LA TEOLOGIA AMERICANA

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INSTAURARE OMNIA IN CHRISTO PERIODICO CATTOLICO CULTURALE RELIGIOSO CIVILE Anno XXXIII, n. 1-2 Sped. in a.p. art. 2 c. 20/c L. 662/96 - Filiale di Udine - Taxe perçue Gennaio - Agosto 2004 Con i Lettori, con gli Amici (che da tanti anni ci seguono), con chi dissente dalla nostra “linea” vorremmo parlare chiaro. Vorremmo parlare chiaro innanzitutto per cercare di uscire da taluni equivoci. Instaurare esce ininterrottamente da oltre un trentennio. Chiunque lo abbia letto ha avuto la possibilità di com- prendere le “posizioni” che esso rap- presenta e che intende “difendere”. Non ci possono essere più dubbi. In più occasioni abbiamo cercato di chiarire esplicitamente il nostro pen- siero. Sembra che questo sforzo a po- co sia valso. Noi vogliamo essere cattolici senza aggettivi. Non siamo “conservatori” (come an- che di recente ci ha definiti erronea- mente un saggio dedicato al tradizio- nalismo cattolico italiano e al Concilio Vaticano II), poiché la “conservazione” può riguardare “cose” diverse. Si può conservare persino la “rivoluzione”. Certamente vogliamo conservare il contenuto della fede, le verità che non passano, ma non vogliamo conservare tante realtà “sociologiche” dentro e fuo- ri la Chiesa, che sono il frutto di scel- te che hanno portato a risultati non “coerenti” con la fede cattolica; scelte, quindi, che noi non condividiamo e che giudichiamo sbagliate e dannose. Per esempio, non vogliamo con- servare i cosiddetti principî sui quali si fonda la Costituzione della Repubblica italiana che è stata strumento del pro- cesso di secolarizzazione (cfr. P. G. GRASSO, Costituzione e secolariz- zazione, Padova, Cedam, 2002). Non siamo “tradizionalisti” nel sen- so stretto con il quale il termine viene usato in teologia e in filosofia. La Tradizione è una realtà” viva”, la qua- le, perciò, non concede di fare salti, di rovesciare posizioni, di affermare “co- Quando si dice che la società statu- nitense è “la più religiosa e la più se- colarizzata”, il secondo aggettivo è uni- voco (= privo di ogni riferimento all’Assoluto Trascendente e special- mente al soprannaturale cristiano), il primo però è equivoco perché le reli- giosità sono molte in quella società e as- sai poco compatibili fra loro. La componente più vistosa sembre- rebbe cristiana, però risultante da due correnti polivalenti e numericamente og- gi equivalenti: la corrente nominalmente cattolica romana 1 e la corrente nomi- nalmente protestante. Quest’ultima è quella che ha avuto l’influsso maggiore nella formazione del profilo etico e civile della società statu- nitense. Occorre, peraltro, chiarire qualche distinzione. A. La diffusa protesta contro gli abu- si del governo ecclesiastico cattolico ro- mano (sec. XIV-XV) prese in Germania, nel sec. XVI, una caratterizzazione ri- voluzionaria con istanze di riforma ge- nerale della religione, della società e dell’etica, diffusesi rapidamente in tut- ta Europa, ma i suoi deludenti risultati dettero origine a varie correnti teologi- che e spirituali post-luterane, tra loro di- sarmoniche. Gli anabattisti (già evi- dentemente post-cristiani) si diffusero subito in Europa Orientale; i calvinisti si trapiantarono con profili differenziati in Francia (ugonotti) e in Inghilterra (puri- tani); né gli uni né gli altri riuscirono a sostituirsi agli apparati ecclesiastici tradizionali. Gli eredi della riforma lute- rana imposero il “cuius regio eius reli- gio” ma questo li chiuse in una tutela se- colare. L’evoluzione della “teologia riformata” è stata autodistruttiva del suo significato cristiano e la prova più completa e per- suasiva fu data da BRUNERO GHE- RARDINI in un’opera degna di medita- zione 2 . B. Com’è risaputo, il puritanesimo in- glese, venuto a patti con la Chiesa Anglicana, manifestò vivacissime in- quietudini contestatrici della struttura ge- rarchica ecclesiastica le quali avevano in sé marcate tendenze relativistiche. Alcune di queste “avanguardie”, so- stenute probabilmente da sogni tem- poralistici 3 , si trapiantarono al di là dell’Atlantico nel New England, facen- do valere nel nuovo ambiente la loro ti- pica struttura congregazionista. Ben presto dal loro seno emersero corren- ti post-cristiane (antitrinitarie). Successivamente, in tutte le “chiese” PAROLE CHIARE (segue a pag. 15) LA TEOLOGIA AMERICANA di don Ennio Innocenti INVITO Il giorno 25 agosto 2004, come ormai tradizione, organizziamo presso il santuario di Madonna di Strada a Fanna, vicino a Maniago (Pordenone), il XXXII convegno annuale degli “Amici di Instaurare”. Relatori saranno: don Ignacio Barreiro di Roma e il prof. Danilo Castellano dell’Università di Udine. Sono invitati a partecipare tutti coloro che condividono sostan- zialmente il nostro impegno, so- prattutto coloro che da tempo ci onorano della loro attenzione e, in particolare, coloro che ci onorano del loro consenso. Il programma della giornata è pubblicato a pagina 3. (segue a pag. 2)

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INSTAURAREOMNIA IN CHRISTO

P E R I O D I C O C AT TO L I C O C U LT U R A L E R E L I G I O S O C I V I L E

Anno XXXIII, n. 1-2 Sped. in a.p. art. 2 c. 20/c L. 662/96 - Filiale di Udine - Taxe perçue Gennaio - Agosto 2004

Con i Lettori, con gli Amici (che datanti anni ci seguono), con chi dissentedalla nostra “linea” vorremmo parlarechiaro.

Vorremmo parlare chiaro innanzituttoper cercare di uscire da taluni equivoci.

Instaurare esce ininterrottamente daoltre un trentennio. Chiunque lo abbialetto ha avuto la possibilità di com-prendere le “posizioni” che esso rap-presenta e che intende “difendere”.Non ci possono essere più dubbi. Inpiù occasioni abbiamo cercato dichiarire esplicitamente il nostro pen-siero. Sembra che questo sforzo a po-co sia valso.

Noi vogliamo essere cattolici senzaaggettivi.

Non siamo “conservatori” (come an-che di recente ci ha definiti erronea-mente un saggio dedicato al tradizio-nalismo cattolico italiano e al ConcilioVaticano II), poiché la “conservazione”può riguardare “cose” diverse. Si puòconservare persino la “rivoluzione”.Certamente vogliamo conservare ilcontenuto della fede, le verità che nonpassano, ma non vogliamo conservaretante realtà “sociologiche” dentro e fuo-ri la Chiesa, che sono il frutto di scel-te che hanno portato a risultati non“coerenti” con la fede cattolica; scelte,quindi, che noi non condividiamo e chegiudichiamo sbagliate e dannose.

Per esempio, non vogliamo con-servare i cosiddetti principî sui quali sifonda la Costituzione della Repubblicaitaliana che è stata strumento del pro-cesso di secolarizzazione (cfr. P. G.GRASSO, Costituzione e secolariz-zazione, Padova, Cedam, 2002).

Non siamo “tradizionalisti” nel sen-so stretto con il quale il termine vieneusato in teologia e in filosofia. LaTradizione è una realtà” viva”, la qua-le, perciò, non concede di fare salti, dirovesciare posizioni, di affermare “co-

Quando si dice che la società statu-nitense è “la più religiosa e la più se-colarizzata”, il secondo aggettivo è uni-voco (= privo di ogni riferimentoall’Assoluto Trascendente e special-mente al soprannaturale cristiano), ilprimo però è equivoco perché le reli-giosità sono molte in quella società e as-sai poco compatibili fra loro.

La componente più vistosa sembre-rebbe cristiana, però risultante da duecorrenti polivalenti e numericamente og-gi equivalenti: la corrente nominalmentecattolica romana1 e la corrente nomi-nalmente protestante.

Quest’ultima è quella che ha avutol’influsso maggiore nella formazione delprofilo etico e civile della società statu-nitense. Occorre, peraltro, chiarirequalche distinzione.

A. La diffusa protesta contro gli abu-si del governo ecclesiastico cattolico ro-mano (sec. XIV-XV) prese in Germania,nel sec. XVI, una caratterizzazione ri-voluzionaria con istanze di riforma ge-nerale della religione, della società edell’etica, diffusesi rapidamente in tut-ta Europa, ma i suoi deludenti risultatidettero origine a varie correnti teologi-che e spirituali post-luterane, tra loro di-sarmoniche. Gli anabattisti (già evi-dentemente post-cristiani) si diffuserosubito in Europa Orientale; i calvinisti sitrapiantarono con profili differenziati inFrancia (ugonotti) e in Inghilterra (puri-tani); né gli uni né gli altri riuscirono asostituirsi agli apparati ecclesiasticitradizionali. Gli eredi della riforma lute-rana imposero il “cuius regio eius reli-gio” ma questo li chiuse in una tutela se-colare.

L’evoluzione della “teologia riformata”è stata autodistruttiva del suo significatocristiano e la prova più completa e per-suasiva fu data da BRUNERO GHE-

RARDINI in un’opera degna di medita-zione2.

B. Com’è risaputo, il puritanesimo in-glese, venuto a patti con la ChiesaAnglicana, manifestò vivacissime in-quietudini contestatrici della struttura ge-rarchica ecclesiastica le quali avevanoin sé marcate tendenze relativistiche.Alcune di queste “avanguardie”, so-stenute probabilmente da sogni tem-poralistici3, si trapiantarono al di làdell’Atlantico nel New England, facen-do valere nel nuovo ambiente la loro ti-pica struttura congregazionista. Benpresto dal loro seno emersero corren-ti post-cristiane (antitrinitarie).Successivamente, in tutte le “chiese”

PAROLE CHIARE

(segue a pag. 15)

LA TEOLOGIA AMERICANAdi don Ennio Innocenti

INVITOIl giorno 25 agosto 2004, come

ormai tradizione, organizziamopresso il santuario di Madonna diStrada a Fanna, vicino a Maniago(Pordenone), il XXXII convegnoannuale degli “Amici diInstaurare”.

Relatori saranno: don IgnacioBarreiro di Roma e il prof. DaniloCastellano dell’Università diUdine.

Sono invitati a partecipare tutticoloro che condividono sostan-zialmente il nostro impegno, so-prattutto coloro che da tempo cionorano della loro attenzione e, inparticolare, coloro che ci onoranodel loro consenso.

Il programma della giornata èpubblicato a pagina 3.

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protestanti americane prevalse il libe-ralismo di derivazione tedesca, netta-mente razionalistico (immanentistico).Ancora oggi la teologia post-protestanteamericana si caratterizza per la sua im-pronta storicista, neoliberale e secola-rista.

Questo è notorio. Però esiste un’o-pera specialistica che da tempo ha da-to la dimostrazione di questa parabolariduttiva della teologia e della spiritua-lità derivante in America dall’eredità pro-testante4: è, nel caso nostro, importan-te vederne lo svolgimento, la cui con-clusione impone un corollario. Questo:l’ambiguo cristianesimo post calvinistache ha determinato la forma giuridicafondamentale degli USA ha dimostratoil suo approdo post-cristiano. Siccomeil suo influsso nel cattolicesimo romanostatunitense è molto forte5, possiamosenz’altro dire che la “religiosità” pre-valente in USA non è affatto cristiana:è una religiosità aconfessionale, libe-rale, sentimentale, immanentista, sto-ricista, massonica.

L. GIUSSANI si è proposto di riassu-merci le tesi della “più seria e cultural-mente significativa espressione” dellateologia protestante statunitense.

• La prima impresa colonizzatrice in-glese “Virginia Company” in territorioamericano aveva certamente obbietti-vi geopolitici coniugabili con fini religiosi.Com’è logico, dalla protestantizzataInghilterra fu tra protestanti che ebbesuccesso il reclutamento, specialmen-te fra quelli che soffrivano di malesse-re in patria, soprattutto calvinisti, e an-che battisti e settari vari, mentre l’an-glicanesimo e il luteranesimo contò so-lo seguaci di minoranza nella “VirginiaCompany”.

• L’impronta veterotestamentaria delpuritanesimo inglese domina i congre-gazionalisti trapiantati in America edemerge nettamente nel teologo più fa-moso del primo periodo John Cotton(1584-1652). Costui concepisce la so-cietà, anche religiosa, come una ari-stocrazia, soggetta al potere civile. Solodopo di lui John Wise (1652-1725) di-fende la struttura democratica del con-gregazionalismo, con sottolineatura, pe-raltro, del valore divino del potere civi-le.

Si calcola che centotrenta professo-ri universitari fossero emigrati nel NewEngland fino al 1645. La colonia dei“Padri Pellegrini” (Massachussets)fondò il College Harvard per i ministri delculto.

La corrente conservatrice fu guidata

da Cotton Mather (1663-1728), ma es-sa fu contestata con la rivendicazionedell’autonomia anche dottrinale di ognisingola chiesa.

• La contestazione dell’influsso origi-nario calvinista divenne prevalentecon l’influsso del pensiero di JacobusArminius (1560-1609), rilanciato inAmerica dal filosofo Samuel Johnson(1696-1772), seguace di Berkeley, la cuisvolta razionalista (immanentista) de-terminò i futuri sviluppi.

• Il tentativo rivoluzionario fu guidatoda Jonathan Edwards (1703-1758),considerato il pensatore più fortedell’America, il quale, peraltro, dipen-dendo completamente da Locke, fa con-sistere la vera religione in sentimenti.

Merita che qui si sottolinei la defini-zione di libertà che questo autore haproposto: “il potere, l’opportunità, la for-tuna che ognuno ha di fare ciò che glipiace o di agire secondo ogni aspettoin base al suo piacere”: al di là delle in-tenzioni dell’autore, non si potrebbe da-re definizione più atea e nichilista.

È interessante altresì notare cheEdwards, utilizzando termini platonicidel Seicento inglese, mette in giro as-serti gravidi di conseguenze, comequando scrive che “Dio stesso è di fat-to l’essere in generale”.

Tutta l’impostazione di Edwards fu du-ramente contestata da indirizzi razio-nalisti e naturalisti che proclamarono ilpeccato originale e l’inferno come as-solutamente contrari alla ragione e al-la natura (Charles Channey, 1705-1787), giungendo alla esplicita nega-zione della divinità di Cristo e dellaTrinità con Jonathan Mayhew (1720-1766).

L’illuminismo di Locke e di Newton dif-fuse atteggiamenti analoghi, tanto che“alla fine del secolo di Edwards tutti i mi-nistri congregazionalisti di Boston e piùdella metà di quelli del Massachussetserano diventati antitrinitari”.

Giustamente L. GIUSSANI, dopoaver rilevato che tale esito aveva le suepremesse logiche già nel calvinismo ori-ginario, sottolinea che “la stessa ereditàedwardsiana nella lettura revivalisticaottocentesca sarà costretta da un pre-ponderante antropocentrismo pietista inflessioni sempre più razionalistiche epragmatiche” (pag. 55).

Si adottò il metodo liberale dell’inter-pretazione delle Scritture e si ripudiòespressamente la Trinità come sov-vertitrice dell’unità divina. La grandemaggioranza delle chiese delMassachussets aderirono a queste te-si unitariane nel 1825.

Anche fra i trinitari residui delConnecticut il movimento illuministatrovò sostenitori tra i “vecchi calvinisti”.

Gli edwardsiani si arroccarono a Yalema con dottrine che portavano “lonta-no”, come quella che insegna questomondo come il migliore possibile, oquella che toglie alla morte di Cristo ilcarattere espiatorio. Altri calvinisti si di-rigono verso mistiche dubbie: SamuelHopkins (1721-1803) insegna che peressere salvo l’uomo dev’essere dispo-sto ad essere dannato per la gloria diDio.

Yale tentò di reagire all’influsso dis-solutorio dell’illuminismo francese, macon accentuazione del moralismo e del-le tecniche emozionali, non della graziasoprannaturale.

Mentre il calvinista Nathaniel W.Taylor (1786-1858) insegna che l’uomopuò soltanto peccare, il pietista CharlesGrandison Finney (1792-1875) esaltaottimisticamente i poteri della naturaumana fino a ridurre tutta la religione inun antropocentrismo immanentistico.

I residui conservatori della teologiacalvinista si arroccarono a Princeton,dove spiccava l’influsso filosofico delrealismo scozzese (o del senso comu-ne) di Reid. In area notiamo altresì l’in-flusso della filosofia tedesca conFrederik Augustus Rauch (1806-1841),formatosi all’idealismo di Heidelberg,con J. W. Nevin (1803-1886) e il pieti-sta Philip Schaff, il quale a Tubinga eBerlino aveva assorbito l’influsso diHegel e Schleiermacher: è laMercersburg Theologie dellaPensilvania.

Alla fine del secolo XIX quasi tutte lecattedre congregazionaliste e presbi-teriane erano “cadute nelle mani di pro-fessori d’indirizzo liberale”.

I professori antitrinitari (unitariani) pas-sarono dal sensismo lockiano al tra-scendentalismo kantiano e schleier-macheriano. Fra questi notiamo sia l’in-teresse per le religioni orientali sia il re-lativismo massonico (pag. 88).

Ralph Waldo Emerson (1803-1882)professa un immanentismo panteisticoin cui l’uomo è l’incarnazione dellaMente Universale. Eliminato ogni resi-duo soprannaturale, il peccato è solouna difficoltà inerente all’evoluzione!

Trionfa la visione progressista dellastoria con esaltazione del socialismo edella democrazia.

Emerson è il filosofo caratteristico delmoderno senso della vita americana: ilsuo influsso fu vastissimo fino alla finedel secolo, coniugato con quello del li-beralismo.

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Ci sono autori che professano un ap-parente cristocentrismo; HoraceBushnell (1802-1876) è tra questi, main realtà egli riduce il soprannaturale adun vago “spirituale” e per lui la Trinitànon rappresenta che una modalità ri-velatrice di Dio, mentre di Cristo stes-so egli nega la perfetta umanità e so-prattutto la missione espiatrice: un mo-ralismo progressista sostituisce ilVangelo.

In questo quadro opera, sotto l’in-flusso di Schleiermacher e di Ritschl illiberalismo che recepisce metodi e con-tenuti dell’alta critica tedesca: imma-nentismo, progressismo, monismo, ot-timismo, irenismo conducono al rigettodella dottrina dell’Incarnazione: in Cristol’uomo si fa Dio.

Una serie di famosi predicatori vol-garizzarono il liberalismo teologico, alSeminario di New York si nota la ne-gazione dell’inerranza biblica, il terre-nismo del Regno di Dio, gli influssi delmodernismo e del pragmatismo.

Eugene William Lyman (1872-1948)sostiene tesi simili a quelle di Teilhardin un quadro generale del cui imma-nentismo non ci sono dubbi.

Alla scuola teologica di Chicago il bat-tista Shailer Mathews (1863-1941)svuota il cristianesimo di ogni contenutodogmatico, sottopone la fede a criteriscientifici, riduce la divinità alla natura(= totalità cosmica). Altri celebri pro-fessori di Chicago sono ancora più ra-dicali con totale dissolvenza perfino del-l’essere umano.

L’attenzione di questi “cristiani” si spo-stò, all’inizio del novecento, sulla “re-denzione” dei mali sociali, ma con totaleadesione al sistema liberalcapitalista. Ilpeccato è un difetto dello sviluppo so-ciale, il regno di Dio è il progresso.

Tra gli esponenti più significativi no-miniamo Francis Greenwood Peabody(1847-1936), il primo insegnante di eti-ca sociale in Usa; Washington Gladden(1836-1918), tutto dedito al rapporto tracapitale e lavoro. In tutti questi autori li-berali, la Chiesa non è che lo strumentodel bene sociale.

Walter Rauschembusch (1861-1918),propagandista d’un socialismo cristia-no, insegnò che il significato del Cristoè tutto nel sociale, mentre l’eresia piùabbietta è di pensare alla salvezza in-dividuale: la salvezza è il volontario so-cializzarsi dell’anima, il regno di Dio èla comunità del cooperativo servizio.

La politica è cristianizzata dalla de-mocrazia: resta da cristianizzare ilmondo degli affari.

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XXXII CONVEGNO DI «INSTAURARE»

INTRODUZIONE

Trent’anni fa fu confermata dall’esito del referendum popolare l’introduzione dell’istituto deldivorzio nell’ordinamento giuridico italiano. Vi era stato inserito quattro anni prima anche a cau-sa di un “compromesso” realizzato in sede di Assemblea costituente. In quella sede, infatti, nel1947, oltre trenta deputati democristiani non si presentarono in aula per la votazione e, così,cadde l’aggettivo “indissolubile” a matrimonio: si stabilì allora che per l’ordinamento giuridicorepubblicano la famiglia è fondata semplicemente sul matrimonio, non sul matrimonio indisso-lubile come prevedeva il progetto. Si disse che i democristiani fecero il “compromesso” con icomunisti per ottenere da questi il sostegno e l’approvazione dell’attuale art. 7 della Costituzionenell’illusione che esso “costituzionalizzasse” i “Patti lateranensi” e non la semplice modalità del-la loro eventuale revisione (come, poi, è stato confermato). L’assenza patteggiata dei deputa-ti democristiani suscitò allora proteste nel campo cattolico. Fra queste va ricordata quelladell’Associazione degli Uomini dell’Azione cattolica della Diocesi di Concordia-Pordenone al-lora presieduta dall’avv. Alfonso Marchi [Ricostruisce la vicenda, fra gli altri, M. CASELLA, Cattolicie Costituente. Orientamenti e iniziative del Cattolicesimo organizzato (1945 -1947), Napoli, EdizioniScientifiche Italiane, 1987, che documenta anche l’intervento di Marchi].

L’introduzione dell’istituto del divorzio ha sottolineato la “svolta” avvenuta: l’Italia si stava sem-pre più allontanando dalla sua tradizione cattolica che, in passato, impedì agli anticlericali ri-sorgimentali dell’ ’800 e della Terza Italia di introdurre questo istituto nell’ordinamento giuridi-co del Regno d’Italia di allora.

L’introduzione dell’istituto del divorzio ha consentito di avviare in maniera spedita altre “rifor-me” e di varare altre leggi: fra le riforme basterà ricordare il nuovo diritto di famiglia (Legge 19maggio 1975, n. 151) e fra le nuove leggi quella dell’aborto procurato (Legge 22 maggio 1978,n. 194).

Non c’è dubbio che la famiglia sia aggredita da molte parti e sotto diversi profili. Forse si èperso il suo concetto. Spesso, infatti, attualmente si scambia per famiglia ciò che famiglia nonè. Per questo è opportuna una riflessione sull’argomento.

Questa riflessione è opportuna, inoltre, perché la cristianità contemporanea sta commettendoun errore strategico: ritiene di poter difendere la famiglia limitandosi a difendere la famiglia me-desima. Si rifugia, cioè, nel microsociale, illudendosi di poter difendere un istituto fondamen-tale. Questo, però, non può essere difeso se non nel contesto più vasto delle società civile epolitica che vanno riportate alla razionalità, cioè all’ordine naturale che è l’ordine loro impres-so dal Creatore.

Il XXXII convegno degli “Amici di Instaurare” intende porre la questione con forza perché icattolici, innanzitutto, gli italiani, poi, e gli uomini, in genere, considerino attentamente che tut-to è (almeno virtualmente) perduto se si percorrono strade che allontanano dalla legge natu-rale e divina, vale a dire dalla verità che è condizione di autentico progresso civile.

PROGRAMMA

Il nostro periodico organizza per gli “Amici di Instaurare” la XXXII giornata di pre-ghiera e di studio, che si terrà presso il santuario di Madonna di Strada a Fanna(Pordenone) mercoledì 25 agosto 2004.

Il programma della giornata è il seguente:

ore 9,00 - Arrivo dei partecipanti.ore 9,15 - Celebrazione della Santa Messa e canto del “Veni Creator”.ore 10,30 - Saluto di Instaurare ai partecipanti.ore 10,45 - Relazione di don Ignacio Barreiro sul tema:

«La famiglia nella Dottrina sociale della Chiesa»ore 12,00 - Interventi e dibattito.ore 13,00 - Pranzo.ore 15,30 - Ripresa dei lavori.

Relazione del prof. Danilo Castellano sul tema:«Famiglia, società civile e comunità politica: tre società naturali,contemporanee, indisgiungibili».

ore 16,15 - Interventi e dibattito.ore 17,30 - Comunicazioni. Canto del “Credo” e chiusura del convegno.

Il convegno è aperto a tutti gli “Amici di Instaurare”. I partecipanti avranno a loro carico so-lamente le spese di viaggio e il pranzo che verrà consumato in un vicino ristorante.

Non è permessa la distribuzione di alcuna pubblicazione né la registrazione dei lavori sen-za la preventiva autorizzazione della Direzione del Convegno.

La località prescelta è facilmente raggiungibile con propri mezzi: si trova sulla sinistra del-la strada che da Spilimbergo porta a Maniago, pochi chilometri prima di quest’ultimo centro.

Per eventuali informazioni rivolgersi al n. tel. 0432.869049.

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ra come un Giudizio di Dio e una scel-ta per la democrazia, la Chiesa e Diostesso. Dopo il 1950 egli mise a nudole contraddizioni del ruolo moralizzato-re dell’America nel mondo, demitiz-zandola come luogo del Regno di Dio.Ebbe un influsso grandissimo, ma lasua cristologia è ariana: Cristo non èDio.

Paul Tillich (1886-1965), pastore lu-terano nel Brandeburgo, insegnò aBerlino, Marburgo e Francoforte, dovenel 1933 perdette la cattedra di filoso-fia per le sue posizioni antihitleriane.Passò in USA sotto invito di R. Niebuhr,il quale l’aveva già fatto tradurre e co-noscere. Tillich fu sotto l’influsso diSchelling, di Kierkegaard, Heidegger,Husserl, della psicoanalisi; fu un leaderdel movimento socialista religioso te-desco.

