La Storia Della Costruzione Del Convento e Della Chiesa Di Santa Maria Delle Grazie a Senigallia, Da...

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“Nessuna cosa sotto il sole è stabile et tutte le cose di questo mondo sonno variabile, et mutabile, et nessuna cosa mai rimane per un’hora in uno mede- simo stato, et la vita del huomo è ambulatoria” Frate Grazia di Francia La scarsa fortuna storiografica del convento e della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Seni- gallia non sarebbe spiegabile se andassimo a cercarne le ragioni nella qualità dell’edificio, nell’importanza della committenza o soprattut- to degli architetti di questo complesso (ill. 1, 2, 3, 4, 5). Tale lacuna deriva invece da altri ordi- ni di motivi: da un lato, per i pochi studi siste- matici che riguardano l’architettura dei conven- ti degli ordini mendicanti, soprattutto dal seco- lo XV in poi, anche a causa della complessità e vastità di questi edifici; dall’altro lato, per la posizione di Senigallia sul territorio nazionale, fino a pochi anni fa “geograficamente lontana” dai bacini di interesse dei dipartimenti di Storia dell’Architettura. Gli unici studi monografici sulle “Grazie” sono opere di studiosi locali 1 che hanno il merito di avere delineato una storia dell’edificio, anche se a volte incompleta e non sempre affidabile, basandosi soprattutto sull’a- nalisi di alcuni dei pochi documenti disponibili, ma tralasciando completamente tutte le consi- derazioni riguardanti l’architettura, sottovalu- 93 Francesco Benelli La storia della costruzione del convento e della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Senigallia, da Baccio Pontelli a Gerolamo Genga tando ciò che la lettura dell’edificio propone e osservandolo limitatamente da un punto di vista “cittadino” 2 . Questo studio sul complesso delle Grazie mette in luce per la prima volta le successive fasi di costruzione: definisce il progetto originario di Baccio Pontelli, l’aggiunta dell’appartamento privato del duca Giovanni della Rovere, l’am- pliamento della chiesa da parte di Girolamo Genga, fino al definitivo assetto seicentesco. Le premesse e la fondazione nel 1491 Le notizie più vicine al periodo della fondazione delle Grazie sono quelle fornite da frate Grazia di Francia, padre guardiano del convento e sto- riografo dei della Rovere 3 . La vicenda è trattata nella biografia di Giovanni della Rovere, com- mittente del convento, finita di scrivere nel dicembre del 1522 4 e in un’altra opera minore senza titolo dello stesso anno, denominata per convenzione Cronichetta 5 . Questi manoscritti costituiscono l’unica documentazione diretta sin qui ritrovata, in cui vengono per la prima volta nominati l’anno di fondazione e l’autore del progetto; dati, questi, utilizzati in tutti gli studi successivi sull’argomento. Giovanni della Rovere nacque ad Albisola vicino a Savona nel 1457, da Raffaello fratello di papa Sisto IV e da Teodora Manerola 6 ; terzoge- nito dopo Giuliano – futuro papa Giulio II – e Bartolomeo – che divenne vescovo di Massa, di Ferrara e patriarca di Antiochia – ebbe anche una sorella di nome Luchina. Giovanni sposò Giovanna da Montefeltro, figlia di Federico duca di Urbino, e nel 1474 venne nominato dallo zio, papa Sisto IV, signore e prefetto di Senigallia e Mondavio 7 . Frate Grazia nella Vita e gesti afferma che non era presente ai fatti della fondazione nel 1491 e narra la vicenda in base a notizie appre- se da altri testimoni: “qui prima era bosco et ci era una chiesetta tutta piena de spine et l’elula intorno la quale si chiamava Santa Maria del Pignotto et questo me l’hanno riferito più e più persone le quali già per il passato ci sono stati a guardare li animali in quello bosco” 8 . Tuttavia forse già dal 1494 risiedeva a Senigallia, quan- do i lavori del convento erano a buon punto 9 . Nello stesso foglio egli scrive che Giovanni, per la sua “grande affezione” verso i minori 1. Senigallia, Santa Maria delle Grazie, veduta aerea da nord-ovest. Stato attuale (foto F. Benelli).

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  • Nessuna cosa sotto il sole stabile et tutte le cosedi questo mondo sonno variabile, et mutabile, etnessuna cosa mai rimane per unhora in uno mede-simo stato, et la vita del huomo ambulatoria

    Frate Grazia di Francia

    La scarsa fortuna storiografica del convento edella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Seni-gallia non sarebbe spiegabile se andassimo acercarne le ragioni nella qualit delledificio,nellimportanza della committenza o soprattut-to degli architetti di questo complesso (ill. 1, 2,3, 4, 5). Tale lacuna deriva invece da altri ordi-ni di motivi: da un lato, per i pochi studi siste-matici che riguardano larchitettura dei conven-ti degli ordini mendicanti, soprattutto dal seco-lo XV in poi, anche a causa della complessit evastit di questi edifici; dallaltro lato, per laposizione di Senigallia sul territorio nazionale,fino a pochi anni fa geograficamente lontanadai bacini di interesse dei dipartimenti di StoriadellArchitettura. Gli unici studi monograficisulle Grazie sono opere di studiosi locali1 chehanno il merito di avere delineato una storiadelledificio, anche se a volte incompleta e nonsempre affidabile, basandosi soprattutto sulla-nalisi di alcuni dei pochi documenti disponibili,ma tralasciando completamente tutte le consi-derazioni riguardanti larchitettura, sottovalu-

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    Francesco Benelli La storia della costruzione del convento e della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Senigallia, da Baccio Pontelli a Gerolamo Genga

    tando ci che la lettura delledificio propone eosservandolo limitatamente da un punto di vistacittadino 2.

    Questo studio sul complesso delle Graziemette in luce per la prima volta le successive fasidi costruzione: definisce il progetto originario diBaccio Pontelli, laggiunta dellappartamentoprivato del duca Giovanni della Rovere, lam-pliamento della chiesa da parte di GirolamoGenga, fino al definitivo assetto seicentesco.

    Le premesse e la fondazione nel 1491Le notizie pi vicine al periodo della fondazionedelle Grazie sono quelle fornite da frate Graziadi Francia, padre guardiano del convento e sto-riografo dei della Rovere3. La vicenda trattatanella biografia di Giovanni della Rovere, com-mittente del convento, finita di scrivere neldicembre del 15224 e in unaltra opera minoresenza titolo dello stesso anno, denominata perconvenzione Cronichetta5. Questi manoscritticostituiscono lunica documentazione diretta sinqui ritrovata, in cui vengono per la prima voltanominati lanno di fondazione e lautore delprogetto; dati, questi, utilizzati in tutti gli studisuccessivi sullargomento.

    Giovanni della Rovere nacque ad Albisolavicino a Savona nel 1457, da Raffaello fratello dipapa Sisto IV e da Teodora Manerola6; terzoge-nito dopo Giuliano futuro papa Giulio II eBartolomeo che divenne vescovo di Massa, diFerrara e patriarca di Antiochia ebbe ancheuna sorella di nome Luchina. Giovanni sposGiovanna da Montefeltro, figlia di Federicoduca di Urbino, e nel 1474 venne nominatodallo zio, papa Sisto IV, signore e prefetto diSenigallia e Mondavio7.

    Frate Grazia nella Vita e gesti afferma chenon era presente ai fatti della fondazione nel1491 e narra la vicenda in base a notizie appre-se da altri testimoni: qui prima era bosco et ciera una chiesetta tutta piena de spine et lelulaintorno la quale si chiamava Santa Maria delPignotto et questo me lhanno riferito pi e pipersone le quali gi per il passato ci sono statia guardare li animali in quello bosco8. Tuttaviaforse gi dal 1494 risiedeva a Senigallia, quan-do i lavori del convento erano a buon punto9.Nello stesso foglio egli scrive che Giovanni,per la sua grande affezione verso i minori

    1. Senigallia, Santa Maria delle Grazie,veduta aerea da nord-ovest. Stato attuale(foto F. Benelli).

  • francescani (lui stesso era terziario dellordine),and di persona al capitolo generalissimo,svoltosi nel 1490 a Urbino nellancora nonfinito complesso della chiesa e convento di SanBernardino10, richiedendo che i frati pigliasse-ro luogo a Senigallia; la richiesta venne ovvia-mente esaudita e fu pigliato questo luogo diSanta Maria delle Gratie nel 149111. Sappiamoanche, da una nota contenuta nella Cronichetta,che Giovanni, gi nel 1488, fece erigere in quelposto, dal maestro Santino (o Sabatino) daFabriano, una fonte per uso dei frati12. Inol-tre nel Catasto Rustico Roveresco, fatto redigereda Giovanni fra il 1489 e il 149013, inserita laEcclesia de S[an]cta Maria del Pennocchiopoi citata, come abbiamo visto, da frate Grazia.Tali elementi suggerirebbero la preesistenza diuna piccola cappella votiva, simile a quellaritratta da Francesco Mingucci vicino alla torredi Mondavio14, o comunque un interesse ante-riore a quel luogo da parte del duca e probabil-mente il territorio della selva faceva gi partedelle propriet fondiarie dei della Rovere15.

    Della chiesa di Santa Maria del Pennocchionon rimane traccia ed essa deve essere statademolita allatto della nuova costruzione16.Prima della redazione del progetto, Giovanni,secondo frate Grazia17 mand in giro per lItaliapi maestri per cercare esempi di belle chieseda prendere come modello e alla fine ne scelsedue: San Bernardino alla Capriola presso Sienae la chiesa del loco nostro da Vercello, attualeparrocchia di SantAgnese a Vercelli ed ex chie-sa di San Francesco, fondata alla fine del XIIIsecolo. Lo stato odierno di questultima nonfornisce elementi utili di confronto, in quantolaspetto quattrocentesco stato drasticamentealterato fra il XVII e XVIII secolo18. Maggioripunti di contatto esistono invece con San Ber-nardino allOsservanza di Siena: nel 1476 dopola demolizione della vecchia chiesa, dove profes-

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    s il medesimo santo19, si cominci a costruire lanuova per la quale stata proposta unattribu-zione a Francesco di Giorgio Martini20. La chie-sa presenta unaula unica a due campate copertea vela, a loro volta suddivise da coppie di arcatesu pilastri minori21. Allesterno domina unacupola estradossata su tamburo. Il conventoaveva un aspetto imponente e articolato doveuna serie di chiostri di varia grandezza organiz-zavano la distribuzione degli ambienti monasti-ci. Lampliamento dellultimo decennio delquattrocento ebbe come committente PandolfoPetrucci e larchitetto autore del progettopotrebbe essere stato Giacomo Cozzarelli22; diquesto intervento fa parte un volume a C dota-to di una loggia orientata verso Siena, chiamataLoggia di Pandolfo la quale, iniziata nel 149423,non poteva essere nota agli uomini del signoredi Senigallia. Limpostazione generale primadellampliamento tuttavia dovette piacere aGiovanni, il quale con una lettera alla signoria diSiena datata 24 ottobre 1490 chiese il permesso poi negato di avere Francesco di Giorgio adservirmi per un mese o un mese et mezo24.Rimane invece oscuro il motivo che accomuna ilconvento vercellese con quello senigalliese esenese e ignote le caratteristiche che colpironoGiovanni della Rovere.

    La campagna con una folta selva che circon-dava il convento, simile a quella che il Peruginoritrasse sullo sfondo del quadro della Apparizio-ne a San Bernardo25, non sembrerebbe moltocomoda e ospitale dalle descrizioni riportate dalRidolfi nel 1596: ad mille passus ab aedemUrbe sita est in Sylva virenti amoenitates plena,quae tamen cedua non est, ubi greges et armen-ta depasci non solent cicadae in Sylvosa umbrasilent, ranae non coaxant, culicunt tamen etmuscarum tam magna copia est ut aestivis tem-poribus vix ad eam sit tutum iter26. Tuttavia erauna prassi diffusa che gli insediamenti rurali

    2. Senigallia, Santa Maria delle Grazie, rilievo della pianta del piano terra (rilievo di F. Benelli).

    3. Senigallia, Santa Maria delle Grazie, rilievo della pianta del primo piano: in nero la fabbrica pontelliana (rilievo di F. Benelli).

