La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” FACOLTA’ DI SOCIOLOGIA CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN POLITICHE SOCIALI E DEL TERRITORIO PROVA FINALE IN METODI STATISTICI PER LA VALUTAZIONE DEI SERVIZI LA VALUTAZIONE DEI PIANI TERRITORIALI DI POLITICHE GIOVANILI NELLA PROVINCIA DI NAPOLI RELATORE: Ch.mo Prof. Giancarlo Ragozini CANDIDATA: Rita Cimmino Matr. M16/000108 ANNO ACCADEMICO 2010/2011

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Dott.ssa Rita Cimmino. Tesi di Laurea in Metodi Statistici per la Valutazione dei Servizi. La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli. Università degli Studi di Napoli "Federico II".

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II”

FACOLTA’ DI SOCIOLOGIA

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN POLITICHE SOCIALI E DEL TERRITORIO

PROVA FINALE IN

METODI STATISTICI PER LA VALUTAZIONE DEI SERVIZI

LA VALUTAZIONE DEI PIANI TERRITORIALI DI POLITICHE GIOVANILI

NELLA PROVINCIA DI NAPOLI

RELATORE: Ch.mo Prof. Giancarlo Ragozini

CANDIDATA: Rita Cimmino Matr. M16/000108

ANNO ACCADEMICO 2010/2011

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Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.

Italo Calvino

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Indice

Introduzione ......................................................................................................................................... 1

Capitolo 1: La condizione giovanile nella società contemporanea ...................................... 4

1.1. I giovani come categoria sociale .................................................................................................. 4

1.2. Essere giovani nella società dell‟incertezza .............................................................................. 15

1.3. Le tappe di transizione verso l‟età adulta.................................................................................. 23

1.4. Le diseguaglianze nelle opportunità di emanciparsi dalla famiglia di origine... ................. 28

1.5. I valori, la fiducia nelle istituzioni e la partecipazione giovanile ........................................... 33

Capitolo 2: Le politiche giovanili ................................................................................................. 45

2.1. I giovani una priorità per l‟Europa ............................................................................................ 45

2.1.1. Gli interventi in materia di gioventù da parte dell‟Unione Europea tra gli anni

Novanta e Duemila .................................................................................................................... 49

2.1.2. Il Libro Bianco: un nuovo impulso per la gioventù europea .................................... 53

2.1.3. Il proseguimento degli obiettivi: la “Carta europea della partecipazione dei giovani

alla vita locale e regionale” e il “Patto europeo per la gioventù” ........................................ 57

2.2. I modelli nazionali di politiche giovanili ................................................................................... 62

2.3. Le politiche giovanili in Italia: una storia recente .................................................................... 69

2.3.1. L‟evoluzione delle politiche nel contesto nazionale ................................................... 70

2.3.2. Il Ministero per le Politiche Giovanili ........................................................................... 78

2.3.3. Il ruolo delle Regioni e degli Enti locali........................................................................ 84

2.4. I giovani in Campania e le politiche per la gioventù ............................................................... 88

2.4.1. Il settore delle Politiche Giovanili e la legislazione regionale .................................... 91

2.4.2. I servizi presenti sul territorio ed i progetti attivati ..................................................... 95

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Capitolo 3: La valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili

nella Provincia di Napoli .................................................................................. ..99

3.1. L‟oggetto di valutazione: la programmazione dei Piani Territoriali di Politiche

Giovanili .......................................................................................................................................... 99

3.1.1. La ripartizione territoriale per ambiti distrettuali ...................................................... 103

3.1.2. I requisiti richiesti ai Comuni per aderire ai Piani ..................................................... 107

3.1.3. Le linee d‟azione previste e le risorse finanziarie impiegate .................................... 110

3.2. Il processo di valutazione .......................................................................................................... 114

3.2.1. Il disegno di ricerca valutativo...................................................................................... 116

3.2.2. Gli obiettivi della valutazione ....................................................................................... 117

3.2.3. L‟approccio, la metodologia e le tecniche impiegate ................................................ 119

3.2.4. Lo strumento di rilevazione dei dati ............................................................................ 123

3.3. I risultati della programmazione .............................................................................................. 127

3.3.1. Le dimensioni esplorate all‟interno dell‟analisi del contesto locale: le

problematiche e i bisogni emergenti ..................................................................................... 128

3.3.2. Le priorità di programmazione e gli obiettivi strategici ........................................... 137

3.3.3. L‟analisi del sistema locale dei servizi Informagiovani e del sistema di

partecipazione giovanile: Forum, Consulte e Associazioni ................................................ 142

3.3.4. Le risorse finanziarie impiegate .................................................................................... 149

3.3.5. La coerenza tra le sezioni che compongono i documenti ....................................... 155

3.3.6. L‟innovatività degli interventi ....................................................................................... 162

3.3.7. Un caso di eccellenza: il PTG del distretto con Comune capofila Portici ............ 169

Conclusioni ....................................................................................................................................... 173

Appendice ......................................................................................................................................... 179

Riferimenti Bibliografici ............................................................................................................... 185

Sitografia ............................................................................................................................................ 191

Ringraziamenti ................................................................................................................................ 193

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1

Introduzione

La complessità delle società moderne rende arduo il compito di definire

l‟universo giovanile, poiché questa fase della vita è divenuta maggiormente

instabile ed il passaggio verso la maturità non è netto ed individuabile.

In particolare nella società italiana, il prolungamento del percorso

formativo, la dilatazione dei tempi di accesso al mercato del lavoro e la scarsa

propensione verso l‟autonomia abitativa, sono fenomeni che avrebbero il

duplice effetto di posticipare l‟attraversamento delle tappe di transizione e di

allungare il periodo di dipendenza economica dalla famiglia di origine.

Le nuove generazioni, assumono ruoli e responsabilità tipiche della

condizione adulta sempre più tardi e le politiche giovanili devono rapportarsi

ad ampie fasce di popolazione, che non rappresentano un gruppo omogeneo,

ma un universo variegato con bisogni ed esigenze differenti. Questi aspetti

rivelano quanto sia utile prestare attenzione alla fase giovanile, per riflettere su

quali interventi realizzare per rispondere ai bisogni di questa fascia di età molto

eterogenea.

In letteratura non è presente una definizione comune, univoca e condivisa

di cosa si intende per politiche giovanili, dato che ogni paese possiede un

proprio quadro politico nazionale e decide quali sono le finalità a cui devono

corrispondere gli interventi rivolti ai giovani. Analizzare questo tipo di

politiche, significa proiettarsi in un ambito particolarmente dinamico, ricco di

fermenti e progettualità, innescate da forti cambiamenti avvenuti sia a livello

internazionale che all‟interno dei singoli paesi.

Le politiche giovanili comprendono una serie di interventi trasversali che

attengono a diversi ambiti (come ad esempio quelli che riguardano il lavoro, la

formazione professionale, l‟istruzione, la salute, ecc.) il che rende molto

complessa una possibile definizione. Queste azioni sono accumunate dalla

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2

valenza pubblica e dalla finalità generale di fornire ai giovani «opportunità,

mezzi, possibilità e percorsi per vivere in modo positivo la fase di transizione

alla vita adulta» (Campagnoli 2010, p.79).

Analizzando le istituzioni preposte alla programmazione e alla realizzazione

delle politiche giovanili nel nostro Paese, ci si trova di fronte a una realtà

spesso frammentata e contraddittoria. Basti pensare che a differenza degli altri

contesti europei, non vi è una legge quadro o un‟Agenzia nazionale per lo

sviluppo delle politiche giovanili ed inoltre, ad esclusione degli Informagiovani,

manca un sistema di coordinamento dei principali servizi per i giovani. In

questo panorama spesso sono state trascurate le peculiarità territoriali e

soprattutto ignorati i bisogni dei soggetti destinatari delle politiche.

La Regione Campania negli ultimi anni ha avviato un percorso innovativo

di programmazione che sulla base di alcuni principi e linee guida europee, ha

portato alla realizzazione di interventi che mirano allo sviluppo del

protagonismo e della cittadinanza attiva dei giovani.

La recente programmazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili,

punta alla costruzione di un sistema integrato di interventi e servizi,

stimolando le potenzialità e le risorse locali. Questi Piani introducono

un‟innovazione nel quadro delle politiche giovanili, in quanto per la prima

volta vengono progettati interventi in maniera integrata, secondo una logica di

partecipazione allargata, valorizzando lo sviluppo locale e superando il

frazionamento comunale. I PTG hanno lo scopo di promuovere la

costruzione da parte dei Comuni, associati in distretti scolastici, di piani

organici che mettano a sistema tutti gli interventi di politiche giovanili presenti

sul territorio, spesso in maniera scollegata ed episodica. Grazie a queste

importanti sperimentazioni, le politiche giovanili si configurano sempre più

come politiche di sviluppo locale.

Il presente lavoro parte da questi assunti. Nello specifico, esso si struttura in

tre capitoli.

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3

Nel primo capitolo, dopo una prima riflessione sul concetto di gioventù,

saranno analizzati gli aspetti connessi alla condizione giovanile nella società

contemporanea, con riferimento al superamento delle tappe di transizione che

conducono i giovani verso l‟età adulta. Particolare attenzione sarà dedicata

anche allo studio delle diseguaglianze relative alle opportunità per gli individui

di emanciparsi dalla famiglia di origine, con il riferimento ad alcune variabili

socio-demografiche, che spesso incidono sulla condizione giovanile. Inoltre

attraverso gli studi sui giovani, l‟intento sarà quello di avviare una riflessione

più organica circa le nuove generazioni, andando oltre quelle visioni che

inquadrano tali soggetti come assenti dalla vita pubblica, sfiduciati nei

confronti delle istituzioni e privi di valori.

Il secondo capitolo, invece, offre una panoramica delle politiche giovanili

presenti sul piano nazionale ed internazionale. Partendo dallo studio di alcuni

importanti documenti europei, saranno presentati i principi che hanno guidato

tali politiche a svilupparsi a livello nazionale e regionale.

Nel terzo capitolo verranno analizzati i Piani Territoriali di Politiche

Giovanili della Provincia di Napoli, attraverso una valutazione ex ante della

programmazione degli interventi. Questo tipo di valutazione viene svolta

prima dell‟approvazione e della successiva implementazione di una politica

pubblica. Lo scopo è quello di rilevare le potenzialità delle azioni, in modo da

offrire una prospettiva più ampia e realistica degli effetti possibili. Prima di

iniziare la valutazione, sarà indispensabile elaborare un disegno di ricerca

valutativo, per avere un quadro sistematico di come condurre l‟analisi, utile per

illustrare gli obiettivi, lo scopo della valutazione, l‟approccio metodologico e le

tecniche da impiegare. In questa sede l‟attività valutativa sarà indirizzata alla

formulazione di osservazioni critiche circa gli obiettivi e le strategie distrettuali,

per analizzare come si è cercato di rispondere effettivamente ai bisogni locali e

giovanili. Il giudizio verterà infine sul grado di coerenza dei documenti e sul

livello di innovatività delle iniziative.

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Capitolo 1: La condizione giovanile nella società contemporanea

«Non ne potevo più di vedere questa generazione raccontata sempre e soltanto come un branco

indistinto di depressi, composto da picchiatori e prostitute in erba. Non ne potevo più di video di

stupri e violenze girati con i telefonini nei gabinetti delle scuole e nelle aule, caricati su YouTube e

poi ripresi con prosopopea scandalistica da giornali e tv, commentati da psicologi e sociologi col

piglio paternalistico di chi dispensa diagnosi, prescrive ricette, dice “noi adulti”, “questi

giovani”, “aiutiamoli”. Tutte le volte che sento gli psicologi e i filosofi dire in televisione

“dobbiamo aiutarli” mi sembra parlino di una popolazione dell’Angola, della Birmania o della

Namibia, e non dei loro figli».

Andrea Bajani – Domani niente scuola

1.1. I giovani come categoria sociale

Uno dei primi passi da compiere quando si analizzano le politiche giovanili,

è definire l‟oggetto di studio. Per capire chi sono i giovani, occorre riflettere su

alcuni fenomeni che hanno contribuito ad estendere i confini temporali di

questa fase della vita, fino a comprendere strati sempre più ampi della

popolazione. La realtà giovanile è per sua stessa natura mutevole, ed è per

questo motivo che definire la gioventù non è un‟impresa semplice, anche

perché nonostante siano presenti importanti contributi sia di carattere

scientifico che divulgativo, ancora non si è giunti ad un pieno accordo tra gli

studiosi. Proprio per la natura della tematica troppo complessa e dinamica non

si è mai arrivati al punto di elaborare una vera e propria teoria dei giovani

(Tomasi 2000).

Nel corso degli anni, diverse discipline hanno individuato parametri per

classificare i soggetti in base ad alcune attribuzioni e caratteristiche comuni1,

1Nel 1994 il sociologo Alessandro Cavalli sottolineava come diverse discipline utilizzino specifici criteri per definire i giovani, come ad esempio la maturità biosomatica o quella biopsichica, rivelando in ogni caso la difficoltà di delineare confini e punti di rottura netti tra infanzia, giovinezza e età adulta.

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5

tuttavia individuare criteri specifici e confini netti per attribuire un‟etichetta

univoca a determinati segmenti sociali utilizzando come parametro l‟età,

appare un‟impresa tanto ardua quanto suggestiva (Diamanti 2007).

Sicuramente risulta difficile parlare di giovani, tratteggiarne il profilo, senza

incorrere in semplificazioni. In passato questo concetto era definito

approssimativamente, poiché mancavano studi e ricerche sui giovani, che non

rappresentavano un oggetto di studio privilegiato2. Nell‟ultimo decennio del

secolo scorso, invece, sono proliferate le ricerche e sono state realizzate

numerose pubblicazioni. Tuttavia gli studiosi si sono sempre posti in maniera

strumentale, inquadrando le nuove generazioni in uno specifico ambiente,

interpretando il loro modo di agire in un singolo momento storico, o cercato

di comprendere in maniera asettica il loro comportamento politico, i loro

consumi, il livello di partecipazione e così via (Tomasi 2000). In alcuni casi

non sono mancate immagini stereotipate ed una serie di etichette

stigmatizzanti, attribuite per identificare tali soggetti come “devianti”, “a

rischio”, “disadattati”, “problematici” e tutte queste attribuzioni hanno trovato

eco nell‟attività giornalistica e marcatamente di cronaca nera (Poggio, Zanutto

1994). Il concetto di giovane e di età giovanile rischiano di diventare luoghi

comuni, fulcro di una retorica che attinge, in modo più o meno inconsapevole,

dal senso comune (Bourdieu 1992; d‟Eramo 2001). Talvolta risulta difficile

guardare al di là della semplice ideologia spontanea,3 poiché tale assunto ha

dato vita ad una serie di espressioni frequentemente utilizzate in maniera

2 Come spiega de Lillo (2007) gli studi sui giovani da marginali sono divenuti centrali a partire dagli anni Settanta, grazie ai movimenti studenteschi, quando per la prima volta si è riflettuto sul ruolo dei giovani nella società, visti come attori protagonisti del cambiamento e portatori di spinte rivoluzionarie. Intorno agli anni ‟80 nasce una vera e propria sociologia dei giovani e si sviluppano tematiche e ricerche empiriche che saranno la base per importanti ricerche future. 3 Come illustra d‟Eramo (2001) quello di giovane rappresenta il classico concetto di “ideologia spontanea” di cui parlava Bourdieu. Infatti, nella cosiddetta “sociologia volgare”, esistono diverse dicotomie spontanee come ad esempio ricchi/poveri, giovani/vecchi, emarginati/integrati, ed ognuna di queste opposizioni è profondamente carica di connotazioni e di significati presenti nell‟immaginario collettivo.

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convenzionale, quali ad esempio: disagio giovanile, delinquenza giovanile,

disoccupazione giovanile, e via dicendo. Come ritiene de Lillo (2007), i giovani

non possono essere chiamati in causa solo quando si è pronti a metterli sul

banco degli imputati. Nella rappresentazione che gli adulti hanno dei giovani

sembrano prevalere i tratti negativi su quelli positivi, così come avviene nelle

immagini mediatiche, che riportano ogni giorno fenomeni di bullismo, di

violenza negli stadi, di stragi del sabato sera, e lamentele di insegnanti che non

riescono a gestirli (de Lillo 2007).

I soggetti ai quali non è possibile attribuire l‟etichetta di disagio non sono

interessanti per i media e, in alcuni casi, non lo sono neppure per chi si occupa

di condurre ricerche sui giovani. Troppo spesso «l‟allarmismo diviene più

appagante della rassicurazione e ciò che è “normale” è come se non esistesse»

(de Lillo 2007, p.20).

La complessità delle società moderne rende poco facile definire una volta

per tutte l‟universo giovanile, poiché l‟entrata dei giovani nella società avviene

oggi in modo assai differenziato. Tuttavia si cercherà di andare al di là del

senso comune, tentando di superare stereotipi e preconcetti che investono la

condizione giovanile.

La trattazione sociologica negli ultimi decenni ha offerto notevoli

contributi, permettendo di compiere riflessioni sistematiche e smentendo

alcune “false teorie”. In particolare Cavalli (1980) ha contribuito a screditare le

tesi di alcuni autori4 che consideravano erroneamente i giovani dapprima come

una classe sociale, poi come una classe di età. In effetti i giovani non

costituiscono una classe sociale, in quanto non sono collocati stabilmente nella

struttura sociale del lavoro, piuttosto essi possono appartenere a diverse classi

sociali a seconda della posizione che occupa la famiglia di origine. Proprio per

questo la gioventù è un fenomeno attualmente riscontrabile in quasi tutte le

4 La tesi che i giovani costituiscano una classe sociale era stata sostenuta da J. e M. Rowntree, 1968.

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classi sociali. Un altro modo che consente di fare chiarezza sul tema è spiegare

i motivi per cui tali soggetti non costituiscono neppure una classe di età, in

quanto la gioventù è una condizione sociale slegata dai processi biologici. In

merito a quest‟ultima considerazione bisogna dimostrare che la gioventù

rappresenta una costruzione sociale, non determinata biologicamente. Per

comprenderne i motivi, sarà necessario soffermarsi brevemente sui diversi

modi di definire l‟età, per poi effettuare una distinzione fra due ambiti molto

diversi, ovvero: l‟età biologica e l‟età sociale (d‟Eramo 2001).

Le età segnano i mutamenti degli esseri umani nelle varie fasi della vita

(Cavalli 2004, p.14) e oltre a rappresentare una caratteristica ascritta degli

individui, costituiscono uno status di transizione, poiché nel corso della vita5 si

passa da un‟età all‟altra. Per quanto riguarda l‟età biologica si considera

generalmente un processo di maturazione fisica dell‟individuo, che si misura

attraverso un semplice conteggio di anni; mentre per età sociale si fa

riferimento alla costruzione sociale dell‟età, in base alle norme condivise da

una comunità. In tutte le società vi sono vari strati o coorti di individui di età

simile, nati nello stesso arco temporale. Tali strati oltre ad essere diversi per

ampiezza e composizione, differiscono anche per lo status ed i diversi ruoli

ricoperti nel tempo: infatti i diritti, i doveri e le ricompense vengono distribuite

in maniera diversa a seconda dell‟età, mentre i comportamenti ritenuti adeguati

possono essere definiti sia da norme formali, come quelle giuridiche, sia da

quelle informali, ovvero le regole e le aspettative comunemente valide per una

società. Le costituzioni, le leggi ed i vari regolamenti, stabiliscono a che età

andare a scuola, votare, entrare nel mercato del lavoro, a quanti anni è

possibile sposarsi o andare in pensione a seconda dei Paesi e dei contesti

storici (Bagnasco, Barbagli, Cavalli 1997). Tuttavia accanto alle norme formali

5 In sociologia il concetto di corso di vita ha sostituito quello di ciclo di vita, ritenuto inadeguato, poiché troppo ancorato alle modalità di passaggio meccaniche e dunque non in grado di coglierne le sempre più frequenti sovrapposizioni (Bichi 2000).

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una persona può essere considerata giovane rispetto ad alcune norme

informali. Ad esempio, nella maggior parte delle società occidentali

contemporanee, un individuo di ventotto anni può essere definito “giovane”

in riferimento alla sua posizione nel mercato del lavoro, ma nel mondo

sportivo verrà sicuramente percepito come “maturo” o addirittura “vecchio”,

mentre al contrario quando si parla di “giovane scrittore” si considerano

persone sopra i quaranta anni. In questi casi si fa riferimento alla percezione

sociale dell‟età, che diviene relativa in quanto non rappresenta un mero dato

anagrafico, ma un‟attribuzione variabile a seconda della posizione e dei ruoli

che le persone occupano all‟interno delle relazioni sociali.

Quindi per delineare con maggiore chiarezza i contorni della giovinezza,

sarà necessario riflettere sulle diverse fasi del ciclo di vita e sulle trasformazioni

avvenute nel corso del tempo, che hanno inciso sulla determinazione della

categoria sociale dei giovani. La riflessione sociologica ha chiarito in che modo

i fattori storici, economici e sociali influiscano sul superamento delle fasi della

vita e sulla definizione delle categorie sociali. Infatti nelle società premoderne,

l‟assunzione all‟interno di un nuovo stadio di vita ed il cambiamento di status

era unicamente dettato dall‟età e non avveniva in coincidenza con la

maturazione psicologia e sociale, poiché questi passaggi erano legati ad

avvenimenti biologici e naturali dell‟individuo (nascita, pubertà, morte). Quindi

l‟età era il fattore che determinava il passaggio da una fase all‟altra del ciclo di

vita e le fasi erano scandite da riti di passaggio6 che rappresentavano «l‟esame

che i candidati dovevano superare per attraversare i confini molto definiti e

netti tra bambino e giovane, e tra giovane e adulto» (Romano 2004, p.23).

Nella società contemporanea non solo il criterio dell‟età non è più ammesso

come parametro per definire la transizione da una fase all‟altra, ma anche i

6 I riti di passaggio accompagnano avvenimenti e situazioni connesse o meno ad avvenimenti biologici come la nascita, il matrimonio, la morte ed altre situazioni che possono essere gestite socialmente mediante rituali. In particolare i riti di passaggio consentono di legare la vita individuale alla vita comunitaria e di scandire il percorso di vita in tappe precise che supportano l‟individuo nel corso della transizione.

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tradizionali riti di passaggio sono venuti a mancare7, contribuendo a rendere

più individuale e indeterminato quello che in precedenza costituiva un

passaggio netto, in cui si abbandonava la condizione giovanile per entrare in

quella adulta.

Il corso della vita di un individuo è frutto di un processo continuo

composto da fasi che rappresentano “insiemi aperti”, poiché non contengono

delimitazioni o confini netti che consentano di precisare il momento esatto in

cui termini una fase e ne inizi un‟altra (d‟Eramo 2001, p.30). La gioventù, da

questo punto di vista, rappresenta «uno stadio sociale del ciclo di vita tipico

delle società moderne» (Cavalli 2008, p.18) che segna «il passaggio dallo status

sociale di bambino a quello di adulto» (Bagnasco, Barbagli, Cavalli 1997,p.388).

Ma i modi ed i tempi di questa fase cambiano con il periodo storico e con il

tipo di società. Basti pensare che nelle società precedenti non esisteva una fase

della gioventù dotata di caratteristiche sociali definite; ma per giovinezza si

intendeva principalmente uno stato di benessere, salute e vigore del corpo

apprezzato proprio per la sua brevità (d‟Eramo 2001). Per le generazioni

precedenti è possibile addirittura parlare di «assenza di gioventù»8 in quanto vi

era un ingresso precoce nel mondo adulto in seguito all‟assunzione di ruoli e

responsabilità, quindi diventare biologicamente giovani significava essere

considerati sociologicamente adulti. Come spiega Cavalli è evidente che:

«nelle società precedenti non vi era una fase della gioventù dotata di caratteristiche sociali definite; (…) i ruoli sociali venivano appresi ed esperiti precocemente quasi sempre attraverso l‟imitazione di modelli familiari o parentali. Nelle società contadine si cominciava da bambini a lavorare nei campi, mentre nella società artigianale si andava presto a bottega (…) All‟inizio dell‟industrializzazione, la classe operaia mandava i propri figli in fabbrica ancora bambini, o comunque, più tardi, appena la legge lo consentiva». (Cavalli 1980, p.520).

7 Secondo alcuni studiosi, nell‟epoca della tarda modernità, i riti di passaggio tra le diverse fasi della vita non sono affatto scomparse, bensì si sono trasformati e talvolta sono entrati a far parte di azioni consuete o quotidiane (Rivière, 1995). 8 Cavalli A. (1980) “La gioventù: condizione o processo?”, in Rassegna italiana di sociologia, vol. XXI, n. 4, p.520.

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Questa condizione è possibile ritrovarla anche nella società attuale, ma ci si

riferisce principalmente a classi sociali minoritarie e marginali. Per questi

soggetti la fase giovanile rappresenta un dato puramente anagrafico e non un

fatto sociale9. Quindi il concetto di giovane assume una valenza relativa in

quanto non ha un significato univoco, ma variabile a seconda del contesto,

delle epoche storiche, del tipo di cultura e della società di riferimento (Buzzi,

Cavalli, de Lillo 2002). In epoche precedenti, in assenza di mezzi economici e

di mobilità sociale, il ventaglio di possibilità di un individuo era più ristretto e

della gioventù sociale potevano beneficiare solo pochi eletti, mentre per la

maggior parte degli individui, una volta abbandonata l‟infanzia, vi era un

ingresso precoce nel mercato del lavoro. Essere giovani era una prerogativa ed

un privilegio, riservato ai figli delle classi superiori e coincideva con la figura

dell‟erede, ovvero di colui che possedeva un certo patrimonio fornitogli dai

genitori, senza però assumersi le responsabilità ed i compiti sociali per gestire

tali risorse. Nelle società che hanno preceduto quella contemporanea tale

condizione è quindi «definibile in termini di fase di transizione nell‟ambito di

un processo che ha come sbocco l‟accesso a posizioni adulte appartenenti alle

classi dirigenti».10 In “Sociologia della famiglia” Saraceno e Nandini affermano che

in passato:

«l‟entrata nello status adulto, cioè di persona socialmente autonoma, non dipendeva né dallo sviluppo delle capacità individuali, né tanto meno dalla decisioni legislative, ma più dalle strategie familiari complessive. Così, una donna non diventava adulta pienamente se non quando si sposava, e anche in questo caso solo quando era moglie del capofamiglia. Un uomo diveniva adulto non già quando iniziava a lavorare, il che poteva avvenire molto presto, e neppure quando terminava la propria formazione, ma solo quando diveniva capo di casa, al controllo delle risorse familiari» (Saraceno, Naldini 2001,pp.131-133).

Michael Brake (1985) sostiene che è solo a partire del quindicesimo secolo

in Inghilterra che la società inizia ad interessarsi ai giovani, introducendo

9 Ivi. 10 Ibidem, p. 521.

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norme atte a regolamentare il loro comportamento per contrastare la

criminalità, correlata al fenomeno migratorio. Da questo momento in poi si

delinea una fascia di età caratterizzata per particolari stili di vita e consumi

(Tommasi 2000). Inoltre grazie all‟ascesa della borghesia e all‟affermarsi della

società industriale tale condizione riguardò sempre più fasce della popolazione.

Ad indagare come tali aspetti contribuiscono a definire la condizione della

gioventù gli studiosi Dal Lago e Molinari sostengono che:

«La costruzione sociale della categoria della giovinezza risponde a bisogni e a dinamiche ben precisi. Non a caso è nel corso dell‟Ottocento, in concomitanza con l‟affermarsi della società industriale e con l‟ascesa della borghesia a classe dominante, che prende corpo il mito della giovinezza come età formativa del percorso di vita.» (Dal Lago, Molinari 2001, p.13)

Come spiega Amaturo (2000) le trasformazioni che hanno coinvolto le

società verso la fine dell‟Ottocento ed inizio Novecento, hanno contribuito ad

estendere la concezione di giovane a larghi strati di popolazione ridefinendo le

tappe della vita. Con la scolarizzazione di massa e l‟introduzione di politiche di

welfare si delinea una nuova categoria sociale, connotata dalla peculiarità di

essere inserita nel circuito dei consumi senza ancora essere in grado di

provvedere al proprio mantenimento economico in quanto non produce

reddito. In Italia verso la fine degli anni „50 alcuni studiosi iniziarono a parlare

della giovinezza come “età sociale” in quanto i consumi di massa si estesero,

grazie al boom economico, contribuendo a delineare la nuova figura del

giovane inteso come soggetto «inserito nel mercato dei consumi, ma non

ancora entrato in quello del lavoro o della produzione» (d‟Eramo 2001, p.32).

Da quanto emerso fin ora appare chiaro che non è possibile studiare i

giovani in maniera decontestualizzata, al di là di un preciso ambito

socioculturale e cornice temporale, ma d‟altra parte non è nemmeno possibile

confrontarli al di fuori dalle altre categorie sociali, poiché si tratta di un

concetto di natura relazionale e non distributiva (De Lillo 2007, p.12) in

quanto si è giovani in relazione alle altre fasi del ciclo di vita. La fase giovanile

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dunque non avrebbe senso se non contestualizzando la condizione adulta, in

quanto tali concetti si definiscono reciprocamente. Tuttavia non è sufficiente

considerare la gioventù come un processo transitorio che ha come esito

l‟entrata nel mondo adulto. Essere giovani va inteso come una condizione

sociale, poiché a differenza di un processo in continuo divenire, rappresenta

uno stato in cui l‟esito non è garantito ed il passaggio verso la maturità non è

netto ed individuabile. Nel definire la gioventù come condizione e non come

processo Cavalli afferma che: «mentre un processo è un complesso di pratiche

tese verso un esito prevedibile, una condizione è una situazione di attesa di un

esito imprevedibile»11. L‟autore definisce i giovani come un‟entità sociale tipica

delle società moderne, in quanto, mentre nelle società tradizionali si pensava

alla gioventù come ad un‟età biologica, scandita da riti di passaggio in

coincidenza con cambiamenti del ciclo di vita individuale, con l‟avvento della

modernità e l‟affermarsi delle società industriali, vengono meno gli ancoraggi

alle tradizionali fasi di transizione (Cavalli 1980). Nelle società attuali, gli

studiosi osservano una sorta di ampliamento di questa fase, dovuta

all‟allungamento del periodo di formazione/scolarizzazione, ai problemi

connessi all‟accesso ad un mercato del lavoro, poco favorevole alle nuove

generazioni ed alle politiche di welfare scarsamente indirizzate a sostenere

l‟autonomia dei giovani e quella delle giovani coppie (de Lillo 2007). La

coerenza tra gioventù anagrafica e gioventù sociale è attualmente messa in

discussione a causa di processi che hanno prolungato l‟acquisizione

dell‟indipendenza da parte delle nuove generazioni. Nel corso del tempo sono

mutate le condizioni relative al sistema economico, politico e sociale che di

conseguenza hanno portato gli studiosi a ridefinire la condizione giovanile, che

non rappresenta più una fase preparatoria all‟assunzione di compiti adulti e

all‟acquisizione delle competenze necessarie per occupare un ruolo sociale

11 Cavalli A. (1980) “La gioventù: condizione o processo?, in Rassegna italiana di sociologia, XXI, pp.519-542.

Page 17: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

13

definitivo, perché questa fase si è prolungata nel tempo ed è divenuta

maggiormente instabile.

In generale essere giovani può essere inteso sia come una fase della vita che

come una categoria sociale. Se si intende l‟essere giovani come una fase della

vita, si farà riferimento soprattutto al periodo compreso tra l'infanzia e l'età

adulta. Per categoria sociale invece si intende rappresentare i giovani come un

gruppo con esigenze specifiche, degli interessi e caratteristiche proprie,

influenzati dalla stessa società, da istituzioni e regole comuni (Buzzi, Cavalli,

de Lillo 2002). Come spiega Zurla:

«Se è vero che i giovani sono interpretabili anche in termini di categoria sociale prodotta da specifiche istituzioni quali, ad esempio, i sistemi di welfare, il mercato del lavoro e la famiglia, allora il cambiamento di queste istituzioni verificatosi negli ultimi decenni ha contribuito a modificare sensibilmente la loro condizione» (Zurla 2007, p.20).

Il dibattito sulle trasformazioni della transizione ha visto emergere due

posizioni. La prima attribuisce principalmente ai fattori strutturali le maggiori

difficoltà incontrate dai giovani a raggiungere la condizione adulta. In

particolare, il prolungamento del percorso formativo, la dilatazione dei tempi

di accesso al mercato del lavoro e la scarsa propensione verso l‟autonomia

abitativa, sono fenomeni che avrebbero il duplice effetto di posticipare

l‟attraversamento delle altre fasi della transizione e di allungare il periodo di

dipendenza economica dalla famiglia d‟origine (Schizzerotto 2002). La seconda

posizione valuta l‟effetto delle trasformazioni strutturali non solo in termini di

allungamento della durata della transizione, ma anche in relazione alle

modificazioni avvenute nello stesso modello di passaggio (Buzzi 2007). Il

percorso verso l‟età adulta sarebbe sempre più individualizzato e, così come

sostenuto da Cavalli e Galland (1996), accanto al tradizionale modello di

transizione in cui le diverse fasi si succedono secondo un ordine prestabilito, si

vanno progressivamente affermando una serie di situazioni intermedie e di

frontiera in cui ruoli adulti ed adolescenziali possono addirittura coesistere. Si

Page 18: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

14

viene a creare dunque una condizione di semidipendenza (Cavalli, Galland

1996) in quanto i giovani possono essere dipendenti economicamente dalla

famiglia ed allo stesso tempo liberi di compiere delle scelte e godere dei

privilegi dell‟età adulta, acquisendo competenze necessarie a ricoprire ruoli

sociali stabili. Pertanto a seguito di questi cambiamenti, che nel tempo hanno

influito sul conseguimento delle tappe, anche le indagini sui giovani hanno

dovuto adeguarsi. Negli anni Cinquanta, più che di giovinezza, vi era

un‟attenzione particolare all‟adolescenza12, in quanto gli studi erano rivolti ad

fascia di età compresa tra i 15 ed i 20 anni. Successivamente le indagini

condotte dall‟Istituto Iard, realizzate a partire dai primi anni Ottanta, si

interessano ai giovani considerando quei soggetti di età compresa tra i 15 ed i

24 anni. Col passare del tempo, però i risultati emersi dalle rilevazioni hanno

mostrato un progressivo differimento delle tradizionali tappe di passaggio

dall‟adolescenza all‟età adulta, e ciò ha comportato un‟estensione della fascia

di età che definiva i giovani. Infatti nelle rilevazioni successive degli anni ‟90,

per poter studiare la realtà giovanile, il limite è stato protratto a 29 anni, fino a

giungere nell‟ultima indagine del 2004, a prolungare l‟età massima fino a 34

anni13. Per questo motivo Cavalli (2002) ha parlato di un passaggio da una

gioventù corta (che andava dai 15 ai 24 anni) ad una gioventù lunga (dai 15 ai

34 anni).

Secondo gli studiosi, una persona, diventa adulta quando ha varcato cinque

diverse soglie, ovvero: a) ha terminato gli studi, b) è entrata nel mondo del

lavoro ed ha un‟occupazione relativamente stabile, c) ha lasciato la casa dei

genitori, d) si è sposata, e) è diventata padre o madre (Barbagli, Castiglioni,

Dalla Zuanna 2003, p.14).

12 Per adolescenza si intende una fase del ciclo della vita caratterizzata dal cambiamento fisico, sessuale e psicologico, come implica l'etimologia della parola: "crescere" dal latino "adolescere". In tale fase di passaggio si evidenziano processi di sviluppo diversi come l'avvento della pubertà, le trasformazioni del corpo, l'acquisizione del pensiero astratto operativo-formale, il disinvestimento dei legami infantili e lo sviluppo dell'identità. 13 Alcune recenti ricerche hanno considerato i giovani anche fino a 39 anni (de Lillo 2007).

Page 19: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

15

Tuttavia, in particolare negli ultimi decenni, nel nostro Paese si riscontra

una tendenza a procrastinare il superamento delle tappe che segnano il

passaggio verso l‟età matura.

Analizzare la giovinezza comunque non implica soltanto verificare come gli

individui passano da una fase all‟altra, cambiando la propria condizione:

dall‟essere studente all‟essere lavoratore, dall‟essere dipendente dalla famiglia al

divenire autonomo, dall‟essere figlio a divenire genitore (Cioni, Tronu 2007).

Occorre prestare attenzione alla giovinezza come una fase della vita a se

stante, in cui i diversi passaggi non vengono compiuti nello stesso modo e

nello stesso arco temporale, ed inoltre la transizione non assume gli stessi

significati per tutti soggetti indistintamente.

Dato che la gioventù attualmente rappresenta una condizione sociale,

slegata dai processi di maturazione biologica, occorre prestare attenzione in

particolar modo a cosa vuol dire essere considerati giovani nella società

contemporanea, analizzando il complesso passaggio che ha condotto dalla

società tradizionale alla società moderna.

1.2. Essere giovani nella società dell’incertezza

Le profonde trasformazioni che hanno interessato i Paesi occidentali negli

ultimi decenni, hanno contribuito a generare nuovi rischi e forme di

vulnerabilità. A partire dalla fine degli anni ‟60 con la destrutturazione del

modello fordista, l‟indebolirsi della famiglia stabile fondata sul cosiddetto

modello del male breadwinner e sulla ripartizione dei compiti in base al genere,

con la crisi dei sistemi di protezione sociale, i rischi e il corrispondente senso

di insicurezza, hanno riguardato sempre più individui e sempre più fasi del

corso di vita (Saraceno 1990; Castel 1997; Ranci 2002; Paci 2005). In

Page 20: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

16

particolare negli ultimi anni l‟allungamento dei percorsi scolastici, la crisi del

mercato del lavoro, la posticipazione dell‟evento nuziale e genitoriale, hanno

modificato il periodo giovanile e messo in crisi la certezza del percorso verso

la condizione adulta. La giovinezza non costituisce una fase preparatoria

all‟assunzione di compiti e all‟acquisizione delle competenze necessarie ad

occupare un ruolo sociale definitivo, ma una condizione «di attesa di un esito

imprevedibile» (Cavalli 1980, p.524). Le nuove generazioni, infatti, assumono i

ruoli e le responsabilità tipiche della condizione adulta sempre più tardi e le

politiche giovanili devono quindi rapportarsi ad ampie fasce di popolazione,

che non rappresentano un gruppo omogeneo, ma un universo variegato con

bisogni ed esigenze differenti. A tal proposito è stato sostenuto che lo stesso

concetto di condizione giovanile diventa riduttivo per coglierne l‟eterogeneità

(Grossi 2002a).

Infatti ci possono essere «tante condizioni giovanili, tanti percorsi verso la

vita adulta, tanti modi di vivere questa fase del ciclo di vita» (Buzzi, Cavalli, de

Lillo 2002, p.520). In particolare quello che maggiormente sembra

caratterizzare la gioventù moderna rispetto alle società tradizionali è che «oggi

essere giovani vuol dire vivere in una dimensione di incertezza» (Cavalli 1997,

p.16). In questo tipo di società tali soggetti si trovano costantemente di fronte

alla necessità di dover scegliere per costruire il proprio avvenire.

Come riportato in alcuni importanti documenti europei, i giovani

rappresentano oggi un gruppo “in divenire”14, ovvero, essi devono essere in

grado di costruire la propria biografia e valutare tutte le possibili alternative in

base alle proprie risorse ed alle proprie preferenze, scontrandosi con un

mondo in rapida trasformazione e dalle mille opportunità, in cui gli scenari

futuri appaiono sempre più difficili da prevedere e di conseguenza diventa

14 Un esempio è il “Libro Bianco della Commissione Europea: Un nuovo impulso della Gioventù

Europea” del 2001 e la “Carta Europea della Partecipazione dei Giovani alla vita locale e regionale” del

2003.

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17

sempre più complesso prefigurare un preciso percorso di realizzazione

personale. Rispetto alle generazioni precedenti:

«la maggior parte dei giovani non sono posti di fronte ad un destino sociale ineluttabile, non dovranno più, come succedeva alla gran parte dei loro coetanei in epoche passate, seguire le orme dei padri e dei nonni, ma hanno di fronte a sé una pluralità di opzioni e opportunità, reali o soltanto immaginarie, tra le quali scegliere». (Cavalli 1994, p.333)15

Nella società contemporanea, emergono maggiori opportunità per i giovani

di «emanciparsi dai vincoli della famiglia di origine e dunque di sottrarsi,

perlomeno sul piano formale, al proprio destino di classe» (De Luigi, 2007,

p.49) Tuttavia se da un lato aumentano le opportunità, dall‟altro lato cresce

l‟insicurezza ed è forse questo il costo da pagare nei confronti del processo di

avanzamento della modernità.

Per il sociologo Zygmund Barman «il disagio della modernità nasceva da

un tipo di sicurezza che assegnava alla libertà un ruolo troppo limitato nella

ricerca della felicità individuale. Il disagio della post-modernità nasce da un

genere di libertà nella ricerca del piacere che assegna uno spazio troppo

limitato alla sicurezza individuale» (Bauman 1999, p.10).

Nel momento in cui la società post-moderna mette gli individui nella

condizione di essere liberi di scegliere, allo stesso tempo li rende sia

responsabili che colpevoli delle conseguenze delle proprie azioni. L‟individuo

giovane, quindi, sente l‟obbligo di costruire un proprio itinerario, trovandosi a

fronteggiare costantemente con i vincoli e le risorse sotto il profilo formativo,

lavorativo, sociale e culturale che influenzano profondamente le opportunità ei

i percorsi di transizione verso l‟autonomia. Ciò comporta che:

«l‟individuo deve imparare, pena una condizione di svantaggio permanente, a concepire sé stesso come centro dell‟azione, come ufficio-pianificazione in merito alla propria biografia, alle proprie capacità, ai propri orientamenti, alle proprie relazioni» (Beck 2000, p.195).

15 Cavalli A., voce Giovani, Enciclopedia delle Scienze Sociali Treccani, vol. IV, Roma 1994, p.333.

Page 22: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

18

Infatti nella nuova modernità «pochi chiederebbero oggi il sacrificio delle

libertà individuali per il bene della società: non è la libertà individuale che deve

legittimarsi per la sua utilità sociale, ma è la società che deve legittimarsi in

termini di servizio reso alla libertà del singolo» (Bauman 1999, p.21).

La variabilità delle traiettorie biografiche personali, segnate da percorsi

sempre più individualizzati, porta tali soggetti a dover scegliere tra una

molteplicità di modi di essere e costruire il proprio futuro, ma in assenza di

ancoraggi stabili e punti di riferimento forti e tutto questo rende

maggiormente problematica l‟assunzione dei ruoli adulti.

Paradossalmente a questa maggiore autonomia derivante dall‟indebolimento

delle principali istituzioni e dalla loro capacità di strutturare ed organizzare la

vita sociale degli individui, subentra il senso di insicurezza e la perdita di

autodeterminazione.

Questa nuova libertà di scelta è accompagnata, inevitabilmente, da un

sentimento di responsabilità, verso se stessi e verso le conseguenze derivanti

dalle proprie azioni. Se questo progetto dovesse a fallire, ossia, laddove la

costruzione della propria vita crollasse improvvisamente, o non si riuscissero a

trovare le risorse necessarie per proseguire, l‟individuo si addosserà totalmente

la responsabilità del proprio fallimento. Quindi nella società del rischio il senso

di colpa diventa il fardello aggiuntivo di ogni insuccesso (Giddens 1994).

La costruzione dell‟identità, non essendo più sostenuta dalla tradizione,

diventa un progetto individuale, un vero e proprio “dovere”, insomma, che

ciascun soggetto è chiamato ad assolvere in una società dove il cambiamento è

diventato la regola e l‟unica certezza di cui le persone possono disporre

(Giddens 1999).

In un‟epoca che non lascia spazio alla progettazione a lungo termine il

presente rimane l‟unica dimensione, l‟unico tempo della vita, dato che il

passato ha perso la propria funzionalità, mentre il futuro diventa sempre più

vago e incerto. Ogni azione e ogni decisione viene considerata revocabile,

Page 23: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

19

modificabile; nulla può apparire irreversibile in una società appiattita sul

presente che invece è reversibile, incerta, fluida e mutevole.

