La scuola fa notizia CCaarroo...

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SCHOOL MAGAZINE La scuola fa notizia C C a a r r o o G G . . G G . . G G . . Ne valeva la pena? INTERVISTE IMPOSSIBILI al Generale Giuseppe Garibaldi Giornale scolastico della classe seconda media- sezione C aprile 2011 Istituto Comprensivo “Antonio Gramsci” Via Passo, 3G 30173 Campalto -Venezia Tel 041/903701 - Fax 041/903927 www.gramsci.provincia.venezia.it [email protected]

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SSCCHHOOOOLL MMAAGGAAZZIINNEE

La scuola fa notizia

CCaarroo GG..GG..GG.. NNee vvaalleevvaa llaa ppeennaa??

IINNTTEERRVVIISSTTEE IIMMPPOOSSSSIIBBIILLII aall GGeenneerraallee GGiiuusseeppppee GGaarriibbaallddii

GGiioorrnnaallee ssccoollaassttiiccoo ddeellllaa ccllaassssee sseeccoonnddaa mmeeddiiaa-- sseezziioonnee CC

aprile 2011 Istituto Comprensivo “Antonio Gramsci”

Via Passo, 3G – 30173 Campalto -Venezia

Tel 041/903701 - Fax 041/903927

www.gramsci.provincia.venezia.it

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SOMMARIO Albero genealogi e storia di vita……………… a cura di Paola Z. A tu per tu con GGG, Padre d’Italia ….. .. Luca C. Una figura monumentale ………………….. Lisa V. L’infanzia del Signor G……………………… Eleonora V. L?unita’ di uno stivale ……………………………… Nicola C. Nord e Sud …………………………………………… Nicoliò B. Anita, la donna della sua vita………… Althea P. Perché faceva indossare le camicie rosse ? Bryan B GiGi’ e GiMì: Garibaldi e Mazzini ……………. Bea M. L’unionr fa la Forza ………………………………. Leo R. Un maestro ………………. Sara T.e Sandy N. un giovane inquieto……… Paola Z Un Italo americano Eroe di due mondi………. Gaia Checchi. Filastrocca con vocali ………….. Paola Z. Buon Compleanno, Giovani Italiani ……….. Lisa Casagrande Un trisnonno da Chioggia a Marsala…. Alessia R.

Insegnanti Domenico Canciani & Franco Sabbadin

Bryan B

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ALBERO GENEALOGICO E STORIA DI VITA

Il cognome Garibaldi sembra derivi dal nome longobardo Garibaldus, dal germanico Haribald, il cui significato dovrebbe essere uomo audace con la lancia. La Val Graveglia, nella provincia di Genova, è la zona di provenienza della famiglia Garibaldi. Risulta problematico ricostruire l’albero genealogico della famiglia Garibaldi, se non fino a un certo Angelo Garibaldi (nato nel 1670 e morto nell’anno 1749). A seguito di ricerche effettuate negli archivi della Parrocchia risulta l’atto di battesimo di Angelo Maria Garibaldo, figlio dei

coniugi Domenico Garibaldo e Giulia Riceto, nato in località Chiesanuova il 9 gennaio 1741. A Chiavari nel 1766 nasce Domenico che pochi anni dopo la sua nascita, nel 1770, si trasferisce con la famiglia a Nizza. Domenico nel 1794 si sposò con una certa Rosa Raimondo di origini piemontesi. I due dettero alla luce ben cinque figli: Angelo, Giuseppe, Felice, Michele, e Maria Elisabetta; quest’ultima morta in tenera età. Angelo divenne marinaio e commerciante in America del nord. Successivamente fu nominato console di Piemonte e Sardegna a Filadelfia. Felice nel 1851 comprò un oleificio a Bitonto (Bari).Michele diviene capitano di marina, si sposò ma senza figli. Nessuno dei fratelli di Giuseppe visse a lungo. Solo Giuseppe Garibaldi arrivò a veneranda età di 75 anni contribuendo con la propria prole alla continuità nel tempo della sua famiglia. Ancora oggi vivono i discendenti del Condottiero eroe dei due mondi.

Giuseppe Garibaldi è nato dunque a Nizza il 4 luglio 1807. Già da giovanissimo si imbarca come marinaio per intraprendere la vita sul mare.

Nel 1832, appena venticinquenne è capitano di un mercantile e nello stesso periodo inizia ad avvicinarsi ai movimenti patriottici europei ed italiani (come, ad esempio quello mazziniano della "Giovine Italia"), e ad abbracciarne gli ideali di libertà ed indipendenza. Nel 1836 sbarca a Rio de Janeiro e da qui inizia il periodo, che durerà fino al 1848, la cui si impegnerà in varie imprese di guerra in America Latina. Combatte in Brasile e in Uruguay ed accumula una grande esperienza nelle tattiche della guerriglia basate sul movimento e sulle azioni a sorpresa. Questa esperienza avrà un grande valore per la formazione di Giuseppe Garibaldi sia come condottiero di uomini sia come tattico imprevedibile. Nel 1848 torna in Italia dove sono scoppiati i moti di indipendenza, che vedranno le celebri Cinque Giornate di Milano. Nel 1849 partecipa alla difesa della Repubblica Romana insieme a Mazzini, Pisacane, Mameli e Manara, ed è l'anima delle forze repubblicane durante i combattimenti

