e coperta da una cla-mide colorata. Calza stivali stretti alla caviglia, chesi allargano in un motivo decorato a sbuffo.Indossa un copricapo morbido, dietro il quale siallarga un’aureola circolare. Nella mano sinistraregge uno scudo circolare, nella destra una croceastile. Non porta armi di offesa.

Lo schema con l’imperatore in trono, mutuatodalla tradizione figurativa bizantina, a partire dallacomittenza carolingia ha dato origine a una tradi-zione prolungata lungo l’età ottoniana e sassone, eoltre.

La raffigurazione dell’imperatore Lotario introno (fig. 2), miniata all’interno dell’evangeliario alui dedicato, è uno dei capolavori dello scriptorium diTours (Evangeliario dell’imperatore Lotario, daTours, 849-851, BNF, lat. 266, fol. 1v, Parigi). Ilsovrano, che aveva fatto ricche donazioni al mona-stero di San Martino, siede su un alto trono drap-peggiato in maniera classicheggiante. Dietro di luistanno due soldati armati di lancia, spada e scudo.Dell’architettura del trono si intuisce la profondità,la parte inferiore è decorata con un motivo geome-trico. L’imperatore indossa una corona e reggenella destra uno scettro. Veste una toga drappeg-giata di aperta ispirazione classica.

36

Fig. 1. Statuetta equestre di Carlo Magno (?) proveniente dalTesoro della Cattedrale di Metz. Parigi, Museo del Louvre.

Fig. 2. L’imperatore Lotario, Evangeliario di Lotario daTours, Parigi, Bibliothèque Nationale, ms. lat. 266, fol. I v.

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 36

Renata Salvarani

Carlo il Calvo è ritratto in trono in una paginaminiata all’interno del Codex aureus di Sant’Emme-ranno a Ratisbona, la cui coperta in lamina sbalzatae incastonata di pietre dure è uno dei capolavoridell’arte carolingia matura (Scuola palatina di Carloil Calvo, 870 circa, Staatsbibliothek, Cln 14000,Monaco di Baviera). Il sovrano è seduto su unoscranno policromo, ornato con elementi a mosaico.Poggia su un cuscino rosso di foggia bizantina.Indossa una veste turchese e una toga dorata, bor-data con un motivo con pietre colorate. Sono dicolore dorato anche le calzature, di foggia orientale.Sul capo porta una corona, caratterizzata da tre ele-menti a punta. Il trono è collocato sotto un’archi-tettura a volta sorretta da colonne con il fusto poli-cromo, sormontate da capitelli corinzi. Ai lati del-l’imperatore stanno due scudieri che reggono unola spada, a sinistra, e l’altro lo scudo e la lancia. Piùverso l’esterno sono miniate due figure femminiliche reggono cornucopie e, in alto, due angeli.

14 Sul tema, in generale, si vedano KRAUTHEIMER 1987 e HEITZ

1976, pp. 27-37.

37

Fig. 4. Scene di vita cristiana e simboli degli Evangelisti,Evangeliario da Augsburg. Monaco di Baviera, Bayeri-sches Staatsbibliothek, Cln. 23 6 31, fol. 197 r.

Fig. 3. Ludovico il Pio, Salterio di Ludovico il Pio da Saint-Omer. Berlino, Stiftung Preussischer Kulturbesitz, Staat-sbibliothek, ms. theol. lat. Fol. 58.

L’IDEA URBIS: MODELLI E RAPPRESENTAZIONI

Se l’affermazione del carattere monarchico ecentralizzato della cultura carolingia è affidata emi-nentemente alle rappresentazioni dei singolisovrani e alle liturgie di corte, il complesso rap-porto dei franchi con il mondo urbano latino emediterraneo e l’irrisolta dialettica fra urbs e rus cheha caratterizzato la loro affermazione a sud delleAlpi sono ben presenti nell’iconografia. Vi tornanoripetutamente ad alludere, da una parte, ai modelliideali delle città di Gerusalemme e Roma e, dall’al-tra, a indicare particolari quotidiani, che possonoessere interpretati come indicativi della tendenzadell’aristocrazia germanica a identificarsi program-maticamente con gli spazi e con le abitudini di vitache erano propri dei precedenti gruppi dominantilocali, di ascendenza latina14.

È rappresentativo, a questo proposito, un esem-pio proveniente dalla scuola amanuense di Aug-

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 37

LA VIA CAROLINGIA: UOMINI E IDEE SULLE STRADE D’EUROPA. DAL SISTEMA VIARIO AL SISTEMA INFORMATIVO

sburg è un evangelario miniato su pergamena pur-purea e ornato soprattutto da tavole canoniche(Da Augsburg, inizi del IX secolo, Bayerische Sta-atsbibliothek, Cln. 23 6 31, fol. 197 r., Monaco diBaviera). Al foglio 197 r. sono raffigurati i quattroEvangelisti e, al centro di una croce, una scena del-l’Apocalisse. La scena è delimitata da due corpiarchitettonici, probabilmente due porte di città, frale quali corre un muro in conci regolari. La rappre-sentazione di un contesto urbano, attesta la conti-nuità del riferimento alla cultura romana e classicanella cultura figurativa e costruttiva carolingia.

Lo stesso vale per il cosiddetto “Cristallo diLotario” (Cristallo di rocca, da Metz, terzo quartodel IX secolo, British Museum, Londra), decoratocon scene relative all’episodio biblico di Susanna edei vecchi vogliosi, in cui nell’elaborazione icono-grafica carolingia ed altomedievale in genere, sivoleva vedere la Chiesa perseguitata e trionfante.Stando all’iscrizione che circonda la composizionecentrale, l’imperatore Lotario (855-869) avrebbefatto decorare questo cristallo di rocca, che – alpari dell’avorio – aveva un significato simbolico diper sè, legato alla trasparenza e alla purezza dellamateria. In questa piccola opera d’arte (diametrocm 10,5), stilisticamente riferibile all’ambito diMetz, si rivela la capacità propria dell’arte carolin-gia di riprendere ed adattare archetipi precedentiad esigenze comunicative nuove. Vi sono raffigu-rate, per accenni, quattro architetture, delle qualiuna è una sorta di recinto poligonale che delimitaun hortus conclusus, il giardino dove gli anziani con-cupiscono la giovane donna. Più a destra sono duearchitetture con timpano triangolare sulla fronte ecopertura a tegole. Al centro è un ambiente vol-tato, con esili colonne appena accennate.

