LA TERRA E I MITI NELLE CULTURE DEL MONDO · la terra e i miti nelle culture del mondo m i t i...

64
LA TERRA E I MITI NELLE CULTURE DEL MONDO M I T I AFRICA I NOSTRI MITI ASIA AMERICA EUROPA OCEANIA Tabella di confronto

Transcript of LA TERRA E I MITI NELLE CULTURE DEL MONDO · la terra e i miti nelle culture del mondo m i t i...

LA TERRA E I MITI NELLE

CULTURE DEL MONDO

M

I

T

I

AFRICA

I NOSTRI MITI

ASIA

AMERICA

EUROPA

OCEANIA

Tabella di confronto

A

F

R

I

C

A

Fulani

Bakuba

Egizi

A

F

R

I

C

A

All'inizio c'era una enorme goccia di latte.

Poi venne Doondari e creò la pietra.

Poi la pietra creò il ferro;

E il fuoco creò l'acqua;

E l'acqua creò l'aria.

Allora Doondari discese per la seconda volta.

Ed egli prese i cinque elementi e con essi formò l'uomo.

Ma l'uomo era orgoglioso.

A

F

R

I

C

A

Disegno di Cecilia Spessi

Classe 3° scuola primaria

A

F

R

I

C

A

Otto creature, con la testa di rana i maschi e di serpente le femmine, nuotavano nelle acque del caos, prima della creazione. Le creature poi si fusero, formando il Grande Uovo.

(…)

A

F

R

I

C

A

All’inizio c’erano solo le acque del caos, sovrastate dal buio e dal silenzio.

Disegno di Giulia Venosta

classe 1° scuola secondaria di primo grado

(…) Dopo un tempo lunghissimo, il guscio si ruppe

ed apparve il Creatore, padre e madre di tutte le

cose, fonte di ogni vita, il dio Sole.

Le due metà del guscio separarono le acque del

caos ed il Creatore le fece diventare il mondo.

Mentre giaceva nell’abisso delle acque, il Creatore

si sentiva molto solo e voleva abitare con altri

esseri il nuovo mondo. Così i pensieri del Creatore

divennero gli dei e tutte le altre cose del mondo e

le sue parole diedero vita alla terra. (…)

A

F

R

I

C

A

A

F

R

I

C

A

Mbombo vomited again, this time the trees came out of his

stomach, and animals, and people , and many other things: the

first woman, the leopard, the eagle, the anvil, the monkey Fumu,

the first man, the firmament, medicine, and lighting. Nchienge, the

woman of the waters, lived in the East. She had a son, Woto, and

a daughter, Labama. Woto was the first king of the Bakuba.

A

F

R

I

C

A

Disegno di Giulia Venosta

classe 1° scuola secondaria di primo grado

The Bakuba account of demiurge

is as follows. Originally, the Earth

was nothing but water and

darkness. Mbombo, the white

giant ruled over this chaos. One

day, he felt a terrible pain in his

stomach and vomited the sun, the

moon and the stars. The sun

shone fiercely and water steamed

up in clouds. Gradually, the dry

hills appeared.

A

S

I

A

Ebrei

Fenici

Babilonesi Ainu

Cinesi

A

S

I

A

A

S

I

A

All’inizio dell’universo secondo il mito cinese c’era il caos fino a quando venne P’an Ku... Da principio la terra con le sue montagne, i suoi fiumi e i suoi mari, il cielo col sole, la luna e le stelle erano una cosa sola, e questa era il caos. Nulla aveva ancora preso forma , tutto era come un oscuro turbine rotante che continuava a girare, a girare vorticosamente. Per innumerevoli anni questo fu il modo di essere dell’universo, qualcosa di oscuro e d’informe, fino a quando, dal mezzo del caos, venne P’an Ku. Lentamente, pian piano, egli crebbe e si sviluppò nutrendosi degli elementi, ad occhi chiusi, addormentato in un sonno profondo che durò diciottomila anni.(…)

A

S

I

A

Tutto quel vorticare cessò ed ebbe inizio un nuovo genere di movimento. Non più trattenute, tutte le cose che erano per loro natura leggere e pure si sollevarono verso l’alto; tutte quelle pesanti e grossolane sprofondarono in basso. Con un solo colpo possente P’an Ku aveva liberato il cielo e la terra.

