La Rocca

24

description

Periodico di Marineo

Transcript of La Rocca

Page 1: La Rocca
Page 2: La Rocca

Via Roma n. 42 MARINEO - Tel. 091 8724797

Page 3: La Rocca

L’editoriale

La Rocca 3

L’elezione di Papa Francesco, allavigilia della primavera, ha por-

tato una ventata di parole “nuove” nonsolo nella Chiesa ma nell’intero uni-verso. Questi primi giorni di pontifi-cato sono stati come lo schiudersi dinuove e multicolori gemme nelle pra-terie del mondo. I fiori, lo sappiamobene, sono tutti diversi, per forma, percolori e per profumi, ma nel loroinsieme costituiscono una splendidaarmonia, come le differenti note diuna musica che mettono in relazionesuoni e strumenti diversi per compor-re un’affascinante melodia.Papa Francesco non sta rinnegando ilpassato, non è migliore (o peggiore) diquanti l’hanno preceduto nel serviziopetrino. E’ sempre poco opportunofare paragoni: possono essere legati astereotipi e pregiudizi. Le gemme pri-maverili che sbocciano sui rami nonsono staccate dall’antico albero che dàloro vita. Ci sono perché si radicano inesso e da esso ricevono linfa e vigore,nonché giovinezza. La loro novità nonè avulsa da un lungo cammino e dalleforti e vive radici. Altrimenti avrem-mo piante annuali di rapida fioritura,magari molto appariscenti, di rigo-gliosa produzione, ma di breve vita.La Chiesa può essere paragonata adun albero secolare con radici millena-rie e forti rami protesi verso il cielo.Perciò, continua a dare al mondonuove gemme e nuovi frutti. Chiara-mente ci sono sensibilità e stili diversiche caratterizzano ogni papa, legatialla storia della persona e ai tempi. Ladinamica interazione tra memoria efuturo favorisce il cammino dellacomunità ecclesiale, e non solo, versoil domani. Così nella vita dell’uomo.Sarebbe espressione di miopia inter-pretare lo stile e i discorsi di PapaFrancesco come elementi che riguar-dano solo i cristiani e la Chiesa. Que-sti, pur essendo fortemente radicati(ed è naturale) nella fede in Cristo e

nel magistero ecclesiale, interpellanoogni uomo, ogni istituzione, l’interasocietà.Prendo spunto, ad esempio, da alcunefrasi ed alcune parole-chiave caratteri-stiche del parlare del Sommo Pontefice. “Desidero proprio che il dialogo tranoi aiuti a costruire ponti fra tutti gliuomini, così che ognuno possa trova-re nell’altro non un nemico, non unconcorrente, ma un fratello da acco-gliere ed abbracciare!” In questomomento storico locale, regionale,europeo, mondiale non è forse veroche l’unico rimedio per superare lestorture, le lotte, le vaste problemati-che economiche e sociali, ma anchefamiliari, è il dialogo? Certa gente sidiletta nell’arte di minare i ponti perdistruggerli. Distruggere è facile; farpiazza pulita è facile (e magari puòprodurre seguaci). Costruire è diffici-le: occorre avere forti motivazioni,progetti chiari e competenze adeguate.Prendiamo, ad esempio, la famiglia.Fare un figlio è facile. Lo si fa anchead occhi chiusi! Talora può esserefrutto d’istintiva passione passeggera,non legato ad un progetto di vita.Costruire una vera famiglia, garantiread essa continuità, fecondità, serenitànon sempre è facile. Lo stesso avvienea livello sociale e politico. E’ facilerealizzare ponti con le carte, ma ilprimo soffio li distrugge. I ponti deb-bono essere ben fatti, però occorronouna costante manutenzione ed idoneeopere di rafforzamento quando simanifesta qualche crepa o qualcheevento imprevedibile. L’antico eperenne invito del Papa a maturare lapratica della fraternità e della pacificae produttiva convivenza, superando lalogica del considerare l’altro come unnemico da soggiogare o distruggere,vincendo il devastante male della cor-ruzione, è, oggi più che mai, attuale enecessaria, anche per superare lagrave crisi economica.

Siate dei buoni custodi ed abbiatecura, ci dice il Papa; cura di voi stes-si, della famiglia, dell’amicizia,degli altri, del creato. “Il prendersicura, il custodire chiede bontà etenerezza; denota fortezza d’animo ecapacità di attenzione, di vera aper-tura all’altro di vero amore”. Se cia-scuno di noi, se i responsabili delleistituzioni basassero il loro essere eil loro agire nel prendersi cura (chenon è un atteggiamento di sterile eclientelare assistenzialismo!) lanostra società sarebbe migliore! Ciricorda, anche, che “il vero potereconsiste nel servizio”.Tre verbi possono sintetizzare l’agireumano, sociale, politico e religiosodell’uomo: “Camminare, edificare,testimoniare”. Camminare per rag-giungere mete significative, non anda-re a zonzo per riempire la giornate,illudendosi (e illudendo) di essereutili, portandosi a casa una pagaimmeritata. Edificare per realizzareprogetti duraturi e sostenuti da buonefondamenta, non illusori progettiautoreferenti fondati sulla sabbia.Testimoniare, perché parole come giu-stizia, legalità, onestà, competenza,amicizia, amore, ecologia, attenzioneai più deboli, bene comune, servizio,gratuità siano incarnate nel quotidianoagire personale e comunitario e nellaconcreta vita delle istituzioni e nonparole roboanti che servono solo a farfracasso e fortuna e ad illudere lagente.Camminare, edificare e testimoniaresecondo criteri di “verità, bontà e bel-lezza”, guardando con coraggio e conimpegno verso il domani, aiutandocigenerosamente l’un l’altro, vivendocon gioia ed ottimismo, evitando di“lasciarci rubare la speranza”. Il futu-ro nostro e dei nostri figli, infatti, locostruiamo (o lo distruggiamo!) gior-no per giorno. Buona e santa Pasqua atutti.

di Giovanni Perrone

Parole nuove per una migliore società

Page 4: La Rocca

Chiesa

4 La Rocca

Le parole di

Papa Francesco“Il messaggio di Gesù è la misericordia. Il

Signore mai si stanca di perdonare: mai! Siamo

noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono”.

“Ci sforzeremo di rispon-dere fedelmente alla

missione di sempre: portareGesù Cristo all’uomo e con-durre l’uomo all’incontro conGesù Cristo Via, Verità e Vita,realmente presente nella Chie-sa e contemporaneo in ogniuomo. Tale incontro porta adiventare uomini nuovi nelmistero della Grazia, suscitan-do nell’animo quella gioia cri-stiana che costituisce il centu-plo donato da Cristo a chi loaccoglie nella propria esisten-za”.

(Udienza ai Cardinali,

15 marzo 2013)

“Voi avete la capacità di rac-cogliere ed esprimere le attesee le esigenze del nostro tempo,di offrire gli elementi per unalettura della realtà. Il vostrolavoro necessita di studio, disensibilità, di esperienza,come tante altre professioni,ma comporta una particolareattenzione nei confronti dellaverità, della bontà e della bel-lezza; e questo ci rende parti-colarmente vicini, perché laChiesa esiste per comunicareproprio questo: la Verità, laBontà e la Bellezza “in perso-na”. Dovrebbe apparire chia-ramente che siamo chiamatitutti non a comunicare noistessi, ma questa triade esi-stenziale che conformanoverità, bontà e bellezza”.

(Ai rappresentanti dei Mass

Media – 16 marzo 2013)

“Il messaggio di Gesù è lamisericordia... Il Signore maisi stanca di perdonare: mai!Siamo noi che ci stanchiamodi chiedergli perdono. E chie-diamo la grazia di non stancar-

ci di chiedere perdono, perchéLui mai si stanca di perdona-re”.

(Omelia, 17 marzo 2013)

“Il volto di Dio è quello di unpadre misericordioso, chesempre ha pazienza. Avetepensato voi alla pazienza diDio, la pazienza che lui ha conciascuno di noi? Quella è lasua misericordia. Sempre hapazienza, pazienza con noi, cicomprende, ci attende, non sistanca di perdonarci se sappia-mo tornare a lui con il cuorecontrito. “Grande è la miseri-cordia del Signore”, dice ilSalmo… Sentire misericor-dia, questa parola cambiatutto. E’ il meglio che noi pos-siamo sentire: cambia ilmondo. Un po’ di misericordiarende il mondo meno freddo epiù giusto. Abbiamo bisognodi capire bene questa miseri-cordia di Dio, questo Padremisericordioso che ha tantapazienza …”

(Angelus, 17 marzo 2013)

“La vocazione del custodirenon riguarda solamente noicristiani, ha una dimensioneche precede e che è semplice-mente umana, riguarda tutti.E’ il custodire l’intero creato,la bellezza del creato, come civiene detto nel Libro dellaGenesi e come ci ha mostratosan Francesco d’Assisi: èl’avere rispetto per ogni crea-tura di Dio e per l’ambiente incui viviamo. E’ il custodire lagente, l’aver cura di tutti, diogni persona, con amore, spe-cialmente dei bambini, deivecchi, di coloro che sono piùfragili e che spesso sono nellaperiferia del nostro cuore. E’

l’aver cura l’uno dell’altronella famiglia: i coniugi sicustodiscono reciprocamente,poi come genitori si prendonocura dei figli, e col tempoanche i figli diventano custodidei genitori. E’ il vivere consincerità le amicizie, che sonoun reciproco custodirsi nellaconfidenza, nel rispetto e nelbene. In fondo, tutto è affidatoalla custodia dell’uomo, ed èuna responsabilità che ciriguarda tutti. Siate custodi deidoni di Dio! E quando l’uomoviene meno a questa responsa-bilità di custodire, quando nonci prendiamo cura del creato edei fratelli, allora trova spaziola distruzione e il cuore inari-disce… Ma per “custodire”dobbiamo anche avere cura dinoi stessi! Ricordiamo chel’odio, l’invidia, la superbiasporcano la vita! Custodirevuol dire allora vigilare suinostri sentimenti, sul nostrocuore, perché è proprio da lìche escono le intenzioni buonee cattive: quelle che costrui-scono e quelle che distruggo-no! Non dobbiamo averepaura della bontà, anzi nean-che della tenerezza! …. Ilprendersi cura, il custodirechiede bontà, chiede di esserevissuto con tenerezza …. chenon è la virtù del debole, anzi,al contrario, denota fortezzad’animo e capacità di attenzio-ne, di compassione, di veraapertura all’altro, capacità diamore. Non dobbiamo averetimore della bontà, della tene-rezza!”

(Omelia, 19 marzo 2013)

“La Chiesa cattolica è consa-pevole dell’importanza che hala promozione dell’amicizia e

del rispetto tra uomini e donnedi diverse tradizioni religiose.Essa è ugualmente consapevo-le della responsabilità che tuttiportiamo verso questo nostromondo, verso l’intero creato,che dobbiamo amare e custo-dire. E noi possiamo faremolto per il bene di chi è piùpovero, di chi è debole e di chisoffre, per favorire la giusti-zia, per promuovere la ricon-ciliazione, per costruire lapace. Ma, soprattutto, dobbia-mo tenere viva nel mondo lasete dell’assoluto, non permet-tendo che prevalga una visio-ne della persona umana ad unasola dimensione, secondo cuil’uomo si riduce a ciò che pro-duce e a ciò che consuma: èquesta una delle insidie piùpericolose per il nostro tempo.Sappiamo quanta violenzaabbia prodotto nella storiarecente il tentativo di elimina-re Dio e il divino dall’orizzon-te dell’umanità, e avvertiamoil valore di testimoniare nellenostre società l’originariaapertura alla trascendenza cheè insita nel cuore dell’uomo.In ciò, sentiamo vicini anchetutti quegli uomini e donneche, pur non riconoscendosiappartenenti ad alcuna tradi-zione religiosa, si sentono tut-tavia in ricerca della verità,della bontà e della bellezza,questa verità, bontà e bellezzadi Dio, e che sono nostri pre-ziosi alleati nell’impegno adifesa della dignità dell’uomo,nella costruzione di una convi-venza pacifica fra i popoli enel custodire con cura il crea-to”. (Ai rappresentanti delle Chiese e

delle Comunità Ecclesiali e di

altre religioni – ( 20 marzo 2013).