Nel corso del IX secolo e nella prima metà delsuccessivo, si sono definiti, anche nell’iconografia,modelli ideali di città. In questa prospettiva, rile-vante è il peso dell’eredità classica, greca e romana,i cui stilemi architettonici e decorativi vengonodiversamente ripresi. La città di Roma è descrittanella parte superiore della pagina miniata con sto-rie della vita di san Gerolamo nella cosiddetta“Bibbia di Carlo il Calvo”, realizzata intornoall’846 (BNF, Ms. Lat. 1, Parigi). Il santo è presen-tato nell’atto di uscire da una porta, affiancata dadue torri quadrangolari, inserite nel perimetrodelle mura. All’interno edifici di forme diverse eun’arcata, sotto la quale è posta una figura femmi-nile. La raffigurazione presenta tutti gli elementi

dell’iconografia urbana dell’epoca, basata sull’ideache la città salda è la città circondata da mura.Roma, in particolare, è presentata qui come com-posta esclusivamente di edifici realizzati in pietra,mentre sappiamo che le architetture di epoca caro-lingia erano in gran parte di legno.

Gerusalemme, nella sua doppia dimensioneterrestre e celeste, è un riferimento ideale costante.I suoi attributi biblici, le mura e le porte, restano lacostante dell’iconografia urbana carolingia colle-gata con la rappresentazione delle scene evangeli-che. Tuttavia, gradualmente compaiono anche ele-menti riferibili ad edifici reali contemporanei, visti,descritti e copiati durante i pellegrinaggi (cupole,portici, edifici a pianta centrale). Anche in questomodo il patrimonio figurativo ed architettonicodell’Europa occidentale si è arricchito di elementie stilemi bizantini e mediterranei, in senso lato.Questo processo di fusione e di assimilazione ditradizioni diverse si intravede anche nel nucleo deiSacramentari fuldensi.

Nell’Annunciazione del codice di Göttingen(Universitätsbibliothek, cod. Theol. 231, f. 30 r)sullo sfondo è raffigurata una città, la città dovel’Incarnazione avrà il suo esito nella Resurrezione.Ne sono descritte, con tratti decisi e sintetici, leporte, le torri e le mura. All’interno della cinta nonsono raffigurati edifici.

Lo stesso schema è ripreso nella scena dell’In-gresso di Gesù a Gerusalemme al foglio 54 r delmedesimo codice (Göttingen Universitätsbibliothek,cod. Theol. 231), con l’aggiunta di torri sopraelevate.

Così avviene anche nel codice di Lucca (Biblio-teca Governativa, Ms 1275, f. 3 v), dove però vieneaggiunta un’architettura turriforme con coperture acupola posta sulla sinistra e dove la struttura dellemura è descritta con maggiore finezza di particolari.

Nella Lavanda dei piedi nel medesimo mano-scritto (Lucca, Biblioteca Governativa, Ms 1275, f.5 r) la struttura circolare chiusa delle mura vieneunita a due architetture verticali laterali, a formareuna sorta di contenitore di profondità suggeritaper l’ambiente in cui Gesù sta inchinato di fronteagli Apostoli, seduti su lunghe panche.

La struttura si fa ancora più elaborata nellapagina che illustra la Pentecoste (Lucca, BibliotecaGovernativa, Ms 1275, f. 12 v), dove la parteminiata figurativa risulta divisa in due. In alto stauna grande immagine di Gerusalemme, stilizzatasecondo lo schema consueto, nel quale però èaggiunto un elemento nuovo: un edificio coperto

38

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 38

Renata Salvarani

da una grande cupola, in primo piano. Si tratta conogni probabilità della rotonda dell’Anastasis. Lafascia inferiore presenta l’ambiente interno doveavviene la discesa dello Spirito Santo. Le paretisono coperte da tessuti, che formano una sorta difondale. Gli Apostoli sono seduti su una lungapanca, mossa da decorazioni ad archetti.

Più complesse da identificare sono le modalitàdi relazione spaziale fra i singoli edifici e il contestourbano generale, nella percezione dei contempora-nei e nella sua resa bidimensionale nelle raffigura-zioni a noi pervenute. Molto spesso un solo ele-mento architettonico appare prevalente rispettoall’insieme, caricandosi di significati specifici, a sca-pito della restituzione di visioni urbane più ampie.

Tra le più significative opere pittoriche dellaScuola Palatina sono alcune raffigurazioni, che rac-chiudono in sè l’intero universo simbolico carolin-gio. Emblematica, a questo proposito, è la Fontanadella Vita (fig. 5) inserita in un manoscritto vergatod’oro, probabilmente appartenuto a Carlo Magno,che suo figlio regalò alla chiesa di Saint Médard aSoisson (BNF, Lat. 8850, fol. 6v, Parigi). La fonte,eseguita sul modello di un tempietto classico a base

circolare, simboleggia il battesimo e il paradiso, maanche il Sepolcro del Cristo, garanzia di vita eterna.L’edificio a pianta centrale è innalzato sullo sfondodi un’altra grande architettura, resa volumetrica-mente, ed è circondato da animali corrispondenti asignificati simbolici ed allegorici.

Una elaborata architettura con archi, volte epilastri fa da sfondo alla scena con Gesù che guari-sce un sordomuto, affrescata nella chiesa di SanGiovanni a Müstair, nel Canton Grigioni. Risaleall’inizio del IX secolo e attesta l’attenzione dellacultura figurativa carolingia per la rivisitazione dischemi e modelli di derivazione classica.

Le modalità di trasmissione di tali exempla e letecniche di misurazione e progettazione si basa-vano sull’uso di modelli tridimensionali, realizzatiprobabilmente in legno. Uno di essi è raffiguratonelle mani del donatore dipinto in una delle absididella piccola chiesa di San Benedetto a Mals, sem-pre nel Canton Grigioni. Si tratta di un sacerdote,che l’aureola quadrata indica come vivente, ripro-dotto secondo stilemi e caratteristiche romane,forse in riferimento diretto con raffigurazioni inSanta Prassede e in San Clemente.

39

Fig. 6. Abbazia di Lorsch.

