La rivoluzione dei garofani

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Il 25 aprile la "Rivoluzione dei garofani" LA FOTOLETTERA Egregio direttore, tutto il mondo si meravi- glia quel 25 aprile del 1974 ve- dendo alla televisione dei garo- fani rossi spuntare dalla canna dei fucili dei militari e dalle boc- che dei cannoni dei carri arma- ti. In Portogallo il 25 aprile di quarant’anni fa le armi si tra- sformano in simboli di libertà e di una nuova vita. La "Rivolu- zione dei garofani" traghetta la nazione portoghese dalla ditta- tura alla democrazia. Dalla Re- pubblica, instaurata nel 1910, non è mai nato un governo de- mocratico. Dopo un susseguirsi di colpi di stato militari, nel 1932 sale al potere Antonio De Oliveira Salazar che fin da subi- to impone una dittatura fascista con stretti legami con la Spagna franchista e con i regimi di Ger- mania e Italia. Con una politica corporativa, autarchica, colonia- lista nel senso peggiore del ter- mine e con la sistematica repres- sione delle opposizioni (soprat- tutto attraverso la PIDE, una po- lizia politica tra le più spietate), Salazar chiude il suo Paese al Mondo. Il Portogallo rimane povero, ar- retrato e isolato anche rispetto alla evoluzione economica e so- ciale dell’Europa occidentale del Dopoguerra. Il "fascismo in borghese" di Salazar sopravvi- ve al suo fondatore per mezzo di un duro regime poliziesco che modifica la Costituzione e manipola le fonti di informazio- ne. Fino al 25 aprile 1974. Quel giorno, su iniziativa di alcuni giovani ufficiali dell’esercito e con l’appoggio dei partiti antifa- scisti e della popolazione, si ar- riva al cambiamento. Una rivo- luzione pacifica, dilagante e contagiosa. Solo alcuni agenti della PIDE cercano di opporsi a Lisbona e uccidono alcune per- sone che avevano invaso la se- de della terribile polizia politi- ca. Saranno le ultime vittime di questa dittatura. Dal carcere Caxias di Lisbona dopo gli interrogatori, le tortu- re, i molti morti "dimenticati", escono quel giorno centinaia di detenuti politici increduli. Final- mente vedono la luce, vedono i garofani rossi. Tutto il Portogal- lo subisce quel giorno di aprile una scossa più profonda di quel- la del terremoto che nel 1755 aveva distrutto Lisbona. Ho avuto la fortuna di conoscere Massimo, un amico, che in quel- l’aprile del ’74 si è precipitato a Lisbona al pari di migliaia di giovani da tutta Europa per con- dividere quei momenti di gioia, di esaltazione, di libertà. Il suo ricordo di quelle giornate di pas- sione politica e di febbre demo- cratica in compagnia di gente di tutte le nazionalità, con la popo- lazione che accoglieva tutti, me lo ha riassunto in una frase: "In quei giorni sembrava che tutto fosse possibile". Oggi non poco è rimasto in Por- togallo di quel sogno, di quella speranza anche se molte cose si sono perse per strada. I diritti che la democrazia dà, come la possibilità di esprimere libera- mente il proprio pensiero, di op- porsi, di avere dei dubbi e di vo- tare qualcuno che ci rappresenti veramente sono come una stra- da maestra da non abbandonare nonostante gli ostacoli che sem- pre più spesso la lastricano. E il 25 aprile italiano, Festa della Li- berazione, rimane ancora un punto fermo o lo stiamo a poco a poco dimenticando? Cesare Mentasti Dirigente Fisac-Cgil Varese - Unicredit

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Lettera alla Prealpina del 25 Aprile 2014 del nostro dirigente sindacale in Unicredit Cesare Mentasti.

