La Settimana - n. 29 del 1 agosto 2010

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È chiaro il richiamo al tema al centro della 46ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che si svolgerà a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre: Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese. Ma anche la doppia convergenza col progetto culturale da tempo lanciato dal nostro vescovo monsignor Simone Giusti e con la sfida educativa promossa nell’ultima Assemblea diocesana in connessione con l’impegno assunto dalla Chiesa italiana per il prossimo decennio. L’obiettivo? Nel nostro piccolo provare in questa fase delicata per il futuro del nostro territorio, a dare un contributo di elaborazione culturale sganciato dalla contingenza della cronaca quotidiana. Coinvolgendo il territorio e le varie realtà ecclesiali. «RIPRENDERE A CRESCERE» Nel Documento Preparatorio della prossima Settimana Sociale si espone chiaramente un obiettivo: «ciò che intendiamo offrire al confronto ecclesiale e pubblico – si legge al n.6 – è un contributo che, nella prospettiva dell’insegnamento sociale della Chiesa, provi a definire i contorni e gli interrogativi- base di un’agenda realistica per la ripresa del Paese». Un’agenda per «riprendere a crescere» individuata in cinque direttrici che individuano altrettanti problemi «cruciali e realisticamente affrontabili»: intraprendere, educare, includere nuove presenze, slegare la mobilità sociale e completare la transizione istituzionale. TUTTI COINVOLTI Il faro che illumina il percorso è individuato nell’ultima enciclica del Pontefice che pone con chiarezza di fronte alla responsabilità di cogliere le nuove opportunità create dalla spinta planetaria della globalizzazione. «Siamo così richiamati – afferma il Documento al n. 4 - a “produrre un nuovo pensiero” e a “esprimere nuove energie” (CV 78), a intraprendere un “discernimento” caratterizzato da “realismo” (CV 21), a immaginare “soluzioni nuove”». Poi il richiamo alle varie realtà locali: «a tutta la comunità ecclesiale spetta il compito di accompagnare e in qualche modo anche favorire operazioni come quelle in cui ci stiamo impegnando, perché esse ricerchino sempre la più sincera apertura e la più concreta fedeltà al Vangelo» (n. 14). LA LIVORNO DEL FUTURO E allora perché non raccogliere questa sfida stimolante? Perché su queste pagine non provare ad essere da sprone perché altre realtà ecclesiali si mettano in gioco? Il vescovo Simone Giusti lo ha auspicato a più riprese in questi anni: divenire una comunità ecclesiale sempre più capace di avere fantasia per il domani del nostro territorio, cercare con creatività e concretezza di anticipare gli orizzonti futuri. Non avendo paura a dialogare con tutti e senza per questo svendere i valori di riferimento. Un dialogo serrato mostrato già in alcune occasioni, a partire dal tavolo dell’oggettività coi primari dell’ospedale di Livorno che ha mostrato come sia possibile avere identità chiare senza avere nemici. I PROBLEMI IN CAMPO Sono molti i punti di domanda che gravano sul futuro del nostro territorio. La crisi economico- finanziaria da cui probabilmente non siamo ancora usciti ha lasciato sul piatto diversi nodi critici: l’indagine Excelsior sul mercato del lavoro presentata nei giorni scorsi alla Camera di Commercio è implacabile. In Toscana la nostra provincia è prima per precariato del lavoro, ultima per imprenditorialità, in cima alle classifiche per disoccupazione (in due anni persi 3700 posti tra Livorno e Collesalvetti) e cassa integrazione (+600% quella ordinaria, +1762% quella in deroga). E ancora: siamo una città che nei prossimi anni sarà interessata da una nuova rivoluzione urbanistica: la Porta a Mare, il Nuovo Centro, il (probabile) nuovo ospedale. E poi i problemi legati all’inesorabile calo demografico, ormai una costante degli ultimi 30 anni, e quelli connessi alla sempre più massiccia presenza di famiglie unipersonali. IL METODO DI LAVORO Tenendo ben presenti le cinque direttrici dell’Agenda del Documento Preparatorio queste settimane che ci separano da settembre serviranno alla redazione per puntualizzare le tematiche da sviscerare adattandole al nostro contesto territoriale, ma anche per offrire alle varie realtà ecclesiali e a voi lettori la possibilità per segnalarci spunti, idee, correzioni di rotta (scrivete a lasettimana.livorno@tiscali. it). Col primo numero di settembre partiremo poi con due pagine dedicate all’approfondimento- inchiesta corredate con interviste, focus su realtà significative e il tentativo di realizzare un’agenda con 5-6 domande-provocazioni lanciate di volta in volta da un gruppo espressione della comunità ecclesiale. «AMATE LA VOSTRA CITTÀ» Un’avventura che condurremo tenendo ben presenti le parole del “sindaco santo” Giorgio La Pira che così ammoniva: «Ogni città racchiude in sé una vocazione e un mistero. Amatela come si ama la casa comune destinata a noi e ai nostri figli, fate che il volto di questa vostra città sia sempre sereno e pulito. Sentitevi, attraverso di essa, membri di una stessa famiglia. Non vi siano fra voi divisioni essenziali che turbino la pace e l’amicizia: ma la pace, l’amicizia, la cristiana fraternità fioriscano in questa città vostra». Gianluca della Maggiore Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 1 agosto 2010 Un’agenda della speranza per Livorno Un percorso di elaborazione culturale in vista della 46ª Settimana sociale dei cattolici italiani La PROPOSTA Tanti punti interrogativi gravano sul futuro del nostro territorio. Questa fase delicata richiede che tutta la comunità ecclesiale raccolga la sfida di elaborare «soluzioni nuove». Proviamoci insieme DI NICOLA SANGIACOMO* ’Italia ha bisogno di riprendere a crescere: è questo uno dei fondamenti su cui si basa la riflessione che prepara la prossima Settimana Sociale dei cattolici italiani in programma dal 14 al 17 Ottobre a Reggio Calabria. Crescere per poter realizzare una maggiore giustizia sociale. I cattolici italiani sono chiamati a farsi promotori di iniziative di crescita, non solo a esprimere esigenze. E’ quanto vorrebbe realizzare la 46^ Settimana Sociale declinando una agenda di speranza per il futuro del Paese. Un’agenda costituita da cinque punti che sono stati sintetizzati nelle espressioni intraprendere, educare, includere le nuove presenze, slegare la mobilità sociale, completare la transizione istituzionale. Sono questioni nazionali attraverso le quali i cattolici italiani intendono tradurre nell’oggi il concetto forte di bene comune. Ma sono questioni che incrociano anche alcune idee forti proposte dalla Chiesa italiana in questi anni come la sfida educativa e il progetto culturale. I Vescovi invitano la Chiesa italiana a sintonizzare attorno al compito educativo l’agire della comunità cristiana, in tutte le sue articolazioni, perché, facendosi discepola dell’unico Maestro, possa educare le persone alla verità dell’amore. Una sfida, quella educativa, che dovrà essere accolta anche nella prospettiva del Progetto Culturale dando vita ad una serie di iniziative che tendano a rilanciare il ruolo educativo nella comunità cristiana e nella società: bisogna comprendere meglio il significato della crisi educativa che stiamo vivendo e lo dobbiamo fare collaborando generosamente con tutti quelli che hanno a cuore questo bisogno fondamentale della società. Agenda di speranza, sfida educativa e progetto culturale sono dunque le declinazioni attuali di un unico grande impegno di evangelizzazione in cui si sta impegnando la Chiesa tutta, non solo quella italiana. Vogliamo tradurre “in livornese” queste declinazioni attuali dell’impegno missionario della Chiesa. Per questo proponiamo, attraverso queste pagine, di stilare una agenda della speranza livornese: definire cioè le questioni forti che i cattolici che vivono sul nostro territorio lanciano perché la città riprenda a crescere. Lo faremo a partire dal primo numero di settembre e vorremmo coinvolgere in questa riflessione i vari soggetti e gruppi ecclesiali presenti in diocesi. Sarebbe interessante che in questo mese che ci separa dall’inizio della pubblicazione di queste pagine di approfondimento, il dibattito si allargasse e si riuscisse ad individuare, con la collaborazione di tanti, i punti principali dell’agenda livornese. Io comincio individuando cinque punti che, secondo me, potrebbero costituire un’agenda della speranza livornese: la valorizzazione dei soggetti educativi, il lancio di un nuovo stile imprenditoriale, la riscoperta dello spirito di solidarietà ed accoglienza, l’incentivazione dei giovani a scommettere sulla propria città, la crescita del senso di partecipazione alla cosa pubblica. Un’agenda, evidentemente provvisoria, che aspetta il contributo e il consiglio di tanti per arricchirsi e perfezionarsi. *Referente diocesano del Progetto Culturale L VERSO UN’AGENDA DI SPERANZA PER LA CITTÀ’ CINQUE PUNTI DA CUI RIPARTIRE n’agenda della speranza per una Livorno città ideale. Abbiamo voluto intitolarlo così - volutamente mirando alto - lo spa- zio di approfondimento-inchiesta che da settembre la nostra redazione dedicherà ad inda- gare alcuni aspetti della vita delle città della nostra diocesi (non solo il capoluogo dunque) per scova- re in essi segni di speranza per il futuro provando a immaginare quelle «soluzioni nuove» auspicate nell’enciclica Caritas in Veritate da papa Benedetto XVI (CV 32). U La Settimana Sociale, il Progetto Culturale, la Sfida educativa: un intreccio per provare a disegnare anche il futuro della nostra città PER APPROFONDIRE Sono tanti i modi per approfondire gli argomenti proposti dal Comitato organizzatore della Settimana Sociale e dal Progetto culturale nazionale. Sul sito www.settimanesociali.it anche la possibilità di scaricare il Documento Preparatorio. Ampie informazioni anche sul sito www.progettoculturale.it con una sezione dedicata al rapporto-proposta sulla sfida educativa. DOMENICA 12 SETTEMBRE ORE 10.30 IN CATTEDRALE Il Vescovo conferisce le cresime a persone adulte, accompagnate, nel cammino di formazione, dalle Comunità parrocchiali. Si ricorda di comunicare entro l’8 Settembre, alla segreteria del Vescovo, il numero dei cresimandi, mentre per la documentazione si prega di contattare la Cancelleria vescovile.

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Settimanale della Diocesi di Livorno

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Èchiaro il richiamo altema al centro della46ª Settimana Socialedei Cattolici Italiani

che si svolgerà a ReggioCalabria dal 14 al 17ottobre: Cattolici nell’Italiadi oggi. Un’agenda disperanza per il futuro delPaese. Ma anche la doppiaconvergenza col progettoculturale da tempo lanciatodal nostro vescovomonsignor Simone Giusti econ la sfida educativapromossa nell’ultimaAssemblea diocesana inconnessione con l’impegnoassunto dalla Chiesa italianaper il prossimo decennio.L’obiettivo? Nel nostropiccolo provare in questafase delicata per il futuro delnostro territorio, a dare uncontributo di elaborazioneculturale sganciato dallacontingenza della cronacaquotidiana. Coinvolgendo ilterritorio e le varie realtàecclesiali.

«RIPRENDERE A CRESCERE»Nel DocumentoPreparatorio della prossimaSettimana Sociale si esponechiaramente un obiettivo:«ciò che intendiamo offrireal confronto ecclesiale epubblico – si legge al n.6 – èun contributo che, nellaprospettivadell’insegnamento socialedella Chiesa, provi a definirei contorni e gli interrogativi-base di un’agenda realisticaper la ripresa del Paese».Un’agenda per «riprendere acrescere» individuata incinque direttrici cheindividuano altrettantiproblemi «cruciali erealisticamente affrontabili»:intraprendere, educare,includere nuove presenze,slegare la mobilità sociale ecompletare la transizioneistituzionale.

TUTTI COINVOLTIIl faro che illumina ilpercorso è individuatonell’ultima enciclica delPontefice che pone conchiarezza di fronte allaresponsabilità di cogliere lenuove opportunità createdalla spinta planetaria dellaglobalizzazione. «Siamo cosìrichiamati – afferma ilDocumento al n. 4 - a“produrre un nuovopensiero” e a “esprimerenuove energie” (CV 78), aintraprendere un“discernimento”caratterizzato da “realismo”(CV 21), a immaginare“soluzioni nuove”». Poi ilrichiamo alle varie realtàlocali: «a tutta la comunitàecclesiale spetta il compitodi accompagnare e inqualche modo anchefavorire operazioni comequelle in cui ci stiamoimpegnando, perché essericerchino sempre la più

sincera apertura e la piùconcreta fedeltà al Vangelo»(n. 14).LA LIVORNO DEL FUTUROE allora perché nonraccogliere questa sfidastimolante? Perché su questepagine non provare adessere da sprone perché altrerealtà ecclesiali si mettano ingioco? Il vescovo SimoneGiusti lo ha auspicato a piùriprese in questi anni:divenire una comunitàecclesiale sempre più capacedi avere fantasia per ildomani del nostro territorio,cercare con creatività econcretezza di anticipare gliorizzonti futuri. Non avendopaura a dialogare con tutti esenza per questo svendere ivalori di riferimento. Undialogo serrato mostrato giàin alcune occasioni, a partiredal tavolo dell’oggettività coiprimari dell’ospedale diLivorno che ha mostratocome sia possibile avereidentità chiare senza averenemici.