  • Giovanni della Rovere e Baccio Pontelli: la primafase del cantiereI motivi della scelta di Baccio da parte di Gio-vanni non sono documentati, ma si sa che questisi era gi servito dellarchitetto fiorentino aSenigallia, per la costruzione della rocca32, e dilui si servir poco dopo per il progetto dellachiesa di Santa Maria Nuova di Orciano33; sonoinoltre abbastanza definiti i rapporti che leganoPontelli ai della Rovere, in particolare Sisto IVe il nipote Giuliano.

    Lintervento di Baccio non si limit al soloprogetto architettonico ma si estese anche allar-redamento e a opere di rifinitura. Baccio torna-va cos alla sua originale professione di legnaio-lo34, poich lavor le lectiere, studi, usci etfenestre et le mense et le banchate del refectorioet altri lochi per casa35.

    I tempi del cantiere non furono brevi seGiovanni nel 1495 come sua prima volonttestamentaria stabil di in prima fare sequer lafabrica de sancta maria de le gratie secondo eldesegno fato e secondo areti el modo a spende-re dove abreviereti o alonghereti la fabrica eltenpo ve remasto a vostra deschretione36. lecito supporre che la fabbrica, iniziata dopo il15 agosto 1491, abbia risentito delle vicendepubbliche e personali di Giovanni che fucostretto ad abbandonare in fretta Senigalliaattorno allaprile del 1494 per recarsi a Ostia adifendere la rocca del fratello Giuliano assedia-ta dalle truppe di papa Alessandro VI Borgia37.In questi due anni e mezzo, in un periodo direlativa quiete per Senigallia38, ma di sconvolgi-menti in Italia a causa della discesa di CarloVIII, il cantiere doveva avere prodotto almenole parti strettamente necessarie alla sussistenzadel convento e cio la cucina, la canova, il refet-torio, le dispense, i necessari, alcune celle e lastalla. Questi ambienti, che si trovano tutti (aparte alcune celle) nella zona nord ed est del

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    francescani si trovassero in ambienti tali da per-mettere una certa tranquillit per la contempla-zione, data dallisolamento, e allo stesso tempouno scambio agevole e frequente con la comu-nit cittadina27.

    Sono dubbi i motivi che spinsero Giovanni acostruire ledificio, anche se le fonti parlano diun voto formulato nella speranza della nascitadi un erede maschio28. Legato a questo lanascita avvenuta a Senigallia il 25 marzo 1490,il giorno dellAnnunciazione e un anno primadella fondazione delledificio, di FrancescoMaria, lerede di Giovanni atteso dopo la mortedel primogenito Federico e la nascita di quattrofiglie femmine. Forse proprio questa conse-quenzialit cronologica unita al legame onoma-stico a favorire la tradizione secondo cui il pre-fetto dedic il convento di Santa Maria delleGrazie alla Madonna e a San Francesco di cui ilfiglio portava i nomi, per ringraziarli della cer-tezza di continuit della casata29. Risulta stranotuttavia che frate Grazia, narrando con doviziadi particolari la nascita del futuro duca delMontefeltro, non accenni affatto al voto.

    La cronaca di frate Grazia ci informa ancheche Giovanni volse dare al maestro che ledi-fic una somma di 14.000 ducati doro, cifrache venne da costui rifiutata perch ritenutainsufficiente. Laccordo fu dissegnato, ovverovenne raggiunto, il 19 agosto 149130. Distin-guiamo ora due figure che il cronista separa eche spesso hanno creato confusione: il mae-stro che dissegn il luoco si chiamava mastroBaccio da Urbino e il maestro che ledificcio che realizz il convento, si chiamava mae-stro Sabbatino da Fabriano: il primo, da iden-tificarsi con Baccio Pontelli, larchitetto31, e ilsecondo il costruttore. Perci il disaccordosui 14.000 ducati doro si crea tra il commit-tente e colui che ledific, cio maestroSabatino da Fabriano.

    4. Senigallia, Santa Maria delle Grazie, prospetto nord (Roma, Soprintendenza per iBeni e le Attivit Culturali, Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione[ICCD], serie E, n 8846, anno 1924).

    5. Senigallia, Santa Maria delle Grazie,prospetto sud (ICCD, serie E, n 8848,anno 1924).

  • piano terreno, erano sufficienti per configurareil perimetro del chiostro maggiore (ill. 2-3). Nel1492 probabilmente queste parti dovevano giessere finite in quanto il convento in quellannovenne consegnato ai frati39. Come si vedrdoveva essere previsto sin dallinizio anche unsecondo chiostro quadrato di eguali dimensioniche venne in seguito realizzato in forma diversae ridotta40.

    Le decorazioni scultoree di questo chiostrosono di poco posteriori al primo perch, oltre apresentare lo stile di una stessa bottega, in unpeduccio e in un capitello (ill. 6, 7) compare lostemma di Carlo VIII, del quale Giovanni nonpot fregiarsi prima del 26 novembre 1494,quando il re di Francia con documento redattoin suo favore a Firenze, lo nomin tra i coman-danti dellesercito francese41.

    Resta il dubbio se il cantiere sia rimasto attivonel periodo nel quale Giovanni fu assente daSenigallia, dallaprile del 1494 al giugno del1497, salvo brevi soste (come quella in occasionedella stesura del testamento il 20 gennaio 1495).Certo che i motivi che lo costrinsero lontanodalla sua signoria furono di notevole gravit, ren-dendo difficile immaginarlo interessato a una taleimpresa. Se, al contrario, i lavori fossero conti-nuati, si deve pensare alla presenza di un uomo difiducia del duca che sovrintendesse al cantiere;questi difficilmente poteva essere Baccio Pontel-li in quanto le sue tracce da vivo si persero nel1494 a Reggio Calabria intento ai lavori dellarocca, al servizio degli Aragona42. facile pensa-re che questa persona sia Sabatino da Fabriano.

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    Per ricostruire la consistenza della fabbricain questi anni si pu ricorrere a una illustrazio-ne contenuta negli Historiarum Libri Duo diPietro Ridolfi da Tossignano vescovo di Seni-gallia, pubblicati nel 159643. Il manoscrittodescrive la diocesi con una serie di scritti e dise-gni, in alcuni casi molto analitici. Uno di que-sti, attribuito a Gherardo Cibo, rappresenta unaveduta da sud-ovest di Santa Maria delle Gra-zie44 (ill. 9). Il disegno non mai stato conside-rato attendibile dagli storici perch lo riteneva-no tratto dalla pi consueta visuale di nord-est45. Ma se correttamente orientata, la vedutaacquista una fedelt quasi fotografica46 (ill. 10).Limmagine, come si cercher di dimostrarenellultimo paragrafo, fornisce con una certaprecisione la consistenza esterna della fabbricaai tempi di Giovanni e frate Grazia. In questoperiodo era gi costruito il corpo di fabbrica estche comprende il refettorio, la cucina e la cano-va; il corpo nord delle dispense e stalle, il corpoprincipale sud dove era situato lingressoopposto a quello odierno il chiostro maggio-re e una chiesa non finita ma agibile. Questul-tima, anchessa con accesso da sud, corrispondeesattamente in pianta allattuale coro. Il primopiano era concluso solo nelle parti con funzionistrettamente necessarie e prospettanti sul chio-stro. Il cantiere quindi era stato avviato a parti-re dai settori indispensabili a configurare ilchiostro fino ad arrivare al perimetro esterno, eper ogni campagna di lavori di solito dalla pri-mavera allautunno venivano portate a termi-ne le varie unit funzionali47.

    6. Senigallia, Santa Maria delle Grazie, chiostro maggiore, peduccio recante lo stemma con tre gigli di Carlo VIII (foto F. Benelli).

    7. Senigallia, Santa Maria delle Grazie,chiostro maggiore, peduccio del portico constemma di Giuliano della Rovere (foto F. Benelli).

    8. Senigallia, Santa Maria delle Grazie,chiostro maggiore (foto F. Benelli).

  • Dallesame della facciata sud (ill. 5, 11) si notache la finestra ad arco sotto il campanile, allaltez-za del primo piano e adiacente allo spigolo dellachiesa, sebbene in asse con le finestre superiori,risulta in parte tagliata dalla parete ortogonaledella chiesa. Questo fatto non pu essere spiega-to dalla presenza di una fodera muraria aggiuntaalla chiesa, perch altrimenti la muratura sarebbecontinua fino a terra e ci non avviene. Piuttosto, possibile pensare che la chiesa del progetto ini-ziale di Baccio, mantenendo le stesse dimensioni,fosse ruotata di 90 a ovest. Si otterrebbe cos unfronte sud diviso in due: una parete continua peril convento pi arretrata della parete della sacre-stia, del campanile e della chiesa. Forse non uncaso che la profondit della sacrestia sia pari aquella della chiesa: ci avrebbe permesso di man-tenere sullo stesso filo i due ambienti (ill. 12).Laccesso alla chiesa sarebbe stato collocato sullafacciata rivolta a ovest verso valle, sporgenterispetto al convento e simile a quella che ora stac-ca la chiesa dalla sacrestia; la finestra ad arco, perle sue dimensioni molto vicine a quelle delle bifo-re che illuminano lateralmente la chiesa diSantAurea a Ostia48, potrebbe essere la prima diuna serie di tre aperture uguali poste sul fiancodella chiesa (ill. 12). Laltare sarebbe dunque statocollocato sul lato est e un percorso comodo ebreve lo avrebbe collegato al campanile e allasacrestia. Anche il campanile, situato alle spalledella chiesa, avrebbe avuto una posizione pi con-grua. Non chiaro per quale motivo, finita lacostruzione del campanile, si sia deciso di modifi-care lorientamento della chiesa verso sud, ma possibile che si sia inteso evitare di costruire su unterreno risultato cedevole, e che nel tempo pro-vocher danni alla statica della parete ovest.

    Un cambio del progetto in fase di costruzione: laggiunta dellappartamento privato di GiovanniNel giugno 1497 Giovanni torn a Senigalliadopo pi di due anni di assenza passati al servi-zio dei francesi, durante limpresa militare in

    Italia49. La sua salute nel frattempo era diventataprecaria costringendolo a una permanenza quasifissa nella propria signoria e a una vita pimoderata. Forse fu la forte religiosit, comunead altri protagonisti del Rinascimento a lui vici-ni Federico Montefeltro, Alfonso di Calabria,lo stesso Carlo VIII a spingerlo a creare unluogo privato fuori dalla citt dedicato al riposospirituale, alla preghiera e che conserver le suespoglie e quelle dei suoi congiunti. Un luogoperaltro, date le condizioni fisiche del prefetto,non troppo distante dal centro abitato. Il con-vento delle Grazie, lontano solo un miglio daSenigallia e immerso nella selva di pini e querceche lo rendeva adatto anche alla caccia, possede-va tutte le caratteristiche che Giovanni desidera-va. La sua decisione per dovette comportareuna modifica al progetto pontelliano; probabil-mente, al momento della stesura del testamentonel gennaio del 1495, questa decisione non eraancora stata presa50. Il primo documento cheattesta lesistenza DellApartamento fatto [...]per i Serenissimi51 del 1630 e si basa su testi-monianze orali di anziani cittadini senigalliesi.Dello stesso appartamento si trova cenno anchein una decisione a stampa del tribunale dellaSacra Rota del 181652 che per non ne specificala posizione. Questa nota venne ripresa nel 1924dal Vecchioni53, che tuttavia colloc erronea-mente lappartamento allinterno della loggia sullato sud, a fianco del campanile che per, comesi vedr, sar costruita solo nel XVII secolo.