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Page 1: La rivoluzione dei garofani

50 VENERDÌ 25 APRILE 2014

✍ Buongiorno,il mio nome è Paola Cabria mi

ritrovo a doverVi scrivere per mostra-re tutta la mia indignazione sui tagliche la cara regione Lombardia ha fat-to sulla scuola mi spiegherò meglio.Sono una mamma di una bambinache frequenta la terza elementare e co-me tutti gli anni presentando il model-lo ISE ho agevolazioni sui buoni pa-sto e dei ticket per la dote scuola. Daquest'anno il tutto è previsto solo perle scuole medie. Ora la mia è una fa-miglia mono reddito siamo io e miafiglia aiuti dalle istituzioni nulla lo sti-pendio non mi vergogno a dirlo è dicirca 600 euro mensili cosa si deve fa-re? E mi ritengo già fortunata ad ave-re quel poco, ma come ben sapete è

una miseria.Mi sorge spontanea la domanda: per-ché i signori se così si possono defini-re, non fanno tagli sui propri salari danababbi anziché bastonare il popoli-no come al solito? Dove sono tuttiquesti aiuti per le famiglie? Ma nonhanno vergogna? Ammesso che neconoscano il significato!!!Scusate lo sfogo ma ci terrei che ve-nisse pubblicata questa mia letteranon solo per me anche da parte di al-tre famiglie che stanche dell'anda-mento disastroso che le circonda nonhanno nemmeno più la voglia di com-battere. Grazie per l'attenzione.Cordiali saluti.

Paola CabriaLAVENO-MOMBELLO

✍ Egregio direttore,sono la figlia di Aries Bruno. Mio padre invalido civile

con accompagnamento, ci racconta quello che gli è successo aNovembre del 1951, durante il periodo delle alluvioni. Per re-carsi a Milano ha preso il treno delle Ferrovie Nord alla stazio-ne di Cocquio Trevisago: Giunti tra Morosolo e Casbeno, unafrana ha fatto deragliare il convoglio. Dopo aver coperto a pie-di il tragitto per raggiungere la stazione di Casbeno, è salito suun altro treno ed è arrivato a Milano. Alla sera, supponendoche la tratta delle Ferrovie Nord fosse interrotta, per il ritornoha preso il treno delle Ferrovie dello Stato. Presso la stazionedi Mornago ha dovuto attendere l’incrocio con un treno merci.Ripartito per Besozzo, nelle vicinanze di Varano Borghi, havisto che la galleria era franata. Il treno ha urtato i detriti e lalocomotiva è scoppiata: I due macchinisti sono deceduti e di-verse persone hanno riportato delle ferite: Mio padre ha subitoleggere ustioni a causa del vapore.Distinti saluti.

Aries Maria LuisaBESOZZO

✍ Gentile direttore,si è spenta il 23 aprile scorso una persona a me

molto cara, ospite presso la casa di riposo "A. Poretti eA. Magnani" di Vedano Olona.Questa mia amica e quasi madre ha trovato nella struttu-ra un'ospitalità fatta non solo di assistenza, ma anche esoprattutto di grande umanità e di amore.Troppo spesso si parla di questi istituti solo per metter-ne in evidenza carenze, inefficienze, a volte abusi. Misembra perciò doveroso e giusto segnalare anche le si-tuazioni opposte.Tutti, dirigenti, fisioterapisti, infermieri, assistenti, ani-matori, hanno dimostrato preparazione e umanità. Gra-zie a queste persone la mia vecchina ha potuto trascorre-re serenamente l'ultima parte della sua vita. Ha volutobene a tutti ed è stata ricambiata con tanto tanto affettofino al suo ultimo respiro.Le sarò grata se vorrà pubblicare queste mie righe.La ringrazio vivamente.

Silvia BrinaVEDANO OLONA

✍ Egregio direttore,"errare humanum est, perseverare autem diaboli-

cum".... (vedi articolo del 19 aprile su - Asfalto e ru-spe): la Via Dalmazia NON è a S. Fermo, ma a ValleOlona!!!Quante volte ancora dovremo puntualizzarlo? Colgol’occazione per inviare i miei più cordiali saluti.

Anna Maria Bottelli

✍ Gentilissimo direttore,mi permetto di disturbarla con questa mia lettera,

perchè vorrei esprimere attraverso le pagine del suo belgiornale, la mia più profonda e sincera gratitudine all'Arma dei Carabinieri ed in particolare ai militari dellaCaserma di Albizzate comandati dal Maresciallo CapoAndrea Foti, per l'attenta e costante presenza sul territo-rio di loro competenza.Con stima e cordiali saluti.