Fig. 5. La fontana della vita, Evangeliario da Saint Médarda Soisson. Parigi, Bibliothèque Nationale, ms. lat. 8850,fol. 6V

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 39

LA VIA CAROLINGIA: UOMINI E IDEE SULLE STRADE D’EUROPA. DAL SISTEMA VIARIO AL SISTEMA INFORMATIVO

Elementi evocativi di edifici urbani derivati damodelli bizantini e mediorientali compaiono nellafascia inferiore della coperta dell’”Evangeliario diLorsch” (Museo Sacro, Città del Vaticano), databilecirca all’810. Vi sono raffigurati i re magi a collo-quio con Erode e poi rivolti a rendere omaggio aGesù Bambino. A sinistra, alle spalle del trono diErode, sono due edifici a pianta circolare, concupola. Al centro una torre cilindrica con una portaindica, probabilmente, Gerusalemme. Dietro laMadonna, seduta su un trono, sta un altro piccoloedificio cilindrico, sormontato da un cupolino.

Un’architettura stilizzata, probabilmente trattada modelli bizantini o mediorientali è raffigurataanche nel manoscritto che contiene la Psicomachiadi Prudenzio realizzato in epoca carolingia nellaregione mosana, oggi a Bruxelles (BRA, Ms.10073-74). Nel foglio 47, nella prefazione alla Psi-comachia è raffigurato Abramo che offre un sacrifi-cio a Melchisedech. Il disegno a penna rende inci-sivi i contorni, rendendo nitida e realistica la com-posizione e allontanandola dalla rigidità dellaripresa degli schemi antichi. Il tempio delineato insecondo piano è un edificio coperto da un tetto aspioventi, all’interno del quale un altare è copertoda tessuti, sovrastato, fra velamina, da un lampada-rio votivo. Questa miniatura è collegabile, peralcuni aspetti, alla tradizione delle rappresenta-zioni del Santo Sepolcro, di cui sono rimasti diversiesemplari di epoca carolingia (o riferibili al patri-monio iconografico carolingio), tali da prefigurareuna vera e propria linea di trasmissione di unoschema non solo figurativo ma anche architetto-nico, destinato ad alimentare la genesi plurimadelle imitationes dell’ipsissimun locum di Terrasanta.

Il tempio è raffigurato grazie a elementi archi-tettonici strutturati anche nei Sacramentari Ful-densi15, nella scena della Presentazione di Gesù.Nel codice di Bamberga (Bamberg, StaatlicheBibliothek, Lit. 1, f. 35 r) è presentata un’architet-tura porticata, con colonne esili, sovrastate da pic-coli capitelli. Ogni arco isola un personaggio, ma lastruttura non è semplicemente una cornice grafica:alcuni elementi tendono a suggerire uno spazio

relativamente realistico. Nel codice di Göttingen(Universitätsbibliothek, cod. Theol. 231, f. 24 v) lastruttura è più raffinata, con la presenza di unarchitrave e di un cupolino, posto in corrispon-denza dell’altare.

Le scene della vita di Martino, vescovo partico-larmente caro al mondo carolingio e importanteanche per la genesi del nucleo dei codici fuldensiper il ruolo svolto dal monastero di Tours nellacostruzione delle reti monastiche tra IX e Xsecolo, sono indicative della percezione del rap-porto fra città e campagna (Bamberg, StaatlicheBibliothek, Lit. 1, f. 170 r; Göttingen, Universität-sbibliothek, cod. Theol. 231, f. 113 r; Udine,Biblioteca Capitolare Ms. 1, f. 70 r). L’episodio deldono del mantello al povero avviene appena fuorida una porta urbica: il giovane, presentato a piedi,esce dalla città, al cui contesto di potere appar-tiene. L’uomo seminudo rappresenta il contestodei grandi spazi esterni, ancora in gran parte fuoricontrollo da parte dell’aristocrazia e delle istitu-zioni, nel quale vivevano e si muovevano le com-ponenti della società più colpite dai fenomeni dellemigrazioni, delle epidemie e delle carestie. In que-sto contesto la condivisione del tessuto percoprirsi simboleggia anche il tentativo di unirequeste due componenti del mondo altomedievalemesso in atto dai carolingi con la loro politica ter-ritoriale. Le tre miniature evidenziano la distin-zione ponendo la città sulla sinistra e gli spaziaperti sulla destra, l’incontro fra i due personaggiverso il centro.

Ancora nel codice di Göttingen (Universität-sbibliothek, cod. Theol. 231, ff. 90 v e 15 v), nellescene della Nascita di Giovanni Battista e nelleScene della vita di san Giovanni Evangelista, è evi-dente il rapporto fra singoli edifici in primo pianoe raffigurazioni della città, nel suo insieme. Taleinterconnessione è ancora più interessante, dalpunto di vista dell’intersezione dei piani percettivie da quello della costruzione della composizione,nel Martirio di san Lorenzo, nell’esemplare diLucca (Biblioteca Governativa, Ms 1275, f. 12 v).Le mura urbane stanno sullo sfondo, inframmez-

15 In area germanica e in area italica, infatti, nelle produzioni pittori-che e nella miniatura si evidenziano forti motivi di continuità fraepoca carolingia ed età ottoniana, sia per la persistenza di schemifigurativi, che di soggetti, che di situazioni presentate. Ciò fa sì che,con le dovute cautele, raffigurazioni del X secolo possano essere uti-lizzate anche per documentare aspetti di vita e di lavoro del secolo

precedente. D’altronde utensili, tecniche di produzione e struttureabitative e altri aspetti della vita materiale restarono pressochè inva-riati fino all’XI secolo e oltre. È, così, possibile ricorrere a opere chehanno marcato il percorso dell’arte europea altomedievale, come iSacramentari dello scriptorium del monastero di Fulda, che rappresen-tano una sintesi tardiva del repertorio iconografico carolingio.

40

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 40

Renata Salvarani

zate da piccole torri. Tutta la parte sinistra delcomparto miniato è occupata dalla struttura delpalazzo del potere, caratterizzato dall’uso dimarmi e di elementi architettonici possenti, fra iquali la lunga trabeazione posta in obliquo ricordagli edifici pubblici romani.

Il rapporto spaziale e visivo fra un singolo edi-ficio e il tessuto in cui esso è inserito e percepitopuò essere analizzato in modo significativo per ilSanto Sepolcro.

Esso, anche nell’iconografia carolingia e neisuoi sviluppi ottoniani, è l’exemplum, il modello pereccellenza. Fulcro ideale e spaziale della Cristia-nità, meta di pellegrinaggio, si pone ben prestoanche come riferimento visivo e architettonico. Lasua misurazione e riproduzione realistica era atte-stazione della veridicità di un viaggio di fede emotivo di preziosità di un codice o di un resocontoscritto. Divenne ben presto anche un modelloarchitettonico. Per questo le sue raffigurazionibidimensionali sono così importanti per cercare diricostruire i processi di sintesi, di rappresentazionee di duplicazione degli spazi di quest’epoca, cosìcome, in generale, le forme del disegno prima del-l’invenzione del disegno di progettazione, ascrivi-bile al XIII secolo.

