La Sicurezza Trasfusionale - hsr.it · Ospedale San Raffaele di Milano Nuova comunicazione ......
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Associazione Donatori di Sangue Ospedale San Raffaele di Milano
Il reclutamento dei donatori è cambiato grazie ai nuovi modi di comunicare?
La Sicurezza Trasfusionale 9 Aprile 2014
Associazione Donatori di Sangue Ospedale San Raffaele di Milano
- fruizione: sebbene dal punto di vista tecnologico molti strumenti della rete possano apparire invariati (come forum, chat e blog, che "preesistevano" già nel web 1.0) è proprio la modalità di utilizzo della rete ad aprire nuovi scenari fondati sulla compresenza nell'utente della possibilità di fruire e di creare/modificare i contenuti multimediali - accessibilità: grazie all'evoluzione tecnologica oggi costituiscono una realtà accessibile - low cost: la possibilità di accedere a servizi a basso costo in grado di consentire l'editing anche per l'utente poco evoluto, rappresenta un importante passo verso un'autentica interazione e condivisione in cui il ruolo dell'utente è centrale.
Web 2.0
.
Associazione Donatori di Sangue Ospedale San Raffaele di Milano
Nuova comunicazione
sviluppano e gestiscono reti relazionali
permettono di condividere un contenuto in una
comunità virtuale
Si riferisce alla fruizione del web tramite dispositivi mobili, come tablet computer, telefoni cellulari o smartphone
permette l'accessibilità sempre
e dovunque
SOCIAL MEDIA Termine generico che indica tecnologie e pratiche online che le persone adottano per condividere contenuti testuali, immagini, video e audio
SOCIAL NETWORK
È la rete sociale!indica un insieme di individui che sono collegati tra loro da un qualche tipo di relazione, che condividono interessi e sono interessate a collaborare e condividere idee e informazioni.
MOBILE WEB
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Web1.0 vs Web 2.0
web 1.0 web 2.0
come cambia la comunicazione?
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Evoluzione della rete
Associazione Donatori di Sangue Ospedale San Raffaele di Milano
Web 2.0: canali di comunicazione
Associazione Donatori di Sangue Ospedale San Raffaele di Milano
Il sito istituzionale definisce l'identità dell'istituzione, descrivendone le caratteristiche essenziali, la natura giuridica, la collocazione nel territorio, la ragion d'essere, le attività. • Veicolare l'identità dell'organizzazione • Presentare le attività dell'organizzazione a chi può fornire supporto • Reclutare soci, collaboratori e volontari • Raccogliere fondi e donazioni • Promuovere i valori dell'organizzazione presso la società civile e il suo coinvolgimento • Restare in contatto con la propria comunità e il suo consolidamento Oggi la presenza di una qualsiasi ONP non può limitarsi solo al sito istituzionale, ma si deve gestire un profilo anche sui social media. Questi profili non possono sostituire il sito web tradizionale, ma possono costituire, se opportunamente gestiti, dei “centri di raccolta di attenzione” molto efficaci. Che possono assicurare in breve tempo il raggiungimento di un'audience molto vasta.
a) sito web
Sito Web per le ONP
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b) Blog
La parola blog viene dal termine inglese weblog che vuol dire diario sul web
•Nei giornali gli articoli vengono scritti giorno per giorno perciò sono registrati in ordine cronologico. La stessa cosa accade nei blog. Questo è una delle caratteristiche che li rendono differente da un sito web normale.
•Il blog consiste in una raccolta di articoli o "post", composti da testo con titolo, il più recente dei quali appare generalmente nella parte superiore
•Semplice introdurre commenti dopo ogni articolo
•Comunicazione tra i blogger e lettori e tra lettori stessi
Blog per le ONP Poco usato dalla ONP italiane • Utile per «raccontare» storie che catturino interesse, per promuovere eventi e poi raccontarli • Più efficace del sito per raccogliere commenti e suggerimenti. In generale per fidelizzare e fare community. • Può essere «agganciato» alla newsletter riportando la forma estesa degli articoli. • Può essere utilizzato per promuovere post del blog tramite i social media.
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c) Newsletter
È un notiziario, diffuso periodicamente (e gratuitamente) per posta elettronica o cartacea a
una lista di persone che ne hanno fatto richiesta.
Si potrebbe pensare che con lo sviluppo dei social sia superata ma analisi recenti prevedono
una crescita annua del numero degli account di posta del 6% e delle e-mail del 7-8% per i
prossimi anni.
La posta elettronica è lo strumento principale per un grandissimo numero di persone in
particolare di età non giovanissima.
Newsletter per le ONP
L'invio della Newsletter è importante per le ONP perchè permette di arrivare ad un target che
spesso, pur essendo interessato alle attività di un'organizzazione, trova raramente il tempo di
poterne visitare il sito istituzionale.
È uno strumento efficace per comunicare le novità importanti dell'organizzazione
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d) Twitter 1/2
Twitter è un sito di micro-blogging: dopo aver aperto un account (gratuito) è possibile scrivere dei messaggi (tweets - max 140 caratteri) •L’account può essere associato ad una persona fisica o ad una organizzazione •Nel tweet si può inserire uno o più hashtag, parole precedute dal segno #, che indicano il tema di cui si parla •Si possono inserire uno o più nomi di utenti Twitter preceduti dal segno @. In questo caso agli utenti arriva una «mention»
•Per mostrare di aver apprezzato il tweet di un’altra persona si può fare un re-tweet: ripubblicare il tweet di un altro account con o senza commenti aggiuntivi
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d) Twitter 2/2
•140 caratteri possibili, obbliga a focalizzare i pensieri;
•un lessico nuovo, curioso e stimolante.
•le relazioni che si instaurano con followers e following sono meno fredde di quel che si pensi. Nulla passa inosservato.
•flessibilità: si sposa bene con altri canali come Linkedin, Instagram e naturalmente Facebook.
Twitter per le ONP
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e) Facebook
Strumento di conversazione e dialogo, è uno dei social media con cui le organizzazioni ottengono più engagement.
Possibilità di aggregare una massa di utenti verso una causa forte con l’applicazione CAUSES
Introduzione del tasto DONA ORA (dicembre 2013) per ora solo per organizzazioni statunitensi
è un social network che permette di rimanere in contatto con un gruppo di persone (”amici”); è possibile scambiarsi messaggi, vedere cosa gli altri stiano facendo in un determinato momento, o consultare link o contenuti che gli amici di volta in volta ci propongono Su Facebook chiunque può creare gratis un suo profilo e connettersi con il mondo, chattare con l'amico delle medie che non vede da vent'anni o fare amicizia con chi ha interessi simili ai suoi.
