LA STORIA, LE CARATTERISTICHE, I TEMI DEL GIORNALISMO ......• Politica al servizio dei media...

LA STORIA, LE CARATTERISTICHE, I TEMI DEL GIORNALISMO ECONOMICO

Prof. Francesco Giorgino Sapienza 9 – 23 – 24 Maggio 2016

Sommario 1

• Un po’ di storia del giornalismo economico

• Il caso Sole 24 Ore

• Gli altri giornali italiani (il caso Class editori) e stranieri

• Le caratteristiche della notizia economica

• La trasversalità della comunicazione economica e finanziaria

• Il sapere e il saper fare del giornalismo economico

Sommario 2

• Il glossario del giornalismo economico e finanziario

• Gli interlocutori del giornalismo economico e finanziario

• La tematizzazione del giornalismo economico: dalla crisi del 2008 al quantitative easing di Draghi

Sommario 3

• Le differenze fra il giornalismo e il marketing

• Pubblicità e nativeadvertising

• Le distorsioni della pubblicità

• La Carta dei doveri del giornalista economico

• Il brand journalism

La triangolazione Politica/Economia/Informazione

Politica ed economia hanno cambiato le dominanze :

• Più Stato e meno Mercato

• Più Mercato e meno Stato, ma anche logica aziendale nei partiti

Economia e Finanza si sono sovrapposte:

• Più Economia e meno Finanza

• Più Finanza e meno Economia

Informazione e Politica si sono scambiati i ruoli :

• Media al servizio della politica

• Politica al servizio dei media

Economia e Informazione si sono intrecciate:

• L’informazione è servita all’economia. Editori impuri

• L’economia è servita all’informazione per espandersi grazie alla pubblicità

La madre di tutte le informazioni

• L’informazione quotidiana e periodica è nata molto prima della rivoluzione industriale come informazione economica. Ricordiamo che nel 500 sono nati ad Anversa e a Venezia fogli di notizie commerciali e finanziarie, così come nei secoli successivi un po’ in tutta Europa si sono sviluppati fogli economici che hanno preceduto la nascita dei giornali di cronaca e dei giornali politici

• Il capostipite del giornalismo economico viene considerato il prodotto «I prezzi delle merci sulla piazza di Amsterdam» che iniziò ad uscire regolarmente nel 1585

• Anche Il Sole a lungo ha vissuto come «mercuriale», bollettino delle quotazioni di Borse e mercati

Le origini del giornalismo economico

• Il giornalismo economico nasce con l’intento di raccontare anzitutto storie di commerci e di danari: la prima vera banconota in Italia risale al 1746 ad opera delle Regie Finanze di Torino, fu emessa dai Savoia per finanziare la guerra contro Francia e Spagna

• Il giornalismo economico e finanziario italiano nasce prima di quello che viene considerato il primo quotidiano moderno «La Nazione» nel 1859. Il primo esempio di giornalismo economico e finanziario italiano prende forma a Livorno nel 1822 con «Il Giornale del commercio». Tre anni dopo a Genova nascerà «Il Corriere mercantile»

La storia di Ricardo e Waterloo

• Siamo nel 1815 e a Waterloo si stanno fronteggiando gli eserciti alleati e quello napoleonico. David Ricardo era all’epoca un grande agente di Borsa a Londra. Qui si sparse la voce che le sorti della battaglia volgevano a favore dei francesi. I titoli subirono una notevole caduta, ma sorprendentemente Ricardo li acquistò e con lui anche Nathan Rothscild, banchiere inglese di nascita tedesca. Entrambi realizzarono un enorme guadagno quando arrivò la notizia che Napoleone era stato sconfitto. Ricardo forse aveva saputo dell’andamento della battaglia da una rete di piccioni viaggiatori. O forse è una leggenda..

La nascita dei primi giornali moderni

• Il Sole nasce a Milano nell’agosto del 1865 come espressione del liberalismo progressista lombardo: si fonderà più avanti con Il 24 Ore nato, sempre a Milano, dopo la seconda guerra mondiale

• In Gran Bretagna l’Economistnasce nel 1843, mentre nel 1884 nasce il Financial Times

• Negli Stati Uniti il Wall Street Journal esce in edicola nel 1889

Le pagine di economia sui giornali generalisti

• Il Mondo settimanale diretto da Mario Pannunzio dal 1949 al 1966. il primo numero uscì con articoli contro lo stato sociale e Keynes, ispirandosi alle teorie di Von Hayek

• Il primo quotidiano a fare questa operazione è Il Giorno nel 1956(accade anche con lo sport che guadagna pagine autonome). Stessa cosa accadrà con la Stampa nel 1961 e il Corriere della Sera nel 1962. Di economia si occupano anche i settimanliPanorama e l’Espresso

• Al Corriere Di Bella fa nascere alla fine degli anni 70 l’inserto di economia del Corriere, nel 1986 la Repubblica realizza il supplemento Affari e Finanza, (esce il venerdi), Il Sole esce anche di lunedì, come anche Corriere economia.

Il video per i 150 anni del Sole 24 Ore

http://video.ilsole24ore.com/SoleOnLine5/Video/Notizie/Italia/2016/150-anni-documentario-lo-ha-detto-il-sole/VIDEO_1-150-anni-documentario-lo-ha-detto-il-sole.php

«Lo ha detto Il Sole»

Il successo del Sole 24 Ore

• Il boom della Borsa soprattutto a metà degli anni 80, anche grazie ai nuovi strumenti finanziari come i fondi d’investimento che hanno allargato la platea dei risparmiatori interessati a una gestione più dinamica della loro ricchezza

• La complessità e le continue modifiche delle normative societarie, fiscali e tributarie che toccano da vicino non solo le imprese ma anche i singoli contribuenti

• Lo slittamento dei grandi quotidiani generalisti verso le logiche narrative della televisione e la spettacolarizzazione della politica

• La diffusione del benessere e la globalizzazione

• Il peso crescente dei liberi professionisti e la loro domanda di protagonismo sociale

Le sezioni del Sole 24 Ore

• Finanze e Mercati

• Commenti e inchieste

• Esteri

• Economia italiana

• Norme e Tributi

• Politica

• Inserti settimanali: Plus (finanza e risparmio); Alfa (scienza e tecnologia, informatica); Domenicale (cultura); Mondo e Mercati

• La redazione dell’edizione del lunedì è autonoma rispetto al resto del quotidiano

• Esiste un codice etico di auto-disciplina

• Gruppo multimediale: Radiocor e Radio 24

Le parole del direttore del Sole per i 150 anni del giornale

Napoletano: «Centocinquanta anni sono tanti e ci caricano di responsabilità. L’impegno prioritario deve essere quello di preservare adeguandolo ai tempi i tratti distintivi del Sole 24 ore, ovvero competenza e rigore. Prima viene la testa, prima vengono i contenuti e poi arriva la tecnologia che è un fantastico moltiplicatore di quei valori. Il giornalismo non è diventato uno smartphone. Se crediamo di vincere le battaglie dell’innovazione solo con le armi del marketing e della tecnologia saremo meno liberi»

La nascita e lo sviluppo di MF

Milano Finanza, in edicola dal 29 novembre 1986, è stata la seconda testata pubblicata da Class Editori dopo il mensile Class. Formato tabloid, niente o quasi foto, ha rappresentato una novità assoluta nel suo settore, con un massiccio uso delle nuove tecnologie che ha permesso di uscire al sabato mattina, a settimana borsistica appena chiusa, con i fatti e le quotazioni finanziarie del venerdì notte.