Un interesse dei Franchi per i Luoghi Santi cri-stiani nella Terra di Israele è attestato già con CarloMagno, che negoziò un accordo con il califfo diBagdad, Harun al Rashid e ottenne la facoltà dicreare ospizi per i pellegrini e di sostenere economi-camente la comunità cristiana. Grazie al suo inter-vento fu creato un complesso edilizio, situato a suddel Santo Sepolcro, in corrispondenza del Muri-stan, che comprendeva la chiesa di Santa Maria, unoxenodochio, una biblioteca e un mercato.

Contestualmente divenne più evidente unalinea di tradizione dell’immagine del Santo Sepol-cro nei manoscritti, in raffigurazioni pittoriche e inopere di oreficeria. Si tratta molto spesso di raffi-gurazioni esemplate sull’originale, con qualchepretesa di veridicità. Riproducono l’Anastasis, o,più frequentemente, l’edicola del Santo Sepolcrocosì come si presentava dopo la ricostruzione diModesto, finanziata dall’imperatore Eraclio dopola distruzione, il saccheggio e l’incendio operati daipersiani nel 614. Le rappresentazioni carolingeattestano un edificio cilindrico coperto da uncupolino, talvolta sovrastato da una croce. La lineafigurativa di questa tradizione è evidente anche nelgruppo dei Sacramentari di Fulda, nelle scene del

Seppellimento di Cristo e delle Pie donne al Sepol-cro, dove si riproduce il Sepolcro contemporaneocome se fosse identico a quello di Gesù, conun’operazione di piena identificazione e di autenti-cazione del Luogo Santo.

Così avviene nel codice oggi a Bamberga (Staa-tliche Bibliothek, Lit. 1, f. 68 v), dove in un unicoriquadro miniato sono raffigurati la Deposizionedalla croce e il Seppellimento di Cristo. Quest’ul-timo avviene in un edificio a forma cilindrica,coperto da un tetto a tronco di cono, sovrastato asua volta da un cupolino, retto da colonnette.

Nella scena con l’apparizione dell’Angelo alledonne nello stesso manoscritto (f. 70 r), cambianosolo le proporzioni dei tre elementi solidi che com-pongono il tempietto-edicola. Al suo interno è raf-figurato un lenzuolo arrotolato, con riferimentoalla reliquia della Sindone.

Schemi del tutto simili sono adottati anche nelmanoscritto di Göttingen (Universitätsbibliothek,cod. Theol. 231, ff. 64 r e 65 v). La scena con le Piedonne (f. 65 v) è molto più dettagliata e finementedescritta.

Nel codice di Lucca (Biblioteca Governativa,Ms 1275, f. 9 r) è molto evidente l’elemento dellalastra di pietra che chiudeva il Sepolcro, spostata dilato, accanto all’Angelo, probabilmente anche inrelazione con la devozione dei pellegrini per que-sto elemento del Santo Sepolcro, già diffusa e con-solidata tra IX e X secolo.

Nel codice di Udine (Biblioteca Capitolare Ms.1, ff. 29 r e 31 r) le stesse due scene sono rese contratti nitidi e realistici, con personaggi stilizzati, suuno sfondo indistinto. In entrambe le miniature ilriferimento ai luoghi e all’edificio dell’edicola èpreciso.

SOCIETÀ E VITA QUOTIDIANA

La liturgizzazione dei soggetti nei quali sonoinserite le rappresentazioni grafiche e plastiche delSepolcro, così come le altre architetture di Gerusa-lemme, limitano la portata realistica delle raffigu-razioni e ne rendono problematico l’utilizzo ai finidi una ricostruzione storica delle strutture mate-riali. La riproduzione di episodi biblici o cronachi-stici ha consentito, invece, l’inserimento di mag-giori particolari naturalistici che restituiscono, inqualche misura la dimensione concreta dellasocietà carolingia, della sua articolazione interna,

41

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 41

LA VIA CAROLINGIA: UOMINI E IDEE SULLE STRADE D’EUROPA. DAL SISTEMA VIARIO AL SISTEMA INFORMATIVO

delle sue abitudini di vita, del suo rapporto con leforme della produzione e con le forme della cul-tura materiale.

- I guerrieriLa guerra, attività propria dell’aristocrazia ger-

manica e franca, è il contesto in cui è nato e si è svi-luppato il sistema dei rapporti vassallatico benefi-ciari, che ha costituito il fondamento politico egestionale dell’impero carolingio e delle entità ter-ritoriali derivate dal suo smembramento16. Perquesto la dimensione bellica ricorre con relativafrequenza nelle rappresentazioni artistiche17. TraVIII e IX secolo le tecniche militari derivate dalmondo germanico si sono arricchite di elementiderivati dall’eredità classica e, per alcuni aspetti,anche dal mondo arabo. Tuttavia gli elementicostitutivi del guerriero restarono la spada, loscudo e le armi da lancio e da stocco (largamenteutilizzate anche nelle partite di caccia). L’uso del-l’arco fu limitato probabilmente a casi e situazionisporadiche, così come l’utilizzo di strutture per gliassedi: l’esercizio delle attività militari si esplicò

soprattutto in spedizioni di gruppi di cavalieri, dinumero contenuto.

L’elaborazione raggiunta dagli equipaggia-menti documentata nelle fonti iconografichecoeve indica l’importanza della dimensione guer-resca nella società carolingia, la piena identifica-zione fra aristocrazia e milites, così come la diffu-sione di tecniche di produzione di armi e abbiglia-menti difensivi relativamente avanzate.

L’abbazia di San Gallo, fondato da monaciirlandesi, fuse nel suo scriptorium stilemi e schemifigurativi di tutto l’impero franco. Nel Psalteriumaureum, risalente alla fine del IX secolo (Stiftsbi-bliothek, St. Gallen, Cod. Sang. 22) l’ornamenta-zione acquista uno spicco particolare, fiorendonelle iniziali e fondendo motivi a treccia e motivicon foglie di acanto.

