La Schizofrenia dalla A alla Z – SOS PSICHE Schizofrenia ... · e può anche star seduta rigida...

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Serie di AUTO-AIUTO S chizofrenia dalla A alla Z S chizofrenia dalla A alla Z MANUALE PER CITTADINI, FAMILIARI E VOLONTARI

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La Schizofrenia dalla A alla Z – SOS PSICHE

Serie di AUTO-AIUTO

Schizofreniadalla A alla ZSchizofreniadalla A alla Z

MANUALE PER CITTADINI,FAMILIARI E VOLONTARI

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SOS PSICHE – La Schizofrenia dalla A alla Z

Hanno contribuito alla stesura, traduzione e correzione del testo PSICHE FRIULI e lasezione PSICHE2000 di Conegliano-Vittorio Veneto.L'opuscolo viene distribuito nell'ambito delle associazioni che fanno parte delComitato Promotore di SOS PSICHE.

Prima edizione: settembre 1996

© 1996 SOS PSICHE, PSICHE FRIULI - Disegni e testo non possono essere duplicatise non sotto espressa autorizzazione scritta ottenuta da PSICHE FRIULI, SOS PSICHEe dall'Istituto Nazionale Americano per la salute mentale. Si precisa che il copyright èapplicato al solodocumento tradotto in Italiano; il testo in americano può essere liberamentedistribuito.

L'opuscolo non è in vendita.

L'invio gratuito è subordinato al pagamento della quota sociale e/o all'avvio di campagneinformative, di sensibilizzazione o promozionali.

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La Schizofrenia dalla A alla Z – SOS PSICHE

Introduzione

Dopo la pubblicazione dell'opuscolo "Schizofrenia: 6 importantiproblemi", le associazioni PSICHE FRIULI e Psiche2000 diConegliano (Tv) hanno collaborato a lungo per la stesura diquesto importante volumetto sulla Schizofrenia.

Questa malattia è un vero e proprio problema sociale: colpi-sce in media l'un per cento della popolazione e l'individuo che neè affetto crea numerosi problemi attorno a sé.

L' opuscolo è indirizzato a famiglie e volontari ed analizza conun linguaggio semplice gli aspetti della Schizofrenia. Lo scopodelle associazioni dei familiari è anche di dare una corretta infor-mazione e spiegare ai parenti cosa è la malattia, quale è la pos-sibile evoluzione e le cure.

Ringraziamo di cuore le persone che hanno collaborato:

• per la traduzione dell'opuscolo il Sig. Everardo Raimondidi Conegliano;

• l'Associazione Usa NAMI che ha fornito il materiale e in parti-colare Mr. D.J. Jaffe del gruppo FAMI di New York.

• l'Istituto Nazionale Americano per la Salute Men-tale (NIMH), proprietario del testo in lingua americana – adat-tato in italiano da PSICHE FRIULI.

• per la stesura dell'opuscolo, la correzione e la supervisione ilSig. Amedeo Condotta (Psiche2000 di Conegliano) e ilSig. Alessandro Tuveri (PSICHE FRIULI del Friuli V.G.).

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La Schizofrenia dalla A alla Z – SOS PSICHE

Sommario

Premessa .................................................................................7

CHE COSA È LA SCHIZOFRENIA? ....................................9

IL MONDO DEGLI SCHIZOFRENICI ............................... 10– Distorsione della realtà ........................................... 10– Allucinazioni ............................................................. 10– Deliri ...........................................................................11– Disturbi del pensiero ................................................11– Comportamento emotivo ........................................ 12– Normale o anormale ............................................... 12– Schizofrenia e sdoppiamento della personalità .. 13– La schizofrenia è una malattia nuova? ................ 14– I bambini pssono essere schizofrenici? ............... 14– E per quanto riguarda il suicidio? ......................... 15

QUALI SONO LE CAUSE DELLA SCHIZOFRENIA? .... 16

COME VIENE CURATA? .................................................... 20

COSA SONO I TRATTAMENTI PSICOSOCIALI? .......... 24

CI SONO ALTRE FORME DI CURA?............................... 29

COME POSSONO ESSERE DI AIUTO GLI ALTRI? ...... 31

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QUALI SONO LE PROSPETTIVE? ...................................35

LE CAUSE: UNA IPOTESI INTERESSANTE ..................37

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Premessa

Attualmente mentre si prevede che almeno tre milioni di americani siammaleranno di schizofrenia nel corso della loro vita, già circa 100.000pazienti schizofrenici sono ricoverati nei reparti degli ospedali pubbliciin ogni giorni dell'anno. I trattamenti disponibili per la schizofrenia, purse molto importanti nel fornire qualche sollievo alle sofferenze di moltidegli ammalati, non sono ancora in grado di prevenire il normale ciclodi continue ricadute, con le ovvie pesanti conseguenze per la personae la società.

La schizofrenia rimane, inoltre, un male poco conosciuto e larga-mente temuto dalla gente. Nel testo che segue vengono poste cinquedomande fondamentali riguardo la schizofrenia:• Cos'è la schizofrenia?• Quali sono le cause?• Come viene curata?• Come possono gli altri dare un aiuto?• Quali sono le previsioni per il futuro?

Questa piccola guida, oltre ad avere la giustificata pretesa di esse-re un manuale finalmente comprensibile e quindi accessibile dalla qua-si totalità delle famiglie, è anche un documento di accusa verso unsistema - quello italiano - che basandosi esclusivamente sugli inter-venti psicosociali ha escluso le psicoterapie, alle quali si deve ricorrerein forma privata, ed altre forme di accoglimento per pazienti a medio-lungo degenza. Né ha saputo, a distanza di molti anni dalla approva-zione della nuova normativa, colmare grosse lacune legislative emancanza di strutture alternative all'ospedale psichiatrico.

Infine – lo diciamo con molto rammarico –  mentre negli Usa laricerca tutt'ora è indirizzata verso le cause biologiche, genetiche e bio-chimiche, ben poco si è fatto da noi per spronare gli studi in questosenso. Lo sapevate che il decennio 1990-2000 è dedicato agli studi delcervello?!?

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CHE COSA È LA SCHIZOFRENIA?

LA SCHIZOFRENIA è un termine usato per descrivere una complessaed estremamente enigmatica condizione, la più cronica e disabilitantedelle maggiori malattie mentali.

La schizofrenia può essere solo disturbo o l'insieme di più disturbi,con differenti cause. Stante la complessità della patologia e la pluralitàdi forme in cui si presentano i suoi sintomi, non sono molti gli elementicui riferirsi per darne una definizione di carattere generale.

Se in un individuo si evidenziano improvvisamente gravi sintomipsicotici, si dice che soffre di schizofrenia acuta. Psicotico significache ha perso il contatto con la realtà o che è incapace di separare leesperienze reali da quelle irreali. Alcune persone hanno un solo episo-dio psicotico; altre invece ne hanno molti nel corso della loro vita, maconducono una esistenza relativamente normale nei periodi intermedi.L'individuo con schizofrenia cronica (continua o ricorrente), spesso nonrecupera interamente le proprie capacità funzionali e solitamente ri-chiede un trattamento a lungo termine, inclusa di solito l'assunzionedegli psicofarmaci per tenere sotto controllo i sintomi. Alcuni pazientischizofrenici cronici non sono autosufficienti ed hanno bisogno di unaassistenza continua.

All'incirca l'uno per cento della popolazione si ammala di schizo-frenia nel corso della sua vita. Questo disturbo colpisce uomini e don-ne con uguale frequenza e le informazioni del presente opuscolo val-gono in ambedue i casi. I primi sintomi di schizofrenia si notano spessofra i dieci e i trent'anni negli uomini e fra i venti e i trentacinque anni perle donne.

Sintomi meno evidenti, come tendenza ad isolarsi, introversione,forme anormali di comunicazione, di ragionamento o di comportamen-to possono precedere e/o seguire i sintomi psicotici. Talvolta le perso-

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ne mostrano sintomi psicotici, causati da altri mali non individuati. Perquesta ragione durante la fase di ospedalizzazione è necessario ven-ga redatta l'intera storia clinica e siano pure eseguite visite ed esami dilaboratorio per individuare altre cause dei sintomi, prima di concludereche una persona è affetta da schizofrenia.