I PROBLEMI IN CAMPOSono molti i punti didomanda che gravano sulfuturo del nostro territorio.La crisi economico-finanziaria da cuiprobabilmente non siamoancora usciti ha lasciato sulpiatto diversi nodi critici:l’indagine Excelsior sulmercato del lavoropresentata nei giorni scorsialla Camera di Commercio èimplacabile. In Toscana lanostra provincia è prima per

precariato del lavoro, ultimaper imprenditorialità, incima alle classifiche perdisoccupazione (in due annipersi 3700 posti tra Livornoe Collesalvetti) e cassaintegrazione (+600% quellaordinaria, +1762% quella inderoga). E ancora: siamouna città che nei prossimianni sarà interessata da unanuova rivoluzioneurbanistica: la Porta a Mare,il Nuovo Centro, il(probabile) nuovo ospedale.E poi i problemi legatiall’inesorabile calodemografico, ormai unacostante degli ultimi 30anni, e quelli connessi allasempre più massicciapresenza di famiglieunipersonali.

IL METODO DI LAVOROTenendo ben presenti lecinque direttrici dell’Agendadel DocumentoPreparatorio questesettimane che ci separano dasettembre serviranno allaredazione per puntualizzarele tematiche da sviscerareadattandole al nostrocontesto territoriale, maanche per offrire alle varierealtà ecclesiali e a voi lettorila possibilità per segnalarci

spunti, idee, correzioni dirotta (scrivete [email protected]). Col primo numero disettembre partiremo poi condue pagine dedicateall’approfondimento-inchiesta corredate coninterviste, focus su realtàsignificative e il tentativo direalizzare un’agenda con 5-6domande-provocazionilanciate di volta in volta daun gruppo espressione dellacomunità ecclesiale.

«AMATE LA VOSTRA CITTÀ» Un’avventura checondurremo tenendo benpresenti le parole del“sindaco santo” Giorgio LaPira che così ammoniva:«Ogni città racchiude in séuna vocazione e un mistero.Amatela come si ama la casacomune destinata a noi e ainostri figli, fate che il voltodi questa vostra città siasempre sereno e pulito.Sentitevi, attraverso di essa,membri di una stessafamiglia. Non vi siano fravoi divisioni essenziali cheturbino la pace e l’amicizia:ma la pace, l’amicizia, lacristiana fraternità fioriscanoin questa città vostra».

Gianluca della Maggiore

Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/210217

[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

1 agosto 2010

Un’agenda della speranza per Livorno

Un percorso di elaborazione culturale in vista della 46ª Settimana sociale dei cattolici italiani La PROPOSTA

Tanti punti interrogativi gravano sul futuro del nostro territorio. Questa fase delicata richiede chetutta la comunità ecclesiale raccolga la sfida di elaborare «soluzioni nuove». Proviamoci insieme

DI NICOLA SANGIACOMO*

’Italia ha bisogno di riprendere a crescere: è questouno dei fondamenti su cui si basa la riflessione cheprepara la prossima Settimana Sociale dei cattoliciitaliani in programma dal 14 al 17 Ottobre a Reggio

Calabria. Crescere per poter realizzare una maggioregiustizia sociale.I cattolici italiani sono chiamati a farsi promotori diiniziative di crescita, non solo a esprimere esigenze. E’quanto vorrebbe realizzare la 46^ Settimana Socialedeclinando una agenda di speranza per il futuro del Paese.Un’agenda costituita da cinque punti che sono statisintetizzati nelle espressioni intraprendere, educare,includere le nuove presenze, slegare la mobilità sociale,completare la transizione istituzionale.Sono questioni nazionali attraverso le quali i cattoliciitaliani intendono tradurre nell’oggi il concetto forte dibene comune. Ma sono questioni che incrociano anchealcune idee forti proposte dalla Chiesa italiana in questianni come la sfida educativa e il progetto culturale.I Vescovi invitano la Chiesa italiana a sintonizzare attornoal compito educativo l’agire della comunità cristiana, intutte le sue articolazioni, perché, facendosi discepoladell’unico Maestro, possa educare le persone alla veritàdell’amore.Una sfida, quella educativa, che dovrà essere accolta anchenella prospettiva del Progetto Culturale dando vita ad unaserie di iniziative che tendano a rilanciare il ruolo educativonella comunità cristiana e nella società: bisognacomprendere meglio il significato della crisi educativa chestiamo vivendo e lo dobbiamo fare collaborandogenerosamente con tutti quelli che hanno a cuore questobisogno fondamentale della società.Agenda di speranza, sfida educativa e progetto culturalesono dunque le declinazioni attuali di un unico grandeimpegno di evangelizzazione in cui si sta impegnando laChiesa tutta, non solo quella italiana.Vogliamo tradurre “in livornese” queste declinazioni attualidell’impegno missionario della Chiesa.Per questo proponiamo, attraverso queste pagine, di stilareuna agenda della speranza livornese: definire cioè lequestioni forti che i cattolici che vivono sul nostro territoriolanciano perché la città riprenda a crescere.Lo faremo a partire dal primo numero di settembre evorremmo coinvolgere in questa riflessione i vari soggetti egruppi ecclesiali presenti in diocesi. Sarebbe interessanteche in questo mese che ci separa dall’inizio dellapubblicazione di queste pagine di approfondimento, ildibattito si allargasse e si riuscisse ad individuare, con lacollaborazione di tanti, i punti principali dell’agendalivornese.Io comincio individuando cinque punti che, secondo me,potrebbero costituire un’agenda della speranza livornese: lavalorizzazione dei soggetti educativi, il lancio di un nuovostile imprenditoriale, la riscoperta dello spirito disolidarietà ed accoglienza, l’incentivazione dei giovani ascommettere sulla propria città, la crescita del senso dipartecipazione alla cosa pubblica.Un’agenda, evidentemente provvisoria, che aspetta ilcontributo e il consiglio di tanti per arricchirsi eperfezionarsi.

*Referente diocesano del Progetto Culturale

L

VERSO UN’AGENDA DI SPERANZA PER LA CITTÀ’

CINQUE PUNTI DA CUI RIPARTIRE

n’agenda della speranza per una Livornocittà ideale. Abbiamo voluto intitolarlocosì - volutamente mirando alto - lo spa-zio di approfondimento-inchiesta che da

settembre la nostra redazione dedicherà ad inda-gare alcuni aspetti della vita delle città della nostradiocesi (non solo il capoluogo dunque) per scova-re in essi segni di speranza per il futuro provandoa immaginare quelle «soluzioni nuove» auspicatenell’enciclica Caritas in Veritate da papa BenedettoXVI (CV 32).

ULa SettimanaSociale,il ProgettoCulturale,la Sfidaeducativa: un intreccioper provare a disegnareanche il futurodella nostracittà

PER APPROFONDIRESono tanti i modi per approfondire gli argomenti proposti dalComitato organizzatore della Settimana Sociale e dal Progettoculturale nazionale. Sul sito www.settimanesociali.it anche lapossibilità di scaricare il Documento Preparatorio. Ampieinformazioni anche sul sito www.progettoculturale.it con una sezionededicata al rapporto-proposta sulla sfida educativa.

DOMENICA12 SETTEMBRE

ORE 10.30 IN CATTEDRALE

Il Vescovo conferisce le cresimea persone adulte,accompagnate, nel camminodi formazione, dalle Comunitàparrocchiali.Si ricorda di comunicare entrol’8 Settembre, alla segreteria delVescovo, il numero deicresimandi, mentre per ladocumentazione si prega dicontattare la Cancelleriavescovile.

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI1 agosto 2010II

Le iniziativedella manifestazioneEFFETTO VENEZIASI COLORA DI SPAGNA

al 30 luglio all’8 agosto «Effetto Venezia»illuminerà per la 25° volta i fossi, le stra-

de, le piazze del quartiere più vecchio e ca-ratteristico della città. Il tema di questa edi-zione, illustrato durante una conferenzastampa dall’assessore alla Cultura, MarioTredici, e da quello al Commercio, PaolaBernardo, sarà: «Livorno porta della Toscanasul Mediterraneo: profumi di Spagna».IL PALIO DELL’ANTENNALa manifestazione si aprirà il 30 luglio con il«Palio dell’antenna», l’antica competizioneremiera di origine medievale sarà precedutada una sfilata di scafi storici (ore 21) illumi-nati da lampade a petrolio con a bordo i fi-guranti dell’Associazione «La Livornina». Inonore della Spagna le piazze del quartiere incui si svolgeranno le iniziative – ha detto ilDirettore artistico Mario Menicagli – pren-deranno il nome di notissimi personaggispagnoli.LA “NOTTE BIANCA”Il 31 luglio spettacolo inaugurale in Piazzadella Repubblica con Hola! Espana (22.05)con l’orchestra Massimo De Bernart, poi le«Formas Flamenca» della Compagnia JosèHuertas e al termine giochi di fuochi piro-tecnici sulle note musicali della Carmen diBizet. Si inizierà così la «Notte Bianca» checoinvolgerà in una grande festa tutta la città,infatti rimarranno aperti fino all’alba i nego-zi, gli stabilimenti balneari, i bar, i ristorantie i musei. E a questo proposito sarà visitabi-le, dalle 19 alle 24.15 alla speciale tariffa di5 euro, il nuovo Acquario «Diacinto Cesto-ni» che sarà inaugurato ufficialmente al mat-tino alle ore 11.30 dopo 11 anni di chiusura!Come sempre per le strade della Venezia sa-ranno aperti i mercatini dell’artigianato, del-l’antiquariato, del modernariato e natural-mente gli stand della solidarietà sociale. InPiazza dei Domenicani e in Piazza dei Le-gnami anche quest’anno ci sarà uno «SpazioBambini» con clown e artisti di strada, mer-catini di giocattoli, per la «Notte Bianca» sa-ranno eseguite le canzoni del «The world ofDisney Musical».GLI SPETTACOLIDomenica 1° agosto in Piazza del LuogoPio: Gran Gala Mediterraneo, con la parteci-pazione di danzatori provenienti dalle piùimportanti scuole europee, coordinati daAlessandro Bigonzetti al suono delle musi-che della Carmen e del Don Chisciotte. Il 2agosto in Fortezza Vecchia alle ore 22.05«Playback – Elegia per Federico Garcia Lor-ca» con la regia di Michelangelo Ricci, dovesi narra gli ultimi momenti della vita delpoeta. Il 3 agosto in Piazza del Luogo Pio(22.05), omaggio a Dalì con lo spettacoloteatrale: «Salvador!». Nello stesso luogo ilgiorno successivo si potrà ascoltare una «An-tologia della zarzuela spagnola», un genereteatrale musicale – ha detto Menicagli – si-mile alle nostre operette. Tereza Salgueirocon i Solis String Quartett, il 5 agosto inPiazza del Luogo Pio, animerà i «Canti Navi-ganti» lungo la rotta ideale Lisbona-Napoliper riaffermare l’importanza che le culturepopolari hanno nel mondo. Venerdì 6 ago-sto nella stessa piazza si terrà lo spettacolo«Malasuerte!» con la partecipazione di Mim-mo e Tomaso Locasciulli e gli artisti livorne-si che fanno riferimento al Premio Ciampi.Garcia Lorca ritorna il 7 agosto con «GarciaLorca in Flamenco», sempre in Piazza delLuogo Pio, un programma che comprendebrani storici che hanno segnato l’inizio delconcertismo flamenco. La manifestazionepiù importante per la chiusura dell’8 agostosi terrà in Piazza XX settembre alle 21.35 conl’opera di Pietro Mascagni «Cavalleria Rusti-cana» allestita dall’Università Complutensedi Madrid- Facoltà di Belle Arti in collabora-zione con la Fondazione Goldoni.LE ALTRE MANIFESTAZIONIMa naturalmente «Effetto Venezia» non è so-lo questo, il comico Claudio Marmugi dal1° al 7 agosto alle 23.45 sarà presente con isuoi monologhi satirici in Piazza del Muni-cipio con l’intrattenimento «Te lo do io Ef-fetto Venezia!», senza peli sulla lingua sidarà da fare per castigare i costumi dei suoiconcittadini. Un esperimento interessanteda seguire sarà quello che si terrà ai Bottinidell’olio dal 2 al 7 agosto alle ore 21.05,ogni sera saranno messi in scena «sei qua-dri» teatrali di squarci di vita livornese, sitratta di sei situazioni rappresentative di Li-vorno e dei livornesi a cura di Emanuele Bar-resi da una idea di Paolo Virzì. Nella Chiesadi San Ferdinando si potranno vedere i dise-gni degli alunni delle scuole elementari sulmosaico di San Tommaso in Forbis che haispirato l’altare della Chiesa.