In generale è la stessa concezione di rischio a cambiare, diventando

qualcosa di ineliminabile e quindi accettabile, poiché entra a far parte del

vivere quotidiano, infatti: «accanto ad una certa proiezione nel presente, da

alcuni anni connaturata con l‟esperienza giovanile, la tendenza più nuova

sembra essere orientata ad una particolare diffusione dell‟accettabilità del

rischio» (Buzzi, Cavalli, de Lillo, 1997, pp. 359-360). La tradizionale valenza

negativa del concetto di rischio si è recentemente trasformata assumendo

anche una connotazione positiva quando rappresenta una componente

centrale del successo personale.

Nell‟elaborazione teorica di Giddens (1994) è possibile notare come la

cultura del rischio sia favorita dalla società moderna. Il sociologo inglese,

infatti, afferma che ci si trova di fronte ad «un nuovo profilo di rischio

introdotto dall‟avvento della modernità» (Giddens 1994, p.111). Secondo

l‟autore oltre agli aspetti più minacciosi del rischio, emergono anche lati

positivi uno dei quali rappresentato dal dischiudersi di possibilità straordinarie

in termini di ampliamento della libertà di azione del soggetto, a patto che però

che essi siano capaci di utilizzare in maniera auto-riflessiva le nuove

opportunità offerte dalle mutevoli e variegate situazioni.

L‟individuo giovane vede ampliarsi sempre più le proprie possibilità di

scelta: se in passato i criteri di definizione dell‟identità individuale e sociale, la

programmazione del proprio destino, le definizione del proprio ruolo

all‟interno della famiglia e della società erano predeterminati e socialmente

definiti, oggi l‟origine socio-culturale perde sempre più (anche se non

totalmente) un ruolo deterministico, lasciando margini più ampi alla

discrezionalità individuale nelle scelte di vita.

Se da un lato questo significa che vi è un riconoscimento sempre maggiore

del diritto all‟affermazione individuale, dall‟altro lato comporta il passaggio da

Page 24: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

20

un sistema di riferimenti stabile ad un sistema caratterizzato dal mutamento

continuo.

Di conseguenza i giovani si trovano a confrontarsi con la necessità di

fronteggiare l‟incertezza attraverso l‟acquisizione di quella capacità di agire,

assumendosi le responsabilità derivanti dalle proprie azioni. Peraltro nel

momento in cui:

«le istituzioni non costituiscono più un quadro stabile a lungo termine, il singolo deve improvvisare la propria biografia, oppure cavarsela senza pretendere che il senso della propria identità trovi sempre delle conferme» (Sennett 2006, p.8).

L‟incessante sforzo proteso all‟auto-realizzazione, costituisce per i giovani, e

non solo, una sorta di “vita sperimentale” (Beck 2000, p.85) in cui gli individui

si trovano ad agire senza alcun modello da seguire, dovendosi basare sui

risultati progressivi conseguiti dall‟esperienza.

Utilizzando una metafora la tradizione potrebbe essere raffigurata con

l‟immagine di una barca attraccata al proprio porto sicuro, in un mare calmo,

in cui la fortuna ed il calcolo della probabilità del rischio, aiutano il giovane

marinaio negli spostamenti a giungere ad una meta prestabilita seguendo una

rotta. Al contrario con la modernità questa barca viene liberata, sradicata dal

proprio porto sicuro, permettendo una navigazione in mare aperto, in cui si

aprono nuovi scenari. Tuttavia diventa difficile non smarrirsi in un mare di

opportunità, tenendo stretta “la bussola” per continuare a mantenere la rotta

della propria esistenza (Giddens 1991), poiché bisogna disporre di strumenti

adatti e risorse necessarie a fronteggiare le difficoltà incontrate lungo il

percorso; e se il giovane marinaio non sarà abile ad affrontare i rischi, più

facilmente verrà travolto dalle onde.

A questi nuovi rischi subentra inevitabilmente un sentimento di

inquietudine, di un‟insicurezza ontologica, connessa all‟idea che questi rischi

non siano più gestibili o prevedibili dai soggetti, e come sostiene Rampazi

(2005) siamo nell‟era dell‟incertezza biografica.

Page 25: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

21

La costruzione dell‟identità diventa un progetto da realizzare in una società

in cui il processo di individualizzazione16 accompagna gli individui ed in

particolare accomuna le biografie dei giovani contemporanei, poiché:

«la biografia delle persone è staccata da determinazioni prefissate e viene messa nelle loro mani, aperta e dipendente dalle loro decisioni. La proporzione di opportunità di vita che sono fondamentalmente chiuse alla possibilità di prendere decisioni è in ribasso, mentre cresce la componente della biografia che è aperta e che deve essere costruita personalmente» (Beck 2000b, p.195).

Quindi le biografie diventano “autoriflessive” e la vita di ogni individuo

diventa una “biografia a rischio” (Beck 2008, p.14), poiché ogni scelta

comporta dei rischi e dei costi, dal momento in cui quasi tutto dipende dalle

decisioni individuali, ed è sugli individui che gravano le conseguenza di

eventuali “errori di valutazione” (ivi.). Tuttavia questa ricerca volta alla

costruzione della propria vita, spesso non è sostenuta da un‟adeguata

consapevolezza dei percorsi da intraprendere e delle difficoltà da affrontare.

Secondo Ranci il vero cambiamento «proviene spesso non dall‟obbligo di

scegliere, ma proprio dalla difficoltà di prendere decisioni autonomamente»

(Ranci 2002, p.544) Si è quindi di fronte ad un paradosso generazionale: i

giovani risultano contemporaneamente più avvantaggiati e più fragili rispetto al

passato. Avvantaggiati dal dischiudersi di potenziali percorsi di scelta,

dall‟avere a disposizione maggiori credenziali da spendere, dall‟occasione di

potersi elevare socialmente, ma allo stesso tempo sono fragili per il senso di

smarrimento dovuto alla rottura delle pratiche sociali standardizzate, dallo

sradicamento dai tessuti collettivi di socialità e dal venir meno della solidità

delle istituzioni. In un tipo di società in cui vi è un inserimento precario nei

principali “sistemi di integrazione sociale” rappresentati dalla famiglia, dal

lavoro, dalle reti sociali di sostegno e dai sistemi di protezione sociale (Ranci

2002, p. 536) la condizione giovanile si caratterizza anche per una maggiore

16 In termini sociologici il processo di individualizzazione può essere definito come un modo con cui i soggetti, con l‟avvento della modernità, si liberano dai vincoli dei modelli sociali tradizionali e dalla rigidità di norme e sanzioni.

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vulnerabilità. Come sostiene Ranci è proprio da quest‟instabilità che trae

origine la vulnerabilità sociale17 che a differenza del rischio «si fonda sulla

difficoltà di stabilire destinazioni ed obiettivi finali da raggiungere» (Ranci

2002, p.544). Secondo l‟autore la vulnerabilità può essere descritta come:

«una situazione di vita in cui l‟autonomia e la capacità di autodeterminazione dei soggetti è permanentemente minacciata da un inserimento instabile dentro i principali sistemi di integrazione sociale e di distribuzione delle risorse» (Ranci 2002, p.546).

Talvolta gli insuccessi, le difficoltà e le delusioni della vita portano, il

giovane ad una sorta di “paralisi biografica” di incapacità di superare gli

ostacoli che si incontrano nel cammino verso la maturità e l‟indipendenza. Un

effetto perverso che porta a restare intrappolati in questa condizione di

gioventù forzata e di non riuscire a raggiungere l‟indipendenza.

Come ritiene Amartya Sen (1999), per i soggetti occorre non solo avere le

risorse, ma anche la capacità e la consapevolezza di spenderle nel modo giusto.

Quindi i giovani devono essere messi in grado di poter espletare quei

funzionamenti che attengono nello specifico «all‟essere in grado di prendere

parte alla vita della comunità» (Sen1994, p.20) di entrare nel mondo adulto, di

acquisire quelle capacità di agency (Sen 1994, p.85) volte alla realizzazione di

obiettivi e valori che intendono perseguire.

I giovani in particolare sono attori impegnati in un momento che costituisce

una fase a sé della biografia, nebulosa, di transizione, in cui coesistono aspetti

contraddittori e caratteristiche non generalizzabili. La gioventù in questo senso

rappresenta una fase di costruzione, di preparazione alla vita adulta, scandita

da passaggi sfumati, a cui manca una sequenzialità, un ordine preciso, ed in cui

il conseguimento delle tappe verso l‟autonomia risulta essere discontinuo e

differenziato. Si può in definitiva sostenere che gli individui definiti giovani

sono coloro che hanno ancora davanti a sé la maggior parte della loro vita 17 Ranci C., “Fenomenologia della vulnerabilità”, in Rassegna Italiana di Sociologia, n. 4, Ottobre-Dicembre 2002.

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23

(Buzzi, Cavalli, de Lillo 2002, p.520) in cui il futuro è ancora indeterminato e

questa fase rappresenta una condizione transitoria in cui è difficile delineare

confini netti e specifici, non seguendo un percorso lineare né tantomeno

prevedibile.

La transizione verso l‟età adulta diviene più fluida e discontinua,

frammentata in percorsi e traiettorie differenti.

In quest‟ottica occorre porre attenzione alla pluralità delle carriere e dei

percorsi biografici, che possono realizzarsi in una società in cui il rischio, la

vulnerabilità e l‟incertezza entrano a fa parte della quotidianità.

In sostanza le tappe di transizione si ramificano in una serie di percorsi più

fluidi e intermittenti, e crescere diventa: «un‟avventura prolungata

caratterizzata dall‟aggiustamento continuo di una traiettoria ormai priva di

riferimenti forti e sicuri» (Zurla 2001, p.16).

1.3. Le tappe di transizione verso l’età adulta

Un‟ampia serie di studi ha segnalato che a partire dagli anni trenta del

secolo scorso, si è assistito ad una progressiva standardizzazione delle fasi di

transizione dovuta ad una sorta di stabilità sia sociale che economica. Il

calendario degli eventi biografici in precedenza era scandito da una sorta di

linearità nei processi di passaggio che avvenivano in maniera sequenziale per

buona parte degli individui. Dalla fine degli anni Settanta invece tale processo

si inverte, e comincia una fase caratterizzata dalla de-standardizzazione della

transizione alla vita adulta (Ranci 2010). La sequenzialità tipica della

transizione si scompone in fasi sempre meno standardizzate ed emergono

traiettorie molto più differenziate e discontinue. Analizzare la popolazione

giovanile seguendo una prospettiva diacronica, permette di comprendere i

Page 28: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

24

processi di trasformazione che hanno riguardato nello specifico il nostro

Paese. Necessaria quanto interessante diviene la riflessione sulla transizione,

utile soprattutto per illustrare i mutamenti sociali ed analizzare i tempi e i modi

in cui si realizza il passaggio verso l‟età adulta. Le tappe di transizione presenti

in letteratura ed individuate nel corso di vari studi sono cinque18:

a) la conclusione del percorso formativo;

b) l‟entrata nel mondo del lavoro in modo stabile;

c) la separazione dalla famiglia di origine;

d) la formazione di un nuovo nucleo familiare;

e) l‟assunzione di un ruolo genitoriale.

Il conseguimento di queste cinque dimensioni è possibile ricondurlo a due

assi principali, ovvero, quello scolastico-professionale e quello familiare-

matrimoniale, che introducono progressivamente il giovane a nuovi ruoli e

responsabilità. Gli studi condotti dall‟istituto Iard, ponendosi come obiettivo

quello di analizzare il mondo giovanile, hanno dovuto progressivamente

estendere i confini temporali, poiché i processi che conducono verso l‟età

adulta si allungano sempre più e forse non è nemmeno possibile conoscere

davvero se e quando essi si concludono definitivamente (Zanutto 2005). Le

recenti ricerche Iard del 2004, dal momento in cui si rivolgono ad una fascia

compresa tra i 15 ed i 34 anni, includono coorti di età molto disomogenee tra

loro, per cui si è dovuto effettuare una suddivisione in classi di età fra loro

comparabili. Prendendo come indicatori l‟età in classi ed il superamento delle

tappe di transizione, sono stati esplorati i cambiamenti che hanno inciso sulla

condizione giovanile e sulle fasi di transizione, con risultati in alcuni casi

sbalorditivi. Come è possibile osservare dalla Tabella 1, nel 2004 nel nostro

18 Cavalli 1994, rilevazioni dell‟istituto Iard (1983, 1987, 1992, 1996, 2000, 2004); Livi Bacci 2008.

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25

Paese il 35,5% dei giovani di età compresa tra i 25-29 anni non ha ancora

completato il percorso formativo, contro il 24% circa rispetto al 1996.

Nonostante sia aumentata la domanda di istruzione oltre l‟età dell‟obbligo, ciò

che sorprende è un numero consistente di ultratrentenni ancora in formazione

(che costituiscono il 20,5%). Questo fenomeno sembra legato ad una difficoltà

nell‟accesso al mondo del lavoro che spinge i giovani a puntare sul

proseguimento degli studi per avere maggiori chances di inserimento nel mondo

lavorativo, per sfuggire alla disoccupazione ed avere maggiori occasioni di

mobilità sociale19. Stando ai dati dell‟ultima indagine Iard, quindi ben il 23% di

giovani con più di trent‟anni non è ancora inserito nel mercato del lavoro ed il

36% degli over trenta vive ancora con i genitori20. Il ritardo verso l‟acquisizione

dell‟indipendenza abitativa, risulta essere una peculiarità del nostro Paese,

poiché il distacco dalla famiglia di origine e l‟autonomia abitativa si realizzano,

nella maggioranza dei casi, con il matrimonio o con l‟inizio di una convivenza

e non con un progetto individuale di indipendenza. Come si avrà modo di

osservare concorrono a delineare questa situazioni da un lato i fattori

economici, dall‟altro quelli culturali. Tutto questo conduce verso il fenomeno

della cosiddetta “famiglia lunga” caratterizzato dalla coabitazione di genitori e

figli ormai anagraficamente adulti (Scabini, Donati 1998). Per quanto riguarda

la quarta tappa, è tuttavia possibile individuare un tred positivo, infatti nelle

ultime indagini, si registra un lieve aumento del numero dei matrimoni o delle

convivenze, che sono cresciute (tra il 2000 ed il 2004) passando dal 4,8%

19 L‟istruzione resta il più importante fattore di mobilità sociale, ed esercita comunque una sua autonoma influenza sulla posizione occupazionale, infatti l‟effetto diretto della scolarità sulla collocazione all‟interno della stratificazione occupazionale è tre volte superiore all‟effetto dell‟origine sociale. Ciò significa che a parità di provenienza familiare, le differenze di istruzione producono sempre significative disuguaglianze di destino occupazionale, ma a volte un grado elevato di scolarità, può compensare, almeno in parte, un‟estrazione sociale non particolarmente vantaggiosa (Schizzerotto, Barone 2006). 20 Mentre nel 2000, il quinto rapporto Iard sulla condizione giovanile evidenziava come nella fascia di giovani tra i 30 e i 34, il 28% non avesse mai lavorato, il 25% non avesse raggiunto l‟indipendenza abitativa, mentre il 41% non avesse avviato un‟esperienza di convivenza ed il 56% non avesse ancora figli.

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26

all‟8,4% tra i 21-24enni e dal 23,4% al 27,1% dei 25-29enni. Dopo un netto

calo registratosi tra il 1992 ed il 2000, quindi nel 2004 è emersa questa leggera

ripresa. Un ulteriore segnale positivo riguarda la nascita del primo figlio che

coinvolge il 16% dei 25-29enni e sale lievemente rispetto al 2000 dove

l‟incidenza era ferma al 12%. Quest‟ultimo fattore appare fondamentale «per la

riproduzione fisica e culturale della società» (Buzzi 2007, p.34).

Tabella 1. Il superamento delle tappe di transizione per classe di età ed anno di indagine dell’Istituto Iard

Fonte: rielaborazione da C. Buzzi, A. Cavalli e A. de Lillo, Rapporto giovani. Sesta indagine dell‟Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia, il Mulino, Bologna 2007, p. 36.

Page 31: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

27

Dall‟osservazione degli indicatori è possibile effettuare molteplici

considerazioni. In primo luogo è stato possibile osservare un aumento del

numero di persone che continuano gli studi e permangono nel circuito

formativo. Se da un lato questa tendenza risulta essere un segnale positivo,

poiché sta a significare che vi è un aumento della domanda di istruzione, per

cui i soggetti preferiscono avere maggiori credenziali da spendere prima di

accedere al mercato del lavoro, si attesta dall‟altro un‟inversione di tendenza.

Infatti mentre in precedenza il ciclo formativo aveva precisi confini temporali,

ora la formazione può continuare anche in età adulta, quando si sono ormai

raggiunte le altre tappe, quindi l‟uscita dalla scuola ha perso quel carattere di

irreversibilità (Gasperoni 1997). Di conseguenza anche l‟entrata nel mondo del

lavoro avviene con maggiore ritardo. Le difficoltà nel raggiungere

l‟indipendenza economica, ha innalzato l‟età media in cui ci si sposa, anche se

rimane abbastanza elevata la proporzione dei giovani che restano a vivere nella

casa dei genitori pur essendo usciti dal ciclo formativo ed entrati in quello

lavorativo. Questo è un fenomeno in cui non solo concorrono fattori

economici e sociali, ma anche elementi culturali. Il modello educativo delle

famiglie italiane tende, in effetti, a ridurre la spinta all‟autonomia dei giovani, in

quanto la presenza di stili educativi tolleranti e collaborativi, l‟ampia autonomia

concessa ai figli, le scarse richieste provenienti dai genitori riguardo la gestione

domestica della casa e la partecipazione alle spese familiari, possono in parte

spiegare questa sorta di “pigrizia” delle nuove generazioni ad accollarsi gli

oneri della vita adulta (Buzzi, Cavalli, de Lillo 2007). Inoltre la

flessibilizzazione del mercato del lavoro, pur favorendo una maggiore

partecipazione al mondo delle professioni, ha reso più fragili le carriere sociali

degli individui, introducendo forme contrattuali instabili ed a termine, che

hanno reso più difficile l‟accesso al mercato del credito e della casa e quindi

anche la probabilità di uscita, da parte dei giovani, dal nucleo familiare di

origine. Questa prospettiva risulta generalmente connessa al matrimonio «ma il

Page 32: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

28

matrimonio e la nascita dei figli vengono rinviati ad un futuro indeterminato»

(Barbagli, Castiglioni, Dalla Zuanna 2003, p.13). Avere dei figli non è più un

evento scontato, ma rappresenta una scelta, sempre più programmata e

difficile, come testimonia il ridottissimo indice di fertilità delle coppie nel

nostro Paese, ed inoltre quando si diventa genitori lo si fa sempre più tardi

(Barbagli 2003; Pinnelli 2007).

Gli studiosi hanno utilizzato il termine “giovane-adulto” per riferirsi a quei

soggetti che sono anagraficamente adulti, ma sociologicamente giovani, che

non hanno raggiunto la piena maturità ed indipendenza, né tantomeno ruoli e

responsabilità per essere considerati pienamente adulti. Tali soggetti

prolungando la permanenza in famiglia, ritardano il matrimonio ed anche la

nuzialità, per avere un tempo dilazionato di scelte possibili, in vista delle

opportunità formative o di ingresso nell‟ambito professionale. Questo

fenomeno è stato ricondotto da Cavalli (1994) alla tendenza dei giovani di oggi

alla “valorizzazione del sé”, che li porta a rimandare quanto più possibile ogni

scelta che non consenta la piena autorealizzazione.

1.4. Le diseguaglianze nelle opportunità di emanciparsi dalla famiglia di origine

Alla luce di queste considerazioni, occorre approfondire la questione che

interessa i diversi casi in cui queste tappe vengono raggiunte, che spesso si

configurano come effetti di disparità sociali.

Come ha ben evidenziato A. de Lillo (2007) sono proprio questi fenomeni a

mettere in luce le evidenti differenze sociali e culturali interne alle nuove

generazioni. I soggetti che hanno a disposizione un buon capitale sociale e

culturale avranno maggiori opportunità di riuscire ad affrontare l‟incertezza,

Page 33: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

29

senza lasciarsi travolgere dalla frammentarietà della propria vita, disponendo di

solidi punti di riferimento, a differenza di chi invece non possiede tali risorse.

Le diseguaglianze delle opportunità di conseguimento delle tappe riguarda

in particolare alcune categorie di soggetti. Dagli studi Iard è infatti emerso che

alcune variabili socio-anagrafiche influenzano la condizione dei giovani in

rapporto alla transizione.

In primo luogo occorre analizzare il genere, la variabile che ancora oggi

costituisce una fonte di diseguaglianze primaria. Come è possibile notare dalla

Tabella 2, le donne risultano essere coloro che maggiormente vivono in casa

con i genitori in condizione di studenti e che creano una nuova famiglia senza

avere una collocazione professionale. Gli uomini invece si trovano

maggiormente nella condizione di essere lavoratori che vivono con i genitori.

Nel nostro Paese inoltre le diseguaglianze territoriali sono ancora molto

significative ed incidono anche sulla condizione giovanile. Infatti per quanto

riguarda le regioni meridionali, si registra una prevalenza di giovani che vivono

in casa dei genitori e che sono disoccupati; mentre al Nord i soggetti che

accedono con maggiore facilità ad un lavoro e riescono costruirsi una propria

famiglia sono più del doppio che nel Sud.

Particolare importanza, infine, riveste l‟appartenenza di classe. L‟origine

sociale esercita una duplice influenza, poiché genera disuguaglianze sia

rispetto alle opportunità di istruzione, sia rispetto ai destini occupazionali e

questi due requisiti sono fondamentali, perche ci consentono di parlare di

disuguali opportunità nei destini sociali degli individui (Barone, Schizzerotto

2006). Per stabilire l‟appartenenza sociale dei giovani si considera il capitale

culturale dei genitori, e dai dati è possibile osservare che coloro che ritardano il

passaggio verso l‟età adulta sono soprattutto i giovani appartenenti a famiglie

di alto livello di scolarità, che proseguono gli studi e vivono ancora alle

dipendenze. La maggior probabilità di uscita dalla famiglia di origine, invece,

Page 34: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

30

si fa più rapida per i giovani appartenenti a strati sociali bassi, che escono con

maggiori probabilità dal circuito formativo per entrare nel mercato del lavoro.

Dalla tabella seguente (Tab. 2) è possibile osservare come con l‟aumentare

del livello di scolarità familiare, diminuisce la probabilità dei giovani di

diventare autonomi.

Rispetto a quanto emerso dall‟ultima rilevazione Iard, appare chiaro che il

genere è una variabile determinante dei processi culturali intesi in senso molto

ampio, concernenti cioè non solo con la stratificazione occupazionale, ma

anche con gli aspetti formativi, economici e sociali. Risulta evidente che

trovarsi nella condizione donna, giovane e residente al Sud, crea maggiori

difficoltà di inserimento.

Realizzare delle ricerche per capire dove e come le differenze di genere

intervengono nella vita sociale, permette di risolvere una parte dei conflitti che

complicano la nostra società.

II mondo del lavoro costituisce probabilmente lo spazio sociale dove le

differenze di genere sono più ignorate e allo stesso tempo, il luogo dove

esercitano in modo maggiore i loro effetti.

Il risultato è che per lavorare, le donne hanno dovuto adeguarsi al modello

maschile in vigore, sacrificando molti dei loro bisogni ed accollandosi un

surplus enorme di fatica e di responsabilità.

Un'altra possibilità è stata quella di rinunciare a professioni più qualificate e

limitare le loro aspirazioni.

Oggi le cose stanno lentamente cambiando, ma il mondo del lavoro resta il

luogo cruciale in cui è urgente monitorare, studiare ed analizzare con

attenzione le differenze di genere.

Questo porterebbe un indubbio miglioramento non solo della condizione

delle donne, ma anche della capacità produttiva complessiva della società.

Page 35: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

31

Come si è avuto modo di constatare, la condizione giovanile subisce anche

l‟influenza dell‟origine sociale che incide sul proseguimento dei percorsi

formativi e determina anche un prolungamento dell‟uscita da casa dei genitori.

Infatti appare confermata l‟esistenza di diseguaglianze di opportunità fra chi

proviene da contesti sociali diversi: i figli di coloro che hanno alti livelli di

istruzione sono coloro che ritardano l‟accesso al mondo adulto per dedicare un

periodo maggiore alla formazione, a differenza di quei soggetti che

dispongono di un basso capitale culturale, i quali escono precocemente dalla

condizione di studente per assumere nuovi compiti e responsabilità più

prossimi alla condizione adulta. Infine si conferma particolarmente accentuato

il divario all‟interno del nostro Paese.

Nelle regioni meridionali i giovani che vivono da disoccupati in casa dei

genitori sono quattro volte in più di quanti se ne riscontrano invece nelle

regioni settentrionali, mentre al Nord i giovani che lavorano e che sono riusciti

a costruirsi una propria famiglia sono più del doppio che del Sud.

Tabella 2. La tipologia giovanile sulla base del superamento delle tappe di transizione all’età adulta per alcune variabili anagrafiche Sesso Età

Tipi Maschi Femmine 15-17 anni

18-20 anni

21-24 anni

25-29 anni

30-34 anni

Studenti che vivono con i

genitori

31,0 34,0 94,9 70,3 43,6 14,0 4,0

Inattivi che vivono con i genitori 8,5 7,5 1,4 10,3 11,2 10,9 5,2

Lavoratori che vivono con i

genitori

34,0 19,9 3,4 17,3 34,1 41,2 24,5

Coniugati e/o con figli che

vivono con i genitori

1,4 1,9 0,3 0,3 0,9 2,2 2,7

Single che vivono indipendenti 5,3 5,3 - 1,4 2,8 7,9 7,9

Non lavoratori che vivono con

una nuova famiglia

0,6 12,2 - 0,3 3,6 7,3 12,2

Lavoratori che vivono con una

nuova famiglia

18,3 19,3 - 0,3 3,8 16,5 43,5

Page 36: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

32

Livello di scolarità familiare Area geografica

Tipi Alto Medio-Alto Medio Basso Nord Centro Sud

Studenti che vivono con i

genitori

57,3 48,2 26,9 7,9 28,9 30,9 36,7

Inattivi che vivono con i

genitori

6,6 6,4 8,9 9,1 3,9 7,2 12,4

Lavoratori che vivono con i

genitori

16,7 21,8 33,5 29,8 29,9 30,6 23,4

Coniugati e/o con figli che

vivono con i genitori

0,2 1,0 1,7 3,2 0,7 1,7 2,7

Single che vivono

indipendenti

5,9 5,4 5,1 4,9 7,4 6,3 2,7

Non lavoratori che vivono

con una nuova famiglia

1,9 3,3 6,6 13,7 3,7 5,0 9,8

Lavoratori che vivono con

una nuova famiglia

11,5 13,9 17,4 31,4 25,6 18,4 12,3

Fonte: rielaborazione da C. Buzzi, A. Cavalli e A. de Lillo, Rapporto giovani. Sesta Indagine dell‟Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia, il Mulino, Bologna 2007, p.39.

Inoltre secondo una recente indagine condotta dall‟Istat nel dicembre

200921, riguardante un campione di dieci mila individui (precedentemente

intervistati in occasione dell‟indagine “Famiglia e soggetti sociali” condotta nel

novembre del 2003), la permanenza prolungata dei giovani in famiglia è uno

dei principali problemi che attualmente investe il nostro Paese. Fattori

economici, in particolare l‟accesso dei giovani al mercato del lavoro e al

mercato abitativo da un lato, e fattori culturali dall‟altro, sono fondamentali

nella realizzazione dell‟uscita dalla famiglia di origine. Si considerano in

quest‟indagine persone tra 18 e 39 anni, comprendendo una fascia che pur non

essendo più giovane permane ancora in modo rilevante nella casa dei genitori.

Le persone dai 18 ai 39 anni che nel 2003 vivevano nella famiglia di origine

erano poco più di 8 milioni 300 mila, pari al 47,7% degli individui della stessa

classe di età. Tra i maschi la percentuale raggiungeva il 53,5%, tra le donne il

21 Rapporto Istat “Le difficoltà nella transizione dei giovani allo stato adulto e le criticità nei percorsi di vita femminili”, Dicembre 2009. Cfr. http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20091228_00/

Page 37: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

33

41,7%. Tra i 30 e i 34 anni vivevano presso la casa dei genitori quattro uomini

su dieci e due donne su dieci. Anche dai 35 ai 39 anni la proporzione delle

persone che vivevano nella famiglia di origine era considerevole: il 17,5% degli

uomini e il 9,3% delle donne.

I dati dell‟indagine di ritorno hanno evidenziato che tra il 2003 e il 2007

pochi uomini e poche donne il 20,8% nel complesso hanno lasciato la casa dei

genitori. Su 100 che nel 2003 avevano dichiarato di essere certi di uscire dalla

famiglia di origine, ne sono usciti poco più della metà (53,4%). Tra coloro che

invece avevano dichiarato che probabilmente avrebbero lasciato la casa dei

genitori, solo il 24,2% l‟ha fatto.

Dunque, nonostante l‟intenzione ed il desiderio espresso molti sono i

giovani che poi non sono usciti dalla famiglia di origine.

Questi aspetti rilevano quanto sia utile osservare attualmente la fase

giovanile, per riflettere su quali interventi siano necessari per rispondere ai

bisogni giovanili e quali politiche adottare per facilitare l‟acquisizione

dell‟autonomia e la possibilità per i giovani di realizzare un modello di vita più

autonomo e soddisfacente.

1.5. I valori, la fiducia nelle istituzioni e la partecipazione giovanile

Seppure le nuove generazioni rappresentano il futuro e costituiscono una

chiave di lettura utile per interpretare i mutamenti sociali, è opinione condivisa

che tali soggetti subiscano passivamente tali trasformazioni, senza esserne

parte attiva. Più che costituire una spinta al cambiamento, essere anticipatori di

quello che verrà, i giovani sembrano piuttosto raffigurare lo status quo, di una

Page 38: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

34

società appiattita sul presente, che rinuncia a guardare e progettare il proprio

futuro.

Gli studiosi della condizione giovanile ricordano quanto «i giovani abbiano

smarrito la loro soggettività sociale e ancora di più la loro soggettività politica.

I giovani vivono in una sorta di limbo che inibisce una seria previsione sui loro

comportamenti futuri» (Bettin Lattes 2001, p.123).

In questa sede l‟intento sarà quello di avviare una riflessione più organica

circa le nuove generazioni, andando oltre quelle visioni che inquadrano i

giovani come assenti dalla vita pubblica, sfiduciati nei confronti delle

istituzioni e privi di valori.

In primis occorre riflettere sull‟universo valoriale dei giovani in quanto tali

principi orientano il loro agire. Da un punto di vista sociologico i valori

costituiscono «vere e proprie mappe mentali sulle quali ciascun individuo

fonda il proprio spazio morale interno» (de Lillo 2007, pp.153-154) e quindi

una componente fondamentale per comprendere anche la complessità delle

società (Secondulfo 2005). In letteratura essi vengono considerati dei criteri

guida alla base delle azioni e dei comportamenti sia individuali che collettivi.

Gli assetti valoriali contengono una componente morale e normativa, in

quanto consentono agli individui di formulare giudizi su ciò che si considera

giusto o sbagliato in astratto e contengono riferimenti circa l‟approvazione e

disapprovazione sociale (Garelli, Palmonari, Scialla 2006).

Secondo il sociologo americano Talcott Parsons l‟ordine e l‟integrazione

sociale derivano da un quadro valoriale comune, fortemente condiviso dagli

individui. Gli studi sociologici a tal proposito dimostrano una concezione

orientativa dei valori, secondo la quale l‟ordine sociale e l‟integrazione nella

società, sono l‟esito di un sistema di valori fortemente condiviso (Scialla 1993).

Quando si considerano i sistemi valoriali bisogna precisare che essi sono una

caratteristica propria di ciascuna società e gruppo sociale che rappresenta la

specifica funzione di adattamento a quel gruppo al suo ambiente.

Page 39: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

35

La famiglia, la scuola e gli altri agenti di socializzazione trasmettono modelli

di comportamento, orientamenti di valore, concezioni del mondo, stili di vita e

definiscono le opportunità economiche, sociali e culturali che ne influenzano

la progettualità e le prospettive future.

Parlando di valori giovanili non si può prescindere dal considerare i

numerosi cambiamenti strutturali avvenuti nella società che hanno inciso

direttamente o indirettamente sulla condizione giovanile. Gli andamenti

demografici, ad esempio, hanno avuto importanti ripercussioni sui rapporti

familiari e sulla socializzazione. Il progressivo contenimento dei tassi di natalità

e la diffusione del figlio unico, hanno contribuito a sovvertire il tradizionale

assetto familiare: da una parte i giovani richiedono un accompagnamento

all‟indipendenza sempre più prolungato, dall‟altra essi hanno visto accrescere i

loro margini di libertà. Il sociologo de Lillo (2007, p.13) ha messo in evidenza

come in questo tipo di società ci troviamo di fronte al fenomeno della

cosiddetta “famiglia lunga” in cui i rapporti prevalenti avvengono con i

genitori ed i nonni e non fra i pari (come fratelli, cugini ed altri coetanei).

Tutto questo ha comportato delle trasformazioni all‟interno dei rapporti inter-

generazionale all‟interno della sfera familiare che hanno inciso sui ruoli e gli

stili di vita dei giovani. Il rapporto tra le nuove generazioni e quelle precedenti

sembra essere meno conflittuale (basti pensare alla libertà di cui godono i

giovani d‟oggi nella gestione delle relazioni sociali e nell‟ambito domestico) ed

emergono nuovi modelli educativi. In proposito Charmet (2008) sostiene che

l‟autorità genitoriale è attualmente messa in discussione ed il rapporto tra padri

e figli si è sbilanciato a favore di questi ultimi, che detengono un potere

negoziale sempre maggiore. L‟equilibrio tra le parti è quindi capovolto: si passa

da un tipo di rapporto in cui era il figlio a doversi guadagnare la benevolenza

dei genitori, ad un altro in cui accade l‟opposto, ovvero, è il genitore a dover

ottenere e meritare le attenzioni e l‟affetto del figlio.

Page 40: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

36

Partendo da alcuni dati delle ricerche Iard relativi al quadro valoriale, è

possibile trovare conferma di quanto la famiglia sia considerata una sfera

molto importante nella vita dei soggetti, collocandosi al secondo posto, nella

scala valoriale22. Nel 2002 il quinto Rapporto Iard parlava di “famiglia

innanzitutto” (de Lillo 2002, p.41) come un luogo sicuro nel quale trovare

rifugio, sostegno e certezze. La famiglia viene vista dai giovani come un punto

di riferimento stabile, un elemento fondante della propria identità e uno

strumento di realizzazione personale, nonché il centro della sfera affettiva.

Oltre alla famiglia, punto di riferimento primario e necessario, un‟altra

dimensione importante è quella relazionale. Dai dati emerge un‟apertura dei

giovani verso gli altri, anche se confinata principalmente all‟interno della

socialità ristretta che include la famiglia, gli amici e l‟amore. Le relazioni intime

e affettive sono ritenute molto importanti dalla quasi totalità dei giovani italiani

(de Lillo 2007). Dunque prevalgono maggiormente quei valori prossimi alla

sfera della socialità ristretta e della vita privata. Al contrario tutto ciò che

attiene all‟impegno civico ed alla sfera pubblica ha rilevanza contenuta.

Il ripiego verso la sfera privata va interpretato alla luce del più complesso

mutamento socio-culturale avvenuto a partire dagli anni Settanta, a cui hanno

fatto seguito processi di individualizzazione e di crescita del relativismo

valoriale (Bazzanella 2010.) Il venir meno di quelle ideologie onnicomprensive

e totalizzanti (sia religiose che laiche) a seguito del processo di secolarizzazione

ha affievolito la funzione delle norme tradizionali, socialmente condivise, e il

valore delle ideologie. Come evince dalla Tab. 3, la religione e l‟impegno

politico sono considerati aspetti poco importanti e si collocano tra gli ultimi

posti della gerarchia dei valori. Per quanto riguarda gli aspetti connessi

all‟impegno verso la patria ed all‟attività politica vi è un vero e proprio

22

Dagli studi Iard è possibile osservare come la famiglia sia sempre stata ai primi posti della scala valoriale. Tuttavia nell‟ultima rilevazione tale valore è preceduto da quello della salute, un criterio introdotto per la prima volta all‟interno delle indagini e che quindi non consente di effettuare comparazioni diacroniche.

Page 41: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

37

allontanamento. La disaffezione giovanile nei confronti della politica, è un

dato emerso negli studi Iard sin dagli anni Ottanta, tanto che è divenuta di uso

frequente da parte degli studiosi del settore l‟espressione “eclisse della politica”

(Ricolfi 2002).

Tuttavia i giovani non possono essere considerati del tutto estranei ai temi

che riguardano la società civile o privi di valori collettivi, al contrario essi

considerano molto importanti i valori della democrazia, del rispetto per le

regole, della sicurezza e dell‟ordine pubblico, mostrando anche un discreto

interesse per l‟impegno sociale.

Tra gli altri aspetti giudicati rilevanti incontriamo, inoltre, la pace e la libertà,

ritenuti fondamentali da sette giovani su dieci. Siccome tali valori sono

fortemente collettivi, questo dato può apparire dissonante rispetto a quanto

affermato in precedenza sull‟irrefrenabile ascesa della socialità ristretta (de Lillo

2002). Tale questione può essere spiegata tenendo conto che tali valori

possono essere stati interpretati dai soggetti non come collettivi, ma come

individuali, prerequisiti necessari al singolo individuo per poter condurre

liberamente la propria esistenza, alla libera affermazione del sé, in quanto utili

all‟autorealizzazione personale. Accanto a questi aspetti bisogna tener conto di

un‟altra sfera valoriale giovanile che attiene al mondo del lavoro.

Le trasformazioni avvenute in ambito economico, hanno potuto incidere

sulla concezione stessa del lavoro e sul significato attribuito a tale dimensione.

Infatti non bisogna dimenticare che la possibilità di diventare adulti e quindi

essere economicamente indipendenti e di realizzarsi professionalmente,

diventa per i giovani sempre più difficile, come attestano gli alti livelli di

disoccupazione giovanile e la precarietà lavorativa dovuta all‟esasperazione di

quegli elementi di flessibilità, che troppo spesso si traducono in «una

condizione di precarietà esistenziale» (Rossi 2007, p.84). Tutto questo sembra

riversarsi sull‟universo valoriale in quanto i giovani considerano meno

importanti nella loro vita il fare carriera, il guadagnare molto, il prestigio

Page 42: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

38

sociale ed il benessere economico. Per quanto riguarda l‟item del lavoro, invece,

pur perdendo punti percentuali,23 rimane comunque una dimensione molto

importante per quasi due giovani su tre.24

Tabella 3. Gli aspetti importanti della vita dei giovani in Italia

Fonte: rielaborazione da C. Buzzi, A. Cavalli e A. de Lillo, Rapporto giovani. Sesta indagine dell‟Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia, il Mulino, Bologna 2007, p. 141.

23 Confrontando i dati delle varie indagini Iard in base all‟anno di rilevazione è possibile fare una comparazione diacronica. Per quanto riguarda l‟item del lavoro è possibile notare che dal 1989 al 2004, la percentuale di persone che lo giudicano molto importante è diminuita. Per maggiori approfondimenti vedi Iard, 2007. 24 Istituto IARD Rps, Valori e fiducia tra i giovani italiani, Ministero Politiche Giovanili, 2007

Page 43: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

39

Osservando la Tabella 3. è possibile constatare come la salute si colloca al

primo posto nella gerarchia dei valori. Questo aspetto rappresenta un valore

post-materialistico (Inglehart 1977) che riguarda la sfera individuale e la qualità

della vita. Tuttavia tale virtù non sembra tradursi nella abitudini dei giovani o

sul piano pratico in una forma di tutela del proprio corpo e del prendersi cura

di sé stessi, ma rivela una concezione piuttosto fatalistica della salute. Infatti si

riscontrano numerosi dati che mostrano come i comportamenti adottati dai

giovani vadano spesso nella direzione opposta al loro benessere (Buzzi,

Cavalli, de Lillo, 2002).

In questo contesto sarà utile effettuare una riflessione sulla fiducia dei

giovani verso alcune istituzioni ed in particolare verso la politica. Questo

discorso si inserisce in un contesto più ampio che riguarda anche quel «clima

relazionale di fiducia, di appartenenza, di senso civico che permette il buon

funzionamento delle istituzioni» (Putnam 1993, p.28). La fiducia è una

componente fondamentale di integrazione sociale e agisce sull‟interazione

sociale a diversi livelli (Cartocci 2000; Diani 2000; Bagnasco et al. 2001; La

Valle 2002). Infatti sul piano interpersonale, a livello micro, è l‟elemento che

permette la costruzione di relazioni positive ed efficienti tra gli individui, a

livello meso all‟interno del piccolo gruppo di riferimento, è il catalizzatore che

consente il raggiungimento di obiettivi comuni; mentre a livello collettivo in

una dimensione più ampia è intesa come fiducia espressa dai cittadini verso le

istituzioni e costituisce la premessa per un sistema politico, economico e

sociale stabile, efficiente e democratico. In questa sede sarà utile a fini

conoscitivi, considerare questo ultimo aspetto connesso al concetto

multidimensionale di capitale sociale.

A livello collettivo, gli esiti del capitale sociale possono essere osservati in

rapporto al sistema sociale locale in cui sono contestualizzate le relazioni. La

comunità, come sosteneva Tonnies (1887) è il luogo in cui i soggetti si

riconoscono reciprocamente, individuano uno spazio comune, un contesto di

Page 44: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

40

relazioni caratterizzate da un linguaggio ed una base culturale condivisa, in

contrapposizione ad altri sistemi che portano invece a differenziarsi ed a

contrapporsi. In una società in cui c‟è coesione, fiducia reciproca, e maggiore

interattività tra i membri, si assiste ad un miglioramento della qualità della vita,

della politica dei governi e dell‟economia, il che si traduce in maggior ordine

pubblico, bassi livelli di criminalità e quindi maggiore benessere per i cittadini.

Robert Putnam (2004) analizza come l‟insieme degli aspetti della vita

sociale, come le norme e la fiducia, abilitano i partecipanti ad agire assieme in

maniera più efficace nel perseguimento di obiettivi comuni. L'autore pone

l'accento sulla caratteristica del capitale sociale che permette di svolgere

un‟azione collettiva per scopi comuni in gruppi ed organizzazioni. Nel corso

dei suoi studi, egli individua nella rete civica uno dei fattori che influisce

maggiormente sul rendimento delle istituzioni. La civicness è intesa come

diffusione di un‟ampia fiducia interpersonale, che facilita la cooperazione tra i

cittadini per portare avanti obiettivi comuni ed il funzionamento delle

istituzioni.

Anche F. Fukuyama (1996) analizzando le forme del capitale collettivo

accentua il carattere normativo di questa risorsa. Secondo l‟autore, infatti, non

è la società civile che produce capitale sociale, ma è il capitale sociale che

produce la società civile. L‟importanza del capitale sociale, basandosi sul

riconoscimento di interessi condivisi e universalistici e sulla partecipazione alla

vita pubblica, è sinonimo di democrazia in quanto determina anche un

controllo sull‟attività delle istituzioni e dell‟attività politica.

Numerose indagini sia nazionali che internazionali hanno mostrato come

nelle società contemporanee il livello di fiducia verso le istituzioni deputate

all‟organizzazione e alla gestione della res publica presenti un netto calo,

soprattutto nel nostro Paese (Sciolla 2004).

Secondo numerosi autori, questo atteggiamento di crescente sfiducia si

concretizza in uno scollamento progressivo degli individui dalla società. Tutto

Page 45: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

41

questo rischia di minacciare i fondamenti stessi della democrazia e la

partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.

Le indagini condotte negli ultimi anni in Italia sulla condizione giovanile,

effettivamente hanno messo in luce il progressivo allontanamento dei giovani

dalla attività politiche e sociali. In particolare, i partiti politici non sembrano

più in grado di fornire risposte ai giovani o anche creare un‟appartenenza

collettiva ed una visione del mondo unitaria. Le ideologie si frantumano ed i

giovani tendono a costruirsi un‟identità all‟interno di percorsi meno tracciati e

meno compatti.

Tutto ciò si traduce in un ripiegamento nel privato ed a un allontanamento

dei giovani dalla politica e dalle attività che attengono alla sfera pubblica

(Amerio 2000). Infatti «la grande maggioranza dei giovani ha certamente, in

tutta Europa, voltato le spalle alla politica, se per politica si intende la gestione

quotidiana degli affari pubblici attraverso le organizzazioni dei partiti. Sono

pochi i giovani che nutrono fiducia nei partiti» (Cavalli 2002, p.518).

