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La storia sportiva degli stati dell’Africa sahariana è La storia sportiva degli stati dell’Africa sahariana è molto recente. Nonostante i problemi politici ed molto recente. Nonostante i problemi politici ed economici, alcuni paesi hanno saputo dare vita a economici, alcuni paesi hanno saputo dare vita a

movimenti sportivi di livello e hanno sfornato movimenti sportivi di livello e hanno sfornato grandi campioni ( come Said Aouitae Noureddine grandi campioni ( come Said Aouitae Noureddine

Morceli).Morceli).

La diffusione della pratica sportiva in quasi tutte le società del mondo contemporaneo è il segno evidente dell'importanza che lo

sport ha assunto in quelle realtà da un punto di vista sociale, economico e politico. Lo sport è parte integrante della cultura di una

società e si sviluppa in simbiosi con i cambiamenti che la contraddistinguono. Si pensi solamente al bagaglio di tradizioni che le discipline sportive tradizionali apportano alle culture delle nazioni

in cui sono praticate o agli stretti legami che intercorrono tra lo sport e i mass media.

Lasciando da parte per un attimo il fattore dell'educazione fisica, peraltro fondamentale, e considerando solamente la connotazione

ludica dello sport, è evidente che la pratica sportiva è diffusa soprattutto presso quelle realtà sociali che, culturalmente ed

economicamente, possono usufruire dei mezzi necessari a praticarla. Molti sport richiedono una particolare attrezzatura per poter essere

praticati, costituita da veicoli meccanici (come per il ciclismo, l'automobilismo, il motociclismo, la vela) o da semplici attrezzi

(come per la scherma, il salto con l'asta, il tiro con l'arco, il golf), oppure richiedono particolari strutture per la pratica (come ad

esempio per il nuoto o il pattinaggio).

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L'equitazione e l'ippica sono esempi di sport praticati insieme con un animale, il cavallo così come gli sport cinofili che vedono

impegnato il binomio cane-uomo. Altri sport invece, ad esempio la corsa, non richiedono attrezzature particolari e

vengono praticati diffusamente anche nei paesi più poveri. In queste società lo sport è spesso visto dalle giovani

generazioni come mezzo per un possibile riscatto economico e sociale, ne sono un chiaro esempio i grandi corridori africani che da molti anni ormai sono i dominatori del mezzofondo in

atletica leggera. Infatti per correre non servono grandi mezzi; sport complessi di squadra con attrezzature sono invece

tradizionalmente appannaggio dei paesi ricchi.Lo studio dello sviluppo dello sport nella storia umana può darci significative indicazioni sui cambiamenti sociali intervenuti nel

corso dei secoli e su quelli riguardanti la concezione stessa dell'attività sportiva nelle varie culture.

La concezione dello sport come attività che coinvolge le abilità umane di base (fisiche e mentali), con lo scopo di esercitarle

costantemente e così di migliorarle, per utilizzarle successivamente in maniera più proficua, suggerisce che lo sport è probabilmente

antico quanto lo sviluppo dell'intelligenza umana. Per l'uomo primitivo l'attività fisica, priva dell'agonismo dei nostri giorni, era

solamente un modo molto utile per migliorare la propria conoscenza della natura e la padronanza dell'ambiente che lo circondava.

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Una parallela attività di educazione culturale segue allo sviluppo dello sport in una società. Una concezione, largamente diffusa soprattutto

nei paesi con maggiori tradizioni sportive, è che lo sport debba essere considerato come una scuola di vita che insegna a lottare per ottenere una giusta ricompensa e che aiuta alla socializzazione ed al rispetto tra

compagni ed avversari. Per questo motivo l'educazione fisica ha una parte fondamentale nell'educazione dell'individuo già all'interno della scuola. Ma vi sono anche opposte posizioni che vedono nell'agonismo

(magari accentuato dall'elemento economico), nella esasperata contrapposizione individuale, un pericoloso segnale che potrebbe

tendere a far risaltare lo spirito competitivo come naturale parametro di rapporto fra gli esseri umani.

Altri sport molto diffusi in Africa sono: calcio, nuoto, surf e windsurf e rugby.

Ora lo sport è anche uno strumento di pace e solidarietà senza confini di territorio, religione, pensiero politico e culture.

