La rivoluzione americana

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«NO TAXATION WITHOUT REPRESENTATION» La rivoluzione americana

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A synthesis of the most important events an ideas which leaded to the birth of a new nation

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«NO TAXATION WITHOUT

REPRESENTATION»

La rivoluzione americana

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I primi a giungere nel continente nordamericano

furono i Caboto, Giovanni, che raggiunse alla fine del „400 attraverso l‟oceano Atlantico la baia del fiume Hudson e la penisola di Terranova,

e Sebastiano, che giunse all‟inizio del „500 nel Labrador. La corona inglese finanziò i loro viaggi.

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The New World (1606 – 1733)

Pocahontas e John Smith,

“Pocahontas” Disney

e “The New World” di T. Malick

Il patto del Mayflower tra i Padri Pellegrini (1620)

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La Virginia, prima colonia inglese (1607)

La Francia e la Spagna, nei secoli successivi si insediarono a loro volta in alcune zone del continente nordamericano: l‟una nella zona del Mississipi e l‟altra nella zona meridionale.

Nel 1606 la Compagnia di Londra fece partire tre piccole navi, 104 persone a bordo; i coloni entrarono nella baia di Chesapeake nel maggio 1607 (oggi è nel Maryland) e fondarono Jamestown sul fiume James: aveva così origine la prima colonia inglese nell'America del Nord, la Virginia, in onore della regina vergine Elisabetta I.

L'insediamento per più di dieci anni fu sull'orlo dell'estinzione. La mortalità era altissima: durante l'anno della fame (1690-10), la carestia e le malattie ridussero la popolazione da 500 a 60 persone . La colonia sopravvisse soltanto per l'abilità del capitano John Smith e poi in seguito grazie a Sir Thomas Dale.

Il tabacco divenne ben presto la base dell'economia della Virginia.

La Baia di Chesapeake

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Maryland e New England. I puritani della Mayflower.

Il Maryland fu creato da un unico proprietario, anziché da una compagnia: George Calvert, Lord Baltimore. La colonia fu chiamata così in onore della regina Enrichetta Maria. Come la Virginia basò la propria economia sul tabacco.

Nel frattempo altri inglesi si erano insediati circa 1.000 km più a nord, nel così chiamato New England. I pionieri partirono dall'Inghilterra nel 1620 a bordo del Mayflower. Pur essendo soltanto un terzo dei 102 passeggeri, i "Pellegrini“ (“puritani”, cioè calvinisti) controllavano la spedizione.

Sbarcarono il 16 dicembre 1620 a Cape Cod quella che oggi è Plymouth. Prima di sbarcare dalla nave i Pellegrini stesero il famoso patto del Mayflower, che obbligava i firmatari a costituire uno "stato civile" e che doveva restare la base del governo per tutta la storia della colonia.

La "grande emigrazione" puritana fu il più massiccio esodo della storia della colonizzazione inglese del XVII secolo.

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La prima confederazione, New England (1643)

Nel 1630 diciassette navi trasportarono quasi un migliaio di coloni nella baia del Massachusetts. Nel corso dei dieci anni successivi ne affluirono altri ventimila. Nel 1630 fondarono Boston e una mezza dozzina di altre città lungo le coste della baia.

Nel 1640 c'erano più di venti centri abitati. I capi della baia del Massachusetts ritenevano che la massa popolare non fosse in grado di governare. L'autorità, essi sostenevano, doveva essere esercitata da coloro ai quali dio "aveva concesso potere, importanza e dignità".

L'intolleranza della baia del Massachusetts incoraggiò gli insediamenti in altre zone del New England.

La necessità di una comune difesa contro gli indiani, gli olandesi e i francesi indusse Massachusetts, Connecticut, New Haven e Plymouth a costituire nel 1643 la Confederazione del New England.

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La presenza inglese, francese e spagnola

nel continente nordamericano a fine „600

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Le concessioni del sovrano inglese.

Nasce New York

A parte la Virginia e il Maryland, tutte le colonie furono concesse dal sovrano attraverso “patenti”, cioè concessioni a privati.

La prima colonia in proprietà a nord della baia di Chesapeake venne istituita nel 1664, quando Carlo II concesse il territorio compreso tra i fiumi Connecticut e Delaware, a suo fratello Giacomo duca di York. La zona già occupata dagli olandesi venne conquistata facilmente dalle forze del duca nel corso della seconda guerra anglo-olandese. New Amsterdam divenne New York.

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La società coloniale

Gli inglesi avevano creato basi commerciali disposte lungo la costa

atlantica, che praticavano il commercio con le popolazioni

dell’entroterra e erano legate alla madrepatria inglese attraverso le

rotte navali, regolate da atti di navigazione.