Page 5: La Rocca

Parrocchia

La Rocca 5

Già da alcuni anni, in senoalla nostra comunità è ope-

rante l’Oratorio parrocchiale.Inizialmente l’attività preminen-te era quella sportiva concentratasul calcetto per i più piccoli. Inseguito, con l’affitto di un localein via Triolo, le iniziative si sonomoltiplicate, (corsi di musica,laboratori creativi, giochi estivi edopo scuola), grazie soprattuttoalla collaborazione di un gruppodi giovani volontari che ha ani-mato le attività. Con il temposono cresciute anche le iniziativesportive coinvolgendo numerosiallievi suddivisi in tre squadre,per fasce di età, tutte iscritte aicampionati di Federazione. Adaffiancare i giovani nelle attivitàtroviamo venti volontari che sioccupano della preparazioneatletica e organizzativa.Nonostante il coinvolgimento ditantissimi giovani, l’unico limitealle attività dell’Oratorio è statofino ad oggi la mancanza di unasede adeguata.Viviamo nella nostra comunitàtempi difficili, la contingentecrisi economica fa emergere ognigiorno nuove emergenze mate-riali e spirituali. Constatiamo,però, che al crescere del bisognoaumenta anche la generosità dimolti fratelli, movimenti, asso-ciazioni, congregazioni, chestanno sostenendo le attività cari-tative della Parrocchia grazie alFondo di Solidarietà voluto dalParroco.In un tale confortante contesto sicolloca il generoso interventodella signora Anna Maria RibisiLa Spina che, venendo incontroai bisogni dell’Oratorio, ha dona-to un immobile in via XXIVMaggio con il fine di utilizzarlocome sede. In quest’anno dellaFede, constatare la crescente con-sapevolezza, in molti nostri fra-telli, di dare un senso concreto aciò che spesso viene solo profes-sato con le parole, ci fa ben spe-rare in quanto segno di matura-zione della comunità stessa.L’immobile, oggetto della dona-zione, necessitava di significativi

lavori di ristrutturazione di cui siè fatta carico la Parrocchia grazieai fondi derivanti dalle elargi-zioni ricevute in passato danumerosi benefattori. I lavorisono stati eseguiti dalla dittaLo Piccolo Francesco e si sonoconcretizzati nel rifacimentodella copertura e nella rifinituradegli ambienti e della facciata.Significativa è stata anche lacollaborazione tecnica del-l’Arch. Rosario Cannella. La sede dell’Oratorio constaoggi di un piano terra con unsalone che sarà destinato ad atti-vità ricreative. Il primo pianoospiterà gli ambienti destinati ailaboratori creativi, al catechismoe al doposcuola. Il secondopiano, infine, è occupato da unampio salone che sarà adibito adaula polifunzionale per lo svolgi-mento di catechesi, conferenze eproiezioni.La sede dell’Oratorio sarà intito-lata a Padre Pino Puglisi nell’im-minenza della sua canonizzazio-ne che si celebrerà a Palermo ilprossimo 25 maggio. In contem-poranea all’inaugurazione dellasede dell’Oratorio è stato lancia-to un progetto culturale checoinvolgerà numerosi giovaniartisti marinesi invitati a realiz-zare un’opera artistica sul temadella non violenza. Tutti i lavoriprodotti rimarranno ad abbellirele stanze dell’Oratorio.Non possiamo che essere gratialla signora Ribisi La Spina perla generosa donazione che dimo-stra in maniera contingentequanti e quali benefici possanovenire alla comunità da un sem-plice gesto di un suo membro.Mettere a disposizione ciò chesiamo, i nostri “talenti”, maanche ciò che possediamo, supe-rando egoismi e pervicace attac-camento ai beni terreni, non puòche rendere tangibile lo spiritoevangelico della condivisione,quella carità troppo spesso gene-ricamente evocata ma che trovia-mo sempre difficile incarnarenella nostra vita.

Nino Di Sclafani

Oratorio “Padre Puglisi”Locali donati dalla signora Ribisi La Spina

PROGRAMMA

Domenica 28 aprile 2013: ore 17, Via XXIV Maggio. Inaugu-razione Sede Oratorio “Padre Pino Puglisi”.Ore 19, Chiesa Madre. Santa MessaSabato 4 maggio 2013: ore 21, Chiesa Madre. MarineoSolidaleONLUS con il sostegno del Cesvop presenta: “Padre Puglisi, lasua missione pastorale e sociale” Testimonianze di amici e colla-boratori di don Pino.Domenica 5 maggio 2013: ore 21, Chiesa Madre. “Figghiu dil’Amuri” recital su Padre Pino Puglisi a cura dei giovani del pro-getto di evangelizzazione “Il Carro di Elia”.Sabato 25 maggio 2013: ore 10, Stadio Renzo Barbera - Palermo- Cerimonia di Beatificazione di Padre Pino Puglisi. Disponibiliuno o più pullman per partecipare all’evento. Per le adesioni rivol-gersi al Parroco.

Giuseppe Puglisi nasce il 15 settembre1937 in una umile famiglia di Brancaccio.Entra adolescente in seminario e vieneordinato presbitero nel 1960. Nei suoiprimi anni di sacerdozio affiancherà l’atti-vità di docente di religione all’impegnodei numerosi incarichi pastorali nella dio-cesi tra cui anche il ruolo di vice rettoredel seminario minore. Nel 1970 gli viene

affidata la parrocchia di Godrano dove rimarrà per otto anni. Nelpiccolo comune si farà promotore di dialogo e riconciliazione inun tessuto sociale lacerato da faide mafiose. Nel ‘78 rientra aPalermo dove tornerà ad occupare incarichi di responsabilitàprima in seminario e poi come direttore del Centro diocesanovocazioni. Sono anni di febbrile attività svolta con decine di grup-pi e movimenti giovanili e con gli alunni del liceo Vittorio Ema-nuele II dove insegna religione. Nel 1990 gli viene affidata la par-rocchia di Brancaccio dove egli intraprende una feconda opera dicoinvolgimento dei ragazzi e dei giovani della comunità in attivi-tà sociali e di promozione dell’educazione e della legalità. La suainstancabile opera ben presto lo renderà una presenza scomoda perle famiglie mafiose che controllano il territorio e che sfruttano ildegrado sociale per i loro traffici. Nel gennaio del 1993 inaugurail centro Padre Nostro che diviene punto di riferimento dei giova-ni e delle famiglie del quartiere. La risposta della mafia non si faattendere. Il 15 settembre 1993, giorno del suo compleanno, vieneucciso sotto casa da due sicari. Nel 1998 vengono avviate le pro-cedure per la canonizzazione. La Chiesa ha riconosciuto il marti-rio di Padre Puglisi “in odium fidei” e celebrerà il prossimo 25maggio la sua beatificazione. (N.D.S.)

Page 6: La Rocca

Scuola

6 La Rocca

Il 21 e 22 marzo trentu-no alunni della scuolasecondaria di primogrado di Marineo gui-dati dagli insegnantiMaria Butera, Giovan-ni.Campo e AntonioMarchini, e diciottoalunni della classe terzadella scuola primaria diMarineo, guidati dall’in-segnante Antonella Puc-cio, hanno partecipato,insieme alla dirigenteRosa Crapisi, alla”PRI-MAVERA DELLESCIENZE” presso lascuola Guastella diMisilmeri. Gli alunnihanno realizzato esperi-menti relativi al magne-tismo, all’elettricità, allacapillarità, alla cellula,al pH e le sue funzioni,alle eruzioni vulcaniche,alla misteriosa e affasci-nante forza di gravità eriguardanti le sfide del-l’uomo. Gli esperimentisono stati frutto di stu-dio e di esperienzelaboratoriali e di ricerca.

Gratificante è statovedere l’entusiasmo e lapartecipazione gioiosadi tutti gli alunni chehanno studiato in piccoligruppi e in modo auto-nomo, aiutandosi e cor-reggendosi a vicenda,con impegno e serietà.L’iniziativa ha coinvoltoi genitori i quali hannoaccompagnato con leloro automobili i lorofigli.La partecipazione e ladisponibilità dei genitoridurante i preparativi èstata costante. E’ bene,

infatti, che le famiglieassecondino l’operatodella scuola e collabori-no con essa, per unapositiva crescita deglialunni.La Scuola e le famigliehanno un ruolo fonda-mentale per migliorarela qualità della vita nellanostra società, cherichiede persone sempli-ci, attive, creative eresponsabili, capaci diintraprendenza e diricercare il perché dellecose e di intraprendenza.

A..P.

Piccoli scienziati nella

“Primavera delle scienze”

Page 7: La Rocca

Europa

La Rocca 7

Il 12 aprile partirà un folto gruppo dialunni marinesi delle quinte classi,

accompagnati da alcuni insegnanti ealcuni genitori, per l’annuale scambiodi classi con gli alunni sigolenesi. E’ il29° anno che si realizza uno scambioche è invidiato da tanti e che è unanotevole risorsa culturale per Marineoe per Sainte Sigolène.E’ una risorsa che manifesta la lungi-miranza, il coraggio, l’impegno educa-tivo delle comunità scolastiche, delleamministrazioni comunali, delle fami-glie e delle intere comunità delle duecittadine, nonché l’attività dei Comita-ti di Gemellaggio. I ragazzi che hannola fortuna di partecipare allo scambiovivono forti e significative esperienzedi scoperta, di confronto, di interazio-ne con culture diverse che li fannomaturare.Perciò, la comunità scolastica, le fami-glie, le amministrazioni comunali,intelligentemente, nonostante le diffi-coltà economiche ed organizzativeconnesse ad una attività così comples-sa, si impegnano per far sempremeglio e di più: sviluppano capacitàprogettuali ed imprenditoriali, orga-nizzano percorsi formativi, valorizza-no le competenze pregresse e tutte lerisorse umane ed ambientali che pos-sono contribuire a migliorare la quali-tà degli scambi, fanno di tutto per evi-tare che lo scambio possa ridursi adevento meramente turistico o chepossa essere svilito da progettualitàestemporanee o fuorvianti o addirittu-ra fatto morire per insensibilità, caren-za di coraggio e di lungimiranza. Aragione, si può affermare che il gemel-laggio fa ormai parte del DNA dellecomunità cittadine e scolastiche.Tra le due cittadine, in questi 29 anni,si sono costruiti e rafforzati legamiamicali, familiari e finanche commer-

ciali. Ad esempio, nei mesi scorsialcuni giovani imprenditori marinesihanno avviato scambi commercialicon Sainte Sigolène, ove hanno trova-to calorosa accoglienza e vivo apprez-zamento.Gli alunni marinesi resteranno in Fran-cia sino al 18 aprile. Nel corso dellaloro permanenza, oltre a vivere la sti-molante esperienza dell’inserimentonelle famiglie francesi e a svolgereattività con le scuole sigolenesi, visite-ranno i principali luoghi dell’HauteLoire: Puy, città del merletto, con lasua magnifica cattedrale e le chiese

costruite su antichi crateri vulcanici;l’antichissima abbazia di Hotel Dieucon uno stupendo museo interattivo; ilparco zoologico di Le Pal; il lago diLavalette situato in un incantevolescenario naturale; i monumenti e leindustrie tessili e plastiche di SainteSigolène. In maggio un centinaio dialunni sigolenesi sarà accolto ed ospi-tato a Marineo. L’avventura continua!La nostra riconoscenza alle famiglieospitanti e a tutti coloro che in questitre decenni hanno sostenuto e sosten-gono, con amore e competenza, ilgemellaggio.

Il 29° del gemellaggio tra

Marineo e Sainte SigoleneIl 12 aprile partirà un gruppo di alunni marinesi per l’annuale scambio.Gli

alunni marinesi resteranno in Francia sino al 18 aprile. Vivranno l’esperien-

za dell’inserimento nelle famiglie sigolenesi.