Vista la buona riuscita del settimanale, nell’aprile 1989 Paolo Panerai decise di affiancare a Milano Finanza il quotidiano dei mercati finanziari Mf, formando quello che in Class Editori chiamano ‘Sistema Milano Finanza’, con edizioni dal martedì al sabato

Dal dicembre ’97, insieme a Mf/Milano Finanza viene pubblicato Mf Fashion, primo quotidiano italiano dedicato alla moda e al lusso. Inoltre, grazie a un accordo con Dow Jones & Company, dal febbraio 2001 sono pubblicati in esclusiva per l’Italia gli articoli più interessanti del Wall Street Journal Europe.

L’informazione di Mf/Milano Finanza vive anche in forma elettronica su Internet, sul portale Milanofinanza.it

La nascita e lo sviluppo di Italia Oggi 1

ItaliaOggi nasce il 19 novembre 1986 come quotidiano economico finanziario edito da una società, la Finedit 2000, promossa da Francesco Zuzic e Guido Angeli, e diretto da Marco Borsa e Alberto Mazzuca. È’ un tabloid di nuova impostazione: strutturato a dorsi, si avvale di avanzate tecnologie e degli indirizzari dell’Ipsoa e ha l’ambizione di porsi come alternativa al Sole 24 Ore. Ma la sfida dura poco: le vendite sono inferiori alle previsioni e i due direttori si dimettono.

Nell’ottobre ’88 il nuovo editore Giuseppe Cabassi chiama a dirigere ItaliaOggi Pierluigi Magnaschi, che tenta la via della divulgazione rendendo l’economia più accessibile. Un anno dopo il giornale, sempre più in difficoltà, viene rilevato dalla Montedison di Raul Gardini che lo affida a due uomini del suo Messaggero, Giuseppe Columba e Claudio Pavoni.

ItaliaOggi si sposta sulla politica, ma serve a poco. All’inizio del 1990 viene chiamato a dirigerlo Antonio Mereu, che lo tiene fino al 7 agosto 1990. Per qualche mese il giornale esce firmato dal vice direttore Giuseppe Corsentino, poi Gardini cede il giornale alla Class Editori di Paolo Panerai che ne diventa direttore ed editore, mentre a dirigerlo torna Magnaschi. Con la nuova proprietà ItaliaOggi torna alle origini: dalla formula generalista a giornale dei professionisti dell’economia e del diritto e dei manager, adotta la carta giallina

La nascita e lo sviluppo di Italia Oggi 2

Nel 1999 Magnaschi lascia e Mauro Tedeschini viene nominato direttore, incarico che mantiene fino al luglio 2000, quando l’editore Paolo Panerai riprende la direzione del giornale. Da febbraio 2006 Franco Bechis arriva alla direzione della testata (Panerai rimane direttore responsabile),che, mantenendo la formula di giornale per professionisti, la arricchisce con notizie e retroscena politici.

Il 21 ottobre 2009 la guida del giornale passa nelle mani di nuovo di Pierluigi Magnaschi, confermato nel ruolo di vice presidente esecutivo di Class Editori. Con Magnaschi, diritto, fisco e media si confermano punti di forza del giornale. Nella sezione economia sono introdotte due nuove pagine di esteri con una testatina che ne illustra bene il taglio «Estero - Le notizie mai lette in Italia». Il quotidiano è disponibile on line in abbonamento all’indirizzo Italiaoggi.it

I fondamenti della comunicazione economica

• Informazione economica ed economia dell’informazione (e della conoscenza), la cosiddetta information and communication technology

• La democrazia economica non può essere tutelata se non esiste un’adeguata professionalità nella comunicazione dell’economia, e della finanza, la cui funzione è quella di tutela e regolamentazione del mercato.

• All the news that’s fit to print(tutte le notizie che è appropriato stampare): è il motto del New York Times. «Appropriato» può limitare l’informazione nei regimi o esprimere la responsabilità di chi fa informazione (F.Galimberti)

La notizia economica

• Nell’era della globalizzazioneaccade che quasi tutte le notizie siano economicamente sfruttabili, motivo per cui l’informazione deve essere integra e di qualità’ per la delicatezza dei possibili usi finanziari (senso orizzontale della notizia economica)

• La notizia economica ha la peculiarità che prima va capita, visto il tasso di tecnicismo che la caratterizza, e poi va presentata in un modo o in un altro che di fatto rappresenta già un commento

• La notizia economica ha anche un rapporto particolare con il tempo (valore della frequenza): se un giornalista da’ una notizia a mercati aperti, essa si sparge a macchia d’olio e se è infondata i danni possono essere tanti, se è fondata migliora la capacità dei prezzi di incorporare le informazioni

La notizia economica 2

• La notizia economica al mattino presto viene studiata da una quantità enorme di analisti finanziari che ricavano dalle news indicazioni utili per capire come indirizzare la giornata nelle piazze finanziarie. Tutto serve: informazione, indiscrezione, analisi, opinioni

• Nella formazione dei prezzi nel mercato prevalgono le informazioni e le valutazioni condivise dalla maggioranza degli operatori, per cui se qualcuno ottiene grazie all’informazione un dato che si discosta da quella valutazione condivisa, trarrà vantaggio poiché la sua anticipata conoscenza acquista un valore competitivo.


• L’informazione economica è credibile non solo quando è tale, ma anche quando viene percepita come corretta

• L’informazione economica si inserisce in un sistema complesso. Per esempio le grandi società di investimento assumono specialisti anche di altri settori: psicoanalistiper capire dal linguaggio del corpo dei leader quali sono le reali intenzioni; metereologi per capire l’andamento di alcuni importanti settori produttivi (le previsioni del tempo a volte sono più affidabili di quelle degli economisti). Insomma la moltiplicazione delle fonti complica il gioco dell’interpretazione, della selezione, della valutazione delle notizie rilevanti. Complessità e liquidità

• Le decisioni e le reazioni sono legate fra loro perché le reazioni anticipano gli effetti delle decisioni. La conseguenza diviene più importante della causa


Le decisioni e le reazioni sono legate fra loro perché le reazioni anticipano gli effetti delle decisioni. La conseguenza diviene più importante della causa

Facciamo l’esempio che aumenti di 3 punti percentuali la disoccupazione americana e ciò porti ad una caduta del 20% a Wall Street, fa più notizia il dato di Wall Street che quello relativo al tasso di disoccupazione, anche perché spesso la conseguenza è foriera di ulteriori conseguenze

Si tenga in conto che nell’era della globalizzazione gli effetti sono collegati fra loro e sono sovranazionali: es. crollo WallStreet e andamento negativo Borsa Milano


• La notizia economica è prevalentemente di due tipi: un dato o un fatto che nasce come personale (P. Barucci) e che comporta l’applicazione del criterio relativo alla persona. Verso i numeri poi c’è un’attenzione quasi morbosa (es. il tasso di inflazione, quello previsto e quello atteso, ecc.)