Questo significava:

che la base sociale degli insediamenti inglesi era formata da

persone che cercavano l’affermazione economica che

l‟Inghilterra non permetteva loro.

che una parte dei nuovi coloni erano deportati, delinquenti

comuni o indesiderati dal governo britannico per motivi

religiosi: dopo il 1700 agli inglesi si aggiunsero scozzesi,

irlandesi e tedeschi, nonché schiavi africani (20% della

popolazione,di cui quasi la metà lavoravano negli stati del Sud)

Una popolazione: giovane, in costante crescita demografica,

attratta dalle ricchezze naturali del “Nuovo Mondo” e dalla

possibilità di acquistare terre.

Page 10: La rivoluzione americana

Le colonie si dotano di una costituzione.

Le colonie si dotarono

autonomamente di proprie

costituzioni, che tendevano

soprattutto a garantire alla

popolazione i diritti civili,

politici, religiosi.

L‟ultima colonia, fondata nel

1732, fu la Georgia.

Si cominciarono a approfondire

però le differenze tra Nord e

Sud.Le tredici colonie:

New Hampshire, Massachusetts, Rhode

Island, Connecticut, New York, New

Jersey, Pennsylvania, Delaware, Maryland,

Virginia, North Carolina, South Carolina,

Georgia

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Il Nord: piccoli coltivatori,mercanti e artigiani, le città

Nel Nord dove il clima non era particolarmente propizio né estesi i terreni pianeggianti, prevaleva una società di piccoli coltivatori, ma ancor più di mercanti e artigiani (poi industriali), permeata in genere da profonda austerità di costumi, da una vita politica e intellettuale assai vivace (già nel 1636 era stata fondata presso Boston l‟ università di Harvard) e più aperta alle istanze democratiche.

Nel Nord si producevano: rum, legname, minerale di ferro, farine, pellicce, prodotti navali e cantieristici

Qui si concentravano le principali città: Boston, New York, Philadelphia (tutte superiori ai diecimila abitanti)

Esisteva un élite della ricchezza e del potere

Immagine di New York all’inizio

del Settecento

Harvard nel XVIII secolo

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Il Sud agricolo

Il Sud, più popoloso e ricco, aveva un clima adatto alle

colture di piantagione, in cui prosperava una società di

grandi proprietari terrieri, spesso di estrazione

aristocratica e politicamente conservatori; i latifondi erano

coltivati dagli schiavi neri, sempre più numerosi e ritenuti un

supporto fondamentale delle strutture economiche locali.

Le coltivazioni più praticate erano: cereali, riso, indaco e tabacco.

Immagine idilliaca di una fattoria della Virginia

Pianta di

indaco Piantagione di

tabacco

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IL SISTEMA COLONIALE BRITANNICO: I “CONTRO”

Il Nordamerica apparteneva all‟impero britannico e faceva parte di

un circuito di scambio unico, comprendente Indie Occidentali

(producevano zucchero), Africa e Inghilterra.

Le colonie, secondo i mercantilisti, avevano il compito di

contribuire alla potenza e alla ricchezza della madrepatria.

Certe categorie di prodotti dalle colonie dovevano essere

esportati in Gran Bretagna con navigli inglesi, le colonie

dovevano importare solo manufatti britannici o riesportati

dalla madrepatria: gli scopi erano autosufficienza protezionistica e

esclusione della concorrenza straniera.

Tale sistema richiedeva una burocrazia complessa e un

apparato pesante e sentito come odioso dai coloni.

Le colonie erano costantemente in saldo commerciale

negativo con la Gran Bretagna, con un forte indebitamento.

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LA CRESCITA DELLE COLONIE AMERICANE NEL „700

L‟economia nordamericana durante il Settecento crebbe

costantemente per due ragioni:

1. L’ampliamento del mercato interno dovuto alla

crescita demografica e ai progressi della colonizzazione.

Era vitale che le terre occidentali rimanessero

disponibili per nuove piantagioni, al fine di compensare

l‟aumento della popolazione e l‟esaurimento delle terre già

coltivate.

2. L’appartenenza al sistema coloniale britannico aveva

avuto effetti benefici: la madrepatria copriva i costi del

governo civile e militare; garantiva protezione per

terra e per mare; offriva sbocchi di mercato sicuri

dentro il “sistema mercantile”.

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L‟alba dell‟indipendenza (1763 – 1773)

Page 16: La rivoluzione americana

Una società giovane,libera,individualista.

Nord e Sud erano accomunate da una forte spinta verso

la liberazione individuale e la ricerca di maggiori

opportunità.

Rispetto alla società inglese, le tredici colonie americane

danno minore peso alla tradizione e all’antichità (i

confini sociali sono meno netti) e sono meno

rispettose delle gerarchie cetuali tipiche delle società

europee.

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La mescolanza tra individualismo e comunitarismo

Era molto importante la mentalità influenzata dal credo

religioso protestante, particolarmente calvinista, in cui

convivevano individualismo e comunitarismo.

Il calvinismo vedeva nell‟affermazione lavorativa il segno

evidente della benevolenza divina→ individualismo

La comunità dei credenti ha grandi responsabilità sia nel

regolare i comportamenti individuali, sia nel gestire la vita

sociale.