In America egli chiarì di proporre unsistema che rifletteva sul significato del-l’essere. Esso è radicato nell’assoluto,ma Dio è del tutto inesprimibile, sicchéil protestantesimo è la vera religione inquanto rifiuto di assolutizzare il finito.Anche il bene non è indicabile in normeassolute. Cristo stesso non è Dio.

Egli si proponeva di mettere in ac-cordo messaggio e situazioni (il logossi manifesta in un particolare evento sto-rico). La Trinità è un simbolo della ma-nifestazione divina come potere crea-tivo, come amore salvifico e trasfor-mazione estatica. Per lui il dubbio è es-senziale alla fede. Nel prospettare il rap-porto tra fede e cultura profuse il suo ul-timo impegno.

Dopo la guerra riprese consistenza latendenza neo-liberale che al vecchiometodo razionalistico e alla conse-guente critica biblica aggiungeva ri-pensamenti dell’evoluzionismo e dellostoricismo.

Tentativi di ricostruzione metafisicavanno attribuiti a Alfred North Whitehead(1861-1947) e Charles Hartshorne(1897-2000). Quest’ultimo esprime l’i-dea di un Dio che, essenzialmente amo-re, si completa nel rapporto con la li-bertà delle creature e in questa dina-mica consisterebbe la realtà dell’uni-verso.

Il primo, Whitehead, considera l’es-sere come processo. Da lui è influen-zato Nels Frederick Solomon Ferré(1908-1971), per il quale tale è l’ope-razione creativa amorosa da portare al-la salvezza ogni cosa.

Svuotamento del soprannaturale ve-rifichiamo anche in John Macquarrie,che dichiara apertamente la sua di-pendenza da Heidegger. Il luterano

William Hordern dipende dalla filosofiaanalitica di Wittgenstein con esiti cri-stologici ariani (Dio era in Cristo).

Molto diffusa la teologia radicale cheaccetta totale subordinazione alla cul-tura mondana. Sotto l’influsso di DietrichBonhoeffer, Thomas J. S. Altizer predi-ca in America la morte di Dio, il qualesi svuota della sua realtà per liberare lacreatura dalla realtà alienante della di-vinità.

L’impossibilità di credere alla divinitàtrascendente è predicata da WilliamHamilton, per il quale Gesù è solo unuomo per gli altri. Per Paul Matthewsvan Buren la parola “Dio” è priva di si-gnificato e va sostituita con “uomo”.Anche Gabriel Vahanian è sulla stessalunghezza d’onda.

Harvey Gallagher Cox è il famoso teo-rizzatore della teologia della secolariz-zazione, rimbalzata in ambito cattolicoda Leslie Dewart. Il processo storico èl’unica modalità d’incontro fra Dio e l’uo-mo e il relativismo è la base per la so-cietà pluralistica.

Concludendo, possiamo dire - sullascorta dello studio di mons. LUIGIGIUSSANI - che l’ultima teologia pro-testante americana rappresenta la ra-dicalizzazione del liberalismo in teolo-gia.

1 Diciamo “nominalmente” perché, co-me rilevava l'arcivescovo di MilanoGiovanni Battista Montini, oggi “catto-lico” è nome che copre ogni compro-messo e se questo vale per I’ltalia, mol-to di più vale per i cattolici statunitensiguidati da una gerarchia e da un clerooggi in clamorosa depressione di mo-ralità.

2 Cfr. B. GHERARDINI, TeologiaCrucis, Edizioni Paoline, Roma 1978.

3 Il sogno degli ispiratori della “VirginiaCompany” era di partecipare all’ag-gancio della Cina per la via occidenta-le. Questo sogno si tramutò poi nell’af-fannosa corsa all’ovest e manifestò, in-fine, il suo obbiettivo geopolitico con laguerra dell’oppio.

4 Cfr. LUIGI GIUSSANI, TeologiaProtestante Americana, Marietti,Genova- Milano, 2003.

5 L’élite dominante è protestante edebraica. La massoneria americana èpervasiva, con milioni di aderenti. La “re-ligione civile” soggioga col suo “pa-triottismo” anche i cattolici, riusciti a fa-tica ad aprirsi un proprio spazio ma conprezzi valutabili sull’esempio della sto-ria dei Kennedy.

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Tutte queste correnti immanentisteappaiono assolutamente prevalenti,ma c’è anche qualche reazione: JohnGresham Machen (1881-1937) attaccòapertamente il liberalismo. Così pure al-tri, detti “fondamentalisti”.

Ma l’umanesimo naturalista dominò leuniversità americane tra il 1920 e il1930, con impostazioni anche aperta-mente materialiste. Nel 1933l’Umanismo fu lanciato come “nuova re-ligione” del tutto secolarizzante.

Quest’ottimismo progressista fu scos-so dalla generale crisi sociale degli an-ni ‘30, ma non si seppe far altro che ri-mediare con l’empirismo di WilliamJames e la psicologia. Con DouglasClyde Macintosh (1877-1948) si ha unaepistemologia chiamata teologica chein realtà non è che psicologia con pre-tese scientifiche.

Hanry Nelson Wieman (1884-1975)insegna, sotto influsso idealistico, cheDio è la indefinita e inesplorata totalitàdi ciò che è meglio, senza che si pos-sa concepire come essere personale.

Edgar Sheffield Brightmann (1884-1953) è anch’egli chiuso nell’imma-nenza: al di fuori dell’esperienza non c’ènulla e Dio è conosciuto come sorgen-te dei valori, ma non come potere infi-nito, anzi come dualità in lotta.

Altra scossa da registrare è quella cheproviene dalla conoscenza di Barth e diKierkegaard in USA.

Eco ebbe un’opera assai critica ver-so la Chiesa asservita al capitalismo(The Church Against the World), scrit-ta in collaborazione, di Wilhelm Panck(1900-1981). Richard Niebuhr (1894-1962), ispirandosi ad autori modernistie liberali europei, si pone domande ra-dicali sul significato del cristianesimo inAmerica ma non sfugge al relativismo.Più importante l’opera di suo fratelloReinhold.

Reinhold Niebuhr (1892-1971) è il ca-po riconosciuto del movimento antili-berale negli anni Trenta. Pastore lute-rano a Detroit, identifica progresso so-ciale e redenzione dell’uomo, è attrat-to dal marxismo, del quale però rico-nosce la derivazione capitalistica. Egliritiene che le “esigenze etiche poste daGesù sono d’impossibile compimentonell’esistenza personale dell’uomo”.Inoltre la rivelazione di Gesù non è con-siderata completa in sé e per sé.Niebuhr è inquietante quando asserisceche “la buona novella del Vangelo è cheDio prende la peccaminosità dell’uomodentro di sé”. Nel 1940 presenta la guer-

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Una conferma esplicita del carat-tere laicista della Costituzione vi-gente in Italia viene da una voce au-torevole: dal professore della NewYork University e del Collèged’Europe di Bruges, Joseph H. H.Weiler, in un volumetto col titolo “Perun’Europa cristiana. Un saggioesplorativo”, anticipato in edizioneprovvisoria al “Meeting per l’amiciziafra i popoli”, nell’agosto 2003, aRimini, organizzato dal movimento“Comunione e liberazione”; poi ap-parso in edizione definitiva nel suc-cessivo novembre, nelle edizioniRizzoli. Il saggio su “L’Europa cri-stiana” ha incontrato notevole favo-re fra i cattolici italiani. L’autore,ebreo praticante, sostiene la ne-cessità d’inserire nel preambolodella futura costituzione europea unriferimento alle “radici cristiane”dell’Europa, al fine di chiarire l’iden-tità storico-culturale dell’Europa,con esclusione esplicita di qualsia-si qualificazione confessionista perl’ordinamento della futura Unione.

Senza discutere sugli aspetti ge-nerali della stessa istanza, va nota-to che il Weiler, nell’esame di temiparticolari, sostiene espressamenteche nella Costituzione italiana del1947 è statuita una scelta di principîin senso deliberatamente laicista (op.cit., pp. 30, 53, 62, 72, 82, 103). Ilprofessore nuovaiorchese avverteche il costituente italiano ha esclusoqualsiasi riferimento testuale a Dio,alla religione, alla Chiesa cattolica,nemmeno accennando a profili di ca-rattere meramente storico-sociale. Inproposito egli invoca il raffronto conle Costituzioni di Grecia, Malta,Danimarca, Irlanda, Germania,Spagna, Polonia, nelle quali, pur secon diversi contenuti, vi sono richiamia principî ovvero elementi religiosi.

Bisogna tenere presente che, a dif-ferenza della Costituzione francesein vigore, nel testo costituzionale ita-liano non vi è una qualificazioneesplicita della Repubblica come“laica”. A dire del Weiler, però, un “si-

lenzio” siffatto non potrebbe venir in-teso come segno di autentica neu-tralità ovvero di agnosticismo tra lai-cismo e richiami di elementi religio-si; men che meno si tratterebbe poidi un indizio in senso confessionista.Ai costituenti italiani del 1946-47 sipossono ben riferire le espressionidel professore di Nuova York.Escludere qualsiasi accenno allasensibilità religiosa da un testo co-stituzionale, secondo l’autore, non è“realmente un’opzione agnostica;non ha nulla a che vedere con laneutralità. Significa semplicementeprivilegiare, nella simbologia delloStato, una visione del mondo [quel-la laicista] rispetto a un’altra, facen-do passare tutto questo per neutra-lità” (op. cit., p.106 s.). In un certosenso, sempre a dire dell’autore, il ri-fiuto dell’inserimento di un richiamoa grandezze religiose ha un signifi-cato ancora più grande rispetto al-l’inserimento (op. cit., p. 68 s.).

A conferma delle ultime afferma-zioni citate del Weiler, si può notareche nella Costituzione italiana del1947 non fu riaffermato il principioconfessionista, stabilito nell’ante-riore ordinamento monarchico, comeenunciato nell’art. 1 dello Statuto delRegno, ove “la Religione cattolicaapostolica romana” era definita “lasola religione dello Stato”. Va ag-giunto che, in diverse sedutedell’Assemblea costituente, nel mar-zo 1947, furono respinti alcuniemendamenti intesi a introdurre: avolte, un’invocazione a Dio, a volte,una dichiarazione del principio con-fessionista, con la qualificazione del-la religione cattolica come religioneufficiale dello Stato repubblicano. Siaconsentito ricordare che un com-pendio preciso dei lavoridell’Assemblea costituente conclusicon l’esclusione dalla carta repub-blicana di principî religiosi o richiamialla divinità, era stato proposto nelvolume di Carlo FrancescoD’Agostino, “ La ‘illusione’ democri-stiana” (ed. L’Alleanza italiana,Roma 1951, rist. 1988, p.62 ss. pas-sim, 70 ss., 103 ss.). In quest’ope-ra, molto presto, era stato segnala-

to il significato laicista, e “ateo”, del-la Costituzione italiana, significatosuccessivamente mandato ad effet-to con le sentenze della Corte co-stituzionale e poi riconosciuto dalWeiler, nello scritto sopra riferito, ol-tre mezzo secolo dopo.

Pure se sorrette da studi rigorosisulla dottrina della Chiesa, le paro-le di Carlo Francesco D’Agostino ri-masero inascoltate fra i cattolici e fu-rono seppellite nel silenzio voluto dal-l’alto. Trascorsi più di cinquant’anni,il contenuto normativo in senso lai-cista comincia a venire riconosciutoanche fra i fedeli, poiché loro mo-strato da una voce esterna allaChiesa, giunta d’Oltreoceano. È unriconoscimento però che arriva trop-po tardi, dopo che dall’autentico si-gnificato della Costituzione sono de-rivate le logiche conseguenze, in par-ticolare con la perdita di efficacia dimolte delle anteriori norme di leggiordinarie ancora informate alle esi-genze della religione dei padri e aicanoni della morale tradizionale.

UN’ULTERIORE CONFERMA DEL LAICISMO DELLA COSTITUZIONEdi Pietro Giuseppe Grasso

L’antico rito romano conser-

va nella Chiesa il suo diritto di

cittadinanza nella multiformità

dei riti cattolici, sia latini che

orientali. Ciò che unisce la di-

versità di questi riti è la stessa

fede nel Mistero Eucaristico, la

cui professione ha sempre as-

sicurato l’unità della Chiesa,

santa, cattolica ed apostolica.

Card. Dario Castrillón Hojos

Prefetto della Congregazione per il Clero

Presidente della Pontificia Commissione

«Ecclesia Dei».

Roma 24 maggio 2003

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1. Il Preambolo di una Costituzionedovrebbe essere la “chiave di lettura”dell’articolato della Costituzione me-desima. Esso, pertanto, non può es-sere un “corpo estraneo” rispetto al te-sto della Costituzione: Preambolo e ar-ticolato debbono essere armonici, va-le a dire debbono essere “letti” in ma-niera “sistematica” ovvero individuan-do la ratio che li rende non solo noncontraddittori ma sorretti positiva-mente (almeno) da unaWeltanschauung. Per comprendere inprofondità, pertanto, il significato delPreambolo è necessario leggere a fon-do l’articolato della Costituzione cui es-so è premesso. Sarebbe privo di sen-so, quindi, un Preambolo non armo-nico con l’articolato della Costituzione.

L’istanza di un Preambolo i cui enun-ciati e le cui professioni siano in con-traddizione con l’articolato dellaCostituzione, è propriamente un’i-stanza rivolta a “ripensare” il contenutodella Costituzione stessa, vale a direuna sua confutazione o, almeno, unanon approvazione della medesima.

2. Per quel che riguarda il Progettodi Trattato che istituisce unaCostituzione per l’Europa si deve re-gistrare che esso si apre con unPreambolo che ha suscitato discus-sioni e polemiche. Soprattutto il reite-rato appello del papa Giovanni PaoloII a inserire un esplicito riferimento al-le “radici cristiane” dell’Europa ha po-sto sul tappeto una questione chesembrava non più attuale, non solo perla cultura politica liberale ma anche perla cultura politica cattolica.

Com’è noto, si è cercato di risolve-re la questione con il ricorso alle “ere-dità culturali, religiose e umanistichedell’Europa”, cioè adottando un crite-rio storicistico e sociologico ad un tem-po, il quale viene ritenuto fondata-mente insufficiente per risolvere il pro-blema posto sul tappeto.

3. Valéry Giscard d’Estaing,Presidente della Convenzione che haelaborato il testo del Progetto diTrattato che istituisce una Costituzione

per l’Europa, si è dichiarato decisa-mente contrario all’inserimento del no-me di Dio nel Preambolo. Sarebbe “im-proprio” ha osservato questo riferi-mento, perché esso introdurrebbenell’ordinamento giuridico europeo un“principio” di incertezza e di conflitto.Se la religione, infatti, divenisse un cri-terio o il criterio d’interpretazione del-l’ordinamento, ognuno (sia esso indi-viduo o gruppo) sarebbe legittimato adare una sua “lettura” dell’ordinamentomedesimo. Si assisterebbe, in altre pa-role, alla dissoluzione dell’ordina-mento: i cattolici, per esempio, do-vrebbero invocare che il matrimonio siaregolato come monogamico e indis-solubile; i musulmani come poligami-co; altri ancora come lo intende la cre-denza “religiosa” professata. Sul pia-no penale non sarebbero più possibi-li, ancora per esempio, processi e con-danne come quelli ai coniugi Onedache, come si ricorderà, in ossequio al-la propria credenza “religiosa” si op-posero alle indispensabili trasfusioni disangue alla figlia minorenne, causan-done così la morte. L’ordinamento giu-ridico più che ordinare sarebbe, in que-sta ipotesi, “ordinato”. Il riferimento, in-fatti, a un Dio generico nel quale, co-

me affermò La Pira nel 1947 durantei lavori dell’Assemblea costituenteitaliana, tutti possano convenire è, dauna parte, un puro flatus vocis, dal-l’altra è un nome al servizio delle ideo-logie umane. In altre parole se quelloa Dio fosse un riferimento a un Dio ge-nerico, esso sarebbe “via” del conflit-to delle identità non ontologiche degliindividui e dei gruppi.

Sotto questo profilo, perciò, do-vrebbero essere riconosciute comefondate le obiezioni di Valéry Giscardd’Estaing: se non si riconosce, infatti,la Religione con la R maiuscola, ov-vero se il problema non si fa teoretico,si rischia di aggravare la già grave cri-si in cui versano gli ordinamenti giuri-dici positivi basati sulla sola volontà de-gli uomini.

Si deve registrare, però, una con-traddizione fra le obiezioni di Giscardd’Estaing all’inserimento del nome diDio nel Preambolo della Costituzioneeuropea e la difesa del Progetto ela-borato dalla Convenzione da lui pre-sieduta. Valéry Giscard d’Estaing, in-fatti, sembra non essersi accorto chel’articolato del Progetto “accoglie”quanto egli vorrebbe fosse evitato.Introducendo nel Preambolo il riferi-

A PROPOSITO DELLA COSTITUZIONE EUROPEA

di Danilo Castellano

IL PROBLEMA DEL PREAMBOLOLa bozza di Costituzione europea elaborata sta sollevando polemiche soprattutto per il man-

cato riferimento a Dio nel Preambolo. C’è chi si oppone all’esplicito riferimento a Dio in nomedella «laicità» delle istituzioni civili; chi ne chiede la menzione in nome della «verità storica»dell’Europa, vale a dire per il suo passato; chi (assoluta minoranza) ritiene che il riferimento aDio sia un’esigenza laica di ogni ordinamento giuridico: non è tanto la verità storica a richiederlo,quanto quella teoretica.

I primi due schieramenti fanno riferimento rispettivamente al modello dello «Stato moderno»,«neutrale» o «indifferente» di fronte alla religione, e al modello «polacco», ritenuto un esempioda imitare da parte dell’Europa per la sua Costituzione.

«Instaurare» intende approfondire la questione. Con il contributo del prof. Giovanni Cordini,ordinario di Diritto pubblico comparato nell’Università di Pavia, abbiamo iniziato a trattare il te-ma controverso (cfr. «Instaurare», n. 1/2003).

Con il contributo di Daniele Mattiussi (cfr. «Instaurare», n. 2/2003) abbiamo posto in eviden-za taluni nodi problematici e imprescindibili. Abbiamo continuato a considerare la questione, de-licata e complessa ad un tempo, con il contributo di don Ennio Innocenti (cfr. «Instaurare», n.3/2004) e con alcune note.

Ora pubblichiamo il testo di un intervento, svolto nell’ambito dei lavori di un convegno inter-nazionale dedicato a “Quale Costituzione per quale Europa?” e destinato agli atti del medesi-mo di prossima pubblicazione presso le Edizioni Scientifiche Italiane di Napoli.

Il 18 giugno 2004, intanto, è stata approvata la Costituzione Europea. I problemi consideratinei nostri servizi sembrano «altra cosa» rispetto al testo approvato. «Querelle superata» per usa-re le parole di Jacques Chirac; superata non perché risolta ma perché inattuale.

Il Santo Padre ha visto inascoltato il suo reiterato richiamo e la Santa Sede ha ufficialmenteespresso il suo rammarico.

Prodi ha definito «bella» la Costituzione approvata anche se è generalmente condiviso (an-che da parte laicista) il giudizio secondo il quale essa è il risultato di un «compromesso al ribasso».

Torneremo sull’argomento anche perché ora si dispone del testo e non di una bozza diCostituzione. L’approvazione della Costituzione Europea, comunque, nulla toglie all’attualità del-le riflessioni finora presentate.

Instaurare

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mento al nome di Dio, di un Dio ge-nerico, si accoglierebbe, infatti, il cri-terio del pluralismo “religioso” come cri-terio di “lettura” della Costituzione. Siaccoglie, però, il medesimo criterio seil “pluralismo religioso” viene accolto,come è stato accolto, nell’articolato delProgetto. Limitiamoci ad un esempio.Il Progetto riconosce come diritto fon-damentale quanto già riconosciuto datutte le Dichiarazioni dei diritti umani.“Ogni individuo - recita, infatti, l’art. II-10 - ha diritto alla libertà di pensiero,di coscienza e di religione. Tale dirittoinclude la libertà di cambiare religioneo convinzione, così come la libertà dimanifestare la propria religione e lapropria convinzione individualmente ocollettivamente, in pubblico e in privato,mediante il culto, l’insegnamento, lepratiche e l’osservanza dei riti”. Comesi vede, questa norma imporrebbe il ri-conoscimento come diritto soggettivodella pratica in positivo di quanto in-segnato e predicato da qualsiasi cre-denza “religiosa”. Persino la pratica deisacrifici umani, qualora richiesta dal-la propria “religione”, dovrebbe esse-re riconosciuta lecita.

L’opposizione all’introduzione delnome di Dio nel Preambolo da parte diValéry Giscard d’Estaing è dettata, per-ciò, da altre motivazioni rispetto a quel-le da lui apertamente dichiarate. Essa,infatti, diventa comprensibile sola-mente se si considera che il riferimentoa Dio metterebbe in discussione il po-tere costituente stesso inteso come po-tere sovrano. L’inserimento del nomedi Dio nella Costituzione avrebbe si-gnificato, infatti, solamente se essocomportasse il riconoscimento del di-ritto naturale, inteso come ordine im-presso dal Creatore alla creazione, atutta la creazione, come fondamentodell’ordinamento giuridico.

4. L’inserimento, perciò, del riferi-mento esplicito alle “radici cristiane”dell’Europa nel Preambolo comporte-rebbe la coerente “revisione” dell’arti-colato, cioè di molti diritti riconosciuticome tali dall’articolato. Non sarebbepossibile l’integrale accoglimento deidiritti proclamati dalle Dichiarazioni deidiritti dell’uomo che, invece, il Progettodi Trattato che istituisce unaCostituzione per l’Europa accoglie in-tegralmente, limitandosi a un lavoro di“copia e incolla” senza ripensamentinemmeno in presenza di problemi po-sti dall’esperienza giuridica del

nostro tempo.L’inserimento del riferimento alle “ra-

dici cristiane” dell’Europa non potreb-be essere, quindi, né un semplice ri-chiamo storico né una rilevazione so-ciologica.

Non potrebbe essere un semplice ri-chiamo storico, perché la storia, lata-mente intesa, prova tutto e il contrariodi tutto. Anzi, come è stato osservato,la storia per essere tale ha bisogno dicriteri di “lettura” degli eventi e dei fat-ti; non può essere una mera superfi-ciale registrazione “fotografica” deglistessi. Il richiamo alle “radici cristiane”dell’Europa, pertanto, per essere unautentico richiamo storico, impone unchiarimento di metodo e di contenuto.

D’altra parte, il richiamo alle “radicicristiane” dell’Europa non potrebbe es-sere una rilevazione sociologica nonsolo perché l’Europa è da secoli cri-stianamente divisa ma soprattuttoperché attualmente il suo cristianesi-mo sembra più formale che sostanzialee, comunque, spesso ipotecato da ere-dità (come quella illuministica, peresempio) che, nonostante l’impegno dimolti teologi cattolici e non per renderlecristiane, restano per la loro genesi eper la loro natura estranee e, talvolta,contrarie all’Europa cristiana.

Del resto non ci si può illudere di po-ter “gestire” in senso cristiano unaCostituzione, come quella delineata dalProgetto, che accoglie “diritti” e “valo-ri” lontani e contrari all’ordine natura-le e cristiano. Anche quando, infatti, es-sa sembra appellarsi alla sua miglio-re tradizione culturale, politica e giuri-dica, in realtà vi si richiama con enun-ciati equivoci che gli uomini del nostrotempo intendono generalmente nelsenso oggi corrente, vale a dire alla lu-ce della Weltanschauung illuministica,poco importa se intesa in senso “for-te” o in senso “debole”. In altre paro-le quelle che Jemolo e Grasso, peresempio, chiamano le “frasi reboanti”delle nostre Costituzioni, altro non so-no se non il “cavallo di Troia” per farpassare quanto ancora non è stato pie-namente accolto dal senso comune deicittadini. Nel caso del Progetto diTrattato che istituisce una Costituzioneper l’Europa non c’è dubbio che l’u-guaglianza, la libertà, la ragione, i di-ritti inviolabili e inalterabili della personae via dicendo altro non sono se non ivalori della tradizione delleDichiarazioni dei diritti dell’uomo ov-vero l’accoglimento del razionalismo

politico-giuridico della “modernità”,assiologicamente intesa. Lo afferma lostesso Progetto al Titolo II della ParteI, arrivando a una conclusione alla qua-le personalmente siamo arrivati in al-tra sede per altra strada: il giusnatu-ralismo razionalistico (quello cui, per in-tenderci, si ispira il Progetto) altro nonè che una orgogliosa affermazione delgiuspositivismo (Parte I, Titolo II, Art.7, c. 3).

5. Si può comprendere, perciò, per-ché anche la cultura cattolica con-temporanea interpreta con riserve e,talvolta, in ultima analisi in senso con-trario al suo significato oggettivo il rei-terato appello di Giovanni Paolo II a in-serire il nome di Dio nel Preambolo del-la Costituzione per l’Europa. Dio, infatti,nonostante talune contrarie apparen-ze “giustificate” da una superficiale let-tura di qualche Dichiarazione dei dirittidell’uomo, è di ostacolo ai diritti uma-ni come intesi anche dal Progetto diTrattato che istituisce una Costituzioneper l’Europa. Bisogna considerareche i diritti dell’uomo proclamati dalla“modernità” politico-giuridica hanno co-me fonte e come fine l’uomo. Comeosservò, per esempio, la Arendt, essipongono a fondamento del diritto nonil precetto divino ma la volontà del-l’uomo e sono segno di assoluta eman-cipazione dal diritto ritenuto incompa-tibile con la libertà, gnosticamente in-tesa come “negativa”. È per questoche il Progetto di Trattato che istituisceuna Costituzione per l’Europa è co-stretto a scambiare le clausole gene-rali dell’ordinamento giuridico con iprincipî del diritto ovvero a ritenere ga-rante dei diritti fondamentali ciò che lirende assolutamente incerti e assolu-tamente contingenti: la sovranità delpopolo, vale a dire la mutevole volontàdi gruppi identitari che si credono on-nipotenti.

«Instaurare» ha bi-

sogno del tuo aiuto.

