La scrittura della crisi: «En torno al casticismo» di ...Unamuno ha di fronte a sé l'Europa,...

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LORETTA FRATTALE Università "Tor Vergata"di Roma La scrittura della crisi: "En torno al casticismo" di Miguel de Unamuno Circa un secolo fa - dal febbraio al giugno del 1895 - Unamuno pubbli- cava, sulla rivista madrileña "La España Moderna", cinque saggi che avrebbero inaugurato la ricca messe di studi sul mal de España - sulle sue origini e le sue conseguenze - fioriti a ridosso della grande crisi finesecolare. Che la Spagna fosse un paese arretrato, per cultura, istituzioni, e persino per parole, lo si an- dava ripetendo da tempo, e non solo negli ambienti progressisti. Sul tema del- la decadenza nazionale si era, anzi, sviluppata una vera e propria tradizione let- teraria, i cui prodromi si fanno risalire - stando all'attenta rassegna di Dolores Franco - alle prime melancolie cervantine; ai primi segni di "inquietudine", owerosia, diventata poi "secolare", per le drammatiche vicende in cui si anda- va prefigurando in Spagna il crollo dell'impero '. Di certo tale linea di pensie- ro è già tutta dispiegata negli apocalittici scenari quevedeschi. Si articola più lucidamente attraverso le compassate disanime degli illuministi (Forner e Capmany). Si alleggerisce dei toni più gravi con i preromantici (Cadalso e Larra) fino ad animarsi di speranze rigenerazioniste con i krausisti. I saggi unamuniani le daranno, tuttavia, nuovo vigore. E ciò tre anni pri- ma che "il disastro" del '98 la riportasse agli "onori" della cronaca nel clima di intensa mobilitazione ideologica provocato dall' ultima sconfitta. Nei sette anni che intercorrono tra la pubblicazione di questi saggi e l'edizione del 1902 2 , che per la prima volta li raccoglie in volume con il titolo En torno alca- 1 "Los primeros barruntos de inevitable declive - annota la studiosa - aparecen en Cer- vantes nacido un cuarto de siglo después que Acuña del que partimos en esta historia de una "inquietud secular" (Dolores Franco, España como preocupación, presentación de Azorín, Madrid, Guadarrama, 1960, p. 21). 2 Questa prima edizione dei saggi, in un volume regolare, vede la luce a Barcellona nel

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LORETTA F R A T T A L E

Università "Tor Vergata"di Roma

La scrittura della crisi: "En torno al casticismo"di Miguel de Unamuno

Circa un secolo fa - dal febbraio al giugno del 1895 - Unamuno pubbli-cava, sulla rivista madrileña "La España Moderna", cinque saggi che avrebberoinaugurato la ricca messe di studi sul mal de España - sulle sue origini e le sueconseguenze - fioriti a ridosso della grande crisi finesecolare. Che la Spagnafosse un paese arretrato, per cultura, istituzioni, e persino per parole, lo si an-dava ripetendo da tempo, e non solo negli ambienti progressisti. Sul tema del-la decadenza nazionale si era, anzi, sviluppata una vera e propria tradizione let-teraria, i cui prodromi si fanno risalire - stando all'attenta rassegna di DoloresFranco - alle prime melancolie cervantine; ai primi segni di "inquietudine",owerosia, diventata poi "secolare", per le drammatiche vicende in cui si anda-va prefigurando in Spagna il crollo dell'impero '. Di certo tale linea di pensie-ro è già tutta dispiegata negli apocalittici scenari quevedeschi. Si articola piùlucidamente attraverso le compassate disanime degli illuministi (Forner eCapmany). Si alleggerisce dei toni più gravi con i preromantici (Cadalso eLarra) fino ad animarsi di speranze rigenerazioniste con i krausisti.

I saggi unamuniani le daranno, tuttavia, nuovo vigore. E ciò tre anni pri-ma che "il disastro" del '98 la riportasse agli "onori" della cronaca nel clima diintensa mobilitazione ideologica provocato dall' ultima sconfitta. Nei setteanni che intercorrono tra la pubblicazione di questi saggi e l'edizione del19022, che per la prima volta li raccoglie in volume con il titolo En torno alca-

1 "Los primeros barruntos de inevitable declive - annota la studiosa - aparecen en Cer-vantes — nacido un cuarto de siglo después que Acuña — del que partimos en esta historia deuna "inquietud secular" (Dolores Franco, España como preocupación, presentación de Azorín,Madrid, Guadarrama, 1960, p. 21).

