LA RIVISTA DI FORMAZIONE CHE NON TI ASPETTI · Pieralda Passione, Cinzia Tonin, Silvia Valentini...

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LA RIVISTA DI FORMAZIONE CHE NON TI ASPETTI Gennaio / Febbraio 2016 Numero 02 Palazzo Turati: vista del chiostro dall’ingresso di Via Meravigli 7 – Milano

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LA RIVISTADI FORMAZIONECHE NONTI ASPETTI

Gennaio / Febbraio 2016Numero 02

Palazzo Turati: vista del chiostro dall’ingresso di Via Meravigli 7 – Milano

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INDICE

EDITORIALE

TESTIMONI E MAESTRI

AGORÀ

TRAINING DEVICE

GRANDE IMPRESA E FORMAZIONE

COACHING E DINTORNI

SERENDIPITY

MODUS FORMANDI

CARPE DIEM

NEWS DAL MONDO DELLA FORMAZIONE

PAGINE DI FORMAZIONE

SANTA MARTA 18

Un 2016 con OUTSIDER

Speciale: Intervista al Presidente Carlo Sangalli

di Paolo Pulci

di Franco Nanetti

a cura di Silvia Valentini

di Alessandro De Benedittis

di Cinzia Tonin

di Rita Palumbo

a cura di Silvia Valentini

di Paolo Rizzi

di Umberto Bellini

di Marzia Lisena

a cura di Mariangela Maruccia e Paolo Pulci

a cura di Pieralda Passione

a cura di Paolo Pulci

a cura di Roberta Gallazzi, Mariangela Maruccia e Cinzia Tonin

di Cristina Volpi

a cura di Francesco Dolcino e Paolo Pulci

a cura di Paolo Pulci

Gli ignoranti di successo

Startupper

Garanzia Giovani - Misura di sostegno all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità

Lombardia: primato su formazione continua

L’Italia, il capitale umano e i giovani

Italia e giovani NEET

Insegnare a vivere.Manifesto per cambiare l’educazionedi Edgar Morin

Opportunità di formazione finanziata per i dipendenti attraverso i Fondi Interprofessionali con il supporto di Formaper

Intervista a Paolo Carcassi, Vice Presidente Fondimpresa

“Kung Fu” Italia

La formazione nell’era di IoE, tra pensiero breve e conoscenza globale

Intervista a Julio Gonzalez . Quali competenze per sostenere processi di internazionalizzazione.

Dopo Expo il turismo come leva competitiva per l’Italia

Un progetto di sviluppo e marketing territoriale per le imprese del territorio novarese

“Esperto in marketing digitale”: una best practice per l’ingresso dei giovani in azienda

Quanti tipi di coaching?

Formazione “massima”07

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IN PRIMO PIANO 03

Le opportunità di formazione finanziata dalla Regione Lombardia

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Formaper - Camera di Commercio di Milano | Via Santa Marta, 18 - 20123 Milano | Tel. 02/8515.5344 | [email protected] | www.formaper.it

Presidente: Umberto Bellini - Direttore: Roberto Calugi - Responsabile progetto editoriale: Paolo PulciComitato di Redazione: Carlo Bramati, Alessandro De Benedittis, Marzia Lisena, Roberta Gallazzi, Mariangela Maruccia, Alessandro Meriggi,Pieralda Passione, Cinzia Tonin, Silvia ValentiniProgetto grafico: Marica Spada – SiComunicaWeb Srl

OUTSIDER valorizza la diversità di opinioni e ospita contributi che possono esprimere le differenti visioni e convinzioni dei singoli Autori, che sono responsabili di quanto scritto.

PICCOLA IMPRESA E FORMAZIONE

FOCUS CREAZIONE D’IMPRESA

di Cinzia Tonin

Il racconto dell’esperienza sulla creazione d’impresa Formaper

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INTERVISTA AL PRESIDENTE CARLO SANGALLI

Carlo Sangalli parla di cultura della formazione e competitività.

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IN PRIMO PIANO

UN 2016 CON OUTSIDEREDITORIALE

Siamo al secondo numero di OUTSIDER e siamo all’inizio di un nuovo anno, tempo di programmi e propositi. Il

nostro è di accompagnarvi lungo quest’anno con la nostra nuova Rivista.

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di Paolo Pulci

di Franco Nanetti

INTERVISTA A JULIO GONZALEZ

GLI IGNORANTI DI SUCCESSOTESTIMONI E MAESTRI

GRANDE IMPRESA E FORMAZIONE

Franco Nanetti ci regala una provocante riflessione

sul binomio ignoranza e successo.

Quali competenze per sostenere processi di internazionalizzazione.

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Un 2016 con OUTSIDERAnno nuovo, nuova rivista

Siamo al secondo numero di OUTSIDER e siamo all’inizio di un nuovo anno, tempo di programmi e propositi. Il nostro è di accompagnarvi lungo quest’anno con la nuova Rivista su formazione, sviluppo delle competenze e risorse umane, intenzionata a dare consistenza ad una frase abusata (nelle dichiarazioni) quanto disattesa (nelle pratiche): la formazione delle persone è una leva per la competitività. “Outsider” è colui che è posto fuori dall’establishment e non è tra i favoriti della competizione, eppure, inaspettatamente, può giocare un ruolo di rilievo. E lo abbiamo già detto: OUTSIDER intende giocare un ruolo nel fare cultura della formazione, generare valore, offrire contenuti di livello, ma anche essere strumento informativo, pragmatico, utile. Due anime, insomma. La prima basata su sostanziosa riflessione critica, la seconda su una certa agilità di forme e tangibilità di informazioni. Non limitando assolutamente il proprio raggio di interesse alla sola attività di Formaper, ma al mondo della formazione in genere.

A chi si rivolge OUTSIDER? Agli imprenditori, alle imprese e organizzazioni. Ai professionisti della formazione degli adulti, responsabili della formazione e delle risorse umane, professional della formazione, docenti, opinion leader. Agli enti e attori vari della formazione.

OUTSIDER, che prevede di crescere e quindi evolversi nella sua forma e struttura, ha oggi un’articolazione in sezioni e rubriche. Questo secondo numero è anche arricchito da un’intervista a Carlo Sangalli, Presidente della Camera di Commercio di Milano.

di Paolo PulciResponsabile progetto editoriale

EDITORIALE

Da oltre venticinque anni si occupa di formazione. Ha lavorato alla Direzione del Personale di un grosso gruppo industriale. Ora è Project Manager di formazione e docente nell’area della gestione delle risorse umane, delle abilità manageriali, della formazione formatori, presso Formaper e altre business school in Italia e all’estero. Ha insegnato presso due Università italiane.

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La sezione editoriale ospita rubriche, abbastanza fisse e continuative, dedicate a riflessioni e approfondimenti, aspetti di rilievo, angoli di osservazione particolari, processi in atto nel mondo della formazione, ma anche racconti di esperienze sul campo, casi di eccellenza, metodi e storie da condividere:

• “Testimoni e maestri” - articoli e interviste a testimoni qualificati della riflessione sulla formazione e ad attori significativi. In questo numero Franco Nanetti ci regala una riflessione sul binomio ignoranza e successo oggi.

“Agorà” - riflessioni dialettiche su questioni aperte, tendenze, trasformazioni nel mondo della formazione. In questo numero siamo entrati nel mondo dei Fondi Interprofessionali per la formazione intervistando il Vice Presidente di Fondimpresa. Inoltre, uno stimolante articolo sulla dialettica tra riduzionismo meccanicistico e olismo alla luce della crisi economica.

• “Piccola impresa e formazione” - articoli rivolti specificamente al mondo della nuova e piccola impresa, interviste ad aziende e imprenditori significativi. Questa volta, nella sezione creazione d’impresa, raccontiamo quasi trent’anni di formazione Formaper per lo start up d’impresa.

• “Grande impresa e formazione” - una rubrica sulla grande impresa, le pratiche formative utilizzate, i modelli e le esperienze da condividere, con interviste a figure di spicco. In questo numero siamo entrati nel mondo dei “manager viaggiatori” per comprendere quali competenze siano importanti nei processi di internazionalizzazione.

• “Training device” - articoli rivolti ad esplorare il ruolo delle nuove tecnologie e dei social media nella formazione, le trasformazioni in atto e le frontiere praticabili. Rita Palumbo ci provoca a chiederci se alla tanta informazione oggi disponibile corrisponda un aumento di conoscenza e di cultura. Vengono in mente le parole di T. Eliot, che abbiamo pubblicato in Serendipity nel primo numero: “Dov’è la saggezza che abbiamo perso nella conoscenza? Dov’è la conoscenza che abbiamo perso nell’informazione?”.