Nella scena con la schiera di cavalieri, raffigu-rata in corrispondenza del salmo LX (f. 140 r), èevidente anche l’eco dello stile grafico più mossodella scuola di Reims. Proprio il carattere compo-sito della scena lascia spazio alla descrizione detta-gliata degli armati, del loro equipaggiamento edegli animali. Il gruppo di cinque uomini raffigu-rato più in alto è armato soltanto di lance, dotate dipunte, probabilmente in metallo. Soltanto unoindossa un elmo a tesa larga. Si vedono gli sproni eil primo cavallo verso l’esterno è trattenuto dalmorso. Il gruppo dei tre cavalieri in basso è armatodi lunghe lance e scudi. Lo scudo è rotondo. I cava-lieri indossano un copricapo a tese larghe. Il primoverso l’esterno veste una corazza rinforzata, dellaquale il miniatore ha evidenziato motivi curvilineiripetuti (forse piccole placche di metallo). Ilgruppo è preceduto da un cavaliere che innalzauna sorta di stendardo a forma di pesce, al terminedi una lunga asta. Anche le cavalcature del livelloinferiore hanno briglie, morsi e sproni. Sono benevidenti le cinghie che fissano le selle.

Il foglio 141 r del medesimo manoscritto è occu-pato da due scene miniate a colori. La scena supe-riore presenta l’assedio di una città. Al centro sonoraffigurate le mura e le torri, difese da armati in cottadi metallo, con scudi e piccoli copricapi. A sinistra siavvicina un gruppo di cavalieri con archi e lance. Adestra un piccolo gruppo di pedites, armati di lunghelance e spade appese alla cintola. La scena del regi-stro inferiore è la resa della città, al termine delloscontro avvenuto all’esterno delle fortificazioni.

16 MÜLLER MERTENS 1963.17 MCCORMICK 1984.

42

Fig. 7. Cavalieri, Psalterium Aureum. San Gallo, Stiftsbi-bliothek.

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 42

Renata Salvarani

Gli stessi elementi compaiono nella scena diassedio miniata nel IX secolo nel libro dei Macca-bei oggi alla Biblioteca Universitaria di Leiden (Ms.Periz, F 17, f. 9 r). La città, dotata di mura e di torri,è presidiata da armati protetti con elmi e scudi.L’attacco viene da un gruppo di cavalieri armati dilance. Più in distanza sta un gruppo di arcieriappiedati.

La doppia tecnica di attacco al galoppo è sinte-tizzata anche nel Salterio di Stoccarda (Stuttgart,Württembergische Landesbibliothek, Bibl. Fol.23, f. 32v.). Nel medesimo codice, al foglio 158v, lavivacissima scena dell’uccisione di Golia raffigurale armi: lo scudo a forma circolare, la grossa spadatenuta dentro il fodero appesa alla cintura, la lungaasta con la punta in metallo, l’elmo pure in metallo.

- Agricoltura e cacciaAnche per gli altri ordines della società, sono per

lo più i testi biblici a includere miniature che ripro-ducono scene e singoli particolari tratti diretta-mente dalla vita quotidiana contemporanea. Neemergono tratti esemplificativi dell’esistenza deilaboratores, classe che appare quanto mai diversifi-cata, all’interno di una società legata sì all’agricol-tura, ma aperta ai traffici commerciali, ai viaggi ealle sperimentazioni.

Nella “Bibbia di Bamberga”, della scuola diTours, della metà del IX secolo (Staatliche Biblio-thek, Bamberg), si susseguono serie di piccolefigurette, ridotte a silhouettes, inserite in robustecomposizioni a strisce, in cui forme arboree con-torte dividono le singole scene, secondo unoschema che il Medioevo successivo farà proprio,servendosene anche per la pittura murale.

Nella fascia inferiore della pagina miniata conla “Creazione” si vedono due figure chine a disso-dare la terra: i Progenitori lavorano servendosi dilarghe zappe ricurve a forma triangolare. Al centrodella scena stanno due piante, delle quali una puòsembrare una vite. Nella scena sono raffiguratianche il corpo di Abele, bendato e pronto per lasepoltura, e sulla destra una raffigurazione di Evamadre, seduta su uno scranno.

Le attività agricole nel corso dell’anno e l’usodei rispettivi utensili sono raffigurati nei Calen-dari, il cui schema iconografico, di antica tradi-zione, nasce in età carolingia, prima in forma cir-colare e poi su schema lineare, per confluire poinelle elaborazioni dei portali e dei tappeti musividel Romanico. Questo passaggio è ben documen-

tato in altre due immagini (Göttingen, Universi-tätsbibliothek, cod. Theol. 231, f. 250 r; Berlin,Staatsbibliothek Preussicher Kulturbesitz, Theol.Lat. F. 192). Nella prima le raffigurazioni personi-ficate dei mesi sono poste fra due cerchi concen-trici, in relazione con una concezione circolare eciclica del tempo. Ciascuna di esse reca in mano gliattrezzi usati nelle lavorazioni prevalenti di cia-scun periodo (falci, zappe, ecc.). Nella seconda,più elaborata nello spazio della pagina, le imma-gini dei mesi sono poste di lato, in sequenzalineare, ciascuna all’interno di una cornice archi-tettonica. Se ne ricavano elementi per identificarei tratti connotativi delle tecniche e delle modalitàdi lavorazione in uso.

Recipienti utilizzati in agricoltura sono raffigu-rati nell’incipit delle Genealogie della Bibbia, conl’immagine del Buon Pastore, nel codice dell’VIII-IX secolo conservato alla Biblioteca Comunale diLucca (Ms 490).

Nel “Salterio di Stoccarda” (Da St. Germain-des-Près, 820-830 circa, Württembergische Lan-desbibliothek, Bibl. Fol. 23, Stoccarda) il salmo incui l’anima è accomunata ad un cervo che anelaall’acqua è presentata con una scena in cui, inprimo piano, l’animale si abbevera a un torrente.Ai lati, raffigurazioni di alberi che evocano foresteben più estese. È evidente il riferimento a una spe-cie ben presente nella quotidianità del mondocarolingio, che aveva nella caccia una delle sueprincipali forme di approvvigionamento e chearrivò a sviluppare tutta una simbologia che,intorno alla figura del cervo, fondeva elementi

43

Fig. 8. Cervo alla fonte, Salterio da Saint-Germain-des-Près. Stuttgard Wurrtembergische Landesbibliothek,Bibl., fol. 23.