Facebook per le ONP
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f) Youtube
YouTube è un sito web che consente la condivisione di video realizzati dai propri utenti
•Si è diffuso molto velocemente ed è diventato uno strumento di diffusione di contenuti video anche di tipo professionale •Lancio nuovi film •Trasmissioni video •Canali tematici •YouTube consente l'incorporazione dei propri video all'interno di altri siti web
Youtube per le ONP
• Youtube organizza giornate di formazione per editing per le non profit
• Permette una viralità a costo zero • Permette l’integrazione di contenuti video su tutti i canali web dell’organizzazione
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g) LinkedIn
Lindedln è un social network che ha lo scopo di mettere in contatto i propri iscritti al fine di creare opportunità professionali •150 milioni di iscritti in tutto il mondo, 3 in Italia •L'iscrizione base a LinkedIn è gratuita. Si prepara in pochi minuti una propria pagina di presentazione e poi si comincia a costruire una propria rete di contatti invitando colleghi, amici, fornitori, clienti
•LinkedIn non si limita a mettere in contatto le persone. Analizza le loro relazioni e traccia percorsi con cui si possono raggiungere persone apparentemente lontane.
Offre strumenti di ricerca potenti e semplici
Linkedin per le ONP • Oggi gli utenti di LinkedIn possono contare su una sezione “Volontariato e cause” direttamente nel proprio profilo. Questa novità rappresenta un’ottima opportunità per i sostenitori della propria organizzazione non profit di contribuire a promuovere la mission dell’organizzazione su LinkedIn, semplicemente condividendo le esperienze di volontariato con le loro reti professionali.
• Segnalazione di bandi
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h) Pinterest
- È uno dei Network in più rapida crescita - Gli utenti caricano e visualizzano immagini realtive ai loro interessi - È un’ opportunità per raccontare agli utenti concetti che solitamente rimangono offline come stile e ispirazione
Pinterest per le ONP
1) Pinterest per il team: creare profili per il team rende più smart l’immagine dell’associazione 2) Pinterest per gli eventi 3) Pinterest per le ricerche: creare archivio di facile consultazione, con risorse sempre
aggiornate sui temi d’interesse dell’oganizzazione 4) Pinterest TV: creare un modo per raccogliere le testimonianze video riprese durante
manifestazioni, congressi, attività sul campo. Molto utile anche per fornire materiale ai media.
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ONP nel WEB
Fonte: Indagine Think! (6/2013)
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ONP nei social media
Fonte: Indagine Sodalitas (3/2013)
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Reclutamento perchè i social?
• Far conoscere il proprio marchio a un pubblico molto più ampio • Creare una comunità allargata di persone che si riconoscono nei valori dell'organizzazione • Informare sulle attività dell'organizzazione il pubblico potenzialmente interessato • Entrare in connessione con giovani e differenti audience • Sensibilizzare e mobilitare le persone in azioni concrete di carattere non monetario (“call to action”) • Aggregare un sostegno di massa nei confronti di una causa • Migliorare la comunicazione esterna • Aumentare il portafoglio di mezzi di comunicazione a costi non elevati • Promuovere gli eventi dell'organizzazione • Reclutare volontari e collaboratori • Raccogliere donazioni • Veicolare visitatori al sito web istituzionale per approfondimenti • Confrontarsi con altre organizzazioni • Permettere agli utenti di essere sempre connessi con l’organizzazione grazie al Mobile web • Permettere agli utenti di partecipare attivamente ai processi decisionali all’interno della comunità (e-democracy)
Perché utilizzare i social oltre alla comunicazione tradizionale?
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criticità
FORMAZIONE: ad oggi quando le associazioni si affidano ai social network lo fanno spesso in modo limitato: generalmente il web viene utilizzato per pubblicità di basso profilo e la comunicazione scade per povertà di contenuti; il problema in questo caso dipende dalla scarsa capacità di costruire processi comunicativi, problema comunque superabile fornendo formazione e tool adeguati che permettano da un lato di impostare un piano comunicativo adeguato, e dall’altro di disporre degli strumenti per la sua diffusione.
RISORSE SPECIFICHE: Comunicatore, questo sconosciuto! Ancora oggi poche organizzazioni (medio- piccole) si affidano a professionisti esperti del mondo della comunicazione. E quando questo succede, spesso chi si occupa di comunicazione è un unico soggetto che organizza un piano integrato on e offline.
COMUNICAZIONE INTEGRATA: i social non bastano. Sono utili per veicolare contenuti tematici e canalizzare il web verso la comunicazione istituzionale che deve essere curata sul sito istituzionale. FATTORE CULTURALE: in alcune organizzazioni il fattore culturale è frequentemente strettamente legato all’età media dei dirigenti delle associazioni si tratta spesso di persone con scarsa dimestichezza con la tecnologia, che non fa parte della loro cultura e della loro passata esperienza professionale e che quindi hanno un atteggiamento di scarsa attenzione verso la tecnologia. FACE TO FACE: il contatto caldo e diretto non può essere riprodotto dai social, l’organizzazione ha la necessità di mantenere una comunicazione parallela con la comunità reale fatta di donatori e potenziali donatori e utenti reali.
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GRAZIE
Plerixafor: in futuro anche nei donatori sani ? Sarah Marktel
U.O. Ematologia e Trapianto Midollo Ospedale San Raffaele
Even; avversi gravi in donatori sani dopo donazioni di cellule staminali
• 5 decessi nei donatori (1 BM, 4 in mobilizza; con G-‐CSF) • SAEs in 37 donatori
– 12 donatori di BM, incidenza 4.32 per 10,000
– 25 in donatori di PB, incidenza 10.76 per 10,000
• 20 donatori hanno sviluppato neoplasie ematologiche – 8 donatori di BM, incidenza 0,40 per 10,000
– 12 donatori di PB, incidenza 1,20 per 10,000
Halter J et al. Haematologica 2009; 94:94-‐101 BM, bone marrow; PB, peripheral blood; CV, cardiovascular Study design: Retrospective analysis of data collected in the EBMT activity survey network
Analisi di 51,024 prime donazioni di cellule staminali ematopoie>che (27,770 BM, 23,254 PB) dal 1993 al 2005:
Even; avversi gravi in donatori sani dopo donazioni di cellule staminali
• Possibile effeXo pro-‐infiammatorio del G-‐CSF su placche aterosclero;che instabili
• AZvazione del sistema di coagulazione durante la mobilizzazione con G-‐CSF
• Non è noto il rischio di neoplasie ematologiche dopo la somministrazione di G-‐CSF
Halter J et al. Haematologica 2009; 94:94-‐101 BM, bone marrow; PB, peripheral blood; CV, cardiovascular Study design: Retrospective analysis of data collected in the EBMT activity survey network
L’uso di G-CSF potrebbe comportare dei rischi per il donatore sano
Analisi di 51,024 prime donazioni di cellule staminali ematopoie>che (27,770 BM, 23,254 PB) dal 1993 al 2005:
Plerixafor
Approvato FDA nel 2008, EMA e AIFA nel 2009 “In combinazione con G-‐CSF per incrementare la mobilizzazione di staminali per raccolta e trapianto in linfoma e MM con scarsa mobilizzazione”
Dose raccomandata 0.24 mg/kg (1 fl = 24 mg)
Somministrare sc 6-‐11 h prima dell’aferesi
Plerixafor: u;lizzi “inves;gazionali”
Donatori sani:
• Plerixafor aXualmente non approvato da FDA/EMA/AIFA per uso in donatori sani
• Disponibili da; di leXeratura sia da solo che associato a G-‐CSF
Sicurezza trasfusionale
Come bilanciare sicurezza e innovazione ?