Gianni Giovangiacomo

DIl parroco all’inferno: «Gaza ha bisogno di voi»Don Nandino Capovilla a Rosignano

Si è allenato da tempo a de-nunciare a forza di crude im-magini e cercando con tutti imezzi possibili di scucire le«bocche cucite» di chi vive inquelle terre. Stavolta ad ascol-tarlo nel gremito auditoriumdi piazza del mercato a Rosi-gnano Solvay c’erano più di150 persone. In un incontrovoluto dalla parrocchia di S.Andrea di Castiglioncello cheha visto protagonista anche ilgesuita padre Paolo Bizzetifondatore anni fa dell’A.M.O.-F.M.E. (Amici del MedioOriente – Friends of MiddleEst). Don Capovilla è invecedal maggio 2009 coordinatorenazionale di Pax Christi Italia,il movimento cattolico in-ternazionale per la pace dicui è anche responsabileper le azioni in Israele e Pa-lestina. Un impegno sulcampo che l’ha portato direcente a pubblicare per leedizioni Paoline il libro-denuncia Un parroco all’in-ferno. Abuna Manuel tra lemacerie di Gaza. Centoqua-ranta pagine in cui si tentadi aprire il velo sulle condi-zioni di vita dei palestinesinella Striscia di Gaza attraver-so le parole del parroco di Ga-za abuna Manuel Musallam(«qualcuno lo sa che ci sonoanche cristiani nella Striscia?»domanda provocatoriamentedon Capovilla). «Come essereumano – sono le parole diabuna Manuel - come palesti-nese e come arabo, prima che

come cristiano e prete, finchéavrò respiro testimonieròquello che ho visto e vissutoper anni nella prigionia di Ga-za». «In quelle terre – affermadon Capovilla – ci sono pietrevive che stanno gridando inmodo disperato». Padre Bizzeti che da 25 annifrequenta regolarmente la Ter-ra Santa, può testimoniare «ilcambiamento avvenuto negliultimi anni, a cui non avreicreduto – sottolinea - se nonl’avessi visto con i miei occhi».Negli anni ’90, sostiene Bizze-ti, «c’erano ancora due popoliin condizioni di vita sufficien-

temente libere: oggi c’è inveceun popolo che vive liberamen-te e uno confinato in una pri-gione a cielo aperto. Le notiziequi non arrivano: la realtà veranon si legge sui giornali». Laproiezione del video sugli ef-fetti dell’operazione «Piombofuso», messa in atto da Israeleil 27 dicembre 2008 lasciano ilsegno. Si vedono gli effetti del-le famigerate “cd-bomb” equelli del fosforo bianco chescende dal cielo e brucia lepersone. I dati riportati daabuna Manuel e diffusi dal-l’organizzazione non governa-tiva israeliana B’Tselem parla-

no da sé: l’operazione ha pro-vocato l’uccisione di 1396 per-sone: 64 miliziani di Hamas,320 bambini, 111 donne, 9israeliani (3 civili). 5300 i feri-ti. Don Capovilla e padre Biz-zeti ci tengono a sfatare i luo-ghi comuni nell’uno («è trop-po facile l’equazione arabi =musulmani = terroristi») e nel-l’altro campo. Perché quelladei due sacerdoti non è unadenuncia generalizzata controgli israeliani, o peggio controil popolo ebraico, ma la vo-lontà di far conoscere gli effet-ti devastanti dell’attuale politi-ca dei vertici dello Stato diIsraele. «Lo scorso anno – notapadre Bizzeti – 23mila giovaniisraeliani hanno lasciato Israe-le denunciando l’impossibilitàdi continuare a vivere in quelcontesto». Don Capovilla in-vece scuce la bocca anche aitanti israeliani che non accet-tano più quel che ogni giornoaccade sotto i loro occhi. «È ilcaso di Daniela – racconta -una donna ebrea che vive aGerusalemme Ovest, amareg-giata perché il suo popolo a 10minuti da casa sua occupa unaltro popolo da tanti anni.Ogni mattina questa donnaparte coraggiosamente, s’in-trufola nel territorio palestine-se, a pochi minuti da casa sua,lì dove i suoi soldati opprimo-no il popolo dei palestinesi ecerca ai check point di facilita-re il movimento ai palestine-si».

(g.d.m.)

Sant’Agostino e Vasco Rossi si «confrontano» nel Chiostro del Vescovado

Voglio trovare un senso a questa vitaran finale peri «Giovedì nelchiostro» invescovado, in

tipico stile giovanile:l’happy hour, anzil’«Happy chiostro»,come è statoribattezzato, quelloche in italiano sichiamerebbel’aperitivo, harichiamato un buonnumero di persone. Dopo lo spuntino, viaall’ultimo incontro diriflessione sui e per igiovani dal titolopiuttosto anomalo mastuzzicante: «Vogliotrovare un senso aquestavita…Sant’Agostinofeat Vasco Rossi,lettura incrociata ditesti».Ma non un banaleconfronto parola perparola delleproduzioni delcantante e del santo,chesorprendentemente siincontrano in alcunipunti e su alcunequestioni. Sfruttandole capacità che igiovani hannonell’usare le nuovetecnologie, mentresullo schermoscorrevano immagini,

testi, musica e filmatidi canzoni e concertidel cantante,qualcuno proponevariflessioni einterrogazioni sullavita, sulla ricerca, e sucome Vasco Rossi siaun buon modello diconfronto con leesperienze del santonella prima partedella sua storiapersonale come dipersona che cercaqualcosa: dalla vogliasfrenata di «una vitaspericolata» sregolata,senza regole daseguire che «se nefrega di tutto», aquella di volerdare «un sensoa questa vita»pensando che«domani saràsempremeglio». E’ lo stessopercorso fattotanto tempo fada Agostino,ragazzo frivoloe spensieratoche a un certopunto ha viratocompletamenteil suo percorsodi marcia e hatrovato la stradagiusta, quella che lorendeva felice fino in

fondo perché un sensolo aveva trovato.Come in un dialogo

tra i dueprotagonisti,una voceinterprete delsanto,rispondevaalle domandedi Vasco, allesueconsiderazioni

ripercorrendo la suavita attraverso i passide « Le confessioni»

sulle dolci note di unflauto traverso.Due persone lontanenel tempo, ma incerca di qualcosaproprio come igiovani di oggi: ricercadi un significato dadare a questopassaggio sulla terra,ricerca di se stessi,della propria strada edi Dio.Sant’Agostino Dio l’hatrovato prima di tuttoperché l’ha cercato,ma chissà, comehanno fatto riflettere igiovani organizzatoricon le loro riflessioni,che tra 50 anni nonavremmo anche unSan Vasco!

Giulia Sarti

G «La ricercadi un significato da dare a questo passaggio sulla terra, ricerca di se stessi, della propria strada e di Dio»

la DENUNCIA

«Gaza è una prigione acielo aperto. Un infer-

no. Israeliani e palestinesihanno bisogno dell’aiuto diognuno di noi perché la paceè ancora possibile». DonNandino Capovilla, che daanni fa la spola tra Venezia ela Terra Santa, non è abitua-to a tanti giri di parole.

«Al di là di speranze vaghe, quali sentieri, apartire dalla realtà che avete vissuto, poteteindicarci per una pace possibile tra Israele ePalestina?». La domanda rivolta ai due relatorida don Francesco Fiordaliso (foto), parroco diCastiglioncello, è precisa e reclama risposte. DonCapovilla e padre Bizzeti non si sono tiratiindietro. Per il gesuita «è sempre più necessariol’intervento di Europa e Usa per costringere i dueStati a trovare una soluzione plausibile». Ma perfar questo, osserva don Capovilla è necessarioche tutti diano «un contributo per creare unamentalità nuova» che parta dalla conoscenza deifatti e dalla divulgazione delle notizie: «con glistrumenti di comunicazione di oggi,“io nonsapevo”non si può più dire». E un buonostrumento per partire è una visita al sitowww.bocchescucite.org

Gli strumentiper conoscereci sono:«serve unanuovamentalità»

Dal libro "Un parroco all’inferno"di don Nandino Capovilla: alcuni superstiti dopo lebombe a Zeitun

«Io non sapevo non si può dire»

LuttoLa redazione de "La Settimana" èvicina a Sandra Cavallini, segretariadella Consulta delle AggregazioniLaicali per la perdita del padre Elio

I SENTIERI PER UNA PACE POSSIBILE

Don Nandino Capovilla Padre Paolo Bizzeti

Page 3: La Settimana - n. 29 del 1 agosto 2010

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI1 agosto 2010 III

passato un mese dal congresso del CSI di Livorno egià dopo il primo consiglio con il nuovo presidente

Maurizio Carotti coadiuvato dai membri eletti , un nuovosegretario e tanta voglia di risalire dopo anni di difficoltà ,si respira un’aria nuova, diversa , con la consapevolezzache non sarà facile ma stimolante rimettersi in discussione.Vicissitudini, difficoltà e momenti bui sono ormai alle spalleper tornare dopo 6 anni a celebrare l’assemblea di unasocietà che ha scritto pagine di storia importanti nelcontesto sociale e sportivo cittadino, con una tradizione chesembrava sparire fino a quando il 13 febbraio scorso, primacon un convegno, poi con l’assemblea del 25 giugno si ètornati a parlare di CSI , con l’appoggio totale del vescovodi Livorno, Simone Giusti , del presidente CSI regionalePier Paolo Barni (e della sede nazionale naturalmente con ipropri rappresentanti) e dei pochi membri rimastidell’organigramma precedente come ad esempio LuigiTravali che nonostante le difficoltà precedenti ha semprecontinuato come pure l’associazione OASIS, MassimoCostaglioli e sua moglie Cristina, a portare avanti il propriocompito.Un riconoscimento particolare ai ragazzi del calcio a setteche hanno vinto il titolo regionale CSI per approdare allafase finale nazionale e delle ragazze dell’OASIS che hannoottenuto risultati eccellenti ai nazionali di LignanoSabbiadoro.Il presidente Carotti ha più volte ricordato il compiantoMassimo Mengheri, ex-commissario della sede livornese etutti quelli che comunque hanno dato il loro contributoanche nei momenti più difficili della storia del CSIlabronico.Nonostante le vacanze si lavora per dare un assetto stabilee continuativo del nuovo CSI con la speranza di coinvolgerepiù tesserati, nuovi e vecchi, con spazi che verranno dalleparrocchie e dalle strutture che già sono affiliate da tempo.Il progetto dei circoli parrocchiali sarà uno dei punti dipartenza oltre a quello di combattere le devianze ed idisagi sociali, proponendo iniziative che partano dal nondiscriminare ma coinvolgere , aggregare ed evangelizzareattraverso lo sport.Allora se lo sport unisce e non divide, se il più debole vaaiutato e non abbandonato, la missione cristiana di tutto ilmovimento potrà avere delle fondamenta solide, pronteper costruire e realizzare un progetto importante.A settembre parleremo del nuovo consiglio del CSI con levarie cariche e già in anteprima con la proposta di padreGabriele Bezzi, possiamo cominciare a pensare al progettoper aiutare Alessio portando lo stesso padre Gabriele apartecipare alla maratona di Roma 2011 (potrete averetutte le informazioni sul blog nel sito della diocesi diLivorno).Un’altra iniziativa che avrà l’appoggio del CSI saràAmichiamoci 2010 che prenderà il via a settembre.

Simone Marcis

’E

LE DUE “PARRANE”

DI GIAMPAOLO DONATI

a chiesa, allineataalle villette del pae-se, casa fra le altrecase, ci accoglie

con le porte spalancate,come a darci il benvenu-to. Don AbrahamNgouama, originario delCongo, accogliendocinel suo studio, cominciasubito a parlare di sé.«Sono in Italia da 8 anni- dice - e questo è il mioprimo incarico comeparroco. Incarico che, daottobre, “raddoppierà”,dato che sarò anche par-roco di Nugola». Un pre-te che ha ben chiaraquella che è la sua mis-sione. «Io sono un uomodi contatto - spiega - nonmi piacciono i preti chestanno rinchiusi nei lorouffici. Il prete è un pasto-re che deve stare fra lagente. Quando sono ve-nuto qui, prima ancoradella presentazione uffi-ciale del vescovo, sonoandato a conoscere imiei parrocchiani casaper casa, uno per uno.Cosa che, a partire da set-tembre, farò ovviamenteanche a Nugola».Che situazione hai tro-vato qui a Parrana SanMartino?«Il paese è diviso in due,la parte nuova e la partevecchia: 800 abitanti intutto. La parte vecchiaconserva ancora un at-mosfera di paese, dovetutti si conoscono e mol-to spesso sono parenti.La parte nuova, invece, èpraticamente un quartie-re dormitorio. Il proble-ma fondamentale co-munque è la mancanzaassoluta di servizi: man-cano bar, manca la posta,

L

manca la tabaccheria.L’unica cosa che c’è è pro-prio la Chiesa. Ed è perquesto che ho deciso ditrasformarla in un puntodi aggregazione sociale.Oggi le persone, proprioper la mancanza di qua-lunque tipo di servizio,hanno i propri punti diriferimento altrove, o aLivorno o a Collesalvet-ti».Quali tipi di attività so-no state avviate?«Per prima cosa, è statoavviato un coro parroc-chiale, che viene seguitodal maestro Mario, cheviene da Livorno. Credoche la Messa non debbaessere fredda, ma tra-smettere la gioia dellaSalvezza che Gesù ci hadonato. Poi per i giovaniho aperto un oratorioche funziona ogni sabatopomeriggio, frequentatoda ragazzi preadolescen-ti. C’è poi un gruppo diascolto, dove dibattiamotemi di attualità. Un altrogruppo molto importan-te è la Caritas parrocchia-le: anche se in paese nonci sono grossi problemidi indigenza abbiamodeciso di farci carico del-le povertà che si trovanoaltrove: d’altronde san