Le forme tradizionali di partecipazione, come ad esempio l‟iscrizione ad un

partito e l‟impegno elettorale decrescono, lasciando spazio ad un tipo di

partecipazione più prossima all‟associazionismo (Amaturo, Savonardo 2006).

Ciò tuttavia non deve essere interpretato come forma di apatia, di indifferenza

o disinteresse da parte dei giovani quanto piuttosto di un nuovo modo di

intendere e definire la partecipazione. I partiti e i movimenti non sembrano

più in grado di rispondere alle esigenze delle nuove generazioni, sono di

conseguenza percepiti come distanti e portatori di interessi personali e non

attivi per il bene collettivo, infatti per i soggetti «è quasi dato per scontato che

chi ha raggiunto il potere lo usi per fare gli interessi propri e della propria

parte, al punto che quando ciò poi effettivamente accade non suscita più

neppure scandalo»25.

25 Ibidem

Page 46: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

42

In un‟indagine condotta Ministero della Gioventù APCom nel gennaio

2009, i dati di sfiducia (Fig. 1) da parte dei giovani nei confronti del mondo

istituzionale sono impressionanti. Sintetizzato con un punteggio da 1 a 10 il

voto relativo alla credibilità delle principali istituzioni nazionali, emerge che le

organizzazioni che godono di maggior fiducia sono quelle in cui si percepisce

come meno influente la politica dei partiti. Grande fiducia è posta nelle

associazioni di volontariato e nelle forze dell‟ordine e questo lascia supporre

quanto i giovani nutrano un bisogno di nuovi canali di partecipazione, ma

anche di sicurezza.

Figura 1. Giovani e politica, la fiducia nelle istituzioni (punteggi da 1 a 10)

Fonte: Ministero della Gioventù APCom (Gennaio 2009)

Page 47: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

43

Dunque i giovani dimostrano di non essere passivi, ma al contrario sono

sensibili a nuovi temi e questioni di interesse pubblico e chiedono nuovi modi

di esprimere la loro presenza. Questo dimostra che «è in atto un processo di

trasformazione della cultura politica su basi generazionali» (Cioni 2007, p.12).

Utilizzando le parole di Cavalli: «sembra proprio che quella parte dei

giovani che ha mantenuto un forte impegno sociale avverta l‟esistenza di uno

scarto tra la limitatezza di orizzonti della contesa politica all‟interno dei loro

paesi e l‟urgenza, etica prima che politica, delle grandi questioni di portata

mondiale (il terrorismo, la pace, l‟ambiente, la fame, la povertà) e che quindi

sia alla ricerca di nuovi canali di partecipazione politica attraverso i quali

esprimere la propria presenza» (Cavalli 2002, p.519).

In definitiva è possibile affermare che l‟universo giovanile rappresenta una

ricca risorsa per la società locale, ma paradossalmente, per quanto ciò sia

abbondantemente affermato da ricerche e da dibattiti pubblici, si fa difficoltà a

riconoscere i giovani come soggetti capaci a pieno titolo di partecipare e di

compiere delle scelte ragionate e consapevoli. I giovani sono considerati

assenti e poco partecipi alla vita politica e sociale, e tutto questo non fa altro

che alimentare una sorta di profezia che si auto adempie, per cui i giovani

considerati passivi sfuggono alla vita pubblica e si rifugiano in una dimensione

privata e più individuale. Sembra quasi che la sfiducia verso le capacità dei

giovani sia ripagata con la stessa moneta e produce effetti sul piano della

partecipazione politica e della fiducia nelle istituzioni. Questi giovani silenziosi,

invisibili, costretti a vivere proiettati solo nel presente, che crescono in una

società diversa in costante mutamento, in cui i percorsi di vita sono sempre

meno lineari e individuali, sono invece portatori di valori profondi, di una

forte identità, di una grande creatività e capacità di iniziativa, che può essere

fonte di non pochi stimoli per chi si trova a gestire e ad implementare le

politiche locali e nazionali. Essi sono dotati di una dimensione relazionale ed

affettiva forte che pongono alla base del processo di crescita e

Page 48: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

44

autorealizzazione del sé, il quale tende a svilupparsi con una costante

attenzione al mantenimento delle proprie radici d‟appartenenza, una comunità

basata su rapporti familiari, di amicizia e di esperienze comuni. Anche se il

distacco dalle forme tradizionali di partecipazione alla vita politica è evidente,

come lo è anche il distacco dai classici temi offerti dalla politica. Tuttavia

evince un diverso bisogno di espressione del proprio senso di comunità

attraverso nuove forme di associazionismo e partecipazione non

convenzionale. I giovani sviluppano un maggiore interesse verso questioni del

tutto nuove ed altrettanto importanti. Quindi occorre sperimentare diversi

canali di condivisione e inclusione, tentando nuove strategie di azione. In

questo contesto sarà utile riflettere su quali opportunità sono offerte ai

giovani e quali vie sono maggiormente inclusive per incrementare il loro livello

di partecipazione alla vita pubblica.

Negli ultimi anni la parola chiave su cui si fondano i principali documenti

europei è la partecipazione, poiché è solo attraverso il coinvolgimento che si

costruiscono società democratiche. Le politiche giovanili hanno consentito il

coinvolgimento dei giovani in diversi progetti, ed hanno programmato

interventi per accrescere la loro soggettività, offrendo nuovi strumenti e

opportunità per esprimere e sviluppare le proprie idee e partecipare

maggiormente alle decisioni riguardanti i problemi pubblici e della comunità.

Un modo tutto nuovo quindi per i giovani di far sentire la propria voce,

tornando ad essere protagonisti.

Page 49: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

45

Capitolo 2: Le politiche giovanili

" Tutto ciò che ha giovinezza, quindi futuro, troverà rispondenza nel mondo e vi echeggerà ".

Robert Schuman

2.1. I giovani una priorità per l’Europa

In ambito europeo è possibile intravedere i primi interventi pubblici a

favore dei giovani a partire dal secondo dopoguerra. Queste nuove azioni,

inizialmente comprese in diversi settori di policy, erano prevalentemente

finalizzate a tutelare specifici bisogni delle fasce più deboli della popolazione26

e in particolare erano mirate all'inserimento lavorativo ed al sostegno di

politiche educative27.

La Comunità economica europea nei trattati costitutivi di Roma del 1957

inseriva indirettamente la questione giovanile all‟interno della più vasta politica

culturale promossa dalla stessa28. Infatti, anche se non erano stati individuati

strumenti concreti di intervento, vennero introdotte norme contenenti lo

“sviluppo della conoscenza nei giovani”, quale nucleo portante della società29.

Vi era un‟opinione condivisa dai suoi fondatori, che il miglioramento delle

comuni condizioni sociali sarebbe stato naturale corollario della futura

integrazione e cooperazione economica europea. Tali politiche, inizialmente,

non riconoscevano i giovani come una categoria sociale, ma come gruppo

definito unicamente dall‟appartenenza ad un certo intervallo di età, variabile a

seconda dei contesti nazionali.

26 Rapporto Iard, Studio sulla condizione e sulle politiche giovanili in Europa, Gennaio 2001.

http://www.istitutoiard.it/data/ricerche/Europa.PDF 27 Cfr. http://www.irer.it/Rapportifinali/2006A010_RapportoFinale.pdf/ 28 Rossi T., (a cura di), Informagiovani : dai centri di informazione locali al sistema informativo nazionale

per i giovani / Ministero dell'interno, Direzione generale dei servizi civili, Roma 1993. 29 Palumbo (2001) Il Programma d‟azione comunitaria “Gioventù” a norma della Decisione del Parlamento

Europeo e del Consiglio 1031/2000/CE. Cfr. http://www.diritto.it/articoli/europa/palumbo.html

Page 50: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

46

Successivamente i cambiamenti derivati dalla contestazione giovanile del

1968, hanno contribuito ad alzare la soglia di attenzione da parte dei governi

nei confronti delle giovani generazioni. A partire dagli anni Settanta, infatti, gli

Stati nazionali avviarono programmi specifici in favore dei giovani, che

vennero identificati come una categoria sociale, degna di attenzione da parte

dei decision makers. Tuttavia le politiche erano ad uno stadio embrionale ed i

destinatari di tali progetti erano ancora individuati in base alla sola età

anagrafica e non in rapporto al loro status, al ruolo che essi ricoprivano nella

società (in qualità di studente, lavoratore, disoccupato) o in base all‟esposizione

di un particolare rischio o situazione di disagio.30

Uno dei primi promotori per le politiche giovanili fu il Consiglio

d'Europa31, la cui azione orienta ancora oggi la promozione e

l‟armonizzazione delle politiche giovanili nei diversi Paesi.

Nel 1972 il Consiglio d‟Europa istituì la Fondazione e il Centro Europeo

della Gioventù con sede a Strasburgo. Gli obiettivi che la Fondazione

Europea per la Gioventù (FEG) persegue sono diversi. Tra questi bisogna

ricordare il ruolo di incoraggiare la cooperazione fra i giovani fornendo

sostegno finanziario alle attività giovanili per promuovere la pace, favorire la

comprensione e la cooperazione cercando di imprimere nella società i valori

fondamentali del Consiglio d‟Europa, ossia i diritti dell‟uomo, la democrazia, la

tolleranza e la solidarietà.

Per quanto riguarda il Centro europeo della gioventù è definito negli

statuti come un‟istituzione educativa, strumento di partecipazione della

gioventù europea e delle organizzazioni giovanili, al fine di facilitare la

cooperazione tra le organizzazioni non governamentali e i governi (Tomasi

1986).

30 D‟Elia A., Le politiche giovanili: origini, evoluzioni, stato dell‟arte, Bari 28 aprile 2006. 31 Il Consiglio d‟Europa, è un‟organizzazione internazionale costituita nel 1949 con il Trattato di Londra. Come finalità si occupa di difendere i diritti dell‟uomo, promuovere la democrazia, difendere l‟identità culturale europea e ricercare soluzioni ai problemi sociali. Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Consiglio_d'Europa

Page 51: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

47

Successivamente, a seguito del quarantennale delle Organizzazione delle

Nazioni Unite (ONU) nel 1985 fu inaugurato l‟Anno internazionale della gioventù

(AIG), con l‟intento di incoraggiare il dialogo e la comprensione tra le

generazioni e promuovere gli ideali della pace, il rispetto dei diritti umani, la

libertà e la solidarietà32.

In occasione dell‟Anno Internazionale della Gioventù, venne organizzato

un evento a Parigi, presso il Centro informazione e documentazione giovani

(CIDJ), per inaugurare un Comitato organizzativo Informagiovani formato

da operatori e funzionari di 10 Paesi, tra cui l‟Italia.33

Risale invece al 1985 la prima Conferenza Europea dei Ministri

Responsabili per la Gioventù, che ebbe come tema principale la

partecipazione dei giovani. Il documento, approvato dai partecipanti,

impegnava gli Stati membri all‟istituzione di un Consiglio Nazionale della

Gioventù, autonomo ed indipendente. Tale impegno risultava essere

assolutamente in linea con la promozione del protagonismo sociale dei giovani

auspicato dall‟ONU.

In seguito a questa prima ed importante esperienza nel 1986 si costituisce

l'Associazione europea per l'informazione e la consulenza dei giovani

denominata ERYCA. Tale Agenzia ancora oggi garantisce un coordinamento

ed una rappresentanza europea in materia d‟informazione e di consulenza per i

giovani34. Inoltre promuove l'innovazione in materia di informazione e il

dialogo permanente fra gli operatori di questo campo, consentendo la

formazione degli stessi e gli scambi professionali, così come la diffusione delle

migliori metodologie di informazione, basandosi sulle esperienze più

innovative per identificare i bisogni dei giovani35.

32 Cfr. http://www.unric.org/it/attualita/26861-anno-internazionale-della-gioventu 33 Rossi T., (a cura di), Informagiovani: dai centri di informazione locali al sistema informativo nazionale

per i giovani / Ministero dell'interno, Direzione generale dei servizi civili, Roma 1993. 34 Le finalità dell‟Agenzia europea per l‟informazione e la consulenza dei giovani, sono espresse negli articoli 2 e 3 dello Statuto dell‟ERYCA (Bruxelles, 27-28 maggio 1991). 35 Cfr. http://eryica.org/en/content/eryica-brief

Page 52: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

48

Nel 1988 il comitato dei Ministri del Consiglio d‟Europa, riconobbe

l‟importanza del settore della gioventù e la necessità di rendere permanente la

cooperazione: venne così costituito il Comitato Direzione Europea di

Cooperazione Inter-governamentale nell’ambito della gioventù (CDEJ).

Tale Comitato rappresenta una figura di riferimento sotto molteplici aspetti,

svolgendo diversi compiti tra cui quello di promuovere la cooperazione tra i

governi e avviare ricerche e riflessioni sulle politiche giovanili nazionali,

stimolando lo scambio di informazioni e di esperienze fra i governi. Inoltre il

CDEJ ha il compito di consigliare il Comitato dei Ministri per assicurare un

supporto appropriato nei programmi e nelle attività, agendo come

responsabile della programmazione e della pianificazione delle attività di

cooperazione intergovernativa nel settore giovanile.

Successivamente nel 1990 il Consiglio d'Europa approvò la “Carta Europea

della Partecipazione alla vita Comunale e Regionale” che, in coerenza con l'obiettivo

di un'integrazione europea, promosse la partecipazione e la cittadinanza attiva

come incentivo alla vita pubblica ed alla volontà di cambiamento. Tale

documento rappresenta un quadro di riferimento per lo sviluppo di politiche

giovanili locali incentrate «sulla concertazione degli interventi anziché su

approcci separati nei vari settori» (Campagnoli 2009, p.19)36. Tale iniziativa

costituisce infatti una delle prime rilevanti indicazioni a livello internazionale in

materia di politiche giovanili. Nello specifico, il punto di partenza di tale

documento è che la partecipazione attiva dei giovani alle decisioni ed alle

attività a livello locale e regionale è essenziale se si vogliono costruire delle

società più democratiche, più solidali e più prospere37. Viene così introdotto

un nuovo concetto di partecipazione dei giovani alla vita pubblica in quanto

risorsa della società. In questi anni vengono approvati dalla Comunità Europea

36 Iard, Esperienze di politiche giovanili in provincia di Milano, Terzo rapporto dell‟Osservatorio Giovani della Provincia di Milano, 2009 Cfr.http://www.provincia.milano.it/giovani/doc/Esperienze_di_politiche_giovanili.pdf 37Cfr.http://www.georivista.it/rivista/cerca-orientamento/carta-europea-di-partecipazione-dei-giovani-alla-vita-locale-e-regionale/

Page 53: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

49

anche i programmi Gioventù per l‟Europa (1988-1999) ed Erasmus nati per

favorire scambi tra i vari Paesi e sviluppare nelle future generazioni l‟idea di

appartenenza a quella che sarà poi l‟Unione Europea.

2.1.1. Gli interventi in materia di gioventù da parte dell’Unione Europea tra gli anni Novanta e Duemila

Sul piano internazionale è sempre stato presente un atteggiamento di

apertura e sensibilità verso l'universo giovanile e sin dai primi anni Novanta

venne riconosciuta la necessità del coinvolgimento, della partecipazione e

dell'ascolto dei giovani, per rendere concreti gli obiettivi prefissati dalle

direttive.

Grazie al Trattato di Maastricht del 1993, si sono sviluppate nel tempo

diverse azioni comunitarie che riguardavano più direttamente i giovani: in

campo educativo, in quello dell‟occupazione, della formazione professionale,

ed anche in quello dell‟accesso alle tecnologie dell‟informazione. In particolare

gli art. 149 e 150 del trattato sull'Unione Europea38 prevedono competenze

comunitarie nei settori dell'Istruzione, della Formazione e dell'Educazione non

formale. L‟art. 14939 costituisce la base giuridica della cooperazione a livello

38 Trattato di Maastricht, Capo 3: Istruzione, Formazione professionale e Gioventù. Cfr: http://eur-lex.europa.eu/it/treaties/dat/12002E/pdf/12002E_IT.pdf 39 Trattato di Maastricht Capo 3: Art. 149. Comma 1. «La Comunità contribuisce allo sviluppo di un'istruzione di qualità incentivando la cooperazione tra Stati membri e, se necessario, sostenendo ed integrando la loro azione nel pieno rispetto della responsabilità degli Stati membri per quanto riguarda il contenuto dell'insegnamento e l'organizzazione del sistema di istruzione, nonché delle loro diversità culturali e linguistiche». Comma 2. «L'azione della Comunità è intesa: a sviluppare la dimensione europea dell'istruzione, segnatamente con l'apprendimento e la diffusione delle lingue degli Stati membri, a favorire la mobilità degli studenti e degli insegnanti, promuovendo tra l'altro il riconoscimento accademico dei diplomi e dei periodi di studio, a promuovere la cooperazione tra gli istituti di insegnamento, a sviluppare lo scambio di informazioni e di esperienze sui problemi comuni dei sistemi di istruzione degli Stati membri, a favorire lo sviluppo degli scambi di giovani e di animatori di attività socioeducative, a incoraggiare lo sviluppo dell'istruzione a distanza». Cfr. Trattato sull‟Unione europea (in GU 29 luglio 1992, n. C 191)

Page 54: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

50

europeo che consentirà lo sviluppo di varie azioni comunitarie riguardanti

direttamente o indirettamente i giovani, in modo da promuovere lo scambio di

esperienze tra gli stati membri per quanto riguarda l‟istruzione, lo studio di

lingue straniere e la mobilità, offrendo occasioni di studio all‟estero ed il

riconoscimento dei titoli di studio e delle attività formative conseguite.

L‟art. 15040 riguarda nello specifico la formazione professionale, intesa

soprattutto come formazione permanete volta ad agevolare l‟inserimento

professionale e l‟adattamento alle trasformazioni avvenute nel mercato del

lavoro. In particolare il Comma 2 di tale articolo attesta che la Comunità si

impegna a «facilitare l'accesso alla formazione professionale ed a favorire la

mobilità degli istruttori e delle persone in formazione, in particolare dei

giovani».

A questo articolo segue poi il numero 151, che promuove la cooperazione

culturale a livello europeo. Anche se i giovani non sono citati direttamente,

sono coinvolti perché interessati alle azioni previste in tale ambito, come ad

esempio il programma Cultura 2000.

L'impegno dell‟UE per l‟istruzione e la formazione professionale, troverà il

suo seguito in una serie di progetti significativi come: Socrates, Leonardo da Vinci

(1995) e Servizio Volontario Europeo (1996-1999). Tali programmi, insieme ai

precedenti Gioventù in azione (1989-1999) ed Erasmus, hanno contribuito in

40 Trattato di Maastricht Capo 3: Art. 150. Comma 1. «La Comunità attua una politica di formazione professionale che rafforza ed integra le azioni degli Stati membri, nel pieno rispetto della responsabilità di questi ultimi per quanto riguarda il contenuto e l'organizzazione della formazione professionale». Comma 2. «L'azione della Comunità è intesa: a facilitare l'adeguamento alle trasformazioni industriali, in particolare attraverso la formazione e la riconversione professionale; a migliorare la formazione professionale iniziale e la formazione permanente, per agevolare l'inserimento e il reinserimento professionale sul mercato del lavoro; a facilitare l'accesso alla formazione professionale ed a favorire la mobilità degli istruttori e delle persone in formazione, in particolare dei giovani; a stimolare la cooperazione in materia di formazione tra istituti di insegnamento o di formazione professionale e imprese; a sviluppare lo scambio di informazioni e di esperienze sui problemi comuni dei sistemi di formazione degli Stati membri». Cfr. Trattato sull‟Unione europea (in GU 29 luglio 1992, n. C 191)

Page 55: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

51

modo significativo all'acquisizione di nuove competenze, offrendo ai giovani

opportunità di mobilità, apprendimento sia formale che informale e scambi

internazionali.

Una maggiore organicità, coerenza degli obiettivi e sistematizzazione dei

principi di tali politiche, che consenta una valutazione ed un controllo della

qualità dei programmi dell'informazione e dei servizi erogati, verrà a

consolidarsi solo negli anni „90.

Di particolare importanza è la Raccomandazione n. R (90) del Comitato

dei Ministri del Consiglio d‟Europa, che rappresenta il primo documento

sull‟Informazione e la Consulenza per i giovani, che oltre a disciplinare le politiche

giovanili a livello europeo, ha lo scopo di promuovere il controllo sulla qualità

delle informazioni erogate. Grazie a questa raccomandazione adottata dal

Comitato dei Ministri, furono create strutture come i Centri di informazione

giovanili che rispondano a ben precise regole di accesso e di promozione

dell'autonomia dei giovani. Inoltre venne promosso il coordinamento di una

politica di informazione accessibile e disponibile per tutti gli utenti.

Nel 1998 con la “Dichiarazione di Lisbona sulle politiche ed i programmi per la

gioventù” e con l‟istituzione della “Giornata mondiale della gioventù” il 12 agosto di

ogni anno, i vari Stati membri si sono impegnati a intraprendere azioni in

settori trasversali e a favorire la partecipazione giovanile, lo sviluppo, la pace,

l‟istruzione, l‟occupazione, la sanità e la prevenzione dall‟uso di sostanze

stupefacenti (Campagnoli 2010, p.71).

In seguito grazie alla “Carta Europea dell'informazione alla gioventù” (Bratislava,

1993) approvata dalla quarta assemblea generale della ERYCA, venne proposta

l'idea di congiungere la dimensione dell'informazione a quella della

partecipazione giovanile. La partecipazione, come vedremo, sarà considerata

uno degli obiettivi principali, per garantire un ruolo attivo dei giovani alla

creazione di politiche concrete ed integrate. Tale documento, verrà poi ripreso

ed adottato dal Congresso dei poteri locali e regionali d‟Europa nel 2003, a dieci anni

Page 56: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

52

dall‟adozione del primo, in un momento di valutazione dei progressi compiuti

in materia di partecipazione giovanile.

Con la Strategia di Lisbona, definita nel marzo del 2000, venne

definitivamente sancito il ruolo fondamentale che le giovani generazioni

europee devono avere nella creazione «dell'economia della conoscenza più

competitiva e dinamica del mondo»41. Le priorità della Strategia di Lisbona

definite dai documenti ufficiali sono:

- Internet. Innanzitutto viene riconosciuta l‟importanza dei sistemi di

comunicazione, ed in particolare della diffusione di rete telematica

internazionale quale strumento per consentire di raggiungere in modo più

capillare i cittadini, attraverso servizi pubblici on line, un'amministrazione

elettronica, servizi di apprendimento elettronico e di telesalute. Per avviare un

vero processo che porti allo sviluppo di tale Strategia è fondamentale la

diffusione di Internet anche nelle scuole, in modo da eliminare

progressivamente il digital divide.

- Ricerca. Per quanto riguarda il settore ricerca è di fondamentale importanza

la definizione di uno spazio comune di analisi, in cui i centri di studi e le scuole

siano collegate tra loro ed abbiano la possibilità di comunicare e collaborare

per la ricerca. Inoltre, si punta a rendere più semplice la mobilità dei ricercatori

ed a favorire iniziative per trattenere in Europa i giovani talenti.

- Il Settore Produttivo. Per lo sviluppo del settore produttivo, la Strategia di

Lisbona individua nelle piccole e medie imprese il cuore dell'economia

europea. Per evitare che il loro dinamismo venga ostacolato da regolamenti

diversi e contrastanti nei vari Paesi, è prevista l'elaborazione di una carta

europea per le piccole imprese e il sostegno all'avviamento di imprese ad alto

contenuto tecnologico.

41 Comunicazione della Commissione dell'11 marzo 2003, “Politica dell'innovazione: aggiornare

l'approccio dell'Unione europea nel contesto della strategia di Lisbona”.

Page 57: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

53

- Le Politiche Sociali. Molta attenzione viene posta nel settore delle politiche

sociali. Infatti la Strategia individua due principali problemi, il primo riguarda

la carenza di personale qualificato con competenze tecnologiche e conoscenza

di lingue straniere ed il secondo riguarda invece l'invecchiamento della

popolazione. Per risolvere tali questioni l'Unione ha il compito di promuove la

mobilità di studenti e ricercatori mediante i programmi comunitari esistenti ed

il riconoscimento delle qualifiche e dei periodi di studio e formazione. Per

quanto riguarda il problema dell'invecchiamento, i governi dell'Unione

dovranno ridurre gli incentivi al prepensionamento e aumentare gradualmente

di circa cinque anni l'età di effettiva cessazione dell'attività lavorativa.

Inoltre la strategia di Lisbona punta a far crescere l'occupazione, portandola

dal 61% di media al 70% entro il 2010 e ad aumentare nello stesso periodo il

numero delle donne occupate dal 51% al 60%.42

I giovani rappresentano per l‟Unione Europea delle risorse umane

indispensabili, su cui puntare per lo sviluppo ed è per questo motivo, che essi

dovrebbero essere inclusi in tutti i piani strategici, sia locali che nazionali.

Come ogni risorsa che diventa rara, i giovani devono essere valorizzati,

permettendo loro di esprimere al meglio le proprie potenzialità, per contribuire

con il loro apporto allo sviluppo delle società del domani.

2.1.2. Il Libro Bianco: un nuovo impulso per la gioventù europea

L‟Europa ha quindi segnato l‟inizio di una nuova fase delle politiche

giovanili, trovando ulteriori sviluppi nel 2001 grazie all'adozione del Libro

Bianco della commissione, dal titolo “Un nuovo impulso per la gioventù europea”.

L‟iniziativa fu presentata nel novembre 2001 dal Commissario europeo

42 Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Strategia_di_Lisbona

Page 58: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

54

Viviane Reding responsabile dell‟istruzione e della cultura, dopo una

consultazione iniziata nel 2000 in cui 600 partecipanti, tra cui 450 delegati

giovani provenienti da trenta paesi, hanno espresso insieme le loro idee in

merito a temi importanti quali: la partecipazione, l'occupazione, l'istruzione, il

benessere e i valori europei43. Tale documento è nato dall'osservazione che,

nonostante l'estensione delle azioni comunitarie, le istituzioni europee e gli

Stati membri non erano riusciti ad avere una visione unitaria e condivisa

dell'insieme delle politiche per la gioventù. Il Libro Bianco contiene

indicazioni dello scenario, delle sfide, dei temi e delle priorità per

l‟elaborazione di una politica per i giovani nell‟arco di un decennio. La vera

rivoluzione sta nel pensare alle nuove generazioni come una forza sulla quale

costruire la società, e quindi considerare i giovani come una risorsa e non

come un problema. Tale documento ha come obiettivo quello di consentire

una nuova forma di governance, che coinvolga tali soggetti nel processo

decisionale comunitario. Questa impostazione strategica viene ripresa sulla scia

di un importante documento antecedente: il Libro Bianco sulla Governance44. Per

governance si intende in questo caso «l‟insieme delle regole, dei meccanismi e

delle prassi che influiscono sull‟articolazione dei diversi poteri esercitati,

nonché l‟apertura del processo decisionale dell‟Unione per consentire la

partecipazione dei cittadini alle decisioni che li riguardano»45 L‟intento è quello

di favorire il protagonismo dei giovani attraverso il coinvolgimento e la

partecipazione diretta nei progetti dalla fase di ideazione a quella di

realizzazione, nonché nelle procedure previste per la valutazione degli stessi.

Le politiche giovanili, secondo il Libro Bianco, devono coniugare la

dimensione locale e la dimensione europea, le attività settoriali e la visione

d‟insieme per far fronte alle gradi sfide della società ed ai grandi cambiamenti

in atto, quali: l‟evoluzione demografica e sociale, con relativo impatto sui

43 Cfr. http://www.empolese-valdelsa.it/Eures/Guide/Guida%20Europa.pdf 44 “La governance europea. Un libro bianco”, COM (2001) 428, luglio 2001. 45 Tratto dal “Libro Bianco Gioventù: un nuovo impulso per la gioventù europea” del 2001

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55

sistemi previdenziali e sulle dinamiche dell‟immigrazione, i mutamenti che

riguardano le forme di vita e lavoro che investono direttamente la gioventù,

l‟integrazione europea e la globalizzazione.46

Inoltre all‟interno del Libro Bianco vengono considerati cinque principi

fondamentali che si intendono perseguire:47

- Apertura: assicurare un‟informazione e una comunicazione attiva nei

confronti dei giovani, formulata nel loro linguaggio, per far sì che

comprendano il funzionamento delle politiche loro rivolte.

- Partecipazione: assicurare la consultazione dei giovani e promuovere

la loro partecipazione alle decisioni che li riguardano e, in linea

generale, alla vita delle loro collettività.

- Responsabilità: sviluppare un'attività di cooperazione nuova e

strutturata per elaborare soluzioni concrete in risposta alle aspirazioni

dei giovani.

- Efficacia: valorizzare la risorsa costituita dalla gioventù, affinché possa

meglio rispondere alle sfide della società e contribuire al successo delle

diverse politiche.

- Coerenza: sviluppare una visione integrata delle diverse politiche che

riguardano la gioventù e dei diversi livelli d‟intervento pertinenti.

Attraverso questi principi, emerge chiaramente la necessità di considerare i

giovani come una risorsa da valorizzare e di grande importanza per lo sviluppo

delle società dell‟informazione. Quindi diviene di fondamentale importanza

coinvolgere tali attori direttamente nelle decisioni e nei programmi politici loro

rivolti secondo un approccio bottom up. Per realizzare una partecipazione attiva

e propositiva, vi è soprattutto l'idea che alla base delle iniziative, vi debba

46 D‟Elia A., Le politiche giovanili: origini, evoluzioni, stato dell‟arte, Bari 28 aprile 2006, p.9 47Cfr.http://db.formez.it/fontinor.nsf/5c85dc5bc1730276c1256e45003b6707/E583D7CC56459B7DC1256F4D0054131D/$file/Libro_Bianco_Gioventu.pdf

Page 60: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

56

essere la trasparenza informativa, poiché solo attraverso canali comunicativi

diretti e accessibili vi potranno essere interventi coerenti ed integrati per le

politiche. Occorre quindi che i Paesi realizzino occasioni di scambio, che

abbiano come obiettivo quello di infondere nei giovani il senso di

appartenenza alla comunità, favorendo la comunicazione con le istituzioni e

sviluppando il senso di cittadinanza attiva.

Il valore del Libro Bianco risiede sia nel contenuto programmatico e

progettuale, che nel metodo partecipato con cui sono state identificate le

problematiche comuni a tutti i giovani dell‟Unione48, da fronteggiare attraverso

il coinvolgimento dei giovani stessi. Tale documento è stato seguito da una

risoluzione per la cooperazione europea, approvata dal Consiglio Istruzione e

Gioventù il 30 maggio 2002. Tale cooperazione si articola in due punti

fondamentali: l'applicazione del metodo aperto di coordinamento49(in termini

di partecipazione, informazione, volontariato e ricerca) e la trasversalità delle

politiche giovanili con alti ambiti intersettoriali (come l'istruzione, la

formazione e l'occupazione).

Successivamente con il seguito del Libro Bianco nel 2003 venne posto

come obiettivo quello di incentivare la partecipazione effettiva nel contesto

civico di riferimento, promuovendo una maggiore inclusione dei giovani nei

sistemi rappresentativi democratici ed un migliore accesso alle informazioni ed

alle opportunità che vengono loro offerte.

L‟Unione europea intende promuovere una comunicazione attiva nei

confronti dei giovani, formulata nel loro linguaggio, per far sì che

comprendano il funzionamento dell‟Europa e delle politiche che li riguardano.

Tra gli obiettivi vi è quello di assicurare la loro partecipazione sia alle decisioni 48 Tali problematiche riguardano il prolungamento della gioventù, il ritardo all‟ingresso nella vita adulta, l‟indebolimento del ruolo istituzionale della scuola, della famiglia e delle istituzioni tradizionali come agenti di integrazione, il ritardo nella conquista dell‟autonomia e la presenza di percorsi di vita non lineari. 49 Creato ed adottato nel quadro della politica dell‟occupazione e del processo di

Lussemburgo, definito poi come strumento della Strategia di Lisbona.

Page 61: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

57

che, in linea generale, alla vita delle loro collettività, sviluppando una

cooperazione nuova e strutturata tra gli Stati membri e le istituzioni europee

avviando soluzioni concrete in risposta alle aspirazioni dei giovani. Uno dei

capisaldi del Libro Bianco è valorizzare la risorsa costituita dalla gioventù,

perché possa meglio rispondere alle sfide della società, contribuire al successo

delle diverse politiche che la riguardano e costruire l‟Europa di domani.

2.1.3. Il proseguimento degli obiettivi: la “Carta europea della partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale” e il “Patto europeo per la gioventù”

Il quadro di cooperazione auspicato risponde ad un'esigenza forte di

ridefinire una visione d'insieme degli interventi in ambito europeo, con

l'obiettivo di creare uno spazio di opportunità per avvicinare i giovani alle

istituzioni loro più prossime.

Su questi propositi venne approvata la “Carta Europea della

partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale” (Consiglio

d'Europa 21 maggio 2003), documento che offre linee guida ed orientamenti a

cui devono ispirarsi le politiche giovanili a livello nazionale e regionale. Il nodo

centrale consiste nella valorizzazione della “risorsa giovani” attraverso il

coinvolgimento diretto alla vita della comunità locale. Si afferma all‟interno del

documento che tali soggetti devono poter disporre di strumenti per

partecipare attivamente come cittadini alla vita pubblica locale e regionale. Per

garantire una maggiore partecipazione civile, gli enti locali hanno il compito di

far sì che i giovani possano integrarsi nella società, ed hanno il dovere preciso

di sostenere non solo quei soggetti maggiormente a rischio di esclusione, ma

tutti i giovani indistintamente, perché possano meglio rispondere alle sfide

della società e contribuire al successo delle diverse politiche.

Page 62: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

58

Vengono definiti gli ambiti di intervento a livello settoriale, che ricoprono

vastissime aree di interesse tra cui: tempo libero, salute, formazione,

educazione, inoltre vengono promosse politiche contro la disoccupazione,

politiche abitative e di miglioramento dell‟ambiente urbano, politiche contro

ogni forma di discriminazione, di violenza e dipendenza. Gli interventi quindi

guardano alla gioventù con un‟ottica di 360 gradi, ed intendono abbattere le

barriere sociali per ovviare a qualsiasi forma di difficoltà che ciascun soggetto

può incontrare lungo il percorso di transizione verso lo stadio adulto.

La Carta europea quindi contiene principi guida destinati agli enti locali sulle

modalità di attuazione delle politiche riguardanti la gioventù, offre un

inventario degli strumenti atti a stimolare la partecipazione dei giovani e

fornisce consigli su come attuare il quadro istituzionale per favorire tale

partecipazione. In particolare al Titolo II intitolato “Gli strumenti per la

partecipazione dei giovani”, si attesta che per ottenere una piena partecipazione alla

vita politica, associativa e sindacale bisogna mettere a disposizione dei giovani

un certo numero di strumenti: informativi, tecnologici, comunicativi,

organizzativi, ecc.

Ancora una volta l‟informazione assume un ruolo chiave in quanto per

partecipare attivamente bisogna conoscere, essere pienamente informati sulle

attività e sui progetti. Gli enti locali e regionali dovrebbero quindi migliorare i

centri esistenti di informazione e di consulenza destinati ai giovani, in modo

tale da offrire dei servizi di qualità, tesi a soddisfare le esigenze espresse dai

giovani.

Nel Novembre 2005 i capi di Stato e di governo europei hanno stipulato un

Patto Europeo per la Gioventù. Tale azione coincide con la fine del primo

ciclo di attuazione del Libro bianco. Secondo la Commissione, le misure e le

azioni proposte in tale patto devono basarsi sulle strategie europee per

l'occupazione e l'inserimento sociale, nonché sul programma di lavoro

"L'istruzione e la formazione 2010 ". L'obiettivo principale è quello di migliorare

Page 63: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

59

l'istruzione, la formazione, la mobilità, l'inserimento professionale e

l'inserimento sociale dei giovani europei, facilitando l‟armonizzazione fra la

vita familiare e la vita professionale. Vengono individuati alcuni temi principali,

come l'esigenza di sviluppare la solidarietà tra le generazioni in una società che

invecchia e l'esigenza di garantire una preparazione mediante l'istruzione e la

formazione.

Nello specifico i principali ambiti d'intervento sono:

- Promuovere la cittadinanza attiva dei giovani. Questo significa che

gli stati devono in primo luogo, aderire agli obiettivi comuni imposti dal

Libro Bianco attraverso il metodo aperto di coordinamento50,

assumendosi l‟impegno di sostenere la trasversalità del tema della

gioventù in tutte le politiche. In secondo luogo hanno il compito di

promuovere anche altri strumenti che permettono la partecipazione

attiva, come il programma Gioventù in azione, il portale del Forum Europeo

dei Giovani e l‟European Knowlege Center on Youth Policy (EKCYP)51;

- Promuovere l’occupazione e l’integrazione sociale. Il Patto

Europeo per la gioventù intende promuovere l‟educazione e la

formazione, l‟occupazione e l‟inclusione sociale per i giovani europei in

modo tale da conciliare il lavoro con la vita familiare.

- Promuovere la dimensione giovanile in altre politiche. Viene

esplicitato il ruolo della Commissione europea, la quale ha il dovere di

garantire che ciò avvenga effettivamente, in modo tale, da eliminare

ogni forma di discriminazione sociale.

50 Il metodo aperto di coordinamento costituisce uno strumento fondamentale per armonizzazione le politiche sociali europee con il rispetto delle specificità nazionali e regionali e con la valorizzazione di un approccio decentralizzato. 51 L'EKCYP è una attività di ricerca attuata in cooperazione tra il Consiglio d'Europa e la

Commissione Europea messa a disposizione per vari attori quali i policy-makers, le

organizzazioni non governative ecc.

Page 64: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

60

L‟Unione Europea deve anche contribuire allo sviluppo della mobilità dei

giovani, garantendo contemporaneamente che le forme di educazione non

formale abbiano la giusta riconoscenza una volta concluse le esperienze

all‟estero. Per realizzare tali obiettivi sono stati previsti due programmi per il

periodo 2007-2013, ovvero “Gioventù in azione” ed il “Long Life Learning”52.

Il programma in favore dell‟apprendimento continuo mira a promuovere

l‟Europa della conoscenza a tutti i livelli ed a rafforzare i rapporti tra le

istituzioni scolastiche europee, promuovendone l‟integrazione. Il progetto

“Gioventù in azione”53 invece ha lo scopo incoraggiare la partecipazione dei

giovani alla vita pubblica in particolare dei soggetti più svantaggiati,

sviluppando il loro spirito d'iniziativa, d'imprenditorialità e di creatività. Il

programma comporta cinque obiettivi generali che sono: promuovere la

cittadinanza attiva, sviluppare la solidarietà, favorire la comprensione reciproca

dei giovani di paesi diversi, sostenere la cooperazione europea nel settore della

gioventù.

La Commissione ha presentato nel 2009 una Comunicazione dal titolo "Una

strategia UE per i giovani – Investire e Rafforzare. Un metodo aperto di coordinamento

rinnovato per affrontare le sfide e le opportunità dei giovani"54. Questa strategia invita

sia gli Stati membri che la Commissione a cooperare nel settore giovanile

attraverso un metodo aperto di coordinamento. Inoltre propone un approccio

transettoriale, con azioni a breve e lungo termine, che include tutte le aree

politiche concernenti i giovani europei. La Strategia sottolinea l‟importanza del

52 Per il periodo 2007-2013, l‟UE ha stazionato circa 7 miliardi di euro a favore dell'apprendimento permanente (Long life learning) e 900 milioni di euro circa per il programma “Gioventù in azione”. 53 “Gioventù in Azione” è un programma rivolto ad una fascia di età compresa tra i 13 ed i 30 anni ed ha come obiettivo quello di sviluppare tra i giovani il senso di responsabilità, d'iniziativa, d'interesse per gli altri, di cittadinanza e la partecipazione attiva a livello locale, nazionale ed europeo. II programma comprende scambi giovanili internazionali, servizio volontario europeo, e progetti con i Paesi terzi. 54 Cfr. http://www.eurodesk.it/politiche-giovanili-introduzione

Page 65: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

61

lavoro giovanile e definisce misure per migliorare sia l‟attuazione delle

politiche a favore della gioventù, sia il dialogo con le giovani generazioni.

La nuova strategia per la gioventù rappresenta il seguito di un ampio lavoro

di consultazione realizzato nel 2008, grazie al coinvolgimento di autorità

nazionali e di organizzazioni giovanili. I giovani stessi sono stati consultati

online e conseguentemente invitati a fornire il proprio feedback sulle proposte

della Commissione, segno di una nuova fase delle politiche di promozione

delle azioni volte ad incentivare il dialogo permanente, come proposto

dall‟UE. Nel novembre 2009, il Consiglio UE dei Ministri per la Gioventù,

composto da 27 Stati membri dell‟UE, ha adottato una Risoluzione su un

quadro rinnovato per la cooperazione europea nel settore giovanile per il

prossimo decennio. La Risoluzione si basa sulla Comunicazione della

Commissione dell‟aprile 2009 “Una Strategia UE per i Giovani: Investire e

Rafforzare”. La nuova Strategia UE per i Giovani definisce tra gli obiettivi

generali quello di garantire le pari opportunità per i giovani nell‟istruzione e nel

mercato del lavoro e promuovere la cittadinanza attiva, l‟inclusione sociale e

solidarietà dei giovani.

In definitiva dopo questo breve excursus sulle politiche europee in favore

della gioventù, è possibile comprendere i motivi per cui i giovani

rappresentano una risorsa su cui l‟Europa ha voluto puntare, soprattutto negli

ultimi quindici anni, attraverso azioni che hanno cercato e tuttora intendono

offrire occasioni di crescita e sviluppo. Vi è la necessità di ripensare al ruolo

indispensabile dei giovani nel processo di crescita del capitale umano europeo

per sviluppare, come previsto dalla strategia di Lisbona, “la società della

conoscenza”. Si considera in questo caso l‟Unione Europea come una

“comunità epistemica”55 portatrice di idee innovative in quanto ha contribuito

a modificare la costruzione delle politiche nazionali, influenzandone: le

55 Per una definizione di comunità epistemica si veda la voce in Capano G., Giuliani M. (a

cura di), Dizionario di politiche pubbliche, Carocci Editore, Roma 2005.

Page 66: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

62

soluzioni, le decisioni, gli obiettivi, gli strumenti, generando un apprendimento

della policy. Come emerso dalla consultazione degli Euro-documenti risulta

evidente quanto la partecipazione dei giovani alle decisioni e all'attività a livello

locale e regionale sia essenziale se si vogliono costruire delle società

democratiche ed inclusive. L‟idea è quella di progettare con i giovani e per i

giovani, fornendo strumenti concreti ed efficaci per la partecipazione,

infondendo un senso civico di responsabilità e di cittadinanza attiva.

2.2. I modelli nazionali di politiche giovanili

Nel corso nel Novecento e in particolare a partire dal Secondo Dopoguerra,

in tutti i Paesi occidentali si è potuto assistere ad un consolidamento

progressivo di sistemi di protezione sociale, attraverso riforme legislative ed

investimenti finanziari sempre più consistenti destinati a settori quali:

previdenza sociale, sanità, istruzione, lavoro, eccetera. L‟influenza europea

sugli assetti di welfare è divenuta, dagli anni Novanta, sempre più evidente

attraverso lo sviluppo di interventi di tipo regolativo: norme e dispositivi

legislativi, soprattutto direttive, miranti ad armonizzare le legislazioni nazionali

sulla base di principi comuni o di norme che fissano standard minimi (Naldini

2006).

Pur all‟interno di alcuni indirizzi comunitari, favoriti dalla legislazione sovra-

nazionale dell‟Unione, i sistemi di welfare dei singoli Paesi56, hanno dato vita nel

56 Il sociologo danese Esping-Andersen, in The Three Worlds of Welfare Capitalism, ha introdotto una classificazione dei diversi sistemi di welfare state strutturata in tre tipologie riconoscibili in base alle loro diverse caratteristiche. Questa tripartizione è fondata sulle differenti origini dei diritti sociali che ogni Stato concede ai propri cittadini. L‟autore ha così individuato i seguenti modelli di welfare: il modello liberale, tipico dei paesi anglosassoni (Gran Bretagna, Nuova Zelanda, U.S.A.); il modello conservatore, che è vigente soprattutto nell'Europa continentale (Germania, Austria, Belgio, Italia); infine il modello social-

Page 67: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

63

corso degli anni a modelli di implementazione delle politiche altamente

diversificati, come rivelato dalle numerose indagini comparative di settore57.

