La vera storia di Mario Scaramella parte 2

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LiberoReporter Estate SPEDIZIONE IN A.P. POSTE-I T - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, CNS PD - 3,00 ANNO 5 - N. 05 - LUG-AGO 2010 - MENSILE DI ATTUALITÀ - COSTUME - CULTURA - POLITICA - www.liberoreporter.it DIRETTORE RESPONSABILE: GAETANO BALDI QUEL MALEDETTO VIAGGIO NEL MARE DEI PIRATI Tutto quello che non è stato detto sulla vicenda del rimorchiatore italiano Buccaneer € 18,00 - Pag. 108 acquistabile sul portale di LiberoReporter La vera storia di Mario Scaramella La prima “puntata” della nostra inchiesta sulla charac- ter assasination di cui è rima- sto vittima Mario Scaramel- la ci ha visti impegnati nello “smontaggio” di alcuni fatti, parola grossa considerando la stupefacente superficiali- tà dell’autore in questione, raccontati da Claudio Gatti sul «Sole 24 Ore» del 10-11 gennaio 2007. Siamo riusciti, crediamo, a rimettere al posto giusto alcuni passaggi del- la vita pubblica e operativa di Scaramella, dimostrando, carte alla mano, la scandalosa tendenza all’alterazione dei fatti, e qui il termine, come direbbe Tonino, La sfiancante vicenda del Ddl sulle intercettazioni, con tutto il relativo codazzo di isterie, appelli, richiami alla disob- bedienza civile, annunciate fughe di giornalisti sui siti esteri, e sciocchezze assortite sparse per ogni dove sui mezzi d’in- formazione, ci ha definitivamente chiarito le idee su un punto: in Italia non è in discussione la libertà di stampa, nossignori, perché quella esiste e questo giornale ne è la prova. In Italia si sta invece svolgendo l’ennesimo squallido ma san- guinoso duello fra le lobbies che gestiscono e si spartiscono il mercato dell’informazione e pretendono con spudoratezza di vestire i panni dei paladini della libertà di stampa, e le lobbies che sono invece padrone della politica e non intendono cedere un millimetro del loro sconfinato potere. Il risultato, al di là delle piazzate mediatiche del tutto fuori luogo come quella inscenata dagli inviati della Rai in Sudafrica per informare il mondo intero che sul nostro paese sta per abbattersi la scure della più bieca censura - sia detto per inciso: cento inviati a nostre spese per farci vedere una partita al giorno - è che gli italiani sono assolutamente, e volutamente disinformati sullo scontro che, una volta di più, si sta svolgendo sopra le loro te- ste e che li chiama in causa solo con appelli viscerali del tutto infondati ma accuratamente mirati invece a suscitare sdegno. Ma, di grazia, di cosa dovremmo sdegnarci?! Da anni, e per la precisione dal 1988, quando è stato intro- dotto il Nuovo Codice di procedura penale, l’articolo 114 punisce la comparsa sui giornali dell’attività di indagine dei Pm, segreta per definizione, prima della richiesta di rinvio a giudizio dell’imputato, e non ci risulta che qualcuno si sia mai stracciato le vesti per questo. Ma