Unisciti a noi nella

«buona battaglia».

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Il volumetto di D. Chino Biscontin Leultime ore di Gesù. Condanna,Passione e Risurrezione, Pordenone,Edizioni Biblioteca dell’Immagine,2004, p. 1241, con la pretesa di un’in-dagine critico-storica (o.c., p. 7), maprivo di documentazione2 e condottomediante affermazioni gratuite ed az-zardate “approssimazioni”3, è un con-densato ideologico di errori gravissimi,di eresie, un distillato (con tutti i vele-ni) del più puro modernismo4, che è la“sintesi di tutte le eresie” nel senso di“eresia essenziale”, in quanto essoperverte le nozioni della Rivelazione edella fede, e per conseguenza svuo-ta i dogmi cristiani, nel tentativo di ade-guarli alla presunta mentalità “scienti-fica” moderna.

Fondamentale è la vecchia, trita edarbitraria distinzione (v. pp. 25-39, inparticolare p. 31), cui il Biscontin ade-risce, tra il Gesù della storia (Gesù diNazaret, il “vero e reale Gesù”5) ed ilCristo della fede (prodotto della “fede”6

delle prime comunità cristiane secon-do i loro “bisogni”7). Tale distinzionerende possibile affermare sul pianodella “fede” (o.c., p. 37) quel che vie-ne negato sul piano della storia (cf peres. o.c., p. 111), la quale non è più “sto-ria della salvezza” (Heilsgeschichte),ossia una serie di interventi divini in tut-ta la storia umana (anche i sacra-menti), secondo la leggedell’Incarnazione, suo evento princi-pale, secondo un piano divino salvifi-co (economia della salvezza).8

Vi sono tutte le caratteristiche prin-cipali del modernismo: l’immanenti-smo, secondo il quale la Rivelazioneè data dall’esperienza umana9 (pp. 9-24, 30, 44-45, 64, 78, 118), il sogget-tivismo, secondo il quale la fede è“sentimento” (pp. 15, 16, 20, 21, 122-124)10, l’evoluzionismo (pp. 25-39, inparticolare p. 32) che opera una vivi-sezione11 tra il “vero e reale” Gesù del-la storia, puro uomo (escludendone apriori il soprannaturale) e il Cristo12 del-la fede che si sarebbe “evoluta” nelleprime generazioni cristiane.13

Gesù di Nazaret avrebbe avuto un’e-sperienza singolarissima di Dio14, del-la Sua bontà e si sarebbe autocon-vinto, dopo l’incontro determinante con

Giovanni Battista (o.c., pp. 16, 43-44)15,di essere investito da Dio di una mis-sione, quella di comunicare la bontà di-vina (pp. 16, 2116). Tale “esperienza” dicui Gesù è il modello viene ripetutanell’”esperienza” religiosa dei cristiani(cf ancora o.c., p. 111).

Viene negata17 l’Incarnazione18 (pp.32, 38, 39, 49), la divinità di Gesù (ri-dotta ad una “singolare relazione conDio”; pp. 25, 33, 35, 38, 64, 66, 87),quindi la SS. Trinità (pp. 20, 73, 8719),il valore sacrificale e redentivodell’Ultima Cena20 (pp. 9-10, 46) e del-la passione, morte21 e risurrezione diGesù (pp. 29, 33, 83, 111ss, 121),quindi la transustanziazione (p. 58, cf10, 9222) e la giustificazione dal pec-cato23.

L’interpretazione della persona e del-l’opera di Gesù viene condotta in chia-ve naturalistica, sociale e politica (pp.17ss, 29, 66).

La storia “reale” di Gesù di Nazaret24

secondo Chino Biscontin è la storia diun puro uomo, pio e buono25, ma illu-so, che si è autoconvinto e cominciò aritenersi (o.c., pp. 48, 81, 92, 94-95,121) incaricato da Dio di una missio-ne (o.c., pp. 16, 30, 36, 44, 45, 56, 64),quella di manifestare la bontà di Dio(o.c., pp. 15, 16, 20) e di rendere buo-ni26 gli uomini, missione che finisce inuna tragica uccisione, senza reden-zione, e “continua”27 in qualche modograzie alla “fede” (inventiva, creatrice)28

dei primi cristiani, veri fondatori, ano-nimi, della Chiesa (avulsa da Cristo).L’esistenza di Gesù che sarebbe sta-to un illuso, ucciso per le sue convin-zioni personali29, sarebbe stata se-condo Biscontin semplicemente falli-mentare (o.c., pp. 56, 90) e tragica(o.c., p. 53).

In realtà la fede è data dall’adesio-ne alla Rivelazione divina, non un sen-

UN DISTILLATO DI MODERNISMOdi don Ivo Cisar

Scalpore, scandalo e polemiche ha suscitato la pubblicazione del libro diun sacerdote della Diocesi di Concordia-Pordenone, cui è dedicata la notacritica che pubblichiamo. È necessario, certamente, che gli scandali avven-gano, anche se sarebbe buona cosa la mancanza della loro necessità.

Il libro di cui si parla nella nota che segue, non è originale: ripete tesi (so-stanzialmente eretiche) che da tempo vengono insegnate nei Seminari e, pri-ma ancora, in Istituti e Università Pontificie. Per fare un solo esempio baste-rebbe ricordare che nel 1990 è stato pubblicato un volume (Eutanasia delCattolicesimo?, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane) per confutare le stessetesi (ed altre) sostenute nell’opera del Biscontin: dall’autore allora contesta-to (Rinaldo Fabris) si attende ancora la risposta promessa pubblicamente.Quello che è preoccupante, però, è il fatto che gli Ordinari delle Diocesi par-ticolarmente interessate ritennero allora di assumere o esplicitamente o im-plicitamente le difese delle tesi sostenute dall’autore contestato in diverse suepubblicazioni e da lui insegnate nei Seminari e divulgate in corsi e conferenze.Ignoranza? Malafede? Falso amore per la Chiesa? “Spirito di corpo”?Condivisione? Non spetta a noi dare la risposta, perché non spetta a noi giu-dicare. Alcune cose, però, sono certe: 1) taluni insegnamenti erronei non pos-sono che dare frutti perniciosi; 2) buona parte del clero rivela una formazio-ne sbagliata o inadeguata; 3) gli stessi Ordinari sono spesso impari rispettoalle gravi responsabilità che portano; 4) i fedeli sono spesso abbandonati ase stessi.

“Instaurare”, da sempre, combatte lo gnosticismo che anima anche la co-siddetta cultura cattolica diffusa a piene mani nelle Istituzioni che dovrebbe-ro combatterla e da quei mezzi di comunicazione che dovrebbero contrastarla.Persino i Pastori si abbeverano ai quotidiani (che dovrebbero, in quanto Pastori,giudicare) e si abbandonano a insegnamenti che ripetono luoghi comuni del-la cultura (anticattolica) egemone.

La barca, nonostante tutto e tutti, non andrà a fondo. Ne siamo certi. Andrà,però, incontro a tempeste.

Instaurare

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timento dipendente dall’esperienza. Lasintesi dei Vangeli sta nell’affermazio-ne che “Gesù è il Cristo” (Mt 16,16; Gv1,41-42; 20,31; cf Gv 6,68; 10,24; At2,36; 5,42; 9,22; 17,3; 18,5.28; 1 Gv2,22; 4,2-3; 5,1), perché Gesù è ve-ramente Dio Figlio Incarnato, e questoè stato colto già durante la vita terre-na di Gesù30, il quale è stato uccisoprecisamente perché “si faceva Dio”(Gv 10,33; Mt 26,63-66)31.

Sconcerta come D. Biscontin sorvolitranquillamente, ignorando o vanifi-cando i testi, sulla messe sconfinatadei dati rivelati e riferiti nei Vangeli edin tutto il Nuovo Testamento, di cui eglipraticamente rifiuta la maggior parte,compiendo un vero “deicidio”32 nellapersona del Verbo Incarnato. Biscontinpretende di usare il metodo critico-sto-rico (p. 7 ecc.); in realtà egli procedein maniera molto “critica”, poco stori-ca, e comunque prescindendo dalla fe-de, base per ogni teologo degno di ta-le nome.33

Dal libro di Biscontin escono mal-conci i Vangeli, perché non attendibi-li (o.c., p. 27)34, Gesù, perché un po-vero illuso, le prime generazioni cri-stiane, perché imbroglione, ed il suo li-bro, penoso e del tutto pernicioso, che,nel suo stile suasivo che può sedurremolti, dopo aver svuotato la storia,svuota anche la fede (v. pp. 112-124),ma soprattutto ne escono male i fedeliche “hanno il diritto di ricevere dai sa-cri Pastori gli aiuti derivanti dai beni spi-rituali della Chiesa, soprattutto dalla pa-rola di Dio e dai sacramenti.” (can. 213del C.I.C.), e sappiamo che il libro diBiscontin ha sconvolto molti di essi35.

PS. 1° Da quanto pubblicato sulGazzettino del 6.6.2004, pag. II del-l’edizione di Pordenone, intitolato “IlGesù di don Chino sotto accusa”, ri-sultano quattro conferme: a) non oc-corre essere integralisti (come dice D.Zanette; cosa significa?) per accorgersidelle enormità delle affermazioni di D.Biscontin, ma basta avere una sem-plice fede cattolica che non può se-parare una “storia” dalla fede; b) lagente semplice coglie perfettamente ilpensiero del Biscontin e se ne lamenta,scandalizzata, col Vescovo; c) il libroha avuto un’enorme diffusione (più di15.000 copie vendute), il che dà la mi-sura del danno che esso fa; d) se D.Biscontin l’ha scritto in soli cinque gior-ni, come confessa, vuol dire che quan-

to scritto non è frutto di una “ricerca”,ma che ce l’aveva e ce l’ha pronto nel-la mente e nelle vene, perché non èche la ripetizione di quanto da lui so-stenuto da anni in varie conferenze oarticoli.

2° Quanto all’intervista dell’editoreGiovanni Santarossa pubblicata sulGazzettino dell’8.6.2004, pag. III del-l’edizione di Pordenone, bisogna dire:a) non è in questione la fede personaledi D. Biscontin, ma il libro che ogget-tivamente (e ci consta che gli articolidel Gazzettino stimolano ed incuriosi-scono la gente a comperare e legge-re il libro) diffonde gravissimi errori,mentre la gente comune non distingue,e giustamente36, tra il “Gesù della sto-ria” ed il “Cristo della fede” (v. sopra nelterz’ultimo capoverso); b) Biscontinparla bene di Gesù e lo ama? ancheErnesto Renan ne “parla bene”; ma lafede del Biscontin è di quel generesoggettivistico che egli descrive nel suolibro, cioè fede “creatrice” (o.c., p. 111):“Appartiene all’ambito della fede, diquello spazio, cioè, strettamente legatoalle esperienze e alle persuasioni per-sonali, persino alle libere opzioni indi-viduali, e per definizione non può es-sere trattato come un dato oggettivo.... Perché la fede nella risurrezione diGesù, necessariamente collegata al-la fede in Dio, può essere solo il frut-to del far spazio, liberamente, dentrodi sé, ad una esperienza che si pre-senta come una visita che capita da al-trove (un “dono” per chi la ritiene pre-ziosa).” Ecc., o.c., pp.ss.)

3° Per il segno della “tomba vuota”v., oltre ad un’abbondante bibliografiaspecialistica (v. I. Cisar, Risurrezionedi Cristo: realtà o mito? Recenti di-scussioni sulla sua storicità: Rassegnadi teologia XIV, 1973, 191-21), dueopere divulgative: Antonio Persili,Sulle tracce del Cristo risorto conPietro e Giovanni testimoni oculari,Edizioni Centro Poligrafico Romano2000 (II rist.), pp. 255 (l’autore, sa-cerdote anziano di Tivoli, tenne sul-l’argomento una conferenza il30.3.2001 a Pordenone); VittorioMessori, Dicono che è risorto.Un’indagine sul Sepolcro vuoto, Torino2001 (II rist.), pp. 295.

4° Al medievista Enzo Marigliano,che sul Gazzettino del 9.6.2004, edi-zione di Pordenone, a pp. I e IV, in ma-

niera molto polemica (“Rigurgiti di san-ta Inquisizione”) e compiendo vari sal-ti logici, tirando in ballo, ma a spropo-sito, s. Anselmo e l’attuale Papa, as-sume le difese di D. Biscontin e del suolibro, c’è da far osservare la differen-za che passa tra il trattare di GesùCristo in quanto uomo ossia della suaumanità (l’ha fatto sempre la cristolo-gia cattolica nel De Verbo Incarnato ela soteriologia cattolica che studia l’o-pera di redenzione per cui Dio si è fat-to uomo) ed il trattarne come se eglifosse (stato) solo uomo (ossia perso-na puramente umana, il che è contra-rio non solo alla Rivelazione divina, maanche alla semplice onesta logica sto-rica, come ha dimostrato per es. J.Guitton, perché la persona divino-uma-na di Gesù è inscindibile nel suo es-sere che si rivela attraverso segni, ma-nifestazioni, dichiarazioni, (la storia nonpuò essere agnostica37), come fa D.Biscontin.

1 Il libro consta di otto capitoli oltreall’Introduzione (pp. 7-8). Nel capitolointitolato “Entusiasmo e animosità at-torno a Gesù” (pp. 9-24) si parla del-l’uomo Gesù che ebbe un’esperienzareligiosa (di Dio) straordinaria e suscitòintorno a sé entusiasmo, esercitògrande influsso e si è tirato addosso unodio feroce (p. 11); in questo capitolovi è già il nucleo principale della posi-zione modernistica del Biscontin chedescrive la persona di Gesù appuntocome una persona semplicementeumana che si convince di essere in-caricato da Dio di una missione. Il ca-pitolo intitolato “I Vangeli, la storia e lafede” (pp. 25-39) precisa il metodo se-guito dall’autore, quello della distin-zione tra il Gesù della storia e il Gesù(non “Cristo”) della fede, come si tro-va nei Vangeli di composizione assaitardiva (v. nota 10). Segue un capito-lo dal titolo “Quadro storico della vitadi Gesù” (o.c., pp. 41-54), nel quale ilB. ripercorre la vita di Gesù, costel-landola di affermazioni sulla evoluzio-ne della sua coscienza circa la propriamissione. Nei due capitoli successiviil B. disserta su ”Il ruolo delle autoritàreligiose di Gerusalemme nella mortedi Gesù (pp. 55-67) e su “La respon-sabilità di Ponzio Pilato” (pp. 69-82).

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Segue un capitolo intitolato “La follae Gesù davanti alla crocifissione” (pp.83-96), nel quale il B. sostiene che lapassione e morte di Gesù non avven-nero in corrispondenza ai piani di Dioconosciuti da Gesù fin dall’inizio (p.87). Il capitolo “Le torture e l’esecu-zione capitale” (pp. 97-109) contieneuna descrizione, anche se discutibilein alcuni particolari, della passione emorte di Gesù (sarebbe questo lo sco-po principale dello scritto); il B. non no-mina mai i risultati degli esami scien-tifici della S. Sindone; verso la fine il B.nega la storicità della presenza delleguardie al sepolcro (p. 108). L’ultimocapitolo “Gesù oltre la sua morte” (pp.111-124) sostiene l’indimostrabilitàdella risurrezione di Gesù dal punto divista storico (v. spec. p. 117; trascu-rando completamente il segno dellatomba vuota su cui v. Gv 20,1-9); a ta-le proposito bisogna aggiungere che larisurrezione di Cristo in sé è un fattosoprannaturale, quale ingresso nellagloria ossia nella vita divina da partedella Sua umanità (glorificazione),ma vi sono dei segni storici, quali il se-polcro vuoto, con dei segni precisi (v.il cit. passo di Gv 20,6-8), e le appari-zioni (di cui vi sono numerose relazionievangeliche, ed in sintesi il passo 1Cor 15,5-8).

2 La fascetta pubblicitaria presentail libro come una cronistoria dettaglia-ta della passione e morte di Gesù (nelclima dell’ondata emotiva provocatadal film La passione di Mel Gibson) -ma con ipotesi arbitrarie, come quel-la che Gesù avrebbe ricevuto due fla-gellazioni (o.c., p. 98; cf Il Popolo diPordenone dell’ 11.4.2004, 3) e portatouna croce intera (o.c., p. 102);Biscontin ignora completamente quan-to si ricava dallo studio della S.Sindone. In realtà è una specie di mal-destra cristologia personale dell’auto-re, professore nel Seminario diocesa-no di Pordenone, direttore dellaBiblioteca diocesana, conferenziere,redattore di una rivista di predicazione.Leggendo il libro si ha l’impressione diun redivivo Ernesto Renan (1823-92)della Vita di Gesù (1863) (seguace diD. Strauss e di B. Bauer), che parla as-sai bene di Gesù (l’Avversario tentasempre sub specie boni, cf 2 Cor11,14), ma per abbassarlo subdola-mente al puro livello umano (v. ErnestRenan, Vita di Gesù, Milano 1962 - il

tono della trattazione, le parti diGiovanni Battista, persino alcuneespressioni, come “entusiasmo” o“opposizione”, ecc. sono quasi identi-che), l’impostazione e le tesi sono quel-le di Alfred Loisy (Le origini del cri-stianesimo, Firenze 1964, special-mente pp. 88-171; per es.: “I raccontievangelici... tendono a inserire nellastoria come un fatto constatato quel-la che fu essenzialmente una creden-za, una concezione o una visione del-la fede” ; p. 139), successivamente siriscontrano echi di vari altri autori “de-mitizzanti”, prima di tutto del capo-scuola Rudolf Bultmann (1884-1976),di Dorothee Sölle (“Gesù rappresen-tante [“luogotenente”: p. 49, 52, “ple-nipotenziario”: p. 63, 117] di Dio”, diWilly Marxsen (che nega la risurre-zione di Gesù: “Die Sache Jesu gehtweiter = l’affare Gesù continua”; cf o.c.,pp. 113-114), delle posizioni cristolo-giche, tipiche della scuola olandese(Gesù non Dio, ma “divino”, in rapportounico con Dio [cf o.c., pp. 14-15]), diEdward Schillebeeckx (n. 1914), ri-provate dalla Chiesa già nel 1980 (ne-gazione dell’unione ipostatica e sosti-tuita dall’”autotrascendenza teocen-trica”: v. la nota della Congregazioneper la dottrina della fede del10.11.1980: EV 7,830-856). Biscontinripete le solite accuse di ellenizzazio-ne (pp. 35s, 120), di mitizzazione (p.120) e di contaminazione con le con-cezioni del diritto romano (p. 121).Oltre a citare alcuni studiosi ebrei(Jacob Neusner, a p., 17), Biscontinsegue in generale gli indirizzi dellascuola protestante liberale, della qua-le cita (a p. 27), però, solo AlbertSchweitzer (1875-1965), accanto al-l’americano R.E. Brown (ivi), un ese-geta biblico cattolico non tanto sicuro.Fin dal 1980 la Pontificia CommissioneBiblica ha trattato la questione dei rap-porti tra la S. Scrittura e la cristologia(v. EV 9, 1208-1339) che sarebbe be-ne studiasse chiunque affronta un ar-gomento così importante e delicatocome la cristologia biblica, che non puòmai prescindere dalla S. Tradizione edal Magistero della Chiesa.

3 Tale termine ritorna più volte sot-to la penna del B. Il libro di Biscontinè un’opera pseudostorica e pseudo-teologica, dilettantistica e giornalistica,in stretto contrasto con tutte le paginedel Vangelo. Vi si trovano lacune, tor-tuosità ed anche alcune contraddizio-

ni (l’incontro con Giovanni Battista sa-rebbe stato determinante per Gesù,eppure la predicazione dei due sa-rebbe stata opposta; le beatitudini ri-portate da s. Matteo inviterebbero, adifferenza di quelle riferite da s. Luca,alla condivisione, eppure il testo degliAt 4,32-35 cit. a p. 30-31 esprime pro-prio la condivisione sotto la penna del-l’evangelista Luca; Gesù avrebbeavuto esperienza dei misteri di Dio, p.14, eppure “desideri umanissimi” di ce-na comune, p. 9-10; Gesù sarebbe sta-to ucciso per motivi politici, p. 61, o re-ligiosi, p. 80?; Gesù sarebbe statoMessia sì, secondo quanto riportato ap. 93 (Lc 4,16-21), o no, secondoquanto si legge a p. 79, oppure, dopouna resistenza iniziale (o.c., p. 62, 79),semplicemente “possibilista”, p. 63-64?; Gesù sarebbe risorto, secondouna testimonianza precoce paolina, p.116, o no, v. p. 118? Biscontin confon-de poi, nei due capitoli appositi (pp.55ss e pp. 69ss), la responsabilità mo-rale dei capi dei giudei con quella giu-ridica di Pilato.

4 La personale “professione” di fede(che è insieme confessione indirettadegli errori) di D. Chino Biscontin, evi-dentemente impostagli, pubblicata,senza alcun riferimento di sconfes-sione esplicita, sull’ultima pagina (35)del settimanale diocesano diConcordia-Pordenone Il Popolo del23.5.2004, dal titolo equivoco “Perchécredo con gioia che Gesù è il figlio diDio” (in che senso?, v. in nota 18) nonè in grado di cancellare il male che stafacendo e farà il libro, assai pernicio-so, che vive di sua esistenza autono-ma, vendendosi anche lontano dallaDiocesi di Concordia-Pordenone, pu-re in centri dove affluiscono persone datutto il mondo (come a Grado), ed alquale si aggiungono, come conferma,le conferenze, anche recentissime, diD. Biscontin, stampate e messe a di-sposizione in alcune chiese dellaDiocesi (come nel Duomo diSpilimbergo: “Il male come problemafilosofico e religioso”. Testo della con-ferenza tenuta da don Chino Biscontinil 30 aprile 2004 nella sala del CinemaCastello, dove, a p. 12 si legge: “È sul-la linea di questi pensieri che la miaesistenza di cristiano attinge luce dal-l’esistenza di Gesù di Nazaret, che nel-la fede riconosco come la manifesta-zione di Dio stesso. In lui, in modoesemplare e insuperabile, si è mani-

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festata questa fiducia di fondo, in Dio,nella vita, nell’amore, negli uomini. Siè manifestata fino in fondo. Ecc.”). Delresto i modernisti non cambiavano itermini, ma i contenuti della fede cat-tolica; i modernisti accettano le paro-le, ma ne intendono il senso a modoloro, come espressioni di una “fede”senza fondamento storico. La fede (maè professione di fede, o “confessionedella fede”, come suona il testo del-l’articolo?) di Biscontin si riferisce aGesù che in quanto è Cristo, anzi, DioIncarnato? Il tranello del modernismosta appunto nella distinzione tra il Gesùdella storia ed il Cristo della fede, chepermette ai modernisti di professare oconfessare la fede con la Chiesa, so-stenendo, in pari tempo, la sua in-venzione da parte dei cristiani (o di sanPaolo). D. Biscontin avrebbe dovutosconfessare il proprio modernismo(che è più metodo ed impostazioneche contenuto) e non lo fa. Inoltre, eglideprezza la giustificazione dal pecca-to (salvezza, non “in positivo”?!) e af-ferma quasi un’esigenza (immanenti-stica) della grazia elevante, compro-mettendone la trascendenza e l’asso-luta gratuità.

5 Più esattamente: ... lo studioso chevoglia cercare di raggiungere, in e ol-tre i quattro Vangeli, il Gesù reale. Omeglio, il Gesù storico che, è bene sot-tolinearlo con ogni chiarezza, non coin-ciderà mai del tutto con il Gesù reale.”(o.c. p. 31)

6 “Nella fede [sic!] degli evangelisti,il Gesù storico e il Gesù ritenuto vi-vente [sic!] non sono due individui di-versi, ma la stessa persona” (o.c., p.29).

7 V. o.c., pp. 26-28. È la famosa Sitzim Leben della FormgeschichtlicheMethode; v. pp. 26, 28ss.

8 Il B. lo nega esplicitamente a p. 87.V., invece, in san Paolo, sul “mistero”:è l’economia (dispensatio) della sal-vezza: è la sapienza divina riguardanteil piano, il disegno divino della salvezzaumana: 1. prima nascosta in Dio (per-ciò si chiama mistero-segreto), 2. poirivelata per mezzo di Cristo e dagliApostoli, e da Cristo attuata, 3. infineannunciata ed applicata a noi medianteo nella Chiesa:1 Cor 2,7-10; Rm 16,25-27; Col 1,25-27; Ef 1,8-10; 3,3-6.9-11;5,32; 1 Tm 3,9.16; (Rm 11,25); qual-

che volta significa Cristo stesso: Col2,2; 4,3; 1 Tm 3,16.

9 Compresa quella di Gesù stesso.

10 È la “fede fiduciale” protestante,puramente umana, psicologica, senti-mento, autoconvinzione, quindi “crea-tiva” (Soggettivistica, come la “cer-tezza” cartesiana).

11 A tal fine si sostiene l’origine tar-diva, dopo l’a. 70, dei Vangeli (e delleprofezie, pp. 26 [“bisogna attendere ol-tre quarant’anni dalla morte di Gesù,perché appaiano, gradatamente, iquattro Vangeli, anch’essi scritti più perla preoccupazione dell’attuale servizioda rendere alla fede che con losguardo rivolto al passato”], 30, 41-42,56) ed il loro valore storico, presen-tandoli come una rilettura a ritroso (pp.26, 32, 38, 51, 56, 73, 74, 80, 105, 108,119). Inoltre “la tradizione posterioremoltiplicò il meraviglioso e il miraco-loso...” (o.c., p. 47). Ci si chiede, per-ché mai il B. presta fede ai racconti del-la passione e morte di Gesù, ma eli-mina il soprannaturale. Se i Vangelinon sono una cronistoria, non per que-sto non sono storici: v. DV 19. V. l’i-struzione della Pontif. CommissioneBiblica Sancta Mater Ecclesia sulla ve-rità storica dei Vangeli, 21.4.1964: EV2, 151-161.