In questo quadro non è stato semplice per le politiche giovanili assumere un

riconoscimento ed uno statuto proprio.

Anche in Italia si è avviato un processo, per quanto tardivo rispetto ad altri

contesti, di riconoscimento di specifici bisogni dei giovani e della necessità di

dare statuto ai contesti in cui discutere, generare e implementare le politiche

giovani.

Tale processo ha portato ad un nuovo sistema di riferimento, che si

allontana dai tradizionali ambiti di intervento rivolti al disagio e alla

prevenzione e si indirizza, al contrario, verso politiche dell‟agio, atte a favorire

lo sviluppo del protagonismo e della cittadinanza attiva tra i giovani.

Le politiche giovanili si caratterizzano per la particolarità di essere citizen

centred, ovvero definite non solo in base all‟oggetto o al contenuto degli

interventi, ma in base ai destinatari.

Questa natura trasversale rispetto agli ambiti tradizionali (lavoro, istruzione,

salute, politiche sociali, culturali ecc.) porta con sé rischi di sovrapposizione e

mancanza di integrazione con le politiche settoriali. Da un punto di vista

operativo questo si è tradotto in qualche caso in azioni frammentate o in

democratico, che si caratterizza per il grado universalistico degli interventi, è tipico invece dei paesi del Nord Europa. Inoltre diversi studiosi hanno ipotizzato un altro modello, ovvero quello del welfare mediterraneo che accomuna i paesi dell‟Europa meridionale quali: la Grecia, la Spagna, il Portogallo ed anche l‟Italia. 57“Investire nelle nuove generazioni: modelli di politiche giovanili in Italia e in Europa”, dell‟Osservatorio permanente sulla condizione dell‟infanzia e dei giovani, è la prima ricerca comparativa realizzata nel nostro Paese a cura di Arianna Bazzanella. L‟idea di uno studio sulle politiche giovanili in Italia e in Europa nasce nel 2008. Il lavoro si configura come un aggiornamento di quanto messo a punto in precedenza a partire dallo “Studio sulla condizione e sulle politiche giovanili” realizzato dall‟Istituto IARD di Milano per conto della Direzione Generale e Ricerca della Commissione Europea. Particolarmente innovativi sono stati i Piani Giovani di Zona, descritti in un‟altra pubblicazione di Iprase, uno strumento di partecipazione divenuto punto di riferimento nel contesto nazionale che ha visto poi nascere i PLG (Piani Locali Giovani). La seconda parte della ricerca è composta dai case study realizzati in Danimarca, Germania, Gran Bretagna e Slovenia, mentre la parte finale è una sistematizzazione di indicatori e mappe sulla condizione giovanile in Italia e in Europa. Per un approfondimento: http://www.iprase.tn.it/attivit%C3%A0/studio_e_ricerca/OGI/download/eurogiovani.pdf

Page 68: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

64

forme di raccordo tra gli interventi dei diversi settori; altre volte nella

creazione di strumenti organizzativi, amministrativi e finanziari specificamente

dedicati alle politiche giovanili (ministeri, assessorati, uffici, fondi in bilancio).

Nel 2000 lo “Studio sulla Condizione e sulle Politiche Giovanili”,

coordinato dalla Direzione Generale Ricerca della Commissione Europea, ha

individuato quattro modelli di politiche giovanili presenti in Europa. Questo

studio prende come riferimento per la costruzione dei modelli i seguenti

parametri:

- l’origine dei finanziamenti (distinguendo tra quelli pubblici e privati);

- il livello di attuazione delle iniziative (se sviluppate sul piano

nazionale o locale)

- il grado di universalismo o particolarismo degli interventi

(stabilito tenendo conto del livello di copertura degli interventi a

seconda dei destinatari)

- le aree tematiche di riferimento (esclusione sociale, educazione,

lavoro, mobilità, ecc.)

Il primo modello individuato è definito “universalista” e comprende i paesi

del nord Europa (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia) che hanno

da tempo sviluppato un sistema di protezione sociale incentrato sui principi di

universalismo e cittadinanza sociale. In questi Paesi la demercificazione è alta,

il sistema cioè tende a ridurre l‟importanza del mercato come fonte di bisogni

e rischi sociali, perseguendo politiche di welfare volte a promuovere

un‟eguaglianza sociale tra i destinatari degli interventi ed un pieno diritto di

cittadinanza e di inclusione sociale.

Il “modello comunitario” di politiche giovanili, comprende i paesi anglosassoni

(Irlanda e Regno Unito) caratterizzati da un regime di welfare liberale, orientato

al mercato ed alla prova dei mezzi per accedere alle risorse. Gli interventi

previsti nel settore delle politiche giovanili sono principalmente preventivi e

Page 69: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

65

riguardano: l‟esclusione dal mercato del lavoro, la lotta alla criminalità, la

riduzione della dispersione scolastica, la prevenzione di comportamenti

antisociali e dell‟uso di droghe.

Il “modello di tutela” comprende, invece, i paesi dell‟Europa centrale (Austria,

Belgio, Francia, Germania, Liechtenstein, Lussemburgo e Paesi Bassi) che si

caratterizzano per politiche essenzialmente orientate verso la prevenzione del

disagio giovanile ed hanno un buon grado di apertura in senso universalistico.

Infine il “modello centralizzato” comprende quei paesi dell‟Europa

mediterranea (Italia, Grecia, Portogallo e Spagna), caratterizzati da un grado di

particolarismo ed un orientamento preventivo delle politiche.

Diversi autori sostengono che questi Paesi sono caratterizzati da un welfare

di tipo mediterraneo, in cui la demercificazione è sbilanciata, ovvero è molto

elevata per certe categorie di individui e molto bassa per altri. La

destratificazione, invece, è bassa, si creano quindi nuove differenziazioni

trasversali a quelle di classe: tra gli insiders, titolari di spettanze forti e gli

outsiders titolari di spettanze deboli o privi di spettanze.

Adoperando un grafico bidirezionale in cui le ascisse rappresentano il grado

di particolarismo ed universalismo e le ordinate l‟orientamento e le priorità

degli interventi verso la promozione o la prevenzione, si ottengono quattro

quadranti che illustrano il posizionamento dei quattro modelli di politiche

giovanili europee.

Page 70: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

66

Figura 2. Modelli di politiche giovanili: una rappresentazione grafica

Fonte: Bazzanella A., (a cura di) Investire nelle nuove generazioni: modelli di politiche giovanili in

Italia e in Europa. Uno studio comparato, Provincia autonoma di Trento - IPRASE del Trentino

2010, p.13

A seguito delle recenti trasformazione avvenute all‟interno del panorama

europeo, sia a livello macro (allargamento dell‟Europa a 27 Stati) che micro

(decentramento dei poteri all‟interno degli Stati centralizzati) questo studio è

stato rivisto e aggiornato nel 2006.

Nello specifico alla luce delle riforme avvenute negli ultimi anni, l‟intento è

stato quello di indagare sulle analogie e le differenze esistenti tra i vari Paesi

presi come casi di studio (realizzati a partire dal Libro Bianco e dal Patto

Europeo per la Gioventù) ed inoltre verificare l‟impatto che le linee guida

europee hanno avuto sulle politiche in favore della gioventù all‟interno dei

singoli Stati membri. I paesi presi come riferimento sono: Italia, Germania,

Danimarca, Regno Unito e Slovenia. Nel recente studio è stata inclusa

nell‟analisi la Slovenia, un paese dell‟est Europa che recentemente è entrato a

far parte dell‟Unione, per cui è stato ritenuto interessante osservare lo stato di

avanzamento in materia di interventi promossi in favore della gioventù.

Page 71: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

67

Rispetto alla governance delle politiche giovanili è possibile affermare che in

tutti questi Stati esiste un Ministero come riferimento, ma vi sono poi

soluzioni differenti per elaborare le politiche e strutture diverse per garantire il

coordinamento (quali Conferenze, Commissioni, Unità di cui si sono dotati

Regno Unito, Germania e Danimarca). L‟integrazione verticale con gli altri

livelli territoriali esiste sicuramente nel Regno Unito e in Germania, meno in

Danimarca e Slovenia, mentre è in via di sperimentazione in Italia.

In tutti i paesi analizzati è possibile notare un buon livello di trasversalità

degli interventi, ma allo stesso tempo un basso grado di integrazione tra i

diversi Ministeri. Ad esempio in Danimarca e nel Regno Unito le politiche

giovanili rientrano nell‟ambito delle competenze del Ministero della Pubblica

Istruzione, in Slovenia sono accorpate a quelle dello Sport, mentre in

Germania sono comprese nelle politiche del Ministero per la Famiglia, gli

Anziani, le Donne. In Italia invece vi è una delega al Ministero della gioventù

ad hoc proprio per coordinare le azioni di Governo inerenti le politiche in

favore dei giovani in ogni ambito, tra cui istruzione, sociale, educazione,

cultura. Tuttavia nel nostro Paese, non esiste ancora una legge quadro in

materia di politiche giovanili, non vi è nemmeno un‟Agenzia nazionale per lo

sviluppo delle politiche giovanili ed inoltre, ad esclusione degli Informagiovani,

manca un sistema di coordinamento dei principali servizi per i giovani (Forum,

Consulte, ecc.).

Nello specifico per quanto riguarda il livello di evoluzione delle politiche

giovanili è stato possibile osservare un‟apertura verso la promozione e

l‟universalismo in quasi tutti i Paesi (Fig. 3).

In Italia ci si è avvicinati verso un tipo di approccio promozionale con una

più ampia inclusione dei destinatari. Quindi dal modello centralizzato ci si

avvia verso un modello di tipo universalitstico. In Danimarca si conferma un

sistema universalistico con un‟apertura verso le politiche di contrasto

all‟esclusione sociale ed all‟istruzione. Nel Regno Unito si consolida un

Page 72: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

68

modello comunitario con attenzione alla prevenzione, ma con una maggiore

apertura verso la promozione e la partecipazione giovanile. La Germania

sembra passare da un modello di tutela ad uno più universalistico. Mentre per

quanto riguarda la Slovenia, anche se non è possibile fare un confronto

diacronico è possibile intravedere i caratteri di un modello universalistico.

Figura 3. L’evoluzione dei modelli nel corso degli ultimi anni

Fonte: Bazzanella A., (a cura di) Investire nelle nuove generazioni: modelli di politiche giovanili in

Italia e in Europa. Uno studio comparato, Provincia autonoma di Trento - IPRASE del Trentino

2010, p.13.

Quindi, questi ultimi anni hanno rappresentato un periodo di forte

mutamento nel quadro delle politiche giovanili nei Paesi europei. Sono

notevolmente mutate la filosofia e le modalità di intervento con il passaggio a

politiche volte sia alla de-istituzionalizzazione ed alla territorializzazione degli

interventi, sia alla lotta all‟esclusione sociale e alla promozione sociale.

Nonostante le soluzioni politiche e strutturali differenti dei Paesi europei, sono

state riconosciute tendenze comuni generate anche dalla maggiore sensibilità

che i governi a tutti i livelli hanno mostrato per i giovani, non visti unicamente

Page 73: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

69

in “negativo”, come categoria vulnerabile e a rischio, ma come risorsa che ha

bisogno di essere alimentata, sostenuta e promossa.

I temi su cui intervengono le politiche sono comuni in molti Stati, anche se

naturalmente variano la gestione e l‟importanza delle iniziative. Accanto ai

settori tradizionali dell‟istruzione, formazione, introduzione al mondo del

lavoro, trattamento della devianza, attività di tempo libero, associazionismo,

servizio militare e civile, è in atto una convergenza recente sulla tematizzazione

della partecipazione politica e, più in generale, della cittadinanza attiva dei

giovani e dell‟integrazione sociale dei giovani immigrati. Inoltre la riflessione

sugli strumenti e le modalità con cui vengono affrontate le politiche giovanili

tendono a convergere verso una strutturazione e formalizzazione forte a livello

centrale. Il metodo aperto di coordinamento rappresenta lo strumento che

consente di agire seguendo linee-guida comuni. A differenza della prima

strategia di intervento della Comunità europea, che operava con norme

sovranazionali vincolanti, si tratta di un approccio “soft” e attento alle

specificità nazionali. L‟obiettivo non è quello di giungere a politiche comuni e

omogenee, ma di individuare obiettivi comuni che possono però essere

raggiunti con politiche diverse a seconda dei vari contesti nazionali. Tale

metodo dovrebbe generare incentivi in favore dell‟attuazione da parte dei

governi nazionali e subnazionali di decisioni coordinate nel rispetto delle

specificità locali e nazionali.

2.3. Le politiche giovanili in Italia: una storia recente

In letteratura non è presente una definizione comune, univoca e condivisa

di cosa si intende per politiche giovanili, dato che ogni paese possiede un

proprio quadro politico nazionale e decide quali sono le finalità a cui devono

corrispondere gli interventi rivolti ai giovani.

Page 74: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

70

Analizzare questo tipo di politiche, significa proiettarsi in un ambito

particolarmente dinamico, ricco di fermenti e progettualità, innescate da alcuni

forti cambiamenti avvenuti sia a livello internazionale che all‟interno dei singoli

paesi.

L‟approccio adottato nell‟ambito della programmazione in favore della

gioventù negli ultimi decenni sul piano europeo è stato integrato, trasversale a

più settori di intervento, fondato su linee-guida comuni per quanto riguarda sia

i principi che le azioni. Tuttavia i diversi Paesi hanno seguito una specifica

evoluzione ed un proprio percorso di implementazione degli interventi. Per

questo motivo sarà utile riflettere sul percorso intrapreso dalle politiche

giovanili in Italia, per comprenderne sia l‟evoluzione che lo sviluppo. L‟analisi

verterà sui seguenti punti cercando di offrire una panoramica:

- dei principali riferimenti Costituzionali e legislativi in favore della

gioventù;

- del percorso intrapreso dai Governi, le cui azioni hanno portato alla

nascita prima del POGAS e poi del Ministero della Gioventù in Italia.

- delle iniziative promosse dai Comuni e dalle Regioni attraverso progetti

e servizi istituiti per i giovani;

- dell‟evoluzione degli interventi per la gioventù, che da politiche del

disagio, si sono affermate come politiche dell‟agio, promuovendo

azioni volte a contrastare non solo le problematiche giovanili, ma anche

a favorire il protagonismo e lo sviluppo della “risorsa giovani”.

2.3.1. L’evoluzione delle politiche nel contesto nazionale

Con la nascita dello Stato repubblicano grande attenzione è stata rivolta

all‟infanzia, all‟adolescenza ed alla gioventù. Nel Dopoguerra, chiaramente,

l‟approccio dei Costituenti era più orientato alla tutela del lavoro minorile ed

alla protezione dalla povertà e dallo sfruttamento (Campagnoli 2009). Tuttavia

Page 75: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

71

vi è l‟esplicito riferimento anche alla garanzia delle pari opportunità e dei diritti

dell‟infanzia e della gioventù.

Il fondamento giuridico delle politiche giovanili in Italia è costituito

dall‟articolo 31 della Costituzione che al comma 2 specifica che “la Repubblica

protegge la maternità, l‟infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”58.

Inoltre dall‟articolo 37 della Costituzione emerge un maggiore impegno

verso la tutela del lavoro minorile.59 Al di là di questi principi, tuttavia, le

politiche giovanili in Italia hanno faticato molto prima di affermarsi. Il

rimando nell‟attuazione dei principi costituzionali si evince soprattutto per

quanto riguarda il ritardo dei primi interventi che hanno avuto come

destinatari i giovani.

I primi esempi di progetti e servizi pubblici in favore della gioventù, infatti,

sono nati per iniziativa dei Comuni e delle Regioni a partire dalla fine degli

anni „70 ed hanno posto le basi per un‟azione “dal basso” che ancora oggi

rappresenta una caratteristica distintiva delle politiche giovanili in Italia. Infatti

a differenza degli altri Paesi europei in cui la questione giovanile è stata

considerata uno dei compiti istituzionali dello Stato, in Italia inizialmente

avvenne il contrario, poiché l‟iniziativa è provenuta dagli Enti locali. Inoltre a

determinare l‟agenda del Governo furono le varie “emergenze” relative ai

problemi giovanili (Campagnoli 2010). Quindi gli interventi non rientravano in

una programmazione organica ed a lungo termine, ma erano volti alla ricerca

di soluzioni atte a tamponare alcune problematiche ritenute di particolare

urgenza ed in questo modo si agì soprattutto in chiave preventiva, dato che le

58 Articolo 31 Cost. «La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l‟adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l‟infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo». 59 Articolo 37 Cost. «La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l‟adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione».

Page 76: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

72

principali tematiche riguardarono nello specifico l‟emarginazione, la

prevenzione del disagio e la lotta alla criminalità. In questo quadro, le politiche

giovanili, a differenza di quanto accadde negli altri paesi europei, hanno avuto

delle difficoltà a svilupparsi. Tali azioni sono comparse in Italia alla fine degli

anni Settanta, in risposta ai comportamenti dei giovani, protagonisti ormai del

tessuto sociale. Queste politiche sono nate con l‟obiettivo di raggiungere

l‟integrazione sociale dei giovani considerati scarsamente adattati (Baraldi,

Ramella 1999).

Nell‟aprile del 1970 si tenne a Roma un “Incontro di studio” promosso dal

Segretario Nazionale per la Gioventù, sul tema “Una politica per la gioventù negli

anni „70”. In quegli anni, la finalità dell‟azione politica era quella di integrare i

giovani all‟interno del tessuto sociale e culturale. L‟opinione diffusa era che

questi soggetti dovevano ricevere assistenza, per essere in grado di adattarsi al

contesto sociale e culturale in cui erano inseriti. Tuttavia non vi era ancora una

logica progettuale ben precisa, poiché gli interventi erano ancora in una fase

pioneristica. In quegli anni vennero elaborati i primi “Progetti Giovani“

grazie all‟iniziativa degli Enti Locali. Tali azioni riguardano interventi di

prevenzione del disagio ed erano rivolti in particolare a coloro che vivevano

situazioni di difficoltà sociale, per sperimentare nuove forme di adattamento60.

Sono gli anni delle manifestazioni studentesche, in cui i collettivi giovanili

rivendicano spazi per esprimere il loro protagonismo sociale. Quindi vi era una

lettura del mondo giovanile come ribelle e deviante, da integrare nel tessuto

sociale, di conseguenza le azioni politiche erano mirate e preventive.

Le logiche progettuali in materia di politiche giovanili cambiarono

lentamente, a seguito delle trasformazioni che riguardarono le nuove

generazioni, che a differenza delle precedenti erano considerate meno attive e

disinteressate alle questioni politiche. Si cercò quindi di incentivare la

partecipazione e puntare sull‟accesso dei giovani all‟informazione. Per questo

60 Cfr. http://www.comune.torino.it/infogio/spg/storia%20del%20settore.pdf

Page 77: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

73

motivo sorgono i primi Centri Informazione Giovanile (CIG) dai quali

scaturisce la necessità di creare momenti di confronto. Quest‟iniziativa implica

un preciso impegno da parte dello stato centrale sia nell‟ambito del

coordinamento, che delle risorse. Il primo Centro Informagiovani fu quello

del Comune di Torino inaugurato nel 1982 sulla base del modello francese.

Segue nell‟ambito di queste iniziative, l‟istituzione nel 1983 del primo

Osservatorio Metropolitano Giovanile (OSMEG della provincia di Milano),

un centro organizzato su banche dati automatizzate.

Nel 198561 si svolse il primo Convegno nazionale sui servizi informativi

per i giovani nel corso del quale, data la positività di quelli già operativi, fu

necessario un coordinamento nazionale. Le finalità erano quelle di poter

confrontare le diverse esperienze ed i diversi modelli operativi, analizzare e

proporre soluzioni, sviluppare ed estendere i rapporti con i servizi europei, e

poter procedere alla formazione degli operatori. Per questo motivo, verso la

fine dello stesso anno, prese vita il Coordinamento Nazionale Sistema

Informativo Giovanile (CNSIG)62 composto dai rappresentanti di diversi

ministeri, funzionari di alcune regioni e rappresentanti di centri di ricerca in

campo sociale.

Negli anni „90 le politiche giovanili si orientarono nuovamente verso

tematiche inerenti l‟emarginazione e la lotta alla criminalità. In sostanza in

quegli anni, ci si poneva come interrogativo cosa fare per i giovani, per

prevenire il disagio, per evitare situazioni di rischio e di malessere sociale.

Le principali leggi nazionali, che finanziarono gli interventi in favore dei

giovani furono il Dpr 309/90 (seguito dalla legge 45/99) che istituì il “Fondo

Nazionale per la lotta alla droga” e la legge 261/91 contenente norme atte a

61In occasione dell‟anno internazionale della gioventù, nel corso del quale ha luogo la prima

Conferenza Europea dei ministri responsabili per le politiche giovanili. 62 Il Coordinamento nazionale è stato poi sciolto negli anni „90 ed anche se sono stati

realizzati diversi tentativi per ricostituirlo, ciò è stato possibile solo nel 2007. Cfr.

www.informagiovani.anci.it

Page 78: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

74

costituire i “Primi interventi in favore dei minori soggetti a rischio di coinvolgimento in

attività criminose”. Per quanto riguarda le azioni previste in quegli anni, non è

ancora possibile inquadrare vere e proprie politiche per i giovani, poiché

queste forme di intervento erano episodiche e prevalentemente volte al

contrasto del disagio giovanile. In molti casi ha prevalso un pensare ai giovani

come soggetti deboli e privi di capacità ed i governi guardavano alla

disoccupazione, alla microcriminalità, alla tossicodipendenza come fenomeni

allarmanti, correlati al disagio giovanile. Quindi vi era un approccio di tipo

assistenzialistico, che ha dato l‟input all‟attuazione di progetti e servizi che

ponevano i destinatari in un ruolo di fruitori-utenti passivi.

Un passo in avanti si ebbe con la legge 285/97 per la “Promozione di diritti ed

opportunità per l‟infanzia e l‟adolescenza” che istituiva il Fondo Nazionale per

l’infanzia e l’adolescenza, finalizzato alla realizzazione di interventi a livello

nazionale, regionale e locale per favorire la promozione dei diritti, la qualità

della vita, lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione

dell‟infanzia e dell‟adolescenza. La nuova legge propose una diversa modalità

di lavoro, quella della progettazione comune, incentrata sull‟intreccio di una

rete sociale territoriale. Questi elementi si inseriscono all‟interno di un

processo di cambiamento radicale, che è avvenuto con una serie di interventi

legislativi che hanno modificato il carattere assistenziale delle politiche.

Nel 2000, con la legge-quadro per la realizzazione del sistema integrato di

interventi e di servizi sociali vi fu una riforma radicale del modello assistenziale

italiano, che ha influito sulla programmazione degli interventi anche in materia

di politiche giovanili. Infatti la L. 328/2000 rappresenta la più grande novità

nel campo dei servizi sociali in Italia e presuppone la costruzione di un nuovo

sistema di gestione dei servizi, ma anche la possibilità di stipulare accordi,

convenzioni che permettono una programmazione partecipata di tutti gli attori

sociali, sia cittadini che operatori. Tale legge si fonda sul principio di

Page 79: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

75

sussidiarietà63 introdotto dalla legge 59/1997 “Delega al governi per il conferimento

di funzioni e compiti alle regioni e enti locali”(c.d. “Bassanini 1”). Per realizzare i

servizi sociali in modo unitario ed integrato, la legge prevede che gli Enti

locali, le Regioni e lo Stato, ognuno nell‟ambito delle proprie competenze,

provvedano alla programmazione degli interventi e delle risorse. Inoltre viene

promossa la programmazione partecipata, che costituisce il nucleo centrale

degli interventi; tutti gli attori, infatti, sono chiamati in causa per la costruzione

di nuove politiche di promozione del benessere sociale (Trapanese 2005).

Grazie alla L. 328/2000 le persone vengono riconosciute, oltre che come

destinatari degli interventi, anche come soggetti attivi, capaci di collaborare.

Una finalità delle politiche sociali è infatti quella di potenziare la capacità

propulsiva di tutti gli attori nel territorio. Si passa quindi da «una concezione di

welfare orientato all‟assistenzialismo ad un sistema di interventi sociali orientati

alla cura, prevenzione e promozione del benessere» (De Ambrogio 2005,

p.42). Gli enti locali provvedono alla realizzazione dei servizi insieme ai

cittadini, alle istituzioni ed agli organismi non lucrativi di utilità sociale. Per

questo è necessario un maggior coordinamento, così da definire punti di

riferimento comuni per l'attività di tutti gli operatori del sistema. Il

coordinamento è possibile se c'è un documento programmatico comune, che

la legge individua nel Piano di zona e nella Carta dei servizi sociali alla

Persona64. Lo sviluppo di questa iniziativa portò nel 1972, alla costituzione del

63 Il principio di sussidiarietà stabilisce che le attività amministrative vengono svolte dall'entità territoriale amministrativa più vicina ai cittadini, ma esse possono essere esercitate dai livelli amministrativi territoriali superiori, solo se questi possono rendere il servizio in maniera più efficace ed efficiente. Il principio di sussidiarietà può quindi essere visto sotto un duplice aspetto: in senso verticale: la ripartizione gerarchica delle competenze deve essere spostata verso gli enti più prossimi al cittadino e pertanto più vicini ai bisogni del territorio; in senso orizzontale: il cittadino, sia come singolo che attraverso i corpi intermedi, deve avere la possibilità di cooperare con le istituzioni nel definire gli interventi che incidano sulle realtà sociali a lui più prossime. Vedi Staderini F., Diritto degli enti locali, CEDAM , Padova, 2009 64 La Carta dei Servizi Sociali riveste grande importanza, perché dovendo promuovere il benessere dei cittadini, stabilisce un patto tra l'Ente locale e la cittadinanza, basato su principi chiari e condivisi. Pertanto viene realizzata tenendo conto: a) della volontà dell'Ente di fornire un servizio di buona qualità ai cittadini e a coloro che si trovano sul territorio,

Page 80: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

76

primo Ministero ai problemi della gioventù65 guidato da Italo Giulio Caiati.

Tale Ministero ebbe vita breve infatti venne a mancare con la caduta del

Governo Andreotti-Malagodi66. Prima del successivo Ministero alle politiche

giovanili bisognerà attendere ben 34 anni.67 Per questo motivo Campagnoli

definisce questa situazione come una sorta di “black out istituzionale”

(Campagnoli 2009, p.17).

In particolare i Piani Sociali di Zona (PdZ) sono lo strumento fondamentale

per definire e costruire il sistema integrato di interventi e servizi sociali, ovvero

di un sistema che mette in relazione i vari soggetti operanti sul territorio,

istituzionali e non, con l‟obiettivo di sviluppare e qualificare i servizi sociali per

renderli flessibili ed adeguati ai bisogni della popolazione (De Vivo 2004). Il

processo di costruzione dei PdZ parte dal territorio e si sviluppa sia attraverso

il lavoro dei Comitati di Distretto, per la parte politica, sia attraverso il lavoro

di tavoli tecnici e tematici, cui partecipano non solo le istituzioni, ma anche il

Terzo Settore, il mondo della cooperazione sociale e del volontariato, le

organizzazioni sindacali e varie forme di associazionismo (Cerase 2005).

assumendo impegni concreti e rendendoli pubblici; b) del coinvolgimento di tutti i soggetti che, avendo partecipato alla definizione dei Piani di zona, erogano le prestazioni sociali sulla base di contratti di servizio, prevedendo costanti momenti di confronto; c) della previsione di periodici momenti di valutazione partecipata sull'andamento dei servizi, nella consapevolezza che le dimensioni della qualità non sono misurabili solo in base ad indicatori oggettivi, ma anche attraverso la condivisione delle esperienze, per attuare un costante miglioramento dei servizi stessi; d) della partecipazione attiva del cittadino alla definizione del progetto nonché della sua eventuale rielaborazione degli interventi; e) della garanzia del rispetto dei reciproci diritti e doveri, per stimolare un continuo confronto tra Servizi Sociali Associati e cittadini. Cfr. http://www.urp.it/allegati/La%20carta%20dei%20servizi.pdf 65 Da notare che il termine pensato per tale Ministero è segno di una rappresentazione condivisa del mondo giovanile come entità problematica, generativa di preoccupazioni o, al più, da mettere sotto tutela. Anche gli interventi quindi erano rivolti all‟assistenzialismo ed alla prevenzione, piuttosto che alla promozione della gioventù. 66 Il Governo Andreotti II, detto anche Andreotti-Malagodi, fu in carica dal 26 giugno 1972 al 7 luglio 1973. Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Governo_Andreotti_II 67 Il successivo Ministero sarà istituito nel 2006 con il Governo Prodi.

Page 81: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

77

Tabella 4. Lo sviluppo delle politiche giovanili in Italia.

Periodo Lettura mondo

giovanile Finalità azione politico tecnica

Logica progettuale

Aspetti di peculiarità

Nodi critici

1975-‘80

Ribellione Integrazione –adattamento culturale e politico

Ancora non definito

Fase pionieristica: pochi soggetti esploratori di qualcosa di nuovo per l’Italia

Assenza riferimenti e isolamento delle esperienze

Assenza finanziamenti nazionali

1980-‘90

Assenza dei giovani dalla sfera politica (riflusso nel privato), scoperta della soggettività e della quotidianità

Inclusione politica e partecipazione

Castello che ingloba tutte le aree di vita dei giovani vs segmento specifico di interesse

Strategie delle connessioni

Scoperta di nuovi bisogni (informazione)

Individuazione adolescenza e progetti collegati

Diffusione culturale anche alle altre aree politiche

Dispersione delle esperienze

Debolezza politica,ma primi riconoscimenti

Pochi soldi

1990-‘00

Devianza sociale (droga), disagio

Protezione sociale, prevenzione del disagio, distinzione dei destinatari,

Scoperta soggetti particolari (gruppi informali)

Microazioni che includono il tutto

Separazione tra parti del progetto pur in una logica di tipo assemblativa

Progressivo allontanamento dell’area lavoro

Selettività degli interventi

Sviluppo autonomie potenzialità individuali e dei gruppi informali

Avvento Europa e possibilità di finanziamenti e scambi culturali, linguistici, formativi, lavorativi.

Avvento leggi emergenziali (droga e devianza)

Sviluppo legislazione regionale

Molti soldi ma assenza di coordinamento e integrazione tra varie leggi di finanziamento

Assenza programmazione nazionale e territoriale

Progettazione coatta e in fotocopia

Crisi d’identità delle politiche giovanili

2000

Cittadinanza, risorsa per il cambiamento

Negoziazione dei conflitti

Comunicazione intergenerazionale (patto per il futuro)

Sviluppo potenzialità (ad es. nel settore artistico.

Connessione strategie

Accordi di programma

Riconoscimento differenze

Ruolo promozionale ente locale

Progettualità di

comunità

Avvento normative di riforma pubblica amministrazione

Logiche di partnership territoriale

Ruolo terzo settore

Aumento di giovani stranieri

Necessità di riconoscere la dimensione di genere

Famiglia lunga

Riconoscimento

politico

Fonte: C.A. Dondona, R. Gallini, R. Maurizio, Le politiche per i giovani In Italia, IRES – Regione

Piemonte, 2004 (Rapporto di ricerca)

Page 82: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

78

Dagli anni ‟90 in poi si è quindi destabilizzato il modello preventivo degli

interventi e si è giunti verso un modello di promozione per quanto riguarda sia

gli obiettivi che le strategie per mettere in atto le decisioni. Così come visto in

precedenza, in Italia fino agli anni ‟80 vi erano interventi frammentati avvenuti

sulla scia di altre politiche guidate da una logica preventiva, ma verso la fine

degli anni ‟90 si verifica un vero e proprio cambio di paradigma.

Per comprendere le cause di tale cambiamento, si possono osservare sia le

variabili endogene che le variabili esogene nella loro interazione reciproca. I

fenomeni che hanno portato ad un cambiamento di rotta delle politiche

giovanili, possono essere compresi solo se si prende in esame il contesto

politico, economico e sociale italiano.

In quegli anni le spinte esogene, provenienti dall‟UE, sono venute ad

incrociarsi con gli stimoli derivanti dal basso, come l‟avvio del decentramento

amministrativo ed il rafforzamento delle pratiche di concertazione tra

istituzioni pubbliche e istituzioni private.

Inoltre con la riforma del sistema dei servizi sociali e soprattutto grazie

all‟individuazione di principi cardine della programmazione partecipata, che

prevedono il coinvolgimento attivo di tutti gli attori presenti sul territorio,

sono mutate le logiche di intervento anche nel campo delle politiche giovanili.

Tale processo, dunque ha avviato il nostro Paese verso politiche atte a

favorire lo sviluppo del protagonismo dei destinatari degli interventi, ed è

emersa la necessità di costruire politiche giovanili che vedano le giovani

generazioni non come utenti passivi, ma come cittadini attivi.

2.3.2. Il Ministero per le Politiche Giovanili

A livello centrale dal 1996 al 2001, le competenze in materia di politiche

giovanili sono state attribuite al Dipartimento Affari Sociali presso la

Presidenza del Consiglio dei Ministri. Successivamente nel maggio del 2006

Page 83: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

79

venne istituito dal Governo Prodi, il Ministero per le Politiche Giovanili e le

Attività Sportive (POGAS) il cui ufficio faceva capo al ministro senza

portafoglio Giovanna Melandri.

A livello normativo con il Decreto legge 181/200668, la Presidenza del

Consiglio ha assunto la competenza statale in materia di sport e le funzioni di

indirizzo e coordinamento in materia di politiche giovanili.69 Nello stesso anno

con successivo decreto (D.P.C.M. del 15 giugno 2006) le funzioni di indirizzo

e coordinamento di tutte le iniziative, anche normative in materia, sono state

assegnate al Ministro che tra l‟altro è delegato:

- a coordinare le azioni di Governo volte ad assicurare l‟attuazione delle

politiche in favore dei giovani in ogni ambito, ivi compresi quello

economico, fiscale, del lavoro, dell‟istruzione e della cultura, anche

mediante il coordinamento dei programmi finanziati dall‟Unione

Europea;

- a predisporre le azioni di Governo in materia di scambi internazionali

giovanili;

- ad esercitare, congiuntamente con il Ministro della solidarietà sociale, le

funzioni di indirizzo e vigilanza dell‟Agenzia nazionale italiana del

programma comunitario gioventù, nonché prendere parte alle attività

del Forum nazionale dei giovani.

Appena istituitosi, il POGAS ha stilato un Piano nazionale giovani70,

contenente delle linee d‟azione da attuare nell‟arco della legislatura. Il Piano

Nazionale si è posto come strumento trasversale inerente a più ambiti. Infatti il

Documento di Programmazione Economica e Finanziaria del Governo Prodi

per gli anni 2007-2011 attesta che: «il Governo si impegna ad avviare un vero

68 Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 114 del 18 maggio 2006 e convertito nella legge n. 233 del 17 luglio 2006. 69 Decreto Legge n. 181 del 18 maggio 2006 (articolo 1, comma 19) 70 Fonte: http://www.pogas.it/cms-upload/piano-nazionale-giovani.pdf

Page 84: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

80

e proprio Piano nazionale per i giovani che risponda agli obiettivi dell‟accesso

alla casa al lavoro, all‟impresa, al credito ed alla cultura». Nello specifico gli

obiettivi previsti sono quelli di:71

- Agevolare l‟accesso dei giovani al mondo del lavoro;

- Sviluppare e valorizzare le competenze e la formazione dei giovani;

- Favorire l‟accesso alla casa per i giovani;

- Contrastare il divario digitale;

- Promuovere la creatività e favorire i consumi culturali “meritori”;

- Favorire e ampliare la partecipazione alla vita pubblica e la

rappresentanza;

- Stimolare il dialogo interreligioso e interculturale;

- Combattere il disagio giovanile;

Nel 2007, accanto agli uffici di diretta collaborazione del Ministro fu

istituito il Dipartimento per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive72

con l‟obiettivo di costruire una struttura di coordinamento e di indirizzo

versatile.

Per gli obiettivi previsti, il Ministero ha messo in atto alcune misure, stilato

dei protocolli e promosso diversi concorsi e bandi. In particolare, per quanto

riguarda il tema di promozione della creatività giovanile, è stato indetto il

concorso “Giovani Idee cambiano l‟Italia”; mentre per promuovere la

partecipazione alla vita pubblica, è stata istituita l‟Agenzia nazionale

Giovani, con funzioni di indirizzo e vigilanza.

71 Piano Nazionale Giovani, 2006, p. 24 72 Il Dipartimento della Gioventù è l'ufficio nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei ministri delegato ad esercitare le funzioni di indirizzo e coordinamento di tutte le iniziative, anche normative, in materia di politiche giovanili e attività sportive. Nel 1972 durante il Governo Andreotti II, era stato istituito un Dipartimento per i problemi della Gioventù, che poi è stato istituito nuovamente il 18 maggio 2006 con la formazione del Governo Prodi II, che lo rinomina Dipartimento per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive, collocandolo al fianco degli altri ministeri per i giovani e lo sport presenti in quasi tutti i Paesi dell'Unione Europea.

Page 85: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

81

La cooperazione istituzionale è stata considerata essenziale per il

perseguimento degli obiettivi indicati, per valorizzare le esperienze positive già

esistenti e per imprimere alle politiche giovanili una caratteristica di organicità

complessiva. Quindi le Regioni, insieme con le istituzioni locali e le diverse

amministrazioni centrali, sono state coinvolte attraverso lo strumento degli

Accordi di Programma Quadro (APQ)73 per programmare gli interventi

individuando i settori prioritari nei quali concretizzare le azioni, destinare

finanziamenti, sollecitare nuove progettualità. A sostegno delle azioni per la

stipula di tali accordi, sono state avviate una serie di attività per mettere a

punto specifici strumenti di intervento collegati all‟attuazione del Quadro

Strategico Nazionale 2007-2013.74

Il Pogas ha provveduto in seguito a ripartire, con Decreto Ministeriale del

21 giugno 2007, il Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili al fine di

realizzare il massimo livello di cooperazione tra Governo ed enti territoriali in

materia di politiche giovanili. L‟intesa sulla ripartizione del Fondo per il 2007

ha consentito di individuare la quota destinata a finanziare le attività delle

Regioni e delle Province autonome mediante la sottoscrizione di appositi

Accordi di Programma Quadro. Nello specifico, è previsto un investimento di

130 milioni di euro all‟anno per tre anni75 che, grazie ai sistemi di co-

finanziamento delle Regioni (APQ), arrivano ad oltre 500 milioni di euro76.

73 L‟APQ è sottoscritto dalla Regione, dal Ministero dell‟Economia e delle Finanze, e dalle Amministrazioni centrali a seconda della natura e del settore degli interventi previsti e rappresenta uno strumento di programmazione operativa che consente di dare avvio immediato agli investimenti previsti. 74 L'Italia ha presentato un Quadro Strategico Nazionale con l'obiettivo di indirizzare le risorse della politica di coesione europea. La proposta italiana per la politica regionale di sviluppo 2007-2013 è stata messa a punto in versione definitiva a seguito della conclusione del

negoziato con Bruxelles, ed è stata approvata dalla Commissione europea il 13 luglio del 2007. Fonte:

http://www.dps.tesoro.it/qsn/qsn.asp 75 Con la legge Finanziaria del 2007. 76 http://www.pogas.it/cms-upload/piano-nazionale-giovani.pdf

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82

Parte dei finanziamenti sono stati adoperati per l‟attuazione di 27 Piani

Locali Giovani (PLG)77 in 16 Regioni. I PLG rappresentano una novità

molto importante in quanto attraverso la partecipazione ed il coinvolgimento

dei giovani nei processi decisionali, consentono di armonizzare interessi diversi

ed individuare obiettivi comuni, per l‟attuazione di politiche giovanili orientate

allo sviluppo locale.

Nel 2008 il nuovo Governo Berlusconi IV ha modificato il nome

dell‟ufficio in Dipartimento della Gioventù, affidandolo al ministro Giorgia

Meloni. Le novità sono molte, innanzitutto il POGAS cessa di esistere ed al

suo posto viene istituito il Ministero della Gioventù, dedicato unicamente

all'universo giovanile. Tale Ministro ha proseguito sulla scia delle azioni

precedenti ed ha definito quattro precise linee d‟azione.

La prima è quella definita "Diritto al futuro", che comprende un insieme di

misure volte a combattere la condizione di precarietà che i giovani si trovano

ad affrontare; quindi sono posti al centro del programma temi quali il lavoro,

la casa e la famiglia. La seconda consiste nella rivisitazione dell'accordo

“Diamogli credito” che intende garantire agli studenti risorse economiche

sufficienti per potersi sostenere nel periodo di apprendimento. Il Ministero

dunque intende rinegoziare questo accordo con gli istituti di credito, affinché i

prestiti erogati possano rappresentare un concreto supporto agli studi. Vi è poi

la promozione del progetto “1000 talenti”, ossia di un piano di assegnazione

di borse di studio per i giovani selezionati allo scopo di poterli formare e

inserire nelle amministrazioni centrali e periferiche, nazionali ed internazionali.

77 Il Piano Locale Giovani rappresenta il tentativo di condensare le esperienze e le differenti progettualità realizzate in un territorio, in una prospettiva di stabilità, integrazione e partecipazione. Quindi è uno strumento che coinvolge soggetti diversi che condividono la necessità di un lavoro comune per favorire lo sviluppo del territorio, migliorando la qualità della vita della comunità nel suo insieme. Il progetto ha durata biennale e ha l‟obiettivo di accrescere e favorire l‟accesso al lavoro, sviluppare la cittadinanza attiva, migliorare la qualità della vita dei giovani, incrementare lo sviluppo e la fruizione della cultura, favorire la pratica sportiva e avviare percorsi per l‟inclusione sociale.

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83

Quarta linea d‟azione del Ministero della gioventù è quella di “Incoraggiare la

meglio gioventù”, ovvero promuovere sotto vari aspetti il diritto alla

partecipazione dei giovani, una partecipazione attiva che diventa lo strumento

per garantire alle giovani generazioni la possibilità di essere cittadini attivi e

responsabili e di sentirsi appartenenti alla comunità.

Tuttavia nonostante i passi in avanti e le buone pratiche avviate,

permangono alcuni aspetti critici come è emerso dalla ricerca del 2010 di

Arianna Bazzanella78. Innanzitutto la debolezza del sistema italiano va

attribuita all‟assenza di una legge quadro in materia di politiche giovanili. Sono

state inoltre riscontrate non poche difficoltà di concertazione e di capacità di

co-decisione da parte degli attori. Oltretutto si registra ancora un divario tra i

principi enunciati nelle sedi comunitarie e le prassi realizzate, così come anche

tra gli intenti e le azioni concrete (Rapporto Eurogiovani, 2010). Vi è inoltre la

mancanza di controllo sull‟efficienza e sull‟efficacia degli interventi anche

perché a livello centrale, non esiste un Osservatorio Ministeriale sui giovani,

mentre il Forum Nazionale dei Giovani, ha stipulato un accordo con il CNEL

per dar vita ad un Centro Studi che ha già pubblicato diverse ricerche. Altro

elemento su cui focalizzare l'attenzione è la disparità piuttosto forte nella

distribuzione territoriale dei servizi e dei progetti, soprattutto fra le regioni del

nord e del sud d'Italia. Come afferma Campagnoli: «nel nostro Paese, parlare

in generale di “politiche nazionali” è sempre difficile, perché emergono

differenze territoriali e sociali così ampie da comportare squilibri fino al punto

di avere la sensazione che l‟Italia non possa che procedere a “due velocità” tra

Nord e Sud del Paese». (Campagnoli 2010, p.93).

78Bazzanella A., (a cura di) Investire nelle nuove generazioni: modelli di politiche giovanili in Italia e in Europa. Uno studio comparato, Provincia autonoma di Trento - IPRASE del Trentino, 2010.

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84

2.3.3. Il ruolo delle Regioni e degli Enti locali

Da un punto di vista giuridico, le politiche giovanili locali e regionali si

fondano sulla riforma dell‟ordinamento delle autonomie locali (Legge 142/90

e Dlgs 267/00) e sul federalismo amministrativo basato sul principio di

sussidiarietà (Legge 59/97 e Legge Costituzionale 3/01).

In assenza di un indirizzo da parte dello Stato, le Regioni ed i Comuni sono

stati i principali protagonisti nel definire gli orientamenti delle politiche

giovanili in Italia.

