LA STORIA CONTEMPORANEA NELLA SCUOLA 1963 1964 · LA STORIA CONTEMPORANEA NELLA SCUOLA ......

31
LA STORIA CONTEMPORANEA NELLA SCUOLA NOTE SUI LIBRI DI TESTO * Dal febbraio 1963 al marzo 1964 ha avuto luogo a Milano un Corso di aggiornamento di storia contemporanea per insegnanti, promosso dal- l’Istituto Nazionale per la storia del Movimento di Liberazione, dall’Uni- versità e dal Comune di Milano, in collaborazione col Centro Didattico di Firenze, sul tema : « Gli ultimi cinquantanni di storia contempo- ranea » (cfr. il n. 70 di questa rivista, p. 92). Il corso si è articolato in una serie di lezioni pubbliche affidate a noti specialisti e nel lavoro di quattro gruppi di studio : i° I problemi della storia d ’Italia contempo- ranea attraverso 1 libri di testo. 20 I problemi della storia extra-europea. 30 La politica estera del fascismo. 4“ L’età giolittiana e le origini del fa- scismo. In questa sede riprendiamo e sviluppiamo 1 lavori del primo grup- po, che ha esaminato i capitoli dedicati agli avvenimenti contemporanei in un certo numero di libri di testo della scuola media inferiore e superiore. E ’ innanzitutto necessario rilevare per meglio mettere in evidenza l’importanza dell’argomento che secondo la concorde testimonianza degli insegnanti del gruppo di studio gli scolari mostrano il più vivo inte- resse per la storia più recente; ad essa ricorrono accenni in tutti gli anni di scuola, nello svolgimento dei programmi di educazione civica come nelle commeynorazioni di ricorrenze patriottiche e nei continui riferimenti al passato più vicino ed al presente. Per lungo tempo, purtroppo, testi e programmi si sono arrestati al 1919 ed anche ora che i programmi ministe- riali sono stati estesi fino ai giorni nostri, i testi risentono della primitiva impostazione, perchè non basta aggiungere appendici o capitoli, senza modificare la parte precedente nello spirito e nell’equilibrio della narra- zione, per creare un testo moderno, aggiornato e formativo. L ’esame dei libri di testo di storia più diffusi (e di maggior impiego, secondo una rilevazione empirica, nelle scuole milanesi) permette d’altra parte di aprire un discorso su alcuni equivoci fondamentali che pesano sull’insegnamento della storia contemporanea; equivoci che noi crediamo assai gravi, e di natura tale da ripercuotersi sull'intero processo educativo, fino a costituire la nota dominante nell’atmosfera della nostra scuola media. I temi della nascita del fascismo, del suo avvento al potere, del- l’antifascismo, della guerra mondiale e della Resistenza costituiscono infatti argomenti sui quali si esperimenta in modo probante la capacità di un sistema educativo a sollecitare nei giovani la tendenza alla discussione e alla ricerca, al confronto delle idee, all’approfondimento delle ragioni di fondo cui si ispira la vita politica e sociale. * La presentazione e le schede sono state redatte da Luigi Ganapini, Rachele Gruppi Farina, Massimo Legnani, Giorgio Rochat e Angela Sala.

Transcript of LA STORIA CONTEMPORANEA NELLA SCUOLA 1963 1964 · LA STORIA CONTEMPORANEA NELLA SCUOLA ......

LA STORIA CONTEMPORANEA N ELLA SCUOLA

NOTE SUI LIBRI DI TESTO *

Dal febbraio 1963 al marzo 1964 ha avuto luogo a M ilano un Corso di aggiornam ento d i storia contemporanea per insegnanti, promosso dal- l ’Istituto Nazionale per la storia del M ovim ento d i Liberazione, dall’ U ni- versità e dal Com une di M ilano, in collaborazione col Centro Didattico di Firenze, sul tema : « G li ultim i cin qu an tann i d i storia contem po-ranea » (cfr. il n. 70 di questa rivista, p. 92). Il corso si è articolato in una serie d i lezioni pubbliche affidate a noti specialisti e nel lavoro di quattro gruppi d i studio : i ° I problem i della storia d ’Italia contem po- ranea attraverso 1 libri d i testo. 20 I problem i della storia extra-europea. 30 La politica estera del fascismo. 4“ L ’età giolittiana e le origini del fa ­scismo. In questa sede riprendiam o e sviluppiam o 1 lavori del prim o gru p ­po, che ha esaminato i capitoli dedicati agli avven im enti contem poranei in un certo num ero d i libri d i testo della scuola m edia inferiore e superiore.

E ’ innanzitutto necessario rilevare — per m eglio m ettere in evidenza l ’importanza dell’argom ento — che secondo la concorde testimonianza deg li insegnanti del gruppo d i studio g li scolari mostrano il più v iv o inte­resse per la storia più recente; ad essa ricorrono accenni in tutti g li anni di scuola, nello svolgim ento dei program m i di educazione civica come nelle commeynorazioni d i ricorrenze patriottiche e nei continui riferim enti al passato più vicino ed al presente. Per lungo tem po, purtroppo, testi e program m i si sono arrestati al 19 19 ed anche ora che i program m i m iniste­riali sono stati estesi fino ai giorni nostri, i testi risentono della prim itiva im postazione, perchè non basta aggiungere appendici o capitoli, senza m odificare la parte precedente nello spirito e nell’equilibrio della narra­zione, per creare un testo m oderno, aggiornato e form ativo.

L ’esame dei libri di testo d i storia più diffusi (e d i m aggior im piego, secondo una rilevazione em pirica, nelle scuole milanesi) perm ette d ’altra parte di aprire un discorso su alcuni equivoci fondam entali che pesano sull’ insegnam ento della storia contem poranea; equivoci che noi crediamo assai gravi, e d i natura tale da ripercuotersi sull'intero processo educativo, fino a costituire la nota dom inante nell’atmosfera della nostra scuola m edia. I tem i della nascita del fascismo, del suo avvento al potere, de l­l’antifascismo, della guerra m ondiale e della Resistenza costituiscono infatti argom enti sui quali si esperimenta in m odo probante la capacità d i un sistema educativo a sollecitare nei g iovani la tendenza alla discussione e alla ricerca, al confronto delle idee, all’approfondim ento delle ragioni di fondo cui si ispira la vita politica e sociale.

* La presentazione e le schede sono state redatte da Luigi Ganapini, Rachele Gruppi Farina, Massimo Legnani, Giorgio Rochat e Angela Sala.

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 69

La preoccupazione fondam entale che governa invece la m aggior parte dei testi scolastici oggi in uso — non mancano tuttavia eccezioni — è quella d i confondere e tacitare ogni problem a, d i nascondere ogni ele­m ento meno che pacifico, d i allineare, in soporifera convivenza, g li e le ­m enti più opposti. Soven te —• è questo l’esem pio più clamoroso di tale originale « neutralità scientifica » — g li autori trovano m odo d i presen­tare con accenti parim enti benevoli sia lo Stato prefascista, sia il fasci­smo, sia la Resistenza : le differenze, i contrasti, le lotte scompaiono in ­spiegabilm ente, assorbiti in un semplicistico « storicismo » di dubbia origine.

E ’ necessario peraltro avvertire che tutto ciò non avvien e senza grave pregiudizio d i una corretta inform azione : tacere e travisare i fatti sembra un fatto normale, e solo la scarsità d i opere d ivu lgative a un buon li­vello (e quindi la povertà dell’inform azione del cittadino medio) può spiegare come tanti testi possano essere considerati adottabili nelle scuole m edie superiori; anche se — crediamo ■— le num erose e frequenti rievo­cazioni del ventennio fascista, della guerra m ondiale, della Resistenza, sia pure solo giornalistiche, che negli u ltim i tem pi sono apparse, vanno rendendo certi libri scolastici assolutamente insufficienti.

E ’ d ’altra parte necessario porre in rilievo come sia emerso chiara­mente che g li scrittori i quali mostrano un orientam ento democratico sono anche quelli che hanno dato nelle loro opere m igliori prove di sè, sotto il profilo della serietà scientifica e dell’aggiornam ento; e ciò soprat­tutto che colpisce è questo : che g li autori dei m igliori testi scolastici non curano, in genere, d i celare le proprie tendenze o sim patie ideologiche, ma le lasciano chiaramente apparire, cosicché si può credere che il g io ­vane possa più facilm ente orientarsi, p er un giudizio, nei confronti tanto del testo, quanto dei fatti ch ’esso gli propone.

U n generico moralismo è invece — sul piano della valutazione sto­rica — lo strum ento di cui in concreto la gran parte deg li autori fa uso per attuare quella « conciliazione deg li opposti » d i cui s ’è più sopra d i­scorso : e nella prospettiva d i tale moralismo è facile, evidentem ente, g iu ­stificare molte cose; si può così spiegare che, se pure il fascismo era un p o ’ intem perante, assolveva un’importante funzione « nazionale », e che m olte persone portavano la camicia nera « in buona fed e », e che — in seguito — le realizzazioni concrete e le opere sociali giustificavano m olti consensi, e che — infine — anche nella Repubblica di Salò c’era chi si batteva con « anim o leale » per salvare « l’onore m ilitare »... Fa poi r i­scontro al moralismo una concezione astratta ed affatto retorica della libertà e della democrazia, che sono concepite come qualcosa d i distaccato e d i avulso dalla vita reale e concreta; tipico è il giudizio — tanto d if­fuso anche nei com uni discorsi di alcuni am bienti — che suole contrapporre le opere pubbliche del « regim e » e la privazione della libertà, come se i due fatti potessero a vicenda compensarsi, quasi che un baratto fosse possibile, o — addirittura — la dittatura fascista fosse la condizione, do ­lorosa ma pur necessaria, per costruire autostrade o attuare bonifiche.

In realtà questo tipo d i impostazione d i vari testi scolastici d i storia

7° La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

denuncia un mconfessato (ma chiaro) tentativo d i far r iv ivere i tem pi più v ieti d i im a qualunquistica difesa del fascismo : tutti g li argom enti per cosi dire « classici » sono infatti passati in rassegna, e ricevono una veste di distacco scientifico : sono puntualm ente citate le violenze socialiste, la scioperom ania sindacale, i torti dei rinunciatari; m entre d ’altra parte non si dim entica mai d i ricordare il restaurato prestigio della N azione e la raggiunta pacificazione religiosa; e per completare il quadro si deplora (in tono minore) la sbadataggine d i chi vo lle allearsi con H itler, e si elo- giano i cospiratori del 25 luglio... L ’esaltazione della Resistenza, — intesa per la m aggior parte d e i casi nel suo aspetto d i guerra nazionale ed antu tedesca, con accenni al « nem ico ereditario » •— che corona il bell’e d i f ' ciò, non può d i conseguenza che m uoversi su basi assai frag ili; e noi ci chiediam o se, ad un certo punto, non sarebbe desiderabile che venisse alm eno risparmiata agli studenti la retorica che invariabilm ente v i si ac- compagna.

Trasform ism o e cam uffam enti, dunque, da parte deg li scrittori?

N on crediamo se ne debba parlare. L e cause profonde e quelle im ' m ediate d i questa linea d i condotta di quanti si celano dietro una ma- scheratura d i obbiettività per accreditare, presso le g iovani generazioni, le peggiori e p iù screditate tesi d i una storiografia che ogni coscienza d e ' mocratica condanna, non possono che ven ire rintracciate in un clima poli- tico e culturale sul quale non è questa la sede per discorrere. G li autori si limitano a riprodurlo nei loro m etri d i giudizio, nel taglio stesso delle loro storie.

N o i vorrernm o invece sottolineare come queste m istificazioni portino in prim o luogo a falsare in tutto 0 in parte i dati della realtà storica, m entre d ’altra parte minacciano realm ente il processo educativo, eludendo le occasioni per ogni discussione e per ogni verifica dei m otivi d i fondo della vita democratica.