• “Modus formandi” - il racconto/presentazione di interventi formativi, casi e progetti di eccellenza, sia ad opera di Formaper che di altri, che possano essere di interesse per un pubblico più vasto. In questo numero parliamo di turismo (dopo Expo) e formazione, di

marketing territoriale e di sinergia tra formazione e mercato del lavoro nel campo del marketing digitale.

• “Coaching e dintorni” – una rubrica dedicata ai temi del coaching, del counseling e del mentoring.

• “Serendipity” – piccola rubrica di pensieri, citazioni, aforismi ed altro, inerente la formazione, da offrire con leggerezza ai lettori.

La sezione di servizio ospita rubriche dedicate ad aspetti più operativi.

• “Carpe diem” - opportunità da cogliere, possibilità di finanziamenti per la formazione, scadenze, apertura di avvisi, ecc.

• “News” - Notizie dal mondo della formazione, novità normative, eventi, ecc.

• “Santa Marta 18” - Segnalazioni e sinergie con iniziative, progetti, eventi, proposte formative Formaper

• L’esperto risponde - una rubrica in cui i lettori possono porre domande, interrogativi, dubbi metodologici, richieste di servizi, ecc.([email protected]).

• “Pagine di formazione” - segnalazioni e/o recensioni di libri sulla formazione e sviluppo

Lungo quest’anno prevediamo di attivare nuovi servizi e anche collaborazioni con altri enti di formazione, player di riferimento, case editrici, con i quali costituire partnership che offrano valore aggiunto ai lettori.

Chiediamo a voi lettori di segnalarci rubriche di interesse, temi che vorreste veder trattati, feedback, suggerimenti, critiche ([email protected]) che ci aiutino a migliorare e rispondere alle vostre esigenze, che poi è la finalità di OUTSIDER.

Buon anno con OUTSIDER!

Un 2016 con OUTSIDER

EDITORIALE

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a cura di Paolo Pulci

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SPECIALE INTERVISTA A CARLO SANGALLI, PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIODI MILANOCultura della formazione e competitività

PRESIDENTE, CHE RELAZIONE C’È TRA LA FORMAZIONE, LA CURA, LO SVILUPPO DEL CAPITALE UMANO E LA COMPETITIVITÀ DI UN SISTEMA PAESE?

Investire nella formazione rappresenta una via centrale per la crescita economica, soprattutto in un mondo dove la ricerca e le nuove tecnologie impongono rapidi e continui cambiamenti. Oggi è dunque determinante lavorare sulle competenze, curandole, aggiornandole e sviluppandole. L’Italia ha un problema di competitività, anche se Milano, rappresenta un terzo del fatturato nazionale relativo alle imprese innovative.

QUALI SUGGERIMENTI DAREBBE PER MIGLIORARE LA CULTURA E LA VALORIZZAZIONE DELLA FORMAZIONE NEL NOSTRO PAESE?

Credo sia sempre più importante investire in formazione continua, rafforzando la collaborazione tra pubblico e privato. Questo significa maggiori risorse, facilitazioni e incentivi. Certamente le nuove tecnologie e il web possono dare un forte impulso allo sviluppo della formazione. L’universo di dati, la maggiore accessibilità alle informazioni e la connessione con il mondo rappresentano opportunità straordinarie. Va però anche detto che esiste il rischio di percorsi formativi “fai da te” che possono rivelarsi poco efficaci.

QUASI TRENT’ANNI FA LA CAMERA DI COMMERCIO DI MILANO HA COSTITUITO FORMAPER, UNA SCUOLA DI FORMAZIONE CON L’OBIETTIVO DI FAVORIRE LA

CREAZIONE D’IMPRESA E SUPPORTARE LE PICCOLE IMPRESE GIÀ COSTITUITE. CHE RAPPORTO LEGA OGGI LA CAMERA DI COMMERCIO ALLA FORMAZIONE E SVILUPPO DELLE COMPETENZE?

Formaper è parte importante delle politiche della Camera di commercio a sostegno della competitività delle nostre imprese e del nostro territorio. Al centro c’è la crescita e la qualità del capitale umano. Grazie a Formaper sosteniamo attraverso diverse modalità la crescita delle competenze di aspiranti imprenditori, imprenditori ma anche di manager e collaboratori, oltre che di giovani, da inserire nel mondo del lavoro. Si tratta di un contributo rilevante in una realtà come quella di Milano e della Lombardia, dove la micro e la piccola impresa sono molto diffuse e spesso hanno necessità di percorsi formativi per consolidarsi ed essere più competitive.

SPESSO LE IMPRESE SOSTENGONO CHE LA FORMAZIONE SIA COSTOSA E RICHIEDA TROPPO TEMPO. COSA RISPONDE?

La formazione è centrale per le imprese. Il 59,2% dei neoassunti nel 2014, secondo i dati della Camera di commercio, ha avuto bisogno di ulteriore formazione. La mancanza di un’adeguata preparazione professionale è motivo di difficoltà nell’assunzione per circa il 35% delle imprese italiane. Credo sia importante, in una società tesa all’innovazione e che guarda alla smart city, non fermarsi ad una formazione iniziale, ma dare un impulso che si sviluppi nel tempo. Investire in formazione significa investire nella crescita della propria impresa.

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GLI IGNORANTI DI SUCCESSOPerché aleggiano “ignoranti” che hanno così tanto facile successo nella formazione, nella terapia, nel coaching, nelle discipline del benessere, anche quando alle spalle non si intravede il rigore dello studio e la ricerca autentica della testimonianza? Franco Nanetti ci offre la sua provocante visione.

Sono infastidito da tutti gli intellettuali e gli eruditi che cercano notorietà o facendo esibizione di conoscenze per farsi strada, o limitandosi ad affermare e sancire prospettive senza che in corrispondenza ad esse trapeli alcun sforzo interpretativo o di testimonianza dei loro saperi. Tali intellettuali, eruditi o maestri presunti tali, spesso cercano un facile proselitismo ostentando perizie conoscitive come se fossero proprie ma senza che vi sia alle spalle un reale radicamento culturale. In questo senso mi riferisco ai tanti pseudointellettuali o guaritori, che in modo apodittico, convinti di essere depositari di ogni verità, pronunciano parole d’effetto che hanno attinenza solo con una realtà conoscitiva molto limitata. Un docente che tiene corsi sullo “sciamanesimo politeista” si esprime in modo assiomatico, non parla ma sentenzia, non cita fonti o progenie, ma riferisce ogni intuizione a se stesso come se tutto scaturisse dalla sua luminosa onniscienza, una onniscienza che non

di Franco Nanetti

Articoli a esperti qualificati, opinion leader, attori significativi, figure di riferimento nella riflessione e nel pensiero sulla formazione e sviluppo.

Docente presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Urbino. Psicologo, psicoterapeuta, counselor clinico, Direttore dei Master in “Counseling and Coaching skill” e in “Mediazione dei conflitti” presso l’Università di Urbino, supervisore e coordinatore scientifico della Scuola Superiore in “Clinica esistenziale”. E’ autore di numerosi libri pubblicati con case editrici di fama nazionale ed internazionale.

TESTIMONI E MAESTRI RACCONTANO

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GLI IGNORANTI DI SUCCESSO

con l’esibizione di una falsa potenza di mascherare il loro senso di impotenza e la loro depressione, la paura della morte e di non avere un’identità per accogliere il mistero della vita. Ma alla resa dei conti chi sono i narcisisti santoni e buonisti? Sono spesso docenti, guaritori o terapeuti, che ponendosi a guida di altri, pontificano come se avessero il dominio di ogni sapere, con l’assoluta arroganza di avere capito tutto o inventato ogni cosa da soli. Il profilo di tali santoni narcisisti, secondo lo psicoanalista francese Kaes, viene rappresentato in modo significativo dal mito della fenice. La fenice, uccello raro e di nobili fattezze, non ha genitori. Il paradiso delle sue origini é asessuato, senza inizio né rottura. La sua creazione é un moto perpetuo di automutazione dove tutto è previsto e dove ogni altra presenza è esclusa. Il narcisista autarchico ed esibizionista, come il bellissimo uccello “fallico ma non genitale”, ritiene di essere egli soltanto e nessun altro l’esclusivo maestro o genitore di se stesso. In tale prospettiva è abilissimo a nascondersi. Sovente il santone guaritore fa continue domande dove cerca di fare sì che l’altro si apra, ma lui non dice nulla di sé se non in termini strumentali. E’ un corruttore. Il diavolo, quando vuole ottenere qualcosa per avvantaggiarsi sugli altri, sa abilmente occultarsi, talora dietro la maschera di chi può soccorrerti sulla base di qualsiasi necessità.