12 Non chiamato mai Cristo daBiscontin, il quale evita pure il termine“sacrificio”.

13 Gli effetti dell’agnosticismo e del-l’immanentismo si fecero sentire an-zitutto sulla teologia protestante, nel-la quale si fece strada sempre più ilmetodo critico, che era una naturaleconseguenza di quei principi filosoficiche negavano ogni spiegazione tra-scendente e soprannaturale (come ilmiracolo) per limitarsi alla realtà fe-nomenica. Così H. Reimarus (1694-1768), che negò l’ispirazione della S.Scrittura, le profezie e i miracoli e co-niò la celebre distinzione tra il “Cristodella storia e il Cristo della chiesa”, os-sia tra il Gesù della storia e il Cristo del-la fede. A questo punto, la dottrina kan-tiana, che giunge a relegare la religionenell’ambito della ragion pratica, e ilpensiero di Schleiermacher [1768-1834], che riduce la religione a senti-mento, influirono decisamente sull’o-rientamento della teologia protestan-

te. Sotto tale influsso A. Ritschl [1822-89] sostenne che i dogmi cristiani so-no giudizi di valore, non di esistenza,rappresentano trascrizioni nozionali, distati della coscienza religiosa, nonrealtà oggettive aventi valore distintoda essi. La Bibbia non è altro che unacollezione di esperienze privilegiate,destinate a crearne altre. Mediantequesta concezione, il centro della vi-ta religiosa veniva trasportato dall’og-getto al soggetto, da Dio, concepito co-me essere distinto dalla coscienza efuori di essa, all’interiorità della co-scienza stessa di cui Dio è un prodot-to. Contro il protestantesimo ortodos-so, luterano e calvinista, sorgeva, co-sì, il protestantesimo liberale. Il teolo-go protestante francese AugusteSabatier (1839-1901) volgarizzò taliconcezioni nel famoso scritto Esquissed’una philosophie de la religion d’aprèsla psychologie e l’histoire (1897), so-stenendovi che il cristianesimo, nellasua essenza, consiste in una espe-rienza religiosa, in una rivelazione in-tima di Dio che si è operata per la pri-ma volta nell’anima di Gesù di Nazaret,ma si ripete nell’anima dei suoi disce-poli; Gesù si sentiva in una relazionefiliale con Dio che sentiva in una rela-zione paterna con sé. Da queste espe-rienze religiose bisogna distinguere lespiegazioni teologiche e i dogmi chenon sono che trasposizioni di emozionisul piano intellettuale, dove trovanoun’immagine espressiva o rappre-sentazione; l’elemento intellettuale èsolo involucro dell’esperienza religio-sa, e quindi variabile; la conoscenzareligiosa è soggetta alla legge del cam-biamento e della trasformazione, cam-biando col sentimento di cui è veico-lo.

14 Quando? quale? Attraverso i sal-mi (o.c., p. 93, 105)? “Era un uomo cheaveva una relazione di singolare inti-mità con Dio, un Dio avvertito comebontà assoluta. Da questa intimità neera derivata una bontà radicale diGesù, che egli visse privatamente percirca trent’anni, ma poi visse nella di-mensione pubblica di una missione dipredicazione e di prese di posizione,persuaso [sic!] di rispondere in tal mo-do ad una chiamata diretta di Dio.”(o.c., p. 81) Sull’”esperienza religiosa”di Gesù, “giunta a grandi altezze” (co-me quella di s. Francesco d’Assisi,quindi “dal basso”), “religiosità emi-

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nente, sublime”, “straordinaria intimitàcon Dio”, “straordinaria religiosità”,“esperienza che Gesù ha di Dio”: v.o.c., pp. 11, 12, 14, 15; sull’”esperien-za” di Dio da parte di Gesù v. o.c., pp.15, 16, 30; quindi Gesù non è DioIncarnato, Rivelatore del Padre, ma èsolo un uomo religiosissimo (come iprofeti, i santi)! Già in alcune confe-renze del 1986 (v. Il momento, gennaio1986,8) Biscontin aveva manifestato latendenza all’accentuazione dell’uma-nità di Cristo.

15 “Da Giovanni, Gesù ricevette ilbattesimo e in quella circostanza, tra-mite un’esperienza mistica seguita daun lungo periodo di solitaria preghie-ra e riflessione, si sentì [sic!] incarica-to da Dio di una missione, che egli nontardò a intraprendere. Da quel mo-mento la bontà straordinaria di Gesùdivenne un fatto pubblico...Si trattavadi un comportamento del tutto inedito,poiché chi lo praticava aveva la pre-tesa [sic!] di interpretare [sic!] in que-sto modo la volontà stessa di Dio.”(o.c., pp. 16-17). ”Gesù si recò adascoltare il Battista e diede credito [sic!]alle sue parole...” (o.c., p. 44). Che co-sa pensa Biscontin dell’episodio diGesù dodicenne nel tempio che rive-la la sua coscienza della figliolanza di-vina (Lc 2,49)?

16 “Si potrebbe dire che Gesù haavuto il dono e il coraggio di sognareun sogno [sic!] come nessuno avevaosato fare con tanta radicalità...” (o.c.,p. 21).

17 Ossia attribuita all’invenzione del-la “fede” delle prime generazioni cri-stiane.

18 “Dalla lettura dei Vangeli e diGiovanni risulta in maniera del tuttochiara, che gli evangelisti e i primi cri-stiani erano giunti alla convinzione [sic!]che Gesù era l’Incarnazione del Figlioeterno di Dio, ed era Dio stesso. Nelnarrare di Gesù, essi tengono conto diquesta nuova comprensione [sic!]della sua identità, e poiché scrivono ri-volti al presente (o al passato in fun-zione del presente) retrodatano quelconvincimento. Un lettore dei Vangelinon avvertito potrebbe avere l’im-pressione che era chiaro a tutti..., chequel Gesù che avevano fisicamentedavanti era Figlio di Dio. E se l’hanno

ucciso, hanno commesso “deicidio”.Ora, l’indagine storica porta a conclu-dere che né Gesù né alcuno di colo-ro che lo hanno incontrato affermaro-no che egli era Figlio di Dio, un Dio in-carnato. E se l’espressione “figlio diDio” (si noti la minuscola [esattamen-te come nel titolo della “confessione difede” di Biscontin pubblicata su IlPopolo del 23.4.2004, v. nota 4]) è sta-ta usata nei riguardi di Gesù durantela sua vita terrena, essa non lo quali-ficava come divino [sic!], ma come uo-mo in rapporto particolare con Dio, in-somma un “uomo di Dio” (o che pre-tendeva di essere tale)” (o.c., pp. 32-33). “... il credo dei greci era diverso daquello dei giudei... I missionari cristia-ni dovevano misurarsi con queste cre-denze... Giunsero, perciò, ad affermareche il mondo è stato creato in vista diGesù, che da Gesù ora è sostenuto, eche Gesù è l’Incarnazione delMediatore [sic!, è arianesimo] (Logos,Verbo) divino preesistente a tutta lacreazione.”(o.c., pp. 35-36). “In un qua-dro di memoria storica l’evangelista in-serisce degli elementi non storici mache sono funzionali allo scopo per cuiscrive, quello di annunciare che Gesùè l’incarnazione del Figlio preesisten-te di Dio, Dio egli stesso.” (o.c., p. 38).Con la negazione della preesistenzadel Verbo e dell’Incarnazione viene ne-gata, implicitamente, la maternità di-vina della Madonna e la Sua verginità.

19 “Si sentì amato dal Creatore co-me da un Padre, che egli sperimentòvicinissimo e nello stesso tempo comemistero infinito” (o.c., p- 87).

20 V. Lc 22,16; Mt 26,28; Mc 14,24;1 Cor 11,24-25.

21 Per Biscontin la morte di Gesù èsemplice eliminazione, assassinio (7,10, 23, 70, 81, 95); così aveva soste-nuto già in articoli e conferenze dimolti anni fa, per es. nel 1986: v. i ti-toli di una serie di conferenze su Il mo-mento di nov. 1986: “Gesù pensandocibene. Un essere umanissimo. Un car-pentiere segna [?] Dio. L’assassinio diun profeta. Adorato come divino.”; cfanche Instaurare XVI, 1, genn.-febbr.1987, 5); nulla sull’offrirsi volontario diGesù, “Agnello di Dio che porta e to-glie i peccati del mondo” (Gv 1, 29; Gv10, 11.17-18; 12,27; 2 Cor 5,21). “Piùtardi la teologia, isolando la morte sul-la croce e risurrezione, produsse del-

le interpretazioni di questa stessa mor-te, riletta alla luce del diritto romano,presentandola come se essa fossestata preordinata da Dio, addirittura co-me prezzo da pagare alla sua ira acausa dei peccati del mondo.” (o.c., p.121; cf anche 82). Già nel 1993 D.Biscontin sosteneva che non è la mor-te di Gesù che ci ha portato la sal-vezza, ma la sua eroica fedeltà allamissione ricevuta da Dio. La missionedi Gesù consisteva nell’annunciare almondo il nuovo rapporto (=la nuova al-leanza) tra Dio e gli uomini, basato sul-l’incondizionata e gratuita misericordiadivina verso l’umanità peccatrice, af-finché potesse riconciliarsi con Dio, pa-dre buono e non giudice implacabile.La morte di Cristo è stata un assassi-nio politico o religioso dovuto alla cat-tiveria , alla superbia, all’intolleranza ealla violenza delle autorità giudaicheche lo hanno accusato di eresia e diistigazione alla sovversione per averaffermato che Dio non soltanto puniscei peccatori, ma ha per loro un’atten-zione particolare, simile a quella di ungenitore affettuoso. Ecc. (Conferenzaquaresimale del 23.3.1993 alla“Madonna delle grazie” a Pordenone,La voce del Santuario, settembre1993, 10.) Per la risposta v. anche lanota seguente. Per la nozione dell’iradi Dio v. per es. Rm 1,18; 2,5; Ef 2,3ecc. Biscontin ha sostenuto pure, in unarticolo di qualche anno fa, che Gesùera un semplice laico, quindi non sa-cerdote (come risulta, invece, spe-cialmente dalla lettera agli Ebrei).

22 “Quando si trovò in faccia allamorte e avvertì la necessità di conse-gnare il suo testamento spirituale ai di-scepoli concentrandolo in un gestosimbolico, ricorse proprio al pasto (l’ul-tima cena, da cui deriva il pasto ritua-le della messa)” (o.c.., p. 46)... pro-nunciando le parole il cui senso po-trebbe essere così ridetto: “Prendete,questa è la mia vita, è donata per la vo-stra salvezza e per quella delle mol-titudini” (o.c., p. 92).

23 Biscontin nel suo libro e nelle sueconferenze ed articoli parla sempredella “positività”, non della giustifica-zione dal peccato (che è già qualcosadi assolutamente positivo); v. o.c. pp.17-19: “Il comportamento di Gesù [cheavvicina i peccatori] è dettato dal de-siderio [sic!] di riportare verso labontà questi esseri umani incamminati

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sulle strade del male” (o.c., p. 18):quindi naturalismo illuministico, impa-rentato con la concezione di Biscontindella “sofferenza di Dio” (assurdo me-tafisico) come condivisione (serve aben poco), non come presa su di sédei peccati (Gv 1,29; 2 Cor 5,21), equindi della loro conseguenza, lamorte (Rm 6,23), per redimere dal pec-cato (Mt 20,28; 1 Gv 4,10) mediantel’obbedienza al Padre (Gv 10,17-18; Fil2,8); Biscontin si dimostra digiuno osprezzante (oltre che della metafisicae dell’apologetica-teologia fondamen-tale) anche della soteriologia.

24 “Giudeo/ebreo marginale” (J.P.Meier, p. 24, 84).

25 Gesù sarebbe stato un sempli-ce “profeta” (p. 65, 81; “Figlio di Dio”significherebbe “uomo di Dio”, p. 33 [cfsopra, nella nota 18]; “Io vi dico” si-gnificherebbe: “Dio dice”: p. 49); ma seilluso? Un falso profeta, dunque!

26 Biscontin non precisa mai comeintende questa “bontà”; sarebbe la ri-conciliazione e pace interiore (o.c., p.123)?

27 Lavando i piedi degli apostoli“Gesù venera i piedi di coloro che con-tinueranno la sua missione...” (o.c., p.92). Una strana ed arbitraria interpre-tazione!

28 Tipica concezione protestantedella “fede”.

29 “Del resto, date le persuasioni diGesù, radicate nella sua esperienzasingolarissima di Dio e nella sua con-vinzione di aver ricevuto una missionedi enorme portata, egli non poteva checonfermare quanto aveva espresso neitrenta mesi di missione pubblica. Ilprezzo da pagare per la fedeltà a tut-to ciò, la sua stessa vita, non gli par-ve così alto da indurlo alla smentita.”(o.c., pp. 64-65). “Nel pensiero di Gesùsolo la bontà di Dio è sorgente di sal-vezza, una bontà che esclude l’ira eche Gesù ha cercato di ospitare nellasua esistenza umana e di impiantaredentro la storia degli uomini anche acosto dell’eroismo estremo, quello chelo portò a non indietreggiare davanti al-la morte pur di restare fedele a quel-la che riteneva [sic!] essere la sua mis-sione, essa sì per la salvezza degli uo-mini.” (o.c., p. 121). È la cocciuta “fe-

deltà alla propria coscienza” dei varieretici, come Giovanni Hus.

30 La fede in Gesù in quanto Cristoe Dio è presente già nei Vangeli, a me-no che non si dica che sono tutte in-venzioni posteriori, riletture a ritroso (v.nota 11); troppo facile e troppo gratui-to!

31 Gesù si è dichiarato ripetuta-mente Dio con le parole e con le ope-re, in relazione del tutto riservata, uni-ca, intima, con Dio Padre (v. per es. Mt11,27; Gv 10,30; 14,9-10), e come ta-le Rivelatore Inviato dal Padre (Gv1,18, Eb 1,1-2), il che dimostrò con imiracoli (quello morale della sua sa-pienza e santità e quelli fisici delle gua-rigioni, risurrezioni, ecc.: v. Gv 10.38);altrimenti, se non fosse stato Dio, mapuro uomo, sarebbe stato non uno deipiù grandi, ma uno dei più miserabilipersonaggi della storia, perché o illu-so (come lo presenta Biscontin) o im-postore. Si ha l’impressione cheBiscontin sia del tutto digiuno dell’a-pologetica ossia della teologia fonda-mentale.

32 Il Biscontin da un lato denuncial’accusa di “deicidio” rivolta agli ebrei(pp. 31, 66, 69), dall’altro lato nega ladivinità di Gesù Cristo e la SS. Trinitàper dialogare con gli ebrei ed i mu-sulmani (p. 120). Uccidere la fede nel-le anime vuol dire uccidere le anime.

33 Come dimostra Umberto Neri, Lacrisi biblica dell’età moderna, Bologna1996, molti biblisti oggi sono raziona-listi, prescindendo dalla fede, e quin-di non facendo la teologia. Essi vivi-sezionano e sterilizzano la S. Scrittura.

34 A p. 41 del suo libro il B. sostie-ne che Gesù non sarebbe nato aBetlemme, ma a Nazaret (si accosta aAmbrogio Donini [senatore comunista],Lineamenti di storia delle religioni,Editori Riuniti 1959, 247-258, sul luo-go di nascita, sul “mito” della tombavuota, ecc.), svalutando così i Vangelianche come fonti storiche; v. Mt 2,1; Lc2,4 (da notare che Luca è uno storicoparticolarmente accurato ed attendi-bile: cf Lc 1,3; 3,1-2).

35 “Tale virtù di prudenza deve es-sere anzitutto caratteristica di coloroche diffondono scritti di divulgazioneper i fedeli. ... Si facciano scrupolo di

non dipartirsi mai dalla comune dottrinao dalla tradizione della chiesa neanchein minime cose, pur facendo tesoro deiprogressi della scienza biblica e met-tendo a profitto i risultati degli studio-si moderni, ma, evitando del tutto leopinioni temerarie dei novatori. È se-veramente proibito di diffondere scon-sideratamente per assecondare unpernicioso prurito di novità, un qualsiasitentativo per la risoluzione di difficoltà,senza una scelta prudente e un serioesame, turbando così la fede di mol-ti.” (Istruz. d. Pont. Comm. Bibl., cit.,160). Per questo può essere utile ram-mentare quanto prevede il can. 823 delCIC: § 1. Perché sia conservata l’in-tegrità della fede e dei costumi, i pa-stori della Chiesa hanno il dovere e ildiritto di vigilare che non si arrechi dan-no alla fede e ai costumi dei fedeli congli scritti o con l’uso degli strumenti dicomunicazione sociale; parimenti diesigere che vengano sottoposti al pro-prio giudizio prima della pubblicazionegli scritti dei fedeli che toccano la fe-de o i costumi; e altresì di riprovare gliscritti che portino danno alla retta fe-de o ai buoni costumi. § 2. Il dovere eil diritto, di cui al § 1. competono aiVescovi, sia singolarmente sia riunitinei concili particolari o nelleConferenze Episcopali nei riguardi deifedeli alla loro cura affidati, d’altro la-to competono alla suprema autoritàdella Chiesa nei riguardi di tutto il po-polo di Dio.

36 A quale scopo poi si dovrebbe di-stinguere (impresa impossibile)? Percedimento alla pretesa “obiettività, neu-tralità, super partes” laicista? Vi sot-tostà una concezione soggettivisticadella fede.

37 La stessa passione di Gesù sisvolge in stretta unione con DioPadre, rivelando la divinità di Gesù: v.Gv 12,27-28; 13,1; Mt 26,39; Lc23,46. Quella del Biscontin, del resto,non è una pura storia (ancorché ra-zionalistica), ma è costellata di asser-ti teologici (v. per es. pp. 21, 45).

NOTA DELLA REDAZIONEIl presente saggio di don Ivo Cisar èun parere teologico steso su richiestadi alcuni amici Sacerdoti.

Instaurare

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Le sfide poste dal tentativo costi-tuente europeo e dalla pretesa anglo-americana d’esportare la democrazia(per la religiosità statunitense, estre-ma evoluzione degli assunti prote-stanti, Dio parla attraverso il Popolo,ciò, implicando una quasi totale coin-cidenza tra vox populi e vox Dei, po-stula la natura profetica della demo-crazia) in nome d’un God in tutto simileal G.A.D.U. filosofeggiato nelle Loggeimpongono a tutti i cattolici, pena la re-sa con disonore al modernismo poli-tico, una seria analisi circa la naturadella democrazia moderna.

La Chiesa non pone vincoli circa laforma di governo in quanto “ogni for-ma di governo per se stessa è buonae può essere messa in atto nel go-verno dei popoli” (Leone XIII, Au mi-lieu des sollicitudes); dunque anche lademocrazia trova spazio, una tra letante, nel mare dei possibili regimi po-litici.

È, invece, il concetto di democraziaconnesso alla sovranità popolare ve-nuto a prevalere oggi ad evidenziarsicome inconciliabile con la Verità cri-stiana.

Diversamente dalla politìa aristote-lica, dalla norma repubblicana latina edai regimi popolari ad esse succedu-ti, la moderna democrazia intende co-stituirsi, non a semplice forma di go-verno, bensì a unico legittimo concet-to di sovranità: all’idea d’uno Stato, di-versamente governato, fondante lapropria legittimità sulla partecipazioneallo “ordine stabilito da Dio” (Rm 13, 2)e il proprio agire sulla legge naturale,si sostituisce una Democrazia imma-nentista e laicista che assolutizza lavolontà popolare negando ogni su-bordinazione della stessa a principi eautorità superiori così da sostituire fat-tivamente Dio con il Popolo.

Una sì fatta democrazia totalitaria,tutt’altro che innocua, presenta i ca-ratteri dell’inversione satanica quandopone a fondamento della propria au-torità e legittimità l’adesione volonta-ristica della maggioranza espressa at-traverso il consenso elettorale postu-lando ciò che beato Pio IX condan-nava ovvero che “auctoritatem nihilaliud esse nisi numeri et materialium

virium summam” (Allocuzione Maximaquidem del 9 giugno 1862 e inSillabo). Diciamo satanica perché al-l’autorità derivata da Dio (“non c’è au-torità che non venga da Dio” Rm 13,1) si sostituisce la pseudoautorità de-rivata dal Popolo (inteso quale corpoelettorale costituito dai cittadini aven-ti diritto al voto) ridotto, da insieme dipersone coscienti e raziocinanti ordi-nato secondo criteri qualitativi di com-petenza e natura, ad “una moltitudine- una massa informe” (Hegel, Lin. Par.303 Ann.) meramente quantitativa enumerica. Ma fondare l’autorità sul po-polo così inteso significa fondarla sul-la materia, ovvero su quanto vi sia dipiù distante da Dio Atto puro: infatti“numerus stat ex parte materiae”(San Tommaso d’Aquino).

La democrazia moderna ove “in luo-go della giustizia vera e del diritto le-gittimo si sostituisce la forza materia-le” (Pio IX, Lett. Enc. Quanta cura) èl’applicazione in campo politico del ma-terialismo.

Strettamente legata al concetto mo-derno di democrazia è l’ideologia lai-cista più volte condannata dalMagistero. Infatti chiamando legge lavolontà della maggioranza e diritto lalibertà negativa, si rende assoluta-mente insopportabile la presenza diDio e d’una giustizia immutabile e in-differente all’opinione dei più in quan-to fondata sull’essere e non sulvolere.

Senza con ciò cadere nel pessimi-smo, siamo portati a ritenere più cheun rischio la “alleanza fra democraziae relativismo etico che toglie alla con-vivenza civile ogni sicuro punto di ri-ferimento morale e la priva, più radi-calmente, della verità” (Giovanni PaoloII, Veritatis splendor) in quanto che lademocrazia e il laicismo postulano lasostituzione della Verità con l’opinio-ne, di Dio con la materia, dellaGiustizia con la legalità, della distin-zione tra spirituale e temporale con l’a-gnosticismo e l’indifferentismo. Tuttocade vittima della libertà assoluta ele-vata a diritto inalienabile e ossimoricodovere di civiltà quando invece “veritàe libertà o si coniugano insieme o in-sieme miseramente periscono”(Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Fides etratio).

L’orrore intellettuale suscitato dalla

moderna democrazia è, se possibile,acuito dall’adesione entusiastica allastessa da parte del mondo politico cat-tolico non poche volte ridottosi a stre-nuo difensore degli assunti democra-tici-liberali. È opinione diffusa che la fe-de cristiana costituisca una sorta digiustificazione religiosa alla demo-crazia, al liberalismo e al giurisdizio-nalismo agnostico dimenticando l’in-segnamento millenario del Magisteroche oppone alla sovranità popolare(“La sovranità appartiene al popolo…”art. 1 Cost. Rep. It.) la regalità socia-le di Cristo, condanna il liberalismo co-me dottrina mostruosa e prava, affer-ma il primato della legge naturale e di-vina sulla legge positiva riconoscendoalla Chiesa ( “Potestas - Ecclesiae -est utique coactiva” Giovanni XXII ) eal Sommo Pontefice (“SubisseRomano Pontifici omnes humanascreaturas declaramus” Bonifacio VIII;il Pontefice, venendo incoronato, ri-ceveva dal Cardinale primo diacono latiara con le parole: “Ricevi la tiara ador-na di tre corone e sappi che sei ilPadre dei Principi e dei Re e ilReggitore del Mondo, Vicario in Terradel Salvatore nostro Gesù Cristo a cuiè onore e gloria nei secoli dei secoli.Amen”) autorità superiore rispetto aqualunque potere temporale, concet-to questo ribadito dai Romani PonteficiPio VII (“non di anteporre ma di sot-toporre la regia volontà ai Sacerdoti diCristo” Diu satis 15 maggio 1800),beato Pio IX (condanna la tesi se-condo la quale “nella collisione delleleggi dell’una e dell’altra potestà, deeprevalere il diritto civile” Ad Apostolicaesedis 22 agosto 1851) e molt’altri suc-cessori.

È nel riconoscimento della sovranitàpopolare che il modernismo politicoconquista la sua più radicale vittoriacomponendo in sintesi cattolicesimo,preso nella sua forma liberale e de-mocratico cristiana, marxismo e libe-ralismo uniti nella esaltazione irrazio-nale del Popolo quale unico legittimoSovrano. Si trovano così uniti gli ere-tici modernisti, i romantici teorici delPopolo quale soggetto mistico dellaStoria capace d’incarnare teurgica-mente lo Spirito Assoluto e quanti ma-terialisti negano l’esistenza stessa del-la Giustizia riconoscendo, alla luce dimere considerazioni utilitaristiche e del

DEMOCRAZIA MODERNA E REGALITÀ DI CRISTOdi Samuele Cecotti

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se” contraddittorie rispetto alla Parolache non passa. Essa, però, non è im-mobilismo ma crescita organica. È perquesto che noi individuiamo, peresempio, nel magistero pontificio, an-che in quello contemporaneo (al di là,talvolta, del linguaggio usato) la con-tinuità, non la rottura.

La nostra è, piuttosto, un'intransi-genza nel significato nobile di questotermine. Non siamo disponibili aicompromessi, alle transazioni, ai ba-ratti. Abbiamo cercato e cerchiamo ditenere alta la bandiera in un tempo nelquale si sono dovuti registrare troppi“adattamenti” della cristianità, troppi“calcoli” umani che nel campo politico,per esempio, hanno portato all'ado-zione della strategia dell'entrismo, ri-velatosi fallimentare, anche da parte diassociazioni, movimenti e gruppi chepure dichiarano di non accettare il mo-dernismo politico.

Non siamo, ovviamente, “rivoluzio-nari”, poiché la rivoluzione, come og-gi comunemente la si intende, mettein discussione la stessa esistenza del-la Chiesa e del suo magistero: essaavrebbe sbagliato nel passato e sba-glierebbe anche attualmente. Il suonon sarebbe un magistero di dottrinae di vita ma rincorsa inutile per “ade-guarsi” al mondo.