Ora P’an Ku si trovò coi piedi sulla terra e il cielo restò

sopra il suo capo. Rimase così a lungo fra i due che essi

non poterono più riunirsi. E, mentre P’an Ku restava in

quella posizione, le cose continuarono a sollevarsi e a

cadere secondo la loro natura. Per ogni giorno che

passava la terra aumentava di dieci piedi il suo spessore

e altrettanto si alzava il cielo, spinto com’era sempre più

lontano dalla terra per mezzo del corpo di P’an Ku che

ogni giorno cresceva a sua volta di dieci piedi di

altezza.. (…)

(…) E infine venne il momento in cui P’an Ku si destò dal sonno. Aprì gli

occhi, ma non riuscì a veder nulla, nient’altro che buio e confusione.

Allora s’infuriò, sollevò il suo gran braccio e ,fendendo ciecamente le

tenebre, con un colpo strepitoso, sparpagliò intorno gli elementi del

Caos.

(…) P’an Ku continuò a crescere per oltre diciottomila anni finchè

il suo corpo divenne gigantesco, e la terra ebbe assunto uno

spessore massiccio, mentre il cielo si era sollevato a grande

altezza. P’an Ku, alto ormai migliaia di chilometri, costituiva

adesso una immensa colonna che separava la terra dal cielo, così

che questi non poterono più mescolarsi insieme e dissolversi di

nuovo in un unico caos. Egli rimase così per lungo tempo fino a

quando ebbe la certezza che la terra e il cielo erano ben saldi al

loro posto. A

S

I

A

Giunto il momento, P’an Ku che

aveva ormai compiuto il proprio

compito, si mise a giacere sulla terra

per riposare, e così, riposando, morì.

Ora egli, che durante la vita aveva

portato l’universo a prendere forma,

offrì dopo la morte il proprio corpo

per rendere il mondo ricco e

bello.(…)

(…) Donò il suo fiato per formare i venti e le nuvole, la voce per il rotolar del tuono, i due occhi perchè venissero sole e luna, i capelli del capo e la barba perchè si trasformassero in tante stelle, il sudore della fronte per farne pioggia e rugiada. Alla terra diede il suo corpo per le montagne, e le mani e i piedi perchè divenissero rispettivamente i due poli e le estremità dell’oriente e dell’occidente. La sua carne formò il terreno dei campi e i peli del suo corpo crebbero trasformandosi in fiori e alberi. Quanto alle ossa e ai denti, essi sprofondarono nel sottosuolo per arricchirlo di minerali preziosi. E fu così che P’an Ku fece sbocciare dal Caos i cieli in tutta la loro gloria e il loro splendore.

A

S

I

A

A

S

I

A

A

S

I

A

Una volta non c’erano né cielo né

terra. Dèi capricciosi e draghi

mostruosi abitavano l’universo

vuoto e nero. Il più forte e

generoso fra tutti gli dèi era

Marduk, il guerriero.

Una lunga spada pendeva dal

suo fianco e le sue mani

stringevano fasci di fulmini che

squarciavano le tenebre con

bagliori accecanti.

Un giorno Marduk incontrò sulla

sua strada un drago dall’aspetto

terribile. Il mostro sconosciuto aveva grandi ali piumate e scintillanti di metalli

preziosi; dalle sue fauci spalancate e irte di denti usciva un ruggito

sordo e minaccioso - Chi sei e che cosa vuoi da me?- chiese

Marduk al mostro che gli sbarrava la strada. (…)

Disegno di Nicolò Valenti Classe 1° scuola primaria

A

S

I

A

Rapido, gli lanciò contro una rete di luce che fermò il mostro a

mezz’aria impigliandolo fra mille sprazzi luminosi. Un ruggito

assordante squarciò l’universo. Tiamat schiumava di rabbia

tentando di liberarsi dalla rete di luce. Marduk sguainò la lunga

spada e squarciò il mostro in due. Appese la schiena del mostro,

che era maculata, in alto, perché diventasse il cielo con le stelle e

poggiò un piede sul ventre del mostro che divenne la terra con i

fiumi e gli oceani. P’an Ku, alto ormai migliaia di chilometri,

costituiva adesso una immensa colonna che separava la terra dal

cielo, così che questi non poterono più mescolarsi insieme e

dissolversi di nuovo in un unico caos. (…)

(…) - Il mio nome è Tiamat - rispose l’orribile

bestiaccia – E voglio te, Marduk. Non riuscirai a

vincere Tiamat, il drago degli abissi!- Mardùk

non rispose. In silenzio raccolse il suo coraggio

per superare la terribile prova che lo attendeva.