Il qualunquism o ed il buonsenso sem plicistico comportano infatti un tono reciso e sentenzioso che crea l’ im possibilità — per parte dell’alunno — non direm o d i form arsi un giudizio personale — che anzi la pretesa di non influenzare l ’alunno risulta lo strum ento più usato per contrabbandare interpretazioni faziose e destituite d ’ogni fondam ento — ma piuttosto di individuare quali siano i problem i reali e i term ini stessi della questione. La ricostruzione storica appare così al giovane un tutto com piuto, un discorso monolitico e compatto, in cui egli non sa inserirsi, nè è sollecitato a farlo. A nziché risvegliare in lui il desiderio d i m eglio conoscere per m eglio giudicare, la storia contem poranea d ’Italia d iventa per lui una sorta d i « G iudizio U niversale », in cui personaggi ed avven im enti sfilano, presentando l’uno dopo l’altro i dati positiv i e quelli negativi, per r ice ' vere infine — in nom e della carità d i patria — una generica e bonaria assoluzione.

Se queste osservazioni sono valevoli in linea generale per i testi di tutti gli ordini d i scuole, è però necessario sottolineare la situazione par> ticolare delle m edie inferiori, per le quali non esistono che pochissim i testi a diffusione nazionale e qu in di riesce ancor più d if f ic ile tracciare

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 7 1

un quadro che rispecchi fedelm ente lo stato delle cose. Tuttavia, anche per questi testi, si possono ripetere alcuni g iudizi espressi p iù sopra, av- vertendo inoltre che le lacune sono rese ancor p iù sensibili dalla p ian- canta d i adeguati sussidi didattici; letture, illustrazioni, cartine, diagram ­m i sono per lo più insufficienti e ne deriva un danno particolarmente sensibile agli studenti, per la m aggior parte dei quali l ’istruzione scola­stica si chiude appunto con le m edie inferiori.

* * #

MEDIE INFERIORI

D. Tanziani, Secoli e C iviltà, v. Ili, Milano, Mondadori, 1961, pp. 287,L. 1000.

Il periodo 1919-1961 è esposto con notevole ampiezza, ma la trat­tazione manca di rigore storico ed ha scarso valore formativo: si alter­nano in essa una eccessiva schematizzazione e generalizzazione e un mi­nuzioso e gravoso nozionismo; l’espressione è approssimativa e impropria e la lettura riesce appesantita dalla continua alternanza in una stessa frase di parole in corsivo e di parole in tondo.

A proposito della situazione europea nel primo dopoguerra, si affer­ma che « il « Quarto stato » ... irruentemente si gettava all’assalto della società borghese, sconvolgendone la struttura ed im ponendole con nuove, esigenze e nuovi gusti un generale abbassamento nel tono spirituale e intellettuale d i vita » (p. 217).

Generico e non sostenuto da riferimenti precisi è l’esame del fa­scismo : « Nacque come reazione all’operato della « Società delle Nazioni » (o, per dir meglio, delle due Nazioni che più di tutte avevano avuto in essa la maggiore autorità e profitto : Francia e Inghilterra) ». E più oltre :<( La debolezza del governo aggravava il m ale, maldestramente, col suo oscillante contegno, facendo crescere sfiducia nella efficacia degli istituti dem ocratici. Per di più, le notizie, confuse e mal interpretate del trionfo « bolsceinco », in Russia, mentre accendevano speranze male intese e atti­vità precipitosamente rivoluzionarie nell’anim o impreparato d i molti, r i­belli per posizione spirituale, dall’altra parte suscitò sdegno e intolleranza a lasciare che si rendessero vane le sofferenze d i m ilioni d i Italiani, preci­pitando il Paese nella più completa anarchia » (p. 220).

E ancora : « Comunque il « fascismo » riuscì a battere in Italia il « comuniSmo » ... (p. 221).

Della trasformazione delle strutture dello Stato, l’unico accenno pre­ciso è quello relativo alla milizia; nulla è detto neppure dell’opposizione al fascismo. Della politica economica si accenna solo alla bonifica delle Paludi Pontine. Si ricordano invece alcuni avvenimenti politici e diplo­matici : « ad esem pio quello dell’impresa ritentata a Fium e da Gabriele

72 La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

D’Annunzio (cfr. p. 209) che questa volta, però, portò alla conquista della città (1924) » (p. 222).

In contrasto con l’indeterminatezza e la mancanza di precisione e di dati concreti nelle questioni economiche, sociali, di politica interna, sta il profluvio di notizie relativo alle vicende belliche; ci limitiamo a citare due passi, uno relativo alla caduta dell’Eritrea e della Somalia, l’altro alla guerra nel Pacifico: « in Eritrea Cheren si arrese il 26 marzo 19 4 1 , dopo un’accanita battaglia durata 50 giorni; Asmara cadde il 1° aprile 19 4 1 e Massaua il 9 stesso » (p. 238). « Ciò non impedì tuttavia che il Giappone s’impadronisse con una serie di brillanti vittorie dell’isola di W ake (pron. Uèke, fra le M arianne e le H aw ai, 8 dicembre 1941); dell’isoletta di Lubang (nelle Filippine, americane, a sud ovest di Manila) e, sulla costa cinese di Sciangai e Tien-Tsin. Poi (9 dicembre 1941), i giapponesi sbarcarono nel­l’isola di G uam (ultima a sud della Marianne) », ecc., ecc. (pp. 240-241).

Si tratta quindi di un testo in cui l’ampiezza della trattazione non si traduce in capacità di formazione storica.

Otto letture, abbastanza varie e vive, due cartine relative alle ces­sioni territoriali dell’Italia dopo la seconda guerra mondiale, e un buon numero di fotografie completano la trattazione, insieme con una tavola di riepilogo dei principali avvenimenti.

P. S il v a , G enti in cam m ino, v. Ili, Milano-Messina, Principato, 1962,pp. 334, L. 1200.

Nelle diciotto pagine riservate al periodo 1919-1945 l’Autore non si preoccupa tanto di dare una visione precisa, esauriente ed obiettiva delle vicende storiche, quanto di commuovere e d’esaltare con espres­sioni viziate da retorica patriottarda e nazionalistica.

La crisi del dopoguerra è dipinta a tinte fosche, dalla « desolata miseria senza conforto e senza speranza »> di coloro che vivevano di redditi fissi, alle « moltitudini di operai ... senza lavoro », alla « lunga e inter­minabile sequela di scioperi e di violenze che... paralizzavano la vita del paese ». Allora, « come reazione a tale stato di cose, si era formato, e rapidamente propagato in tutta Italia, un movimento di ex-combat­tenti, i grandi delusi della guerra ». Senza indugiare più oltre sulla con­dizione dei « poveretti », conviene sottolineare lo sbocco, che appare logico e inevitabile, della situazione : « Adesso questi ex combattenti, traditi nelle loro speranze, si erano riuniti in associazioni chiamate Fasci, per far meglio valere i propri diritti. Nel novembre 1921 il movimento si trasformò in partito politico, e questo assunse il nome di Partito Na­zionale Fascista e nominò a suo capo un giornalista che aveva propugnato l’intervento dell’Italia nella guerra e aveva combattuto poi al fronte anche lui: Benito Mussolini » (pp. 312-313).

L ’Autore tratta piuttosto rapidamente l’avvento al potere, gli inizi del governo fascista come « coalizione di tutti i partiti patriottici », il passaggio alla dittatura; più ampio spazio dedica alla politica economica

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 73

(pp. 314-315). osservando che « nel 1938 si ebbe una produzione di grano mai prima raggiunta, di ben 81 milioni di quintali » e citando la legge del maggio 1929, « provvida legge » che « rese benefici risultati » illustrati in apposita lettura sulla bonifica integrale (pp. 328-329), di cui mi limito a citare un brano' sulle Paludi Pontine : « Pochi anni dopo, quel territorio brullo, acquitrinoso, malsano, spopolato, divenne un se­guito di poderi fecondi, di orti verzicanti, di fioriti giardini, con oltre 2500 nuove casette coloniche graziose e linde, piene di comodità... Dove prima era morte e desolazione, ora erano verdi praterie, bionde messi, giovani boschetti ombrosi, e una vita sana e operosa di robusti coloni felici e soddisfatti ».

Minore spazio è riservato alla Resistenza (questo nome non compare nel testo, ma solo nell’introduzione a una breve e piuttosto insignificante lettura: «La battaglia di Val Casotto» di Gedi Piutti (pp. 327-328): l’Autore insiste sullo « strazio della guerra civile tra italiani e italiani, cioè tra le truppe fasciste alleate dei tedeschi e i partigiani, tutti valo­rosi giovani che, non volendo restare sotto il dominio tedesco e fascista, s’erano rifugiati sui monti e di là calavano a valle in coraggiose spedi­zioni per insidiare le comunicazioni tedesche, liberare prigionieri, e aiutare in ogni modo l’avanzata degli alleati anglo-italo-americani dal sud »(pp. 323-324)-

Manca ogni riferimento concreto, preciso, ogni serio inquadramento storico.

A lungo l’Autore si diffonde sul difficile dopoguerra e sul « trattato di pace umiliante e con durissime condizioni ». Ma prosegue con retorico ottimismo : « il maraviglioso popolo nostro non si perdette d’animo, non si depresse nella sventura. Anzi raccolse e raddoppiò le sue energie e — dando una fiera lezione al mondo — riprese animosamente il cam­mino della civiltà che esso aveva nei secoli regalato all’Europa e al mondo ». E concluderà la celebrazione della ripresa (poiché di celebra­zione si tratta, non di analisi od esposizione storica) col ricongiungimento all’Italia di Trieste: « Trieste, la nostra Trieste, la gemma più cara del nostro cuore » e col ricordo del « sangue di 600.000 morti nella guerra 19 15 -19 18 » (pp. 325-326).

In conformità a questo spirito nazionalistico, nessun cenno si fa della politica extra-italiana; degli istituti internazionali si nomina il Patto Atlan­tico e, del tutto incidentalmente, senza neppur dire di che si tratti, si accenna alle Nazioni Unite.

Oltre il riepilogo, in cui non è fatto cenno della lotta di liberazione, ma solo di « dolorosi episodi persino di guerra civile », e tre letture, sono proposti degli esercizi.

C. N egro, L ’ u m a n a c o n q u is ta , v. Ili, Torino, Paravia, 1963, pp. 281,L. 1500.

Il testo, compilato in conformità ai nuovi programmi e ai criteri didattici che si ispirano all’attivismo degli alunni, presenta accorgimenti

74 La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

tipografici e d’impaginazione molto interessanti : la trattazione è corre­data da numerose e nel complesso ben scelte fotografie e accompagnata da frequentissime letture, non raccolte a fine capitolo, come avviene nor­malmente, ma poste a piè di pagina, in stretto rapporto col testo, di cui sono integrazione e commento : questa disposizione rende assai viva la trattazione trasferendo lo scolaro nell’atmosfera in cui si svolsero gli eventi, soprattutto quando si tratti di letture in funzione di documento e non solo di commento, talora discutibile, come avviene per talune di queste. Ogni capitolo è preceduto da una introduzione e seguito da un elenco di nomi e date proposti per la ricapitolazione o la ricerca.

Gli argomenti non sempre sono impostati con rigore storico e risul­tano troppo attenuati e stemperati i caratteri dei diversi movimenti, posi­zioni, ideologie; non tutti 1 problemi vengono trattati con il rilievo e l’ampiezza necessari: mentre diffusa e accurata è l’analisi del primo do­poguerra e dell’avvento del fascismo, confusa e insufficiente appare la presentazione della politica economica: l’autore si limita a citare alla rin­fusa « tra le opere realizzate dal governo fascista », oltre alla sistemazione della questione di Fiume e alla firma del trattato del Laterano e del Con­cordato, anche « le opere pubbliche (bonifiche, edifici pubblici, organiz­zazione statale); un increm ento agricolo e industriale » (p. 230). L ’inqua­dramento storico si riduce a un accenno alla « grande crisi di recessione mondiale » e alla constatazione quasi incidentale che « il fascismo isolava gli italiani dall’economia, dalla politica, dalla cultura mondiale» (p. 231). Neppure le letture integrano questi fugacissimi accenni.

Anche la politica estera del fascismo, pur trattata ampiamente, non è impostata con sufficiente chiarezza.

Inoltre, se si può trascurare qualche inesatta affermazione, come quella secondo cui « l’Italia fu incaricata di occupare la Grecia » dalla Germania « per colpire l’avversario nel cuore dei suoi traffici e riforni­menti » (p. 249), non si può invece accettare la subordinazione della vi­sione storica a considerazioni di carattere moralistico, nè il tono retorico e banale di certe espressioni : così l’Autore presenta lo scoppio della seconda guerra mondiale: « Forte, ardito, pazzo, Hitler il i° settem bre 1939 diede ordine alle sue truppe di conquistare la Polonia » (p. 238); e così ne presenta le cause: «U n conflitto spaventoso come la seconda guerra mondiale può avere alla sua base solo una causa fondamentale, decisiva : la pazzia », pur ammettendo che « non mancarono però alla guerra cause più evidenti e storicamente precise », analizzate anche con una certa pre­cisione (p. 244).

