…la spiritualità di don Bosco - salcoopicp.eu file2 I DIECI ANNI DI CHIERI NELLA VITA DI DON...

12
24 Chieri - Riva presso Chieri - Colle don Bosco Associazione Salesiani Cooperatori Provincia ICP …la spiritualità di don Bosco Itinerario storico spirituale

Transcript of …la spiritualità di don Bosco - salcoopicp.eu file2 I DIECI ANNI DI CHIERI NELLA VITA DI DON...

Page 1: …la spiritualità di don Bosco - salcoopicp.eu file2 I DIECI ANNI DI CHIERI NELLA VITA DI DON BOSCO Nella città di Chieri Giovanni Bosco dimorò dal novembre 1831 al maggio 1841:

24

Chieri - Riva presso Chieri - Colle don Bosco

Associazione Salesiani Cooperatori

Provincia ICP

…la spiritualità di don Bosco

Itinerario storico spirituale

Page 2: …la spiritualità di don Bosco - salcoopicp.eu file2 I DIECI ANNI DI CHIERI NELLA VITA DI DON BOSCO Nella città di Chieri Giovanni Bosco dimorò dal novembre 1831 al maggio 1841:

2

I DIECI ANNI DI CHIERI

NELLA VITA DI DON BOSCO Nella città di Chieri Giovanni Bosco dimorò dal novembre 1831 al maggio 1841: gli anni decisivi dell'adolescenza e della giovinezza, durante i quali andò strutturando e consolidando la sua personalità. Arrivò sedicenne, ragazzo di campagna, pieno di buona volontà e ne par-tì prete ventiseienne, spiritualmente solido, culturalmente pre'parato, con una gran voglia di tuffarsi nel ministero pastorale, parti'colarmente a favore dei giovani. Un itinerario percorso in due grandi tappe: le scuole pubbliche (1831-1835) e il seminario (1835-1841). Gli anni della scuola pubblica sono il periodo più travagliato ed in­sieme vivace. Tra-vagliato perché maggiormente segnato dalle privazio'ni economiche, dal lavoro intenso e sacrificato, dalle lunghe nottate di studio e di lettura e, ancor più, dalla tensione spirituale nella ricerca della propria vocazio-ne. Ma anche tempo vivace, perché ricco di interessi, nel quale esplode in Giovanni l'intensa carica di doti umane e spi'rituali, di esuberanti e-nergie, di allegria e cordialità. L'ambiente sereno della cittadina si rive-la ideale per la sua maturazione. Gli studenti ven'gono seguiti e curati in ogni momento della loro giornata dalla pre'senza esigente, ma sempre umana e spesso cordialmente amica, dei professori, del Prefetto degli studi (responsabile degli aspetti discipli'nari) e del Direttore spirituale. L'influsso formativo dell'ambiente sco'lastico trova un complemento adeguato nell'attenzione delle famiglie, presso cui gli alunni dimorano a pensione, e nelle amicizie profonde tra i giovani, fatte di chiassose e allegre compagnie, di scambi intensi (Società dell'Allegria). Nel periodo del semi-

nario, abbandonato gradualmente il viva-cissimo e giocoso rit-mo di vita degli anni precedenti, il chierico

23

Proemio Diverse sono le strade offerte ai cristiani per vivere la fede del loro Battesimo.

Alcuni, sotto l’impulso dello Spirito Santo, attratti dalla figura di don Bosco, rea-

lizzano l’ideale di “lavorare con lui” vivendo nella condizione secolare lo stesso

carisma della Società di San Francesco di Sales.

Fin dall’inizio don Bosco pensò ad organizzare i collaboratori della sua opera:

invitò laici, uomini e donne, e membri del clero diocesano, a “cooperare” alla sua

missione di salvezza dei giovani, soprattutto di quelli poveri e abbandonati. Nel

1876 ne definì chiaramente il progetto di vita con il “Regolamento dei Coopera-

tori Salesiani” da lui scritto e successivamente approvato dalla Chiesa.

Oggi i Salesiani Cooperatori e le Salesiane Cooperatrici sono diffusi e operano a

livello mondiale. Il presente testo ne descrive il Progetto di vita apostolica. Offre un autentico cam-

mino di santificazione, secondo le esigenze della Chiesa e del mondo d'oggi. Per

realizzarlo i Salesiani Cooperatori e le Salesiane Cooperatrici confidano nella

fedeltà di Dio Padre, che li ha chiamati.

__________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________

Page 3: …la spiritualità di don Bosco - salcoopicp.eu file2 I DIECI ANNI DI CHIERI NELLA VITA DI DON BOSCO Nella città di Chieri Giovanni Bosco dimorò dal novembre 1831 al maggio 1841:

22

Eccovi, cari Salesiani Cooperatori, il Progetto di Vita Apostolica, rinno-vato ed approvato "ad experimentum". Esso è la vostra carta d'identità nella Chiesa, nella Famiglia Salesiana e nella società.

Vi viene offerto come un "libro di vita", che vi deve accompagnare sem-pre. Contiene lo Statuto, rinnovato, e il Regolamento dell'Associazione dei Salesiani Cooperatori. Il lavoro di revisione del testo, compiuto dall' Associazione nel corso di sei anni, ha voluto garantire la fedeltà all'ispi-razione originale di Don Bosco, la sintonia spirituale, teologica, pastora-le con il Concilio Vaticano Il e il Magistero della Chiesa, la continuità con il Regolamento di Vita Apostolica anteriore, e la risposta cristiana e salesiana alle nuove sfide del mondo.

Dal momento della sua promulgazione, lo Statuto dovrà occupare un po-sto privilegiato sia nella vita personale di ogni Cooperatore e Coopera-trice, sia in quella dell'intera Associazione. Ciò comporta di conoscerne i contenuti e di interiorizzarne i valori. Lo Statuto descrive le ricchezze spirituali della vostra identità cari-smatica; definisce il vostro progetto apostolico; traccia la via della vo-stra santificazione e vi invita a testimoniarla come il dono più prezioso.