IL MONDO DEGLI SCHIZOFRENICI

Distorsione della realtà

Così come ogni individuo normale vede il mondo dal suo proprio puntodi vista, anche lo schizofrenico ha una sua percezione della realtà. Lasua visione del mondo, tuttavia, è spesso decisamente diversa dallarealtà vista e condivisa da quelli che lo circondano.

Vivendo in un mondo che può apparire contorto, mutevole e privodi quei punti di riferimento affidabili che ciascuno di noi usa per anco-rarsi alla realtà, un individuo schizofrenico può sentirsi ansioso e con-fuso.

Questa persona può sembrare distante, distaccata o preoccupatae può anche star seduta rigida come una statua, senza muoversi perore e senza emettere alcun suono. O può girare attorno senza fermar-si, sempre occupata, ben sveglia, attenta e vigilante. Uno schizofreni-co può mostrare modi molto diversi di comportamento in tempi diversi.

Allucinazioni

Il mondo di un individuo schizofrenico può essere pieno di allucinazio-ni; egli può percepire cose che in realtà non esistono, come udire vociche gli dicono di fare alcune cose, vedere persone o cose che in realtànon esistono, o sentire dita invisibili che toccano il suo corpo. Questeallucinazioni possono anche incutere timore. Udire voci che gli altri non

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sentono è il più comune tipo di allucinazione schizofrenica. Tali vocipossono descrivere le attività del paziente, fare una conversazione,mettere in guardia da pericoli imminenti o dirgli che cosa deve fare.

Deliri

I deliri sono false convinzioni, che sfuggono alla ragione o all'evidenzacritica e non fanno parte della cultura della persona. Sono comunisintomi di schizofrenia e possono toccare ad esempio temi come lapersecuzione, la grandezza, ecc.

Talvolta i deliri schizofrenici sono piuttosto bizzarri. La personaschizofrenica può credere, ad esempio, che un vicino stia controllandoil suo comportamento con onde magnetiche o che qualcuno dallo scher-mo televisivo stia dirigendo speciali messaggi, indirizzati proprio a lui,o stia trasmettendo i suoi pensieri ad alta voce ad altra gente.

I deliri di persecuzione che sono comuni nella schizofreniaparanoide , sono costituiti da convinzioni false ed irrazionali, come adesempio l'idea che qualcuno lo sta ingannando, tormentando o cospi-rando contro di lui o che un membro della famiglia o di un altro grupposia l'obiettivo della persecuzione immaginaria.

Disturbi del pensiero

Spesso il pensiero della persona schizofrenica è affetto da disturbi.L'individuo può stare anche molte ore, senza essere in grado di "pen-sare correttamente". I pensieri vanno e vengono così rapidamente chenon è possibile "afferrarli". La persona può essere incapace di concen-trarsi su di un pensiero, per molto tempo, e può essere facilmente di-stratta, incapace di concentrare l'attenzione.

Lo schizofrenico può essere incapace di distinguere, in una deter-minata situazione, ciò che è importante da ciò che non lo è. La personapuò essere incapace di ordinare i pensieri in una sequenza logica, ed

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i pensieri possono diventare disordinati e frammentari, con un continuoe confuso passaggio da un argomento all'altro.

La mancanza di continuità logica, chiamata pensiero illogico puòrendere la conversazione molto difficile e contribuire all'isolamento so-ciale. Se la gente non può comprendere ciò che una persona sta di-cendo, è probabile che provi un certo senso di disagio e tenda a lascia-re sola questa persona.

Comportamento emotivo

Gli ammalati di schizofrenia assumono talvolta quello che viene chia-mato un atteggiamento improprio. Ciò significa che mostrano emozioniche contrastano col proprio pensiero o discorso. Per esempio uno schi-zofrenico può dire di essere perseguitato dal demonio e poi ridere.Questo non deve essere confuso con il comportamento di una personanormale che, ad esempio, si mette a ridere confusamente dopo unpiccolo incidente.

Spesso le persone affette da schizofrenia mostrano un atteggia-mento chiuso o indifferente. Ciò è dovuto ad una grave riduzione nellacapacità di esprimere emozioni. Un soggetto schizofrenico può nonmostrare segni di normale emotività, magari usando un tono monotonodi voce e riducendo l'espressione facciale.

Alcune persone con sintomi di schizofrenia mostrano anche statidi estrema euforia o depressione, e in tal caso è importante stabilire sesi tratta di individui realmente schizofrenici oppure affetti da disturbibipolari (manie depressive) o da altre forme depressive. Le personeche non possono essere esattamente catalogate sono talvolta diagno-sticate come affette da disturbi schizoaffettivi.

Normale o anormale

A volte anche individui normali possono sentire, pensare o agire in

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modo schizofrenico. Spesso le persone normali non sono capaci diconcentrarsi. Se devono ad esempio parlare in pubblico, diventanoestremamente ansiose, si sentono confuse, non riescono nemmeno amettere insieme i propri pensieri e si dimenticano anche quello cheavevano intenzione di dire.

Così come la gente normale può fare occasionalmente cose stra-ne, anche molte persone schizofreniche spesso pensano, sentono edagiscono in modo normale. Fuorché nel nesso di uno stato di estremodisordine mentale, un individuo schizofrenico avrà un certo senso dellarealtà, rendendosi ad esempio conto che la maggior parte della gentemangia tre volte al giorno e dorme la notte.

Avendo perso il contatto con la realtà (che è uno dei modi di de-scrivere i sintomi psicotici della schizofrenia) non significa che un indi-viduo sia totalmente in un altro mondo. Piuttosto, ci sono certi aspetti diquesto suo mondo che non sono condivisi dagli altri e che sembranonon avere una base reale.

Sentire delle voci o avvertimenti che nessun altro può sentire nonè una esperienza comune alla maggior parte della gente ed è chiara-mente una distorsione della realtà, ma è solo una distorsione di unaparte della realtà.

Una persona schizofrenica può perciò apparire del tutto normaleper la maggior parte del tempo. (ndr. naturalmente questo modo di farepuò trarre in inganno le persone normali e molti non riconoscono o nonsanno che cosa è in realtà la schizofrenia...).

Schizofrenia e sdoppiamento della personalità

È opinione diffusa che la schizofrenia sia la stesa cosa che losdoppiamento della personalità, cioè uno scambio di comportamentitipo Dr. Jekill e Mr. Hide. Questa non è una descrizione accurata ecorretta della schizofrenia. Nella realtà, la doppia o multipla personalitàè un disturbi completamente diverso e veramente molto raro.

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La schizofrenia è una malattia nuova?

Quantunque il termine schizofrenia non sia stato impiegato fino ai primianni del ventesimo secolo, il disturbo è conosciuto da moltissimo tem-po ed è stato presente in qualsiasi tipo di società. In quella occidentalela pazzia o follia non era considerata un problema di salute, fino agliinizi del diciannovesimo secolo.

A quell'epoca, un movimento inteso a fornire un trattamento piùumano ai malati di mente, rese possibile che essi ricevessero le primecure mediche su basi scientifiche. I malati mentali furono liberati dallecatene, rilasciati dalle prigioni e godettero di cure più appropriate. Suc-cessivamente vennero individuate diverse categorie di malattie menta-li.

Agli inizi del ventesimo secolo la schizofrenia venne distinta dallamania depressiva e furono individuate delle sottocategorie. Nel 1911 ilDott. Bleuler, uno psichiatra svizzero, usò per primo il termine gruppodelle schizofrenie. Nonostante il disaccordo fra studiosi su quali patologiesi dovessero o meno includere in questo gruppo, da allora il termine èentrato nell'uso comune.

I bambini possono essere schizofrenici?

I bambini al disopra dei cinque anni possono ammalarsi di schizofreniaperò è molto raro che ciò si verifichi prima dell'adolescenza. Inoltreoccorrono ancora ricerche per verificare la relazione tra le forme dischizofrenia che si manifestano nell'infanzia e quelle dell'adolescenzao della maturità.

Alcuni bambini che poi diventano schizofrenici possono anchesembrare diversi da altri bambini (per esempio disturbi psicomotori)che normalmente passano inosservati; i sintomi psicotici della schizo-frenia (es. allucinazioni, deliri e incoerenze) si riscontrano raramentenei bambini.

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Gli schizofrenici possono diventare pericolosi?