Parametri farmacocinetici di plerixafor in singola dose nei donatori sani
Hubel K, et al. Supportive Cancer Therapy. 2004;1:165.
Modifica della conta CD34+ su sangue periferico da basale a +4 h dopo singola somministrazione plerixafor
Devine S M et al. Blood 2008;112:990-998 ©2008 by American Society of Hematology
Razionale: plerixafor alla dose 0.24 mg/kg da solo è insufficiente per raccogliere abbastanza cellule per il trapianto à aumentando il dosaggio si aumenta la mobilizzazione e raccolta ?
• 5% donatori sani non mobilizzano a sufficienza con regimi convenzionali
• Un numero ridoXo di progenitori è un faXore di rischio di primary graj failure
Fattori di rischio per mobilizzazione scarsa: età avanzata, sesso femminile, basso peso, basso numero GB basali
SALVATAGGIO IN CORSA IN DONATORE “POOR MOBILIZER“
NECESSITÀ DI MEGADOSI PER TRAPIANTO APLOIDENTICO
Razionale:
L’u;lizzo della megadose permeXe l’engrajment nel trapianto aploiden;co T depleto
Non sempre un donatore familiare mobilizza una megadose
50 donatrice per fratello HLA id con MM
Poor mobilizer: dopo 5 gg G-CSF: 14 CD34+/mcL
Plerixafor 0.24 mg/kg sc à leukoaph 32 CD34+/mcL
Attecchimento giorno+13
56 donatrice per fratello HLA id
Giorno +5 di G-CSF 10 mcg/kg à raccolta 0.35x10^6/kg (CD34+/mcl non noto)
Giorno + 6 à raccolta 0.14x10^6/kg
Plerixafor 0.24 mg/kg 8 pmà mattino seguente: raccolta 1.5 x10^6/kg
Attecchimento neutrofili: +23
• Plerixafor inizialmente introdoXo dopo fallimento di prima mobilizzazione
• Successivamente sviluppo criteri GITMO per uso on demand, “in corsa”
• Il buon profilo di sicurezza ed efficacia suggerisce u;lizzo alterna;vo futuro nei donatori sani
• E’ necessario condurre studi clinici prospeZci controlla;
STEM CELL PROGRAM OSR
Dr Ciceri
SIMT-‐ Centro Donatori
Dr Salvatore GaZllo Drssa Lucia Malabarba Drssa Milena Coppola Drssa Lorena Barzizza Drssa Laura Bellio Dr Silvano Rossini Drssa Simona Malato I.P. Laura AdaZ I.P. Giovanna Cossu I.P. Paola De Gaudenzi
BMT UNIT Dr Andrea Assanelli Dr Jacopo Peccatori Dr Massimo Bernardi Drssa Consuelo Cor;
Infermieri unità trapianto
S. Rossini
Epidemiologia delle trasfusioni Chi trasfondiamo,
quando, ( e perché)
Epidemiologia delle trasfusioni
Seman&ca del &tolo
• Epidemiologia: la disciplina biomedica che si occupa dello studio della distribuzione e frequenza di mala9e e di even; di rilevanza sanitaria nella popolazione.
Epidemiologia delle trasfusioni
• Perché una epidemiologia delle trasfusioni • Il conce@o di Blood Management
• Come introdurre un programma di Pa;ent Blood Management ?
• Epidemiologia delle trasfusioni
• Conclusioni
Epidemiologia delle trasfusioni
..una epidemiologia delle trasfusioni ?
• La trasfusione : – evento di rilevanza sanitaria importante • per en;tà • per significato clinico • per rischio clinico • per cos; dire9 ed indire9
Epidemiologia delle trasfusioni
En&tà dell’evento sanitario
• Blood transfusions happen in more than 10% of all hospital stays that include a procedure.
• The American Medical Associa;on – iden;fied overuse of five medical treatments (blood transfusions, cardiac stents….
– highlighted the danger of unnecessary transfusions.
Goodnought LT, Lancet 2013
Epidemiologia delle trasfusioni
41,8 Emazie Trasfuse/1000 abitan;
Da& 2008/2012 GU 13 dic 2013
Epidemiologia delle trasfusioni
Epidemiologia delle trasfusioni
I rischi della trasfusione 1. Agen& infeFvi 2. Reazioni Trasfusionali 3. Alloimmunizzazione
4. Errori trasfusionali 5. TRALI 6. TACO 7. Emocromatosi 8. Immunomodulazione 9. Storage Lesions
Epidemiologia delle trasfusioni
• ? • dgr n. X/389/2013. WNV : € 150 k + 450 k • San;ni et al. 2008: S. Maria Annunziata Hosp: collected 3,876 out of 7,994 managed RBC units and performed 1200 transfusions: 2,6 million (2008) – The full cost for RBC transfusions is € 482.1 (donaDon: € 113.6; processing € 233.3; transfusion € 135.2) and € 346.9 for RBC units.
I cos& direF ed indireF della trasfusione
Epidemiologia delle trasfusioni
• Perché una epidemiologia delle trasfusioni • Il conce@o di Blood Management
• Come introdurre un programma di Pa;ent Blood Management ?
• Epidemiologia delle trasfusioni
• Conclusioni
Epidemiologia delle trasfusioni
Blood management
• “the appropriate use of blood and blood components, with a goal of minimizing their use.”
• This goal has been mo;vated historically by (1) known blood risks; (2) unknown blood
• risks; (3) preserva;on of the na;onal blood inventory; and (4) constraints from escala;ng costs. Goodnough LT. 2007
Epidemiologia delle trasfusioni
Pa&ent Blood Management
"the ;mely applica;on of evidence-‐based medical and surgical concepts designed to maintain haemoglobin concentra;on, op;mize haemostasis and minimize blood loss in an effort to improve pa&ent outcome”
www.sabm.org
Epidemiologia delle trasfusioni
WHO
• resolu&on WHA63.12 – urged all the 193 member states of the United Na;ons to implement various transfusion-‐related strategies including PBM
Epidemiologia delle trasfusioni
Decreto 29 o^obre 2012 Programma di autosufficienza nazionale del sangue e dei suoi prodoF per l’anno 2013
Epidemiologia delle trasfusioni
• Monitoraggio degli obie9vi strategici 2012-‐2014 pos; con il Programma di autosufficienza nazionale del sangue e dei suoi prodo9 per l’anno 2012
• (…) • h) Definire ed implementare metodi e strumenD innovaDvi e più efficaci per garanDre l’appropriatezza della gesDone, organizzaDva e clinica, della risorsa sangue;
Epidemiologia delle trasfusioni
Raccomandazioni Con riferimento ai percorsi diagnos;co-‐terapeu;ci medici e chirurgici a maggiore impa@o trasfusionale, si raccomanda di definire e promuovere l’applicazione di approcci mul&-‐disciplinari evidence-‐based, finalizza; a migliorare in modo sostenibile l’outcome del paziente mediante il mantenimento della concentrazione emoglobinica, l’o9mizzazione dell’emostasi e la minimizzazione delle perdite ema;che.