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Il rugby è uno sport di squadra molto diffuso in tutto il mondo, in particolare nei paesi anglosassoni e nelle loro ex-colonie, come Australia, Nuova

Zelanda, Sudafrica. L'alto livello del contatto fisico e l'assenza di protezioni rendono il rugby un gioco estremamente fisico, ma le sue nobili origini ne

hanno fatto uno sport dove si cerca sempre il rispetto delle regole.La nazionale sudafricana di rugby, conosciuta anche con il nome di

"Springboks" (dal nome di una antilope), è una tra le più forti al mondo. Partecipa al torneo annuale Tri Nations, uno dei più importanti per questo

sport, con Nuova Zelanda e Australia

·        STORIALa prima partita di rugby in Sudafrica si è disputata nel 1878. Per un lungo periodo, a causa dell'apartheid il Sud Africa è stato estromesso

dalle competizioni internazionali. Nel 1998 la squadra vince il torneo Tri Nations. L'anno successivo il Sud Africa ospita e vince la Coppa del Mondo

battendo la Nuova Zelanda. In uno dei momenti più emozionanti nella storia dello sport, il presidente

Nelson Mandela, indossando una maglia degli Springbok e un abbinato cappellino da baseball, consegnò il trofeo nelle mani del capitano della

squadra, Francois Pienaar.Questo gesto venne visto come un segno della riconciliazione tra le due

comunità, bianca e nera, del Sud Africa.Nel 2004, a distanza di sei anni dalla prima vittoria, gli Springboks

rivincono il Tri Nations.

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l rugby è giocato da due squadre di 15 giocatori così suddivisi per ruolo: 1 estremo, 4 trequarti (2 ali e 2 centri), 2 mediani (uno di mischia e uno di apertura) e 8 avanti. Questi ultimi vanno a formare il pacchetto di mischia. La mischia è uno degli elementi tecnici fondamentali del rugby: può essere ordinata dall'arbitro, oppure spontanea, e consiste nella contesa della palla da parte degli 8 avanti delle rispettive squadre schierati su tre linee: la prima, formata da due piloni e un tallonatore; la seconda, da due piloni; e la terza da due ali e un centro. Le tre linee si incastrano fra loro formando un'onda d'urto compatta che, a forza di spalle, di braccia e di gambe, spinge contro il pacchetto avversario. Quando la mischia viene ordinata dall'arbitro che sospende il gioco per un'infrazione commessa, il mediano di mischia della squadra che ha subito l'irregolarità deposita la palla, nel varco lasciato nel fianco dalle prime linee a contatto, in direzione dei propri avanti che, spingendo, cercano di conquistare terreno per assicurarsi l'ovale. A colpi di tallone all'indietro (da cui il nome di "tallonatore" dato all'avanti di mezzo nella prima linea), il pallone viene spinto verso l'esterno della mischia, dove ritorna in possesso del mediano che può riaprire l'azione. Il pacchetto di mischia avversario si contrappone con identico schieramento formando la cosiddetta "testuggine". Dal peso e dalla forza fisica dei pacchetti di mischia dipende spesso l'esito di un incontro e la potenza di una compagine.

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Un incontro si svolge in due tempi di 40 minuti ciascuno, con una pausa di 5 minuti. Scopo del gioco è quello di marcare punti che si realizzano superando la linea di meta avversaria, schiacciando a terra il classico pallone ovale, oppure calciando il pallone al di sopra della traversa all'interno dei montanti della porta. I calci possono essere realizzati durante azioni di gioco o a gioco fermo. Nei primi, detti drop, il pallone viene colpito immediatamente dopo il rimbalzo a terra; i secondi si dividono in calci di punizione e in trasformazioni, cioè calci effettutati dopo una meta. Il punteggio viene assegnato a seconda del tipo di realizzazione: 5 punti per la meta, 2 punti per una trasformazione, e 3 punti per un calcio di punizione o un drop.Oltre alla mischia, già descritta, altri elementi tecnici fondamentali del rugby sono il passaggio, la touche, il placcaggio e la presa al volo. Il passaggio, se effettuato con le mani, può avvenire solo all'indietro; un giocatore può passare in avanti il pallone se calciato con i piedi. La touche, o rimessa laterale, si effettua quando una squadra fa terminare il pallone fuori dal campo lateralmente: la rimessa spetta alla squadra avversaria e il tallonatore lancia il pallone nel corridoio formato da due file opposte di giocatori separate da circa un metro. Il placcaggio è l'azione con la quale l'avversario cerca di fermare il portatore di palla lanciato verso la meta abbrancandolo per i fianchi o per le gambe, ma non per il collo: è inoltre vietato placcare un avversario che non porta palla. La presa al volo è l'intercettamento di un calcio o di un passaggio avversario prima che il pallone tocchi terra: dà diritto a un calcio piazzato nel punto in cui è avvenuta la presa.