Ma perché hanno successo? Il loro nascondersi, il nascondere le loro malefatte, il nascondere la loro incompetenza spesso dietro un linguaggio criptico ed assiomatico, talora pseudoempatico ed emozionale, talora distaccato ed alessitimico, attribuisce loro un alone di mistero che crea dipendenza nei pazienti impauriti e con scarsa padronanza di spirito critico. Tali terapeuti vengono spesso idealizzati da pazienti che, incapaci di avere una propria identità, si affidano totalmente per potere essere esentati da qualsiasi dubbio, e forse fatica. Sono pazienti che nella loro ideazione semplificata e banale vogliono sentirsi sicuri di avere trovato la via che appiana tutto, anche se di fatto non è cambiato nulla. “Da quando sono andato dal Dottor Toccasana, ho capito tutto, tutto va bene, mi ha risolto ogni problema che nessuno sapeva risolvere”. L’altra ragione che li rende molto potenti è il dichiarare la soluzione senza “sostare” sul problema. L’effetto placebo è evidente. Appena a questi demoniaci guaritori presenti un problema carico di paure, loro ti permettono di liberartene all’istante; con poche parole sancite in modo profetico e magico ti offrono una banale spiegazione che soddisfa con una banale soluzione il tuo bisogno di identità, che altro non

ha debiti verso nessuno, che asserisce e non ammette repliche. Talora fa domande al pubblico adorante, non per approntare un confronto dialogico, ma semplicemente per dimostrare che chi tra il pubblico ha osato intervenire si è sbagliato o non ha abbastanza approfondito le tematiche che il grande vate sciorina nelle sue dogmatiche certezze. Il docente “trasformista”, che ben si occulta dietro una dubbia formazione, non appartiene alla corrente del pensiero positivo, ma semplicemente del pensiero banale. Come molti vati che vanno da una platea all’altra, non ha studiato tanto. Una fugace infarinatura di fisica quantistica o spiritualità o pratica “intimistica”, per sfoggiare a basso prezzo (o alto prezzo!) la soluzione di tutti i problemi. Nell’ambito della fisica quantistica si è arrivato a sancire che la realtà esiste soltanto attraverso lo sguardo dell’osservatore, e che basta cambiare tale sguardo perché sia possibile ottenere tutto: guarigione, felicità e soldi. Si tratta del perpetrarsi di una menzogna o di molte menzogne. Dire che il mondo è specchio di quello che pensiamo in parte è vero, ma solo in parte, mentre il fatto di assolutizzare tale affermazione significa dire “banalmente” che il mondo non esiste, mentre la luna c’è anche se non la guardiamo, il male c’è anche se non lo provochiamo, perché i bambini del centro Africa muoiono di fame e di guerra anche se vorrebbero amare la vita. Le “semplificazioni quantistiche” fanno breccia in soggetti che, impauriti al cospetto della domanda di senso: “chi sono e che cosa la vita vuole per me”, si rifugiano in soluzioni di stampo sloganistico che li disimpegnano da qualsiasi operazione di discernimento interiore. Tra questi spesso abbiamo operatori del benessere, e terapeuti di poco spessore, che con un po’ di aura-soma, corsi sui maestri invisibili, sugli angeli, sulla rievocazione dei morti o sulle campane tibetane, si illudono di risolvere ogni problema. Spesso come per “i narcisisti buonisti”, che ho descritto nel mio ultimo saggio “I volti del male nel vivere quotidiano”, non c’è bisogno di studio, non servono a nulla la psicologia, la filosofia, la storia o l’antropologia; si sentono “santoni” con qualche “corsetto”, senza aver fatto nulla di più. Spesso diventano professionisti di successo che si spostano ovunque, dall’Asia all’Italia, dai paesi nordici al Sud America, rincorsi da pazienti ottusi ed invasati. Un noto medico olistico, che tiene corsi in tutto il mondo, dichiara che con la Kinesiologia e l’ipnosi può vedere tutto il tuo passato e di risolvere ogni problema energizzando i chakra de-energizzati, e di avere la certezza della guarigione, mentre la sua vita è intrisa di ottusità, menzogne e blocchi energetici. Spesso tali narcisisti santoni e buonisti, maghi, curanderi e stregoni, cercano

TESTIMONI E MAESTRI RACCONTANO

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è che una desertica e rassicurante identificazione. Da qui, oltrepassata la minaccia del proprio vuoto, il sentirsi immediatamente meglio. Altri “ignoranti di successo” per “avere facile potere e popolarità” sanciscono la gravità di qualcosa che potrebbe accaderti, e tu diventi immediatamente dipendente da loro. Il mondo è pieno di terapeuti, guaritori, osteopati, consulenti olistici, supercoach quantistici, profeti di conoscenze subliminali che, nonostante le loro esecrazioni diagnostiche, rimangono impuniti. Il diavolo è abile nei travestimenti. Ricordati: “Vegliare e pregare”. Se ve ne rendete conto e sapete quanto prima tenervi distante dai santoni guaritori, meglio è. Il vostro corpo… talvolta… ma più di ogni altra cosa il vostro “fare anima”, qualora tale percorso sia stato avviato, ne trarrà vantaggio.

GLI IGNORANTI DI SUCCESSO

Mi direte che il mio anatema è alquanto pungente, forse troppo! Certo, come pamphlet di autodifesa ad uso del tradizionale consumatore, è un po’ provocatorio e sovversivo. Ma per fortuna, non tutti i formatori e terapeuti sono così! Non si deve mai generalizzare. Alcuni professionisti che operano anche in campi eterodossi (e ne conosco tanti!) vanno assolutamente ammirati per la loro perseveranza nello studio, nella ricerca, nel confronto e nella dedizione agli altri. A loro, per l’inesauribile forza di lottare per la verità e il coraggio di proclamarla, un autentico grazie!

TESTIMONI E MAESTRI RACCONTANO

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Intervista a Paolo Carcassi, Vice Presidente FondimpresaFormazione e Fondi Interprofessionali

a cura di Silvia Valentini

Ha svolto la sua attività nella UIL in cui ha rivestito il ruolo di Responsabile del Servizio Sindacale. Ha fatto parte di numerose Commissioni presso il Ministero dei Trasporti, dell’Ambiente e del Lavoro. Nel 2006 è stato eletto nella Segreteria Confederale della UIL. Nel maggio del 2015 è stato nominato Vicepresidente di Fondimpresa.

CHE RELAZIONE ESISTE TRA COMPETITIVITÀ DEL SISTEMA DELLE IMPRESE E SVILUPPO DELLE COMPETENZE?

Il gap di produttività esistente tra il nostro Paese e altre nazioni, in Europa e nel mondo, è uno degli elementi che minano la competitività delle nostre imprese e la possibilità di crescita dell’economia e del PIL. Questo è da ascrivere principalmente a fenomeni generali di assetto produttivo, ma la crescita delle competenze è un elemento non secondario nella ricerca di livelli di produttività maggiore del sistema e delle singole aziende. A questa considerazione va aggiunto che siamo di fronte ad un cambiamento di fondo dell’attività lavorativa che è determinato da due fenomeni contestuali e concorrenti. Da un lato l’allungamento della vita lavorativa risultato della cosiddetta “Riforma Fornero”, dall’altro la riduzione del ciclo di vita dei prodotti che secondo alcuni studi si avvia a passare da 15 a poco più di 3 anni. Ogni lavoratore si troverà quindi esposto nella sua vita lavorativa, anche se caratterizzata da una situazione di stabilità occupazionale, cosa tra l’altro non scontata, a molteplici fasi di cambiamento, non solo di prodotti ma anche di processi produttivi. La formazione continua e l’adeguamento e lo sviluppo delle competenze, sono indispensabili per evitare che queste mutazioni abbiano impatti negativi e anche dirompenti nella vita dei lavoratori.

I FONDI INTERPROFESSIONALI HANNO CIRCA DIECI ANNI DI VITA. SECONDO LEI, HANNO MODIFICATO LA CULTURA D’USO DELLA FORMAZIONE? QUALI SONO I CAMBIAMENTI NELLA DOMANDA DI FORMAZIONE ESPRESSA DALLE IMPRESE?

I Fondi Interprofessionali, dalla loro nascita ad oggi, rappresentano un fenomeno di successo sempre in crescita. I Fondi offrono oggi formazione a una platea di 950.000 aziende iscritte (il 70% del totale) e di quasi 10 milioni di lavoratori (l’85%) e le adesioni continuano a crescere ogni anno, come pure cresce il numero di lavoratori avviati a formazione, abbassando i costi eppure rendendo la formazione più funzionale al lavoro, arrivando ormai, secondo l’ultimo rapporto Isfol a giugno 2014, nel totale a 4 milioni e 620 mila unità. Restiamo

Paolo CarcassiVice Presidente Fondimpresa

Riflessioni dialettiche su questioni aperte, tendenze, trasformazioni nel mondo della formazione

AGORÀ / 1

Laureata in Economia Aziendale all’Università Bocconi.  Dopo esperienze di lavoro all’estero tra cui Barclays Bank in Inghilterra, ha svolto attività di consulenza nella divisione auditing di Arthur Andersen Italia. Dal 2000 dirigente dell’Area Piccola Impresa e Formazione Continua Formaper, è docente in programmi per lo sviluppo manageriale in Italia e all’estero.