2 Questa prima edizione dei saggi, in un volume regolare, vede la luce a Barcellona nel

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sticismo, tutta una complessa materia intellettuale tornerà a coagularsi intornoal tema della decadenza spagnola. Idearium español (1897) di Angel Ganivet,Hacia otra España (1898) di Ramiro de Maeztu, El problema nacional (1899)de Macías Picaeva, La moral de la derrota (1900) di Luis Moróte, El alma ca-stellana (1900) di Azorín, Psicología del pueblo español(1902) di Rafael Altami-ra, sono solo alcune delle più importanti iniziative editoriali condotte in portoda quel vivace laboratorio di analisi - il discusso gruppo del '98 - in cui si sa-rebbe vista rappresentata la coscienza critica di tutta una generazione. Lo stes-so Unamuno si compiace di elencarle nel prologo che accompagna la raccolta,trovando in esse supporto e conferma a molte sue intuizioni. Come quella peresempio - diventata poi con Spengler un leit-motiv della più ampia riflessioneeuropea novecentesca sulla decadenza della stessa cultura occidentale - di pen-sare il paese come un organismo vivente, o morente, secondo i punti di vista;di sottoporlo ad anamnesi, come un corpo malato; un corpo dolorante e feri-to, da curare - rigenerare - con opportuni interventi teapeutici. Anemia spiri-tuale, paralisi intellettuale, abulia: questi i mali allora diagnosticati come ende-mici della Spagna contemporanea3.

In quest'ultimo scorcio di secolo Unamuno è particolarmente concentra-to sui problemi nazionali, impegnato in un' accesa battaglia culturale di rinno-vatore delle istituzioni e dei valori della vita spagnola. Le collaborazioni a "LaEspaña Moderna", "La Lectura", "La Vida Literaria", "Revista Nueva" (tantoper citarne alcune), gli interventi apparsi sulla stampa basca ("El Porvenir Va-scongado", "Revista de Vizcaya") e barcellonese ("La Publicidad", "Las Noti-cias", "Diario Catalán", "Diario del Comercio"), oltre naturalmente a quellidi taglio più specificamente ideologico ospitati da riviste politicamente schie-rate come "La Lucha de Clases", "La Justicia", "El Socialista", o l'anarchica"Ciencia Social", riflettono adeguatamente, e in tutte le sue tipiche oscillazio-ni, il processo di graduale fecalizzazione che l'approccio unamuniano al temadella Spagna registra nel corso di questi anni.

L'intensa pratica giornalistica porta Unamuno a cercare una mediazione

1902, quale IV tomo della "Biblioteca Moderna de Ciencias Sociales" diretta da Santiago Va-lenti i Camps.

3 Una sintesi esauriente dell'estesa e variegata nomenclatura "patologico-crepuscolare"applicata alla crisi spagnola finesecolare è offerta da José Luis Calvo Carilla, La cara oculta del98. Místicos e intelectuales en la España del fin de sigio (1895-1902), Madrid, Cátedra, 1998 (inparticolare v. il capitolo Los males de un siglo agonizante, pp. 81-113).

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tra intuizione speculativa e pensiero discorsivo; un raccordo tra le idee matura-te studiando le opere dei mètres à penser dell'Ottocento (da Hegel a Schopen-hauer, da Kant a Darwin e Spencer) e l'indagine concreta dei problemi nazio-nali. Gli studi condotti, tra il 1880 e il 1890, in ambito storico-positivistico(Taine), progressivamente estesi alle scienze sociali, all'antropologia (Waitz),alla psicologia (Wundt, Ribot), alla linguistica (Humboldt, Schleicher), allaVolkerpsycologie gli fanno contemporaneamente intravedere la radicale e dura-tura unità sottesa alle manifestazioni presenti e passate di ogni popolo; la pos-sibilità che proprio là - sotto l'accidentata varietà di questo nostro mondo dilotta, e al di là degli egoismi e degli orgogli di casta - si dovessero andare a ri-cercare le ragioni e il senso più vero, più umano, quindi più universale e a untempo più "patrio", di una degna appartenenza alla propria comunità cultura-le.