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contro i francesi alleati di Papa Pio IX. Purtroppo i repubblicani devono cedere alla preponderanza delle forze nemiche e Garibaldi il 2 Luglio 1849 deve abbandonare Roma. Di qui, passando per vie pericolosissime lungo le quali perde molti compagni fedeli, tra i quali l'adorata moglie Anita, riesce a raggiungere il territorio del Regno di Sardegna. Inizia quindi un periodo di vagabondaggio per il mondo, per lo più via mare, che lo porta infine nel 1857 a Caprera. Garibaldi tuttavia non abbandona gli ideali unitari e nel 1858-1859 si incontra con Cavour e Vittorio Emanuele, che lo autorizzano a costituire un corpo di volontari, corpo che fu denominato "Cacciatori delle Alpi" e al cui comando fu posto lo stesso Garibaldi. Partecipa alla Seconda Guerra di Indipendenza cogliendo vari successi ma l'armistizio di Villafranca interrompe le sue operazioni e dei suoi Cacciatori. Nel 1860 Giuseppe Garibaldi è promotore e capo della spedizione dei Mille; salpa da Quarto(GE) il 6 maggio 1860 e sbarca a Marsala cinque giorni dopo. Da Marsala inizia la sua marcia trionfale; batte i Borboni a Calatafimi, giunge a Milazzo, prende Palermo, Messina, Siracusa e libera completamente la Sicilia. Il 19 agosto 1860 sbarca in Calabria e, muovendosi molto rapidamente, getta lo scompiglio nelle file borboniche, conquista Reggio, Cosenza, Salerno; il 7 settembre entra a Napoli, abbandonata dal re Francesco I ed infine sconfigge definitivamente i borbonici sul Volturno. Il 26 ottobre Garibaldi si incontra a Vairano con Vittorio Emanuele e depone nelle sue mani i territori conquistati: si ritira quindi nuovamente a Caprera, sempre pronto per combattere per gli ideali nazionali. Nel 1862 si mette alla testa di una spedizione di volontari al fine di liberare Roma dal governo papalino, ma l'impresa è osteggiata dai Piemontesi dai quali viene fermato il 29 agosto 1862 ad Aspromonte. Imprigionato e poi liberato ripara nuovamente su Caprera, pur rimanendo in contatto con i movimenti patriottici che agiscono in Europa. Nel 1866 partecipa alla Terza Guerra di Indipendenza al comando di Reparti Volontari. Opera nel Trentino e qui coglie la vittoria di Bezzecca (21 luglio 1866) ma, nonostante la situazione favorevole in cui si era posto nei confronti degli austriaci, Garibaldi deve sgomberare il territorio Trentino dietro ordine dei Piemontesi, al cui dispaccio risponde con quel "Obbedisco", rimasto famoso. Nel 1867 è nuovamente a capo di una spedizione che mira alla liberazione di Roma, ma il tentativo fallisce con la sconfitta delle forze garibaldine a Mentana per mano dei Franco-Pontifici. Nel 1871 partecipa alla sua ultima impresa bellica combattendo per i francesi nella guerra Franco-Prussiana dove, sebbene riesca a cogliere alcuni successi, nulla può per evitare la sconfitta finale della Francia. Torna infine a Caprera, dove passerà gli ultimi anni e dove si spegnerà il 2 giugno 1882. Ha vIssuto 75 anni.

A cura di Paola Z.

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Alessia Rossi & Paola Zangirolami

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AA ttuu ppeerr ttuu ccoonn GG..GG..GG.. GGeenneerraallee GGiiuusseeppppee GGaarriibbaallddii

EErrooee ddii dduuee mmoonnddii,,eerrooee ddeellll’’ IIttaalliiaa ppeerr aavveerrllaa uunniiffiiccaattaa!! MMaa lloo rriiffaarreebbbbee ddii nnuuoovvoo??????

SSccoopprriiaammoolloo ccoonn qquueessttaa iimmppoossssiibbiillee iinntteerrvviissttaa!!!! L: Lei ha dato la sua vita per migliorare quella altrui, conferma ? G: Confermo, una penisola, dovrebbe essere uno STATO solo, non molti stati in conflitto per questo, anche se una guerra porta sofferenze, ma io dico meglio una che per sempre?! L: Più che giusto! Comunque, una domanda strana, se l’ Italia si ri-dividesse e le chiedessero di ri-nascere, solo per combattere, lei accetterebbe? G: Sicuramente!! Anche se soffrirei, ma io per gli Italiani darei tutto, pure due volte la vita! E poi, meglio un generale morto che una penisola divisa!! L: Lei è stato l’ eroe di volontari che volevano l’ unità di questa penisola, come erano queste persone? G: Erano volonterose, e piene di voglia di ricominciare, e tutte disposte a dare la loro vita pur d migliorare, quella altrui, dovrebbero essere tutte ricordate come me! L: Visto, che io sono veneziano, mi sembra logico farle questa domanda, come mai ha dato i territori ai Savoia e non alla Repubblica di Venezia? G: Io non volevo dare quel territorio a nessuno, solo al Popolo Italiano. Avrei voluto che fosse una Repubblica, ma siccome Cavour ha organizzato molte cose; alla fine ho ritenuto che fosse meglio Italia Unita anche se Monarchica. L: Come descrive le sue imprese ? G: Sono tutti episodi del Risorgimento italiano: La prima guerra di indipendenza rappresentò il primo dei numerosi conflitti che opposero il Regno di Sardegna (che in seguito diventerà il Regno d'Italia) all'Impero Austriaco e Borbonico e che si sarebbero risolti, settant'anni più tardi, con la sparizione del secondo (1918). Essa si divise in tre fasi: due campagne militari ( marzo 1848, marzo 1849), separate da un periodo di tregua durato alcuni mesi, e la repressione delle repubbliche di Roma e di Firenze, completate dalla riconquista di Venezia. La seconda guerra di indipendenza ( 1859) vide confrontarsi l'esercito franco-piemontese e quello dell'Impero austriaco. La sua conclusione permise il ricongiungimento della Lombardia al Regno di Sardegna e pose le basi per la costituzione del Regno d'Italia. Infine la terza guerra di indipendenza italiana appartiene alla più ampia guerra austro-prussiana. Vedeva :Regno di Prussia e d’ Italia contro l’Impero austriaco, Con quella guerra anche il Veneto e il Friuli divennero parte del Regno d’Italia. Ci salutiamo, e’ stata un esperienza mozzafiato, parlare con il “padre” dell’ Italia . Luca C