questo non basta, perché per completezza di informazione aggiungiamo anche che l’ultimo governo Prodi, tre anni fa, dopo la pubblicazione delle inter- cettazioni a D’Alema e Fassino sulla ormai famosa La malainformazione DI CHIARA BORIOSI DI NINO LORUSSO 2 A PUNTATA ALTRO CHE MILLANTERIE E BRAVATE IL SANGUINOSO DUELLO FRA LE LOBBIES CHE GE- STISCONO E SI SPARTISCONO IL MERCATO DELLIN- FORMAZIONE PAG. 2 PAG. 2 E 3 Vieni a Forenza il 16 agosto... Rivivi la magia! ProLoco Forenza (Potenza) info: www.prolocoforenza.it USURA BANCARIA INQUINAMENTO AMBIENTALE REGGIO CALABRIA. PROCESSO ALLE BANCHE Confermato il reato di usura ma non il dolo Sono state tre le banche denunciate per usura dall’imprenditore di Gioia Tauro, Antonino De Masi. Molti i rinvii a giudizio tra cui i Presidenti di Antonveneta, Bnl e Banca di Roma. Dopo oltre un anno e mezzo di dibattimento, il dispositivo della sentenza emessa il 2 Lu- glio 2010, statuisce la conferma della sen- tenza di primo grado per i direttori locali e funzionari, mentre per i tre presidenti Mar- chiorello, Geronzi ed Abete (rispettivamen- te Presidenti di Banca Antonveneta, Banca di Roma e BNL) riformula parzialmente la sentenza stabilendo l’assoluzione “perché il fatto non costituisce reato”. Il Tribuna- le di Palmi, con la sentenza del PAG. 4 INCHIESTA MONSELICE Cittadini in rivolta: Italcementi brucerà CDR Monselice è un bellissimo comune della bassa padovana e fa parte del Parco dei Colli Euganei insieme ad altri 14 Co- muni: Abano Terme, Arquà Petrarca, Ba- one, Battaglia Terme, Cervarese S.Croce, Cinto Euganeo, Este, Galzignano Terme, Lozzo Atestino, Montegrotto Terme, Rovo- lon, Teolo, Torreglia e Vo’ Euganeo. Recen- temente il Parco Regionale dei Colli Euga- nei ha ricevuto il premio per il progetto EDEN - Destinazioni europee di eccel- lenza Turismo ed aree protette”. La targa è stata consegnata al Presidente dell’Ente Parco, Chiara Matteazzi, dal Ministro del Turismo, On. Michela Vittoria Brambil- la, e dal Vice Presidente Com- Le sei aree marine protette della Sardegna PAG. 15 Il tempietto di Heroon e la dea di Garaguso. Creazionismo e frutto proibito nel V secolo a.C. PAG. 13 Art Basel 2010 Arte contemporanea senza limiti PAG. 14 RUOLO DELLA DONNA E DEMOCRAZIA NON SONO ANCORA ARGOMENTI DETERMINANTI DAL NOSTRO INVIATO IN AFGHANISTAN PAG. 9 E 10 Farhid, Seeta e Haroon: il coraggio di chi lotta Intervista a tre ragazzi afgani: portano da tempo i segni della sofferenza ma hanno voglia di reagire senza tra- scurare i propri diritti. AFGHANISTAN Giornalista iraniano abusato sessualmente nel carcere di Evin IRAN E’ Abdolreza Tajik, noto e stimato repor- ter, collaboratore del premio Nobel per la pace Shirin Ebadi. VITTIMA DI ABUSI SESSUALI, IN PRIGIONE, IN PRESENZA DI UN ALTO MAGISTRATO PAG. 10 E 11 PAG. 8 SUDAN Escalation di violenza DI DANIELA RUSSO Nel Paese africano sono divenute proibitive le condizioni relative alla sicurezza PAG. 10 E 11

