LA TERAPIA ENDOVENOSA A DOMICILIO ... terapia endovenosa a domicilio,intesa come somministrazione di...

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CORSO DI INFERMIERISTICA DI FAMIGLIA E DI COMUNITA’ 2008-2009 LA TERAPIA ENDOVENOSA A DOMICILIO: PROTOCOLLO OPERATIVO INFERMIERISTICO E ASPETTI ASSISTENZIALI PER LA PREVENZIONE E IL CONTROLLO DELLE COMPLICANZE Lavoro individuale di Patrizia Poleis A.S.L.BI. BIELLA 1.

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CORSO DI INFERMIERISTICA DI FAMIGLIA E DI COMUNITA’ 2008-2009

LA TERAPIA ENDOVENOSA A DOMICILIO: PROTOCOLLO OPERATIVO INFERMIERISTICO E ASPETTI ASSISTENZIALI PER LA PREVENZIONE E

IL CONTROLLO DELLE COMPLICANZE

Lavoro individuale di Patrizia Poleis

A.S.L.BI. BIELLA 1.

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Il presente lavoro è la tesi finale del corso regionale di infermiere di famiglia e di comunità a cui ho

partecipato durante l’anno 2008-2009.

Ho scelto un argomento nell’ambito clinico-assistenziale perché stimola di più il mio interesse e

curiosità.Osservando la gestione dei cateteri venosi periferici in ambito territoriale,ho evidenziato la

difformità di alcuni aspetti assistenziali,soprattutto su i tempi di permanenza per la sostituzione.Per

raccogliere le informazioni si evince la necessità di elaborare un questionario e rivolgerlo a tutti gli

infermieri delle cure domiciliari dell’asl BI.I dati raccolti però non sono stati sufficienti per

elaborare statisticamente i risultati.

Ho pensato allora di definire la modalità di erogazione e attivazione della terapia endovenosa a

domicilio da parte degli infermieri delle cure domiciliari ritenendo indispensabile sviluppare un

protocollo operativo come già trova conferma in altre realtà operative distrettuali.

Gli obiettivi sono: garantire l’uniformità delle procedure dei servizi territoriali dell’azienda

sanitaria, richiesta di completezza della prescrizione medica,acquisizione del consenso informato,

valorizzazione del ruolo del care giver indispensabile per garantire la sorveglianza della terapia

infusionale e la continuità assistenziale quando l’infermiere esce dal domicilio.

Inoltre lo scopo di questo lavoro è quello di fornire conoscenze più specifiche ed aggiornate sulla

gestione degli accessi venosi,sulle complicanze della terapia infusionale somministrata attraverso

una vena periferica nel dettaglio:la flebite,l’infiltrazione,lo stravaso,la reazione allergica e

l’infezione.

PAROLE CHIAVE: accessi venosi periferici,cure domiciliari,gestione,attivazione,complicanze,care

giver,

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La terapia endovenosa a domicilio,intesa come somministrazione di soluzioni e farmaci attraverso

un accesso venoso periferico,rientra nel quadro più ampio del sistema di cure domiciliari.

La gestione dei dispositivi vascolari periferici riveste la stessa importanza di quelli centrali,perché

anche dall’utilizzo dei cateteri corti inseriti nelle vene periferiche si possono verificare delle

complicanze.

Le modificazioni dei bisogni di salute della popolazione,l’aumento dell’invecchiamento,crea una

domanda crescente di prestazioni sanitarie che un tempo potevano essere erogate solo in ambito

ospedaliero.

La necessità di contenere i costi,l’uso più consono delle risorse,i nuovi orientamenti politici-sanitari

e l’incremento delle aspettative della popolazione,fanno si che l’infermiere del territorio sia

chiamato in misura esponenziale ad espletare pratiche clinico assistenziali sempre più specifiche e

tecnicamente avanzate per tutelare la salute delle persone al proprio domicilio.

Per assicurare adeguati livelli di staff infermieristico,sono indispensabili aggiornamenti

costanti,stesura di protocolli basati su linee guida ed evidenze scientifiche,al fine di garantire la

sicurezza dei pazienti che ricevono cure in ambito domiciliare,prevenendo e controllando il rischio

di trasmissione delle infezioni e la comparsa di complicanze.

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L’acquisizione della documentazione è avvenuta tramite ricerca bibliografica su siti internet

specialistici.Le fonti primarie utilizzate per l’analisi sono state le linee guida per la prevenzione

delle infezioni correlate a dispositivi intravascolari pubblicati dal Centers for desease control and

prevention (CDC) di Atlanta,agosto 2002.

Indagine sulla letteratura attraverso le banche dati.

Stesura di un questionario per avere informazioni sulla gestione della terapia endovenosa nelle cure

domiciliari dell’ASL BI,prendendo come esempio una ricerca americana trovata sulle banche dati

dal titolo “Relationship between peripheral intravenous catheter dwell time and the development of

phlebitis and infiltration”effettuata su un campione di pazienti ospedalizzati.

Il questionario che ho confezionato è anonimo,costituito da 13 domande chiuse,in allegato una

lettera di richiesta di collaborazione per le colleghe del distretto,spiegando la finalità del lavoro.

Il questionario è stato presentato ai colleghi tramite un incontro presieduto dalle coordinatrici del

servizio territoriale.I tempi assegnati per l’osservazione e compilazione erano di due settimane.

I questionari ricevuti sono stati 41,sono risultati completamente insufficienti per la finalità

dell’indagine e successiva elaborazione statistica.In quindici giorni nei due distretti dell’asl sono

stati posizionati soltanto due cvp.Elaborando le due domande finali dove si era chiesto di rispondere

comunque,il 40% dei colleghi tenendo conto della scarsità del patrimonio venoso e della mancanza

di segni di complicanze mantiene in sede il cvp per tre giorni,il restante 60% tenendo conto delle

stesse caratteristiche dell’albero venoso e dell’assenza di complicanze mantiene in situ il cvp da tre

a sei giorni.Rapportando questi dati con le linee guida dei CDC di Atlanta i risultati sono

adeguati.Per il 40% degli infermieri si può dire che vi è un eccesso di precauzione,visto che le

raccomandazioni su questo punto affermano che: i cvp vanno sostituiti ogni 72-96 ore,se i siti di

accesso venoso sono limitati e non c’è evidenza di flebite o infezione i cvp possono essere lasciati

per periodi più lunghi sempre sotto stretto monitoraggio.