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Una figura monumentale

E’ Valsa la pena di combattere per l’unità d’Italia? Ho combattuto per un ideale che ritengo valido tutt’ora, e a quanto pare lo ritenente ragionevole anche voi dato che, dopo 150 anni, lo Stivale è ancora tutto d’un pezzo e che non vi è nemmeno una guerra in corso. Quindi ne è assolutamente valsa la pena. Ha vinto molte battaglie, ma ne ha perse tante altre: non si è mai chiesto se abbandonare? Non ho mai perso l’ aspettativa di poter vincere la guerra per l’indipendenza e l’unità d’Italia. E poi Non potevo mollare tutto nel bel mezzo della carriera, senza contare che le camicie rosse erano sotto la mia responsabilità . Non posso negare che fu anche una questione di onore: mi avrebbero ritenuto incapace di gestire le mie truppe. In quel tempo mi ero fissato tanti obbiettivi, anche di trasformare la Penisola in una Repubblica . Quest’ultima battaglia io l’ho persa. L’avete vinta Voi cento anni dopo. Lei crede che, se non fosse stato un militare, sua moglie sarebbe ancora viva? Forse, ma se non fossi intervenuto per unificare la penisola italiana probabilmente ora non sarei qui a rispondere alle vostre domande sull’Italia. Sono rammaricato della perdita di mia moglie, ma la sua morte è significata la vita di molte altre che sarebbero potute morire durante le battaglie. Avrebbe preferito morire combattendo per il suo ideale piuttosto che nella tranquillità di casa sua, nell’isola di Caprera? Da un lato mi sarebbe piaciuto continuare a combattere e morire valorosamente sul campo delle battaglie per la Libertà. Ma d’altro canto non mi è dispiaciuto passare gli ultimi anni della mia vita come un uomo normale, e senza le pressioni del campo di battaglia e il peso di tutte quelle vite sulle mie spalle. Testo di Lisa Vergani, illustrazione di Beatrice Moretti & Lisa Vergani

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L’infanzia del Signor G … Dom. n° 1: Buongiorno, Sig. Garibaldi, volevo farle alcune domande che riguardano alla sua vita.. è disposto rispondere sinceramente ? Ris.: Sono incuriosito e lieto di rispondere alle vostre domande. Bene a questo punto possiamo cominciare . Dom. n° 2: Volevo chiederle una cosa che mi pare sia la domanda base, in che luogo è nato in che anno? Cosa faceva da bambino? Ris.: Sono nato in un luogo chiamato Nizza, città capoluogo, dei domini di Savoia che per lunghi 7 secoli fece parte del primo impero. Sono nato nel 1807. La mia vita fu piena di avventure, come ogni bambino feci anche io i miei primi malanni. Andavo a scuola, a me piaceva andare a scuola, lo studio e i libri mi attiravano moltissimo, mi piaceva. Domanda n 3°: Ci parli della sua vita in famiglia Risposta: Avevo 2 sorelle, più piccole di me: Morirono presto tutte e 2: una per una malattia, mentre l’altra morì in una casa che bruciò e non riuscimmo a salvarla …che brutti ricordi vedere la propria sorella morire tra le fiamme senza che si possa fare niente. Poi avevo un fratello maggiore. Di lui ho ricordi belli e brutti: belli perché ricordo quando uscivamo a giocare e scherzavamo insieme. Tuttavia di lui ricordo una cosa che non potrò mai perdonargli. Lui provava gelosia nei miei confronti per avergli portato via l’affetto della madre: voleva avere più attenzioni, ma io ero più piccolo…. Domanda n 4°:Quando eri piccolo, ci stavi dicendo prima, che avevi fatto anche tu i primi malanni.. per caso ti ricordi qualche episodio? Risposta: Ma certo che sì, come potrei dimenticare i primi errori della vita? Ricordo che a 7 anni strappai le ali a un grillo per dispetto e per gioco. Rimpiansi tanto quel momento. Ricordo che Mia madre mi disse che era delusa dal mio comportamento, dopo tanta educazione e tanto rispetto che mi aveva insegnato, avevo agito con tanta cattiveria. Mi ricordo le esatte parole: “Cosa ti ha fatto quel povero grillo, per rovinare la sua vita? Sarà un animale, ma è pur sempre un essere vivente! Non penso che a te piacerebbe la situazione di un gigante (quello che lui “grillo”vede) che ti strappi gambe e braccia. Giuseppe Garibaldi sono delusa e offesa da tuo comportamento”. Poi avevo anche io i miei momenti di gloria, in cui mi sentivo fiero di me: è l’emozione più bella della vita. Ecco alcuni altri episodi: mi ricordo che avevo circa 9/10 anni quando cominciai la mia “vita” da “eroe” . A 10 anni salvai la vita a una bambina che stava per annegare in mare. Poi sempre in quell’età avevo salvato la vita a una signora che stava per morire in un incidente che ora non ricordo bene. Tutta la mia vita fino ai 22 anni fu una passeggiata tra i guai e l’eroismo. Eleonora Vianello

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L’unità di uno Stivale Generale, senza di lei oggi l’Italia non sarebbe unita, eppure lei non era italiano! Cominciamo bene giovanotti! Certo che ero italiano, perché Nizza, oggi città francese, allora era italiana! Io vi nacqui il 4 luglio 1807, figlio di capitan Domenico, e di Rosa Raimondi. Signor Garibaldi, qual era la situazione in Italia? Cari ragazzi, ai miei tempi la vostra odierna Repubblica non si poteva neppure chiamare Italia, con tutte quelle potenze straniere che la dominavano e tutti gli stati in cui era divisa. Allora la nostra Penisola non era una vera e propria nazione unita, era solo uno Stivale! In caso non lo sapeste, vi dirò che a Nord c’erano il Regno di Sardegna e il Regno Lombardo-veneto (governato dagli Austriaci). Procedendo verso il Centro vi erano molti ducati, tra i quali il più esteso era il Granducato di Toscana, ma il più imponente era lo Stato Pontificio.Infine, al Sud il Regno delle due Sicilie. E meno male che in quel periodo si parlava di… Risorgimento! Quali sono le sue prime imprese in Italia? Tornato in Italia nel 1848 in seguito alla Prima Guerra d’indipendenza, la mia prima impresa fu di combattere nella Repubblica Romana nel 1849, ma senza successo, così dopo essermi rifugiato negli Stati Uniti, addolorato anche per la morte di Anita, tornai alla mia cara Caprera ; quando mi annoiai, tornai in Italia, ma solo per sentire che Cavour non era d’accordo con me riguardo alcune imprese che avrei compiuto in seguito. Rifarebbe tutto quello che ha fatto? Sì, tutto. Anche se ho subito tanti sgarbi da Cavour e Vittorio Emanuele II. Essi hanno ceduto la mia amata città natale alla Francia. In seguito hanno cercato di

farsi perdonare, mi hanno eletto deputato al Parlamento del nuovo Regno d’Italia. Io accettai, solo per un po’, poi decisi che la politica non faceva per me!

