La Venta - Marsilio Editori · IL BESTIARIO Il terrorismo colpirà anche qui in Italia Subito leggi...

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La Venta STABILIMENTO CORSICO VIGEVANESE - VIA GIUSEPPE DI VITTORIO, 8 - Tel 02 451 094 31 Aimo If - Numero 125 '«! est verìlm? www.laverita.iufo - Euro 1 QUOTIDIANO INDIPENDENTE • FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 28 maggio 2017 ALTRO GUAIO PER IL MINISTRO LOTTI RISCHIA IL PROCESSO PER MEZZO MILIONE DI EURO Ritirando all'improvviso la grossa somma, ha spinto verso il fallimento l'azienda dell'amico di GIACOMO AMADORI M Quando il commissario giudiziale ha pronunciato la domanda, l'imprendi- tore renziano è rimasto a bocca aperta: «Non è che la famiglia del ministro Lu- ca Lotti ha incassato i 450.000 euro del- la fideiussione d'accordo con lei e poi ve li siete spartiti?». A stupirsi, raccontano a Rignano sull'Arno, cuore geografico del renzi- smo, è stato Andrea Bacci, solido im- prenditore nel settore degli articoli in pelle e del lusso, un po' meno fortunato con l'edilizia, conosciuto ai più per lo stretto legame con la famiglia Renzi e in particolare con l'ex premier Matteo, di cui è stato pure uno stretto (...) segue a pagina 7 IL BESTIARIO Il terrorismo colpirà anche qui in Italia Subito leggi speciali e una Guantanamo di GIAMPAOLO PANSA Non ce ne rendiamo con- to, ma siamo immersi in una nuova guerra mondia- le. E ci resteremo per un tempo molto lungo. I pros- simi 10 anni saranno domi- nati dal terrorismo internazionale, quasi del tutto islamico. Nessuna delle nazioni prese di mira riuscirà a sconfig- gerlo. Per il fatto banale, ma veritiero, che questo nuovo nemico è imbattibile. Colpisce quando vuole e dove vuole, con una cadenza che nessuno è in grado di prevedere. Tre giorni dopo il massacro di Manchester, una banda di terroristi che si presumono egiziani hanno assali- to un autobus che trasportava dei cri- stiani copti. Risultato: 35 morti, in gran parte bambini. In casa nostra, ossia in Italia e nel re- sto della vecchia Europa, tutti i servizi di intelligence prevedono nuove stragi. Non so dire quanto sia vero che le batta- glie di terra attorno (...) segue a pagina 9 I voucher tornano grazie alla destra. E spaccano il Pd La manovrariesumala norma affossata per paura del referendum. Era necessario, ma gli orlandiani non ci stanno SISTEMA RENZIANO IL CAPO DELLA RAI PAGAL'OBBEDIENZA MICHELE BRAVI XD> di MAURIZIO BELPIETRO H Ho incontrato una sola volta An- tonio Campo Dall'Orto e dunque non posso dire di conoscerlo a fon- do. Tuttavia ho sempre avuto la sensazione che l'amministratore delegato della Rai non avesse i re- quisiti per occuparsi della più grande azienda culturale del Paese. Dall'Orto non mi è infatti mai sembrato uomo da servizio pubblico, ma semmai da servizio privato. E nel suo curricu- lum il requisito che mi pare aver pesato di più nella scelta di collocarlo alla guida della tv di Stato è una lontana partecipazione alla Leopol- da, ossia alla scuola di formazione di manager di stretta osservanza renziana. Ciò nonostante la vicenda umana e politica dell'ormai ex numero uno di Viale Mazzini mi ha colpito (...) segue a pagina 3 di CLAUDIO ANTONELLI • La manovra