All’improvviso, il mostro spiccò un gran balzo

verso Marduk, il quale non si fece sorprendere.

(…) Egli rimase così per lungo tempo, fino a quando ebbe la certezza che la terra e il cielo erano ben saldi al loro posto. Giunto il momento, P’an Ku, che aveva ormai compiuto il proprio compito, si mise a giacere sulla terra per riposare, e così riposando morì. Ora egli, che durante la vita aveva portato l’universo a prendere forma, offrì dopo la morte il proprio corpo per rendere il mondo ricco e bello. Donò il suo fiato per formare i venti e le nuvole, la voce per il rotolar del tuono, i due occhi perchè venissero sole e luna, i capelli del capo e la barba perchè si trasformassero in tante stelle, il sudore della fronte per farne pioggia e rugiada. Alla terra diede il suo corpo per le montagne, e le mani e i piedi perchè divenissero rispettivamente i due poli e le estremità dell’oriente e dell’occidente. La sua carne formò il terreno dei campi e i peli del suo corpo crebbero trasformandosi in fiori e alberi.

A

S

I

A

Quanto alle ossa e ai denti, essi sprofondarono nel sottosuolo per arricchirlo di minerali preziosi. E fu così che P’an Ku fece sbocciare dal Caos i cieli in tutta la loro gloria e il loro splendore.

A

S

I

A

Disegno di Michele Alongi 2° scuola primaria

A

S

I

A

All’inizio c’era solo un caos oscuro e

ventoso.

Questi ciechi venti si accavallarono

uno sull’altro, formando una specie

di nodo d’amore la cui natura era il

desiderio.

Durante un’eternità di tempo,

Desiderio precipitò in un fango

acquoso chiamato Mot.

Questo fango generò esseri viventi,

semplici creature senza coscienza

di se stesse. Da loro nacquero, a

loro volta, creature più complesse e

così via.

Queste creature contemplavano il

cielo e videro che Mot era a forma

di uovo e c’era il sole, la luna, le

stelle ed i pianeti.

A

S

I

A

Disegno di David Padilla classe 4° scuola primaria

A

S

I

A

In principio Dio creò il cielo e la terra. Il mondo era vuoto e

deserto, le tenebre coprivano gli abissi e un vento impetuoso

soffiava su tutte le acque. Dio disse: «Vi sia la luce». E

apparve la luce. Dio vide che la luce era bella e separò la luce

dalle tenebre. Dio chiamò la luce Giorno e le tenebre Notte.

(…)

A

S

I

A

E così avvenne. Dio disse: «Le acque producano animali che

guizzano, nel cielo volino gli uccelli e la terra produca varie specie

di animali». E così avvenne.

(…) Dio disse: «La terra si copra di verde,

produca piante e ogni genere di albero

da frutta».

Dio disse: «Facciamo l’uomo: sia simile a noi,

sia la nostra immagine». Dio creò l’uomo

simile a sé, lo creò a immagine di Dio,

maschio e femmina li creò. Dio vide che tutto

quello che aveva fatto era davvero molto

bello. Il settimo giorno, terminata la sua opera,

Dio si riposò.

A

S

I

A

Kamui made this world as a vast round ocean

resting on the backbone of an enormous trout.

This fish sucks in the ocean and spits it out

again to make the tides; when it moves it

causes earthquakes.

One day Kamui looked down on the watery

world and decided to make something of it. He

sent down a water wagtail to do the work. By

fluttering over the waters with its wings and by

trampling the sand with its feet and beating it

with its tail, the wagtail created patches of dry

land. In this way islands were raised to float

upon the ocean.