Nicola Costantini

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NNOORRDD && SSUUDD Io: Ma perché mai le è venuta l'idea di unire l'Italia? GARIBALDI: mi è venuta in mente questa idea perché l'Italia a quel tempo era divisa in molti stati e ciascuno di essi aveva molti problemi: mancava la libertà al Nord, dove comandavano gli Austriaci; C’erano malattie, e povertà dappertutto, soprattutto al Sud … Per non parlare dell’arretratezza economica e agricola di gran parte del Regno Borbonico ! E a Roma governava la Chiesa. Così mi venne l'idea di unirla anche per il fatto che si aiutassero tra di loro. Io: Senta, ma Adesso, nel 2011, dopo 150 anni lei rifarebbe l'impresa di unire l'Italia? GARIBALDI: in questi tempi Nord e Sud della Penisola non si amano molto. I motivi principali sono che la popolazione del Nord accusa la gente del Sud di avere rapporti con la Mafia, di non raccogliere in maniera differenziata i rifiuti … Molte di queste differenze le fanno quelli del Nord per molti motivi. Certo, oggi lo Stato Italiano è unito… ma allo stesso tempo per alcune persone e per certi gruppi politici la Repubblica andrebbe divisa. Tuttavia io non sono fra questi, quindi lo rifarei. Penso che l’Italia divisa sarebbe più in difficoltà. Per esempio se un’alluvione o un terremoto colpisce una regione, le altre, che non sono state colpite, possono dare una mano. Testo e illustrazione di Nicolò Bettin

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AANNIITTAA,, llaa ddoonnnnaa ddeellllaa ssuuaa vviittaa

A- Buongiorno! Come sta signor Garibaldi? G- Bene, a parte la gamba, quella che è stata ferita… sente il tempo… Per il resto sto bene. A- Allora,valeva la pena di combattere per l'unità

d'Italia? G- Diciamo che ho realizzato il mio desiderio. Ma diciamo che anche che le fatiche sono state tante.

A- Suvvia, avrà avuto anche momenti felici… per esempio con la sua donna. Ci racconti.... dove e come ha conosciuto Anita?

Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva

Proveniva da una famiglia modesta, discendente da Portoghesi delle Azzorre che nel

Settecento erano emigrati in Brasile prendendo sistemazione nella provincia di Santa

Catarina. Una descrizione di Anita l’ho lasciata nelle "Memorie": “Era una donna alta, col

volto ovale, i grandi occhi neri e i seni prosperosi”. Nulla di più sull'aspetto fisico, che tuttavia

mi ha colpito in modo straordinariamente intenso . Ero giovane, allora. L’ho vista per la

prima volta col cannocchiale scrutando un villaggio da bordo della mia nave. Ho voluto

immediatamente sbarcare per mettermi alla ricerca di quella ragazza. La cercai inutilmente

per un'ora o giù di lì, finché fui invitato da un abitante del villaggio nella sua casa a prendere

una tazza di caffè. Aperta la porta, mi trovai davanti quella ragazza alta, fiera e dai "grandi

occhi neri" che stavo cercando. Le dissi spavaldamente in italiano (perché a quel tempo non

conoscevo bene il portoghese): «Tu devi essere mia». Avevo 32 anni, fu un grande amore.

Lei aveva solo 18 anni, ma era già sposata dall'età di 14 anni. Da quel momento, dopo aver

abbandonato il marito, Anita sarà la mia donna, la madre dei miei figli e la compagna di tutte

le mie battaglie.

Nel 1849 accorsi in difesa della Repubblica Romana; caduta la Repubblica, sfuggii

all'accerchiamento e riparai a San Marino, da dove cercai di raggiungere Venezia per mare,

ma fui sorpreso dalle navi austriache, sbarcai nei pressi di Ravenna.

Nella fuga morì la mia Anita. (incinta)

Da allora La mia prima moglie è diventata quasi una leggenda nel Risorgimento italiano e

incarnò l'ideale di donna-guerriero che combatteva per i diritti dei popoli e per l'eguaglianza

dei cittadini.

G- Ora rispondo alla prima domanda : Valeva la pena Di combattere per l'Unità d'Italia.? Sì. Perché ho sempre voluto che anche i Popoli più deboli e insignificanti assaporassero la libertà e l'Indipendenza. Althea Pauletto

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PPeerrcchhéé GG.. ffaacceevvaa

iinnddoossssaarree llee ccaammiiccee

rroossssee aaii MMiillllee?? R. Bella trovata le mie Camicie rosse, vero? Ho deciso di farle indossare nel 1837-40 durante la difesa dell’Uruguay, contro l’Argentina comandata da quell’antipatico del dittatore Rosas. Decisi proprio quel tipo di uniforme sia per galvanizzare i soldati, sia per confondere i nemici, dato che l’esercito avversario aveva la stessa divisa. In quel tempo lottavo a Montevideo, per la libertà dell’ Uruguay. Là Ho scelto la camicia rossa come uniforme della Legione Italiana, che combatteva ai miei ordini per la Repubblica Uruguaiana contro la dittatura argentina. Ho acquistato le tuniche destinate al mercato di Buenos Aires per gli operai dei saladeros, gli stabilimenti di carne salata. Quelle camicie erano rosse : il colore rosso serviva a mimetizzare le macchie di sangue della macellazione, ma l'intera partita era rimasta invenduta a causa della guerra. Così le comperai a prezzo di saldo. Al momento fu un vero affare. In seguito la camicia rossa è diventata la divisa delle battaglie per la libertà, per me simboleggia il coraggio, perché rende ben visibili al nemico, che viene affrontato lealmente, a viso aperto. E poi… in verità … A me non piaceva il bianco perché era il colore del papa, il mio

antagonista: Non Voleva che liberassi Roma, per farla capitale dell’Italia Unita.