La stessa preoccupazione moralistica si ritrova nell’affermazione che oggi « sembra quasi tacere l ’arte, dalla musica alla poesia alla figurativa, come ritirata in un suo ’ aventino ’ davanti al dilagare della mate­ria » (p. 279).

Nè ci pare accettabile l’estensione proposta dall'Autore del concetto di Resistenza, che pure è esaminata con notevole ampiezza e ricchezza di particolari : « ... la Resistenza non fu un fenomeno limitato a bande armate, a eroi dell’azione, a politici e militari e partigiani, ma fu fen o ­

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 75

meno generale d i m ilioni d i persone, dai molti prigionieri di guerra de- portati, agli sconosciuti sabotatori delle ideologie infami, ai coraggiosi assertori di una buona morale nella vita quotidiana, ai frati che soccorsero i perseguitati (ebrei, comunisti, fuggiaschi di ogni regione e religione), agli sperduti contadini che soccorsero un evaso, a coloro che, indignati ma impotenti, piansero davanti alle rovine del centenario lavoro dei pa­dri, ai milioni e milioni di mamme infelici dei lenti anni della guerra. E ai sei m ilioni d i ebrei martirizzati col terrore e con la tortura, uccisi nelle camere a gas, inceneriti nei forni crematori » (pp. 266-267).

In definitiva, questa mancanza di rigore storico infirma la validità del testo, che pure è notevole per la ricchézza d’informazione e per la novità dei sussidi integrativi.

R. Morghen - G. Calisti, C iviltà, v. Ill, Palermo, Palumbo, 1962, pp. 298,L. 1600.

Il testo riserva al periodo dal 1919 ad oggi circa trenta pagine; esamina con ampiezza il dopoguerra europeo : la situazione interna della Russia, i suoi rapporti con l’Occidente, i movimenti politici in Europa. Affrettata è invece l’analisi del fascismo, con qualche affermazione troppo generica: come quella di ridurre le violenze del fascismo ad assalti contro i « comunisti » (p. 272).

Anche del fascismo al potere si tratta in breve: non si accenna nè al Tribunale speciale nè all’introduzione della pena di morte. Della poli­tica economica sono indicati i punti fondamentali e i « criteri antieco­nomici ». Il resto dell’esposizione, dalla guerra di Etiopia, alla guerra di Spagna, alla seconda guerra mondiale, al crollo del fascismo e alla Resi­stenza, è piano, semplice, nel complesso onesto, ma superficiale e troppo sbrigativo: alla Resistenza, di cui pure sono affermati il valore militare e soprattutto morale, sono dedicate solo otto righe.

Non si può avere da un testo così affrettato una sufficiente cono­scenza delle vicende degli ultimi quarant’anni.

Vi è una sola lettura, molto breve : « La resa incondizionata delle forze fasciste e germaniche in Italia » di Pio Bondioli. Ogni capitolo è corredato da una rubrica « per le esercitazioni », costituita da un riepi­logo e dalla spiegazione di alcuni termini tecnici; nell’ultimo riepilogo non si parla della Resistenza, ma il tema proposto è « La seconda guerra mondiale come lotta per la libertà e la democrazia » e alcune righe sono dedicate alla spiegazione del termine « partigiani ». Vi sono due cartine, numerose fotografie, di cui alcune buone.

F. Melzi d’E ril, Il m ondo di ieri, v. Ili, Milano, Vallardi, 1962, pp. 332,L. 1400.

La crisi italiana del primo dopoguerra è inserita nel quadro della crisi europea: l’Autore parla dei «popoli contenti e malcontenti», delle « democrazie e dittature », distinguendo tra la « dittatura del proleta-

76 La stona contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

nato » in Russia e le altre dittature europee, che egli presenta come determinate dal pericolo comunista, trascurando troppo semplicisticamente le altre componenti del loro trionfo e delineando le loro caratteristiche con eccessiva schematizzazione: «Tutte decisamente anticomuniste, non si appoggiarono su una classe, ma su tutte le classi, invitandole a una stretta collaborazione; lasciarono una certa preponderanza alla borghe- s ia . . .» (p. 251). Poi, in sole diciotto righe, il testo tratta delle origini del fascismo e del suo avvento al potere: nessun cenno al delitto Mat­teotti e alla crisi che esso determinò. Quanto alla politica interna, nep­pure si accenna al Tribunale speciale nè alla introduzione della pena di morte. Le Corporazioni sono presentate come « organismi destinati a rac­cogliere i lavoratori e i datori di lavoro di ogni ramo della produzione, per assicurare la loro reciproca collaborazione in vista dei supremi inte­ressi della patria » (p. 252) e la battaglia del grano, la bonifica integrale, l’autarchia, come tese a dare « il benessere economico e la piena indipen­denza dell’Italia dagli Stati esteri »; il giudizio dell’Autore si riduce alla generica constatazione che « si ebbero a volte risultati positivi, ma non così trionfali come un’intensa propaganda voleva far credere agli ita­liani » (p. 253). A proposito della guerra d’Etiopia si afferma, senza ulte­riore precisazione, che « l’Italia aveva dovuto in quell’occasione resistere a 52 Stati, a cui la Società delle Nazioni aveva imposto di rompere i rapporti commerciali con l’Italia » (p. 254).

Non sorretta da dati concreti, incerta e inadeguata la trattazione della Resistenza : la si mette in connessione con i movimenti di opposizione al fascismo, la si presenta come « l’energica reazione di un popolo ai tede­schi... e ai fascisti della Repubblica di Salò » (p. 266), ma si afferma che tra i partigiani « non molti erano quelli che avevano chiare direttive politiche » e che « si trattava per lo più di antichi soldati sbandati o di giovani sfuggiti all’arruolamento forzato del tedeschi che, non potendo tornare alle loro case, non avevano avuto altra scelta fuori di quella di combattere contro l’invasore », « uniti da ideali, se pure un po’ vaghi, di libertà e di patriottismo... » (p. 268).

Di carattere esclusivamente nozionistico e molto sintetici i cenni alle vicende extra-italiane. Un questionario, proposte di esercizi, la ricapito­lazione delle date completano i singoli capitoli, ma mancano per l’ultimo capitolo, relativo al periodo 1939-1961.

Varia la scelta delle fotografie, cui si aggiungono tre cartine. Non vi sono letture.

S. Martinelli, Il cammino dell’uomo, v. Ili, Milano, Fabbri, 1964,pp. 281, L. 1350.

La trattazione giunge solo fino al 1947 ed è molto ridotta: da p. 209 a p. 231, comprese fotografie e letture. Prima di ogni capitolo sono fissati 1 punti essenziali della lezione; a fine capitolo sono raccolte pochissime date fondamentali, domande di ricapitolazione e suggerimenti

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 77

agli alunni « per la ricerca »; una breve rubrica spiega i vocaboli tecnici più difficili.

.L’Autore presenta la crisi del dopoguerra e l’avvento del fascismo in modo chiaro ma troppo rapido e quindi senza sufficiente approfondimento; altrettanto rapidamente, ma con una certa precisione, è esposta la trasfor- mazione delle strutture interne dello Stato. Un paragrafo è dedicato ab l’opposizione al fascismo, ma è troppo breve e incompleto : si citano solo Sforza, Turati, Sturzo, i comunisti in generale e « soprattutto Benedetto Croce» (p. 212).

Anche a fine capitolo, nella rubrica « Per la ricerca », l’autore invita gli alunni a raccogliere notizie sugli « uomini insigni e di varie tendenze politiche » che si opposero al fascismo e cita solo i quattro nomi sud­detti (p. 216).

Della guerra di Spagna non si fa parola e della seconda guerra mon­diale non si mette in rilievo il carattere ideologico; vi è pure da rilevare qualche inesattezza: «N ell’autunno del ’40 i tedeschi invasero la Jugo­slavia; gli italiani occuparono la Croazia e, dall’Albania, attaccarono la Grecia; la penisola balcanica cadde così interamente nell’orbita italo- tedesca ». Non si parla quasi della Resistenza (questo nome non com­pare neppure), e la lotta di liberazione è presentata solo come lotta ci­vile « fra i seguaci della Repubblica di Salò... e i partigiani del governo legale residente a Salerno » (p. 224). Degli avvenimenti si ha quindi solo una cronaca, in più punti lacunosa, senza un’impostazione critica dei problemi.

Due sono le letture : « Gasparri, servitore fedele e paziente » diV. Mazzonis (pp. 217-218) e « Il museo di Hiroshima » di A. Todi- sco (pp. 230-231). Abbastanza numerose e varie le fotografie.

A. L izier - G. Bianchi, Storia nostra, v. Ili, Milano, Signorelli, 1962,pp. 224, L. 1200.

Il testo espone con una certa ampiezza i trattati di pace e la crisi economica e sociale del primo dopoguerra, con qualche indulgenza alla retorica; troppo generico invece l’esame del fascismo, di cui non è messa abbastanza in rilievo la componente classista e non si segue con suffi­ciente precisione e rigore la graduale conquista del potere. Nella valu­tazione della politica interna del fascismo gli Autori non sanno prendere posizione, si smarriscono in una visione frammentaria, poco organica, e soprattutto in affermazioni contraddittorie : dell’inquadramento dei lavo­ratori nei sindacati fascisti, dell’abolizione del diritto di sciopero, delle corporazioni, gli Autori affermano, ad esempio, che « sarebbero state cose buone, se a capo dei sindacati e delle corporazioni fossero stati non funzio­nari del partito dominante, ma uomini liberamente scelti dagli iscritti ».

Che la valutazione sia però sostanzialmente positiva, risulta dal se­guito : « Molte altre cose buone furono compiute in molti campi : per l'assistenza dell’infanzia, per la lotta contro la tubercolosi, per le provvi­denze sociali ai lavoratori; molte opere (le celebrate « opere del regi­

78 La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

me »), come le bonifiche dell’agro pontino, le prime autostrade, gli im­pianti carboniferi in Istria e in Sardegna, bacini idroelettrici, colonie mon­tane e marine e, purtroppo, molti palazzi celebrativi che pur oggi de­turpano le nostre piazze ».

Poi, per introdurre la guerra d ’Etiopia, si ammette che « il fascismo non aveva posto rimedio... al disagio economico dei lavoratori, che rima­neva grave » (pp. 187-188). La stessa contradditorietà si riscontra a pro­posito della Repubblica di Salò: gli Autori affermano che la repubblica « s’adoperò anche per mitigare entro certi limiti le vendette tedesche », e subito dopo dichiarano che « le sue squadre atterrivano la popolazione, aiutavano i tedeschi nei rastrellamenti di gente da imprigionare o da mandare al lavoro e nella lotta contro i partigiani » (p. 200). La Resi­stenza è vista in modo poco organico, con particolare insistenza sul suo carattere di « feroce guerra tra fratelli ».

Eccessivamente disinvolto e di gusto discutibile è il tono dell’espo­sizione : a proposito dell’uccisione di Matteotti si dice che « un gruppo di squadristi pensò di compiere una prodezza e di far piacere al capo assassinandolo» (pp. 186-187) e dell’Inghilterra durante la guerra d’E­tiopia che « s’era messa in modo odioso contro l’Italia ».

Poco rilievo è dato alla politica extra-italiana. Numerose e buone per il valore di documento le letture: «Dal discorso del 3 gennaio 1925, con cui Mussolini inaugurò la dittatura », « Dal discorso del 9 maggio 1936, con cui Mussolini annunciò la fondazione dell’Impero », subito seguita da « Risposta a Mussolini » di C. Rosselli; tre brani del Diario di Ciano, tra cui : « Malumore contro i tedeschi » e « Maltrattamenti ai lavoratori italiani in Germania », « La strage di Cefalonia », non firmata, e alcu­ne altre.

Vi sono due cartine; alla fine di ogni capitolo « Quesiti di ricapito­lazione », talora sotto forma di commento a massime; vi è il riepilogo degli avvenimenti 1919-1946 (nel quale non si fa cenno della Resistenza); numerose fotografie, nel complesso ben scelte.