Martino, che dà il nomealla nostra parrocchia eal nostro paese, era unuomo che aveva fattodella generosità la ragio-ne della sua vita, verrem-mo meno al nostro stes-so nome se non facessi-mo come fece lui, chedonò a un povero il suounico mantello…».In fondo alla Chiesa cisono foto di un orfano-trofio del Congo da voisostenuto…«Sì, e in questo caso lepersone sono ancora piùmotivate a partecipare inquanto tutte le offerte so-no portate da me perso-nalmente ogni annoquando torno a casa aBrazzaville. Spesso infattile persone sono diffiden-ti verso le associazioni,perché hanno sempre ildubbio se poi i soldi arri-veranno davvero. In que-

sto caso invece non ci so-no intermediari, i soldiarrivano direttamente ecomunque ogni annoquando sono là facciofoto e filmati di quelloche è stato realizzato e almio ritorno li mostro aiparrocchiani».Avete avviato molte atti-vità: ma si vedono i ri-sultati di questo impe-gno?«Alla messa siamo arriva-ti a una frequenza di 50-60 persone, ma non è so-lo quello. Il miglior risul-tato, quello che mi fa piùpiacere, è quello di vede-re l’affetto delle personenei miei confronti. Mi sa-lutano per strada, si fer-mano a parlare… per meè davvero la prova che lecose vanno veramentebene».Pensi anche tu che sianecessaria una più stret-

ta collaborazione pasto-rale tra le parrocchiedelle colline?«Si tratta di una prospet-tiva senza dubbio impor-tante: l’utilità di una col-laborazione è evidente,sia per ottimizzare le ri-sorse sia per avere mi-gliori risultati: se fra i ra-gazzi che devono fare laCresima ce ne sono unoqui, due a Castellansel-mo e due a San Giusto, èlogico che conviene ag-gregarli, sia perché cosìbasta un solo catechista,sia perché si da maggiorcontinuità alla formazio-ne e si evita la dispersio-ne dovuta alle assenze. Èuna cosa su cui dobbia-mo lavorare a fondo, giàcon la mia nomina a par-roco sia a San Martinosia a Nugola si è fatto ungrosso passo avanti inquesta direzione, e a par-tire da settembre vedre-mo di trovare le vie mi-gliori su come lavorareinsieme.

S. MARTINO:LA NUOVA CHIESAINAUGURATA NEL 1995

arrana San Martino nel 1250 viene ri-cordata per il suo Romitorio Agostinia-

no di Santa Maria in località Pietreto, e nel1370 per una torre costruita in difesa delsuo castello dalla repubblica di Pisa. L’an-tica chiesa, ormai pericolante, fu sostituitada un’altra chiesa lacui costruzione fuiniziata nel 1874 econsacrata dal Vesco-vo di Livorno nel1890. La costruzionetuttavia ebbe vitabreve, dato che dopoappena una sessanti-na di anni dalla co-struzione, fra il 1950e il ’60, fu in partedemolita per gravidanni da smotta-mento delle fonda-menta. Nel 1984 il parroco di allora conalcuni parrocchiani decise di costruire unanuova chiesa che con l’aiuto della Curia edi altre istituzioni è stata praticamente ter-minata nel 1995. Si tratta di una chiesasemplice, volutamente costruita per inte-grarsi nel paesaggio della campagna tosca-na, tanto che passerebbe inosservata ri-spetto alle altre villette che la circondano,se non fosse per la campana e la croce chefanno capolino da dietro un alto cipresso.

S. GIUSTO: UNA TIPICA CHIESA DI CAMPAGNA

a chiesa di San Giusto risale XIX secolo,è caratterizzata da una facciata molto

semplice con un campanile adiacente,una soluzione architettonica comune adaltre coeve “chiese di campagna” presentinel livornese. L’interno, molto raccolto,conserva ancora diversi altari, oggi inuti-lizzati. L’intero complesso, come altri si-mili, si trova sotto la tutela delle Belle Arti.

L

P

«Qui la chiesa è l’unicoluogo di aggregazione»

PARRANAS. Martino

Sopra, don Abraham Ngouama

LA SCHEDAParrocchia di Parrana San MartinoIndirizzo: Via di Parrana San Martino 26, 57014Parrana San Martino (LI)Vicariato:VITelefono: 0586/974136Parroco: Don Abraham NgouamaOrario messe: sabato ore 18, domenica ore 9:30

uesta settimana siamo andati a visitareParrana San Giusto (o “Parrana

vecchia”) e Parrana San Martino. Le due“Parrane”, piccoli paesi delle colline livornesiche prendono il nome da due ville ormaiscomparse, che avevano al loro interno duechiese dedicate ai santi che ancora oggidanno loro il nome, hanno ormai in comunesolo il nome. Non esiste neppure una stradache li unisce direttamente (per raggiungereSan Giusto da san Martino occorre scenderefino alla Via Emilia e poi risalire), eprobabilmente anche il futuro riserva lorodestini diversi dal punto di vista demografico,dato che San Martino, meglio collegata aLivorno, continua ad attirare nuovi residentiin fuga dalla città (anche grazie ai prezzi delleabitazioni più abbordabili), mentre SanGiusto, più isolata, non sembra godere dellastessa attrattiva. Abbiamo incontrato irispettivi parroci, don Abraham e donGiuseppe per parlare delle loro comunità edelle prospettive future, soprattutto in vista diuna maggiore integrazione fra le varieparrocchie delle colline livornesi.

Q

PARRANAS. Giusto «Serve più integrazione

tra le nostre colline»rrivando al paese diParrana San Giusto, si può

già avere un’idea dei problemiche deve affrontare il parroco.Poche case lungo una strada insalita, che si apre quasiall’improvviso su una piazzettasu cui sorge la chiesa, per poicontinuare a risalire chissà finoa dove. Il tutto senza l’ombra diuna sola persona o di unnegozio. «Qui - spiega ilparroco, don GiuseppeFerrari, che si trova qui da unanno - ci sono 220 residenti, unnumero già di per sé moltoesiguo, oltre tutto aggravato,dal nostro punto di vistaparrocchiale, da due altri fattorinegativi: l’età avanzata dellamaggior parte degli abitanti, eil fatto che non esiste un nucleo

A

vero e proprio del paese, masolo gruppetti di case sparse invarie “località”comePandoiano, I Loti, isolate l’unadall’altra, il che impedisce unavera aggregazione fra lepersone, come invece avvienedi solito nei piccoli paesi. Inoltreci sono residenti che, percomodità, fanno riferimento adaltre parrocchie più facilmenteraggiungibili, come Collesalvettie Livorno. Se a tutto questo siaggiunge poi l’indifferenza

religiosa, male del nostrotempo che allontana le personedalla Fede, è chiaro che nonpossiamo certo offrire unquadro positivo». Certo, anchela Chiesa ha le sue colpe: «Quia San Giusto per anni èmancata una figura stabile diparroco che, come me, abitasseproprio in parrocchia comefaccio io. E questo sicuramenteha ulteriormente contribuito adalimentare la dispersionereligiosa degli abitanti».Nonostante le difficoltà,comunque, si cerca di guardareavanti: «Da quando sonoarrivato, ho cercato di creare ungruppetto stabile di famiglieche fosse legato alla parrocchia,

cercando fra quelle che misembravano più sensibili epotenzialmente interessate.Qualcosa si sta già muovendo,siamo riusciti a organizzare unpiccolo gruppo di catechismo,grazie anche a GiusyD’Agostino, che segue ibambini, anche se il problemaanche in questo caso è lacontinuità. In questo quadro,credo che per una parrocchiacome noi sia essenziale unaintegrazione con le altreparrocchie delle colline, checonsenta di “accentrare”alcuneattività come il catechismo,riunendo i bambini sparsi nellediverse realtà».

g.d.

LA SCHEDAParrocchia di Parrana San GiustoTelefono: 0586/972724Vicariato: VIParroco: donGiuseppe FerrariOrario messe:venerdì ore 18, sabatoore 17:30 (non vienecelebrata in caso diassenza totale difedeli, constatata almomento dell’iniziodella funzione),domenica ore 10:30, aseguire catechismo deiragazzi.

SULLE COLLINE

Don Abraham:«La parrocchia fa molto, ma in paese mancanototalmente i servizi»

Due paesi, due parrocchie, un solo nome

UN PO’ DI STORIAdelle due parrocchie

Tempo di novitàIl CSI non va in vacanza...torna a settembre

VIAGGIO NELLE PARROCCHIE

Page 4: La Settimana - n. 29 del 1 agosto 2010

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI1 agosto 2010IV

AGENDAdel Vescovo

Dal 29 Luglio al 5 AgostoIl Vescovo è in Terra Santa eGiordania a predicare gli esercizispirituali ai pellegrini della Diocesi

Sabato 7 e Domenica 8Agosto Il Vescovo è in visita pastorale in Capraia

Sabato 14 Agosto21.30 il Vescovo partecipa allaprocessione mariana a Quercianella

Domenica 15 Agosto9.15 il Vescovo presiede la Messanella pineta di Castiglioncello12.00 il Vescovo celebra unmatrimonio a Montenero15.00 il Vescovo è in Capraia perl’inaugurazione della chiesaparrocchiale e la processionemariana

Dal 17 al 22 AgostoIl Vescovo è fuori Livorno

Da Giovedì 26 a Domenica29 AgostoIl Vescovo è a Volterra con i diaconipermanenti

Domenica 29 Agosto21.00 il Vescovo è a Stagno per laprocessione di Maria Ausiliatrice,patrona della chiesa

Lunedì 30 Agosto18.00 il Vescovo interviene alConvegno diocesano dei catechisti diSan Miniato

Martedì 31 AgostoIl Vescovo incontra i sacerdoti invescovado

Mercoledì 1 Settembre10.00 il Vescovo incontra i direttoridei centri pastorali in vescovado21.00 il Vescovo incontra iresponsabili delle commissioni delprogetto culturale in vescovado

Giovedì 2 Settembre10.00 il Vescovo incontra lacommissione della nuova collanaeditoriale scienza e fede in vescovado

Dal 3 al 6 SettembreIl Vescovo guida il pellegrinaggiodiocesano a Lourdes

Page 5: La Settimana - n. 29 del 1 agosto 2010

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI1 agosto 2010 V

il FOCUS San Sebastiano, festa per due importanti compleanni

«Centocinquant’anni di amore infuocato»Nel mese di agosto i parrocchiani della chiesa di San

Sebastiano vogliono festeggiare due ricorrenze. Ilsettantesimo compleanno del parroco Padre GiovanniBattista Damioli e l’ottantesimo del viceparroco PadreEzio Bertini. Vogliono ringaziarli per tutto il bene pro-fuso alla comunità e per tutto quello che ancora daran-no. Per questo le righe che seguono vogliono tratteggia-re le tappe fondamentali di due vite profondamente di-verse, ma unite nel medesimo “fuoco d’amore”, per dir-la con il fondatore San’Antonio Maria Zaccaria, alimen-to della loro missione di apostolato e di predicazione.