Lo Statuto è intimamente legato al Fondatore, che vi ha voluto comunicare il suo spirito. In esso potete trovare Don Bosco. Il vostro amore per lui passa attraverso l'assunzione vitale del progetto evangelico di vita che egli vi offre. Egli è il vostro modello. Egli, la chiave di lettura del testo.

Complemento necessario dello Statuto è il Regolamento, da me approvato, che traduce in forma operativa e normativa le grandi ispirazioni evangeli-che e scelte di vita dello Statuto stesso. Ne è l'applicazione pratica, al punto che una conoscenza vitale dello Statuto non è completa senza un adeguato studio del Regolamento.

Estratto Presentazione del PVA - Rettor Maggiore

3

Bosco concen'tra i suoi sforzi nella qualificazione culturale e nell'impe-gno spirituale per plasmarsi secondo il modello sacerdotale che gli viene proposto, senza però perdere mai la sua cordiale umanità. Come programma di partenza assume l'impegno della fedeltà co'stante ai doveri quotidiani scanditi dal severo regolamento seminari'stico. Agli obblighi scolastici, richiesti dai programmi, aggiunge una lettura vorace di opere a carattere storico, biblico, teologico ed ascetico, sfruttando ogni briciolo di tempo libero. Contemporaneamente affina la propria ma-turazione umana e spirituale. Docile e affezionato verso i superiori, si rende disponibile alle esigenze molteplici della vita comunitaria e allac-cia amicizie spiritualmente feconde con i migliori tra i suoi compagni. Insieme a loro condivide ricreazioni, studio, preghiera e ideali ascetici. Col passar degli anni cresce ne! la tensione in'teriore ed amplia gli inte-ressi culturali. Si immerge nella lettura di ope're sempre più impegnati-ve, utilizzando anche i mesi delle vacanze au'tunnali. Lo sforzo, il lavoro intenso, l'ascetico tenore di vita indeboliscono la sua salute e più di una volta è sul punto di soccombere; ma la fibra ro'busta di Giovanni non viene spezzata. L'amico Luigi Comollo, invece, ne è stroncato e muore a ventidue anni non ancora compiuti. Quando il 5 giugno 1841 don Bosco viene ordinato sacerdote a To'rino, la sua formazione culturale e spirituale è ormai assodata. Don Cafasso lo inviterà al Convitto Ecclesiastico per una maggiore qualifi'cazione pastorale, ma le solide basi poste nel decennio chierese e le ricchezze accumulate in questi anni nascosti e intensi riveleranno la loro fecondità in tutta la sua esistenza di educatore e pastore dei gio'vani. VALORI PEDAGOGICI E SPIRITUALI EMERGENTI Gli anni dell'adolescenza e della giovinezza di don Bosco a Chieri ci sug-geriscono preziose indicazioni di ordine pedagogico e spirituale. Sche-maticamente ne presentiamo alcune: - Studio e cultura come indispensabile itinerario ascetico di co'struzione della propria personalità, perseguito con costanza e fedeltà quotidiana. - Lavoro manuale e intraprendenza personale per cooperare atti'vamente alle sollecitudini dei genitori. - Sport, gioco, vita attiva - sapientemente dosati con i propri doveri -

Page 4: …la spiritualità di don Bosco - salcoopicp.eu file2 I DIECI ANNI DI CHIERI NELLA VITA DI DON BOSCO Nella città di Chieri Giovanni Bosco dimorò dal novembre 1831 al maggio 1841:

4

per uno sviluppo fisico, psichico e spirituale armonico. - Amicizie tra compagni, ben scelte ed arricchenti; associazionismo, interessi condivisi; aiuto reciproco, mettendo le proprie doti a disposi'zione. - Rapporti di amicizia e di confronto anche con adulti significativi, che possono diventare maestri e modelli di vita e di valore. - Scelta di un confessore stabile, col quale avere incontri frequenti e confidenti. - Umiltà di confrontarsi e di chiedere consiglio sulle questioni deci'sive per il proprio futuro. - Vita di preghiera solida, con momenti fissi di orazione e medita'zione personale ogni giorno. - Liturgia eucaristica settimanale e quotidiana. - Devozione alla Madonna, madre, aiuto e modello di vita. - Tensione vocazionale per discernere la volontà di Dio sulla propria vita e la missione che egli affida. Note storico-geografiche e biografiche

ARRIVO DI GIOVANNI BOSCO A CHIERI Con la separazione dei beni paterni (1830), il trasloco al Sussambrino e il matrimonio di Antonio (1831), la situazione familiare dei Bosco mi'gliora. Mamma Margherita, sostenuta dal fratello Michele, prende la co'raggiosa risoluzione di iscrivere Giovanni alle scuole pubbliche di Chieri. Questa scelta comporta nuovi problemi, soprattutto di ordine eco'nomico. Le spese, infatti, per quanto moderate, costituiscono un aggra'vio notevole per l'esiguo bilancio familiare. Si deve pensare a vitto e al'loggio, alle tasse scolastiche, alle spese per libri, cancelleria e vestiario. Margherita non si scoraggia: «Col solito sorriso gliene diede il lieto an-nunzio, e cominciò a preparargli il corredo necessario. Ma Giovanni, ac-cortosi che le strettezze familiari la mettevano in qualche imbaraz'zo, senz'altro le disse: "Se voi siete contenta, io mi prendo due sacchi e mi presento ad ogni famiglia della nostra borgata per fare una collet'ta". Margherita acconsentì. Era questo per Giovanni un sacrificio assai duro d'amor proprio, dovendo chiedere la carità per se stesso; ma vin'se la ripugnanza e si sottomise all'umiliazione» (MB 1, 245).