In tale direzione si muove Unamuno in questa prima fase di ricerca.Come filosofo si era cimentato, in privato, in una dottrinaria e astratta riela-borazione dei fondamenti metafisici: il trattatello Filosofia lógica abbozzato nel1886 e mai più ultimato. Come linguista si era invece già fatto conoscere e ap-prezzare per studi e saggi sulla lingua basca che avevano rivelato in lui unacompetenza tecnico-teorica non comune - data anche la giovane età - , benaggiornata circa i recenti sviluppi della ricerca filologica e storico-comparativain campo europeo 4. La sua strada, però, ha deciso ormai di tracciarla più sullaterra, a diretto contatto con la dolorante materia umana incarnata e imprigio-nata nella Spagna di quei giorni, con una realtà accessibile all'esperienza piut-tosto che alla dissertazione teorica5.

Unamuno ha di fronte a sé l'Europa, orizzonte di mobili frontiere, dicontinui e fecondi travasi di idee e di culture6. Ad essa guarda per un po'

4 Cfr. Otello Lottini, Unamuno linguista, Roma, Cadmo, 1984.5 II cambio di rotta avviene, stando a quanto si deduce dalle lettere di Unamuno all'a-

mico e filologo Pedro Mugica negli anni '94-'95, anche per sopraggiunti scrupoli di naturamorale e politica. "Aquí no nos hacen falta trabajos de punta — leggiamo nella lettera del22-5-1895 - sino mover el país, levantar la cultura general, sacudir los espíritus, animarlos"; equalche mese prima: "Qué dolor humano se mitiga, qué progreso efectivo y real se trae con el-los? a la cultura total del pueblo, al perfeccionamiento del espíritu qué aportan?" {Cartas inédi-tas de Miguel de Unamuno, recopilación y prólogo de Sergio Fernández Larraín, Santiago deChile, Zig-zag, 1965, pp. 228 e 222. Cfr. anche Otello Lottini, op. cit., pp. 79-94.

6 Buon documento della pur sui generis ma ben alimentata "fede" europeistica del gio-vane Unamuno (nei modi, ovviamente, sempre contraddittori e oscillanti ma intensi in cui egli

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come al modello di società aperta, dinamica, che può vantaggiosamente con-trapporre all'idea astratta di patria dei tradizionalisti, i quali la concepisconocome sistema chiuso, statico, avulso dalla reale dialettica del processo storico.A questa iniziale e sui generis vocazione europeistica - leggibile più in chiaveculturale che in senso strettamente politico - fa da simmetrico pendant unvivo interesse per il "movimiento regionalista" (soprattutto quello catalano), nelquale scorge - scriverà a Ganivet ancora nel '98 - "e¿porvenir de nuestra rege-neración" 7. È questo l'altro fronte sul quale è convinto che si debba intervenireper ricreare in Spagna quella salutare atmosfera di libero scambio registrata suscala europea; per disarticolare, e concretamente sostituire - suggerisce in Deregeneración: en lo justo (1898) - "l'unità coercitiva" imposta dalla politica ca-stigliana con "l'armonica integrazione delle vite regionali"8. Regionalismo eciò che lui chiama - con un terminologia prossima al socialismo di quegli anni- "internazionalismo" figurano così, in un importante saggio del '96 che rac-coglie ed elabora alcuni passaggi chiave dei saggi sul casticismo, come la polari-tà dialettica vitale da cui "surgirá la patria completa y pura, la de los hombresemancipados de la tierra"9.

era solito vivere ogni "fede") sono proprio i saggi di cui ci stiamo occupando, in particolarel'ultimo della raccolta, quello intitolato Sobre el marasmo actual de España. Qui egli invita a"europeizarnos y chapuzarnos de pueblo", ad aprire "las ventanas a vientos europeos", per rav-vivare "con la ducha reconfortante de los jóvenes ideales cosmopolitas el espíritu colectivo in-tracastizo que duerme esperando un redentor!" {En torno al casticismo, estudio y edición deFrancisco F. Turienzo, Madrid, Alcalá, 1971, pp. 241-244. D'ora in avanti ci riferiremo aquesto testo con la sigla ETC).

7 Lettera del l-IX-1898 (A. Gallego Morell, Tres cartas inéditas de Unamuno a Ganivet,in "Insula" (Madrid), 35, 1948, p. 1).