A. Bosisio - 1. Domeniconi, Luci di civiltà, v. Ili, Torino, Paravia, 1962,pp. 326, L. 1350.

Il testo presenta una certa discontinuità nell’impostazione e nel tono della trattazione. Abbastanza ampia, ma piuttosto generica, la esposizione della crisi del primo dopoguerra e delle origini del fascismo (pp. 248-249); in modo sommario e discutibile è presentato il delitto Matteotti, definito «un tragico e oscuro episodio», dopo il quale il fascismo «si voltò bru­scamente in dittatura » (p. 250).

In modo del tutto acritico gli Autori (p. 251) presentano tra le «Ope­re del fascismo », alcune a iniziative sorprendenti » (in neretto nel testo), « che accrebbero il prestigio di Mussolini e suscitarono nei suoi confronti stupore e ammirazione non soltanto in Italia, ma anche all’estero ». E pro­seguono : « Ricordiamone alcune : in campo economico-sociale, il forteimpulso dato anzitutto all’agricoltura, mediante ardite opere di coloniz­

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 79

zazione in Italia e in Libia {per cui l’Italia raggiunse l’ambitissimo obbiet- tivo di produrre tanto grano da bastare al fabbisogno nazionale); l’incre- mento alle industrie, favorite dalla progressiva riduzione delle importa- zioni straniere, dei commerci e delle comunicazioni (...); l’emanazione di una « Carta del Lavoro » (1927), che programmava la fine del secolare contrasto tra datori di lavoro e prestatori d’opera (lotta di classe), e la loro conciliazione in virtù del comune patriottismo (...); e inoltre nume­rose provvidenze sociali, specie a favore della maternità, dell’infanzia, della gioventù, ecc ». Appare quindi attuato il programma del fascismo, quale è stato formulato in precedenza (p. 249) : « porre fine alle agita­zioni popolari operaie e contadine e preparare al popolo condizioni di vita spirituale e materiale migliori ». Secondo gli Autori infatti, fino al 1936-37 vi è stata tra popolo e fascismo un’intesa assoluta o quasi: fu per l’accettazione delle aggressioni tedesche e per l’adesione alla campa­gna antiebraica che « il governo fascista perdette quasi interamente il consenso del popolo, offeso nei suoi sentimenti e nel suo buon senso e sgomento per la terribile avventura in cui si sentiva ormai trascinato e di cui intuiva la tragica fine ». La Resistenza è trattata dopo che sono state esposte le operazioni militari fino alla fine della guerra ed è pre­sentata con una certa ampiezza, ma l’esposizione precedente dei caratteri del fascismo non consente agli alunni di comprenderne appieno le origini e il significato. Molto rapidi i cenni al quadro extra-italiano. Quattro sono le letture: «Nascita di un effimero impero» di M. Serra (pp. 255-256), in cui colpisce la definizione dell’offerta di oro alla Patria come « movi­mento spontaneo », « Lo sbarco anglo-americano in Sicilia » di L. Mari­nese (pp. 264-265) e, sotto il titolo «Considerazioni sulla Resistenza», due altre letture : « L ’azione della Chiesa » (p. 274), non firmata, che in realtà con la Resistenza ben poco ha a che fare, e « Guerra di popolo » (p. 275) di F. Chabod.

Uno specchietto cronologico ricapitola il periodo 1919-1957.Vi sono due cartine, un certo numero di fotografie: prevalgono

quelle di forze italiane e tedesche all’attacco, due presentano un quartiere di Milano e l’Abbazia di Montecassino distrutti, l’ultima, infine, il Mo­numento alla Fosse Ardeatine.

B. Barbadoro - U. Montanari, Gesta maiorum, v. Ili, Firenze, Le Monnier,1962, pp. 303, L. 1300.

Il periodo più recente è presentato in modo affrettato e incompleto, senza adeguato rilievo ai fattori economici, sociali, ideologici e morali degli eventi storici. Alla crisi del dopoguerra e all’avvento del fascismo il testo dedica diciassette righe (pp. 209-210): il fascismo è definito «m o­vimento rivoluzionario » che « raccoglieva molti ex-militari, fiduciosi di trovarvi la difesa dei valori della guerra, ed elementi della borghesia, preoccupati della propaganda socialista » e, senza alcun riferimento alla lotta nel paese, subito si passa alla marcia su Roma. La progressiva, totale trasformazione delle strutture interne dello Stato non è chiaramente af-

8o La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

fermata, dato che le nuove istituzioni sono presentate come già in atto:« da lui | Mussolini] dipendevano la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, ed il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato » (p. 210). La visione della guerra di Spagna risulta incompleta, in quanto se si afferma che Italia e Germania « si schierarono in favore dei Falangisti con l’invio di uomini e di armi », non si accenna alla presa di posizione dell’opinione pubblica democratica, nè agli interventi di volontari in favore dei Repubblicani, così che non è messo in risalto il carattere ideo­logico della guerra. Lo stesso avviene per la seconda guerra mondiale; gli Autori avevano in precedenza dichiarato « eliminata ogni opposizione all’interno » (p. 210) e ora non danno rilievo alla progressiva frattura fra popolo e paese e alle sue concrete manifestazioni, così che il 25 luglio risulta pressoché una vicenda interna del fascismo; la generica afferma­zione che col settembre 1943 si aveva « il crollo di tutte le faticose con­quiste del nostro Risorgimento: la libertà, l’ indipendenza e l'unità della patria » (p. 217) non è sufficiente a inquadrare storicamente la Resistenza, pur presentata con una certa ampiezza. Un capitolo finale tratta i proble­mi del dopoguerra in Italia e nel mondo. Abbastanza numerose le foto­grafie, ma limitate alla seconda guerra mondiale o a momenti della rico­struzione; vi sono tre cartine, due tavole sulla produzione economica. Ogni capitolo è corredato da un riepilogo e seguito da considerazioni di educazione civica, sotto forma di « Osservazioni », interessanti in quanto l’educazione civica esce così dalla trattazione generica e astratta per porsi in salda connessione con la riflessione storica: certo si desidererebbe in esse maggior precisione e concretezza. Alla fine di ogni capitolo sono pro­poste agli alunni semplici ricerche. Quattro letture completano i due ca­pitoli considerati : « Giacomo Matteotti, un uomo severo » (pp. 223-224) rid. da P. Gobetti, « Soldati italiani nella steppa russa » (pp. 224-225) rid. da M. Rigoni Stern, « La nascita della Repubblica Italiana » (pp. 240-241) rid. da V . Gorresio, « Si può avere fiducia nell’Italia » (pp. 241-243) rid. da G. Gronchi.

G. Spini - U. Olobardi, Fatti e figure della storia, v. Ili, Roma, Cremo­nese, 1962, pp. 3 12 , L. 12 0 0 ’.

Il testo offre una esposizione assai ampia delle vicende più recenti, impostata su un’analisi nitida e profonda dello svolgimento storico nella complessità dei fattori che lo determinano; i fatti sono esposti in modo preciso, pur senza eccessivo nozionismo, il linguaggio è rigorosamente scientifico, ma piano e chiaro.

Gli Autori espongono dapprima la situazione europea e mondiale nel primo dopoguerra, conducendo una precisa analisi delle premesse e degli sviluppi della crisi postbellica. L ’esame della situazione italiana mette in rilievo fatti che spesso altri testi trascurano: l’immaturità politica e le

1 Di questo manuale è uscita ora una nuova edizione a cura del solo Spini. Da un primo, rapido esame, essa appare ancora più aderente ai criteri informativi della nuova scuola media.

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 81

fragili strutture democratiche del paese, il trionfo dei due grandi partiti di massa e lo sgomento della borghesia, il riproporsi del contrasto sull’in- tervento, reso più acuto dalla questione fiumana; del fascismo si esami­nano l’origine, l’evolversi dal primitivo miscuglio di nazionalismo, repub­blicanesimo, anticlericalismo, anticapitalismo, antistatalismo, all’atteggia­mento di difesa dell’ordine costituito, della proprietà privata, del trono; si mettono in evidenza l’atteggiamento ambiguo, o per lo meno incerto e ingenuo, di Giolitti, la connivenza delle autorità col fascismo; non è forse abbastanza chiaramente affermato l’appoggio dato al fascismo dal ceto agrario e dal capitalismo industriale.

Dopo l ’avvento al potere, subito si fa notare la trasformazione delle squadre d’azione in milizia agli ordini di Mussolini e si delinea il clima di violenze in cui si svolsero le elezioni del 1924: in questo quadro risulta non « oscuro », ma pienamente comprensibile l’episodio dell’assassinio di Matteotti; con precisione si analizzano la situazione nel paese, gli svi­luppi dell’opposizione parlamentare, l’atteggiamento del re.

Con lo stesso preciso rigore si esaminano le strutture dello Stato fascista; anche la politica economica è vista in modo unitario: i concetti sono spiegati con chiarezza, mediante esemplificazione; si accenna anche alla politica demografica e si mette in rilievo il suo fine di avvio a una « politica guerriera di conquiste ».

Un intero paragrafo, quasi una pagina sulle cinquanta riservate al periodo dal 1919 ai giorni nostri, è dedicato all’opposizione al fascismo, vista nei suoi vari aspetti e nelle sue figure più rappresentative. Si esa­mina anche la crisi economica mondiale, con un rapido esame della posi­zione delle varie potenze davanti ad essa (pp. 243-244). Dopo l’analisi del nazionalsocialismo e della situazione europea gli Autori possono pre­sentare in modo adeguato la guerra d’Etiopia e la guerra di Spagna, vista, quest’ultima, nel suo chiaro significato di premessa alla seconda guerra mondiale, per le posizioni ideologiche dei due opposti schieramenti.

Questa visione ampia e accurata di tutti i complessi fattori dello svi­luppo storico si nota pure nella trattazione della seconda guerra mondiale.

Anche la Resistenza è chiaramente delineata nel suo significato mo­rale e ideologico e nei suoi sviluppi politici, con particolare rilievo ai rapporti col governo del Sud e gli Alleati. Mancano però cenni ad alcuni episodi particolarmente significativi — quello per esempio della repub­blica della Val d’Ossola — che sembrano utili in un libro per ragazzi di terza media.

Un intero capitolo è dedicato all'Italia nel dopoguerra e in esso molto rilievo si dà al suo inserimento nell’Organizzazione delle Nazioni Unite e negli organismi internazionali. L ’ultimo capitolo è dedicato in partico­lare ai problemi internazionali, dal tramonto del colonialismo alle conqui­ste spaziali. Poche le letture (cinque) ma ben scelte; mancano del tutto le fotografie. Quadri cronologici accurati completano il volume.

82 La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

ISTITU TI TECNICI

G. Spini, Dalla preistoria ad oggi, v. V, Roma, Cremonese, 1961, pp. 362, L. 1800.

Il volume, pur non dedicando all’argomento molte pagine, si racco­manda per la capacità di sintetizzare organicamente i fatti più salienti della Resistenza.

Partendo dallo sfacelo dello stato liberale e dall’avvento del fascismo, che generò una prima resistenza, l’Autore cita man mano tutte le tappe più notevoli dell’azione antifascista. Si parla poi ampiamente, a pag. 296, della Resistenza armata, inquadrandola nella reazione europea ai regimi d’occupazione tedeschi e in questa pur distinguendola in quanto lotta non solo contro lo straniero ma anche contro il fascismo, non solo per l’ indi­pendenza ma anche per le libertà civili.

Lo Spini pone il primo atto del crollo del fascismo negli scioperi del marzo ’43, non dimenticando di mettere in rilievo tutte le altre com­ponenti (malcontento degli Stati Maggiori, l’abbandono di Mussolini da par­te di Ciano e Grandi, intervento della Corona, ecc.). Dà poi ampie notizie sulla organizzazione e funzione filotedesca della Repubblica di Salò, anti­cipando spesso i giudizi che in tempi recentissimi hanno formulato il Deakin e il Collotti. Delineata con precisione la funzione della svolta To­gliatti, conclude l’argomento con osservazioni critiche sullo snaturamento delle idealità della Resistenza al tavolo della pace. Le conferenze alleate rappresentarono il ritorno ad una rammodernata ma pur sempre tradizio­nale politica di equilibri fra potenze, con scarso riguardo alla volontà dei popoli interessati. Osservazione critica che quasi invita i giovani, più di qualsiasi ottimismo a guardare con occhi attenti ai problemi storici tuttora aperti.

