La romanizzazione dell'Abruzzo - INTRODUZIONE

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L’ABRUZZO E LA ROMANIZZAZIONE (INTRODUZIONE)

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Conferenza introduttiva alla romanizzazione in Abruzzo, per il Gruppo Archeologico Bolognese. In collaborazione con CartOrange (www.cartorange.com).

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L’ABRUZZO E LA ROMANIZZAZIONE(INTRODUZIONE)

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1. Lo status permetteva di contrarre legalmente matrimonio con una Romana o un Romano (ius conubii), di commerciare con i Romani con la garanzia di poter ricorrere al magistrato per la tutela dei propri atti negoziali (ius commercii), e, ma solo inizialmente, anche di trasferirsi a Roma (ius migrandi) a condizioni di parità coi cittadini romani, e quindi di votare (ius suffragii) nei comizi elettorali.

Alle città i cui abitanti godevano del ius Latii era riconosciuta l'indipendenza per quanto riguardava la politica interna, quindi eleggevano i loro magistrati e si autogovernavano; però erano vincolate alla politica estera romana ed erano tenute a fornire un contingente di soldati che combattevano a fianco delle legioni, ma in reparti diversi.

Col passare del tempo, e con l'espansione del dominio romano ben oltre i confini del Lazio, il "diritto latino" venne riconosciuto e applicato anche a città non laziali, e che non avevano abitanti di origine latina: il ius Latii passò allora a indicare una condizione giuridica e perse qualunque connotazione etnico-geografica; coloro che ne godevano (e che erano oramai divenuti troppo numerosi) persero però il diritto di votare a Roma.

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Colonia romana

Gli abitanti di una colonia romana erano cittadini di Roma e godevano quindi del riconoscimento di tutti i diritti legati a questa condizione. L'amministrazione della città era controllata direttamente da Roma.

Colonia di diritto latino

Nel secondo caso venivano istituite nuove entità statali, con magistrati locali, autonomia amministrativa e, in alcuni casi, con l'emissione di monete, ma comunque con l'obbligo di fornire, in caso di guerra, l'aiuto richiesto da Roma secondo la formula togatorum. Gli abitanti delle colonie latine non erano cives Romani optimo iure, ma possedevano lo ius connubii e lo ius commercii secondo i diritti del Nomen Latinum. Le colonie venivano fondate secondo il diritto latino sia come forma di controllo della diffusione della cittadinanza romana (in quanto considerata superiore a tutte le altre), sia per motivi pragmatici: non essendo direttamente governate da Roma come le colonie di diritto romano, ma avendo magistrati propri, potevano meglio e più velocemente prendere decisioni per difendersi da pericoli imminenti.

Le colonie erano rette dai duoviri, da un senato locale e da un'assemblea popolare. In età imperiale alcune città si arrogarono il titolo di colonia pur non possedendolo, perché questo titolo era diventato un privilegio di pochi municipia.

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LA I GUERRA SANNITICA (343-341 A.C.)

Casus Belli:assedio di Capua

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LA I GUERRA SANNITICA (343-341 A.C.)

Casus Belli:assedio di Capua

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LA I GUERRA SANNITICA (343-341 A.C.)

Il Senato romano si tirò indietro a causa di un trattato di non belligeranza stipulato in precedenza con i Sanniti (354 a.C.), al che gli ambasciatori capuani consegnarono la loro città nelle mani di Roma

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LA I GUERRA SANNITICA (343-341 A.C.)

I Sanniti, però, non accettarono il nuovo stato di cose e così a Roma non restò che dichiarare loro guerra. Era il 343 a.C.

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LA I GUERRA SANNITICA (343-341 A.C.)

I Romani sconfissero i Sanniti presso il Monte Gauro« Ed i Romani confessarono di non aver mai combattuto contro un nemico più duro. [...] I Sanniti... dichiararono di aver avuto l'impressione che gli occhi dei romani schizzassero fiamme. »(Livio)

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LA I GUERRA SANNITICA (343-341 A.C.)

La I Guerra Sannitica si concluse in favore dei Romani, che riportarono il trionfo

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LA II GUERRA SANNITICA (326-304 A.C.)

Casus Belli:fondazione romana di Fregellae (Ceprano)

326: Roma invia i FEZIALI.La cerimonia per la dichiarazione di guerra - che prevedeva anche l'uso di un' "erba sacra" (herba pura ), forse la verbena (a simboleggiare il territorio romano), la selce (a simboleggiare la folgore che annichilisce lo spergiuro ma che era usata per uccidere un suino prima della conclusione del rito, identificando l'animale con l'eventuale spergiuro operato contro i Romani) e lo scettro (simbolo di auctoritas)

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LA II GUERRA SANNITICA (326-304 A.C.)

Romani, Sanniti, Lucani, Tarantini

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LA II GUERRA SANNITICA (326-304 A.C.)

Nel 321 a.C. l'esercito romano (consoli Tiberio Veturio Calvino e Spurio Postumio Albino Caudino), subì l'umiliante sconfitta alle Forche Caudine: mentre l'esercito romano si stava spostando da Capua a Benevento, spie sannite travestite da pastori li indirizzarono verso una stretta gola montuosa dove furono presi facilmente in trappola dai nemic. Alla fine i Sanniti lasciarono andare l'esercito romano ma imposero gravose condizioni di resa; tra queste la subjugatio, il passaggio sotto il giogo: due lance confitte in terra, una sospesa orizzontalmente a queste ultime: lo sconfitto, nudo, doveva passarvi sotto, inchinandosi, in presenza dell'esercito nemico. Ne conseguiva, "grande gloria a chi imponeva una tale umiliazione, ma totale ignominia a chi la subiva" (Cassio Dione) tanto che spesso si preferiva piuttosto affrontare la morte.

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LA LEGIO LINTEATA

La Legio Linteata rappresentava un corpo speciale dell’esercito Sannita formato da guerrieri che si erano dimostrati valorosi e capaci in battaglia che formavano una Devotio alle divinita protettrici sannite.

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Armamento probabilmente simile a quello oplitico (influenza della Magna Grecia

LA LEGIO LINTEATA

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LA III GUERRA SANNITICA (298-290 A.C.)

Casus Belli:gli ambasciatori lucani chiedono aiuto e protezione ai Roma

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LA III GUERRA SANNITICA (298-290 A.C.)

La resa dei conti ci fu con la Battaglia di Sentino (in latino Sentinum: nella pianura in prossimità della cittadina di Sassoferrato, oggi in provincia di Ancona), nel 295 a.C. dove i Romani dovettero fronteggiare una coalizione nemica composta da 4 poli: Sanniti, Etruschi, Galli ed Umbri. I romani vennero inizialmente sorpresi dai Galli, che si gettarono nella mischia con carri carichi di arcieri che scagliavano frecce. Il fracasso dei carri spaventò i cavalli romani, i quali batterono in ritirata. Il console plebeo Publio Decio Mure, figlio del Decio Mure che aveva combattuto nella Prima guerra Sannitica compì il rito della devotio consacrandosi a Marte ed agli Dei Inferi, scagliandosi contro i carri e perdendo la vita nella mischia. Il gesto eroico e ancor più la morte del console, che indicava l'accettazione del sacrificio da parte degli Dei, rianimò le schiere romane che riportarono alla fine una completa vittoria.