PADRE EZIO BERTINIInizia molto presto l’in-contro con il Signore perEzio Bertini, nato nel1930 il 17 agosto nel Mi-lanese. Sin da piccolo fre-quenta la Chiesa comecatechista insieme ai suoifratelli. In famiglia si re-cita il Rosario tutti insie-me e poi si va all’oratoriocon gli amichetti. Alladomenica la Santa Messaad ascoltare padre Villo-resi, barnabita, punto diriferimento per la comu-nità. E’ una vigna cheprodurrà molti frutti esarà quasi naturale sce-gliere di continuare a vi-vere tutta la vita a servireil Signore e dedicarsi allaformazione dei giovanisia insegnando le mate-rie scolastiche (Ezio Ber-tini è sacerdote nel1956), ma anche musicae pittura. Padre Ezio è au-todidatta per la musica(impara a suonare il pia-noforte e l’organo) e fre-quenta lo studio di un ar-chitetto e, a Torino, quel-lo di una pittrice. Connaturalezza trasmette lesue innate qualità artisti-che agli altri studenti epoi ai ragazzi di Monca-

lieri nel Real CollegioCarlo Alberto dove hal’incarico di Vice Rettore.A Bologna, nel CollegioSan Luigi dove rimarrà fi-no al ’91 in qualità diamministratore, verran-no molto apprezzate lesue doti di organizzatore.Successivamente è a Li-vorno, in qualità di viceparroco, poi di nuovo aBologna per 3 anni comeparroco di S. Paolo Mag-giore e poi ancora a Li-vorno dove, tra i moltiimpegni, continua a tra-smettere a piccoli e gran-di il suo amore per il Si-gnore e per la musica.Ancor oggi, oltre che eco-nomo, è direttore del pic-colo coro di San Seba-stiano ai cui membri nondimentica mai di regale-re per la Santa Pasqua e ilSanto Natale una imma-ginetta sacra da lui dise-gnata.PADRE GIOVANNI BATTI-STA DAMIOLIPadre Giovanni BattistaDamioli nasce a CividateCamuno (BS). A soli die-ci anni entra nel Semina-rio Maggiore e poi nel Se-minario Minore a Botti-cino (BS) dove si fermerà

per due anni. In Val Ca-monica conosce i Barna-biti ed a diciotto anni aMonza nel 1958 ci sarà laprima professione con ilvoto di castità, povertà edobbedienza. I suoi studicontinuano a Lodi per idue anni di ginnasio, aCremona per il liceo epropedeutica (filosofiain preparazione di teolo-gia), a Roma per i quat-tro anni di teologia pres-so l’Università di Propa-ganda Fide.E’ il 18 dicembre del ’65,all’età di venticinque an-ni, quando viene ordina-to sacerdote. Va successi-vamente a Parigi ed aBruxelles, dove impareràil francese, gli servirà perpoter realizzare il suo so-gno. Per la Befana del ’66inizia infatti il viaggioper il Congo (Bukaw). E’giovane tra i giovani.Quanto lavoro da fare equanto amore da dare!Dopo alcuni mesi, du-

rante una partita di palla-volo un incidente lo con-stringe a letto per la rot-tura del femore. Vienecurato e rimesso in piedi.Il periodo in Congo nonè dei più tranquilli. PadreDamioli viene arrestatocon altri sacerdoti daigiovani soldati congole-si. E’ una esperienza indi-menticabile per un gio-vane partito per l’Africacon lo scopo di dareamore. Per due giorni so-no in pericolo di morte.Vengono poi liberati etrasportati a Gomma, se-de dell’ Alta Diocesi. Poiil viaggio continua perl’Uganda a Kigali, piùtardi un provvidenzialeincontro con il NunzioApostolico li farà saliresu un aereo italiano di-retto a Roma, poi il rien-tro ad Erba. Pochi i mesitrascorsi in famiglia alrientro in Italia, si vincela commozione per averriabbracciato i propri cari

e si ritorna in mezzo aigiovani liceali di Lodi e,dopo un anno, a Cremo-na nel Seminario Mino-re. Negli anni ’70 si tra-sferisce a Cavareno(Trento) come Vice Ret-tore del Seminario priva-to che ben presto, sottola sua direzione diven-terà scuola parificata. Vaad insegnare a Roma enel ’77 è a Livorno inqualità di Parroco. Nelcontempo, per ben 6 an-ni è anche Padre Provin-ciale, dal Trentino a Bari. Padre Damioli ha ungrande sogno: vorrebbeci fosse un nuovo mododi crescere nella fede, unmodo diverso di prepara-re i bambini ed i ragazzia ricevere i sacramenti. Igiovani sposi, che hannocelebrato il loro matri-monio in Chiesa, comin-cino subito a pensare co-me trasmettere la fede aifigli, come introdurli conamore alla conoscenza diDio, soprattutto nel farconoscere Gesù, far lorocomprendere che manmano che crescono deb-bano diventare suoi testi-moni.

Franca Santini

I settant’anni del parroco padreDamioli e gli ottanta del viceparrocopadre Bertini

Foto di gruppo in chiesa. A lato, p. Fumagalli (sopra) e p. Caldiroli (sotto)

Per la serata-evento levoci dei sansebastianinion poteva

mancare il sa-luto della Co-rale Domenico

Savio per il settantesimocompleanno del parrocoe l’ottantesimo del vice-parroco. Si terrà nellachiesa di San Sebastianoinfatti, il concerto dedi-cato alla comunità deibarnabiti della nostracittà. Il programma dellaserata, fissata alle 21.15di domenica primo ago-sto, non sarà divulgatoper non svelare il gustodella sorpresa, ma c’è dascommettere, visto l’im-menso repertorio dellacorale, che si assisterà auna serata di alto livelloartistico. Indiscrezioniattendibili rivelano chesarà eseguito l’"Inno alfondatore" sia nella ste-sura di Federico Cauda-na, sia in quella del piùfamoso Ludwig vanBeethoven.La Corale Domenico Sa-vio si è costituita a Livor-no nel 1965 per iniziati-va del Maestro don LelioBausani, che per moltianni ne è stato direttoree preparatore. Nel corsodella sua lunga attività laCorale si è cimentata inbrani di polifonia sacra eprofana, è passatadal genere antico almoderno, dalle ese-cuzioni con accom-pagnamento stru-mentale a quelle acappella.Perseguendo la dif-fusione del gusto edella passione per ilcanto corale, la “Dome-nico Savio” ha partecipa-to a concorsi e rassegnedi carattere nazionale edinternazionale, ha ese-guito concerti in tuttaItalia, conseguendo

N

ovunque lusinghiericonsensi da parte di pub-blico e critica. Nel 1983ha cantato alla presenzadel pontefice GiovanniPaolo II nella Sala Nervidi Città del Vaticano.La consistenza del coro èattualmente quella di unGruppo Vocale compo-sto da 12 elementi, pre-parata e diretta dal Mae-

stro Paolo Rossi.Molti elementi della Co-rale sono parrocchiani oex parrocchiani di SanSebastiano. Si ricorda Carlo Messeri, nato nel1964 e diplomato incanto presso l’Istituto“P.Mascagni” di Livornonel 1991, che, tra l’altro,è risultato vincitore alconcorso Internazionale

di Canto Lirico "GiulioNeri" e che ha all’attivonumerosi debutti in ruo-li operistici come prota-gonista principale, qualiNemorino, ne “L’Elisird’Amore” di Donizetti oRodolfo ne “La Boheme”di Puccini e tanti altri an-cora.L’ingegnere Marta Lotti,classe 1983, diplomatain pianoforte con il mas-simo dei voti nel 2004,che unisce all’esecuzionesolista del pianoforte, lasua sempre presente pas-sione per il canto dall’etàdi soli sei anni, spazian-do dal repertorio medie-vale, barocco a quello li-rico. Iscritta al corso didiploma di canto con ilMaestro Graziano Poli-dori all’Istituto Musicale“P. Mascagni” è attual-mente diplomanda. Do-cente principale di pia-

noforte e direttrice arti-stico-didattica dellaScuola “Musica Ritrova-ta” dell’Associazione Co-rale Domenico Savio,menzionata poco sopra.Maurizio Razzauti, natonel 1969, è pilastro stori-co della corale nella se-zione dei bassi. Attual-mente ricopre due ruolinell’associazione, è, in-fatti, vice-presidente e te-soriere. Irene di Bartolomeo,nata nel 1975, soprano,che da molti anni nonsolo costituisce una dellepiù belle voci della Cora-le, ma prestando la suadisponibilità anche nelcoro della chiesa di SanSebastiano ne rappresen-ta una vera colonna por-tante.Per info: www.coralesa-vio.altervista.org

Gaetano Mastrorilli

Il concerto

Padre Giovanni Battista Damioli

Padre Ezio Bertini

Domenica 1°agosto, alle 21.15,a San Sebastianol’appuntamentocon la CoraleDomenico Savio.Nel prestigiosocoro cantanoanche alcuniparrocchiani

LA TESTIMONIANZA DI UNA CORISTA

Intanto in parrocchia altre piccole voci cresconoo scoperto il coro di S. Sebastiano partecipando ad una Messa domenicale animata con i cantiliturgici. Nonostante quei canti li avessi ascoltati in tante celebrazioni, ho sperimentato un

emozionante coinvolgimento. Oltre ad apprezzarne la bellezza e l’armonia delle voci, sentivo più intensaanche la preghiera e la partecipazione. Mi sono chiesta allora quanto dovesse essere coinvolgente nonsolo ascoltare, ma partecipare al canto. Così mi son fatta coraggio e mi sono unita al gruppo nelle prove.Tutto è avvenuto in modo semplice e spontaneo: gli amici del coro mi hanno fatto subito sentire “infamiglia”. Fin dall’inizio è stato un susseguirsi di esperienze personali e collettive molto coinvolgenti.L’entusiasmo e la voglia di imparare e di migliorarsi, aiuta a superare anche le tante carenze tecniche.Molti di noi non sanno neppur leggere lo spartito, ma la nostra passione, e soprattutto la pazienza e lapreparazione del direttore del coro padre Bertini e la lunga esperienza dell’organista Gaetano Mastrorilli,

ci consentono di raggiungere buoni risultati. L’appuntamento settimanale delle prove (il giovedì sera) rappresenta non solo unimpegno, ma circostanza piacevole di incontro tra i quindici elementi del coro (tredici donne e due uomini), oltre all’organista e almaestro, che è possibile conoscere di persona tutte le domeniche alle ore 11. Per info: sezione “Vita di Parrocchia – Il Coro”suwww.sebastianodicatum.it.

(Teresa Marano)

H

I BARNABITI IN CITTÀ

IBarnabiti si stabilirono a Livorno nei primidecenni del XVII secolo presso la chiesa di S.

Sebastiano, chiamati per erudire la gioventù cit-tadina nelle materie scientifiche. Il primo Bar-nabita a mettere piede a Livorno fu l’architettopadre Giovanni Ambrogio Mazenta di Milano.Nel 1630 scoppiò la peste a Livorno: i Barnabitiparteciparono all’operadi soccorso dei contagia-ti. Nel 1632, superato ilflagello della peste, i li-vornesi decisero dunquedi assolvere al voto fattonel 1479, e nel 1631, dierigere una Chiesa a S.Sebastiano, protettoredegli appestati. La chiesasi ricavò da due capanno-ni delle Fornaci del Muli-no a Vento. Il 16 Agosto1633 la chiesa venivaconsacrata dall’Arcivesco-vo di Pisa, assistito dalCapitolo Primaziale dellacittà: essa venne affidataai Barnabiti in segno diperenne riconoscenzaper l’opera caritativa svol-ta nel Lazzaretto a van-taggio spirituale e moraledei livornesi colpiti dalflagello della peste.Presso la medesima chie-sa di S. Sebastiano siformò la scuola pubblica dei Barnabiti a partiredall’8 Ottobre 1650. Le scuole furono frequen-tate da insigni personaggi livornesi: Guerrazzi,Giovanni Marradi, Renato Fucini, mons. Pio Al-berto del Corona e molti altri. Altro insigne per-sonaggio frequentatore della Scuola di S. Seba-stiano fu Pietro Mascagni.Per riconoscenza ai Barnabiti Mascagni nel1897 aveva promesso di musicare l’inno dei Ve-spri del Santo fondatore dell’Ordine, S. Anto-nio Maria Zaccaria, ma i molteplici impegninon permisero la realizzazione dell’opera mu-sicale.

Irene Di Bartolomeo

Anche Mascagni siistruì dai barnabiti

Il SITO INTERNET

Una parrocchiapioniera del web

ra la fine degli anni ’90 quando padreDamioli mi sorprese dicendo: “dovrem-mo pensare a un sito internet per la no-stra parrocchia”.

Dopo qualche tentativo a vuoto con grande vo-lontà e con in mano il numero unico del SanSebastiano (una pubblicazione con spunti sul-la storia della chiesa del dicembre 1979), senzastrumenti ad hoc, ma con un semplice “wi-zard” on line di un famoso provider e un po’ difantasia, nel 2006 riuscii a mantenere la pro-messa fatta al parroco. Il sito web parrocchiale(xoomer.alice.it/sansebastianoweb) fu pubbli-cato nel novembre 2006, censito su www.siti-cattolici.it e approvato CEI.A quattro anni di distanza il sito, realizzato conun software di programmazione vero e pro-prio, ha un dominio dedicato, www.sebastia-nodicatum.it, è linkato da una ventina di sitiweb di un certo rilievo ed è perfettamente indi-cizzato dai principali motori di ricerca, tra iquali Google. Con ben 10.000 visite e oltre

19.000 pagine con-sultate, il sito ha ar-ricchito la propriaofferta informativacon 46 sezioni te-matiche e la possi-bilità di iscriversi aservizi di utilità, co-me la mailing list,grazie alla qualeoggi 40 aderenti alservizio son costan-temente aggiornatisulle iniziative diparrocchia.La nostra parroc-chia ha dato anche

un contributo alla ricerca condotta di recentesul rapporto fra le parrocchie italiane e internet(commisionata da WeCa - Associazione Web-master Cattolici Italiani). I risultati dello studiosono disponibili sul sito www.webcattolici.it.Perché sebastianodicatum? Perché “D.O.M. ETD. SEBASTIANO DICATUM” è la scritta sul car-tiglio sopra la pala di altare di San Sebastiano,ad indicare che a lui è dedicata la chiesa. Nonpoteva mancare anche il gruppo su facebook,che al momento conta 37 iscritti, raggiungibiledall’omonimo “bottone” sulla home page delsito parrocchiale.