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LiberoReporterEstate Spedizione in A.p. poSte-it - d.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, commA 1, cnS pd - € 3,00

Anno 5 - n. 05 - Lug-Ago 2010 - menSiLe di AttuALità - coStume - cuLturA - poLiticA - www.liberoreporter.itdirettore reSponSAbiLe: gAetAno bALdi

Quel maledetto viaggio nel mare dei pirati

Tutto quello che non è stato detto sulla vicenda del rimorchiatore

italiano Buccaneer

€ 18,00 - Pag. 108 acquistabile sul portale di LiberoReporter

La vera storia di Mario ScaramellaLa prima “puntata” della

nostra inchiesta sulla charac-ter assasination di cui è rima-sto vittima Mario Scaramel-la ci ha visti impegnati nello “smontaggio” di alcuni fatti, parola grossa considerando la stupefacente superficiali-tà dell’autore in questione, raccontati da Claudio Gatti sul «Sole 24 Ore» del 10-11 gennaio 2007. Siamo riusciti, crediamo, a rimettere al posto giusto alcuni passaggi del-la vita pubblica e operativa di Scaramella, dimostrando, carte alla mano, la scandalosa tendenza all’alterazione dei fatti, e qui il termine, come direbbe Tonino,

La sfiancante vicenda del Ddl sulle intercettazioni, con tutto il relativo codazzo di isterie, appelli, richiami alla disob-bedienza civile, annunciate fughe di giornalisti sui siti esteri, e sciocchezze assortite sparse per ogni dove sui mezzi d’in-formazione, ci ha definitivamente chiarito le idee su un punto: in Italia non è in discussione la libertà di stampa, nossignori, perché quella esiste e questo giornale ne è la prova. In Italia si sta invece svolgendo l’ennesimo squallido ma san-guinoso duello fra le lobbies che gestiscono e si spartiscono il mercato dell’informazione e pretendono con spudoratezza di vestire i panni dei paladini della libertà di stampa, e le lobbies che sono invece padrone della politica e non intendono cedere un millimetro del loro sconfinato potere. Il risultato, al di là delle piazzate mediatiche del tutto fuori luogo come quella inscenata dagli inviati della Rai in Sudafrica per informare il mondo intero che sul nostro paese sta per abbattersi la scure della più bieca censura - sia detto per inciso: cento inviati a nostre spese per farci vedere una partita al giorno - è che gli italiani sono assolutamente, e volutamente disinformati sullo scontro che, una volta di più, si sta svolgendo sopra le loro te-ste e che li chiama in causa solo con appelli viscerali del tutto infondati ma accuratamente mirati invece a suscitare sdegno. Ma, di grazia, di cosa dovremmo sdegnarci?!Da anni, e per la precisione dal 1988, quando è stato intro-dotto il Nuovo Codice di procedura penale, l’articolo 114 punisce la comparsa sui giornali dell’attività di indagine dei Pm, segreta per definizione, prima della richiesta di rinvio a giudizio dell’imputato, e non ci risulta che qualcuno si sia mai stracciato le vesti per questo. Ma questo non basta, perché per completezza di informazione aggiungiamo anche che l’ultimo governo Prodi, tre anni fa, dopo la pubblicazione delle inter-cettazioni a D’Alema e Fassino sulla ormai famosa

La malainformazionedi chiArA borioSi

di nino LoruSSo 2a puntata

Altro che millAnterie e brAvAteil sAnguinoso duello frA le lobbies che ge-stiscono e si spArtiscono il mercAto dell’in-formAzione

PAG. 2

PAG. 2 e 3

Vieni a Forenza il 16 agosto... Rivivi la magia!Vieni a Forenza il 16 agosto... Rivivi la magia!

ProLoco Forenza (Potenza)ProLoco Forenza (Potenza)

info: www.prolocoforenza.itinfo: www.prolocoforenza.it

UsUra Bancaria inqUinamento amBientale

reggio cAlAbriA. Processo alle banche

Confermato il reato di usura ma non il doloSono state tre le banche denunciate

per usura dall’imprenditore di Gioia Tauro, Antonino De Masi. Molti i rinvii a giudizio tra cui i Presidenti di Antonveneta, Bnl e Banca di Roma. Dopo oltre un anno e mezzo di dibattimento, il dispositivo della sentenza emessa il 2 Lu-glio 2010, statuisce la conferma della sen-

tenza di primo grado per i direttori locali e funzionari, mentre per i tre presidenti Mar-chiorello, Geronzi ed Abete (rispettivamen-te Presidenti di Banca Antonveneta, Banca di Roma e BNL) riformula parzialmente la sentenza stabilendo l’assoluzione “perché il fatto non costituisce reato”. Il Tribuna-le di Palmi, con la sentenza del PAG. 4