    La costruzione della residenza del prefettoattribuisce un nuovo e diverso significato a que-sto convento francescano: la contaminazionefunzionale fra luogo abitato in comunit dai fratie rifugio privato del loro benefattore54.

    Laggiunta si attesta sul lato nord-ovest delcomplesso riconfigurando la parte rimastaincompiuta del braccio ovest in una facciatacompresa fra due nuovi avancorpi (ill. 13, 17): anord, il corpo di fabbrica esistente prolungatousando una tecnica muraria diversa, con file

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    9. Gherardo Cibo, veduta della chiesa e del convento da sud-ovest, penna con inchiostromarrone su carta (in P. Ridolfi, Historiarumlibri duo, 1596, Senigallia, BibliotecaComunale Antonelliana. Foto F. Benelli).

    10. Senigallia, Santa Maria delle Grazie,veduta da sud-ovest (foto F. Benelli).

  • sovrapposte di mattoni disposti prevalentemen-te di fascia alternate a filari di mattoni dispostirigorosamente di testa. Verso sud, una camerarettangolare allungata termina a ridosso dellachiesa e un corridoio si prolunga fino al vanodella scala dentrata.

    Tale impostazione a C, come risaputo, eracaratteristica diffusa nelle residenze signorilisuburbane, alcune di queste note a Giovanni: ilBelvedere di Innocenzo VIII in Vaticano55, lOs-servanza di Siena e forse il vicino palazzo Ubal-dini a Mercatello sul Metauro56.

    Per laccesso, indipendente da quello deifrati, viene costruita una scala che occupa lo spa-zio esistente fra la sacrestia e la chiesa e che con-duce al primo piano, nel nuovo tratto del corri-doio est-ovest; a destra di questo viene comple-tata la stanza quadrata probabilmente con voltaa schifo; girando a sinistra arrivando dallescale si entra in un corridoio orientato sud-nord,dotato a ovest di cinque grandi finestre che perle loro dimensioni sono pi appropriate a unedificio civile che non a uno religioso (ill. 13).Subito a sinistra si accede a una stanza rettango-lare allungata con volta a botte e due ampie fine-stre e che misura la lunghezza del braccio cortodella semicorte terminando sul lato est dellachiesa; essa venne dotata di unapertura cheaffaccia sulla chiesa sopra laltare, permettendoal duca di assistere alle funzioni religiose diretta-mente dal suo appartamento. possibile accede-re a una serie di cinque celle preesistenti sulladestra rimaste probabilmente non finite primadellampliamento. Superate le cinque finestredel corridoio, di nuovo a sinistra si trova unastanza speculare a quella rettangolare allungata,con due finestre uguali sulla semicorte e comu-nicante con una vasta sala. A pianta quadrataanchessa, con due ampie finestre e copertura aschifo, vi si entra dal corridoio attraverso unportale in pietra grigiastra: la cosiddetta stanzadel duca57, che per le sue dimensioni dovevaaccogliere il soggiorno di Giovanni. Di frontealla stanza ducale, sullaltro lato del corridoio, siaccede a una serie di piccole stanze voltate aschifo, di dimensioni diverse tra loro e dalle altrecelle che dovevano ospitare vari servizi annessiallappartamento e in cui quella di mezzo eraprovvista di due finestre. Al piano terra vennecreato un portico con uno stile uguale a quellodel chiostro maggiore in quel tempo gi com-pletato ma con capitelli e peducci corinzieg-gianti di tono figurativo meno celebrativo e pipacato; esso segue la forma della semicorte ecorrisponde al corridoio e alle due stanze aforma rettangolare allungata. Sotto la stanzaducale risulta un ambiente di eguali dimensionivoltato a schifo in cui si situa la cappella funera-ria. Inoltre, sotto il pavimento del portico lungodel chiostro maggiore vennero collocati i sacelli

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    dei frati. I pilastri che concludono i lati cortiporticati sono composti da un elemento in pietrache si appoggia al muro di testata cui addossa-ta una semicolonna dello stesso tipo delle colon-ne usate nei due chiostri (ill. 14); a differenza deipilastri angolari, in cui la semicolonna scolpitanello stesso rocco del pilastro, si tratta di dueelementi separati e di pietre diverse. Questo par-ticolare, unito al fatto che i capitelli del chiostrominore sono della stessa fattura di quelli delchiostro maggiore, potrebbe confermare lipote-si che un secondo chiostro mai realizzato inte-gralmente fosse stato progettato in forme simi-li a quello esistente e che per esso fossero gistate preparate colonne e capitelli. Sempre nelchiostro minore, dallanalisi geometrica dei pro-spetti interni dei corpi sporgenti dellapparta-mento, dove due finestre si sovrappongono aisottostanti archi, si nota che nella prima campa-ta verso il lato lungo della semicorte i due ele-menti si sovrappongono assialmente, mentrenella seconda la finestra slitta dallasse verso le-sterno creando un ritmo che permette ugualidistanze fra le finestre e gli spigoli. Gli archi sot-tostanti, per occupare tutta la lunghezza dellafacciata, non potevano avere un raggio moltomaggiore di quelli del lato lungo, altrimentiavrebbero raggiunto una quota pi alta delsolaio; per renderli compatibili con la lunghezzadel prospetto essi diventano impercettibilmentedelle semiellissi con un aumento dellinterco-lumnio di circa 10 cm, mantenendo invariato ilraggio verticale. In questa maniera diminuisce loscarto fra il sistema di archi e la lunghezza delprospetto, definitivamente compensato con lin-troduzione di un elemento murario pieno rive-stito di lastre di pietra, che unisce la semicolon-na del portico con lo spigolo. Tutto questo signi-fica che il prospetto sarebbe stato pensato appo-sitamente per quella dimensione, e che non sitratti del frammento di un lato pi lungo nonrealizzato; anche possibile che, finito dicostruire il primo arco a est con sopra la corri-spondente finestra in asse e progettato per unchiostro intero quadrato, si proseguisse lacostruzione adattandola alla nuova ridotta. Iproblemi di compensazione della nuova facciataquindi derivano dallesigenza di introdurre unnuovo elemento i lati sporgenti della semicor-te in un sistema precedentemente connotatoda un preciso impianto modulare quadrato conlato pari a 6 braccia fiorentine58.

    Il cantiere durante gli ultimi anni di vita di Giovanni della RovereAlmeno fino al 1495 la chiesa doveva avere unaspetto simile a quello ritratto nellimmagineattribuita a Gherardo Cibo: alta circa 10 m dallaquota dellattuale piano di calpestio con unapianta rettangolare corrispondente allodierno

    11. Senigallia, Santa Maria delle Grazie, prospetto sud, particolare della finestra del campanile tagliata (foto F. Benelli).

  • coro. Quando Giovanni decise di ampliare le-dificio inserendovi il suo appartamento, forsefece progetti anche per la chiesa del convento,ripensandola come mausoleo per s e per la suafamiglia. Di fatto, nellarco di quattro anni vivennero sepolti, oltre a lui, tre parenti moltovicini: nel 1498 il cognato Antonello Sanseveri-no principe di Salerno59 appartenente allim-portante famiglia campana e marito di Costan-za Montefeltro figlia di Federico60 , nel 1502 lafiglia Girolama e la madre Teodora Manerolamorta qualche anno prima61. Luso di edificarechiese-mausoleo era comune, e Giovanni cono-sceva certamente il tempio Malatestiano del-lAlberti a Rimini e San Bernardino a Urbino,mausoleo di Federico da Montefeltro, costruitoda Francesco di Giorgio Martini e affidato aiminori osservanti62. A San Bernardino Giovan-ni si era personalmente recato nel 1490 in occa-sione del capitolo generale dei minori63 e pro-prio l potrebbe avere avuto lidea definitiva direalizzare un convento con annesso una chiesa-mausoleo funerario del signore.

    Il signore di Senigallia potrebbe infine avervisto anche la chiesa napoletana di Monteolive-to costruita dal 1487 dal duca Alfonso di Cala-bria come pantheon per la sua famiglia.

    La chiesa pontelliana di Giovanni aveva unagrandezza adatta allo scopo che si era prefissa-to: essa infatti ricalca quasi fedelmente ledimensioni dellaula di San Bernardino, avendola stessa larghezza e una profondit pari alladistanza tra la facciata e lasse della cupola dellachiesa urbinate. Dimensioni analoghe caratte-rizzano anche SantAurea a Ostia64. La chiesadelle Grazie mantenne comunque il suo aspet-to pressoch inalterato nonostante linserimen-to della scala daccesso alla residenza ducale chechiude una grande finestra posta su quel lato:laltezza rimase quella stabilita dal progettopontelliano, pari alla larghezza esterna dellau-la (come avviene in SantAurea e similmente inSan Bernardino la cui larghezza uguale allal-tezza dellimposta della volta a botte); la lineadi gronda indipendente dalla quota dellacopertura della sala grande sopra la sacrestia, eda quella del resto del convento. Nel nuovoassetto la chiesa venne per a fondersi col con-

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    12. Senigallia, Santa Maria delle Grazie, ricostruzione del prospetto sud con la chiesaruotata di 90. Si notano le tre ipotetichefinestre simili a quelle di SantAurea a Ostia (disegno di F. Benelli).

    vento tramite la scala e la stanza al primo piano,adibita a cappella privata da dove il duca pote-va assistere alle funzioni. Ci determina lamodifica della profondit della parete retro-stante allaltare che cos si allinea al prospettodel lato corto della semicorte; la profonditdella chiesa invade cos lo spazio destinato, nelprogetto iniziale di Baccio, ad accogliere il por-tico sud del secondo chiostro quadrato, esclu-dendo dora in poi ogni possibilit di recupera-re il disegno pontelliano del convento.

    Le prime notizie relative alla chiesa si trova-no nella Cronichetta dove annotato un lascitodel principe Antonello da Salerno nel 1498 perla celebrazione di messe a suo suffragio da direnella dicta chiesa65. Alla data, una chiesa, anchese provvisoria, doveva dunque essere agibile.

    Nel 1501, alla morte di Giovanni, frate Gra-zia descrive la cerimonia funebre: fu posto inuna cassa honorevole et portato [] nel SacroTempio di Santa Maria delle Gratie construttoed edificato da lui et fu posto sopra il cancello inmezzo alla chiesa66. Annessa cera anche lasacrestia (tuttora tale) con soffitto lunettatodove si trova un lavamani in pietra di Cagli conlincisione IO PRE e lo stemma del prefetto. Ladata di fusione della campana pi piccola del1491, quindi anche un campanile, pi basso diquello attuale e con un solo ordine di finestre,doveva essere gi stato eretto.