The Ainu people of Hokkaidō recount the demiurge with a

cosmology consisting of six heavens and six hells where gods,

demons, and animals lived. Demons lived in the lower heavens.

Among the stars and the clouds lived the lesser gods. In highest

heaven lived Kamui, the creator God and his servants. His realm

was surrounded by a mighty metal wall and the only entrance was

through a great iron gate.A

S

I

A

A

M

E

R

I

C

A

Maya

Irochesi

Cherokee

A

M

E

R

I

C

A

A

M

E

R

I

C

A

Mille e mille anni fa il mondo era

vuoto. Non c’era alcun uomo, né

un solo animale, né pietre, né

erbe, né alberi; solo il cielo ed il

mare esistevano. Tepeu e

Gucumatz, il dio creatore e il dio

formatore, decisero di creare la

terra e il sole. In un attimo dalla

nebbia scaturirono montagne e

boschi. Tepeu e Gucumatz

crearono poi gli animali e ad

ognuno di essi assegnarono una

casa: chi viveva tra i cespugli,

chi sugli alberi, chi nelle buche

del terreno. (…)

A

M

E

R

I

C

A

(…) I due dèi si rivolsero agli animali dicendo:

- Parlate, gridate e cantate i nostri nomi!- Gli animali

gridavano, ululavano, ma non riuscivano a pronunciare i

loro nomi. - Così non va - dissero Tepeu e Gucumatz. E

provarono a creare l’uomo. Lo fecero di fango, ma subito

videro che non andava bene. L’uomo non aveva forza,

cadeva giù e la testa non stava su. Allora i due dèi dissero:

- Proviamo a scolpire l’uomo nel legno. I fantocci di legno

assomigliavano all’uomo, ma non avevano anima e

neppure cervello. Tepeu e Gucumatz erano sconsolati: la

creazione dell’uomo era proprio difficile. (…)

A

M

E

R

I

C

A

(…) Ma ecco avvicinarsi quattro

animali: il gatto, il coyote, il

pappagallo e il corvo, che

portarono ai due creatori una

pannocchia matura di mais. Tepeu

e Gucumatz presero la

pannocchia e macinarono i chicchi

con una pietra. Poi impastarono la

farina con l’acqua del mare e

crearono i muscoli e la forza

dell’uomo. Finalmente la loro

opera era perfetta. L’uomo aveva

anima e cervello e cantava lodi a

Tepeu e Gucumatz, creatori del

cielo e della terra.

A

M

E

R

I

C

A

A

M

E

R

I

C

A

All’inizio non c’era la terra su cui vivere, ma

sopra, nel Grande Blu, c’era una donna che

sognava sogni.

Una notte sognò un albero coperto di boccioli

bianchi, un albero che illuminava il cielo

quando i fiori si aprivano, ma che portava una

oscurità terribile quando i fiori si chiudevano. Il

sogno la impaurì, così andò a raccontarlo ai

vecchi uomini saggi che vivevano con lei nel

loro villaggio in cielo.

“Sradicate questo albero”, li pregò, ma essi

non capirono. Tutto quello che fecero fu di

scavare attorno alle radici, per creare spazio

per una maggiore luce. Ma l’albero cadde nel

buco che essi avevano fatto e sparì. Dopo di

questo non ci fu più luce, ma solo oscurità.

(…)

A

M

E

R

I

C

A

(…) Ai vecchi uomini saggi crebbe la paura della donna e dei suoi

sogni. Era stato per colpa sua che la luce era andata via per

sempre. Così la trascinarono attraverso il buco e la spinsero

attraverso. Giù, giù, ella cadde giù attraverso il grande vuoto. Non

c’era niente sotto di lei, solo una distesa desolante di acqua e si

sarebbe sicuramente fracassata in pezzi. Questa strana donna

sognante dal Grande Blu non aveva un falco pescatore, ma questi

la soccorse; le sue piume fecero da cuscino per lei e la donna

oscillò dolcemente sopra le onde.Ma il falco pescatore non poteva

tenerla tutta su di sé. Egli aveva

bisogno di un aiuto. Così

richiamò tutte le creature del

profondo. “Dobbiamo trovare

della terraferma su cui questa

povera donna possa stare”, egli

disse con ansia. Ma non c’era

terra, solo mulinelli e acqua

senza fine.(…)

A

M

E

R

I

C

A

(…) Un tuffatore infernale andò giù, giù, giù nel punto più profondo e

riportò un piccolo pezzo di fango sul suo dorso. Trovò una tartaruga,

spalmò il fango sul guscio e si tuffò ancora per prenderne altro.