Il “Nuovo mondo” era il punto di arrivo di tutti coloro che

non amavano la religione anglicana,troppo “papista”, quindi a molti

l’America sembrava davvero una nuova Gerusalemme, il luogo

in cui formare la comunità degli eletti destinati alla salvezza

→comunitarismo

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«THE GREAT AWAKENING»

Si estese un movimento religioso in tutte

le colonie diffuso da seguitissimi

predicatori , “the Great Awakening” (il

Grande Risveglio),che influenzò la

mentalità e la sensibilità dei coloni, tra il

1730 e il 1760.

Il “Grande Risveglio” diffuse un’ansia di

rinnovamento evangelico, che

determinò critiche alle oligarchie

politico – religiose colpevoli di avere

provocato un forte impoverimento

spirituale, e creò un‟ atmosfera

millenaristica di attesa in eventi

rigeneratori.

Preparò la mentalità dei coloni verso un

ribaltamento della situazione

esistente.

George Whitefield, uno dei predicatori

più seguiti

Una riunione del “Great Awakening”

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Politica britannica nelle colonie.

Le colonie avevano ampi margini di autonomia, che si

basavano sulla presenza di assemblee rappresentative elettive.

Il governo inglese controllava le amministrazioni locali in modo

indiretto, e incentrato sulle necessità economiche.

I governatori e i funzionari scelti dalla corona inglese potevano

solo controllare che la vita associata si svolgesse regolarmente

Le élites delle assemblee locali controllavano le finanze

delle colonie e gli stipendi dei funzionari regi: essi erano

quindi costretti a contrattazioni continue con queste

élites.

Il governo inglese aveva costruito un modus vivendi

pragmatico, che evitava di attuare prove di forza sulle questioni

di principio (tasse e partecipazione politica) e che cercava, quasi

sempre con successo, soluzioni di compromesso. Tale

equilibrio si ruppe, però, nella seconda metà del „700.

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LE QUESTIONI POLITICHE DEL

CONFLITTO tra madrepatria e colonie /1

Il conflitto tra madrepatria inglese e colonie si incentrò su

due questioni politiche fondamentali tra loro

intrecciate.

A L’estensione della partecipazione

popolare alle scelte del governo

e

B i limiti al potere sovrano

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LE QUESTIONI POLITICHE FONDAMENTALI / 2

A

In Gran Bretagna gli whig sostenevano che chi pagava le tasse aveva

il diritto a partecipare al governo del paese, scegliendo i

propri rappresentanti al Parlamento tramite elezione.

Lo statuto delle colonie escludeva tale possibilità, in quanto i

sudditi americani erano assoggettati alle decisioni del

Parlamento britannico.

B

I limiti al potere sovrano erano sostenuti dal Parlamento inglese nel

senso che il cittadino godeva di diritti naturali inviolabili da

ogni potere.

Il rapporto di forza tra madrepatria e colonie sembrava

consentire l’imposizione di provvedimenti giuridici e fiscali

non contrattati con le assemblee locali.

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LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA DEI SETTE ANNI

La questione politica diventò chiara al

termine della guerra dei Sette anni, per

cui la Gran Bretagna poteva gestire

un vasto territorio imperiale, con

forti possibilità di espansione sia verso

Nord (ex colonie francesi), sia verso

verso Ovest (terre dei nativi americani)

I coloni, che avevano svolto un ruolo

importante nella guerra, compresero

di avere interessi propri, simili,ma

non convergenti con la madrepatria

britannica.

Si cominciò a formare una sorta di

identità nord – americana.Territori britannici

alla vigilia della rivoluzione

Page 23: La rivoluzione americana

IL GOVERNO GRENVILLE: INIZIA LO SCONTRO

Il governo britannico presieduto da lord George

Grenville, che doveva affrontare i costi altissimi della

guerra dei Sette anni, cercò di mutare gli equilibri

politici e amministrativi tra colonie americane e Gran

Bretagna, nel periodo 1763 – 1765.

I territori ex francesi furono organizzati in quattro

province nuove.

I territori dell’Ovest furono posti sotto il diretto

controllo della corona inglese, con la proibizione di

creare qui nuovi insediamenti.

Fu aumentato il numero di soldati britannici, che

venivano pagati con le imposte maggiorate per i coloni.

Furono prese misure drastiche per garantire i

monopoli britannici e riscuotere i dazi, combattendo

il diffuso contrabbando.

Fu istituita la corte di Viceammiragliato, senza

giuria popolare, sentita dai coloni come strumento

repressivo del governo britannico.

Lord G. Grenville

Page 24: La rivoluzione americana

LO STAMP ACT (1765)

La tensione montante sboccò di fronte

all‟imposizione dello Stamp Act, un bollo

che doveva corredare tutti gli articoli

in carta: lettere, giornali, libri, ma anche i

documenti legali: una tassa per finanziare i

costi burocratici.

Nella tradizione inglese l’introduzione

di una tassa senza senza

l’approvazione dei rappresentanti del

regno era considerato un atto di

dispotismo.