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ancora sotto i dati dell’Europa che dal 2007 al 2011 è passata ad un tasso di formazione dei dipendenti del 27%, ma l’Italia nello stesso periodo ha recuperato (dal 9,5% del 2007 al 20,8% del 2011) con una quantità di risorse disponibili molto più bassa di altre nazioni. In questo quadro Fondimpresa è un importante punto di riferimento non solo quantitativo (associa 4,7 milioni di lavoratori, quasi il 47% del totale, e continua a crescere, in aziende associate e in lavoratori avviati alla formazione), ma anche qualitativo, per il basso tasso di risorse che sono destinate al funzionamento rispetto a quelle per la formazione, per la valorizzazione della condivisione dei piani a livello aziendale e della bilateralità territoriale, per la trasparenza negli atti e l’efficacia della formazione nel cogliere le esigenze delle grandi e delle piccole aziende, per la capacità di portare i lavoratori delle piccole imprese al 52% del totale dei lavoratori formati. Fondimpresa ha predisposto due canali di finanziamento dei progetti formativi. La predisposizione del Conto Formazione, che offre alle imprese medio grandi la possibilità di utilizzare direttamente le proprie risorse per piani condivisi che

siano strettamente collegati alle esigenze reali dell’impresa e dei lavoratori, si abbina al Conto di Sistema che offre, nella solidarietà delle risorse, la possibilità alle piccole imprese di fruire di disponibilità più ampie di quelle singolarmente cumulabili, secondo linee di indirizzo che il Fondo reputa siano funzionali allo sviluppo delle professionalità e delle imprese. Ma più in generale, alla base del successo dei Fondi, vi è un cambiamento di attitudine; si è passati da una formazione orientata dall’offerta ad una che punta invece a basarsi sulla domanda delle imprese trasposta in progetti condivisi con i rappresentanti dei lavoratori. Non rendersi conto di questo e voler invece riaffermare logiche centraliste che mortifichino l’autonomia dei Fondi significa in sostanza ritornare alla situazione più difficile che esisteva precedentemente, da cui è nata l’esigenza stessa dell’istituzione dei Fondi.

AGORÀ / 1

Intervista a Paolo Carcassi, Vice Presidente Fondimpresa

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Intervista a Paolo Carcassi, Vice Presidente Fondimpresa

LA LEGGE DI STABILITÀ DEL 2014 PREVEDE DI TAGLIARE 120 MILIONI DI EURO DI RISORSE AI FONDI INTERPROFESSIONALI, COME GIUDICA QUESTA DECISIONE?

Ritengo questa una decisione miope, che riduce di quasi il 20% le risorse che la legge destina esplicitamente alla formazione e che vengono invece dirottate su altri obiettivi. A differenza dei precedenti tagli, di natura straordinaria e destinati al finanziamento degli ammortizzatori sociali, questi sono genericamente destinati al Bilancio dello Stato. In sostanza, sebbene la legge secondo la quale lo 0,30 per cento del monte salari debba essere destinato alla “formazione” dei lavoratori rimanga invariata, i soldi saranno destinati a un uso diverso. 120 milioni l’anno - per noi di Fondimpresa, che rappresentiamo più del 50% del totale dei Fondi, significa circa 60 milioni l’anno in meno - sono una cifra consistente che, purtroppo, finirà per incidere negativamente sulla formazione dei lavoratori. Si rischia di ostacolare, non perseguendo la qualificazione e quindi la produttività, il consolidamento dell’accenno di ripresa economica che oggi registriamo, seguendo invece una logica di cassa che non è selettiva né strategica. Per giunta tutta una serie di iniziative assunte (basti pensare ai 126 milioni che Fondimpresa ha erogato negli anni scorsi per la formazione dei cassintegrati o ai 50 milioni per i lavoratori in mobilità) rischiano di essere impossibili in futuro, per la scarsità delle risorse. I Fondi interprofessionali sono stati inseriti, nella recente legislazione, tra i soggetti delle politiche attive del lavoro, d’altra parte rappresentano già oggi una delle poche realtà realmente funzionanti in questo Paese, ma possono svolgere tale ruolo se vengono salvaguardate le caratteristiche di autonomia gestionale e di efficienza che sono state alla base della loro nascita, come risposta alla precedente difficile situazione della formazione. In questo quadro è fondamentale il tema delle risorse, sia dal punto di vista di una dotazione adeguata e non decurtata, che del recupero dei ritardi che l’Inps oggi registra nella erogazione dei contributi riscossi che contribuisce ad inaridire i canali finanziari della formazione.

COME ASSICURARE QUALITÀ E TRASPARENZA NELLA GESTIONE DELLE RISORSE CHE LE AZIENDE VI AFFIDANO?

Penso che la sfida dei Fondi si giocherà sempre più sui criteri di qualità e trasparenza, fin dall’inizio punti caratterizzanti dell’attività di Fondimpresa, che di recente si è dotata di un sistema di qualificazione degli enti di formazione anche più stringente e selettivo rispetto a quello regionale. I Fondi hanno rischiato, con i decreti attuativi del Jobs Act, di vedere ridotte le proprie autonomie gestionali, che sono state salvaguardate grazie alla iniziativa congiunta di tutte le Parti sociali. Uno dei fattori di successo è proprio l’autonomia di gestione e la vicinanza all’economia reale. E’ indispensabile, in questo senso, rielaborare la regolamentazione che sovraintende ai Fondi per assicurare rapidità, flessibilità ed efficacia, sempre in un quadro di trasparenza nella gestione. Pur essendo Fondimpresa un soggetto privato, ha messo in atto un sistema di procedure di assoluta trasparenza nella gestione e di piena terzietà nella valutazione dei Piani Formativi. Stiamo completando in queste settimane la definizione del modello di organizzazione e di gestione ai sensi della 231/2000 in modo da stabilire compiutamente procedure e ulteriori controlli per il migliore utilizzo delle risorse e l’efficace svolgimento delle attività.E’ indispensabile che il complesso del sistema dei Fondi si doti di queste o analoghe procedure per rispondere alle esigenze di trasparenza nella gestione che il recente decreto 150/2015 ha previsto.

AGORÀ / 1

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“KUNG FU” ITALIAUsciamo dai territori classici della formazione per una stimolante riflessione sulla dialettica tra riduzionismo meccanicistico e approccio olistico. La realtà è “comprimibile” in un modello razionale? La crisi economica potrebbe anche essere letta come dimostrazione dei limiti del riduzionismo meccanicistico.

La convinzione irrazionale di poter ridurre a una semplice formula la complessità del reale è un tema con il quale la crisi economica ci ha costretti a confrontarci. Un esempio eclatante è in grado di fornire uno spunto sul quale riflettere.

In un articolo apparso su Wired nel 2009 dal titolo: “Recipe for Disaster: The Formula that Killed Wall Street” si spiegava che le banche e gli analisti finanziari avevano “fondato” la loro convinzione di dominare il rischio legato ad investimenti assolutamente azzardati, su una formula inventata da un matematico di origine cinese emigrato in Canada. Addirittura un premio Nobel per l’economia, Robert Lucas, aveva asserito: “la macroeconomia ha avuto successo: il suo problema centrale, quello della prevenzione delle depressioni, è stato risolto a tutti gli effetti pratici”. Un bell’esempio di ironia involontaria.

La domanda che ci suggerisce l’articolo è: la realtà è “comprimibile” in un modello razionale? La mappa può corrispondere al territorio? La risposta, ampiamente sperimentata sulla pelle della nostra economia, è ovviamente: “no”. Per converso il moderno pensiero scientifico, proponendo modelli complessi di rappresentazione della realtà, da tempo ha elaborato una valida alternativa al semplicistico e, in certe applicazioni catastrofico, paradigma “razionale-riduzionista”. La teoria dei sistemi, ad esempio, nella relazione tra le componenti dell’insieme oggetto di studio, aggiunge un elemento “emergente” che risponde al principio: “il tutto è più della somma delle parti”. La crisi di Wall Street è la prova pratica della non “prevedibilità”, in ottica razionalistica, di tale risultato “emergente”.L’approccio “olistico” introduce una chiave di lettura più completa e realistica per leggere i fenomeni sociali e naturali.

La dialettica, ormai paradigmatica, tra olismo e riduzionismo meccanicistico, come era scontato, ha da tempo contaminato anche il dibattito relativo alle strategie aziendali. Mintzberg già nel 1994 recuperava l’importanza dell’intuito rispetto al pensiero lineare.