Page 8: La Rocca

AMarineo, in via Roma19/21, ha sede l’Associa-

zione Culturale e Sportiva Dilet-tantistica NEW ENERGY, che sipropone di essere un punto diriferimento per le Medicina Tra-dizionale Cinese, e per la BackShcool (scuola della schiena). LaBack School si basa sull’eziolo-gia della lombalgia, unisce icontributi della medicina, del-l’ergonomia, della psicologia edell’educazione alla salute perprevenire e curare le algie ver-tebrali. La Back School si è dimostrata,infatti, la metodica più efficace eduratura nel trattamento del maldi schiena. E’ in un certo sensorivoluzionaria, perché rende ilsoggetto sofferente di dolori ver-tebrali non più passivo esecutoredi cure prescritte dal medico, maattivo protagonista del suo tratta-mento. Egli che è la prima perso-na interessata diventa anche ilprimo responsabile. Grazie allaBack School è possibile: acquisi-re tutte le informazioni utili perimparare a usare bene la suacolonna vertebrale ed evitare diattivare il meccanismo che pro-duce il dolore; conoscere gliesercizi utili per prevenire ecombattere il dolore; apprenderele tecniche di rilassamento perraggiungere l'autogestione dellapropria ansia e delle proprie ten-sioni; acquisire un atteggiamentodi fiducia con la capacità di auto-gestire la propria colonna verte-

brale attraverso un impegno per-sonale. La Back School si basa su 5 car-dini fondamentali:Informazione: posture, movi-menti e uso corretto del rachide.Ginnastica antalgica e rieducati-va: programma di esercizi indivi-dualizzato.Uso corretto della colonna verte-brale: modifica dei movimenti edelle posture errate nella vitaquotidiana.Tecniche di rilassamento: basatesulla respirazione e sulla presa dicoscienza del proprio corpo.Alimentazione e stile di vita: ilcontrollo del proprio peso corpo-reo e un'adeguata attività motoriasono inffatti fondamentali perprevenire i dolori vertebrali.La Back School serve in primoluogo a ridurre e/o eliminare ildolore in pazienti affetti da algievertebrali, di tipo cronico oacuto, e contemporaneamente aeducare, in modo che questi pro-blemi non si presentino più infuturo. Il principio di azionedella ginnastica Back School èsenza dubbio la mobilizzazionedelle articolazioni vertebraliattraverso esercizi molto cautima comunque progressivi perridurre quelle rigidità articolaridate dalla sedentarietà o facileaffaticabilità del tratto lombare.E' efficace su tutti i dolori verte-brali (lombalgia, dorsalgia, cer-vicalgia), siano essi di origineposturale o traumatica. Esprime

8 La Rocca

Salute e benessere

New Energy: medicine

tradizionali e Back SchoolL’Associazione si propone di unire i contributi di medicina, ergonomia, psi-

cologia ed educazione alla salute per prevenire e curare le algie vertebrali.

sicuramente il massimo risultatonei problemi di rigidità sia ditipo muscolare che vertebrale.Controindicazioni: partendo daesami clinici sicuri, da valuta-zione medica dettagliata, il pro-tocollo della Back School noncomporta reali controindicazio-ni. I risultati sono positivi nella

maggioranza dei casi, soprattut-to quando l'applicazione dellavoro è seguita con costanza epartecipazione attiva del pazien-te stesso. Per ulteriori informa-zioni e contatti potete chiamareil Dott. Paolo Catanzaro (tel.3204778509 email: [email protected].

La ‘ROCCA, - Giornale periodico delle Fondazioni Culturali "G. Arnone"

Piazza della Repubblica, 20 - 90035 Marineo - Tel./fax 0918726931 - [email protected] presso il Tribunale di Palermo al n. 4/93 decr. 6.3.1993

DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Perrone

REDAZIONE & GRAFICA: Nuccio Benanti

SEGRETERIA DI REDAZIONE: Marta Raineri, Giuseppe Taormina

STAMPA: Tipografia Aiello & Provenzano

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE: Mons. Giuseppe Randazzo (presidente), Suor Domenica DiMarco, Dott. Antonino Cutrona, Prof. Giovanni Perrone, Prof. Giuseppe Taormina

REVISORI DEI CONTI: Dott. Roberto Ciaccio, Dott. Ermelindo Provenzani

Per le vostre inserzioni su questo giornale: Fondazione ArnoneTel/fax: 0918726931

[email protected] prossimo numero sarà

consegnato in tipografia afine luglio. Notizie, articoli e

foto dovranno pervenireentro il 15 luglio.

Page 9: La Rocca

Amarcord

La Rocca 9

Cu s’arriorda cchiù cosa

erano lu cciccì, lu ccoc-

cò, lu stestè e lu mmemmè? E

lu vavà che prendeva la nne-

nnè di la mamà, piangeva

perché aveva la bbubbù, per-

ché aveva preso tetè o aveva

fatto pipì e infine faceva la

vovò con l’aiuto di la nnon-

nò? Era poi un avvenimento

il momento in cui lu piccirid-

du accuminzaia a caminari e

perciò gli si dovevano com-

prare li primi pepè !

Erano i tempi di lu tata, di lu

tatagranni e di li ziani (li

famusi zzizzì) : “o’ ssa bene-

dica…” era lu salutu e

“santu e riccu” la puntuale

risposta.

Quando si formava una

nuova famiglia, smaltiti i

postumi di la maritatina ed

esauriti gli immancabili

ritardatari che purtavanu la

bellivata dopo dieci mesi dal

matrimonio, ci si apprestava

a ricevere il primo erede. Non

c’erano ecografie rivelatorie

né tridimensionali a culuri e

mancu a bianco e nero: l’at-

tesa nascondeva l’ansia di

immaginare il sesso del

nascituro e si principiava a

daricci lu nnomu.

Non si doveva fare molta fati-

ca: lu primu figgihiu si vinìa

masculu si chiamaia comu lu

nannu di parti di patri; siddu

era fimmina, si chiamaia

comu la nanna paterna. Li

secunni, comu patri e matri

di la parturenti. Dal terzo

figlio in poi c’era la liberato-

ria sul nome: si fa per dire,

perché entravano in gioco

nomi di ziani, di cucini o nei

casi più tristi, quelli di con-

giunti deceduti.

Il meccanismo arcaico di

attribuzione del nome ai figli

rappresentava una sicura

continuità della storia fami-

liare, un modo di perpetuare

la discendenza e di far risali-

re agli avi anche a distanza di

secoli.

Costituiva una affermazione

ed un radicamento della

identità familiare, valore cui

veniva attribuita grande

importanza: certificava la

storia familiare, uno dei valo-

ri più arcaici intimamente

vissuto.

Interi alberi genealogici si

dipanavano con l’aiuto di

quella regola arcaica, specie

nelle famiglie che portavano

lo stesso cognome (ed a

Marineo era frequente il caso

di cognomi molto ricorrenti);

quel metodo, accoppiato a

quello dei soprannomi -li

nciurii – dava esiti certissimi!

Ed i nomi? Il vastissimo

panorama di li masculi anno-

verava: Ninicchiu o Ntoni,

Nniria, Arfunzinu, Arcancilu,

Vartulu, Brasi, Carmineddu,

Castrenziu, Carru, Ntunisi,

Minicu o Mimì, Ciccu o Cic-

ciu, Fifì, Iapicu, Pippinu,

Gesafà, Mommu o Mumminu,

Nzuliddu, Nonucciu, Pitrinu,

Sariddu o Sasà, Turiddu o

Totò, Giammattista, Ramun-

nu, Bastianu, Giurrannu,

Binuzzu, Sidoru, Austinu,

Ugghermu, Masi, Iachinu,

Aitaninu, Larenzu, Iacintu,

Mattè, Pracitu, Piddu, Sara-

finu, Nardu, Cola, Cosiminu,

Nufrieddu, Vicinzinu.

Il ramo femminile era meno

ricco ma lo stesso ben forni-

to: Sisina o Sisidda, Sasà,

Annicchia, Pruvidenzia,

Ancilina, Atina, Rusulia,

Mmaculata, Nenetta, Cuncit-

tina, Minichedda, Nzulidda,

Nnuccenzia, Rusidda, Sarid-

da, Pitrinedda, Carmelina,

Catarina, Amedea, Lucrezia,

Ntuniedda, Mariedda o

Maricchedda, Ciricchedda,

Giuannina, Graziedda, Dia,

Mararazia, Maragiuanna,

Ciccinedda, Marantunina.

Come commentare poi il fatto

che moltissimi dei nomi asse-

gnati avevano il potere di non

invecchiare mai!

Vezzeggiativi assegnati alla

nascita, adattissimi in tenera

età, permanevano nfina a

quannu cu li purtaia avia

cent’anni: cu un s’arriorda

di un donn’Arfunzinu, don

Nzuliddu, Vicinzinu, Mummi-

nu, Ninicchiu, Pitrinu, Binuz-

zu, Ciricchedda, Carmelina o

Nenetta vissuti a lungo e

sempre chiamati col nome di

battesimo?

Era come se si volesse in

qualche modo “fermare il

tempo” o salvare anche in

età adulta una reminiscenza

del tempo spensierato della

giovinezza, da mettere sul-

l’altro piatto della bilancia di

una vita non certo agiata ma

ricca di poche cose ma

“quelle poche che serviva-

no”?

Comunque fosse, quel modo

ingenuo di nominarsi e farsi

nominare, cui gli anziani

tenevano molto, oggi mi ispi-

ra tenerezza perché riporta

ad un “certo modo” di con-

cepire la vita: pensarla eter-

na, con un senso di perpetua-

zione, con la stessa circolari-

tà della natura in cui niente

muore definitivamente e tutto

si rigenera ciclicamente, con

la visione cristiana dell’esi-

stenza che non ha fine con la

morte fisica.

Oggi il mondo dei “nomi”

risulta stravolto rispetto ad

un recente passato. Intanto

non è più una regola fissa

dare ai figli i nomi dei nonni.

Quanto al nome da assegnare

poi, oggi si attinge a piene

mani al mondo estero, al

mondo dello spettacolo e

dello sport, qualche rara

volta al mondo biblico. Dare

un nome ad un figlio a volte

dipende da mode momenta-

nee o da trasmissioni televisi-

ve di successo; talune altre

volte si ricorre a nomi assolu-

tamente originali ed inventa-

ti.

Ho grande rispetto per le

scelte che ciascuno fa perché

penso che nella vita di cia-

scuno di noi atri sunnu li cosi

pi daveru mpurtanti e serie a

cui prestare attenzione ed a

cui ispirare la propria esi-

stenza.

Quando però ripenso a quel-

l’arcaico meccanismo del

tramandare i nomi familiari

che viene sempre meno,

provu un sinceru dispiaciri

perché credo che lo abbiamo

sacrificato ad un mondo in

cui la spersonalizzazione è

divenuta regola essenziale.

La rimozione definitiva di

tanti dei nomi propri di un

tempo, mi suggerisce una

strana, inquieta sensazione:

non è che rimuovendo quei

nomi abbiamo rimosso anche

la storia di tutte quelle perso-

ne – tra cui familiari, parenti

ed amici – che con quei nomi

noi appellavamo? E con la

storia dei nostri avi, anche

quella della nostra comunità

e di noi stessi?