    Il convento dopo la morte di Giovanni nel 1501Dopo la morte di Giovanni venne proclamatosignore di Senigallia lundicenne FrancescoMaria con il consenso dello zio Giuliano, suotutore secondo la volont testamentaria delpadre67. Ma nel 1502 le tragiche azioni delValentino costrinsero alla fuga il nuovo signore,protetto dallo zio materno Guidubaldo di Mon-tefeltro che lo adott. Solo il 17 giugno del1504, poco dopo che Giuliano venne proclama-to papa, il duca pot far rientro a Senigallia. Inrealt era la madre Giovanna a governare lasignoria essendo Francesco Maria ancora trop-po giovane; si trattava per di un governo indi-retto, in quanto Giovanna pass la maggiorparte del suo tempo a Roma. Nel 1508 mortoGuidubaldo, Francesco Maria I divenne ilnuovo duca del Montefeltro e fu anche investi-to dallo zio Giulio II della carica di capitanogenerale della Chiesa. Un periodo di relativacalma dur fino al 1513 quando a Roma mori-rono a distanza di pochi mesi Giulio II e Gio-vanna, che venne sepolta a Santa Maria delPopolo. Il successore di Giulio II, Leone X deMedici, rivale dei della Rovere, nel 1516 privFrancesco Maria I del ducato, affidandolo alnipote Lorenzo de Medici. Per Senigallia furo-no anni tormentati, di povert e saccheggi uno dei quali, nel 1517, coinvolse anche il con-

  • vento68 fino a quando Francesco Maria Iriconquist la sua citt nel 1521 e venne defini-tivamente investito del ducato da papa AdrianoVI il 27 marzo 1523. In questi 22 anni il con-vento continu a svolgere le sue funzioni vitali:ricevette numerose eredit e lasciti,nellinchiostro vennero sepolti i morti, sicelebrarono le messe di suffragio e si svolseroattivit ortive e altre piccole mansioni agricole edi allevamento69. Sembra comunque che il com-plesso, dalla morte di Giovanni nel 1501, finoalla riconquista dello Stato da parte di France-sco Maria I nel 1521, sia rimasto intatto, comeconferma frate Grazia nel 1522: la sua eccel-lentia lo edific tutto dalli fondamenti comeappare eccetto la chiesa70. Questultima nel1511 non era ancora terminata: in una supplicarivolta a Giulio II il 10 dicembre di quellanno,da Giovanna e Francesco Maria (cognata enipote del pontefice), scritto: Supplicant igi-tur Sanctitatem Vestram [] quod ecclesia noniuxta modellum et voluntatem Vicarii vel Gar-diani et fratrum huiusmodi qui illam in aliamformam redigere cupiunt71. Si chiede quindi dipoter modificare il modellus di Giovanniaccampando la scusa che ai frati non era gradi-to. Le vere ragioni che motivarono i dellaRovere furono verosimilmente di natura finan-ziaria: evitare una grossa spesa in un momentoin cui le finanze dello Stato erano in graverecessione72. La supplica comunque venneaccolta. Se si confronta il testamento di Gio-vanni del gennaio 1495, in cui si dispone difare sequer la fabrica [] secondo il disegnofato, con la supplica del 1511 in cui gli eredichiedono al pontefice la riduzione della con-structione et aedificatione Ecclesiae BeataeMariae de Gratia, si nota che il termine fabri-ca stato sostituito con Ecclesia. Ci sipotrebbe spiegare supponendo che con lag-

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    13. Senigallia, Santa Maria delle Grazie, veduta del chiostro minore. Si notano legrandi finestre che illuminano il corridoio e le stanze dei lati corti (foto F. Benelli).

    14. Senigallia, Santa Maria delle Grazie,chiostro minore, pilastro con semicolonnaaddossata che conclude il braccio minore del portico sud. Si nota che il fusto dellasemicolonna monolitico (foto F. Benelli).

    giunta dellappartamento, non ancora previstonel 1495, la fabrica fosse stata compiuta e cherestasse ancora da completare solo la Eccle-sia. Gli eredi, accolta la supplica che esclude larealizzazione del pi grandioso progetto diGiovanni, lavrebbero lasciata inalterata, tenen-do fede al progetto iniziale di Pontelli, piridotto ed economico e quasi portato a termine.Giovanna e Francesco Maria riuscirebbero cosa giustificarsi mantenendo una chiesa che esau-disce in parte la volont di Giovanni, dettata dalprogetto di un architetto prestigioso qual eraBaccio e forse apportando qualche piccolamiglioria allinterno. Dopo questi lavori allachiesa, il cantiere dovette rimanere fermo alme-no fino al 1523, anno in cui Francesco Maria Iritorn a comandare lo Stato.

    Lintervento di Girolamo GengaNella Vita di Girolamo Genga del 1568, GiorgioVasari afferma che Fu anco cominciato col dise-gno di costui il convento de Zoccolanti a MonteBaroccio e Santa Maria delle Grazie a Senigallia,che poi restarono imperfette per la morte delduca73. Anche se Vasari attendibile sulle vicen-de di Genga architetto74, questa affermazione lunica testimonianza in nostro possesso a indica-re lintervento di Girolamo nella chiesa delleGrazie e linteresse per i frati e per ledificio daparte del duca75. Negli anni Trenta in effetti siinstaur unefficiente collaborazione fra ilGenga, il vescovo francescano della diocesi diSenigallia Marco Vigerio II della Rovere e ilduca Francesco Maria I, che culmin con i lavo-ri di ampliamento della nuova cattedrale di SanPietro di Senigallia iniziati nel 1538. Linterven-to del Genga alle Grazie consisterebbe nellaripresa dei contorni interrotti delledificio esi-stente, e nella creazione di una nuova chiesa deli-mitata a ovest da un lato che parte dal filo delmuro interrotto e segnato da tracce di ripresamuraria poste a 2,5 m dallo spigolo del coro (ill.15), dal lato opposto parallelo che chiude a ovestil chiostro minore e dalla facciata nord che siallinea a quella del convento (ill. 24, 25). Lassedella nuova chiesa leggermente ruotato rispet-to a quello della preesistenza. Laltezza delledifi-cio doveva arrivare, stando a una linea orizzonta-le che individua una successiva ripresa, allincir-ca a 3/4 dellaltezza delle finestre a lunetta, chequindi sono posteriori, e allinearsi allimpostadelle falde di copertura del coro (ex chiesa) pon-telliano (ill. 16). Apparterrebbero al Gengaanche quelle finestre di forma rettangolare allun-gata con piattabanda ad arco ribassato, ora mura-te, e cio le quattro sul lato ovest dellaula, quel-la del coro sullo stesso lato e una che affaccia sulchiostro minore. Queste hanno proporzionimolto simili a quelle nella facciata laterale dellagi citata cattedrale di Senigallia (demolita nel

  • 1790), attribuibile allo stesso architetto76. La tra-sformazione della chiesa comporta un ribalta-mento di 180 dellaccesso rispetto alla chiesapontelliana: si entra ora dal fronte nord e guar-dando laltare maggiore leggermente arretrato asud rispetto alla posizione precedente. La chie-setta di Pontelli trasformata nel coro di unimpianto ecclesiastico molto pi ampio, dovelaula da sola ha una lunghezza superiore di unavolta e mezzo a quella precedente. La facciatanord, diventata quella principale, era provvista diuna grande apertura circolare ora murata maancora distinguibile; linterno era intonacato edipinto di un colore biancastro77 (ill. 18) e proba-bilmente non era dotato n di cappelle laterali(come il duomo di Senigallia) n di nicchiedepresse come San Giovanni Battista di Pesaro,anchessa di Genga, a causa dello spessore delmuro troppo sottile.

    Il periodo di Guidubaldo II e Francesco Maria IIdella RovereLavvento di Guidubaldo II, successore di Fran-cesco Maria I e terzo della Rovere signore delMontefeltro dal 1538 al 1574, apr per lo Stato eper Senigallia un periodo di grandi iniziativearchitettoniche e urbane prevalentemente dicarattere funzionale78. Il nuovo duca apparvepoco interessato a completare il convento delleGrazie che in questi anni registr solo interven-ti tesi a migliorare ledificio esistente senza tut-tavia portarlo a termine79.

    Il 28 settembre del 1574 mor Guidubaldo IIe gli successe il figlio Francesco Maria II chemanterr il ducato per 57 anni. Con il nuovoduca inizi per il complesso delle Grazie unperiodo intenso di lavori di migliorie ma anchedi ampliamenti consistenti. Fra gli interventi pisignificativi si trovano il ciclo di affreschi dedi-cato alle gesta di San Francesco nelle lunette deichiostri con data 159880. Il ciclo del chiostromaggiore ha un percorso figurativo che comin-cia dalla prima lunetta a nord del lato est e, pro-

    cedendo in senso orario, si conclude nellultimalunetta est del lato nord. Un percorso che ha unandamento pi compatibile con lingresso alchiostro posto sul lato nord e una prova in piche in quella data il ribaltamento della distribu-zione del convento era gi avvenuta. Nel 1626venne sopraelevato il campanile, si costru laloggia con tre finestre ad arco sopra la sacrestia creduta da Vecchioni lappartamento di Gio-vanni e il coro della chiesa venne provvistodella fodera interna composta da una fila di mat-toni intonacati e della copertura a botte, assu-mendo definitivamente laspetto odierno81. Que-ste tre modifiche sono facilmente verificabilidallanalisi delle murature: da una fotografiadella facciata sud del 192482 (ill. 5) chiaramen-te riscontrabile una ripresa muraria che aumen-ta di circa due metri laltezza del coro e in corri-spondenza allinterno si rastrema di circa 20 cm(ill. 19). Lattacco del vecchio tetto alla parete estdella chiesa visibile nel sopra scala allinternodel campanile. Si nota anche la differenza dellamuratura della loggia con le tre finestre ad arco,sopra la sacrestia e a sinistra del campanile; que-stultimo, che doveva essere intonacato, vennerialzato cos da spiccare maggiormente sui nuovivolumi aggiunti. Anche laccesso alla chiesa dalconvento, che fino ad allora avveniva da unaporta situata sulla testata del lato sud del chio-stro minore, venne modificato. Murata questaapertura non pi funzionale alla nuova disposi-zione della chiesa, si prefer costruire un passag-gio esterno che unisce laccesso a sud del chio-stro minore con lingresso situato sotto al cam-panile, e che distribuisce la scala, la sacrestia e ilcoro83. Tali modifiche imposero anche la chiusu-ra delle finestre rettangolari allungate con piat-tabanda ad arco ribassato dellaula della chiesa edi quelle del coro, e lapertura di finestre a lunet-ta, tre sul lato ovest, una a est e due nel coro.Queste aperture si accordano con lattuale asset-to interno della chiesa, che perci si supponerealizzato in questa fase costruttiva. Quindi lin-

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    15. Senigallia, Santa Maria delle Grazie, particolare del prospetto ovest. in evidenza la giuntura muraria fra la fabbrica pontelliana e quella di Genga(foto F. Benelli).

    16. Senigallia, Santa Maria delle Grazie,prospetto ovest. Si vede la disomogeneitdella muratura (foto F. Benelli).

  • Con la morte di Francesco Maria II senzafigli maschi, il ducato di Urbino venne annessode jure direttamente allo Stato pontificio. Lere-dit del duca pass allunica nipote Vittoria,figlia di Federico Ubaldo che mor nel 1623 e diClaudia de Medici. Dora in poi i beni rovere-schi seguiranno le vicende della casa medicea.Vittoria, diventata granduchessa di Toscana,continuer a interessarsi alla fabbrica del con-vento finanziando vari interventi fra i quali ilportale marmoreo della chiesa, ultimato il 18ottobre 1685 dallo scalpellino Giovanni AndreaAscani da SantIppolito89.

    A questo punto laspetto del complesso delleGrazie quasi definitivo. I lavori che seguiran-no nel XVIII e XIX secolo, saranno prevalente-mente di consolidamento, restauro e abbelli-mento degli interni90.

    Il problema dellimmagine attribuita a Gherardo CiboIl confronto fra limmagine del Cibo (ill. 9) e lacondizione attuale delledificio sempre statoproposto dal punto di vista pi ovvio: dalla stra-da delle Grazie che da nord-est arriva dalla citt.Da questo punto di osservazione rispetto allacostruzione descritta da Gherardo si notano leseguenti differenze: la chiesa ribaltata rispettoal corpo del convento e ha unaltezza inferiore aesso, due grandi finestre ad arco sono collocatenella sezione del corpo di fabbrica adiacente eortogonale alla chiesa, e il campanile pi bassodi quello attuale, con un solo ordine di finestre.Sono presenti una sorta di transetto, un altomuro di recinzione, un edificio retrostante alcorpo del convento e a esso ortogonale, e unal-tra costruzione staccata e arretrata rispetto allafacciata a destra sullo sfondo. I punti di contattotra il disegno e la realt sono invece nella faccia-ta della chiesa che presenta un rapporto altezza-larghezza simile, dotata di unapertura circola-re centrale ed ornata con tre acroteri. Anche lasporgenza posteriore della chiesa potrebbevagamente ricordare il corpo scala del conventosituato nel lato est. I pochi elementi riconoscibi-li sembrerebbero per posti in maniera casuale,come se Gherardo avesse ritratto ledificio sullabase di un racconto o disegnandolo a memoria.Ma se si cambia il punto di osservazione e siconfronta il disegno con laspetto attuale delle-dificio dallangolo sud-ovest (ill. 10) da un pic-colo sentiero sterrato sulla collina adiacente aumentano gli elementi di verosimiglianza. La-nalisi stata facilitata anche dallausilio di unmodello ligneo in scala 1:200 che ricostruisce lafabbrica delle Grazie secondo il disegno di Ghe-rardo (ill. 21, 22).