Quantunque i mezzi di informazione tendano spesso ad associaremalattia mentale e violenza criminale, gli studi dicono che se si pre-scinde dai soggetti con precedenti di violenza criminale prima dellaospedalizzazione, i malati mentali nell'insieme non sono più inclini allaviolenza della gente comune.

Vi sono alcuni studi in corso per affinare la nostra conoscenzadelle diverse forme di malattia mentale per capire se alcuni gruppi sonopiù esposti di altri. Sicuramente la maggior parte degli schizofrenicinon sono violenti; più ancora essi preferiscono farsi da parte ed esserelasciati soli. Alcuni pazienti in crisi possono diventare violenti fisica-mente, ma tali manifestazioni sono diventate relativamente rare suc-cessivamente alla introduzione di programmi di trattamento più effi-cienti, incluso l'impiego di psicofarmaci. C'è un accordo generale nelfatto che i delitti più gravi non vengono commessi da soggetti schizo-frenici e che la maggior parte di essi non commette crimini più violenti.(ndr. circa il delicato problema della violenza in ambito familiare, con-sultare anche l'opuscolo "Schizofrenia: 6 importanti problemi").

E per quanto riguarda il suicidio?

Il suicidio è un effettivo pericolo potenziale per chi soffre di schizofre-nia. Se una persona tenta di suicidarsi o manifesta l'intenzione di farlo,deve ricevere subito un aiuto adeguato. Gli affetti da schizofrenia mo-strano di avere una maggior tendenza al suicidio se paragonati al restodella popolazione.

Sfortunatamente la previsione di suicidio da parte di un pazienteschizofrenico può essere particolarmente difficile.

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QUALI SONO LE CAUSE DELLASCHIZOFRENIA?

NON C'E' UNA SINGOLA CAUSA conosciuta della schizofrenia. Comesi vedrà più avanti, sembra che i fattori genetici producano una vulne-rabilità alla schizofrenia, insieme con i fattori ambientali che contribui-scono in modo diverso da individuo ad individuo.

Giusto come la personalità di alcun individuo è il risultatodell'interazione di fattori culturali, psicologici, biologici e genetici, an-che l'alterazione della personalità che si verifica nella schizofrenia puòderivare dalla somma di differenti fattori. Gli studiosi non sono d'accor-do su di un particolare schema di instaurazione del disturbo. Non èstato ancora trovato un gene specifico; nessuna anomalia biochimicaè stata provata quale responsabile; nessun evento scatenante sembrasufficiente, di per se stesso, ad ingenerare la schizofrenia.

La schizofrenia si eredita?

È da molto tempo che la schizofrenia si presenta con maggiore fre-quenza in determinati nuclei familiari. I parenti prossimi di un pazienteschizofrenico sono più esposti a contrarre la malattia di quanto non losiano gli estranei.

I figli di un genitore schizofrenico, ad esempio, hanno ciascunouna probabilità di circa il 10 per cento di essere affetti dallo stessodisturbo. Nel confronto si tenga presente che il rischio di schizofreniaper la popolazione normale è di circa l'1 per cento.

Negli ultimi venticinque anni due tipi di studi sempre più sofisticatihanno dimostrato l'importanza del fattore genetico nello sviluppo dellaschizofrenia. Un primo gruppo di ricerche ha preso in esame l'inciden-

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za del male fra gemelli identici o fraterni; l'altro ha messo a confrontifamiglie biologiche ed adottive.

Recenti studi sui gemelli hanno confermato i risultati di precedentirilevazioni, scientificamente meno rigorose. I gemelli identici (cioègeneticamente uguali), hanno generalmente un grado di concordanzacon la schizofrenia, che non quelli fraterni (la cui uguaglianza geneticaè limitata). Si verifica la concordanza quando ambedue i membri diuna coppia gemella si rilevano schizofrenici. Quantunque gli studi sugemelli mostrino con convincente evidenza un'influenza del fattoreereditarietà sulla schizofrenia, il fatto che la suddetta concordanza fragemelli identici sia solo del 40-60 per cento, suggerisce che al verifi-carsi dell'evento contribuisca anche qualche altro tipo di fattore am-bientale.

Un secondo gruppo di studi è rivolto all'esame degli effettidell'ereditarietà e dell'ambiente su bambini adottati. In Danimarca èstata condotta un'approfondita ricerca sullo stato di salute mentale dibambini di genitori schizofrenici dati in adozione. I risultati sono staticomparati con quelli di bambini, sempre in adozione, ma provenientida genitori che non avevano precedenti di malattie mentali. Un con-fronto è stato fatto pure tra i livelli di disturbo mentale tra i parenti di duegruppi di adottati; uno certamente schizofrenico, l'altro senza prece-denti di malattia mentale. I risultati di questi studi hanno indicato che laparentela biologica con un soggetto schizofrenico aumenta il rischio dicontrarre la malattia, anche quando le persone interessate non abbia-no avuto alcun contatto diretto tra di loro.

Questi studi indicano che la schizofrenia ha qualche base eredita-ria, ma per conoscere quale sia l'effettiva entità di questa influenzagenetica, sono necessari ulteriori ricerche. La maggior parte degli stu-diosi concordano nel ritenere che, ciò che può essere ereditata è lavulnerabilità o predisposizione al male; un potenziale ereditario nega-tivo che, al verificarsi di altri fattori, può condurre alla schizofrenia.Questa predisposizione può essere dovuta ad una deficienza enzimaticao a qualche altra anomalia biochimica, a un lieve deficit neurologicooppure a qualche altro fattore o combinazione di fattori. Noi non com-

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prendiamo ancora come la predisposizione genetica venga trasmessae non possiamo prevedere esattamente se una determinata personasarà affetta da schizofrenia. In alcuni individui il fattore genetico puòrisultare determinante in tal senso; per altri può essere relativamenteininfluente.

I familiari hanno delle colpe?

La maggior parte dei ricercatori concordano nell'affermare che i rap-porti familiari non possono causare la schizofrenia. Nei decenni tra-scorsi c'era una certa tendenza da parte di alcuni operatori sanitari(ndr. militanti del movimento antipsichiatrico che ebbe il culmine in Ita-lia con Basaglia) di incolpare i genitori per i disturbi dei loro figli.

Oggi questa deleteria abitudine è generalmente considerata siapoco corretta sia controproducente. Gli operatori sanitari cercano difavorire la partecipazione dei membri della famiglia al programmaterapeutico e mostrano anche una più spiccata comprensione per ilvero senso di oppressione e di isolamento che molte famiglie speri-mentano nei loro tentativi di aver cura dei propri cari.

La schizofrenia è causata da una carenza chimica?

Nonostante non sia stata individuata finora una causa neurochimicaper la schizofrenia, le conoscenze di base riguardo la chimica del cer-vello e i suoi collegamenti con la schizofrenia si stanno ampliando rapi-damente.

I neurotrasmettitori, sostanze che permettono i collegamenti fra lecellule nervose, sono sospettati da tempo di essere coinvolti nello svi-luppo della schizofrenia. È anche possibile che la malattia sia associa-ta con qualche squilibrio dei complicati ed interrelati sistemi chimici delcervello. Anche se non abbiamo ancora risposte definitive, questa areadella ricerca è molto attiva e stimolante.

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La schizofrenia è causata da una anomalia fisica?

L'interesse in questo aspetto della ricerca è stato stimolato dallo svi-luppo della TAC (Tomografia Assiale Computerizzata), una specie ditecnica dei raggi-X per visualizzare le strutture del cervello in attività.Alcuni studi utilizzanti questa tecnica indicano che i pazienti schizofre-nici hanno più probabilità di presentare strutture cerebrali abnormi (peresempio l'allargamento delle cavità interne del cervello), rispetto a per-sone normali della medesima età. Va sottolineato che alcune delleanomalie segnalate sono piuttosto lievi. È stato anche riscontrato chequeste anomalie non caratterizzano tutti i pazienti schizofrenici e nonsi presentano solo in soggetti schizofrenici.

Un ulteriore passo avanti è rappresentato dalla PET (Tomografiaad emissione di positroni). Diversamente dal sistema della TAC, chefornisce immagini della struttura cerebrale, la PET è un modo di misu-rare l'attività metabolica di aree specifiche del cervello, comprese quel-le situate molto in profondità. Finora con la PET si sono fatte nel campodella schizofrenia solo ricerche di carattere preliminare, ma questa nuovatecnica, usata insieme ad altri tipi di esami, permette di fornire impor-tanti informazioni riguardo la struttura e il funzionamento del cervello inattività.