I Comuni sin dagli anni „70 hanno rivestito un ruolo importante nel

contesto di attuazione delle politiche per i giovani, tanto che hanno iniziato a

sperimentare autonomamente alcune iniziative. Questo fu possibile anche in

ragione delle nuove competenze delegate dallo Stato alle Regioni ed ai Comuni

nel 1977 e come visto in precedenza dal Consiglio d‟Europa e dai suoi

Programmi promossi in favore dei giovani.

L‟assenza di una legge quadro nazionale sulle politiche giovanili ha

incentivato molti Comuni italiani a svolgere funzioni che hanno corrisposto in

pieno alle loro prerogative di titolari di politiche di welfare e responsabili ed

erogatori di servizi a favore dei giovani, soprattutto per quanto riguarda

l‟educazione, l‟informazione, il tempo libero e la partecipazione. A partire dal

1981 inoltre sono stati istituiti in Italia i primi Informagiovani, spesso

nell'ambito dei "Progetti Giovani" adottati dai Comuni.

Giovanni Campagnoli79, sostiene che questo meccanismo innescò, fin da

allora, sperimentazioni e buone pratiche molto originali, tanto che ancora oggi

alcune eccellenze si fondano su quei principi, avendo introdotto nei progetti

79 In riferimento alla ricerca condotta da Giovanni Campagnoli, si veda il Capitolo 1: “L‟evoluzione dei compiti e dei ruoli delle politiche giovanili in Italia” in “Esperienze di politiche giovanili in provincia di Milano”, Terzo rapporto dell‟Osservatorio Giovani della Provincia di Milano dello IARD.

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85

locali le logiche del principio costituzionale della sussidiarietà orizzontale80. In

questo contesto i Comuni italiani hanno dimostrato capacità di scambio,

confronto ed emulazione delle pratiche, permettendo la diffusione spontanea

di modelli, sperimentati con successo da alcune Amministrazioni pilota.

Tuttavia non mancano alcune criticità di questi interventi tra cui la carenza di

fondi81, l‟essere considerati opzionali rispetto a compiti ritenuti invece propri

della Pubblica Amministrazione, e la scarsa capacità di fare sistema, tutto

questo condusse per molto tempo verso un tipo di sviluppo «a macchia di

leopardo» (Campagnoli 2010, p.129). Ciò, rappresenta un ulteriore segnale

delle disuguaglianze territoriali presenti nel nostro Paese, già forti sul piano

delle disponibilità economiche soprattutto tra Nord e Sud.

Le Regioni invece hanno cominciato ad occuparsi di politiche giovanili

negli anni „80 e „90. Una posticipazione dovuta anche al generale ritardo con

cui queste istituzioni sono entrate sulla scena istituzionale: infatti, seppur

previste dalla Costituzione del 1948, le prime elezioni regionali si tennero in

Italia solo nel 1970 ed i primi trasferimenti di competenze vi furono con le

leggi del 1977. Come nel caso dei Comuni, le iniziative regionali tentarono di

colmare la carenza di legislazione e di riferimenti centrali in materia di giovani,

ma fino agli anni 2000 finirono per essere settoriali e limitati ad oggetti

specifici.

Come stabilito dal nuovo articolo 117 della Costituzione, con la riforma

del Titolo V del 2001, le Regioni hanno assunto un ruolo di primordine in

quanto sono loro attribuite le competenze legislative in materia di politiche

giovanili, che rientrano nell‟ambito delle materie residuali e quindi di

80 In base al principio di sussidiarietà spetta agli Enti locali e, segnatamente, ai Comuni il compito di attuare le politiche giovanili in quanto autorità territorialmente e funzionalmente più vicine ai cittadini interessati. 81 Bisogna tenere conto che le realtà comunali sono per lo più medio piccole (il 75% dei Comuni italiani ha meno di 5.000 abitanti) e quindi con limitate risorse a disposizione.

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86

competenza regionale82. La questione è tuttavia controversa in quanto le

politiche giovanili non possono essere considerate come singola materia,

poiché si tratta di interventi trasversali e che pertanto possono toccare diverse

materie, alcune rientranti nella competenza regionale concorrente (di cui

all‟articolo 117, comma 3, della Costituzione), altre nella competenza regionale

esclusiva83. Inoltre con l‟istituzione del Ministero alle Politiche giovanili è stata

definita come modalità di rapporto tra Stato centrale e Regioni per lo sviluppo

di politiche giovanili la concertazione che avviene attraverso la Conferenza

Unificata Stato Regioni ed Autonomie Locali84. Così, dopo un solo anno

dall‟istituzione del Ministero, nella Conferenza Unificata del 14 giugno 2007, si

è raggiunta l‟intesa di suddividere il Fondo per le politiche giovanili. In

particolare, le risorse destinate alle azioni per il territorio vengono suddivise tra

Regioni (e Province Autonome), rappresentanze dei Comuni e delle Province.

Si è stabilito con il D.P.C.d.M. del 29 ottobre 2008 (secondo la suddivisione

stabilita di 75 milioni di euro) di destinare alle Regioni (e Province Autonome)

l‟80% di questa quota, ai Comuni il 16%, mentre alle Province il 4% (Rapporto

Eurogiovani 2010, p.132). La programmazione regionale definisce un proprio

“Quadro Strategico” che avviene sulla base di Accordi di Programma Quadro

(APQ) siglati tra ciascuna singola Regione ed il Ministero. Si tratta di uno

strumento della programmazione negoziata, che consente di concordare col

Governo obiettivi, settori e aree in cui effettuare interventi per lo sviluppo del

territorio regionale. Dai contenuti degli APQ regionali, emergono, tra i temi

82 La riformulazione della norma contenuta nell‟art.117 ha profondamente modificato il riparto della potestà legislativa tra Stato e Regioni, infatti, lo Stato diventa soggetto a competenza enumerata, in base alle materie indicate nell‟articolo, mentre le Regioni diventano soggetti a competenza generale. Il nuovo testo fissa in modo tassativo le competenze esclusive e concorrenti dello Stato, mentre attribuisce alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione statale. 83 Cfr. http://www.irer.it/Rapportifinali/2006A010_RapportoFinale.pdf/ 84 La Conferenza Unificata è stata istituita dal Dlgs. 281 del 28 agosto 1997 e mira a favorire

la cooperazione tra l‟attività dello Stato e il sistema delle autonomie; esamina le materie e i

compiti di comune interesse.(art. 9, comma 2, del d.lgs. 281/1997).

Page 91: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

87

che accomunano tali accordi, quattro azioni specifiche volte a promuovere: la

partecipazione, il volontariato, l‟informazione ed il miglioramento delle

conoscenze sulla gioventù da parte dei poteri pubblici.

Per quanto riguarda gli aspetti positivi a livello regionale emerge che: in ogni

Regione c‟è almeno un Ufficio dedicato alle politiche giovanili, così come

anche nei loro siti web, in cui si trovano sempre precisi riferimenti alle pagine

regionali in materia. Per quanto riguarda lo stato di avanzamento degli Accordi

di Programma Quadro, sono stati sottoscritti 21 APQ con un‟ampia

documentazione e articolati in una struttura uniforme di 12 articoli più gli

elenchi, sia degli interventi attuativi che programmatici, ed è anche prevista

una relazione tecnica ed una scheda per ogni singola attività/intervento.

Inoltre 17 su 21 APQ (81%) hanno un titolo preciso, segno di voler conferire

loro un‟identità chiara e precisa per quanto riguarda il loro contenuto.

Tuttavia per quanto riguarda le difficoltà incontrate nella predisposizione

degli Accordi di Programma Quadro, le concertazioni a livello locale tra

Regioni, rappresentanze delle Province e dei Comuni, sono state in generale

più difficoltose di quelle tra Stato centrale e Regioni stesse e meno proficue dal

punto di vista dei risultati in termini economici relativi ai cofinanziamenti.

Quasi totalmente assente è la progettazione condivisa con il mondo giovanile

(di cui si evidenzia la mancanza di organismi di rappresentanza progettuale) ed

il coinvolgimento del Terzo Settore. Infatti, a differenza di molti altri Stati

europei, in Italia non vi è una rete di organizzazioni che si occupano di

giovani. Inoltre in Italia non esiste un‟iniziativa regionale o nazionale sulla

Carta giovani85. Infine sebbene gli Osservatori sui Giovani siano previsti dalla

normativa regionale in almeno 12 Regioni, quelli attivi e che svolgono con

continuità la loro azione sono molti meno (Rapporto Eurogiovani 2010).

85 La Carta giovani è un‟iniziativa promossa solitamente a livello comunale nelle grandi e medie città, per agevolare i giovani nella fruizione di servizi sia pubblici che privati. A seconda delle formule, la Carta permette l‟accesso a musei, impianti sportivi, biblioteche, ostelli, ecc. oltre a sconti e facilitazioni.

Page 92: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

88

Per quanto riguarda le Province pur beneficiando solo di quote residuali, si

sono comunque distinte negli anni per aver sostenuto e promosso

direttamente numerose attività: come progetti di interesse provinciale o sovra-

comunale, ricerche, bandi, sostegno tecnico, assistenza alla progettazione dei

Comuni, funzione di raccordo di interventi sul territorio, offrendo attività

formativa ed informativa ad operatori e funzionari comunali. Tutto ciò, spesso

con risorse marginali e con poca integrazione con altri Assessorati, all‟interno

della stessa Amministrazione provinciale. Le Province in alcuni casi, hanno

iniziato a svolgere un ruolo forte, attivandosi per creare alleanze virtuose sul

territorio con Università, Fondazioni bancarie, Unioni di categoria, Camera di

Commercio, ecc. Tutta questa attività, ha permesso all‟UPI (Unione Province

Italiane) di essere riconosciuta dal Ministero come partner privilegiato nello

sviluppo degli interventi per i giovani. Nella stipula degli accordi tra Governo

ed Enti Locali, all‟Unione delle Province è stato assegnato un doppio ruolo, sia

propositivo che consultivo. Infatti, l‟UPI beneficia dal Ministero di un

contributo annuo di 3 milioni di euro, da utilizzare per interventi posti in

essere direttamente dalle Province. Inoltre, rispetto alla funzione consultiva, le

UPI devono essere sempre interpellate dalle Regioni in fase di predisposizione

degli APQ.

2.4. I giovani in Campania e le politiche per la gioventù

La Campania ha il grande vantaggio di possedere un prezioso capitale

umano su cui investire: i giovani. Infatti è la Regione più giovane d‟Italia,

potendo contare su 1.565.599 giovani su 5.824.662 abitanti86, pari circa al 28%

della popolazione nel 2010. Queste cifre segnano un‟importante differenza con

86 http://demo.istat.it/pop2010/index.html

Page 93: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

89

la situazione italiana nel suo complesso, caratterizzata da un marcato

invecchiamento della popolazione87. Oltre la metà di questi giovani risiede

nella provincia di Napoli, che si qualifica come la provincia più giovane

d‟Italia88. Tuttavia vi sono molti ostacoli che impediscono di esprimere le

potenzialità dei giovani. Osservando i dati Istat del 2009, emerge che il

problema della disoccupazione riguarda prevalentemente la fascia di età tra i

15 ed i 24 anni che in Campania raggiunge il 38%. Inoltre molto elevata è la

percentuale di giovani donne disoccupate (41,7%).

Tabella 5. Tasso di disoccupazione 15-24 anni per sesso e regione Anno 2009 (valori percentuali)

Regioni Totale Maschi Femmine Piemonte 6,8 6,1 7,8

Valle d'Aosta 4,4 3,5 5,6

Lombardia 5,4 4,6 6,4

Trentino-Alto Adige 3,2 2,6 4,0

Veneto 4,8 3,6 6,4

Friuli-Venezia Giulia 5,3 4,5 6,4

Liguria 5,7 4,6 7,1

Emilia-Romagna 4,8 4,2 5,5

Toscana 5,8 4,2 7,8

Umbria 6,7 4,7 9,3

Marche 6,6 6,2 7,2

Lazio 8,5 6,8 10,8

Abruzzo 8,1 6,5 10,5

Molise 9,1 7,8 11,0

Campania 12,9 11,4 16,0

Puglia 12,6 10,8 16,2

Basilicata 11,2 9,6 13,9

Calabria 11,3 9,9 13,9

Sicilia 13,9 12,4 16,6

Sardegna 13,3 11,5 16,0

ITALIA 7,8 6,8 9,3

Fonte: Istat, 2009

87 In Italia nel 2010 i giovani dai 15 ai 34 anni sono 13.793.850 su un totale della popolazione di 60.340.328 pari al 22,8%. 88 Nella provincia di Napoli secondo i dati Istat aggiornati al 2010 i giovani dai 15 ai 34 anni sono 844.591 su un totale di 3.079.685 di abitanti, pari al 27,4%

Page 94: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

90

La comparazione con il dato nazionale conferma la tendenza, infatti mentre

nel 2009 la percentuale era del 25,4%, a marzo 2011 l‟Istat segna un nuovo

record: il tasso di disoccupazione giovanile (fascia 15-24 anni) continua a salire

e si attesta al 28% , il che vuol dire che attualmente 1 giovane su 3 nel nostro

Paese è disoccupato. La rilevazione Istat indica che il tasso tocca il suo

massimo per le ragazze del Mezzogiorno, quasi la metà (il 42,4%) è infatti

senza lavoro.

Questi dati sono ancora più allarmanti, perché non imputabili alla mancanza

di qualificazione dei lavoratori giovanili nella nostra Regione, visto che è in

aumento il livello di istruzione universitaria, soprattutto per le ragazze che tra

l‟altro conseguono i risultati migliori e nel breve tempo.

Secondo l‟indagine Istat condotta per l‟anno accademico 2007-2008,89 in

Campania le giovani donne laureate a 25 anni sono molto di più dei loro

coetanei maschi, infatti le laureate costituiscono il 22,7% mentre i laureati il

14,7%.

Tabella 6. Indicatori dell'istruzione universitaria per regione Anno accademico 2007-2008

Laureati per 100 persone di 25 anni

Regioni M F MF

Piemonte 13,1 18,3 15,7

Valle d'Aosta 15,1 19,2 17,1

Lombardia 14,2 18,4 16,3

Trentino-Alto Adige 9,6 14,4 12,0

Veneto 13,6 17,8 15,7

Friuli-Venezia Giulia 15,8 23,4 19,5

Liguria 17,9 25,7 21,8

Emilia-Romagna 13,6 19,3 16,4

Toscana 14,4 21,5 17,9

Umbria 15,1 26,4 20,6

Marche 15,8 25,8 20,7

Lazio 17,6 25,3 21,4

89www.istat.it/lavoro/sistema_istruzione/Tavuniv8.xls

Page 95: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

91

Abruzzo 17,9 27,4 22,6

Molise 19,7 31,5 25,7

Campania 14,7 22,7 18,7

Puglia 15,1 24,1 19,6

Basilicata 17,7 28,4 23,1

Calabria 16,2 27,2 21,7

Sicilia 13,6 19,7 16,6

Sardegna 12,0 23,1 17,4

ITALIA 14,7 21,7 18,1

Nord 13,9 18,8 16,3

Centro 16,2 24,3 20,2

Mezzogiorno 14,8 23,3 19,0

Fonte: Istat, 2007-2008

Tali fattori costituiscono una delle maggiori cause di allungamento della

condizione giovanile e contribuiscono ad alimentare il cosiddetto fenomeno

della “famiglia lunga”, caratterizzato da un maggiore ritardo nell‟uscita dalla

famiglia di origine.

Alla luce dei dati, bisogna allora interrogarsi su cosa è stato fatto e come si

intende proseguire per offrire occasioni concrete ai giovani di emanciparsi e

raggiungere l‟autonomia.

Le politiche giovanili dovrebbero trovare nuove strade per arginare questi

fenomeni ed intervenire con azioni di sostegno e di incentivo all‟occupazione

soprattutto femminile ed agire con politiche di sviluppo territoriale in

particolare nel Mezzogiorno.

2.4.1. Il settore delle Politiche Giovanili e la legislazione regionale

Il Settore Politiche Giovanili della Regione Campania ricopre un ruolo

trasversale ed assume diverse competenze. Principalmente svolge il compito di

curare iniziative tendenti ad innalzare i livelli della formazione, favorire

Page 96: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

92

l'inserimento sociale e lavorativo dei giovani, nonché d'incentivare lo sviluppo

dell‟imprenditorialità giovanile.90

Il quadro di riferimento legislativo regionale in cui la Campania ha elaborato

le proprie politiche risale al 1989, con la L.R. n.14/1989 che ha come oggetto:

“Istituzione del Servizio per le politiche giovanili e del Forum regionale della gioventù”. In

questo modo la Regione Campania è stata una delle prime91 ad aver istituito il

Servizio per le politiche giovanili che costituisce la struttura di

coordinamento di tali politiche ed è la stessa Regione che ne definisce i

parametri di azione. La legge regionale assegna a questo Servizio la funzione di

promuovere studi e indagini, raccogliere dati e diffondere informazioni relative

alla condizione giovanile; valutare l'impatto della politica regionale; curare

iniziative tendenti ad innalzare i livelli della formazione, favorire l'inserimento

sociale e lavorativo dei giovani, incentivando lo sviluppo anche di forme di

imprenditorialità giovanile. Inoltre esercita un'azione di supporto nei

confronti dei singoli Assessori, volta a favorire l'adozione di provvedimenti di

loro competenza e conseguire una politica coordinata a favore dei giovani e di

promuovere l'adempimento di convenzioni internazionali, direttive e

regolamenti comunitari concernenti settori a forte impatto per la condizione

giovanile nell'ambito delle proprie competenze92.

Con questa legge, si istituiscono: il Forum regionale della Gioventù,

l‟Osservatorio sulla condizione giovanile e l‟Albo Regionale delle

Associazioni Giovanili (art. 5 della L.R. n. 14/1989).

Nel 1996 venne approvata la legge sugli Informagiovani n. 26

“Promozione ed incentivazione del servizio Informagiovani” grazie alla

quale la Regione consolida il binomio informazione/partecipazione attraverso

la promozione dei Servizi Informagiovani, «ai fini dello sviluppo

90 Fonte: http://www.giovani.regione.campania.it/index.cfm?m=99 91 Fonte: http://2006.campaniagiovani.it/articoli/details.php?ID=211 92L.R. n.14/ 1989 Articolo 2. Cfr.http://www.scouteguide.it/politichegiovanili/Documenti/Campania_LR_14_1989.pdf

Page 97: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

93

dell'informazione, quale necessario strumento per favorire l'interazione e la

partecipazione dei giovani e come prevenzione primaria, nel quadro del

superamento degli ostacoli di ordine culturale, sociale ed economico, che

impediscono la piena maturazione» (L.R. 26/1996 Art.1). La Regione

Campania propone inoltre la costruzione di una rete di strutture, di diversa

tipologia, dei Servizi Informagiovani, raccordate tra di loro e distribuite sul

territorio; tale rete è denominata "Sistema Informativo Regionale

Giovanile" (S.I.R.G.).

Si ricorda che l‟anno successivo si tenne la prima conferenza regionale sulle

Politiche Giovanili del 1997, costruita al fine di discutere e proporre idee e

progetti propulsivi sul tema della gioventù.

Molto importante è la Circolare 2/2000 del settore Politiche Giovanili, in

cui viene dato ampio rilievo alla partecipazione sottolineando che «è quanto

mai urgente accelerare i processi partecipativi, al fine di rendere operativa la

rappresentatività dei giovani nelle strutture istituzionali e associarli alla

cogestione dei progetti che li riguardano a partire, nello specifico, da quelli

istitutivi delle strutture informative previste dalla legge, fino a quelli di

programmazione e pianificazione delle relative attività, in modo da fargliene

assumere direttamente la responsabilità e renderli compartecipi di una politica

che essi stessi conducono».

La L.R. n. 14 del 2000 che ha come oggetto la “Promozione ed incentivazione

dei Servizi Informagiovani e Istituzione della rete territoriale delle strutture” offre una

rivisitazione ed una trasformazione della legge regionale precedente,

occupandosi in particolare delle funzioni di programmazione, coordinamento

e pianificazione territoriale della Regione in rapporto alle esigenze e ai bisogni

informativi dei giovani. Viene dichiarato esplicitamente che la Regione

Campania ha il compito di promuovere l‟istituzione dei Servizi Informagiovani

della rete, vigilare e coordinare gli interventi e le attività.

Page 98: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

94

La Regione dimostra così di essere consapevole delle potenzialità sottese al

binomio informazione/partecipazione, sostenendo che l‟interazione reciproca

tra queste due dimensioni possa contribuire ad alimentare concretamente la

cittadinanza attiva dei giovani. Per questo motivo, attraverso il Settore

Politiche Giovanili, costante è la sua azione di sensibilizzazione nei confronti

degli Enti locali e varie sono le iniziative promosse in questo campo.

Attualmente le competenze e le finalità del Settore Politiche Giovanili nella

Regione Campania rispondono a quattro priorità93:

- Informazione: per migliorare l'accesso dei giovani all'informazione, la

partecipazione alla vita pubblica e la loro crescita come cittadini attivi, è stata

ampliata la rete informativa dei servizi Informagiovani sviluppandola nel

S.I.R.G. (Sistema informativo regionale giovanile).

- Partecipazione: viene incoraggiata la cittadinanza attiva e la partecipazione

effettiva dei giovani alla vita democratica. In tale ottica un ruolo fondamentale

è svolto da organismi di rappresentanza quali il Forum regionale della

gioventù, i Forum comunali e provinciali, e la Consulta regionale dei ragazzi

della Campania.

- Formazione: sono previsti interventi di Istruzione e Formazione Tecnica

Superiore (IFTS) per la formazione di quadri e tecnici a media ed alta

professionalità, che si affiancano ai percorsi di formazione di secondo e terzo

livello.

- Progetti e scambi: vengono promosse le attività socio-culturali organizzate

da associazioni o enti, in diversi settori (cultura, azione sociale, mobilità dei

giovani lavoratori, studenti o volontari, ecc.) mediante politiche di scambio,

che favoriscano la solidarietà ed una consapevolezza della Cittadinanza

Europea.

93 Come riportato sul sito www.giovani.regione.campania.it

Page 99: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

95

2.4.2. I servizi presenti sul territorio ed i progetti attivati

L‟Assessorato della Campania dispone di un Centro risorse che ha attivato

un Osservatorio che produce documentazione, studio, raccolta, archiviazione,

implementazione e coordinamento di tutte le informazioni di interesse

giovanile pubblicandole sul portale della regione Campania. L‟Osservatorio

sulla condizione giovanile in Campania conduce studi, ricerche ed analisi sui

problemi giovanili e fornisce il necessario supporto tecnico-scientifico al

Servizio per le politiche giovanili e al Forum regionale della gioventù

(Dondona, Gallini, Maurizio 2004). Questo, seppur previsto dalla L.R

14/1989, venne istituito soltanto nel 2003. Nello stesso anno si è inoltre

costituito un Comitato promotore al fine di rendere operativo il Forum

istituito dalla suddetta Legge Regionale.94 Nel maggio 2003 le organizzazioni

promotrici sono state ricevute, prima, dall‟Assessore Regionale alle Politiche

Giovanili, e poi dal Presidente del Consiglio Regionale, deputato alla

convocazione dell‟organismo. Gli incontri istituzionali hanno avuto un grande

successo, infatti il Forum è stato poi costituito ufficialmente il 25 febbraio

2004 e attualmente è formato da un'Assemblea composta da 26 componenti di

cui 13 in rappresentanza delle Associazioni giovanili nazionali e/o regionali,

iscritte all'Albo Regionale delle Associazioni Giovanili e 13 rappresentanti per

ciascuna forza politica giovanile regionale95. La Regione, inoltre, nel 2008 ha

stipulato con il Ministero della Gioventù un Accordo di Programma Quadro

94 Come emerge dalla consultazione del sito web dell‟Osservatorio, l‟obiettivo di tale struttura è quello di monitorare la condizione giovanile al fine di ottenere una conoscenza approfondita e globale dei giovani, che sia in grado di cogliere la dinamicità del mondo giovanile, delle variazioni che intervengono riguardo a interessi, abitudini, attività, e che aiuti a cogliere anche le esperienze positive che vivono i giovani e che permettono loro di crescere e di divenire adulti. Le attività dell'Osservatorio si sviluppano attraverso l'esplorazione, la rilevazione e la documentazione delle realtà culturali giovanili in Campania, lo studio teorico ed empirico (ricerca), la realizzazione di progetti e iniziative di intervento con il contributo e a supporto del protagonismo e della progettualità giovanile (ricerca-azione, eventi, produzioni). Fonte: http://www.giovani.regione.campania.it/index.cfm?m=75 95Fonte: http://www.giovani.regione.campania.it/index.cfm?id=596

Page 100: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

96

(APQ), in forza del quale una parte delle risorse del Fondo Nazionale per le

Politiche Giovanili passa alla Regione e da questa agli Enti Locali.

La Regione ha promosso l'attivazione dei Servizi Informagiovani, che

negli ultimi si sono consolidati come strumenti innovativi di grande rilevanza

sociale in grado di supportare i processi partecipativi e decisionali giovanili,

allargandone le opportunità, favorendo, più in generale, quelli di transizione

nelle fasi della vita. I servizi Informagiovani che devono rispettare norme e

standard di servizio definiti a livello nazionale e regionale, sono servizi sociali a

disposizione di tutti i giovani, senza discriminazioni né barriere (fisiche,

culturali, psicologiche o d'altro tipo). Inoltre, compito delle strutture è favorire

il coinvolgimento delle organizzazioni giovanili e degli operatori del settore

dell'informazione a livello regionale e locale, nella definizione e nell'attuazione

di nuove strategie informative. Nel dicembre 2007 il Ministero e l’ANCI

hanno stipulato la convenzione sull’Azione di Sistema per la promozione di un

Coordinamento Nazionale Informagiovani, nel quale sono state illustrate la

governance del progetto e le singole azioni da avviare nel corso del triennio 2008-

2010. Allo stesso modo, per attivare la partecipazione istituzionale dei giovani

la Regione Campania promuove lo sviluppo del sistema dei Forum Giovanili.

Il Forum Regionale della Gioventù, organismo autonomo, ha il compito di

rappresentare gli interessi e le aspirazioni dei giovani, attraverso la loro

partecipazione attiva alla vita sociale e politica. Tale sistema partecipativo

svolge la funzione di essere un tramite per la diffusione di stimoli provenienti

dall’azione dei Forum comunali e provinciali offrendo, pertanto, ai giovani un

luogo in cui possano esprimersi liberamente e fare proposte progettuali. Allo

stesso tempo, tale organismo consente ai Comuni, agli Enti Locali ed alle

istituzioni, di consultare i giovani su questioni specifiche.

Per quanto riguarda i progetti maggiormente significativi, che la Regione

Campania ha avviato nel corso degli ultimi anni, si riporta una breve

Page 101: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

97

descrizione dei Piani Locali Giovani e dei Piani Territoriali di Politiche

Giovanili.

In Campania i Piani Locali Giovani hanno interessato solamente due

Comuni, ovvero, Portici96 nel corso di due sperimentazioni e Napoli97 nel

corso di una sperimentazione realizzata nell‟annualità 2009-2010. Tali

sperimentazioni sono state affidate entrambe all‟ANCI e si sono avvalse della

partecipazione e dell‟assistenza tecnica della rete ITER.98 Il Piano locale

giovani può essere definito come uno strumento utilizzato per l‟attuazione di

politiche giovanili orientate allo sviluppo locale nel suo complesso e

all‟aumento della partecipazione dei giovani all‟interno dei processi decisionali

locali. L‟attore collettivo principale è la comunità locale in quanto il progetto

nasce con l‟obiettivo di sostenere l‟azione degli Enti locali, che in partenariato

con gli attori sociali portatori di interesse offrano importanti contributi per le

Politiche giovanili. I PLG, inoltre, hanno il compito di realizzare sistemi di

azioni che creino concrete opportunità di autonomia delle giovani generazioni.

Tali azioni sono identificate in diversi ambiti, che riguardano principalmente

l‟occupazione, l‟accesso alla casa e al credito.

Per quanto riguarda i Piani Territoriali di Politiche Giovanili (PTG),

come avremo modo di approfondire nel prossimo capitolo, costituiscono

un‟assoluta novità per la programmazione regionale in materia di politiche per

la gioventù. I PTG hanno lo scopo di promuovere la costruzione da parte dei

Comuni, associati in distretti scolastici, di piani organici che mettano a sistema

tutti gli interventi di politiche giovanili presenti sul territorio, spesso in maniera

scollegata ed episodica. In particolare per quanto riguarda gli interventi riferiti

96 Portici ha preso parte sia alla prima sperimentazione nel 2007 che alla seconda nel 2009. 97 Il PLG di Napoli è stato approvato con D.G.M. n. 1092 del 23/07/2008 e realizzato nell'annualità 2009-2010 98 Iter è un'associazione di enti locali e associazioni no profit (delegata dagli Enti locali a rappresentare la partnership) finalizzate all'allargamento della partecipazione e alla promozione dei diritti dei cittadini giovani. Fonte: http://www.reteiter.it/

Page 102: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

98

all'offerta informativa, alla partecipazione e al protagonismo giovanile, ciò è

reso possibile attraverso il rafforzamento e l'istituzione dei Forum per la

gioventù ed alla progettazione di rete tra comuni, scuole, associazioni giovanili

ed altri soggetti interessati alla condizione giovanile. Inoltre i Piani Territoriali

di Politiche Giovanili, agiscono in un‟ottica integrata e organica, consentendo

il coinvolgimento e la condivisione degli obiettivi da parte di vari attori, a

partire dagli stessi giovani, che spesso sono tenuti fuori dalle scelte che li

riguardano e che hanno finalmente l‟occasione di esprimere le loro idee ed

opinioni nel corso della progettazione.

Grazie a queste importanti sperimentazioni, le politiche giovanili si

configurano sempre più come politiche di sviluppo e di crescita di capitale

umano. Si tratta di politiche flessibili ed adattabili a seconda dei contesti

territoriali, basate sul coinvolgimento e la partecipazione attiva dei giovani e

dei diversi attori che operano direttamente o indirettamente per i giovani.

Inoltre questi progetti offrono un modello innovativo di governance nel quadro

di una programmazione negoziata, seguendo un approccio integrato e

complessivo.

Page 103: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

99

Capitolo 3: La valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

" I giovani in tutto il mondo hanno aspirazioni e desideri di partecipare a pieno titolo nella vita

delle loro società. Sono i principali agenti di cambiamento sociale, di sviluppo economico e

innovazione tecnologica. Dovrebbero vivere in condizioni che favoriscano la loro creatività, gli

ideali, la passione, sviluppando una tensione al miglioramento della loro società. Sono di fronte

ad un paradosso: integrarsi nella società attuale ed esserne contemporaneamente una forza per

trasformarla".

Onu: “Making Commitments Matter

Toolkit for young people to evaluate national youth policy” 2007.

3.1. L’oggetto di valutazione: la programmazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili

La Regione Campania ha avviato da tempo un percorso innovativo di

programmazione delle politiche giovanili, che sulla base della Carta Europea

della Gioventù è teso a valorizzare l‟autonomia degli enti locali e la

partecipazione dei cittadini, soprattutto giovani, ai processi decisionali. Di qui

la promozione, nell‟ambito delle “Linee Operative del Quadro Strategico per le

politiche giovanili della Regione Campania” (Deliberazione n. 1805/2009), di Piani

Territoriali di Politiche Giovanili (PTG). La metodologia di tali Piani, apre una

nuova fase nella pianificazione degli interventi e dei servizi rivolti alla

popolazione giovanile, proponendosi come strumento di sperimentazione a

livello territoriale, di un sistema coerente e organico di azioni, che superando la

tradizionale frammentarietà del settore, tenga conto delle risorse e delle

peculiarità dei diversi territori e risponda efficacemente ai bisogni locali. Grazie

ai PTG le politiche si aprono a processi di pianificazione strategica,

impiegando nuovi strumenti di programmazione. Questi interventi intendono

superare un approccio reattivo e contingente alla lettura dei problemi, evitando

analisi basate su azioni troppo frammentate e ideazioni deterministiche,

favorendo l‟attivazione di processi di cooperazione tra attori locali, volti a

formulare delle strategie condivise a medio-lungo termine. Il compito della

Page 104: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

100

programmazione diventa quello di mobilitare una pluralità di attori attivando la

cooperazione e l'integrazione fra diversi settori, politiche e livelli istituzionali.

Infatti, i PTG prevedono misure integrate ed intersettoriali per costruire piani

organici che sistematizzino tutti gli interventi in favore dei giovani presenti sul

territorio. L‟obiettivo è uscire dalla visione tradizionale di elaborare singoli

progetti suddivisi tra diversi livelli istituzionali, poiché è evidente che senza un

filo conduttore tali azioni sono slegate ed episodiche, quindi poco coerenti e

producenti in termini di risultati concreti e duraturi.

Attraverso le esperienze maturate nel corso degli ultimi anni, nel campo

dell‟informazione, con il potenziamento della rete SIRG, con la promozione di

una forte partecipazione dal basso dei giovani attraverso i Forum e con la

promozione di progettualità attraverso specifici programmi, è stato ritenuto

necessario far confluire le azioni esistenti in un progetto unico. Infatti, vi è

un‟opinione condivisa da parte degli amministratori, che le azioni realizzate

sinora, abbiano avuto valenza debole sia nella fase progettuale che nella fase

attuativa con tempi e modalità di realizzazione diversi, segnando uno sviluppo

disomogeneo sul territorio regionale. Gli interventi sono stati attivati quasi

esclusivamente sulla base di una personale sensibilità degli attori locali,

producendo una diffusione a “macchia di leopardo” con provvedimenti

episodici e privi di una visione di insieme99.

L‟idea maturata con la programmazione dei PTG, invece, è quella di

costruire un disegno coerente con una finalità unitaria, non solo per

promuovere una forte interazione tra le azioni ed i servizi esistenti, ma anche

per offrire un nuovo modo di elaborare gli interventi futuri, per giungere ad

una visione d‟insieme.

Grazie ai Piani territoriali di Politiche Giovanili le istituzioni hanno

l‟occasione di elaborare, insieme ai giovani, le linee programmatiche di azione.

99 Dichiarazione dell‟assessore regionale alle Politiche Giovanili Alfonsina De Felice nella Prefazione dell‟opuscolo della Regione Campania “Piani Territoriali di Politiche Giovanili” 2010.

Page 105: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

101

Vi sono quindi tutte le premesse per realizzare un cambiamento sostanziale

nei processi decisionali e attuativi delle politiche, in quanto lo sviluppo dei

progetti può essere il frutto di una costruzione sociale condivisa. Si mira ad

ottenere un processo di sviluppo che parte “dal basso” attraverso un'attività di

concertazione e dialogo tra i diversi attori che operano nell‟ambito delle

politiche giovanili.

Si sposta finalmente l‟attenzione verso le specifiche esigenze locali,

ponendosi come obiettivo lo sviluppo e la valorizzazione delle risorse

endogene del territorio. Per realizzare gli obiettivi a cui è stata data priorità

nella programmazione, si ha la necessità di riflettere sulle specifiche esigenze e

bisogni del contesto locale, cercando di realizzare interventi che tengano conto

dei punti di forza e di debolezza dei luoghi in cui tali azioni vengono

implementate. La programmazione va intesa soprattutto come momento di

confronto e partecipazione, prevedendo uno scambio creativo in cui ciascun

attore, portatore di una specifica definizione dei problemi, delle priorità e delle

domande emergenti, contribuisce a creare una visione d‟insieme della

comunità locale. Quindi il progetto ha la funzione di favorire la comunicazione

ed il dialogo permanente tra la popolazione giovanile e gli Enti locali.

I PTG utilizzano uno degli strumenti principali delle politiche di

governance,100 ovvero quello della programmazione negoziata,101 che rappresenta

«una politica pubblica per lo sviluppo» (Cerase 2005, p.9).

100 Le politiche di governance attengono ad un concetto di gestione del potere pubblico maturato in alcuni paesi industrializzati in particolare tra gli anni „70 ed „80. Quello della governance è un concetto appartenente alla cultura anglosassone, che poi ha successivamente trovato applicazione nelle politiche pubbliche ed economiche di numerosi stati capitalistici che si basano su di un‟economia di mercato. Il termine è in contrapposizione al concetto di "government", termine che indica un tipo di azione intrapresa dallo stato centrale con poca possibilità di mediazione delle scelte gestionali politico-economiche da parte di altri soggetti, come quelli privati. La governance, invece, si esplica come intervento di più attori, sia governativi che non governativi. Essa è parte della programmazione negoziata tipica di paesi democratici ed industrializzati nei quali la cooperazione coattiva fra i diversi soggetti ha portato ad importanti risultati a livello regionale e di conseguenza nazionale. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Politiche_di_governance

Page 106: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

102

Come sostiene Cerase (2005) caratteristica principale di tali interventi è la

concertazione, grazie alla quale viene costruita una strategia di azione

condivisa. Inoltre attraverso il dialogo si integrano le istanze e le risorse per

pianificare e realizzare un determinato progetto.

L‟aspetto innovativo risiede nel confronto tra attori diversi, portatori di vari

interessi, che sono chiamati a sedersi intorno ad un tavolo per avviare una

determinata esperienza pattizia. I piani di un‟azione programmata, si fondano

sulle logiche di una «azione negoziata che implica processi di azione dagli esiti

incerti ed imprevedibili in quanto frutto di una negoziazione tra attori essi

stessi non individuabili a priori e quindi di per sé costantemente aperta a

sempre nuovi e continui aggiustamenti» (Cerase 2005, p.12).

Il metodo di lavoro dei PTG è orientato alla costruzione di reti sociali

ampie tra attori territoriali quali: Informagiovani, Forum, associazioni giovanili,

gruppi informali e soggetti del volontariato giovanile, parrocchie, Istituti

scolastici, ecc. Tuttavia gli esiti di tale processo sono tutt‟altro che scontati.

L‟esperienza di concertazione non implica di per sé che sia avvenuta una reale

collaborazione; infatti non sempre si riescono ad istaurare rapporti di

cooperazione e di fiducia reciproca tra le parti interessate. In base a come la

rete si configura è possibile comprendere le modalità in cui è avvenuto il

101Nell'ordinamento italiano, la programmazione negoziata è definita come: «regolamentazione

concordata tra soggetti pubblici o tra il soggetto pubblico competente e la parte o le parti pubbliche o private

per l'attuazione di interventi diversi, riferiti ad un'unica finalità di sviluppo, che richiedono una valutazione

complessiva delle attività di competenza» nell'ambito delle Regioni e degli altri Enti locali (legge

n.662/1996, articolo 2 comma 203 lettera a). Nell‟ambito della programmazione negoziata,

possono distinguersi due livelli d‟intervento. Un primo livello in cui l‟iniziativa è proposta

dallo Stato e dalle Regioni e prevede la partecipazione degli enti locali e di tutti i soggetti

interessati alla realizzazione dei programmi, come nel caso delle Intese Istituzionali di

Programma e degli Accordi di Programma Quadro. Un secondo livello è invece

contraddistinto da un maggiore coinvolgimento delle autonomie locali e dei soggetti non

istituzionali, non solo partecipi alle iniziative, ma anche promotori come nel caso dei

Contratti di Programma, dei Contratti d‟Area e dei Patti Territoriali (questi ultimi sono molto

simili nelle logiche di programmazione ai PTG).

Page 107: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

103

confronto ed il livello di coinvolgimento dei vari attori. Occorre quindi

un‟attenta analisi di come le istituzioni ed i rappresentanti degli interessi

giovanili hanno istaurato il dialogo e come si è tradotta nella pratica

l‟esperienza della programmazione negoziata.

Il piano, inoltre, rappresenta lo strumento di programmazione locale adatto

per sua natura a sviluppare il coordinamento e l‟integrazione dei molteplici

interventi a favore dei giovani, presenti in vari ambiti di politiche pubbliche

(sociali, sanitarie, urbanistiche, del lavoro, dell‟istruzione e della cultura) ed in

più enti locali (Comuni ripartiti in distretti). Il Piano è quindi finalizzato allo

sviluppo di sinergie tra competenze in capo a diverse amministrazioni

pubbliche (con strumenti quali accordi di programma e protocolli di intesa tra

Comuni, Province, ASL, Centri per l‟impiego, scuole, ecc.) e diversi servizi

gestiti in collaborazione con una pluralità di attori sociali sia pubblici che

privati (organizzazioni non profit, sindacati, ecc.).

3.1.1. La ripartizione territoriale per ambiti distrettuali

Una volta descritte le finalità e gli strumenti impiegati per la

programmazione, si procede ad analizzare la ripartizione territoriale

sovracomunale corrispondente ai distretti scolastici, ritenuta ottimale per la

gestione degli interventi in maniera coordinata.

I Piani territoriali di Politiche Giovanili si rivolgono all‟intero territorio

regionale, per realizzare modelli di gestione associata dei servizi e degli

interventi, tenendo conto delle specificità provinciali e distrettuali. I distretti

sono 62, di cui ben 10 fanno parte della rete di Napoli (distretti 40-49). Solo il

distretto 30 è diviso in due Comuni per consentire il riferimento a due

Province diverse.

La ripartizione segue il modello della rete degli Informagiovani organizzata

grazie alla L.R. 14/2000 in un Sistema Informativo Regionale Giovanile

Page 108: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

104

(SIRG), articolato per ambiti distrettuali (ex distretti scolastici), in cui i Comuni

sedi di distretto hanno il ruolo di Capofila di rete e si collegano con gli altri

grazie ad apposite convenzioni. Tale modello, consolidato e realizzato sul 90%

del territorio regionale, diventa la base di riferimento su cui costruire i PTG. In

questo modo è possibile che Comuni di uno stesso distretto ragionino insieme

sulle opportunità, le criticità ed i vincoli, predisponendo progetti condivisi e

rilanciando le strutture informative. I distretti hanno il compito di incentivare

il protagonismo dei giovani, dei Forum e di ogni forma di aggregazione

giovanile, per realizzare percorsi che attivino la partecipazione e promuovano

la cittadinanza attiva. In questo modo i territori hanno l‟opportunità di

sperimentare accordi, che da un lato valorizzano l‟autonomia degli enti locali e

le iniziative dei cittadini, e dall‟altro offrono l‟opportunità di inserire in una

programmazione coerente e organica gli interventi previsti nelle linee di

azione.

In totale su 62 distretti, sono stati elaborati 55 Piani di cui 4 provinciali e 51

distrettuali. Ciò significa che l‟89% dei distretti ha avviato la procedura dei

PTG, mentre l‟11% dei documenti o non sono stati presentati alla Regione

Campania, oppure sono in attesa di integrazioni.

Infatti dei 55 presentati, quelli non completamente conformi alla

modulistica sono 4 e riguardano i Piani di tre distretti del casertano ed uno

dell‟Amministrazione Provinciale di Napoli. Quindi il 7,2% dei Piani non è

stato approvato.

Ad eccezione di soli tre distretti ovvero Maddaloni102 S. Maria Capua

Vetere103 e Mondragone104, tutti gli altri Comuni capofila hanno presentato la

documentazione, anche se alcuni con esito negativo. Per quanto riguarda il

102 Per Maddaloni è stata riscontrata una rinvenienza economica. 103 Per S. Maria Capua Vetere il Piano non è stato presentato a causa di una rinvenienza economica. 104 Ha avuto una proroga per la presentazione del PTG ed è stata riscontrata una possibile rinvenienza economica

Page 109: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

105

Piano del comune di Piedimonte Matese105 e quello di Capua, essi sono stati

revocati ed in attesa di rimodulazioni, mentre per quanto riguarda i Comuni

capofila di Frattamaggiore e Marano, pur avendo fatto pervenire la

documentazione necessaria per aderire al Piano, non hanno fornito specifiche

integrazioni per l‟approvazione dello stesso e sono in attesa di integrazione e

rinegoziazione.

Come è possibile osservare (vedi Tabella 7) per quanto riguarda gli esiti, vi

sono 48 Piani positivi e quindi approvati e 7 Piani negativi, quindi non

approvati. Dunque il 13% dei Piani ha avuto un esito negativo e di

conseguenza non è stato approvato. Un altro aspetto da tener presente è che

nonostante le diverse sollecitazioni da parte del Settore Politiche Giovanili, 13

Comuni hanno presentato il Piano esclusivamente in formato cartaceo e non,

come richiesto dalla procedura, allegando ad esso il Cd-Rom. Quindi circa il

24% dei PTG non sono disponibili in formato elettronico. Di seguito si

riporta la tabella con i distretti ripartiti per provincia.