21

Statuto Art. 8. Impegno apostolico §1. I Salesiani Cooperatori realizzano il loro apostolato in primo luogo attraverso gli impegni

quotidiani. Seguono Gesù Cristo, Uomo perfetto, inviato dal Padre a servire gli uomini nel mon-

do. Per questo s’impegnano ad attuare, nelle ordinarie condizioni di vita, l’ideale evangelico

dell’amore a Dio e al prossimo. §2. Animati dallo spirito salesiano, portano ovunque un’attenzione privilegiata ai giovani,

specialmente a quelli più poveri o vittime di qualsiasi forma di emarginazione, sfruttamento e

violenza, a coloro che si avviano al mondo del lavoro ed a quanti danno segni di una vocazione

specifica. §3. Promuovono e difendono il valore della famiglia come nucleo fondamentale della società e

della Chiesa e s’impegnano a costruirla come “Chiesa domestica”. I Cooperatori sposati vivono

nel matrimonio la loro missione di coniugi e genitori: “cooperatori dell’amore di Dio creatore”,

“primi e principali educatori dei figli”, secondo la pedagogia della bontà propria del Sistema

Preventivo. §4. Attuano la Dottrina Sociale della Chiesa e sono attenti ai mezzi della comunicazione sociale

per favorirne un corretto uso educativo. §5. Sostengono l’attività missionaria della Chiesa e s’impegnano per l’educazione alla mondiali-

tà come apertura al dialogo tra le culture.

__________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________

Page 5: …la spiritualità di don Bosco - salcoopicp.eu file2 I DIECI ANNI DI CHIERI NELLA VITA DI DON BOSCO Nella città di Chieri Giovanni Bosco dimorò dal novembre 1831 al maggio 1841:

20

Per la riflessione personale

A 9 anni, Giovanni ha il primo, grande sogno che, di fatto, abita il suo animo e marchia tutta la sua vita. Gli anni che seguono sono orientati da quel sogno.

C’è qualcosa che guida la mia vita? Il mio desiderio più grande in

questo momento è…

Giovanni fin da piccolo prova a far del bene ai ragazzi. Comprende poi che, per aiutarli ancora di più, deve studiare e diventare prete.

Quali sono gli appelli che sento mi coinvolgono o mi lasciano indif-

ferente?

Nel sonno Giovannino piange perché si rende conto di non avere né capacità né forze per realizzare quanto gli dice l’Uomo. Il misterioso Personaggio del sogno, lo rassicura: gli darà l’aiuto necessario; deve solo fidarsi e rendersi “umile, forte e robusto”; insieme faranno cose grandi! E don Bosco si fida..

Cos’è che non da pace alla mia vita rendendomi inquieto? Quali le

sue caratteristiche, le sue cause?

Don Bosco va avanti perché sa che su Dio può sempre contare; e sa che ciò che non riesce alle sue forze, può riuscire quando Dio intervie-ne.

Sento Dio presente nella mia vita quando tutto va male o sembra

impossibile?

Dio ha incontrato don Bosco da piccolo, in sogno; ed egli ogni giorno torna ad incontrare Dio. Lo incontra: • nella preghiera, • nei sacramenti, • nell’ascolto della Sua parola...

Mi rendo conto che Dio mi ha incontrato? Quando? Io lo incontro

ogni giorno? Quando?

5

Il senso di solidarietà contadina e di carità cristiana dei borghigia'ni, del parroco don Dassano e di alcuni si-gnori di Castelnuovo, permet'tono di mettere insieme quanto serve per il vestiario e le prime neces'sarie spe-se. Giovanni Bechis, non avendo nulla da donare, si incarica di trasportare col carro il baule del corredo e i sacchi contenenti due emi'ne (= 46 litri) di grano e mezza di miglio (= 11,5 litri) che devono ser'vire per pagare una parte della pensione. Il 3 novembre 1831 il giova'ne studen-te si reca a Chieri e prende alloggio in piazza san Guglielmo presso la casa Marchisio.

Alcuni tra i luoghi più significativi:

Istituto salesiano San Luigi

L'opera salesiana è iniziata nel 1891, quando don Michele Rua, pri'mo successore di Don Bosco, volle aprire un oratorio per i giovani di Chieri, dedicandolo a san Luigi Gonzaga. Chiesa, edifìci, rustico e terre'no agricolo facevano parte di un ex convento di suore Domenicane, sop'presso dal governo napoleonico nel 1802, poi proprietà del conte Bal-biano. Don Rua, nel 1891, avendo ricevuto in eredità dal canonico An'gelo Giuseppe Caselle (compagno di don Bosco nelle scuole pubbliche di Chieri) la cascina Gamennone, sul confine tra Chieri e Andezeno, la per'mutò con questi possedimenti del conte Balbiano. Qui istituì un convit'to liceale e un oratorio festivo. Si venne così a compiere un desiderio che don Bosco non aveva potuto realizzare precedentemente per l'opposizione del parroco del duomo canonico Andrea Oddenino (1829-1890). Successivamente, all'oratorio si affiancò lo studentato teologico sa'lesiano (1926-1938) e, quando questo fu trasferito, un aspirantato che oggi si è trasformato in Scuola Media per ragazzi esterni.

Page 6: …la spiritualità di don Bosco - salcoopicp.eu file2 I DIECI ANNI DI CHIERI NELLA VITA DI DON BOSCO Nella città di Chieri Giovanni Bosco dimorò dal novembre 1831 al maggio 1841:

6

Il caffè Pianta

Nell’anno scolastico 1833-34 Giovanni abita presso il caffè Pianta in via Palazzo di Città n° 3. Giovanni pulisce i locali al mattino, prima di andare a lezione, e passa le ore serali a servire al bar e alla sala del bigliardo. In cambio il Signor Pianta gli offre una minestra due volte al giorno e l’alloggio: un sottoscala. Qui Giovanni, a tarda sera, si ritira per studiare e dormire.