***

Da più parti ci vengono segnalatedifficoltà di lettura di Instaurare. Nonneghiamo che, talvolta, ciò possa es-sere dovuto a un inadeguato impegno

ad essere semplici e chiari. Riteniamo,però, che il vero ostacolo, la vera dif-ficoltà nasca dal fatto che non siamoinquadrabili nella cultura egemone. Lanostra “linea” è indubbiamente mino-ritaria, perché minoritaria è nel nostrotempo la cultura cattolica. Il Lettore,pertanto, deve abbandonare, leggen-do Instaurare, le categorie pseudo-concettuali della cultura contempora-nea. La difficoltà sta, quindi, nel “do-minare” e l'una e l'altra cultura, vale adire nel trascenderle per compren-derle.

***

Incominciamo con fiducia il 33° an-no di vita del periodico. Abbiamo fi-ducia in Dio che ci ha concesso la gra-zia di un impegno modesto ma diffici-le ed esaltante per oltre tre decenni;abbiamo fiducia nel gratificante e in-dispensabile sostegno dei molti Amiciche da tempo ci seguono e cui va lanostra gratitudine sincera; abbiamo fi-ducia nei Lettori dall’animo onesto e di-sinteressato, che talvolta ci scrivono eci sostengono pur non condividendo(ma sostanzialmente apprezzando) ilnostro impegno.

Qui, sulla terra e nella storia, siamochiamati a essere milites fedeli, ge-nerosi, coraggiosi. Che Dio conceda atutti di usare tempo, capacità, risorseper l’unica causa che merita un im-pegno assoluto e che è, soggettiva-mente, decisiva per l’eternità.

Ordinario. Il Santo Sacrificio dellaMessa, Matino (Lecce), Salpaneditore, 2001.

J. PERAIRE FERRER, El Cincabaja teñido de sangre. Los "curetas"de Monzón y los Gasco de Sena, ca-mino de la glorificación martirial cri-stiana, Madrid, BAC-Bibliografias,2003.

J. PERAIRE FERRER, Cantado ha-cia la muerte. Heroico testimoniomartirial del joven Francisco CastellóAlen, Madrid, BAC-Bibliografias, 2001.

D. CASTELLANO, Razionalismo ediritti umani. Dell'antifilosofia politico-giuridica della "modernità", Torino,Giappichelli, 2003.

E. PISANI, Pro e contro , Isola delLiri (Frosinone), Centro EditorialeValtortiano, 2003.

FRA GALDINO DA PESCARENI-CO, Zibaldone, Torino, Una voce -Notizie, s.i. d. [ma 2002].

F. LEONI, Il Cardinale AlfredoOttaviani, carabiniere della Chiesa,Roma, Editrice APES, 2002.

L. VILLA, L’Islam alla riscossa.Cos’è, cosa vuole, Brescia, EditriceCiviltà, 2000.

L. MOSEBHACH, Haeresie derFormlosigkeit. Die römische Liturgieund ihr Feind, Vienna e Lipsia,Kaolinger, 2002.

C. NITOLOGIA, Nel mare del nulla.Metafisica e nichilismo alla prova del-la post-modernità, Cusano Milanino(Milano), Editrice Barbarossa, 2004.

P. FERRARI, Il grido dell’Europa,Chieti, Editrice Tabula Fati, 2003.

G. PADULA, I segreti della passio-ne di Cristo, Chieti, Editrice Tabula Fati,2004.

(segue da pag. 1)

PAROLE CHIARE

principio ius in materiali facto consi-stere, al Popolo il diritto-dovere a er-gersi Creatore ex nihilo della giustiziacoincidente, per ciò stesso, con la leg-ge positiva.

Sarebbe utile per la chiarezza e il ri-gore dottrinale minacciati dal moder-nismo ribadire l’interpretazione deipassi evangelici (Lc 20, 25 e Gv 18,36) troppo spesso letti quali anticipa-zioni del cavouriano “libera Chiesa inlibero Stato” e dunque giustificazionidel laicismo.

E. M. RADAELLI, Il mistero dellaSinagoga bendata. Introduzione di A.Livi, Milano, Effedieffe, 2002.

F. FACCIA, In nome di San MarcoEvangelista. Il significato storico e nuo-ve prospettive dei Serenissimi,Venezia, Editoria Universitaria, 2003.

F. GENTILE, Politica aut/et statisti-ca. Prolegomeni di una teoria generaledell'ordinamento politico, Milano,Giuffrè, 2003.

Catechismo di San Pio X (con l'ag-giunta di un sintetico Catechismo li-turgico, della S. Messa e di altre piedevozioni e pratiche), Matino (Lecce),Salpan editore, 2003.

LIBRI RICEVUTI

Il 30 maggio 2004, festa della Pentecoste,per iniziativa di “Una Voce-Pordenone”,nella chiesa della Santissima della città delNoncello sono stati cantati i vesperi in ri-to romano antico.

VESPERI DI PENTECOSTE

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L’importanza del pontificato diLeone XIII, che in tempi difficilissimiseppe sempre dare la propria paro-la per la salvaguardia e la concordiadella Chiesa Cattolica, è riconoscibileancor oggi. Se la sua enciclicaRerum Novarum è la più nota insie-me alla De communi re per aver im-postato la dottrina sociale dellaChiesa Cattolica, che deve sempre ri-chiamarsi alla Parola rivelata negliEvangeli e non a teorie e elaborazioniideologiche “alla moda”, non dob-biamo nemmeno dimenticare quan-to egli disse in numerose enciclichea proposito di quel fenomeno che an-dava sempre più delineandosi, il sog-gettivismo in materia di fede, e chefu anche la base del modernismocondannato con l’enciclica Pascendidi S. Pio X. L’Aeterni Patris affermòl’importanza della ricerca filosofica eteologica basata sulla Parola rivela-ta e sulla metafisica quale SanTommaso d’Aquino aveva elaborata,ma non dimenticando quanto illustripensatori e uomini di Chiesa aveva-no proposto. Di fronte alle pretesedella Massoneria, che allora co-mandava l’Italia appena unita, del so-cialismo marxista che negava, ancorpiù delle idee massoniche, l’esisten-za stessa dell’Essere e della suaRivelazione e a quelle del Positivismocon il suo scientismo privo di sensocritico e soprattutto di umiltà di ri-cerca, il Sommo Pontefice invitò il po-polo cattolico ed in modo particolarei sacerdoti ad un’attenzione allapropria formazione e alle proprie co-noscenze, in modo che non vi fos-sero confusioni e che sempre appa-risse la verità cattolica anche nell’in-contro con altre posizioni di pensie-ro. L’attualità del suo magistero èmessaggio che deve essere rivisita-to, insieme a quello di altri SommiPontefici, in modo che la fede catto-lica sia non solo rinsaldata, ma anchesia sempre più capace di un rinno-vamento, che non è il seguire la mo-da dei pensieri degli intellettuali, ca-paci solo si pensare al presente, so-prattutto secondo le convenienze, ma

l’aumentare la scienza di Dio insiemealla fede con un costante e salutarerapporto con la comunità tutta. Il cre-dente, anche se filosofo o scienzia-to esprime se stesso alla luce delVangelo e della Chiesa, non nel so-lipsismo del proprio pensiero e del-l’accattivarsi il mondo.

Leone XIII nell’enciclica Depuis lejour, rivolta alla Francia e in modoparticolare alla formazione interna aiseminari, avverte e raccomanda lalettura attenta da parte dei semina-risti e dei loro maestri dell’enciclicaAeterni Patris, che è una buona ba-se per la formazione filosofica e ciòricordando S. Paolo e la sua espres-sione: “per philosophiam et inanemfallaciam” (Col 2,8). Infatti lo spiritodei fedeli si lascia il più delle volte in-gannare e la purezza della fede sicorrompe fra gli uomini, quando la fi-losofia non sappia esser degna del-la Sacra Dottrina. Non a caso il pa-pa rammarica:” gli eventi che si so-no compiuti negli ultimi vent’anni han-no ben tristemente confermato le ri-flessioni e i timori che allora espri-mevamo: Se si considerano le con-dizioni critiche del tempo in cui vi-viamo, se si abbraccia col pensierolo stato degli affari sia pubblici che pri-vati, si scoprirà agevolmente che lacagione dei mali che ci opprimono,come di quelli che ci minacciano,consiste nel fatto che erronee opi-nioni circa tutte le cose divine e uma-ne si sono, dalle scuole dei filosofi, in-filtrate poco a poco in tutte le classidella società, e sono giunte a farsi ac-cettare da un gran numero di intelli-genze”.

Una chiarezza che oggi anche neiSeminari spesso non è seguita, do-ve pensatori più o meno contempo-ranei (Heidegger o Marx e epigoni),tengono talora il posto alla cono-scenza di San Tommaso e di altri im-portanti e cattolici filosofi. Non a ca-so il Papa già nel secolo decimono-no avvertiva: “Noi riproviamo nuo-vamente queste dottrine che della ve-ra filosofia hanno soltanto il nome eche, frantumando la base stessa delsapere umano, conducono logica-mente allo scetticismo universale ealla irreligione. È per Noi fonte di

grande dolore il venire a sapere che,da alcuni anni, alcuni cattolici hannocreduto di potersi mettere al seguitodi una filosofia che sotto lo speciosopretesto di liberare la ragione uma-na da ogni idea preconcetta e da ogniillusione, le nega il diritto di afferma-re qualsiasi cosa al di là delle sueproprie operazioni, sacrificando cosìad un soggettivismo radicale tutte lecertezze che la metafisica tradizio-nale, consacrata dall’autorità deglispiriti più vigorosi, dava come ne-cessarie e incrollabili fondamenta al-la dimostrazione dell’esistenza di Dio,della spiritualità e immortalità dell’a-nima, e della realtà oggettiva delmondo esterno. È profondamente de-plorevole che questo scetticismo dot-trinale, di importazione straniera e diorigine protestante, abbia potutoessere accolto con tanto favore in unpaese giustamente celebre per il suoamore per la chiarezza delle idee eper quella del linguaggio. Noi sap-piamo, venerabili fratelli, fino a chepunto voi condividete a questo pro-posito le Nostre giuste preoccupa-zioni, e contiamo sul fatto che rad-doppierete la sollecitudine e la vigi-lanza per allontanare dall’insegna-mento dei vostri seminari questa fal-lace e pericolosa filosofia, mettendopiù che mai in onore i metodi che rac-comandiamo nella Nostra enciclicadel 4 agosto 1879 (Aeterni Patris).

Con ancor maggiore forza LeoneXIII evidenzia le modalità di ricerca dicoloro che negano la verità della pa-rola rivelata, facendo deviare dallaretta via: “Sotto lo specioso pretestodi sottrarre agli avversari della paro-la rivelata l’uso di argomenti che po-trebbero sembrare inconfutabili con-tro l’autenticità e la veracità dei librisanti, alcuni scrittori cattolici hannocreduto che fosse di grande utilità l’a-dottare anche loro queste argomen-tazioni. In virtù di questa strana e pe-ricolosa tattica, hanno così lavoratocon le proprie mani ad aprire dellebrecce nelle mura della città che ave-vano invece la missione di difende-re. Nella Nostra enciclica sopra cita-ta, come anche in un altro docu-mento,” Noi abbiamo fatto giustizia diqueste dannose temerarietà. Pur in-

LEONE XIII E I PERICOLI DEL MODERNISMOdi Italo Francesco Baldo

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coraggiando i nostri esegeti a tener-si al corrente dei progressi della cri-tica, Noi abbiamo saldamente man-tenuto i principi sanciti in questa ma-teria dall’autorevole tradizione dei pa-dri e dei concili, e rinnovati ai nostrigiorni dal Concilio Vaticano. La sto-ria della Chiesa è come uno specchionel quale risplende la vita della chie-sa attraverso i secoli. Molto più an-cora della storia civile e profana, es-sa dimostra la sovrana libertà di Dioe la sua azione provvidenziale nelsusseguirsi degli eventi.

Lo storico della Chiesa sarà tantopiù efficace nel far emergere la suaorigine divina, superiore ad ogni con-cetto di ordine puramente terreno enaturale, quanto più sarà stato lealenel non dissimulare nessuna delleprove che gli errori dei suoi figli, e tal-volta anche dei suoi ministri, hannofatto subire nel corso dei secoli a que-sta sposa del Cristo. Studiata in que-sto modo, la storia della Chiesa, dasé sola, costituisce una magnifica econvincente dimostrazione della ve-rità e della divinità del cristianesimo.”

Ecco quindi la necessità di una for-mazione dei sacerdoti che sia primadi tutto attenta a tre specifici campi:la dottrina, l’integrità e la condotta:

“In doctrina”. In presenza degli sfor-zi concordi dell’incredulità e dell’e-resia per consumare la rovina dellafede cattolica, sarebbe un vero delittoper il clero rimanersene esitante einerte. In mezzo a un così vasto di-lagare di errori, di un tal conflitto diopinioni, egli non può venir meno al-la propria missione che è di difendereil dogma attaccato, la morale travi-sata e la giustizia cosi spesso mi-sconosciuta. Ad esso spetta di op-porsi come un baluardo all’errore in-vadente e alla mal dissimulata eresia;ad esso sorvegliare i movimenti deifautori dell’empietà che insidiano lafede e l’onore di questa cattolica con-trada, ad esso smascherare le lorofrodi e additare le loro insidie; ad es-so premunire i semplici, rafforzare itimidi, aprire gli occhi ai ciechi. Unasuperficiale erudizione, una scienzavolgare non bastano a tutto ciò; ci vo-gliono degli studi solidi, profondi edassidui, in una parola, un insieme diconoscenze dottrinali capaci di lottarecon la sottigliezza e la singolare astu-zia dei moderni nostri contraddittori...

“In integritate”. Nulla prova megliol’importanza di questo consiglio, del-la triste esperienza di ciò che intor-no ci accade. Non vediamo infatti chela vita rilassata di certi ecclesiastici di-scredita e fa disprezzare il loro mini-stero e cagiona scandali? Se alcuniuomini, dotati di uno spirito brillantee ragguardevole disertano qualchevolta le schiere della santa milizia, esi ribellano alla Chiesa, a questa ma-dre che nell’affettuosa sua tenerez-za li aveva preposti al governo e al-la salute delle anime, la loro defe-zione, i loro traviamenti non hannoper lo più altra origine che la loro indi-sciplinatezza e i loro cattivi costumi...

“In gravitate”. Per gravità bisognaintendere quella condotta seria, pie-na di ponderazione e di tatto, che de-ve essere propria del ministro fede-le e prudente che Dio ha eletto al go-verno della sua famiglia. Costui infatti,ringraziando Dio di essersi degnatoelevarlo a tale onore, deve mostrar-si fedele a tutte le sue obbligazioni,nel tempo stesso che misurato e pru-dente in ogni suo atto; non deve la-sciarsi per nulla dominare da vili pas-sioni, né trascinare a parole violen-te ed eccessive; deve compatire conbontà le sciagure e le debolezze al-trui, fare a ciascuno tutto il bene chepuò disinteressatamente, senzaostentazione, mantenendo sempreintatto l’onore del suo carattere e del-la sua sublime dignità... .

La costante preoccupazione delMagistero Pontificio si espresse an-che quando riaffermò l’importanzadegli studi biblici. Con l’enciclicaProvidentissimus Deus del 1898. Inessa il tema che poi San Pio X riba-dirà cioè la necessità che le scienzenaturali non siano il mezzo per ne-gare valore alla Rivelazione:“Bisogna combattere in secondoluogo coloro che, abusando della pro-pria scienza di fisici, indagano in ognimodo i Libri sacri, per rimproverareagli autori la loro imperizia in tali co-se, e trovano da ridire sugli stessiscritti. Queste accuse, riguardando lecose oggetto dei sensi, diventanoperciò stesso più pericolose, diffusetra il popolo, e soprattutto tra i giovanistudenti, i quali, una volta perso il ri-spetto riguardo a qualche punto del-la divina Rivelazione, perderanno fa-cilmente ogni fede in ogni punto di es-

sa. È ben manifesto quanto le scien-ze naturali siano atte a far compren-dere la gloria dell'Artefice impressanelle cose create, purché venganorettamente proposte, come purequale grande potere abbiano nellosvellere gli elementi di una sana fi-losofia e nella corruzione dei costu-mi, se perversamente infuse nei gio-vani animi. La cognizione perciò del-le cose naturali sarà un valido sus-sidio per il dottore di sacra Scrittura,per scoprire più facilmente e confu-tare anche siffatti cavilli addotti con-tro i Libri divini.” Questo problemanon riguarda solo le scienze natura-li, ma anche la storia, spesso utiliz-zata a fini impropri: “Queste stessecose gioverà applicarle anche alle al-tre scienze affini, specialmente allastoria. È da deplorarsi, infatti, comevi siano molti che investigano e por-tano a conoscenza, anche con gran-di fatiche, monumenti dell'antichità,costumi e istituzioni di gente antica ealtre testimonianze del genere, ma ilpiù delle volte con l'intento di scoprireerrori nei Libri sacri, per riuscire ad in-firmarne e a scuoterne l'autorità.E ciò taluni fanno con animo acca-nitamente ostile e con giudizio nonabbastanza equo, poiché, trattando-si di libri profani e di antichi monu-menti, tale è la fiducia che vi presta-no, da escludersi persino ogni so-spetto di errore, mentre neganouna almeno pari fiducia alle sacreScritture, anche per una sola par-venza di errore, neppure debitamenteprovata.”

Non a caso lo storicismo di marcahegeliana, il marxismo, o il positivi-smo veniva appoggiato soprattutto infunzione antiRivelazione e anticat-tolica. Purtroppo in questo errore an-che numerosi cattolici sono nel tem-po caduti e oggi spesso relegano laSacra Scrittura nell’ambito della so-la propositività morale quando va be-ne e tendono a negare, come dice-va Sant’Agostino nel De vera reli-gione, che la storia più autentica èproprio la Rivelazione. Ma oggi tuttoquesto nei nostri Seminari, nella pre-dicazione, negli incontri con altri pen-sieri ed altre religioni è perseguito?o si preferisce la prospettiva di “co-se nuove” che spesso altro non so-no che modernismo spacciato per ri-flessione contemporanea?

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L’istruzione Redemptionis sacra-mentum su alcune cose che si devo-no osservare ed evitare circa laSantissima Eucaristia, emanata dallaCongregazione per il Culto divino e ladisciplina dei Sacramenti il 25.3.2004,preannunciata al N. 52 dell’enciclicaEcclesia de Eucharistia del 17.4.2003,non contiene alcuna novità, ma riba-dendo per lo più le norme già date(non tutte) e richiamando i sacerdotialla loro “grande responsabilità” (30),tende ad arginare ed eliminare gli abu-si nella celebrazione eucaristica (4:“abusi anche della massima gravità...In alcuni luoghi gli abusi commessi inmateria liturgica sono all’ordine delgiorno...”), ed in tal senso ha delusole speranzose attese di alcuni che de-siderano la liberalizzazione dellamessa tridentina1, mentre rende pa-lese la grave piaga esistente oggi al-l’interno della liturgia rinnovata oriformata, per cui una prima riflessio-ne s’impone, quella cioè se gli abusinon siano stati non propriamente cau-sati, ma per lo meno occasionati dal-la riforma stessa contenente molte “li-cenze” (possibilità di “scelte”) e a mo-tivo dello spirito generale di cui è ani-mata che è quello di una partecipa-zione “attiva” dei fedeli (36, 39; molti“interventi” dell’”assemblea” e deisingoli come lettori [43, 44] con il ri-schio di “clericalizzazione” [45]) e delconseguente “ecclesiocentrismo” in-valso nella liturgia che ha prodotto uncerto “clima” in cui si celebra (rivoltiverso i fedeli, con varie didascalie, conparamenti sciatti, ecc.). Il documentorappresenta, pertanto, una cura pu-ramente sintomatica, non radicale, erimane il timore che esso non vengapienamente osservato2, anche sevengono specificate varie pene per gliabusi più gravi (172-80); la riforma li-turgica postconciliare (che oltrepassalargamente le disposizioni del ConcilioVaticano II) ha l’aspetto di una franadifficile da arrestare, anche se si ri-badisce la cessazione di tutti gli espe-rimenti (fin dal 1970) (27).

Ad ogni modo ne rileviamo alcuniparticolari che ci sembrano più inte-ressanti e significativi.

Sul piano dottrinale viene ribaditala “natura non soltanto conviviale, ma

anche e soprattutto sacrificaledell’Eucaristia” che “va giustamenteconsiderata tra i principali criteri peruna piena partecipazione di tutti i fe-deli a un così grande sacramento.“Spogliato del suo valore sacrificale,il mistero viene vissuto come se nonoltrepassasse il senso e il valore di unqualsiasi incontro conviviale e frater-no” (Giovanni Paolo II, Ecclesia deEucharistia 10)” (38).

Quanto alla “partecipazione attiva”,viene “ricordato che l’efficacia delleazioni liturgiche non sta nella conti-nua modifica dei riti, ma nell’ap-profondimento della parola di Dio e delmistero celebrato” (39) e che “non neconsegue, come per logica deduzio-ne, che tutti debbano materialmentecompiere qualcosa oltre ai previsti ge-sti ed atteggiamenti del corpo.” (40).

Importantissima la norma che di-chiara intollerabile “che alcuniSacerdoti si arroghino il diritto di com-porre preghiere eucaristiche o modi-ficare il testo di quelle approvate dal-la Chiesa, né adottarne altre compo-ste da privati” (51) e che “non è per-messo omettere o sostituire di propriainiziativa le letture bibliche prescrittené sostituire specialmente le letture eil salmo responsoriale, che conten-gono la Parola di Dio, con altri testinon biblici” (62).

Frequente è nell’istruzione il riman-do al can. 230 che autorizza le variefunzioni dei laici e dal quale scaturisceper es. anche quella del servizio del-le donne all’altare, ma si ricorda la ne-cessità di coltivare la consuetudine difar servire all’altare i fanciulli chiama-ti “ministranti”, anche per favorire la fio-ritura delle vocazioni al sacerdozio(47), come ha ribadito il S. Padre an-che nella lettera ai sacerdoti in occa-sione del giovedì santo 2004.Opportunamente si rileva che un lai-co che distribuisce la s. comunionenon possa chiamarsi “ministro straor-dinario dell’Eucaristia”, ma soltanto“ministro straordinario della s. comu-nione” (156) e che vi si ricorra solo incircostanze veramente straordinarie,“soltanto quando mancano ilSacerdote o il Diacono, quando ilSacerdote è impedito da malattia, vec-chiaia o altro serio motivo o quando ilnumero dei fedeli che accedono alla

Comunione è tanto grande che la ce-lebrazione stessa della Messa siprotrarrebbe troppo a lungo”, non perbreve tempo (158). “Il Vescovo dio-cesano riesamini la prassi degli ultimianni in materia e la corregga secon-do opportunità o la determini con mag-gior chiarezza.” (160).

Quanto alle “licenze” rimane la fa-coltà data ai laici di comunicarsi sul-la mano3, a mala pena arginata (per-ché non ha la stessa facoltà “di scel-ta” il sacerdote, custode dell’Eucaristia[analogamente all’uso della grata nelconfessionale]?) dalla possibilità di ri-fiutarla nel caso di pericolo di profa-nazione (92), un caso più frequente diquanto si pensi, specialmente nellecelebrazioni per grandi folle all’aper-to. Degna di nota è la norma secon-do la quale “i fedeli si comunicano inginocchio o in piedi” (90), con la men-zione al primo posto della comunionein ginocchio, come pure la prescri-zione che “non è lecito negare a un fe-dele la santa Comunione per la sem-plice ragione, ad esempio, che eglivuole ricevere l’Eucaristia in ginocchiooppure in piedi” (91). “È necessarioche si mantenga l’uso del piattino perla Comunione dei fedeli, per evitareche la sacra ostia o qualche suo fram-mento cada” (93); ma non ci sipreoccupa dei frammenti che cadononel caso della comunione sulla ma-no?! “Non è consentito ai fedeli di“prendere da sé e tanto meno pas-sarsi tra loro di mano in mano” la sa-cra ostia o il sacro calice (94), comeavviene, per quest’ultimo, in alcunimonasteri femminili.

Si insiste quanto mai opportuna-mente sulla necessità dello stato digrazia per poter celebrare o comuni-carsi (81), dovendo i sacri pastori cor-reggere l’abuso che i fedeli si acco-stino alla s. comunione “in massa esenza il necessario discernimento”(83) e sulla necessità di amministra-re la s. comunione ai soli cattolici, nonai non cattolici o addirittura ai non cri-stiani (84), come pure sulla necessitàdi accedere al sacramento della pe-nitenza nei tempi opportuni (86), e chealla prima s. comunione venga pre-messa la confessione sacramentale(87).

Dovrebbe essere superfluo, ma è

IN MARGINE ALLA «REDEMPTIONIS SACRAMENTUM»

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prescritto che “il Sacerdote, ritornatoall’altare dopo la distribuzione dellaComunione,... purifica la patena o lapisside... e asciuga il calice con il pu-rificatoio.” (119) Ciò andava detto conenfasi, perché molti sacerdoti trascu-rano coscientemente (non credendonella presenza reale del Corpo diCristo, per lo meno quella nei fram-menti) di purificare e ripongono la pis-side con frammenti eucaristici nella sa-crestia.

Il SS. Sacramento deve essere con-servato nel tabernacolo in una partedella chiesa di particolare dignità, ele-vata, ben visibile e decorosamente or-nata, fornita di panche o sedie e ingi-nocchiatoi (130). Si deve incoraggia-re il culto della SS. Eucaristia fuori del-la Messa, come adorazione (ancheperpetua, ma non mai senza suffi-ciente custodia), visite al SS.moSacramento (134-139). Importante èanche l’insegnamento che “non siescluda anche la recita del rosario” di-nanzi al Santissimo Sacramento con-servato o esposto (137), come già ri-sulta da alcune norme pubblicate inquesti ultimi anni.

Di massimo interesse ci sembra lanorma, peraltro non nuova, che “Lamessa si celebra o in lingua latina oin altra lingua, purché si faccia ricor-so a testi liturgici approvati a normadel diritto. Salvo le celebrazioni dellaMessa che devono essere svolte nel-la lingua del popolo secondo gli ora-ri e i tempi stabiliti dall’autorità eccle-siastica, è consentito sempre e ovun-que ai Sacerdoti di celebrare in latino”(112), come stabilisce anche il can.928: “La celebrazione eucaristicavenga compiuta in lingua latina o in al-tra lingua, purché i testi liturgici sianostati legittimamente approvati.”Rispetto a questo canone, l’istruzionene limita la facoltà, che tuttavia rima-ne, e ci si chiede come ci si debba re-golare essendo i messali general-mente sprovvisti del testo latino:sembra ovvio il ricorso al messale la-tino (del 1962).