    Se si esclude il volume corrispondente allau-la della chiesa attuale (quella seicentesca su pro-getto di Girolamo Genga), si ha unesatta succes-

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    tervento seicentesco alla chiesa si configurcome una sorta di rivestimento che si inseriscenellinvolucro genghiano. Non si pu escluderetuttavia che questo intervento possa essere statoripreso dal progetto originale di Genga, inquanto lastrattezza delle specchiature e la formadelle nicchie ricordano da vicino laspetto inter-no del San Giovanni Battista di Pesaro84. La fab-brica doveva essere gi conclusa il 18 marzo1627, quando Francesco Maria II, con solennicelebrazioni, fece traslare in essa la salma diGiovanni della Rovere85, e la fece porre in unatomba al centro dellaula, davanti ai gradinidaccesso al coro86. Le due cronache di frateGrazia, la Cronichetta e la Vita di Giovanni, nelleparti che descrivono il funerale del prefetto87,affermano in maniera univoca che il corpo delprefetto era stato collocato sopra lo cancello inmezzo da la dicta chiesa. Al contrario, nelle duememorie riguardanti la traslazione della salma88,leggiamo, che le spoglie del duca provenivanodalla Sacrestia e nellaltra dalla Chiesetta oSacrestia. Evidentemente fra il 1522, annodella testimonianza di frate Grazia, e il 1627, lesue spoglie erano state spostate nella sacrestia,forse per proteggerle durante i lavori di amplia-mento della chiesa. Il luogo dove Giovanni erastato originariamente sepolto, sopra lo cancel-lo, doveva trovarsi nelle vicinanze dellaltaredella chiesa pontelliana e dunque a ridosso del-lampliamento genghiano: una posizione sco-moda per i lavori e pericolosa per lintegrit delcorpo. Lidentificazione fra chiesetta e sacre-stia fornita dal Libro Maestrale potrebbe averesenso se durante i lavori la sacrestia fosse statausata come chiesa provvisoria.

    17. Senigallia, Santa Maria delle Grazie, planimetria del primo piano. In nero le stanze dellappartamento di Giovannidella Rovere, tratteggiato il perimetro dellampliamento di Girolamo Genga (disegno di F. Benelli).

  • sione chiesa-campanile-corpo conventuale. Lasporgenza posteriore della chiesetta del Ciboassume unesatta corrispondenza alla realt se lasi relaziona con la ripresa muraria esistente sullafacciata esterna ovest dellaula a 2,5 m dallo spi-golo di congiunzione con il coro (ill. 15); talediscontinuit diventa quindi, nel disegno, il can-tone posteriore del transetto. Dunque la chiesaritratta dal Cibo corrisponde, salvo la minorealtezza, allattuale coro. Le pareti laterali doveva-no arrivare a circa 10 m dallattuale quota di cal-pestio, corrispondente alla larghezza esterna dellachiesa, l dove riscontrabile nella parete odier-na una disomogeneit di aspetto dei mattoni, eche coincide allinterno con la seconda rastrema-zione della muratura (ill. 16-19). Inoltre, se siconfronta la pianta della chiesa cos delimitatacon quella di SantAurea a Ostia opera certa diBaccio Pontelli degli anni Ottanta, commissiona-ta da Giuliano della Rovere si nota non solo unaperfetta corrispondenza dimensionale e propor-zionale, ma anche un uguale rapporto volumetri-co costituito da due cubi accostati.

    Le due grandi aperture ad arco visibili dietroalla chiesa corrispondono alla sezione verticaledel corridoio e allaccesso alla futura stanza excappella, posti al primo piano e visibili, per laloro ubicazione, solo se al momento della vedu-ta laltezza della copertura della chiesa quellaipotizzata. La sezione del corpo di fabbrica cosdisegnata non comporta lesistenza al primopiano dellambiente a pianta quadrata adiacentea sud del corridoio, sopra la sacrestia. Daltraparte dallesame della fotografia del 1924 (ill. 5)91si nota una continuit muraria in altezza fino alsolaio della loggia. Non possibile rilevarne laquota dal basso perch la superfetazione del cor-ridoio adiacente alla parete esterna della sacre-stia ne impedisce lanalisi. Forse la parete sud eracostruita interamente e mancavano solo i muriche delimitano la stanza a ovest e a nord e lafalda della copertura. Non doveva essere realiz-

    zata neppure la serie di cinque celle al primopiano sulla facciata sud; questa parete al primopiano doveva fermarsi, partendo da est, alla lineadi ammorsatura che situata dopo la prima cellaa fianco del corridoio, a circa 6 metri dallo spi-golo orientale; la parete esterna diventa provvi-soriamente quella sud del corridoio (ill. 17). Sigiustifica cos la disposizione asimmetrica dellefalde di copertura: se il colmo coincide con las-se del corridoio si ottiene una falda pi lungaverso nord e pi corta a sud. Non nemmenorealizzato lavancorpo che prolunga il corpo difabbrica nord e che costituisce il braccio cortonord del chiostro minore. Le tre aperture sullato della chiesa, cos come le due feritoie delcorpo sporgente non esistono pi, murate forsedurante i lavori dampliamento e definitivamen-te cancellate dai restauri della parete eseguiti nel195492. La sporgenza a ovest della chiesa, per lesue dimensioni compatibili con la grandezza diuna cella, doveva essere linizio di un braccio didue piani che delimitava a ovest un secondochiostro mai realizzato, e le due feritoie sonointerpretabili come finestre relative alle duecelle sovrapposte (ill. 9, 21). Ledificio a destrasullo sfondo, probabilmente il fienile, dovevaessere staccato dal corpo del convento e solo pitardi venne integrato a esso.

    La posizione della chiesa cos descritta com-porta un ingresso sulla fronte sud e laltare mag-giore sul lato opposto a nord; ne consegue chedoveva essere previsto un sistema di scale perlaccesso allaula, poich la quota di calpestio delpavimento della chiesa era superiore a quella delterreno. Le buche pontaie che ora sono dispostesimmetricamente, degradanti verso lasse centra-le della facciata dallalto verso il basso e al disotto della originale quota di campagna, dovreb-bero testimoniare lattacco delle scale alla pare-te93. Non avrebbe senso infatti montare impalca-ture sul muro della costruzione al di sotto dellaquota di campagna tranne in caso di rifacimento

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    18. Senigallia, Santa Maria delle Grazie, interno della chiesa. Particolare nella foderainterna crollata in parte nel 1995 che rivela, nel retro, una parete intonacata predisposta ad affresco (foto F. Benelli).

    19. Senigallia, Santa Maria delle Grazie,sottotetto del coro. Si nota la rastremazionedel muro che dimostra la successione dellediverse fasi costruttive e le predisposizioninel muro per linserimento delle travi di copertura (foto F. Benelli).

  • delle murature di fondazione94 e con relativosbancamento di terreno (cosa realmente accadu-ta nel nostro secolo e forse anche prima). Questosistema di scale non viene ritratto nella veduta diGherardo in cui il portale della chiesa al livellodella quota di campagna. Dobbiamo quindi sup-porre che la morfologia del terreno sia cambiatain seguito a lavori di consolidamento avvenutidopo la chiusura dellaccesso da sud, non essen-do pi necessaria la continuit di quota fra ester-no e interno. Anche il convento doveva averelingresso principale a sud, opposto a quelloodierno (ill. 20); infatti nel chiostro maggiore lascala principale a sud, e i locali di servizio qualila cucina, le dispense e la canova sono sul latonord, opposto a quello daccesso come era usocomune. Anche i peducci del chiostro maggiore,collocati su quello che in questa ipotesi diviene ilpercorso principale ingresso-scala, hanno delledecorazioni pi prestigiose: lo stemma di CarloVIII, quello di Giuliano della Rovere e limma-gine di San Francesco che riceve le stimmate (ill.7, 8), figure che rappresentano per Giovanni duelivelli di protezione, quella terrena, politico-militare, e quella spirituale e religiosa. Il disegnodel Cibo dunque ci d unimmagine quasi foto-grafica della fabbrica. Pur essendo pubblicatanel 1596, essa registra una situazione di circacentanni precedente. Ne deriva che il disegnodovrebbe essere stato eseguito intorno al 1495-97 non da Gherardo non ancora nato e nem-meno dal padre Aranino (1484-1568), troppogiovane in quegli anni e attivo nelle Marche solodai primi decenni del XVI secolo e del quale si sache era un buon disegnatore95. Potrebbe trattarsidi unimmagine realizzata da un buon vedutista eacquisita, da Gherardo o dal padre, e ripresa inseguito per il vescovo di Senigallia. Daltrondenello stesso manoscritto esistono altre immagini(datate) ricavate da modelli del 1571. Gherardopoteva quindi disporre di un fondo personale divedute, approntate o acquistate durante tuttolarco della sua lunga vita, che riutilizzer alletdi 84 anni quando ricevette dal vescovo lincari-co di illustrare il manoscritto96.

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    ConclusioniIl complesso delle Grazie racchiude dunque ele-menti di interesse che spaziano dalla committen-za, agli architetti, dalla qualit delledificio aisuoi usi. Mentre lintervento di Girolamo Genganon aggiunge molto al profilo che gi si conoscein quanto limitato e postumo, quello di Pontellirisulta invece altamente significativo per il valo-re dellarchitettura espressa e aiuta a megliocomprendere i desideri e la figura di GiovanniDella Rovere97. Linizio degli anni Novanta delXV secolo rappresentarono per Baccio un perio-do di intensa attivit edilizia svolta soprattuttonelle Marche98. Durante il cantiere del palazzodella Cancelleria, cominciato fra 1488 e 1489circa99, Baccio oltre alle rocche marchigianeottenne nel giro di due o tre anni gli incarichi,contemporanei alle Grazie, del palazzo di GiulioCesare Varano a Camerino e di Santa MariaNuova di Orciano per poi concludere la sua car-riera (documentata) fra il giugno e il dicembredel 1492 presso la rocca di Reggio Calabria100. LeGrazie quindi appartengono alla fase maturadellevoluzione pontelliana, nella quale emergeuna notevole pratica compositiva che produceuna planimetria vicina a quelle che Francesco diGiorgio rappresenta per i suoi conventi ideali eaddirittura superandole in eleganza ed efficacianella disposizione a svastica delle celle delprimo piano e nella generale funzionalit delledistribuzioni101. A questa chiarezza planimetricasi contrappone tuttavia una scelta di elementistilistici alquanto disomogenea, che contraddi-stingue anche il palazzo varanesco di Camerinoe la chiesa di Orciano. Tali elementi sono soprat-tutto i capitelli e i peducci dei chiostri di tipolombardo-adriatico e le finestre a croce guelfa,diffuse gi da alcuni decenni soprattutto a Romae nella fascia centro-settentrionale del versanteoccidentale della penisola. proprio lo scartofra labilit compositiva e la meno rigorosa (mala pi appariscente per un osservatore) sceltadello stile degli elementi architettonici che nonelegge Baccio fra le superstar dellarchitetturaitaliana del Quattrocento102.