Quindi le anatre si unirono. Esse

amavano infangarsi e portarono

anche loro sulla schiena il fango

del fondo dell’oceano e lo

spalmarono sul guscio della

tartaruga. I castori aiutarono; erano

grandi costruttori e lavorarono

facendo diventare il guscio della

tartaruga sempre più grande.

Tutti erano molto occupati ed

eccitati.

Questo mondo che stavano facendo cresceva enormemente.

Gli uccelli e gli animali si precipitarono a costruire paesi,

continenti fino a quando, alla fine, ebbero fatto l’intero mondo,

mentre, per tutto il tempo, la donna del cielo, era stata al

sicuro seduta sul dorso della tartaruga.

E la tartaruga sostiene la terra ancora ai nostri giorni.

A

M

E

R

I

C

A

After all this had happened, one of the animals attached this new

land to the sky with four strings. The land was still too wet so they

sent the great buzzard from Galun'lati to prepare it for them. The

buzzard flew down and by the time that he reached the Cherokee

land he was so tired that his wings began to hit the ground.

Wherever they hit the ground a mountain or valley formed.

CHEROKEE MYTH

In the beginning, there was just water. All the

animals lived above it and the sky was

overcrowded. They were all curious about

what was beneath the water and one day

Dayuni'si, the water beetle, volunteered to

explore it. He explored the surface but could

not find any solid ground. He explored below

the surface to the bottom and all he found was

mud which he brought back to the surface.

After collecting the mud, it began to grow in

size and spread outwards until it became the

Earth as we know it.

A

M

E

R

I

C

A

E

U

R

O

P

A

Greci

Zingari

Inuit

E

U

R

O

P

A

E

U

R

O

P

A

All’inizio c’era il Caos, il grande

abisso vuoto. Dal Caos emerse

Eurìnome, la ballerina. Aveva

tantissima voglia di danzare, ma

nessuna superficie sulla quale

poggiare i piedi. Per questa

ragione decise di dividere il Cielo

dal mare e cominciò a volteggiare

sulle onde, fino a creare un

vortice intorno al proprio corpo.

Da questo vortice nacque Borea,

il freddo vento del nord.

Il vento divenne sempre più

impetuoso. Eurìnome allora lo

afferrò e lo strizzò come fosse

uno straccio e lo trasformò in un

serpente a cui dette

il nome di Ofione. (…)

Disegno di Giorgio Maggioni Classe 2° scuola

secondaria di primo grado

E

U

R

O

P

A

(…) Dall’unione di Eurìnome e di Ofione nacque

l’Uovo Universale. Ofione si arrotolò sette volte

intorno al gigantesco Uovo, finché questo si

schiuse. Dall’Uovo Universale uscirono tutte le

meraviglie del creato. Eurinome e Qfione si

stabilirono in una reggia sul Monte Olimpo. Ofione

disse: -Spetta a me sedere sul trono, perché io

sono il creatore dell’universo!- Eurinome,

furibonda, urlò:

-Come osi, rettile? Senza di me non saresti

stato nulla. Io devo sedermi sul trono e governare

su tutto!- Vi fu una violenta lotta tra i due:

Eurinome, con un calcio, fece cadere tutti i denti

di Ofione. A contatto con la terra i denti del

serpente si trasformarono in esseri umani, il primo

dei quali si chiamò Pelasgo.

E

U

R

O

P

A

E

U

R

O

P

A

Il diavolo imbroglione

"In principio, prima della creazione del mondo, c'era solo una grande

distesa d'acqua. Dio era adirato di non avere né fratelli, né amici, e, in un

momento di furia, scagliò il suo bastone contro la superficie delle acque.