Altre tecniche strumentali che possono migliorare la comprensio-ne della schizofrenia sono quelle contraddistinte dalle sigle MRI (Riso-nanza magnetica), RCBI ed EEG (Elettroencefalogramma). La prima,la MRI, è una tecnica che consente precise misure della struttura cere-brale basata sugli effetti di un campo magnetico sulle diverse compo-nenti del cervello. Questa tecnica viene talvolta indicata anche con lasigla NMR. La RCBF (regional cerebral blood flow) si ottengono imma-gini relativi al cervello durante il suo funzionamento: il soggetto inala ungas radioattivo ed in base alla sua comparsa nelle diverse aree si ot-tengono informazioni circa l'attività di alcune regioni durante le attivitàmentali. L'ultimo, l'EEG è una specie di esame delle onde cerebrali chetraccia una mappa delle risposte del cervello, come reazione a diversistimoli. Tutte queste nuove tecniche vengono usate per la ricerca enon sono quindi, si noti bene, forme di trattamento.

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COME VIENE CURATA?

Poiché la schizofrenia è una patologia complessa e le sue cause nonsono ancora conosciute, gli attuali metodi per il trattamento sono basa-ti tanto sulla ricerca clinica, quanto sull'esperienza. L'uno o l'altro ap-proccio viene scelto in base alla sua capacità di alleviare i sintomi schi-zofrenici e diminuire le probabilità che si ripresentino. Numerose tera-pie e/o combinazioni di terapie si sono dimostrate utili ed altre ancorastanno per essere messe a punto.

Che cosa dire dei farmaci antipsicotici (o neurolettici)?

Gli antipsicotici, chiamati generalmente psicofarmaci, sono stati dispo-nibili dalla metà degli anni cinquanta ed hanno notevolmente migliora-to la situazione del paziente schizofrenico.

Questi farmaci riducono i sintomi psicotici della schizofrenia e nor-malmente fanno sì che il paziente si comporti in modo più razionale edappropriato. Gli antipsicotici sono la miglior terapia attualmente dispo-nibile, ma essi non curano la schizofrenia, ne assicurano che non cisaranno successivi episodi psicotici.

La scelta e il dosaggio della terapia possono essere fatti solo daun medico qualificato, con buona esperienza nel trattamento dei di-sturbi mentali. Il dosaggio deve essere effettuato in base alle esigenzespecifiche di ogni paziente, poiché vi può essere una notevole differen-za fra le quantità che è necessario somministrare a ciascun individuo,per riuscire ad attenuare i sintomi senza tuttavia ricorrere in effetticollaterali negativi.

Gli antipsicotici sono molto efficaci nella cura di certi sintomi schi-zofrenici (ad esempio le allucinazioni e i deliri): una grande maggioran-

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za degli ammalati mostra un sostanziale miglioramento. Molti pazientituttavia non traggono molto beneficio da tale cura e una minoranzanon sembra averne bisogno. È difficile prevedere quali pazienti rica-dranno in questo gruppo e distinguerli da quella larga maggioranzache trae beneficio dalla terapia con antipsicotici.

Qualche volta i pazienti e le loro famiglie mostrano perplessità neiconfronti di alcuni farmaci usati per curare la schizofrenia. In aggiuntaalla preoccupazione per gli effetti collaterali (discussi in un altra sezio-ne di questo opuscolo), può sussistere il timore che queste medicinepossano creare dipendenza. Gli antipsicotici tuttavia non danno eccita-zione o una forte dipendenza fisica, come fanno invece certi altri far-maci.

Un altro equivoco relativo agli antipsicotici è che essi agiscanocome una specie di controllo mentale. Gli antipsicotici non controllanoi pensieri delle persone; invece essi aiutano il paziente a distinguere ladifferenza tra sintomi psicotici e il mondo reale. Questi farmaci posso-no ridurre le allucinazioni, l'agitazione, la confusione, le distorsioni e ideliri, consentendo così all'individuo schizofrenico di decidere in modopiù razionale.

È la schizofrenia, invece, che in realtà sembra prendere il controllodella mente e della personalità del paziente, mentre gli antipsicoticipossono aiutare la mente a liberarsi dai suoi sintomi e consentono dipensare più lucidamente e prendere decisioni più corrette.

Mentre alcuni pazienti che assumono questi farmaci possono ef-fettivamente provare un senso di intontimento e perdere l'espressività,gli antipsicotici usati in dosi appropriate per il trattamento della schizo-frenia non danno impoverimento della personalità.

Spesso con un monitoraggio accurato il dosaggio di un farmacopuò essere ridotto in modo da eliminare gli effetti indesiderati. C'è unnuovo trend in psichiatria, inteso a favorire l'individuazione e l'uso del-la più piccola quantità di farmaco che consenta allo schizofrenico unavita relativamente normale, senza il timore di ricadute.

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Per quanto tempo vanno assunti gli antipsicotici?

I farmaci antipsicotici riducono anche il rischio di futuri episodi psicoticiin pazienti ricoverati. Dei pazienti che, dimessi da un ospedale prose-guono la loro terapia farmacologica, circa il 40 per cento potrà soffriredi recidive entro due anni. Peraltro, questo dato appare favorevole quan-do paragonato con l'80 per cento di recidive nel caso di trattamentointerrotto.

Spesso dire che il prolungare l'assunzione dei farmaci previene lericadute, non è corretto: piuttosto ne riduce la frequenza. La cura disintomi psicotici gravi generalmente richiede dosaggi più alti di quelliimpiegati per la terapia di mantenimento. Se i sintomi riappaiono conun dosaggio più basso un temporaneo aumento dello stesso può pre-venire una ricaduta improvvisa.

Taluni pazienti possono negare di aver bisogni di farmaci e conse-guentemente interrompere l'assunzione in base al proprio giudizio o alconsiglio di altri. Questa è una situazione tipica di aumento del rischiodi recidiva (anche se non è detto che i sintomi compaiano immediata-mente). Può essere estremamente difficile convincere certi schizofre-nici del fatto che essi continuano ad aver bisogno dei farmaci, partico-larmente perché alcuni, in un primo momento possono sentirsi meglio.Per i pazienti inaffidabili nel rispetto delle prescrizioni può essere con-veniente la soluzione costituita da iniezioni ad effetto prolungato. I pa-zienti schizofrenici non devono interrompere la terapia antipsicoticasenza benestare ed assistenza medica.

E per quanto riguarda gli effetti collaterali?

Gli antipsicotici, praticamente come tutte le medicine, hanno degli ef-fetti indesiderati insieme con quelli benefici. Durante la prima fase diuna terapia i pazienti possono essere disturbati da effetti collaterali,come sonnolenza, irrequietezza, spasmi muscolari, tremiti, secchezzaorale ed offuscamento della vista. Gran parte di questi inconvenientipossono essere corretti riducendo le dosi, oppure essere controllati

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con altri farmaci. Ciascun paziente reagisce in modo diverso al tratta-mento ed anche gli effetti collaterali possono variare. Un paziente puòtrovarsi meglio con una terapia che con un'altra.

Gli effetti collaterali a lungo termine di un farmaco psicotico posso-no porre problemi considerevolmente più seri. La discinesia tardi-va (DT) è un disturbo caratterizzato da movimenti involontari, spessointeressanti la bocca, le labbra, la lingua e talvolta il tronco o altra partedel corpo. Ciò si verifica generalmente in circa il 15-20 per cento deipazienti ai quali vengono somministrati i farmaci antipsicotici per moltianni, ma la discinesia può verificarsi anche in pazienti che sono staticurati con tali medicine per periodi più brevi di tempo. Nella maggiorparte dei casi i sintomi sono modesti e il paziente può anche non ren-dersi conto dei movimenti.