    20. Modello ligneo di ricostruzione di Santa Maria delle Grazie secondo la veduta da sud-ovest di Gherardo Cibo.

    21. Modello ligneo di ricostruzione di Santa Maria delle Grazie secondo la veduta da nord-ovest di Gherardo Cibo.

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    Appendice

    Documento IFirenze, Archivio di Stato, Ducato di Urbino, Cl.III, fil. XXXVIII, f. 159r. Dal Fattor di Sinigaglia 30 Luglio 1630. Nel tempo di Sisto Quarto, prima detto France-sco della Rovere, tornando il Signor Conte Fede-rico di Montefeltro da Napoli, pass per Roma, efu a Baciare i Piedi a Sua Santit, dalla Quale fuanco ricevuto alla grande, et allhora sua Beatitu-dine concesse alidetto Signor Conte, tittolo diDuca, col quale mentre si tratteneva in Roma fecetrattare dal Signor Cardinal si Santa Prassede,parentado, con Don la Signora Giovanna figliadi detto Signor Duca, al Signor Prefetto GiovaniNipote di Sua Beatitudine, qual Matrimonio conGesto Universale fu concluso; dopoi il SignorPrefetto Giovanni, sotto li 12 Ottobre 1474 dalPontefice suo Zio, fu creato, et dichiarato Signo-re di Sinigaglia, e suo Vicariato, e sotto li 28dicembre del medemo Anno, detti Signori fecerolintrata nella Citt di Sinigaglia pigliandone ilSignor Prefetto Giovanni possesso, si come have-va anco fatto prima daltre terre, e luoghi delVicariato; perch per quanto dicono alcuni (qualiattestano esserci una certa Cronicha di monsignorGonzagaa) Vedendo il Signor Prefetto Giovannino haver figli, si avoti a San Francesco che otti-nendo Sua Detta Maist la gratia dhaver figli, egli voleva far edificare Una Chiesa, e Convento ad

    Honore di detto Santo, e per gratia di Dio, hebbe un figlio che fu Il Signore Duca Franesco MariaPrimo, per la qual gratia, e conforme al Voto, feceedificare nella Silva della Madona del Pino, doveera una Chiesetta cos chiamata, Un Convento, eChiesa de Frati di San Francesco Osservanti, horarifomati la qual Chiesa per detta gratia fece chia-mare La Madonna delle Gratie. In oltre dettoSignor Prifetto fece edificare un apartamento vihabit spesso et dopo lui vi hanno habitato, e sonoandati glaltri Serenissimi Signori Duchi Patroni.Nel edificio suddetto in ***** [detti?] luoghi, eparticolarmente sopra le Porte, vi scolpito ilnome del Signor Prifetto, come in alcuniIO:PRE, et in alcuni IO:DUX, et nelle Pietredella Cisterna di detto Convento vi sono lArmidella Serenissima Casa della Rovere. DellAparta-mento fatto come di sopra per i Sserenissimi,hoggi non vi altro, chuna stanza detta la Came-ra Ducale, nella quale no vi si habita, et il resto, stato accomodato per Dormitorio, et uno de fratidi detto Convento Nella Chiesa del quale, sepolto il Corpo del Suddetto Signor PrefettoGiovanni, Che mor lAno 1501 ad 6 di novem-bre. Si ha per relatione de Vecchi di questo Paese,e no in altra maniera, che ad Immemorabili nosolo detto luogho e stato possedeno, et habitatodal Signor Prefetto Giovani e dopo da Serenissi-mi Padroni, Duchi dUrbino, ma anco tutta laSelva, che circonda detto luogho, nella quale altri no hanno mai esercitato dominio, ne posesso alcu-no; anzi ch li ****, che sono stati per il passato per

    famiglia in detto Convento, et anco di presenti no hanno mai hauto ardire, ne ardiscono tagliarlegnami in detta Silva senza licenza de Serenissi-mi Padroni, o, suoi Ministri, e fattori, quali sem-pre hanno tenuta cura, e procurata la conservatio-ne, e mantenimento di detta Silva. aLa certa cronica del monsignor Gonzaga da indivi-duarsi nella cronaca del 1587 di Francesco Gon-zaga, vedi n. 28.

    Documento IIFirenze, Archivio di Stato, Ducato di Urbino, Cl. I,Div. G, fil. CCLIV, 2, f. 653 (foglio in pessimecondizioni). Senigallia, 6 marzo 1531.Illustrissimo Signor mio Collen.mo Signore.Viene il Signor Aranino Cibo mio Cognato perdedicar Ghirardo suo figliolo e mio nepote, eter-na servit in Illustrissimo Signor *** patre e cu. *s. supplico quella vogli per amor mio veder luno elaltro volentieri e *** io habi dato per Signore alSignor Illustrissimo macho haverlo dato a lei,per la si degnasse tenerlo anche per Signor suo eservirsene senza *** rispetto al modo che la ***forza gi singularissima, psuadendomi li debiaasser grato no essendo in tutto nudo di alcunabona qualit, tra le quale ha il desegnare, et quadola no hara in Gegha appresso, venedoli una vogliapi et un altra di fogie, porra di esso valerse, cossdogni altra cosa et la retrover, esso a servitio suo,ne altro occorrendomi a nostro signore senza finemi racomado. di senogallia alli 6 di marzo 1531.

    Questo testo la sintesi di una parte dellamia tesi di laurea discussa presso laFacolt di Architettura dellUniversitdegli Studi di Roma La Sapienza nel-la.a. 1995-96, relatore prof. Pier NicolaPagliara, co-relatore prof. Paolo Marconi. Il saggio non sarebbe stato possibilesenza le persone che di seguito vado aelencare e alle quali sono profondamen-te grato: il prof. Sergio Anselmi diretto-re del museo della Mezzadria (situato inuna parte del convento delle Grazie),larch. Augusto Bacchiani, il dr. Gabrie-le Barucca, il dr. Maurizio Benelli, laprof. Marinella Bonvini Mazzanti, laprof. Mariella Bonvini Triani, il prof.Howard Burns, Maria Cagnoni per ilmodello, il prof. Francesco Paolo Fiore,il dr. Eros Gregorini direttore dellAr-chivio Storico del Comune di Senigallia,il prof. Paolo Marconi, ling. LorenzoMarzocchi, la dott. Silvia Moretti, AnnaMaria Moro per il rilievo, la prof. MariaTeresa Moro, la prof. Manuela Morresiper i fondamentali consigli e la riletturadel testo, Adriano Nanni, il prof. ArnoldNesselrath, la signora Maria VittoriaPellizzari, padre Bernardino PulcinelliOFM direttore dellArchivio Provincialedei Frati Minori delle Marche. Da ulti-mo devo la mia riconoscenza al prof.Pier Nicola Pagliara per la sua genero-sit e pazienza.

    1. Si segnalano: A. Baviera, Intorno allachiesa e convento di Santa Maria delle Gra-zie, in Bollettino della societ degliamici dellarte e della cultura in Senigal-lia, I, 1922-1923, pp. 2-7; P.E. Vecchio-ni, Il convento di Santa Maria delle Graziein Senigallia nella storia e nellarte, inBollettino della societ degli amici del-larte e della cultura in Senigallia, II,

    1924, pp. 6-46; S. Anselmi, Il conventodelle Grazie, Senigallia 1963.

    2. La mancanza di unanalisi di questotipo dovuta anche allassenza di rilievidelledificio fino a tempi recenti: nonrisulta eseguito, almeno fino al 1930, unrilievo particolareggiato e affidabile. Inquellanno, in occasione di un restauroper danni provocati da un forte terremo-to, la Soprintendenza per i beni ambien-tali e architettonici di Ancona (dora inpoi SBBAA) redige un accurato rilievodel prospetto nord ed est a scala 1:50:SBBAA, Archivio Storico, bb. AN 294,fogli sciolti.

    3. Per frate Grazia si veda: M. BonviniMazzanti, Tra XV e XVI secolo: lopera sto-riografica di Frate Grazia di Francia, inFonti e Documenti (Studi in onore diLorenzo Bedeschi), II, 3, fasc. 14, 1985;M. Bonvini Mazzanti, Frate Grazia diFrancia, storico dei Della Rovere tra XV eXVI secolo, in Studi Senigalliesi. Bolletti-no della societ degli amici dellarte edella cultura, 1985-1986, pp. 119-134.

    4. Citt del Vaticano, Biblioteca Aposto-lica Vaticana (dora in poi BAV), CodiceUrbinate Latino 1023: Frate Grazia diFrancia, La vita e gesti della bona memoria:Sig[nore] Iohan Prefetto, ff. 321-322 (dorain poi Frate Grazia, La vita).

    5. Falconara (AN), Archivio Provincialedei Frati Minori delle Marche (dora inpoi APFMM), Frate Grazia di Francia,Cronichetta, da lui iniziata nel 1522 e con-tinuata dai priori del convento suoi successorifino al 1862 (dora in poi Frate Grazia,Cronichetta). Vedi anche G. Pagnani,LOsservanza nelle Marche nel primo tren-

    tennio del secolo XVI, in Le origini dellariforma Cappuccina, atti del convegno distudi storici (Camerino, 18-21 settembre1978), Ancona 1979.

    6. Per Giovanni della Rovere si veda ilfondamentale studio di M. Bonvini Maz-zanti, Giovanni della Rovere. Un principenuovo nelle vicende italiane degli ultimidecenni del XV secolo, Senigallia 1983, p.13, con un paragrafo dedicato alla fonda-zione del convento. Vedi anche F.Petrucci, alla voce Giovanni della Rovere,in Dizionario biografico degli italiani, 37,Roma 1989, pp. 347-350.

    7. P.L. Siena, Storia della citt di Senigal-lia, Senigallia 1746, p. 154; L. vonPastor, Storia dei Papi, Roma 1961, II, p.482; Bonvini Mazzanti, Giovanni dellaRovere, cit. [cfr. nota 6], pp. 13-14.

    8. Frate Grazia, La vita, ff. 321-322.

    9. Bonvini Mazzanti, Frate Grazia diFrancia, cit. [cfr. nota 3], p. 122.

    10. Per la cronologia di San Bernardinosi veda H. Burns, San Bernardino a Urbi-no, in F.P. Fiore, M. Tafuri (a cura di),Francesco di Giorgio architetto, Milano1995, pp. 250-258.

    11. interessante notare come il croni-sta, non a caso, usi la parola luogo: nel lin-guaggio francescano locus indica un prov-visorio punto di riferimento e di ritrovo,per lo pi occasionale, di propriet di altriistituti religiosi, di chiese, di privati o dicomunit cittadine ecc. e assume il signi-ficato di luogo dove si trovano i frati,pi che luogo appartenente de jure ai frati.Cfr. L. Pellegrini, Gli insediamenti degli

    ordini mendicanti e la loro tipologia, conside-razioni metodologiche e piste di ricerca, inMlanges de lEcole Franaise de Rome.Moyen ge-temps modernes, 89, 1977.

    12. Frate Grazia, Cronichetta, f. 24. unannotazione scritta con calligrafia pitarda ma sempre cinquecentesca.

    13. Senigallia, Archivio Comunale (dorain poi ACS), Catasto Rustico Roveresco, f.CX, senza collocazione.

    14. F. Mingucci, Stati Dominii, Citt,Terre e Castella dei Serenissimi Duchi ePrencipi Della Rovere tratti dal Naturale daFrancesco Mingucci (BAV, Codice Barberi-niano Latino 4434, f. 112r).

    15. Lo si deduce da una descrizione delconvento e della zona circostante conte-nuta in una lettera inedita del 30 luglio1630 del fattore di Senigallia al ducaFrancesco Maria II della Rovere che sitrascrive integralmente in Appendice,Documento I.

    16. A. DArquata, Cronaca della RiformataProvincia della Marca, Cingoli 1983, p. 132.

    17. Frate Grazia, La vita, ff. 321-322.

    18. Dalla planimetria si deduce soltantoche la chiesa ad aula unica con coro eabside semicircolare e il convento dotato di tre chiostri, cfr. Storia e archi-tettura di antichi conventi monasteri e abba-zie della citt di Vercelli: mostra documenta-ria, catalogo a cura di M. Cassetti et al.,Vercelli 1976, pp. 43-50; A.M. Brizio (acura di), Catalogo delle cose darte e danti-chit dItalia. Vercelli, Roma 1984, pp.112-113.