Il bastone si trasformò in un enorme albero e sotto l'albero dio scorse il

diavolo.

"Buongiorno, fratello mio - gli diceva il diavolo - io d'ora in avanti sarò il

tuo compagno di viaggio". Per nove giorni vagarono sulla superficie delle

acque, ma Dio si accorse che il diavolo non era un amico sincero. Il

nono giorno il diavolo disse: "Perché, mio Signore, non creiamo altri

esseri che possano rallegrare la nostra vita?" "D'accordo - rispose il

Signore - creiamo il mondo e popoliamolo di uomini. Ti insegnerò io

come fare. Immergiti nella profondità delle acque e portami della sabbia.

Quando avrò la sabbia pronuncerò il mio

nome e dalla sabbia nascerà il mondo".

Il diavolo allora si immerse nel mare e

dal fondo prese una manciata di sabbia,

ma invece di portarla in superficie

pronunciò subito il suo nome: "Diavolo!".

(…)

E

U

R

O

P

A

(…) Sperava così di poter creare egli stesso il mondo, ma la sabbia

divenne infuocata e gli ustionò le mani. Per nove giorni il diavolo

tentò di ingannare Dio, ma ogni volta la sabbia diventava rovente e

gli bruciava una parte del corpo. Dio, allora, vedendo il diavolo tutto

scottato capì l'inganno. "Sei davvero un cattivo amico - gli disse -,

se questa volta non mi porti la sabbia ti brucerai completamente". Il

diavolo fu costretto a consegnare la sabbia a Dio. E fu allora

sufficiente che colui che è padrone del cielo e della terra

pronunciasse il suo nome, "Dio!", perché la sabbia prendesse forma

di mondo, con i mari e i fiumi, i monti, le valli, animali ed alberi di

ogni tipo.

Ma il diavolo era proprio un grande

imbroglione. Appena vide il mondo

scelse per sé il luogo più bello: "Io

abiterò sotto questo albero

frondoso al centro della terra".

Questa volta, però, Dio non si fidò

più del diavolo e lo fece

sprofondare sotto terra. E allora

dall'albero caddero molte foglie e

ogni foglia generò un uomo".

E

U

R

O

P

A

The traditional account of the

Inuit people is that the trickster

in the form of Raven created the

world. When the waters forced

the ground up from the deep,

Raven stabbed it with his beak

and fixed it into place. This first

land was just big enough for a

single house occupied by a

single family: a man, his wife

and their son, Raven who had

fixed the land.

E

U

R

O

P

A

O

C

E

A

N

I

A

Melanesia

Isole della società

Australian aboriginal

O

C

E

A

N

I

A

Disegno di Yevgeniy Sitnik classe 1° scuola secondaria di primo grado

O

C

E

A

N

I

A

C’era una volta un albero di specie

sconosciuta su un isolotto deserto emerso

come per caso dalle acque dell’oceano.

Aveva foglie gigantesche e i suoi rami

pendevano sul mare sino a toccarne la

superficie. Siccome le stagioni non

esistevano ancora, era sempre verde e le

sue foglie non appassivano mai. Un

giorno però si alzò un vento impetuoso e

alcune foglie caddero in mare. Quasi tutte

scomparvero tra le onde; solo due

riuscirono a galleggiare tranquillamente.

Trasportate dalla corrente vagarono a

lungo, sino a quando una sorta di

mulinello schiumeggiante ne bloccò

l’andare. In quel turbine d’acqua e aria

rimasero molto tempo, scendendo

lentamente lungo le spire di un labirinto

liquido..(…)

O

C

E

A

N

I

A

Quando ci arrivarono aprirono le

lunghe ali e seppero cosa voleva

dire volare. Lo fecero per giorni e

giorni, ma dovunque non videro che

l’infinito schiumeggiare dell’oceano.

Allora ebbero voglia di ritrovare

l’isolotto sul quale erano nati come

foglie d’un albero strano. Dovettero

volare lungamente per riscoprirlo e

solo quando ci riuscirono furono

veramente felici. Poi, anche per loro

venne l’epoca del corteggiamento e

dell’amore.(…)

(…) Finalmente arrivarono nell’abisso oceanico dove si trasformarono in una coppia di bianchi gabbiani. Ce ne volle però del tempo perchè ritrovassero la superficie marina: risalire contro corrente lungo il gorgo non fu facile.