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Il rugby praticato in Africa

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L'Atletica leggera è un insieme di discipline sportive che possono essere sommariamente suddivise in: corse, concorsi (lanci e salti), corsa su

strada, marcia e corsa campestre. Gli eventi di atletica leggera vengono di solito organizzati attorno a una pista ad anello della

lunghezza di 400 m, sulla quale si svolgono le gare di corsa. Le gare di lanci e salti invece, si svolgono sul campo al racchiuso dalla pista.

Col termine generico di corsa viene generalmente intesa una competizione di velocità su pista, sia podistica che motorizzata.

N dell'atletica leggera, le principali specialità sono:..            i 100 metri piani i 100 metri piani

2 .2 .            i 100 (Più femminile) e 110 metri ostacoli (solo i 100 (Più femminile) e 110 metri ostacoli (solo maschile) maschile)

3.3.            i 200 metri i 200 metri 4.4.            la maratona la maratona mezzofondo e fondomezzofondo e fondo

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Partenza

Gli istanti prima della partenza sono caratterizzati da estrema tensione. I concorrenti si posizionano sui cosiddetti blocchi di partenza. Lo starter,

ovvero la persona addetta a dare il via alla gara, dà prima il segnale vocale di imminenza dalla partenza (pronti) ed in seguito spara un colpo

in aria. In caso di falsa partenza, che si verifica se un atleta si muove prima dello sparo, viene ripetuta la procedura. Se questa evenienza si verifica nuovamente il concorrente che l’ha causata viene squalificato.

La gara

Se la partenza è regolare, i concorrenti si alzano dai blocchi, con tempi di reazione rapidissimi (però non inferiori ad un decimo di secondo pena falsa partenza) e si portano verso il traguardo. Essendo la distanza più

breve dell’atletica i tempi di percorrenza sono brevissimi, spesso inferiori ai 10 secondi. Frequentemente per conoscere il vincitore è

necessario visionare il cosiddetto fotofinish. Il tempo viene rilevato al momento esatto del superamento con il torso (escluse pertanto testa,

collo, gambe, braccia, mani e piedi) della linea d'arrivo.

•  I 100 metri piani sono una disciplina sia maschile che femminile dell'atletica leggera. Si corrono su una pista rettilinea lungo una distanza di 100m con partenza da fermo e sono considerati la disciplina regina dell'atletica leggera.

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• I 200 metri piani sono una disciplina sia maschile che femminile dell'atletica leggera; si corre su pista, i primi 120 metri di gara sono in curva e gli ultimi 80 m in rettilineo. Ogni atleta ha una corsia da dove non può uscire per tutta la durata della gara. La partenza avviene tramite appositi blocchi di partenza, nei quali

gli atleti si posizionano per poter avere una migliore accelerazione negli istanti successivi allo start. In partenza i

corridori non sono allineati, quelli che corrono nelle corsie più interne infatti, per fare in modo che la distanza percorsa sia

uguale per tutti, partono apparentemente più indietro rispetto agli altri, per compensare il minor raggio di curvatura della loro

corsia.• Maratona: anche se con il termine maratona si indica talvolta un qualsiasi evento atletico che richieda grande resistenza, il termine fa riferimento preciso a una gara di corsa dell'atletica

leggera che si disputa sulla distanza di 42,195 km.

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• Il mezzofondo è un termine con il quale si indicano, in varie discipline sportive, le competizioni che si svolgono su una certa distanza,

usualmente di lunghezza superiore alle gare cosiddette veloci, ma inferiore a quelle tipiche del fondo.

Nell'atletica leggera le gare di mezzofondo sono quelle di corsa che vanno dagli 800 m ai 1500 m, detto anche mezzofondo veloce, mentre le

competizioni di mezzofondo lungo comprendono le gare dei 3000 m siepi e quelle dai 3000 m ai 5000 m.

Gli esponenti attuali del mezzofondo italiano sono: Elisa Cusma Piccione (che ha portato recentemente il suo primato personale negli 800 m a 1'58"90, seconda prestazione italiana di sempre) e Andrea Longo. Del

mezzofondo fanno parte:

1.1. Gli 800 metri piani sono una prova dell'atletica leggera sia maschile che femminile, in cui gli atleti devono percorrere due giri di pista.