In tali ambi;, iden;ficare i pazien; a rischio di trasfusione e definire piani di ges;one clinica dello stesso («pa&ent blood management») tesi a ridurre o eliminare il bisogno di trasfusione allogenica, riducendo al contempo i rischi ed i cos; ad essa collega;.
Come introdurre un programma di
Patient Blood Management ?
Blood Management All Inclusive (what’s in a name)
� Transfusion Free Care / “Bloodless Surgery and Medicine” � Anemia Prevention � Anemia Treatment � Appropriate use of Blood Products � Blood Conservation � Discharge Anemia needs � Preoperative Assessment � Postoperative assessment
� Transfusion tracking / blood utilization � Intra operative reduction of blood loss
Trudi Gallagher RN jurisdicDonal paDent blood management coordinator Fremantle, wa australia
Epidemiologia delle trasfusioni
• Perché una epidemiologia delle trasfusioni • Il conce@o di Blood Management
• Come introdurre un programma di Pa;ent Blood Management ?
• Epidemiologia delle trasfusioni
• Conclusioni
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Epidemiologia delle trasfusioni : la necessità di conoscere e di misurare
Chi riceve il sangue Età Quando
(Perché) Quale è il des&no
Epidemiologia delle trasfusioni
distribuzione per età trasfusione emazie (2013: 22132)
0
1000
2000
3000
4000
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Epidemiologia delle trasfusioni
0
5
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25
distribuzione % per età trasfusione emazie (2013: 22132)
Epidemiologia delle trasfusioni
OSR -‐ distribuzione per età trasfusione emazie (2013: 20645)
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
7000
Courtesy of F. Ciceri, Osp. San Raffaele
Epidemiologia delle trasfusioni
0
5
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35
0-‐10 11-‐20 21-‐30 31-‐40 41-‐50 51-‐60 61-‐70 71-‐80 81-‐90 91-‐100
Series1
OSR -‐ distribuzione % per età trasfusione emazie (2013: 20645)
Epidemiologia delle trasfusioni
OSR /NIG -‐ distribuzione % per età verso il benchmarking ?
0
5
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NIG
OSR
Epidemiologia delle trasfusioni
2013 Osp. San Raffaele: % cumula&va GRC trasfusi per età
Epidemiologia delle trasfusioni
2013 Osp. San Raffaele / Osp Niguarda % cumula&va GRC trasfusi per età
0
25
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75
100
1 11 21 31 41 51 61 71 81 91 101 eta
OSR
NIG
Epidemiologia delle trasfusioni
Niguarda: Variazione 2003 -‐ 2013 numero unità GRC u&lizzate per classi di eta
-‐500
0
500
1000
1500
2000
0-‐10 11-‐20 21-‐30 31-‐40 41-‐50 51-‐60 61-‐70 71-‐80 81-‐90 91-‐100
Epidemiologia delle trasfusioni
OSR: Variazione 2003 -‐ 2013 unità GRC u&lizzate per classi di età
-‐600
-‐400
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0
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400
600
800
1000
1200
0-‐10 11-‐20 21-‐30 31-‐40 41-‐50 51-‐60 61-‐70 71-‐80 81-‐90 91-‐100
Epidemiologia delle trasfusioni
Niguarda: Variazione % 2003 -‐ 2013 numero unità GRC u&lizzate per classi di età
-‐33
-‐50
-‐15 -‐23
14 1
38 26
103
13
-‐60
-‐40
-‐20
0
20
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120
0-‐10 11-‐20 21-‐30 31-‐40 41-‐50 51-‐60 61-‐70 71-‐80 81-‐90 91-‐100
Percen
tuale
Epidemiologia delle trasfusioni
OSR: Variazione % 2003 -‐ 2013 unità GRC u&lizzate per classi di età
-‐40,0
-‐20,0
0,0
20,0
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60,0
80,0
100,0
120,0
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Epidemiologia delle trasfusioni : la necessità di conoscere e di misurare
Chi riceve il sangue Età Quando
(Perché) Quale è il des&no
Epidemiologia delle trasfusioni
Distribuzione % consegna unità di sangue nella 24 ore
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 %
ora
Analisi 2010-‐2013 , 87483 consegna&, richieste interne Niguarda
Epidemiologia delle trasfusioni
Distribuzione % consegna unità di sangue – giorni seFmana
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
lunedi martedi mercoledi giovedi venerdi sabato domenica
Analisi 2010-‐2013 / 87483 unità emazie trasfuse
Epidemiologia delle trasfusioni
Distribuzione % richieste nelle 24 ore
0,00
2,00
4,00
6,00
8,00
10,00
12,00
14,00
8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 0 1 2 3 4 5 6 7 Orario di servizio
Media richieste 2013 x ora (x 365 giorni)
Epidemiologia delle trasfusioni
Quando ( giorni dal prelievo) 2013 Niguarda
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
110
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42
Epidemiologia delle trasfusioni
Niguarda 2013 A9vità
trasfusionale Repar; Degenza
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
neonatologia
nefrologia
cardiologia
chirurgia
ostetrica
rianimazione
pronto soccorso urologia
ortopedia
cardiochirurgia
pediatria
ematologia
oncologia
medicina
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Epidemiologia delle trasfusioni : la necessità di conoscere e di misurare
Chi riceve il sangue Età Quando
(Perché) Quale è il des&no
Epidemiologia delle trasfusioni
Gennaio Marzo 2014
• R02 An.croniche con Hb<8g/dL o Ht<24%
• 30 % delle richieste (escluso1853 R99 su 3903 richieste GRC)
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
0 1 2 3 4 5 < 5
Epidemiologia delle trasfusioni
Gennaio Marzo 2014
• R03 Hb>7<10g/dL in paz.chirurgico
• 11 % delle richieste (escluso1853 R99 su 3903 richieste GRC) 0
5
10
15
20
25
30
35
0 1 2 3 4 5 < 5
Epidemiologia delle trasfusioni
Gennaio Marzo 2014
• R13 Sanguin.con perdite >30% della volemia
• 2 % delle richieste (escluso1853 R99 su 3903 richieste GRC)
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