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SISTEMA DELLE RESPONSABILITA’ Per garantire un intervento assistenziale di qualità, è indispensabile identificare chiaramente il ruolo

delle singole componenti professionali coinvolte nella terapia endovenosa.

Riferimenti Legislativi · Profilo Professionale - DM 739/94 “Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’infermiere” · Codice Deontologico dell’Infermiere - Federazione Nazionale IPASVI 1999 · Legge 26 febbraio 99 n.42 “Disposizioni in materia di professioni sanitarie” · Legge 10 agosto 2000 n.251 “Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche,

tecniche, della riabilitazione, della prevenzione, nonché della professione ostetrica

Descrizione attività

MMG PLS

Infermiere Coordinatore Infermieristico

Distretto

Direz.San SIT

Ici

Appropriata e corretta compilazione della modulistica per la prescrizione

R

Accoglienza richiesta, valutazione contesto abitativo e care-giver

R

Informazione all’utente sul trattamento, consenso informato

R

C

Istruzione/educazione care-giver acquisizione consenso informato al P.A.

R

Gestione del processo assistenziale infermieristico

R

Esecuzione della terapia EV a domicilio

C R

Verifica della corretta applicazione del protocollo

R

C

Aggiornamento del protocollo

C

R

Validazione & revisione R

R=responsabilità C= coinvolgimento 5.

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6.

Persona con bisogno sanitario

MMG PLS

Informa l’assistito sulle modalità dell’assistenza

territoriale e sul trattamento ev

Richiesta di assistenza infermieristica per terapia EV domiciliare + consenso informato

Distretto Infermiera delle cure

domiciliari

Valutazione documentazione

ricevuta corretta prescrizione

SI NO

Attivazione servizio

infermieristico

Si rimanda MMG/PLS

Percorso di attivazione terapia endovenosa a domicilio

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PROCEDURA DI ATTIVAZIONE

La terapia ev/infusiva a domicilio,come del resto tutte le terapie,può essere effettuata

dall’infermiere solo su prescrizione da parte del medico di medicina generale/pediatra di libera

scelta che ha in carico l’assistito.

CONDIZIONI INDISPENSABILI PER LA PRATICA DELLA TERAPIA

ENDOVENOSA A DOMICILIO

1 Prescrizione medica

2 Indicazione sui farmaci somministrabili

3 Necessità di delegare alla famiglia o al personale di assistenza la sorveglianza durante

l’infusione,la sostituzione dei flaconi,la regolazione del flusso e della durata

4 Educazione alla famiglia

5 Consenso informato

6 Gestione degli accessi venosi periferici (protocollo)

LA PRESCRIZIONE MEDICA CORRETTA DEVE CONTENERE:

• nome e cognome • indirizzo completo • nome commerciale del farmaco • posologia • forma farmaceutica • via di somministrazione • tempi di somministrazione • dosaggio e modalità di miscelazione eventuale di farmaci • durata della somministrazione • anamnesi allergologica negativa • diagnosi o problema sanitario per il quale si richiede la terapia infusiva • data e firma

7.

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Le richieste incomplete di uno o più dati sopra elencati o compilate con grafia illeggibile, potranno

essere evase solo dopo integrazione da parte del medico prescittore. Le richieste devono pervenire all’unità operative del distretto di competenza o al responsabile

infermieristico.

FARMACI NON SOMMINISTRABILI DALL’INFERMIERE:

• ferro EV

• sangue ed emoderivati

FARMACI IN BOLO

Per quanto attiene la somministrazione di farmaci in bolo,si ritiene che non sussistano le necessarie

condizioni di sicurezza.

PROCEDURA DI EROGAZIONE L’infermiere che effetua la presa in carico e che esegue la prima valutazione a

domicilio,verifica i seguenti aspetti ritenuti vincolanti,ai fini dell’erogazione della prestazione:

• contesto abitativo,situazione famigliare e presenza di figure di supporto(care-giver) in grado

di collaborare al processo assistenziale;

• disponibilità di un apparecchio telefonico oppure vicino di casa che lo possiede e che lo

mette a disposizione;

• possibilità da parte dei famigliari o care-giver dell’assistito di comunicare ogni eventuale

situazione non pianificata o urgente;

• altre eventuali peculiarità dell’assistito o del suo ambiente di vita che possa in qualche modo

influire sulla prestazione;

vista la specificità delle situazioni che di volta in volta possono verificarsi al domicilio

dell’assistito,la valutazione di cui sopra andrà effettuata caso per caso e potrà essere rivalutata

dall’infermiere ogni qualvolta vengano meno i requisiti di base dell’assistenza,in accordo con il

medico.

In relazione a possibili effetti collaterali della terapia prescitta,l’infermiere erogatore concorderà

con il MMG/PLS la necessità di una sua presenza al domicilio dell’utente.Quanto concordato dovrà

essere scritto nella cartella infermieristica.

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CONSENSO INFORMATO A completamento dei punti precedenti è necessaria l’acquisizione del consenso informato,una parte

dovrà essere compilata dal medico curante e firmata dall’utente o da un suo famigliare per

accettazione della terapia endovenosa prescitta,la restante parte sarà compilata dall’infermiera che

effetua la presa in carico che darà opportune informazioni sulle modalità assistenziali, firmata

sempre dal fruitore o dal famigliare.

In assenza di tale requisito non esistono le condizioni di sicurezza per affrontare una terapia

infusiva a domicilio.

DELEGA ALLA FAMIGLIA E/O AL PERSONALE DI ASSISTENZA Nessun tipo di assistenza domiciliare è attuabile senza la partecipazione della famiglia o di

personale di assistenza continuativa o sub continuativa.Nel caso specifico l’aiuto della famiglia è

necessario per sorvegliare l’infusione,sostituire i flaconi,regolare il flusso e la durata dell’infusione

secondo le istruzioni ricevute.