riporta alla luce i voucher, aboliti per evitare il referendum di- ventato di matrice esclusi- vamente politica. Il Parla- mento li ha reintrodotti ie- ri sotto forma di libretto di famiglia e contratto di pre- stazione occasionale. Con- sentiranno a 50.000 lavo- ratori stagionali di essere retribuiti e ai privati di pa- gare badanti e baby sitter. Il risultato politico è, però, una crisi di maggioranza. Gli orlandiani si sono sfila- ti e assieme al resto del Pd hanno votato Lega e Fi. I bersaniani di Mdp annun- ciano ostruzionismo in Aula. a pagina 2 Sbarca nelle radio l'inno italiano alla confusione tra i sessi FRANCESCO BORGONOVO a pagina 17 C'ERANO UNA VOLTA Il giorno che ho fatto licenziare Montanelli di CESARE LANZA a La prima volta che incontrai Indro Montanelli, lo feci licenziare. Mi con- cesse infatti un'intervista nella quale sfogò tutto il suo malumore per la nuova direzione del Corriere della Sera. Pochi giorni dopo lo cacciarono. Ma in seguito mi ringraziò: «Sei stato la levatrice del Giornale», mi disse. a pagina 14 MARINA CORRADI «Per perdonare i miei li ho messi in un libro» di MAURIZIO CAVERZAN 18 Marina Corradi, figlia del decano del giornalismo Egisto Corradi, nel suo ul- timo libro, molto autobiografico, rac- conta lo sfascio della famiglia tradizio- nale. «Mio padre era assente, mia ma- dre soffriva di depressione. Ora li ho perdonati. La fede mi ha permesso di non immiserirmi per fare carriera». a pagina 15 È NEL NAUFRAGIO CHE SI DISTINGUONO GLI UOMINI VERI Zonin, Consoli e Boschi non valgono Donigaglia Il grandefinanziatoredi Pci-Pds-Ds ha una dignità sconosciuta ai signori delle banche di STEFANO LORENZETTO • C'è modo e modo nell'usci- re di scena. I topi abbandonano la nave prima che coli a picco. Gli uomini s'inabissano con es- sa. Da questo punto di vista, esemplari rimangono i com- portamenti del comandante Edward John Smith e dell'ar- chitetto navale Thomas An- drews, che affondarono in- sieme con il Titanic nell'apri- le del 1912. Il primo si ritenne responsabile della fatale col- lisione con un iceberg duran- te il viaggio inaugurale da Southampton a New York. Il secondo si avvide di non aver progettato il transatlantico in modo tale che meritasse il soprannome, l'Inaffondabi- le, affibbiatogli dai cronisti. Entrambi si prodigarono per mettere in salvo passeggeri e membri dell'equipaggio, fer- mando il bilancio della cata- strofe a 1.500 morti. Poi an- darono incontro all'estremo sacrificio. Sulla fine di Smith, all'ul- tima traversata oceanica do- po 40 anni di onorata carrie- ra, esistono due versioni. Qualcuno testimoniò che si congedò così: «Addio gente, seguirò la mia nave! ». Dopo- diché attese in plancia il compimento del proprio de- stino. Altri sostennero d'aver udito un imperativo rivolto ai fortunati che sgo- mitavano per salire sulle po- che scialuppe di salvataggio: «Siate inglesi!». Ma noi siamo italiani e non è da tutti un comportamento alla Smith. Gli unici esempi che mi vengono in mente, per quanto eticamente impropo- nibili, sono quelli di Manlio Morgagni e di Raul Gardini. Il primo, giornalista, fratello del fondatore del Giro d'Ita- lia, si suicidò il 26 luglio 1943, all'indomani (...) segue a pagina 13