La tassa era stata votata dal Parlamento

inglese, ma per i coloni era un atto

d’arbitrio perché nessun deputato

rappresentante dei coloni faceva parte

del Parlamento di Londra.

Bolli dello Stamp Act.

Atto dimostrativo contro lo Stamp Act:

dispersione della posta

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L‟ABROGAZIONE DELLO STAMP ACT (1766)

Si verificarono resistenze al pagamento.

Crebbe l‟evasione fiscale.

Alcune assemblee dichiararono illegali le imposte votate

senza il loro consenso.

Nel 1766 il Parlamento abrogò lo Stamp Act, ma ribadì il

proprio diritto di legiferare in ogni caso sulle colonie.

Una teiera “No Stamp Act”

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LE ARGOMENTAZIONI DELLE COLONIE CONTRO IL PARLAMENTO

Le colonie erano state fondate non dal

Parlamento,ma da “avventurosi privati”, che da sudditi

liberi della Corona avevano preso possesso di un paese che loro

avevano conquistato a loro spese.

I governi coloniali riconoscevano il re inglese

come loro sovrano e i governatori come rappresentanti

del re, ma rivendicavano il fatto che le leggi fossero fatte e

approvate dalle assemblee locali con l’assenso del

governatore e la definitiva approvazione del re. Quindi le

colonie erano come tanti piccoli stati separati soggetti al

medesimo principe.

Le colonie consideravano naturale la sovranità del re,

e incomprensibile la pretesa parlamentare di approvare

leggi che regolassero gli affari interni delle colonie.

Su questo non esistevano compromessi di nessun tipo.

Ogni atto di oppressione (o sentito come tale) da

parte del governo e del Parlamento di Londra avrebbe

affrettato la rivolta finale.

Benjamin Franklin,

scienziato, filosofo e uomo

politico, che gli statunitensi

considerano uno dei padri

della patria, scrisse nel 1767

a un lord inglese una lettera

con cui spiegava

chiaramente le ragioni di

dissenso della colonie

americane contro il

Parlamento e il governo

inglese. ►►►

Page 27: La rivoluzione americana

IL “REVENUE ACT” DI CHARLES TOWNSHEND

Il nuovo governo inglese guidato da William

Pitt ricominciò nel 1767 la sua politica di

rigidezza finanziaria contro le colonie,

orchestrata Cancelliere dello Scacchiere

CharlesTownshend.

Il “Revenue Act” conteneva:

nuovi e più duri dazi doganali sui prodotti inglesi

importati nelle colonie

la riorganizzazione del sistema doganale

la sospensione dell’assemblea di New York che si

rifiutava di applicare la legge

un rafforzamento della posizione finanziaria di

governatori e funzionari per renderli autonomi dalle

assemblee.

Charles Townshend,

cancelliere dello

scacchiere

Page 28: La rivoluzione americana

I “TOWNSHEND ACTS” E LA REAZIONE COLONIALE, I

BOICOTTAGGI.

Nel preambolo della legge Townshend chiariva che

essa era necessaria per aumentare le entrate pubbliche

in modo da rafforzare gli strumenti del governo

imperiale e per imporre il principio per cui solo il

Parlamento inglese poteva legiferare sui territori

imperiali.

Questa legge insieme a altri provvedimenti noti come

“Townshend Acts”, anch‟essi tesi a rendere sempre

più stringente l’autorità inglese sulle colonie,

provocarono una durissima reazione dei coloni

americani.

Il centro delle azioni di resistenza fu il

Massachusetts,il cui governatore fece arrivare

truppe dall‟Inghilterra a tutela dell‟ordine pubblico.

John Dickinson scrisse Letters of a Farmer in

Pennsylvania (1768) in cui esplicitava il

principio da tutti condiviso “no taxation without

representation” e proponeva di boicottare le

merci inglesi, senza revocare la fedeltà al re. Il

boicottaggio ebbe grosso seguito.

Stampa satirica in cui si rappresenta

il funerale dello Stamp Act

Farmer americani contro funzionari

coloniali

Page 29: La rivoluzione americana

IL MASSACRO DI BOSTON, LA REVOCA DEI “TOWNSHEND ACTS”

La tensione montante portò nel 1770

a causa del “massacro di Boston”,

in cui durante una manifestazione anti

–inglese le truppe fatte giungere in

città dal governatore spararono

sulla folla, uccidendo cinque

manifestanti e portando la

situazione negativa al suo culmine.

Nel medesimo giorno, i

“Townshend Acts” furono

revocati dal nuovo governo North.

Tale revoca fu dovuta alle pressioni

dei mercanti britannici, che erano

danneggiati dal movimento

per la non – importazione.

Il massacro di Boston

La tomba – monumento

dei cinque morti

Page 30: La rivoluzione americana

IL GOVERNO NORTH, 1770 – 1783, IL TEA ACT.

Il massacro di Boston, per qualche mese, placò gli

animi, ma già all’inizio del 1771 i rapporti tra

autorità inglesi e assemblee rappresentative

ripresero a peggiorare.