2.2. I 1.500 m piani sono una delle prove di mezzofondo del panorama olimpico dell’atletica leggera. La gara consiste in 3 giri di pista più

uno completato solo per tre/quarti. E’ giudicata una gara che mette a dura prova gli atleti dal punto di vista fisico, ma la

difficoltà maggiori derivano dalla sua gestione tattica, si decide negli ultimi metri finale.

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3.3.       3000 siepi: gli atleti devono percorrere 3.000 m in pista, con la difficoltà, rispetto ai 3.000 m piani, di dover saltare, durante la gara e

dopo 300 m senza ostacoli, 30 ostacoli (5 per ognuno dei 7,5 giri da 400 m da effettuare) alti 91 centimetri. Dei 5 ostacoli del giro, quattro sono

barriere mobili (ma stabilizzate dai loro pesanti supporti di ferro) posizionate sulla pista, su cui gli atleti possono appoggiare un piede

per saltare. Invece il penultimo ostacolo consiste in una barriera simile alle altre, con la differenza che dopo l'ostacolo c'è una vasca piena

d'acqua, scavata all'interno della pista, da cui gli atleti devono uscire.  

4.4. I 3.000 m piani sono una delle distanze su cui si corrono le gare di atletica leggera in pista

  5.5. I 5.000 metri piani sono una disciplina sia maschile che femminile

dell'atletica leggera che si corre su pista. Gli atleti partono in gruppo, non hanno vincoli di corsia e devono effettuare 12 giri e mezzo di pista. 

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MARATONA: la storia, la tradizione, il mito... e la MARATONA: la storia, la tradizione, il mito... e la corsacorsa

  Della corsa, la maratona costituisce la parte

più nobile e sofferta. Diventato negli ultimi anni un modus essendi, secondo L'Enciclopedia Italiana Treccani: la Maratona è una corsa

durissima, che può essere disputata solo da atleti provetti e specialmente allenati, è la gara più lunga e faticosa di tutto il

programma olimpico. Nell'Olimpiade, a questa gara partecipano non più di un centinaio di atleti; insomma una corsa per pochi folli! Nell'attuale quotidianità

invece: Maratona di Londra 1995, partecipanti 38.000; Maratona di New York 1995, partecipanti 28.000; Maratona di Venezia 1995, partecipanti 7.500... che devono percorrere 42 chilometri e 195 metri di corsa! Ma allora i conti non tornano. Perché una gara olimpica cui partecipano pochi specialisti, si trasforma in un vero e proprio bagno di folla in

occasione delle maratone dei grandi centri urbani? Per comprendere perché una gara tanto lunga e faticosa affascini così tanta gente che, tutto sommato, non ha niente a che vedere con l'agonismo, dobbiamo

rifarci ad un celebre avvenimento della storia antica.

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Nel 490 a. C., nella pianura di Maratona, nei pressi di Atene, fu combattuta l'omonima grande battaglia tra i Persiani e gli Ateniesi. Si trattò di una di quegli accadimenti che ha avuto rilevanza nella storia

del mondo: fu considerata la prima importante e decisiva vittoria degli europei sugli orientali. Gli invasori Persiani volevano punire i

Greci che anni prima avevano appoggiato la rivolta degli Ioni. Sbarcarono nella baia di Maratona, a pochi chilometri da Atene, con

numerose chiatte scortate da 600 triremi, che trasportavano, si presume 50.000 uomini in pieno assetto di guerra, nonché armi, equipaggiamenti e perfino la cavalleria. Secondo la tradizione, i

Persiani avrebbero dovuto comprendere tra le loro file 200/600.000 unità, ma la cifra è poco attendibile in quanto gli antichi non erano in

grado di trasportare in mare in una sola volta più di 20/30.000 persone. Messe in secco le navi aspettarono nella pianura di Maratona

sperando che in Atene insorgesse la ribellione fomentata da alcuni seguaci dell'armata persiana. Saputo dell'accentramento delle forze

dei Persiani, gli Ateniesi, desiderosi di scontrarsi con il nemico direttamente sul luogo dello sbarco, lontano dalla loro città,

portarono il loro esercito di 11000 soldati su di un altura, in modo da controllare i nemici e le vie di accesso ad Atene, in attesa che arrivassero soccorsi dagli alleati di Sparta, a cui nel frattempo avevano chiesto aiuto. Gli Ateniesi, dopo un paio di settimane,

vedendo una parte dei Persiani reimbarcarsi con lo scopo di attaccare Atene anche da un'altro versante, decisero, attraverso un celebre

consiglio di guerra formato da 10 strateghi, di attaccare senza aspettare rinforzi dagli Spartani, ancora indecisi sul da farsi per

motivi religiosi. Gli orientali erano superiori numericamente, ma di gran lunga inferiori tatticamente.