Tabella 7. I distretti territoriali suddivisi per Provincia e

gli esiti dei Piani

Numero Distretto Avellino Esito finale del Piano

1 Ariano Irpino Positivo

2 Atripalda Positivo

3 Mercogliano Positivo

4 Grottolella – Cervinara Positivo

5 Lacedonia (ex Carife) Positivo

6 Lioni (ex S.Angelo dei

Lombardi)

Positivo

30 Quindici Positivo

105 Il Piano è stato revocato ed è da rinegoziare, perché non inserito nel Decreto di liquidazione

Page 110: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

106

Numero Distretto Benevento Esito finale del Piano

7 Benevento Positivo

8 Airola Positivo

9 Telese Terme Positivo

10 Morcone Positivo

11 San Marco dei Cavoti Positivo

Numero Distretto Caserta Esito finale del Piano

12 Caserta Positivo

13 Maddaloni Non presentato

14 Marcianise Positivo

15 Aversa Positivo

16 Santa Maria Capua

Vetere

Non presentato

17 Capua Revocato

18 Mondragone Non Presentato

19 Sessa Aurunca Positivo

20 Teano – Sparanise Positivo

21 Piedimonte Matese Revocato

22 San Cipriano d'Aversa Positivo

23 Vairano Patenora Positivo

Numero Distretto Caserta Esito finale del Piano

12 Caserta Positivo

13 Maddaloni Non presentato

14 Marcianise Positivo

15 Aversa Positivo

16 Santa Maria Capua

Vetere

Non presentato

17 Capua Revocato

18 Mondragone Non Presentato

19 Sessa Aurunca Positivo

20 Teano – Sparanise Positivo

21 Piedimonte Matese Revocato

22 San Cipriano d'Aversa Positivo

23 Vairano Patenora Positivo

Numero Distretto Napoli Esito finale del Piano

24 Ischia Positivo

25 Pozzuoli Positivo

26 Marano In attesa di integrazioni e rimodulazioni

27 Frattamaggiore Ex Revoca, integrazioni pervenute, ma è da rinegoziare

28 Afragola Positivo

29 Casavatore Positivo

30 Cicciano Positivo

31 Acerra Positivo

32 Ottaviano Positivo

33 Somma Vesuviana Positivo

34 San Giorgio a Cremano Positivo

35 Portici – Ercolano Positivo

Page 111: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

107

3.1.2. I requisiti richiesti ai Comuni per aderire ai Piani

Per quanto riguarda l‟ambito delle competenze, gli attori incaricati di

presentare il Piano sono le Amministrazioni Provinciali ed i Comuni capofila

dei distretti, insieme ai comuni che hanno stipulato con essi apposite

convenzioni. Le Provincie si occupano dell‟organizzazione della rete

provinciale, attraverso l‟elaborazione di un Piano di Coordinamento, mentre i

Comuni associati in distretti si interessano dell‟intera programmazione,

elaborando appositi Piani Territoriali di Politiche Giovanili. Questi attori

devono essere dotati di alcuni requisiti minimi, ovvero devono aver adottato

36 Torre del Greco Positivo

37 Torre Annunziata Positivo

38 Castellammare di Stabia Positivo

39 Sorrento Positivo

40-49 Napoli Positivo

Numero Distretto Salerno Esito finale del Piano

50 Salerno Positivo

51 Amalfi Positivo

52 Cava dei Tirreni Positivo

53 Nocera Inferiore Positivo

54 Sarno Positivo

55 Mercato San Severino Positivo

56 Battipaglia Positivo

57 Eboli Positivo

58 Acropoli Positivo

59 Roccadaspide Positivo

60 Vallo della Lucania Positivo

61 Sala Consilina Positivo

62 Sapri Positivo

Page 112: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

108

alcuni importanti documenti europei106 ed essere in possesso di standard

organizzativi e funzionali previsti per Agenzie, Centri e Punti Informagiovani.

I Comuni individuati dalla L.R 14/2000 come capofila, qualora non

potessero essere disponibili per il coordinamento dei PTG, potranno essere

sostituiti dopo una concertazione territoriale ed un accordo stipulato con la

Regione (come specificato dall‟articolo 5 delle Linee guida di Funzionamento

del Comitato distrettuale di coordinamento delle Politiche giovanili). Le

Province, invece, avranno risorse necessarie per svolgere un ruolo di “Agenzie

di coordinamento territoriale” come già avveniva in passato con la rete degli

Informagiovani.

Ai Piani Territoriali di Politiche Giovanili, possono aderire anche quei

Comuni sprovvisti di Forum e/o del Servizio Informagiovani, in quanto la

finalità consiste proprio nell‟estendere e potenziare questi settori prevedendo

la strutturazione e la messa in opera sia di una rete informativa capillare, sia dei

canali di partecipazione giovanile.

Sono inoltre previste forme di esternalizzazione della gestione del Servizio

Informagiovani da parte dei Comuni, a patto che gli Enti locali si avvalgano

esclusivamente della collaborazione di organismi senza scopo di lucro. Come

riportato sul sito della Regione Campania, i PTG godono del sostegno e

dell‟assistenza tecnica del Settore Regionale delle Politiche Giovanili per

elaborare una progettualità in 5 mesi, potendo contare su risorse attribuite in

base alla numerosità degli abitanti dei Comuni, ai quali è richiesto un

cofinanziamento del 25%. Il Comune qualora non disponesse della quota

finanziaria necessaria per aderire al PTG, può essere destinatario di un

contributo proveniente da terzi, ma dovrà figurare sempre il Comune quale

soggetto co-finanziatore; quindi eventuali contributi provenienti da terzi

106 Tra cui il “Libro Bianco della Commissione Europea- Un nuovo impulso per la gioventù europea” del 2001, la “Carta europea riveduta della partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale” del 2003; la risoluzione del Consiglio d‟Europa del 25 novembre 2003 (contenente obiettivi comuni sulla partecipazione e informazione dei giovani) e la Carta adottata a Bratislava il 19 novembre del 2004 dalla XV Assemblea Generale dell‟ERYCA.

Page 113: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

109

dovranno essere conferiti allo stesso, che provvederà ad effettuare la propria

compartecipazione107.

Inoltre i distretti hanno bisogno di nominare un Comitato per la gestione

distrettuale. Tale Comitato prende il nome di “Comitato distrettuale di

coordinamento delle Politiche Giovanili”108 e svolge diverse funzioni, tra

cui quelle di programmazione, supervisione, monitoraggio e valutazione delle

azioni previste.

La sua funzione principale è consentire che avvenga una consultazione ed

una concertazione fra i Comuni, i responsabili dei Servizi Informagiovani ed i

Forum della gioventù. Inoltre, tale organo sostiene progetti innovativi di

cittadinanza attiva, di partecipazione, di inclusione, di promozione delle

opportunità, di creatività e progetti a carattere artistico e culturale, messi in

campo da più soggetti in collaborazione tra loro, come ad esempio le

associazioni giovanili, i gruppi informali di giovani ed i Forum.

Il Comitato distrettuale, avendo il compito di concertare la

programmazione, seguire gli sviluppi delle attività in progress e di monitorare le

azioni previste dal piano, oltre ad essere un organo tecnico e amministrativo,

107 http://www.giovani.regione.campania.it/index.cfm?m=211 108 Come specificato all‟interno delle Linee guida di funzionamento, il Comitato è formato

da: un dirigente delle politiche giovanili del Comune capofila con competenze alle politiche

giovanili; un responsabile del Centro Informagiovani; dai responsabili dei Punti

Informagiovani; dai presidenti dei Forum Giovanili attivi in ambito distrettuale. Inoltre il

Comitato deve riunirsi almeno una volta ogni tre mesi e comunque quando per necessità ne

faccia espressa richiesta perlomeno un terzo dei componenti. Tale organismo ha il compito

di deliberare quando è presente la maggioranza dei componenti, altrimenti tali decisioni non

possono essere ritenute valide. Inoltre ciascun componente titolare deve assicurare, in caso di

assenza, la presenza del proprio supplente formalmente delegato. Come riportato

dall‟articolo 3 delle Linee guida di funzionamento del Comitato, laddove non sia stato

istituito alcun organismo di partecipazione giovanile, al fine di garantire la presenza dei

giovani all'interno del Comitato, i responsabili delle aggregazioni giovanili possono

partecipare avendo un ruolo meramente consultivo.

Page 114: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

110

rappresenta per la Regione un garante di qualità per realizzare un‟azione

integrata di informazione, partecipazione e progettazione di iniziative per i

giovani.

Il termine ultimo per la presentazione dei Piani era prefissato per il 31

maggio 2010, così come indicato dagli indirizzi Regionali (D.D. n. 4 del

02/02/2010) e tali documenti dovevano obbligatoriamente contenere al loro

interno la descrizione degli interventi programmati nelle Azioni: A)

Informiamoci, B) Partecipiamo, C) Progettiamo e H) Azioni di Sistema.

Per i Comuni era infine possibile presentare il Piano ed ottenere i

finanziamenti, pur non essendo ancora in grado di presentare la

rendicontazione del progetto Azione A 2008/2009, poiché i contributi relativi

a tale azione erano stati erogati con notevole ritardo, ed in alcuni casi sono

ancora in corso. In questo modo viene data la possibilità di presentare

comunque i Piani ed ottenere i finanziamenti, provvedendo successivamente a

fornire la rendicontazione richiesta.

3.1.3. Le linee d’azione previste e le risorse finanziarie impiegate

Nell‟anno 2008 il Settore delle Politiche Giovanili ha approvato le Linee

Operative attuative dell‟Accordo di Programma Quadro con la delibera 777

del 30/04/2008. Tali linee operative stabilivano che in tali Piani dovevano

essere previste le seguenti azioni:

A. Informiamoci - Promozione e incentivazione dei servizi

Informagiovani e coordinamento della rete SIRG;

B. Partecipiamo - Promozione e incentivazione della cittadinanza

attiva;

C. Progettiamo - Sostegno ai progetti innovativi e di rete in materia di

politiche giovanili;

Page 115: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

111

D. Una Regione giovane, dinamica e competitiva – Scambi

culturali dei giovani;

E. Osserviamoci - L‟osservatorio;

F. Formiamoci - Interventi formativi di qualità per i giovani;

G. Interventi per strutture dedicate ai giovani – Una Regione

giovane per i giovani;

H. Azioni di sistema (1. Azioni innovative e sperimentali 2. Piano di

comunicazione e di governance);

La Giunta Regionale della Campania, con l‟approvazione del bilancio

gestionale 2009 (nella D.G.R. n. 261 del 23/02/2009) ha stabilito, invece, che

le azioni da includere nei Piani devono essere le seguenti: A, B, C, H. Esse

sono tese a favorire il consolidamento della rete Informagiovani, la

partecipazione giovanili attraverso i Forum, il sostegno delle attività progettuali

ed il miglioramento delle strutture. Per la realizzazione dei PTG e le connesse

funzioni dell‟Agenzia Provinciale, le risorse finanziarie ammontano a

€.6.200.199.

Di notevole interesse è osservare nello specifico le quote destinate a

ciascuna azione ed i criteri impiegati per l‟allocazione delle risorse.

L‟Azione A è volta a consolidare e potenziare i servizi Informagiovani

attraverso il coordinamento della rete SIRG e si pone come obiettivo quello di

rendere tali strutture polivalenti, in grado da un lato di fornire servizi qualificati

di informazione, orientamento, accompagnamento e consulenza, dall‟altro di

divenire un luogo di incontro per la promozione del capitale sociale. In

particolare tale azione è volta a:

- consolidare i Centri Risorse Distrettuali;

- ampliare i tempi di apertura dei servizi;

- rafforzare le attività di back office;

- realizzare la Cityzen Analysis;

Page 116: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

112

- promuovere ed ampliare le multicanalità;

- adeguare tutti i servizi agli standard di qualità regionali;

- realizzare progetti per il coinvolgimento dei giovani.

Le risorse complessivamente impiegate per tale azione sono pari a

€.2.215.000,00 ripartite nel seguente modo: il 70% utilizzate per l‟ampliamento

della rete e del rafforzamento del servizio Informagiovani ed il 30% per

l‟elaborazione di progetti, che prevedono il coinvolgimento diretto dei giovani

all‟erogazione degli stessi. I 54 Centri Informagiovani riceveranno una quota di

€.15.000,00 uguale per tutti, il 70% della rimanente cifra sarà suddivisa in base

alla popolazione giovanile ed il 30% in base al numero dei comuni afferenti al

distretto.

L‟Azione B è tesa a promuovere lo sviluppo della partecipazione giovanile,

attraverso il consolidamento dei Forum, in quanto organi consultivi

obbligatori in materia di politiche giovanili. Le risorse saranno impegnate

affinché il Forum offra ai giovani spazi per esprimersi, favorendo tutte le

forme aggregative atte a promuovere la cittadinanza attiva e sviluppare forme

partecipative. Inoltre tramite i Forum i giovani possono:

- avere la possibilità di presentare delle proposte all‟ente locale per

costruire o migliorare il rapporto tra i giovani e le istituzioni;

- promuovere iniziative pubbliche, convegni dibattiti, ricerche in

materia di politiche giovanili.

Le risorse per l‟Azione B ammontano a €.692.405,00 e seguono tale

suddivisione: l‟1% è destinato al funzionamento del Forum, il 79% alla

realizzazione dei progetti loro elaborati ed il 20% ad azioni di animazione

territoriale. Per quanto riguarda le logiche interne di spesa il 10% della quota è

ripartita sulla base della popolazione giovanile, l‟80% sulla base dei Forum

attivi ed il 10% in base al numero dei comuni afferenti al distretto.

Page 117: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

113

L‟Azione C, è rivolta al sostegno di attività progettuali per la cittadinanza

attiva, la partecipazione, l‟inclusione e la promozione di opportunità per

sostenere la creatività giovanile. In particolare i progetti si orientano verso:

- la promozione di forme di partecipazione e di aggregazione

giovanile;

- lo sviluppo sostenibile e la tutela ambientale;

- la promozione della cultura della convivenza e dell‟integrazione

contro ogni forma di discriminazione;

- la realizzazione di campagne di sensibilizzazione per la sicurezza

stradale e contro l‟alcolismo.

Per tale azione sono destinati €.1.296.094 ed è prevista la seguente

distribuzione: il 60% delle risorse serviranno per la realizzazione di progetti di

rete, mentre il 40% per quei progetti proposti da associazioni, gruppi informali

e Forum giovanili. Il 50% delle risorse saranno ripartite in base alla

popolazione giovanile e l‟altra metà basandosi sul numero dei comuni afferenti

al distretto.

Infine l‟Azione H, mira a realizzare uno sviluppo omogeneo dei servizi

attraverso la fornitura di attrezzature multimediali, tecnologie ed arredi, che

consentano di superare il digital divide esistente ed offrire nuove possibilità di

informare i giovani. In particolare le spese serviranno per:

- istituire nuovi Centri Informagiovani e Punti Informagiovani dotati di

tecnologie;

- attrezzare i Forum giovanili;

- allestire Centri Polifunzionali per i giovani.

I fondi destinati per l‟Azione H rappresentano spese di investimento per un

totale di €.996.700,00. Anche in questo caso la metà dei fondi è attribuita in

Page 118: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

114

base alla popolazione giovanile e l‟altra metà in base al numero dei comuni

afferenti il distretto.

Da precisare che per quanto riguarda esclusivamente l‟Azione G,

denominata “Interventi per strutture dedicate ai giovani”, essa non rientra nella

documentazione, dato che sarà predisposto un apposito bando per

l‟attribuzione dei fondi, con successivo atto regionale. Tale azione è volta alla

realizzazione di esperienze pilota per la realizzazione di Centri Polifunzionali

Giovanili. Le risorse finanziarie previste per quest‟azione, saranno assegnate

sulla base dei risultati delle valutazioni di un apposito bando e sulla base degli

indirizzi presenti all‟interno delle linee guida.

Il Settore Politiche Giovanili, infatti, individuerà gli interventi da ammettere

a contributo sulla base di apposito Avviso Pubblico aperto a Comuni singoli o

associati ai sensi di del Dlgs. 267/2000.

3.2. Il processo di valutazione

Negli ultimi anni la valutazione delle politiche pubbliche è divenuta oggetto

di attente riflessioni, non solo in ambito accademico-scientifico, ma anche in

quello amministrativo. Il motivo di tale interesse per l‟attività valutativa è

individuabile nella sua utilità come strumento di gestione e controllo

dell‟efficacia e dell‟efficienza delle azioni delle istituzioni pubbliche ed è per

questo motivo che negli ultimi tempi viene prescritta anche in atti legislativi109.

La valutazione è un‟importante attività di ricerca sociale (Stame 1998; Bezzi

2001; Weiss 1998) che ha come obiettivo primario la formulazione di un

giudizio in merito ad un‟azione di interesse collettivo (Bezzi 2001). Tale

109 Nel caso dei Pianti Territoriali di Politiche Giovanili è prevista una valutazione interna condotta dal Comitato Distrettuale di Coordinamento delle Politiche Giovanili.

Page 119: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

115

giudizio deve essere formulato rigorosamente attraverso metodi e procedure

codificabili, utilizzando delle tecniche disponibili per la ricerca di base

(Palumbo 2001). Inoltre la valutazione è un processo integrato da inserire nelle

varie fasi di programmazione, di progettazione e di implementazione di una

politica pubblica.

Il percorso di programmazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili è

tutt‟ora in corso e quindi è stato possibile effettuare un tipo di valutazione ex

ante. Questo tipo di valutazione viene svolta prima dell‟approvazione e della

successiva implementazione di una politica pubblica. Lo scopo è quello di

rilevare le potenzialità di quest‟ultima in modo da offrire una prospettiva più

ampia e realistica degli effetti possibili. Si ricorre a questo tipo di valutazione

soprattutto per aiutare i decisori a scegliere tra scenari diversi o fra modalità di

esecuzione alternative di una stessa politica. Tale attività è di grande supporto

nei processi di acquisizione delle informazioni, per la selezione delle alternative

e nella scelta vera e propria. Inoltre la valutazione è indispensabile per le

istituzioni pubbliche che operano in contesti complessi e dinamici in cui sono

chiamati a programmare e innovare.

Claudio Bezzi (2001), all‟interno della valutazione ex ante, distingue tra

impatti, effetti ed implementazione.

La valutazione ex ante degli impatti si effettua prima di prendere una decisione

e quando si ha un‟idea iniziale piuttosto vaga delle strategie, delle quali non si

conoscono le caratteristiche. Lo scopo è quello di fare previsioni in merito ai

pregi e ai difetti delle possibili alternative e strade da intraprendere nel corso

decisionale.

La valutazione ex ante degli effetti, invece, si esegue nel momento in cui si ha

uno scenario chiaro ed una strategia sommariamente definita, ma non si è

ancora pervenuti ad una decisione definitiva. L‟obiettivo principale della

valutazione in questo caso è quello di stimare gli effetti in modo tale da

disegnare correttamente il progetto operativo.

Page 120: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

116

Infine, la valutazione ex ante dell‟implementazione, viene svolta prima di avviare

la fase operativa (ma con una decisone già presa sulle strategie), per verificare

le modalità concrete dell‟implementazione della politica pubblica.

Prima di iniziare la valutazione è necessario elaborare un disegno di ricerca

valutativo, per avere un quadro sistematico di come condurre l‟analisi, utile per

illustrare gli obiettivi, lo scopo della valutazione, l‟approccio metodologico e le

tecniche impiegate.

3.2.1. Il disegno di ricerca valutativo

Il disegno di ricerca costituisce un progetto utile per fornire argomentazioni

e rendere giustificabile ogni scelta metodologica, quindi rappresenta «il cuore

della valutazione» (Bezzi 2001, p.162).

Nella ricerca valutativa l‟identificazione degli obiettivi e delle attività che si

intendono esaminare è una delle prime azioni da svolgere, e si tratta di una fase

non solo molto delicata, ma anche cruciale. La valutazione è un processo

complesso, gli elementi da tenere in considerazione sono numerosi e ancora di

più lo sono le interrelazioni tra i vari aspetti che compongono l‟oggetto di

analisi. Senza aver definito un disegno di ricerca, quindi, risulta difficile

effettuare una valutazione. Infatti, non è possibile procedere con l‟analisi se

non si ha una risposta chiara sui motivi per cui si valuta. È dunque necessario

capire gli scopi della valutazione e formulare delle opportune domande

valutative (Bezzi 2001). Bisogna comprendere la natura dell’evaluando: a chi si

rivolge, perché è stato avviato e quali sono gli attori coinvolti. Il valutatore

deve osservare la situazione, raccogliere informazioni preliminari per capire

quali sono gli aspetti da mettere al centro del suo lavoro, verificare le risorse

disponibili ed i tempi della valutazione.

In un secondo momento il ricercatore dovrà definire l‟approccio, la

metodologia e le tecniche valutative che gli sembrano più opportune per

Page 121: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

117

l‟analisi. Le proprietà dell’evaluando dovranno essere analizzate con uno

strumento operativo di valutazione, per costruire indicatori, che consentiranno

di misurare le diverse componenti dell’oggetto di analisi e giungere alla

valutazione finale dei risultati. Il problema più corposo del disegno di ricerca

riguarda l’individuazione degli indicatori. Scegliere gli indicatori sbagliati

significa, infatti, compromettere tutta la valutazione giungendo ad un giudizio

finale scientificamente scorretto. Siccome si tratta di un’operazione complessa,

spesso è utile ricorrere a gruppi di indicatori piuttosto che ad uno singolo,

derivati da fonti informative differenti ed in grado di misurare in maniera più

accurata un determinato fenomeno. La scelta degli indicatori dipenderà dalle

finalità dell'analisi da cui discenderanno a loro volta i criteri di giudizio che

guideranno il processo valutativo.

3.2.2. Gli obiettivi della valutazione

Prima di iniziare la valutazione è utile riflettere sulla natura dell‟oggetto di

studio e sugli obiettivi conoscitivi che spingono il ricercatore ad effettuare

l‟analisi. Come afferma Bezzi: «la complessità dell‟evaluando è correlata alla

complessità della definizione degli obiettivi e dei problemi generali

dell‟evaluando, alla loro non semplice identificazione, alla loro indispensabile

descrizione» (Bezzi 2001, p.181). Pertanto sarà necessario indicare in primo

luogo gli obiettivi della valutazione, per stabilire cosa mettere al centro della

ricerca e su quali aspetti focalizzare maggiormente l‟attenzione.

La finalità conoscitiva che ci spinge ad effettuare la valutazione dei Piani

Territoriali di Politiche Giovanili è di comprendere le modalità di

programmazione e le priorità individuate nel corso della progettazione degli

interventi (obiettivi conoscitivi). Un ulteriore scopo di indagine è apprendere

cosa ha funzionato e cosa bisogna invece migliorare (obiettivi formativi).

Page 122: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

118

Inoltre si cercherà di comprendere la modalità di riparto dei fondi tra le

varie azioni, per capire se ci sono distretti che hanno investito meno risorse. Ai

Comuni aderenti al Piano, infatti, viene richiesto un finanziamento minimo del

25% delle risorse regionali, quindi è opportuno verificare se ci sono stati

distretti che non si sono attenuti alla soglia prevista, oppure sono andati oltre

al minimo atteso ed hanno fanno maggiori investimenti. Tuttavia non è stato

possibile valutare l‟efficienza della politica, poiché le risorse non sono state

ancora impiegate, quindi per gli aspetti finanziari si procederà con una

valutazione meramente descrittiva.

Attraverso la valutazione della programmazione dei PTG si mira a rendere

consapevoli i policy maker dei contenuti e dei metodi utilizzati, delle cause e

degli effetti delle scelte effettuate, in modo da poter offrire feedback ed

imparare da quanto appreso nel corso della prima sperimentazione.

L‟apprendimento ha come conseguenza pratica la modifica o la correzione

degli interventi (definiti nei Piani e non ancora implementati), l‟adozione di

nuove azioni (a sostituzione o completamento di uno precedente), oppure

l‟abbandono definitivo di una strategia a favore di un‟altra. Apprendere non

vuol dire per forza scegliere una soluzione oggettivamente migliore di un'altra,

ma solo abbandonare la precedente posizione cognitiva per assumerne una

nuova attraverso una rielaborazione delle conoscenze in proprio possesso, che

possono modificare fini e mezzi dell‟intervento. L’apprendimento è quindi una

prospettiva di rafforzamento delle capacità di governare una politica pubblica

cercando di ottimizzare le performance (Lippi 2007). Nel caso specifico, l‟intento

sarà quello di offrire feedback utili alla Regione e sostenere l‟azione di

accompagnamento e coordinamento degli Enti locali nei processi di

pianificazione.

Inoltre si cercherà di evidenziare i punti di forza e di debolezza, i vincoli e le

opportunità emersi nella prima fase di programmazione, da utilizzare per

Page 123: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

119

l‟avvio della seconda fase e fornire informazioni necessarie per una futura

valutazione in itinere degli interventi.

Oltre ad un miglioramento sotto il piano della capacità di produrre

politiche, la valutazione mira a rendere i policy maker maggiormente consapevoli

e responsabili sia dei programmi da adottare, sia dei possibili risultati della loro

azione. L‟accountability si riferisce quindi alla consapevolezza delle proprie

azioni, che i policy maker acquisiscono attraverso lo sviluppo della capacità

riflessiva incentivata dal processo di valutazione.

In questa sede l‟attività valutativa sarà indirizzata alla formulazione di

osservazioni critiche e costruttive, per rendere la programmazione locale ancor

più coerente con gli obiettivi e le strategie regionali e maggiormente aderente

ai bisogni locali. Il giudizio quindi verterà sul livello di coerenza dei documenti

tra le diverse sezioni che lo compongono e sul livello di innovatività delle

iniziative.

3.2.3. L’approccio, la metodologia e le tecniche impiegate

A questo punto si entra nel vivo della valutazione ed è necessario decidere

come concretamente valutare. Quindi si procede nel definire l‟approccio di

ricerca, la metodologia e le tecniche adoperate per la valutazione della

documentazione dei Piani.

L‟attività di valutazione, ha dovuto affrontare due principali ordini di

problemi: il primo concerne la complessità dell‟oggetto da valutare, il secondo

riguarda il livello di istituzionalizzazione dei documenti. La complessità

dell‟oggetto da valutare, come afferma De Ambrogio (2005), deriva dal fatto

che ci si occupa di analizzare una politica che include al suo interno una serie

di interventi da realizzare.

La valutazione delle politiche è infatti una modalità di produzione di

informazione a supporto delle decisioni pubbliche, che fornisce elementi utili

Page 124: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

120

alla comprensione, ridefinizione ed eventuale riorientamento delle azioni

intraprese, con la finalità di renderle più efficaci e razionali nel raggiungimento

degli obiettivi prefissati.

Soprattutto nel campo della valutazione delle politiche, si consolida la

consapevolezza della necessità di un rinnovamento metodologico che riesca ad

adattarsi all‟accresciuta complessità delle attuali politiche pubbliche, dovuta in

particolar modo al superamento delle logiche settoriali a favore di una logica di

piano. Agire in una logica di piano «significa privilegiare la trasversalità e

promuovere le connessioni fra ambiti e settori di intervento tradizionalmente

separati […] promuovendo la costruzione di obiettivi complessivi condivisi

che diano senso e direzione alle singole azioni settoriali, in cui l‟interazione tra

i diversi interventi produca un effetto moltiplicatore in termini di esiti e

risultati» (De Ambrogio 2005, p.18).

Quindi prima che tali Piani siano implementati, occorre comprendere

come sono stati redatti i documenti, prestando attenzione alla forma,

all‟accuratezza ed al rispetto dei parametri indicati dalle linee guida regionali.

Una prima valutazione risulta particolarmente necessaria per analizzare quali

progetti sono stati ideati, in che modo i distretti hanno cercato di risolvere le

problematiche emerse e quali azioni risolutive sono state proposte.

In questo caso l‟approccio utilizzato per l‟analisi dei PTG è stato quello

interpretativo tipico dell‟analisi ermeneutica dei documenti110.

Per comprendere come è stata condotta questa prima fase di

programmazione, ci si è basati sull‟interpretazione dei documenti ufficiali, quali

fonti istituzionali. I dati secondari sono molto utili per la ricerca, perché non

risentono dell‟influenza del rapporto tra ricercatore ed oggetto di studio.

Ovviamente l‟aspetto negativo è che un testo riproduce un oggetto

110 L‟analisi ermeneutica si basa sulla capacità di interrogare e interpretare i significati di un testo o documento. Il valutatore interpreta e analizza i documenti in base agli obiettivi di ricerca, elaborando uno specifico strumento impiegato per la raccolta dei dati.

Page 125: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

121

preesistente e non può essere interrogato dal ricercatore, qualora quest‟ultimo

lo considerasse incompleto o insufficiente (Corbetta 1999).

Talvolta i documenti non sono semplici da interpretare, scritti con

linguaggio tecnico o burocratico e spesso ricchi di retorica. Quindi spetta al

valutatore il compito di cogliere i significati latenti e soggiacenti alla struttura

del testo, per andare al di là del tipico linguaggio formale e restituire il senso

originario, che deriva sempre da un‟interpretazione e da un‟attività di codifica

dei dati, ricavati da un‟attenta lettura del documento e dall‟utilizzo di un

apposito strumento di rilevazione, che in questo caso consiste in una scheda

di valutazione.

Il presente lavoro si pone degli obiettivi piuttosto eterogenei, quindi per

quanto riguarda la scelta metodologica l‟analisi è stata condotta utilizzando

un mixed method111 che consente di integrare il metodo quantitativo con

quello quantitativo. L‟uso congiunto dei due approcci permette, infatti, una

ricostruzione più esauriente dell‟oggetto di valutazione.

Bisogna inoltre ricordare che allo stato attuale le differenze tra ricerca

qualitativa e ricerca quantitativa sono solo individuabili teoricamente. Se il

111 La tesi della convergenza mira nella pratica a rendere più validi entrambi i metodi, esaltandone le affinità, in modo da limitare gli svantaggi che ciascuno di essi inevitabilmente presenta (Campelli 1996). Facendo convergere i dati quantitativi con quelli qualitativi e viceversa, i loro difetti verrebbero dunque smussati. Delli Zotti (1996), nel suo saggio “Il Sociologo e le Sirene”, rifacendosi al lavoro di Schwartz e Jacobs (1987), ricorda che anche in sociologia come in statistica è piuttosto facile compiere errori del I e del II tipo. I metodi quantitativi, nello specifico, pur godendo del rigore statistico, della rappresentatività, della possibilità di generalizzare i risultati, potrebbero facilmente incorrere in errori del II tipo, trascurando per esempio relazioni esistenti, ma non rilevate o non analizzate. Di contro, i metodi qualitativi, pur consentendo la scoperta di informazioni più latenti, non riescono a conferire sufficienti giustificazioni alle loro intuizioni e potrebbero così rischiare di incappare in errori del I tipo, rilevando una relazione che invece non sussiste. La convergenza mira proprio a diminuire la probabilità di commettere questi errori, aggiungendo spessore e intuitività al quantitativo, e robustezza al qualitativo. Uno dei primi esempi di applicazione di tali principi, può essere individuato nello studio del 1933 di Lazarsfeld e altri studiosi sulla disoccupazione nel piccolo villaggio austriaco di Marienthal. In Italia, invece, l‟utilizzo del mixed method è stato utilizzato per uno studio molto importante commissionato dal Prin e realizzato nel 2005 volto a elaborare la nuova edizione della scala occupazionale costruita da De Lillo e Schizzerotto nel 1985.

Page 126: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

122

confronto si sposta dal piano teorico a quello della pratica, allora non solo si

potrebbe evidenziare quanto i criteri di distinguibilità sono labili, ma

soprattutto che «non esiste un solo atto, una sola decisione di ricerca, che non

sia un‟inestricabile mix di qualità e quantità» (Campelli 1996, p. 25).

L‟uso di metodi qualitativi si rende, in tal caso, necessario, al fine di

scoprire – induttivamente – le dimensioni nascoste e sottostanti, formulare

ipotesi plausibili e scoprire nuovi nessi (Delli Zotti 1996). Il ricorso a metodi di

ricerca quantitativi, diventa invece auspicabile per mettere alla prova – in

modo deduttivo – il fenomeno e le ipotesi formulate. In particolare,

l‟approccio quantitativo permette di analizzare statisticamente i dati raccolti ed

effettuare delle generalizzazioni.

L‟analisi quantitativa quindi è stata utile per esaminare le variabili cardinali,

in particolare per quanto riguarda le caratteristiche generali dei distretti

(numero Comuni, numero distretti convenzionati e aderenti al Piano, ecc.), le

risorse impiegate, il numero dei servizi presenti sul territorio, il numero di

attività realizzate, ecc. Inoltre per quanto riguarda le variabili ordinali, come il

grado di approfondimento delle dimensioni demografiche, dei bisogni e delle

problematiche, per tali aspetti è stata utilizzata una tecnica di scaling.

L‟approccio qualitativo, invece, è stato utilizzato per indagare in profondità

sulle diverse dimensioni individuate nel corso dell‟analisi del contesto locale e

della SWAT analysis, inoltre è stato possibile riflettere sulle azioni proposte,

sugli obiettivi strategici, sulle priorità della programmazione, sulla

concertazione e sulla valutazione dei progetti.

Una volta definito come analizzare i documenti, la fase successiva consiste

nella costruzione dello strumento, che è rappresentato da una griglia di

valutazione utile per la raccolta dei dati. Tale strumento consente di rilevare

sia dati quantitativi, che riflettere su aspetti qualitativi. Infatti, oltre a

raccogliere informazioni generalizzabili in categorie prestabilite, all‟interno

della scheda vi sono sezioni in cui è anche possibile annotare aspetti specifici

Page 127: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

123

per riflettere sulle singole azioni proposte, sulle problematiche emerse e sui

bisogni espressi (queste sezioni sono molto utili per un‟analisi qualitativa).

Per quanto riguarda l‟analisi quantitativa, è stato possibile giungere ad

un‟analisi attraverso un processo di operativizzazione per la trasformazione dei

concetti in variabili. Una volta raccolti i dati, è stato possibile inserirli

all‟interno di una matrice utile per successive elaborazioni statistiche.

Per quanto riguarda l‟analisi qualitativa, invece, la tecnica impiegata

consiste nella valutazione tassonomica, che consente di delineare la mappa

degli obiettivi e le connessioni tra questi e le priorità individuate per il loro

raggiungimento. La valutazione tassonomica è una sorta di analisi del

contenuto di tipo qualitativo, in cui il valutatore scompone il documento in

unità di senso minime e poi definisce questi frammenti secondo classificazioni

utili per l‟analisi valutativa (Bezzi 2007).

Questo tipo di valutazione generalmente si effettua quando si analizzano

importanti documenti istituzionali, come un Piano Operativo Regionale, un

Patto Territoriale o nel caso specifico un Piano Territoriale di Politiche

Giovanili. Si parte dunque dai documenti interrogandoli per avere un quadro

generale degli obiettivi ufficiali e dei progetti specifici da valutare.

Per quanto riguarda l‟analisi è stato possibile risalire alle dimensioni

maggiormente indagate, attraverso la valutazione tassonomica. In questo

modo si è giunti a delle classificazioni, in cui oltre agli aspetti principalmente

descritti nei documenti, sono emerse anche le problematiche ricorrenti, le

priorità della programmazione, gli obiettivi strategici, le problematiche ed i

bisogni dei giovani.

3.2.4. Lo strumento di rilevazione dei dati

Per esplorare i materiali in maniera uniforme e agevolare le comparazioni,

l‟analisi documentale è stata eseguita con un‟apposita griglia di valutazione,

Page 128: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

124

volta a rilevare: la legittimità formale dei documenti di programmazione; la

coerenza interna degli stessi, rispetto alle analisi di contesto e agli obiettivi di

programmazione; l‟adeguatezza degli interventi e la presenza o meno di

elementi innovativi.

All‟interno delle sezioni della scheda di valutazione sono stati raccolti dati

sia quantitativi (finalizzati alla raccolta di informazioni numeriche) che

qualitativi (informazioni, problematiche e bisogni emergenti), trattati

separatamente con tecniche di analisi differenti.

Questa scelta è dovuta all‟importanza di entrambi i dati per le finalità

valutative. Infatti «anche nello strumento più usato dai ricercatori „quantitativi‟

per raccogliere dati si incontrano variabili „qualitative‟ […] D‟altra parte, gli

stessi esponenti della scuola più prestigiosa della sociologia „qualitativa‟, la

scuola di Chicago, non disdegnavano gli aspetti quantitativi […] Aspetti

qualitativi e aspetti quantitativi si riscontrano quindi in entrambi gli approcci, e

non mi sembra opportuno usare la contrapposizione qualità/quantità per

distinguerli» (Marradi 2007, pp.88-89).

A tal fine occorre adottare un impianto valutativo strutturato, ma anche

flessibile e con modalità aperte, utile per annotare informazioni e dati

qualitativi. La pratica valutativa mostra, infatti, che gli strumenti ed i percorsi

operativi, pur essendo oggetto di un‟accurata programmazione, richiedono una

discreta flessibilità esecutiva (Bezzi 2006), in caso contrario, si rischia di non

riuscire a produrre il necessario ritorno in termini di maggiore comprensione

dei fenomeni e semplificazione dei processi decisionali.

La griglia di valutazione è uno strumento che consente la sistematizzazione

di dati già esistenti e presenti nei documenti ufficiali. Tale strumento si

compone di diverse sezioni. La prima è volta a rilevare le informazioni di

carattere generale sul distretto, il numero dei Comuni che lo compongono,

quello dei Comuni convenzionati e di quelli aderenti al Piano.

Page 129: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

125

Le dimensioni esplorate all‟interno dei documenti per quanto riguarda la

sezione B, relativa all‟analisi del contesto locale, sono state codificate nelle

seguenti categorie:

- caratteristiche demografiche;

- caratteristiche geo-morfologiche;

- trasporti e comunicazioni;

- infrastrutture;

- sicurezza e vivibilità del territorio;

- opportunità ricreative;

- mercato del lavoro;

- modalità altro112 (per altri aspetti esplorati e non codificabili a priori).

Per ogni dimensione sopraindicata è stato riportato il grado di

approfondimento di ogni aspetto esplorato (con una scala da 1 a 4), le relative

problematiche ed i bisogni espressi.

In relazione alla sezione C dei PTG sono state raccolte informazioni per

quanto riguarda il tipo di attori presenti e attivi sul territorio (Informagiovani,

Forum, Consulte, Associazioni) e le attività realizzate.

Nella sez. D è prevista sia un‟analisi SWAT che una riflessione sulle

problematiche individuate.

All‟interno della scheda di valutazione sono state elaborate categorie per

riassumere le caratteristiche frequenti e maggiormente descritte per quanto

riguarda i punti di forza, di debolezza, i vincoli e le opportunità. Stessa

operazione di categorizzazione per macroaree, è stata condotta anche per le

problematiche trasposte nella documentazione dei Piani.

112 L‟utilizzo della modalità residuale altro è stata utile per rielaborare successive categorie circa gli aspetti maggiormente frequenti, ed anche per effettuare un‟analisi qualitativa, riportando gli aspetti emersi, ma non generalizzabili.

Page 130: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

126

Analogamente a quanto svolto nelle precedenti fasi, in relazione alle sez. F

e G sono stati descritti brevemente gli attori coinvolti, le azioni realizzate e gli

strumenti di concertazione adottati.

Inoltre all‟interno della scheda è previsto l‟utilizzo della tecnica di scaling per

rilevare quanto gli obiettivi strategici siano coerenti con l‟analisi del contesto e

con il sistema locale di partecipazione giovanile.

Sempre per la valutazione della coerenza dei documenti, molto utile è stato

riflettere sul grado di connessione complessiva tra:

- le caratteristiche del contesto locale e le priorità della

programmazione;

- i bisogni individuati e gli obiettivi dichiarati;

- gli obiettivi dichiarati e le azioni proposte;

- i bisogni individuati e le azioni proposte.

In questo caso, per esprimete il grado di connessione tra queste dimensioni è

stata adottata una scala da 1 a 4.

Per quanto riguarda il livello di innovatività dei progetti è stato utile

comprendere, se in relazione alle attività previste dal PTG è stata utilizzata una

metodologia di intervento basata sul coinvolgimento attivo del target e se vi è

un buon livello di integrazione con altri attori territoriali. Inoltre ci si è

interrogati sul grado di convergenza tra le politiche e quindi chiedendosi se

durante il processo di programmazione e di realizzazione delle attività hanno

collaborato diversi settori di intervento.

Per quanto riguarda il riparto delle risorse (sez. H), è stato utilizzato un

prospetto sintetico di quelle impiegate per ogni azione, distinguendo tra risorse

regionali e risorse comunali, restituendo i totali complessivi. Come accennato

in precedenza, per le risorse è stata effettuata una valutazione descrittiva,

poiché non è stato possibile valutarne l‟efficienza.

Page 131: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

127

Infine la sezione M dei documenti è relativa alle modalità di valutazione

dei Piani. Si tratta di un tipo di valutazione interna, che la Regione ha richiesto

ai distretti, come requisito fondamentale per la programmazione. La griglia di

valutazione impiegata per la seguente analisi, è volta ad esplorare chi sono gli

attori a cui spetta il compito della valutazione formale, cosa hanno valutato,

come e quando. Per maggiore approfondimenti si rimanda all‟Allegato A

presente in Appendice.

3.3. I risultati della programmazione

In questo paragrafo saranno presentati i risultati derivati dall‟analisi dei Piani

Territoriali di Politiche Giovanili della Provincia di Napoli. Il lavoro si

concentra soprattutto sugli aspetti significativi, che sono emersi nel corso della

valutazione delle varie sezioni che compongono i documenti.

In particolar modo è stato possibile riflettere sulle caratteristiche generali

del distretto, sulle priorità della programmazione, sugli obiettivi strategici,

sull‟analisi del contesto locale, sui bisogni e le problematiche giovanili.

Inoltre l‟attività di ricerca è tesa ad individuare le pratiche concertative,

descrivendo quali sono gli attori coinvolti, gli strumenti impiegati e le modalità

previste per la predisposizione dei Piani. In particolare, è stato utile analizzare

le forme di integrazione e coordinamento delle attività progettuali tra i diversi

ambiti di politiche e anche tra i diversi settori di intervento, per comprenderne

il livello di sistematicità e di coerenza.

Un altro aspetto rilevante su cui si è soffermata l‟attenzione, è quello

relativo ai servizi esistenti: Informagiovani, Forum, Associazioni e Consulte.

In questo caso oltre alle priorità della programmazione è stata valutata

l‟analisi SWAT elaborata dai distretti, in cui i Comuni hanno avuto l‟occasione

di ragionare sui punti di forza, di debolezza, sui vincoli e sulle opportunità dei

servizi.

Page 132: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

128

Nel corso dell‟analisi si discuterà anche sulla valutazione interna,

formalmente prevista nei Piani, e sulle modalità in cui è stata condotta.

Infine, dato che i Comuni dovevano contribuire con il 25% delle risorse

finanziarie proprie rispetto a quelle regionali, è stato valutato il riparto

complessivo delle risorse tra le varie azioni, tenendo conto anche

dell‟assegnazione dei finanziamenti in base alla popolazione giovanile presente

nei distretti della Provincia di Napoli.

3.3.1. Le dimensioni esplorate all’interno dell’analisi del contesto locale: le problematiche e i bisogni emergenti

A partire dall‟analisi del contesto socio-culturale dei diversi territori, i

distretti della Provincia di Napoli hanno avuto il compito di provvedere

all‟individuazione dei bisogni e delle problematiche giovanili, delineando

quindi interventi specifici in base al profilo dei giovani. In particolare il lavoro

si è concentrato su alcune delle principali dimensioni, individuando gli aspetti

maggiormente indagati all‟interno dei documenti. Per quanto riguarda il grado

di approfondimento delle tematiche analizzate, è stata utilizzata una scala da 1

a 4, in cui il livello di descrizione di ogni dimensione è stato ricavato

assegnando ad ogni valore numerico il seguente significato:

1= grado di approfondimento “basso”

2= grado di approfondimento “medio-basso”

3=grado di approfondimento “medio-alto”

4= grado di approfondimento “alto”

La prima dimensione analizzata, riguarda la descrizione delle

caratteristiche geo-morfologiche. In questo caso solo il 23,5% dei distretti

ha delineato tali aspetti territoriali, con un basso grado di approfondimento.