Barbara FramarinALBIZZATE

✍ Egregio direttore,il cosiddetto "consigliere politico di Forza Italia"

Giovanni Toti ha fatto tappa a Varese.Qualcuno deve avergli detto che promettere ai varesinila "zona franca" avrebbe potuto ingraziargli gli elettori.Così - leggo su La Prealpina - in merito si è decisamen-te sbilanciato.Perchè il buon Toti lo sappia, però, questa è una pro-messa che noi a Varese ci sentiamo fare dal 1947 e allaquale, per quanto anche qui i boccaloni non manchino,non crediamo più.Il poveretto (anche all'aspetto, per il vero) mi ha fattotornare alla mente un aneddoto che, come spesso acca-de con gli aneddoti, magari è inventato ma denunciabenissimo la protervia dei politici e la loro scarsissimaconsiderazione dei cittadini elettori.Ecco: campagna per le politiche del 1953.Una località del Sud.Arriva un mammasantissima al quale viene detto che ilpaese ha bisogno di un acquedotto.Nel comizio successivo, il valent'uomo, concludendo,proclama a tutta voce ai numerosi astanti: "Quanto alfuturo, conoscendo le vostre necessità, vi promettiamoun tubo!"Evviva!

Mauro della Porta RaffoVARESE

✍ Gentilissimo direttore,mi è giunta notizia della

comunicazione in allegato invia-ta dalla Sindaca di Lozza, signo-ra Fervida Adriana Fabbian aprivati cittadini.Sono rimasta sconcertata dalcontenuto della comunicazione,relativamente all’eventualità disopprimere cani che persistanonel disturbo della quiete pubbli-ca. Per quanto sia fervida l’im-maginazione della Sindaca Fer-vida, non è lei l’autrice di que-sta trovata che sembra pensatadi notte per essere fatta di gior-no. Ho capito che la Sindaca ap-plica il Regolamento di PoliziaUrbana ma il vulnus sta proprionel regolamento. Vorrei vedereche reazione susciterebbe l’ap-plicazione di un simile regola-

mento, nello specifico della sop-pressione dei cani.In assoluta buona fede, immagi-no che i cani in questione distur-bino veramente. La quiete pub-blica non è solo lo starsene tran-quilli a guardare la TV ma, peresempio, riuscire a dormire asufficienza per essere in buonecondizioni il giorno seguente,vivere serenamente senza il sot-tofondo fastidioso di rumori mo-lesti.Se esistono cani che minanoquesta quiete, è giusto interveni-

re ma bisogna curare la causa (ifamigliari dei cani), non l’effet-to (l’abbaio). Non si può certopensare di sopprimere gli anima-li solo perché i loro famigliarinon sono in grado di gestirli egli stessi famigliari non devonoessere puniti con la soppressio-ne dei loro cani per questa loroincapacità.Inoltre, in base al D.P.R. 31Marzo 1979, la Sindaca deve vi-gilare sull’osservanza delle leg-gi e delle norme relative allaprotezione degli animali presen-

ti sul territorio comunale e sullabase degli artt. 823 e 826 del Co-dice Civile, esercita la tutela del-le specie di animali presenti allostato libero nel territorio comu-nale.La Sindaca è responsabile dellasalute dei cittadini e certamenteanche di quella degli animalidel Comune di Lozza quindi èbene che trovi una soluzione ef-ficace e soprattutto non cruentaa questo disagio.Mi auguro che l’ASL, le associa-zioni animaliste e antispecistelocali vigilino sulla vicenda inmodo tale da non trasformareLozza in una camera della mor-te per cani disturbatori.Cordiali saluti.

Paola ReTORTONA (AL)

IL CASO LOZZA

REGIONE LOMBARDIA

VEDANO OLONA

INVALIDO CIVILE

ASFALTO E RUSPE

RINGRAZIAMENTI

POLITICA

Sono una mamma indignata per i tagliche hanno fatto alla scuola pubblica

La sindaca deve vigilaresulla salute degli animali

Ha voluto bene a tuttied è stata ricambiata

Quello che è successo a miopadre nel novembre del 1951

Via Dalmazia non è a S. Fermoquante volte ve lo devo dire?