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La Venta STABILIMENTO

CORSICO

VIGEVANESE - VIA GIUSEPPE DI VITTORIO, 8 - Tel 02 451 094 31

Aimo If - Numero 125 '«! est verìlm? www.laverita.iufo - Euro 1

QUOTIDIANO INDIPENDENTE • FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 28 maggio 2017

ALTRO GUAIO PER IL MINISTRO

LOTTI RISCHIA IL PROCESSO PER MEZZO MILIONE DI EURO Ritirando all'improvviso la grossa somma, ha spinto verso il fallimento l'azienda dell'amico di GIACOMO AMADORI

M Quando il commissario giudiziale ha pronunciato la domanda, l ' imprendi-tore renziano è rimasto a bocca aperta: «Non è che la famiglia del ministro Lu-ca Lotti ha incassato i 450.000 euro del-la fideiussione d'accordo con lei e poi ve li siete spartiti?».

A stupirsi, raccontano a Rignano sull'Arno, cuore geografico del renzi-smo, è stato Andrea Bacci, solido im-prenditore nel settore degli articoli in pelle e del lusso, un po' meno fortunato con l'edilizia, conosciuto ai più per lo stretto legame con la famiglia Renzi e in particolare con l'ex premier Matteo, di cui è stato pure uno stretto (...)

segue a pagina 7

IL BESTIARIO

Il terrorismo colpirà anche qui in Italia Subito leggi speciali e una Guantanamo di GIAMPAOLO PANSA

• Non ce ne rendiamo con-to, ma siamo immersi in una nuova guerra mondia-le. E ci resteremo per un tempo molto lungo. I pros-simi 10 anni saranno domi-

nati dal terrorismo internazionale, quasi del tutto islamico. Nessuna delle nazioni prese di mira riuscirà a sconfig-gerlo. Per il fatto banale, ma veritiero, che questo nuovo nemico è imbattibile. Colpisce quando vuole e dove vuole, con una cadenza che nessuno è in grado di prevedere. Tre giorni dopo il massacro di Manchester, una banda di terroristi che si presumono egiziani hanno assali-to un autobus che trasportava dei cri-stiani copti. Risultato: 35 morti, in gran parte bambini.

In casa nostra, ossia in Italia e nel re-sto della vecchia Europa, tutti i servizi di intelligence prevedono nuove stragi. Non so dire quanto sia vero che le batta-glie di terra attorno (...)

segue a pagina 9

I voucher tornano grazie alla destra. E spaccano il Pd La manovra riesuma la norma affossata per paura del referendum. Era necessario, ma gli orlandiani non ci stanno

SISTEMA RENZIANO

IL CAPO DELLA RAI PAGAL'OBBEDIENZA

MICHELE BRAVI XD>

di MAURIZIO BELPIETRO

H Ho incontrato una sola volta An-tonio Campo Dall'Orto e dunque non posso dire di conoscerlo a fon-do. Tuttavia ho sempre avuto la sensazione che l 'amministratore delegato della Rai non avesse i re-

quisiti per occuparsi della più grande azienda culturale del Paese. Dall'Orto non mi è infatti mai sembrato uomo da servizio pubblico, ma semmai da servizio privato. E nel suo curricu-lum il requisito che mi pare aver pesato di più nella scelta di collocarlo alla guida della tv di Stato è una lontana partecipazione alla Leopol-da, ossia alla scuola di formazione di manager di stretta osservanza renziana. Ciò nonostante la vicenda umana e politica dell'ormai ex numero uno di Viale Mazzini mi ha colpito (...)

segue a pagina 3

di CLAUDIO ANTONELLI

• La manovra riporta alla luce i voucher, aboliti per evitare il referendum di-ventato di matrice esclusi-vamente politica. Il Parla-mento li ha reintrodotti ie-

ri sotto forma di libretto di famiglia e contratto di pre-stazione occasionale. Con-sentiranno a 50.000 lavo-ratori stagionali di essere retribuiti e ai privati di pa-gare badanti e baby sitter. Il risultato politico è, però,

una crisi di maggioranza. Gli orlandiani si sono sfila-ti e assieme al resto del Pd hanno votato Lega e Fi. I bersaniani di Mdp annun-ciano ostruzionismo in Aula.

a pagina 2

Sbarca nelle radio l'inno italiano

alla confusione tra i sessi

FRANCESCO BORGONOVO a pagina 17

C'ERANO UNA VOLTA

Il giorno che ho fatto licenziare Montanelli di CESARE LANZA

a La prima volta che incontrai Indro Montanelli, lo feci licenziare. Mi con-cesse infatti un'intervista nella quale sfogò tutto il suo malumore per la nuova direzione del Corriere della Sera. Pochi giorni dopo lo cacciarono. Ma in seguito mi ringraziò: «Sei stato la levatrice del Giornale», mi disse.

a pagina 14

MARINA CORRADI

«Per perdonare i miei li ho messi in un libro» di MAURIZIO CAVERZAN

18 Marina Corradi, figlia del decano del giornalismo Egisto Corradi, nel suo ul-timo libro, molto autobiografico, rac-conta lo sfascio della famiglia tradizio-nale. «Mio padre era assente, mia ma-dre soffriva di depressione. Ora li ho perdonati. La fede mi ha permesso di non immiserirmi per fare carriera».

a pagina 15

È NEL NAUFRAGIO CHE SI DISTINGUONO GLI UOMINI VERI

Zonin, Consoli e Boschi non valgono Donigaglia Il grande finanziatore di Pci-Pds-Ds ha una dignità sconosciuta ai signori delle banche di STEFANO LORENZETTO

• C'è m o d o e modo nell'usci-re di scena. I topi abbandonano la nave prima che coli a picco. Gli

uomini s'inabissano con es-sa. Da questo punto di vista, esemplari rimangono i com-portamenti del comandante Edward John Smith e dell'ar-chitetto navale Thomas An-drews, che affondarono in-

sieme con il Titanic nell'apri-le del 1912. Il primo si ritenne responsabile della fatale col-lisione con un iceberg duran-te il viaggio inaugurale da Southampton a New York. Il secondo si avvide di non aver progettato il transatlantico in modo tale che meritasse il soprannome, l'Inaffondabi-le, affibbiatogli dai cronisti. Entrambi si prodigarono per mettere in salvo passeggeri e membri dell'equipaggio, fer-mando il bilancio della cata-

strofe a 1.500 morti. Poi an-darono incontro all'estremo sacrificio.