8 De regeneración en lo justo, in Obras completas, introducción y notas de Manuel GarcíaBlanco, Madrid, Escelicer, 9 vols., 1966-1871, III, p. 700 (d'ora in avanti ci si riferirà a questaedizione delle opere complete di Unamuno utilizzando la sigla E, seguita da numero del volu-me e pagina; occasionalmente si prowederà altresì a tradurre il passo citato, laddove si riterràche l'alternanza di registro linguistico possa inutilmente complicare il processo della lettura). Irapporti di Unamuno con il movimento nazionalista catalano sono, in quest'ultimo lustro delsecolo, intensi e proficui (non è un caso che la prima edizione regolare dei saggi sul casticismo sipubblichi a Barcellona: cfr. Adolfo Sotelo Vázquez, Miguel de Unamuno: Artículos en "Las No-ticias" de Barcelona (1899-1902), Barcelona, Lumen, 1993). Più difficili e tormentad quellicon il nazionalismo basco, pesantemente compromessi dalle teorie via via espresse da Unamu-no sulla lingua basca in discorsi e conferenze tenuti a Bilbao tra il 1888 e il 1901.

9 La regeneración del teatro español, E, I, p. 906.

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Un'analoga divaricazione di prospettive Unamuno la ripropone sul pia-no politico. Era entrato a far parte della Agrupación socialista di Bilbao negliultimi mesi del 1894, epoca alla quale risalgono le sue prime collaborazionialla rivista "La Lucha de Clases" diretta da Valentín Hernández. È tra i pochi- stando a quanto affermerà Ramiro de Maeztu dalle pagine di "El Socialista"(l/V/1899) - ad aver letto attentamente Marx, la cui analisi sui rapporti diforza tra classi sociali e potere economico giudica, e avrebbe giudicato anchein seguito, "luminosissima e profonda" benché insufficiente10. Unamuno ri-conosce il ruolo determinante che ha svolto nell'evoluzione delle società ilprocesso di accumulazione e di distribuzione della ricchezza. Si dice però an-che convinto che altri bisogni, altro genere di tensioni, oltre a quelli puramen-te materiali, concorrano a far progredire la linea dell' emancipazione umana."En el fondo de todo problema literario y aún estético, en el fondo de todo lohumano - osserva nel già citato saggio La regeneración del teatro español - hayuna base economica y un alma religiosa. El economico y el religioso son, enacción y reacción mutuas, los factores cardinales de la historia humana" n .Concetto che riformulerà variamente, non mancando di precisare di averiomutuato da Proudhon. Trovano così spazio, nel corso di questa breve macoinvolgente militanza socialista, curiosità e interessi non proprio ortodossi,punti di vista alternativi, non di rado in conflitto tra loro: dall'anarchismo teo-rico alla Ibsen o alla Tolstoi al socialismo cattolico di Nitri, dalla concezioneantistatalista spenceriana al riformismo "illuminato" costiano.

Vi è che Unamuno tende ora a leggere e interpretare tutto - in linea conla prospettiva hegeliano-marxista — in chiave dialettica. Vuole passare - come

10 Interessanti valutazioni unamuniane, in questi termini, sulla dottrina marxista si rin-tracciano nella corrispondenza a Pedro Mugica, Clarín, Arzadun (tra il 1895 e 1897) e in varisaggi, anche successivi, da Contra el purismo (1903) a Concepción idealista de la historia ("LaNación", 29/III/1918). Le espressioni qui riportate sono ricavate dalla lettera di Unamuno del30/X/1987 a Juan Arzadun (cit. da Rafael Pérez de la Dehesa, Politica y sociedad en el primerUnamuno, Madrid, Ciencia nueva, 1966, pp. 75-76). In merito all'influenza del pensiero mar-xista sul giovane Unamuno si sono variamente espressi, oltre allo stesso Pérez de la Dehesa,Elias Díaz, Carlos Blanco Aguinaga, Manuel Pizán, Dolores Gómez Molleda, Jon Juaristi edaltri. Di certo Unamuno lesse con attenzione le opere di Marx, come dimostrano i frequenti ri-ferimenti ad esse negli articoli - di tema soprattutto politico-sociale- composti nell'ultima de-cade del secolo. Il suo socialismo, tuttavia, si rivelò subito incline all'eterodossia, insofferente acondizionamenti e vincoli di militanza "organica".