Gaetano Mastrorilli

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CRISTIANI NEL MONDOTOSCANA OGGI1 agosto 2010VI

FRANCIA, LA CHIESACONTRO L’ABUSODI ALCOOL

a Chiesa francese si mobilita contro l’usosmodato di alcool tra le nuovegenerazioni. In queste settimane, infatti,diverse diocesi stanno lanciando una

campagna di sensibilizzazione e informazionesul tema. A Choisy-le-Roi, nei pressi di Parigi,un educatore giovanile, Jean-Francois Moll,riunisce gruppi di giovani per parlare delconsumo di alcolici. Dall’assunzione diresponsabilità, gradualmente, i partecipantivengono esortati ad impegnarsi nel ridurre omeglio evitare l’alcool. Analoghe iniziativesono state avviate anche nelle diocesi diNantes e di Creteil, quest’ultimaparticolarmente impegnata nel fronteggiare il«binge drinkink», ovvero il bere ripetutamentein modo compulsivo fino ad ubriacarsi. Unfenomeno in ascesa tra i più giovani,importato dalla Gran Bretagna, la cui gravitàha indotto il vescovo, mons. Michael Santier, apubblicare un documento «I giovani e il bingedrinking», frutto di due anni di lavoro delConsiglio pastorale diocesano. Il testo forniscespunti di riflessione per genitori ed educatori.«La questione ci riguarda – afferma il presule –non si tratta di giudicare o fare la morale, madi permettere agli educatori di essere meglioattrezzati dinanzi ai giovani per entrare meglioin dialogo con loro». La morte di molti ragazziper l’alcool, terza causa di decesso in Franciadopo cancro e malattie cardiache, ha indottoanche la diocesi di Nantes a pubblicare unalettera pastorale firmata dal vescovo, mons.Jean-Paul James. Dalle esperienze messe incampo emerge che i giovani sonoparticolarmente toccati dalle testimonianze diex alcolisti. Dietro l’abuso di alcool, secondopadre Thierry Magnin, vice-rettore dell’Istitutocattolico di Tolosa, «si cela un vuotoesistenziale». I vescovi di Francia avevanoaffrontato il tema anche con un documentodel gennaio 1999.

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INGHILTERRA, LA VEGLIADEL PAPA IN HYDE PARK

na vivace manifestazione della vita cattolicain Inghilterra, Scozia e Galles con musica,

danza e spettacoli teatrali e anche l’esibizionedel trio di sacerdoti irlandesi «The priests». Siattendono fino a 80.000 persone per la vegliadi preghiera che il Papa presiederà il prossimo18 settembre e che, per il settimanale cattolico«The Tablet» è l’appuntamento più importantedella visita del pontefice di settembre, dopo labeatificazione di John Newman. Ad Hyde Parki pellegrini arriveranno quattro ore prima delPapa che rimarrà alla veglia per un’ora e mezza,fino intorno alle 20. Si comincerà con unconcerto cui seguirà una processione di 3000persone che rappresenteranno le diocesi diInghilterra e Galles. Prevista anche unapresentazione sul lavoro della Chiesa con filme testimonianze dal vivo. All’arrivo il Papa saràsalutato dall’arcivescovo di Southwark, mons.Peter Smith. Il Vangelo proclamato sarà quellodelle beatitudini. Subito dopo la processionecon il Santissimo Sacramento. Secondo«Tablet», don Andrew Headon, coordinatoredell’evento, spera che nel suo discorso il Papafaccia riferimento a Tyburn, un posto diesecuzioni pubbliche dove molti cattoliciaffrontarono il martirio con la possibilità diparlare prima di morire. Una tradizione rimastanello Speakers’ Corner di Hyde Park dove,ancora oggi, chiunque può parlare in pubblico.

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Gaza, dodicimila disabilie nessuno che parla di loro

el milione e mezzo diabitanti che popolanoGaza, più della metàsono minorenni. Circa

un milione e 100 mila sonorifugiati, costretti adabbandonare le proprie case inseguito alle guerre del 1948 edel 1967. Di etnia arabopalestinese. Ad oggi vivonodistribuiti in 8 campi profughi.Gaza, attualmente, è uno deiluoghi a più alta densità dipopolazione del mondo. I suoiabitanti vivono con meno di 2dollari al giorno e dipendonodagli aiuti umanitari. Ma c’èuna piccola fetta di questapopolazione di cui nessunoparla e che più degli altririsentono delle difficoltàsociali ed economiche causateanche dal recente conflitto edal lungo blocco israeliano.Sono i disabili. Secondo stimefornite dagli operatoriumanitari e dalle varie Ongpresenti in loco, nella Strisciasarebbero oltre 12 mila,incluse anche le vittimedell’operazione «Piombo fuso»del 2009. Per lorol’associazione di Terra Santa(Ats), Ong della Custodia diTerra Santa, non esita a parlaredi «emergenza nell’emergenza»e, per questo, ha messo inpiedi un progetto volto nonsolo ad assisterli e accoglierlima anche a responsabilizzarele loro famiglie in vista di unamaggiore integrazione.

Uno scoglio culturaleIl primo scoglio da superare,infatti, è di natura culturale.«In Palestina, e a Gaza inparticolare – spiegano da Ats –non viene offerto nessun tipodi aiuto alle famiglie con figlidisabili e per accogliere idisabili abbandonati e spessomaltrattati. Nella mentalitàtradizionale predominante ladisabilità è vissuta come unsegno del castigo divino. Perquesto la presenza di undisabile in famiglia è unadisgrazia per tutti icomponenti di essa: le sorelle,

Dad esempio, faranno fatica asposarsi e questo, in unacultura tradizionale, significaessere emarginati. Per cui lafamiglia tende a nasconderel’handicap in famiglia; moltiscelgono zone isolate in cuiandare a vivere. Quindi ingenere i disabili vivono chiusiall’interno della famiglia senzanessuna possibilitàd’integrazione». Un quadrocalzante soprattutto per iportatori di handicap di tipofisico e predominantesoprattutto nel sud dei TerritoriPalestinesi e nella Striscia,dove è più forte il radicamentodella mentalità tradizionale,ma anche la mancanza distrutture di intervento. Moltolavoro è stato fatto, soprattuttodalle Ong palestinesi einternazionali, ma tanto restaancora da fare soprattutto nelcampo del sostegno allestrutture di accoglienza e persensibilizzare adeguatamentesul tema del rispetto e tuteladei disabili.

Il progetto AtsEd è proprio in questo settoreche il progetto «Ats Pro TerraSancta: Emergenza Gaza» sipone i principali obiettivi:sostenere le case di accoglienzarecentemente organizzate dallacomunità cristiana di Gaza esensibilizzare sul tema deidiritti e dell’integrazione deldisabile nella società. Perconseguirli l’Ats vuole portarea compimento «unprogramma di aiuti per fornirele attrezzature necessarie edadeguare le infrastrutture dellacasa di accoglienza perbambini disabili (da 0 a 11anni) gestita dalle suoremissionarie della carità incollaborazione con il parrocodella Striscia, padre JorgeHernandez, e della nuova casadi accoglienza per ragazzidisabili adolescenti gestita daipadri della comunità del VerboIncarnato». Inoltre si punteràsu una campagna diformazione da svolgersi con le

scuole, in collaborazione conuniversità palestinesi e italianespecializzate nella pedagogiaspeciale. In quattro momentidi lavoro si affronteranno temicome la prevenzione dellabalbuzie, psicomotricità,autismo e difficoltà diapprendimento.

Un’azione condivisaPadre Guillermo Javier Fabregaè vicario parrocchiale eappartiene alla famigliareligiosa del Verbo Incarnato.Vive a Gaza ormai da quasi unanno occupandosi di giovanidisabili che cura all’interno diuna struttura «provvisoria eimprovvisata», l’appartamentodell’ordine a Gaza, che «dovràessere adeguato alle esigenze didisabili e operatori». Che sianodei cristiani ad occuparsi dibambini musulmani disabilisembra non creare particolariproblemi. «Vengono rottimolti schemi – racconta ilreligioso – ma è proprio questala cosa bella. Purappartenendo a un’altrareligione, si può dire chestiamo compiendo una delleazioni fondamentali per

l’Islam: la carità verso ilprossimo, e quindi la nostraattività viene accettata». Seproblemi ci sono, sono relativial fatto che «esistono diversicentri di riabilitazione, mapochissimi centri diaccoglienza per questepersone. Noi accogliamodisabili in casa 24 ore su 24,fornendo un’assistenzacontinua, mentre i centri diriabilitazione li seguono soloper la durata dei trattamenti».Un impegno reso ancor piùgravoso dal fatto che «nellanostra struttura mancano gliscivoli per salire le scale, i lettie i bagni per persone condifficoltà motorie. Adoccuparci dei ragazzi, poi,siamo solo in due, quindil’impegno è continuo». Almomento i disabili seguitisono tre ma l’intenzione è di«aumentare il numero perchéle richieste sono numerose emolte famiglie hanno bisognodi aiuto. Grazie al sostegno di“Ats Pro Terra Sancta”speriamo di poterlo fare entrola fine dell’anno». Percontribuire ai progetti di Ats,consultare il sito:www.proterrasancta.org.

Verso Mariazell per la salvaguardia del Creatol Consiglio delle conferenze episcopalid’Europa (Ccee) tra il 1999 e il 2004 con

una serie di incontri sulla salvaguardia delcreato aveva giocato un ruolo fondamentalenel contribuire a sensibilizzare le conferenzeepiscopali del continente sulle tematicheambientali e a creare strutture nazionaliadeguate affinché questi temi venisseroaffrontati sia con riflessioni eapprofondimenti più propriamenteteologici, spirituali e biblici, sia coninterventi di esperti in materia. Ora il Ccee siè dato un nuovo appuntamento per ilsettembre prossimo.

Esperienze e ideeAttraverseranno il cuore dell’Europa Vescovie Delegati delle Conferenze episcopalid’Europa responsabili per la Salvaguardia delCreato in un pellegrinaggio che li condurràda Esztergom, Ungheria, al santuario diMariazell, Austria. Tra il 1 e il 5 settembreprossimi, in 5 tappe rifletteranno attorno altema indicato da Benedetto XVI per laGiornata mondiale della pace 2010: «Se vuoicoltivare la pace, custodisci il creato».Spiegano gli organizzatori: «Il pellegrinaggio,oltre ad avere lo scopo spirituale diincamminarsi verso un santuario perchiedere aiuto e perdono a Dio perintercessione di Maria e di contemplare Dioattraverso le sue opere, vuole essere ancheoccasione di reciproco scambio di esperienzee idee. Si vuole così contribuire aintensificare i rapporti tra i delegati in

Europa». Il pellegrinaggio-riflessioneprenderà il via a Esztergom: dopo lacelebrazione eucaristica presieduta dal card.Peter Erdö, presidente del Ccee, le acque delDanubio porteranno i delegati fino aBratislava mentre si lavorerà sul temadell’acqua e dell’energia (è prevista una visitaalla fabbrica di biodiesel a Komarom); ilgiorno successivo si rifletterà sullaformazione alla salvaguardia del creato, edopo il trasferimento in bus a St. Polten,Austria, nella cattedrale è prevista unacelebrazione ecumenica. Il giorno successivosi proseguirà in treno (da St. Pölten al lago«Erlaufsee») per percorrere a piedi gli ultimi10 km del pellegrinaggio fino a Mariazell.

Lo sguardo della ChiesaSpiegano ancora gli organizzatori: «Spessoqueste tematiche sono incentrateprevalentemente sugli aspetti scientifici,politici ed etici. È quindi centrale ricordareanche la visione spirituale e antropologica.Sarà dunque un importante obiettivo delpellegrinaggio presentare al mondo qual è losguardo della Chiesa sui doni dellaCreazione. Questa visione, sempre attenta aricercare una prospettiva completa, checonsideri la totalità dei fattori presenti e lacentralità dell’uomo all’interno del creato,sarà di aiuto a chi è chiamato a prendereimportanti decisioni in questo ambito perproporre uno stile di vita attento allacustodia del creato conforme al progetto diDio». Saranno perciò invitati anche 10

giornalisti di Paesi diversi, perché possanofarsi portavoce delle riflessioni deipartecipanti. Un messaggio finalecontenente il risultato delle riflessioniemerse nel corso del pellegrinaggio verràreso pubblico alla conclusione dellacelebrazione eucaristica presieduta dal card.Christoph Schönborn il sabato 5 settembre aMariazell.

Impegno ecumenicoIn questi anni trascorsi dall’ultimaconsultazione, il Ccee ha continuato il suolavoro sui temi della salvaguardia per ilcreato sia attraverso il sito internet(www.cefe.ch), ma soprattutto attraverso ilsuo impegno ecumenico, in collaborazionecon la Conferenza delle Chiese europee(Kek): durante l’assemblea di Sibiu del 2007,i delegati approfondirono il tema degli stilidi vita. Porta la data del novembre scorso lalettera congiunta dei segretari di Ccee e Keksui cambiamenti climatici: «etica, cultura,fede e religione sono elementi sostanziali delnostro stile di vita e devono essere tenuti inconto se si vuole affrontare il cambiamentoclimatico in modo efficace e assicurare unosviluppo umano integrale. Soltanto conun’ecologia realmente umana si puòprevedere una migliore attenzione neiconfronti dell’ambiente». Attiva è anche laRete cristiana ecumenica per l’ambiente,appoggiata dalla Kek, dove sono coinvoltidelegati di tutte le Chiese del continente(www.ecen.org).