La situazione precipitò con il Tea Act, maggio 1773.

La Compagnia delle Indie Orientali (East India

Company) poteva vendere tè sul continente

americano a condizioni di vantaggio che la

rendevano monopolista di questo commercio.

I mercanti coloniali di tè, sia quelli “ufficiali”, sia i

contrabbandieri di tè olandese, che praticavano prezzi

bassi, avrebbero subìto un danno

Tale legge, soprattutto, appariva come

l’ennesima imposizione del Parlamento sui

coloni,costretti a pagare il tè secondo i prezzi fissati

dalla E.I.C, che così si sarebbe salvata dalla rovina.

Lord North,

primo ministro inglese

Page 31: La rivoluzione americana

IL «BOSTON TEA PARTY»

Con un atto dimostrativo di

grande significato simbolico

e politico, nel dicembre

1773, alcuni bostoniani

vestiti da indiani salirono

su una nave della East

India Company e

gettarono nelle acque

del porto l’intero carico

di tè.

Questo episodio è noto

come “Boston tea party”.Francobollo commemorativo del

“Boston tea party” (1973)

Il “Boston Tea Party”

Page 32: La rivoluzione americana

LA REAZIONE INGLESE: “INTOLERABLE ACTS

Dopo il “Boston Tea Party” il governo inglese approvò gli

“Intolerable Acts”, 1774, per ribadire che il Parlamento era

l‟unico organo legislativo legittimo e legittimato.

Con questi provvediementi:

1. Il porto di Boston fu chiuso temporaneamente

II. Il consiglio provinciale da organo elettivo diventò organo di

nomina regia

III. I poteri del governatore furono rafforzati.

In sostanza il governatore,che era un militare, aveva

pieni poteri giudiziari, poteva autorizzare le riunioni

del consiglio cittadino, e requisire le case per

l’acquartieramento dei soldati

Page 33: La rivoluzione americana

IL “QUEBEC ACT” (1774)

La tensione salì con il “Quebec Act” che prevedeva

per questa area:

tolleranza religiosa per i sudditi

cattolici dell‟ex colonia francese

un governo senza rappresentanza

processi senza giurie

l’ annessione di zone occidentali alla

provincia del Quebec, che escludeva i

coloni americani,

I coloni furono allarmati soprattutto dal trattamento di

favore verso i “papisti”:

1. perché il mantenimento di una forte comunità

cattolica al confine delle colonie rendeva il

territorio canadese non assimilabile a quello

delle colonie, a stragrande maggioranza protestanti

2. perché i cattolici erano ritenuti sostenitori

del potere assoluto dei sovrani

Il “Quebec Act”

Page 34: La rivoluzione americana

IL “QUEBEC ACT” IN UNA STAMPA DELL‟EPOCA

Il sovrano francese e il re inglese Giorgio III, accompagnato da un soldato scozzese con la cornamusa mentre suona il

piffero, sovrastati dal diavolo suggeritore occulto, assistono compiaciuti al “minuetto delle mitre”, ballato da vescovi

cattolici e anglicani. Essi danzano al suono del piffero intorno alla legge sul Québec, che dà libertà di culto ai cattolici

di quella provincia, da poco passata di mano, dai francesi agli inglesi, e quindi a maggioranza cattolica.

Page 35: La rivoluzione americana

IL PRIMO CONGRESSO CONTINENTALE,

1774

Page 36: La rivoluzione americana

IL PRIMO CONGRESSO CONTINENTALE

Le leggi coercitive del 1774 furono un provvedimento

politicamente sbagliato.

Nacquero da un‟interpretazione riduttiva dell‟atto di Boston, che

veniva colpita insieme alla colonia di cui era capitale, per la

presenza al suo interno di facinorosi, come se si trattasse di

un provvedimento di ordine pubblico.

Il tentativo di isolare Boston dalle altre colonie ebbe un

effetto totalmente inaspettato dagli inglesi.

Settembre 1774:

A Philadelphia si autoconvocò il Primo Congresso

continentale, a cui parteciparono membri eletti

provenienti da tutte e tredici le colonie: era l‟atto

supremo di rottura istituzionale con la madrepatria.

Page 37: La rivoluzione americana

CONGRESSO E OPINIONE PUBBLICA

Il Primo Congresso tenne inizialmente una linea di prudente e

moderata, chiedendo al re di abrogare i provvedimenti

del governo Grenville, 1763.

I parlamentari volevano evitare lo scontro armato e

consolidarono gli strumenti di resistenza attraverso il

boicottaggio delle merci inglesi.

I deputati non si accordarono sulla dichiarazione che

rifiutava la giurisdizione del parlamento sui territori

imperiali.

Tra l‟opinione pubblica, tuttavia, cominciarono a circolare libelli,

come A Summary View of the Rights of British America di

Thomas Jefferson,

che parlavano esplicitamente di indipendenza legislativa

delle colonie e riconoscimento della sola autorità del re.