Franco Vitali

Nomi di famiglia o di moda?Si lu picciriddu nun si chiama comu so nannu

Page 10: La Rocca

Società

10 La Rocca

Come è consuetudine, ormai da alcunianni a Marineo, si suole ricordare e quin-

di festeggiare coloro che nel corso dell’annosolare hanno raggiunto il traguardo dei 50anni. Nello specifico, dietro questo evento c’èstato il lavoro certosino degli organizzatoriFranca Maria Tuzzolino e Enza Oliveri conl’aiuto di Maria Baio e Rita Lupo, che da unpo’ di mesi preparavano e organizzavano ilritrovarsi di giovani con qualche ruga, conqualche capello brizzolato (spesso maschera-to) contattando ed invitando singolarmente inati nel 1962. L’apporto prezioso dei registrianagrafici ha permesso di invitare anchecoloro che per motivi familiari o di lavoronon risiedono più a Marineo. Alcuni di questisono stati rintracciati in Sicilia, altri nel NordItalia, altri addirittura in America perché,come si è detto, i percorsi di vita di ognuno liha allontanato dal luogo natio. Immutato pertutti risulta negli anni l’amore per la “Rocca”e il Partono San Ciro. Per l’evento l’invito siè esteso oltre i confini anagrafici: hanno per-tanto avuto la gioia di festeggiare con noianche coloro che, pur non essendo marinesidi nascita, risiedono nel nostro paese a variotitolo.Il grande giorno: sabato 29 dicembre2012, è finalmente arrivato: appuntamentoalle ore 18 e 30 in Chiesa Madre per la Cele-brazione Eucaristica poiché abbiamo forte-mente voluto che il “ rincontrarsi “ non aves-se soltanto l’aspetto conviviale, ma fossebenedetto nel ringraziamento e nella lodeproprio il giorno liturgico della S. Famiglia diGesù Maria e Giuseppe e nel Tempio diDio.Prima della Celebrazione, momentisilenziosi e carichi di emozioni ci hanno vistocon gli occhi lucidi, con qualche lacrima sulleguance, con qualche rossore in viso per lagioia di stare con chi abbiamo vissutomomenti belli del nostro passato. Il coro, gliaddobbi floreali, i doni offertoriali per la

Caritas erano la premessa dell’incontro vivodi ognuno di noi e come comunità con ilSignore della vita. A Lui va anche il nostroringraziamento per il Battesimo e per tutti idoni di grazia e attuali che continuamente cielargisce.La nostra gratitudine si estende ainostri genitori che sono stati aperti alla vita, aifamiliari tutti, alla nostra coetanea Melina LoBue che ci rappresenta presso gli ammalati,come ministro straordinario della Comunio-ne. Per me tutti pietre vive della Chiesa edella società speriamo tante realizzazioni dibene anche nella persona dei figli e dei nipo-ti, secondo i piani di Dio.A questo punto ci chiediamo: cinquant’annisono pochi o sono molti? A Dio e a ciascuno,nel discernimento umile del “ miserere “ e del“magnificat“ la risposta. Il nostro ParrocoDon Leo Pasqua, nell’Omelia ha tenuto adevidenziare che molti dei cinquantenni pre-senti avevano formato famiglia avendo amodello quella di Nazaret, dove Gesù, sottola guida dei genitori cresceva in età, sapienzae grazia davanti a Dio e davanti agli uomini(Lc 2.52 ) e che il vivere quotidiano con i suoimolteplici momenti di gioia, di tristezza, disofferenza, di distacchi non costituisce, seaccettato ed offerto al Signore, motivo disconfitta, ma occasione di crescita, sia comeuomini che come cristiani. E che cosa dicia-mo dei cinquantenni non sposati? Alcuni sisono impegnati e si impegnano nell’ambitofamiliare, educativo ed ecclesiale talvolta nelsilenzio o nella testimonianza della vitasecondo il vangelo.Nella preghiera dei fedeliè stata evidenziata la missione educativa edecclesiale della famiglia e sono stati ricordatiMonsignor Francesco La Spina, il professoreAldo Calderone che come educatori hannolasciato impronte indelebili nel nostro animoo i giovani Pino Pulizzotto e Lia VonoflorioCampisi che ricordiamo con affetto e che

hanno condiviso la nostra Celebrazione invirtù della Comunione dei Santi. A tal propo-sito sono stati presenti l’insegnante D’AmoreCalderone, familiari di Vonoflorio Campisi ela mamma di Padre Salvino Pulizzotto puremamma di Pino. Al termine della Celebrazio-ne, insieme al Parroco Don Leo, i cinquan-tenni hanno posato per la foto ricordo davan-ti alla tela della Madonna dell’Altare Mag-giore, quasi a chiedere la materna benedizio-ne. Ci hanno onorato della loro presenza laSuperiora del Collegio di Maria Suor Ninfa,la quale ha permesso di rintracciare unanostra compagna, sua nipote, Giovanna Pli-cato di Favara, la professoressa Maria Inguìnostra insegnante di Matematica. Al ristoran-te la “ Sovarita “ si è dato spazio alla musica,ai lazzi e frizzi e alle sorprese tutte gradevoli.Compagne di scuola che non si vedevano dapiù di trent’anni hanno piacevolmente accon-sentito al gioco del riconoscimento e, quandoscoperta la vera identità, è stata una festa eduna gioia nel raccontarsi e nel raccontareaneddoti, modi di dire che hanno caratterizza-to gli anni scolastici. Partendo dalle foto inbianco e nero della 1° elementare abbiamoriconosciuto gli insegnanti e i compagni delmomento “ storico “. E tra gli insegnanticome non ricordare la signora GiovannaCigno Mastropaolo che molte di noi hannoavuto lei come maestra per tutti i cinque anni,beneficiando di un’insegnamento globalerobusto, aperto ai valori umano-cristiani;anche grazie a Giovanna Cigno, sorella di unSacerdote, si sono realizzate donne coraggio-se, coerenti, preparate alla vita con principimorali solidi e che nel corso degli anni cihanno guidato come faro luminoso nel cam-mino della vita ed io, fiore del giardino diquesta educatrice, ne sono testimone essen-done stata alunna e sono sicura che anche lecompagne condividono il mio pensiero rive-rente e grato.Un plauso particolare ai gestoriTotuccio Pulizzotto e Giuseppe Falletta alpersonale del ristorante la “ Sovarita “ per lasquisitezza e la varietà dei menù, non ultimala torta, al musicista animatore della serataGiuseppe Zuccaro il quale, sulle note musica-li del cinquantennio, ha fatto la colonna sono-ra ai nostri ricordi, ai familiari che ci hannoonorato con la loro presenza. Tra i nostriMario Namio che, proprio il 29 dicembrecompiva i suoi 50 anni e che ha optato difesteggiare con noi. Il nostro grazie per talescelta. E al Parroco, pure presente al momen-to conviviale, il nostro abbraccio grato eaffettuoso.E per noi, i festeggiati, gli emozio-nati il desiderio sincero di rincontrarci e nonsolo fra cinquant’anni e per cantare ancoral’inno alla vita, questo dono singolare chevogliamo ancora rispettare, custodire, valo-rizzare, spendere per quello che vale, conl’augurio che il cammino sia ancora lungo eprospero con l’aiuto di Dio, passando il testi-mone ai nati del ’63.

Maria Antonietta La Spina

Percorsi di vita:

i nostri 50 anni

Page 11: La Rocca

La Rocca 11

Attualità

Nei miei ormai cinquant'anni di frequen-tazioni intellettuali ho imparato almeno

una cosa: diffidare sempre di ciò su cui c'èun ampio consenso.... E' il caso della merito-crazia oggi: non c'è un angolo di terra in cuiqualcuno che non ne condivide il principiopossa rifugiarsi.Non le aree liberal delle società occidentali,perché da sempre è uno dei modi del loromodo di pensare la stratificazione sociale;non quelle socialiste (o più genericamente"di sinistra"), che hanno rinunciato al princi-pio di uguaglianza per adottare, sia purmediato dal principio di solidarietà ed, ulti-mamente, di equità, quello della diversità e,nella diversità, dell'achievement sociale(successo, conquista....). Non parliamo poidelle culture dei paesi emergenti (i BRICS:Brasile, India, Cina, Sud Africa...), dove èdiventato un vanto, non solo dei politici,maanche degli uomini di cultura, dimostrareche in quei paesi si assicura il successo a chise lo merita, al contrario delle corrotte edinvolute società europee e nordamericane,nelle quali, al contrario, la scalata sociale èpiù spesso guidata da regole feudali (dallaraccomandazione alla ereditarietà....).Sì, perché qui sta lo snodo della questione:se mettiamo in discussione il criterio delmerito, che alternative abbiamo quando sitratta di scegliere le persone migliori per cia-scuna delle attività fondamentali per assicu-rare sviluppo, crescita, miglioramento allenostre organizzazioni sociali, produttive e,recentemente, alle istituzioni ed alla politi-ca? Il ragionamento che fanno tutti (sentoqualche rara voce contraria, ma è una voxclamans in desertum!) sembra ineccepibile:se scegliamo la via del merito ci assicuriamoche le persone giuste siano nel posto giusto.In tal modo si assicura la qualità del viver

civile e dei rapporti sociali, in quanto unasocietà in cui le energie migliori sono con-vogliate verso i posti di maggior rilevanza, èuna società ordinata e felice.Il fatto grave è che questo principio è dasempre praticato anche nella scuola, con unabreve parentesi di tentativi di negazionedella meritocrazia nel decennio tra la finedegli anni '60 e '70. Adesso, poi che sonotornati i voti, è ancor più facile cadere nellatrappola del merito: chi va avanti? Ma chimerita? E’ una questione di giustizia socia-le... Prima diventavano medici i figli deimedici, avvocati i figli degli avvocati e cosìi farmacisti, ma anche i taxisti, gli impiegatistatali e gli operai...... Adesso, abbandonati iprivilegi e le varie forme di protezione ere-ditaria, i figli dei medici saranno i miglioristudenti di medicina, come quelli degliavvocati di giurisprudenza, quelli dei far-macisti di farmacia e quelli degli insegnanti(di pedagogia, forse? giammai!); e gli altri?...operai, impiegati, disoccupati! Comeprima!E qui, si comincia a vedere che il "re ènudo", ovvero che la meritocrazia (ovvero ilpotere di chi lo merita) altro non è che laforma moderna della selezione sociale, o, sesi vuole, della creazione degli strati sociali incui le élites sono formate dai meritevoli,mentre gli altri vanno ad ingrossare le filadel popolo (o, come si usa dire adesso, della"gente"). Già su questo punto, uno che sioccupa di educazione (e delle relative rifles-sione pedagogiche intorno ad essa) dovreb-be cominciare a nutrire dei dubbi e a doman-darsi: se chi merita va avanti, che ne è diquelli che non meritano? Non ditemi chenon può esistere una società senza stratifica-zione sociale (una volta si chiamavano"classi") e che chi non ha i "numeri" peressere il migliore deve accontentarsi di ruolisecondari o subordinati, perché questo è nel-l'ordine naturale delle cose... E se il ragiona-mento meritocratico fosse sbagliato nellasua premessa? Vale a dire nel postulatosecondo il quale l'educazione è un percorsosenza fine di crescita e sviluppo degli indivi-dui e delle società? E se riuscissimo a pensa-re l'educazione come relazione di aiuto,come accompagnamento, come camminoinsieme, invece che un percorso ad ostacoli,una gara da vincere, una lotta fratricida peremergere?Si obietterà: ma è una regola costitutivadella convivenza umana quella di occupare

posizioni diverse e di gareggiare per cercaredi ottenere le migliori, addirittura il gareg-giamento sta alla base di una delle attivitàche tutti ritengono tra le più profondamenteumane e morali: lo sport. E nello sport c'èchi vince e c'è chi perde: di solito vincono imigliori e perdono quelli che non hanno lecapacità e le tecniche dei migliori... Anchenella vita è così, tant'è che abbiamo inventa-to la solidarietà, l'accoglienza, l'aiuto proprioper coloro i quali, usciti perdenti dalla batta-glia del merito, hanno comunque diritto alladignità del loro vivere quotidiano.Oltre a questa discutibile idea della sostan-ziale ineguaglianza degli uomini che fonda ilprincipio del merito, credo si debba identifi-care un'altra questione assai discutibile checircola intorno al concetto che tanto m’irrita:il merito non è una proprietà degli individui,ma un’attribuzione di altri (genitori, maestri,professori, capi, giudici...) a coloro che sisono (o sono stati messi) in situazione dicompetizione (per la giustizia, per la profes-sione, per il potere, per il successo...). Chi cigarantisce che chi distribuisce attestati dimerito, sia meritevole di apprezzamento perla sua integrità, correttezza, ineccepibilità?In altre parole: quis custodiet custodes? Valea dire: chi stabilisce i criteri per l'assegnazio-ne dei meriti? E che garanzie ci sono cheessi siano attribuiti alle persone che real-mente possiedono quelle abilità, capacità,competenze che sono richieste per quellivello di stratificazione sociale? Non bastaassicurarsi che vengano utilizzate strumen-tazioni scientifiche e tecniche, occorre un"controllo sociale" sulla distribuzione delmerito... A questo punto torniamo all'altroaspetto del dubbio: siamo proprio sicuri cheaiutare a crescere (educare) passi attraversoil riconoscimento dei meriti di una persona(diritto al successo?). Che cosa c'è in palio ecosa c'è da vincere nella vita?Concludo questa pars destruens delle mieargomentazioni sul merito, con un breve epi-sodio, che fa riferimento ad un grande spor-tivo, nonché grande uomo: l'allenatore dicalcio Nereo Rocco. Era allenatore delPadova negli anni settanta quando alla con-ferenza stampa prima di una partita del cam-pionato di serie A contro la Juventus, ungiornalista concluse la sua domanda affer-mando: "In ogni caso, vinca il migliore!" Alche padron Rocco, triestino schietto, lo ful-minò con uno sguardo e disse: "Ciò, spere-mo de no!" Dentro questa risposta ci sono innuce tutte le obiezioni che ho cercato diesplicitare in maniera "colta" nelle righe pre-cedenti.In seguito cercherò di sviluppare la parscostruens di queste mie riflessioni, affinchénon si butti via "il bambino con l'acqua spor-ca", come spesso accade quando si toccanoquestioni di fondo della nostra vita e dellanostra convivenza civile.