Il Seminario

Giovanni Bosco in questo Seminario trascorre sei anni. Tra studi, pre-ghiera e riflessione giunge finalmente al grande traguardo: essere Sa-cerdote. Qui cresce in lui, diventando sempre più chiara, la convinzione che la sua vita, sull'esempio di quella di Gesù Buon pastore, dovrà esse-re tutta consacrata alla salvezza dei giovani. Nel cortile interno si può vedere la meridiana su cui Giovanni Bosco avrà sicuramente letto più di una volta: "Per chi è triste le ore sono lente, sono veloci per chi è alle-gro”.

Chiesa di San Filippo

Negli anni del seminario ogni mattina Giovanni Bosco , invece di andare con i suoi compagni a colazione, raggiungeva, attraverso la sacrestia, la Chiesa di san Filippo per poter fare la Comunione.

Il Duomo

All'altare della Madonna delle Grazie, nel Duomo, Giovanni Bosco stu-dente veniva a pregare ogni giorno, per chiedere a Maria la grazia di realizzare la propria vocazione. Qui, divenuto sacerdote, verrà a cele-brare la sua quarta Messa.

Istituto Santa Teresa

Nel 1868, un ricco possidente Chierese, Luigi Bertinetti, lascia in eredi-tà a don Bosco una casa in via Palazzo di Città, con i terreni adiacenti.

19

un manto che splendeva come il sole. Scor-gendomi confuso, mi fece cenno di avvicinar-mi, mi prese con bontà per mano: - Guarda! - mi disse. Guardando mi accorsi

che quei fanciulli erano tutti scomparsi, al loro posto vidi una moltitudine di capretti, di cani, di gatti, di orsi e di parecchi altri animali.

- Ecco il tuo campo, ecco dove dovrai lavora-re. Renditi umile, forte e robusto: e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali tu lo farai per i miei figli. Volsi allora lo sguardo, ed ecco: invece di

animali feroci apparvero altrettanti mansueti agnelli, che saltellando correvano e belavano, come per far festa intorno a quell'Uomo e a quella Signora.

A quel punto, sempre nel sogno, mi misi a piangere, e pregai quella Donna a voler parlare in modo chiaro, perché io non sapevo cosa volesse significare.

Allora Essa mi pose la mano sul capo e mi disse: - A suo tempo tutto comprenderai

Aveva appena dette queste parole che un rumore mi svegliò, e ogni cosa di-sparve. Io rimasi sbalordito. Mi sembrava di avere le mani che facevano male per i pugni che avevo dato, che la faccia mi bruciasse per gli schiaffi ricevuti da quei monelli.

Al mattino ho raccontato il sogno prima ai miei fratelli, che si misero a ride-re, poi a mia madre e alla nonna. Ognuno dava la sua interpretazione: “Diventerai un pecoraio”, disse Giuseppe. “Un capo di briganti”, malignò An-tonio. Mia madre: “Chissà che non abbia a diventare prete”. Ma la nonna diede la sentenza definitiva: “Non bisogna badare ai sogni”.

Io ero del parere della nonna. Tuttavia non riuscii mai a togliermelo dalla mente». Tutti gli anni che seguirono furono segnati profondamente da questo sogno.

Mamma Margherita aveva capito (e presto lo capì anche Giovanni) che esso indicava una strada.

Page 7: …la spiritualità di don Bosco - salcoopicp.eu file2 I DIECI ANNI DI CHIERI NELLA VITA DI DON BOSCO Nella città di Chieri Giovanni Bosco dimorò dal novembre 1831 al maggio 1841:

18

San Domenico Savio (1842—1857) ebbe vita brevissima nell'oratorio Valdocco di Torino, accanto a Don Bosco, dal cui e-sempio trasse intensa ispirazione alla perfezione della vita cristiana. Il beato Giuseppe Allamano visse tra il 1851 e il 1926 dedicandosi alla direzione spirituale nel seminario di Torino : la sua fama resta legata alla fondazione dele congregazioni dei Missionari e delle Suore Missionarie della Consolata per l'evangelizzazione dell’Africa,

«A 9 anni ho fatto un sogno, che mi rimase profondamente impresso nella mente tutta la vita. Nel sogno mi parve di essere vicino a casa, in un cortile assai spazioso, dove stava raccolta una moltitudine di fanciulli che giocavano. Alcuni ridevano, non pochi bestemmiavano. All'udire quelle bestemmie mi sono subito lanciato in mezzo a loro, adoperando pugni e parole per farli tacere.

In quel momento apparve un Uomo venerando, nobilmente vestito. Il volto era così luminoso che non potevo fissarlo. Mi chiamò per nome e mi disse: - Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai acquistare

questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a parlare loro sulla brut-tezza del peccato e sulla preziosità della virtù. Confuso e spaventato risposi che io ero un ragazzo povero e ignorante. In

quel momento i ragazzi, cessando le risse e gli schiamazzi, si raccolsero tutti intorno a Colui che parlava. Quasi senza sapere cosa dicessi: - Chi siete voi - domandai - che mi comandate cose impossibili? - Proprio perché queste cose ti sembrano impossibili, dovrai renderle possibili

con l’obbedienza e acquistando la scienza. - Come potrò acquistare la scienza? - Io ti darò la Maestra. Sotto la sua guida potrai diventare sapiente. - Ma chi siete voi? - Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al gior-

no. Il mio nome domandalo a mia Madre. In quel momento vidi accanto a lui una Donna di maestoso aspetto, vestita di

Don Bosco:Don Bosco:

una vita segnata da un sognouna vita segnata da un sogno

7

In questa casa le Signorine Carlotta Braia, Maddalena Avataneo e Margherita Sona iniziano ad accogliere le fanciulle la domenica pomeriggio dando inizio all’attività dell’Oratorio.