O

C

E

A

N

I

A

(…) Qualche tempo dopo la femmina sentì il bisogno di

deporre le sue uova e, poichè non sapeva ancora costruire

un nido, le depose tra le onde del mare. Fu qui che si

schiusero, ma non ne nacquero piccoli gabbiani. Dal primo

si originò il cielo, con le stelle, la luna, il sole, le nuvole e

l’arcobaleno. Dal secondo nacque la terra, con le sue

pianure, le sue montagne, i suoi laghi e le sue foreste. Solo

molto, molto tempo dopo, vennero gli dei e da essi nacquero

gli uomini.

O

C

E

A

N

I

A

Disegno di Cecilia Spessi classe 3° scuola secondaria di primo grado

O

C

E

A

N

I

A

Tàaroa, il Creatore di Ogni Cosa,

abitava in una conchiglia.

Questa conchiglia sferica, simile ad

un uovo, girava nello spazio infinito.

Non esisteva né cielo, né terra, né

luna, né stelle.

Poi Tàaroa con una scossa uscì

dalla conchiglia

e trovò solo oscurità e silenzio.Era completamente soloe decise di ritirarsi in una nuova conchiglia per molte eternità. Quindi intraprese la sua opera di creazione. Con le conchiglie creò il Cielo e la Terra, poi scosse le suepiume rosse e gialle che cadendo sulla Terra preserola forma di alberi, di foglie e mazzi di piantaggine.

O

C

E

A

N

I

A

There is no single

creation story among

Aboriginal peoples, who

have a diverse

mythology. Some

traditions hold that the

Earth was created by

one of the gods of the

Dreamtime, others that

particular creatures were

created by particular

gods or spirit ancestors.

O

C

E

A

N

I

A

Mito di MonicaMito di Cecilia

Mito di Arianna Mito di Jason

I

N

O

S

T

R

I

M

I

T

I

I

N

O

S

T

R

I

M

I

T

I

Madre Natura era una signora anziana tutta

trasparente, con qualche fiore addosso anche lui

trasparente. Dato che voleva avere compagnia,

creò con la sua bacchetta magica trasparente, gli

animali, le piante e i fiori e la felicità che era fatta di

magia.

Quando la natura aveva bisogno di lei, perchè

venivano tagliati gli alberi e i fiori avevano i colori

spenti, scendeva dal cielo per colorare tutte le cose

intorno.

Lei conosceva tutti gli animali e questi erano buoni.

In particolare aveva un animale preferito che era un

coniglietto bianco molto simpatico.

Cecilia Spessi, classe 3° scuola primaria

I

N

O

S

T

R

I

M

I

T

I

All’inizio Dio viveva solo nel

caos, non aveva niente e

nessuno; passava tutto il

giorno seduto su una sedia

“nuvolosa”, facendo apparire

e scomparire tutto ciò di cui

aveva bisogno. Dio però era

un artista, e mentre era lì

seduto immaginava storie,

luoghi, personaggi, tutto

frutto della sua fervida

immaginazione. (…)

Disegno di Monica Brigenti classe 2°

scuola secondaria di secondo grado

Mentre scriveva ogni cosa che era rimasta finora solo frutto della sua

fantasia, paesaggi, animali, acqua, cielo, persino i suoni che sentiva, si

formava al di sotto di lui, in quello che una volta era il caos. Alla fine di ogni

foglio ne compariva magicamente un altro e lo “scrittore” cancellava,

migliorava e creava sempre nuove storie. Inventò tutto quello che è natura e

che noi conosciamo come tale, finché un giorno creò l’ uomo e la donna e

decise che sarebbero stati loro i personaggi principali.