11 La regeneración del teatro español, E, I, p. 908.

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del resto suggerisce Marx - "dal linguaggio alla vita"; da un linguaggio astratto,divenuto con Hegel - ce lo ricorda Blanchot - "scienza di se stesso e modellodi ogni scienza" 12, alla parola come atto coscientemente rivolto all'esperienzadella realtà; pensiero umanamente dispiegato e dunque passibile di quelle me-desime oscillazioni di senso in cui si manifesta il movimento stesso della vita.La dialettica hegeliana gli ha offerto un modulo argomentativo particolarmenteefficace per sconfessare tanti luoghi comuni filosofici e storiografici ancora inauge presso le patrie accademie; parametri di giudizio che riteneva prefabbrica-ti ad uso e consumo dei potenti di turno, o anche solo sciocche, posticce obbe-dienze alle mode e agli idoli della società letteraria contemporanea. Lo sta peròanche sovraespenendo agli effetti di un negativismo logico assoluto che di lì apoco si rivelerà potente vettore di crisi e di intime lacerazioni13.

Comincia così per lui quel periodo (1895-1897) che le biografie di solitoclassificano come "antesala de la crisis" 14; zona - ovvero sia - di tempesta spi-rituale nella quale agirebbero ad un livello ancora profondo tensioni e lacera-zioni venute poi prepotentemente alla luce durante le drammatiche notti del'97. Nell'arco teso tra neoromaticismo ed esistenzialismo la ricerca unamunia-na avanza ora - e avanzerà di fatto poi sempre - tra estenuanti oscillazioni.Spazia tra i grandi mondi filosofici del suo tempo (Kant, Hegel, Spencer,Marx, Schopenhauer) ma si schiera nettamente a favore del paradosso, dellacontraddizione, come contraltare all'idea stessa di sistema filosófico, come

12 Maurice Blanchot, La scrittura del disastro, a cura di Federica Sossi, Milano, SE,1990, p. 91.

13 Non è questa la sede opportuna per affrontare la complessa questione dell'influenzahegeliana sulla riflessione e la dialettica unamuniane, per la quale si rinvia a saggi di parerecontrapposto: Manuel Pizán, El joven Unamuno. Influencia hegeliana y marxista, Madrid, Ayu-so, 1970 (che ne esalta la portata) e quello di Pedro Ribas, Unamuno lector de Hegel, in "Revi-sta de Occidente", Madrid, 96, 1989, pp. 108-125 (che la minimizza). Da parte nostra ci limi-teremo a ricordare che Unamuno stesso la sentì come importante e significativa, soprattuttodurante gli anni della formazione universitaria (cfr. la lettera del 1901 a Federico Urales, in Laevolución de la filosofía en Españ, Barcelona, Cultura Popular, 1968, p. 161). In quanto al mo-dulo argomentativo adottato in questi come in altri saggi coevi (il famoso principio di contrad-dizione), tanto Pizán come Ribas (sia pur con qualche distinguo) lo considerano di derivazionehegeliana.

14 Cfr. Armando Zubizarreta, Desconocida antesala de la crisis de Unamuno: 1895-96, inTras las huellas de Unamuno, Madrid, Taurus, 1960.

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nuova esperienza in cui pensiero e immaginazione finiscono per confluire lun-go una stessa frontiera speculativa.

Di questo peculiare atteggiamento "critico" i saggi di cui ci occupiamocostituiscono un modello di impostazione e di metodo. Il bisogno di contrad-dittorio e di polemica è in essi teorizzato come principio vitale che salva il con-cetto dalle pietrificazioni e dai "malefici" del senso comune. Il lettore è conti-nuamente richiamato a diffidare dell'evidenza, a non accontentarsi di un'acco-modante mezza verità. È invitato a seguire un'altra strada, quella "dell'alter-nante affermazione dei contrari", che permetta "alla forza degli estremi" diagire nella sua anima e alla verità di affermarsi come "risultante della lotta"15.Su questo "processo ritmico di contraddizioni" Unamuno fonda la sua origi-nale tesi casticista, un nuovo concetto di tradizione, e la messa a fuoco di unadimensione intrahistórica nella quale vede brillare la luce dell'essenziale, o al-meno un suo riflesso.