0 1 2 3 4 5 < 5
Epidemiologia delle trasfusioni
Niguarda GRC Trasfusi/1000 dimessi
518 526 529
593
460
480
500
520
540
560
580
600
2013 2012 2011 2010
GRC/1000 dimissioni
Epidemiologia delle trasfusioni
Regione: Emazie/Dimessi/DMTE
0,000
0,100
0,200
0,300
0,400
0,500
0,600
0,342 0,314
0,288
0,394
0,306
0,578
0,263 0,306
0,270
0,353
0,218
0,393
0,565
0,308
0,417
0,350662903
Emazie 2013/Ricoveri 2012
Epidemiologia delle trasfusioni
Regione: trasfusione GRC – PFC / popolazione %0
0,00
10,00
20,00
30,00
40,00
50,00
60,00
70,00
80,00
90,00
Unità emazie trasfuse/pop. ‰ Unità plasma trasfuse/pop ‰
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Definire u&lizzo risorsa sangue vs standard clinici di riferimento
CAI Mod Ass reparto qtasacca emc cdm ricevente data_rif CF
Data ingresso
Data Dimissione DRG Tipo DRG Peso tariffa
Tipo dimissione CF
Emonet
SIO
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Epidemiologia delle trasfusioni : la necessità di conoscere e di misurare
Chi riceve il sangue Età Quando
(Perché) Quale è il des&no
Epidemiologia delle trasfusioni
Trapian; di Fegato Profilo emodinamico 2010 -‐ 2011
anemo 9 marzo 2013
Courtesy of A. De Gasperi, Osp Niguarda
Perdite ema;che ed en;tà trasfusionale 2010 -‐ 2011
anemo 9 marzo 2013
Courtesy of A. De Gasperi, Osp Niguarda
Epidemiologia delle trasfusioni
En;tà trasfusionale e sopravvivenza
anemo 9 marzo 2013
Courtesy of A. De Gasperi, Osp Niguarda
Epidemiologia delle trasfusioni
Epidemiologia delle trasfusioni
• Perché una epidemiologia delle trasfusioni • Il conce@o di Blood Management
• Come introdurre un programma di Pa;ent Blood Management ?
• Epidemiologia delle trasfusioni
• Conclusioni
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Epidemiologia delle trasfusioni come strumento di governo e di miglioramento
“Measurement is the first step that leads to control and eventually to improvement. If you can’t measure something, you can’t understand it.
If you can’t understand it, you can’t control it.
If you can’t control it, you can’t improve it.”
—H. James Harrington
Epidemiologia delle trasfusioni
Dall’epidemiologia agli obie9vi futuri
1. Da; di u;lizzo correla; all’a9vità clinica e confrontabili con altre stru@ure
2. Numero trasfusioni/1000 dimessi 1. da 518 a 500: 519 GRC)
3. Ridurre il tempo di conservazione dei GRC 1. 70% < 15 giorni da prelievo
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Dalla donazione al prodotto finito
David BiagioniDirettore Stabilimento e persona Qualificata
Business Description
La nostra Società Farmaceutica è specializzata nello sviluppo, produzione e distribuzione diuna vasta gamma di prodotti proteici derivati dal plasma umano.- I prodotti della società sono utilizzati da operatori sanitari per il trattamento di pazienti
affetti da emofilia, immunodeficienze, malattie infettive e una serie di altre gravi condizionimediche in oltre 40 paesi al mondo.
Le aree di business possono essere divise in:- Produzione e distribuzione dei prodotti plasmaderivati- Prodotti farmaceutici di sintesi- Raccolta plasma e commercializzazione- Technology transfer
Il Gruppo si avvale di 2 impianti di produzione in Italia ,1 impianto in Ungheriacompletamente rinnovato) in Ungheria ed un impianto negli Stati Uniti.
Il Gruppo opera con un modello di business ad integrazione verticale:- Possiede 15 centri plasma (9 negli USA, 3 in Germania e 3 in Ungheria)- Possiede 4 stabilimenti di produzione: 2 in Italia, 1 in Ungheria (rinnovato nel 2011) ed
uno negli USA.
2
La struttura del Gruppo Kedrion
Kedrion Biopharma
Inc.
HUMAN BioPlazma
Kft.
KEDPlasmaLLC (A)
Kedrion Mexicana S.A. de C.V.
Kedrion Swiss Sarl
KEDplasmaGmbH
100%
100%
100%
100% 60%
100%
100% 100%
100%
PlazmaferezisÁllomás
KözhasznúNonprofit Kft.
100%Kedrion PortugaL ‐
Lda.
Kedrion Biotechnology
Inc.
100%100%
Kedrion International
GmbH
Kedrion Group S.p.A.
HaemopharmInc.
Somerset Laboratories
Inc.100%
Kedrion
Şirketi
Kedrion Betaphar
Biyofarmasötikİlaç Sanayi veTicaret Anonim
Şirketi
42,5%
Kedrion S.p.A.
100%
KedrionMelville Inc.
Kedrion BrasilLTDA,
51,0%Kedrion
BiopharmaIndia Private
Limited
60%
Ked Plasma LLC( B)
100%
20%
20%
3
2013 - Presenza mondiale: 4 Siti di produzione - 15 Centri di raccolta plasma
Gödollo (Ungheria)
S. Antimo (Napoli)Bolognana (Lucca)
Melville (NY –USA)
Impianti terzi che hanno contratti in essere
• Impianto alternativo per la produzione di intermedi:
- Central Afdeling voor Fractionering (CAF) Bruxelles, Belgio
• Impianto alternativo per il confezionamentosecondario dei prodotti di Bolognana:- FALORNI S.R.L., Serravalle Pistoiese (PT)
4
5
Flusso del plasma italiano: dal ritiro presso il Servizio Trasfusionale all’invio in produzione in Kedrion
6
Arrivo in Kedrion
KEDRION:Bolognana (Lucca)
Ritiro del plasma presso i ServiziTrasfusionali, presa in caricodelle donazioni da parte diKedrion
Arrivo in Kedrion
Inserimento dati delleraccolte plasma susistema informatico
Scarico del plasma ed Accettazione informatizzata dei colli ricevuti
7
Arrivo in KedrionAll’arrivo del plasma in Kedrion (prima dello scarico) vengono effettuate le seguenti attività:
• Attribuzione del numero di lotto (omogeneo per provenienza e tipologia);
• Inserimento nel sistema informatico aziendale GeTraP dei dati di ogni singola unità diplasma;
• Identificazione mediante etichette con barcode (sistema DSE‐MMP) dei colli ritirati daidiversi Servizi Trasfusionali.
Terminata la prima fase documentale, avviene lo scarico del plasma, seguito da una prima
verifica in termini di:
• Integrità dei colli ricevuti e conformità con la packing list;
• Temperatura di trasporto.