Page 133: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

129

Inoltre, in questa sessione, non sono stati individuati i bisogni della

popolazione, mentre le problematiche sono emerse soltanto in due Piani113.

Tabella 8. Grado di esplorazione delle caratteristiche geo-morfologiche

Frequenze %

Nessuno 13 76,5

Basso 4 23,5

Totale 17 100,0

Tabella 9. Le problematiche geo-morfologiche

Frequenze %

Si 2 11,8

No 15 88,2

Totale 17 100,0

Per quanto riguarda l‟area dei trasporti e delle comunicazioni, un solo

distretto114 ha analizzato tale dimensione, con un grado di approfondimento

molto basso (pari a 1 nella scala). In questo caso non sono emerse né le

problematiche né i bisogni locali.

Le caratteristiche demografiche, invece, sono state descritte dal 70,6%

dei distretti, anche se con un basso livello di approfondimento circa le

problematiche ed i bisogni del territorio. Infatti il 29,4% dei distretti ha

segnalato che tra le questioni più rilevanti, vi sono l‟emergenza abitativa, la

densità demografica e la mancanza di alloggi. Solo due distretti,115 invece,

hanno individuato i bisogni della popolazione, che riguardano in particolare i

giovani. Nei documenti è emerso il bisogno di trattenere la popolazione

113 Si fa riferimento al distretto 24 (Comune capofila Ischia) in cui si accennano le problematiche del territorio relative alla realtà isolana; ed al distretto 37 (Comune capofila Torre Annunziata) in cui vengono descritte le problematiche geo-morfologiche tipiche dei paesi vesuviani. 114 Si fa riferimento al distretto 28 (Comune capofila Afragola). 115 In questo caso i distretti sono il numero 24 (Comune capofila Ischia) ed il numero 29 (Comune capofila Casavatore).

Page 134: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

130

giovanile sul territorio, incoraggiandoli a partecipare attivamente alla vita

sociale e politica.

Tabella 10. Grado di esplorazione delle caratteristiche demografiche

Frequenze %

Nessuno 5 29,4

Basso 5 29,4

Medio-Basso 2 11,8

Medio-Alto 3 17,6

Alto 2 11,8

Totale 17 100,0

Tabella 11. Le problematiche ricorrenti: ambito demografico

Frequenze %

Si 5 29,4

No 12 70,6

Totale 17 100,0

Tabella 12. I bisogni in ambito demografico

Frequenze %

Si 2 11,8

No 15 88,2

Totale 17 100,0

Gli aspetti correlati alle infrastrutture, sono delineati dal 64,7% dei

distretti, che hanno indicato le seguenti problematiche: uno scarso

coordinamento, una dislocazione della popolazione dalle infrastrutture ed un

peggioramento complessivo della qualità dei servizi. Tra i bisogni evince che

occorre potenziare maggiormente la scuola e attivare ulteriori infrastrutture

capaci di favorire il coinvolgimento giovanile. Inoltre c‟è stato un solo

Page 135: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

131

distretto116 che ha proposto di migliorare la pianificazione territoriale, mentre

gli altri non hanno espresso alcun giudizio in merito a tale questione.

Tabella 13. Grado di esplorazione delle Infrastrutture

Frequenze %

Nessuno 6 35,3

Basso 6 35,3

Medio-Basso 2 11,8

Medio-Alto 1 5,9

Alto 2 11,8

Totale 17 100,0

Tabella 14. Le problematiche ricorrenti: infrastrutture

Frequenze %

Si 6 35,3

No 11 64,7

Totale 17 100,0

Tabella 15. I bisogni inerenti alle infrastrutture

Frequenze %

Si 3 17,6

No 14 82,4

Totale 17 100,0

Un‟altra tematica emersa, anche se poco ricorrente, poiché riportata dal

31,4% dei distretti, è quella relativa alla sicurezza ed alla vivibilità del

territorio. In questo caso le problematiche ed i bisogni sono più generici e

lacunosi all‟interno dei documenti. Spesso è stato fatto un vago accenno al

tema della microcriminalità e al senso di insicurezza che ne deriva.

116 Ci si riferisce al distretto 31 (Comune capofila Acerra)

Page 136: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

132

Infine, sempre per quanto riguarda l‟analisi del territorio, in un solo

distretto è sorto il problema dell‟inagibilità degli spazi pubblici a causa

dell‟abbandono e dello stato di incuria in cui sono destinate tali strutture117. In

alcuni documenti sono stati, invece, rilevati i problemi legati all‟emergenza

ambientale, in particolare riguardo la gestione dei rifiuti118 ed all‟abusivismo

edile119. In questo caso è stato indicato il bisogno di interventi che abbiano una

visione strategica di sviluppo complessivo della realtà locale,120 che individuino

degli obiettivi comuni su cui agire121 offrendo anche luoghi di incontro e spazi

pubblici più sicuri, in cui i giovani possano interagire122.

Tabella 16. Grado di esplorazione degli aspetti legati all’ambito della

Sicurezza e della vivibilità del territorio

Frequenze %

Nessuno 12 70,6

Basso 2 11,8

Medio-Basso 1 5,9

Medio-Alto 1 5,9

Alto 1 5,9

Totale 17 100,0

Tabella 17. Le problematiche ricorrenti: sicurezza e vivibilità

Frequenze %

Si 4 23,5

No 13 76,5

Totale 17 100,0

117 Si fa riferimento al distretto 25 (Comune Capofila Pozzuoli) 118 All‟interno dell‟analisi del contesto territoriale, il Piano del distretto 31 (Comune capofila Acerra) sono emersi problemi ambientale e problemi legati allo smaltimento dei rifiuti. 119 In questo caso si fa riferimento ai distretti 34 (Comune capofila S. Giorgio a Cremano) e 37 (Comune capofila Torre Annunziata). 120 Nel Piano del distretto 35 (Comune capofila Portici) 121 Nel PTG del distretto 29 (Comune capofila Casavatore) è stato indicato che bisogna individuare obiettivi comuni di intervento per quanto riguarda quest‟aspetto, creando buone pratiche per lo sviluppo complessivo del territorio. 122 Bisogno emerso dall‟analisi del PTG del distretto numero 25 (Comune capofila Pozzuoli)

Page 137: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

133

Tabella 18. I bisogni relativi all’ambito della sicurezza e della vivibilità

Frequenze %

Si 3 17,6

No 14 82,4

Totale 17 100,0

Molto più minuziosa è l‟analisi delle problematiche sociali (presente in 11

PTG) in cui il 64,7% dei distretti ne descrive le caratteristiche. Per quanto

riguarda il grado di approfondimento della tematica, il 23,5% assume valore 3

nella scala, il che significa che vi è un grado medio-alto di approfondimento,

mentre il 17,6 addirittura assume un valore 4, quindi con un alto grado di

approfondimento.

Tabella 19. Grado di esplorazione delle problematiche sociali

Frequenze %

Nessuno 6 35,3

Basso 2 11,8

Medio-Basso 2 11,8

Medio-Alto 4 23,5

Alto 3 17,6

Totale 17 100,0

Tabella 20. Le problematiche sociali

Frequenze %

Si 10 58,8

No 7 41,2

Totale 17 100,0

Tabella 21. I bisogni sociali

Frequenze %

Si 8 47,1

No 9 52,9

Totale 17 100,0

Page 138: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

134

Nell‟ambito delle problematiche sociali, vengono delineati dettagliatamente

gli aspetti critici, che in alcuni casi riguardano prettamente i giovani, mentre

per altri la questione si estende ed investe tutta la popolazione. Per quanto

riguarda i giovani nello specifico, le problematiche sono inerenti alla

dispersione scolastica, alla delinquenza ed all‟uso di sostanze stupefacenti e/o

di alcolici; mentre la criminalità, il disagio sociale ed il rischio di esclusione e

marginalità, sono considerati fenomeni globali, che non riguardano

esclusivamente la condizione giovanile. In questo scenario si mette in evidenza

una stratificazione complessa del disagio di una fascia sempre più ampia della

popolazione, ma soprattutto giovanile, che vive in condizioni di arretratezza,

tali da mettere in discussione qualunque prospettiva di sviluppo. A tali

problemi spesso subentra il bisogno di interventi integrati che offrano

orientamento, informazione, sensibilizzazione e ascolto. Inoltre vi è la

consapevolezza di quanto sia necessario investire nella formazione,

potenziando anche le scuole, proprio perché la giovinezza è un periodo

dedicato all‟apprendimento ed all‟acquisizione di competenze e saperi,

compiuta di norma dagli istituti scolastici, visti come agenzie di socializzazione

preposte ad hoc, allo scopo di introdurre specificamente le giovani generazioni

nel mondo adulto. Inoltre è espressamente dichiarato che vi è il bisogno di

creare iniziative culturali, potenziare i servizi e le attività soprattutto per

impiegare il tempo libero.

Infatti, per quanto riguarda la dimensione inerente alle opportunità

ricreative, tali aspetti sono descritti dall‟82,4% dei distretti, con un livello

medio-alto di approfondimento. I bisogni individuati si riferiscono in

particolare alla necessità di spazi, di luoghi di aggregazione, di socializzazione,

utili sopratutto per impiegare il tempo libero, così come anche le

problematiche descritte riguardano nello specifico la carenza di strutture per i

giovani in grado di accoglierli.

Page 139: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

135

Tabella 22. Grado di esplorazione delle opportunità ricreative

Frequenze %

Nessuno 3 17,6

Basso 3 17,6

Medio-Basso 5 29,4

Medio-Alto 5 29,4

Alto 1 5,9

Totale 17 100,0

Tabella 23. Le problematiche ricorrenti: opportunità ricreative

Frequenze %

Si 9 52,9

No 8 47,1

Totale 17 100,0

Tabella 24. I bisogni relativi alle opportunità ricreative

Frequenze %

Si 5 29,4

No 12 70,6

Totale 17 100,0

Il tema del lavoro è altrettanto frequente, esplorato dal 76,5% dei distretti,

con un livello di approfondimento medio-basso. Su questo argomento si sono

descritte soprattutto le problematiche, senza prevedere possibili soluzioni o

individuare i bisogni della popolazione giovanile. Per quanto riguarda i

problemi, rilevante è il tema della disoccupazione intellettuale, anche se come

nel caso delle problematiche sociali, tale fenomeno spesso è generalizzato

all‟intera popolazione e non riguarda solo i giovani.

Il lavoro nero, sottopagato o stagionale è un altro aspetto su cui sono state

condotte attente riflessioni all‟interno della documentazione. La

Page 140: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

136

precarizzazione del lavoro è un fenomeno dilagante, ampiamente descritto,

che diventa una delle cause di sradicamento e di marginalità sociale e culturale.

Per questo motivo anche se non sono state proposte alternative valide a tali

questioni, il bisogno che traspare dall‟analisi del contesto locale è quello di

collegare l‟ambito formativo con quello professionale, per trattenere i giovani

talenti ed arginare il fenomeno dell‟emigrazione intellettuale.

Puntare sulla valorizzazione dei giovani, significa soprattutto arricchire il

territorio con capitale umano ed è per questo che alcuni distretti hanno

insistito nel sottolineare che bisogna arginare la fuga dei cervelli e valorizzare il

tessuto sociale.

Tabella 25. Grado di esplorazione del mercato del lavoro

Frequenze %

Nessuno 4 23,5

Basso 3 17,6

Medio-Basso 5 29,4

Medio-Alto 3 17,6

Alto 2 11,8

Totale 17 100,0

Tabella 26. Le problematiche ricorrenti: mercato del lavoro

Frequenze %

Si 10 58,8

No 7 41,2

Totale 17 100,0

Tabella 27. I Bisogni del mercato del lavoro

Frequenze %

Si 4 23,5

No 13 76,5

Totale 17 100,0

Page 141: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

137

Per quanto riguarda le altre dimensioni che sono rientrate nella modalità

residuale, una preoccupazione emersa è quella relativa alla scarsa fiducia che i

giovani rivestono nelle istituzioni, il che è anche uno dei motivi che ha fatto

scaturire il bisogno di coinvolgerli e renderli partecipi attivamente alla vita

pubblica123.

In questa sede è stato ribadito che è compito delle istituzioni sostenere a

pieno il rafforzamento dell‟informazione e della partecipazione, attraverso una

serie di azioni che favoriscano l‟esercizio della cittadinanza attiva e

democratica dei giovani, cercando di rispondere pienamente ai loro bisogni,

offrendo loro l‟opportunità di crearsi un futuro, ma soprattutto la certezza che

il loro percorso di vita non sia più segnato da confini così labili ed incerti.

Quindi insistere sulle tematiche di partecipazione e di inclusione sociale, quali

elementi prioritari per la programmazione degli interventi, è di grande valore

anche in questa sezione che analizza il contesto locale.

3.3.2. Le priorità di programmazione e gli obiettivi strategici

In questo paragrafo sono analizzate le priorità della programmazione e gli

obiettivi strategici individuati dai distretti.

Nell‟ambito della redazione dei Piani della Provincia di Napoli, le priorità

della programmazione sono risultate molto eterogenee. Infatti è stato

complesso prevedere delle categorie esaustive all‟interno della scheda di

valutazione, perché molti aspetti non potevano essere inclusi

aprioristicamente, visto che sono emerse molte specificità locali ed ogni

distretto ha preferito orientarsi e dare preminenza ad aspetti specifici. Quindi

nel corso della valutazione è stato necessario aggiornare più volte lo strumento

123 In questo caso la questione della partecipazione e del problema della sfiducia dei giovani nelle istituzioni è ben espressa nella documentazione dei distretti 35 e 40-49, corrispondenti ai Comuni capofila di Portici e Napoli.

Page 142: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

138

di analisi. Una volta interrogati i documenti, si è proceduto a rilevare le singole

priorità di intervento, per poi formulare in un secondo momento delle

classificazioni opportune per quanto riguarda le modalità più frequenti, mentre

le restanti priorità non generalizzabili, sono rientrate all‟interno della modalità

residuale “altro”.

Come primo aspetto si è potuto osservare che il 35,3% dei distretti ha

individuato la necessità di implementare la rete dei servizi esistenti,

migliorandone l‟offerta, mentre il 23,5 dei distretti ha evidenziato come

priorità l‟attivazione di nuove strutture. Partendo da ciò che è stato realizzato

nell‟ambito delle politiche giovanili, i distretti hanno maturato la

consapevolezza che occorre potenziare i servizi già operativi e rendere attivi

quelli previsti, ma non ancora funzionanti. Per realizzare quanto progettato, gli

amministratori locali hanno indicato all‟interno dei Piani la necessità di dotare

tali strutture di strumenti, attrezzature e personale adeguato.

Tabella 28. Priorità: implementare la rete dei servizi esistenti

Frequenze %

Si 6 35,3

No 11 64,7

Totale 17 100,0

Tabella 29. Priorità: attivare nuovi servizi

Frequenze %

Si 4 23,5

No 13 76,5

Totale 17 100,0

Un altro scopo della programmazione è stato quello di raggiungere un

bacino di utenti più esteso, infatti, il 29,5% dei distretti indica tale priorità,

Page 143: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

139

proprio perché tali servizi, nati per i giovani, sono ancora poco conosciuti e

utilizzati dagli stessi.

Tabella 30. Priorità: raggiungere un maggior numero di utenti

Frequenze %

Si 5 29,4

No 12 70,6

Totale 17 100,0

Interessante è stato riflettere sulle altre priorità indicate, poiché l‟88,2% dei

distretti ha descritto specifiche esigenze, tra le quali vi sono quelle di condurre

campagne informative di promozione e pubblicizzazione delle attività,

realizzare incontri per incentivare il coinvolgimento dei giovani e favorire la

collaborazione con altri attori territoriali esistenti. Altri, invece, hanno indicato

delle priorità generali, che non riguardavano unicamente i servizi, ma un

insieme di interventi. Tra i più ricorrenti vi è quello di puntare sulla

formazione e creare opportunità di inserimento nel mondo del lavoro.

Ancora una volta è presente un riferimento all‟interdipendenza delle

politiche, in particolare si insiste sul tema del lavoro e della formazione, per

fare in modo che i due ambiti si muovano su binari paralleli, offrendo

interventi congiunti.

Tabella 31. Priorità: altri aspetti

Frequenze %

Si 15 88,2

No 2 11,8

Totale 17 100,0

Page 144: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

140

Per quanto riguarda l‟analisi degli obiettivi strategici124, il 70,6% dei distretti

ha indicato la necessità di garantire una maggiore informazione e

sensibilizzazione sull‟intero territorio. Assicurare una maggiore attività di

informazione, orientamento e una comunicazione attiva nei confronti dei

giovani, formulata nel loro linguaggio per far sì che comprendano il

funzionamento dei servizi e delle politiche che li riguardano, è ritenuto un

passo importante per coinvolgerli, promuovendo la loro autonomia. Inoltre

sviluppare un‟azione di sensibilizzazione sul territorio, offrendo occasioni di

incontro per discutere di tematiche legate non solo all‟ambito giovanile, ma

anche al contesto in cui vivono, può generare maggiore consapevolezza delle

opportunità offerte dal territorio.

Tabella 32. Informazione/sensibilizzazione del territorio

Frequenze %

Si 12 70,6

No 5 29,4

Totale 17 100,0

Un altro aspetto significativo, che è trasparso dalla documentazione,

riguarda la collaborazione interistituzionale, individuata come prioritaria dal

41,2% dei distretti. In particolare è stato indicato l‟obiettivo di migliorare il

dialogo e favorire una piena collaborazione a più livelli istituzionali. Tuttavia,

andando al di là della collaborazione istituzionale, meno rilevante è la

percentuale dei distretti che indicano che bisogna anche favorire il dialogo con

altri attori non appartenenti all‟ambito istituzionale (23,5%).

124 Gli obiettivi strategici, sono stati raggruppati in nove macroaree, che riguardano nello specifico: a) il radicamento territoriale dei servizi esistenti; b) la collaborazione interistituzionale; c) le attività di informazione/sensibilizzazione del territorio; d) i rapporti con l‟utenza; e) la formazione degli operatori; f) l‟attivazione di nuovi servizi; g) la collaborazione tra attori non istituzionali; h) la relazione con la formazione professionale; i) la relazione con il mercato del lavoro.

Page 145: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

141

Tabella 33. Collaborazione interistituzionale

Frequenze %

Si 7 41,2

No 10 58,8

Totale 17 100,0

Tabella 34. Collaborazione con attori non istituzionali

Frequenze %

Si 4 23,5

No 13 76,5

Totale 17 100,0

Soprattutto il collegamento con il mercato del lavoro è particolarmente

ricorrente, anche in questa parte della documentazione; infatti il 47% dei

distretti lo indica come obiettivo strategico. In un contesto in cui permangono

alti tassi di disoccupazione, soprattutto giovanile, sono quindi opportune delle

misure volte a garantire l‟occupabilità per evitare le trappole della

disoccupazione strutturale e permanente.

Tabella 35. Relazione con il mercato del lavoro

Frequenze %

Si 8 47,1

No 9 52,9

Totale 17 100,0

Page 146: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

142

3.3.3. L’analisi del sistema locale dei servizi Informagiovani e del sistema di partecipazione giovanile: Forum, Consulte e Associazioni

Nell‟ambito del sistema locale dei servizi e degli ambiti di partecipazione

giovanile, corrispondente alle sezioni C e D dei PTG, viene richiesta una

descrizione dei servizi Informagiovani e dei sistemi di partecipazione quali i

Forum, le Consulte e le Associazioni presenti sul territorio.

Il Servizio Informagiovani, vede accrescere la sua importanza nel corso

degli anni, sia perché fornisce supporti d’informazione ed orientamento ai

giovani, sia perché raccoglie, elabora e trasmette informazioni nei diversi

settori di interesse. Gli Informagiovani si diffondono sul territorio, diventando

il principale strumento delle politiche giovanili, ed anche all‟interno dei Piani, il

47,1% dei distretti descrive ampiamente le attività che sono state realizzate da

tali servizi125. Le attività realizzate attengono all‟ambito della formazione,

dell‟orientamento, dell‟informazione e dell‟animazione territoriale, attraverso

incontri periodici e collaborazioni con i diversi attori locali.

Tabella 36. Numero Informagiovani presenti

Numero

Informagiovani Frequenze %

1 2 11,8

2 3 17,6

3 1 5,9

4 1 5,9

5 3 17,6

6 2 11,8

7 3 17,6

12 1 5,9

Totale 16 94,1

Missing 1 5,9

Totale 17 100,0

125 In ben otto Piani si riporta una descrizione delle attività realizzate dagli Informagiovani.

Page 147: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

143

Tabella 37. Numero Informagiovani attivi

Numero

Informagiovani Frequenze %

1 2 11,8

2 4 23,5

3 2 11,8

4 1 5,9

5 3 17,6

6 2 11,8

7 1 5,9

11 1 5,9

Totale 16 94,1

Missing 1 5,9

Totale 17 100,0

Tabella 38. Attività realizzate dagli Informagiovani

Frequenze %

Si 8 47,1

No 8 47,1

Totale 16 94,1

Missing 1 5,9

Totale 17 100,0

Per quanto riguarda le Consulte giovanili126, le esperienze locali sono

limitate, in particolar modo in Campania, ed è per questo motivo che in

nessun documento della Provincia di Napoli sono state analizzate.

Un altro aspetto rilevante è che nonostante la forte presenza

dell‟associazionismo giovanile sul territorio, all‟interno della sezione in cui

126 La Consulta giovanile è un organo consultivo comunale, che elabora proposte inerenti le tematiche giovanili ed esprime, a richiesta di qualsiasi membro della Giunta Municipale e/o del Consiglio Comunale, un parere propositivo e non vincolante, sulle tematiche che rientrano nella proprie finalità. Tale organizzazione non persegue finalità di lucro ed ha lo scopo di porre le problematiche giovanili all‟attenzione degli organi comunali, sviluppando nei giovani il senso di appartenenza alla propria comunità, promuovendo le loro progettualità. Tale strumento ha la funzione di favorire il raccordo tra i gruppi giovanili e le istituzioni locali; promuovendo, inoltre, tutto ciò che riguarda il mondo giovanile in termini di studi, ricerche, progetti, servizi, risorse, etc.

Page 148: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

144

bisognava indicare gli attori maggiormente coinvolti, manca un riferimento

preciso al numero di associazioni presenti ed alle attività realizzate. Solo in un

Piano127 vengono indicate le associazioni sia presenti che attive, nonché il

settore di attività in cui sono coinvolte.

Come visto in precedenza, i Forum rappresentano un organismo di

partecipazione a carattere elettivo, che si propone di avvicinare i giovani alle

istituzioni, attraverso lo scambio di idee, proposte e suggerimenti. Il Forum,

inoltre, si rapporta con le organizzazioni giovanili, supportandole nella

realizzazione delle attività.

Nel corso dell‟analisi è emerso che il 70,6% dei distretti ha almeno un

Forum attivo. In un solo ambito territoriale128, quest‟organismo di

partecipazione manca del tutto, mentre in altri distretti è presente, ma non

attivo129. Le attività realizzate sono descritte approssimativamente nei

documenti, tuttavia quelle presenti sono riportate solo in 4 PTG e riguardano

la proposta delle azioni previste, le attività di orientamento e consulenza, e la

realizzazione di incontri per incentivare la partecipazione.

Tabella 39. Numero Forum presenti

127 Si fa riferimento al distretto numero 30 (Comune capofila Cicciano). 128 Nel distretto 29 (Comune Capofila Casavatore) non è presente nessun Forum. 129 Come nel caso dei distretti 25, 28 e 36 (Comuni Capofila Pozzuoli, Afragola e Torre del Greco) in cui sono previsti i Forum giovanili, ma nessuno è attivo.

Numero Forum Frequenze %

0 1 5,9

1 4 23,5

2 4 23,5

3 2 11,8

4 2 11,8

6 1 5,9

10 1 5,9

Totale 15 88,2

Missing 2 11,8

Totale 17 100,0

Page 149: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

145

Tabella 40. Numero Forum attivi

Numero Forum Frequenze %

0 4 23,5

1 4 23,5

2 2 11,8

3 3 17,6

4 2 11,8

6 1 5,9

Totale 16 94,1

Missing 1 5,9

Totale 17 100,0

Tabella 41. Attività realizzate dai Forum

Frequenze %

Si 4 23,5

No 12 70,6

Totale 16 94,1

Missing 1 5,9

Totale 17 100,0

Nella tabella seguente si riporta il numero dei servizi presenti e attivi con il

riferimento ad alcuni indici statistici.

Tabella 42. Statistiche descrittive

N

Missing Minimo Massimo Media

Deviazione

standard

Numero IG presenti 16 1 1 12 4,69 2,892

Numero IG attivi 16 1 1 11 4,06 2,645

Numero Forum presenti 15 2 0 10 2,80 2,513

Numero Forum attivi 16 1 0 6 1,94 1,769

Numero Consulte presenti 16 1 0 0 0,00 0,000

Numero Consulte attive 16 1 0 0 0,00 0,000

Numero associazioni

presenti 16 1 0 4 0,25 1,000

Numero associazioni

attive nelle consulte 16 1 0 4 0,25 1,000

Page 150: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

146

Attraverso l'analisi SWOT (sezione D dei PTG) è stato possibile riflettere

sui punti di forza e di debolezza, sui vincoli e sulle opportunità, sia dei servizi

che del sistema locale di partecipazione, al fine di far emergere quegli aspetti

capaci di favorire, oppure ostacolare il perseguimento degli obiettivi.

Nello specifico, l'analisi SWOT potrebbe essere considerata una sorta di

autovalutazione, che gli amministratori hanno condotto per riflettere sui fattori

endogeni ed esogeni, descrivendo l‟andamento complessivo dei servizi per

compiere una lettura incrociata di tutti gli aspetti individuati all‟interno

dell‟analisi del sistema locale.

I fattori endogeni si distinguono in punti di forza e di debolezza; i fattori

esogeni in opportunità e rischi. Tra i primi si considerano tutte quelle variabili

che fanno parte integrante del sistema, sulle quali è possibile intervenire per

perseguire gli obiettivi. Tra i secondi, invece, figurano variabili esterne al

sistema, che però possono condizionarlo sia positivamente sia negativamente.

In questo caso è stato possibile riflettere direttamente sul sistema locale al fine

di prevenire gli eventi negativi e mettere a profitto quelli positivi.

Dall‟analisi quantitativa non sono emersi dati significativi, infatti, la

modalità più frequente tra quelle previste era quella residuale. Questo significa

che ogni distretto ha orientato la propria analisi verso specifici aspetti non

generalizzabili in categorie prestabilite.

Per l‟analisi SWAT sono state quindi analizzate le singole sessioni,

attraverso un‟analisi qualitativa.

Per quanto riguarda i punti di forza, i distretti hanno indicato soprattutto

che vi è una buona attività informativa offerta dai servizi Informagiovani, oltre

ad una buona conoscenza e visibilità sul territorio. Inoltre vi è un‟ampia

descrizione delle strutture, di cui si cerca di migliorare l‟accesso ed estendere

gli orari di apertura. Tali servizi inoltre avranno l‟occasione di sperimentare

forme di collaborazione con altri attori istituzionali e questo aspetto è

considerato di grande importanza. Un ulteriore vantaggio è costituito dalla

Page 151: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

147

numerosa presenza dei giovani sul territorio, che rappresentano una risorsa

umana indispensabile per potenziare le azioni previste.

Tuttavia tra i punti di debolezza vi sono indicate le modalità di

coinvolgimento dell‟utenza e la distanza spaziale tra le strutture. Bisognerebbe

promuovere maggiormente questi servizi puntando su una maggiore apertura,

ottimizzando anche la distribuzione sul territorio, per accrescere nei giovani la

convinzione che le istituzioni locali siano disponibili ad ascoltare le loro

necessità e maggiormente accessibili. L‟assenza di un coordinamento tra i

servizi del territorio, fino alla metà del decennio scorso, ha generato uno

scarso senso di fiducia tra i giovani della Provincia di Napoli, che spesso non

erano neanche a conoscenza delle risorse e delle opportunità messe a loro

disposizione. Le Amministrazioni comunali, quindi devono attivare processi di

partecipazione, sia durante che dopo la programmazione, cercando di definire

delle strategie efficaci per recuperare la fiducia persa, per riavvicinare i giovani

alle istituzioni e per avviare una collaborazione proficua.

Un altro aspetto indicato, riguarda le risorse territoriali che sono considerate

scarse o inadeguate per il funzionamento e l‟apertura delle strutture. Forse le

risorse sono gestite nel modo sbagliato, o magari servirebbe una maggiore

continuità nei finanziamenti. Quindi occorrono ulteriori indicazioni ai distretti

circa le modalità di selezione dei progetti da finanziare, il che necessita inoltre

di logiche meritocratiche e funzionali per la selezione degli interventi.

Un altro ambito carente riguarda la formazione del personale, che necessita

di essere potenziato. Dai Piani è emerso che i distretti hanno ritenuto

opportuno aumentare sia il numero degli operatori, che le ore di apertura dei

servizi. Anche per quanto riguarda l‟organizzazione degli spazi è stato messo in

evidenza che occorrono luoghi ed attrezzature adeguate per la fruizione. Per

alcuni distretti sono invece le modalità di scambio e di dialogo con gli altri

attori presenti sul territorio, nonché la scarsa partecipazione giovanile a

costituire il nodo critico. Questo sta a significare che deve avvenire un

Page 152: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

148

confronto orizzontale tra attori di diversa estrazione, che ammetta una piena

collaborazione dettata dalle esigenze stesse dei problemi e delle tematiche da

affrontare. Un‟altra difficoltà riguarda la scarsa capacità delle istituzioni e della

pubblica amministrazione di comunicare con i giovani.

Occorre favorire il dialogo promuovendo una migliore comprensione da

parte di tutti gli attori dei problemi e delle potenzialità delle nuove generazioni.

Tali servizi e sistemi di partecipazione si devono porre come ponte per

facilitare la comunicazione ed il dialogo tra la popolazione giovanile e l‟ente

locale; affermandosi quindi come mezzi necessari per “dar voce” ai giovani

presenti sul territorio.

Per quanto riguarda le opportunità offerte dai servizi è stata indicata la

possibilità di migliorare l‟informazione, in quanto necessario strumento per

favorire l‟interazione e la partecipazione dei giovani.

Quasi in tutti i documenti è emerso che vi è un buon livello di

partecipazione e di associazionismo, per cui numerose sono state le occasione

che hanno avuto i distretti, nonostante le difficoltà sopracitate, di coinvolgere

le istituzioni e altri soggetti presenti sul territorio, per attivare percorsi di

governance negoziati e condivisi.

Analogamente ai punti di debolezza, anche nell‟analisi dei vincoli, è emersa

soprattutto una carenza del personale, che è inadeguato e impreparato alla

gestione dei compiti. Inoltre per quanto riguarda le risorse territoriali, sono

considerate scarse e insufficienti per l‟esercizio delle attività. Ancora una volta

tali aspetti incidono sul sistema funzionale dei servizi e delle strutture di

partecipazione giovanile. Tra gli altri aspetti vi è la scarsa collaborazione tra

pubblico e privato e la poca integrazione tra le politiche. Inoltre la lentezza

delle procedure amministrative, dovuta a motivi di carattere burocratico, ha

non di poco ostacolato la realizzazione degli interventi.

Alcuni distretti indicano che per superare questi vincoli c‟è bisogno di un

cambiamento socio-culturale da parte di tutti gli attori coinvolti; una

Page 153: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

149

trasformazione che sia capace di mettere in discussione un sistema radicato

che poggia su meccanismi viziosi e consolidati di adattamento.

3.3.4. Le risorse finanziarie impiegate

Per quanto riguarda le risorse finanziarie, i distretti erano tenuti a versare un

minimo del 25% di risorse proprie rispetto alle risorse regionali. Dall‟analisi dei

dati è emerso che sul totale complessivo delle singole azioni i distretti hanno

rispettato la soglia prevista.

Tabella 43. Risorse finanziarie complessive

Provincia di Napoli

Risorse Regionali

Totale azioni

A-B-C-H

Risorse

Proprie 25%

Totale azioni

A-B-C-H

Totale

Ischia 60.846,05 15.211,51 76.057,56

Pozzuoli 85.405,19 21.351,30 106.756,5

Marano 142.950,56 35.737,64 178.688,2

Frattamaggiore 115.388,18 28.847,05 144.235,2

Afragola 42.439,36 10.609,84 53.049,2

Casavatore 81.286,56 20.321,64 101.608,2

Cicciano 124.896,52 31.224,13 156.120,7

Acerra 123.254,95 30.813,74 154.068,7

Ottaviano 79.078,38 19.769,60 98.847,98

Somma Vesuviana 79.251,42 19.812,86 99.064,28

S.Giorgio a Cremano 46.157,52 11.539,38 57.696,9

Portici 64.924,31 16.231,08 81.155,39

Torre del Greco 50.607,91 12.651,98 63.259,89

Torre Annunziata 75.435,29 18.858,82 94.294,11

Castellammare 107.850,59 26.962,65 134.813,2

Sorrento 67.317,76 16.829,44 84.147,2

Napoli 354.349,92 88.587,48 442.937,4

Totale 1.701.440 425.360,1 2.126.801

Page 154: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

150

Quindi a questo punto è stato interessante osservare quanto effettivamente

è stato investito per ogni azione.

Per quanto riguarda l‟Azione A, in media la Regione ha finanziato 43.399,27

euro, mentre i distretti hanno investito 12.941,45 euro. Per l‟azione B la media

delle risorse regionali è di 8.998,49 euro, mentre i distretti hanno partecipato

mediamente con €.3.067,66 di risorse proprie. La media delle risorse regionali

per l‟azione C è di €. 27.361,43, mentre la media delle risorse proprie ammonta

a €.7.618,39. Infine per l‟azione H la media regionale di risorse è pari a

22.885,76 euro, mentre la media delle risorse distrettuali è di €.5.215,85.

Tabella 44. Statistiche descrittive

Risorse N Minimo Massimo Media

Deviazione

standard

RisorseA 17 24.512,32 135.709,19 43.399,27 26781,52

RisorseProprieA 17 6.128,08 34.000,00 12.941,45 8820,24

AltreRisorseA 17 0,00 42.398,63 4.298,80 12310,59

TotaleA 17 0,00 16.9636,49 55.184,75 35911,42

RisorseB 17 920,66 46.910,48 8.998,49 10731,49

RisorseProprieB 17 0,00 27.000,00 3.067,66 6384,26

AltreRisorseB 17 0,00 4.094,00 240,82 992,94

TotaleB 17 1.150,22 73.910,48 12.306,97 16708,27

RisorseC 17 9.007,37 11.3271,15 27.361,43 24083,92

RisorseProprieC 17 2.000,00 28.317,78 7.618,39 6918,27

AltreRisorseC 17 0,00 12.132,00 713,64 2942,44

TotaleRisorseC 17 2.321,85 141.588,93 35.141,29 30410,11

Risorse Regionali H 17 7.718,88 94.141,08 22.885,76 19908,61

Risorse ProprieH 17 0,00 23.535,27 5.215,85 5347,66

Altre RisorseH 17 0,00 10.082,00 593,05 2.445,24

Totale H 17 1.929,72 117.676,35 28.240,62 24895,74

Per esigenze operative, è stata eseguita un‟analisi delle frequenze ed in base

alla distribuzione dei dati, tali risorse sono state aggregate in classi. Dalla

Tabella 45 è possibile notare che il 35% delle risorse Regionali destinate

all‟azione A, non supera i 40.000,00 euro.

Page 155: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

151

Tabella 45. Risorse regionali azione A in classi

Classi Frequenze % % cumulate

Da € 24.512 a € 29.434 5 29,4 29,4

Da € 31.200 a € 36.792 6 35,3 64,7

Da € 41.137 a € 46.571 4 23,5 88,2

Da € 57.697 a € 13.5709 2 11,8 100,0

Totale 17 100,0

Per quanto riguarda le risorse distrettuali destinate all‟azione A, il 58,8% dei

distretti non è andato oltre gli 11.000 euro, mentre il 23,5% ha investito una

somma che varia tra un minimo di 17.427,09 ed un massimo di 34.000 euro.

Tabella 46. Risorse proprie Azione A in classi

Classi Frequenze % % cumulate

Da € 6.128 a € 10.713 10 58,8 58,8

Da € 11.642 a €13.558 3 17,6 76,5

Da € 17.427,09 a € 34.000 4 23,5 100,0

Totale 17 100,0

Passando ad analizzare le risorse finanziarie regionali previste per l‟azione B,

dall‟analisi delle frequenze percentuali, il 35,3% delle risorse regionali, è

inferiore ai 6.000 euro, mentre se si tiene conto delle restanti classi il 41,1%

supera questa cifra.

Tabella 47. Risorse Regionali Azione B in classi

Classi Frequenze % % cumulate

Da € 920 a € 3.849 4 23,5 23,5

Da € 4.403 a € 5.693 6 35,3 58,8

Da € 7.423,a € 10.576 3 17,6 76,5

Da € 11.228 a € 46.910 4 23,5 100,0

Totale 17 100,0

Le risorse che i distretti hanno investito per l‟azione B, sono inferiori a

2.000 euro nel 70% dei casi.

Page 156: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

152

Tabella 48. Risorse Proprie Azione B in classi

Classi Frequenze % % cumulate

Da €.0 a €.1.855 12 70,6 70,6

Da €.2.253 a €.2.888 3 17,6 88,2

Da €.7.000 a €.27.000 2 11,8 100,0

Totale 17 100,0

Osservando i dati presenti nella tabella 49 è possibile notare che il 35,3%

delle risorse regionali destinate all‟azione C, non supera i 24.000 euro. Solo

l‟11% delle risorse supera i 42.000 euro.

Tabella 49. Risorse Regionali Azione C in classi

Classi Frequenze % % cumulate

Da € 9.007 a € 15891 5 29,4 29,4

Da €16.634 a € 23.067 6 35,3 64,7

Da € 29184 a € 35422 4 23,5 88,2

Da € 42.671 a € 113.271 2 11,8 100,0

Totale 17 100,0

Per quanto riguarda le risorse proprie relative all‟azione C, dalla seguente

tabella è possibile osservare che il 41,2% delle risorse proprie sono inferiori a

5.000 euro, mentre il 29,4% delle risorse distrettuali non è maggiore di 8.000

euro, il 17,6% varia tra 8.000 e 11.000 euro e solo l‟11% degli investimenti

supera i 20.000 euro.

Tabella 50. Risorse Proprie Azione C in classi

Classi Frequenze % % cumulate

da € 2.000 a € 4.971 7 41,2 41,2

da € 5.388,8 a € 7296,18 5 29,4 70,6

da € 8.165,04 a € 11.761,02 3 17,6 88,2

da € 20.240 a € 28.317,78 2 11,8 100,0

Totale 17 100,0

Page 157: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

153

Infine per quanto riguarda l‟azione H, il 52,9% delle risorse regionali

destinate a tale ambito non supera i 30.000 euro mentre il 35,3% delle risorse è

inferiore a tale cifra.

Tabella 51. Risorse Regionali Azione H in classi

Classi Frequenze % % cumulate

Da € 7.718,88 a €19.172,09 6 35,3 35,3

Da € 24.255,82 a € 29.440,09 9 52,9 88,2

Da € 35.464,87 a € 94.141,08 2 11,8 100,0

Totale 17 100,0

Dalla tabella 52 evince che il 70,6% delle risorse distrettuali destinate

all‟azione H sono inferiori a 3.000 euro, il 17,6% varia tra 6.000 e 8.000 euro,

mentre l‟11,8% degli investimenti è maggiore a 10.000 euro.

Tabella 52. Risorse Proprie Azione H in classi

Classi Frequenze % % cumulate

Da € 0,00 a € 4.793,02 12 70,6 70,6

Da € 6.063,95 a € 8.000 3 17,6 88,2

Da € 9.800 a € 23.535,27 2 11,8 100,0

Totale 17 100,0

Di particolare interesse è verificare il numero di risorse impiegate in base

alla popolazione giovanile. In questo caso sono stati considerati i giovani tra i

15 ai 34 anni suddivisi per distretto e residenti nella Provincia di Napoli. È

stato necessario elaborare alcuni rapporti statistici per confrontare i dati.

Page 158: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

154

Tabella 53. Rapporti statistici popolazione giovanile e risorse finanziarie

Distretto

Tot. Risorse Tot Pop. Giovani

Distretto

Tot. Risorse

Distretto /

Tot. Giovani

Distretto

Tot.

Giovani Distretto

/ Tot.

Giovani Provincia

%

Tot. Risorse

Distretto /

Risorse Provincia

%

Indice Stat.

Rapp. %

Ischia € 76.057,56 18629 € 4,08 2,21 3,58 1,62

Pozzuoli € 106.756,50 44879 € 2,38 5,31 5,02 0,94

Marano €178.688,20 91374 € 1,96 10,82 8,40 0,78

Frattamaggiore €144.235,20 53436 € 2,70 6,33 6,78 1,07

Afragola € 53.049,20 19771 € 2,68 2,34 2,49 1,07

Casavatore €101.608,20 38998 € 2,61 4,62 4,78 1,03

Cicciano € 156.120,70 32349 € 4,83 3,83 7,34 1,92

Acerra € 154.068,70 62255 € 2,47 7,37 7,24 0,98

Ottaviano € 98.847,98 32556 € 3,04 3,85 4,65 1,21

Somma Vesuviana € 99.064,28 36601 € 2,71 4,33 4,66 1,07

S.Giorgio a Cremano € 57.696,90 14596 € 3,95 1,73 2,71 1,57

Portici € 81.155,39 28422 € 2,86 3,37 3,82 1,13

Torre del Greco € 63.259,89 24025 € 2,63 2,84 2,97 1,05

Torre Annunziata € 94.294,11 31718 € 2,97 3,76 4,43 1,18

Castellammare € 134.813,20 47047 € 2,87 5,57 6,34 1,14

Sorrento € 84.147,20 17788 € 4,73 2,11 3,96 1,88

Napoli € 442.937,40 250147 € 1,77 29,62 20,83 0,70

Totale €2.126.800,61 844591 € 2,52 100,00 100,00 1,00

In primo luogo, osservando il totale delle risorse assegnate per ogni

distretto suddiviso per il numero dei giovani, è emerso che i distretti con

Comune capofila di Ischia, Sorrento, Cicciano, Ottaviano e S. Giorgio a

Cremano, hanno avuto più risorse rispetto alla media.

Invece i distretti con Comune capofila di Marano e Napoli, hanno avuto

meno risorse. Per questi ultimi due distretti sono emersi dati significativi,

Page 159: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

155

infatti dal rapporto tra il totale dei giovani che compongono i distretti e il

totale della popolazione giovanile provinciale, si evince che a Napoli è

residente il 30% e a Marano il 10%.

Seguendo unicamente il criterio di assegnazione delle risorse in base al

numero di giovani residenti, questi comuni meriterebbero più investimenti

finanziari, proprio perché sono quelli che hanno la più alta percentuale di

popolazione nella fascia di età giovanile.

Per quanto riguarda l‟indice statistico ottenuto dal rapporto tra i valori

percentuali è possibile osservare che i valori superiori a 1, indicano i distretti

che hanno avuto più risorse. È possibile notare che Pozzuoli, Marano, Acerra

e Napoli sono quelli il cui indice statistico è più basso (inferiore a 1), quindi

hanno avuto meno risorse rispetto alla popolazione giovanile.

3.3.5. La coerenza tra le sezioni che compongono i documenti

La scelta dell‟analisi della coerenza interna tra le varie sessioni che

compongono i documenti è molto utile nella fase di valutazione ex ante, in

quanto supporta la definizione della strategia e quindi contribuisce a migliorare

la scelta delle attività da realizzare in base ai bisogni ed agli obiettivi proposti.

In questa sede è stato necessario indagare sul grado di connessione tra diversi

aspetti esplorati, utilizzando una scala che assume valori da 1 a 4 (in cui 1

indica il minimo grado di connessione, mentre 4 il massimo livello di

connessione tra le dimensioni esplorate). In primo luogo si è indagato sulla

congiunzione tra i seguenti aspetti:

- le caratteristiche del contesto locale e le priorità della

programmazione;

- i bisogni individuati e gli obiettivi proposti;

- gli obiettivi dichiarati e le azioni proposte;

- i bisogni individuati e le azioni proposte.

Page 160: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

156

Successivamente è stato analizzato il livello di coerenza tra:

- gli obiettivi strategici e l‟analisi del contesto locale

- gli obiettivi strategici e il sistema locale di partecipazione

Per quanto riguarda il grado di connessione tra le caratteristiche del

contesto locale e le priorità della programmazione, vi è un grado di coerenza

pari a 2 nel 41,2% dei casi, prossimo a 3 nel 35,3%.