Alcune norme precisano quale siala materia valida dell’Eucaristia (48,50), denunciano l’abuso di spezzarel’ostia al momento della consacrazio-ne (55), quello di mutare e alterare itesti della s. liturgia (59), rinnovano laproibizione che l’omelia sia tenuta dauna persona priva dell’Ordine sacro(64-65; cf can. 767 § 1), insistono op-

portunamente sul carattere sacro re-ligioso dell’omelia (67), invitando iVescovi alla relativa vigilanza (68), ri-cordano che il saluto della pace si de-ve dare “soltanto a coloro che stannopiù vicino, in modo sobrio” (72), riba-discono la necessità di indossare (perla celebrazione o concelebrazione del-la s. messa) la stola (123), di usare va-si sacri non di materiale scadente(117).

Ricorre nel documento l’espressio-ne “presiedere” la messa o l’assem-blea eucaristica (30), anche se conl’aggiunta “in persona Christi”; lastessa si trova nell’enciclica Ecclesiade Eucharistia ai NN. 29, 52; sareb-be meglio evitarla (a meno che non siindichi con essa chi “presiede” la con-celebrazione) e usare solo il termine“celebrare” (anch’esso oggi, però, al-quanto svalutato). Sorprende ancheche prima del capitolo III sulla “Rettacelebrazione della santa Messa” sitrovi un capitolo (II) sul-”La parteci-pazione dei fedeli laici alla celebra-zione dell’Eucaristia”: non sembra unordine logico; ciò è dovuto, probabil-mente, al fatto che oggi si trova in pri-mo piano la questione della “parteci-pazione attiva” dei fedeli alla liturgia,una questione che ingenera equivoci.

Infine una norma da non disatten-dere: “Ogni cattolico, sia Sacerdote siaDiacono sia fedele laico, ha il diritto disporgere querela su un abuso liturgi-co presso il Vescovo diocesano ol’Ordinario competente a quegli equi-parato dal diritto o alla SedeApostolica in virtù del primato delRomano Pontefice” (184; cf can.1417 § 1 del CIC).

S.I.C.S.

1 Confidiamo che ciò possa avve-nire almeno dopo l’annunciato Sinodosull’Eucaristia del 2005. Il S. Padrescrive nel suo ultimo libro “Alzatevi,andiamo”, Mondadori, 2004: “Forsedevo rimproverarmi di non aver ab-bastanza cercato di comandare. Incerta misura, ciò deriva dal mio tem-peramento.” (o.c., p. 41) E in seguitospecifica di aver preso molte decisio-ni in maniera collegiale. (o.c., p. 42).

2 La stampa cattolica e quella dio-cesana ne ha dato un riassunto assaiscarno (anche con qualche inesat-

Nei giorni 23 e 24 aprile 2004 siè svolto a Roma un convegno de-dicato a “Don Ennio Innocenti: la fi-gura, l’opera, la milizia”. Vi hannoportato il loro contributo sua ecc.zamons. Marcelo Sanchéz Sorondo,Vincenzo Cappelletti, Franz MariaD’Asaro, sua em. il card. Mons.Renato R. Martino, Mauro Mazza,Luigi Gagliardi, Paolo Rizza, PietroGiuseppe Grasso, sua ecc.zamons. Francesco S. Salerno,Giordano Brunettin, GianoAccame, Piero Vassallo, DaniloCastellano, Paolo Giansiracusa,Roberto De Mattei, GiuseppeSermonti, Francesco Mercadante.

Siamo lieti che a don EnnioInnocenti, da tempo nostro colla-boratore, sia stato riservato il sin-golare onore di un convegno, lui vi-vo. È, a nostro avviso, una ricom-pensa riservatagli da Dio per tan-te incomprensioni che nel corsodella vita egli ha dovuto registraredentro e fuori la Chiesa soprattut-to per il suo impegno di fedeltà e ditestimonianza.

tezza) e non ci torna più sopra. Si sache nell’era del giornalismo si vive inmodo “effimero, alla giornata”, le no-tizie nascono e muoiono rapidamen-te, poco dopo ci si chiede delle normedate se valgono ancora, e poi domi-na l’arroganza dell’arbitrio individua-le. Si ha notizia che il Vescovo di St.Gallen, Ivo Fürer, si rifiuta, con il pre-testo che non si tratta di un documentopapale, ma “soltanto” di un’elabora-zione del diritto esistente, di impedi-re che nella sua Diocesi continuino atenere le omelie i laici. (Svetlo2004,32,12). Inoltre non si possiedeuna conoscenza teologica e catechi-stica adeguata dei grandi misteri chesi celebrano nella sacra liturgia, cir-colano molte idee false o inesatte.

3 Si poteva ribadire la preferenzadella Chiesa per la comunione sullalingua.

UN CONVEGNO SUDON ENNIO INNOCENTI

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Il “compromesso” sostanziale estrisciante

Lo storico Gabriele De Rosa, pre-sidente dell'Istituto Sturzo, ha rila-sciato un’interessante intervista pub-blicata dal “Corriere della sera” il 25aprile 2004. Riguarda il 25 aprile, ap-punto, cioè la festa della liberazione.

Al giornalista Marco Cianca che glichiese se al 25 aprile (1945) non sioppone il 18 aprile (1948), GabrieleDe Rosa risponde che lo spirito uni-tario del CLN non è mai stato mes-so in discussione, nemmeno quan-do De Gasperi fece la cosiddettascelta anticomunista: “… Non possodimenticare, - dichiara De Rosa chefu senatore della DC - […] che lostesso De Gasperi, in un discorso alBrancaccio, rese omaggio a Stalinper aver concorso alla liberazionedell’Europa e anche dell’Italia. È esi-stito il CLN ed è esistito il tripartito,democristiani, socialisti e comunisti,che pur con tanti dubbi e incertezzeha tenuto vivo lo spirito del possibi-le intendimento sui problemi della ri-costruzione del nostro Paese”. “Poi- continua lo storico - si ruppe que-sto cordone d’intesa tra l’Occidentee l’Unione Sovietica […]. Si è avutauna mutazione profonda, ma non siè mai interrotta la ricerca di un ter-reno comune sulle questioni più ur-genti e più importanti per la rinasci-ta democratica”.

La “prima” Repubblica italiana, per-tanto, fu caratterizzata costante-mente da un sostanziale e strisciantecompromesso anche quando la DCdiceva di erigere “dighe” contro il co-munismo e quando la gerarchia ec-clesiastica chiedeva ai cattolici un im-pegno “contro” il comunismo ateoper la difesa della civiltà cristiana.

La donna a una dimensione

Un diffuso settimanale che, talvol-ta, viene distribuito unitamente a unquotidiano, pubblica un servizio suun’indagine Istat circa i motivi per iquali le donne italiane di oggi ri-mandano la prima gravidanza (cfr.“Gente”, Milano, a. XLVIII, n. 3, 15

gennaio 2004). In una didascalia ri-ferisce tra virgolette una dichiara-zione del prof. Claudio Mencacci, di-rettore del Dipartimento di salutementale all’Ospedale Fatebenefratellidi Milano. “Il desiderio di un figlio c’è- afferma Mencacci - ma prevale lanecessità di realizzarsi prima comedonna”. Dunque, la maternità sa-rebbe estranea alla “realizzazione”della donna che si sentirebbe “rea-lizzata” solo rispondendo alla “ne-cessità” della “carriera”. Dunque, an-che la donna è “a una dimensione”.Ciò che conta - e sarebbe una “ne-cessità”! [della sua natura?] - è il la-voro, non per rispondere ai bisognidell’esistenza ma come affermazio-ne di sé. È il “modello” dell’Occidentedecaduto, ovvero della società indi-vidualistica e secolarizzata del nostrotempo.

La stessa religione? Di quale re-ligione si parla?

La notizia che l’Arcidiocesi diUdine aveva accolto la richiesta diospitare musulmani in un suo vil-laggio a Lignano Sabbiadoro, suscitòqualche scalpore. Maggior scalpore,però, avrebbe dovuto suscitare ( enon lo fece!) un’affermazione dimons. Luigi Fabbro, riportata fra vir-golette da “Il Gazzettino” del 3 apri-le 2004.. Per mons. Fabbro l’islam eil cristianesimo non sarebbero reli-gioni diverse: “Non si tratta - affermò- di due religioni, semmai di due fe-di, perché il Dio dei musulmani, de-gli ebrei e dei cristiani è sempre lostesso”.

La dichiarazione potrebbe esserecomprensibile alla condizione di ri-durre la religione a fatto “antropolo-gico”, vale a dire alla manifestazio-ne di una necessità della naturaumana. La religione, in questo caso,sarebbe una e una sola a prescin-dere dal suo contenuto, quello chemons. Fabbro chiama la fede da luiridotta a credenza. Il fatto antropo-logico, però, non rileva né sul pianofilosofico né su quello teologico.Come può, pertanto, il monsignore

citato parlare di religione e di fede insenso teologico?

A tanto siamo arrivati dopo la “bar-barie intellettuale” che ha investito lacristianità e molte “strutture” dellaChiesa!

La vecchia logica del potere

Marco Follini, segretario dell’UDC,si è affrettato a mettere le mani avan-ti. A proposito di che cosa? A pro-posito di aborto procurato. Nonvuole divisioni tra laici e cattolici. Nonvuole riaprire “ferite” che, a suo av-viso, nella coscienza delle personesi sono chiuse da tempo. In pocheparole dice che sarebbe un erroreriaprire una “disputa” - quella sulla li-ceità dell’aborto procurato - che si èchiusa a suo tempo con un referen-dum (“Corriere della sera”, 12 di-cembre 2003).

Per Marco Follini, dunque, è beneche tutto resti così. In fondo moltecoscienze sono diventate insensibi-li; la “ferita” non riguarderebbe lamorte procurata ad un essere uma-no innocente (non sarebbe, cioè,problema riguardante la vittima); la“politica” avrebbe le sue regole: piut-tosto che creare divisioni tra laici ecattolici sarebbe meglio far finta diniente. In fondo chi muore per ma-no omicida negli ospedali con il con-corso delle pubbliche strutture nonprotesta e non vota.

Meglio mantenere il potere piutto-sto che perderlo per ragioni morali!È la vecchia logica della “prima”Repubblica, seguita con rigore dal-la DC, che passo dopo passo ha por-tato alle meravigliose “conquiste ci-vili” del nostro tempo e, simultanea-mente, alla dissoluzione delle ragionidella politica.

FATTI E QUESTIONI

Con decreto 8 giugno 2004 il Vescovodi Mantova ha dato il permesso per laMessa antica ogni sabato e vigilia difesta pomeriggio nella chiesa dellaB.V. del Terremoto, piazza Canossa,Mantova. Incaricato di celebrare èmons. Sergio Denti.

LA MESSA ANTICA A MANTOVA

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Trent’anni fa si svolse in Italia il re-ferendum sulla legge che introdusse loscioglimento del matrimonio. Il cosid-detto divorzio era stato approvato quat-tro anni prima. Votarono a favore del-la proposta di legge Fortuna-Basliniquasi tutte le forze politiche. Si oppo-sero i democristiani che, però, ne age-volarono l’approvazione concordandol’assenza di alcuni parlamentari e tro-vando pretesti per l’astensione dal vo-to di altri. La legge portò la firma di unPresidente del Consiglio (ad interimanche Ministro di Grazia e Giustizia)democristiano. Emilio Colombo nonebbe scrupoli: ritenne un atto dovutoapporre la sua firma in calce a una si-mile “legge”, come poi fecero altriMinistri democristiani in occasione del-la legge dell’aborto.

Il referendum sul divorzio divise tra-sversalmente l’elettorato dei partiti tra-dizionali; divise l’Italia in due; divisepersino il clero, parte del quale votò afavore del mantenimento della leggedivorzista.

La data è stata recentemente ricor-data. L’Italia laicista l’ha esaltata per-ché essa viene considerata una tap-pa nella conquista della libertà. Dellalibertà negativa, vale a dire della libertàdi fare ciò che si vuole, quando si vuo-le e come si vuole. Nulla contano lepromesse fatte, le obbligazioni as-sunte. Delle une e delle altre si pre-tende di potersi liberare in qualunquemomento. “Liberi di rimanere uniti” re-citava, allora, uno slogan. Sarebbe co-me dire “liberi di rimanere obbligati”,cioè liberi da ogni obbligazione. Ciòche conta è essere “autentici”, vale adire immediati e spontanei. Con il chesi dissolve la stessa soggettività, ri-dotta a un fascio di pulsioni vitali.Questo modo d’intendere l’uomo è lanegazione della civiltà e dell’umanità.L’uomo, infatti, non può non “mediare”,cioè valutare le proprie pulsioni, es-sendo caratterizzato dalla razionalità.Esso non può non impegnarsi dandola sua parola e, quando si tratta (co-me nel matrimonio) di donazione to-tale, non può non impegnarsi secon-do la natura della donazione. Questanon ammette “ripensamenti”, riservementali, condizioni. Del resto nella vi-

ta, anche in altre “cose” molto inferio-ri al matrimonio come, per esempio, lacompravendita, non sono possibili ri-pensamenti: un bene venduto restavenduto; al massimo può essere ri-ac-quistato, ma una volta venduto non re-sta nella disponibilità del venditore.

La presentazione del divorzio comeconquista di libertà risponde, dunque,a una concezione barbarica della stes-sa libertà, vale a dire all’esaltazionedell’arbitrio come bene. Il nihilismo mo-rale e l’anarchia, però, non sono un be-ne. Nemmeno per coloro che a paroleli esaltano. Tanto che anche i nihilistie gli anarchici si pongono il problemadella convivenza dei “liberi arbitrî”.

Non c’è dubbio che il 12 maggio1974 abbia segnato un’accelerazionedel cammino verso la dissoluzione del-la civiltà. Non di quella cristiana, madella civiltà semplicemente.

La storia di un trentennio prova chequanto sostenevano gli anti-divorzistinel 1974 si è verificato: sono aumen-tati i divorzi, la società è diventata piùconflittuale, nella società si è diffusauna concezione errata della libertà, ifigli pagano pesantemente le irre-sponsabili scelte dei genitori (che si se-parano e divorziano), e via dicendo.

Il divorzio non è una conquista civi-le, ma segno di declino della civiltà, diumiliazione della dignità dell’uomo, dirivendicazione della libertà irrespon-sabile.

Per i cristiani, poi, è segno di rifiutodella Parola di Dio e scelta della libertàluciferina.

Su questi temi dovrebbero rifletteretutti. Innanzitutto dovrebbero farlocoloro che, avendo accolto la “chia-mata” di Dio, non possono pensare edagire contro la Sua legge e la SuaParola che non passa.

Suoi servi.Con l’aiuto di Dio continueremo nel no-

stro modesto lavoro di testimonianza ed’impegno. Lo faremo insieme conquanti in modi diversi (pregando, colla-borando, sostenendo finanziariamente“Instaurare”) continueranno con noi ilcammino intrapreso all’inizio degli anni’70 del secolo appena concluso e conquanti si uniranno a noi.

Qui di seguito pubblichiamo le inizia-li del nome e del cognome, la Provinciadi residenza e l’importo dell’offerta in-viatoci dopo la pubblicazione dell’ultimoelenco dei Sostenitori di quanti si sonodimostrati Amici di “Instaurare”: Ing. P. O.(Verona) euro 50,00; avv. C. A. (Torino)euro 20,00; sig. P. F. (Ferrara) euro10,00; sig.a E. H. (Bologna) euro 25,82;padre prof. A. G. M. (Benevento) euro25,00; sig. P. M. (Greven/Germania) eu-ro 50,00; C. I. S. S. (Udine) euro 480,00;sigg. F. Z. e L. T. (Venezia) euro 50,00;sig. R. Q. (Torino) euro 10,00*; prof. P.N. (Hannover/Germania) euro 50,00*;sig. M. P. (Udine) euro 15,00*; sig. E. S.(Bolzano) euro 20,00; sig. M. T. (Udine)euro 20,00; m.a E. C. (Pordenone) eu-ro 25,00; sig. D. T. (Udine) euro 100,00;sig. G. I. (Roma) euro 10,00; prof. B. G.(Udine) euro 20,00; prof. G. G. (Novara)euro 50,00; sig. R. R. (Varese) euro15,00; prof. G. D. (Verona) euro 25,00;prof. G. Z. (Udine) euro 100,00; dott.ssaA. C. (Bologna) euro 50,00.

Totale presente elenco euro 1.120,82

* Offerta inviata nel 2003

12 MAGGIO 1974-2004di Daniele Mattiussi

Viva riconoscenza va agli Amici e aiSostenitori del nostro periodico che datrentadue anni vive esclusivamente conl’aiuto di chi condivide l’impegno per la“buona battaglia”.

Noi siamo grati a Dio che ci concededi lavorare disinteressatamente per ilSuo regno. Siamo consapevoli di esse-re servi inutili. Vogliamo, però, essere

R I N G R A Z I A M E N TO

ECHI

Hanno recentemente dedicato at-tenzione a “Instaurare”, sia pure per ra-gioni diverse e con analisi divergenti,Nicla Buonasorte nel suo libro (pub-blicato a Roma dall’editrice Studiumnel 2003) dedicato al tradizionalismoitaliano e al Concilio Vaticano II, e la ri-vista “Rassegna parlamentare” chepubblica la replica di Pietro GiuseppeGrasso a Fulco Lanchester (Roma, a.XLVI, fasc. 1-2004).

La rivista “Verbo” di Madrid, inoltre,ha più volte riferito delle attività di“Instaurare”. Nel numero 423-424(marzo-aprile 2004) pubblica in tra-duzione spagnola il testo della rela-zione svolta dal prof. Danilo Castellanoal convegno degli Amici di “Instaurare”del 2003.

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Ricorre quest’anno [cioè nel2003] il 750° anniversario della ca-nonizzazione di S. Pietro Martireda Verona, avvenuta nel 1253, ap-pena undici mesi dopo il suo as-sassinio ad opera degli eretici. Giàquesto solo fatto, la “celerità” nel pro-clamarlo ufficialmente Santo (lastessa cosa si era verificata vent’an-ni prima per S. Antonio da Padova),indica l’universale stima di cui Pietroaveva goduto in vita e il gran numerodi fatti prodigiosi che si realizzaronosubito dopo la sua morte.

S. Pietro Martire è noto per es-sere stato uno dei primi inquisitori(l’inquisizione fu istituita nel 1234).Questo compito che egli adempì conaltruismo, coraggio e grande virtù glivalse una larga fama nei secoli, per-ché si guardava a lui come all’in-quisitore modello.

In questo compito S. PietroMartire aveva imitato il suo fon-datore S. Domenico, che una cin-quantina di anni prima si era stabi-lito in Provenza (Sud della Francia)per almeno dieci anni con il solo sco-po di predicare contro l’eresia cata-ra. Le armi usate da S. Domenico fu-rono le stesse che più tardi avrebbeusato S. Pietro: una predicazione in-defessa, coraggiosa e appassiona-ta contro l’errore. Mai i due Santipensarono di usare la forza o il ri-catto per convincere, sapendo che laverità splende come il sole, e quin-di non ha bisogno di essere imposta.

Oggi la parola “inquisitore” su-scita generalmente un moto di ri-fiuto. Anzitutto perché la nostra sen-sibilità è alterata da evidenti falsitàper cui, partendo dai singoli episodimalamente conosciuti, si arriva a fa-re “di ogni erba un fascio” dell’inte-ra attività inquisitoria, liquidando conluoghi comuni una realtà che si èestesa per sei secoli e che ha coin-volto ampiamente il mondo dellaRiforma protestante e anglicana; e insecondo luogo, ma è questa la ra-gione principale, perché il nostro mo-do di sentire è come “sopraffatto” da

un concetto sbagliato di «libertà dicoscienza». La «libertà di coscien-za» è certamente una conquistastraordinaria, ma non deve essereconsiderata una «libertà dalla ve-rità», come invece si pensa abitual-mente, sottintendendo che ciascunoha la facoltà di professare e segui-re la “propria” verità. Tutti sappiamoche le “nostre” verità non hanno con-sistenza e che alla fine sono delle viedi comodo. Bisogna uscire da sestessi e innamorarsi di Gesù Cristo,ma aderendo a lui per quello che è,e non per quello che ci piace.

Il compito principale dell’Inqui-sitore era quello di difendere la fe-de cattolica, cioè la fede in GesùCristo nella sua verità tutt’intera.L’attualità di S. Pietro Martire sta pro-prio in questa speciale missione dicustodire nella sua integrità la veritàche va annunciata e predicata, maanche preservata dagli errori. Propriocome la salute, che non va solo so-stenuta e alimentata, ma anche di-fesa dalle malattie.

Gli errori sono le malattie dellamente e sono all’origine di tutti imali dell’umanità, che è oppressae infelice per gli errori nell’amore, nel-l’amicizia, nel lavoro, nel tempo li-bero, e così via. Ai nostri giorni so-no troppo pochi coloro che predica-no contro l’errore, e quindi c’è dav-vero bisogno di tanti nuovi “inquisi-tori” che lo combattano e lo scon-figgano, perché l’errore non ha dirittodi cittadinanza, proprio come le ma-lattie.

(da «L’Arca di San Domenico» n. 3/2003)

Successivamente dimostrò con i fatti lasua convinta e calorosa adesione al no-stro periodico.

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Alla veneranda età di 97 anni è mor-to a Udine il 20 gennaio 2004 mons.Giovanni Battista Compagno per lunghidecenni parroco di Grions diSedegliano (Udine). Negli anni in cui lasalute glielo consentì partecipò ripetu-tamente alle iniziative di “Instaurare”.

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Affidiamo questi due Amici di“Instaurare” alla misericordia di Dio e liraccomandiamo alle preghiere di suf-fragio dei Lettori.

ATTUALITÀ DI UN «INQUISITORE»di padre Vincenzo Benetollo, O. P.

IN MEMORIAMIl 1° settembre 2003 ha abbando-

nato la scena di questo mondoMarcellino Piussi (Cussignacco/Udine).Persona semplice, mite, riflessiva,aderì all’impegno di “Instaurare” con-vintovi dall’assidua lettura delle sue pa-gine in un primo momento per ragioniprofessionali: per lunghi anni “impa-ginò”, infatti, il nostro periodico nella ti-pografia presso la quale lavorava.

AI LETTORIQuesto numero di “Instaurare” esce con un

certo ritardo. Per recuperare il tempo perdutosi è deciso di fare un numero doppio; doppionon solo nominalisticamente (come fannospesso talune riviste e qualche periodico) maeffettivamente: ognuno, infatti, potrà consta-tare che le pagine sono 32 e non 16.

Ci scusiamo, tuttavia, con i Lettori poichésiamo dell’avviso che sia opportuno mante-nere la periodicità stabilita.

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L’impegno di “Instaurare” continua. Conquesto numero - lo abbiamo ricordato anchealtrove - il nostro periodico inizia il suo 33° an-no di vita. Tante testate sono “nate” e “mor-te” in questo arco di tempo. “Instaurare” hainiziato il suo cammino con semplicità di spi-rito e senza sostegni finanziari. Numero do-po numero, anno dopo anno, ha raggiunto il33° anno di vita. Qualcuno l’ha definito “lon-gevo”.

Noi abbiamo fatto semplicemente quantoera in nostro potere perché nostro dovere.

Ringraziamo Iddio di averci concesso que-sta grazia. Ringraziamo anche gli Amici e iLettori per il loro sostegno senza il quale nonsarebbe stata possibile la continuità e la “lon-gevità”. Il nostro pensiero riconoscente va an-che a coloro che, nell’arco di questi anni, han-no lasciato la scena di questo mondo e che,mentre erano in vita, in diverse maniere han-no contribuito a sostenere la “buona batta-glia”.

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Con il concorso e il sostegno degli Amici edei Lettori si può fare di più. Ognuno valutiquello che può fare e ognuno faccia quelloche può. Se persino un bicchiere d’acqua da-to nel Suo nome troverà ricompensa, anchela preghiera, la collaborazione, il sostegno a“Instaurare” non sarà di Dio dimenticato.

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La ostentata esaltazione checerta stampa ha fatto della figu-ra dell’on. Degasperi come pre-teso statista cattolico, ci obbligaa ristabilire la verità, con precisee documentate contestazioni.Con questo non intendiamo in-dagare se e quanto Degasperisia stato in buona fede, nella suamaschera - poiché tale e non al-tro era - di uomo politico cristia-no: non usiamo mai affermare labuona o la mala fede di alcuno.Possiamo solo, e lo facciamoben volentieri, riconoscere chegrandissima parte di coloro chehanno appoggiato l’azione poli-tica del Degasperi e del suoPartito sono stati presumibil-mente in buona fede. Noi ab-biamo sempre criticato, su que-sto giornale [“L’Alleanza Italiana”]e su altre pubblicazioni, alcunedelle quali di una certa mole, l’o-pera del defunto capo dellaDemocrazia Cristiana. Ci limi-tiamo dunque, per documentarela realtà agli ormai numerosi let-tori, a riassumere i motivi princi-pali delle passate nostre critiche.Lo faremo con una certa sche-maticità cronologica, e con con-cisi commenti che servano ad il-luminare quale sola poteva e puòessere una posizione politica ba-sata sul Cattolicesimo.

Fu solidale con il Fascismo1922: Degasperi alla Camera

diede, a nome di oltre centoDeputati del Partito PopolareItaliano, pieno appoggio alGoverno Fascista (di cui facevaparte anche l’on. Gronchi con al-tri Deputati del P.P.I.). Egli gli ri-conobbe: «volontà fattiva di go-verno ed il proposito e la forza di

ristabilire la legge e la disciplinanel Paese... scopo che va asso-lutamente raggiunto se la boc-cheggiante Nazione deve esse-re salva»: questo disse dopo cheMussolini aveva ben precisatoessere suo intendimento: «di-fendere e potenziare al massimogrado la rivoluzione delleCamicie Nere, inserendola inti-mamente come forza di sviluppo,di progresso e di equilibrio nellastoria della Nazione» (Atti delParlamento, vol. IX, 1922, pag.8390 ss.).