Italo Bassotto

Meritocrazia?

No grazie! Di chi non ha meriti che ce ne facciamo?

Page 12: La Rocca

12 La Rocca

Attualità

Franco Ribaudo, sindacodi Marineo, è stato recente-mente chiamato a far partedella Camera dei Deputatinel gruppo del PartitoDemocratico. E’ un eventosignificativo per tutti imarinesi, nonché per lostesso primo cittadino cheora ha la possibilità di inte-ragire con una vasta comu-nità di parlamentari e difornire il suo contributoallo sviluppo dell’Italia e

alla soluzione di problemidi ampio respiro. L’attivitadi Ribaudo può essereseguita attraverso il suo sitointernet www.francoribau-do.it e sul suo profilo per-sonale di facebook.Giovanni Greco, deputatodel MPA, lo scorso autunnoè stato chiamato, per laseconda volta, a far parte delParlamento Siciliano, la piùantica assemblea del mondoche ha la responsabilità di

guidare, in interazione conle istituzioni nazionali, lacomunità siciliana. Nazione e Regione, nellapiena valorizzazione deiloro ruoli, insieme percostruire il bene comune.Due parlamentari, unonazionale, l’altro regionale,per una piccola comunitàqual’è quella marinese, rap-presentano una buonaopportunità per la promo-zione di un vera e duratura

crescita di Marineo e delterritorio circostante, maanche opportunità per imarinesi di poter contribui-re allo sviluppo della comu-nità nazionale.Ai nostri due onorevoli, aiquali siamo grati per il loroimpegno e dobbiamo darela nostra leale collaborazio-ne, auguriamo di poter ope-rare proficuamente a favoredel “bene comune” locale,regionale e nazionale.

Due onorevoli per MarineoIl sindaco Ribaudo al Parlamento nazionale

Giovanni Greco è stato rieletto all’Ars

Ha preso servizio a Mari-neo ad inizio di febbra-

io, dopo nove anni trascorsia Ficarazzi e altri due aPalermo, il marescialloFrancesco Di Maio. E’ nato33 anni fa a Castellammaredi Stabia, è sposato e ha duebambine. E’ laureato in giu-risprudenza. E’ contento di essere a Mari-neo. Egli stesso ha richiestoquesta sede, in quanto lanostra cittadina è considera-ta tra le più vivaci del com-prensorio, ricca di cultura edi iniziative, inserita in unpiacevole territorio. “Ho benpresto apprezzato – ci dice-la garbatezza delle persone”.“Marineo è considerato unterritorio tranquillo. In uncerto senso è vero; si stabene. Però non bisogna illu-dersi, afferma. Ci sono lucied ombre come nelle altrerealtà. Marineo è un paese di

passaggio, ciò anche sefavorisce il commercio pro-voca qualche problema. Ilnostro impegno non è soloquello di reprimere, maanche di prevenire e dissua-dere. In questi primi mesi,collaborato dagli altri cara-binieri, abbiamo realizzatodiversi interventi nei con-fronti di truffatori o di ragaz-zi che si sono avvicinati almondo delle tossicodipen-denze”.

Il maresciallo evidenzia lasua volontà di cooperare conle istituzioni e con le altreforze di polizia, “perchéinsieme si fa meglio e si puògarantire a tutti i cittadinipiù serenità e a Marineo unamigliore vivibilità. Occorre,però, convincersi che i primicustodi della sicurezza sonoi cittadini”. Perciò, desideradialogare con tutti, vuoleessere vicino a tutti, perrisolvere problemi comuni,specialmente nella fase pre-ventiva. Desidera instaurareun particolare rapporto conla scuola perché, insiemealla famiglia, è il primoluogo ove si educa alla citta-dinanza e alla giustizia. E’figlio di insegnanti e benconosce l’importanza del-l’attività che svolge lacomunità scolastica. E’ aper-to all’ascolto e alla com-prensione e desidera essere

considerato da tutti, anchedai giovani, una persona chepuò aiutare a prevenire pro-blemi o a superarli.Apprezza il periodico “LaRocca” e desidera instaurareun proficuo rapporto con laredazione in maniera dainformare la popolazionesull’attività svolta dall’Ar-ma e riguardo alle principaliproblematiche che manmano emergeranno: “Ilconoscere può aiutare adaprire gli occhi e a corregge-re eventuali fattori devianti”.Nel dargli il benvenuto nellanostra comunità, lo ringra-ziamo per la sua affabilità,per la sua sensibilità e per lasua dinamicità.Cogliamo l’occasione perringraziare il marescialloFabrizio Spelta che dopo 12anni di presenza a Marineoha assunto servizio ad Aci-catena.

Il M.llo di Maio, al servizio

della comunità marinese

Page 13: La Rocca

La Rocca 13

Attualità

Sabato 2 febbraio alCastello Beccadelli, nel

nuovo incontro organizzatodal Comune di Marineo, incollaborazione con il localecircolo Auser e il Cesvop,si è parlato di un tema par-ticolarmente a cuore a tuttinoi: "L'importanza delmedico di famiglia qualereferente per la nostra salu-te". All'incontro hanno par-tecipato alcuni medici difamiglia e le loro testimo-nianze hanno spaziato dallafigura del medico di base,che ci accompagna nelcammino della nostra vita

imparando a conoscerci permeglio curarci sia nel corpoche nello spirito, alle ultimeriforme avvenute in camposanitario e le altre ancora in

cantiere, che hanno apertoun costruttivo dibattito sucome è cambiata o sta cam-biando la nostra sanità. Aconclusione dell'incontro il

sindaco Franco Ribaudo haconferito un riconoscimen-to al dott. Antonetto Pro-venzale per ringraziarlo, anome di tutta la collettività,per il lavoro svolto in tuttiquesti anni a servizio deisuoi concittadini, verso iquali si è sempre spesoanche a discapito del pro-prio tempo libero. Lo stessoProvenzale ha ricordato ilsuo arrivo a Marineo dagiovane medico e come, inquesti anni, ha visto evol-versi e ammodernizzarsi lasanità in Italia e nel suo stu-dio medico. (N.B.)

Il medico di famigliaConvegno con i medici di Marineo e

riconoscimento al dott. Antonetto Provenzale

Si è appena conclusa all'An-tica Stazione Ferroviaria diFicuzza la quarta edizionedel Ficuzza J&B Jazz andBlues Winter Club, appendi-ce invernale dell'ormai col-laudato evento estivo Ficuz-za J&B Summerfest (già 10edizioni. Qualche anno fa ilsuccesso dell'appuntamentoestivo ha spinto i promotoriad organizzare una versioneinvernale del festival. Perquattro sabati consecutivi lapedana dell'ormai famosolocale nel bosco è stata cal-cata dal meglio della piùgiovane scena jazzisticasiciliana. Infatti, il cartelloneinvernale è tradizionalmenteincentrato, coraggiosamen-te, sulla presenza di giovanimusicisti siciliani, a cui larassegna invernale è dedica-ta e a cui vuole legarsi a finidi buon auspicio ed obietti-

vi. Va ricordato che la pro-grammazione, curata daAntonio Macaluso, ha potu-to contare anche quest'annosulla collaborazione di jazzclub siciliani al fine di crea-re una reale rete di contattinell'ambito della musicajazz regionale. Il program-ma degli appuntamenti èstato ampio e ha visto,com’è stato anche negli annipassati per il contenitore

estivo, concerti di jazz maanche di blues. Concerti conproposte musicali che spa-ziano ormai sull'intero orizzontemusicale jazzistico perabbracciare i gusti di unpubblico più eterogeneo. Il Ficuzza J&B è ormai unarealtà nel panorama jazzisti-co nazionale tanto che ilnome della piccola borgataoltre che a boschi, montagnaed aria buona, viene ricorda-ta anche per questo evento.Le qualità dei musicisti chevi partecipano, se pur giova-ni, lasceranno il segno; saràcosì premiato lo sforzo nellacontinua ricerca da partedell'organizzazione di nuovevie per la diffusione e lavalorizzazione della musicajazz siciliana. Nella foto: ilchitarrista nisseno CarloButera.

Ficuzza, il jazz ha riscaldato l'inverno

Associazione "Alto Belice H"

LABORATORIO

DI CERAMICA

I ragazzi con le loro famiglie egli operatori volontari dell'as-sociazione "Alto Belice H" inquesti mesi hanno realizzatoun laboratorio di ceramica,decorando con diverse tecni-che del vasellame in terracotta, realizzato dai giovanidell'associazione "Speranza eCarità” di Palermo. Nei giorni23-24 di marzo nei locali delRinnovamento dello Spirito diMarineo si è allestita unamostra mercato. Il ricavato èstato destinato a sostenere leattività caritative di BiagioConte.

Page 14: La Rocca

Tempo libero

14 La Rocca

Vuoi avere idee chiare edoriginali? Vuoi svilup-

pare fluidità di pensiero eagilità di agire? Vuoi esserecreativo? Lascia telefono,iPad, computer e “attrezzi”simili e fai una lunga passeg-giata all’aperto, in unambiente sano e naturale. Letue prestazioni cognitive rad-doppieranno. La ricerca dello scienziatoDavid Strayer, psicologocognitivo dell’Università del-l’Utah (USA), dimostra che ilmiglioramento cospicuo emisurabile delle prestazionicognitive è causato da tre fat-tori: il contatto prolungatocon la natura, l’esercizio fisi-co spinto e l’abbandono deidispositivi elettronici.Lo scienziato, tra l’altro, hamesso a confronto due gruppidi giovani: uno che è rimastostatico a lavorare a casa e inclasse con strumenti informa-tici o per le cosiddette norma-li attività scolastiche, l’altromandato in giro per diversigiorni - con zaino in spalla - acampeggiare. E’ risultato chequesto secondo gruppo avevamaturato più creatività e piùagilità nel pensare e nell’ope-rare, migliorando la qualitàdegli stessi apprendimentiscolastici.Il prolungato ed esageratouso delle apparecchiatureelettroniche di fatto depoten-zia le capacità mnemoniche ecognitive. Perciò gli effettinegativi del trascorrere molteore di fronte al computer oattaccati, come ad un bibe-ron, al telefonino, possonoessere contrastati da lunghe efrequenti passeggiate all’ariaaperta, a contatto con la natu-

ra. La specie umana, infatti,per migliaia e migliaia dianni si è evoluta in ambientenaturale, grazie ad uno strettocontatto con montagne, mare,fiumi, boschi, animali.Purtroppo, i bambini, i giova-ni ed anche gli adulti trascor-rono poco tempo all’aperto emoltissimo in ambienti chiu-si, davanti al televisore o alcomputer. Talora quel pocotempo che stanno all’apertohanno il telefonino attaccatoall’orecchio (molti adulti lofanno, irresponsabilmente,anche quando guidano un’au-tomobile o la stessa biciclet-ta).I bambini sovente arrivano ascuola passando dal televiso-re all’automobile, per essereancora una volta rinchiusi inspazi inadeguati e magaririattaccati al computer o stati-ci ad ascoltare le lezioni.Insegnanti e genitori ritengo-no che un ragazzo sia piùsicuro quando è “rinchiuso”in un’aula o tra le muradomestiche: hanno perso ilgusto del gioco, il piacere dipensare e di sperimentare, ilsenso dell’avventura. Nelle