La misure di tendenza centrale delle distribuzioni di dati in categorie

ordinate, devono tener conto sia delle frequenze delle singole categorie sia

dell‟ordine (posizione) delle categorie. Tra le misure di tendenza centrale in

questo caso è stato possibile calcolare la moda e la mediana, dato che si tratta

di variabili ordinali. È possibile affermare che in questo caso vi è nel

complesso un livello medio di coerenza fra le caratteristiche locali e le priorità

della programmazione, in quanto la mediana è pari a 3 e la moda pari a 2 (Vedi

Tabella 58).

Tabella 54. Grado di connessione tra le caratteristiche del contesto

locale e priorità della programmazione

Frequenze % % Cumulate

Medio-Basso 7 41,2 41,2

Medio-Alto 6 35,3 76,5

Alto 4 23,5 100,0

Totale 17 100,0

Nel seguente grafico sull‟asse delle ascisse sono riportate le modalità relative

al grado di coerenza che assume valori da 1 a 4, su quello delle ordinate le

frequenze espresse in valori percentuali.

Page 161: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

157

Figura 4. Grado di connessione tra le caratteristiche del contesto locale e le priorità della programmazione

Per quanto riguarda il livello di connessione tra gli obiettivi dichiarati e le

azioni proposte vi è un grado di coerenza pari a 3 nel 64% dei casi.

Osservando le misure di tendenza centrale sia la moda che la mediana

assumono valore 3 (Tab. 58). In questo caso è possibile affermare che vi è un

buon livello di coerenza tra gli obiettivi e le azioni.

Tabella 55. Grado di connessione tra obiettivi dichiarati e azioni

proposte

Frequenze % %Cumulate

Basso 1 5,9 5,9

Medio-Basso 3 17,6 23,5

Medio-Alto 11 64,7 88,2

Alto 2 11,8 100,0

Totale 17 100,0

Page 162: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

158

Figura 5. Grado di connessione tra obiettivi dichiarati e azioni proposte

Analizzando il grado di connessione tra i bisogni individuati e gli obiettivi

dichiarati, è emerso che vi è un grado di coerenza pari a 2 nel 41,2% dei casi.

Anche le misure di tendenza centrale confermano un basso livello di coerenza

tra questi aspetti, infatti sia la moda che la mediana assumono valore 2.

Tabella 56. Grado di connessione tra i bisogni individuati e gli

obiettivi dichiarati

Frequenze % % Cumulate

Basso 4 23,5 23,5

Medio-Basso 7 41,2 64,7

Medio-Alto 5 29,4 94,1

Alto 1 5,9 100,0

Totale 17 100,0

Page 163: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

159

Figura 6. Grado di connessione tra bisogni individuati e obiettivi dichiarati

Nell‟esplorare le frequenze relative al grado di connessione tra i bisogni

individuati e le azioni proposte, è possibile notare che il livello è prossimo a 2

nel 47,1% dei casi. Per quanto riguarda le misure di tendenza centrale, sia la

moda che la mediana sono pari a 2. Nel complesso quindi è possibile sostenere

che vi è un basso livello di connessione tra le due dimensioni.

Tabella 57. Grado di connessione tra i bisogni individuati e

le azioni proposte

Frequenze % % Cumulate

Basso 3 17,6 17,6

Medio-Basso 8 47,1 64,7

Medio-Alto 6 35,3 100,0

Totale 17 100,0

Page 164: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

160

Figura 7. Grado di connessione bisogni individuati e azioni proposte

Tabella 58 Misure di tendenza centrale

Grado di

connessione

Caratteristiche

del contesto

locale e priorità

della

programmazione

Grado di

connessione

Bisogni

individuati e

obiettivi

dichiarati

Grado di

connessione

Obiettivi

dichiarati e

azioni

proposte

Grado di

connessione

Bisogni

individuati e

azioni

proposte

N 17 17 17 17

Missing 0 0 0 0

Mediana 3 2 3 2

Moda 2 2 3 2

Page 165: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

161

Inerente alla valutazione della coerenza interna delle sezioni che

compongono il documenti, è la verifica di quanto gli obiettivi strategici siano

coerenti con l‟analisi del contesto locale. Dal grafico è possibile osservare che

il 40% dei documenti dimostra una coerenza tra gli obiettivi strategici e

l‟analisi del contesto locale medio-alta in quanto il grado assume valore 3.

Figura 8. Grado di coerenza tra gli obiettivi strategici e l’analisi del

contesto locale

Infine è stato analizzato il grado di coerenza tra gli obiettivi strategici e

l‟analisi del sistema locale di partecipazione giovanile. Dal grafico è evidente

come oltre il 50% dei documenti ha una coerenza medio-alta prossima a 3.

Quindi è chiaro che queste due sessioni sono molto coerenti tra loro

all‟interno dei Piani.

Page 166: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

162

Figura 9. Grado di coerenza tra gli obiettivi strategici e l’analisi del sistema locale di partecipazione giovanile

3.3.6. L’innovatività degli interventi

La finalità dei Piani prevede nuove modalità di intervento grazie soprattutto

ad un approccio bottom up, con servizi progettati sulla base di indicazioni

provenienti direttamente dal mondo giovanile, dalle associazioni e da soggetti

che hanno esperienza consolidata nelle politiche giovanili.

Un primo passo è quello di creare forme di integrazione favorevoli per uno

sviluppo territoriale, attraverso la messa a sistema di soggetti, attività, strutture

e servizi che garantiscono un‟offerta più ampia di prestazioni, frutto delle

diverse esperienze e competenze. Per realizzare quanto previsto sono state

anche impiegate forme di integrazione con altri settori di intervento.

Page 167: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

163

Per valutare il livello di innovazione complessiva della programmazione,

sono stati analizzati vari aspetti. In particolare si è voluto comprendere se sono

state utilizzate metodologie di intervento basate sul coinvolgimento attivo del

target; se vi sono forme di integrazione tra attori territoriali diversi, o tra vari

settori di intervento; se i progetti hanno una prevalenza settoriale e se tale

specificità è congruente con il contesto locale.

Un altro aspetto innovativo della programmazione, riguarda il processo di

concertazione e gli attori coinvolti nella fase di progettazione. Infine si

discuterà sulle modalità di valutazione interna attraverso un‟analisi qualitativa,

per comprendere come è stata condotta la valutazione complessiva e se è

risultata coerente con quella prevista per le singole azioni.

Passando ad analizzare la presenza del coinvolgimento effettivo del target

nella progettazione delle azioni, si è tenuto conto delle modalità in cui i giovani

hanno partecipato alle iniziative previste. Dai dati è possibile osservare che il

64% dei distretti ha impiegato metodologie innovative di progettazione

partecipata, mentre il 35% non ha coinvolto direttamente i giovani.

Tabella 59. Coinvolgimento attivo del target

Frequenze %

Si 11 64,7

No 6 35,3

Totale 17 100,0

Page 168: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

164

Figura 10. Coinvolgimento attivo del target

La cooperazione tra attori territoriali, economici e sociali diversi è uno dei

principali fattori di innovazione dei Piani. Infatti il 94,1% dei distretti ha

sperimentato forme di integrazione effettiva tra attori territoriali diversi. Solo

un distretto non ha impiegato questa modalità di scambio collaborativo130.

Dall‟analisi qualitativa è stato possibile osservare che gli attori più coinvolti

sono soprattutto gli Informagiovani, i Forum, i Centri per l‟impiego, le

associazioni giovanili e le scuole. Molto meno partecipi sono invece le ASL, i

Centri culturali ed i Servizi sociali.

Tabella 60. Integrazione effettiva tra attori territoriali

Frequenze %

Si 16 94,1

No 1 5,9

Totale 17 100,0

130 Si fa riferimento al distretto 36 (Comune capofila Torre del Greco)

Page 169: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

165

Figura 11. Integrazione tra attori territoriali diversi

Per quanto riguarda le forme di integrazione con altri settori di intervento, il

64,7% dei distretti ha dichiarato che vi sono stati scambi interistituzionali. La

collaborazione tra i diversi settori ha riguardato soprattutto gli ambiti legati

all‟Istruzione ed alle Politiche sociali, mentre per quanto riguarda le altre

politiche (politiche del lavoro, sanitarie, educative, ambientali, ecc.) non sono

emerse connessioni con il settore delle politiche giovanili.

Tabella 61. Integrazione con altri settori di intervento

Frequenze %

Si 11 64,7

No 6 35,3

Totale 17 100,0

Page 170: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

166

Figura 12. Integrazione con altri settori di intervento

Per quanto riguarda il livello di settorialità degli interventi, il 52,9% dei

distretti adottano interventi specifici e mirati in ambiti settoriali, ed il 35% della

settorialità è congruente con le specificità locali.

Tabella 62. La Settorialita degli interventi

Frequenze %

Si 9 52,97

No 8 47,1

Totale 17 100,0

Tabella 63. Congruenza della settorialità

Frequenze %

Si 9 35,3

No 3 17,6

Totale 9 52,9

Missing 8 47,1

Totale 17 100,0

Page 171: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

167

Per valutare il processo di concertazione e gli attori coinvolti nella fase di

progettazione, i dati provenienti dai Piani non sono stati sufficienti. Infatti

poco è emerso all‟interno della documentazione su tale processo di

consultazione e programmazione; non sempre sono state descritte le modalità,

le azioni, gli strumenti adottati e gli attori coinvolti in questa fase. Inoltre,

all‟interno delle sezioni in cui veniva richiesto di descrivere tale processo

partecipativo, quasi mai i distretti si sono espressi in merito al coinvolgimento.

Quindi non è stato possibile comprendere se tali attori sono riusciti o meno ad

istaurare rapporti di cooperazione e di fiducia reciproca.

L‟intento della ricerca era quello di utilizzare la tecnica della network

analysis131, per comprendere le modalità in cui è avvenuto il confronto ed il

livello di coinvolgimento delle diverse parti interessate. Tuttavia in questa parte

dei Piani non è stato possibile comprendere come le istituzioni ed i

rappresentanti degli interessi giovanili hanno istaurato il dialogo e quanto si è

tradotta nella pratica l‟esperienza della programmazione negoziata.

Quest‟aspetto sicuramente è uno dei punti deboli della documentazione, su cui

bisogna insistere e proporre azioni migliorative. La documentazione lascia

aperti numerosi interrogativi. Come è avvenuta la concertazione? Quanto sono

stati coinvolti gli attori? In che modo i giovani hanno partecipato e quanto

effettivamente sono stati coinvolti nell‟elaborazione delle iniziative locali?

Quali occasioni hanno avuto durante gli incontri di manifestare le loro idee ed

esprimere le loro opinioni nella fase di programmazione? A queste domande

sfortunatamente non è stato possibile dare risposte adeguate nel corso

dell‟analisi dei documenti.

131 131La network analysis consiste in un insieme di tecniche finalizzate a misurare le relazioni sociali che scaturiscono da legami di diversa natura. Il compito dell‟analista delle reti sociali è quindi quello di realizzare modelli in grado di descrivere la struttura relazionale di un gruppo e di osservare l‟impatto di tale struttura sul funzionamento del gruppo e la sua influenza sui singoli attori.

Page 172: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

168

Occorrerebbe approfondire maggiormente questi aspetti con ulteriori fonti

informative (verbali, delibere, allegati, ecc.) e magari impiegando altri strumenti

di indagine (interviste a testimoni privilegiati, focus group, questionari, ecc.).

Anche se non è stato possibile comprendere la modalità in cui è avvenuto il

confronto ed il livello di coinvolgimento delle diverse parti interessate, in ogni

modo nel corso dell‟analisi qualitativa è emerso che i distretti sembrano aver

acquisito una consapevolezza circa l‟importanza delle pratiche concertative,

per questo motivo è stato riconosciuto un ruolo importante al Comitato

tecnico di coordinamento, agli Informagiovani, ai Forum ed alle associazioni

giovanili, al fine di favorire il dialogo e la cooperazione sul territorio.

Per quanto riguarda lo strumento maggiormente impiegato vi sono stati

prevalentemente incontri consultivi e riunioni informali. Pochi distretti hanno

invece dichiarato che sono stati stipulati protocolli di intesa, convenzioni ed

accordi di programma. Si fa riferimento soprattutto a tavoli tecnici di

coordinamento, senza esplicitare quali sono stati gli argomenti oggetto di

discussione e come sia avvenuto il dialogo.

Anche per quanto riguarda le modalità previste per la valutazione interna

dei Piani, questa sessione risulta essere molto trascurata e non presente in tutti

i documenti. Questa carenza costituisce un aspetto molto negativo, poiché

significa che i distretti non si sono attenuti alle linee operative regionali, che

prevedono una valutazione dell'impatto degli interventi sulla condizione

giovanile. Inoltre all‟interno della sessione dei documenti, (Sez. M) in cui era

richiesta la descrizione del processo valutativo, la valutazione generale nella

maggioranza dei casi, non è risultata coerente con quella settoriale. Infatti nel

58,8% dei Piani (10 su 17) la valutazione complessiva è apparsa incoerente

rispetto a quella prevista per le singole azioni.

Page 173: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

169

3.3.7. Un caso di eccellenza: il PTG del distretto con Comune capofila Portici

Nel corso dell‟analisi dei documenti, il Piano Territoriale del distretto 35

con Comune capofila Portici, è risultato essere uno dei migliori. Il distretto si è

distinto non solo per l‟approfondimento sulla condizione giovanile e sui

bisogni del territorio, ma anche per la coerenza ed il livello di innovatività delle

azioni proposte. La sezione B relativa all‟analisi del contesto risulta ben

schematizzata e per ogni area tematica sono delineate non solo le

problematiche, ma anche le possibili soluzioni. Al fine di migliorare gli aspetti

nevralgici, è stata data la priorità ad interventi sistematici che abbiano una

visione strategica di sviluppo complessivo della realtà locale e che pongano

particolare attenzione alle problematiche giovanili. In particolare si è puntato

su azioni organiche con l‟obiettivo di favorire l‟alternanza scuola lavoro e la

formazione permanente. Sono state individuate ottime strategie per quanto

riguarda le azioni volte ad incentivare la partecipazione, dimostrando una

notevole competenza nel campo delle politiche giovanili. Inoltre è stata

individuata l‟esigenza di costruire incontri tra giovani ed istituzioni, perché

queste occasioni sono viste come una possibilità di confronto necessario per

costruire progetti congiuntamente. Fondamentale per le amministrazione è

quindi chiamare i giovani a prendere parte a progetti in cui possano esercitare

fin da subito un‟influenza sulle decisioni e sulle attività, perché spesso questa

rappresenta la prima tappa di un processo che porterà al coinvolgimento di tali

soggetti nella vita della collettività, ivi compresa la vita politica. Dal Piano si

legge che «favorire la partecipazione significa sviluppare un più alto grado di

relazionalità, di intensità dei legami, di livello di fiducia» sviluppando in una

comunità «capitale sociale, che rappresenta un collante per la costruzione di

significativi legami sociali»132.

132 Piano del distretto 35, Comune capofila Portici, p. 4

Page 174: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

170

Nella sezione C, in cui viene richiesto ai Comuni di presentare i servizi ed i

sistemi di partecipazione giovanile esistenti, la descrizione è completa, infatti

viene analizzato l‟intero percorso che ha portato all‟avvio di tutte le strutture

(in primo luogo del Centro e del Punto Informagiovani, poi dei due Forum),

fino alla realizzazione delle attività. Le azioni messe in atto riguardano

soprattutto il tema del lavoro, della formazione e della partecipazione. Accanto

a questi progetti, ve ne sono altri che provengono dalla politica nazionale, in

particolare si fa riferimento al Piano Locale Giovani; infatti Portici è l‟unico

comune della Regione Campania che ha partecipato sia alla prima che alla

seconda sperimentazione. Durante questo percorso sono state attivate delle

intense collaborazioni informali tra i due Forum ed il Centro Informagiovani

di Portici, che hanno congiuntamente proposto le azioni del PTG, per quel

che concerne le azioni B e C.

All‟interno della sezione D viene presentata la SWAT analysis in cui si

riflette molto attentamente su quali sono i punti di forza e le opportunità dei

servizi, dimostrando di possedere buone conoscenze del sistema territoriale ed

una grande consapevolezza dei punti deboli e dei vincoli da superare. Per

quanto riguarda la sezione E, relativa agli obiettivi strategici dei Piani, questi

aspetti risultano molto congruenti; infatti hanno un alto grado di coerenza sia

con l‟analisi del contesto locale, quindi risultano essere molto aderenti ai

bisogni del territorio, sia con il sistema locale di partecipazione giovanile,

quindi in sintonia con l‟organizzazione distrettuale. Per quanto riguarda la

congiunzione tra: obiettivi dichiarati e azioni proposte, bisogni individuati e

azioni proposte, obiettivi individuati e bisogni dichiarati, questi aspetti rivelano

un alto grado di connessione, mentre le caratteristiche del contesto locale e le

priorità della programmazione hanno un grado medio-alto di coerenza.

Per quanto riguarda le sezioni F e G, in cui viene richiesto di analizzare

l‟assetto organizzativo del distretto ed il processo di concertazione, a

differenza di altri Piani, queste sezioni sono meno retoriche e più dettagliate, in

Page 175: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

171

quanto vengono descritti gli attori coinvolti, le attività realizzate e le difficoltà

incontrate. L‟assetto organizzativo ruota attorno al Comitato distrettuale, che è

stato istituito formalmente nel giugno 2009. Gli incontri che si sono susseguiti

hanno visto protagonisti sia i giovani dei due Forum, che hanno elaborato una

loro piattaforma di idee e di proposte, sia i referenti delle due amministrazioni

del Centro e del Punto Informagiovani. Il processo di concertazione ha avuto

alcune difficoltà operative dettate dalle scadenze elettorali delle due

amministrazioni comunali intercorse nell‟aprile 2009 a Portici e nel marzo

2010 ad Ercolano. In questo periodo è anche scaduto l‟affidamento esterno

della gestione del Centro Servizi Giovani di Portici nell‟ottobre 2009 ed è stato

costituito il Forum dei giovani di Portici nel luglio 2009. Tutti questi aspetti

hanno complicato il processo di concertazione ed è per questo motivo che

molto probabilmente sono stati realizzati solo degli incontri negoziali tra gli

attori per raggiungere il consenso sulle attività da realizzare.

Passando ad analizzare gli ambiti di innovazione dei Piani, è emerso che i

progetti hanno adottato, per la maggior parte delle azioni previste, una

metodologia di intervento basata sul coinvolgimento attivo del target. Inoltre si

rilevano forme di integrazione tra i diversi attori territoriali. In particolare si

dichiara che le attività saranno sviluppate con il supporto professionale di

esperti, che hanno maturato una lunga esperienza nel settore, con particolare

riferimento alla cooperativa Project Ahead, che attualmente gestisce in

affidamento il Centro di Portici. Ulteriori interazioni saranno invece sviluppare

con la Confcooperative di Napoli e la DG Enterprise della Commissione U.E.,

per quanto riguarda sia il programma Erasmus che l‟erogazione di borse di

studio. Tra i soggetti privati sono state coinvolte le banche, le imprese sociali

ed alcuni Enti di ricerca. Non sono mancate, inoltre, collaborazioni con una

serie di attori territoriali di diversi ambiti quali sindacati, associazioni

imprenditoriali, associazioni giovanili, parrocchie, dirigenti scolastici ecc., al

Page 176: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

172

fine di discutere insieme al distretto sulla strategia migliore da adottare per

l‟attuazione degli interventi previsti.

Per quanto riguarda la prevalenza settoriale delle azioni, si riscontra una

settorialità congruente alle specificità locali. La dimensione prevalente delle

azioni, riguarda in particolar modo la promozione di attività di informazione e

sensibilizzazione sul territorio, proprio perché dall‟analisi del contesto è stato

individuato il bisogno di migliorare la comunicazione esistente, garantire una

maggiore attività informativa, sensibilizzare i giovani ad assumere

comportamenti responsabili, contrastare il disagio e la devianza. Anche se le

politiche giovanili non sono politiche assistenziali e non possono essere

considerate politiche del disagio, sicuramente nella Provincia di Napoli è

importante che nel quadro di politiche dedicate ai giovani, ci sia un‟attenzione

particolare ed una maggiore sensibilità per le fasce più svantaggiate, proprio

perché le politiche giovanili sono politiche di opportunità.

Le modalità di valutazione del piano sono state ben delineate in tutte le

azioni progettuali. Nel complesso la sezione M è meno dettagliata rispetto alla

valutazione delle singole azioni progettate ed è per questo motivo che esse non

sono coerenti tra di loro. Infatti in tale sezione vengono descritte soprattutto le

modalità di valutazione della custumer satisfaction, mentre nella valutazione delle

singole azioni sono individuati gli obiettivi da raggiungere nel medio termine

ed alcuni indicatori da utilizzare per misurare le performance. Il percorso di

programmazione è infatti tutt‟ora in fieri e per poter consolidare i risultati

raggiunti e superare le criticità esistenti, ha bisogno di alimentarsi di feedback

per migliorare. Da questo Piano emergono non solo importanti indicazioni per

la fase di implementazione degli interventi, ma anche per l‟attuazione di nuove

strategie da impiegare per la prossima programmazione. Quindi tale

documento sicuramente è da prendere in considerazione e può essere molto

utile alle amministrazioni pubbliche, che possono ricavare spunti necessari per

l‟apprendimento e bune prassi da seguire.

Page 177: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

173

Conclusioni

Nel corso dello studio sulla condizione giovanile, è emerso che il tema dei

giovani è stato frequentemente associato ad un immaginario denso di problemi

e complessità. Questa chiave di lettura ha costituito una grossa barriera, perché

ha impedito di cogliere le dinamiche più importanti per fissare l‟attenzione su

aspetti non soltanto critici, ma anche positivi. L‟essere giovane non implica

soltanto una situazione di bisogno, ma anche un‟opportunità, poiché i giovani

possono rappresentare una ricca risorsa per i territori, un capitale umano su

cui investire per lo sviluppo delle comunità locali. Proprio sulla base di questi

principi promossi dall‟Unione Europea, attualmente si è potuto assistere ad un

cambiamento rivoluzionario anche nel nostro Paese. In Italia è stato avviato

un processo, per quanto tardivo rispetto ad altri contesti, che ha portato allo

sviluppo del protagonismo e della cittadinanza attiva dei giovani. Le politiche

giovanili negli ultimi anni hanno cercato di configurarsi come politiche di

investimento e di autonomia, volte a conseguire la piena realizzazione dei

diritti dei cittadini in età giovanile (Mesa 2008). La vera rivoluzione sta nel

pensare alle nuove generazioni come una forza sulla quale costruire le società,

e quindi considerare i giovani come una risorsa e non come un problema. Dal

Trattato di Lisbona in poi, nel nostro Paese è iniziato un percorso nuovo di

valorizzazione e di promozione delle risorse umane. A differenza di quanto

avveniva in passato, quando le azioni erano volte a contrastare situazioni di

emergenza e di disagio, le politiche giovanili si configurano come politiche

dell‟agio, finalizzate a favorire la crescita, l‟autonomia, l‟inserimento ed il

ricambio generazionale. Sono politiche trasversali e di sviluppo locale, perché

mettono al centro interventi per favorire percorsi di crescita, di formazione

professionale, aiutando i giovani a valorizzare le loro competenze nella società

in cui vivono, raggiungere l‟autonomia, trovare un‟abitazione, ricevere

assistenza. Si delineano quindi come un sistema composito e trasversale di

interventi, costituito da diversi attori e diverse strategie di azione. In questa

Page 178: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

174

prospettiva, anche le attività finalizzate alla socializzazione, all‟educazione non

formale, all‟inclusione sociale, alla promozione della creatività, della

partecipazione e della cittadinanza attiva, vengono valorizzate e ritenute

necessarie per la creazione di un clima di fiducia e di collaborazione.

La Regione Campania con la programmazione dei Piani Territoriali di

Politiche Giovanili ha avviato un percorso innovativo di programmazione

delle politiche giovanili teso a valorizzare l‟autonomia degli Enti locali e la

partecipazione dei cittadini, soprattutto dei giovani, ai processi decisionali. Da

questi presupposti è nata l‟idea di ideare progetti tenendo conto non solo delle

risorse e delle peculiarità dei diversi territori, ma anche dei bisogni giovanili.

Nel corso della valutazione dei Piani della Provincia di Napoli, gli aspetti

maggiormente esplorati nell‟analisi del contesto locale hanno riguardato

soprattutto la sfera sociale e lavorativa. Per quanto riguarda i giovani, le

problematiche individuate sono inerenti alla dispersione scolastica, alla

microcriminalità, all‟aumento del consumo di sostanze stupefacenti e alcolici;

mentre la disoccupazione, il lavoro nero, il disagio sociale, il rischio di

esclusione e marginalità, sono considerati fenomeni globali, che nella società

contemporanea non riguardano esclusivamente i giovani. In questo scenario

emerge una stratificazione complessa del disagio di una fascia sempre più

ampia della popolazione, che vive in condizioni di arretratezza, tali da

richiedere sostegno ed azioni specifiche. Anche se le politiche giovanili non

sono politiche assistenziali e non possono essere considerate come politiche

del disagio, sicuramente nella Provincia di Napoli è importante che nel quadro

di interventi dedicati ai giovani, ci sia un‟attenzione particolare ed una

maggiore sensibilità verso le fasce più svantaggiate, proprio per garantire le

stesse opportunità a tutti i giovani indistintamente. Occorrono quindi politiche

capaci di rivolgersi ai destinatari in modo flessibile e che tengano conto delle

differenze individuali. Proprio per questo le politiche giovanili si caratterizzano

per la particolarità di essere citizen centred, ovvero definite non solo in base

Page 179: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

175

all‟oggetto o al contenuto degli interventi, ma in base ai destinatari. Anche

questa caratteristica contribuisce a renderle trasversali ed elastiche, in grado di

offrire il giusto sostegno in base al profilo dei giovani.

I distretti hanno progettato azioni integrate per rispondere al bisogno di

orientamento, informazione, sensibilizzazione e ascolto. Su tali propositi, è

stato ritenuto necessario investire nella formazione, rafforzando le capacità dei

lavoratori meno qualificati, arginando la fuga dei talenti ed incentivando

l‟inserimento dei giovani nel tessuto produttivo. Inoltre è stata individuata

come prioritaria la realizzazione di iniziative culturali e di attività per impiegare

il tempo libero, poiché è emersa l‟esigenza di assicurare una maggiore attività

di comunicazione nei confronti dei giovani e di favorire la socializzazione,

creando spazi di aggregazione.

Tra le problematiche individuate rientrano lo scarso coordinamento, la

dislocazione della popolazione dalle infrastrutture ed un peggioramento

complessivo della qualità dei servizi. Partendo da ciò che è stato realizzato

nell‟ambito delle politiche giovanili, i distretti hanno maturato la

consapevolezza che occorre potenziare i servizi già operativi e rendere attivi

quelli previsti, ma non ancora funzionanti e dotare tali strutture di strumenti,

attrezzature e personale adeguato. Inoltre è stata data la priorità alle attività di

promozione e pubblicizzazione dei servizi, realizzando incontri per incentivare

il coinvolgimento dei giovani e favorire la collaborazione con gli attori

territoriali esistenti. Per realizzare quanto progettato, gli amministratori locali si

sono posti come obiettivo quello di raggiungere un bacino di utenti più esteso,

proprio perché tali servizi, nati per i giovani, sono ancora poco conosciuti e

utilizzati dagli stessi.

Nell‟analisi della coerenza dei documenti gli aspetti più correlati

riguardano: gli obiettivi dichiarati con le azioni proposte e gli obiettivi

strategici con l‟analisi del contesto. Poca coerenza vi è invece per quanto

riguarda i bisogni individuati e gli obiettivi proposti, così come anche tra i

Page 180: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

176

bisogni individuati e le azioni proposte. L‟efficacia di una politica dipende

anche dalla coerenza degli interventi con i bisogni dei destinatari. Questo

indica che prima di implementare le azioni programmate, occorre uno studio

preliminare per conoscere i bisogni giovanili ed offrire risposte adeguate alle

loro reali necessità.

Un altro aspetto emerso nel corso dell‟indagine, riguarda le risorse

territoriali che sono considerate scarse o inadeguate per il funzionamento e

l‟apertura delle strutture. Proprio perché il progetto ha una durata ben precisa,

si teme una poca continuità dei finanziamenti, dovuta alla scadenza dei

programmi. Infatti nessun intervento può rivelarsi efficace se è episodico,

quindi occorre sviluppare e potenziare le iniziative di sistema, individuando

proposte e sollecitazioni utili per successive sperimentazioni. Sugli investimenti

è stato possibile effettuare delle considerazioni tenendo conto del numero di

risorse investite in base alla popolazione giovanile residente nei territori.

Dall‟analisi è emerso che in alcuni distretti i finanziamenti risultano essere

inadeguati. Oltre alla distribuzione dei fondi in base al numero dei giovani, è

necessario intervenire sulle modalità di selezione dei progetti da finanziare, che

necessitano di logiche meritocratiche. In tal modo si incentiva la competitività

e vengono premiate le azioni migliori. L‟adozione di sistemi di valutazione e di

incentivazione finanziaria, volti a premiare la qualità delle prestazioni da

raggiungere, permette di ottenere risultati omogenei, oltre ad una maggiore

efficacia ed efficienza.

Nel corso dell‟analisi i progetti sono apparsi molto innovativi per quanto

riguarda le metodologie utilizzate, che si basano sul coinvolgimento attivo del

target e per quanto riguarda le forme di cooperazione tra i diversi attori

territoriali. Tuttavia c‟è ancora molto lavoro da svolgere per attivare forme di

integrazione con altri settori di intervento, per favorire scambi interistituzionali

e per migliorare la connessione con altre politiche pubbliche nel lungo

termine. L‟interdipendenza delle politiche, soprattutto per quanto riguarda il

Page 181: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

177

lavoro e la formazione, è stata indicata come esigenza prioritaria, per fare in

modo che i due ambiti si muovano su binari paralleli, offrendo interventi

congiunti.

Il metodo di lavoro dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili, per essere

orientato alla costruzione di reti sociali ampie di collaborazione, deve

prevedere uno scambio creativo in cui ciascun attore, portatore di una

specifica definizione dei problemi, delle priorità e delle domande emergenti,

contribuisca a creare una visione d‟insieme della comunità locale. Dall‟analisi

dei documenti, non è stato possibile analizzare le modalità in cui sia avvenuto

il confronto ed il livello di coinvolgimento delle diverse parti interessate. Molto

probabilmente questo problema è dovuto anche al motivo che le pratiche

concertative sono ancora agli arbori, ed anche la loro applicazione è

abbastanza recente nell‟ambito delle politiche giovanili. Inoltre è stato messo

in evidenza che l‟analisi dei documenti da sola non basta, quindi occorre

approfondire maggiormente questi aspetti con ulteriori fonti informative

(verbali, delibere, allegati, ecc.) e magari impiegando altri strumenti di indagine

(interviste a testimoni privilegiati, focus group, questionari, ecc.).

Oltre ad essere necessaria nella fase iniziale della progettazione delle

politiche, il ricorso a pratiche concertative diviene fondamentale soprattutto

per i successivi sviluppi di implementazione e di realizzazione degli interventi.

Infatti, tale processo non può avvenire sporadicamente ed esaurirsi subito

dopo l‟ideazione delle azioni e non può essere visto soltanto come

adempimento formale con cadenza periodica per eseguire degli obblighi

istituzionali. C‟è bisogno soprattutto di continuità in questi Piani e la strada

della programmazione partecipata sembra uno dei migliori modi per elaborare

pratiche di sviluppo integrato sul territorio ed assicurare una maggiore

partecipazione di tutte le istituzioni che si rapportano con i giovani. In questo

modo viene garantito il principio di sussidiarietà orizzontale tra lo Stato e la

società civile, riconoscendo inoltre ai cittadini un ruolo di soggetti

Page 182: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

178

autonomamente attivi nel perseguimento dell‟interesse generale. Sviluppare

degli interventi organici e multisettoriali richiede anche la necessità di integrare

prospettive differenti, adottando una politica di prossimità, per fare in modo

che i giovani, insieme con gli attori istituzionali, possano dialogare su

problematiche comuni e riflettere su possibili azioni. In questo modo i giovani

diventano promotori delle politiche loro dedicate, proponendo soluzioni

alternative e proposte progettuali. Tuttavia per sviluppare un sistema

partecipato non basta la volontà delle amministrazioni di voler coinvolgere i

vari attori nel processo di progettazione, poiché la fiducia si costruisce con il

tempo e non è un percorso che si attiva in automatico. Occorre accrescere nei

giovani la convinzione che le istituzioni locali siano seriamente intenzionate ad

ascoltare le loro necessità, offrendo occasioni di incontro e confronto

reciproco. I Piani Territoriali di Politiche Giovanili, sono ancora in fieri, ma

potrebbero divenire uno strumento efficace se puntassero maggiormente sulle

pratiche concertative e sull‟analisi dei bisogni giovanili, favorendo l‟inclusione

di diversi attori nei processi decisionali e attuativi degli interventi.

In definitiva è possibile affermare che nonostante i limiti individuati, sia

stato fatto un passo in avanti rispetto al passato, quando i temi della

concertazione e l‟integrazione tra gli ambiti di intervento non erano presi in

considerazione nello sviluppo delle politiche giovanili. Si è potuto prendere

questa direzione anche grazie al cambiamento avvenuto a livello internazionale

e nazionale. Grazie a queste importanti innovazioni, le politiche giovanili si

configurano sempre più come politiche di sviluppo locale e di crescita di

capitale umano. Per rendere questi interventi ancora più flessibili ed aderenti ai

bisogni giovanili, occorre seguire un approccio integrato ed i Piani Territoriali

di Politiche Giovanili potrebbero rappresentare un metodo efficace per

programmare azioni di sviluppo locale, capaci di mettere a sistema esperienze

e progettualità, partendo da un‟attenta analisi delle diverse esigenze territoriali

e della condizione giovanile.

Page 183: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

179

Appendice

Allegato A.

Scheda di valutazione impiegata per la valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili.

1.Le caratteristiche generali del distretto

2. In relazione alla Sez. B dei PTG, indicare quali delle dimensioni individuate sono

presenti nella descrizione dei contesti territoriali, specificando il grado di

approfondimento con cui sono trattate (utilizzando una scala da 1 a 4), le problematiche

giovanili ricorrenti e i bisogni ad esse correlate.

Dimensioni Esplorate nel PTG Problematiche

ricorrenti

Bisogni

No Si (da 1 a 4)

Caratteristiche demografiche

Caratteristiche geo-

morfologiche

Trasporti e comunicazioni

Infrastrutture

Sicurezza e vivibilità del

territorio

Opportunità ricreative

Mercato del lavoro

Problematiche sociali

Altro, spec.

3. In relazione alla Sez. C dei PTG, indicare il tipo di attori territoriali esistenti e di attività

realizzate nei contesti di riferimento.

Presenti Attivi Attività realizzate

Informagiovani N. N.

Forum N. N.

Consulte N. N.

Associazioni N. N.

Distretto n. Per il Comune Capofila di

N. Com. del Distretto N. Comuni Convenzionati N. Com. aderenti al PTG

N. com. PTG/n. Com.

distretto

N. com. PTG / n.

convenzionati

N. com.

convenzionati/n.

Comuni distretto

Page 184: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

180

4. In relazione alla Sez. D dei PTG, riassumere le caratteristiche rilevanti del sistema

locale di partecipazione giovanile.

P. di forza P. di debolezza

Conoscenza del territorio

Accessibilità delle strutture

Accessibilità delle informazioni

Visibilità sul territorio

Informazioni offerte

Tempestività della risposta

Disponibilità degli operatori

Competenze degli operatori

Modalità di scambio e collaborazione con

altri attori presenti sul territorio

Altro,

spec__________________________

Modalità di coinvolgimento

dell’utenza

Formazione degli operatori

Quantità risorse umane disponibili

Scarsa collaborazione con altri attori

presenti sul territorio

Risorse finanziarie disponibili

Tempestività della risposta

Scarsa attenzione al monitoraggio

Risorse territoriali scarse/

inadeguate

Altro,

spec__________________________

Opportunità offerte Vincoli

Ascolto /accoglienza

Informazione

Orientamento

Formazione

Convegni/seminari

Produzione di materiale informativo

Diffusione di materiale informativo

Risposte tempestive

Modalità strutturate di ricezione feedback

degli utenti

Supporto e accompagnamento nella

risoluzione di problematiche specifiche

Altro, spec.

____________________________

Inaccessibilità delle strutture

Scarsa tempestività delle risposte

Distanza spaziale tra le strutture

Quantità risorse umane disponibili

Formazione risorse umane

disponibili

Risorse territoriali scarse/inadeguate

Rigidità delle modalità di

funzionamento

Difficoltà di garantire pari

opportunità di accesso

Gratuità dei servizi offerti

Scarsa attenzione al monitoraggio e

alla valutazione

Difficoltà di coinvolgimento utenza

Altro,spec______________________

5. Quali sono le priorità di programmazione individuate nel PTG?

Implementare la rete dei servizi

esistenti

Attivare nuovi servizi

Migliorare l’accessibilità dei servizi

esistenti

Raggiungere un maggior numero di utenti

Favorire la collaborazione tra i

soggetti territoriali esistenti

Altro, spec.________________________

Migliorare l’offerta di servizi offerti Altro, spec.________________________

Page 185: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

181

6. A quali delle seguenti macroaree è possibile ricondurre gli obiettivi strategici del

piano?

Il radicamento territoriale dei servizi

esistenti

L’attivazione di nuovi servizi

La collaborazione interistituzionale La collaborazione tra attori non istituzionali

Informazione /sensibilizzazione del

territorio

La relazione con la formazione

professionale

I rapporti con l’utenza La relazione con il mercato del lavoro

La formazione degli operatori Altro, spec._________________

7. Quanto gli obiettivi strategici individuati risultano

coerenti con l’analisi del contesto territoriale? 1 2 3 4

8. Quanto gli obiettivi strategici individuati risultano

coerenti con l’analisi del sistema locale di partecipazione

giovanile

1 2 3 4

9. In relazione alla sez. F e G, descrivi brevemente gli attori coinvolti, le azioni realizzate

(assemblee pubbliche, gruppi di lavoro, tavoli permanenti di concertazione,

sottoscrizione di protocolli operativi, manifestazioni di interesse, ecc..) e gli strumenti di

concertazione adottati (convenzioni, accordi di programma, protocolli di intesa, ecc…)

Attori coinvolti Azioni realizzate Strumenti di concertazione

adottati

Page 186: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

182

10. Prospetto sintetico delle risorse finanziarie previste all’interno del PTG

Risorse

Regionali

Risorse

proprie

Altre

risorse

Totale

parziale

Rimodulazio

ne az. B

Azione A A1 € € € €

A2 € € € €

An

Azione B B1 € € € € €

B2 € € € € €

B3 € € € € €

Bn €

Azione C C1 € € € €

C2 € € € €

Cn

Azione H H1 € € € €

H2

Hn

Tot. parziale € € € € €

Tot. Complessivo €

11. In relazione a ciascun asse di attività, specificare il numero di proposte progettuali, il

tipo di azioni da realizzare, e le modalità di gestione

Progetti Attività previste*

Azione A N.

Azione B N.

Azione C N.

Azione H N.

*Le attività vanno ricondotte possibilmente a macro categorie. Di seguito alcuni esempi: potenziamento sportelli informativi, attivazione di nuovi sportelli, formazione degli operatori, realizzazione materiale informativo, potenziamento strumenti di comunicazione, creazione di banche dati, attività di sensibilizzazione del territorio, attività di orientamento, attività di ricerca, convegni dibattiti, manifestazioni culturali, ecc

Page 187: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

183

12. I progetti presenti nel PTG hanno una prevalenza settoriale?

No Si

12.a Se si, quale?

__________________________________________________________________

13. Tale settorialità è congruente con le specificità locali?

No, perché

__________________________________________________________________

Si, perché

__________________________________________________________________

14. Alla luce dell’analisi delle sezioni B, C e D del PTG, quale grado di connessione è

possibile attribuire alle dimensioni individuate, utilizzando una scala da 1 a 4?

1 2 3 4

Caratteristiche del contesto locale (B e C) e priorità della

programmazione

Bisogni individuati e obiettivi dichiarati

Obiettivi dichiarati e azioni proposte

Bisogni individuati e azioni proposte

15. In relazione al complesso di attività progettuali previste nel PTG, è possibile

individuare metodologie di intervento basate sul coinvolgimento attivo del target?

No Si, spec. gli attori coinvolti e le attività previste

16. Si rilevano forme di integrazione effettiva tra attori territoriali diversi?

No Si, spec. le attività previste per ognuno di esse

Attori coinvolti Attività previste

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184

17. Si rilevano forme di integrazione con altri settori di intervento?

No Si, spec. le attività previste per ognuno di essi

18. Descrivi sinteticamente le modalità di valutazione del Piano in riferimento al tipo di

attività realizzate, ai tempi di realizzazione e agli attori coinvolti

Chi valuta Cosa Quando Come

19. Si rilevano connessioni tra le modalità di valutazione del piano e gli strumenti di

valutazione previsti nelle singole schede progettuali?

No Si, spec.

________________________________________________________________

20. Indicare sinteticamente il N. e tipo di allegati (delibere, verbali, ecc…) al PTG

Tipo di documento Oggetto Data

Settori di intervento Attività previste

Page 189: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

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www.omovies.it www.pogas.it www.politichegiovaniliesport.it www.progettoeuropa.altervista.org www.provincia.milano.it http://www.regione.campania.it/ http://www.trentogiovani.it/ www.unric.org www.wikipedia.it

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193

Ringraziamenti

Nessuna tesi si scrive da sola. Tale lavoro viene quasi sempre

incoraggiato, alimentato ed ispirato dalla presenza delle persone che ti

stanno accanto e ti spronano ogni giorno a continuare. Colgo quest‟occasione

per esprimere la mia gratitudine verso tutti coloro che hanno saputo

arricchirmi come persona ed in questi anni hanno contribuito a farmi

crescere e maturare.

Un ringraziamento speciale innanzitutto è rivolto al Professor Giancarlo

Ragozini, che con estrema fiducia mi ha affidato questo lavoro e ne ha

seguito gli sviluppi con pazienza e disponibilità.

Alla professoressa Amalia Caputo, che anche dopo la Triennale ha

continuato a sostenermi sia sul piano professionale che umano.

All‟equipe di studio con cui mi sono confrontata nel corso di questi

lunghi mesi, perché con il loro apporto ed i loro consigli ho maturato

un‟esperienza di ricerca che ha fortificato le mie competenze ed arricchito le

mie conoscenze.

Desidero inoltre ringraziare le dottoresse Mariarosaria Berardi ed Anna

Cocozza, per avermi supportata nel migliore dei modi durante le ore

trascorse insieme, rendendo le mie giornate più serene.

Queste sono sicuramente le pagine più belle che scrivo, perché colorate

con ricordi e sfumature di pensieri. Ripensando alla mia carriera

universitaria non posso fare a meno di ringraziare tutti i miei compagni di

Page 198: La Valutazione dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili nella Provincia di Napoli

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corsi, di studio, di risate, di piacevoli scambi di idee e chiacchierate in

cortile.

Un pensiero di grande amicizia è rivolto alle mie “giovani” compagne di

corso e col tempo divenute inseparabili alleate, con cui ho condiviso oltre agli

esami dei momenti davvero indimenticabili.

Ai compagni universitari della magistrale in Comunicazione Pubblica

ed al gruppo “post-it”, che rappresentano per me un grandissimo esempio

non solo di buona organizzazione e capacità di lavorare insieme, ma

sopratutto di vera amicizia.

Alle care dottoresse “unite” con le quali ho legato molto e che stimo

soprattutto per le loro capacità e la forte determinazione.

Ringrazio la mia famiglia perché mi è sempre accanto, nelle scelte

importanti e nei momenti più difficili, credendo in me senza esitazioni,

dandomi forza in ogni momento.

A Marco, che è sempre stato presente in tutti questi anni. A lui va un

ringraziamento particolare, perché mi ha sempre sostenuta e incoraggiata.

Insieme siamo una forza e mi auguro sia sempre al mio fianco,

condividendo ogni cosa come abbiamo sempre fatto.

Un grazie sincero ad ognuno di voi, perché oggi siete qui con me a

rendere questo giorno tra i più emozionanti della mia vita.