Il confronto rischi-benefici è una considerazione estremamenteimportante in ogni genere di trattamento della schizofrenia. In questocontesto il rischio di discinesia, quantunque preoccupante possa esse-re, deve essere accuratamente valutato in confronto al rischio di conti-nue ricadute che possono invalidare gravemente gli sforzi del pazientedi reinserirsi nella scuola, nel lavoro, in famiglia e nella comunità. Per ipazienti nei quali insorge la discinesia l'uso dei farmaci deve essereriesaminato. Recenti ricerche suggeriscono tuttavia che tale patologia,una volta considerata irreversibile, spesso migliora anche quando ipazienti continuano ad assumere gli antipsicotici.

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COSA SONO I TRATTAMENTIPSICOSOCIALI?

I farmaci antipsicotici si sono rivelati determinanti nell'alleviare i sintomipsicotici schizofrenici come le allucinazioni, i deliri e l'incoerenza, manon eliminano tutti i sintomi della malattia. Anche quando i pazientischizofrenici sono relativamente liberi da stimoli psicotici, molte voltehanno ancora grandi difficoltà a stabilire e mantenere relazioni con glialtri.

Inoltre, poiché di frequente in tali pazienti la malattia inizia durantegli anni critici, nei quali si impara un mestiere o si inizia una carriera(dai 18 ai 35 anni) è improbabile che si riescano a completare l'adde-stramento necessario per svolgere un lavoro qualificato. Ne deriva chemolti soggetti schizofrenici non solo denunciano difficoltà di pensiero oemozionali, ma risultano carenti anche sul piano sociale e lavorativo.

È proprio nei confronti di questi problemi psicologici, sociali ed oc-cupazionali che i trattamenti psicosociali sono di maggiore aiuto. Ingenere l'approccio psicosociale ha limitato valore per i pazienti psicoticiacuti, quelli cioè che hanno perso il contatto con la realtà o hanno graviallucinazioni o deliri, ma possono essere utili per coloro che hannosintomi meno rilevanti o quelli i cui sintomi psicotici sono sotto control-lo.

Sono disponibili molte forme di terapia psicosociale per i pazientiaffetti da schizofrenia e la maggior parte si pongono come obiettivo ilmiglioramento del comportamento sociale del paziente, sia in ospeda-le che nella comunità, a casa o sul lavoro.

Alcune di queste soluzioni sono descritte in questa sezione; sfor-tunatamente la disponibilità di diverse forme di trattamento varia gran-demente da posto a posto.

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Riabilitazione

In linea di massima la riabilitazione comprende un vasto gruppo di in-terventi non sanitari per coloro che soffrono di schizofrenia. Nei pro-grammi di riabilitazione l'accento è posto sull'addestramento sociale eprofessionale, per aiutare i pazienti e gli ex-pazienti a superare le diffi-coltà in questi due campi.

I programmi possono comprendere argomenti come: consulenzanella scelta di una attività, addestramento al lavoro, capacità di risolve-re i problemi e maneggiare denaro, uso dei mezzi di trasporto pubblicoe rieducazione sociale. Questi indirizzi sono importanti per la riuscitaglobale del trattamento della schizofrenia, centrato sulla comunità, per-ché consentono di dare ai pazienti dimessi la preparazione per condur-re una vita attiva, al di fuori dell'ambito protettivo di un ospedale permalati mentali.

Psicoterapia individuale

La psicoterapia individuale prevede delle conversazioni regolarmenteprogrammate tra il paziente ed un professionista della salute mentale(ndr. l'attività richiede in Italia l'iscrizione ad un apposito albo profes-sionale) come ad esempio psichiatri e psicologi. Queste conversazionidevono incentrarsi su problemi presenti e passati, esperienze, pensie-ri, sentimenti e relazioni.

Gli individui schizofrenici possono, nel corso dei colloqui nei qualidiscutono con una persona preparata e comprensiva, arrivare a com-prendere di più se stessi e i loro problemi. Essi possono anche impara-re a distinguere la realtà da ciò che è irreale e distorto.

Recenti studi portano a ritenere che una terapia di sostegno, at-tenta agli aspetti reali, dia più beneficio al paziente esterno (non ricove-rato) di quanto possa averna dalla maggior parte della psicoanalisi clas-sica o psicoterapia di introspezione. Da uno studio su larga scala èrisultato che i pazienti curati con una psicoterapia orientata verso l'adat-

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tamento alla realtà e alla capacità di gestire normali rapportiinterpersonali, generalmente si comportano altrettanto bene se nonmeglio di quelli sottoposti ad una più frequente ed intensiva terapiaanalitica.

Terapia familiare

Di norma la terapia in famiglia comprende il paziente, i genitori o ilconiuge e un terapista. Fratelli e sorelle, figli ed altri pazienti possonoessere coinvolti. Gli scopi variano ed il fatto di incontrarsi in un gruppodà modo ai vari membri della famiglia ed al terapista di conoscere irispettivi punti di vista.

Inoltre può aiutare nella pianificazione del trattamento, come adesempio nella dimissione dall'ospedale, e nell'attribuzione di compiti aidiversi componenti della famiglia nel programma terapeutico. La tera-pia familiare può anche fornire al terapista il modo di offrire alla fami-glia, in caso di crisi, il necessario aiuto materiale e morale.

Molto spesso i pazienti vengono scaricati dagli ospedali diretta-mente nelle famiglie così è importante che i membri della stessa sifacciano una idea precisa della schizofrenia e si rendano conto delledifficoltà e dei problemi connessi con tale malattia. È inoltre importanteche i membri della famiglia conoscano i modi per minimizzare la proba-bilità di future ricadute e siano a conoscenza dei diversi tipi di serviziper pazienti esterni disponibili dopo l'ospedalizzazione.

Terapia di gruppo

Una seduta di terapia di gruppo solitamente coinvolge un piccolo nu-mero di pazienti (6-12 unità) e uno o più terapeuti esperti. Qui l'obietti-vo è l'apprendimento dell'esperienza degli altri, la verifica delle propriepercezioni rispetto a quelle degli altri e la correzione delle distorsioni edelle incongruità nel comportamento interpersonale, grazie alla colla-

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borazione degli altri membri del gruppo. Questa forma di terapia puòessere più efficace dopo che i sintomi si sono un po' attenuati ed ipazienti sono usciti dalla fase psicotica acuta della malattia, dato che intali condizioni essi sono spesso troppo disturbati ed incoerenti per trar-ne profitto.

Più tardi quando il paziente sta cominciando a recuperare, la suapartecipazione al gruppo di terapia può essere spesso di aiuto nel pre-pararlo ad affrontare la vita comune.

Gruppi di auto-aiuto

Un altro tipo di gruppo che sta diventando sempre più comune è quellodi mutuo aiuto o sostegno. Quantunque non siano gestiti da terapisti diprofessione, i gruppi in questione sono terapeutici in quanto i loro mem-bri, di solito ex-pazienti o familiari di persone schizofreniche, si scam-biano una continua e mutua assistenza, così da non sentirsi soli difronte ai problemi che si trovano a dover risolvere.

Questi gruppi svolgono anche un'altra funzione importante. Le fa-miglie, grazie ala loro unione, possono acquisire quella forza indispen-sabile per riuscire a portare avanti con la necessaria efficacia le richie-ste per nuovi studi e ricerche e più adeguati programmi per il tratta-menti nell'ospedale o in comunità. Gli stessi ex-pazienti come gruppopossono essere più adatti per trasmettere il messaggio ed anche perattirare la pubblica attenzione sugli altri e le discriminazioni cui sonosoggetti i malati di mente.

Famiglie, comunità terapeutiche e gruppi di sostegno sono ora moltiattivi e forniscono utili informazioni ed assistenza ai pazienti ed allefamiglie con malati di schizofrenia ed altri disturbi mentali.

Negli Stati Uniti, la NAMI (National Alliance for Mentally Ill, legaNazionale dei malati dimente) è composta prevalentemente da familia-ri; alla fine del 1985 erano già 550 e da allora sono aumentati al ritmo di150-200 gruppi l'anno. La NMHA (National Mental Health Association)

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che è la maggiore e più vecchia organizzazione non governativa divolontariato, si occupa di tutti gli aspetti della malattia mentale e dellaprevenzione. La NMHCA (National Mental Health Consumer'sAssociation, associazione degli utenti per la salute mentale) che è or-mai una rete di organizzazioni di mutuo aiuto sparse in tutto il Paese,conta ora circa 150 affiliate.