Sulla fine di Smith, all'ul-tima traversata oceanica do-po 40 anni di onorata carrie-ra, esistono due versioni. Qualcuno testimoniò che si congedò così: «Addio gente, seguirò la mia nave! ». Dopo-diché attese in plancia il compimento del proprio de-stino. Altri sostennero d'aver udito un imperativo rivolto ai fortunati che sgo-

mitavano per salire sulle po-che scialuppe di salvataggio: «Siate inglesi!».

Ma noi siamo italiani e non è da tutti un comportamento alla Smith. Gli unici esempi che mi vengono in mente, per quanto eticamente impropo-nibili, sono quelli di Manlio Morgagni e di Raul Gardini. Il primo, giornalista, fratello del fondatore del Giro d'Ita-lia, si suicidò il 26 luglio 1943, all'indomani (...)

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LaVerità 15 DOMENICA 28 MAGGIO 2017

• GLI IRREGOLARI L'INTERVISTA

«Racconto lo sfascio della famiglia ma ho perdonato i miei genitori»

A 5 mesi mia madre scampò al naufragio del Sussex, avvolta nei mutandoni di lana di una suora

Affondò. Poi riemerse e fu re-cuperata da braccia ignote. Su-però la notte avvolta nei mutan-doni di lana di cui si privò una suora. Quella bimba era Anna-maria, mamma di Marina.

Quasi 30 anni dopo, il suo fu-turo marito si salvò dalla Riti-rata di Russia che raccontò in memorabili reportage (raccol-ti in un libro edito da Mursia): «Camminavamo ora veloci ora lenti, a seconda della intensità della tormenta. Io avevo l'im-pressione di camminare sem-pre nello stesso luogo, come in un incubo; o di muovere vana-mente le gambe sopra un tap-peto mobile. Dopo qualche ora la superficie ci apparve rotta da un qualcosa che sembrava un insieme di bassi cespugli. Non erano cespugli, ma una decina di cadaveri. Erano nu-di, non si capiva se erano italia-ni 0 tedeschi 0 russi».

Con genitori così non è stra-no che la vita di Marina sia sta-

Mio padre diceva: «Meglio un bravo giornalista di un romanziere mediocre»

nel cuore della notte per un tonfo sul pavimento».

Cosa succedeva? «In Russia papà era stato

sfiorato da un carro armato. Divenne il suo incubo ricor-rente. Il carro gli passava vici-nissimo e lui rivedeva il nume-ro di matricola. Scostandosi di colpo, cadeva dal letto».

Sei contenta di aver scritto questo libro?

«Chissà. Probabilmente, se lo leggesse mia madre s'incaz-zerebbe perché si parla di lei in termini di verità. Se lo leggesse mio padre anche, perché è un romanzo. Però, a un certo pun-to, bisogna emanciparsi anche da un padre come Egisto Cor-radi».

Vince il destino buono. «Vince, anche se la positivi-

tà non mi viene facile. Se non mi fossi convertita mi sarei im-miserita brigando per la car-riera».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dalla figlia di Egisto Corradi, fondatore del «Giornale» con Montanelli, un romanzo autobiografico «Papà era assente, mamma depressa. Senza la fede, mi sarei immiserita brigando per la carriera» INVIATO DI GUERRA Egisto Corradi

di MAURIZIO CAVERZAN

il « D i n o t t e , q u a n d o p o r t o fuori il cane, fini-sco spesso sotto casa di mio padre che abitava a 300

. Guardo. Lo sento presente». Marina Corradi, editorialista di Avvenire oltre che scrittrice, è la figlia di Egi-sto Corradi, inviato del Corrie-re della Sera e del Giornale di Indro Montanelli, che collabo-rò a fondare. Un padre vincen-te, amato da tutti. Eppure il ro-manzo, molto autobiografico, che Marina ha appena pubbli-cato per Marsilio, s 'intitola L'ombra della madre. Si chia-mava Annamaria Cucchi. Era una nobildonna, bella, elegan-te, con due lauree. Ma con un marito sempre in giro dietro a guerre, invasioni e alluvioni, si rassegnò alla cura della casa e dei tre figli. Un padre monu-mento e una madre ingom-brante. Segnati dal destino.