Al termine dei controlli necessari per l’Accettazione del plasma, i colli vengono etichettati, pallettizzatiper lotto attribuito e stoccati all’interno di una cella frigorifera settata a ‐30°C (sistema DSE‐MMP), inattesa di verifica documentale e fisica.
8
GeTraP: Gestione Tracciabilità Plasma
Controllo Documentale+
Controllo Fisico Plasma
9
Controllo DocumentaleCaricamento dei codici identificativi delle unità di plasmanel sistema informatico GeTraP.
Verifica documenti(Certificati di Qualità eBleeding List).
Rilascio autorizzazione al Controllo Fisico.
10
Controllo Fisico PlasmaVerifica di ogni singola donazione inviata a Kedrion in termini di:
1. Integrità della sacca;2. Confronto codice identificativo unità con Bleeding List;3. Grado di emolisi;4. Conformità etichettatura;
11
Controllo Fisico Plasma
12
Invio in produzione del plasma
Controllo documentale e fisico del plasma
Verifica della documentazione e dei report dei controlli documentali e fisici da parte
del Quality Assurance Plasma Release
Autorizzazione al rilascio ed invioin produzione del lotto di plasma
13
Schema Generale Processo Produttivo
14
Il processo di produzione dei plasmaderivati utilizzato da Kedrion si basa sulmetodo di frazionamento sviluppato originariamente negli anni ‘40 da EdwinJoseph Cohn, che consiste in una serie di fasi di purificazione con lo scopo diestrarre le diverse frazioni proteiche contenute nel plasma.Il processo di frazionamento sfrutta la diversa solubilità delleproteine plasma che in funzione di pH, concentrazione di etanolo,temperatura, forza ionica, e concentrazione proteica per riuscire a«separare» le diverse frazioni, ovvero intermedi produttivi ad altaconcentrazione di una determinata proteina plasmatica.Alcuni step di purificazione dei plasmaderivati quali frazionamento secondometodo di Cohn, cromatografia, precipitazioni, risultano essere efficaci ocontribuire alla rimozione/inattivazione dei virus (inclusi potenziali virusemergenti) anche se non specificamente disegnati a tal fine.
15
Esempi di step per rimuovere/inattivare i virus trasmissibili per via ematica
Precipitazione con etanolo: contribuisce alla sicurezza virale di albumina ed immunoglobuline medianteun’azione di rimozione (precipitazione dei virus nella frazione di scarto e purificazione delle frazionirimanenti attraverso centrifugazione o filtrazione) e di inattivazione (prevalentemente per i virus conenvelope lipidico)
Pastorizzazione: riscaldamento in soluzione acquosa a 60°C per 10 ore nel contenitore finale, efficacenell’inattivare virus ad involucro lipidico e non lipidico.
Trattamento al calore di prodotti liofilizzati (Dry Heating): riscaldamento al calore secco a 100°C per 30minuti.
Trattamento solvente/detergente: utilizzo combinato di un solvente (TNBP) con un detergente non‐ionico(Triton X‐100 o il Tween 80) per inattivare virus ad involucro lipidico.
Nanofiltrazione: efficace nel rimuovere un ampio spettro di virus in base alle dimensioni dei virus stessi. Taleprocedura richiede l’utilizzo di filtri specifici e la definizione di parametri quali volume per area filtrante, forzaionica, pH, flusso, pressione e concentrazione proteica.
Trattamento a pH acido: un pH acido intorno a 4 può efficacemente inattivare virus ad involucro lipidico edanche alcuni virus senza involucro lipido (come il B19).
Step di purificazione cromatografica: tali step possono contribuire alla inattivazione e rimozione virale.
Trasferimento al reparto Plasma Pool
Attività di sgusciamento e scongelamento
FAS
E D
I FR
AZI
ON
AM
EN
TO
Attività di frazionamento plasma
Pasta di CrioSurnatante Crio
Separazione del PTC?
Surnatante
Attività di separazione dell’ATIII
Separazione della frazione I
Fraz. IScarto
Surnatante
Separazione della frazione (II + III)
No Sì
PTC grezzo
Destinato al fattore IX
Surnatante
ATIIIgrezza
Surnatante II+III
Separazione delle frazione II e III
Fraz. IIIScarto
Fraz. II
Separazione delle frazione IV
Fraz. IVScarto
Surnatante
Separazione della frazioneV
Surnatante perrecupero alcool
Fraz. V
Intermedi produttivi
FRAZIONAMENTO
16
17
Solubilizzazione con WFI e
omogeneizzazione
Ultrafilatrazione/Diafiltrazione
Omogeneizzazione e aggiunta degli
stabilizzani
Solubilizzazione con WFI
Inattivazione virale solvente/detergente
Ultrafiltrazione
Step inattivazione
virale
Aggiunta di maltosio
1° Concentrazione e diafiltrazione
Pastorizzazione
2° Concentrazione e diafiltrazione
Nanofiltrazione
Inattivazione virale (1° step)
Cromatografia DEAE Sepharose
Concentrazione
Diluizione e regolazione del
pH
Cromatografia Eparina-
Sepharose
Regolazione ad una specifica
attività
Solubilizzazione con soluzione di acqua, etanolo,
eparina
Aggiunta diAl (OH)3
1° step di inattivazione virale
Cromatografia
Ultrafiltrazione
Regolazione ad una specifica
attività
Pasta di CrioPTC grezzoATIIIgrezza
Fraz. II
Fraz. V
BulkFattore VIII
BulkFattore IX
puro
BulkATIIIBulk
immunoglobulinaBulk
albumina
FAS
E D
I P
UR
IFIC
AZI
ON
E
PURIFICAZIONE
18
Attività di filtrazione sterilizzante
Attività di inflaconamento
Attività di inattivazione virale
BULK
Immuno-globulina
AlbuminaFattori VIII, IX, AT III
Attività di liofilizzazione
Quarantena
Campionatura per controlli
Confezionamento
Invio al controllo di stato
Attività di pastorizzazione
DOWN‐STREAM PROCESS
19
Purificazione proteine
Inattivazione e Rimozione Virale –Rimozione Prioni
Rilascio Lotto
Durante tutto il processo produttivo, vi sono specifici test di controllo qualità atti a garantireche il prodotto sia conforme ai requisiti definiti nel dossier di registrazione. La revisionedell’insieme del processo produttivo (Batch record review) ed il Controllo di Stato di campionidel lotto garantiscono un prodotto finito in linea con le specifiche.