Intanto don Bosco, nel 1872, aveva dato inizio a Morne-se, insieme a Madre Mazzarello, all’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per svolgere al femminile l’opera educativa che lui e i primi salesiani stavano svolgendo per i ragazzi. Nel 1876 Carlotta Braia si presenta a don Bosco sollecitandolo insistente-mente ad inviare le suore a Chieri perché si occupino dell’Oratorio or-mai popolato di tante ragazze. Don Bosco risponde: “Ora mando la Ma-dre, poi verranno le Figlie” e manda a Chieri la statua di Maria Ausilia-trice custodita attualmente nella Cappella della Comunità. Le suore arrivano due anni dopo, il 22 giugno 1878, e trovano ad acco-glierle circa 250 ragazze operaie. Pochi giorni dopo, il 28 giugno, Madre Mazzarello viene a Chieri per inaugurare l’opera e incoraggiare le pioniere. Nell’anno 1878-79, oltre all’Oratorio, si aprono la Scuola Elementare con cinque classi, un corso di perfezionamento, la Scuola Complementa-re e il Collegio-Convitto. Dei tempi delle origini custodiamo alcuni ricordi molto cari, legati alla memoria di don Bosco: una sua lettera, la scrivania su cui si dice abbia scritto parte delle prime regole delle Figlie di Maria Ausiliatrice, una poltrona da lui usata. Nel 1895 don Rua, primo successore di don Bosco, fa costruire la Chiesa.

Page 8: …la spiritualità di don Bosco - salcoopicp.eu file2 I DIECI ANNI DI CHIERI NELLA VITA DI DON BOSCO Nella città di Chieri Giovanni Bosco dimorò dal novembre 1831 al maggio 1841:

8

Giovanni Bosco ha 16 anni e giunge a Chieri per iniziare seriamente gli studi: ne uscirà, dopo 10 anni, sacerdote. Sottolineeremo quie fatti e quegli elementi che più hanno relazione con il “futuro” don Bosco, raggruppabili sotto le indicazioni che la “donna di maestoso aspetto” diede a Giovannino di 9 anni: “renditi umile, forte e robusto”. 1 - Renditi “umile” Per prima cosa Giovanni, giunto a Chieri, cerca un sacerdote che diventi la sua guida spirituale e lo trova nel canonico Maloria. “Egli mi accolse sempre con

grande bontà ogni volta che andavo da lui. Anzi mi incoraggiava a confessarmi e

comunicarmi con la maggior frequenza”. Per vari anni Giovanni segue i suoi con-sigli e obbedisce alle sue direttive. A scuola Giovanni fu messo a frequentare la classe sesta. “Ma la mia età e la mia cor-

poratura mi faceva comparire come un alto pilastro in mezzo ai piccoli compagni”.

Anche l’accoglienza del Prof. Cima, uomo severo, non fu delle più cordiali: “Al

vedersi un allievo alto e grosso al pari di lui, comparire in sua scuola a metà

dell’anno, scherzando disse in piena scuola: “Costui o è una grossa talpa, o è un

gran talento”. Tutto sbalordito da quella severa persona: “Qualche cosa di mezzo,

risposi: è un povero giovane che ha buona volontà di fare il suo dovere e di pro-

gredire negli studi”.

Leggendo le Memorie dell’oratorio si rimane colpiti dal senso di riconoscenza espresso nei confronti di insegnanti, amici, persone di vario genere: ringraziava tutti del bene ricevuto e li considerava suoi benefattori. L’umiltà è sentirsi bisogno-si dell’aiuto degli altri, chiederlo e… attendere. 2 – Renditi “forte” A Chieri progredisce la costruzione della sua personalità su due fronti: La devozione a Maria

“Quando sei venuto al mondo, ti ho consacrato alla Beata Vergine: quando hai

cominciato i tuoi studi ti ho raccomandato la devozione a questa tua madre; ora ti

raccomando di essere tutto suo. Ama i compagni divoti di Maria; e, se diventerai

sacerdote, raccomanda e propaga la devozione a Maria”.

Così mamma Margherita, la sera precedente la partenza di Giovanni per il semina-rio (30 ottobre 1835). Memore di queste raccomandazioni della madre, il giovane studente ogni giorno, matti-no e sera, si reca a pregare di fronte alla statua della Madonna delle Grazie nel Duomo. Pregando in questa cappella, insieme all’amico Comollo, ottiene la luce per discer-nere la propria vocazione. La presenza di Maria, nei 10 anni di Chieri, costituisce una specie di filo condutto-re che illumina e guida i passi di Giovanni verso il sacerdozio ed apre il suo cuore ai ragazzi che incontra. L’amore all’Eucaristia

A undici anni aveva fatto la prima Comunione anticipando di un anno la regolare

17

I Becchi - patria di un santo

È la frazione dove è nato San Giovanni Bosco e nella quale si trovano gli edifici ricchi di testimonianze della sua presenza, e della sua opera di apostolato a favore della gioventù. La sua casa natale è fra i diversi luoghi legati alla sua esistenza, sicura-mente quella che richiama la maggior parte dei turisti. Questa è stata di recente inglobata in una moderna struttura e, oltre a illustrare alcuni oggetti appartenuti alla famiglia, fornisce informazioni sulla presenza dei salesiani nel mondo. Il piccolo edificio inoltre restituisce ai pellegri-ni l'umiltà della vita contadina di un tempo. Accanto al tempio sorgono altri edifici costruiti nell'ultimo secolo, come la Chiesa di Maria Ausiliatrice, ed il Museo Contadino, destinato a conservare la memoria storica della vita agricola del territorio, i suoi strumenti, e il monumento alla madre del santo : Margherita. Il centro dell'insieme degli edifici è formato dall'immenso Santuario, che comprende la Chiesa superiore e la Chiesa inferiore : sono edifici recenti risalenti agli ultimi quarant'anni. Sono stati costruiti in forme classiche, interpretate secondo modelli contemporanei. All'ingresso della chiesa superiore si nota un espressivo monumento formato da una statua bronzea di Don Bosco, a lui dedicata dal corpo insegnante italiano nel 1029. Oltre a San Giovanni Bosco, il paese di Castelnuovo vanta anche altre notevoli figure religiose come San Giuseppe Cafasso, San domenico Sa-vio ed il beato Giuseppe Allamano. San Giuseppe Cafasso nato nel 1811 e morto nel 1860 fu soprannomina-to il "prete della forca", per la sua straordinaria attività svolta a favore dei carcerati e dei condannati a morte ; fu anche l'insegnante di Don Bosco.