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 43

LA VIA CAROLINGIA: UOMINI E IDEE SULLE STRADE D’EUROPA. DAL SISTEMA VIARIO AL SISTEMA INFORMATIVO

delle mitologie germaniche e celtiche con elementicristologici.

Elementi relativi alle tecniche edificatorie, inparticolare all’uso de legno, compaiono – solo percitare un esempio – nel Codex Aureus (Cod. Sang.22, f. 64), conraffigurazioni di asce per sagomare esovrapporre i coppi dei tetti.

- Commerci e viaggiLe fonti iconografiche sembrano tratteggiare

un mondo carolingio tessuto anche di traffici,scambi, viaggi attraverso l’Europa e il Mediterra-neo. Il sistema dei trasporti dell’Europa altomedie-vale si basava in gran parte sulle vie d’acqua. Le retifluviali, i grandi laghi alpini e i porti del Mediterra-neo garantivano lo spostamento di uomini e merci,nonostante la decadenza della maglia viariaromana, ormai abbandonata e inutilizzabile in piùpunti. Anche se lo sviluppo della cosiddetta “eco-nomia curtense” ha determinato la formazione dibacini di scambio di ampiezza limitata, il commer-cio del sale, dei materiali preziosi, delle armi e iviaggi dell’aristocrazia hanno continuato a svilup-parsi su una scala molto ampia. Anche l’avanzataarabo islamica sulle coste settentrionali dell’Africanon interruppe completamente questa rete. Lanavigazione e la costruzione delle imbarcazioniper il cabotaggio lungo rotte anche di percorrenzaampia rimasero in uso.

Una nave per i lunghi viaggi marittimi è raffigu-rata, sia pure stilizzata, nella parte superiore dellapagina miniata con storie della vita di san Gero-lamo nella cosiddetta “Bibbia di Carlo il Calvo”,realizzata intorno all’846 (BNF, Ms. Lat. 1, Parigi).Il santo è in procinto di salirvi, diretto a Gerusa-lemme. L’imbarcazione è dotata di una grande velaed azionata anche dalla forza dei rematori. Ha chi-glia stretta e la prua decorata con un grande occhio.

Altri particolari su imbarcazioni di usocomune, destinate alla navigazione fluviale o lacu-stre, si ricavano da una delle scene della coperta inavorio di libro del IX secolo, conservato a Oxford,alla Bodleian Library. Nel riquadro centrale infe-riore è raffigurato l’episodio della tempesta nellago di Tiberiade. L’imbarcazione è dotata di remie timone, ha una chiglia allungata, che termina conuna testa animale.

- Oggetti quotidianiLe distinzioni cetuali si riflettono anche nelle

fogge dell’abbigliamento. I personaggi “alti” sono

44

più spesso raffigurati in un abbigliamento concaratteristiche simboliche, ripreso direttamente damodelli antichi o aulici. Al contrario, le figure piùbasse nella scala sociale sono portatrici di ele-menti realistici perchè sono meno vincolate e pos-sono diventare terreno di sperimentazioni icono-grafiche.

I quattro uomini intenti ad azionare i manticinella scena del “Salterio di Utrecht” (Bibliotecadell’Università, Ms. 484, Utrecht), vestono lunghecasacche strette in vita e calzano specie di stivalettiafflosciati alla caviglia.

Qualche indicazione sulle fogge e sulle fun-zioni dei mobili e degli arredi interni alle abitazioniviene, ancora una volta da alcuni codici del gruppodei Sacramentari di Fulda.

Nella scena della Natività del codice di Bam-berga (Bamberg, Staatliche Bibliothek, Lit. 1, f25r) si vede il letto su cui riposa la Vergine, unaspecie di predella a forma di largo parallelepipedo,sul quale sono posti forse dei cuscini a formare unasorta di schienale.

Al foglio 30 r dello stesso manoscritto sono raf-figurate l’Adorazione dei Magi e le Nozze di Cana.Nel primo comparto, in alto, ricavato all’interno diuna doppia cornice architettonica, la Madonna èseduta su un trono. In basso, sulla tavola nuziale,coperta da una lunga tovaglia, sono posti un piattoda portata e alcune posate. Il coppiere serve il vinocon una brocca. Sulla destra stanno gli otri sui qualiGesù compirà il miracolo della trasformazionedell’acqua in vino.

Nel Sacramentario di Göttingen (Universität-sbibliothek, cod. Theol. 231) al foglio 185 r èminiata la scena con la “Visita agli infermi”. Ilmalato è all’interno di un’abitazione, descrittacome un’architettura con tetto a doppio spiovente,con colonne di ispirazione classica. La stanza èresa visibile al di là di una doppia arcata. Il malatocoricato e circondato dai familiari, è appoggiato suun letto basso, il corpo avvolto da una coperta chetermina con un bordo colorato.

Al foglio 192 v dello stesso manoscritto (Göt-tingen, Universitätsbibliothek, cod. Theol. 231) èraffigurato il sacramento dell’Unzione degliinfermi. Il vescovo, sulla sinistra, esce da unagrande architettura, preceduto da tre chierici chereggono croci astili, si dirige verso la casa dell’in-fermo. Questi, svestito, è seduto su un letto deco-rato in basso da un motivo ad archetti. Sulle gambeè appoggiata una coperta.

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 44

Renata Salvarani

- Mezzi e forme della trasmissione culturaleLa “materialità” della cultura carolingia, le

forme della produzione e della circolazione deimedia utilizzati per veicolare idee e innovazionisono le protagoniste delle autorappresentazioni discribi e miniatori, che coincidono quasi semprecon le raffigurazioni degli Evangelisti e dei Padridella Chiesa. Il mondo scritto e miniato che vivevaintorno alla corte reale e all’interno dei monasteriprende forma e assume colore in piccole scene,spesso, artisticamente superbe18.

Indicazioni sulle tecniche di scrittura si trag-gono – per esempio - dalla miniatura con i quattroEvangelisti nell’Evangeliario del Tesoro di Aqui-sgrana (Tesoro del duomo, karol. Evangeliar, fol.14 v, Aquisgrana). Il codice appartiene al “Gruppodell’evangeliario della Schatzkammer” (dal cosid-detto “Codice dell’incoronazione” conservatopresso il Tesoro della Residenza di Monaco diBaviera”). Nella miniatura prevalgono i tratti quasiellenistici dei santi compilatori, avvolti in tunichebianche. Forse la scena è da attribuire a miniatoribizantini, sicuramente si tratta di un antecedenteimportante per i successivi sviluppi della miniaturacarolingia.