AGORÀ / 2Riflessioni dialettiche su questioni aperte, tendenze, trasformazioni nel mondo della formazione

di Alessandro De Benedittis

Laurea in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Firenze. Ha iniziato a lavorare nell’ambito della formazione manageriale in Elea Olivetti nel 1986. Nel 1990 ha ricoperto il ruolo di responsabile Marketing e PR in NEC Italia. Dal 1992 è Responsabile di Progetto Formaper e docente sui temi del Business Plan e Marketing.

La mente intuitiva è un dono sacro. La mente razionale è un fedele servo.

Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.

Albert Einstein”

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Oggi nei mercati complessi l’utilizzo di entrambi gli emisferi celebrali (e dunque dei due approcci) nel processo decisionale non ha alternative. Ma questo punto di arrivo è veramente il segno di una trasformazione o semplicemente un recupero di un sapere che da sempre ha caratterizzato l’operare degli uomini nel loro agire quotidiano? Le due parole chiave: intuito e complessità sono infatti alla base di una tradizione filosofica che caratterizza la saggezza nell’operare sia in occidente che in oriente, mentre il termine maestria li trasla nella dimensione pratica dell’agire. In Cina la maestria si esprime con il termine: Kung Fu. L’unione di “Kung” che significa “merito, lavoro, realizzazione” e “Fu”: “l’uomo adulto, la tigre (la potenza)”.

In occidente invece la maestria raggiunse la sua massima espressione nel Rinascimento. In quel periodo le arti manuali e l’architettura raggiunsero vertici universalmente riconosciuti. E’ interessante notare che nei tarocchi ad esempio, conosciutissimi nelle corti rinascimentali italiane, la carta del Bagatto è l’emblema dell’attività creativa unita alla capacità intuitiva. Questo filo rosso della tradizione si è mantenuto in

“KUNG FU” ITALIA

Italia sino ad oggi con protagonisti assolutamente in linea con il principio mai interrotto della maestria. Coerentemente a tale logica, in Italia, le imprese che godono di un successo internazionale fanno grande affidamento sulla componente umana nel rispetto della tradizione, nel design del prodotto come nel processo produttivo. In queste aziende il lavoro diviene la concreta espressione di una complessità intrinseca, frutto di esperienza, di tradizione e di “intuizione”. Questo approccio, cui accenna la frase di Einstein con cui abbiamo aperto l’articolo, reintroduce ciò che la “modernità” aveva emarginato: alchimia, spirito, immaginazione creatrice.La crisi economica in cui viviamo dunque rappresenta un periodo di scollamento profondo dalla tradizione, dal “dono sacro dell’intuizione” in un ambito fondamentale dell’economia quale è quello della finanza. La risposta italiana alla sfida della crisi richiede il recupero e, di fatto, il mantenimento della tradizione dell’artigianalità Made in Italy, riconducibile ad un’arte sapienziale senza tempo, nutrita nell’etica del lavoro. Quale migliore “intuizione” per far valere la nostra capacità a confronto del temibile Kung Fu cinese?

AGORÀ / 2

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Il racconto dell’esperienza sulla creazione d’impresa Formaper

Scrivere dell’esperienza di formazione allo start-up di Formaper in quasi trentanni di vita, significa pensare alla formazione all’imprenditorialità come a tre differenti diapositive.

La prima, riferita all’inizio, è quella che potremmo definire “formazione come novità”. Negli anni ’80, in Italia, la formazione era focalizzata quasi esclusivamente sulla professionalizzazione delle persone da una parte e su quella manageriale dall’altra. L’intuizione della Camera di Commercio di Milano – insieme all’Unione delle Camere di Commercio Italiane - di istituire nella seconda metà di quel decennio un’azienda che si occupasse di formazione all’imprenditorialità, che potesse così portare benefici in termini sia di sviluppo economico sia in termini di crescita e soddisfazione personale, fu una innovazione importante, per non dire assoluta.In quel preciso contesto storico la formazione era vissuta come elitaria, ed i numeri ristretti di quegli anni ne sono la prima dimostrazione. Privilegio di pochi, si, ma già allora era chiaro come la formazione alla cultura imprenditoriale, e nello specifico quella dedicata ai futuri-neo imprenditori, potesse avere un ruolo chiave per la competitività del territorio.

di Cinzia Tonin

Laurea in Scienze dell’Educazione, dal 2001 è Project manager Formaper per l’orientamento e la creazione d’impresa. Esperta del processo di creazione d’impresa, informazione ed orientamento alla persona. E’ docente sui temi legati allo start-up e consulente nell’individuazione delle fonti di finanziamento. Si occupa, inoltre, dello studio delle tecniche di apprendimento efficace e dell’empowerment personale.

PICCOLA IMPRESA E FORMAZIONE/ Focus Creazione d’impresa

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Il racconto dell’esperienza sulla creazione d’impresa Formaper

In aula si sperimentavano tecniche attive di apprendimento e di coinvolgimento dei partecipanti, attraverso l’utilizzo di “case” ed esercitazioni concrete, ma anche interventi di imprenditori che potevano testimoniare criticità e successi legati al fare impresa e allo start-up. Anche i docenti utilizzati non erano più solo brillanti professori accademici, ma ci si avvaleva soprattutto di professionisti/formatori che potessero trasferire in aula tutte quelle nozioni di basilare importanza per affrontare i primi tempi della neo impresa, spesso i più delicati. Formazione che si poneva l’obiettivo di analizzare le problematiche tipiche della fase dello start-up e mirava a fornire all’aspirante neo-imprenditore il bagaglio di conoscenze sia specifiche che trasversali volte a sensibilizzare e stimolare quell’atteggiamento necessario per presidiare e ridurre i rischi di avvio.

La seconda istantanea potremmo denominarla “formazione diffusa” e fa riferimento indicativamente agli anni 1990-2003. Nel libro bianco “Crescita, competitività, occupazione” di Jacques Delors presentato dalla Commissione della Comunità Europea nel 1993, si metteva in evidenza una “preoccupante condizione sociale ed economica da combattere: la disoccupazione”. Ed ecco che tra le diverse strategie per una politica attiva del lavoro, trovò ampio spazio la formazione all’imprenditorialità e alla creazione di nuove imprese, intesa come principale motore per lo sviluppo occupazionale. L’intervento della Comunità Europea, quindi, nel delineare una strategia globale comune, ha definito interventi di sostegno sia con programmi di formazione imprenditoriale per lo sviluppo di specifiche competenze in genere, anche con particolare riguardo allo start-up, sia con l’istituzione di programmi comunitari che prevedessero in toto o in parte forme di supporto finanziario. Grazie a questi programmi europei, la formazione all’imprenditorialità diventa accessibile a tutti e raggiunge una moltitudine di persone favorendo la nascita di centinaia e centinaia di nuove imprese. In quegli anni l’area start-up di Formaper lavora a stretto contatto con tutti gli Enti chiamati ad attuare i programmi comunitari nelle singole iniziative statali e regionali: Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia, Assefor (ora Retecamere), Sviluppo Italia (ora Invitalia), ecc.Sono di quegli anni Programmi importanti, sia per partecipazione che per valore economico, ad es. per i giovani e le donne: Il “Prestito d’Onore” (L. 608/96), “l’imprenditoria Rosa” (L.215/92), la Legge 1/99 per la Regione Lombardia. Il contributo economico, l’ambito (ed ormai superato) “fondo perduto” dedicato

a chi intendeva avviare una qualsiasi attività, veniva dato solo a chi riusciva a superare una selezione legata ad un periodo di formazione in aula che si concretizzava con la preparazione del business plan, e ad una assistenza personalizzata volta a verificare insieme all’aspirante imprenditore la fattibilità economica del futuro business. A questa formazione focalizzata su aspetti di marketing, organizzazione e pianificazione economica e finanziaria, veniva aggiunto un periodo di tutoraggio, ovvero un affiancamento personalizzato successivo alla nascita dell’impresa, finalizzato a supportare il neo imprenditore nel suo concreto ruolo imprenditoriale e nell’impostazione dell’attività economica. Migliaia i progetti sviluppati in aula, centinaia quelli poi effettivamente realizzati e decine quelli che hanno retto sviluppandosi in solide imprese.

La terza istantanea potremmo definirla “formazione come valore sociale” e fa riferimento agli anni che vanno dal 2004 ad oggi.In un contesto socio-economico sempre più complesso (la disoccupazione giovanile che ha raggiunto tassi altissimi, persone over 50 che si trovano da un giorno all’altro a doversi “reinventare” per la perdita improvvisa del lavoro, insieme alla condizione femminile e alla sua specifica problematica di genere come la conciliazione con la vita familiare che in Italia non ha mai trovato una risposta adeguata) si delinea l’importanza e l’urgenza di diffondere la “cultura e la formazione d’impresa”: cultura e formazione in grado di attivare la capacità di guardare al contesto socio-economico con intelligenza ed ottimismo, e favorire atteggiamenti proattivi verso il mondo del lavoro autonomo. Una formazione che, oltre al trasferimento di conoscenze e di know-how sul fare impresa e a permettere di definire, strutturandola, la propria business idea, stimoli e supporti, con l’aiuto di esperti in creazione di start-up, lo sviluppo di un sistema di valori idoneo ad agevolare una mentalità ed un comportamento flessibile e preparato al cambiamento.