Page 38: La rivoluzione americana

IL RIFIUTO DELL‟IMPOSTAZIONE COLONIALE

Questa impostazione era inaccettabile da parte britannica,

in quanto il Parlamento britannico e le assemblee legislative

coloniali si sarebbero trovate in perfetta parità

all‟interno dell‟impero.

Nessun atto dell‟uno sarebbe valso per le altre senza il

reciproco consenso.

L’unico elemento di controllo e di coordinamento

imperiale possibile sarebbe stato l’autorità del re:

Jefferson parlava di “mediatory power” da parte del

sovrano.

In questo modo, però, l‟equilibrio istituzionale britannico

fondato sul Parlamento si sarebbe dissolto.

Page 39: La rivoluzione americana

“GOVERNO DELLA LEGGE”

Gli whig americani parlavano di “governo della

legge” come gli whig inglesi, ma con un significato

diverso.

In Gran Bretagna “governo della legge” significava

governo del Parlamento, dunque potere del

Parlamento.

Nelle colonie “governo della legge” equivaleva a

quei diritti consuetudinari, inviolabili e sanciti

dalla natura,dalla consuetudine, dalla

tradizione e dalla legge, che regolavano e

frenavano ogni azione governativa, sia del

Parlamento, sia del re.

In Gran Bretagna tutti, anche il re Giorgio III,

non volevano cedere sul principio della sovranità

del Parlamento, perché temevano che la vittoria

dei coloni avrebbe rafforzato i radicali inglesi.

Re Giorgio III

Page 40: La rivoluzione americana

L‟INIZIO DEL CONFLITTO , 1775

Il conflitto armato cominciò nell‟ aprile del 1775, quando

il governo britannico dichiarò il Massachusetts colonia

ribelle.

Le prime battaglia si svolsero a Concord, Lexington e

Bunker Hill, nei due mesi successivi.

La guerra di indipendenza durerà otto anni

La battaglia di Bunker Hill

Page 41: La rivoluzione americana

IL SECONDO CONGRESSO CONTINENTALE, 1775

Il Secondo Congresso

continentale si riunì a

Philadelphia a partire dal

maggio 1775.

Rispetto al Primo Congresso, che

doveva gestire una protesta e

chiedere riparazioni,

il Secondo Congresso agì come

organo deliberativo e

esecutivo

e ebbe poteri da governo

provvisorio, dopo la

Dichiarazione di indipendenza

(1776)

Il Secondo Congresso continentale

Page 42: La rivoluzione americana

LA GUERRA DIVENTA OFFENSIVA

Il Congresso affrontò il conflitto armato

senza un‟idea precisa su natura e obiettivi

della guerra. Il conflitto ebbe inizialmente

carattere “difensivo” contro le prevaricazioni

britanniche.

Inizialmente le richieste del Congresso erano

ancora legate al ripristino della situazione

precedente al 1763

Giorgio III, invece, parlando al Parlamento,

accusò le colonie di essere responsabili di un

complotto (ottobre 1775)

A quel punto il Congresso decise la

costituzione di un esercito continentale

affidato a George Washington, il

finanziamento continuativo della guerra e il

lancio di iniziative belliche offensive.

Il Secondo Congresso continentale

affidò la guida delle operazioni militari

a George Washington (1732 – 1799),

proprietario terriero della Virginia

Page 43: La rivoluzione americana

COMMON SENSE DI THOMAS PAINE

Nei primi mesi del 1776

accese gli animi contro gli

inglesi un libro destinato a

avere un‟influenza decisiva,

Common sense diThomas

Paine,

che proponeva la liberazione

dalla monarchia imperiale

e la fondazione di una

repubblica continentale

basata su una costituzione

imperniata sulla ragione e

i diritti naturali del genere

umano.

Page 44: La rivoluzione americana

LA DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA (1776)

Benjamin Franklin, John Adams,

Thomas Jefferson elaborano la

Dichiarazione di Indipendenza

La firma della Dichiarazione

Page 45: La rivoluzione americana

LA VIA DELL‟INDIPENDENZA , 1774 - 1776

L‟indipendenza fu un processo avviato da alcuni sviluppi

preliminari e significativi, iniziato nel 1774.

Nel 1774 le convenzioni provinciali avevano assunto poteri di governo.

Nella primavera del 1776 Connecticut e Rhode Island avevano adottato

nuove costituzioni

Le avevano seguite Massachusets, New Hampshire e South Carolina, Virginia

e New Jersey.

Tutte le costituzioni insistevano su alcuni principi

sovranità popolare

governo della legge

eguaglianza dei diritti

governo rappresentativo

Sistema istituzionale: bicameralismo; governatore eletto dalle

assemblee o dall‟elettorato, o con designazioni primarie

Page 46: La rivoluzione americana

I LUOGHI DELLA DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA

Philadelphia nel 1720, in un dipinto di Peter Cooper

Indipendence Hall

l’edificio in cui fu

firmata la Dichiarazione

di

Indipendenza,

Page 47: La rivoluzione americana

LA DICHIARAZIONE D‟INDIPENDENZA APPROVATA

I deputati del Secondo congresso passarono definitivamente a posizioni

indipendentiste nella primavera del 1776, spinti dalle decisioni delle colonie che

avevano approvato le proprie costituzioni, ma anche dalle iniziative di

convincimento di alcuni deputati.