A cura di Bryan, Lenardo et. Al.

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L’UNIONE FA LA FORZA. Ma

“FATTA L’ITALIA, BISOGNAVA FARE GLI ITALIANI”

Dom. 1: Valeva la pena di combattere per l’unità d’Italia?

Sì, perché l’unione fa la forza. Uno stato unito è più forte di tanti stati divisi, e in una battaglia

si vincerebbe più facilmente: Inoltre adesso possiamo chiedere aiuto ai nostri coinquilini,

quando prima non potevamo farlo.

Dom. 2: Perché, secondo te, la spedizione dei Mille ha avuto successo?

Credo perché gli italiani, sia i borghesi che i nobili, sia gli artigiani che i commercianti,

desideravano un’Italia libera dalla dominazione straniera (Austriaca e Borbonica) e unita.

Per questo mi appoggiarono e mi aiutarono, rendendo possibile il mio progetto. Certo i

contadini avrebbero voluto anche togliere le terre ai Baroni che non le lavoravano… ma

questo è stato possibile solo in parte, molti anni dopo

Dom.3: Ma allora, che cosa

significa la frase:’’Fatta

l’Italia, ora bisogna fare gli

Italiani’’?

Significa che, quando

abbiamo unificato l’Italia, gli

Italiani erano ancora molto

divisi, sia per il dialetto

parlato, sia per le leggi che

regolavano le varie zone

d’Italia. Bisognava cercare di

unificare l’Italia anche sotto

questo aspetto.

Dom.4: Tu credi che sarebbe

stato meglio se l’Italia fosse

rimasta divisa?

Forse per certi sarebbe stato

meglio, ma io credo che la

cosa più giusta sia quella di

avere uno Paese unito.

Leonardo Righetto

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GG..GG..GG.. UUNN MMAAEESSTTRROO…… cchhee uunnìì mmiillllee vvoolloonnttaarrii cchhee ppaarrllaavvaannoo cceennttoo ddiiaalleettttii D. Lei ha sempre fatto il soldato? R. No . ho molto navigato D. Viaggiando per mare quali pericoli ha incontrato? Un pericolo che ho incontrato è stato quando nel mar Nero, sono stato assalito dai corsari Turchi. Volevano depredare la nave, rubando i vestiti dei marinai, mentre il capitano non oppose la minima resistenza. D. E’ vero che lei fece anche l'istitutore per vivere, insegnando italiano, francese e matematica? R. Sì. Nell'agosto del 1828 sbarcai dalla nave Cortese a Costantinopoli dove, ammalato. Vi rimasi per diverso tempo facendo l’ istitutore, sino al 1831. D: Valeva la pena di combattere per l’unità d’Italia? R.: Secondo me, sì perché adesso va tutto un po’ meglio, come volevo io. D-: Ma lei è proprio sicuro di aver fatto bene? In ogni regione d’Italia si parlavano lingue e dialetti diversi, no? R.: Lei ha “ pienamente” ragione, ma anche il clima è diverso da nord a sud, anche la vegetazione è diversa… Anche se qualcuno parla diversamente l’italiano, siamo tutti uniti, è questo che importa. D: Ma non le sembra che il Governo di oggi stia cambiando un pò tutto??? R. E’ vero, ma “piuttosto” che essere divisi in Regni e Ducati e avere diversi duchi, papa e re…. Sarà sempre meglio avere un unico Presidente!?! D: Ma La scuola di oggi sta facendo il suo dovere??? Il Ministro dell’Istruzione come le sembra ? R: In Centocinquanta anni la scuola ha insegnato a parlare, a leggere e a scrivere la stessa lingua a tutti gli Italiani . Ora Il Ministro Gelmini credo stia un po’ rovinando il “Paese dello studio”. Io, potendo decidere, cambierei tantisssssime cose. Ad esempio darei più soldi alle scuole. D. Ma secondo lei tutti i genitori pagano le”tasse per la scuola”??? R. No, non credo. Ci sono sempre molte state persone giuste; mentre altre sono poco rispettose delle regole. E poi c’è qualcuno che è più povero… ed ha bisogno di aiuto… Bene per adesso altre domande non ne ho, grazie e arrivederci. Grazie a voi, ciao ciao. Ciao.

a cura di Sara T. e Sandy N.