• La questione più delicata della notizia economica è quella della indiscrezione: quanto più rilevante è l’indiscrezione poiché fatto inatteso, tanto più essa è capace di provocare mutamenti nel mercato. Per questo il giornalismo economico-finanziario è particolarmente delicato e richiede un forte e ampio profilo di competenza

• Nell’informazione economica è più netta la distinzione fra notizia e commento che, tranne i giornali specialistici, spesso sono figure differenti


• La notizia economica si basa sull’alfabeto, la grammatica e la sintassi dell’economia e della finanza e su tre profili:

1) Profilo macro-economico 2) Profilo delle tecniche di

bilancio 3) Profilo della governance di

un’azienda • L’informazione economica è

nata e si è sviluppata di pari passo alla nascita e allo sviluppo del mercato. Più il mercato è libero, più l’informazione è libera.L’informazione crea il mercato e il mercato crea una domanda aggiuntiva d’informazione e i protagonisti dell’informazione diventano essi stessi parte integrante del mercato


Violazione del tabù della ripetizione

Notizia continuativa e in via di sviluppo

Presenza al suo interno di un certo numero di indicatori congiunturali a cadenza fissa: inflazione, ordinativi, tasso di disoccupazione, produzione industriale, fiducia delle famiglie e delle imprese (necessarie a capire i trend dell’economia), riunioni delle Banche centrali, dei soggetti titolari della politica economica, della pubblicazione dei bilanci da parte della società, ecc.

Misto di informazione e formazione

L’interesse crescente per l’economia anche da parte dei non addetti ai lavori

Giornalismo economico non ha regole diverse dal resto, ma c’è una cosa da sottolineare:

a) l’ economia è un tema dilagante

b) l'economia interessa molto gli editori

c) è più probabile avere conflitti d’interesse perché il giornalista economico può avere informazione e può procurarsi guadagni (aggiotaggio e insider trading)

Oggi è molto più facile accedere ai bilanci: il giornalismo economico ha bisogno di competenze specifiche (bilanci, conoscenza lingua inglese, ecc)

Il giornalismo è spesso economico

Tangentopoli con il suo intreccio fra Affari e Politica ha cambiato la centralità del giornalismo economico

Valore della multidisciplinarieta'

Il giornalismo politico e quello di esteri spesso producono contenuti economici. Ma questo vale anche per il giornalismo sportivo. Tutto è profondamente intrecciato

Il saper fare del giornalista economico

• Saper vagliare le agenzie, anche quelle in lingua inglese, che forniscono notizie sull’andamento dell’economia e delle società a livello nazionale e mondiale

• Coltivare una rete di relazioni con un insieme di esperti che lo aiutino ad interpretare e capire ciò che sta avvenendo. Per far questo gli serve una solida reputazione

• Saper raccontare l’economia e la finanza con un linguaggio semplice, ma che non tradisca i concetti economici, snaturandoli

• Deve sapere utilizzare grafici e tabelle per rendere visivi i concetti oggetto dell’articolo e sostenere con le cifre quanto scrive

Il problema degli effetti della comunicazione economica

• George Bernard Shaw ricevette mentre era molto famoso una lettera da una sua fan: «perché non facciamo un figlio insieme? usando la mia bellezza e la sua intelligenza verrebbe perfetto». Shaw le rispose: «grazie signora, il problema è se dovesse nascere con la sua intelligenza e la mia bellezza». Il rischio di ottenere un risultato opposto a quello desiderato è molto elevato. Benedetto Croce chiamava gli ibridi «ircocervi» facendo riferimento alla sostituzione dei ruoli fra professori universitari e giornalisti.

• Guglielmo Zucconi diceva: «una idea, un articolo, due idee due articoli; i professori universitari invece vogliono mettere due idee in un articolo». Questo perché il giornalismo economico si nutre di contenuti elaborati anche dagli accademici

Sommario 2

• Il glossario del giornalismo economico e finanziario

• Gli interlocutori del giornalismo economico e finanziario

• La tematizzazione del giornalismo economico: dalla crisi del 2008 al quantitative easing di Draghi

Il glossario del giornalismo economico e finanziario 1

• Avanzo primario: si definisce così la situazione del bilancio dello Stato quando è in attivo non considerando la spesa per interessi. L’avanzo invece diventa «corrente» quando include anche la spesa per interessi.

• Bilancia commerciale: è data dal saldo, cioè dalla differenza, fra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni

• Bilancia dei pagamenti: registra gli scambi di beni, servizi, danaro fra un Paese e il resto del mondo


• Debito pubblico: in Italia ad inizio anni ottanta è esploso a causa di politiche pubbliche. I guai nacquero con l’autunno caldo del 68-69, la crisi petrolifera del 1973, pensioni di invalidità concesse anche secondo criteri sociali e non solo per motivi sanitari, baby pensioni, più trasferimenti alle famiglie quindi e anche alle imprese per ridurre i loro costi, molte assunzioni nella pubblica amministrazione, evasione fiscale. A questo proposito va ricordato che dal 1971 nasce la denuncia dei redditi per «sostituto d’imposta», in pratica le tasse le trattiene il datore di lavoro


• Deficit pubblico: è la differenza fra ciò che lo Stato incassa e ciò che lo Stato spende anche in termini di interessi per i debiti accumulati. I parametri di Maastricht (con il cui Trattato è nato l’euro) prevedono dentro un patto di stabilità fra i diversi Paesi ,un rapporto fra deficit pubblico e Pil entro il 3% e un rapporto debito pubblico e Pil entro il 60%.


• Disoccupazione: il tasso di disoccupazione è la percentuale dei senza lavoro (disoccupati, persone che hanno perso un lavoro e inoccupati, persone cioè che non hanno mai avuto un lavoro) sul totale della forza lavoro. Per un Paese è anche importante il tasso di attività: totale di occupati e disoccupati sul totale della popolazione, testimoniando la disponibilità dell’impiego e la fiducia nel mercato del lavoro


• Documento economico e finanziario (Def): è lo strumento della politica economica del Governo. Viene approvato dal Cdm e presentato alle Camere entro il 30 settembre di ogni anno insieme alla legge di bilancio. La «finanziaria» viene votata dal Parlamento entro la fine dell’anno, altrimenti si deve far ricorso all’esercizio provvisorio. Ci si muove naturalmente nell’ambito dei contenuti della politica economica dell’Unione europea dentro il patto di stabilità


• Euribor: è il tasso con il quale le banche si prestano il danaro fra loro. E’ un tasso importante (European Interbank OfferedRate) che influenza molte operazioni finanziarie, inclusi i nostri mutui per le case. Per le operazioni diverse dall’euro, si fa riferimento al Libor, il tasso interbancario su Londra.

• Fondi di investimento, fondi pensione, gestioni patrimoniali in titoli sono strumenti di gestione del risparmio che hanno preso piede anche fra le famiglie, poiché i tassi sono più bassi. Esistono fondi aperti (possono essere sottoscritti e venduti in ogni momento) e fondi chiusi (si può accedere solo in un certo lasso di tempo).