Dio però si affezionò cosi tanto a loro che gli concedette il più grande dei

diritti: la libertà di scelta. Gli umani ne approfittarono subito e Dio ne rimase

molto deluso perché le loro azioni diventarono malvagie ed erano finalizzate

al più brutto dei desideri: il desiderio di potere; si derubavano,

guerreggiavano fino anche ad uccidere. (…)

I

N

O

S

T

R

I

M

I

T

I

(…) Un giorno vagava nel vuoto e si

imbatté in un foglio bianco e una penna, li

raccolse e rimase ad osservare i due

oggetti, chiedendosi da dove fossero

arrivati. La curiosità però e la sua vena da

“scrittore” prevalsero, portandolo a

scrivere una delle tante storie che gli

riempivano la mente.

(…) Lo “scrittore” abbandonò la sua opera lasciando che

gli uomini scrivessero da soli il loro destino, anche se

ogni tanto riprende la penna in mano e interviene per

ristabilire un po’ di ordine. Certo alcune volte le sue

interferenze sono ostacoli e prove difficili per gli uomini

più che aiuti, ma solo chi le accetta e le supera come

meglio riesce, può sperare di uscire dalla storia e di

vivere un giorno in pace e serenità nel “caos” dove vive

Dio.

Monica Brigenti - classe 2^ scuola secondaria di secondo grado

I

N

O

S

T

R

I

M

I

T

I

I

N

O

S

T

R

I

M

I

T

I

L’esperienza trascorsa, il mio

“sarcasmo verso la vita” o

semplicemente la passione per i

videogames, mi hanno indotto ad

elaborare questa personalissima

teoria sull’origine del nostro

pianeta.

A mio avviso, noi esseri umani

non siamo altro che i protagonisti

di un videogioco, pedine di

qualcuno che ci gestisce e ci

manovra a suo piacimento.

Quasi tutto è affidato all’abilità

del giocatore e agli obiettivi che

ci vuol far raggiungere.

Disegno di Leila e Arianna Valentino

scuola secondaria di secondo grado

Così questi ultimi, ritenendolo responsabile, nutrirebbero nei suoi confronti

rancore per l’ingiustizie subite. Si può fare una similitudine con il “pirata della

strada”: egli fugge, celando la sua identità, perché teme le reazioni ed il

giudizio della gente rispetto alle sue azioni e relative conseguenze.

Infine è il giocatore che dà l’input, ma gli esseri umani potranno, sola con la

propria forza di volontà, influire ed interferire sul destino che il giocatore ha

serbato per ognuno di essi. Egli è collocato in uno sfondo blu, stellato come la

notte. In lontananza si scorgono altri pianeti. Ha comunque di fronte la terra, il

suo gioco. Ma la domanda rimane questa: ci saranno altri giocatori su

altrettanti pianeti?

Arianna Valentino - classe 3^ scuola secondaria di secondo grado

I

N

O

S

T

R

I

M

I

T

I

(…) Il giocatore è uno solo, immortale, ed è il

creatore del videogioco che lui stesso ha ideato per

difendersi dall’eterna solitudine.

Di lui si possono intravedere le sue sembianze

umane, ma non il volto. Ed è sua la scelta di non farsi

riconoscere, perché nel gioco si diverte e fa le sue

mosse in base al suo stato d’animo, purtroppo senza

tener conto anche dei sentimenti dei protagonisti;

quindi per alcuni il percorso può essere meraviglioso,

per altri meno e per altri meno ancora.

I

N

O

S

T

R

I

M

I

T

I

All’inizio c’era il buio.

All’improvviso comparve una

grande distesa d’acqua

abbastanza calma, di colore

blu e molto profonda.

Sotto la superficie c’erano uno

squalo e un delfino che

litigavano

mordendosi….chissà perché!

(…)

I

N

O

S

T

R

I

M

I

T

I

Ma come mai erano tutti cosi arrabbiati con il delfino?

Perché lui aveva rubato l’unico cibo dello squalo….e di tutti,

veramente.

Per questo la sirena informò suo padre, il dio del mare, della

grave situazione e questi, per placare gli animi, creò tutto

quanto era necessario per garantire la sopravvivenza di

tutti.Jason Rioux classe 2 scuola secondaria di primo grado

Intanto si avvicinò un’enorme

balena bianca che disse allo

squalo:”Smetti di litigare!”

Lo squalo, per tutta risposta,

chiamò i suoi parenti per

picchiare il delfino.