A. Saitta, Produzione e traffici nella storia della civiltà, v. Ili, Firenze,Sansoni, 1962, pp. 426, L. 1600.

Il volume, per chi conosce il pregevole testo di tale storico ad uso dei licei, potrebbe apparire una sicura garanzia di accuratezza e di com­pletezza. Ciò non è sempre. Pur rimanendo un testo serio, più ampio di molti altri per gli aspetti economici, esso manca di quella organicità che ha l’altro. Riprende la tesi delle controrivoluzioni preventive contro i principi della rivoluzione sovietica, quale spiegazione del diffondersi dei regimi fascisti in Europa. Esso ricorda inoltre molti fatti politici da altri testi tralasciati (i rapporti dei iResistenti con gli alleati, Il proclama Alexander, l’accordo istituzionale voluto dai comunisti, ecc.). Il testo è ricco di molte letture tratte da opere pregevoli.

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 83

P. Silva, Lezioni di stona civile ed economica, v. Ili, Milano, Principato,1962, pp. 325, L. 1000. (Nuova edizione rifatta dalla dott. V. SilvaPugliese).

Il testo del Silva appare in questa nuova edizione veramente rive­duto e corretto.

Esaminando lo svolgimento dei primi anni del secolo nostro, l’Au­tore addita nel nazionalismo il fattore ideologico più importante, ponendo in risalto, pur senza spiegare, come sia stato una distorsione del senti­mento di patria e come tali teorie, foriere di sanguinosi scontri, allignas­sero in tutte le nazioni. Veramente soddisfacente appare lo svolgimento della storia diplomatica ed economica del periodo giolittiano, posto in risalto con le sue luci e le sue ombre (più grave di tutte quella del discre­dito che la perdurante pratica del trasformismo gettava sul Parlamento, il che permetterà poi un effettivo « ritorno allo Statuto » con l’entrata in guerra dell’Italia in forma extraparlamentare).

Il fascismo è presentato nella sua luce di controrivoluzione preven­tiva e sono sottolineate le responsabilità degli industriali e agrari da un lato e del governo giolittiano dall’altro per le violenze non punite. Am­piamente illustrata è la crisi economica mondiale del ’29, mentre troppo succinta è la trattazione riservata alla politica economica del fascismo.

A pag. 155 si comincia a parlare della Resistenza, prima come fatto europeo (reazione alla peggiore tirannide che mai si fosse sperimentata in Europa) poi come fatto italiano. E ’ vero che di questa ultima sono taciuti episodi importantissimi (ad esempio gli scioperi del ’43), ma la trattazione è in complesso equilibrata, coerente alla personalità dell’Au­tore esperto di storia diplomatica. Si dà scarso valore all’aspetto popolare della Resistenza, ma non si nascondono le tragiche responsabilità degli alti comandi, dell’esercito e del re. Il famoso brano di Piero Calamandrei sulla Costituzione chiude il paragrafo.

R. Morghen - 1. Imberciadori, Corso d i storia, v. Ili, Palermo, Palumbo,1962, pp. 275, L. 1400.

L ’opera è una fredda elencazione di fatti non sempre ravvivati da concetti. Appare soprattutto incompleto' il capitolo sul periodo giolittiano e il modo dell’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale. Negativo è il profilo del fascismo steso dal Morghen (anche se non se ne sottolineano le caratteristiche fondamentali). La Resistenza è trattata con lo stesso metodo: da un punto di vista accettabile, ma in complesso scar­samente documentato : « dopo l’8 settembre l’onore dell’esercito italiano fu salvato da reparti isolati che combatterono senza che l’ordine fosse mai giunto dallo Stato Maggiore e poi dai partigiani ». Si danno delle cifre e si pone in risalto come la Costituzione sia figlia della Resistenza.

84 La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

A. Bosisio, La form azione dell’Europa attuale, v. Ili, Milano, Paravia,1959, pp. 460+40, L. 1450.

Il testo è dedicato indistintamente a tutte le scuole superiori. La parte riguardante gli ultimi venti anni è svolta in un’appendice a parte, per quanto il tono sia sempre festoso ed osannante come lo' era stato in precedenza per il regime fascista.

Partendo dall’esame della situazione del ’ 19 si osserva che il nazio­nalismo, « destinato a produrre in seguito funeste conseguenze », era al­lora « ben comprensibile come reazione alla situazione di fatto che lo provocava ». Non si parla del modo extraparlamentare dell’entrata in guerra, ma dei « compensi territoriali » che il patto di Londra assegnava e che Versailles poi negò, del voto dei fiumani di essere uniti all’Italia e dell’annessione di detta città nel ’24.

Il fascismo è così presentato: «Sotto il profilo di un movimento nazionalistico si può considerare anche il fascismo che Benito Mussolini fondò a Milano nel ’ 19, presentandolo come movimento politico inteso ad assicurare all’Italia i maggiori frutti possibili della vittoria. Questo pro­gramma [non si dice quale] esercitò una grande suggestione su molti giovani e reduci che rifiutavano il comuniSmo... ». Soggiunge poi che « l’affermazione del fascismo fu rapida perchè agevolata dal disorienta­mento delle altre formazioni politiche » ; non si capisce allora perchè « il re, temendo lo scoppio della guerra civile », abbia accettato le dimissioni di Facta e chiamato al governo Mussolini. Più tardi a Mussolini « fu possi­bile (1925), approfittando del grave turbamento del paese in seguito al­l’assassinio di un deputato socialista [da parte di chi? chi era costui? non si dice] fare un vero e proprio colpo di stato. Istituì il Tribunale Speciale [cosa fosse e a cosa servisse non si dice]. Come contropartita della libertà, Mussolini svolse una politica d i prestigio tanto all’interno che all’estero. Prospettò nella Carta del Lavoro (1927) un sistema eco­nomico sociale nuovo che sostituiva al principio marxista della lotta di classe, quello della collaborazione tra datori di lavoro e prestatori di opera... Sostituì l’antica Camera dei deputati con la Camera dei Fasci e delle Corporazioni, lasciò invece intatto l’altro ramo del Parlamento, dove rimasero gli uomini più autorevoli e i coraggiosi oppositori ». Quindi non vi fu iniziale Resistenza : Mussolini sopportava un’opposizione inter­na, costituita dagli uomini migliori dell’altra parte della barricata : gli uomini più autorevoli e coraggiosi. Prosegue il testo : e< Il fascismo pro­mosse durevoli istituzioni sociali, intraprese grandi opere di bonifica e di colonizzazione interna ed africana e diede un impulso febbrile alle opere pubbliche. L ’economia fu « pianificata » secondo il criterio stretta- mente nazionalistico che l’Italia dovesse bastare a se stessa, perchè si diceva che l’indipendenza economica permette l’indipendenza politica ».

L ’unica critica al fascismo è rivolta al modo di realizzazione dell’au­tarchia : « Il programma autarchico si risolse infine a vantaggio esclusivo di alcuni produttori, messi a riparo dalla concorrenza straniera (e quando fossero in difficoltà sovvenzionati dallo Stato) e in un corrispondente

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 85

danno dei ceti medi ». (Non si parla del discorso di Pesaro, del bilancio intiSichito dall’elefantiasi militare o della politica dei redditi).

Alla politica interna corrisponde una politica estera altrettanto pre­stigiosa (occupazione di Corfu, Fiume, Patto di Locamo, Conciliazio­ne, ecc.). Il Bosisio dà inoltre grande rilievo alla guerra di Spagna, defi­nendo il falangismo « un movimento vagamente somigliante al fascismo ».

In appendice, la trattazione deH’ultimo conflitto e della Resistenza; un osanna ai partigiani, agli antifascisti, non dimenticando l’accusa agli anglo-americani di scarso aiuto alle forze partigiane. Ricorda Marzabotto, l’Ossola, gli scioperi di Torino e Milano, « il popolo pienamente maturo per instaurare una vera democrazia ». Ancora plausi all’ONU, alla Comu­nità Europea, agli incontri al vertice che concludono questo sconcertante manuale.

G. B. PicoTTi - C. Violante, C iviltà e Società, v. V, Brescia, Ed. LaScuola, 1962, pp. 3 12 , L. 1300.

Il Picotti - Violante appartiene anch’esso a quei testi che stimano scar­samente la funzione dell’istruzione tecnica nella vita sociale e quindi presentano con mano leggera una storia edulcorata e superficiale. Man­cano, infatti, i legami tra politica ed economia nell’illustrazione dei prin­cipali fatti storici.

La Resistenza è trattata anch’essa sbrigativamente. Non si parla del­l’opposizione antifascista e la guerra partigiana viene liquidata con tale frase : « ... si andava intanto organizzando nelle terre occupate dai tede­schi, in quasi ogni parte d’Europa, la Resistenza clandestina; si costitui­vano comitati di liberazione, si iniziava la guerriglia ».

Un testo insomma, quello di Picotti e Violante, che può essere usato solo a patto che sia affiancato da un volume integrativo e da ampie lezioni dell’insegnante.

R. Belvederi, Stona, v. V , ed. Marietti, 1963, pp. 343, L. 1500.

Il testo nella sua sbrigatività e apparente bonomia (tutti i periodi sono presentati con tono di patema comprensione e giustificazione nei loro aspetti migliori) è alquanto parziale.

11 fascismo, « quella dittatura che tutti sanno », « svolge (l’Autore usa il presente) una pregevole politica sociale ». « Esso auspica e persegue l'ordine, la devozione allo Stato, l’onnipotenza statale, il culto dei va­lori tradizionali (Religione, Patria e Famiglia) ».

Nessun accenno all’insediamento del fascismo, alla politica econo­mica del regime, alle leggi speciali, al ritorno della pena di morte.

Non si parla della Resistenza durante l ’esposizione dei fatti di guerra ma in un paragrafo successivo, a se stante, in cui il fatto europeo viene diplomaticamente definito « uno degli aspetti più tipici del secondo con­

8 6 La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

flitto mondiale ». Non si accenna minimamente all’importanza che essa ebbe, in particolare per l’Italia, e si afferma che essa era in atto fin (!) dal 1942.

A ntonio Ro ssi, Corso d i stona civile ed economica, v. II, Milano, ed. Prin­cipato, 1961, pp. 332, L. 1200.

Il manuale manca di chiarezza e profondità. In nessun modo si fa intendere la drammaticità e la complessità della storia. I problemi sociali così strettamente legati a quelli economici, sono schematizzati e trattati in « cassettini » separati. Del periodo giolittiano tace le ombre come i pregi. Non si parla del modo extraparlamentare dell’entrata in guerra del­l’Italia. Bastano cinque righe di dati tecnici per illustrare Caporetto, non mostrando neppure alcuni effetti positivi. E poi Versailles, rappresentata semplicisticamente come un « diktat » di « condizioni tanto ingiuste per i vinti ».

Nei paragrafi riguardanti il fascismo ci appare incompleta la pre­sentazione di detto movimento-. Con toni eccessivi si afferma la « non re­sistenza » del ’ 19 e del ’22 del popolo italiano di fronte al fascismo. Si critica detto movimento per avere ingrossato troppo le file, sì da volersi identificare col popolo italiano. Vi fu, come dice l’autore stesso, « un’in­flazione di fascisti ». Troppi i gregari vanagloriosi. Si ricalca cioè la teoria del Mussolini buono tradito da chi gli era intorno.

Completamente positiva appare all'Autore la situazione economica sotto il fascismo : « Il fascismo portò il bilancio dello Stato al pareggio. L ’autarchia l’aiutò a superare i fenomeni connessi alla crisi internazionale della sovraproduzione, TIRI fu creato per sovvenzionare e controllare i grandi complessi... Tuttora esistono istituzioni ed opere del regime fa­scista ».

Ciò che più lascia sconcertati in questo libro sono le letture scelte tra brani di opere decisamente antifasciste. Infatti sulle origini del fasci­smo abbiamo una lettura di Angelo Tasca che sostiene la nota tesi, anche gramsciana, dell’impossibilità del perfetto equilibrio politico delle parti opposte. E sulla situazione economica un brano del Luzzatto che sotto­linea come il fascismo « servì ottimamente a piccoli gruppi di grossi imprenditori per dominare entro le Corporazioni e valersene per eliminare ogni possibile concorrenza ».