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GGaarriibbaallddii && MMaazzzziinnii Signor Garibaldi, qual era la situazione italiana nel momento in cui lei si affaccia alla storia? Cari ragazzi, volete sapere com’era la situazione ai miei tempi? Innanzitutto la vostra odierna Repubblica allora non si poteva chiamare Italia, con tutte quelle potenze straniere che la dominavano, e tutti gli Stati da cui era composta… non era una vera e propria nazione unita! In caso non lo sapeste gli stati erano: a Nord il Regno di Sardegna e il Regno lombardo - veneto, procedendo verso Sud molti ducati, di cui il più esteso era il Granducato di Toscana. Nel centro si trovava lo Stato Pontificio, nel Sud il Regno delle due Sicilie. Per non parlare dell’arretratezza economica e agricola! E meno male che si era nel periodo del … Risorgimento! Quali ideali condivideva con Mazzini ? Da quel che ho capito ci sono scuole che portano il suo nome: comunque, all’epoca desideravamo entrambi un’Italia unita, indipendente, ma soprattutto democratica e repubblicana. Lui era molto colto e preparato, intelligente, ma non lo trovavo tanto simpatico come uomo. In seguito lei s’imbarcò per l’America. Con chi prese contatto? M’ imbarcai per il Brasile nel periodo in cui ero braccato per i miei ideali e ricercato dagli Austriaci per la mia partecipazione ad alcune sommosse. Comunque, arrivato lì, mi misi in contatto con la sede locale della “Giovine Italia” tramite il mio amico Luigi Cannessa. Vedete.. Il buon Peppino Mazzini fin lì era giunto con le sue idee! Rimpatriato, quali sono le sue prime imprese in terra italiana? Tornato in Italia nel 1848 in seguito alla Prima Guerra d’indipendenza, la mia prima impresa fu di combattere nella Repubblica Romana nel 1849. Scacciammo il Papa Re, ma non durò molto, Così dopo essermi rifugiato negli Stati Uniti, addolorato anche per la morte di Anita, tornai alla mia cara Caprera (isola). Dopo qualche tempo la noia mi assalì, e tornai in Italia. Purtroppo dovetti sentire che Cavour non era d’accordo con me riguardo alcune imprese che avevo in mente. Ritornato dal secondo esilio perché lei, repubblicano, si alleò con la Monarchia ? Sinceramente non mi andava molto di assecondare le idee di quel “tappetto” di Vittorio Emanuele II, ma capii che era indispensabile per l’indipendenza e l’unità nazionale mettere da parte il mio orgoglio e le mie idee troppo rivoluzionarie per quei tempi. Confesso che il Re mi era simpatico, mentre Cavour no

Beatrice Moretti.

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UUnn IIttaalloo--AAmmeerriiccaannoo

EErrooee ddii ppiiùù mmoonnddii D. Garibaldi, perché è chiamato Uomo dei due mondi? R. Oltre ad unire l’Italia, ho combattuto per la libertà dell’Uruguay. D. Lei dunque, con il linguaggio dei giorni nostri, potrebbe essere definito un italo- americano: non di provenienza nè di nascita, ma per aver contribuito alla loro Liberazione. R. In verità io ho combattuto con le armi, ma laggiù in America latina. È prima di me, erano arrivate le idee mazziniane. Senza le idee Le armi non avrebbero liberato nessuno. Grazie quindi, a quell’ invasione di idee, l’ Uruguay oggigiorno,è più libero. Raggiunsi l’ Uruguay il 15 Aprile del 1849. Sono rimasto ben dodici anni a combattere nell’ America Latina, fino a coglierne i segreti della politica. In quelle battaglie ho sperimentato nuove tattiche militari, rivelatesi poi utili all’Unificazione dell’ Italia. Là ho conosciuto il mio grande amore , Anita. Qualcuno dice che l’ho rapita, ma lei fuggì con me spontaneamente . Anche per lei, credo, fu amore a prima vista. In seguito divenne mia moglie, ma non fu solo amore: Anita fu mia compagna d’armi, era una donna- soldato quasi leggenda del Risorgimento italiano.

Gegia – Gaia

Checchin

Bandiera italiana con

Italia multietnica

Razzismo

Stop

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VIAGGIARE, LOTTARE, OBBEDIRE …

un giovane inquieto

Testo di Paola Z. Illustrazione di Lisa Casagrande e Sara Tracanzan -Caro Giuseppe, cosa c’era di bello secondo lei nel viaggiare in continuazione fin da giovani? Sì è vero io ho viaggiato fin da giovane attraverso i mari, mi piaceva molto a quel tempo. Il mare mi ha fatto conoscere molte cose, come quando sono andato in America e credo di essere migliorato molto specie, sulla tecnica di condottiero. Poi ho scoperto molti luoghi diversi via mare e ho fatto molte battaglie; magari potessi navigare ancora -Ma perché le piaceva così tanto? Sa, i io ero molto irrequieto da giovane e mi piaceva molto l’idea dell’avventura. E

poi oltre al piacere di viaggiare ho avuto dei motivi. Per esempio io volevo la libertà quindi mi sono alleato con i Romani contro il Papa. -E come è andata poi la battaglia?

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Mi alleai con altri comandanti e condottieri per liberare la Repubblica romana, ce l’avrei anche fatta se non si fossero messi in mezzo francesi, ma purtroppo erano superiori a noi. Tra coloro che persero la vita c’era il giovane Goffredo Mameli , che prima di morire scrisse l’Inno , il Canto degli Italiani Allora dovetti abbandonare la missione e Roma, così iniziai a vagabondare per vie molto pericolose per non farmi scoprire. Persi molti amici e tra loro anche la mia amata . -Ma se ti sei scontrato col Papa allora eri anche contro i Francesi. Sì, in quella battaglia, ero contro i francesi che difendevano Papa Pio IX. Poi Ho anche combattuto insieme ai Francesi nel 1859, e nel 1871: me lo ricordo perché quella fu la mia ultima battaglia, siccome persi dopo quella battaglia mi ritirai a Caprera dove ho vissuto i miei ultimi anni. -Sembri uno più bravo a comandare che a obbedire, o sbaglio? No non sbagli, mi ricordo quando ero alleato con il Re Vittorio, che mi dovetti scontrare

contro gli austriaci, ma dopo la mia vittoria a Bezzecca Trentino nel 1866 mi chiesero di

Obbedire e smettere.. Dovetti sgombrare il territorio per ordine dei Piemontesi a cui lettera

diplomatica o comunicato risposi: “Obbedisco”.