Al lume dei principî cristiani eraben chiaro che un regime arri-vato al potere con una serie diviolenze delittuose, e che la suaimpostazione confermava conl’arroganza del discorso presi-denziale tenuto da Mussolini,non poteva presentare garanziedi sorta. Quel regime tendeva, insostanza, a rinsaldare le posi-zioni dell’egemonia capitalisticadi fronte al rivoluzionarismo so-cialistoide, da un lato, ed allainefficienza degli uomini che, colDegasperi, avrebbero dovutorappresentare la scuola politica

Cattolica. Degasperi, accodandoi Cattolici alla duplice sopraffa-zione, capitalistica e fascista, po-se le chiare premesse di tutto ilnefasto seguito della sua operapolitica.

Sull’Aventino si pose controla legalità

1924-25: Degasperi ed iDeputati del P.P.I. in significati-va unione con i socialcomunistiabbandonarono il Parlamento,tentando di impostare una «que-stione morale» sul delittoMatteotti. Questo non era statoche uno dei tanti episodi di vio-lenza dell’illegalismo fascista,che dal Degasperi aveva avutoil premio del voto favorevole alGoverno Fascista ed all’amnistia.

Dopo aver vantato, nel 1922:«liberi da ogni viltà - oggi, comeieri, come domani - per la solle-citudine delle nostre persone chesono poca cosa, forti dell’as-senso che ci viene da chi libe-ramente ci diede il mandato, lo

DE GASPERI: UN ALFIERE DELL’ANTICRISTIANESIMOdi Carlo Francesco D’Agostino Ricorre quest’anno il 50° anniversario della morte di Alcide De Gasperi.

Da più parti si parla di lui come di uno “statista” e di uno “statista cat-tolico”. Le iniziative celebrative, acritiche e talvolta stumentali, si van-no moltiplicando.

La Chiesa (cattolica) ha aperto il processo della sua beatificazioneche, come “Instaurare” ha documentato negli anni passati, ha susci-tato perplessità, reazioni ed opposizioni anche in campo cattolico.

Riteniamo opportuno “riprendere” un severo ma sereno saggio di CarloFrancesco D’Agostino, pubblicato ne “L’Alleanza Italiana” (Roma, n. 70,settembre 1954). Carlo Francesco D’Agostino, scomparso nel 1999,scrisse queste pagine un mese dopo la morte di Alcide De Gasperi perrendere testimonianza alla verità senza la quale la stessa carità sarebbeipocrisia.

Affidiamo lo scritto alla meditazione dei Lettori, soprattutto di queiLettori che, per diverse e contingenti ragioni, non hanno avuto la pos-sibilità in passato di riflettere spassionatamente sulla questione.

Instaurare

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eserciteremo con serenità edequilibrio, con la sola preoccu-pazione dei supremi interessi delpaese» (loc. cit., pag. 8143).Degasperi ed i suoi compirono laviltà di astenersi dal loro doveredi parlamentari, con l’aggravan-te di non rinunciare al mandato,ed ordirono quella campagna distampa sul delitto Matteotti cheebbe il chiaro carattere di un ten-tativo di violenza morale, sul ter-reno extraparlamentare, per vin-cere una battaglia politica con-dotta e perduta sull’unico terre-no legittimo, quello parlamenta-re. Essi ricorsero ad un metodostrettamente anticostituzionale,tentando di ottenere da SuaMaestà il Re lo scioglimento del-la Camera appena eletta ed incui si rifiutavano di combattere(ciò che invece continuò a farel’on. Giolitti con pochi altriDeputati demoliberali). E questomentre era in corso l’inchiestagiudiziaria, e mentre le respon-sabilità in ordine al delittoMatteotti non erano ancora chia-rite.

Uomini come Filippo Meda,Cavazzoni, Martire, MatteiGentili, Carapelle ed altri, nonvollero condividere la faziositàaventinistica del Degasperi, ilquale poi, dopo il 1945, quandoera universalmente riconosciutoesser stato un errore l’abbando-no del Parlamento, ebbe ancorala temerarietà di qualificare «roc-caforte della libertà» quell’aven-tinismo che aveva invece rap-presentato l’abbandono della di-fesa della libertà stessa!

Ordì una rivolta anticristiana1942: fallitogli il tentativo di

espatriare ed estraniatosi, neimomenti più ardui, dal serviziodel Paese, Degasperi rimase ag-ganciato a quel Comitato

Centrale Fascista che rappre-sentò una organizzazione illegaleed immorale, intima unione dimassoni, marxisti, materialisti,atei, settari e ...democristiani, eche fu strumento tremenda-mente nefasto per sollevare l’o-pinione pubblica mondiale con-tro l’Italia cattolica, col pretestodel Fascismo. Degasperi haconfessato: «La Liberazione dalfascismo appariva ancora moltoremota, e nessun partito, vecchioo nuovo, si era ancora costituito,quando nel Comitato CentraleAntifascista sorse l’idea di chia-marsi Democrazie Unite: demo-crazia liberale, democrazia so-cialista e...che cosa potevamoessere noi se non la democraziacristiana?» (ved. Tradizione edideologia della D.C., ed. 1944 eristampe, presso la D.C., Roma).Con questo dimostrava la man-canza di un pensiero Cristiano,il quale non si qualifica certo co-me una sottospecie dell’utopiademocratica, condannata dallaChiesa, che per di più per boccadi Leone XIII, nella Graves decommuni, ha ingiunto: «non siapoi lecito dare un senso politicoalla Democrazia Cristiana»!!Fattone, invece, proprio unPartito, il Degasperi, con l’animopieno di «legittimo orgoglio» - co-me scrisse - mettendosi tra «co-loro che erano passati attraver-so il lungo periodo senza infles-sioni e senza contaminazio-ni»...«ora che la vittoria contro ilFascismo appariva probabile» (equesta «vittoria» era la catastrofepolitico-militare e morale dellaPatria!) partecipò alla firma delPatto da cui sorse il Comitato diLiberazione Nazionale. IvanoeBonomi, che lo promosse, così siesprime (Diario di un anno, ed.Garzanti): «L’antifascismo (era)un movimento sotterraneo a cuiil declino militare dell’Asse dettenuovo vigore». Esso, a dire del

Bonomi: «già da anni minava loStato totalitario e sentì che si av-vicinava la sua ora e che era ur-gente stringere i contatti e co-minciare l’azione. I tempi strin-gevano ed occorreva precisare leintese con convegni cui partecipòugualmente fervido ed operosoAlcide Degasperi». Ebbene, pro-segue Bonomi: «Fu in quelle riu-nioni che si tracciò un piano d’in-tesa, tradotto poi in un patto scrit-to, firmato da me, dal Casati, dalRuini, dal Degasperi, dal Romitae anche da un comunista di no-me oscuro ma interprete auto-rizzato dalla sua corrente. Quelpatto impegnava i partiti ad unatregua politica nell’ora del tra-passo e nel periodo successivodella ricostruzione, indicandocome meta comune un regimedemocratico nel quale «tutti i po-teri, e anche il più alto, derivas-sero dalla volontà popolare».

La stampa filodemocristiana,anche quella che pretende ave-re carattere ufficiale «cattolico»,si è ben guardata dal mettere inluce questa sostanza vergo-gnosa di tutta l’opera delDegasperi e del suo gruppo didittatori del PartitoDemocristiano.

Noi lo facemmo invece innu-merevoli volte su questo giorna-le [“L’Alleanza Italiana”] - dagliesordi clandestini del 1944 - e nelvolume «La illusione democri-stiana» scritto nel 1949, oltre chein precedenti pubblicazioni.

Il «patto» firmato dal Degasperiera un patto di rivoluzione, im-postato su principî mille volte so-lennemente condannati dallaChiesa oltreché dalla ragioneumana: ed era un patto che le-galizzava e potenziava i Partitipiù notoriamente anticattolici - dalcomunista al Liberale - impe-gnando le forze cristiane ad unalunga tregua nei loro confronti fi-no a quando non si fosse rea-

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lizzato un ideale anticristiano,quale è quello della rivoluzionedemoliberale!

Quale prova più evidente del-la mancanza assoluta di diretti-va Cristiana nell’opera delDegasperi e del tragicissimo in-ganno da lui teso a quelli, per pri-mi, che ignari di tutto questo han-no accettato la D.C. come il «par-tito dei Cattolici»?.

Firmò leggi che comportanola Scomunica

1946-47-53: perfettamentecoerente alla impostazione de-moliberale e laicista dellaPolitica, Degasperi firma le va-rie Leggi elettorali (fatte e rifattealla vigilia di ogni elezione pertentare di assicurar meglio il pre-dominio democristiano), in cui èquell’art. 66, poi 71, che pone i li-miti al Clero che «abusando del-la proprie attribuzioni e nell’e-sercizio di esse, si adoperi a co-stringere gli elettori a firmare unadichiarazione di presentazione dicandidati od a vincolare i suffra-gi degli elettori a favore od inpregiudizio di determinate liste odi determinati candidati o ad in-durli alla astensione», istituendoper tali ipotesi un reato, con gra-vi pene. Il Santo Padre, nel di-scorso ai Quaresimalisti di Romadel 17 marzo 1946 palesemen-te protestò per tale violazionedella libertà della Chiesa infertadal Governo democristiano: «Ilsacerdote cattolico - disse il Papa- non può essere semplicemen-te equiparato ai pubblici ufficialio agli investiti di un pubblico po-tere o funzione civile o militare»;la legge elettorale, infatti, con unamedesima norma colpiva tali ca-tegorie ed il Clero: «Il Sacerdoteè ministro della Chiesa ed ha unamissione che si estende a tuttala cerchia dei doveri religiosi emorali dei fedeli...e può quindi

essere obbligato a dare, sottoquell’aspetto, consigli o istruzio-ni riguardanti anche la vita pub-blica. Ora è evidente che glieventuali abusi di tale missionenon possono per sé essere la-sciati al giudizio dei poteri civi-li...». Degasperi accusò il colpo,e nel discorso di Torino del 25marzo 1946 replicò ampiamen-te, e concluse col comodo edipocrita ripiego: «...so che se ilSanto Padre ha in nome dellaChiesa il diritto di stabilire le suetesi ed Egli ha questo diritto perragione che supera i partiti ed imomenti...saprà anche com-prendere le difficoltà in cui gli uo-mini cattolici si battono e vinco-no e possono vincere solo finoad un certo punto. È rimasta unapiccola pizzicatura per il Clero.Ma credo che i sacerdoti non neabbiano molta paura» (Il Popolo,26-3-1946).

Comodo ripiego, perché signi-ficava ammettere in partenza chele norme della Chiesa (nella spe-cie sanzionate perfino nel Codicedi Diritto Canonico [allora vigen-te, n.d.r.], che al canone 1334commina la scomunica automa-tica contro coloro che varano leg-gi che offendono la libertà ed i di-ritti della Chiesa) varrebberosolo nei limiti in cui i «fedeli» han-no voglia di combattere per ri-spettarle.

Ipocrita ripiego, perché inveceil Degasperi fin dal 1944, com-battendo contro il Centro PoliticoItaliano con l’opuscolo più sopracitato, si proclamava difensoredella concezione dello «Statomoderno» assertore di una as-soluta «uguaglianza giuridica» elo faceva espressamente control’esigenza da noi posta di una im-postazione Cristiana dello Stato.

Non era dunque questioneche gli uomini politici Cattolicipossano combattere e vincere«solo fino ad un certo punto»: a

parte che si è sempre saputo cheil Cattolico, piuttosto che piegarsia compromessi, resiste fino a ca-dere sotto i colpi del martirio,consapevole che il sangue deiMartiri è semenza di Cristiani, aparte questo stava in fatto che ilDegasperi volendo servire la co-siddetta concezione «moderna»dello Stato, non era un combat-tente per il Cristianesimo, ma unalfiere dell’anticristianesimo, perla cui realizzazione politica si eraimpegnato ad unità d’azione coipiù classici nemici del nomeCristiano.

Rese ateo lo Stato Italiano1947: alla Costituente il Gruppo

democristiano respinse la pro-posta dell’on. Lucifero di iniziareil testo della Costituzione con leparole: «Il Popolo Italiano, invo-cando l’assistenza di DIO, nel li-bero esercizio della propria so-vranità...»: così la Costituzionerinnegò la sacra autorità di DIO;respinse la proposta dell’on.Patricolo, che un articolo preci-sasse: «La Religione Cattolica èla Religione ufficiale dello StatoItaliano» e così il nostro Stato ri-gettò ogni impostazioneCristiana; Degasperi sanzionò iltutto ricordando le assicurazionida lui date «ai protestantid’America» circa una «piena li-bertà, piena uguaglianza» che laCostituzione democristiana infattiaccorda al Protestantesimo, cuiha concesso perfino l’uso dellaRadio per le trasmissioni di cul-to (pag. 2456 Atti dellaCostituente). Ed in realtà è libe-ro e protetto in Italia ogni altroculto, e vi si diffondono.

Così la concezione dello «Statomoderno» da Degasperi tena-cemente perseguita era realiz-zata nella Legge fondamentale

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della Repubblica, e le conse-guenze tutti le tocchiamo conmano. Lo sbandieramento di unCristianesimo soltanto ipocritadoveva portarci rapidamente neldoloroso clima del putridume di«Capocotta» e della apologia deitraviamenti di Coppi fatta su quo-tidiani di proprietà di uomini del-la Democrazia Cristiana (ved.Voce della giustizia, n. 36 del 4-9-1954)! Una politica tutta lega-ta all’affarismo e che, in nome diquesto, chiude gli occhi ad ogniesigenza Morale: un rinunciata-rismo impressionante che dopoaver elargito una Costituzionesecondo il gusto delProtestantesimo anglosassonepremia solennemente registi,come il Rossellini, la cui scan-dalosa condotta di profanatoredel sacro tempio della unità fa-migliare aveva riempito le cro-nache di una stampa lasciata li-bera di corrompere, per cui sistan creando tutte le premesseper la introduzione del divorzio inItalia, già largamente reso pos-sibile da tristi accomodamenti deinostri Trattati internazionali e del-la nostra giurisprudenza.

L’abominio di un malgovernoQuesta, in sintesi, è stata l’o-

pera di Degasperi. Dinanzi a tan-ti frutti di distruzione morale parquasi secondario ricordare le in-giustizie perpetrate con la legi-slazione di persecuzione controgli ex fascisti; le immoralità com-piute con le leggi di espropria-zione terriera, fraudolentementedenominate «riforma agraria»; ladistruzione progressiva del pa-trimonio immobiliare urbano co-me conseguenza del delittuosoregime delle locazioni; il dannorecato all’agricoltura e le profon-de violazioni di giustizia, conse-guenti alla legislazione sui con-

tratti agrari; il disordine e la som-ma di ingiustizie e sperequazio-ni, oltreché di corruzione, im-mensamente aggravatosi nel si-stema tributario, in cui la legi-slazione degasperiana ha digran lunga peggiorato i malannida tempo esistenti; la mancatadifesa del patrimonio boschivo,col conseguente continuo ac-crescersi dei disastri che produ-ce; l’aggravamento della situa-zione nel campo della cultura conun regime scolastico, ora poi af-fidato ad un Ministro liberale,che, in uno al regime di stampa,sta riducendo la intellettualità ita-liana al bassissimo livello cheogni giorno paurosamente con-statiamo.

Il rigetto dei principi delToniolo

Tutto questo era e doveva es-sere il frutto dell’abbandono del-le posizioni cui la scuola delToniolo aveva tenuto ancorati -sulla scia degli Insegnamenti deiPapi - i Cattolici italiani.

Degasperi, in quella che vieneconsiderata la sua ultima lettera,e quasi un testamento spirituale(lettera a Fanfani del 9 agosto1954, ved. Eco di Bergamo, n.200), ha lasciato scritto: «Perchéil Toniolo, nazionalmente par-lando, ebbe efficacia così ina-deguata? Perché i tempi e gli uo-mini non gli permisero di sfuggi-re alla alternativa guelfa - ghi-bellina, e così non uscì dallo sto-rico steccato politico, benché nefosse uscito da quello sociale. Ilnostro sforzo più tardi, fu quellodi sfuggire alla stretta. Non sia-mo riusciti spesso, ma ad un cer-to punto la D.C. divenne un mo-vimento, un partito italiano, al di-sopra dello storico conflitto.Teniamolo a mente: non bisognalasciarsi avvinghiare dalle spiredell’alternativa tradizionale».

Fino all’ultimo, dunque,Degasperi ha giuocato all’ in-ganno, e speriamo che non sene sia reso pieno conto.

Giuseppe Toniolo non rimaseaffatto ancorato ad una «supe-rata» alternativa. Egli semplice-mente non volle piegarsi a quel-la concezione dello Stato che de-finì «disordine legale perma-nente delle democrazie cosidet-te liberali». (Toniolo, ConcettoCristiano di democrazia, ed.Coletti).

Degasperi mostra di bella-mente dimenticare questaprofonda differenza tra l’indirizzodel Toniolo ed il suo.

Ha dimenticato di aver scritto,come abbiamo ricordato, in po-lemica col Centro PoliticoItaliano: «Bisogna respingerequalsiasi tentazione di leggi ec-cezionali, di provvedimenti cheescludano dal diritto comune oprecludano da certe pubblichefunzioni chi sia alieno dal tradi-zionale spirito cattolico delPopolo Italiano. Nello Stato mo-derno l’uguaglianza giuridica e laammissibilità agli impieghi è di-venuta ormai una premessa in-dispensabile alla libera convi-venza civile» (loc. cit.).

Pertanto lo Stato democristia-no deve lasciar aperto l’adito aiprofessori materialisti sulle cat-tedre di Filosofia, ai docenti li-berali su quelle di Diritto, agli ateisu quelle di Storia delCristianesimo o delle religioni.Così di seguito.

Non solo il Toniolo, ma il Papae la Chiesa non si piegano aquesto, come non ci si può pie-gare ogni cultore di filosofia na-turale.

Tardò solo di un anno, infatti, larisposta del Santo Padre: « Benriflettendo alle conseguenze de-leterie che una Costituzione laquale, abbandonando la pietraangolare della concezione cri-

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stiana della vita, tentasse di fon-darsi sull’agnosticismo morale ereligioso, porterebbe in seno al-la Società, e nella sua labile sto-ria, ogni Cattolico comprenderàfacilmente come ora la questio-ne che, a preferenza di ogni al-tra, deve attirare la sua atten-zione e spronare la sua attivitàconsiste nell’assicurare alla ge-nerazione presente ed alle futu-re il bene di una Legge fonda-mentale dello Stato che non siopponga a sani principi religiosi,e morali, ma ne tragga piuttostovigorosa ispirazione, e ne pro-clami e ne persegua sapiente-mente le finalità. Giovi a questoriguardo ricordare che non sem-pre la novità delle Leggi è fontedi salute per il Popolo: soventeinvece la precipitosa ricerca di ra-dicali innovazioni è indice di obliodella propria dignità e di facile re-sa ad estranei influssi e non ameditate idee. SAPPIANODUNQUE I CATTOLICI ITALIA-NI CHE IL RIMANERE FEDELIALLE MIGLIORI E PROVATETRADIZIONI SPIRITUALI EGIURIDICHE NON VUOL DIREESSERE OSTILI ALLE TRA-SFORMAZIONI SOCIALI CHEMEGLIO RISPONDANO AL BE-NE COMUNE: e dicano alto al lo-ro grande ed infelice Paese cheil patto onde esso vuol esserecondotto ad unità e stabilità, nonpuò cementarsi né con odî nécon egoismi di classi, sì benecon la mutua e cristiana caritàche tutti i cittadini affratelli in re-ciproco aiuto, collaborazione e ri-spetto».

Respinse i moniti del SantoPadre

Questo energico richiamo alletradizioni, oltreché alla pacifica-zione, fu fatto da Pio XII nel suoautografo per la SettimanaSociale italiana del 1945.

È vano che Degasperi tenti farcredere che Toniolo non sapes-se districarsi tra errate concezionidi «guelfismo» e «ghibellismo».

Toniolo, invece, aveva voluto ri-manere fedele alla tradizione ra-zionale e Cattolica, e pertantoNON AVEVA VOLUTO PIE-GARSI al Demoliberalismo contanta leggerezza e demagogiaimposto dalla Borghesia capita-listica.

Degasperi ci si è piegato!Il suo tentativo di difesa, in po-

lemica col Santo Padre, nel so-pracitato discorso di Torino del 25marzo 1946, recò una confes-sione come la seguente:«Quando si è fatto il compro-messo generale... abbiamo trat-tato anche l’art. 66 come oggettodi compromesso. Compromessovuol dire che uno cede da unaparte ed uno cede dall’altra». Egliha ammesso dunque che, pur dimantenere l’alleanza con i Partitianticattolici del Comitato diLiberazione Nazionale, e pur direalizzare (aggiungiamo noi) isuoi ideali di «Stato Moderno»,poteva barattare il rispetto di ca-noni fondamentali della Dottrinacristiana, difesi dal Diritto cano-nico.

Con questo aveva ancora la te-merarietà di invocare «l’avercombattuto per tanti anni per lacausa delle libertà religiose». Maquali «libertà religiose»? Quelledella propaganda protestantica ebuddista, o quella della Religionevera?

Il papa aveva invitato a non agi-re con «facile resa ad estranei in-flussi»: Degasperi ci ha confes-sato che perfino il nome del loroPartito - nome che vale una dot-trina! - lo adottarono per influssodei demosocialisti e dei demoli-berali.

Norme derivanti dai più sacro-santi principî, venivano baratta-te per un presunto «compro-

messo» per non rompere la per-fetta intesa con coloro con cui siera pattuito di realizzare una ri-voluzione demoliberale e quindiuna Repubblica.

L’invito alla pacificazione ebbecome risposta la moltiplicazionedelle leggi di persecuzione con-tro gli antichi Fascisti.

L’invito a bandire l’odio ebbecome riscontro l’odio diffuso e la-sciato diffondere contro la legit-tima autorità dei Savoja, e perfi-no la spoliazione dei loro beniprivati, che tuttora lo Stato de-gasperiano non consegna nem-meno in quella parte cui leMagistrature italiane lo hannocondannato.

I travestimenti del «Nemicodi Cristo»

Questa è la triste realtà, cheera nostro dovere ristabilire con-tro l’orrido tentativo di specula-zione su una morte, in un regimeche con tanta spietatezza per-seguita coloro che vogliano com-memorare altri Morti!!!

Il Santo Padre ha parlato conmolta fermezza nel discorso aiCardinali il 24 dicembre 1944trattando della carità misericor-diosa della Chiesa: «Un limitenondimeno, una barriera mora-le si rizza di fronte a questa ca-rità misericordiosa, una barrierache la stessa carità non ha dirit-to di oltrepassare: la Verità».

Ed egli aggiunse che «in untempo in cui le parole libertà, in-dipendenza, democrazia nonsono per alcune ispirazioni e ten-denze di spirito che un mezzoper cui sopire la vigilanza di co-loro, la cui fedeltà non si preste-rebbe mai scientificamente adabbandonare o a mettere in pe-ricolo il retaggio loro trasmessoda tutto il passato cristiano; in un

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tempo in cui, più abilmente chemai, il nemico di Cristo e dellaChiesa cerca, secondo laespressione dell’apostolo delleGenti, di travestirsi in Angelo diluce; in un tempo come questo,la Chiesa e il Pastore Supremo,responsabile della eredità delSignore, hanno più che mai il do-vere di proclamare la Verità, di di-fenderla contro le insidie degli er-rori dominanti, senza rispettoumano e senza debolezza, diaprire gli occhi agli uomini di buo-na volontà, e segnatamente ai fe-deli, sui pericoli di alcune mo-derne correnti, di acuire la per-spicacia dei loro giudizi per di-scernere tempestivamente gli er-rori che investono un’apparenzadi verità, affinché i Popoli non ab-biano a sperimentare troppotardi e a proprie spese l’amaroammonimento del Profeta: Avetearato le empietà, avete mietutola iniquità, vi siete nutriti dei frut-ti della menzogna».

A questo ammonimento seguìla lettura del Messaggio NatalizioPontificio sul problema dellaDemocrazia, Messaggio che ètutta una condanna della con-cezione degasperiana e demo-cristiana della Politica.

Questo Messaggio, da noi piùvolte illustrato nei suoi passi sa-lienti, non è MAI stato invocato -per quanto abbiamo potuto ac-certare - da Degasperi e dai suoigiornali a sostegno della loroazione politica.

In più, il Messaggio è stato pub-blicato con gravi falsificazioni, insenso filodemocristiano, suRiviste Diocesane e su pubbli-cazioni che tendono a sostene-re il Partito dominante: né a noiè stato possibile, in genere, ot-tenere una rettifica di queste fal-sificazioni.

Quali sono dunque gli «erroriche rivestono una apparenza di

verità», secondo il SommoPontefice? Forse solo l’errore delComunismo che col suo mate-rialismo brutale, con la suaaperta lotta contro la Religione,con le sue barriere di silenzio eferoci epurazioni, non mostracerto di presentarsi come un«Angelo di luce?».

Noi non abbiamo mai manca-to di richiamare l’attenzione diChi deve vigilare, e le nostre duedenunce al Santo Offizio, controgli errori del Degasperi e dei suoi

sostenitori, documentano un in-dirizzo ed un’azione precisa dicui purtroppo gli eventi succe-dutisi in questi anni hanno lar-gamente dimostrato il fonda-mento.

Siamo dispostissimi a lasciareun Morto, tutti i Morti, nella spe-rata pace: ma non possiamo de-flettere contro rinnovati tentatividi «mettere in pericolo il retaggiotrasmesso da tutto il passatoCristiano».