Controlli in process
Batch record review
Test al livello pool di plasma(NAT, sierologia)
Controllo di Stato
Frazionamento
Scongelo
20
Tutte le attività finora indicate contribuiscono a standardizzare e rendere quindicontrollato e consistente un processo che ha origine da materia prima biologica e diconseguenza con una variabilità molto marcata.Proteine plasmatiche nel plasma Proteine plasmatiche purificate
21
•Il plasma, in quanto materia prima farmaceutica e prodotto trasfusionale, èsoggetto sia alla normativa farmaceutica che trasfusionale.•Il plasma deve essere conforme alle seguenti Direttive della Commissione Europea:•2002/98/EC•2004/33/EC•2005/61/EC•2005/62/EC•I rispettivi recepimenti italiani sono•Decreto ministro della salute 3 marzo 2005•DLgs 20 dicembre 2007, n.261•DLgs 9 Novembre 2007, n. 207•DLgs 9 Novembre 2007, n. 208.
Riferimenti normativi e guidelines nell’ambito della produzione di plasmaderivati
22
Riferimenti normativi e guidelines nell’ambito della produzione di plasmaderivati
Il plasma ed i plasmaderivati ottenuti devono essere conformi alla FarmacopeaEuropea.Inoltre sono presenti alcune linee guida di riferimento:• Council of Europe ‐ Guide to the Preparation, Use and Quality Assurance of Blood
Components –15th edition• WHO Technical Report n.840 “Requirements for the collection, processing and
Quality Control of blood, blood components and plasma derivatives” ‐1994• EMA/CHMP/BWP/548524/2008 “Guideline on Epidemiological Data on Blood
Transmissible Infections”• EMA/CHMP/BWP/706271/2010 “Guideline on plasma‐derived medicinal products”
L’intero processo produttivo è regolato dalle cGMP (Norme di Buona Fabbricazionedella Commissione Europea) ‐ Volume 4 ‐ EU Guidelines to Good ManufacturingPractice Medicinal Products for Human and Veterinary Use
23
La conformità del prodotto alle specifiche tecniche o idoneità ai requisiti normativi può essere definita come Qualità
•Il Sistema Qualità è l'insieme delle attivitàpianificate e sistematiche che garantiscono chelo sviluppo dei processi e la fornitura deiprodotti/servizi sia conforme alle aspettativedel cliente.•Il miglioramento può essere ottenuto tramiteuna migliore conoscenza delle esigenze delcliente/utente, riducendo gli errori, gli sprechi,l'inefficienza.•A testimonianza dell’importanza della Qualitàin azienda, Kedrion impiega nell’ambitodell’Assicurazione Qualità (QA) e ControlloQualità (QC) il 20% circa delle proprie risorseumane.
24
L’intero processo produttivo, che inizia dall’arrivo del plasma presso ilsito di produzione fino al rilascio del prodotto si svolge in ottemperanzaalle Norme di Buona Fabbricazione, secondo processi consolidati ed ingrado di garantire prodotti di elevato profilo in termini di sicurezza,efficacia e qualità.
Kedrion lavora costantemente per mantenere elevati standard dieccellenza e sviluppare nuovi farmaci che contribuiscano a migliorare laqualità della vita delle persone.
Conclusioni
25
Grazie per l’attenzione
26
Slide di BackupDettagli Prodotto‐Specifici del Processo
27
PHASE 1
PLASMA Thawing (0 - 5°C)
PLASMA CRYO POOR CRYO PASTE
PRODUZIONE INTERMEDIO PASTA DI CRIO
28
PHASE 2
CRYO POOR PLASMA Adding DEAE Sephadex
SEPARATION
DEAE Sephadex - PTC PLASMA SUPERNATANT
ADSORBIMENTO COMPLESSO PROTROMBINICO
29
PRODUZIONE FATTORE VIII (1/2)
CRYO PASTE PHASE 3W.F.I.Heparin
SOLUBILIZATION
Discard Precipitate SUPERNATANT
FILTRATION
VIRAL INACTIVATION
30
FILTRATION
CHROMATOGRAPHY PURIFICATION
FACTOR VIII ELUTION
STERILE FILTRATION
FILLING
LYOPHILISATION
VIRAL INACTIVATION
LABELLING PACKAGING
PRODUZIONE FATTORE VIII (2/2)
31
DEAE Sephadex - PTC PHASE 4
Elution
Discard Solution DEAE Sephadex - PTC
Elution
Discard DEAE Sephadex
VIRAL INACTIVATION
PTC INTERMEDIATE
DILUTION
FILTRATION
PRODUZIONE COMPLESSO PROTROMBINICO (1/2)
32
FILTRATION
CHROMATOGRAPHY PURIFICATION
PTC ELUTION
CONCENTRATION
STERILE FILTRATION
FILLING
LYOPHILIZATION
VIRAL INACTIVATION
LABELLING PACKAGING
PRODUZIONE COMPLESSO PROTROMBINICO (2/2)
33
DEAE Sephadex - PTC PHASE 4 A
Elution
Discard Solution DEAE Sephadex - PTC
Elution
PTC INTERMEDIATE Discard DEAE Sephadex
DILUTION
FILTRATION
VIRAL INACTIVATION
FILTRATION
CHROMATOGRAPHIC PURIFICATION
PTC ELUTION
PRODUZIONE FATTORE IX (1/2)
34
CHROMATOGRAPHIC PURIFICATION
FACTOR IX ELUTION
CONCENTRATION
STERILE FILTRATION
FILLING
LYOPHILIZATION
VIRAL INACTIVATION
QUARANTINE
LABELLING-PACKAGING
PRODUZIONE FATTORE IX (2/2)
35
PLASMA WITHOUT CRYO-PTC PHASE 5 Loading Heparin Sepharose
PLASMA SUPERNATANT HEPARIN SEPHAROSE - ATIIIElution
AT III INTERMEDIATE Heparin Sepharose Regeneration
CONCENTRATION
STABILISATION
VIRAL INACTIVATION
CONCENTRATION
pH ADJUSTMENT
PRODUZIONE AT III (1/2)
36
VIRAL REMOVAL
STERILE FILTRATION
FILLING
LYOPHILIZATION
LABELLING - PACKAGING
PRODUZIONE AT III (2/2)
37
PHASE 6 PLASMA WITHOUT CRYO-PTC-ATIII
EtOH pH
FRACTION I SUPERNATANT IDiscard EtOH
pH
SUPERNATANT II+III FRACTION II+III
PRODUZIONE FRAZIONE II+III
38
PHASE 7 SUPERNATANT II+III
EtOH - pHFRACTION IV 1
EtOH - pHFRACTION IV 4
FRACTION IV 1 - IV 4 SUPERNATANT IV 1 - IV 4Discard
pH
Supernatant FRACTION V(EtOH regeneration)
PRODUZIONE FRAZIONE V
39
FRACTION II+III PHASE 8
EtOH pH
FRACTION III SUPERNATANT III Discard
EtOHpH
Supernatant FRACTION II(EtOH regeneration)
PRODUZIONE FRAZIONE II
40
FRACTION Vg PHASE 9
SOLUBILIZATION
FILTRATION
ULTRAFILTRATION
STABILIZER ADDING
FILTRATION
ALBUMIN SOLUTION 20 - 25 %
PRODUZIONE ALBUMINA 20 - 25 % (1/2)
41
ALBUMIN SOLUTION 20- 25%
STERILE FILTRATION
FILLING
PASTEURIZATION
QUARANTINE
VISUAL INSPECTION
LABELLING - PACKAGING
PRODUZIONE ALBUMINA 20- 25 % (2/2)
42
FRACTION II PHASE 10
FILTRATION
VIRAL INACTIVATION
ULTRAFILTRATION
MALTOSE ADDITION
DILUITION
pH ADJUSTMENT
pH ADJUSTMENT
PRODUZIONE IMMUNOGLOBULINE ENDOVENA LIQUIDE (1/2)
43
PRODUZIONE IMMUNOGLOBULINE ENDOVENA LIQUIDE (2/2)
VIRAL INACTIVATION
FILTRATION
FILLING
QUARANTINE
VISUAL INSPECTION
LABELLING-PACKAGING
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n°IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
Santoleri L, Perini O, Larghi S, Marino S, Pollini P DMTE MILANO NORD
• COSA CI E’ RICHIESTO ?