stesse evasioni festive vengo-no incarcerati nei centri com-merciali, ove c’è tutto (nonc’è manco la fatica di pensaree sperimentare), ma “mancal’aria”. E così cervello ecorpo s’intorpidiscono efinanche s’insteriliscono,favorendo la “crescita” dipersone passive, ripetitive,incapaci di gestire quelleforme di sperimentazione e dirischio che aiutano a cresce-re.Invece, l’andare a scuola apiedi, anche con il tempoinclemente, favorisce vivaci-tà di pensiero, autonomia eresponsabilità; doti utili albuon apprendimento. Siamo angosciati da millepaure e fobie, dalla costanteansia per la cosiddetta sicu-rezza, ma è la sicurezza delprigioniero, di chi vien tenutoincatenato o rinchiuso “per-ché nulla accada”. E’ la sicu-rezza imposta e subita, nonquella conquistata dalla per-sona libera, competente eresponsabile e che, perciò, famaturare la persona.Certamente, gli strumentiinformatici sono utili, ma

bisogna considerarli strumen-ti da utilizzare adeguatamen-te e responsabilmente, noncatene che imprigionano ilpensiero e la persona, noncalmanti e sonniferi per intor-pidire o instupidire i ragazzi.La ricerca scientifica invitatutti a darci una smossa, concoraggio e con costanza.Abbiamo la fortuna di avereil bosco a quattro passi: siafrequentato assiduamente dafamiglie e scolaresche, nontanto per il chiassoso e spora-dico picnic, ma come spaziodi ascolto, di scoperta, diavventura (lasciando a casatelefonini e radio).I genitori incomincino adincoraggiare i ragazzi adandare a piedi a scuola (faràbene anche alla loro saluteaccompagnarli … a piedi).Gli insegnanti effettuino fre-quenti uscite per scoprirel’ambiente naturale, per svi-lupppare e fare sviluppareriflessività, competenza,autonomia. Ove opportuno sifacciano accompagnare dapersone esperte che sappianofornire adeguati stimoli, nonda chiassosi genitori-guardiedel corpo. Forse qualchebambino potrà prendere unraffreddore o farsi un graf-fio,magari sporcasi i vestiti,ma ne guadagnerà in intelli-genza. Il raffreddore passerà,il graffio guarirà, gli abiti sipuliranno, ma intelligenza,spirito e corpo maturerannocompetenze che servirannoper tutta la vita, favorendo ilpieno successo della persona.Agli stessi adulti farà moltobene! E il computer? Serviràper documentare ed integrarele esperienze vissute! (G.P.)

Più creatività per chi

ama la vita all’apertoUna bella escursione all’aria aperta favorisce lo sviluppo della creatività,

aiuta a pensare con chiarezza e ad avere idee originali, meglio del computer.

Page 15: La Rocca

La Rocca 15

L’Angolo dello Psicologo

Tanti eventi, tante immagini, tantestorie si stanno succedendo con

grande forza, con grande intensità nelleultime settimane e negli ultimi giorni.ALLO STESSO TEMPO UNA SERIEDI DUBBI, DI INTERROGATIVI, DIRIFLESSIONI DOVREBBERO VISI-TARE LA NOSTRA MENTE.Quanto fanno male, quanto degradanola natura umana, quanto ci impoveri-scono le immagini provenienti dal cen-tro commerciale “Conca d’Oro” diPalermo dove una serie di televisori elavatrici scatenano una vera e proprialotta per la sopravvivenza, al cuicospetto i comportamenti degli uominiprimitivi possono essere consideratiazioni nobili ed evolute?Per quale motivo stupiscono ed emo-zionano i primi “vagiti” di Papa France-sco. Perché ci colpiscono così tanto lasemplicità e l’umiltà mostrate da unpontefice. Perché stuzzica la nostracuriosità un uomo di Dio che viaggia inmetropolitana e pretende di pagare lamodesta pensione in cui ha scelto dipernottare. Perché suscita la nostra sor-presa un Papa che appena eletto scegliedi vestire nel modo più semplice possi-bile e di spostarsi con un auto “norma-le”.Ancora. Alle ultime elezioni politichetrionfa un movimento che in modoabbastanza forte e molto colorito richia-ma, almeno nelle intenzioni iniziali, aiveri valori della politica: quell’impe-gno, quella trasparenza, quell’onestàche si sono smarriti o che non vi sonomai stati.Non vi è dubbio che esiste un senso diSMARRIMENTO GENERALIZZA-TO, una importante quota di DISO-RIENTAMENTO che scatena incertez-ze, ansie, paure che condizionano scel-te e comportamenti. E se soffre ilmondo degli adulti, ovvero coloro cherappresentano le fondamenta e stabili-scono il funzionamento della nostrasocietà, immaginiamo quanto possanosoffrire e quanto siano disorientati inostri figli, i nostri giovani.Quale modello, per quest’ultimi, posso-

no rappresentare quegli individui cheguerreggiano per “conquistare” un tele-visore e che amplificano quella miseriaculturale ed intellettiva di cui sicura-mente non abbiamo bisogno.Quanto può aiutare e sostenere i nostrigiovani una Chiesa che ci ha portato astupirci per la semplicità e l’umiltà diun Papa, che è stata attraversata dascandali di vario genere, che si è inte-ressata di banche, perdendo di vistaprobabilmente la sua unica e vera mis-sione: sostenere chi più soffre e chi piùè debole.Quale riferimento rappresenta per lenuove generazioni quella politica che simostra incapace di costruire benessere,di garantire i diritti e di rispettare idoveri.Il mio intento non è chiaramente quellodi emettere sentenze e l’utilizzo delparadosso e della provocazione va esat-tamente in questa direzione. Mi chiedo“solamente” IN CHE TIPO DIMONDO SI RITROVANO A VIVEREED A CRESCERE I NOSTRI GIOVA-NI. Quali modelli, quale riferimenti,quali prospettive, quali motivazioni.Già nei precedenti articoli ho approfon-dito alcune tematiche molto fortiriguardanti i fenomeni dell’Hikikomorie della Medication Generation che testi-moniano in maniera inconfutabilequanto i nostri giovani oggi soffrano edavvertano disorientamento. In tale dire-zione sottolineo un altro preoccupantefenomeno che caratterizza il mondo

giovanile, soprattutto quello adolescen-ziale.Secondo i risultati di una indagineconoscitiva sulla condizione dell’Infan-zia e dell’Adolescenza in Italia, curatada Eurispes e Telefono Azzurro, un gio-vanissimo su tre nel 2012 ha provatol’esperienza della fuga da casa. Scappa-no per poche ore, per due, raramentepiù a lungo, ma quanto basta perchéquello spazio vuoto di cellulari muti, diFacebook senza messaggi, di amici chenulla sanno e nulla dicono, facciaimpazzire genitori, fratelli, parenti,vicini. Sono ADOLESCENTI RUNA-WAYS, che fuggono da casa, si allonta-nano, si rendono invisibili, ma poi perfortuna tornano o vengono ritrovati.Si tratta di “allontanamenti provocato-ri”, un modo per riuscire a conquistarepiù spazi e più attenzioni dal mondoadulto attraverso questo “feroce ricattoaffettivo”. È sostanzialmente qualcosadi diverso rispetto alla fuga vera e pro-pria, pensata e poi maturata. Non è unavoglia di fuga concreta e reale, QUAN-TO PIÙ PSICOLOGICA E VIRTUA-LE. I ragazzi, sia che si barrichino inuna stanza (hikikomori), sia che assu-mano psicofarmaci (medication genera-tion), sia che fuggano realmente (adole-scenti runaways), comunque fuggonoda una realtà che li fa soffrire, che lidestabilizza, nella quale non si sentonosicuri, protetti, attenzionati, sostenuti,ascoltati. Si ISOLANO IN UNADIMENSIONE VIRTUALE EDIMMATERIALE la quale, in realtà,comunica un desiderio profondo diessere visti, di essere ascoltati, di esse-re riconosciuti. IL LORO “SCAPPA-RE” È UN VIOLENTO, INATTESOFARSI PRESENTE NELLA FORMADELL’ASSENZA.Forse questo piccolo esercito di giovanista fuggendo da questo tipo di mondo,forse questo piccolo esercito ci stadicendo qualcosa di molto semplice:NOI CI SIAMO, VOI DOVE SIETE. BUONA PASQUA!

Michele De Lucia

Psicologo e Psicoterapeuta

Adolescenti Runaways,

in fuga dal mondo?

Page 16: La Rocca

16 La Rocca

Stati Uniti d’America

“La Rocca nni chiama”affermano i nostri

emigrati quando ritornano aMarineo, quasi a voleridentificare nella rupe chesovrasta l’abitato, la fortenostalgia per il paese lonta-no. E così quasi per unmotivo identico la chiamatadella Società San Ciro diGarfield per il 115° anni-versario della fondazionedella stessa è stata comeuna campana che ci ha per-messo di poter riannodareun legame mai interrottocon i nostri connazionaliresidenti negli Stati Uniti.La Società religiosa SanCiro è una della più antichenel New Jersey, essendostata fondata nel 1898, ed iMarinesi sono riusciti neltempo ad inserirsi con suc-cesso nella società america-na fornendo contributi dirilievo allo sviluppo dellavita civile e non dimenti-cando mai la loro terra diprovenienza. Questa visita in terrad’America è stata conside-rata dal giornale AmericaOggi un evento storicosoprattutto per la presenzadel cardinale Paolo Romeo,arcivescovo di Palermo,che ha dato pregnanza atale incontro. Della delega-zione hanno fatto parte ilparroco don LeolucaPasqua, desideroso di cono-scere questa notevole por-zione di parrocchia d’oltreoceano, il superiore

della confraternita San Ciroe mons. Giuseppe Randaz-zo che ha svolto sempre unruolo di assistente spiritua-le della società.Già a New York, quandosiamo arrivati all’aeroportoKennedy, il calore umanofra i nostri connazionali erail segno tangibile della loroaccoglienza. È stato un crescendo di ini-ziative e di incontri chehanno avuto inizio martedì22 ad Hackensak con ilricevimento della delega-zione da parte del Presiden-te della Contea di BergenKathleen Donovan e delgiudice della Contea PeterDoyne, che hanno sottoli-neato l’importante contri-buto dato dalla comunitàsiciliana per lo sviluppodella loro regione.Mercoledì 23 gennaio alleore sette del mattino, ladelegazione è stata ricevuta

a New York nella Cattedra-le di San Patrizio, dall’arci-vescovo di New York, Car-dinale Thimoty Dolan, cheha voluto concelebrare conil Cardinale Romeo, donLeo Pasqua e Mons. Giu-seppe Randazzo. La messaera trasmessa in diretta dalcanale televisivo CattolicChannel, per cui è statomolto bello sentire afferma-re al presule che era moltoorgoglioso di ricevere ilCardinale Romeo e la suadelegazione che si trovava-no in terra d’America per lecelebrazioni in onore di sanCiro, martire di Alessandriadi Egitto e Patrono di Mari-neo, cosa che ha sicura-mente procurato una forteemozione in tutti noi pre-senti alla celebrazione.Subito dopo il CardinaleDolan di origini irlandese,dotato di una carica umananotevole, si è intrattenuto

nella canonica con la dele-gazione rivelandosi con uncarattere aperto e giovialee da grande appassionato dibaseball ci ha mostrato ilcappellino della squadradei Mets di New York. Intale occasione il nostroarcivescovo lo ha invitato avisitare la terra siciliana.Molto interessante si è rive-lato a Bayonne, il ricevi-mento che i membri dellaFederazione Siciliana delNew Jersey, presieduta daFrank D’Amico e conMarco Cangialosi, chair-man, hanno voluto offrirealla delegazione ed in taleoccasione il CardinaleRomeo ha apprezzato l’im-pegno profuso dagli stessiper rafforzare i legami conla Sicilia, invogliando i gio-vani di seconda generazio-ne a venire nella terra deiloro padri per un ritornoalle radici.

La Rocca nni chiamaDelegazione in America in occasione del

115° anniversario della San Ciro SocietyLa Società religiosa San Ciro è una della più antiche nel New Jersey, essendo stata fondata nel 1898, ed i

Marinesi sono riusciti nel tempo ad inserirsi con successo nella società americana fornendo contributi

di rilievo allo sviluppo della vita civile e non dimenticando mai la loro terra di provenienza.