Veniamo al 25 luglio. La spiegazione è quella stessa di Ciano: « 1 ge­rarchi si dichiararono disposti a perdere Mussolini per salvare l’Italia ». Poi entrò in scena il re. Secondo il Rossi l’opera di Petain deve essere considerata necessaria alla salvezza della Francia quanto quella di De Gaulle. La Repubblica di Salò ebbe una propria funzione, ma « minacciata dall’interno da numerosissimi partigiani organizzati dai comitati clande­stini di liberazione nazionale, si difendeva ricorrendo ad un regme di terrore ». L ’8 settembre gli italiani non ebbero coscienza d’avere in casa un nuovo nemico. Vittorio Emanuele III e Badoglio, vista l’impossibilità

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 87

di difendere Roma si portarono a Brindisi per iniziare dall’estremo lembo una difesa... A questi mali se ne aggiunse un altro: la guerra civile».

Qualche notizia sui partiti del CLN, sui loro rapporti con la Corona e poi si passa alla Costituzione.

E. Dupré , Da un secolo all'altro, v. Ili, Firenze, ed. D’Anna, 1962, pp. 470,L. 1700.

La vita politica italiana del periodo giolittiano e dei successivi è ri­dotta all’essenziale, a volta ischeletrita al solo dato superficiale senza con­cetti chiarificatori; il testo tuttavia è arricchito da documenti, testimo­nianze e letture qualificate (Croce, Tarie, Morandi, ecc.) che possono egual­mente permettere un approfondimento dei fatti storici.

Rifacendo la storia del ’ i9-’22, esso si diffonde sulla « vittoria muti­lata » propagandata fra le masse e sull’affermazione di Mussolini per il generale malcontento, per il diffuso timore del bolscevismo, per l’irreso­lutezza del governo, per il desiderio dei ceti abbienti di una controrivo­luzione preventiva. Non si sottolineano invece le responsabilità regie.

Successivamente si accenna come il popolo scontasse ampiamente i vantaggi della politica fascista (bonifiche, Conciliazione) con la mancanza di libertà e la progressiva diseducazione politica. Non si parla della prima resistenza antifascista, si pone il suo inizio all’8 settembre e non ci si dilunga sull’argomento per più di mezza pagina.

Tuttavia, dopo aver parlato della Costituzione, l’Autore torna alla Resistenza, illustrandola ampiamente e positivamente e ricollegandola ai moti del Risorgimento.

B. Barbadoro - G. Ferrara, Storia Econom ia e C iviltà, v. Ili, Firenze,ed. Le Monnier, 1963, pp. 402, L. 1400.

Parlando del primo dopoguerra gli Autori dedicano un paragrafo a « la mutilazione della vittoria italiana ». L ’azione fiumana di D’Annunzio viene paragonata ad Aspromonte. L ’ultimo periodo è riassunto in un ca­pitolo detto «Cronistoria dal 1921 al 1959» (il libro è ancora suddiviso secondo i vecchi programmi).

Affermando di voler essere obbiettivi nei confronti del fascismo, gli Autori trattano del valore sociale del programma sansepolcrista, non preci­sando tuttavia le forze economiche che permisero l’avvento del fascismo. Conviene riportare un brano del testo per dimostrare quale l ’animus degli scrittori nell’affrontare l’argomento : « ... Ex combattenti, legionari fiumani, studenti si organizzarono in squadre e compirono spedizioni pu­nitive contro centri di resistenza dei partiti avversi : case del popolo, camere del lavoro, cooperative, furono gli obbiettivi preferiti da questi audaci reparti d’assalto; distruzioni, incendi, aggressioni cruente furono le conseguenze della guerriglia civile. Non mancarono reazioni alla vio­lenza fascista, le quali provocarono in molte regioni, da una parte e dal­l’altra, barbari episodi di odio e rappresaglia ». Non sono tuttavia taciute

88 La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

le responsabilità della classe dirigente, per quanto, dopo tali parole, risul- tino molto attenuate. Parlando della politica interna del fascismo si sot­tolineano soprattutto aspetti positivi : « le Corporazioni, sostituendo leleghe e i sindacati rossi e bianchi sciolti dal fascismo stesso, inqua­dravano ogni settore della produzione in due distinti sindacati con re­gime di piena eguaglianza, cioè i datori di lavoro ed i lavoratori. Ma al di sopra di questo doppio ordine di sindacati organi d i classe era isti­tuita a collegarli la Corporazione in rappresentanza non degl'interessi delle classi ma di tutta la nazione ».

L ’economia post-1926 è esposta in maniera quanto mai confusa:« l’importante risultato di carattere economico fu la difesa della lira, superando la paurosa crisi finanziaria dilagata in ogni stato del mondo tra il 1929 e il 1930. Così Mussolini potè cimentarsi in un’ardita poli­tica di rinnovamento agricolo e di opere pubbliche... Le contromisure contro il disavanzo furono energiche e risolutive... Provvidenziale, anche se promosso dai grandi industriali che erano sospinti dai loro particolari interessi, fu l’intervento dello Stato per salvare le banche e le industrie pericolanti e per impedire quelle catastrofi che possono mettere a repen­taglio le sorti dell’economia nazionale ».

Il fascismo fallì invece in pieno nella politica estera, finendo col Patto d’acciaio nelle braccia della Germania nazista, « ma di ciò furono responsabili anche le potenze occidentali. Infatti esse non avevano saputo evitare la diserzione dell'Italia dal fronte alleato ».

Ci fu è vero il ripristino, nella terra del Beccaria, della pena di morte, ma ciò fu dovuto agli « attentati contro Mussolini ». C’è poi un elenco dei maggiori antifascisti. Nel ’35, nonostante le sanzioni Mussolini tirò dritto raggiungendo i suoi intenti.

Con la seconda guerra mondiale inizia in Europa l’occupazione tede­sca e la Resistenza. Dopo l’8 settembre « l’Italia fu dolorosamente lacerata da nuove e più crudeli discordie: divampò una cruenta guerra fratricida tra gli aderenti al fascio repubblicano ed i partigiani... (per eliminare la guerriglia) i tedeschi e i loro aderenti si sfogarono in orrende rappre­saglie ». Nè viene dimenticato come i partigiani il 25 aprile «nel loro furore fecero giustizia sommaria dei capi responsabili del fascismo e fuci­larono a Dongo, presso il lago di Como, Mussolini, mentre si avviava alla frontiera svizzera ».

In un capitolo a parte si tratta la Resistenza in Europa e la sua genesi, non dimenticando le caratteristiche della Resistenza italiana.

Certo dopo una tale presentazione del fascismo, del bene da esso fatto all’Italia, non paiono molto convincenti i plausi a quanti « per co­scienza morale o per chiaroveggenza politica, non vollero accettare la dittatura mussoliniana ». S.i parla della responsabilità regia nella mancata difesa di Roma, degli strazi più grandi dell’occupazione tedesca e di come gli eserciti partigiani tutelarono l’integrità della Patria, impedendo l’occupazione della Val d’Aosta e di Trieste.

Il libro, pur nella ricchezza delle notizie e dei dati economici, per

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 89

incompletezza di concetti e di approfondimento critico, non pare adatto a preparare i giovani alla comprensione degli ideali della Resistenza.

G. Soranzo - G. T arantello, C iviltà nostra, Bergamo, ed. Minerva Ita­lica, 1963, pp. 303, L. 1100.

11 testo ricalca i soliti clichés conservatori : « Manifestazioni di giu­bilo portarono l’Italia in guerra... Caporetto da ascrivere non solo alle responsabilità del Cadorna, ma anche del governo che aveva tollerato nelle retrovie e nel paese una propaganda disfattista... ». « Alla fine della guerra, poiché il popolo gridava: «Abbasso la guerra! La terra ai con­tadini! », la reazione della parte sana della nazione cominciò a farsi va­lere. Si conclude l’argomento dicendo che « il fascismo davvero fermò il bolscevismo e si dedicò alla tutela dell’ordine pubblico. In Parlamento i fascisti furono energici e combattivi, pronti a far rilevare le deficienze del governo ».

Si dà importanza all’aspetto « militare » della marcia su Roma. En­trati in Roma i fascisti avrebbero saputo occupare rapidamente i punti strategici della città.

Soppresso Matteotti, iniziò una resistenza d’élite al fascismo. « Mus­solini rovinò se stesso in audaci aspirazioni, e fu tradito dalla mania di grandezza di gerarchi vanesi ed ambiziosi ».

Non si dà notizia degli scioperi del ’43, pur parlando in generale del carattere popolare della Resistenza. Solo poche parole sono dedicate alla Resistenza europea.

LICEI

G. Soranzo - G. T arantello, Storia per i licei e per g li istituti magistrali, v . I l i : Età contemporanea, 4a ediz. riveduta, corretta, aumentata, Bergamo, ed. Minerva Italiana, 1963, pp. 607, L. 1750.

Il volume dedica un quarto delle sue pagine alla storia 1914-1960, con un lodevole sforzo di aggiornamento, dedicando anche ampio spazio ai problemi europei e mondiali: tuttavia l’impostazione è tradizionale, spesso semplicistica e tutt’altro che scevra di errori. Le pagine dedicate al primo dopoguerra vedono l’esaltazione dell’impresa dannunziana e la denuncia della crisi sociale : i soldati smobilitati « sobillati dai partiti di sinistra con una delittuosa propaganda di odio contro le classi dirigenti, si abbandonarono a pubbliche manifestazioni, spesso violente, al grido Abbasso la guerra! La terra ai contadini! V ogliam o lavoro!, quando addi­rittura non trascesero all’occupazione delle fabbriche » (p. 509). Ma dopo tre anni e mezzo di marasma politico e quattro governi incapaci, « la reazione della parte sana della nazione cominciò a farsi valere » : si ebbe

90 La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

la fondazione del PP e lo sviluppo del movimento fascista (stranamente accoppiati proprio da un autore cattolico!), il quale « si oppose decisa- mente ad ogni eccesso dei socialisti e dei comunisti, affrontandoli sulle pubbliche vie » (p. 509). Dopo queste premesse, si comprende che l’ana­lisi della dittatura fascista sia condotta secondo gli schemi più tradizionali, evitando qualsiasi accenno ai legami con determinate forze economiche e presentando con molto favore la politica estera mussoliniana. Seconda guerra mondiale e dopoguerra sono illustrati con abbondanza di partico­lari (e errori non rari), senza però mai approfondire il discorso; manca qualsiasi cenno all’impreparazione militare italiana, la Resistenza è trat­tata anodinamente con consensi d'ufficio, sorvolando sulla lotta armata ed i massacri nazifascisti. Il trattato di pace e presentato con indignazione, come un sopruso dovuto al malvolere di Russia, Francia, Grecia e Jugo­slavia (non si capisce però se gli Autori abbiano riunito coscientemente o per caso tutti i paesi aggrediti dall’Italia fascista). L ’ampio rilievo dato al secondo dopoguerra è purtroppo sminuito da diversi errori e confu­sioni : basti ricordare che il Patto Atlantico è presentato a p. 550 come una branca dell’ONU, a p. 591 come una diretta emanazione della NATO ed a p. 602 identificato con la NATO.

A. Manaresi, Storia contemporanea. Dal Congresso di V ienna alla pro-clam aton e della Repubblica italiana, Milano, s. d. (ma 1963), ed. Tre-visini, pp. 446, L. 1500.

Il volume è stato formalmente adattato ai nuovi programmi, facen­dolo iniziare col 18 15 , ma il periodo 1918-1939 è liquidato in due capi­toli di 35 pagine complessive (di cui solo un quinto circa dedicate alla storia italiana), mentre la seconda guerra mondiale ha una cronistoria di io pagine, in appendice al volume. Il Manaresi infatti, avverte che « sullo svolgimento della seconda guerra mondiale si è cominciato a tentare qualche sintesi, sebbene i tempi siano ancora immaturi » (p. 446), dato che le opere pubblicate dopo il crollo del regime fascista « peccano spesso di acredine e ostentano il facile senno di poi» (p. 425): «molti anni ancora dovranno passare prima che lo storico possa tentare una sintesi di questo periodo sulla base di una documentazione sicura e in un’atmo­sfera di serena equanimità » (p. 425). Molti anni invero sono passati dalla compilazione delle note bibliografiche del volume : le opere citate più recenti sono del 1951-52, una sola è del 1954.