In questo ultimo decennio l’area start-up si è occupata di progetti di filiera: Sovvenzione Globale Saturno (2004, 2005, 2006, 2007), Start (2010, 2011, 2013), Enter (2011, 2012, 2013), Startupper (2015) che mirano cioè a fornire una serie di servizi gratuiti a chi intende sviluppare una propria idea imprenditoriale.Un percorso integrato di orientamento al mettersi in proprio, di formazione al business plan, di assistenza

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PICCOLA IMPRESA E FORMAZIONE / Focus Creazione d’impresa

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Il racconto dell’esperienza sulla creazione d’impresa Formaper

personalizzata alla stesura del proprio progetto imprenditoriale, ed in alcuni casi, anche di erogazione di contributo per l’avvio.Una filiera che ha un duplice obiettivo: da una parte supportare l’individuo nel capire se l’idea o il progetto che ha in mente ha le caratteristiche necessarie per sopravvivere nel mercato globale che stiamo vivendo, dall’altro orientare, incoraggiare e sostenere le competenze e le intuizioni, fornendo il necessario supporto per una accurata pianificazione dei passi da compiere unita allo sviluppo di quelle abilità e attitudini imprenditoriali necessarie.Una formazione che auspica di “attrezzare” gli individui in modo che siano in grado di fronteggiare le situazioni di transizione e di profondo cambiamento in atto, e contemporaneamente sostenerli con strumenti concreti utili per la futura impresa.

Come si evince da queste riflessioni, fare formazione all’imprenditorialità è un mestiere multiforme, delicato, dinamico ed affascinante al contempo. In questi giorni in cui stiamo avviando un altro progetto importante (Startupper) sottolineo come la formazione allo startup abbia una finalità sempre più ampia: far

sì che l’individuo si sperimenti e trovi spazi di crescita personale oltre che acquisisca strumenti tecnici. Un contributo di fiducia a quella capacità di rinnovamento che da sempre accompagna l’uomo nelle fasi più delicate della sua evoluzione, e che testimonia che tutto è possibile. Un tempo di riflessione e riprogettazione del proprio “io”, dove poter ripensarsi partendo dalle proprie ambizioni e dai propri sogni. Forse la ricetta per riuscire ad addomesticare la paura enfatizzata dall’attuale momento storico, risiede proprio nella capacità che ognuno di noi ha di sognare e di aspirare a fare qualcosa per sé e per il mondo che sia il meglio di ciò che possiamo fare e che ci realizzi come individuo: “sii il meglio di qualunque cosa tu possa essere”, facendo risuonare l’invito della poesia di Douglas Malloch.

Ed è con questo spirito che auguro ad ognuno degli aspiranti imprenditori che incontrerò buon lavoro, buona formazione per la futura impresa, e forse anche per la vita.

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PICCOLA IMPRESA E FORMAZIONE / Focus Creazione d’impresa

Nella tabella si riportano i numeri di progetti, il numero dei partecipanti ai corsi realizzati per lo start-up e le ore di formazione erogate negli ultimi 20 anni (1995-2015) da Formaper.

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Intervista a Julio GonzalezQuali competenze per sostenere processi di internazionalizzazione

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A cura di Silvia Valentini

Educato in Messico, Canada e negli Stati Uniti, Julio Gonzalez vive in Italia da più di trent’anni. Ha ricoperto diverse posizioni nelle Direzioni del Personale di Autogrill, Pirelli, Kraft Foods e Tenaris. Caratteristica distintiva del suo lavoro è stata la gestione diretta

per la parte di HR di progetti  d’integrazione di aziende e culture diverse in Italia, Europa, Americhe, Asia e Oceania, supportando le attività di Business e Market Development. E’ coautore di due libri: “La Cina: La gestione delle persone nel più grande mercato del mondo” e “Manager Viaggiatori: nuovi nomadi della globalizzazione” entrambi con Guerini Editori. Dal 2015 contribuisce al sito  Osservatorio Senior, curando la rubrica “Senior nel Mondo” e al sito CochingZone dove scrive su temi di “Cross Cultural Management“.  E’ consigliere AIDP Lombardia e Membro del Comitato Scientifico ASSOCHANGE.

DOTTOR GONZALEZ, LEI HA UN’ESPERIENZA INTERNAZIONALE. CHE IMPATTO HA AVUTO QUESTA ESPERIENZA NEL SUO ESSERE MANAGER?

Ho avuto l’opportunità e la fortuna di vivere e studiare in diverse parti del mondo, specialmente durante gli anni nei quali si creano i propri codici comportamentali per rapportarsi con gli altri. Questa situazione mi ha permesso di guardare le diverse culture “dall’interno”. Col passare del tempo mi rendo conto che questo mi ha dato una ricchezza personale: poter percepire e capire le differenze di contesto e come queste possano condizionare la sensibilità verso i problemi e la loro soluzione. Queste esperienze sono diventate un importante bagaglio personale anche nella mia attività professionale, sia qui in Italia dove abito da ormai quasi trent’anni, che durante l’esperienza professionale nei diversi ruoli nei vari paesi dove ho lavorato. Negli ultimi 25 anni sono stato continuamente a contatto con contesti internazionali professionali supportando unità e manager locali e stranieri in diversi paesi per gestire processi di cambiamento organizzativo, sia a livello di processi che di strutture, che di persone. Dalla mia esperienza il cambiamento incomincia dall’interno delle persone, qualora vedano il senso delle operazioni e riescano a trovare una spiegazione. Lavorare sul terreno personale e del ruolo delle diverse culture è stato uno degli aspetti più importanti della mia carriera.

NELLA SUA CARRIERA HA PROGETTATO E CURATO L’IMPLEMENTAZIONE DI SISTEMI GLOBALI DI SVILUPPO ORGANIZZATIVO IN DIVERSI PAESI, CHE RUOLO HA AVUTO LA FORMAZIONE PER INTEGRARE CULTURE DIVERSE?

L’implementazione di sistemi globali di sviluppo organizzativo, e per di più in diversi paesi, rappresenta un vero esercizio di gestione del cambiamento. Sarebbe riduttivo pensare che l’implementazione di questi sistemi sia solo una questione di passaggio di informazioni o di procedure informatiche. Installare nuovi sistemi di gestione (sia che si parli di processi amministrativi, di sicurezza o di sviluppo delle persone) è un esercizio che va a toccare le culture delle aziende e dei loro gruppi di lavoro. Se si parla di installazione di sistemi in culture nazionali diverse, l’esercizio comporta una accresciuta complicazione che deve essere compresa e gestita.Il cambiamento avviene tramite l’orchestrazione di diverse leve che devono agire in maniera sinergica tra di loro, e la formazione è indubbiamente una leva fondamentale. La formazione deve parlare lo stesso linguaggio sia che si eroghi “on line” (tramite webinars o e-learning), sia che venga gestita in aula o, più ambiziosamente, sul campo. La formazione rappresenta una delle leve fondamentali per spiegare le ragioni del cambiamento, la definizione dei ruoli attesi, i rapporti tra gli interlocutori fondamentali. Spesso durante la formazione emergono problemi potenziali che potrebbero minare l’implementazione dei nuovi sistemi. La formazione da sola non provoca il cambiamento, ma senza formazione e il focus sulle persone, i processi rimangono spesso sulla carta e le difficoltà di realizzazione e comprensione affiorano continuamente.

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Julio Gonzalez

Intervista a Julio Gonzalez

GRANDE IMPRESA E FORMAZIONE

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Speciale attenzione deve essere data alla qualità e alle modalità di somministrazione della formazione, evitando di pensare che “one size fits all” (ovvero che un solo approccio sia quello giusto per ogni caso). Quando si lavora in contesti e paesi diversi, gli sforzi dovranno essere investiti nel definire in maniera focalizzata i contenuti, così come nell’identificazione di chi sia il formatore più idoneo. Attenzione speciale dovrà essere data a come valutare l’impatto dell’intervento formativo. In alcune realtà alcuni contenuti potranno sembrare superflui o non necessari, mentre in altri si dovrà incominciare dalle basi. Chi segue il cambiamento organizzativo non può ignorare i contesti dove esso dovrà avvenire, e la formazione seguirà queste indicazioni.