Proprio quest'ultima, di cui pare si fossero già occupati i krausisti (JuliánSanz del Rio), lo stesso Hegel, e persino Galdós, gli offre un nuovo punto di vi-sta, un nuovo piano di riflessione, rispetto all'ormai secolare questione della cri-si spagnola, distante tanto dalle chiuse logiche conservatici dei tradizionalistiquanto da quelle indiscriminatamente "progressive" dei fautori del cambiamen-to ad ogni costo. Quella di Unamuno è, a volerla definire, una prospettiva "es-senzialista". Scava all'interno della realtà spagnola (nell'intrahistórico) e punta al-l'essenziale, a ciò che la Spagna "è", non da sempre ma in ogni presente.

Una salutare elementarietà trasforma in queste pagine la disperata me-moria spagnola dei trascorsi splendori in appassionata concretezza, in viva at-tenzione per l'immediato, l'informe e il "basso", per la vita "de los millones dehombres sin historia que a todas las horas del día y en todos los países del glo-bo se levantan a una orden del sol y van a sus campos a proseguir la oscura y si-lenciosa labor cotidiana y eterna"16. Da quest'osservatorio decentrato, fuoridal tempo e dal "mondo"; da questo appartato regno di "silenziosi" distantedalle logiche ufficiali, sordo alla chiacchiera politica, o accademica; da questoorizzonte intermedio tra la superficie del mondo e la sua segreta realtà sotter-ranea, la vita e la storia si rivelano ad Unamuno nella loro costitutiva mutevo-lezza e transitorietà quali "onde in movimento" sopra cui scorrono e si consu-

15 ETC, p. 92.16 Ibid.,p. 110.

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mano gli accadimenti, le idee, le passioni degli uomini. Ma sotto, sul fondo si-lenzioso e immobile di quel mare in tempesta, egli vede precipitare e sedimen-tarsi i materiali puri, frammenti preziosi della tradizione viva - la tradizionedel presente, precisa, non del passato - ; materiali in grado di sfidare il tempo ,di cristallizzarsi in forme eterne e permanenti. In essi scorge, Unamuno, la sot-tile "sustancia del progreso" 17, l'unico potenziale certo di energie positive peril futuro della Spagna.

Luogo di labile coagulazione delle intenzioni consapevoli e inconsce diun popolo, di miti individuali e collettivi, l'intrahistoria è però anche la "terradi mezzo" - il confìnuum di Kierkegaardiana memoria - che dal barocco in poiregolarmente affiora e si impone, in tempi di crisi, tra i rigidi domini dell'on-tologia: tra vita e sogno, realtà e immaginazione, intenzioni consce e pulsioniinconsce, passato e futuro, leggenda e storia. È il regno del "possibile" dove siannulla ogni senso rigidamente definitorio, ogni condizione mentale irrevoca-bile. L' eternità è qui il puro presente; la verità, un ossimoro; l'uomo, un' in-decifrabile mescolanza di volontà cosciente e impulsi ciechi.

Unamuno fa, in sostanza, coincidere l'orizzonte intrahistorico con quellodi una filosofia potenziale (tutta ipotetica e congiuntiva) in cui ravvisa Xhumusfertile di ogni cultura; l'essenza, l'energia vitale - proprio perché contradditto-ria, critica e conflittiva - di ogni civiltà. Tenterà, nei cinque saggi di analizzar-ne la materia, di considerare i rapporti di dipendenza, di possibile e fertilescambio con la realtà storica (culturale, sociale, economica) del paese. Vorreb-be penetrare la dolorante sostanza umana della Spagna di quei giorni, chiarireil senso del suo malessere, capire cosa possa giovare alla sua civiltà.

Per decifrare Xintrahistorico - lo dicevano anche i krausisti - ci voleva delresto un poeta, un artista, formandosi, la memoria di un'epoca, nei suoi valoriappunto "essenziali", sui documenti e le testimonianze più varie. Un romanzo,un quadro, una poesia - osserva lo stesso Unamuno - possono dire, di un seco-lo, assai più e assai meglio degli stessi libri di storia18. Il teatro e i romanzi ba-

17 Ibid.18 "Pensando en el parcial juicio de Schopenhauer - riflette in queste pagine

Unamuno- he pensado en la mayor enseñanza que se saca de los libros de viajes que de los dehistoria..., de cuánto más hondos son los historiadores artistas o filósofos que los pragmáticos,de cuánto mejor nos revelan un siglo sus obras de ficción que sus historias de la vanidad, de lospapiros y ladrillos" (ETC, p. 117). Prospettiva esegetico-pedagogica affine a quella - in Spagnad'ampia divulgazione- krausista.