EDUCAZIONE DELLA FAMIGLIA Per acquisire l’aiuto dei famigliari è indispensabile dare informazioni chiare e rassicuranti sulla

conduzione della terapia,ma anche relativamente alle manovre che dovranno essere eseguite una

volta che l’infermiere ha posizionato il catetere venoso ed ha iniziato l’infusione.

Sono motivi di esclusione del trattamento secondo le presenti linee guida:

• scarsa abilità manuale

• scarsa comprensione delle procedure da eseguire,insegnate in modo adeguato al livello

culturale

• scarsa igiene generale

• assenza di copertura telefonica

• non compliance nota alla terapia in generale

• instabilità emotiva e/o disturbi mentali

• scarsa acuità visiva

9.

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10.

Informazione ai famigliari sulle modalità assistenziali

Acquisizione consenso informato NO

Non acconsente

MMG rivalutazione

SI

SI Acconsente a farsi carico della sorveglianza della terapia EV

Erogatore infermiere

Accesso domiciliare infermiere +(MMG/PLS se concordato)

Valutazione contesto abitativo

Care-giver presente

NO Sospensione procedura

MMG rivalutazione

PROCEDURA DI EROGAZIONE TERAPIA INFUSIVA

Erogazione terapia EV

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La sorveglianza che viene richiesta ai famigliari è tale da non richiedere particolari competenze e

attitudini specifiche di operatori con qualifica di tipo sanitario,in quanto si limita all’osservazione e

a semplici atti.

11.

Infermiere si allontana dal

domicilio Care/giver garantisce la sorveglianza

dell’infusione

Problema

SI NO

Contatto recapiti telefonici secondo

indicazioni

Chiusura/rimozione accesso venoso

Percorso di sorveglianza

Atto tecnico posizionamento accesso venoso applicando

protocollo operativo e inizio infusione

Infermiere

Istruzione ai famigliari sul controllo e sospensione dell’infusione(attività

insegnamento/educazione) informazione recapiti

telefonici

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PROCEDURA TECNICO OPERATIVA PER IL POSIZIONAMENTO DI UN ACCESSO VENOSO PERIFERICO

I cateteri venosi periferici, inseriti nelle vene superficiali dell’avambraccio o della mano,

rappresentano i dispositivi intravascolari più comunemente utilizzati.

Le modalità di accesso ad una via venosa per somministrare farmaci sono diverse e vanno

dalla semplice venipuntura con ago-farfalla (butterfly), alla incannulazione di una vena

periferica di un arto (ago cannula).

La decisione di scegliere l’incanulazione di una vena periferica considera elementi diversi

quali:

SITUAZIONI CLINICHE

• · Mantenere o ricostruire il patrimonio dell’organismo in H2O elettroliti, vitamine,

• calorie che il paziente non può introdurre a sufficienza per via orale.

• · Ricostruire l’equilibrio acido-base.

• · Consentire la somministrazione di farmaci per via parenterale.

INDICAZIONI AL CATETERISMO VENOSO PERIFERICO

• · Uso di farmaci ben tollerati da vene periferiche a basso flusso ematico

• · Utilizzo per un tempo breve

• · Presenza di un alto rischio al posizionamento di un catetere venoso centrale.

• · Disponibilità e caratteristiche della rete venosa.

• · Collaborazione del paziente.

VANTAGGI E SVANTAGGI DEL CATETERISMO VENOSO PERIFERICO VANTAGGI

• · Riduzione dei costi.

• · Assenza di rischi correlati alla presenza di un catetere venoso centrale.

• · Minori rischi di infezione.

• · Migliore tollerabilità da parte del paziente.

SVANTAGGI

• · Accesso venoso instabile e di breve durata.

• · Disponibilità limitata di vene.

• · Difficoltà o impossibilità di somministrazione di alcuni farmaci.

12.

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CRITERI DI SCELTA DELLA SEDE DI INSERZIONE La scelta della vena e la modalità di posizionamento di un ago cannula possono

condizionare il risultato della terapia endovenosa e favorire la prevenzione delle

complicanze correlata alla presenza di un catetere intravasale.

· Per l’incannulazione del vaso preferire vene con le seguenti caratteristiche:

- Vene superficiali, facilmente palpabili e sufficientemente sviluppate;

- Vene che non presentano sclerosi, ematomi, dolorabilità o segni di infiammazione;

- Evitare vene di arti edematosi e con alterazioni del drenaggio linfatico, arti plegici, zone escoriate

o ustionate;

- Scegliere il braccio non dominante.

* Prediligere le vene degli arti superiori, in quanto i cateteri inseriti nelle vene degli arti

inferiori si associano a maggior rischio di complicanze;

* Nella scelta della vena preferire la puntura distale della vena, riservando i punti più

prossimali per un’ulteriore terapia endovenosa.

* Preferire il posizionamento del catetere lontano da articolazioni mobili (polso, gomito).

* Scegliere il catetere il cui calibro deve essere della misura più piccola, per ridurre il

rischio di flebite; questo si dovrà valutare in funzione al trattamento terapeutico a cui il

paziente deve essere sottoposto.

*Nei pazienti pediatrici possono essere usati come sito di inserimento le mani,il dorso del piede,o il

cuoio capelluto.

Si raccomanda inoltre di non radere il punto destinato alla puntura venosa perché la rasatura può

facilitare lo sviluppo di un infezione attraverso la moltiplicazione di batteri nelle microabrasioni che

si possono creare;le zone molto pelose vanno eventualmente rasate con rasoi elettrici,creme

depilatorie o forbici.

SCELTA DEGLI ANTISETTICI CUTANEI PER LA GESTIONE

DEGLI ACCESSI VENOSI I CDC di Atlanta nelle linee guida emanate nel2002 descrivono come antisettici appropriati per la

gestione degli accessi venosi soluzioni di Clorexidina al 2%,Iodoforo al 10%,Tintura di iodio o

Alcool 70°. L’antisettico più usato per la disinfezione del sito di inserimento dei cateteri venosi è lo

iodiopovidone al 10%.Uno studio recente ha evidenziato che l’impiego di clorexidina gluconato al

13.