LEI È CO-AUTORE DEL VOLUME “I MANAGER VIAGGIATORI: NUOVI NOMADI DELLA GLOBALIZZAZIONE”. CHE PROFILO HANNO QUESTI MANAGER?

Il manager che deve lavorare in un mondo di business sempre più globalizzato rappresenta un nuovo tipo di leader. Si parla di qualcuno/qualcuna che sa muoversi in contesti internazionali diversi, che sa gestire le persone che vivono e lavorano in quelle realtà e che “porta a casa” i risultati. Per le aziende con progetti di globalizzazione è un elemento fondamentale, però non è un profilo oggi facilmente reperibile sul mercato italiano.Idealmente parliamo di una persona che può adattarsi a contesti diversi, gestendo al meglio l’incertezza e soprattutto le novità. Per natura dovrà essere flessibile, il che gli permetterà di gestirsi in diverse situazioni e culture con efficienza. Nella mia esperienza, i manager internazionali più efficaci sono dei grandi osservatori e contemporaneamente persone ”d’azione”, non esitano a dedicare del tempo per “prima guardare e cercare di capire” la situazione e poi agire.Ovviamente deve essere una persona che conosce le lingue straniere o che abbia una certa facilità nell’ impararle. Oltre alle lingue, dovrà essere qualcuno che abbia viaggiato sia per lavoro che per interesse personale e che complessivamente abbia interesse nel continuare a farlo. Idealmente non deve essere a disagio in situazioni dove lui/lei sia l’unico straniero/a e il contesto sia veramente diverso. E’ facile dire infatti che si ha interesse a viaggiare se l’esperienza è quella di visitare altre nazioni in villaggi turistici o in gruppo con persone del proprio stesso paese, parlando la stessa lingua, e preferendo il cibo di casa propria....

Intervista a Julio Gonzalez

QUANDO SCEGLIE UN TEAM CON CUI FARE LO START-UP DI UNA SEDE IN UN PAESE STRANIERO, QUALE CARATTERISTICA PERSONALE PENSA ESSERE IRRINUNCIABILE?

Il successo del team che farà uno start-up non è legato ad un solo aspetto e tanto meno dipende da una sola persona. Ogni start-up avrà alla base una strategia diversa che risponde a contesti specifici. Il team finale che lavorerà ad uno start-up sarà il risultato di una serie di forze diverse che comprendono l’obiettivo specifico dell’operazione, il tempo disponibile e le risorse (anche umane) a disposizione. Un elemento fondamentale però sarà quello di garantire una competenza tecnica specifica in ciascuno dei componenti del team di lavoro. Tale competenza sarà il loro biglietto da visita, attivato immediatamente e soggetto a valutazione immediata da parte dei nuovi interlocutori. Su questo aspetto sarebbe meglio non accettare compromessi. Però la competenza tecnica non basta.Secondo me, la caratteristica personale irrinunciabile è avere una forte curiosità verso le altre culture, sia nazionali che d’impresa, per comprendere contesti e comportamenti diversi. Idealmente si dovrà essere in grado di muoversi fuori dagli schemi per mettere in “sano” dubbio priorità e preferenze, per capire che possono essere viste dagli altri in modi diversi. Idem di casi per i problemi, la cui soluzione potrà essere raggiunta anche con strategie e metodi alternativi. La letteratura manageriale ha definito questo atteggiamento come la capacità di muoversi “out of the box” (per indicare azioni fuori dagli schemi pre-definiti). Personalmente credo nella valenza di questo termine che indica la necessità di uscire dai propri condizionamenti, accettando che la propria cultura non sia l’unica cultura: possono essercene altre, basta volerle e saperle guardare.

CONSIGLI PER CHI FORMA UN MANAGER PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE?

È fondamentale creare una forma mentis adatta a leggere i contesti esteri, incominciando dalla conoscenza della storia dei paesi d’interesse, così come dai loro fondamentali economici (il PIL, il tasso di inflazione, quali siano i principali settori in crescita per l’economia, ecc.). Sarà anche opportuno conoscere gli aspetti legali

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che influenzano gli investimenti, la gestione dei rapporti commerciali e quelli di lavoro. Più che mai, comunque, la formazione per l’internazionalizzazione dovrà essere focalizzata a far capire le differenze ma anche le somiglianze tra persone di gruppi e paesi diversi, cercando di costruire terreni di comunicazione comune e stimolando continuamente la curiosità e la valorizzazione delle differenze. In particolare, ci dovrebbe essere un mix di attività, che mettano insieme situazioni di aula ma anche di esperienza. Solo a livello di esempio focalizzerei due attività:

• in aula è importante che si analizzi il concetto di cultura e fino a che punto questa impatti sulla propria identità. Seppure ci sono diverse definizioni di cultura, in termini generali essa si può concepire come l’insieme di credenze, comportamenti e valori che un gruppo di persone ha imparato e condivide nelle proprie interazioni. L’analisi in aula dovrebbe permettere di guardare all’interno di queste interazioni e aiutare ciascuna persona a capire fino a che punto la propria identità sia il risultato dell’essere parte di un certo gruppo che ha culture proprie, sia che si chiamino

Intervista a Julio Gonzalez

cultura nazionale, regionale, professionale, famigliare, ecc. La comprensione di questa identità personale dovrebbe permettere di capire la relatività del concetto di cultura in quanto in una sola persona vivono “diverse culture insieme”. Lo scopo finale è quello di instillare nei partecipanti il dubbio che ogni situazione sia frutto di una propria diversa cultura e non si ripeterà uguale a se stessa in altri paesi e con altre persone

• dal punto di vista esperienziale, le persone andrebbero messe insieme al più presto possibile in situazioni di lavoro con persone di altri paesi. Idealmente faranno parte di gruppi che si spostano temporaneamente in altri paesi. Lo scopo è quello di aiutarli a riflettere sugli eventuali problemi e/o differenze che hanno percepito in situazioni di lavoro o di socialità, meglio se guidati da un coach professionista.

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La formazione nell’era di IoE, tra pensiero breve e conoscenza globaleIl sapere democraticamente disponibile in Internet è autorevole? È autentico? Ha fonti attendibili? È fonte di informazione vera o di realtà inventata? E qual è il ruolo della formazione in questo contesto rivoluzionario?

di Rita Palumbo

INTERNET OF EVERYTHING (IOE)

In un convegno organizzato a febbraio del 2015 da Asseprim, l’Associazione nazionale dei servizi professionali per le imprese di Confcommercio, Alberto Degradi, manager senior di Cisco Italia, espose un interessantissimo intervento sulle “trasformazioni” della vita quotidiana conseguenti alle applicazioni sempre più sofisticate della tecnologia digitale. Di seguito, alcuni dati che offrono elementi di riflessioni su temi ancora inesplorati utili ad una riflessione su metodologie e modelli anche della formazione del futuro prossimo venturo. Nel 2010 la popolazione mondiale era di 6,8 miliardi di individui; nel 2015 ha raggiunto i 7,2 miliardi, nel 2020 il nostro pianeta sarà abitato da 7,6 miliardi di persone. Nel 2010 i devices, ovvero i dispositivi utilizzati per navigare in Internet, erano circa 10 miliardi e nel 2015 sono più che raddoppiati, superando i 24 miliardi; nel 2020, fra meno di 5 anni, le proiezioni indicano che i 7,6 miliardi di persone che abiteranno la Terra useranno 50 miliardi di “smart object”. Il che significa, facendo una media per difetto, che ognuno di noi sarà collegato alla Rete con oltre 6 devices, generando un’interconnessione planetaria in costante aumento. Lavoreremo, produrremo e ci relazioneremo in Rete perché vivremo una nuova fase evolutiva, Internet of Everything, IoE, ovvero la connessione tra persone, processi, dati e cose. L’intelligenza (artificiale) sarà ovunque, superando qualsiasi barriera. E l’uomo, come nelle storie di fantascienza di raffinata cinematografia, sarà un tutt’uno con le macchine. Alberto Degradi nel suo intervento precisò: “IoE connette persone, processi, dati e oggetti e rende le connessioni di rete sempre più rilevanti e preziose, trasformando le informazioni in azioni che creano nuove possibilità, esperienze più ricche e opportunità economiche senza precedenti per aziende, individui e nazioni…. Raggiungeremo un nuovo livello di conoscenza”.