inchiesta

monselice

Cittadini in rivolta: Italcementi brucerà CDRMonselice è un bellissimo comune

della bassa padovana e fa parte del Parco dei Colli Euganei insieme ad altri 14 Co-muni: Abano Terme, Arquà Petrarca, Ba-one, Battaglia Terme, Cervarese S.Croce, Cinto Euganeo, Este, Galzignano Terme, Lozzo Atestino, Montegrotto Terme, Rovo-lon, Teolo, Torreglia e Vo’ Euganeo. Recen-

temente il Parco Regionale dei Colli Euga-nei ha ricevuto il premio per il progetto “EDEN - Destinazioni europee di eccel-lenza Turismo ed aree protette”. La targa è stata consegnata al Presidente dell’Ente Parco, Chiara Matteazzi, dal Ministro del Turismo, On. Michela Vittoria Brambil-la, e dal Vice Presidente Com-

Le sei aree marine protette della Sardegna

PAG. 15

Il tempietto di Heroon e la dea di Garaguso.

Creazionismo e frutto proibito nel V secolo a.C.

PAG. 13

Art Basel 2010Arte contemporanea senza limiti

PAG. 14

ruolo dellA donnA e democrAziA non sono AncorA Argomenti determinAnti

dAl nostro inviAto in AfGhAnistAn PAG. 9 e 10

Farhid, Seeta e Haroon: il coraggio di chi lottaIntervista a tre ragazzi afgani: portano da tempo i segni della sofferenza ma hanno voglia di reagire senza tra-scurare i propri diritti.

afg

ha

nis

tan

Giornalista iraniano abusato sessualmente nel carcere di Evin

iran

E’ Abdolreza Tajik, noto e stimato repor-ter, collaboratore del premio Nobel per la pace Shirin Ebadi.

vittimA di Abusi sessuAli, in prigione, in presenzA di un Alto mAgistrAto

PAG. 10 e 11

PAG. 8

sUdan

Escalation di violenza

di dAnieLA ruSSo

Nel Paese africano sono divenute proibitive le condizioni relative alla sicurezza PAG. 10 e 11

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LR2 n.5 - lug/Ago 2010 LiberoReporter

acquisizione dell’agognata banca, approvò a tambur batten-te un provvedimento che puniva la violazione del segreto istruttorio operato dai media e che, stante l’ondivago concetto di libertà di espressione che ci caratterizza, questo provve-dimento fu salutato come un atto di grande civiltà giuridica che ripristinava il diritto alla privacy e metteva un fermo alla eccessiva ed indebita invasività della stampa. Ora, poiché di questi fatti - perchè tali sono - nessuno fa pa-rola nello straripare di lacrime delle prefiche a pagamento che si esibiscono quotidianamente su tutti i media, dobbiamo per forza concludere che il problema che ci attanaglia non è quel-lo della libertà di stampa ma del pessimo uso che se ne fa. Una corretta informazione dovrebbe limitarsi a far sapere a coloro che ignorano la legge che il Ddl sulle intercettazioni è inutile perché di fatto basterebbe far osservare, ed applicare nelle conseguenze previste, l’articolo 114 del Nuovo Codice di procedura penale, e che ciò che è veramente grave, dun-que, è la mancata applicazione dell’articolo suddetto. Perché i fascicoli non escono dalle procure con le loro gambe, i gior-nalisti non se li procurano rubandoli dai tavoli dei magistrati, ed i giornali non li pubblicano per amore di verità ma molto più miseramente per questioni di lobbismo puro ed anche per vendere più copie permettendo ai lettori di spiare dal buco della serratura dei potenti. Questa è dunque la sostanza, e basterebbe quindi applicare l’articolo 114 per stroncare questo fenomeno che invece pro-cede allegramente perché nessun magistrato metterà mai sotto indagine se stesso e nessun giornalista rinuncerà a priori ad ottenere informazioni riservate prima dei suoi concorrenti. Dunque, sarebbe oltremodo salutare e proficuo per le sorti presenti e future di questo nostro disgraziatissimo paese che si ribaltassero i termini della discussione e si cominciasse ad interrogarsi seriamente sulla natura stessa dell’informazione italiana, che nasce da un peccato originale che tutti noi scon-tiamo, questo sì, sottoforma di mala informazione che limi-ta di fatto il nostro diritto a sapere come stiano realmente le cose. La mancanza di una editoria pura, svincolata cioè dalle lob-bies economiche e politiche, impedisce un libero ed autentico mercato dell’informazione, perché ogni testata, sia della car-ta stampata che televisiva, risponde di fatto agli interessi del gruppo economico o politico che la finanzia. A ciò si aggiunge la grave anomalia dei contributi statali, dati solo a chi fa par-te di questo già scorretto sistema, e rivendica una autonomia intellettuale che però è finanziata dallo stato dunque, in prati-ca, soggetta alle istituzioni, e questo è un paradosso che non si può spiegare senza dover per forza ricorrere all’ipocrisia fondante di un intero apparato dell’informazione che poggia su presupposti di totale asservimento. Questo è il vero cancro che ci divora e non ci permette di avere una informazione libera e corretta. La verità è che, come per molte altre cose, ci siamo assuefatti alla mala informazione e non sappiamo più neanche riconoscerla, convinti che il primo attorucolo o guit-to da teatrino di provincia che lanci un appello per la libertà di stampa sia una voce libera da seguire supinamente come il nuovo profeta della democrazia popolare. Se è vero che ogni paese ha i profeti che si merita, noi siamo messi maluccio – e la colpa, credeteci, non è di un Ddl inu-tile, ma dei cervelli che non sanno più elaborare un pensiero critico. E per quelli, non basta un decreto legge a rimediare, purtroppo.