• Inflazione: il tasso d’inflazione racconta il denaro che perde valore nelle tasche degli italiani, dunque il generalizzato aumento dei prezzi al consumo: ogni mese in Italia l’Istat tiene sotto controllo oltre 41 mila punti vendita e 8000 abitazioni, verificando i prezzi di un «paniere» con prodotti e servizi. Paniere che viene aggiornato continuamente. Se l’inflazione rallenta si innesta un processo positivo di disinflazione, se invece i prezzi scendono perché c’è crisi si innesca un processo negativo che si chiama deflazione. Esiste anche la iperinflazione, come avvenne in Italia per esempio nel 1980 quando l’inflazione arrivò al 21 %


• Pil: prodotto interno lordo, poiché al lordo degli ammortamenti si tratta del totale dei beni e dei servizi prodotti da un Paese in un anno. Equivale al reddito nazionale loro (Rnl). Si ottiene sommando: consumi privati, investimenti, spesa pubblica, saldo fra importazioni ed esportazioni. Non rientra nel Pil la cosiddetta economia sommersa poiché i dati si riferiscono al cosiddetto Pilufficiale

• Patto di Stabilità: fa riferimento agli impegni assunti in sede europea. Obiettivo è quello di rafforzare la stabilità dei prezzi per una crescita forte e sostenibile attraverso soprattutto bilanci pubblici in equilibrio


• Pressione fiscale: è data dalla somma delle imposte indirette come per esempio l’Iva e delle imposte dirette come quelle sulle persone (ex Irpef ora Ire), sulle aziende (Ires). Le tasse sono i pagamenti dovuti dai cittadini per usufruire di un particolare servizio (es. tasse scolastiche), le imposteinvece sono i tributi sul reddito di persone fisiche o giuridiche, per esempio.

• Recessione: si verifica quando il Pil fa segnare un andamento negativo per almeno due trimestri consecutivi

Gli interlocutori del giornalismo economico 1

• Parlamento europeo: è l'organo legislativo della UE che è eletto direttamente dai cittadini dell'Unione ogni cinque anni. Elabora il bilanciodell’Unione, elegge il Presidente della Commissione, approva leggi europee, decide sugli accordi internazionali

• Consiglio europeo: definisce l’orientamento politico generale e le priorità dell’Unione europea. I membri sono i Capi di Stato o di Governo dei Paesi membri, il presidente della Commissione europea, l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Si definisce l’agenda politica dell’Unione

• Commissione europea: La Commissione europea è il braccio esecutivo politicamente indipendente dell'UE. È l'unico organo cui compete di redigere le proposte di nuovi atti legislativi europei. Inoltre, attua le decisioni del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Ue.


• Il G8: è un organismo politico al massimo livello, quello dei Capi di Stato e di Governo di Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna, Canada, Russia, Italia. Prima riunione avvenne a Rambouilletin Francia nel 1975, ma erano in sei poiché Canada e Russia furono invitate successivamente. L’Unione europea è invitata permanente. I ministri dell’economia si riuniscono in formato G7, senza la Russia.

• Il G5 dei Paesi emergenti: Cina, Messico, Brasile; Sudafrica e India, poiché il G8 si è dimostrata una sede non del tutto idonea ad affrontare le emergenze del pianeta insieme all’ascesa delle economie emergenti.

• Il G20 (nato nel 1999): è composto dai Paesi del G8, Unione Europea, Australia, Arabia Saudita, Argentina, Brasile, Cina, Corea del Sud, India, Indonesia, Messico, Sudafrica, Turchia. Rappresenta due terzi della popolazione mondiale


• Parlamento nazionale : Camera e Senato – lavoro in Commissione e in Aula

• Governo nazionale : attività del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri economici come il Ministero dell’Economia, dello Sviluppo Economico, del Lavoro, delle Infrastrutture, l’ufficio del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. A questo si aggiunga il Cipe(Comitato interministeriale per la programmazione economica)

• Regioni ed enti locali

• Corte dei Conti: magistratura contabile


• Banca centrale europea: con l’avvento dell’euro sono trasferiti ad essa i poteri che prima aveva Bankitalia di stampare moneta e stabilire i tassi di interesse di riferimento per il sistema bancario e finanziario. Del direttivo della Bce fanno parte i Governatori delle banche nazionali. La sede è a Francoforte

• Banca d’Italia (1893): governo delle banche e dell’intero sistema finanziario italiano. Obiettivo è quello di garantire la stabilità del sistema e evitare rischi per i risparmiatori. Il Governatore di Bankitalia analizza la situazione economica internazionale e nazionale e dà indirettamente indicazioni al Governo, alle parti sociali, ai banchieri, al mondo economico e produttivo, agli analisti. Per molto tempo le parole del Governatore sono state decodificate dall’informazione come «moniti». Ora non più o comunque di meno del passato.


• Fondo monetario internazionale (1946): ha come compito il controllo di politiche economiche e monetarie sane da parte dei Paesi membri (attualmente sono 186)

• Banca mondiale (1946): ha il compito di sostenere le economie in via di sviluppo in Africa, Asia e America Latina e di ridurre la povertà in questi Paesi.

• Federal Reserve: la Banca centrale degli Stati Uniti d’America

• Wto: a Bretton Woods fu decisa anche l’istituzione della Organizzazione mondiale del Commercio. 153 i Paesi che incorrono in sanzioni se attuano politiche contrarie al libero commercio


• Sindacati: dopo la fine del fascismo riprende la libertà di associazionismo sindacale con la Cgil guidata da Giuseppe Di Vittorio. Nel 1950 nasce la Cisl e la Uil, ma anche la Cisnal(oggi Ugl). Si aggiungerà anche lo Snater. Negli anni settanta e ottanta nascono anche i Cobas nel pubblico impiego e nelle fabbriche

• Confindustria (1910), ma anche Confcommercio, Confartigianato, Confagricoltura, Coldiretti e Cia (Confederazione italiana agricoltori), ai tempi delle partecipazioni statali anche Intersind (il periodo dell’Iri, dell’Eni, ecc.)


• Borsa: si negoziano azioni (titolo di proprietà di una società), obbligazioni(titoli di credito emessi da Stati o aziende in cambio del prestito chiesto ai mercati finanziari). I titoli di credito danno diritto a interessi: cedole semestrali o annuali. Ma si negoziano anche derivati: si chiamano così perché derivano il loro valore dal prezzo di altre variabili come azioni, valute o materie prime. Sono strumenti di investimento più sofisticati e pericolosi delle azioni. Esistono due famiglie di derivati: future (contratto con cui ci si impegna alla vendita o all’acquisto a scadenza certa), option (c’è il diritto, ma non l’obbligo di acquistare o vendere).

• Dalle 8 alle 9 c’è la pre-apertura della Borsa con una prima asta che determina il prezzo di apertura, poi inizia la contrattazione vera e propria fino alle 17,25. L’andamento dei mercati azionari viene sintetizzato in tutto il mondo dagli «indici di Borsa» che ci dicono se la borsa va su o giù.


• Indici: dal 2009 è uscito di scena il Mibtel (Milano indice di borsa telematica) ed è arrivato il Ftse (Financial Times Stock Exchange) Italia All Share. Il Ftse Italia misura gli ultimi prezzi fatti segnare quel giorno in Borsa, il Ftse Mib considera i valori delle 40 società a maggiore capitalizzazione quotate sul listino milanese. Wall Street a New York usa l’indice Dow Jones, mentre il Nasdaq è l’indice del mercato dei titoli tecnologici. Le azioni delle società più importanti sono le «blue chips», in quanto nei casinò le fiches di colore blu sono quelle che hanno maggiore valore


• Inps : principale Ente previdenziale del sistema pensionistico pubblico italiano, presso cui debbono essere obbligatoriamente iscritti tutti i lavoratori dipendenti pubblici o privati e la maggior parte dei lavoratori autonomi, che non abbiano una propria Cassa previdenziale autonoma. L'INPS è sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e del Ministero dell’Economia e delle Finanze


• Autorità di controllo/ Consob: è l’Autorità che controlla la Borsa, nata nel 1974. Ha molti compiti fra cui quelli di verificare le quotazioni di nuove società, le fusioni fra società e i casi di comportamenti che danneggiano i risparmiatori

• Autorità di controllo/Antitrust: vigila sulle intese che possono restringere ed ostacolare la libera concorrenza, sugli abusi di posizione dominante, ecc.