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2% possa abbassare i tassi di colonizzazione del sito di ingresso del catetere;ribadendo il concetto

che la percentuale di clorexidina deve essere del 2% risultando non efficace la percentuale al 0,5%.

Nella pratica clinica la scelta può essere orientata verso due prodotti che sono:iodio-povidone

10%,e la clorexidina 2% in alcool etilico,per chi manifesta allergie allo iodio.Prima

dell’inserimento del cvp è fondamentale lavarsi le mani,l’uso dei guanti non sostituisce il lavaggio

delle mani.Qualora non sia possibile lavarsi le mani con acqua e saponi antesettici si possono

utilizzare creme o gel senz’acqua a base alcolica.Se applicando l’antisettico non viene toccato il sito

di inserimento è possibile indossare guanti puliti,in caso contrario bisogna usare guanti

sterili.Disinfettare la cute pulita,disinfettare con l’ansisettico appropriaro rispettando i tempi di

efficacia dell’azienda produttrice.I CDC raccomandano di lasciare l’antisettico sul sito di

inserimento e di farlo asciugare all’aria,lo iodiopovidone dovrebbe rimanere sulla cute per almeno 2

minuti o più se non ancora asciutto.

POSIZIONAMENTO DEL CATETERE VENOSO PERIFERICO

TECNICA SUGGERITA

1. Valutare il paziente ( funzionalità degli arti…) e il grado di collaborazione offerta.

2. Informare il paziente in merito a:

· motivo e descrizione della procedura

· tempo di permanenza

· comportamenti da adottare durante la permanenza

3. Invitare la persona ad assumere una posizione idonea e confortevole per le sue condizioni

cliniche.

4. Valutare le condizioni igieniche della sede e la necessità di una tricotomia (in tal caso tagliare i

peli alla base utilizzando forbici).

5. Eseguire il lavaggio delle mani con antisettico appropriato.

6. Indossare guanti monouso non sterili

7. Appendere il flacone o la sacca e sistemare l’estremità coperta dal set di somministrazione in

posizione facilmente raggiungibile.

8. Scegliere una vena, dopo aver esaminato entrambe le braccia del paziente, palpando e

visualizzando l’esatto percorso delle vene.

14.

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9. Scegliere il catetere il cui calibro dovrebbe essere la misura più piccola, per ridurre il rischio di

flebite; questo si dovrà valutare in funzione del trattamento terapeutico a cui il paziente deve essere

sottoposto.

10. Disinfettare la zona da pungere rispettando i tempi di azione a seconda dell’antisettico

utilizzato.

11. Applicare il laccio emostatico.

12. Se le vene non sono palpabili favorire, se possibile, la congestione con uno di questi modi:

· Invitare il paziente ad aprire e chiudere il pugno ripetutamente.

· Abbassare il braccio del paziente al di sotto del bordo del materasso per 1-2 minuti circa.

13. Se la zona da pungere è stata toccata disinfettare una seconda volta, a meno che non sia stata

mantenuta una tecnica antisettica.

14. Reperita la vena:

a) Rimuovere la protezione dell’ago.

b) Girare verso l’alto la punta smussata.

c) Inserire l’ago e il catetere insieme con un tutt’uno nella pelle del paziente.

d) Inserire il catetere per circa una metà e comunque finchè non sia refluito il sangue.

e) Estrarre il mandrino e far avanzare dolcemente il catetere di plastica nel lume della vena.

f) Porre una piccola garza sotto la parete centrale del cono del catetere per evitare che provochi

decubito.

g) Sciogliere il laccio emostatico.

h) Estrarre dolcemente il mandrino con una mano mentre con l’altra si esercita una piccola

pressione sulla cute al di sopra della punta del catetere per occludere la vena e impedire così la

fuoriuscita di sangue.

i) Il mandrino estratto deve essere immediatamente gettato nell’ago box.

15. Collegare il set dell’infusione alla cannula, controllare che non ci sia perdita di liquido.

16. Aprire il morsetto sul deflussore e osservare il gocciolatore: il liquido dovrebbe refluire

rapidamente senza intoppi e non dovrebbe esserci nessun gonfiore improvviso nella zona

dell’infusione, dopodichè regolare la velocità necessaria del flusso.

17. Fissare la cannula con un cerotto:

a. porre un piccolo quadratino di garza sotto il cono del catetere per evitare il decubito;

b. far passare una striscia di cerotto ”steri-strip” lunga 4-6 cm intorno al catetere da sotto a sopra e

attaccare alla cute del paziente, incrociando a cravatta le due estremità;

15.

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c. applicare una seconda striscia di cerotto “steri-strip” in maniera trasversale rispetto al catetere;

d. coprire il punto di inserzione con una medicazione, preferendo quella in poliuretano trasparente

che permette la visione nel punto di inserzione.

18. Controllare per un minimo di 15 minuti che non ci siano problemi connessi all’infusione

19. Registrare nel diario infermieristico: la data di inserimento, tipo di catetere usato,difficoltà

incontrate.

CURA DEL CATETERE E TEMPI PER LA SOSTITUZIONE

1. Sostituire il CVP ed eseguire una rotazione sulle diverse sedi venose ogni 72 – 96 ore per ridurre

il rischio di flebiti. Ciò è possibile, se presente un buon patrimonio venoso.

2. Se i siti di accesso venoso sono limitati e non sono presenti segni oggettivi di

flebite, il catetere può essere lasciato per un periodo più lungo, ma il paziente e il sito di inserzione

devono essere strettamente monitorati.

3. Rimuovere immediatamente i CVP quando il paziente presta segni di flebite nel sito di

inserimento (cioè calore, gonfiore, eritema e cordone venoso palpabile), di infezione o se il catetere

è malfunzionante.

4. Rimuovere i CVP inseriti in situazioni di emergenza, al massimo entro 24 ore quando è probabile

che si siano verificate interruzioni nelle tecniche asettiche.

5. In presenza di accessi venosi limitati, è possibile mantenere in sede un CVP temporaneamente

inutilizzato se previsto il suo impiego entro pochi giorni, mentre è suggerito rimuovere

immediatamente il dispositivo in presenza di un buon patrimonio venoso.