Page 17: La Rocca

Stati Uniti d’America

La Rocca 17

La visita al luogo dovec’erano le Torri Gemelle,detto Ground Zero, è statasicuramente una delle piùtoccanti esperienze che lanostra delegazione ha vis-suto in quanto siamo statiaccolti da volontari cheavevano perso dei familiarinella tragedia dell’ 11 set-tembre, ed in particolare ilpadre di una delle vittime ciha guidato nella visitafacendoci commuovereogni qualvolta parlava delfiglio; il cardinale non haperso occasione per dareuna sua parola di conforto edi solidarietà, consegnan-do, in tale contesto, unatarga della delegazione aricordo di quella visita.Subito dopo ci siamo recatipresso la Basilica ReginaPacis - Santa Rosalia diBrooklyn, dove siamo statiaccolti dal Vescovo Ausilia-re Paul Sanchez, da mons.Giuseppe Grimaldi, vicarioepiscopale e dal sacerdoteVincentius Do, che cihanno accompagnato nellavisita della Chiesa elevata aBasilica Minore da PapaBenedetto XVI. In quelcontesto il Cardinale hatestimoniato la sua soddi-sfazione per il fatto di vive-re negli Stati Uniti alcunivalori morali che oggi inItalia si fa fatica a mantene-

re insieme. “Ho visitatoalcune realtà industriali delNew Jersey, ha detto, ed honotato come in queste real-tà è impegnata tutta la fami-glia anzi la famiglia allar-gata”. L’incontro della delegazio-ne con il console generaled’Italia, Natalia Quintaval-le, ha costituito uno deimomenti più forti, in quan-to sono state rappresentatele istanze della comunitàsiciliana del New Jersey edil console, in tale sede, haribadito che c’è molto lavo-ro da fare soprattutto con inostri connazionali perfavorire attività di caratteresocioculturale e non perde-re mai l’identità primarianonchè la comune apparte-nenza.La delegazione ha vissutoimportanti momenti di fedenel triduo dedicato a sanCiro presso la Chiesa diMonte Vergine a Garfield,grazie anche all’ospitalità delparroco Padre Peter Palmisa-no, dove abbiamo avutol’opportunità di ascoltare gliantichi canti della tradizionemarinese, trasmessi di gene-razione in generazione edivulgati da mons. NataleRaineri, parroco di Marineoche si recò negli Stati Unitinegli anni 60.Molto apprezzato l’incon-

tro con gli emigrati di Bolo-gnetta che fanno partedella Società religiosa S.Antonio. I Bolognettesihanno ringraziato l’Arcive-scovo per la visita, eviden-ziando gli stretti legami cheuniscono da sempre, anchein terra americana, “marini-si e agghiastrisi”. Nell’oc-casione c’è stato il passag-gio di testimone tra il presi-dente uscente della Società,Billy Mineo, e il nuovo,Paolo Ribaudo. La serata di gala, organizza-ta dalla Società San Ciro diGarfield, sabato 27 gennaio,negli ampi saloni del risto-rante The Venetian, è statol’evento di maggior rilievo,in quanto ha visto ritrovarsiinsieme circa 450 marinesiche si sono subito sintoniz-zati fra di loro nel più stret-to dialetto siciliano. È statauna serata all’insegna della“marinesità” ed abbiamovissuto momenti così intensidi commozione da riportarea Marineo un ricordo incan-cellabile. La comunità deimarinesi, guidata da CiroCutrona, nel corso dellamanifestazione, ha volutoconsegnare al cardinalePaolo Romeo una targa aricordo della sua visita. Lostesso presule rivolgendosialla platea, nel complimen-

tarsi con tutti, ha invitato imarinesi d’oltreoceano “acontinuare a tramandare ivalori della propria terrasenza avere paura di testi-moniarli. Sono venuto interra d’America come pasto-re di anime, ha affermato ilcardinale Romeo, come unapersona che cura in modoparticolare l’aspetto spiritua-le delle comunità”. Fra leautorità presenti il sindaco diGarfield, Joseph Delaney,accompagnato dal citymanager, Thomas Duch, edil vescovo di Paterson,Arthur Serratelli.Durante la serata la SocietàSan Ciro ha consegnato ilriconoscimento di uomodell’anno al cavaliere Cosi-mo Sanicola che in tuttiquesti anni ha dimostratonon solo di essere unimprenditore di successoma anche un benefattoredella comunità marinese,riuscendo a non dimentica-re mai le sue radici e pro-muovendo diverse iniziati-ve di solidarietà a favore dimolte realtà associative. Nel corso della stessa sera-ta lo speaker Sal Pernice haannunciato la nomina delnuovo Presidente dellaSocietà san Ciro nella per-sona di Frank D’Amico.

Ciro Spataro

Page 18: La Rocca

Lettori

18 La Rocca

L’80% dell’Energia al mondo èprodotta da carbone, metano e

petrolio. Sono risorse costose, desti-nate ad esaurirsi, e pertanto non rin-novabili: da qui l’aumento spropor-zionato del prezzo, dovuto alle specu-lazioni e agli aumenti dell’inflazioneche a sua volta sono causa di guerre inquei paesi che ne controllano il mer-cato; senza considerare l’inquinamen-to e l’effetto serra. L’alternativa? Energia da fonti rinno-vabili. Se ne parla da molti anni, maancora ben poco si è realizzato. Alnucleare abbiamo detto NO e i Paesiche utilizzano questa fonte si accingo-no a spegnere le centrali. Un ruolo topè il solare fotovoltaico: in Sicilia abbia-mo la fortuna di avere tanto sole che cidona gratuitamente la sua energia.Gli impianti fotovoltaici sono sistemiche convertono l’energia solare diret-tamente in energia elettrica senzainquinare, con un sicuro vantaggioeconomico e soprattutto ambientaleper l’intera umanità.La Germania è il primo Paese pernumero di impianti. Al secondo posto

troviamo l’Italia. La regione italianacon maggior numero di impianti è laLombardia. E’ opportuno fare adesso delle rifles-sioni: se il fotovoltaico sfrutta il soleper produrre energia elettrica, vuoldire allora che il sole è concentratoprincipalmente al nord, tra la Lom-bardia e la Germania!?!A prescindere che la Sicilia si trovinel sud Europa oppure nel nord Afri-ca, sicuramente, per motivi geograficici troviamo più vicini all’Equatorerispetto al nord Europa e più ci avvi-ciniamo all’Equatore “più sole pos-siamo sfruttare”. Carlo Rubbia, fisico italiano, vincito-

re del premio Nobel per la fisica nel1984 e Jeremy Rifkin, economista difama internazionale, affermano che lefonti rinnovabili costituiscono unascelta obbligatoria non solo per salva-guardare l’atmosfera dai gas serra, maanche per i vantaggi economici. Prima realizzeremo un impianto foto-voltaico, prima cominceremo a“risparmiare il mondo” e a guadagna-re sui costi dell’energia elettrica. Si puntualizza che per gli impiantifotovoltaici, installati in caso diristrutturazioni edilizie tra il 26 giu-gno 2012 ed il 30 giugno 2013, si puòbeneficiare della detrazione IRPEFdel 50%. A partire dal 1 luglio 2013invece l’agevolazione scenderà al36%. La detrazione spetta a tutti icontribuenti assoggettati all’impostasul reddito delle persone fisiche(IRPEF), residenti o meno in Italia,proprietari e locatari dell’immobile:basta che sia il richiedente dell’age-volazione a sostenere la spesa.

Carmelo Vivona

Consulente ed esperto

in sistemi fotovoltaici

Le fonti rinnovabiliIl fotovoltaico converte l’energia solare

in energia elettrica senza inquinare

Nozze d’oro

Livia e Totò RandazzoLivia e Totò Randazzo il 5 gennaio 2013 hanno festeg-giato 50 anni di matromonio. A fare da corona alla lorofesta i loro cinque figli, nove nipoti e due pronipoti.

Tradizioni

Festa in costume d’epocaUna mostra fotografica e festa nuziale con abiti in stileanni ‘30, ‘40 e ‘50 del Novecento alla scuola dell’infan-zia Gorgaccio, organizzata da inseganti e famiglie.

Page 19: La Rocca

Libri

La Rocca 19

Carmelo Focarino, unodei più spontanei poeti

marinesi, se n’è andato inpunta di piedi, domenica 10marzo 2013, alla venerandaetà di 93 anni, lasciandonelle sue delicate poesie ilmessaggio della vita, dellanatura, dell’amore verso ilsuo paese, basti pensare alleliriche dedicate alla “rupe” oil “lamento del Pizzo Parri-no”. Lo ricordiamo spessoseduto davanti alla porta dicasa sua con lo sguardo pro-fondo, verve critica e luci-dità intellettuale a commen-tare gli avvenimenti quoti-diani o a declamare dei versia quanti apprezzavano la sua

compagnia. Soleva dire:“Scrivo tante e tante poesiesolamente per passare iltempo e dilettare me stesso,senza alcun fine. Sgorganodalla mia mente come l’ac-qua di un ruscello daglianfratti della roccia”.Ha iniziato l’attività lettera-ria da autodidatta e nel 1997alcune delle sue liriche sono

state inserite nella raccolta“Terzo millennio, antologiadi autori italiani contempo-ranei”, pubblicata dalla casaeditrice “Libroitaliano”. Il 5 settembre 2010, la Giu-ria della XXXVI edizionedel Premio Marineo, ha rite-nuto degna di segnalazionela sua opera “Rosa e spine”,curata dalle Edizioni Isme-ca, che raccoglie le lirichepiù significative del suocammino poetico.Una delle poesie più belledel Focarino, intitolata“L’illusione”, riferendosiproprio alla vita dell’uomo,si conclude con i seguentiversi: “Ma quando raggiun-ge quello che agogna – tuttosi eclissa e si muta in chime-ra – che gli sussurra ch’egligià sogna – e non si accorge

che è giunta la sera”.Con questo messaggio, ilpoeta marinese ci fa com-prendere la fine degli ideali,la corrosione dei sentimenti,la stanchezza del viverequotidiano. La sua produzione lirica,però, pur partendo dalla con-sapevolezza della caducitàdella vita, riesce ad ancorarsipienamente nella speranzacristiana “dove eterna è lalegge del Creatore”.Senza alcun ombra di dub-bio, tra le sue carte, si trove-ranno ancora molti compo-nimenti lirici inediti chepotranno essere pubblicatiper dare un quadro esausti-vo della figura umana e let-teraria di questo nostropoeta.

Ciro Spataro

Poeta per passione

ZIO VANIA E ALTRE

STORIE RUSSE

Il titolo dellibro è lostesso di unf a m o s otesto teatra-le di AntonCechov checontinua adessere rap-presentato

in tutto il mondo, ma che i gio-vani di oggi raramente cono-scono. Per avvicinarli all'ori-ginale l'opera viene qui narra-ta in prosa delineando fedel-mente i tratti essenziali dellavicenda e dei suoi protagoni-sti: Vania, malinconicamenteinnamorato della bella Elena,moglie di un presuntuoso pro-fessore; il seducente dottorAstrov; la fragile Sonia. L'in-treccio è appassionante e sfio-ra per un attimo la catastrofe,ma i toni sono pacati e allafine, almeno in apparenza,tutto si placa. Nel libro si rac-contano anche gli intrecci didue brillanti atti unici, "Unaproposta di matrimonio" e "Lenozze". Il lettore potrà cosìfarsi un'idea degli ambienti edelle inquietudini di fine Otto-cento in una Russia in bilico

tra passato e futuro, tra utopiee realtà. Età di lettura: da 13anni.Luigi Mancuso, Zio Vania e

altre storie russe, Nuove Edi-

zioni Romane, ottobre 2012,

pagg. 128, € 10

GLI ALUNNI CON

BISOGNI EDUCATIVI

SPECIALI

In unmomento did i m i n u i t aa t t enz ionepolitica esociale versoi problemidegli alunnicon partico-lari bisogni

formativi, viene dato allestampe un breve ma prezioso,saggio che offre una sintesidelle più significative tappenel tortuoso cammino verso lapiena inclusione scolastica diogni alunno e descrive critica-mente lo stato dell’arte con levarie ipotesi di sviluppo. Ven-gono posti i nodi fondamenta-li dell’integrazione degli alun-ni con disabilità, a partire daquello della loro individuazio-ne rigorosa mediante l’usodelle nuove Classificazioni

Internazionali (ICF) e dalruolo dei docenti curricolari edi sostegno. È dato anche spa-zio alle buone prassi in Italia ealla situazione internazionale.Peculiarità del libro è il per-correre le tappe più significati-ve nel cammino dell’inclusio-ne scolastica, a partire daquella con gli alunni con disa-bilità, non trascurando peròaltre tipologie di alunni conparticolari bisogni educativi,nella consapevolezza che l’in-sistenza che la pedagogia sco-lastica oggi fa sulla persona-lizzazione dei piani di studioo, comunque, degli interventididattici va riferita alla totalitàdegli alunni, ciascuno con isuoi “special needs”. Chiara Oliva, L’inclusione

scolastica degli alunni con

bisogni educativi speciali.

