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La valutazione e il trattamento della
relazione genitori-figli: gli incontri protetti
Dott.ssa Carmelina Calabrese
BIGENITORIALITA’
MAMMA E PAPA’
INSIEME
ANCHE DOPO
LA SEPARAZIONE
LA MENTE DEL BAMBINO
SI COSTRUISCE
ATTRAVERSO IL SUO
RAPPORTO CON LA PROPRIA
MADRE E IL PROPRIO PADRE.
L’IMPOSSIBILITA’ DI UNA
BIGENITORIALITA’ SI RIFLETTE
SUL MINORE E LO RENDE VITTIMA
DI UN VERO E PROPRIO ATTENTATO
ALLA SUA STABILITA’ FUTURA
DA QUELLA PRIMA NEGAZIONE IL BAMBINO VIENE INGLOBATO IN UNA RELAZIONE DISTORTA E DISFUNZIONALE CON IL GENITORE ALLOCATARIO.
E DA QUEL MOMENTO NASCONO I TEMI DEL CONSEGUENTE CONFLITTO DI LEALTA’.
BAMBINI CON SCARSA AUTOSTIMA
ADULTIZZATOMATURO, RESPONSABILE,
COSCIENZIOSOTUTTI IN GENERE SONO
CONTENTI DI LUI E PER QUESTO E’ DIFFICILE CHE LE SUE FRAGILITA’ E DIFFICOLTA’ VENGANO PERCEPITE. RICERCA LA PERFEZIONE HA PAURA DI SBAGLIARE E DI DELUDERE LE ASPETTATIVE ALTRUI. MAGGIORI DIFFICOLTA’ NELLA RELAZIONE CON I PARI, SENSO DI INADEGUATEZZA E ISOLAMENTO.
INVISIBILETENDE A NON ESSERE
PERCEPITO DALL’ADULTO. TIPICA E’ L’ASSENZA DI COMPORTAMENTI ESTREMIZZATI E PERSONALIZZATI. FA PARTE DEL GRUPPO DI BAMBINI DEFINITI “TRANQUILLI” NON LITIGA. SCHEMA COMPORTAMENTALE CARATTERIZZATO DA PASSIVITA’. ACCETTA IL COMPROMESSO DI “ESSERCI” SENZA “ESSERE VISTO”.
SFUGGENTE ALLE RELAZIONI
EVITA QUALSIASI CONTATTO INTERPERSONALE. PRESENTA COMPORTAMENTI AMBIVALENTI DI AVVICINAMENTO/ALLONTANAMENTO. ATTRAE L’ATTENZIONE SU DI SE’ PERCHE’ ESPRIME SOFFERENZA E DISAGIO. VIENE SPESSO ESCLUSO DAI COETANEI. E’ UN BAMBINO SPAVENTATO E DELUSO
L’AFFERMAZIONE DELLA CULTURA DELLA BIGENITORIALITA’ E’ IL CONCRETO EFFETTIVO RIMEDIO AL DANNO PER I FIGLI
IL MIGLIOR GENITORE ALLOCATARIO E’ QUELLO CHE MEGLIO CONSENTE ALL’ALTRO LA FREQUENTAZIONE CON I FIGLI.
Spazio Neutro
si connota come contesto specialistico in cui si garantisce, ai minori “messi in mezzo” alle dispute famigliari una possibilità di ascolto dei vissuti di famiglia e si favorisce il diritto alla bi-genitorialità.
“Neutro” nel senso di consentire uno spazio in cui si sospende il conflitto tra i genitori e si facilita al minore l’accesso a entrambe le famiglie di origine.
LA TUTELA DEL LEGAME GENITORIALE
INCONTRI PROTETTI
LE CORNICI TEORICHE DI RIFERIMENTO:
Psicologia giuridica clinica; psicologia sistemico- relazionale (approccio strategico); psicologia cognitivo-comportamentale
OBIETTIVO PREVALENTE:
favorire la tutela del legame genitoriale;
realizzare un contesto relazionale in cui i vissuti e le emozioni legate alla specifica vicenda possono essere verbalizzati, accolti e rielaborati senza produrre ulteriori rischi e pericoli per lo sviluppo psico-fisico dei bambini
FINALITA’:Relazione genitoriale/legame
affettivo
- mantenere- costruire- ricostruire- Proteggere- co-genitorialità
Il target a degli incontri protetti riguarda minori
coinvolti in situazioni quali: separazione/divorzio; violenza domestica; abuso psicologico, sessuale e/o
fisico; affidamento eterofamiliare periodo preadottivo; devianza psicopatologia/inadeguatezza
genitoriale.
LE TIPOLOGIE DEGLI INCONTRI PROTETTI
incontri protetti a fini osservativi-valutativi
verifica di fattibilità
incontri protetti a fini trattamentali
Le fasi dell’intervento
a) l’invio:
a.1.Analisi della domanda e incontro con l’inviante
b) I primi colloqui separati con i genitori
c) La conoscenza del bambino o adolescente
d) Gli incontri protetti
e) La chiusura del caso
PROCEDURE OPERATIVE
OPERATORE REFERENTE DEGLI ADULTI
OPERATORE REFERENTE DEL MINORE
GLI STRUMENTI CLINICI DELL’INTERVENTO
COLLOQUI INDIVIDUALI
COLLOQUI CON LA COPPIA GENITORIALE
COLLOQUI CON IL MINORE
INCONTRI PROTETTI VALUTATIVI
GIOCO LIBERO
COMPITI DI PARLATO
COMPITI DI ATTIVITA’
CRITERI DI ANALISI DELLA RELAZIONE TRA IL MINORE ED IL GENITOREqualità dello scambio
(apertura/chiusura; confidenza/opposizione; gamma di sentimenti/sentimento dominante);
funzione di guida e supporto del genitore (presente/assente o critica);
il minore esprime emozioni in presenza del genitore (no/si, positive/si, negative). Se le esprime, il genitore come risponde (ignorandole/reprimendole/subendole/accogliendole e rassicurandolo);
modalità di gioco del minore (da solo/con l’adulto su iniziativa del minore/con l’adulto su iniziativa del genitore/con l’adulto su iniziativa dell’operatore);
modalità relazionali del genitore durante il gioco (il genitore “segue” le proposte ludiche del minore/ il genitore “impone” sue regole ludiche);
esiste una modalità giocosa di parlare tra il minore e l’adulto (si/no);
modalità del genitore di “rispondere” alle indicazioni dell’operatore (le segue in modo collaborativi/ le segue perché costretto/ non le prende in considerazione).