seGue dAllA PrimA PAGinA

La malainformazione - di chiArA borioSi

E’ arrivato il giorno del bavaglio. No, non è stata li-cenziata dal parlamento la legge sulle intercettazioni, il ddl non è ancora legge ma il bavaglio la stampa italiana se lo mette per un giorno per difendere quella libertà di stampa, così tanto accorata-mente difesa dai vari gruppi editoriali che la fanno da pa-drone nel nostro paese. Gruppi editoriali che incas-sano svariati milioni di euro

di finanziamenti pubblici, grazie al quale stanno in pie-di le loro baracche, che altri-menti cadrebbero come case costruite sulla sabbia. Difficile fare le inchieste, per farle bisogna lavorare per mesi, sporcarsi le mani e indagare davvero; molto più semplice ricevere «illegal-mente» faldoni e tracce di in-tercettazioni, da dare in pasto all’opinione pubblica, magari ritoccando qua e la, possibil-

mente copiando e incollando ad arte, eccitando se stessi e i propri lettori, che leggono quel determinato quotidiano o rivista, proprio per sentirsi dire ciò che è vicino alle pro-prie idee. Così che questo paese non decolla, anzi, soccombe. Il lettore italiano è il peggior lettore in Europa; già legge poco e quel che legge deve soddisfare il suo desiderio di sangue, la sua voglia parziale

di giustizia, l’indescrivibile smania di colpire, provata o meno poco importa, la sua proverbiale parte avversa. Non c’è in tutto questo un distinguo di parte politica: quando si deve difendere la propria provenienza, per l’ editore della cerchia politico finanziaria di appartenenza, tutto diventa lecito, salvo poi scagliarsi contro la parte avversa, che fa esattamente lo stesso gioco ma a parti in-

Ma quale sciopero per la libertà di stampa... A furia di stracciarsi le vesti, il giornalismo italiano mette a nudo la sua vera iden-tità: una campagna a favore della libertà di stampa, nel paese in cui fioccano i finanziamenti pubblici per tutti coloro che sono considerati i colossi dell’informa-zione italiana, dove in realtà si può scrivere di tutto e il suo contrario. Il giorna-lismo scodinzolante ha un prezzo carissimo per il nostro paese.