6. Non è necessario eparinare il catetere venoso periferico quando non sia usato.

Evidenze scientifiche hanno dimostrato che i cateteri venosi periferici, lavati con 10 ml.di

soluzione fisiologica con manovra pulsante e con chiusura in pressione positiva rimangono pervi

come quelli lavati con eparina.

7. Nei pazienti pediatrici,in assenza di complicanze si può lasciare il CVP in sede fino al termine

della terapia endovenosa,perché nei bambini è più difficile trovare vene periferiche per

riposizionarlo.

QUALE MEDICAZIONE SCEGLIERE?

Dopo il posizionamento del catetere in assenza di problemi: film in poliuretano.

16.

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Motivazione

Permette una ispezione visiva dell’emergenza cutanea, presupposto indispensabile per fare diagnosi

precoce di una condizione di flogosi locale

Paziente con tendenza a sudare/ Ipertermico / Allergico alla colla: medicazione con garza e

cerotto traspirante

Motivazione

La sudorazione e/o la traspirazione cutanea creano un ambiente umido dove è più facile la

proliferazione dei microrganismi presenti a livello cutaneo.

Se il paziente suda abbondantemente o il sito di accesso sanguina è consigliabile rinnovare la

medicazione ogni 24 ore.In condizioni di normalità si sostituisce ogni 72 ore.

ISPEZIONE DELLA MEDICAZIONE DEL SITO DI INSERZIONE

DEL CATETERE VENOSO

Al fine di prevenire le infezioni correlate alla presenza di un catetere venoso periferico

vengono fatte diverse raccomandazioni. I Centers For Disease Control (CDC) di Atlanta

danno un primo livello di raccomandazione alla ispezione del sito di inserzione del catetere,

suggerendo di eseguirla tutti i giorni.

PROCEDURA SUGGERITA PER L’ISPEZIONE DEL CATETERE VENOSO

Quando Tutti i giorni

Perché L’ispezione sistemica è importante perchè possono essere attuati interventi immediati

quando individuati segni e/o sintomi di sospetta o certa infezione.

Da chi viene eseguita Infermiere, paziente o familiare di riferimento.

Come viene eseguita 1. L’operatore esegue un lavaggio antisettico della mani prima e dopo

l’ispezione della medicazione.

2.a. – In presenza di poliuretano espanso trasparente

- osservare lo stato della medicazione: bagnata, staccata o altro;

- osservare il punto di inserzione: se presente arrossamento, sangue, pus, edema, fuoriuscita di

liquidi.

- procedere alla digitopressione del sito di ingresso del catetere, attraverso la medicazione integra

per evidenziare il dolore.

2.b. – In presenza di medicazione in garza e cerotto

- osservare lo stato della medicazione: bagnata, staccata o altro;

- procedere alla digitopressione del sito di ingresso del catetere, attraverso la medicazione integra

per evidenziare il dolore. 17.

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Che cosa fare al fine dell’ispezione -Registrare l’avvenuta ispezione. L’osservazione deve essere riportata nella cartella,anche se

negativa.

- Registrare gli interventi effettuati in caso di positività.

- Riferire al medico l’osservazione effettuata che risulti positiva per sospetta infezione o per altri

segni o sintomi per attuare interventi specifici.

COMPLICANZE DELLA TERAPIA ENDOVENOSA SOMMINISTRATA ATTRAVERSO UNA VENA PERIFERICA

La più importante complicanza associata all’uso dei cateteri periferici, è la comparsa di flebiti per la

maggior parte di origine fisico-chimica o meccanica più che infettiva. Un certo numero di fattori,

inclusi il tipo di liquidi infusi, il materiale e il diametro del catetere,influenzano il rischio di

sviluppare flebiti.

FLEBITE: è l’infiammazione di una vena e in particolare dello strato più interno, la tonaca intima. Esistono 3 tipi di flebite: ��meccanica, da instabilità dell’accesso venoso; ��chimica, da farmaci, per esempio ferro, cloruro di potassio e farmaci citostatici; ��infettiva, da contaminazione batterica, per esempio per scorretta gestione dell’accesso venoso, inadeguato lavaggio delle mani, contaminazione della cute circostante. Spesso la flebite si accompagna a un processo trombotico (tromboflebite o flebo trombosi) Scala di valutazione Flebite: 1°grado: dolore locale; 2°grado: dolore+eritema+edema 3°grado: dolore+eritema+edema+cordone localizzato; 4°grado: dolore+eritema+edema+cordone esteso; 5°materiale purulento; VALUTAZIONE

_ Dolore lungo il decorso della vena.

_ Eritema: linea rossa al di sopra dell’infusione.

_ Edema del punto dell’inserzione.

_ Velocità di flusso rallentata.

_ L’area risulta calda al tatto.

INTERVENTI

_ Interrompere l’infusione, rimuovere l’agocannula e posizionarla in un altro accesso venoso.

_ Applicare il ghiaccio sulla zona per ridurre il dolore, se presente.

_ Informare il medico e su sua prescrizione, riprendere l’infusione in un'altra sede.

_ Non irrigare la vena: potrebbe esserci un coagulo all’estremità della cannula che potrebbe passare

nella circolazione sanguigna.

_ Registrare le circostanze dell’evento. 18.

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INFILTRAZIONE:è l’involontaria somministrazione sottocute di un farmaco o di una soluzione

non vescicante .L’infiltrazione può essere valutata con l’ausilio di una scala internazionale(vedi

tabella)

VALUTAZIONE

· Edema attorno al punto della inserzione: gonfiore di tutto il margine.

· Pallore del sito di inserimento.

· La pelle è fredda attorno alla zona.

· Non c’è reflusso di sangue abbassando la flebo sotto il livello della sede di iniezione.

· Velocità di flusso rallentata.

INTERVENTI

· Interrompere l’infusione, rimuovere l’agocannula e posizionarla in un altro accesso venoso.

· Applicare borsa del ghiaccio sulla zona per ridurre il dolore, se presente.

· Abbassare il contenitore al di sotto del punto dell’endovena: se il sangue ritorna,la cannula è

ancora in sede. Può essere che il liquido si stia spandendo nel tessuto a causa di un foro nella parte

della vena.