• Altre Autoritacontrollo/Autorità per l’energia elettrica e il gas, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Isvap (assicurazioni), Covip(pensioni complementari), Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, Autorità nazionale anticorruzione


• Casse di previdenza dei liberi professionisti e Adepp

• Istituti di ricerca come Istat, Censis, (un tempo anche il Cnel), Eurispes, Università, per la produzione di dati, analisi, ricerche capaci di individuare trend utili al fine della definizione degli scenari macro economici

L’arrivo della crisi

La crisi arriva nel 2008 negli Stati Uniti a causa di un sistema troppo affidato al debito e alla crescita esponenziale del debito delle famiglie americane esposte sui mutui casaTramite titoli tossici la crisi si espande ovunque. I titoli erano stati diffusi prima della crisi come bombe pronte a esplodere

L’Europa, pur essendo più solida degli Usa per economia reale e di finanza pubblica e privata, non viene risparmiata. L’Italia, oltre a queste caratteristiche dell’Europa, aveva un buon settore manifatturiero e un elevato risparmio delle famiglie, ma un alto debito pubblico e uno squilibrio Nord/Sud oltre a un settore pubblico inefficiente

I mutui subprime

• Ad agosto 2007 esplode una bolla immobiliare: una bolla si crea quando i prezzi di un’attività finanziaria (es. le azioni) o di un’attività di economia reale (es. le case) aumentano a dismisura, andando fuori controllo, senza una ragione riconducibile all’andamento del mercato

• Succede che molte finanziarie avevano prestato mutui spesso di valore parecchio superiore a quello della casa che stava per essere acquistata. Si chiamano mutui «suprime» concessi sulla base di una scommessa sul futuro, mutui di serie B dati a chi non aveva la possibilità di garantire una reale solvibilità. I mutui «subprime» si differenziano da quelli «prime» perché questi ultimi sono più solidi e sono concessi a chi ha determinati requisiti

• I debitori cominciano a non pagare le rate, le finanziarie vanno in affanno o falliscono, i prezzi degli immobili crollano

I titoli tossici

• La crisi fu grave e si estese parecchio oltre i confini degli Stati Uniti, colpendo anche Paesi europei, Giappone, Russia, ecc., poiché molti di quei mutui concessi a cuor leggero erano stati «impacchettati» dentro titoli tossici. Una catena di obbligazioni: ognuna faceva riferimento ad un’altra precedente, creando una distanza enorme fra il debitore iniziale acquirente con il mutuo della casa negli Usa e l’investitore che poteva trovarsi in altre zone del mondo. Perché? Perché vengono piazzati sul mercato titoli apparentemente a buon rendimento ma con bassissima sicurezza, ciò a danno di risparmiatori ignari

• In questa situazione fallisce una delle più importanti banche d’affari del mondo la Lehman Brothers, situazione impensabile fino al 2008

La finanza inquina l’economia reale

• Dalla finanza la crisi si estende all’economia reale. Il Commercio mondiale riduce drasticamente i propri volumi, passando da una crescita del 7% a metà 2007 ad una crescita del 3% nel 2008 fino ad arrivare a meno 12% a giugno del 2009

• I Governi di molti Paesi sono costretti ad intervenire con iniezioni di danaro per sostenere sia il sistema creditizio (le banche) che quello produttivo

• La cosa che colpisce di più è stata l’incapacità di prevedere questa crisi e soprattutto le sue dimensioni. Nessuno lo aveva capito: politica, banche centrali, autorità di controllo, informazione, agenzie di rating che pure operano sul valore della «credibilità». Le borse perdono tanto e dappertutto

Nel pieno della crisi

Dopo il 2008, già nella seconda metà del 2009, la crisi produce effetti ma limitatamente alle economie emergenti. Il mondo più sviluppato, proprio perché tale, viene colpito subito dopo: è alle prese con problemi irrisolti per l’indebitamento delle famiglie, le condizioni del settore immobiliare e dell’occupazione con il rischio di una vera e propria recessione

Alla crisi delle banche e delle imprese si è aggiunge nel 2010 la crisi dei debiti sovrani dei Paesi europei

Nell’estate del 2011 la crisi passa da Paesi piccoli come Grecia, Portogallo, Irlanda a Paesi grandi come Italia e Spagna

Crisi chiama altra crisi

La crisi nel 2012 si estende dalla finanza privata alla quasi totalità dell’economia reale

La Ue sceglie la strada di dure politiche di rigore, la Bcelavora per riportare fiducia degli investitori sull’euro, l’Italia recupera molta credibilità politica anche grazie ad una bella stretta sui conti pubblici, ma l’austerità ha avuto un impatto recessivo

Economia, la crescita

L’Europa ha resistito alla più grave recessione del dopoguerra, ma ha troppo squilibrato le sue politiche con il rigore fiscale perché aveva paura che i debiti sovrani di alcuni Paesi collassassero

L’Italia ha avuto una stretta fiscale molto più pesante degli altri Paesi dell’Eurozona per via del suo debito pubblico e della decisione di non chiedere aiuti. Per la ripresa molto dipenderà dalla stabilità politica

Parola d’ordine: crescita

A livello europeo si insiste su politiche di crescita, allentamento dei parametri del fiscal compact su industria, infrastrutture, ricerca e innovazione

L’euro vive un paradosso: è considerata valuta a rischio, ma è anche forte rispetto al dollaro (fattore esogeno)

L’Italia, anche per l’avvio di una importante stagione di riforme, comincia a meritare un rating migliore sia con i mercati che con l’Unione europea

Economia, riforme

Nell’Eurozona bisogna trovare una governance che affianchi alla moneta, le altre politiche economiche

L’Italia deve continuare nelle riforme messe in campo e sfruttare il fatto che, grazie alla sua economia reale, non è crollata. Occorre mettere fine alle resistenze delle rendite di potere politico-burocratico e alle convulsioni di alcuni partiti (e delle loro minoranze)

Economia, rilancio

Il rilancio è a tutt’oggi un problema ancora aperto

Servono: centralità dell’economia reale per una crescita innovativa e sostenibile; infrastrutture e investimenti; criteri di solidità finanziaria e fiscale in base a debiti e ricchezze pubbliche e private; convergenza fra diversi livelli di sviluppo

La ricetta del liberalismo sociale: la sussidiarietà verticale e orizzontale

Sussidiarietà orizzontale: spetta alle istituzioni produrre beni e servizi pubblici; spetta alla società produrre beni e servizi sociali; spetta all’economia produrre beni e servizi economici

Sussidiarietà verticale: nelle istituzioni stanno al primo posto quelle europee, poi quelle nazionali, poi quelle regionali e infine quelle comunali; l’impresa è il luogo di creazione del valore, ma anche di integrazione costruttiva tra le risorse umane e il mercato; associazioni e fondazioni che operano in quanto componenti del grande pilastro sociale

I protagonisti della politica economica europea: Junker

• Junker e il suo programma per l’occupazione, la crescita, l’equità e il cambiamento democratico.

• Si prevedono investimenti per 300 mld in 5 settori strategici: digitale e banda larga, energie, trasporti, tecnoscienza.

I protagonisti della politica economica europea: Draghi

• Draghi e la politica della Bce che ha isolato il presidente della Bundesbank e la sua politica monetaria ultraconservatrice.