La mia sincera gratitudineall’Arma dei carabinieri

Il 25 aprile la "Rivoluzione dei garofani"

Giovanni Toti prometteun tubo ai varesini

DILLO ALLA PREALPINADILLO ALLA PREALPINA I testi vanno inviati riportando nome, cognome, indirizzo e telefono a: Dillo alla Prealpina - La Prealpina, viale Tamagno 13 - 21100Varese. Fax: 0332 - 275701. E-mail: [email protected]. Per la pubblicazione sul sito www.prealpina.it inviare a [email protected]

LA FOTOLETTERA

✍ Egregio direttore,tutto il mondo si meravi-

glia quel 25 aprile del 1974 ve-dendo alla televisione dei garo-fani rossi spuntare dalla cannadei fucili dei militari e dalle boc-che dei cannoni dei carri arma-ti. In Portogallo il 25 aprile diquarant’anni fa le armi si tra-sformano in simboli di libertà edi una nuova vita. La "Rivolu-zione dei garofani" traghetta lanazione portoghese dalla ditta-tura alla democrazia. Dalla Re-pubblica, instaurata nel 1910,non è mai nato un governo de-mocratico. Dopo un susseguirsidi colpi di stato militari, nel1932 sale al potere Antonio DeOliveira Salazar che fin da subi-to impone una dittatura fascistacon stretti legami con la Spagnafranchista e con i regimi di Ger-mania e Italia. Con una politicacorporativa, autarchica, colonia-lista nel senso peggiore del ter-mine e con la sistematica repres-sione delle opposizioni (soprat-tutto attraverso la PIDE, una po-lizia politica tra le più spietate),Salazar chiude il suo Paese alMondo.Il Portogallo rimane povero, ar-retrato e isolato anche rispettoalla evoluzione economica e so-ciale dell’Europa occidentaledel Dopoguerra. Il "fascismo inborghese" di Salazar sopravvi-ve al suo fondatore per mezzodi un duro regime poliziescoche modifica la Costituzione e

manipola le fonti di informazio-ne. Fino al 25 aprile 1974. Quelgiorno, su iniziativa di alcunigiovani ufficiali dell’esercito econ l’appoggio dei partiti antifa-scisti e della popolazione, si ar-riva al cambiamento. Una rivo-luzione pacifica, dilagante econtagiosa. Solo alcuni agentidella PIDE cercano di opporsi a

Lisbona e uccidono alcune per-sone che avevano invaso la se-de della terribile polizia politi-ca. Saranno le ultime vittime diquesta dittatura.Dal carcere Caxias di Lisbonadopo gli interrogatori, le tortu-re, i molti morti "dimenticati",escono quel giorno centinaia didetenuti politici increduli. Final-

mente vedono la luce, vedono igarofani rossi. Tutto il Portogal-lo subisce quel giorno di aprileuna scossa più profonda di quel-la del terremoto che nel 1755aveva distrutto Lisbona. Hoavuto la fortuna di conoscereMassimo, un amico, che in quel-l’aprile del ’74 si è precipitato aLisbona al pari di migliaia digiovani da tutta Europa per con-dividere quei momenti di gioia,di esaltazione, di libertà. Il suoricordo di quelle giornate di pas-sione politica e di febbre demo-cratica in compagnia di gente ditutte le nazionalità, con la popo-lazione che accoglieva tutti, melo ha riassunto in una frase: "Inquei giorni sembrava che tuttofosse possibile".Oggi non poco è rimasto in Por-togallo di quel sogno, di quellasperanza anche se molte cose sisono perse per strada. I dirittiche la democrazia dà, come lapossibilità di esprimere libera-mente il proprio pensiero, di op-porsi, di avere dei dubbi e di vo-tare qualcuno che ci rappresentiveramente sono come una stra-da maestra da non abbandonarenonostante gli ostacoli che sem-pre più spesso la lastricano. E il25 aprile italiano, Festa della Li-berazione, rimane ancora unpunto fermo o lo stiamo a pocoa poco dimenticando?

Cesare MentastiDirigente Fisac-Cgil Varese -

Unicredit