La vera storia di Mario Scaramellac’azzecca eccome, quando sotto la lente d’ingrandimento del-la stampa salottiera finisce l’ex consulente della Commissio-ne Mitrokhin. Come Teseo, temerario, si mise a caccia del Minotauro nel la-birinto di Dedalo, noi molto più umanamente ci siamo lanciati nel labirinto delle parole di Gatti a caccia, però, di “bufale”, mitologiche anche queste e nemmeno buone a produrre il latte per le famose mozzarelle. Abbiamo dimostrato che Scaramel-la non ha sul groppone la famosa condanna di essersi fatto passare per Commissario; abbiamo dimostrato che il Nasc non era, come invece dichiarato da Gatti, un “microgruppo di nove componenti legato ad un’organizzazione di destra”, con il quale Scaramella usurpava funzioni pubbliche e mil-lantava imprese contro la criminalità organizzata, ma un più complesso nucleo di Polizia Ambientale istituito nell’ambito della Legge-quadro n 65/86 attraverso il quale, invece, Mario Scaramella, secondo la sentenza di assoluzione dall’accusa di usurpazione di funzioni pubbliche, aveva “organizzato, coordinato e diretto operazioni contro la criminalità colla-borando ampiamente con le più diverse autorità ed organi dello Stato”: Alto Commissario Antimafia, Commissione Antimafia, Questura di Napoli, Criminalpol. Fatto il riepilogo della puntata precedente, passiamo alla se-conda parte del check up dell’opera di Gatti nel frattempo diventata una vera e propria Guida alla distruzione di Scara-mella per migliaia di internauti inconsapevoli. E anche per i volti noti e sorridenti del giornalismo italiano che dal podio dorato della Tv di Stato si dilettano periodica-mente in questo esercizio di superficialità studiata in came-rino.

S.r.m.C., entità virtuale o no?

Messo alle corde, sempre secondo la ricostruzione del Sole 24 ore, dalle vicende giudiziariee legate al Nasc e in realtà sap-piamo che le cose stanno in tutt’altro modo, Mario Scaramel-la decide di “guardare oltre i confini nazionali, puntando su sigle in inglese e contatti al di là dell’Atlantico”. Entra in scena quindi l’ SRMC (Special research monitoring center) una sorta di organizzazione virtuale nata, parola di Gatti, allo scopo di far “riacquisire legittimità” a Scaramel-la. Ma sarà davvero così? Intanto cominciamo con il dire che l’ SRMC non nasce all’in-domani della conclusione delle vicende Nasc ma, da un atto notarile in nostro possesso, risulta operativa già dal 1988, avendo, come si specifica nell’atto, “promosso attività di ri-cerca e consulenza” in Italia proprio in quell’anno. Insomma

un’organizzazione internazionale operante a tutti gli effetti che non viene istituita dopo il Nasc, esperienza conclusa nel 1991, per ridare credibilità a Scaramella, ma che probabil-mente gestiva anche e proprio le strutture del Nasc stesso dall’atto della sua costituzione del 1988.

e.C.p.p. - SCatola vuota o no?