Page 9: …la spiritualità di don Bosco - salcoopicp.eu file2 I DIECI ANNI DI CHIERI NELLA VITA DI DON BOSCO Nella città di Chieri Giovanni Bosco dimorò dal novembre 1831 al maggio 1841:

16

La Bibbia (Eb 12,7-11)

7E' per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre? 8Se siete senza correzio-ne, mentre tutti ne hanno avuto la loro parte, siete bastardi, non figli! 9Del resto, noi abbiamo avuto come correttori i nostri padri se-condo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre degli spiriti, per avere la vita? 10Costoro infatti ci correggevano per pochi giorni, come sembrava loro; Dio invece lo fa per il nostro bene, allo scopo di renderci partecipi della sua santi-tà. 11Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gio-ia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.

L’invito del Papa

“Giovani di ogni continente, non abbiate paura di essere i santi del nuovo millennio! Siate contemplativi e amanti della preghiera; coeren-ti con la vostra fede e generosi nel servizio ai fratelli, membra attive della Chiesa e artefici di pace”

(Giovanni Paolo II, Messaggio XV Giornata Mondiale della Gioventù).

Statuto Art. 2. I Salesiani Cooperatori: una vocazione specifica nella Chiesa

§1. Impegnarsi come Salesiani Cooperatori è rispondere alla vocazione salesiana, assumendo un modo

specifico di vivere il Vangelo e di partecipare alla missione della Chiesa. È un dono e una libera scelta,

che qualifica l’esistenza.

§2. Cristiani cattolici di qualsiasi condizione culturale e sociale possono percorrere questa strada. Essi

si sentono chiamati a un tipo peculiare di vita di fede impegnata nel quotidiano, che è caratterizzata da

due atteggiamenti:

a) sentire Dio come Padre e Amore che salva; incontrare in Gesù Cristo l’Unigenito Figlio, apostolo

perfetto del Padre; vivere in intimità con lo Spirito Santo, animatore del Popolo di Dio nel mondo;

b) sentirsi chiamati ed inviati ad una missione concreta: contribuire alla salvezza della gioventù, impe-

gnandosi nella stessa missione giovanile e popolare di don Bosco.

S’impegnano nella stessa missione giovanile e popolare, in forma fraterna e associata. Operano per il

bene della Chiesa e della società, in modo adatto alla loro condizione e alle proprie concrete possibilità.

Statuto Art. 3. I Salesiani Cooperatori: salesiani nel mondo

I Salesiani Cooperatori vivono la loro fede nella propria realtà secolare. Ispirandosi al progetto apostoli-

co di don Bosco, sentono viva la comunione con gli altri membri della Famiglia salesiana.

9

tabella di marcia. Il suo direttore spirituale can. Maloria, lo incoraggiava a comuni-carsi spesso: “Chi andava a confessarsi e a comunicarsi più d’una volta al mese

era giudicato dei più virtuosi; e molti confessori non permettevano. Io però mi

credo debitore a questo mio confessore se non fui trascinato dai compagni a certi

disordini…”.

Parlando delle pratiche di pietà in Seminario scrive: “La santa Comunione potevasi solo farela domenica o in altra speciale solennità.

Qualche volta si faceva lungo la settimana, ma per fare ciò bisognava commettere

una disobbedienza. Era necessario scegliere l’ora di colazione, andare di soppiat-

to nell’attigua chiesa di san Filippo, fare la comunione e poi venire a raggiungere

i compagni al momento che tornavano allo studio o alla scuola”.

Ora per fare la comunione quotidiana Giovanni Bosco salta regolarmente la cola-zione e per un giovanotto di venti anni non era un sacrificio di poco conto, sapendo quale dovesse essere il vitto del seminario.

3 – Renditi “robusto” Giovanni Bosco diventerà “robusto” attraverso il lavoro e lo studio.

E’ ammirevole e impressionante al tempo stesso, girando per Chieri, visitare i luo-ghi dove il futuro santo dei giovani ha lavorato:

• La bottega del falegname Barzochino, dove nelle ore libere dallo studio Gio-vanni impara a piallare, squadrare… fino a riuscire a costruire dei mobili, alla buona, ma sufficienti per usi casalinghi;

• Il caffè Pianta dove gli viene offerto il posto di barista: al mattino pulisce il locale e passa le ore serali nel salone del biliardo. In compenso gli viene dato un piatto di minestra e gli viene offerto un giaciglio nel sottoscala

• La casa del sarto Cumino, dove per alcuni mesi alloggia in un seminterrato e,

tra uno scherzo e l’altro, apprende a usare ago, forbici, tagliare abiti;

Al lavoro, Giovanni unisce lo studio accanito:

• alla fine del primo anno è ammesso alla terza (3 anni in uno!) e avrà sempre la pagella con il massimo dei voti;

• Favorito da una memoria prodigiosa si esibisce in due accademie nel comune di

Chieri; legge, divora libri di classici latini, greci ed italiani, presi in prestito dal libraio ebreo Elia Foa, che diventerà ben presto suo amico.