  • 19. M. Bertagna, LOsservanza di Siena,cenni storici e guida, Siena s.d. [1963]; E.Bulletti, Il convento dellOsservanza a Siena,cenni storici e guida, Firenze 1925; M.Cordaro, Larchitettura della basilica e delconvento dellOsservanza, in AaVv, LOsser-vanza di Siena, Milano 1984, pp. 21-50.

    20. M. Tafuri, Le chiese di Francesco diGiorgio Martini, in Fiore, Tafuri (a curadi), Fancesco di Giorgio, cit. [cfr. nota10], p. 26.

    21. La chiesa dellOsservanza stata gra-vemente danneggiata dai bombardamentidel 1944 e la ricostruzione permette sol-tanto di intuire limpostazione generale.Esistono tuttavia antichi rilievi e fotogra-fie ottocentesche pubblicate da Cordaro,Larchitettura, cit. [cfr. nota 19], cheaiutano a capirne laspetto originale.

    22. Cordaro, Larchitettura, cit. [cfr.nota 19], p. 30; C.H. Clough, PandolfoPetrucci e il concetto di magnificenza, inA. Esch, Ch.L. Frommel (a cura di),Arte, committenza ed economia a Roma enelle corti del Rinascimento (1420-1530),Torino 1995, pp. 383-397.

    23. Cordaro, Larchitettura, cit. [cfr.nota 19], p. 30.

    24. A. Milanesi, Documenti per la storiadellarte senese, I-II, Siena 1854-56, II, pp.440-441.

    25. Custodito presso la Alte Pinakotek diMonaco di Baviera. Ricordiamo che unapala del pittore umbro da sempre allin-terno della chiesa delle Grazie, assiemealla cosiddetta Madonna di Senigallia diRaffaello, questultima trasferita alla finedel XIX secolo presso la Pinacotecaregionale delle Marche a Urbino, dopoessere stata rubata dalla chiesa e in segui-to ritrovata alla stazione Termini di Romapronta per essere spedita in Inghilterra.

    26. Senigallia, Biblioteca ComunaleAntonelliana, F. Petri Rodulphi, Senogalliaet comitis historiarum libri duo quibus haeccontinetur: de Prima urbis Senogalliae origi-ne: de Episcopis & praeclaris eorum gestis, quiSenogalliensis Ecclesiae praefuerunt: itemquede universis Diocesis Ecclesiis: de eorundembonis: de Rectoribus & ipsorum officiis. Qui-busdam alijs ad salutarem eruditionem inter-postis. Anno MDLXXXXVI, f. 43r.

    27. Non va dimenticato che lubicazionee la struttura delledificio conventualemendicante, come anche la consistenzanumerica dei frati, erano strettamentecondizionate dalle possibilit di sussisten-za che la comunit o il benefattore pote-vano offrire. Linsediamento mendicanteha per definizione uneconomia dipen-dente. Pellegrini, Gli insediamenti degliordini mendicanti, cit. [cfr. nota 11].

    28. Nel 1587 il francescano e storico del-lordine Francesco Gonzaga scrive illu-strissimi Francisci Mariae Urbinatumquoq.; Ducis Pater, prolem, quae sibisuccederet (laborat siquidem sterilitate)Deo opt. Max. se ex voto obstriuxit ut sieam obtineret fratribus Minorus Regula-ris Observantiae conuentum aedificatu-rus esset (APFMM, F. Gonzaga, De ori-gine seraphica religionis franciscana eiusqueprogressibus, de regularis observancia insti-tutione, forma ad ministrationis ac legibus

    admirabilique eius propagatione F. FrancisciGonzagae eiusdem religionis ministri gnalisad S-D-N Sixtus X opus in quatuor partesdivisum earum quid unaquaeque contineatsequens pagina indicabit Roma 1587). IlRidolfi nel 1596 accenna In medio Syl-vae ea parte qua rami arborum in excel-sus protendunt, olim aedicula erat, quamJoannes de Ruere Almae Urbis et Seno-galliae Praefectus Dux Soranus, Viromni Christiana pietate insignis inamplum Monasterium magnis sumptibuspromovit, hac ut fertur occasione (PetriRodulphi, Senogallia et comitis, cit. [cfr.nota 26]). Il fattore di Senigallia ribadi-sce Conforme al voto, cfr. la lettera delfattore del 30 luglio 1630 in Appendice,Documento I. Ancora il Wadingus(Wadding) nel 1648: propter obtenamcoelitus prolem integre conditum(Annales Fratrum Minorum, VII,1648, I ed., p. 274). Infine anche il Siena,storico di Senigallia, nel 1746 (traendoper la notizia da Gonzaga, Ridolfi eWadingus), conferma che ledificiovenne eretto per ladempimento di unvoto (Siena, Storia, cit. [cfr. nota 7]).

    29. Di questo parere anche BonviniMazzanti, Giovanni della Rovere, cit.[cfr. nota 6], p. 227. La voce su France-sco Maria I della Rovere, con sorpresa,non compare nel Dizionario biograficodegli italiani.

    30. Frate Grazia, La vita, f. 322. Tutti ipassaggi riportati fino al capoverso si tro-vano in questo foglio. Fu dissegnato vainterpretato come venne raggiunto (unaccordo economico).

    31. Il termine disegnare riacquista ora ilsignificato di elaborare graficamente;lambivalenza di questo termine comu-ne nel linguaggio del tempo e dimostra lapadronanza della lingua volgare e quindilaffidabilit da parte del frate che diorigine francese.

    32. Frate Grazia, Cronichetta, f. 3r. Per irapporti di committenza fra Giovannidella Rovere e Baccio Pontelli si veda F.Benelli, Baccio Pontelli, Giovanni DellaRovere, il Convento e la Chiesa di SantaMaria delle Grazie a Senigallia, in Qua-derni dellIstituto di Storia dellArchitet-tura, n.s., fasc. 31, 1998, pp. 13-26, inparticolare n. 13 a p. 24.

    33. M. Morresi, Baccio Pontelli tra roma-nico e romano: la chiesa di S. Maria nuova aOrciano di Pesaro, il Belvedere di InnocenzoVIII e il palazzo della Cancelleria, inArchitettura. Storia e Documenti,1991/96, 1996, pp. 99-151, in particolarepp. 101-108. inclusa una bibliografiaaggiornata su Baccio Pontelli.

    34. Era uso comune che artisti come Bac-cio DAgnolo o Antonio da Sangallo ilVecchio, o anche il maestro di Baccio, ilFrancione, mantenessero attive a Firenzele loro botteghe di legnaiuoli anchequando lavoravano come architetti.

    35. Frate Grazia, Cronichetta, f. 3r.

    36. Bonvini Mazzanti, Giovanni dellaRovere, cit. [cfr. nota 6], pp. 310-317. Iltestamento autografo di Giovanni dellaRovere, datato 20 gennaio 1495, tra-scritto dallautrice integralmente inappendice. Il documento originale con-

    servato a Firenze, Archivio di Stato(dora in poi ASF), Ducato di Urbino, cl.III, fil. III a. 4.

    37. L. von Pastor, Storia dei Papi, Roma1942, III, p. 373.

    38. Bonvini Mazzanti, Giovanni dellaRovere, cit. [cfr. nota 5], pp. 203-231.

    39. ACS, Libro Maestrale del Convento diSanta Maria delle Grazie di Sinigaglia,ristaurato il p Gennaio 1749 in cui sononotate tutte le memorie del Convento, e del-lOspizio, nota s.d.

    40. Si veda lultimo paragrafo Il proble-ma dellimmagine attribuita a GherardoCibo. Non devono stupire un conventocon due chiostri e una chiesa di piccoledimensioni: queste caratteristiche sonoampiamente diffuse nei conventi deiminori osservanti e anche Francesco diGiorgio nelle piante dei conventi ideali,ma anche in San Bernardino e SantaChiara a Urbino, non inserisce spaziecclesiastici di grandi dimensioni. Lachiesa infatti doveva essere sufficiente-mente ampia per accogliere il numero deifrati del convento, soprattutto se questoera in aperta campagna. Per una panora-mica di piante di conventi francescaninelle Marche si veda: F. Benelli, Il Codice2/17 dellArchivio dei Minori Francescani diSantIsidoro in Roma, in Il Disegno diArchitettura, 15, aprile 1997, pp. 76-81.

    41. Bonvini Mazzanti, Giovanni dellaRovere, cit. [cfr. nota 6], pp. 263-264.

    42. R. Pane, Il Rinascimento nellItaliameridionale, I-II, Milano 1975-77, II,1977, pp. 211, 212, 219. Questo docu-mento viene utilizzato per la prima voltain studi pontelliani da P.N. Pagliara,Grottaferrata e Giuliano della Rovere, inQuaderni dellIstituto di Storia dellAr-chitettura, n.s., fasc. 13, 1989, p. 39.

    43. Petri Rodulphi, Senogallia et comi-tis, cit. [cfr. nota 26]. M. Bonvini Maz-zanti, Lopera pastorale di frate PietroRidolfi da Tossignano, in PicenumSeraphicum, XVII, 1984-87.

    44. La veduta nel f. 43r. Cfr. A. Nessel-rath, Gherardo Cibo qui non cognito, inAaVv, Gherardo Cibo alias Ulisse Severinoda Cingoli, Firenze 1989, pp. 10-12; L.Tongiorgi Tomasi, Giardino Segreto-Ghe-rardo Cibo, in FMR, 70, 1989, p. 60.

    45. Vecchioni, Il convento di Santa Mariadelle Grazie, cit. [cfr. nota 1], p. 26.

    46. Per il confronto tra il disegno diGherardo e la costruzione realmente esi-stente si veda lultimo paragrafo.

    47. Sono ancora riscontrabili sulle paretiesterne le ammorsature ondulate dellamuratura che segnano i limiti delle fasistagionali del cantiere.

    48. Per ulteriori confronti con la chiesadi Ostia si veda Benelli, Baccio Pontelli,Giovanni Della Rovere, cit. [cfr. nota32], pp. 14-16.

    49. Cfr. M. Sanudo, I diarii (MCCCCXC-VI-MDXXXIII), a cura di R. Fulin, F.Stefani, N. Barozzi, G. Berchet, M. Alle-gri, I-LVIII, Venezia 1879-1903, I, col.

    650; Bonvini Mazzanti, Giovanni dellaRovere..., cit. [cfr. nota 6], pp. 286-287.

    50. Avrebbe poco senso infatti che Gio-vanni imponga come volont testamenta-ria di finire al pi presto la fabrica intesacome appartamento, cio come residenzada lui voluta per suo comodo e misura.

    51. Cfr. Appendice, Documento I.

    52. Roma, Archivio Centrale di Stato(ACSR), Archivio Tribunale dellaSacra Rota, Decisioni a Stampa, b. 1929,anno 1816.

    53. Vecchioni, Il convento di Santa Mariadelle Grazie, cit. [cfr. nota 1], p. 14.

    54. LItalia ha una antica tradizione dipalazzi allinterno di monasteri che partedal IX secolo, in epoca carolingia. Essierano destinati al soggiorno dei sovrani evenivano denominati Klosterpfalz, postiin luoghi al di fuori ma non distanti daicentri abitati. Esempi di questo tipo sonolabbazia di Farfa e quella di Nonantola.Cfr. C. Brhl, Il Palazzo nelle citt ita-liane, in Centro studi sulla spiritualitmedievale, La coscienza cittadina neiComuni italiani del Duecento, atti del con-vegno di studi (Todi, 11-14 ottobre1970), Todi 1972, pp. 263-282. Si ricor-da che anche Cosimo de Medici si rita-gli uno spazio privato allinterno dellabadia fiesolana costituito da un ingresso,uno studio, un letto e altri conforti. Cfr.D. Kent, Cosimo de Medici and FlorentineRenaissance, New Haven-London 2000,pp. 212-214.