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La battaglia si svolse, probabilmente, il 10 agosto. Le truppe di Atene, al passo di corsa urtarono violentemente contro l'esercito nemico. Secondo Erodoto, la corsa fu di circa un chilometro e mezzo; più

probabilmente invece, furono solo 150 metri, perché si ritiene che una tale distanza da parte di truppe pesantemente armate fosse

inconcepibile da coprire. I Persiani ebbero la peggio e furono costretti a reimbarcarsi. La tradizione racconta di perdite umane per circa 6400

combattenti (cifra probabilmente esagerata), contro i 192 morti Ateniesi (cifra esatta in quanto Erodoto si basò sull'elenco dei caduti). Vinta la battaglia, l'esercito ateniese, dopo un brevissimo riposo, tornò indietro, coprendo con una marcia rapidissima (11.000 uomini, quasi al

passo di corsa!) i 34 chilometri che li separavano da Atene. Avevano paura, infatti, che le navi Persiane in mare attaccassero la città

sguarnita, ma questo non avvenne. Comunque nonostante questa importante e schiacciante vittoria, l'anno successivo i Persiani

entrarono in Atene. In questo contesto si colloca la figura mitica dell'ateniese Fidìppide, di

professione emerodromo (uomini capaci di correre per un intero giorno, o più a lungo; molto importanti nella vita delle antiche città greche ed

ancora più importanti per l'esercito, poiché rappresentavano generalmente i soli mezzi di comunicazione; alcuni di loro erano in

grado di percorrere 200 chilometri in 15 ore!), il quale fu mandato prima della battaglia, a Sparta per chiedere aiuto. Corse, tagliando per le

colline, per circa 250 chilometri, impiegando 2 giorni per poi tornare di nuovo indietro.

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Erodoto ci tramanda che Fidìppide raggiunse Sparta "Nel giorno immediatamente successivo" alla sua partenza, e cioè che impiegò

non più di 48 ore e tornò presto indietro, se non immediatamente, il che farebbe pensare che abbia corso per 500 chilometri in soli 3 o 4 giorni. Inoltre, sempre secondo l'illustre storico, Fidìppide raccontò che durante il ritorno, nelle vicinanze del monte Partenio, si imbatté

nel dio Pan, che esortava gli Ateniesi a venerarlo per ottenere la vittoria. Dopo la battaglia, infine, corse fino ad Atene, per 42

chilometri morendo nei pressi dell'Acropoli, probabilmente per la fatica, dopo aver annunciato la vittoria.

In ricordo di Fidìppide e del grande scontro in cui i Greci sconfissero i Persiani praticamente al passo di corsa, è stata inserita la gara di Maratona nella prima Olimpiade dell'era moderna svoltasi nel 1896

ad Atene. La corsa copre un tragitto di Km 42,195 che sarebbe, secondo moderni calcoli, la distanza dal luogo della battaglia ad

Atene, e più precisamente dal ponte di Maratona allo stadio Panathinaiko. Poi con il passare degli anni il rito si è ripetuto al di

fuori delle Olimpiadi in un pò tutte le città più importanti del mondo lasciando, come costanti fisse, il nome (Maratona) e la distanza (Km

42,195). Ora, ogni anno, tutte le grandi città ripropongono la loro maratona e l'incredibile numero di partenti e la durezza della gara

confermano che ogni partecipante, aldilà della prestazione sportiva, corre per annunciare la vittoria... la sua!

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La tradizione, per mezzo del rito, ripropone ogni volta il "Mito". E il "Mito"... è la vita. La maratona offre alle masse una possibilità di

identificazione con l'angoscia e la bellezza dello sport poiché i concorrenti riuniscono mente e corpo in una prova definitiva delle loro risorse. Questa particolare gara fa in un certo senso di ogni

replica una speciale commemorazione.

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