Tra un’entità virtuale e una scatola vuota una volta al dì, Scaramella mostra disinvoltura nel saltare da una sigla fitti-zia all’altra. Quindi ecco spuntare l’ECPP (Environmental Crime Prevention Program) ad “irrobustire il proprio cur-riculum internazionale”, anche questa “parola di Gatti”, e non del Signore, quindi da tenere alla larga. Non contento, il segugio del Sole si prende la libertà di fare anche dell’ironia sostenendo che “l’ECPP nasce già... nato con la II Confe-renza plenaria che si tiene a Napoli”. Della prima non vi sarebbe traccia. Conclusione a cui arriva il pigro o chi lavo-ra con pregiudizio per cui è inutile ricostruire un evento se questo potrebbe andare contro la propria tesi. Un sostegno non lo si nega a nessuno, e noi siamo qui proprio per questo. Ricostruiamo noi per Gatti, che ne ebbe possibilità anni fa, la storia dell’ ECPP. Per farlo bisogna ritornare alle attività dell’SRMC e precisamente andiamo nel 1995. Nell’aprile 1995 la Biblioteca del Consiglio dell’Ordine degli avvocati e procuratori di Napoli ospita una Conferenza delle Nazioni Unite sul tema: “I Crimini Ambientali” anteprima dei lavori del IX Congresso Mondiale delle Nazioni Unite sulla Prevenzione del crimine e il trattamento dei colpevoli. A questa conferenza partecipano, come si evince dal discorso di introduzione del Presidente dell’Ordine che abbiamo in no-stro possesso, il direttore dell’Unicri (United Nations Inter-regional Crime and Justice Research Institute) come delegato delle Nazioni Unite e i funzionari e specialisti dell’SRMC a nome dei quali interviene la portavoce ufficiale del Presidente, Irene Cummins. Il compito dei suddetti è quello di presen-tare in anteprima i lavori del IX Congresso sulla prevenzione del crimine che si terrà a maggio dello stesso anno a Il Cairo. Alla conferenza partecipano numerose Autorità fra le quali, dall’elenco dei partecipanti, spiccano Giudici e PM. Ulteriore conferma che l’SRMC non sembra affatto un’entità virtuale. Il Congresso del Cairo si tiene nel maggio 1995. Dopo queste esperienze, nel dicembre del 1995, l’SRMC si organizza anche con una vera e propria delegazione italia-na, infatti sempre dall’atto notarile in nostro possesso risulta che “in esecuzione di detta ultima delibera (del 1 dicembre 1995) è stata istituita in Italia una Delegazione per l’Italia dell’SRMC”, definita nell’atto SRMC Italy. E sempre nello

inchiesta di nino LoruSSo

seGue dAllA PrimA PAGinA

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LRn.5 - lug/Ago 2010LiberoReporter 3

Ma quale sciopero per la libertà di stampa... vertite. Trovate in tutto questo un pericolo per la libertà di stampa? Trovate in tutto questo un sano motivo per stracciarsi continuamente le vesti, gridando allo scandalo perché non si potrà più fare cronaca, perché scenderà il silenzio? Oppure perché non si potrà più utilizzare uno strumento, la trascrizione a piacimento di stralci di intercettazioni, sapientemente rilasciate da procure conniventi per ali-mentare questo gioco al mas-sacro?

Francamente è un po’ poco, se questa è la reale motiva-zione di tanto sdegno, di tan-ta cagnara. Una vera rivolu-zione non nasce da sotterfugi beceri, ma dal desiderio e dal coraggio di dare la notizia vera, senza filtri o rimesco-lamenti, senza tagli o rima-neggiamenti, senza orientare a piacimento, unico vero sco-po sottaciuto. Da qui nasce la certezza che in Italia non si fa informazio-ne, ma comunicazione di vari poteri a cui si è legati: una notizia cambia volto a secon-do di chi la riporta. C’è piena

libertà e il mercato alimenta quella che erroneamente vie-ne chiamta informazione... E’ immorale però che tale forma di giornalismo perce-pisca svariati milioni di euro dalla Stato. Giusto sarebbe che si reg-gessero sulle proprie gambe; giusto sarebbe che gli editori fossero tali (per il gusto e la passione di fare questo me-stiere) e non imprenditori che utilizzano i propri media come megafono per se stessi e la parte politica che li tiene sotto l’ala protettrice. Ma questo è in parte colpa dei

lettori, trangugiatori di false o mezze verità, avidi consu-matori parametrici di un in-sanabile sete di fallimentari progetti e sotterrati ideali, incapaci di ragionare con lu-cido distacco e con materia grigia personale. Sono co-storo che permetteno questo status quo e che consenteno tale scempio. Questa è la vera mancanza di libertà ed è per questo che qui, presso la nostra redazione, abbiamo lavorato ugualmente, come tutti i santi giorni - nel tanto decantato giorno di sciopero in un afoso luglio, in barba