• Negli anni di Seminario non solo fu sempre dispensato dal pagare le tasse gra-

zie all’eccellente votazione, ma guadagnò pure un premio in denaro

Page 10: …la spiritualità di don Bosco - salcoopicp.eu file2 I DIECI ANNI DI CHIERI NELLA VITA DI DON BOSCO Nella città di Chieri Giovanni Bosco dimorò dal novembre 1831 al maggio 1841:

10

E i giovani? I ragazzi?

Nonostante il lavoro e lo studio, organizza la “società dell’allegria” per un nume-roso gruppo di compagni con lo scopo di mantenerli allegri, lontani dal male e di insegnare loro le preghiere e il catechismo. Sono gli anni in cui continua a divertire i ragazzi con giochi, gare, destrezze e racconti. Il 5 giugno 1841 viene ordinato sacerdote a Torino. Ritorna a Chieri e al suo paese per una delle prime messe: “Tutti presero parte a

quell’allegrezza, perché io ero molto amato dai miei cittadini… La sera di quel

giorno mi sono restituito in famiglia. Ma quando fui vicino a casa e mirai il luogo

del sogno fatto all’età di circa 9 anni non potei frenare le lacrime e dire… Quanto

mai sono meravigliosi i disegni della Divina Provvidenza!”.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore

e le mie pecore conoscono me,

come il Padre conosce me e io conosco il Padre;

e offro la vita per le pecore.

Il guardiano apre il recinto e le pecore ascoltano la sua voce:

egli le chiama una per una e le conduce fuor

e quando ha condotto fuori tutte le sue pecore

cammina innanzi a loro e le pecore lo seguono,

perché conoscono la sua voce.

Io sono il buon pastore.

Il buon pastore offre la vita per le pecore.

E ho altre pecore che non sono di quest’ovile;

anche queste io devo condurre;

ascolteranno la mia voce

e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. (Vangelo di Giovanni 10, 3-16)

Salmo 22

Signore, tu sei il mio pastore, con te niente mi manca; mi dai cibo in abbondanza, acqua di torrente per dissetarmi.

Quando più faticoso è il cammino mi lasci riprendere le forze, mi guidi per sentieri sicuri perché tu precedi i miei passi.

Nei momenti oscuri della vita non mi sarà padrona la paura,

la tua parola e il tuo sguardo mi daranno sicurezza.

Come amico mi inviti a casa tua nonostante il disprezzo di molti, mi dimostri il tuo affetto sincero con gesti di squisita tenerezza.

La tua gioia e il tuo amore, Signore, diverranno miei compagni di viaggio; la tua casa mio punto di riferimento per lunghissimi anni di vita.

15

Donami di giungere, per tua sola grazia, a te,

altissimo e onnipotente Dio che vivi e regni nella gloria,

in perfetta trinità e in semplice unità, per i secoli eterni. AMEN.

(S. Francesco d’Assisi) Nella prima domenica dell’aprile del 1855 d. Bosco

fece una predica ai suoi ragazzi parlando della

santità. Qualcuno arricciò il naso. Domenico Savio

invece ascoltò con attenzione. Man mano che don

Bosco procedeva con la sua bella voce calda e per-

suasiva, gli sembrava che la predica fosse fatta

solo per lui. Da quel momento Domenico cominciò a

sognare e il suo sogno fu la santità.

Il 24 giugno era il giorno onomastico di d. Bosco.

Si fece grande festa all’oratorio, come tutti gli

anni. D. Bosco, per ricambiare l’affetto e la buo-

na volontà disse: «Ognuno scriva su un biglietto

il regalo che desidera da me. Vi assicuro che farò

tutto il possibile per accontentarvi.»

Quando lesse i biglietti, d. Bosco trovò domande

serie e sensate, ma trovò anche richieste strava-

ganti che lo fecero sorridere: qualcuno gli chiese

100 Kg di torrone “per averne per tutto l’anno”.

Sul biglietto di Domenico Savio trovò 5 parole:

«Mi aiuti a farmi santo?» Don Bosco prese sul serio

quelle parole. Chiamò Domenico e gli disse: «Ti voglio

regalare la formula della santità. Eccola:

Allegria. Ciò che ti turba e toglie la pace non viene da Dio.

I tuoi doveri di studio e di preghie-ra. Attenzione a scuola, impegno nel-

lo studio, impegno nella preghiera.

Tutto questo non farlo per ambizione,

ma per amore del Signore.

Far del bene agli altri. Aiuta i tuoi

compagni sempre, anche se costa sa-

crificio. La santità è tutta qui.»

Domenico si impegnò seriamente.

Page 11: …la spiritualità di don Bosco - salcoopicp.eu file2 I DIECI ANNI DI CHIERI NELLA VITA DI DON BOSCO Nella città di Chieri Giovanni Bosco dimorò dal novembre 1831 al maggio 1841:

14

Oratorio di Torino, in zona Valdocco. Don Bo-sco diventa la guida spirituale alla quale Domenico corrisponde con entusiasmo e determinazione. E’ alle-gro, amico fidato di tutti, specialmente di coloro che sono in difficoltà; assiduo e costante nei suoi impegni di studio. Il suo comportamento scuote ben presto l’ambiente dei ragazzi. Con alcuni di essi fonda la “Compagnia dell’Immacolata” che si propone di essere d’aiuto ai compagni e di esempio in ogni cosa. E’ l’8 dicembre 1854, giorno della proclamazione del dogma dell’ Immacolata Concezione. Con Don Bosco rimane fino al 1 marzo 1857, quando, a causa di una ma-lattia che si presenta subito molto seria, deve tornare in famiglia, a Mondonio. In pochi giorni, pur alternandosi qualche speranza, la situa-zione precipita, e Domenico si aggrava. Muore il 9 marzo 1857, serenamente ed esclamando: ” Che bella cosa io vedo…”. Don Bosco, che ne aveva conosciuto gli stradinari segni di santità, ri-chiesto dagli stessi compagni di Domenico ne scrive la biografia. Si dif-fonde ampiamente la fama della santità di Domenico Savio, e si molti-plicano le testimonianze, facendone crescere la devozione.