La partecipazione italiana alla prima guerra mondiale è vista in chiave di incondizionata esaltazione patriottica. Delle sette pagine de­dicate alla storia italiana 1918-1939, due sono per il problema di Fiume: a Nitti, « facile alle rinunce », ed a Giolitti, « proclive agli accordi », è contrapposto « l’atto audace » di D’Annunzio (p. 393). La crisi del do­poguerra è analizzata in due pagine, ovviamente senza troppi particolari (per es. viene citata l'uccisione di Matteotti, ma non ne sono indicati i responsabili). Nella pagina dedicata al ventennio fascista hanno un qual­che rilievo i successi della politica economica (« opere nelle quali i regimi

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 91

dittatoriali, liberi da innumerevoli pastoie burocratiche, riescono ad otte­nere risultati rapidi e brillanti », p. 414) e la Conciliazione (« auspicata dai migliori uomini del nostro Risorgimento », p. 415). Più spazio ha invece la conquista dell’Etiopia: due pagine, in cui viene esaminata anche la crisi internazionale. Sulle dieci pagine di cronistoria della guerra 1939-45, la Resistenza italiana ha diritto a tre righe, cioè meno della Resistenza polacca, Mussolini e la RSI a una dozzina, il governo Badoglio a una die­cina : non sono menzionati nè Bonomi, nè Parri, nè De Gasperi.

Una lettura di tre pagine sugli uomini di Versailles è l’unica del volume sulla storia dal 1919 in poi.

Il testo si presenta quindi non rispondente ai programmi ministeriali e stupisce che ancora nel 1963 si sia provveduto ad una ristampa; le poche notizie di storia contemporanea rientrano nella linea più tradizio­nale e chiusa e sono sommerse dalle notizie sugli avvenimenti extra-ita­liani, che hanno, in proporzione, un rilievo del tutto insolito.

A. Saitta, Il cammino umano, v. Ili, Firenze, ed. La Nuova Italia, 3“ ediz., 1961, pp. 650, L. 2200.

Il periodo che va dal 1914 ai giorni nostri comprende otto capitoli e circa 300 pagine (un terzo del volume); l’esposizione è ampia, completa e ragionata. La crisi del primo dopoguerra è analizzata chiaramente, l’av­vento del fascismo presentato come « la crisi della classe dirigente ita­liana, premuta dalle forze del capitalismo, minacciate a loro volta dal trionfo della rivoluzione sovietica» (p. 515). Anche nelle pagine dedicate al regime fascista è messo in rilievo il suo significato di classe; nessuno dei fatti salienti è tralasciato, dai Patti lateranensi alle bonifiche pontine, dal Tribunale speciale ai sindacati fascisti. La Resistenza è vista in tutta la sua ampiezza, il contributo di massa sottolineato; il dopoguerra è trat­tato con diffusione, fino quasi al i960.

L ’Autore non tiene celata la sua posizione storiografica, assai evi­dente in molti giudizi specie sui problemi più vicini e nell’accettazione dell’interpretazione marxista. Tuttavia l’esposizione è sempre serena ed ampia, non mai faziosa, tale da lasciare campo alla discussione ed al dis­senso. Il volume ha quindi una linea chiara e coerente, che non teme di prendere posizione nè evita le difficoltà : può essere utilizzato con van­taggio da un insegnante che non cerchi di evitare le discussioni presen­tando la storia come un susseguirsi anodino di fatti.

Le letture sono frequenti, sempre di storici notissimi o di testimoni, inserite nel testo ad integrazione diretta dell’esposizione.

G. B. PicOTTi - G. Rossi Sabatini, N u o vi lineam enti d i storia. 3. Età con- tem poranea, Brescia, ed. La Scuola, 1961, pp. 391, L. .1600.

L ’esposizione degli avvenimenti successivi alla prima guerra mondiale (il manuale si arresta al 1961, ma avverte che sarà via via aggiornato nelle

9 2 La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

future edizioni) si mostra estremamente carente, sia per l’esiguità delle notizie che per la caratterizzazione dei problemi. Sta a dimostrarlo il ca- pitolo sull’avvento del fascismo: in esso non trova posto una sia pure sommaria ricostruzione delle lotte politiche e sociali svoltesi in Italia nel primo dopoguerra. Dopo avere affermato che « il fascismo organizzò le sue squadre per opporsi con la forza alla forza del socialcomunismo » e che «il governo lasciava fare», gli Autori proseguono: «nel 1922, inco­raggiato dai primi successi, il fascismo acquistò nuova baldanza fino a sostituirsi, in qualche occasione, alle autorità dello Stato. I dirigenti ri­tennero allora maturo il momento per dare la scalata al potere; fu così inscenata una grande dimostrazione armata contro la capitale, la ’ marcia su Roma ’. Vittorio Emanuele III, per evitare al paese i lutti di una guerra civile, si oppose alla proclamazione dello stato d’assedio e invitò il Mussolini a costituire un nuovo governo » (p. 325). Dei socialisti si dice soltanto che « speculavano sull’indisciplina e sui contrasti interni per prepararsi la strada alla conquista del potere » (p. 324); dei popolari, si­billinamente, che « entrarono in diversi ministeri, ma non assunsero la diretta responsabilità del potere » (ibid.); i ministeri Nitti e Giolitti ven­gono ricordati soltanto riguardo alla questione di Fiume {« A salvarne l’italianità provvide Gabriele D’Annunzio», p. 312). Analogo procedi­mento per l’instaurazione del regime e per l’illustrazione dei suoi carat­teri. Nessun cenno sull ’A ven tin o , sul fuoruscitismo (cui si fa riferimento solo a p. 374, elencando i partiti dell’ Italia post-fascista) sul movimento clandestino antifascista: dell’ordinamento corporativo si dice che « si ri­velò in pratica artificioso » perchè gli mancava « l’elemento fondamen­tale della libertà » (p. 327) ed il giudizio viene esteso all’intera politica economica del fascismo. Della politica estera mussoliniana si mette in risalto il « tono deciso ed energico, mirante a rialzare il prestigio inter­nazionale dell’ Italia » : « L ’Italia dichiarava apertamente di avere bisogno di spazio per la sua crescente popolazione e puntava verso un primato aereo-navale nel Mediterraneo, che essa chiamava, romanamente, il ’ suo ’ mare » (p. 329). In tal modo viene spiegata la campagna d’Etiopia. Un altro tratto caratteristico della visuale nella quale si pongono gli Autori è la definizione del pronunciamento franchista come insurrezione « contro una repubblica democratica a tinta comunista e decisamente anticri­stiana » (p. 330).

Il capitolo sulla seconda guerra mondiale è condotto in modo preva­lentemente cronistico e le due pagine dedicate alla Resistenza non escono da una generica illustrazione: basti notare che non si parla del Regno del Sud, dei rapporti tra CLN ed Alleati, dei programmi politici e so­ciali dibattuti all’interno del movimento partigiano, così come manca qualsiasi riferimento preciso alle azioni partigiane e alle rappresaglie nazi- fasciste.

Le citazioni potrebbero naturalmente continuare (ad esempio, non v ’è alcuna indicazione esplicita sulla sistematicità e l’ampiezza della persecu­zione antiebraica praticata dai nazisti): quelle già fatte pensiamo siano sufficienti ad esprimere il livello didattico del manuale (le letture aggiunte

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 93

sono scarse e poco significative) e l'indirizzo storigrafico adottato dagli Autori.

R. M o r g h e n , C iviltà europea. Età contemporanea, Palermo, Palumbo, 1963, pp. 410, L. 1700.

La IXa edizione di questo manuale si presenta « completamente ri- fatta » rispetto alle precedenti, ed offre, degli ultimi cinquant’anni un quadro sufficientemente completo almeno per quanto riguarda le vicende italiane.

L ’Autore trasferisce nel libro le linee della sua formazione liberale ed esse assume come metro di giudizio per illustrare la crisi del primo dopoguerra, il sorgere delle dittature reazionarie fascista e nazista, le cause ed i caratteri del secondo conflitto mondiale. L ’informazione è par­ticolarmente ricca nelle pagine sul regime fascista (357 e segg.) e altret­tanto nella trattazione del .movimento antifascista, di cui si ricordano, sia pure con qualche inesattezza, personaggi, tendenze ed organismi (pp. 370-380). Più succinta la parte sulla Resistenza, e non sempre chiari i riferimenti diretti all’organizzazione e all’attività partigiane (pp. 382-384).

Assai meno soddisfacente l’illustrazione delle vicende europee (quelle extra-europee entrano quasi soltanto per riferimenti collaterali), dove l’e­sposizione delle cause è spesso sostituita da una troppo schematica cita­zione di fatti : a p. 368, ad esempio, si afferma che in Spagna « l’ucci­sione del deputato nazionale Calvo Sotelo (1936) scatenò addirittura la guerra civile », mentre è evidentemente ambigua la notizia secondo la quale « d ’ambo i lati [Spagna franchista e Spagna repubblicana] accor­ressero formazioni volontarie, o sedicenti volontarie, a sostenere la lotta »; a p. 374 si legge che, dopo l’armistizio franco-tedesco del ’40, « Retain, a Vichy, seguitava a rappresentare un governo francese che non aveva tuttavia la possibilità di esercitare alcun effettivo potere autonomo », col che rimane impregiudicato il problema del collaborazionismo; a p. 366 si definisce la politica hitleriana intesa ad « affermare il dominio della razza germanica sul mondo » (ponendo l’accento sulla persecuzione antisemita), ma non si accenna, poi, ai modi nei quali il nazismo, durante la guerra, cercò di realizzare questi disegni. La conseguenza di simili incertezze o lacune ingenera un certo scompenso nel manuale, facendolo apparire tal­volta frammentario e non frutto di un discorso continuativo ed organico. Per parte loro, le letture aggiunte ai singoli capitoli sono troppo limitate per servire da integrazione del testo.

P. S il v a , Corso d i storia per i licei classici, i licei scientifici e g li isti­tuti magistrali, XIVa ed., v. III. L ’E tà Contem poranea, Milano, Prin­cipato, 1963, pp. 508, L. 1600.

Alla storia del periodo successivo alla prima guerra mondiale l’Au­tore dedica una parte abbastanza ampia, più d’un quarto del testo, di cui però la maggior parte è occupata dalla politica estera. In questa trat-

94 La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

fazione si rileva però una notevole genericità, che si rende evidente so­prattutto nella parte dedicata alla nascita del fascismo, quando la crisi italiana è interpretata in chiave psicologica. Trovano luogo, tuttavia, an­che notazioni più precise, che accolgono tesi fra di loro — fino ad ora — in contrasto: degli scioperi del ’ i9-’2 i si dice infatti: «G li scioperi, ac­compagnati da atti di violenza e di illegalità, in un’atmosfera di rivolta non solo contro i padroni e il Governo, ma contro lo Stato e la stessa idea di patria (vi furono insulti e atti ostili contro ufficiali ex combat­tenti, e persino mutilati) esasperarono la pubblica opinione » (p. 381); e del fascismo è scritto, nella pagina seguente : « ... l ’appoggio determ i- nante gli fu dato dagli industriali e dagli agrari decisi, dopo la ’ grande paura ' dell'agosto-settembre 1920, a stroncare il socialismo con qualun­que mezzo e larghi perciò di finanziamenti e di aiuti ad un alleato così efficiente » (p. 382, il corsivo è nel testo).

Il periodo tra le due guerre è trattato in modo assai schematico, e si accentra sulla politica estera, in funzione della quale sono esaminati anche tutti i fenomeni di trasformazione dei diversi Stati. E ’ ignorata, tra l’altro, l'esistenza di una politica di appaesem ent, e la condotta degli Stati « democratici » è ridotta ad una linea semplice e coerente, mentre ogni contraddizione è messa in secondo piano.

Non si fa alcun cenno dell’opposizione antifascista tanto all’interno quanto all’estero fino all’inizio della Resistenza. Anche allora, tuttavia, il richiamo è molto vago : « Nell’Italia nazi-fascista si organizzò la Resi­stenza per merito dei partiti antifascisti che, ripiombati nella clandestinità da cui erano fugacemente emersi durante il periodo badogliano, si allea­rono in un Comitato di Liberazione Nazionale per condurre la lotta a fondo contro i tedeschi e contro il fascismo » (p. 430). La trattazione del periodo successivo al secondo conflitto mondiale è condotta con tono volutamente anodino, che non riesce a nascondere le antipatie politiche dello scrittore.