• Quantitative easing, ruolo di supplenza in assenza di politiche per la crescita grazie soprattutto al calo dei tassi di interesse

I protagonisti della politica economica europea: la Merkel e Schàuble

• La Merkel (con il falco Schàuble) e la Germania: questo Paese non è stata la locomotiva dell’Eurozona né prima, né durante la crisi; la Merkel si è mostrata più flessibile del ministro ma a volte ha cambiato idea in base all’umore della sua opinione pubblica.

• Se la Grecia ha avuto il terzo salvataggio e ha evitato la Grexit lo si deve anche alla Merkel che è una leader sostanziale della Ue e della Uem, la Germania è il sistema politico ed economico più forte con cui fare i conti

Il semestre di presidenza italiana della Ue

• L’Italia ha provato a far cambiare idea alla Germania circa il fatto che servivano innovazioni pro-crescita. La Germania ha sostenuto che il solo rigore era considerato portatore di quella stabilità che alla fine avrebbe generato anche la crescita stessa

• Nel 2015 sono stati concessi margini di flessibilità sui conti pubblici e sono partite iniziative pro- crescita, ma non sono bastate perché la crescita è rimasta troppo debole

• Due linee di azione: riforme strutturali in Italia e pressioni sull’Europa per il rilancio della crescita

La forza dell’Italia

• L’Italia è la seconda manifattura d’Europa

• Pur nella difficoltà di gestione dei bilanci pubblici è riuscita a generare anno dopo anno avanzi primari statali cospicui

• L’alto debito pubblico trova un contrappasso nel basso debito privato

• Nella crisi non abbiamo chiesto aiuti, ma abbiamo generosamente contribuito al Fondo Salva Stati

• Altro punto di forza è quello del commercio estero

Le riforme dell’Italia

Le riforme costituzionali e istituzionali

La riforma della pubblica amministrazione e semplificazioni

Le riforme della giustizia

La riforma del fisco

La riforma della scuola

Il jobs act (la riforma del lavoro) e il taglio della componente lavoro dell’Irap

I debiti della Pa verso le imprese

Gli 80 euro a favore dei soggetti più svantaggiati

Spending review nella speranza che si eviti lo scatto della «clausole di salvaguardia» cioè degli aumenti automatici di Iva e accise in caso di insuccesso nei tagli di spesa

Alcuni casi difficili da gestire

Casi Mps, Banca Etruria, ecc: il giornalismo economico deve inquadrare queste situazioni in un complesso più grande (fattori macro economici).

Doppio livello di faziosità: talvolta da parte di chi fa inchieste e spesso da parte di chi vuol nascondere la verità

Sommario 3

• Le differenze fra il giornalismo e il marketing

• Pubblicità e advertising

• Le distorsioni della pubblicità

• La Carta dei doveri del giornalista economico

• Il brand journalism

Marketing e Informazione: il legame è la comunicazione

• Informazioni complete • Fornite in piena libertà ed autonomia (possibilmente) e rispettando i soggetti coinvolti

Giornalismo

• Richiamare l’attenzione • Sedurre il potenziale acquirente (condurre a se’) Marketing

Marketing e Informazione: esperienza interconnessa

• Il marketing ha bisogno delle comunicazioni di massa per espletare la sua funzione

Marketing

• Ha bisogno del marketing per vendere i suoi prodotti Giornalismo

Un’unica parola all’origine

Pubblicità

Marketing

Giornalismo

L’origine della parola «pubblicità»

Pubb

licità c

ome tras

parenz

a de

lle istitu

zion

i pub

bliche

Hobbes ed Hegel (con lo Stato etico) troppa trasparenza fa male alle istituzioni pubbliche.

No al pubblico dibattito perché non appartiene alla sfera superiore appunto dello

Stato Etico

Kant, Constant, Habermas sostengono invece al contrario che le istituzioni per loro stessa

definizione devono essere pubbliche e trasparenti, aperte. Trasparenza si collega ai

valori della democrazia e della libertà

L’altro significato della parola «pubblicità»

Pubblicità (ancora legato al vecchio concetto

di sfera pubblica)

Advertising (nel linguaggio anglosassone,

termine più vicino al marketing che alla trasparenza delle istituzioni politiche)

Slittamento semantico della parola «pubblicità»

� La questione della pubblicità come advertising nasce con la stampa: nel 1631 la Gazete giornale francese comincia a ricorrere agli inserzionisti pubblicitari (ridurre i costi di produzione che non erano sopportabili solo con le vendite ai lettori del giornale)

� Nel 1793 viene introdotta la litografia che migliora la tecnica dell’inserzione pubblicitaria, non più limitate a semplici foto delle aziende del XVII secolo

� Nel 1863 viene introdotta la cromo-litografia e le inserzioni pubblicitarie cominciano ad avere anche una valenza estetica

� Successivamente arrivano radio e televisione con due modelli: il modello europeo avendo esperienze totalitarie come Italia fascista e Germania nazista non fa ricorso granché alla pubblicità poichè la radio è pubblica e finanziata dallo Stato; il modello americano invece si muove in un altro modo poiché i media sono privati e quindi ricorrono agli inserzionisti pubblicitari (negli Usa nel 1926 nasce la NBC che utilizza inserzionisti per le soap operas/ nella società americana insomma non ci sono editori pubblici, ma privati e di professione).

La provocazione di W. Lippmann

� L’inserimento della pubblicità, della propaganda concorre a creare dei falsi climi di opinione, ad abituare a la gente a perdere un atteggiamento critico (in Public Opinion 1922); in realtà questo studioso lo fa facendo riferimento soprattutto alla propaganda di guerra dopo che gli americani entreranno nel 1917 nella Grande Guerra a fianco dei britannici che facevano parte della Triplice Intesa: lui era di tendenza liberal e prende le distanze da Wilson e si oppone al fatto che i mezzi di comunicazione di massa vengano utilizzati per fare propaganda

� Per Lippmann è fondamentale invece il legame che ci deve essere fra il ruolo sociale dei media e la salvaguardia della libertà e della democrazia

� La stessa logica viene applicata alla questione dlla pubblicità in tv, quando si riconosce alla pubblicità la capacità di modificare i climi di opinione rispetto alla realtà rappresentata più che alla realtà così com’è. Il sociologo Segatori fa un parallelo su quelle immagini della società italiana che hanno indotto molti immigrati a guardare al nostro Paese come un Paese altamente democratico, consumistico, frutto di benessere diffuso.

La distorsione della pubblicità

� Da essere fisiologici, gli effetti tendono a diventare patologici.

� In Italia viene introdotto Carosello nel 1957 e dura una ventina d’anni; esso ha uno storyboard particolare che produce una gradevolezza della fruizione della pubblicità, serve a lanciare dopo il telegiornale i programmi di prima serata o seconda serata, sono dunque al servizio del meanstream cioè dei principali programmi televisivi (sceneggiati, fiction, programmi culturali, anche talk show)

� Le cose cambiano con la nascita delle televisioni private anche in Italia. La loro logica è quella di procurarsi ricavi e utili e quindi si verifica una sorta di «capovolgimento» del paradigma, per cui mentre prima l’inserzione pubblicitaria è un inserto fra programmiconsiderati trainanti, successivamente (cit: libro di Paolo Landi «Volevo dirti che è lei che guarda te») accade che la televisione tende a catturare audience da vendere ai pubblicitari. Esempio i programmi per bambini dove si verifica una significativa distorsione nel piazzare prodotti pubblicitari come merendine, zainetti, ecc.