Il 4 luglio 1776 venne approvata la Dichiarazione

d’indipendenza delle colonie d’America, sulla base di un

testo il cui maggiore responsabile fu Thomas Jefferson

Page 48: La rivoluzione americana

LA DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZAPhiladelphia, 4 luglio 1776

«Quando nel corso degli umani eventi si rende necessario ad un popolo

sciogliere i vincoli politici che lo avevano legato ad un altro ed assumere

tra le altre potenze della terra quel posto distinto e eguale cui ha diritto

per Legge naturale e divina, un giusto rispetto per le opinioni dell’umanità

richiede che esso renda note le cause che lo costringono a tale

secessione.

Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per sé stesse evidenti. Che

tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro

Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la

Libertà e la ricerca della Felicità.

Che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i

Governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei

governati.

Che ogni qual volta una qualsiasi forma di Governo tende a negare tali

fini, è Diritto del Popolo modificarlo o distruggerlo, e creare un nuovo

Governo, che si fondi su quei principi e che abbia i propri poteri ordinati in

quella guisa che gli sembri più idonea al raggiungimento della sua

sicurezza e felicità. ….»

Page 49: La rivoluzione americana

I TRE VALORI DELLA DICHIARAZIONE

La Dichiarazione ebbe una triplice

valenza.

1. proclamazione dei diritti naturali

dell‟uomo e dei fini generali del

governo.

2. perorazione delle ragioni delle

colonie sulla base della legge

3. atto d‟accusa contro il re

britannico.

Page 50: La rivoluzione americana

LA GUERRA DI INDIPENDENZA

Page 51: La rivoluzione americana

VITTORIA DEI COLONI A SARATOGA

La vittoria più importante

dell‟esercito dei coloni nella I

fase del conflitto avvenne nelle

battaglie di Saratoga, presso

New York, combattute il 19

settembre e il 7 ottobre 1777.

Dopo una sconfitta nella prima

battaglia, l‟esercito guidato da

Horatio Caine (1) vinse sui

britannici comandati da Lord

Burgoyne (2) e recuperò

Philadelphia.

A seguito di questa vittoria, la

Francia entrò nel conflitto

sostenendo le colonie.

1 2

La resa inglese a Saratoga

Page 52: La rivoluzione americana

L‟APPORTO FRANCESE (E SPAGNOLO)

La Francia entrò nella guerra di

indipendenza americana nel 1778 e la

Spagna nel 1779.

Il conflitto si trasformò così da

ribellione coloniale in guerra

transatlantica.

Inizialmente, tuttavia, le sorti della

guerra non si modificarono in modo

decisivo, anzi nell‟inverno del 1780

l‟esercito del Congresso era in forte

crisi (ammutinamenti, defezioni)

Ribaltarono la situazione l‟intelligenza

strategica di G. Washington e del

conte francese Rochambeau

Da sinistra: il marchese La

Fayette, George Washington

e

il conte Rochambeau

Page 53: La rivoluzione americana

LA BATTAGLIA DI YORKTOWN, 1781

La flotta francese pose il blocco navale lungo la costa della baia a

Chesapeake, e così impedì i soccorsi navali britannici.

Washington e Rochambeau misero l‟esercito della Gran

Bretagna sotto assedio congiunto.

Nell’ottobre 1781, i britannici furono costretti alla resa.

La vittoria di Yorktown non fu decisiva sul piano militare, ma

rafforzò le posizioni di chi in Gran Bretagna spingeva per

finire le ostilità

La resa inglese

Page 54: La rivoluzione americana

LA PACE O “TRATTATO” DI VERSAILLES,

1783

L'Inghilterra in sostanza non era più in grado di

portare avanti la guerra contro gli americani, anche

perché era continuamente costretta a servirsi di

truppe mercenarie (i tedeschi p.es. erano circa

29.000 unità) per colmare le perdite subite.

Nel marzo del 1782 la Camera dei Comuni si

dichiarò a favore dei negoziati.

Lord North si ritirò, Fox divenne ministro

degli esteri e i negoziati presero inizio a

Parigi nell'autunno del 1782. Da parte

americana fu designato come plenipotenziario

John Adams, assistito da Jay e da Franklin; egli

era tenuto a non firmare la pace senza il

preventivo accordo della Francia. Il trattato

di pace definitivo fu firmato a Versailles

il 3 settembre 1783.

La firma del trattato di Versailles

Page 55: La rivoluzione americana

I CONTENUTI DEL TRATTATO

La Spagna pretendeva di riavere Gibilterra, ma recuperava soltanto la Florida e l'isola

di Minorca; più tardi dovrà anzi restituire alla Francia la Luisiana.