· Informare il medico e su sua prescrizione riprendere l’infusione in un altro punto.

SCALA PER VALUTARE L’INFILTRAZIONE

Grado Criteri Clinici 0 · Nessun sintomo 1 · Cute pallida · Edema inferiore a 2,5 cm in ogni direzione · Cute fredda al tatto · Presenza o assenza di dolore 2 · Cute pallida · Edema inferiore a 2,5 a 15 cm in ogni direzione · Cute fredda al tatto · Presenza o assenza di dolore 3 · Cute pallida e traslucida · Edema superiore a 15 cm in ogni direzione · Cute fredda al tatto · Dolore moderato · Possibile intorpidimento 4 · Cute pallida e traslucida · Cute arrossata · Cute livida · Cute sudata · Grosso edema superiore a 15 cm in ogni direzione · Segno della fovea · Difficoltà circolatorie · Dolore importante · Infiltrazione in caso di emotrasfusione · Infiltrazione di farmaco irritante o vescicante 19.

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INFEZIONE DEL SITO DI INSERIMENTO: Per infezione del sito di inserimento si intende la

penetrazione di germi patogeni

VALUTAZIONE

_ Dolore.

_ Eritema.

_ Gonfiore nel punto dell’infusione.

_ Il paziente accusa dolore attorno alla zona.

_ Emissione di secrezioni maleodoranti.

INTERVENTI

_ Interrompere l’infusione, rimuovere l’agocannula e posizionarla in un altro accesso venoso.

_ Far sottoporre la punta del catetere ad analisi batteriologica.

_ Pulire la zona, disinfettare con antisettico,applicare pomata se prescritto e coprire con garza

sterile.

_ Registrare le circostanze dell’evento.

REAZIONE ALLERGICA

VALUTAZIONE

_ Prurito.

_ Eruzione locale o generalizzata.

_ Dispnea.

INTERVENTI

_ Ridurre l’infusione alla velocità minima.

_ Chiedere al paziente se presenti episodi di pregresse allergie

_ Informare il medico

_ Seguire le prescrizioni per continuare o sospendere l’infusione

Stravaso Lo stravaso è la fuoriuscita involontaria di un farmaco o di un liquido da una vena nel tessuto

sottocutaneo.

I sintomi di stravaso sono simili a quelli dell’infiltrazione con la differenza che in

corrispondenza del sito di inserimento del catetere e delle zone limitrofe sono presenti

arrossamento e calore.

20.

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In caso di stravaso è necessario interrompere la terapia infusionale e informare il medico. Non

bisogna rimuovere l’accesso venoso prima di aver aspirato la maggior quantità possibile di

farmaco. In genere l’infiammazione viene trattata con iniezioni sottocutanee in situ di cortisone,

con impacchi caldi o freddi (secondo il tipo di farmaco e le indicazioni dell’azienda produttrice) e

riposizionando il catetere in un altro accesso venoso.La somministrazione ulteriore di farmaci

dipende dalla gravità dello stravaso. L’infermiere deve sempre prendere nota dell’evento sul

registro infermieristico.

Sostituzione delle linee infusionali

Quando si sostituiscono le linee infusionali è obbligatorio lavarsi le mani con sapone antisettico

oppure con gel a base alcolica. L’uso dei guanti non deve escludere il lavaggio delle mani all’inizio

e al termine della procedura.

Le linee guida del 2002 dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta

consigliano l’utilizzo di guanti sterili nella gestione dei cateteri venosi periferici oppure di guanti

puliti se l’operatore è in grado di eseguire la procedura senza toccare il sito di inserimento (metodo

no-touch; Se non vi sono complicanze i set d’infusione vanno sostituiti ogni 72 ore . Se però le

linee infusionali sono state utilizzate per la somministrazione di sangue o emoderivati e soluzioni

lipidiche vanno sostituite entro 24 ore dall’inizio dell’infusione o al termine di ogni sacca ; se

invece sono state utilizzate per la somministrazione di propofol vanno sostituite ogni 6-12

ore seguendo le indicazioni dell’azienda produttrice.

21.

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LE SOLUZIONI USATE PER LA TERAPIA ENDOVENOSA

Alcune soluzioni endovenose possono causare la formazione di emboli oppure favorire la

comparsa di flebite. Per ridurre questi rischi bisogna somministrare soluzioni che abbiano un pH

prossimo a quello del sangue (pH 7,35-7,45) e un’osmolarità inferiore a 600 mosm/l.

Il pH definisce la concentrazione di ioni idrogeno in una soluzione. La scala va da 0 a 14, da 0

a 6 il pH è acido, mentre da 8 a 14 il pH è basico. Quando il pH è pari a 7 vuol dire che la

soluzione è neutra. A ogni piccolo cambiamento di pH corrisponde una grande variazione della

concentrazione degli ioni idrogeno.

L’osmolarità invece indica la concentrazione di particelle disciolte in una soluzione. Nel plasma

umano la concentrazione di particelle disciolte è circa 290x103 osm/l ovvero 290 mosm/l.

Le soluzioni che contengono la stessa concentrazione di particelle sono dette iso-osmotiche o

isotoniche (la soluzione fisiologica è un esempio di soluzione isotonica).

Le soluzioni contenenti meno particelle disciolte rispetto alla soluzione salina sono dette

ipotoniche. La somministrazione di soluzioni ipotoniche causa spostamenti di liquidi dal torrente

circolatorio verso i tessuti.

Le soluzioni contenenti più particelle sono dette ipertoniche, la loro somministrazione provoca

il passaggio di liquido dai tessuti al torrente circolatorio e possono quindi causare disidratazione.

Il rischio di flebite aumenta quando il pH e l’osmolarità della soluzione endovenosa differiscono

da quella del sangue. Nelle vene periferiche possono essere somministrate soluzioni con

osmolarità non superiore a 600 mosm/l e pH compreso tra 5 e 9 (per esempio: 10 mEq di cloruro

di potassio hanno osmolarità pari a 500 mosm, 30 meq cloruro di potassio invece hanno

osmolarità di 800 mosm/l per cui non vanno somministrati in una vena periferica. E’ sempre

preferibile prendere una vena di grosso calibro e chiedere al paziente se avverte dolore o bruciore

durante la somministrazione del farmaco.