A. G. MANNO, Problemi epistemo-logici, Roma, Editrice Leonardo daVinci, 2003.

Quest’opera del padre Manno ri-sponde ad un’esigenza fortementesentita soprattutto da coloro che, nonpotendo seguire costantemente ilprogresso della scienza astrologica, fi-sica, biologica, epistemologica e me-todologica, desiderano aggiornarsi.L’Autore, con chiarezza e rigore, inventiquattro capitoli offre un quadroampio e articolato delle attuali posi-zioni della scienza della natura e del-le scienze umane. In questa recen-sione è possibile solamente accen-nare agli argomenti che ci sembranopiù importanti.

Il professor Ambrogio GiacomoManno espone, innanzitutto, con pre-cisione e valutazione critica le quattroprincipali ipotesi che oggi vengono for-mulate in campo astronomico: 1) l’u-niverso esistente “ab aeterno”, per au-tosufficienza, senza una Causa Primacreatrice; 2) un universo statico per unperiodo indefinito di tempo, poi esplo-so col “big-bang”; 3) un universo pro-cedente per un tempo indeterminatoin linea inflattiva e ricompattiva, di cuil’ultima fase del processo dualisticosarebbe l’attuale, iniziata con l’ultimaesplosione del “big-bang”; 4) un uni-verso che ha inizio col “big-bang” cir-ca quindici miliardi di anni fa, che po-trebbe coincidere con la creazione

iniziale.Nessuna delle quattro ipotesi è di-

mostrabile, ad avviso dell’Autore,scientificamente; la prima, poi, èinaccettabile anche razionalmente,non potendo esistere da sé un uni-verso senza una Causa Prima, cioèsenza l’Essere assoluto che esiste dasé e può dare ragione del mondo.

Altrettanto interessante ci sembra latrattazione dell’origine dell’uomo. Inqueste pagine l’Autore, sulla base deireperti paleontologici e biologici (esa-me del DNA) confuta la tesi secondola quale l’origine dell’uomo sarebbe daricercare nell’Australopiteco, ritenutoper decenni “mezzo uomo e mezzoscimmia” o “quasi uomo”. Il professorManno sostiene, invece, che l’uomosin dalla civiltà della pietra, di cui ov-viamente è l’artefice, era in possessodi tutte le facoltà dell’homo sapiens at-tuale.

Attuali sono le trattazioni della fisi-ca quantistica e della relatività comela trattazione della biologia che i mag-giori scienziati attuali interpretano in li-nea teleologica ed essenzialistica.

L’opera presenta, infine, una inte-ressante rassegna delle teorie e del-le opinioni dei maggiori scienziati delsecolo scorso, che reclamano la me-tafisica e la religione come orizzontedelle scienze, senza le quali questenon potrebbero avere una struttura in-telligibile e razionale.

Olindo Lante Scala

LIBRI IN VETRINA: RECENSIONI

(segue da pag. 27)

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Caro Direttore, in occasione delsanto Natale 2003 dodici sacer-doti, definiti “preti contro”, hannoindirizzato alle comunità delleDiocesi del Friuli-Venezia Giuliauna “lettera aperta”. La lettera hasollevato dibattiti e polemiche.Non sono mancati tentativi di “re-clamizzarla”, organizzando in-contri e tavole rotonde sulle que-stioni da essa toccate e tornan-dovi sopra da parte di qualchesottoscrittore con articoli su quo-tidiani e periodici.

Questa lettera aperta è un do-cumento significativo che mostrainnanzitutto - ed è il problema difondo sul quale vorrei esprimerequalche opinione - come viene in-teso il Cristianesimo da parte deidodici preti cresciuti e formati neiSeminari delle nostre Diocesi (etaluno anche fuori). Essa, però, ri-vela anche la superficialità nella“lettura” dell’esperienza e dellastoria. Non intendo soffermarmisu quest’ultimo aspetto. Nonposso, però, non rilevare che, peresempio, è quanto meno un’in-genuità l’affermazione secondo laquale la guerra sarebbe stata“espulsa” dalla storia alla con-clusione del secondo conflittomondiale. Non solo il “clima”, al-lora, era da guerra; non solo lapace che seguì alle tragiche vi-cende degli anni ‘40 del secoloscorso era, propriamente parlan-do, una neutralizzazione del con-flitto; non solo questa neutraliz-zazione era il frutto della paura diun “nuovo conflitto”, ma quel cheè più significativo è il fatto che, al-lora, la “pace” (meglio: l’assenzadel conflitto armato) fu il prodot-to della “guerra fredda”, che nonevitò, per altro, i cosiddetti “con-flitti locali”. Ancora più significati-vo è, poi, il fatto che la guerra, al-lora, fu da taluni considerata da ri-pudiare quale mezzo per la solu-zione delle controversie interna-

zionali. Essa, però, non fu, nem-meno a livello teorico, “espulsa”dalla storia: la difesa della Patria,per esempio, fu considerata sacrodovere del cittadino anche dallaCostituzione italiana che pure ri-pudia la guerra come strumentodi offesa e di soluzione delle con-troversie internazionali. Non in-tendo, però, soffermarmi su pro-blemi come questo.

Vorrei, piuttosto, dire qualcosaa proposito della concezione delCristianesimo che la lettera aper-ta fa propria. Si tratta di unCristianesimo “orizzontale”, im-manentistico, ridotto, in ultimaanalisi, all’illusoria ricerca di unmondo perfetto e ordinato se-condo disordinati progetti. Al fon-do di questa lettera aperta sta l’u-topia razionalistica, che è tenta-zione luciferina e “sogno” di mol-ti uomini del passato e del pre-sente. L’invito che, coerente-mente, segue è quello di farsi te-stimoni coraggiosi dell’ideologiagnostica per la promozione uma-na che non è data dall’osservan-za della liberatrice Parola di Dio,cioè dalla doverosa ricerca dellaverità e dalla sua messa in prati-ca, ma dalla conquista di sempremaggiori spazi di libertà al servi-zio della quale sarebbe la Chiesa.Una libertà che consentirebbe di“stabilire “ un’etica, che sarebbeda considerarsi “comune” e “vin-colante” perché “stabilita” in fun-zione della costruzione di un fu-turo umano degno di questo no-me. Ora, a parte il fatto che que-st’etica “convenzionale” nullaavrebbe di obbligante e a parte ilfatto che, sulla base delle sue pre-messe, essa non potrebbe “vin-colare” il dissidente, resta l’apo-ria data dal fatto che non sareb-be possibile legittimare tutte leesperienze personali, come, in-vece, suggerisce la lettera aper-ta in questione. In altre parole, la

promozione umana, come pro-posta dalla lettera, non consenti-rebbe di “stabilire un’etica co-mune vincolante per tutti”.L’elaborazione di un progettoper un futuro umano degno diquesto nome, infatti, sarebbecontraddittoria rispetto alla li-bertà negativa assunta come cri-terio supremo della dignità e del-la promozione umana. L’etica di-venterebbe imposizione arbitrariadi norme, anche se di norme le-gate a un progetto condiviso damolti o dalle masse.

La prima questione, quindi, chela lettera pone è rappresentatadalla domanda: l’etica cristiana haun fondamento puramente “fidei-stico” (cioè un non fondamento)o è basata sull’ordine della crea-zione, non dipendente da alcunarbitrio umano? Legata a questaè un’altra questione: il Cristia-nesimo è rivelazione della veritàuniversale (anche sul piano mo-rale) perché fondata sulla naturadell’uomo oppure è mera opzio-ne soggettiva per un progetto divita proposto da uno dei tanti “pro-feti” e, quindi, una dottrina fra lemolte dottrine?

A mio avviso il Cristianesimonon è una teoria fra le teorie: èl’annuncio della salvezza intrin-secamente richiesto dalla naturaumana; l’uomo, cioè, è per suanatura “ordinato” sul piano eticoe “destinato” alla vita sopranna-turale.

Il Cristianesimo non può pre-vedere una “Chiesa aperta” nelsenso dato a questa espressionedalla lettera aperta considerata.La Chiesa, infatti, non può esse-re “aperta” nel senso di essere in-differente di fronte al divorzio; nonpuò legittimare l’omosessualità;non può ritenere conforme alla di-gnità umana il disordine morale.Il rispetto dei Dieci Coman-damenti è la condizione della pro-mozione umana, non il soffoca-

LETTERE ALLA DIREZIONE

(segue a pag. 30)

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mento della libertà e della dignitàdell’uomo. È la verità che rende li-beri. Ritenere il contrario significaaiutare l’uomo (teoricamente epraticamente) a diventare e ri-manere schiavo. Non è segno diamore del prossimo la teorizza-zione del primato assoluto dellavolontà della persona. Non si por-ta rispetto né per se stessi né pergli altri erigendo la libertà negati-va a valore assoluto. A questonon è chiamata la Chiesa, manon è chiamata nemmeno la co-munità politica. Non è vero, per-tanto, quello che scrive un altrosacerdote dell’Arcidiocesi diUdine, critico apparentementedella lettera aperta considerata.Non è vero, dicevo, che compitodello Stato sia la “promozioneumana” come concepita dalle de-mocrazie occidentali. Lo Statoneutrale di fronte ai valori o me-glio di fronte alla legge morale èdestinato al dissolvimento. Ce loha ricordato anche GiovanniPaolo II.

La Chiesa non può essere ri-dotta a mero strumento di “pro-mozione umana”, come l’intendela cultura egemone del-l’Occidente. Essa non può esse-re nemmeno concepita come“supplemento” alla “religione ci-vile”, soprattutto se questa erigeil principio di assoluta autodeter-minazione della persona umanaa criterio fondamentale dell’ordi-namento giuridico dello Stato. LaChiesa promuove, al contrario, la

persona perché le indica i percorsidell’ordine morale e le offre i mez-zi per la salvezza soggettivaeterna. E a questo proposito nonsi può dire con don Milani (comeè stato scritto) che si deve volerpiù bene agli uomini che a Dio,perché l’amore di Dio è la condi-zione per amare anche gli uomi-ni. Dio, infatti, va amato con tut-te le nostre forze per poter ama-re il prossimo come noi stessi.Non si tratta di “sottigliezze”, madi questione di fondo che i dodi-ci “preti contro” non hanno forsemai considerato perché educati (omeglio diseducati) a unCristianesimo sociologico sosti-tuibile e, in parte, sostituito dalle“religioni civili”, il quale nulla hada dire all’intelligenza e al cuoredegli uomini.

d. m.

A NOVE ANNI DALLA SCOM-

PARSA DI PADRE C. FABRO

Nel nono anniversario dellamorte sono stati pubblicati o rie-diti due libri di Cornelio Fabro. Laprima riforma della dialettica he-geliana è un interessante saggioinedito; Riflessioni sulla libertà è,invece, la ristampa di un impe-gnativo lavoro della maturità delfilosofo.

È uscito, inoltre, il volume diRosa GOGLIA La novità metafi-sica in Cornelio Fabro (Venezia,Marsilio, 2004) che documentacirca l’imponente attività scienti-fica di padre Fabro e informa sul-le numerose iniziative che sonostate prese sulla sua figura e sulsuo pensiero dopo la sua morte.

In occasione del nono anniver-sario della sua dipartita terrena,infine, nel suo paese natale(Flumignano di Talmassons inProvincia di Udine) gli è stata in-titolata la casa canonica.

(segue da pag. 29)

Spesso occorre

una realtà tragica

per snebbiare le

menti.

Carlo Francesco D’Agostino

PUDORE E RISPETTO

Il vestito ha una molteplicefunzione: quella medica, cioè diprotezione del corpo dalle in-temperie; quella morale, cioèrelativa al pudore che è espres-sione dell’intangibilità e del-l’inviolabilità della personaumana (il pudore è un senti-mento naturale che si distinguedalla vergogna che segue alpeccato); quella estetica, cioèdi abbellimento del corpo;quella sociale, legata al rispettodi sé e degli altri; quella litur-gica, richiesta dalle funzioni edai luoghi sacri.

Il pudore, quindi, è esigenzaed espressione del rispetto delproprio corpo, “membro diCristo e tempio dello SpiritoSanto”; esigenza ed espres-sione del rispetto, poi, delprossimo, da non scandaliz-zare per non indurre in pecca-to; esigenza ed espressionedel rispetto, infine, di Dio e deisacri Misteri.

Oggi il pudore è assente o,meglio, conculcato, medianteun’erosione mirata e continuain vari luoghi e varie occasioni:alla televisione, sulle spiagge,nelle strade, nelle chiese. Essosi manifesta nella promiscuità,nelle scollature, nella “moda”(minigonne, ombelico scoper-to, etc.).

In sintesi l’assenza di pudo-re si manifesta nell’abbiglia-mento, nel comportamento,nel linguaggio a proposito delquale è bene rileggere le pa-role di san Paolo: “Quanto al-la fornicazione e a ogni speciedi impurità o cupidigia, neppu-re se ne parli tra voi, come siaddice a santi; lo stesso si di-ca per le volgarità, insulsaggi-ni, trivialità: cose tutte sconve-nienti” (Ef. 5, 3-4).

La spudoratezza porta aipeccati: di fornicazione, diaborti, di divorzi, etc.

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Riteniamo opportuno segnalare alcu-ni libri la cui lettura rappresenta un ap-profondimento delle questioni trattate da"Instaurare". Alcune delle opere segna-late - come diremo - trovano la loro ori-gine nell'attività del nostro periodico dicui, pertanto, sono, da una parte, do-cumentazione e, dall'altra, ampliamen-to.

AA.VV., Questione cattolica e questioned e m o c r i s t i a n a ,Padova, Cedam,1987.

Il volume, nato co-me atto di omaggio aCarlo FrancescoD'Agostino, conside-ra “il” problema cat-tolico-politico fonda-mentale della secon-da metà del secoloXX. La questione cat-tolica è posta anche dalla questione demo-cristiana ma le due questioni non coincido-no; anzi, divergono e, sotto certi profili, si con-trappongono. È, questa, la tesi esattamenteopposta a quanto comunemente hanno rite-nuto i cattolici italiani (e che taluni ancora ri-tengono).

I contributi raccolti nel volume (che è sta-to pubblicato - la “cosa” va sottolineata - nel1987, cioè quando la DC era ancora salda-mente al potere) sviluppano un'originale cri-tica al modernismo politico, accolto e pro-pugnato dalla Democrazia Cristiana.

AA.VV., Eutanasia del Cattolicesimo?,Napoli, EdizioniScientifiche Italiane,1990.

Il volumetto ana-lizza e critica diversetesi biblico-teologi-che di Rinaldo Fabris(docente nelSeminario di Udine),le cui opere divulga-no “acquisizioni” gno-stiche che continua-no ad essere presentate come novità “scien-tifiche” ma che sono contrarie alla Dottrina eal Magistero della Chiesa (cattolica).

C. FABRO, Commento al Pater Noster,Roma, PontificiaAccademia di S.Tommaso d’Aquino,2002.

Si tratta di un sin-golare e profondocommento alla pre-ghiera insegnatacida Gesù Cristo. Unameditazione teologi-co-filosofica che si fa,anzi che è, a sua vol-ta preghiera; preghiera come pia elevazione

dell'anima a Dio, come autentica e vissutaesperienza di fede e di amore. Il libro, comescrive padre Lobato nella Prefazione, è an-che una lezione per tutti noi. Esso rivela unpadre Fabro orante: colui che indagò a fon-do la preghiera dei filosofi, seppe elevarsi al-la preghiera dei discepoli e con la preghieradei discepoli, per attingere alla fonte di lucedella Verità che anche attraverso la “formu-la” della preghiera si rivelò.

P. G. GRASSO, Costituzione e secolariz-zazione, Padova,Cedam, 2002.

Il volume racco-glie i contributi delcos t i tuz iona l i s taPietro GiuseppeGrasso, apparsi in“Instaurare”. Esso ri-veste un particolareinteresse, perché di-mostra come laCostituzione dellaRepubblica Italiana sia - contrariamente a unadiffusa ed erronea opinione, dominante incampo cattolico - una Costituzione laicista.L'Autore lo prova ricorrendo anche alla giu-risprudenza della Corte costituzionale, in-terprete ufficiale della Legge fondamentalevotata con entusiasmo anche dai deputatieletti all'Assemblea costituente con il voto deicattolici, “disapplicata” all'inizio degli anni '50in virtù dell'ostruzionismo democristiano(imposto al Partito dall'esterno), applicata, poi,con il convinto e determinante sostegno del-la Democrazia Cristiana.

D. CASTELLANO, La verità della politica,Napoli, EdizioniScientifiche Italiane,2002.

Il volume è il terzodi una trilogia dedi-cata agli stessi pro-blemi: La verità del-la politica viene, in-fatti, dopo i due Larazionalità della po-litica e L'ordine dellapolitica, pubblicati ri-spettivamente nel 1993 e nel 1997 presso ilmedesimo editore. Esso affronta il problemadel fondamento della politica (che non può es-sere rappresentato dal potere), consideran-do alcune questioni di attualità. Le indicazioniteoretiche offerte “rompono” gli schemi oggigeneralmente accolti. La “cosa” è stata sot-tolineata dalla critica internazionale riserva-ta al volume.

D. CASTELLANO, Razionalismo e dirittiumani, Torino, Giappichelli, 2003.

Il lavoro considera una questione di gran-de attualità a proposito della quale regna mol-ta confusione: tutti, infatti, usano le stesse pa-role ma per dire “cose” sostanzialmente di-verse. Il volume, tradotto in spagnolo dallaprestigiosa editrice Pons di Madrid, è una ri-

gorosa analisi criticadei diritti umani comestoricamente si sonoaffermati. Presenta,inoltre, un'originale“lettura” delMagistero dellaChiesa (cattolica) aquesto proposito.Svolge, infine, unacritica alla culturaegemone sia laicasia “cattolica”.

F. GENTILE, Politica aut/et statistica.Prolegomeni di unateoria generale del-l’ordinamento politi-co, Milano, Giuffré,2003.

Il volume è docu-mentazione del per-sonale itinerario teo-retico dell’Autore maanche e soprattuttomessa sul tavolo diquestioni imprescen-dibili del pensiero politico e della prassi. Essoriprende e sviluppa argomenti già consideraticon originalità in precedenti sue opere daFrancesco Gentile; originalità, però, in que-sto caso non è sinonimo di stravaganza o dielaborazione fantastica; essa è, piuttosto, si-nonimo di autentica libertà del pensiero che,attraverso la problematizzazione dell’espe-rienza giuridico-politica (anche di quella con-temporanea), assurge alla conquista del«concetto» della politica.

Continueremo a segnalare nei pros-simi numeri del nostro periodico altreopere. Ci permettiamo di raccomanda-re ai Lettori la lettura e la diffusione del-le opere segnalate. Bisogna tenere co-stantemente presente che la “prassi” di-pende dalla “teoria”, vale a dire che scel-te di pensiero e di vita, organizzazioni ecostumi, e via dicendo, sono conse-guenza della “cultura” che non si im-provvisa. Oggi è più che mai necessa-rio attingere alle “armi” di una buona bi-blioteca. La nostra segnalazione, per-tanto, non ha finalità commerciali. Essarisponde, invece, alle esigenze di unabuona formazione intellettuale e mora-le, religiosa e civile.

LO SCAFFALE DI “INSTAURARE”

Una casa senza bi-

blioteca è come una

fortezza senza armi.

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INSTAURAREomnia in Christo

periodico cattolico culturale religioso e civilefondato nel 1972.

Comitato scientificoMiguel Ayuso, ( ) Dario Composta,

( ) Cornelio Fabro,Pietro Giuseppe Grasso, Felix Adolfo Lamas,

Francesco Saverio Pericoli Ridolfini,Wolfgang Waldstein, ( ) Paolo Zolli

DirettoreDanilo Castellano

ResponsabileMarco Attilio Calistri

Direzione, redazione, amministrazionepresso Editore

Recapito postale:Casella Postale 3027I - 33100 Udine (Italia)

C.C. Postale n. 11262334intestato a:

Instaurare omnia in Christo - Periodico33100 Udine

Casella Postale 3027

Editore:Comitato Iniziative ed Edizioni Cattoliche

Via G. da Udine, 33 - 33100 Udine

Autorizzazione del Tribunaledi Udine n. 297 del 22/3/1972

Stampa: LITOIMMAGINE - Rodeano

Domenica 1 agosto 2004, alle ore10.30, nella chiesa della Santissima aPordenone sarà celebrata una santaMessa in suffragio dell’avv. AlfonsoMarchi, primo direttore del nostro pe-riodico, e degli “Amici di Instaurare” de-funti. Li ricordiamo tutti con sentimen-ti di gratitudine umana e cristiana e liaffidiamo alle preghiere dei lettori.Pubblichiamo qui di seguito l’elenco:

- Card. Alfredo OTTAVIANI, Roma- Card. Ildebrando ANTONIUTTI, Roma- Mons. Egidio FANT,San Daniele del Friuli (Udine)

- Mons. Giuseppe LOZER, Pordenone- Mons. Luigi SALVADORI, Trieste- Mons. Ermenegildo BOSCO, Udine- Mons. Attilio VAUDAGNOTTI, Torino- Mons. Pietro ZANDONADI, Noale/Briana (Venezia)

- Mons. Pietro CHIESA, Udine- Mons. Mario ZUCCHIATTI, Argentina- Mons. Dino DE CARLO, Pordenone- Mons. Corrado ROIATTI, Udine- Mons. Guglielmo BIASUTTI, Udine- Mons. Lidio PEGORARO,S. Osvaldo (Udine)

- Mons. Pietro LONDERO, Udine- Mons. Vittorio TONIUTTI, Gorizia- Mons. Giovanni BUZZI, Udine- Mons. Piero DAMIANI,Muggia (Trieste)

- Mons. Luigi CARRA, Trieste- Mons. Angelo CRACINA,Cividale del Friuli (Udine)

- Mons. Pietro ANTARES,Mortegliano (Udine)

- Mons. Giuseppe PRADELLA,Tamai di Brugnera (Pordenone)

- Mons. Giorgio VALE, Udine- Mons. Luigi PARENTIN, Trieste- Mons. Pio DELLA VALENTINA,Pordenone

- Mons. Arnaldo TOMADINI,Varmo (Udine)

- Mons. Francesco MOCCHIUTTI,Santa Maria la Longa (Udine)

- Mons. Aldo FIORIN, Venezia- Mons. Ermenegildo FUSARO,Venezia

- Mons. Giovanni BattistaCOMPAGNO, Udine

- Don Fiorello PANTANALI,Dignano al Tagliamento (Udine)

- Don Giuseppe ISOLA, Udine- Don Luigi BAIUTTI,

S. Margherita (Udine)- Don Luigi PESSOT, Pordenone- Don Federico BIDINOST,

Nave (Pordenone)- Don Alessandro NIMIS,

Sedrano (Pordenone)- Don Erino D’AGOSTINI,

S. Marizza (Udine)- Don Carlo CAUTERO,

Madonna di Buia (Udine)- Don Olivo BERNARDIS, Udine- Don Valentino FABBRO,

S. Vito di Fagagna (Udine)- Don Antonio MARCOLINI,Bonzicco di Dignano al Tagl.to (Udine)

- Don Marcello BELLINA,Venzone (Udine)

- Don Giacinto GOBBO,Gradiscutta di Varmo (Udine)

- Padre Cornelio FABRO, Roma- Don Giovanni COSSIO, Mortegliano

(Udine)- Don Redento GOVETTO, Udine- Don Luigi COZZI, Solimbergo

(Pordenone)- Don Mario TAVANO,

San Vito di Fagagna (Udine)- Don Dario COMPOSTA, Roma- Avv. Remo Renato PETITTO, Roma- Prof. Emanuele SAMEK LODOVICI,

Milano- Sig. Arturo BELLINI, Caorle (Venezia)- Sig. Enzo CREVATIN, Trieste- Prof. Giuseppe PRADELLA,

Pordenone- Prof. Carlo PARRI, Firenze- Sig. Giovanni ASPRENO, Milano- Prof. Giovanni AMBROSETTI, Verona- Sig.ra Paola D’AGOSTINO AMBROSINI SPINELLA, Roma

- Comm. Mario LUCCA, Risano (Udine)- Prof. Francesco ANELLI, Venezia- Dott.ssa Anna BELFIORI, Roma- Gen. Aristide VESCOVO, Udine- Co. Dott. Gianfranco D’ATTIMIS

MANIAGO, Buttrio (Udine)- Prof. Paolo ZOLLI, Venezia- Prof. Augusto DEL NOCE, Roma- Sig. Guelfo MICHIELI,

Codroipo (Udine)- Dott. Giacomo CADEL, Venezia- Avv. Amelio DE LUCA, Bolzano- Prof. Avv. Gabriele MOLTENI MASTAI

FERRETTI, Milano- Prof. Marino GENTILE, Padova- Avv. Alfonso MARCHI, Pordenone- Cav. Terenzio CHIANDETTI,

Pasian di Prato (Udine)

- Prof. Rolando BIASUTTI, Udine- Dott.ssa Carla DE PAOLI, Novara- Prof. Giustino NICOLETTI, Brescia- Prof. Giuseppe VATTUONE, Roma- Gen. Eusebio PALUMBO, Udine- M.tro Davide PAGNUCCO, Novara- Dott. Angelo GEATTI,

Campoformido (Udine)- Sig. Giovanni MARCON fu Fulcio,

Gosaldo (Belluno)- Sig. Domenico CASTELLANO,

Flaibano (Udine)- Sig.ra Teresa MATTIUSSI,

Flaibano (Udine)- Ing. Alberto RAVELLI, Povo (Trento)- Prof. Giuseppe FERRARI, Roma- Sig.ra Lidia BALDI ved. ZOLLI,

Venezia- Avv. Carlo Francesco D’AGOSTINO,

Osnago (Lecco)- Prof. Giancarlo GIUROVICH, Udine- Prof. Mauro d’EUFEMIA, Viterbo- Prof. Tranquillo FERROLI, Udine- Sig.ra Clara DANELUZZI, Venezia- Prof. Aristide NARDONE,

Francavilla al Mare (Chieti)- Prof. Egone KLODIC,

Cividale del Friuli.- Sig. Marcellino PIUSSI

Cussignacco (Udine)

S. MESSA PER GLI AMICI DI «INSTAURARE» DEFUNTI