Nonostante la scena sia dipendente da modelliiconografici “forti”, alcuni elementi sono raffiguratiin modo realistico e possono probabilmente fornirequalche indicazione sugli strumenti e sulle modalitàdi lavoro degli scriptoria dell’epoca. Accanto a Mat-teo e Giovanni sono posti due leggii retti da unacolonna tornita; tutti e quattro gli evangelisti scri-vono sui fogli di codici rilegati (quello di Luca èappoggiato su un leggio simile ai precedenti, i piedidell’evangelista poggiano su una predella). Marco èintento ad intingere il calamo in un recipiente diinchiostro. Tutte e quattro le figure sono sedute suuna sorta di cuscini, che ricordano l’elemento aforma di cilindro proprio dei troni bizantini.

Caratteristiche simili presenta la figura del-l’evangelista Marco, miniata nell’Evangeliario del-l’arcivescovo Ebo, della scuola di Reims (Biblio-thèque Municipale, N. Ms. I, f. 60v). Il santo èseduto su una sella di cui si vede una testa leonina,i piedi appoggiati su una predella decorata. Intingeuna penna nel calamaio posto sopra un trepiedi.Da notare che si accinge a scrivere su un codicerilegato, che tiene in grembo, mentre il Leone gliporge un rotulus. La distinzione marca, con ogni

probabilità, una gerarchia ancora valida fra i duediversi supporti scrittorii in uso.

Altri importanti elementi sulle tecniche di pro-duzione e diffusione dei codici e sulle modalità ditrasmissione della cultura in epoca carolingia siricavano dalla pagina miniata con storie della vitadi san Gerolamo nella cosiddetta “Bibbia di Carloil Calvo”, realizzata intorno all’846 (BNF, Ms. Lat.1, Parigi). Nella fascia centrale l’autore della tradu-zione latina della Bibbia è intento a lavorare con ungruppo di scribi e con le discepole Paola e Eusto-chio. Sono raffigurati sia codici rilegati, sia un rotu-lus. Strumenti di scrittura sono lo stilus e unapenna. Nella fascia inferiore, Gerolamo distribui-sce copie del suo lavoro. I codici sono contenuti ingrandi casse di legno, gli stessi in cui i manoscrittivenivano conservati e trasportati. I codici appa-iono rilegati e dotati di coperte colorate.

Particolari del medesimo contesto, sia pure resicon una forte stilizzazione, compaiono anche nelsacramentario fuldense oggi a Bamberga (Bam-berg, Staatliche Bibliothek, Lit. 1, f. 12 v), nellafigurazione dei papi Gelasio e Gregorio, intenti ascrivere (calamo, codice, seggio con predella).

Il ruolo svolto dalla musica è suggerito daalcune raffigurazioni, particolarmente significa-tive, sia per il contesto di provenienza e di elabora-zione, sia per i soggetti. Nel “Salterio di Utrecht”(proveniente da Hautvillers-Reims, 830 circa,Utrecht, Biblioteca dell’Università, Ms. 484), riccodi vignette rese con estrema vivacità, in manierarigorosamente grafica più che pittorica, è riassuntoil mondo iconografico altomedievale, con la ric-

18 MCKITTERICK 1989; 1994c; BISCHOFF 1994.

45

Fig. 9. Uomini che azionano un organo con mantici, Salte-rio di Utrecht da Hautvillers (Reims). Utrecht, Bibliotecadell’Università, ms. 484

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 45

LA VIA CAROLINGIA: UOMINI E IDEE SULLE STRADE D’EUROPA. DAL SISTEMA VIARIO AL SISTEMA INFORMATIVO

chezza dei suoi apporti paleocristiani e classici. Inuna scena è presentato anche un sistema di manticiche alimentano un organo, azionati da due coppiedi uomini, che utilizzano lunghe aste.

Nella “Bibbia di Viviano” (scuola di Tours, 846,BNF, Lat. I, fol. 215v, Parigi), dedicata a Carlo ilCalvo, è evidente l’ascendenza di archetipi classici.Nella pagina miniata con Davide salmodiante, il reè raffigurato nell’atto di danzare, mentre regge unacetra a forma triangolare. Sotto di lui, altre duefigure suonano una lira, tenuta appoggiata sulginocchio, e un lungo flauto.

Raffinatissimi e al contempo realistici appaionogli strumenti musicali riprodotti sulla copertina del“Salterio di Dagulfo” oggi al Museo del Louvre.Fu composto su incarico di Carlo Magno comedono destinato a papa Adriano I (771-795) e costi-tuisce, quindi, l’apice della plastica carolingia appli-

cata a questo tipo di manufatto. Rappresenta l’ori-gine del Salterio ad opera di re Davide.

I De institutione arithmetica libri II di Boeziofurono copiati a Tours per Carlo il Calvo (scuola diTours, tra l’840 e l’850, Bamberg, Staatliche Biblio-thek, Class. 5). Le personificazioni delle arti liberaliforniscono qualche elemento sugli strumenti inuso e sulle tecniche di conoscenza. Il miniatore hatradotto le rigide forme dell’iconografia tardoan-tica, secondo moduli assai tipici, in personifica-zioni femminili molto differenziate. Da sinistra, laMusica regge un liuto a tre corde, l’Aritmeticatiene in mano una sorta di abaco, una corda a cuisono legate alcune palline, usate per il computo, laGeometria poggia su una piccola colonna concapitello gli strumenti per il disegno: un’asta per lamisurazione e una tavoletta. È interessante il suoaccostamento agli sviluppi dell’architettura, pro-prio grazie all’elemento costruttivo posto al centrodella scena. Infine, l’Astrologia regge due elementisimbolici che rinviano all’ordine del cosmo.

Un codice del IX secolo, realizzato molto pro-babilmente nel monastero di Montecassino, atte-sta, invece, il livello delle conoscenze diffuse inambito medico e chirurgico (Antonio Musa, Deherba betonica, Pseudo-Apuleio, Herbarium, Firenze,BML, Ms. Plut. 73.41). Ai fogli 122 r- 129 v si tro-vano sedici disegni a penna che illustrano altret-tante operazioni chirurgiche.