22.

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SOMMINISTRAZIONE/SORVEGLIANZA DELL’ASSISTITO L’infermiere, prima di procedere alla somministrazione della terapia intraprenderà le seguenti

azioni:

1. verifica, e se necessario integra, l’informazione all’assistito e/o al care giver sulla terapia

prescritta;

2. verifica la corrispondenza fra quanto indicato nella scheda della prescrizione e quanto

effettivamente presente al domicilio;

3. fornisce le indicazioni per la sorveglianza dell’utente durante l’infusione, verificando che il care-

giver sia in grado di:

· osservare che non sopravvengano, nel punto di inserzione, arrossamento, gonfiore, bruciore;

· controllare il mantenimento della posizione dell’assistito nel periodo dell’infusione (evitare

movimenti repentini e trazione del braccio);

· controllare il regolare flusso dell’infusione;

-sostituire i flaconi della fleboclisi;

· osservare che non sopravvengano sudorazione, pallore, difficoltà respiratoria, arrossamento

cutaneo;

· interrompere la somministrazione infusiva e contattare l’operatore di riferimento qualora si

verifichi una delle condizioni sopra descritte.

· effettuare il lavaggio con soluzione fisiologica qualora il CVP rimanga in sede o la rimozione del

dispositivo utilizzato.

4. fornisce al care-giver le indicazioni rispetto alle persone da contattare (infermiere distretto,

MMG,PLS,Servizio 118) a seconda delle situazioni che possono intervenire. Fornisce i relativi

recapiti telefonici.

Registrazione L’infermiere che esegue la somministrazione endovenosa deve riportare sul diario domiciliare la

data e la seguente frase: “effettuata terapia endovenosa come da prescrizione medica e secondo

protocollo aziendale” e allegare al diario la prescrizione medica.

Approvvigionamento di farmaci, soluzioni e materiali

I farmaci e le soluzioni sono soggetti, per quanto riguarda la prescrizione e la distribuzione, alla

legislazione vigente in materia. Devono quindi essere prescritti dal MMG/PLS e procurati

dall’utente.

Il materiale necessario per l’effettuazione della prestazione viene fornito dal Distretto 23.

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Bibliografia 1. Registered Nurses Association Ontario and device selection for vascular access.

Registered Nurses Association Ontar 2004,www.rnao.org/bestpractices.

2. Mazzufero F. Gestione infermieristica degli accessi venosi periferici e centrali.

www.gavecelt.info/uploads/centrali.pdf

3. Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Linee guida per la prevenzione

delle infezioni associate a catetere intravascolare. Giornale Italiano delle infezioni o spedaliere

2002;9:110-37.

4. Registered Nurses Association Ontario. Care and manteinance to reduce vascular access

complications. Registrered Nurses Association Ontari 2005

www.rnao.org/bestpractices .

5. Royal College of Nursing. Standards for infusion therapy. Royal College of Nursing 2005.

6. Intravenous Nurses Society. Infusion nursing standards of practice. Journal of intravenous

nursing 2000;23:1-72. www.gavecelt.org/docs/linee%20ins.pdf.

7.Dossier infad,informazioni dalla letteratura scientifica ,gestione del catetere venoso periferico.

w.w.w.clinica virtuale.altervista.org

8.La terapia endovenosa a domicilio,asl Brescia.

9.Linee guida per la terapia ev domicilio,azienda asl Roma H

24.

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Le persone assistite a domicilio sono spesso pazienti in condizioni cliniche compromesse e

frequentemente hanno diverse comorbilità tipo broncopneumopatia,neoplasie,ulcere da

decubito,diabete,scompenso cardiaco.A queste condizioni che già di per sé aumentano il rischio di

infezione,si aggiunge l’esposizione a procedure invasive come la terapia infusiva che con possibili

complicanze potrebbe aggravare ulteriormente la situazione clinica del paziente.

Si deve uniformare l’erogazione delle prestazioni con l’adozione e applicazione di procedure

protocollari anche per il percorso di attivazione della terapia parenterale a domicilio per

salvaguardare i pazienti e le loro famiglie.Con attività di educazione terapeutica si daranno

informazioni chiare e specifiche sulle manovre che dovranno essere eseguite una volta che

l’infermiere sarà uscito dal domicilio.

In questo modo si potrà tutelare al meglio gli infermieri delle cure domiciliari dal rischio di errori

conseguenti ad informazioni superficiali garantendo al professionista di operare sempre in modo

deontologicamente corretto.Il protocollo che ho elaborato sulle condizioni indispensabili per la

pratica della terapia endovenosa a domicilio,mi auguro possa diventare un protocollo

aziendale,visto che ad oggi ne siamo sprovvisti.

Colgo l’occasione per sottolineare che per effettuare la presa in carico dei pazienti per l’attivazione

dell’ADI,è INDISPENSABILE la presenza CONGIUNTA del MMG/PLS e l’infermiera delle cure

domiciliari e se necessario il servizio sociale, al fine di condividere la stesura del piano assistenziale

per i bisogni dell’assistito.

25.

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Inizio i ringraziamenti con la mia responsabile Sign.ra Donatella Benetazzo per avermi

incoraggiata a partecipare a questo corso che oltre ad un arricchimento professionale,mi ha fatto

conoscere diverse realtà sanitarie piemontesi e incontrare colleghi di straordinaria simpatia e

bravura.Ringrazio la responsabile infermieristica del distr. 2 Sign.ra Ivana Bernardi per la

collaborazione.Ricordo Alberto Dal Molin esperto di ricerca per l’entusiasmo dimostratomi verso

l’argomento della mia tesina e per la fornitura del materiale scientifico.Grazie alla Sign.ra Roberta

Maoret responsabile della bibloteca medica della fondazione Angelino per la ricerca nelle banche

dati e a tutti i colleghi delle cure domiciliari per la compilazione del questionario.

Un grazie alle coordinatrici del corso Sign.ra Stradella Lilliana e Claudia Contratto per la loro

disponibilità e cordialità.Per concludere un affettuoso grazie ai miei figli Edoardo e Luca per il

sostegno morale e per l’aiuto prezioso nella stesura informatica di questo lavoro.