Lei scampò al naufragio del Sussex, il traghetto britannico che il 24 marzo 1916 affondò nella Manica, colpito da un U-boot tedesco che l'aveva scam-biato per una nave da guerra. Tra i passeggeri c'era una don-na italiana con i suoi due figli, un bambino di 2 anni e una bimba di 5 mesi. La donna lan-ciò la bambina agli occupanti di una scialuppa calata in ma-re, ma finì nelle acque gelide.

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L i ^ J i • p p

metri da aui

Dicevi che t'illudi di dialo-gare ancora con lui: cosa ti di-rebbe oggi?

«Insisterebbe sull ' impor-tanza della precisione per chi fa cronaca. Quand'era sul Po per l'alluvione misurava la pie-na con un bastoncino, senza fi-darsi dei numeri ufficiali. Pen-so che avrebbe potuto essere più di un cronista. Ma lui ripe-teva: "Meglio un bravo giorna-lista che uno scrittore medio-cre"».

Oggi tanti giornalisti mode-sti scrivono libri ancor più mediocri.

«Non giudico. Ame piace so-pra t tu t to scru tare gli occhi delle persone. Adoro Georges Simenon, le sue nebbie, i dialo-ghi. C'è un giallo in cui Maigret dice a un assassino: "Non si rende conto che sto facendo di tutto per tirare fuori l'essere umano che è in lei?"».

Altre letture? «Dopo aver letto Alberto

Moravia, mi sono disamorata alla letteratura italiana con-temporanea. Preferisco gli au-tori del pens iero cr is t iano: Luigi Giussani, Joseph Ratzin-ger, Jorge Mario Bergoglio. Mi piacciono Charles Péguy e Etty Hillesum che considero una sorella maggiore, pur senza es-ser stata nel lager. Da ragazza un altro grande amore è stato Dino Buzzati, uno che ha sem-pre cercato. Era collega di papà e nostro vicino di casa. Abitava al piano di sotto e si svegliava

AUTRICE Marina Corradi, editorialista di Avvenire. È sposata e ha tre figli. Il suo ultimo libro, molto autobiografico, è L'ombra della madre

molto influenzata, anche se era sempre via e l'ho conosciu-to e amato tardi. M'illudo di dialogare ancora con lui».

Perché questo romanzo? «È la storia di una famiglia

disastrata che ha vissuto con 30 anni di anticipo il disfaci-mento della famiglia di oggi».

Che cosa è successo? «Papà e mamma si conobbe-

ro prima, ma si sposarono do-po la guerra. Durante, lui le scriveva bellissime lettere dal fronte. Dopo il matrimonio, papà cominciò a viaggiare per lavoro. Mamma soffriva la soli-tudine e la vita in casa. Quando mia sorella morì a 14 anni, il ca-stello crollò. La malattia di mia madre peggiorò. Mio padre tornava distrutto dal Vietnam, con barba lunga e l'impermea-bile sgualcito, ma lei esplodeva nel risentimento. Si separaro-no. Erano gli anni Sessanta».

Nel romanzo Teresa sei tu? «Nella prima parte sì. Nella

di perdere un figlio così non so come reagirei, pur con tutta la mia fede».

Due genitori scampati alla morte: la tua vi ta è s tata dall'inizio un duello con il de-stino?

«Per tanto tempo ho pensa-to che fosse cieco e casuale. Avevo una visione nichilista: se quello che si è sporto dalla scialuppa per salvare la bam-bina dall'annegamento non ci fosse riuscito io non avrei sof-ferto così tanto. Poi, grazie ad alcuni amici, ai figli e a don Fa-bio Baroncini, che è stato un secondo padre, ho scoperto un disegno buono, uno sguardo positivo».

Si avverte la necessità di sentirsi figlia. E di essere ma-dre?

«Diventarlo mi ha sbalordi-to. Io, che non sono capace di niente, avevo fatto un uomo».

Oltre alla precocità dello sfaldamento familiare, consi-

aiutata da mio marito. Ho capi-to che 0 questo dolore ti di-strugge oppure ti migliora».