Dettagli, riferimenti spaziali, visioni comples-sive, motivi decorativi, impostazioni iconografi-che, reinterpretazioni di soggetti biblici e testi clas-sici danno la misura della variegata complessitàdella società carolingia, così come essa si è volutariflettere nelle sue produzioni figurative, destinateall’élite che ha elaborato e cercato di attuare unmodello politico e sociale incentrato sui legamivassallatici personali e su un programmatico cen-tralismo monarchico e legislativo. Proprio i fram-menti, talvolta incongruenti, di questa immaginecomposita, confrontati con i dati spesso altret-tanto parziali restituiti dalle indagini archeologi-che, possono illuminare le questioni aperte nellaricostruzione della dimensione specifica della Lan-gobardia conquistata dai Franchi.

46

Fig. 10. Carlo il Calvo come Davide salmodiante, Bibbia diViviano (scuola di Tours, 846, BNF, Lat. 1, fol. 215v,Parigi).

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 46

Renata Salvarani

Fonti

Agnello Ravennate, Liber pontificalis ecclesiae Ravennatis, in MGH,Scriptores rerum Langobardorum, O. Holder-Hegger (ed.), Hannover 1878, pp. 278-391.

Andrea da Bergamo, Historia, in MGH, Scriptores rerum Langobarda-rum, Hannover 1878.

Annales Regni Francorum inde ab a. 741 usque ad a. 829 qui dicuntur AnnalesLaurissenses maiores et Annales Einhardi, in MGH,Scriprores rerum Germanicarum in usum scholarum,G.H. Pertz, F. Kurze (ed.), Hannover 1895.

Capitularia regum francorum, I, in MGH, Legum sectio II, A. Boretius(ed.), Hannover 1984 (1883).

Eginardo, Vita Karoli Magni, in MGH, Scriptores rerum Germanicarumin usum scholarum, O. Holder-Hegger (ed.),Hannover 1911.

Erchemperto da Montecassino, Historia Langobardorum Beneventano-rum, in MGH, Scriptores rerum Langobardorum,Hannover 1878.

Historia Langobardorum codicis gothani, in MGH, Scriptores rerum Lango-bardorum, Hannover 1878.

Studi

G. ALBERTONI 1997, L’Italia carolingia, Roma.

M. BECHER, J. JARNUT 2004, Der Dynastiewechsel von 751: Vorgeschichte,Legitimationsstrategien und Erinnerung, Münster.

B. BISCHOFF 1994, Manuscripts and libraries in the age of Charlemagne,Cambridge.

U.R. BLUMENTHAL (ed.), A.W. MELLON 1983, Carolingian essays :Andrew W. Mellon Lectures in early Christian stu-dies, Washington.

I. BOG 1956, Dorfgemeinde Freiheit und Unfreiheit in Franken, Stuttgart.

J. BOUSSARD 1968, La civiltà carolingia, Milano.

F. CRIVELLO, C. SEGRE MONTEL 2006, Carlo Magno e le Alpi: viaggio alcentro del Medioevo, Milano.

C. DE CLERCQ 1936-1958, La législation religeuse franque de Clovis àCharlemagne: études sur les Actes de Conciles et lescapitulaires, les Statuts Diocésains et les règles mona-stiques (507-900), Louvain.

P. GODMAN 1987, Poets and emperors. Frankish politics and Carolingianpoetry, Oxford.

P. GODMAN, R. COLLINS 1990, Charlemagne’s heir: new perspectives on thereign of Louis The Pious (814-840), Oxford.

L. HAGENEIER 2004, Jenseits der Topik : die karolingische Herrscherbiogra-phie, Matthiesen.

C. HEITZ 1976, More romano. Problèmes d’architecture et liturgie carolin-giennes, in Roma e l’età carolingia, Atti delle gior-nate di studio (3-8 maggio 1976), Roma.

R. KRAUTHEIMER 1987, Rom. Schicksal einer Stadt, 312-1308, München.

Les Francs, précurseurs de l’Europe, (Musée du Petit Palais : 23 avril-22juin 1997), Paris 1997.

F. MANACORDA 1968, Ricerche sugli inizi della dominazione dei Carolingiin Italia, Roma.

M. MCCORMICK 1984, The Liturgy of War in the Early Middle Ages: Cri-sis, Litanies and the Carolingian Monarchy, “Via-tor”, 15, pp. 1-23.

R. MCKITTERICK 1989, The Carolingians and the written word, Cam-bridge.

R. MCKITTERICK 1994a, Books, scribes and learning in the Frankish Kin-gdoms, 6.-9. centuries, Aldershot.

R. MCKITTERICK 1994b, Carolingian culture. Emulation and innovation,Cambridge.

R. MCKITTERICK 1994c, Books, scribes and learning in the Frankish Kin-gdoms, 6.-9. centuries, Aldershot.

R. MCKITTERICK 2004, History and memory in the carolingian world,Cambridge.

E. MÜLLER MERTENS 1963, Karl der Grosse, Ludwig der Fromme und die Fre-ien: wer waren die liberi homines der karolingischen kapi-tularien (742/743-832)?: ein Beitrag zur Sozialgeschi-chte und Sozialpolitik des Franchenreiches, Berlin.

S. SCHOLZ 2006, Politik, Selbstverständnis, Selbstdarstellung: die Päpste inKarolingischer und Ottonischer Zeit, Stuttgart.

E. SHIPLEY, D. DUCKETT 1962, Carolingian portraits: a study in the ninthcentury, Ann Arbor.

F. SIEGMUND 2000, Alemannen und Franken, Berlin-New York.

Ch. STIEGEMANN, M. WEMHOFF (hrsg) 1999, 799 - Kunst und Kulturder Karolingerzeit. Karl der Grosse und Papst LeoIII, Beiträge zum Katalog der Ausstellung Pader-born 1999, Mainz.

P. VACCARI 1956, Studi sull’Europa precarolingia e carolingia, Verona.

I problemi della civiltà carolingia, Spoleto 1954, 2 voll.

I. VOSS 1987, Herrschertreffen im frühen und hohen Mittelalter. Untersu-chungen zu den Begegnungen der ostfränkischen undwestfränkischen Herrscher im 9. und 10. Jahrhun-dert sowie der deutschen und französischen Königevom 11. bis 13. Jahrhundert, Köln-Böhlau.

BIBLIOGRAFIA

47

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.10 Pagina 47

Finito di stampare nelluglio 2013

Composizione e impaginazione:

SAP Società Archeologica s.r.l.Viale Risorgimento, 14

Mantovawww.archeologica.it

Stampa:Tecnografica Rossi, Sandrigo (VI)

58-Vie carolinge_ok_Layout 1 19/07/13 10.15 Pagina 326