L'ospedalizzazione

Il ricovero prolungato è ora molto meno comune che non 20 o 30 annifa, quando negli Stati Uniti vi erano circa 300.000 pazienti schizofreniciospitati in Istituti Psichiatrici statali o regionali. Nonostante questa ten-denza una minoranza di malati sembra ancora aver bisogno di esserericoverata per lungo tempo. Per molti pazienti la permanenza prolun-gata in ospedale non è raccomandabile perché- in essi aumenta ladipendenza dalle cure istituzionali, mentre diminuiscono i contatti so-ciali con la famiglia, i conoscenti e la comunità.

Ricoveri brevi in strutture con personale adeguato possono invecedare al paziente il necessario sollievo da situazioni stressanti, fornireuna atmosfera protettiva al paziente agitato, consentire di ricominciareo di mettere a punto la terapia farmacologica ed anche ridurre la pres-sione sulla famiglia.

Molte persone schizofreniche possono ricavare beneficio da unaospedalizzazione parziale (diurna o notturna), da un trattamento perio-dico (andando regolarmente in una clinica o in un centro) o vivendo instrutture intermedie progettate per aiutare il paziente a superare il di-stacco tra una vita di 24 ore in ospedale e quella autonoma nella comu-nità.

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CI SONO ALTRE FORME DI CURA?

Elettroshockterapia (ECT) e come insulinico

Queste due forme di trattamento oggigiorno sono usate raramente nel-la cura della schizofrenia. In situazioni particolari, tuttavia, l'ECT puòessere utile. Può essere di aiuto, ad esempio, se nel corso di un episo-dio schizofrenico interviene una grave crisi depressiva (ndr: l'ECT pra-ticato tutt'oggi non può essere paragonato a quello descritto in alcunifilms come Il nido del cuculo; per una corretta informazione su questaterapia, non esente da contestazioni, chiedere documenti a PSICHEFRIULI).

Il coma insulinico ormai non viene praticamente impiegato per ilfatto che sono disponibili altri metodi più efficaci di cura, con minorpotenziale di serie complicazioni.

Psicochirurgia

La lobotomia, un intervento al cervello un tempo praticato in alcuni pa-zienti sofferenti di schizofrenia cronica, ora viene impiegato solo moltoraramente. Ciò a causa di seri ed irreversibili cambiamenti di persona-lità che l'operazione può indurre ed anche per il fatto che si possonoottenere risultati decisamente migliori con procedimenti meno drasticie rischiosi.

Vitamine in dosi massicce

Un'adeguata igiene generale, comprendente una dieta ed un idoneoesercizio fisico sono importanti per una buona salute. Studi molto at-tendibili hanno dimostrato che l'aggiunta di una grande quantità di vita-mine alla dieta e standard di cura non migliora significativamente il

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trattamento della schizofrenia. Inoltre, quantunque le vitamine sianofacilmente ritenute innocue, ricerche sui loro effetti collaterali hannofatto nascere il sospetto che dall'uso eccessivo di queste sostanzepossano derivare conseguenze tutt'altro che positive. L'affidamentosu alte dosi di vitamine nel trattamento della schizofrenia non è quindiscientificamente giustificato e presenta anzi qualche rischio.

Emodialisi

Qualche rapporto preliminare dal quale appariva che alcuni pazientischizofrenici sembrano migliorare in seguito ad emodialisi, un tratta-mento per la depurazione del sangue, usato in certe disfunzioni renali,aveva destato grande attenzione. Tuttavia numerosi studi più recentied accurati hanno stabilito che il procedimento non ha alcun beneficoeffetto sui sintomi della schizofrenia. Il peso dell'evidenza scientificaindica ora che l'emodialisi non è utile nella cura della schizofrenia.

(ndr.: PSICHE FRIULI ha svariati documenti su tutti i tentativi di curaeffettuati, più o meno efficaci alla luce degli ultimi studi, oltre a quellielencati in questa piccola sezione).

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COME POSSONO ESSERE DI AIUTOGLI ALTRI?

L' AIUTO PER I PAZIENTI SCHIZOFRENICI può senz'altro provenireda diverse fonti, a cominciare dalla famiglia per proseguire poi con iservizi per la salute mentale, sia residenziali, sia esterni; gli operatorisociali; gli amici e i colleghi; i consulenti di vario genere; le Chiese e lesinagoghe e così via. Dato che la maggior parte dei pazienti vive nelleproprie famiglie, nel prosieguo verrà usato generalmente il termine fa-miglia; tuttavia ciò non vuol significare che le famiglie debbano essereil solo e principale elemento di questo sodalizio.

Sono molte le situazioni nelle quali i pazienti possono usufruiredell'aiuto che si rende così disponibile. Prima di tutto per i pazienti chenon ammettono di essere ammalati, la famiglia e gli amici devono as-sumere un ruolo attivo nel far si che siano visti ed esaminati da unprofessionista.

Spesso un soggetto schizofrenico che si oppone al trattamento,crede che deliri e allucinazioni siano la realtà e che l'assistenza psi-chiatrica non sia affatto necessaria.

Poiché le leggi relative al ricovero forzato sono diventate moltosevere, la famiglia e le organizzazioni della comunità possono sentirsifrustrate nei tentativi di fare in modo che un individuo gravemente ma-lato abbia il necessario aiuto (ndr: in alcuni stati degli Usa sono giàstate approvate alcune leggi per modificare il trattamento obbligatorioe PSICHE FRIULI in Italia promuove cambiamenti alla legge 180).

Negli Stati Uniti le leggi variano da stato a stato, ma generalmentei soggetti che sono pericolosi a sé o agli altri, a causa di disordini men-tali, possono essere sottoposti – con l'intervento della polizia – ad unavisita psichiatrica di emergenza e venire ricoverati in ospedale. In qual-che caso anche un incaricato di un Centro di Salute Mentale della loca-

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le comunità può valutare le condizioni di salute del soggetto, diretta-mente a casa sua, se questi non vuole farsi ricoverare volontariamenteper il trattamento.

Talvolta solo la famiglia o qualche altra persona vicina al pazientepuò essere a conoscenza degli strani comportamenti o delle idee as-surde che il paziente manifesta. Inoltre, nel caso in cui i pazienti schi-zofrenici non diano spontaneamente tali informazioni durante i collo-qui, i membri della famiglia o gli amici dovrebbero chiedere di parlarecon la persona che esamina il paziente, per fornire tutte le informazioninecessarie.

Altro aspetto importante per garantire la cura del malato è che lostesso continui il trattamento dopo l'uscita dall'ospedale. I pazienti pos-sono interrompere l'assunzione dei farmaci o non seguire più la terapiaprescritta, esponendosi così ad un quasi sicuro ritorno dei sintomipsicotici. Incoraggiare ed assistere il paziente perché prosegua il trat-tamento è una cosa di primaria importanza per il suo ristabilirsi dallamalattia.

Senza il trattamento qualche paziente schizofrenico diventa cosìpsicotico ed incoerente da non riuscire più a far fronte alle sue esigen-ze fondamentali, come: mangiare, vestirsi, ripararsi. Troppo spesso gliindividui con gravi malattie mentali come la schizofrenia finiscono sullastrada o in prigione, dove ben difficilmente possono ricevere i tratta-menti di cui abbisognano.

Coloro che sono a contatto con gli schizofrenici sono spesso in-certi sul modo di comportarsi quando i pazienti fanno delle affermazio-ni che sembrano strane e del tutto false. Ma per il malato queste con-vinzioni o allucinazioni sono assolutamente vere, non fantasie immagi-narie. I familiari o gli amici in queste situazioni – invece di seguirlo neisuoi discorsi deliranti – possono dirgli che loro non vedono le cose allostesso modo o non sono d'accordo con le sue conclusioni, magariammettendo che le cose possono sembrare così solo al paziente (ndr.per maggiori informazioni si rimanda la lettura dell'opuscolo di SOSPSICHE Disturbi Neurobiologici).

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Può essere utile per coloro che conoscono bene il paziente anno-tare quali sono i sintomi che si presentano, quali farmaci (comprese ledosi) sono stati assunti, quale effetto abbiano avuto i diversi trattamen-ti; conoscendo come sono andate le cose in precedenza, i familiaririsultano più preparati in futuro a decidere su come comportarsi.