La Francia recuperava Saint-Pierre e Miquelon e otteneva alcuni vantaggi sulle Antille

(Tobago) e in India, oltre al Senegambia, ma avrebbe voluto avere anche il Canada.

Anche Franklin voleva che l'Inghilterra rinunciasse al Canada. L'accordo tuttavia fu

che gli inglesi lo conservassero, a condizione di rinunciare a tutti i territori oltre

il Mississipi e a non rivendicare più alcun territorio a ovest delle colonie

"storiche“, che passarono ai neonati Stati Uniti.

I veri vincitori erano stati gli americani. Alla fine del 1783 le ultime navi

inglesi lasciavano New York.

Page 56: La rivoluzione americana

LA COSTITUZIONE, IL GOVERNO FEDERALE

Page 57: La rivoluzione americana

GLI ARTICOLI DI CONFEDERAZIONE

Nello stesso 1781 nacque la prima

autorità confederale dei tredici

Stati (ex colonie) .

Il Congresso votò gli Articoli di

confederazione che costituirono la

prima costituzione degli Stati Uniti.

Gli Articoli erano un trattato fra stati

sovrani, che mantenevano una

amplissima autonomia.

Il Congresso coordinava i rapporti

tra gli Stati, non aveva autonomia

finanziaria, e esercitava solo

funzioni nei rapporti con l’estero.

Page 58: La rivoluzione americana

FEDERALISTI E ANTIFEDERALISTI

Si formarono due movimenti d’opinione.

Il movimento FEDERALISTA voleva che gli

Articoli di confederazione fossero

riformati per rafforzare il governo

centrale.

Esso spingeva perché gli Stati Uniti si dessero

una vera costituzione scritta che regolasse i

rapporti tra

cittadini, portatori di diritti inalienabili, Stati

sovrani, che difendevano il diritto di

autodeterminazione delle comunità e governo

centrale.

Il movimento ANTIDEFEDERALISTA

voleva invece che venisse mantenuto il più

ampio tasso di autonomia tra gli Stati, a

cui sopraintendesse una autorità centrale non

costrittiva.

Federalisti

Antifederalisti

B. FranklinA. Hamilton

Jonn Adams

T. Jefferson J.Madison

Page 59: La rivoluzione americana

LA COSTITUZIONE DEGLI STATI UNITI, 1787

Una Convenzione si riunì nel 1787 a

Philadelhia per dicutere la possibilità

di dare agli Stati Uniti una

Costituzione.

Venne approvato, dopo duri dibattiti,

un testo in sette articoli.

Un governo federale con una

propria sovranità parallela a quella

degli altri Stati sovrani.

Un Congresso formato da due

Camere, Camera dei Rappresentanti , eletta

dai cittadini,e il Senato, composto da due

rappresentanti eletti da ogni Stato.

Page 60: La rivoluzione americana

I CONTENUTI ESSENZIALI DELLA COSTITUZIONE

La Costituzione prevede l‟esistenza di un potere

legislativo federale, che ha precise sfere d‟azione,

delimitando,ma anche garantendo l‟autonomia legislativa dei

singoli Stati.

Un potere esecutivo autorevole, dotato di ampi poteri

d‟azione, esercitato dal Presidente degli Stati Uniti: ha

potere di veto sulle leggi approvate dal Congresso

Un potere giudiziario indipendente, che ha due ambiti:

federale e dei singoli Stati.

La Costituzione è sorvegliata dalla Corte Suprema:

interpreta il testo costituzionale, protegge i diritti dei

cittadini, dirime i conflitti tra le istituzioni statali e federali.

Page 61: La rivoluzione americana

THE BILL OF RIGHTS, 1791

Nel 1791 la Costituzione fu

integrata dal Bill of Rights, una

carta dei diritti che ribadisce la

volontà del potere federale di

rispettare i diritti individuali:

alla vita

alla proprietà

alla ricerca della felicità

alla libertà di pensiero e di culto

Furono esclusi dai diritti di

cittadinanza del Nuovo Stato:

i “Native Americans”, le donne,

e gli schiavi

Page 62: La rivoluzione americana

GEORGE WASHINGTON PRIMO PRESIDENTE

Dopo la ratifica della costituzione americana da

parte di tutti i tredici stati federali,

Il 4 febbraio1789 George

Washington divenne con voto

unanime il primo presidente degli

Stati Uniti d'America, e lo rimase

fino al 1797.

Washington era stato presidente del

Congresso e si era schierato apertamente per

l‟istituzione di un governo forte, in cui il

presidente avesse potere di veto sulle decisioni

del Congresso,comandasse le forze armate e

nominasse i giudici della corte suprema.

George Washington

riceve la prima bandiera

degli Stati Uniti

Page 63: La rivoluzione americana

Guido Abbatista, La rivoluzione americana, Roma –

Bari,Laterza, 1998 – 2009

Francesco Benigno, Storia moderna, Roma – Bari, Laterza,

2000

www.homolaicus.it

www. wikipedia.org