    55. Per la genesi rinascimentale di questatipologia: J.S. Ackerman, Sources of theRenaissance Villa, in M. Meiss (a cura di)Studies in Western Art: Acts of the Twen-tieth International Congress of the History ofArt, I-II, Princeton 1963, I, pp. 6-18,ried. in J.S. Ackerman, Distance Points,Cambridge (Mass.)-London 1991, pp.303-324, con aggiunta di bibliografia;D.R. Coffin, Pope Innocent VIII and theVilla Belvedere, in I. Lavin, J. Plummer (acura di), Studies in Late Medieval andRenaissance Painting in Honour of MillardMeiss, I-II, New York 1977, I, pp. 88-97;F.P. Fiore, M. Tafuri, Il monastero e la chie-sa di Santa Chiara ad Urbino. Anni ottantadel XV secolo e sgg., in Fiore, Tafuri (a curadi), Francesco di Giorgio, cit. [cfr. nota10], pp. 280-288; M. Tafuri, Marten vanHeemskerck, veduta del Belvedere di Inno-cenzo VIII, ivi, p. 292; Morresi, BaccioPontelli, cit. [cfr. nota 33], pp. 124-133.

    56. Il palazzo non datato e scarsissimesono le notizie sulla sua storia. Laspettoesterno tuttavia suggerirebbe uno stiletardo quattrocentesco. Cfr. F. Mariano,Architettura nelle Marche dallet classica alLiberty, Firenze 1995, pp. 187, 227.

    57. Si ricorda che il 24 novembre 1475Ferdinando dAragona nomina Giovanniduca di Sora in sostituzione del cuginoLeonardo della Rovere morto qualchesettimana prima. Il 17 dicembre dellostesso anno Sisto IV lo nomina prefettodi Roma. I due titoli di Dux e Prefectoappaiono diverse volte scolpiti nellaforma IO DUX e IO PRE sulle cornicidi porte allinterno del convento, chiaroriferimento alle iscrizioni urbinati di FEDUX. Per le nomine di Giovanni si veda

    106

  • 107

    Bonvini Mazzanti, Giovanni della Rove-re, cit. [cfr. nota 6], pp. 57-65.

    58. Baccio aveva gi usato proporzionisemplici con numeri interi di braccia fio-rentine nella cattedrale di SantAurea aOstia. Cfr. Ch.L. Frommel, Kirche undTempel: Giuliano Della Rovere KathedraleSantAurea in Ostia, in H.U. Cain, H.Gabelmann, D. Salzmann (a cura di),Festschrift fr Nikolaus Himmelmann,Mainz am Rhein 1989, pp. 491-505.

    59. Frate Grazia, Cronichetta, f. 16r.

    60. Bonvini Mazzanti, Giovanni dellaRovere, cit. [cfr. nota 6], p. 13.

    61. Frate Grazia, La vita, f. 330.

    62. Burns, San Bernardino a Urbino, cit.[cfr. nota 10], pp. 250-258.

    63. Frate Grazia, La vita, f. 321.

    64. Benelli, Baccio Pontelli, Giovanni dellaRovere..., cit. [cfr. nota 32], p. 19.

    65. Frate Grazia, Cronichetta, f. 16r.

    66. Ivi, f. 3r; Frate Grazia, La vita, f. 334.

    67. Frate Grazia, Cronichetta, f. 3r.

    68. Frate Grazia, La vita, f. 345, doveviene descritta lentit del saccheggio.

    69. Frate Grazia, Cronichetta, dai fogli 1al 38, sono contenute numerose annota-zioni che riguardano memorie di sepol-ture nella chiesa e nel chiostro, di lascitie altre note che testimoniano una certaattivit agricola e ortiva da parte dei frati.

    70. Frate Grazia, La vita, ff. 321-322.

    71. Commutatio ultimae voluntatis bonaememoriae Johannis de Ruvere PraefectusUrbis, quo ad modellum construendi ecclesiamBeatae Mariae de Gratia Senogallien (Archi-vio Segreto Vaticano, Registro delle Suppli-che [ora n. 1369]), anno IX di Giulio II, l.II, c. 136). Pubblicata per la prima voltada Vecchioni, Il convento di Santa Mariadelle Grazie, cit. [cfr. nota 1].

    72. A. Polverari, Senigallia nella Storia, I-III, Senigallia 1985.

    73. Giorgio Vasari, Le vite de pi eccellen-ti pittori scultori ed architettori scritte daGiorgio Vasari con nuove annotazioni e com-menti di G. Milanesi, I-IX, Firenze 1878-1885, VI, 1881, p. 320.

    74. A. Pinelli, O. Rossi, Genga architetto,Roma 1971, p. 279.

    75. Frate Grazia, Cronichetta, f. 4, nelquale sono elencate le elemosine di Fran-cesco Maria I ai frati delle Grazie.

    76. Pinelli, Rossi, Genga architetto, cit.[cfr. nota 74], p. 282. M. Bonvini Maz-zanti, Potere e Res Aedificatoria. Storia dipiazza e palazzo del duca di Senigallia,Senigallia 1992, p. 84.

    77. Devo questa informazione a un casofortuito: durante il rifacimento del pavi-mento della chiesa avvenuto fra lestate elautunno del 1995, crollata una partedellinvolucro interno rivelando nel suo

    retro, staccata da unintercapedine, unamuratura intonacata e predisposta peressere affrescata, che confermerebbe del-lesistenza di una fase intermedia fra lin-tervento di Pontelli e laspetto attuale.

    78. Polverari, Senigallia nella Storia, cit.[cfr. nota 72]. Per gli importanti inter-venti di Guidubaldo II a Senigallia cfr.BAV, Codice Urbinate Latino, 992.

    79. Per i lavori alle Grazie durante que-sto periodo: Frate Grazia, Cronichetta, ff.83v- 85r; ACS, Consigli, vol. 5, e Rubrichedi Libri diversi, inv. 15, Libretto n. 22.

    80. La data con la firma dellautore nel-laffresco situato nella lunetta che chiudeil lato corto nord del chiostro minore.Cfr. una supplica dei frati al consigliocomunale di Senigallia di avvalersi di unpittore di loro fiducia: ACS, ConsigliComunali, anno 1598, f. 258.

    81. Frate Grazia, Cronichetta, f. 47v.

    82. I restauri novecenteschi al conventohanno cancellato la quasi totalit delletracce delle stratificazioni murarie dovu-te alle varie fasi di costruzione. Un inso-stituibile strumento per lanalisi dellemurature, oltre al rilievo dei vari appa-recchi murari, proviene da una serie difotografie conservate presso lIstitutoCentrale per il Catalogo e la Documen-tazione di Roma (dora in poi ICCD).Per la foto del prospetto sud: ICCD,serie E, n. 8848, anno 1924.

    83. Questa aggiunta comporta la modifi-ca delle due finestre della sacrestia cheora, affacciandosi sul corridoio, non pos-sono pi prendere luce; per questo ven-gono alzate in direzione del proprio asseverticale, al di sopra della copertura delnuovo passaggio

    84. M. Groblewski, Die Kirche San Giovan-ni Battista in Pesaro von Gerolamo Genga,Regensburg 1976. Cfr. M.L. Cannarsa,San Giovanni Battista in Pesaro, tesi di dot-torato presso il Dipartimento di StoriadellArchitettura, Istituto Universitario diArchitettura di Venezia (IUAV) 1999.

    85. Frate Grazia, Cronichetta, f. 60, anno-tazione datata 18 maggio 1627.

    86. Vecchioni, Il convento di Santa Mariadelle Grazie, cit. [cfr. nota 1], p. 21.

    87. Frate Grazia, La vita, f. 334; FrateGrazia, Cronichetta, f. 3r.

    88. Frate Grazia, Cronichetta, f. 60, 18maggio 1627. ACS, Libro Maestrale, cit.[cfr. nota 39], f. 111, nota datata 1627.

    89. Scrittura privata fra lo scalpellinoGiovanni Andrea Ascani e i rappresen-tanti della granduchessa di Toscana per lacostruzione del portale della chiesa delleGrazie datata 5 novembre 1684. Inedita.ASF, Ducato di Urbino, cl. II, div. B, fil.XLVIII, cap. 27, c. 126.

    90. Per i dettagli di questi interventi e la-nalisi dei restauri novecenteschi: F. Benel-li, Il Convento e la Chiesa di Santa Mariadelle Grazie a Senigallia. Storia e Restauro,dattiloscritto, tesi di laurea in architetturadiscussa nella.a. 1995-96 presso la Facoltdi Architettura di Roma La Sapienza,

    relatore prof. Pier Nicola Pagliara, co-relatore prof. Paolo Marconi, pp. 22-29.

    91. ICCD, serie E, n. 8848, anno 1924.

    92. La documentazione dei restauri delNovecento conservata ad Ancona:SBBAA, Archivio Storico, b. AN 294.

    93. Sembra altres improbabile che illivello della quota di campagna alloracorrispondesse a quello del calpestio perla presenza di buche pontaie al di sottodi questo.

    94. Queste forse sono state riconsolidatefino allaltezza di 3 metri dalla quota dicalpestio dove riscontrabile una discon-tinuit muraria. Si nota anche che daquota 0 in gi la muratura pi sporgen-te di 2 centimetri.

    95. In una lettera inedita del 16 marzo1531 Aranino Cibo viene descritto eintrodotto dal vescovo di SenigalliaMarco II Vigerio al duca di UrbinoFrancesco Maria I. Si veda Appendice,Documento II. Si veda anche Nesselrath,Gherardo Cibo, cit. [cfr. nota 44], p. 6.

    96. Ivi, p. 114 (ringrazio lautore per gliutili consigli).

    97. Questi argomenti sono gi statiampiamente trattati in: Benelli, BaccioPontelli, Giovanni Della Rovere, cit. [cfr.nota 32]. Le considerazioni che seguononel testo ne rappresentano una sintesi.

    98. Nel 1487 Baccio venne nominatoispettore generale delle rocche dellaMarca da papa Innocenzo VIII, incaricoche viene riconfermato nel 1490. P. Gia-nuizzi, Documenti relativi a Baccio Pontelli,in Archivio Storico dellArte, III, 1890,pp. 296-299; G. De Fiore, Baccio Pontelliarchitetto fiorentino, Roma 1963, p. 103.

    99. Per questo argomento si veda Ch.L.Frommel, Roma, in F.P. Fiore (a cura di),Storia dellArchitettura italiana. Il Quat-trocento, Milano 1998, pp. 411-412, conbibliografia.

    100. Per il palazzo Varano: B. Feliciange-li, Cenni storici sul palazzo dei Varano inCamerino, in Atti e Memorie della RegiaDeputazione di Storia Patria per le Pro-vincie delle Marche, n.s., VIII, 1912, pp.21-61; S. Corradini, Il palazzo di GiulioCesare Varano e larchitetto Baccio Pontelli, inCentro di Studi Storici Maceratesi, Civiltdel Rinascimento nel Maceratese, atti del Vconvegno del Centro di Studi StoriciMaceratesi, Macerata 1971, pp. 186-220.Per Santa Maria Nuova di Orciano: Mor-resi, Baccio Pontelli, cit. [cfr. nota 33], pp.99-151. Per le date di Baccio nel regnoaragonese: Pagliara, Grottaferrata e Giu-liano Della Rovere, cit. [cfr. nota 42], p. 39.

    101. Le planimetrie dei conventi mendi-canti appartengono al Codice TorineseSaluzziano 148, ff. 65r-v. In Francesco diGiorgio, Trattati, a cura di C. Maltese,Milano 1967, I, tavv. 121-122.

    102. Questi argomenti uniti a un profilodella pratica professionale di Bacciocomparata a quella di Francesco diGiorgio sono stati oggetto di studio dichi scrive in un saggio di prossima pub-blicazione.

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