Le famiglie possono essere anche in grado di individuare qualchesegno premonitore di potenziale recidiva (come un accentuatoestraneamento o un cambiamento nell'andamento del sonno), meglioe prima che gli stessi pazienti. Così se le psicosi si ripresentano vengo-no avvertite prima e con un trattamento più tempestivo può essere pre-venuta una ricaduta improvvisa. Inoltre, conoscendo qualche farmacosia stato di aiuto in precedenza e quale invece abbia dato fastidiosieffetti collaterali la famiglia può essere in grado di aiutare coloro checurano il paziente a trovare più rapidamente la terapia appropriata.

Oltre che ad attivarsi per la ricerca di aiuti, la famiglia, gli amici e lecomunità terapeutiche possono fornire sostegno ed incoraggiamentoalle persone schizofreniche nel loro sforzo per recuperare le propriecapacità. È importante che gli obiettivi prefissati siano all'effettiva por-tata del paziente, in quanto se lo stesso si sente sotto pressione e/oripetutamente criticato dagli altri, può sperimentare molto probabilmenteuno stress in grado di provocare un peggioramento dei sintomi.

Come ciascun altro, la persona schizofrenica ha bisogno di sape-re se sta facendo e cose nel modo giusto. Un approccio positivo puòessere più utile e forse anche più efficace, a lungo termine, che nonuno critico; ciò vale per tutto coloro che hanno a che fare con i pazientischizofrenici.

Una domanda frequentemente posta dalle famiglie e dagli amici èquella relativa agli stupefacenti (ndr: vedasi anche l'opuscolo di SOSPSICHE Schizofrenia: 6 importanti problemi). Poiché taluni di coloroche si drogano possono mostrare sintomi simili a quelli tipici della schi-zofrenia, capita che persone schizofreniche vengano accusate di es-sere tossicodipendenti. Per aiutare a capire le cause del comporta-mento del paziente, si possono far esaminare dei campioni di sangue o

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di urina, in ospedale o in laboratorio, al fine di individuare l'eventualepresenza di stupefacenti.

La maggior parte dei ricercatori non ritengono che i soggetti schi-zofrenici possano sviluppare i loro sintomi a causa della droga, mentreè certo che coloro che sono affetti da tale malattia reagiscono partico-larmente male all'assunzione di certi stupefacenti. Gli stimolanti (comele anfetamine e cocaina) possono causare gravi problemi ai pazientischizofrenici e così pure altre droghe meno pesanti (marijuana, ecc.).In pratica alcuni pazienti presentano un peggioramento dei propri sin-tomi quando consumano questo tipo di droga.

I pazienti schizofrenici possono anche abusare dell'alcool o di al-tre sostanze, in un tentativo di attenuare i propri sintomi o per qualchealtra ragione. Ciò può provocare ulteriori problemi che richiedono untrattamento più articolato. Tali pazienti possono essere aiutati da unaterapia combinata comprendente oltre ai farmaci la riabilitazione e lapsicoterapia, oltre ad altri trattamenti specifici per le sostanze di cui èstato fatto abuso.

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QUALI SONO LE PROSPETTIVE?

LA PROGNOSI PER GLI AMMALATI di schizofrenia è migliorata negliultimi 25 anni. Anche se non è stata ancora individuata una terapiacompletamente efficace, va tenuto presente che molti pazienti schizo-frenici migliorano tanto da poter condurre una vita indipendente ed ac-cettabile.

Quanto più noi veniamo a sapere riguardo le cause ed il tratta-mento della schizofrenia, tanto meglio saremo capaci di aiutare un sem-pre maggior numero di ammalati ad ottenere risultati soddisfacenti.

Studi condotti seguendo i pazienti schizofrenici per un lungo peri-odo, dai primi sintomi fino alla vecchiaia, dimostrano che è possibile unampio ventaglio di risultati. Un riscontro sulla storia clinica di almeno2.000 pazienti indica che il 25 per cento guariscono completamente, il50 per cento recuperano almeno parzialmente ed il restante 25 percento richiedono ricoveri di lunga degenza. Quando vengono esami-nati grandi gruppi di pazienti si rileva che certi fattori – ad esempio unastoria precedente all'inizio della malattia, di normale comportamentosociale, scolastico e lavorativo – tendono ad essere associati con unamigliore riuscita delle cure.

Tuttativa il nostro attuale livello di conoscenza non permette anco-ra una attendibile previsione degli esiti a lungo termine.

Lo sviluppo di una molteplicità di metodi di cura e di strutture è dicruciale importanza perché i pazienti schizofrenici hanno bisogno diuna grande varietà di trattamenti. In particolare, migliori soluzioni alter-native sono necessarie per colmare la distanza tra i relativamente nonintensivi trattamenti offerti in cliniche per pazienti esterni (non ricovera-ti) ed il trattamento più controllato (supervisione del paziente) fornitodagli ospedali.

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Con una grande varietà di strutture disponibili, gli specialisti dellasalute mentale saranno in grado di mettere a punto la terapia più adat-ta alle diverse esigenze di ogni caso. Alcuni pazienti richiedono co-stante cura ed attenzione, mentre altri hanno più bisogno di un postodove imparare ad agire in modo più indipendente, senza continuasupervisione.

Data la complessità della schizofrenia è improbabile che le mag-giori domande, riguardanti questo male, che non hanno ancora trovatorisposta – cioè le sue esatte cause, la sua prevenzione, il trattamento – possano avere risposte nel prossimo futuro.. La gente deve guardarsida coloro che offrono la " cura sicura per" o "la causa sicura della"schizofrenia.

Affermazioni di questo tipo possono ingenerare aspettativeirrealistiche, che quando poi non vengono soddisfatte, causano ulterio-re sfiducia nelle famiglie e nel paziente. Quantunque un certo progres-so sia stato certamente fatto verso una migliore comprensione dellaschizofrenia, c'è un bisogno urgente di un più rigoroso ed ampio pro-gramma di ricerche, di base e cliniche.

Gli studi sulla schizofrenia hanno approfittato delle recenti scoper-te scientifiche di base e noi speriamo che una maggiore comprensionedei fattori neurobiologici e psicosociali della schizofrenia possa essereacquisita nel prossimo decennio.

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LE CAUSE: UNA IPOTESI INTERESSANTE

MENTRE STAVAMO componendo questo interessante opuscolo, ci èpervenuto dagli Stati Uniti un interessante articolo che aggiungiamo inquanto spiega ai lettori quali possono essere le prospettive sulla ricer-ca nel campo della schizofrenia.

Le radici della schizofrenia possono trovarsi nello svilup-po fetale del cervello.Di Daniel Goleman.Ringraziamo il sig. Raimondi Everardo per la traduzione.

Un cambiamento incisivo sta avvenendo nella comprensione a livelloscientifico della schizofrenia, una malattia mentale dagli effetti devastantiche colpisce 2,5 milioni di persone nei soli Stati Uniti.

I primi sintomi compaiono normalmente verso la fine dell’adolescenza,ma i neuroscienziati pensano che le cause del disturbo siano spesso giàpresenti nel corso della formazione del feto.

In tale periodo si realizzano i collegamenti del cervello, cioè le cellenervose crescono, si scindono e danno luogo alle connessioni nervose. Ildifetto fondamentale del cervello di molti soggetti schizofrenici, sembraconsistere nel fatto che durante questa prima fase dello sviluppo, talunecellule nervose migrano verso aree sbagliate, lasciando piccole regioni delcervello permanentemente fuori posto o collegate in modo incongruo. Talidifetti nell’architettura neurale possono avere una o più cause, che devonoessere ancora individuate. Un’ipotesi è che le suddette connessioni difet-tose si formino quando la madre viene colpita da qualche virus, nel periodoiniziale la gravidanza.

I principali sintomi della schizofrenia sono l’apatia, l’ottundimento deisentimenti, i deliri e le allucinazioni. Una volta manifestatisi, essi proseguo-no con alterate intensità per il resto dell’esistenza del paziente.

L’origine del disturbo è stata a lungo considerata un mistero. Attribuitaun tempo a carenti relazioni all’interno della famiglia, la condizione è oraricondotta ad una anomalia del cervello, come è dimostrato dalle differen-

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ze di cervelli di persone normali e schizofreniche.L’idea che queste differenze si instaurino durante lo sviluppo del feto,

ha detto il dr. D.Shore, capo della sezione ricerche sulla schizofrenia delNimh di Bethesda, Md., “è una delle più attendibili fra quelle proposte perspiegare come possano essere avvenuti quei cambiamenti che notiamonei cervelli degli schizofrenici”.