Testo di Paola Zangirolami , illustrazione di Nicola Costantini

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BUON 150° COMPLEANNO, GIOVANI ITALIANI! Buongiorno signor. Giuseppe Garibaldi; le chiedo subito ciò che ci interessa di più: - Valeva la pena di combattere per l’unità d’Italia? - Sì, ne valeva la pena. Di certo oggi non saremmo uno stato indipendente se io, Giuseppe Garibaldi, non avessi combattuto per l’Unità d’Italia… e di questo ne vado molto fiero. Sono anche molto riconoscente verso i miei uomini, perché è di certo anche merito loro se l’Italia si è unita, io da solo non ce l’avrei mai fatta. - Per lei non deve esser stato facile Combattere per questa causa: Il Re e il Conte volevano cedere la sua amata città natale… - Ammetto che non è stato facile :e molti uomini sono morti a causa di questa battaglia, ma qualcuno si doveva sacrificare. Io ho dovuto rinunciare al mio sogno di trasformare l’Italia in una Repubblica. A quel tempo le decisioni le prendeva Re Vittorio Emanuele, c’era la monarchia… Tuttavia era l’unica a poter costruire l’unità d’Italia. Se 150 anni fa non fosse accaduto… forse oggi l’Italia non esisterebbe. - Ci dica, se lei non avesse combattuto per l’unità d’Italia, come sarebbe oggi? - Si può immaginare che la penisola sarebbe un insieme di stati indipendenti come lo era a suo tempo; oppure potrebbe essere una terra di conquista per altri stati, per esempio Spagnoli o Inglesi. Infine anche altri imperi (Austriaci e Ottomani) si sarebbero potuti impadronire delle nostre enormi ricchezze, come opere d’arte o reperti storici. La peggiore delle ipotesi è che potremmo essere tuttora in guerra per la nostra indipendenza… ma grazie alle camice rosse e a me, non lo siamo. - Secondo lei l’Italia è migliorata da allora o è peggiorata? - Si, per me la Repubblica democratica nata dopo il referendum e l’esilio del re, l’hanno valorizzata molto perché di certo il potere è meglio che lo abbia il popolo, rispetto al re che può prendere anche decisioni sbagliate solo per i suoi interessi e per arricchirsi. Inoltre ha mantenuto molto bene le sue ricchezze del passato e questo gli fa onore. - Il 17 Marzo si festeggiano i 150 anni dell’unità d’Italia, cosa ne pensa? - Penso che sia un’ ottima festa perché ricorda non solo me, ma tutti gli eroi del Risorgimento. Inoltre festeggiamo anche perché l’Italia è riuscita a tenere insieme Nord, Centro e Sud. Restare uniti per 150 anni è un ottimo traguardo, e speriamo che si continui a restare uniti per tanto altro tempo. - La ringrazio per la sua attenzione. Per concludere vuole aggiungere qualcosa? - Grazie anche a voi. Concludo facendo gli auguri di buon compleanno alla cara Italia, e a tutti i giovani Italiani: Quelli che hanno fatto l’Italia erano tutti giovani ventenni, pieni di fiducia e speranza.

Vi auguro di crescere continuando a restare uniti. Lisa Casagrande

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D. Cosa facesti d’importante? R. Sono nato a Nizza nel 1807. Ho partecipato a un insurrezione mazziniana a Genova, in seguito alla quale dovetti fuggire in America latina. Ho combattuto per la libertà. Mi hanno definito “eroe dei due mondi” D. E poi cos’ altro? R. Sono tornato in Italia, per sostenere la lotta degli Italiani contro l’Austria. Abbiamo perso e siamo stati sconfitti, allora sono tornato in America braccato da tutte le polizie Italiane. D. C’è altro? R. Tornato in Italia ho aderito alla Società nazionale Italiana. Nel 1860 ho organizzato la spedizione dei Mille, e ho riunito la Patria Italiana.Ho dato una nuova sistemazione al nostro Paese. Allora mi sono ritirato nell’isola di Caprera in una casa di campagna. D. In breve in tutta la tua vita in cosa ti sei dedicato? R. Dunque mi sono dedicato alla causa della di libertà :ero un uomo d’azione e un

combattente di valore . Ero democratico e repubblicano ho saputo mettere da parte le mie idee verso l’unificazione nazionale sotto la monarchia dei Savoia D. Come fa a ricordarsi precisamente tutto quello che ha fatto? R. Sono come un libro che si rilegge in continuazione . Quest’anno compirò 204 anni. Credo che per la mia età sono ancora in gamba. E come dice bene il vostro libro di storia … a pagina 158 del libro 2B , non so neppure io veramente chi sono… Testo di Gaia Pavan, disegno di Stefania Cavallaro & Esma Skender0wska

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UN TRISNONNO TRA MILLE Una lista di 1090 persone fu fornita dal Ministero della Guerra e fu pubblicata nel 1864 dal Giornale Militare come risultato di un'inchiesta istituita dal Comitato di Stato. In essa si possono ritrovare antenati che a (quanto pare) parteciparono in prima persona alla spedizione. Con il mio cognome, Rossi, ci sono strati ben 4 garibaldini (Andrea, Pietro, Luigi Antonio) ma posso ben notare, leggendo il paese da cui vengono queste persone, che in realtà non sono miei parenti. Tuttavia, spostandomi nel ramo materno, , risalirei ad un certo Bullo Luigi; mio nonno racconta spesso delle sue origini… proprio partendo di lì… Luigi Bullo ( nato a Chioggia, 14 agosto 1829 - morto a Venezia, 17 dicembre 1871) Quest’uomo lasciò la sua famiglia all’età di 30 anni… giovane e con molta voglia di seguire i suoi sogni, tra i quali era lottare con Garibaldi per Unire e liberare l’Italia. Nutriva un grande, anzi, immenso desiderio di conoscerlo e stagli accanto. Se Egli sapesse scrivere non lo so, ma voglio provare a ricordarlo… Mentre era lontano, con una sua lettera che racchiudeva la sua preoccupazione, la paura della sconfitta, la sua anima…

Sicilia, Calatafimi, notte prima della battaglia, MAGGIO 1860 Carissima famiglia, È orribile la vostra mancanza… pure le urla del vicinato mi mancano. Mi trovo in tenda, in questo momento di riposo... tutti dormono, io però non ne sono in grado. Sarà questione della ferita al ginocchio fattami battendo contro un muro a causa di un cavallo che volendosi sbarazzare di me m’ha fatto cadere. L’adrenalina scorre ancora, dopo questo pesante giorno passato in compagnia del generale Garibaldi. Quale emozione! Domani la battaglia contro le truppe Borboniche avrà inizio. Io indosso già la camicia rossa, orgoglioso ed emozionatissimo. Spero che mi infonderà tutto il coraggio necessario. Non lo nascondo, temo di non farcela, ma desidero voi crediate in me. Presto sarò di ritorno. E SE IL DESTINO ci aiuterà, la nostra Italia sarà libera e unita, dalle Alpi al Mare. In questo silenzio, dove le anime battagliere, morte, s’allontanano diventando stelle; penso a voi, cara famiglia…. è uno spettacolo fantastico, anzi, spettrale…!