� Dunque, non accade più che è la pubblicità ad essere al servizio dei prodotti televisivi, ma il contrario e cioè che i prodotti televisivi (anche quelli di matrice giornalistica) hanno l’obiettivo di catturare l’audience per venderla agli inserzionisti: da qui anche l’infotainment, lo sport entertainment (esempio il cambiamento delle regole nella pallavolo a fini di rappresentazione televisiva, il tiebreak nel tennis), con format che si adeguano all’esigenza della loro transitabilità sul mezzo televisivo.

� Quindi prima la pubblicità serviva a sostenere delle idee, dei concept mediatici, con l’avvento della televisione commerciale è sostenuta da chi si muove con l’intento di vendere audience: attenzione = consumo

La stampa di massa

� La stampa di massa, specie a fronte della crisi dell’editoria dovuta al fatto che molta della pubblicità viene destinata a radio e tv, ha dovuto ricorrere al marketing: esempio sono le pagine civetta, i titoli e la logica delle tre s (sangue, sesso, soldi). In Gran Bretagna, a differenza dell’Italia dove il discorso politico è prevalente, c’è una divisione netta fra stampa di qualità come il The Guardian, il The Times e altri quotidiani definiti giornali spazzatura ch, appunto, ricorrono a titoli strillati e ad altri espedienti di marketing.

� Il problema dunque è, pur in un quadro di interconnessione fra il marketing e il giornalismo, come entrambi possano mantenere la loro libertà e la loro autonomia senza pasticci

Le risposte dell’Ordine dei giornalisti

La carta Informazione e Pubblicità (14 aprile

1988)

Protocollo d’intesa sottoscritto da Odge agenzie pubblicitarie

1) Riconoscibilità dell’emittente del messaggio o del committente

2) Evitare confusione fra competenze e professionalità di tipo giornalistico e quelle di marketing – I GIORNALISTI

NON POSSONO RICHIEDERE O RICEVERE COMPENSI CHE POSSONO DERIVARE DA QUESTA CONFUSIONE

Comitato di Vigilanza (composto da rappresentanti dell’Odg e delle agenzie pubblicitarie) che si riunisce almeno tre volte l’anno per guardare i casi

critici

La carta dei doveri del giornalista del 1993

La distinguibilità fra informazione e pubblicità e la incompatibilità fra

informare e fare pubblicità, salvo per iniziative sociali e culturali, religiosi, umanitari, sindacali, artistici, senza

intenti speculativi.

Il giornalista non assume incarichi e responsabilità con l’esercizio autonomo della professione, né può prestare il

nome, la voce, l’immagine per iniziative pubblicitarie incompatibili con la tutela

dell’autonomia professionale.

È importante distinguere la funzione dell’editore, da quella del giornalista e da quella dell’inserzionista pubblicitario e dall’agenzia pubblicitaria (i diversi

attori in gioco)

La carta dei doveri del giornalista del 1998 (nel dettaglio)

� Gli scandali Parmalat e Cirio sono scoppiati anche per le omissioni e le carenze di informazioni corrette e trasparenti. Dunque la questione della credibilità dell’informazione economica è questione di sostanza

� Il giornalista deve riferire correttamente le informazioni anche se riguardano il suo editore o il referente politico o economico del suo giornale

� Il giornalista non deve subordinare al profitto personale o di terzi le informazioni economiche in suo possesso né diffonderle per turbare l’andamento del mercato

� Il giornalista non deve cedere alle lusinghe di tutti quegli strumenti subdoli e seducenti che soggetti pubblici o privati potrebbero usare per condizionare il suo lavoro

� Il giornalista non può assumere incarichi e responsabilità in contrasto con la sua autonomia e credibilità e di svolgere iniziative pubblicitarie a scopo di lucro, può svolgere iniziative a fini sociali, umanitari, culturali, religiosi, artistici e sindacali

� I direttori devono informare il lettore circa gli interessi economici in gioco nelle vicende economiche –finanziarie trattate dai giornalisti di quella testata (spesso assistiamo a messaggi in codice invece verso gruppi economici concorrenti)

� Fornire piena informazione sull’identità di autori di analisi finanziarie e il resoconto di queste analisi dovrà essere aderente al contenuto originario senza alterazioni da parte del giornalista

I due reati dei giornalisti economici

� Utilizzo privato e scorretto di informazioni economiche riservate, di cui il giornalista è venuto in possesso nell’esercizio della sua professione quotidiana (insider trading)

� Manipolazione di titoli quotati ovvero realizzazione di operazioni di compravendita di titoli che turbino il regolare andamento del mercato o come diffusione di informazioni false e fuorvianti sui diversi strumenti finanziari (aggiotaggio e abusi di mercato)

� Nella direttiva europea n. 6 del 28 gennaio del 2003 sui market abuse per la prima volta in una normativa sui mercati finanziari i mass media vengono annoverati fra i soggetti da regolamentare. Autorità di controllo è la Consob

� Servono interventi di autodisciplina da parte delle singole testate giornalistiche, oltre alle disposizioni del codice deontologico e sarebbe una grande rivoluzione se le testate medesime pubblicassero ogni anno la lista dei propri inserzionisti pubblicitari

� Il grande problema delle informazioni date in «buona fede», talvolta ne sono vittime anche i comunicatori finanziari e di impresa (per conto dei gruppi quotati) poiché a volte anche a loro vengono negate alcune informazioni dai vertici aziendali

Gli attori del rapporto marketing/giornalismo : ruoli ben distinti

Editori

Giornalisti

Inserzionisti pubblicitari

Agenzie pubblicitarie

Gli editori

• Portatori esclusivamente di interessi in ambito editoriali

• O in modo monomediale o in modo multimediale

Editori puri

• Editori che sono portatori di interessi politici

• Editori che sono portatori di interessi commerciali, imprenditoriali

Editori non puri

La suggestione di Niklas Luhmann: ruoli distinti

Tematizzazione • Temi da scegliere e da inserire nell’agenda pubblica. I media dovrebbero essere autonomi nella tematizzazione

Decisione • Decidere sulla base di questi temi presenti nell’agenda pubblica. Secondo Luhmann perché ci sia democrazia, persone diverse devono tematizzare e decidere, poiché non basta la teoria della separazione dei poteri di Montesquie (legislativo, esecutivo, giudiziario)

Studio Università di Perugia su copertura giornalistica fenomeno corruzione

Corruzione denunciata dalla magistratura e non dal giornalismo in Italia (il giornalismo d’inchiesta va a cercare le carte delle procure)

In Italia viene enfatizzata la copertura del fenomeno della corruzione a seconda della parte politica che viene coinvolta o come corrotto o come corruttore. In altri Paesi la corruzione è tale a prescindere da chi la compia

Un elemento di riflessione fra il marketing e il giornalismo

Notiziabilità(attrattività di alcuni fatti e personaggi)

Saturazione (strisciante dell’attenzione del

pubblico verso le news)

Le soluzioni di fronte al conflitto notiziabilità e saturazione

Lo sguardo dal buco della serratura • Il privato non solo di personaggi del mondo dello spettacolo, ma anche di personaggi del mondo della politica

• La media logic e il gossip al potere ha imposto la personalizzazione della politica e alcuni politici hanno usato questa logica (esempio i politici vanno in tv in orari in cui non ci sono normalmente persone interessate alla politica, come Pomeriggio Cinque, Vita in Diretta, ecc., oppure settimanali come Chi o come Novella 2000)