• COSA DOVREMO FARE ?
• COME ?
• ENTRO QUANDO ?
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
COSA CI E’ RICHIESTO ?
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
REQUISITI MINIMI PER L’ESERCIZIO D E L L E A T T I V I T A ’ D I M E D I C I N A TRASFUSIONALE
RICLASSIFICAZIONE SIMT
PLASMA MASTER FILE
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
Plasma Master File (1) F Il concetto di Plasma Master è introdotto dalla Direttiva 2003/63/CE
del 25 giugno 2003 della Commissione Europea, che modifica la direttiva 2001/83/CE del Parlamento e del Consiglio recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano.
F La direttiva 2002/98/CE, stabilisce standard di qualità e di sicurezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti e fissa requisiti per l’idoneità dei donatori e per il controllo delle donazioni per la fabbricazione di medicinali derivati dal plasma.
F In particolare, al punto 5 recita “Al fine di assicurare un livello equivalente di sicurezza e di qualità dei componenti del sangue, a qualunque uso siano destinati, la presente direttiva dovrebbe istituire requisiti tecnici per la raccolta e il controllo del sangue e dei componenti del sangue, comprese le materie prime per la produzione di medicinali.
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
Plasma Master File (2) F Per tener conto del fatto che la stessa materia “prima” plasmatica è
utilizzata nella maggior parte dei casi per più medicinali e che, di conseguenza, una parte consistente del dossier di autorizzazione all’immissione in commercio può essere comune a un gran numero di altri fascicoli concernenti medicinali derivati al plasma totalmente diversi, è stato ritenuto opportuno da parte della Commissione Europea istituire un nuovo sistema destinato a semplificare le procedure per l’approvazione dei medicinali derivati dal plasma umano e delle loro modifiche successive, introducendo il concetto di Plasma Master File (PMF).
F Il PMF è una documentazione a sé stante separata dal dossier di autorizzazione all'immissione in commercio, che fornisce ogni dettagliata informazione pertinente alle caratteristiche di tutto il plasma umano utilizzato per la fabbricazione di medicinali. Ogni centro di lavorazione di plasma umano deve predisporre e tenere aggiornate il complesso di informazioni dettagliate e pertinenti cui si riferisce il master file del plasma
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
DUBBI INTERPRETATIVI
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
RAQ
REGIONE LOMBARDIA
ASL
SRC
AREU
INTERPRETAZIONE STANDARD
maggio-settembre 2013
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
06/02/2014
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
COSA DOVREMO FARE ?
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
ADEGUARE I PROPRI SGQ A NUOVI STANDARD:
– ORGANIZZATIVI
– TECNOLOGICI
– STRUTTURALI
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
I NUOVI STANDARD PREVEDONO
UNA DISTINZIONE TRA SERVIZI TRASFUSIONALI (ST)
ED
UNITA’ DI RACCOLTA (UdR)
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
SONO INTRODOTTI 3 NUOVI CONCETTI:
v QUALIFICAZIONE
v CONVALIDA
v GESTIONE CONTROLLATA DEI CAMBIAMENTI (CHANGE CONTROL)
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
QUALIFICAZIONE Attestazione, conseguita attraverso la produzione di evidenze oggettive, della capacità di un locale/area, di una apparecchiatura, di un materiale o di un operatore di fornire prestazioni conformi a standard prestabiliti. E’ PARTE DEL PROCESSO DI CONVALIDA
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
CONVALIDA Attestazione, conseguita attraverso la produzione di evidenze oggettive, della capacità di un processo/sistema, condotto entro parametri stabiliti, di funzionare efficacemente e in modo riproducibile fornendo prestazioni/risultati conformi a standard predefiniti.
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
CHANGE CONTROL Sistema formale di riesame delle modifiche, proposte o già in essere, che potrebbero influenzare il livello di qualità del prodotto, o d e l l e p e r f o r m a n c e d i s i s t e m i , apparecchiature o processi, nonché di implementazione delle misure atte a garantire il contenimento dei rischi.
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
COME ?
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
Lavoro in team
Intelligenza collettiva Cooperazione Condivisione di risorse
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
CT NIGUARDA
CT OSR
CT INT
CT ICP
GRUPPO DI LAVORO DMTE MI NORD: CT DEI SIMT
2012 - 2013
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
PRODUZIONE GRUPPO LAVORO CT
• Esecuzione della determinazione di gruppo sanguigno AB0/Rh e controllo
• Esecuzione del Test di Coombs indiretto
• Gestione documentale del processo trasfusionale
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
RAQ NIGUARDA
RAQ OSR
RAQ INT
RAQ ICP
2013 – 2014
GRUPPO DI LAVORO DMTE MI NORD: RAQ DEI SIMT
ADEGUAMENTO STANDARD DGR 16 MAGGIO 2012 n° IX 3465: CONDIVIDERE LE PROCEDURE
GRUPPO DI LAVORO DMTE MI NORD: RAQ DEI SIMT
QUALE VALORE AGGIUNTO ?
RISPARMIO DI TEMPO
MULTITASKING
CONDIVISIONE DI RISORSE
TECNOLOGICHE
STANDARDIZZAZIONE DEI PROCESSI
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…IN GESTAZIONE
Ø LOOK BACK
Ø CONVALIDA CONGELAMENTO
Ø CONVALIDA DISINFEZIONE CUTE
Ø CONVALIDA CONSERVAZIONE EMOCOMPONENTI
Ø CONVALIDA ASSEGNAZIONE E CONSEGNA DEGLI EMOCOMPONENTI
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LE PROCEDURE DIPARTIMENTALI SARANNO PUBBLICATE SUL SITO DI AREU
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ENTRO QUANDO ?
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31/12/2014 DEAD LINE ADEGUAMENTO
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