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«Un’emergenza nell’emergenza» secondo la Ong della Custodia di Terra Santa

Pellegrinaggio al santuario austriaco organizzato dagli episcopati europei

POLONIA,TRENTENNALEDI SOLIDARNOSC

nche quest’anno la Settimana socialepolacca (la terza di sempre) si svolgerà a

Danzica dal 7 al 9 ottobre e sarà dedicata al 30°anniversario del movimento Solidarnosc che,ricordano gli organizzatori «ha portato allademocratizzazione del Paese e ha contribuito asuperare le divisioni dell’Europa». Il dibattitosarà dedicato in primo luogo al «principio disussidiarietà nella prassi sociale ed economica a20 anni dalle trasformazioni politiche inPolonia» ma, annunciano gli organizzatori (fracui Ocipe ed Espaces) si discuterà di sfide qualieducazione e insegnamento, solidarietà epovertà, sviluppo locale e regionale, diritti deilavoratori e politiche per la famiglia.«Auspichiamo che una riflessione comune cipermetta di formulare soluzioni creative delleimportanti questioni sociali», affermano ipromotori sottolineando l’importanza deivalori cristiani per la vita sociale ed economicain Polonia. Durante le giornate di Danzica verràricordato il presidente del Parlamento polaccoMaciej Plazynski, morto nella catastrofe aereadi Smolensk, uno dei fondatori di Solidarnoscche proprio nella città sul Mar Baltico iniziò lasua lotta contro il regime comunista per unaPolonia libera e democratica. Ricordando lefinalità della Settimana sociale, gli organizzatoriinvitano a partecipare tutti coloro chedesiderano promuovere l’impegno sociale deicristiani, sono attivi nella società civile, operanonelle associazioni dei lavoratori e nei sindacati,fanno parte delle autorità locali oappartengono al mondo dell’imprenditoria e aquello universitario.

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LA CHIESA IN ITALIA TOSCANA OGGI1 agosto 2010 VII

Un volume Caritas/Migrantessugli africani presenti in Italia

ono un milione gli africaniche vivono oggi in Italia, 7su 10 vengono dall’Africasettentrionale (circa la

metà dal Marocco) e vivonosoprattutto in Lombardia,Emilia Romagna, Veneto. Lametà ha un lavoro dipendente ecirca 61.000 sono titolari diimprese. In futuro la loropresenza aumenterànotevolmente: diventerannooltre 2,7 milioni nel 2050. Sonoalcuni dei dati forniti il 16 luglioa Roma durante lapresentazione del volumeCaritas/Migrantes «Africa-Italia.Scenari migratori», frutto di unviaggio-studio a Capoverde nelfebbraio scorso. Il volume èstato finanziato dal Fondoeuropeo per l’integrazione. Sonooltre 60 gli autori, con testi cheesaminano i vari aspetti deltema. L’invito di Caritas/Migrantes,spiega Franco Pittau, delCentro studi Idos (Dossierimmigrazione) che ha curato ilvolume, è far sì «che la mobilitàdegli africani si trasformi inoccasione di promozioneumana anziché disfruttamento». E se in passato«era invalsa la tendenza autilizzare in senso spregiativotermini come “negro” e“marocchino”, ancora oggispesso lo scambio con gliafricani è compromesso dastereotipi, pregiudizi eatteggiamenti discriminatori».Viene denunciata anche «ladiffusione di situazioni disfruttamento lavorativo, nelletante Rosarno del nostro Paese(Villa Literno, San Nicola Varco,la piana di Sibari-Metaponto, lecampagne di Foggia e altrelocalità pugliesi, Ragusa, SantaCroce Camerina, ecc). Gliafricani sono inseriti abbastanzastabilmente in Italia: il 52% èpresente per motivi familiari, iminori africani sono almeno200.000 e 151.000 gli alunninelle scuole (anno 2008/2009).Nel 2008 sono nati in Italia25.000 bambini africani, unterzo dei nati stranieri. Inoltre,aumenta il numero di coppiemiste: 6.100 matrimoni nel2008. Tra gli ostacoli

all’integrazione, il volumeevidenzia soprattutto losfruttamento lavorativo (nellecampagne, nell’edilizia, neiservizi e nelle famiglie), chepriva gli africani di un lavororegolare e, quindi, del diritto alsoggiorno. Un aspettoproblematico è ilcoinvolgimento dei nordafricaninel traffico di stupefacenti e deinigeriani nella tratta a scopo disfruttamento sessuale: almeno8.000 le ragazze coinvolte.In Africa abitano un miliardo dipersone, l’età media è di 19anni. Si prevede che, nel 2015, lapopolazione raddoppierà (2miliardi) e che già nel 2015 il

10% degli africani vivrà in unPaese diverso da quello diorigine. I poveri e isottoalimentati sono quasi lametà della popolazione. Tra irelatori all’incontro, StephenStanley Okey Emejuru, delForum per l’intercultura dellaCaritas di Roma, ha reclamato«più ampi spazi dipartecipazione» per gli africani ei loro figli: «Bisogna ripensare lacittadinanza e renderla piùaccessibile». Anche VictorEmeka Okeadu, consigliereaggiunto per l’Africa delComune di Roma, ha auspicatoche «l’Africa venga inquadrata inuna prospettiva di maggiore

umanità e non diproblematicità, confidandoanche nell’apporto degli stessiafricani». La necessità direlazioni paritarie tra italiani eafricani è stata richiamata poi dadon Denis Kibangu Malonda,sacerdote nella diocesi di Tivoli,che ha invitato la Chiesa italianaa «guidare anche il popolo acogliere la ricchezza di questoincontro». Don Enrico Feroci,direttore della Caritas di Roma,ha messo in evidenza lanecessità di rendere le nostrecittà «internazionali,interculturali, imprenditoriali einterreligiose»: «Purtroppomolti, anche tra i cristiani, sonocontrari ad un atteggiamento diapertura. Spesso si tratta dicristiani di facciata, perciò vieneda chiedersi perché sioppongano alle religioniprofessate dai nuovi venuti,quando essi stessi non sonoreligiosi». Mons. Vittorio Nozza, direttoredi Caritas italiana, ha ricordatoche tramite le migrazioni l’Africasub-sahariana «è privata di circail 30% della sua manodoperaqualificata, anche se all’esteronon tutti trovano un postorispondente alla loropreparazione». Comunque inAfrica arrivano circa 40 miliardidi dollari l’anno di rimessetotali, di cui circa 1 miliardo dieuro dagli africani. Caritas eMigrantes auspicano dunqueche l’esodo degli africanirappresenti «un fattore diriuscita per i singoli protagonistie di speranza per i rispettiviPaesi, purché non si riduca a unasemplice fuga di cervelli e ilritorno finanziario siaccompagni a un ritorno diprofessionalità e di iniziativeproduttive». Secondo il prefetto Angelo Malandrino, delministero dell’Interno ereferente per il Fondo europeoper l’integrazione, in Italia,secondo le norme vigenti,«l’integrazione presuppone daparte degli immigrati laconoscenza del nostro Paese,delle sue leggi, della sua culturae delle sue tradizioni, e da partenostra la conoscenza dell’Africae dei Paesi africani».

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MATERA: ARTEE CATECHESI,LA PAROLAALLA BELLEZZA

Venezia: per il Redentore,Scola parla dell’amorel vero amore per sua natura» richiede lacastità e il «per sempre». Questo, in

sintesi, il pensiero centrale del «discorso delRedentore» che, come da tradizione, ilcardinale patriarca di Venezia Angelo Scolaha rivolto il 18 luglio alla città in occasionedell’antica festa che ricorda la liberazionedella Serenissima dalla pestilenza del 1575-1577. Ogni anno, la terza domenica di luglioi veneziani si recano in pellegrinaggio allabasilica del Santissimo Redentore allaGiudecca, eretta nel XVI secolo per sciogliereun voto alla fine della terribile epidemia checausò quasi 50 mila vittime. In occasione diquesta festa, civile e religiosa, il patriarcarivolge dalla basilica del Redentore, allapresenza delle congregazioni del clero, deiparroci e delle autorità cittadine, un discorsoalla città. Tema della riflessione 2010, «Ilbell’amore e la sessualità».«L’amore non è mai stato una realtà a buonmercato, tantomeno lo è oggi – ha premessoil cardinale Scola –. Proprio nelle relazioniamorose si avvertono gli effetti della difficilestagione che stiamo vivendo». Secondo ilporporato, «è mutata la grammatica degliaffetti, anzitutto nel suo elementodeterminante che è la differenza sessuale. Edalla sfera privata tale processo sempre piùva dilagando nella stessa vita civile». Perquesto «tra quanto viene quotidianamenteimmesso dai codici culturali dominanti e ilmessaggio cristiano del bell’amore sembraessersi scavato un fossato invalicabile». Diqui gli interrogativi del patriarca:«Nell’attuale e magmatico contesto culturalesi può ancora ragionevolmente credere nellaproposta cristiana del bell’amore? Tanto piùche molti uomini, pure segnati da secoli dievangelizzazione cristiana» non

comprendono «e rigettano gli insegnamentidella Chiesa in materia di amore esessualità». Come tacere inoltre «la buferache ha investito la Chiesa cattolica per iltragico scandalo della pedofilia perpetrata dachierici e talora coperta per negligenza oingenuità dal silenzio di autoritàecclesiastiche?».«Lo scandalo pedofilia, con l’effetto di undetonatore – ha proseguito il cardinale Scola–, sembra a molti aver ridotto in frantumi laproposta degli stili di vita sessuale e lavisione dell’uomo ad essi sottesa che dasecoli la Chiesa persegue». Tuttavia le parole-chiave «misericordia», «giustizia in lealecollaborazione con le autorità civili», ed«espiazione» indicate «con addolorata forzada Benedetto XVI nella Lettera ai cristiani diIrlanda», consentono di «affrontare ognisingolo caso». Secondo il patriarca, il Papa«non si sottrae alla corresponsabilità che neviene ad ogni membro dell’unico corpoecclesiale», e si tratta di uno «scandalo chetocca l’intera Chiesa, chiamata ad unaprofonda penitenza». Di qui la necessità diaffrontare «la domanda circa la credibilità ela convenienza della proposta cristiana intema di sessualità e di bell’amore».Quest’ultimo, ha precisato il card. Scola,rimane anche oggi nella «mutata grammaticadegli affetti» l’unica forma di amore «vero,cioè oggettivo ed effettivo».Secondo le teorie delle neuroscienze, haosservato il patriarca, il «bell’amore», con«l’attrazione sessuale e con l’attaccamento»,si ridurrebbe «ad una delle tre retiprimordiali del cervello attraverso cui sisnoda l’intera parabola affettivo-relazionaletra uomo e donna». «Non mi pare azzardato– ha avvertito – ravvisare in simili posizioni

il tentativo di considerare l’uomo come puroesperimento di se stesso». Di fronte a questeidee assume particolare valore la «propostacristiana» di «un percorso di vita che conducea quella soddisfazione e a quella gioia cui ildesiderio rettamente inteso spalancal’uomo». Tuttavia per educarsi«concretamente a vivere gli affetti secondoquesta integralità ed autenticità» occorrerecuperare «una grande parola oggipurtroppo caduta in disuso: castità. Secorrettamente intesa» essa si rivela «come lavirtù che regola la vita sessuale rendendolacapace di bell’amore». Casto, spiega ilpatriarca, «è l’uomo che sa “tenere in ordine”il proprio io. Lo libera da un erotismoapertamente rivendicato e vissuto, findall’adolescenza, in forme sempre piùcontrattuali e senza pudore».Secondo il porporato «la virtù della castità èuna grande scuola al valore misteriosamentepositivo del sacrificio. Essa chiede la rinunciain vista di un possesso più grande» e «gettapiena luce anche sul carattere indissolubiledella relazione coniugale tra l’uomo e ladonna nel sacramento del matrimonio. Ineffetti l’amore per sua natura chiede il “persempre”». Proprio «nell’indissolubilità delmatrimonio» la relazione tra uomo e donna«raggiunge la sua vera dignità. L’idea di unarevocabilità del dono ferirebbe mortalmenteil mistero nuziale e renderebbe inautentica larelazione stessa». «Il bell’amore», haconcluso il card. Scola, si identifica dunque«con l’amore casto, quell’amore che entra» inprofonda relazione «con le cose e lepersone», e il distacco che esso richiede «è unentrare più in profondità nel rapporto conDio, con gli altri e con se stessi».

a cura di Giovanna Pasqualin Traversa

atera e i suoi Sassi, abitatidall’accoglienza cordiale dellagente, hanno costituito la cornicemigliore al corso interdisciplinare