Invocazione allo Spirito santo

Dio onnipotente, eterno, giusto e misericordioso,

concedi a me misero di fare sempre, per grazia tua,

quello che Tu vuoi, e di volere sempre

quel che a Te piace.

Purifica l'anima mia perché, illuminato

dalla luce dello Spirito Santo e acceso dal suo fuoco,

possa seguire l'esempio del Figlio tuo

e nostro Signore Gesù Cristo.

11

Statuto Art. 1. Il Fondatore: un uomo mandato da Dio

Per contribuire alla salvezza della gioventù, “porzione la più delicata e

la più preziosa dell’umana società”, lo Spirito Santo, con l’intervento

materno di Maria, suscitò San Giovanni Bosco, il quale fondò la So-

cietà di San Francesco di Sales (1859), insieme con Santa Maria Do-

menica Mazzarello l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (1872),

ed estese l’energia apostolica del carisma salesiano con la costituzione

ufficiale della “Pia Unione dei cooperatori salesiani”, quale terzo ramo

della Famiglia (1876), unito alla Società di San Francesco di Sales

denominata anche Società Salesiana di San Giovanni Bosco o Congre-

gazione Salesiana.

Lo Spirito Santo formò in San Giovanni Bosco un cuore di padre e di

maestro, capace di dedizione totale, e gli ispirò un metodo educativo

permeato dalla carità del Buon Pastore.

__________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________

Page 12: …la spiritualità di don Bosco - salcoopicp.eu file2 I DIECI ANNI DI CHIERI NELLA VITA DI DON BOSCO Nella città di Chieri Giovanni Bosco dimorò dal novembre 1831 al maggio 1841:

12

Domenico Savio - La casetta natìa

La piccola abitazione che Carlo Savio, padre di Domenico, ave-va affittato dal proprietario Gaetano Gastaldi, è situata a nord- ovest, all’angolo della parte terminale dell’intero complesso agricolo. Ha le ca-ratteristiche di una modesta abitazione a se stante, ma rispettosa del riserbo familiare. Anticamente la casa si presentava così:al pian terreno: la cucina e, sul retro, un locale uso cantinao ripostiglio dal quale, attraverso una porta tuttora esistente si passava ad un piccolo portico non più esistenteal piano superiore, al di sopra della cucina, la camera da letto dei genito-ri (dove nacque Domenico il 2 aprile 1842) e, accanto, la camera dei bambini. Si accedeva al piano superiore per mezzo di una scala in legno appoggiata alla facciata della casa, proprio come alla “Casetta” di Don Bosco ai Becchi. Il laboratorio da fabbro di papà Carlo era collocato, presumibilmente, nel portico che si trovava dietro la casa, oppure nel locale situato tra la cucina e il portico. La scala che da questo locale oggi ci porta al primo piano, fu costruita nel 1930, dal proprietario Giuseppe Gastaldi, nipote di Gaetano che aveva dato in affitto la casa a Carlo Savio. In quell’occasione si fece un restauro generale e il tetto, che prima era a un solo spiovente appoggiato al muro della cascina, fu trasformato in quattro spioventi, come appare oggi.E’ stato lo stesso Giuseppe Gastal-di a cedere, nel 1954, il terreno sul quale è sorto il monumento a Dome-nico Savio, voluto dai borghigiani, da sempre molto affezionati al loro piccolo, grande “compaesano”.

13

I Savio vissero qui fino al novembre 1843, quando Domenico non aveva ancora due anni, poi si spostarono, per motivi di lavoro, a Morialdo, fra-zione di Castelnuovo, dove rimasero per una decina di anni.

La vita di Domenico Savio

Pio XI disse di lui: " Domenico Savio, frutto tra i primi, tra i più belli, tra i primi il più squisito dell'opera educativa di don Bosco".

Domenico Savio nasce nella borgata di San Giovanni , frazione di Riva presso Chieri (Torino), il 2 aprile 1842 da Carlo e Brigida Gaiato. E' il secondo di 10 fratelli. Il padre viene da Ranello, frazione di Castelnuovo d'Asti (oggi Castelnuovo don Bosco) ed esercita la professione di fab-bro; la madre è originaria di Cerreto d'Asti e fa la sarta. Viene battezzato il giorno stesso della nascitanella chiesa parrocchiale di Riva presso Chieri, come risulta dall’atto di battesimo firmato dal parroco don Vincenzo Burzio. Nel novembre del 1843 la famiglia Savio si trasfersce a Morialdo, fra-zione di Castelnuovo d’Asti, ad un chilometro circa dai Becchi dove si trova la casa di don Bosco. Qui Domenico vive la sua fanciullezza sere-na, ricca di affetto e docile agli insegnamenti religiosi che gli vengono dai genitori, profondamente cristiani. La sua prima tappa che ne antici-pa lo straordinario percorso di santità è la Prima Comunione alla quale viene ammesso eccezionalmente all’età di soli 7 anni. Di quell’evento so-no noti i “Propositi” che segnano il suo desiderio di vivere nella amicizia con Gesù, costi quel che costi, anche la morte. Nel febbraio del 1853 la famiglia Savio, per motivi di lavoro, va ad abi-tare a Mondonio, a 5 km circa da Morialdo. Il 2 ottobre 1854, in occasione della festa della Ma-donna del Rosario, Domenico, con il padre, incontra Don Bosco ai Becchi: è la tappa decisiva per il suo cam-mino verso la santità. Don Bosco, comprendendo il desiderio di Domenico di studiare per diventare prete e apprezzandone le doti eccezionali di anima e di intelletto, lo accoglie nel suo