alle rivendicazioni deliran-ti e agli slogan da mercanti in piazza - alla ricerca della notizia: per stanare le abbon-danti malefatte delle caste di questo paese, non per aiutare a colpire qualcuno; per aprire gli occhi sulle brutture che ci circondano e non per strizzar-li e compiacere chi le storture le protegge e le applica. Non è detto che saremo in grado di riuscirci, visto il costante e martellante impedimento, messo in atto da molti, per farci tacere… E mentre si svolgeva lo scio-pero e si gridava quindi «Ha-

sta le Caste siempre! Pol-trone o muerte!», incuranti del caldo torrido, dalle nostre scrivanie si continuava a pro-durre materiale per contribu-ire a far crescere il nostro pa-ese, affermando ad alta voce e senza tema di smentita, che noi abbiamo provato in tutti i modi a fornirvi gli strumenti per fare chiarezza.

gAetAno bALdiPer il CdR di LiberoReporter

stesso atto ecco spuntare per la prima volta la sigla ECPP. Citiamo dall’atto notarile: “la delegazione partecipa a livello internazionale ad attività nell’ambito dei seguenti program-mi del Centro SRMC: l’Environmental Crime Prevention Program”. Viene quindi specificato l’ambito in cui questo programma opera: “studio e prevenzione dei gravi crimini contro l’ambiente e il patrimonio culturale”. L’ECPP agisce, si legge in seguito nell’atto, “nel rispetto dei principi e del-le risoluzioni” del Congresso tenutosi a Il Cairo nel maggio 1995 e al quale Mario Scaramella prese parte su invito di-retto del Segretario Esecutivo del IX Congresso. Scaramella viene nominato Segretario Generale dell’ECPP dai vertici SRMC e nell’autunno 1996, su designazione del Presidente di questa, viene nominato Direttore della unità Criminologica Ambientale dell’Università Federico II di Napoli dopo che è stata accertata la sua idoneità al coordinamento del progetto che si muove d’intesa col programma ECPP. Dunque l’ Ecpp nasce alla fine del 1995 come programma interno all’ SRMC che ne nomina i vertici rimasti in carica per oltre un anno e confermati nella conferenza del marzo 1997 tenutasi effet-tivamente a Napoli all’Hotel Britannique durante la quale i membri del programma Ecpp, con Scaramella confermato alla carica di Segretario Generale, si costituiscono in Con-ferenza Permanente Intergovernativa sotto la presidenza del Ministro della Giustizia Slovacco e il Ministro dell’Ambiente dello Sri Lanka.

regolamento di Conti?

Districarsi in queste vicende è un esercizio complesso, si po-trebbero formulare ipotesi sulla natura di queste organizza-zioni o gruppi operativi che fossero. L’importanza delle ope-razioni effettuate da Scaramella e l’alta competenza operativa e tecnica necessaria a porle in essere è un dato su cui riflettere in funzione di un possibile coinvolgimento dell’Intelligence italiana, mettere invece in discussione l’ esistenza e l’opera-tività di queste strutture solo per creare il mito “Scaramella millantatore, impostore etc etc” è fuori dalla realtà. Più si entra nel dettaglio della “carriera” di questo avvocato napole-tano, da giovanissimo impegnato in situazioni ad alto rischio, più si ha la sensazione di raccontare la storia di un uomo che ha servito lo Stato, magari inquadrato in una struttura superio-re e mandato a gestire il famoso “lavoro sporco” sul territo-rio, per essere poi abbandonato al suo destino schiacciato dai giochi interni alle stesse strutture che lo hanno mandato sul territorio. Non è difficile che, cambiando gli scenari interna-zionali dal punto di vista politico-strategico, in un Paese come il nostro, subordinato da oltre mezzo secolo a Potenze molto

più influenti, i servizi di Intelligence si trovino di fronte a re-golamenti di conti interni che sfociano proprio in situazioni come questa che stiamo raccontando. Non possiamo ancora entrare nel dettaglio di queste ipotesi, ma questo crediamo sia l’ambito nel quale ci si dovrebbe muovere. Altro che millan-terie e bravate varie tanto care a certi personaggi.

La vera storia di Mario Scaramella2a

PUntata

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