La Valigia di Hanavenivano tenuti e sorvegliati gli Ebrei; da una parte si trovavano i bambini e gli...

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Nel marzo 2000 una vecchia valigia arrivò nel museo di Tokyo, in Giappone. Su essa, proveniente dal campo di concentramento di Auschwitz, c'era una scritta in vernice bianca: ''Hana Brady, 16 maggio, 1931, orfana‘’.

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Nel marzo 2000 una vecchia valigia arrivò nel museo di Tokyo, in Giappone. Su essa, proveniente dal campo di concentramento di Auschwitz, c'era una scritta in vernice bianca: ''Hana Brady, 16 maggio, 1931, orfana‘’.

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Hana era una bambina che viveva felice a Nove Mesto, un paesino della Cecoslovacchia, con i genitori e il fratello George.

Le leggi razziali cambiarono la vita dei due bambini: non solo i loro genitori furono arrestati, ma persero anche gli amici non ebrei e non poterono più andare a scuola.

Rimasti soli, i due ragazzi andarono a vivere dagli zii, fino a quando anch'essi furono presi e portati a Theresienstadt.

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Theresienstaad era una città prigione dove venivano tenuti e sorvegliati gli Ebrei; da una parte si trovavano i bambini e gli uomini e dall'altra le bambine e le donne. Hana rimase a Theresienstadt per due anni, mentre suo fratello fu trasferito ad Est. Il 23 ottobre 1944 anche Hana con tante altre ragazze fu trasferita ad Auschwitz e lì fu immediatamente uccisa, insieme alle altre ragazze, con il gas.

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Marketa, la mamma di Hana, fu trasferita da Ravensbruck ad Auschwitz dove fu uccisa nel 1942. Karel,il papà di Hana, morì nello stesso anno.

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Auschwitz, città distante circa 70 km da Cracovia, ospita il Museo Nazionale. È un centro di studi e ricerche e di educazione che custodisce i materiali d`archivio e gli oggetti legati al campo di concentramento che, conservato quasi nello stato originale, costituisce la parte principale del Memoriale. Ad Auschwitz-Birkenau, distante circa 3 km, sono conservati i binari dove i medici delle SS facevano le selezioni dei nuovi arrivati; vi sono i resti di camere a gas, di forni crematori, alcune baracche primitive e chilometri di filo spinato.

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Terezín, a 60 km da Praga, era un campo di concentramento transitorio dove i detenuti ebrei, adulti e bambini, pativano la fame, le malattie, la mancanza di cure mediche ed ogni sorta di privazione, convivendo ogni giorno con il costante terrore di essere deportati più lontano, verso Est. A testimoniare quel passaggio non ci sono foto cruente o fosse comuni, ma oltre 4.000 disegni e poesie, realizzati dai bambini durante quel periodo di sofferenza e oggi custoditi nel Museo Ebraico di Praga. Come apprendiamo dai lavori artistici realizzati nel ghetto e anche dalle testimonianze dei sopravvissuti, i detenuti nutrivano la speranza che la guerra finisse presto e si tornasse alla normalità.

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Il museo, progettato dall'architetto di origini ebree James Ingo Freed (Essen, 23 giugno 1930, New York, 15 dicembre 2005), all'esterno si confonde con l'architettura neoclassica georgiana e moderna di Washington DC, mentre all’interno ogni elemento architettonico fa riferimento alla Shoah. Per progettare l'edificio, Freed infatti ha studiato gli edifici della architettura tedesca della Seconda Guerra Mondiale e ha visitato anche i siti dell'Olocausto in tutta Europa. Sia l'edificio del museo sia le mostre in esso contenute hanno lo scopo di evocare l'inganno, la paura e solennità, in contrasto con il comfort e la grandezza degli edifici pubblici della capitale americana.

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Si tratta di un monumento alla storia sociale, politica e culturale degli Ebrei in

Germania ed è considerato un’eccellenza mondiale. La mostra permanente, inaugurata

nel 2001, descrive oltre 2000 anni di storia ebraica, dall’epoca Romana a oggi.

L’edificio è caratterizzato da luccicanti pareti zincate, da linee irregolari e, a terra,

da forme a zigzag che raffigurano delle stelle. Il palazzo, visto dall’alto, ricorda la

forma stilizzata di un fulmine.

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Questi blocchi di pietra sono più alti delle persone e molto vicini tra di loro. Così disposti danno ai visitatori che li vedono un senso di oppressione, lo stesso che perseguitava gli Ebrei nei campi di concentramento.

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Lo YAD VASHEM rappresenta il principale museo ebraico dell'Olocausto,

all’interno del quale è inserito uno straordinario archivio storico.

Il Museo si trova a Gerusalemme sulle verdi pendici del monte HarHaZikaron

–il Monte del Ricordo–ed - è stato aperto al pubblico nel 2005.

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Intorno vi è un immenso archivio che custodisce

audio, video e testimonianze dei

sopravvissuti o delle famiglie delle vittime.

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Lo “Yad Layeled”, il memoriale dei bambini, ricorda il milione e mezzo di bambini Ebrei sterminati durante l’olocausto.

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Il Viale/Giardino dei Giusti, realizzato a Gerusalemme nel 1960, è dedicato ai Giusti di tutte le nazioni.

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Il vagone venne usato per trasportare

gli Ebrei, strappati dalle loro case per

essere condotti nei campi di

concentramento.

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27 GENNAIO

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Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche della 60ª Armata del "1º Fronte ucraino" arrivarono per prime presso la città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz), scoprendo il vicino campo di concentramento e liberandone i superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazista. Ad Auschwitz, circa 10-15 giorni prima, i nazisti si erano rovinosamente ritirati portando con loro, in una marcia della morte, tutti i prigionieri sani, molti dei quali morirono durante la marcia stessa.

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La data del 27 gennaio è stata scelta dagli stati membri dell'ONU in ricordo della Shoah, lo sterminio del popolo ebraico, come data ufficiale, in seguito alla risoluzione 60/7 del 1º novembre 2005.

L'Italia ha formalmente istituito la giornata commemorativa nel medesimo giorno, alcuni anni prima della corrispondente risoluzione delle Nazioni Unite.

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molti bambini e molte persone

hanno subito una sorte terribile e sono molto più

sfortunati di noi

ci lamentiamo spesso della nostra vita, ma non pensiamo a quello che hanno subito gli Ebrei all’epoca e a quello che molti popoli stanno subendo adesso

La vita è unica e va vissuta al meglio delle proprie possibilità

che conoscere i fatti del passato ci

aiuti a non commettere gli

stessi errori

tutto ciò è successo a causa

del razzismo

la guerra è sempre sbagliata e non vede mai un vincitore