G. Spini, D isegno storico della civiltà italiana, v. Ili, L ’ età contem po-ranea, VII* ed., Roma, ed. Cremonese, 1958, pp. 483, L. 1500.

L ’Autore presenta con chiarezza il periodo del primo dopoguerra, mostrando come il fascismo sorga e si affermi nella crisi dello Stato libe­rale, quali siano le sue alleanze e le tappe fondamentali della sua ascesa. Lo Spini non nasconde la propria impostazione ideologica; ma questo, lungi dall'essere un ostacolo, sembra facilitare la comprensione delle pro­spettive in cui si inseriscono i fatti narrati. In questo modo l’analisi della politica del fascismo riesce sintetica ed esauriente, ed ha il pregio di non trascurare i legami tra la politica estera del regime e quella interna, che in altri manuali sono invece meccanicamente giustapposti. Eccessiva­mente schematica appare forse la trattazione dell’avvento del nazismo; ma questo rimane nel complesso un rilievo isolato che non compromette la serietà e la validità del testo. Il risalto dato alla componente ideologica

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 95

anche nelle relazioni internazionali permette all’Autore di delineare un quadro assai vasto della Resistenza come fenomeno internazionale, nella quale ben s’inserisce anche la trattazione della Resistenza in Italia.

F. Moroni, Corso d i storia per i licei e gli istituti magistrali, v. Ili, Torino,S.E.I., 1962, pp. 535, L. 2000.

Il testo del Moroni è tra i più noti per le polemiche che ha susci­tato. Ci limiteremo a notare alcuni suoi giudizi che ci sembrano caratte­ristici e sufficientemente esemplificativi. A proposito del contrasto italo- jugoslavo del 19 18 l’Autore scrive: «Mentre l’Italia combatteva con le armi contro l’Austria, gli slavi combattevano con la propaganda contro l’Italia; e si arrivò così al paradosso che contro l ’Italia, la quale combat­tendo e vincendo nel campo alleato aveva liberato gli slavi dalla domi­nazione austriaca, ebbero ragione gli slavi, che per quattro anni avevano combattuto contro gli alleati nell’esercito austriaco » (p. 366, il corsivo è nel testo). Apprendiamo più avanti che Mussolini, « che aveva fatto la guerra ed era stato ferito » (p. 377), approfittava della crisi morale del paese per ingaggiare una « lotta contro il socialismo, e contro gli scioperi e i disordini che paralizzavano la vita della nazione » (ibid.). Dopo la mar­cia su Roma e l’assassinio di Matteotti (di cui non si indicano i respon­sabili) l’Autore afferma che « l’opposizione non seppe allora trovare nè l’unione nè la forza per passare dalla retorica alla politica » (p. 378). L ’Au­tore, tuttavia, non dimentica di avvertire i giovani che il fascismo non fu una « rivoluzione legale » perchè violò lo Statuto albertino, e che « prescindendo dalla questione formale, resta che, sostanzialmente si presentava con linamenti nuovi e caratteristici di uno Stato autoritario e — come si è già detto — illiberale e antidemocratico... » (p. 383). La stessa Lettura Critica, da cui è stata tratta la citazione precedente, av­verte i giovani che parimenti « illegali » sono da considerarsi Hitler e Lenin, il quale fra l’altro « non ricevette l’investitura nè dall’alto nè dal basso » (p. 383). I capi della rivoluzione bolscevica erano del resto già stati giudicati come « del tutto ignari dell’arte d i governo », e di loro era stato scritto: «...procedettero con incredibile disinvoltura a ’ gio­care alla politica ’, sperimentando le loro teorie » (p. 369).

Per quanto concerne la Resistenza, essa è stata trattata in ben di- ciotto pagine : abbiamo notato che l’Autore si sforza di rilevare — in contrasto evidente con coloro che accusarono Togliatti di opportunismo — quanto abbia recato danno alla Resistenza « l’intransigenza e l’estremismo del PCI » nella crisi dell’inverno ’44-’45. I postulati rivoluzionari del co­muniSmo, infatti, « essendo estranei alla civiltà cristiana, ripugnavano alla coscienza del Paese » (p. 451). Nella stessa pagina l’Autore ci informa che le brigate Garibaldi portavano « nella propria attività singola e collet­tiva, di guerra e di guerriglia, lo stile ispirato alla mistica della molenda propria del bolscevismo ». Analoghi criteri e metri di giudizio sono se­guiti nella narrazione delle vicende posteriori alla seconda guerra mon­diale. Interessante, fra gli altri, il giudizio sulla situazione del Congo,

9Ó La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

che sarebbe « l’esempio più persuasivo che l’ indipendenza non è la pa­nacea di tutti i mali » (p. 503). I capi del Congo, che non erano « pre­parati alla difficile arte di governare », portarono il Paese all’indipen­denza, essendo solo preoccupati di « blandire, demagogicamente, la passione popolare ». Essi non si resero conto « che il bene del Paese dipendeva, per allora, dai belgi e che, via essi, nessuno era pronto a sostituirli. Nel 1956 un solo indigeno aveva conseguito una laurea ». (ibid., il corsivo è nel testo).

L ’opera è completata da Tavole Sinottiche dei più importanti avve­nimenti dal 1815 al 1914, e dall’elenco «dei Papi e dei Sovrani dei più importanti Stati europei » (p. 515).

A. L i z i e r , Corso d i storia, v. III. Età contemporanea (1815-1948), Milano,ed. C. Signorelli, 1963 (ristampa), pp. 461, L. 1200.

La ristampa non tiene conto dell’ampliamento del programma avve­nuto nel i960 e l’esposizione si arresta ai trattati di pace del 1919-20.

In appendice, tuttavia, è aggiunta una succinta cronologia degli av­venimenti posteriori, « un repertorio dei fatti più recenti, chiarisce l’edi­tore, non già narrandoli per disteso (che non sarebbe stato possibile senza contaminazione di giudizi storici e opinioni soggettive), ma semplice- mente aggruppandoli e riepilogandoli via via con quel tanto di parole che potesse giovare alla comodità della consultazione senza nuocere alla necessaria obiettività » (p. 422). Non è perciò possibile analizzare queste pagine, salvo sottolineare l’invito veramente singolare che, successiva­mente al passo citato, viene rivolto agli studenti perchè provino, « su questo repertorio », « ad esercitare la loro maturità di giudizio : che, cioè giunti al termine del loro corso di storia, dopo aver letto e, in certo modo, subito tanti capitoli di narrazione storica, si provassero a scriverne qualcuno da sè : a colorire, per esempio, col loro giudizio e col loro sen­timento qualcuno degli schemi qui aggiunti, che sono appunto capitoli di storia da scrivere » (ibid.). Come ciò sia possibile fornendo una pura elencazione di date, l’Autore non spiega, mentre preferisce tornare per l’ennesima volta sulla polemica circa l’insegnabilità della storia contem­poranea, polemica ormai vuota e, si ha ragione di sperare, definitiva­mente superata.

E. D u p r é , Italia ed Europa, v. Ili, Firenze, D'Anna, 1962, pp. 462,L. 1600.

Il testo si presenta notevolmente ricco di notizie, sorretto da un’am­pia visione dei problemi storici e dalla consapevolezza della loro com­plessità, e tuttavia, pur usando un lessico accessibile agli studenti ed una chiara sintassi, non sempre approfondisce alcuni concetti informatori che rimangono a volte incompleti o non bene collegati ai fatti politico-eco­nomici in cui si esprimono.

La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo 97

Così ci appare impreciso il concetto di liberalismo nella delineazione delle differenze ideologiche dal primo al secondo Ottocento e in contrappo­sizione al nazionalismo definito deformazione del genuino sentimento na­zionale (ma non si precisano i termini di detta deformazione). Dice il Dupré: «...Questo | il sentimento nazionale] nella prima metà del se­colo era stato essenzialmente liberale. Non solo perchè tendeva alla con­quista e alla difesa della libertà della nazione, ma per la schietta uma­nità che lo contrassegnava. I popoli allora si sentivano fratelli... Ma con la seconda metà del secolo, da che la nazione si fonde sempre più con10 Stato e diviene democrazia, il sentimento nazionale si muta in volontà di azione, in nazionalismo » (p. 239). Non ci pare che i concetti di de­mocrazia e nazionalismo siano così legati nè che, come si sostiene a p. 240 « il nazionalismo prende anche dal marxismo il concetto di una lotta di classe fra nazioni ricche e povere ». Questo concetto può essere in Pa­scoli, in Mussolini, ma non in Marx. L ’Autore precisa tuttavia come detto nazionalismo si manifesti in mille modi, spesso anche negativi.

Venendo alla storia di tempi più recenti rimaniamo sinceramente perplessi dinanzi a giudizi come quelli espressi intorno alla figura di Vit­torio Emanuele 111 come « persona assai seria e coscienziosamente prepa­rata al suo compito... (con) « sensibilità per il problema sociale... rispet­toso dei suoi doveri di sovrano costituzionale » (p. 297). Leggendo tale presentazione certo urge alla nostra memoria la data del 28 ottobre e i vent’anni di acquiescenza alla dittatura e di svuotamento dello Statuto albertino. In armonia a ciò, a p. 353, l’Autore, parlando della Marcia su Roma, non sottolinea la grave responsabilità regia neH’avvenimento.

Incompleta ci pare inoltre la presentazione della figura di Musso­lini di cui non si ricordano i voltafaccia dal socialismo al fascismo, nè dal pacifismo all’interventismo, mentre l’ideologia totalitaria, imperiali­stica, viene vista come « una continuazione dell’idea romantica di mis­sione e di primato » (p. 349).

Discreta tuttavia in generale la presentazione dei problemi del ’ i9-’22, ma non ci pare venga data la necessaria ampiezza d’illustrazione agli orga­nismi nuovi che il fascismo introdusse nello Stato. Il Tribunale per la difesa dello Stato, ad esempio, viene solo nominato, senza precisare che esso fu l’attuazione di un principio antistatutario e la reintroduzione della condanna a morte. Così viene sintetizzato il fascismo : « Non si può ne­gare che il fascismo come del resto ogni regime totalitario, in quanto poteva disporre di tutte le energie della nazione e decideva senza dover affrontare l’opposizione del Parlamento, ma anche senza un suo vero controllo, raggiunse risultati spesso cospicui nel campo sociale ed econo­mico, e in genere nella politica interna » (p. 356). Successivamente si scrive : « per quanto nella sua essenza un movimento socialistico, ecc. ...11 fascismo riuscì ad accrescere realmente il rendimento lavorativo della nazione, alla quale impose un ordine ed una disciplina (se anche più subita che non sentita) cui non era avvezza » (pp. 356-357). Si parla poi delle grandiose opere pubbliche, dell’autarchia e s’ indica il punto nega­

9» La storia contemporanea nella scuola - Note sui libri di testo

tivo nella mancanza di libertà che portò ad una progressiva diseduca­zione politica del nostro popolo.

L ’inizio della Resistenza è così presentato: « L ’Italia restò divisa in due, fisicamente e moralmente, e fu per noi un periodo dolorosissimo, perchè gli italiani si combatterono insieme in un tragico clima di guerra civile. E ’ il periodo della Resistenza del quale ci occuperemo... » (p. 384).

L ’argomento è poi ampiamente trattato, iniziando da una precisazione tra resistenza spontanea e resistenza ideologica.

Si parla poi dei precursori della Resistenza : i patrioti incarcerati o fuorusciti; si ricordano Salvemini e Rosselli, dimenticando però Gramsci, mai nominato.

Deciso rilievo hanno gli scioperi del ’43, la rivalità tra esercito e milizia, le discriminazioni fascista, la gioia popolare del 25 luglio.

Il Dupré considera la Repubblica di Salò come « un grave errore di Hitler » (p. 393). Si accenna alla « svolta Togliatti » nel marzo del ’44 e alla divergenza di fini, pur nella stretta collaborazione tra partigiani ed alleati (argomenti questi che molti altri testi dimenticano). Non si parla tuttavia della conferenza di Mosca e dei suoi riflessi sulla campagna d’Italia nell’inverno ’44.

Il terzo volume del Dupré appare, quindi, meno apprezzabile dei due precedenti, seppur ricco di ottime letture.