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Ricordo come mi sembrava noiosa la mia vita prima di seguire Garibaldi: ogni giorno ad un lavoro del quale mi ero pure stancato (non vi mento). Ora quella solita sinfonia mi pare un sogno lontano… Dobby sempre alla porta, pronto a darmi il primo saluto… oh, il mio fedele cane! La mia carissima moglie sempre occupata. E i miei splendidi figliuoli che litigano in ogni momento… Ma qui è tutto disgustosamente emozionante… Si lotta per la conquista della libertà e per la sopravvivenza, non per giocattoli come voi due, luci mie! Tuttavia… Si ha paura del buio come bambini… Ed ora che la luce sta rinascendo e s’inizia a sentir odore di battaglia. Vi stringo nei miei pensieri e vi mando un enorme bacione! Un grande saluto alla mia amata famiglia.

Il vostro babbo Bullo Luigi

Luigi tornò vittorioso dalla spedizione dei Mille, orgoglioso e felice . Fece in tempo a vedere l’Italia Unita e liberata dagli Austriaci. Non sappiamo bene di che cosa sia morto, a 57 anni, di lui non c’è altra traccia… , ma solo il ricordo dei famigliari… Questo dolore è stato trasmesso tra generazioni arrivando sino a me. Ed io lo voglio ricordare come un eroe di famiglia! Il mio Garibaldi di famiglia. Alessia Rossi

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Cara vecchia Italia, quante ne hai passate,quanti momenti brutti … Sei sempre stata una bella penisola, ma non sei mai stata molto in pace… Forse tu...tu rimpiangi ancora i tempi in cui l' uomo era libero e ti rispettava. Ora e tutto cambiato ! Computer e TV, Scavi e spazzatura, consolle e comodità di vario genere. Gli uomini ti hanno proprio "sfruttata" . Però ce l' hai fatta! E noi, che viviamo con te siamo contenti. Centocinquanta anni senza mai aver rimpianto di nascere e abitare qui: Italiani in Italia. Ci sono alcuni eventi di cui forse adesso c’è da pentirsi, e dai quali forse qualcosa ci hai fatto capire! I terremoti di Messina -1908, in Friuli nel1976, in Irpinia e all’Aquila nel 2009 . Le alluvioni di Firenze e Venezia 1966… Anche noi umani abbiamo fatto molti errori: Due guerre mondiali, cose terribili. Però il Popolo d'Italia non ha avuto solo persone-mostro (tipo Mussolini e il re di Savoia) persone tremende…Insieme possiamo vantarcti di aver avuto il G.G.G. (General Giuseppe Garibaldi) detto l' eroe dei due mondi e unificatore della Penisola. E' andato contro tutti , però , il nostro eroe ci è riuscito: Centocinquantanni fa ha unificato il tuo territorio in un unico PAESE. C' erano troppe divisioni quasi una decina di stati, ducati e granducati… non si poteva continuare così: per fortuna che ci ha pensato il nostro G.G.G. Egli non voleva una monarchia, ma una Repubblica; però e andata come è andata. Tuttavia , cara vecchia Italia, Le cose ora sono abbastanza tristi. C'è una cosa che in particolare ci distrurba: molti giornalisti italiani cercano di " uccidere" la Mafia, ed oggi il più famoso è Roberto Saviano. Egli

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però è costretto ad uscire con una scorta, se no rischia la vita. Io penso che B. e i suoi, sbagli a non voler festeggiare i centocinquanta anni dell'unità d' Italia, perchè l' Italia è una sola, come la bandiera : queste sono cose intoccabili, che non devono essere messe a rischio dalle divisioni. Quindi io dico a loro: L' Italia è unita da cento cinquanta anni, però ha una storia di 2000 e passa anni : Giulio Cesare, Attila, la Chiesa furbona, Italo Calvino,i partigiani, G.G.G., Giotto, Michelangelo, Napolitano, Mussolini, le lotte per la scuola pubblica, le 2 guerre mondiali e quelle per l' indipendenza e altri fatti e persone che tutti insieme hanno fatto un unica e bellissima storia, quella dell' Italia. E poi la pasta e la musica, la lingua italiana e la pizza, la scuola e il mare, Le Alpi e gli Appennini, Le ferrovie e le autostrade… la Pittura e l’arte.. tante altre cose ci uniscono. Dunque W l' Italia unita ora e per sempre!!! E speriamo che non si divida mai.

Comunque, è anche vero che noi Italiani non siamo mai stati un popolo tranquillo. Abbiamo una super storia, ma forse adesso la stiamo un pò rovinando. Cara Italia, Non dovremmo dividerci e/o rovinare il nostro Paese perchè è un bellissimo territorio, con i più bei paesaggi, carichi di storia:. Pompei ed Ercolano,il Colosseo e l'arena di Verona,la cupola di San Pietro e quella di Firenze, la torre degli Asinelli di Bologna e quella pendente a Pisa, i vari palazzi ducali, il campanile di San Marco, le gondole di Venezia… ecc Per come ci tratti e ci rispetti anche quando non ce lo

meritiamo!! GRAZIE ITALIA !!! Testo di Luca Causio, Disegno di Gaia Pavan, Bajram Cela, Asia Livotto

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GGiiuusseeppppee GGAARRIIBBAALLDDII,, GGiiuusseeppppee MMAAZZZZIINNII,, CCaammiilllloo CCAAVVOOUURR,, VViittttoorriioo EEmmaannuueellee IIII SSAAVVOOIIAA

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