26.

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Indice * Abstract pag. 2 *Introduzione 3 *Materiali e metodi 4 -Caratteristiche del questionario 4.1 -Esito del questionario 4.2 *Sistema delle responsabilità 5 *Percorso attivazione 6 *Procedura di attivazione 7 -Condizioni indispensabili per la pratica della terapia ev a domicilio 7.1 -Prescrizione medica 7.2 -Farmaci non somministrabili 8.1 -Farmaci in bolo 8.2 *Procedura di erogazione 8 -Consenso informato 9 -Delega alla famiglia 9.1 -Educazione alla famiglia 9.2 *Procedure di erogazione terapia infusiva (diagramma) 10 *Percorso di sorveglianza (diagramma) 11 *Procedura tecnico operativa per il posizionamento di un cvp 12 *Criteri di scelta della sede di inserzione 13 *Scelta degli antisettici cutanei per la gestione degli accessi venosi 13 *Posizionamento del cvp tecnica 14-15 *Cura del catetere e tempi per la sostituzione 16 *Ispezione della medicazione del sito di inserzione del cvp 17 *Complicanze della terapia ev somministrata attraverso una vena periferica 18-19-20 *Sostituzione delle linee infusionali 21 *Le soluzioni usate per la terapia infusionale 22 *Somministrazione e sorveglianza dell’assistito 23 -Registrazione 23.1 *Approvvigionamento di farmaci,soluzioni,materiali 23 *Bibliografia 24 *Conclusione 25 *Ringraziamenti 26 *Indice 27 *Consenso informato (allegato A) 28 *Questionario (allegato B) 29-30

27.

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Allegato A

Consenso informato Da compilare a corredo della richiesta di prescrizione di terapia

endovenosa a domicilio

Il sottoscritto Dr.____________

In riferimento all’allegata richiesta relativa all’assistito Sign/Sign.ra___________

Dichiara di aver dato informazioni sul trattamento della terapia endovenosa e che la

medesima è gestibile dall’infermiera in assenza del medico.

In caso di necessità è reperibile presso i seguenti recapiti telefonici:

Data:…….…. .Firma:……….……. ..…………………………..

Firma assistito o famigliare La sottoscritta infermiera_____________

che effettua la presa in carico dell’assistito, dichiara di aver acquisito il consenso

informato, di aver dato informazioni sulle modalità assistenziali di sorveglianza

educando la famiglia e/o personale di assistenza sul controllo e sospensione

dell’infusione, lasciando in caso di necessità i seguenti recapiti telefonici:

Data:………….Firma:…………….. .…………………………….

Firma assistito o famigliare

28.

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Allegato B Dal 1/12/08 al 13/12/08 periodo per la compilazione del questionario

QUESTIONARIO Indagine sulla gestione dei cateteri venosi periferici e rilevazione di eventuali segni

di flebiti/infiltrazioni/complicanze negli utenti domiciliari Data inserzione CVP______; Tot gg____; Data rimozione CVP_____; Motivo rimozione: (a)tempo completato; (b)flebite; (c)infiltrazione;(d)occlusione; (e)stravaso; (f)altro_______; 1) Età paziente:____sesso ()M ()F; 2) Paziente collaborante ()si ; ()no; 3) Sito di inserzione CVP: (a)mano; (b)avanbraccio; (c)piega del gomito; 4) Modalità di disinfezione cute: (a)iodiopovidone; (b)clorexidina gluconato(NEOXINAL); (c)altro_________; 5) Medicazione coprente: (a)pellicola poliuretano(TEGADERM); (b)cerotto (tipo FIXOMULL); (c)altro________; 6) Terapia infusionale: (a)antibiotici; (b)soluzioni isotoniche; 7) Dopo la terapia esegui lavaggio in pressione positiva con soluzione fisiologica?()SI ; ()NO; 8) Presenza di linee guida sulla gestione dei CVP nel vostro servizio? ()si ; ()no; 9) Osservazione del CVP *Data osservazione______; giorno di permanenza 1/2/3/4/5/6/....; Complicanze CVP: 1) (a)pervio; 2) otturato: (a)lavaggio-disostruito; (b) lavaggio-non disostruito e rimozione; *Data osservazione______; giorno di permanenza 2/3/4/5/6/....; Complicanze CVP: 1) (a)pervio; 2) otturato: (a)lavaggio-disostruito; (b) lavaggio-non disostruito e rimozione; *Data osservazione______; giorno di permanenza 3/4/5/6/....; Complicanze CVP: 1) (a)pervio; 2) otturato: (a)lavaggio-disostruito; (b) lavaggio-non disostruito e rimozione; *Data osservazione______; giorno di permanenza 4/5/6/....; Complicanze CVP: 1) (a)pervio; 2) otturato: (a)lavaggio-disostruito; (b) lavaggio-non disostruito e rimozione; *Data osservazione______; giorno di permanenza 5/6/....; Complicanze CVP: 1) (a)pervio; 2) otturato: (a)lavaggio-disostruito; (b) lavaggio-non disostruito e rimozione; 29.

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*Data osservazione______; giorno di permanenza 6/....; Complicanze CVP: 1) (a)pervio; 2) otturato: (a)lavaggio-disostruito; (b) lavaggio-nn disostruito e rimozione; 10) Sono presenti segni di flebite/infiltrazione? ()SI ; ()NO *se (SI) crociare nella scala di valutazione il grado: Data______(A)1°grado: dolore locale; (B)2°grado: dolore+eritema+edema; (C)3°grado: dolore+eritema+edema+cordone localizzato; (D)4°grado: dolore+eritema+edema+cordone esteso; (E)5°materiale purulento; 11) C'è stata fuoriuscita di farmaco o liquido nel sottocute "stravaso"? ()SI ; ()NO 12)Nella tua pratica territoriale il CVP viene lasciato in sede giorni: (3)--(4)--(5)--(6) o più specificare_____ 13) Quali fattori influenzano il prolungamento del tempo di permanenza del CVP? (A)patrimonio venoso scarso e/o fragile; (B)mancanza di segni di flebite/infiltrazione; 30.