Ma tale teoria non chiarisce interamente la questione. “la schizofrenia èprobabilmente l’insieme di diversi tipi di problemi, che convergono nellastessa sindrome; non un singolo male” ha detto il dr. D. Weinberger, capodella sezione clinica Disturbi del Cervello, del NIMH. “Ma in base al pesodell’evidenza, sembra che metà o più dei casi di schizofrenia siano dovutiad anormalità nello sviluppo fetale del cervello”.

Numerose conferme di questa nuova teoria vengono da diverse fonti,fra le quali: l’autopsia dei cervelli di ammalati, film girati in famiglia consoggetti all’età di due anni, dati epidemiologici.

Uno dei rapporti più convincenti, basato sull’autopsia di tessuti e pub-blicato questo mese in the Archives of General Psychiatry, evidenzia lapresenza di numerosi neuroni fuori sede nell’area prefrontale di 7 su 20cervelli di persone senza disturbi. Lo studio è il quarto del suo genere, cheriferisce di cellule difettose in varie parti della corteccia cerebrale di indivi-dui affetti da schizofrenia.

Le cellule fuori posto sono, inaspettatamente, grossi residui dellasottopiastra neurale. Una struttura che guida gli altri neuroni nella loro sedeappropriata. La sottopiastra si forma intorno al quarto mese di gravidanza.Essa scompare gradualmente, quasi del tutto entro il primo mese di vita,avendo esaurito il suo compito di indirizzare i neuroni verso la loro posizio-ne nella corteccia.

“ La migrazione delle cellule cerebrali, attraverso la sottopiastra, avvie-ne quasi interamente nel secondo trimestre delle sviluppo fetale” ha dettoil dr. S.G. Potkin, uno psichiatra dell’Università della California ad Irvine eco-autore dello studio con il dr. W.E. Bunney e il dr. E. Jones.

“Se questa migrazione viene disturbata, le cellule finiscono nel postosbagliato ed hanno connessioni difettose; e ciò è appunto quello che tro-viamo nei cervelli di pazienti schizofrenici ”ha detto Potkin. ““a scorrettadistribuzione delle cellule suggerisce un’anormalità della sottopiastra”.

Esperimenti sui gatti, condotti dal dr. C. Shatz, un neuroscienziato al-l’Università della California a Barkeley, ha dimostrato che eseguendo deitagli nella sottopiastra in un corrispondente periodo dello sviluppo del cer-vello del gatto, si hanno cellule corticali che presentano collegamenti difet-

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tosi o sono fuori di posto.Che cosa sia ciò che fa sì che la sottopiastra neurale fallisca nel suo

compito è per ora solo oggetto di congetture. Potkin suppone che “ci possaessere un ampio ventaglio di cause: da un meccanismo genetico difettosoa dei fattori ambientali, come l’acquisizione da parte della madre di unvirus che penetrano nella placenta; tutte cose che interferiscono con l’atti-vità della sottopiastra neurale, durante i mesi critici dello sviluppo del cer-vello fetale”.

Una domanda imbarazzante per coloro che avanzano la nuova teoria èperché nessun sintomo di schizofrenia si manifesti nei primi due decenni opiù della vita, se le anomalie cerebrali sono già presenti alla nascita.

Una risposta è che, in effetti, ci sono segni premonitori della patologiagià nel periodo precedente, ma essendo di lieve entità vengono facilmentetrascurati. Il British Medical Research Council censì nel 1946 tutti i bambininati in Inghilterra nella prima settimana di marzo e, in seguito li sottopose averifiche con cadenza circa biennale, fino a che raggiunsero l’età di 43anni. Il dr. R. Murray, uno psichiatra inglese, rilevò sottili differenze nell’in-fanzia di coloro che più tardi furono affetti da schizofrenia.

Confrontando alcuni elementi che costituiscono un riferimento signifi-cativo nello sviluppo neurologico come, ad esempio, l’età alla quale il bam-bino si mette la prima volta seduto, o le valutazioni scolastiche nel corsodell’infanzia, appariva come lo sviluppo del gruppo comprendente coloroche sarebbero poi diventati schizofrenici, era mediamente più lento.

“Non che ci fossero grandi differenze, ma un insieme di comportamentiche mediamente denotavano una più lenta maturazione del cervello” hadetto il dr. Weinberger, che l’anno scorso ha riesaminato sul Lancet, ungiornale di medicina, tutti gli elementi che evidenziavano il collegamentotra i problemi neurologici persistenti e la schizofrenia.

“ad esempio, a sei mesi, circa un terzo dei bambini ritardavano duesettimane o più nel mettersi seduti. Fra coloro che successivamente diven-nero schizofrenici, i ritardatari furono invece due terzi e, di massima, que-sto loro ritardo suggerisce piccole anomalie nello sviluppo neurale.

Quando i ricercatori, in uno studio del 1994, chiesero alle famiglie deimalati di schizofrenici di procurare loro tutti i filmini girati ai pazienti durantela loro infanzia, essi trovarono ancora più numerosi indizi di sviluppo neuraleanomalo. A due anni, ad esempio, questi bambini avevano la tendenza afare movimenti lievemente strani delle mani, che al quel tempo non aveva-no preoccupato minimamente i loro genitori, ma ad un occhio sperimenta-to sarebbero stati riconosciuti segni di uno sviluppo motorio disturbato.

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Un primo accenno di prova venne nel 1988, da uno studio su bambininati da donne che erano state incinte durante una grave epidemia di in-fluenza ad Helsinki, in Finlandia, nel 1957. Il dr. S. Mednick, uno psicologodell’Università di California a Los Angeles, trovò che tra i figli di madri cheavevano avuto l’influenza nel secondo trimestre di gravidanza, il periodo incui la piastra neurale entra in azione, si evidenziava una maggiore proba-bilità di sviluppo della schizofrenia, una volta diventati adulti.

Da allora diversi studi hanno mostrato che la percentuale di soggettischizofrenici, tende ad essere maggiore fra i bambini nati grosso modo trai mesi di dicembre e marzo. “Se si esamina una popolazione sufficiente-mente ampia - intorno a 20.000 o più individui - si trova che vi sono un 5 -6% di casi, in più, fra i nati in inverno o all’inizio della primavera” ha detto ildr. E.F. Torrey, uno psichiatra dell’Ospedale S. Elisabetta di Washington.”C’è qualcosa che succede nel periodo prenatale; forse la madre ha avutol’influenza o è stata attaccata da qualche virus. Ma niente finora consentedi puntare il dito contro un agente specifico”.

In un’altra ricerca, è stato riscontrato un più alto livello di rischio fra ibambini nati in Olanda da donne che erano incinte nell’inverno del 1944-45, quando i tedeschi assediavano le loro città; il che suggerisce l’idea chela cattiva nutrizione possa avere un suo ruolo.

Non sembra sia possibile spiegare, con una sola ragione, l’origine dellaschizofrenia: che risulta oltretutto essere, entro certi limiti, una malattiagenetica.

“Vi è un’intera gamma di problemi materni durante la gestazione che,essendo in grado di influenzare lo sviluppo neurale, possono aumentare ilrischio che il nascituro diventi schizofrenico” ha detto il dr. J. Wyatt che è acapo della sezione Neuropsichiatria al NIMH. “La speranza è che questanuova linea di ricerca possa portare un giorno ad una strategia di preven-zione.

Il dr. Torrey annuisce dicendo: “Le gestanti dovrebbero essere comun-que assicurate che, nella grande maggioranza dei casi in cui si verificanoqueste complicazioni della gravidanza, i bambini nascono assolutamentesenza alcun difetto”.

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La Schizofrenia dalla A alla Z – SOS PSICHE

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promotore composto da alcune associazioni per la salute

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al Comitato è ancora aperta; ci sono alcuni contatti in corso per

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dente sito avviato nel 1994, che è stato il primo sito Europeo

per la salute mentale gestito autonomamente dalle famiglie.

Il servizio ha come finalità principale quella di fornire una corret-

ta informazione sulla prevenzione e cura delle malattie mentali,

pubblicando indirizzi utili sulle strutture di ricovero e segnalando

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