Aspetti pedagogici della nor-

mativa, edizioni Di Girolamo,

Trapani, ottobre 2012, pagg.

112, € 12 – www.digirolamoe-

ditore.com

STORIA DI UN GATTO

E DEL TOPO CHE

DIVENTO’ AMICO

Una favola per bambini eadulti piena di grazia, delica-

tezza e malinconia, opera diLuis Sepùlveda, che con la suamagica penna ripete il miraco-lo di “Storia di una gabbianel-la e del gatto che le insegnò avolare”. Affascinante la favo-la: Max è cresciuto insieme alsuo gatto Mix. Raggiunta l’in-dipendenza dai genitori, Maxva a vivere da solo portandosiil suo amato gatto. Il suo lavo-ro purtroppo lo porta spessofuori casa e Mix, che stainvecchiando e perdendo lavista è costretto a restare dasolo per molte ore al giorno.Ma un giorno sente venire deirumori dalla dispensa e intui-sce che deve esserci un topo…. E’ una storia di amicizianella differenza, che divertiràe commuoverà più generazio-ni di lettori. Il libro in pochimesi è arrivato alla quinta edi-zione.Luis Sepùlveda, Storia di un

gatto e del topo che diventò

suo amico,

Ed. Guan-

da, Parma,

n o v e m b re

2012, pagg.

80, € 10

Page 20: La Rocca

20 La Rocca

Attualità

L’asilo nido è un’esperienzaimportante per la crescita dei

bambini in quanto rappresenta laprima esperienza di distacco dallafamiglia e favorisce la socializzazionee l’apprendimento. Il distacco non èsolo per i piccoli, ma anche per i geni-tori che, talora, vivono questa espe-rienza con ansia e preoccupazione , avolte anche senso di colpa. La mag-gior parte dei bambini, con modalitàdiverse, vive il momento di passaggiodalla situazione domestica (conosciu-ta e rassicurante) a quella nuova delnido con una fase di crisi. Però se ipiccoli sono preparati ed accompa-gnati, se il percorso di inserimentoviene svolto dedicando molta atten-zione alla rassicurazione e al conteni-mento delle paure del bambino, tuttosi risolve positivamente. L’asilo nidoè un’opportunità non solo per i bam-bini, ma pure per i genitori, ed in par-ticolare per le mamme che lavorano.A Marineo possiamo ritenerci fortu-

nati per la presenza del Nido, cheospita anche i neonati. Possiamo giu-stamente vantarcene nei confronti deiComuni viciniori. E’ pur vero che lastruttura avrebbe bisogno di esseremigliorata ma, in compenso vi è lapresenza molto valida delle educatriciche svolgono con scrupolosità ediligenza il proprio lavoro. Essevigilano sui bambini con attenzionee con varie attività favoriscono lo svi-luppo cognitivo e relazionale, favo-rendo una positiva costruzione del-

l’identità personale e l’apertura deibambini al positivo rapporto con glialtri, coetanei ed adulti. Le educatriciinstaurano con i bambini, sin dal loroingresso, un rapporto di fiducia ediventano un punto di riferimento,dando loro sicurezza, facendo perce-pire loro l’amore attraverso i gesti, itoni della voce, i sorrisi e gli sguardi,le premurose attenzioni, gli incorag-giamenti. Infatti, “in un contesto educativo tuttigli interventi, anche quelli che all’ap-parenza sembrerebbero banali e scon-tati, sono invece carichi di significati.Importante è che l’educatore coordinila regia educativa creando numeroseopportunità di apprendimento. Nonbisogna tanto considerare i saperi,quanto promuovere le condizioni perla loro conquista” (J. Bruner).Un ringraziamento particolare a tuttoil personale che opera all’AsiloNido.

Marta Raineri

Asilo nido per crescereE’ la prima esperienza di distacco dalla

famiglia e favorisce la socializzazione

Lotta alla sclerosi multiplaLo scorso 9 febbraio il

castello di Marineo haospitato un incontro del-l’Aism (Associazione Ita-liana Sclerosi Multipla)per sensibilizzare la citta-dinanza alle tematche lega-te ad una malattia che col-pisce soprattutto le donne.L’incontro è stato organiz-zato da Francesco Cangia-losi, referente locale del-l’associazione. Diverse sono state le ini-ziative organizzate a Mari-neo negli ultimi anni, apartire dall’appuntamento

con la Gardenia dell’Aismin tremila piazze italiane inoccasione dell’8 marzo. Lagardenia come “mimosa”per la festa della donna eper combattere insieme la

sclerosi multipla. I fondiraccolti, contribuiranno apotenziare l’impegno del-l’Associazione nello studiodella causa della malattia,finalizzata alla ricerca di

una cura risolutiva. Laricerca Aism è una attivitàal servizio della personacon Sm sia per migliorarnela qualità della vita sia pertrovare una cura per leforme progressive dellaSm, ritenute le più gravi eancora oggi orfane di tera-pie. L’Aism di Marineo invitala, infine, cittadinanza acollaborare sia con ledonazioni che con l’impe-gno come volontari. Perinformazioni telefonare al347.7372723.

Volontari di Marineo impegnati nella raccolta fondi per l’Aism

Page 21: La Rocca

La Rocca 21

Associazioni

Il 27 gennaio sono state indet-te le elezioni per il rinnovo

della cariche direttive dell’as-sociazione Avis di Marineo.Due settimane dopo, i consi-glieri eletti hanno stabilito, adunanimità, le cariche direttivenel modo seguente: FrancescaSalerno (presidente), France-sco Di Peri (vice presidente),Francesca Calderone (ammini-stratore), Onofrio Spinella(segretario) Vincenzo Lo Faso(responsabile per la privacy),Antonino La Barca (consiglie-re), Giuseppe Coppola (consi-gliere).Il Nuovo Consiglio si è subitoattivato al fine di programma-re le attività utili alla sensibiliz-zazione della cittadinanza e alreclutamento di nuovi volonta-ri donatori, necessari per ilricambio generazionale all’in-terno dell’associazione. Per il2013 si continuerà a lavorareper divulgare il messaggio

della donazione come fortevalore di solidarietà. L'Avis siimpegnerà a sviluppare rela-zioni sul territorio creandoimportanti occasioni di promo-zione della missione associati-va capaci di orientare la cresci-ta culturale soprattutto dei gio-vani ai valori di solidarietà edella partecipazione attiva allosviluppo sociale.Oltre le attività proprie del-l’Avis, quest’anno l’associa-zione si vuole fare promotricedella realizzazione di alcuneConferenze di Servizio o diTavole Rotonde aventi cometematica un aspetto legato almondo del volontariato, delladonazione o una tematica ditipo sanitario che possa coin-volgere l'intera cittadinanza. Tale iniziativa nasce dall'esi-genza di responsabilizzare ilcittadino, in generale, e ognimembro dell’Avis in particola-re, a diventare esso stesso pro-

motore di stili di vita positivi,attraverso un'alimentazioneappropriata, un'attività fisicaadeguata, una “sana” sessuali-tà, ed evitando il consumo disostanze che danno dipendenzao prevenendo abitudini di vitaa rischio. Oltre ai giochi Avisper i minori di anni 12 si inten-de organizzare un torneo di cal-cetto per i ragazzi più grandi,con l’intento di far divertire igiovani all’insegna del sanospirito di squadra e di sanacompetizione. Per tale attivitàsi cercherà collaborazione nel-l’ambito dell’associazionismoe del volontariato del paese. Come nel passato si continueràad effettuare la raccolta delsangue presso l’Istituto tecnicocommerciale “Don Colletto” diMarineo tra i giovani dellequarte e quinte classi che, rag-giunta la maggiore età, si sonoresi disponibili alla donazione.Tale esperienza ha prodotto un

incremento tra i giovani dona-tori e, anche se l'aumento delnumero delle donazioni nonpuò considerarsi clamoroso, ciriteniamo comunque soddi-sfatti rispetto a tale risultato; eciò perché le donazioni in piùprovengono proprio dai piùgiovani. I giovani hannomostrato una forte “spintamotivazionale alla donazione”,nonostante le paure e le ansiedimostrate da chi per la primavolta si accosta a tale esperien-za. Quanto verificato con l'in-cremento delle donazioni ciconferma che i giovani di oggi,su cui nutriamo grande fiducia,siano portati alla riflessione eal confronto nella società, inquanto c’è in essi il sentimentodei valori, tra cui anche quellodel “dono”. Questi giovanidonatori rappresentano unpunto d'orgoglio della nostraSezione ed una garanzia per ilfuturo della stessa.

Avis, valore della donazione Il nuovo consiglio direttivo promuove

solidarietà e stili di vita positivi

Page 22: La Rocca

22 La Rocca

Sport

Ad un passo dal sognoIl Marineo calcio si prepara alla festa:

la seconda categoria sempre più vicina

A4 gare dal termine delcampionato di terza

categoria, l’Oratorio S.Ciro e Giorgio Marineo siappresta a conquistare lapromozione diretta inseconda categoria: risultatoeccezionale che, viste levarie problematiche orga-nizzative riscontrate findall’inizio del campionato,è paragonabile ad una verae propria impresa titanicavoluta fortemente da tutto ilgruppo, spinto dall’affetto edall’immancabile sostegnodei numerosissimi tifosiche hanno riempito le tribu-ne del “Comunale” di Bolo-gnetta e di tutti gli altricampi di gioco che acco-glievano il Marineo per legare in trasferta.Frutto di un intenso ecaparbio lavoro di squadra,il primo posto occupato findall’inizio del campionatodai giovani biancorossi èsempre stato off-limits atutte le altre formazioni; 14partite vinte su 18 giocate,9 vittorie su 9 nel “fortino”del “Comunale”, numeri dacapogiro.Due guide tecniche moltopreparate, prima misterBarbaccia e poi mister Tan-tillo, hanno saputo bengestire un gruppo fatto, inprimis, di bravi ragazzi e,poi, di ottimi calciatori;portieri e difesa hanno let-teralmente abbassato lasaracinesca della portamarinese permettendo agliavversari di segnare sola-

mente 10 reti; centrocampoda applausi e attacco che sipotrebbe ben definire“macchina da gol” con 45reti realizzate in 18 incontridisputati.Tutto ciò dimostra unagrandissima organizzazio-ne di squadra, un notevoleimpegno da parte di tantepersone che, per il puro pia-cere di “fare” sport hannoimpegnato il loro tempo ehanno aggiunto il loro pic-colo mattoncino alla “strut-tura” solida che si è via viacreata: calciatori, allenato-ri, dirigenti, staff medico(con la Misericordia di

Marineo sempre presente),stampa locale, sponsor,tifosi e chi, anche con poco,ha contribuito a dar vita aquesto grande risultatoumano e sportivo.Grazie al “miracolo del-l’Oratorio S. Ciro e Gior-gio”, voluto fortemente daigiovani locali e “sponsoriz-zato” dal presidente donLeoluca Pasqua, l’entusia-smo calcistico a Marineo ètornato quello di una volta:vedere così tante personefestanti accompagnare lascalata della squadra è statodavvero emozionante; 90minuti a settimana che

hanno permesso alla gentedi staccare con i problemiquotidiani e passare cosìbei pomeriggi di sport e difratellanza.Otto punti di distacco dallaseconda in classifica, la vit-toria finale è ad un passo,un intero paese è pronto afesteggiare un risultato chefino a pochi mesi fa sem-brava solo un’utopia; l’uto-pia è, invece, divenuta real-tà, una realtà bellissimacolorata di bianco e dirosso.

Tommaso Salerno

Foto di Marzia Scaglione

Page 23: La Rocca
Page 24: La Rocca