• Scambio a doppio livello, ma alla fine vincono i media che trasformano chi vuole strumentalizzarli in un proprio prodotto che segue un ciclo come tutti i prodotti (nascita, sviluppo, morte)

L’impiego delle celebrity

•Il Mito che calamita dell’attenzione e personalizzazione, per esempio della politica (quinto elemento insieme a editore, giornalista, inserzionista e agenzia pubblicitaria) •Viviamo in una società in cui c’è un grande disorientamento di massa, grande atomizzazione, un relativismo culturale, individualistica (Norbert Elias dice: prima c’era il «noi», poi è arrivato il «noi e l’io», oggi c’è «l’io senza il noi»). La celebrety può ricostruire il noi se è capace di proporsi all’attenzione di lettori e telespettattori•Segatori fa il caso di Giovanni Paolo II (dal 1978 al 2005) e di Valentino Rossi . Il Papa utilizza la televisione e anche gli altri media per trasmettere il suo messaggio evangelico, ma dopo la malattia sono i media a cannibalizzare la sua figura (il 27 e il 30 marzo del 2005 e produce l’immagine della sofferenza fisica; e le tv lo trattano come un grande spettacolo; e i funerali dell’8 aprile 2005 grande spettacolo di massa con 15 milioni di spettatori ) . Esito diverso per Valentino Rossi : ha vinto 9 titoli mondiali, personaggio straordinario , campione longevo, dal punto di vista televisivo è un prodotto di pregio ma alla fine della stagione 2015 nasce il problema. Rossi fa cadere Marqez ed è costretto a correre il gran premio di Valencia in ultima posizione . Rossi è un investimento e si rischia il crollo del mito. Si fanno dibattiti a breve periodo , nel medio periodo si considera come un eroe boicottato con il quale schierarrsi

Rapporto Marketing/Giornalismo: la provocazione di De Bortoli(intervista con gli studenti università di Padova 24/2/2015)

«negli ultimi anni la pubblicità per i quotidiani è crollata e in qualche maniera sono venute meno le barriere fra la parte scritta (gli articoli, ndr) e la parte pubblicitaria; quando i conti economici vanno male si va a compromessi che prima sarebbero stati inaccettabili, c’è poco da fare anche perché quando devi tutelare i posti di lavoro, è molto più difficile

dire di no»

«I no non allontanano però gli investitori pubblicitari di qualità che vogliono andare a fianco di prodotti credibili e rispettati dal pubblico»

Branded Content

Nasce dall’esigenza delle aziende di comunicare i

contenuti al pubblico target in modo diverso dalla pubblicità classica, a causa dei tagli agli

investimenti pubblicitari

Si ricorre allo storytellinggiornalistico che si connota anche per la sua maggior credibilità rispetto alla

pubblicità

Articoli sponsorizzati dal brand (non necessariamente aventi

ad oggetto il brand)

L’esempio di Buzzfeed : si può parlare di un vero e proprio

genere giornalistico (il brandedjournalism)?

Comunicazione e non informazione

Branded Content: contenuti più complessi di quelli relativi alla semplice comunicazione del brand

Contenuti informativi

Contenuti di intrattenimento

Contenuti pedagogici

Fattori che hanno fatto nascere e sviluppare il brandedcontent (J. Sassoon)

La crisi economica e l’impossibilità per le aziende di investire come prima in pubblicità e con gli strumenti classici della comunicazione di impresa

Pubblico ha fatto cadere le riserve ideologiche che aveva nei confronti di contenuti prodotti direttamente dalle aziende

Sviluppo dei social media che ha creato le condizioni in termini di fruizione e di partecipazione idonee ad avvicinare il pubblico target senza la complessità propria del periodo della comunicazione di massa

Disponibilità delle Tv a mandare in onda contenuti branded realizzato fra l’altro a costi molto ridotti

Branded marketing

• È un’azione finalizzata a promuovere contenuti relativi al Brand che creino valore al brand stesso

Content marketing

• Il risultato dell’azione posta in essere nel content marketing Branded

content

L’esempio di RedBull

• Legame più evidente con il marketing dei contenuti Narrazione del

brand

• Legame più evidente con informazione e sport entertainment come avviene nel caso della narrazione del concept che c’è dietro gli sport estremi

Narrazione della realtà secondo la propria visione

Da Company a Media Company?

Your Brand, The Next Media Company di Michael Brito

Perché le aziende sono sempre più impegnate a produrre contenuti simili a quelli che fanno le media company?

1) Perché le media company sanno fare contenuti capaci di

attirare l’attenzione del pubblico e anche di fare sharing (condivisione)

Perché le media company producono contenuti sempre e in modo reiterato con processi

produttivi ben identificati

Le cause e gli effetti di tutto ciò sono: a) la disintermediazione b) la disponibilità ad assumere un approccio più culturale e meno commerciale in senso

stretto

Branded Content: e la fedeltà al brand?

Non sempre i contenuti della strategia Branded Content sono vicinissimi o vicini alle caratteristiche intrinseche del Brand

Alcuni casi di discussione: Mont Blanc e la sua idea del «fascino del secondo» / Hjundai e la sua idea di «regeneration» attraverso la contaminazione dei generi musicali / l’azienda greca Lacta (cioccolato) e il film sull’amore ritrovato

IL BIG DATA JOURNALISMBig Data, i grandi dati, la mole immensa di informazioni, transazioni, acquisti, registri, che ciascuno di noi semina ogni giorno online. Parlando

con gli amici su Facebook, seguendo la campagna elettorale su Twitter, facendo la spesa, a casa, in ufficio, tutti lasciamo un dato.

Internet si moltiplica per 14 ogni settimana. I dati e la teoria delle reti, come studiata da Albert-Làszlò Barabàsi, connettono politica, cultura,

società a noi stessi. Il secolo delle masse, il XX, lascia il posto al secolo degli individui, il XXI. Siamo tutti in reti globali, ma ciascuno ne è un

nodo singolo, indipendente.

Un giornale, una tv, un sito non si rivolgono più al «pubblico», ma studiando Big Data, possono rivolgersi a ogni individuo, al singolo. I

pessimisti pensano al Grande Fratello. Gli ottimisti alla democrazia digitale.

Il Data journalism ha sviluppato un’attenzione particolare all’infografica come strumento interattivo di comprensione di fatti complessi. Da

elemento a corredo di un pezzo questa infografica è diventata una soluzione narrativa a sè stante. I numeri raccontano storie e questo è un

nuovo modo di scrivere le notizie.

Si sta sempre più affermando anche la frontiera del Data journalism locale

Ad occuparsi di dati e fogli excel non ci sono più solo i giornalisti del The Guardian con il loro «Data Blog», Wired Italia, i giornalisti de La

Stampa, del network italiano «Data Ninja» (finalisti al Data Journalism Award). Il New York Times ha lanciato il sito «The Upshot», il

Washington Post ha creato «Wonkblog», l’analista e giornalista americano Nate Silver ha creato «FiveThirtyEight» blog del data journalism, il

Sole 24 Ore ha aperto uno spazio sperimentale «Info Data Blog».

Newsmaker

Researcher

Interpreter

Recorder

Surfer

Popularizer Mediator Entertainer

Educator

Prosumer

Gatekeeper

Il modello integrato di informazione politico-economica (Giorgino)

Conclusione

Da intelligenza collettiva A intelligenza

connettiva

LA STORIA, LE CARATTERISTICHE, I TEMI DEL GIORNALISMO ......• Politica al servizio dei media...

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