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rocchi, Lope, Cervantes, Calderón, i mistici figurano conseguentemente in que-sti saggi come gli elementi di rilievo della tradizione culturale spagnola, quellaviva, con aspirazioni e possibilità davvero "moderne"; come i più sicuri testimo-ni - i veri depositan - dell'antica, essenziale, saggezza popolare. Ma ancor piùrilevanti, e cariche di senso segnatamente "tradizionale" appaiono ad Unamunole forme, le espressioni e le esperienze del vivere — vivencias - che registra duran-te il suo continuo peregrinare fisico e mentale nella vasta e remota geografia delquotidiano castigliano. Qui è dove egli vede riflettersi più nitidamente il feno-meno Spagna; qui situa il centro vivo, la "roca dura" della sua civiltà.

E cos'era per Unamuno la Spagna, questo strano paese dove - lo avevasottolineato in una conferenza tenuta il 3 gennaio 1887 presso la società "ElSitio" di Bilbao - "iberi e baschi, celti e fenici, greci, romani, svevi, vandali,alani e silingos, goti, arabi, mori, siriani, ebrei, gitani e altre mille razze" eranovenuti a cercare "il calore del sole" e "i frutti della terra"? Quali dovevano con-siderarsi i padri di una nazione dove "qui il basco, in Galizia il celta, il romanoa León, il greco a Valencia, l'arabo e il moro in Aragona e in Andalusia" aveva-no sparso "gocce del loro sangue", ed erano germogliate un po' ovunque "ideedi tutte queste razze"? Parlare di razza spagnola non aveva per Unamuno alcunsenso, "è non sapere - protestava — ciò che si dice" 19.

Non sapevano cosa dicevano i difensori del castizo, del "puramente spa-gnolo", quando si esaltavano all'idea della propria specificità nazionale e ne ce-lebravano indifferentemente vizi e virtù, orgogliosi comunque di sentirsi di-versi, originali, e persino più "brutos" di altri. Castizo, ricordava loro Unamu-no in apertura al primo saggio (La tradición eterna), era un derivato di casta, ecasta era a sua volta riconducibile — seguendo la discutibile etimologia propo-sta da Covarrubias nel Tesoro de la lengua castellana o española (1611) - all'ag-gettivo latino castus che significa "puro", "sin mezcla"20. Ciò che legittima-mente poteva dirsi castizo era perciò, per Unamuno, non l'originale (la "cari-catura", la "mueca") ma l'originario, non i tratti differenziali ma la radice co-mune, non lo specifico proprio di una nazione ma l'universale, l'indi-stintamente "umano"21.

19 Espíritu de la raza vasca, E, IV, pp. 156.20 ETC, p. 89.21 "Porque lo originai - precisa più avanti Unamuno— no es la mueca, ni el gesto, ni la

distinción., ni lo original; lo verdaderamente original es lo originario, la humanidad en noso-stros" {ETC, p. 113).

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II significato stesso di tradizione sfuggiva, secondo Unamuno, ai suoi piùenergici sostenitori, che la identificavano con le forme più caduche e superfi-ciali della vita storica nazionale. Essi pretendevano di perpetuare il passato del-la Spagna, di eternarlo, sottraendo al tempo e alla storia la loro essenza, che èmovimento e cambiamento. Credevano in una Spagna che non c'era più, mala proclamavano eterna ed immutabile, qualificativi che ad Unamuno nonriusciva proprio di combinare.

Solo ciò che vive, e dunque è - dice Unamuno - poteva cavalcare sui se-coli, o scorrere sotto di essi, eternamente, come qualcosa di originario per ognipresente. Tradizione - ricorda in quello stesso saggio - è un derivato di trade-re, "equivale a entrega, es lo que pasa de uno a otro; trans, un concepto herma-no de los de transmisión, traslado, traspaso"22. Non poteva dunque darsi secon-do la logica unamuniana, tradizione del passato, giacché il passato, divenuto emorto, non transit. La tradizione doveva semmai pensarsi al presente: "lo quepasa — scrive - queda" mentre ciò che è "pasado" giace "muerto para siempre yenterrado en cosas muertas"23.