Bibbia-Arte-Comunicazione, promossodall’Ufficio catechistico nazionale edall’Ufficio nazionale per le comunicazionisociali della Conferenza episcopale italiana.Per il centinaio di animatori biblici,catechisti, educatori e operatori dellacomunicazione che, dal 14 al 18 luglio,hanno aderito all’iniziativa, è stataun’immersione nel mistero pasquale,condotta sui testi della Scrittura, approfonditianche nelle esperienze di laboratorio: dallamusica sacra all’iconografia, allacinematografia, ambiti dell’arte, attenta asondare il Mistero rivelato.La chiave di volta l’hanno offerta i biblisti: don Sebastiano Pinto, nella sua relazione, hadato voce ai «tanti sentimenti contrastanti chebussano al cuore di chi è nel dolore»,aiutando a riconoscere come proprio ilmomento della passione e morte di Gesù siastato vissuto dai discepoli come pietrad’inciampo. Per gli stessi Padri della Chiesa –ha spiegato – è stato «motivo di scandalo»,che li ha portati a «ricercare un senso per lasofferenza di Dio, sapendo che haun’immediata ricaduta sul senso dellasofferenza dell’uomo». «La croce di Cristo –ha sottolineato inoltre il relatore – non è stataun accidente, ma la misura di un Dio che amae che soffre per ciò che contraddice la suanatura, ossia il male». Don PasqualeGiordano ha dato una lettura dell’eventodella passione inteso come una «veritàcomposita, complementare, prismatica», chevalorizza «prospettive diverse», ma che ècaratterizzata da «uno sguardo d’insieme»,con la verità storica che viene articolandosinella visione della fede. Per don PasqualeBasta, la risurrezione di Cristo diventaanticipo e promessa della nostra, segno di unDio che «non rimane impotente di fronte allamorte», ma offre una vita nuova, pur nelsegno della continuità con l’esistenza terrena.Nel confronto con i relatori e, soprattutto neilaboratori, i partecipanti sono stati aiutati ariconoscere come l’annuncio pasquale sideclini anche nei linguaggi dell’arte, quindinelle forme espressive della musica sacra. Don Massimo Palombella, docente pressol’Università Pontificia Salesiana e direttore delcoro interuniversitario di Roma, con alcuniesempi ha evidenziato come il canto non siafinalizzato a rendere più belle o accattivanti lenostre liturgie, quanto ad entrare più inprofondità nel Mistero; canto che – a partiredal gregoriano – è normativo non nel sensoestetico, ma teologico, in quanto con la sua«grammatica» offre un pensiero unitario. Unpensiero che, ad esempio, contribuisce ariconoscere nel Risorto colui che era statocrocifisso anche nell’ambito dellacinematografia, come ha spiegato SergioPerugini, dottore di ricerca in cinemaall’Università «Roma Tre» e collaboratoreLuiss per la cattedra di semiologia del cinema,mostrando alcuni spezzoni di film: da «IlVangelo secondo Matteo» di Pier PaoloPasolini a «La passione di Cristo» di MelGibson, entrambi girati tra i Sassi di Matera;da «Il diario di un curato di campagna» diRobert Bresson a «Gran Torino» di ClintEastwood. Sulla «ricerca di una traduzionemoderna del messaggio evangelico e di nuoviapprocci alla figura di Cristo», e in particolaresull’iconografia, si è soffermata suor RosannaLeone, iconografa, che citando Alessio II haraccontato l’iconografo come «uomo di fede,la cui arte è una speciale testimonianza delmondo a venire, di quella realtà in cui Diosarà tutto in tutti». «Ogni icona – ha spiegatosoffermandosi in particolare sull’iconografiadella risurrezione, ed usando le parole di sanSerafino di Sarov – narra la risurrezione,illumina per far vedere la luce, colui che lacontempla insegna che lì c’è il silenzio, lagioia del cielo sulla terra, lo splendoredell’aldilà».In un contesto che «manifesta una sorta diestraneità al linguaggio ecclesiale», don IvanMaffeis, vicedirettore dell’Ufficio nazionaleper le comunicazioni sociali, si è chiesto«come comunicare oggi il mistero pasquale».Don Maffeis si è soffermato sulla culturarespirata specialmente dalle nuovegenerazioni, per individuare le forme con cuiriproporre l’annuncio del Vangelo, a partiredalla scelta di abitare quel «cortile dei gentili»,che Benedetto XVI addita come luogo in cui«gli uomini possano in qualche misuraagganciarsi a Dio, senza conoscerlo e primache abbiano trovato l’accesso al suo mistero,al cui servizio sta la vita intera della Chiesa».Apprezzata la serata che ha proposto, in unachiesa della città, il «reading» teatrale «Ioc’ero», scritto e diretto da Michele Casella, cheha interpretato un insieme di personaggisotto la Croce.

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SULLE VIE DELLA FEDETOSCANA OGGI1 agosto 2010VIII

stituito nel 1988 per iniziativa delcomune di Montaione, sull’ondadel successo del convegnointernazionale «La “Gerusalamme”

di San Vivaldo e i Sacri Monti inEuropa» del 1986, il Centro si proponedi far conoscere e di valorizzare quell’unicum che è la «Gerusalemme»sanvivaldina. È diretto da un comitatoscientifico di docenti universitari,italiani e stranieri, alla cui presidenza sisono succeduti Franco Cardini(Firenze), Attilio Agnoletto (Milano) eClaudio Leonardi (Firenze). Nel 2004 uscirono gli atti del 1°convegno ufficiale «Una Gerusalemmetoscana sullo sfondo di due giubilei:1500-1525» (San Vivaldo, 4-6/l0/2000), primo volume della collana«La Gerusalemme in Occidente». Quellidel 2° convegno «Fedi a confronto:Ebrei, Cristiani, Musulmani fra X e XIIIsecolo» (Sanvivaldo e Montaione, 22-24/9/2004) uscirono nel 2006.Nel 1993 si era aperta, nell’ex fienile delconvento, una Mostra permanente, acura di R.Pacciani e G.Varmini, di cui glistessi pubblicarono una guida intitolata«La Gerusalemme di S.Vivaldo inValdelsa».Ma il clou delle iniziative è dato daiseminari annuali, a carattereresidenziale, iniziati nel 1996 e riservatia giovani studiosi italiani e non, chefruiscono di borse di studio. Ecco,nell’ordine, gli argomenti finora trattati:«Il pellegrinaggio a Roma,Gerusalemme, Santiago»; «L’eziologiadei Sacri Monti»; «Caratteri ambientali estrutture materiali dei percorsi dipellegrinaggio»; «Le reliquiegerosolimitane e i loro riflessi inOccidente»; «Terra Santa-Terra Sacra»;«S.Vivaldo e l’eremitismo toscano deisecc. XII-XV»; «La Palestina nellacoscienza dell’Occidente dal sec. XIII alsec. XVI»; «Fra’ Mariano da Firenze e la“memoria” dell’Osservanza»; «Il nuovoviaggio in Terrasanta fra bassomedioevo e prima età moderna:curiosità inedite, prime suggestioni,annunci di Orientalismo»; «Sacrediscordie: consensi e conflitti negliordini religiosi fra XI e XV secolo»;·«Riforme e osservanze negli ordinireligiosi dalle origini al sec. XVII»;«Devozioni e pratiche magico-superstiziose fra medioevo ed etàmoderna»; «Culto dei santi e identitàpolitiche, istituzionali, territoriali».

Prof. Sergio Gensini

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La «Gerusalemme» di San Vivaldo:uno scrigno di fede, arte e natura

l personaggio che, in comunedi Montaione, dà nome allalocalità che attirapellegrinaggi e, da alcuni

decenni, intenso interesse distorici e studiosi, è un eremita,deceduto il 1 maggio 1301 (o1320?) e, per eventi straordinari,da subito acclamato «santo». Inverità solo nel 1908 Vivaldo ebbeil riconoscimento ufficiale dibeato (sinonimo nel Medio Evodi santo), per una decisione delpapa Pio X. Dopo un’opera direvisione su diversi personaggiliturgicamente e popolarmentevenerati da secoli, ne riconobbel’eroicità delle virtù. Fu padreFaustino Ghilardi lo zelante ecompetente curatore di questoriconoscimento: come forse si sa,anche di lui è stata avviata lacausa di beatificazione.Del beato Vivaldo, nel propriodella diocesi di Volterra, laliturgia del 12 maggio èintrodotta da questa nota: Nacque a san Gimignano in

Toscana nel 13° secolo. Divenutoseguace dei Terz’OrdineFrancescano, si ritirò nei boschi diCamporena, non lontano dal paesedi Montaione. Qui passòsantamente la sua vita in preghierae in penitenza. I Frati Minorinell’anno 1500 gli dedicarono inquello stesso luogo una chiesa conannesso convento.Di Vivaldo risulta certa lacollocazione nel bosco diCamporena, dove siraccoglievano eremiti,proveniente dalla vicina SanGimignano, lui figlio spiritualedel beato Bartolo. Che attorno alculto di Vivaldo francescano si siamossa la pietà della Valdelsa èdocumentato, come è certol’interessamen-to di Montaione,Castelfioren-tino e San Miniatoper lo sviluppo del culto e delservizio già con i FrancescaniOsservanti nel ’400.I frati dell’Ordine Francescanodei Minori giungono a SanVivaldo fra il 1499 ed il 1500.

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I grandi meritidel Centrointernazionale

ISTITUITO NEL 1988.... .. ...

al 1° aprile al 31 ottobre le cappelle del Sacro Monte di San Vivaldo saranno apertesecondo il seguente orario: giorni lavorativi: dalle 15 alle 19; giorni festivi e domenica:

dalle 10 alle 19. Dal 1° novembre al 31 marzo sarà possibile visitare il Sacro Monte di SanVivaldo e le cappelle durante il seguente orario: tutti i giorni dalle 14 alle 17. Il costo delbiglietto inclusa visita guidata è di soli euro 3,50 acquistabile direttamente in loco. Pergruppi è possibile prenotare una visita presso l’Ufficio Cultura del Comune di Montaionetelefonando allo 0571-699267 oppure 0571-699252 dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13.

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COME SI RAGGIUNGE.... .....

a cartina ètolta dal

volume «LaGerusalemme diS.Vivaldo inValdelsa» diRiccardoPacciani e GuidoVannini(Ed.Titivillvus -comune diMontaione -1998). Unapubblicazioneesemplare sulpiano culturale estorico, anche adistanza di 12anni dallapubblicazione.

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appella dell’Ascensione - della Casa di Pilato - dell’andata alCalvario - della Madonna dello Spasimo - del carcere di Cristo

- del «noli me tangere» - del santo Sepolcro - del Calvario - dellePie Donne - della Veronica - di Simone fariseo - di Sant’Jacopo -della casa di Caifa - della casa di Anna - dell’Annunciazione - dellafuga in Egitto - del Cenacolo, della Pentecoste, di San Tommaso,del sepolcro di David - della Samaritana.

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PER VISITARE I LUOGHI SANTI........ .

Nelle cappelle,più che il «Sacro Monte»espressa la geografia della Città Santa

ssenziale la figura del guardiano fra’Tommaso da Firenze: alla sua conoscenza

diretta e ai resoconti dei Custodi della TerraSanta, soprattutto ai contatti con fra’Bernardino Caimi fondatore del Sacro Montedi Varallo Sesia, è legato il progetto dellariproduzione simbolica topografica emonumentale di Gerusalemme, nel bosco diCamporena. Ai molti fedeli, impossibilitati avivere il pellegrinaggio in Terra Santa, vieneofferto un itinerario di fede e di penitenza inuna Gerusalemme «vera». I punti strategicidel progetto sono: l’altare della chiesa (laNatività), a est - nordest il Calvario, sullaforra del Borro dei Frati e sull’altura oppostala Valle di Giosafat e il Monte degli Olivi.Sta qui la spiegazione della collocazionedelle «Cappelle»: non seguono il raccontoevangelico della Passione ma i luoghi dellaplanimetria di Gerusalemme. Con ladiffusione della Via Crucis ed il moltiplicarsidei Sacri Monti nel nord Italia e nel centroEuropa, la Gerusalemme di San Vivaldo èattratta dalla nuova spiritualità: seguire laPassione di Gesù in metodo storico e scenico,allargata alla vita di Gesù. Avvengonomodifiche all’identità di alcune cappelle e siallarga ad altri momenti della vita di Gesù

l’erezione di qualche nuovo edificio. Però ilnucleo originale nel bosco di Camporenaresta integro e, con interventi riqualificantidegli ultimi decenni, ammirevole e godibile.Da chiamare ancora «Gerusalemme»,piuttosto che «Sacro Monte», dunque.Le scene nelle Cappelle sono terracottedipinte nella forma della ceramica dipinta odella maiolica policroma. Si è soliti attribuirele opere mirabilmente espressive a ceramistidi cultura fiorentina (botteghe di Giovanni eMarco Della Robbia, di Benedetto diGiovanni e Santi Buglioni): la loroespressività «cinematografica» è un «unicum»in Toscana.La visita alla Gerusalemme di San Vivaldo, sevissuta con motivazione spirituale, èesperienza di immersione nella spiritualitàcristologica ed ecclesiale, alimentata dasempre dall’Ordine Francescano. Per altri,attratti dall’arte espressa e raccolta in unluogo favorito anche dalla natura, è vivereammirazione ed emozione per progettisti,artisti, custodi e, oggi, restauratori, chehanno esaltato i valori alla base della civiltàeuropea e di una cultura toscanaimpareggiabile.

Ugo Bocelli

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ELENCO DELLE CAPPELLE ...... ...NELLE FOTO........ .

Alcune cappelle sulla strada prima di salirela collina: in primo piano la cappella della«Madonna dello spasimo».

I volti di alcuni Apostoli nella cappella della«Discesa dello Spirito Santo».

Le viedallaToscana