la-saltatrice-tedesca-denuncia-pubblicamente-lo-stalker-26.04.12

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stampa | chiudi La saltatrice tedesca mette alla gogna il suo molestatore: ha violato la privacy? di Paolo Lepri Le sue avversarie di sempre sono la russa Anna Chicherova, la croata Blanka Vlasic, l’italiana Antonietta Di Martino, la svedese Emma Green. Ma adesso, a pochi mesi dall’Olimpiade, la battaglia di Ariane Friedrich, della campionessa tedesca di salto in alto, è molto più drammatica. La combatte contro un uomo che la ha molestata su Facebook, inviandole anche una foto dei suoi genitali. Lei ha deciso di reagire. Non si è limitata a denunciarlo, ma ha rivelato sul social network nome e luogo di residenza del suo persecutore. Molti si sono schierati dalla sua parte, con comprensione, altri la criticano per «essersi fatta giustizia da sola». Il caso di Ariane, 28 anni, agente di polizia nella vita extrasportiva, ha colpito l’opinione pubblica tedesca, non solo il popolo di Facebook, in un Paese dove la polizia non rivela mai i nomi di indagati e arrestati. Ma questa vicenda va ben al di là di un problema di privacy. Riguarda anche e soprattutto, il diritto di reagire individualmente, il rischio di coinvolgere persone innocenti (i familiari, gli omonimi), la lotta spesso impari contro chi si nasconde dietro l’anonimato di Internet. E i giornali si chiedono se Ariane abbia commesso un reato, se possa essere citata in giudizio, se «abbia fatto la cosa giusta». I pareri sono discordi. Giuridicamente, va tenuto naturalmente conto del fatto che non è provato che la persona accusata sia effettivamente il mittente dei messaggi. In secondo luogo, sono tre le città che si chiamano come quella indicata dall’atleta Pagina 1 di 2 La saltatrice tedesca mette alla gogna il suo molestatore: ha violato la privacy? | La ... 26/04/2012 http://27esimaora.corriere.it/articolo/la-saltatrice-tedesca-mette-alla-gogna-il-suo-mol...

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La saltatrice tedesca mette alla gogna il suo molestatore: ha violato la privacy?di Paolo Lepri

Le sue avversarie di sempre sono la russa Anna Chicherova, la croata Blanka Vlasic, l’italiana Antonietta Di Martino, la svedese

Emma Green. Ma adesso, a pochi mesi dall’Olimpiade, la battaglia di Ariane Friedrich, della campionessa tedesca di salto in alto,

è molto più drammatica. La combatte contro un uomo che la ha molestata su Facebook, inviandole anche una foto dei suoi

genitali. Lei ha deciso di reagire. Non si è limitata a denunciarlo, ma ha rivelato sul social network nome e luogo di

residenza del suo persecutore.

Molti si sono schierati dalla sua parte, con comprensione, altri la criticano per «essersi

fatta giustizia da sola».

Il caso di Ariane, 28 anni, agente di polizia nella vita extrasportiva, ha colpito l’opinione pubblica tedesca, non solo il popolo di

Facebook, in un Paese dove la polizia non rivela mai i nomi di indagati e arrestati. Ma questa vicenda va ben al di là di un

problema di privacy. Riguarda anche e soprattutto, il diritto di reagire individualmente, il rischio di coinvolgere persone

innocenti (i familiari, gli omonimi), la lotta spesso impari contro chi si nasconde dietro l’anonimato di Internet. E i

giornali si chiedono se Ariane abbia commesso un reato, se possa essere citata in giudizio, se «abbia fatto la cosa giusta».

I pareri sono discordi. Giuridicamente, va tenuto naturalmente conto del fatto che non è provato che la persona accusata sia

effettivamente il mittente dei messaggi. In secondo luogo, sono tre le città che si chiamano come quella indicata dall’atleta

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tedesca e in una di queste esistono due uomini con lo stesso nome. Persone incolpevoli potranno trovarsi in difficoltà e decidere

di avviare un’azione legale.

Oltre agli aspetti giuridici, esiste però un problema morale. Der Spiegel, per esempio, ricorda che «in uno stato di diritto, la

punizione è compito della Giustizia», mentre la Süddeutsche Zeitung scrive che la Friedrich «ha messo l’uomo alla

gogna». La maggioranza di chi è inizialmente intervenuta su Facebook e sui siti ha sottolineato la priorità di mettere i

molestatori in grado di non nuocere.

Ariane ha spiegato il suo gesto con poche parole.Col passare del tempo, come ha rilevato il quotidiano popolare Bild, le critiche

sono cresciute di intensità. Intanto, un portavoce della polizia ha detto che si stanno facendo tutti gli accertamenti per risolvere

il caso. Nessuna ipotesi, per il momento, di provvedimenti disciplinari. I responsabili dei due sindacati degli agenti hanno

elogiato la reazione, «perché il codice penale si applica anche su Internet». Ma Josef Scheuring, presidente della

Gewerschaft der Polizei (GdP), ha anche definito «problematica» la scelta di rivelare i dati del molestatore.

«Arriva un momento in cui il troppo è troppo. Era tempo di agire e di difendermi. È

proprio quello che sto facendo. Niente di più e niente di meno».

Di lei, nata a Nordhausen, in Turingia, nell’ex Germania Est, il pubblico ha sempre apprezzato la seria determinazione nelle

gare, che contrasta un po’ con il suo look stravagante: i capelli corti, ora biondo-platino ora rosa, le scarpe

fosforescenti, le unghie dipinte con i colori della bandiera tedesca. Quest’anno è tornata alle gare dopo un grave

incidente, la rottura del tendine di Achille, che l’ha tenuta lontana dagli stadi per tutto il 2011. Nel giorno del rientro, qualche

mese

fa, non è riuscita a trattenere le lacrime davanti alle telecamere per aver fallito un salto che era alla sua portata. Ora si sta

allenando, con la consueta passione, per i giochi di Londra. Tutti si augurano che possa ottenere un buon risultato, sicuramente

anche quelli che l’hanno criticata.

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