Anche l'incontro di cui par-li potrebbe essere casuale?

«Preferisco credere in un destino buono. Ero incuriosita dal cristianesimo. Mi è venuto il dubbio che un catechismo di divieti mi avesse precluso la sua parte migliore. Ricordo il pomeriggio in cui alla Feltri-nelli di Milano ho chiesto I pensieri di Pascal e Le confes-sioni di Sant 'Agostino a un commesso un po' stranito».

Abbiamo in comune l'ami-cizia con il professor Eugenio Borgna.

«Gli sono molto affezionata. Possiede una parola tauma-turgica, che guarisce».

Quando hai deciso di fare la giornalista? Quanto c'entra tuo padre?

«Scrivevo bene, a scuola leg-gevano i miei temi. Ho iniziato nel 1981 alla Notte. Non sarò mai

mandato in posti bellissimi. Ma quando entravo in hotel mi maceravo pensando ai miei fi-gli a casa con il morbillo».

Dopo La Notte? «Sono stata a Repubblica tre

anni. Era ideologizzata e io mi annoiavo. Accettai la proposta di Avvenire. Papà ne fu scon-volto. Forse rivedeva il suo pas-saggio dal Corriere al Giornale. Dopo aver letto una corrispon-denza dal Santo sepolcro mi telefonò per dirmi che aveva capito la scelta».

Come visse l'addio al Cor-riere?

«Dopo 30 anni in via Solferi-no fu come un altro divorzio. Si sentiva emarginato, fu corag-gioso a ricominciare a 60 an-ni».

Che consigli ti dava? «Mi diceva: "Vai, guarda e

racconta come se scrivessi una lettera al tuo più caro amico". Con un amico non si usano verbosità o astrusità».

come papà, mi dicevo, presa dall'imperativo psicanalitico: misurarmi con lui e dimostrar-mi brava per essere amata».

E lui? «Diceva che scrivevo bene,

ma che non avevo il mestiere nella pancia. Morì nel 1990. Un anno dopo, per una reazione vitale, mi sono sposata. Oggi gli direi che nella pancia ho avuto tre figli».

Quanto è compatibile il me-stiere di inviato con le respon-sabilità di madre?

«Non lo è. Quando partivo avevo le nausee. Pensavo a mio padre che riceveva le chiamate dal giornale per il disastro del Vajont o per qualcos'altro. Fre-mente, buttava le cose in vali-gia e spariva. Avvenire mi ha

ta attraversata dall'inquietu-dine. Che la sua scrittura abbia una grazia speciale nel coglie-re l'intimo delle persone. E che la sua casa di Milano sia pun-teggiata di foto e documenti del padre: un volantino della resistenza ungherese contro i sovietici o la car t ina che lo orientò nella steppa russa.

Non è paradossale che il li-bro s'intitoli L'ombra della madre?

«Ho vissuto più con lei che con lui. Lei ha condizionato la mia infanzia e adolescenza. Soffriva, ma era due persone in una. Per noi figli è stata una lotta di sopravvivenza».

Avrai subito anche l'ombra del padre.

«Ovviamente ne sono stata

seconda ho mischiato le carte perché compaiono persone tuttora vive».

Il padre è un ingegnere di piattaforme petrolifere.

«Anche lui molto assente, costretto a lunghe trasferte».

Di cosa è morta tua sorella? «Di cancro». Cos'ha significato per te? «Sono stata a lungo turbata.

Continuavo a chiedermi: vivo-no tanti stronzi, perché dove-va morire una ragazza piena di talento come lei?».

E alla fine? «C'è qualcosa d'impondera-

bile che non possiamo stabili-re noi».

Tua madre però è crollata. «La capisco, da quando sono

madre anch'io. Se mi capitasse

derato che è un romanzo auto-biografico c'è un motivo per-sonale?

«Due. Il primo è che ho ri-messo faticosamente insieme i cocci. Grazie all'amore di mio marito e all'esperienza di Co-munione e liberazione, ho ri-trovato Dio e riallacciato i fili della mia storia. Avevo una nonna cristiana e molto dolce. Il secondo motivo è aver per-donato mio padre per la sua as-senza. Ma soprattutto mia ma-dre che, senza volerlo, ci ren-deva la vita impossibile».

Come ci sei arrivata? «È stato un cammino lungo.

Anche lei ha sofferto molto. Chi non sa cos'è la depressio-ne, il dolore psichico, non se lo può immaginare. Sono stata