Unamuno mette in discussione concetti e parole che ai più apparivanodel tutto pacifici. Ha deciso di rompere con le convenzioni inguistiche, i sape-ri assoluti, le retoriche convenzionali. La questione linguistica assume subitonella sua riflessione un rilievo speciale u. La crisi della Spagna è per lui anchecrisi della capacità di rappresentare con un linguaggio adeguato una realtà nonsolo, o non tanto - come è ovvio - diversa, quanto piuttosto intrinsecamentemutevole e in perpetuo divenire. Si affida, perciò, senza riserve alla forza crea-tiva del linguaggio, dall'intimità dialettale alla più spettacolare erudizione.Pensa, così, di neutralizzare le mistificazioni della storia, di smascherare il tra-dimento del linguaggio accademico (1:esperpento linguístico-académico varia-mente denigrado nel prologo e nei saggi25) rispetto alla memoria arcaica chequesto pretenderebbe di custodire in sé.

22 ETC, p. 108.23 ETC,p. 108 ep. 111.24 Per una valutazione dell'incidenza della riflessione linguistica sulla parabola speculati-

va unamuniana nel suo complesso, e per ogni altro fondamentale chiarimento circa la questio-ne della lingua e del linguaggio nella formazione e nell'ideario di Unamuno, si rinvia al già ci-tato saggio di O. Lottini e suoi importanti precedenti come Carlos Blanco Aguinaga, Unamu-no, teórico del lenguaje, México, El Colegio de México, 1954 e Fernando Huarte Morton, Elideario lingüístico de Miguel de Unamuno, Salamanca, Universidad de Salamanca, 1954.

25 Ibid.

La scrittura della crisi: "En torno al casticismo" di Miguel de Unamuno 289

Propone all'uopo - sulla linea di Herder e di Humboldt - di svecchiare illinguaggio, di restituirgli la freschezza e la flessibiltà - l'universalità - delle ori-gini. Dal canto suo si diverte a coniare neologismi, post-ceptos (eccone unesempio): il contrario di "pre-cetti", frutto di libero esame e non di dogmi. Af-fila ossimori e paradossi (¿[presente eterno). Costruisce calambours, incroci disenso tra significanti limitrofi (per citarne solo uno dei più noti, quello tracreer e crear: "creer lo que no vimos"I"crear lo que no vemos", utilizzato in questicome in altri saggi successivi). Gioca infine con l'etimologia, come lo abbiamoappena visto fare con i termini castizo e tradición. L'intento di Unamuno èfondamentalmente quello di conferire alle parole un senso che sia o del tuttonuovo, aderente alla nuova realtà - e dunque sufficientemente ambiguo e con-traddittorio - o del tutto arcaico, quello più antico, più vicino alla prima -originaria - verità.

Entro questi estremi si muove la scrittura unamuniana della crisi {a lo quesalga la confessa Unamuno nell'omonimo saggio del 1904)26 come scrittura li-bera e diveniente, spontanea germinazione del mondo interiore, sotterraneo,dell'artista che abita la crisi anche come spazio privilegiato della propria creati-vità. Una scrittura, insomma, aperta alle più ampie possibilità ed incroci disenso, estranea a scuole e accademie, distante dal mondo di tutti, ma anchepronta a confondere tutto - "los sentidos, anhelos y afectos más íntimos, losmás recónditos pensares" - in "una común niebla espiritual"27. La lezionestessa che Unamuno ricaverà dalla crisi consisterà, più che in un nuovo sapere,o in una medicina, in una strategia; in un'etica e in uno stile del pensiero (unodei "nuevos estilos de integridad" registrati da Marichal28 a carico del labora-torio di scrittura del '98) a loro volta protesi a congruir los contrarios; in una ri-cerca del senso fondata sul paradosso e sulla contraddizione, in grado di rap-presentare il mondo come realmente è - come già allora gli appare - : assurdo,paradossale, frammentario e illusorio.

16 A l o que salga, E, I, p p . 1 1 9 4 - 1 2 0 4 .27 Ii>id.,p. 1199 .28 Teoria e historia del ensayismo hispánico, Madrid, Alianza Universidad, 1984, p. 139.