INFORMAZIONE, NON CULTURA E CONOSCENZA

Tralasciamo le questioni di natura etica che rivoluzioni come quella di IoE comportano e fermiamoci ai dati quantitativi. Dal 2012 al 2014, sempre fonte Cisco Italia, è stato creato il 90% del totale dei dati/informazioni e di questo 90%, l’80% non è strutturato. Siamo di fronte a un fenomeno di “partecipazione compulsiva” che genera un problema deontologico tutto ancora da esplorare: l’autorevolezza e la sostanzialità, l’utilità e la veridicità delle informazioni che si trovano in Internet. La Rete è accessibile: è un luogo in cui tutti - a qualsiasi o a nessun titolo - possono produrre informazioni. L’incommensurabile quantità di dati prodotti e diffusi genera l’illusione del sapere, dando vita a un meccanismo di acquisizione a livello superficiale, che legittima il cosiddetto “pensiero breve”. Se è un dato

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Nuove tecnologie e social media nella formazione

Rita Palumbo è giornalista, docente ed imprenditrice. E’ stata redattrice, inviato e redattore capo di quotidiani nazionali, periodici economici e dei telegiornali del Gruppo Mediaset e direttore del progetto della tv satellitare a Il Sole 24Ore. Ha dato vita ad agenzie di consulenza di marketing e comunicazione. Attualmente è amministratore unico di WIP CONSULTING, società di consulenza per le strategie di sviluppo aziendale.

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La formazione nell’era di IoE, tra pensiero breve e conoscenza globale

di fatto che IoE migliorerà gli standard della qualità della vita, è altrettanto inconfutabile che saremo subissati da informazioni “rumorose”, che ci costringeranno ad essere destinatari di imput informativi senza avere il tempo e la possibilità di riflettere e comprendere quel che leggiamo e viviamo. Tutto ciò sta generando anche un altro fenomeno: la non cultura intesa come assenza – o indifferenza – di spirito critico e incapacità di capire quel che accade intorno a noi, dandoci l’illusione di avere a portata di click qualsiasi informazione di cui abbiamo bisogno, in qualsiasi momento, quando riteniamo di doverla prendere. Prendiamo e “catturiamo” fermandoci ad una riflessione veloce, a un “pensiero breve” che, grazie alla rapidità e alla tempestività di Internet, dilaga e si rafforza. In un mondo globalizzato, sovranazionale e quindi molto complesso, il linguaggio è diventato sintetico, impoverito, lontano da qualsiasi argomentazione razionale. Prevale la velocità dell’incameramento di informazioni e dati, a beneficio della contrazione del sapere, della non conoscenza. Il sociologo Carlo Bordoni, in un articolo scritto per il Corriere della Sera del 27 gennaio 2013 scrisse: “…. il sapere complessivo è cresciuto a dismisura nell’ultimo mezzo secolo, diventando conoscenza

globalizzata. Ma proprio la vastità del sapere rende difficile sopportarne il peso.…. L’uomo si è affidato alla tecnologia delegandole il compito di immagazzinare le conoscenze e restituirle al momento opportuno. Questa rinuncia… porta a diminuire le esigenze cognitive, ad accontentarsi di un sapere minimo… nella consapevolezza che tutto il resto – ciò che non si sa – è comunque conservato da qualche parte, a disposizione”.Ma è proprio così? Abbiamo un sapere immenso a disposizione che possiamo prendere quando ne abbiamo bisogno e quando vogliamo?Lo scrittore Aldo Nove, su Italialibri.net, nel marzo del 2002 dichiarò: “C’è veramente tutto su Internet. Si tratta del rapporto tra quantità da una parte, e cultura e identità, dall’altra. Le informazioni sul mondo che poteva ricevere un contadino 700 anni fa, nell’arco della sua vita, sono meno di quelle che possiamo avere noi in un giorno. Su Internet c’è molto più di qualunque cosa uno (individuo) possa immaginare. Quanto ci viene fatto vedere, la disponibilità di rappresentazioni che abbiamo mi sembra che superi proprio il livello di tolleranza. È una specie di realtà al cubo, c’è tutto e infinitamente più di tutto e infinitamente più di tutto di tutto. È un incubo in questo senso, cioè, troppo ….”.

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La formazione nell’era di IoE, tra pensiero breve e conoscenza globale

Il tema quindi sembra essere: il sapere democraticamente disponibile in Internet è autorevole? È autentico? Ha fonti attendibili e comprovate? È fonte di informazione vera e non realtà inventata? È stato fatto un esperimento “artigianale” sia per approfondire che per verificare l’attendibilità di una dichiarazione. Oggetto della ricerca: quando e in quale contesto Eric Schmidt, amministratore delegato di Google dal 2001 al 2011 abbia dichiarato: “Internet è la prima cosa che l’umanità abbia costruito che l’umanità stessa non comprende. Il più grande esperimento di anarchia che sia mai stato fatto.” Ad una ricerca in Rete per parole chiave, i cui risultati sono stati quantitativamente rilevanti, non è emersa alcuna data, né – cosa più importante per contestualizzare e comprendere il significato di quell’affermazione - in quale occasione e davanti a quale pubblico sia stata argomentata. La frase di Schmidt è citata come frase storica da mille fonti, decontestualizzata dall’autore e dalla temporalità, diventata verità nella memoria collettiva digitale.

Non è stato smentito che i programmatori di Google siano riusciti ad elaborare algoritmi in grado di pilotare e selezionare le ricerche a seconda dell’utente. Una selezione determinata dal numero di parole chiave usate solitamente da un navigatore dal proprio computer, allo scopo di produrre ricerche sempre più “personalizzate”. Se si esamina il problema da un’ottica diversa, la sofisticata “personalizzazione” degli algoritmi è un modello “non aperto” di diffusione “controllata” del sapere digitale.

Derrick De Kerkhove, sociologo belga, autore della teoria dell’Intelligenza Collettiva, in un’intervista rilasciata nel (lontano) 1998 a La Repubblica, disse: “Una vecchia battuta di Molière in “Les femmes savantes” recita in questo modo: “Un gentiluomo è qualcuno che sa tutto senza avere imparato niente”. Penso che con Internet, con il Web e con l’accesso che abbiamo a questa intelligenza collettiva, a questa base cognitiva, siamo tutti dei gentiluomini. Possiamo avere accesso a tutto senza avere imparato mai niente. Ciò è divertente, fa parte del piacere di appartenere della nostra epoca, di essere legati a questa formidabile memoria collettiva”.

Senza voler dar voce ai detrattori tout court, all’unico scopo di dimostrare l’importanza in questo frenetico mondo digitalizzato della necessità del pensiero critico, si citano due altre frasi di Umberto Eco, la prima pubblicata nella raccolta La bustina di Minerva nel 2000, la seconda

all’Università di Torino, a giugno del 2015, in occasione della cerimonia in cui è stato insignito della laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei media”: “Questo è il bello dell’anarchia di Internet. Chiunque ha diritto di manifestare la propria irrilevanza”. “La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”.

IL RUOLO DELLA FORMAZIONE

In questo contesto di straordinaria ed epocale rivoluzione, la formazione - intesa quale attività di perfezionamento, acquisizione di modelli e di diffusione del sapere - ha un ruolo estremamente centrale: far convivere l’innovazione tecnologica con il pensiero critico, con la capacità, cioè, di sintetizzare ricerca, analisi ed elaborazione. Imparare a discernere tra informazione, notizia, commento, messaggio subliminale, messaggio strumentale, falso messaggio. In altri termini: comprendere la differenza tra contenuto e contenitore, vigilare sui rischi che gli strumenti digitali, se non ben gestiti, possono produrre in termini di falsa conoscenza e per un’azienda, di inquinamento dell’immagine e, conseguentemente, di danno economico.

Il futuro è una grande scommessa: migliorare le conoscenze e le competenze utilizzando strumenti e tecnologie che sembrano essere finalizzati ad appiattire riflessioni ed analisi. Se è vero che, come ha scritto nel 1999 Richard Stallman, nell’Enciclopedia Universale Libera e le risorse per l’apprendimento: “Il World Wide Web ha le potenzialità per svilupparsi in un’enciclopedia universale che copra tutti i campi della conoscenza e in una biblioteca completa di corsi per la formazione”, il futuro vede sempre più i formatori come “guide” per imparare a cercare, verificare e gestire informazioni e dati attraverso un esercizio sofisticato di analisi, strategie ed obiettivi. Un esercizio che va applicato su tutti i modelli e per tutte le finalità della formazione, attraverso percorsi in cui l’intuito e la capacità di riflessione e il pensiero critico sono valori inalienabili.

Al saper fare, occorre premettere il saper analizzare, il saper comprendere, il saper elaborare. “Imparare è un’esperienza; tutto il resto è solo informazione.”Parola di Albert Einstein.

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Un progetto di sviluppo e marketing territoriale per le imprese del territorio novarese

di Umberto BelliniPresidente Formaper

Formaper ha collaborato in questi anni con l’Università Cattolica sui temi del turismo. L’ultimo progetto concluso si è focalizzato su “Imprese, turismo e cultura: promuovere l’offerta novarese di qualità oltre Expo 2015”, progetto realizzato da Formaper per la Camera di Commercio di Novara. L’evento conclusivo del progetto si è svolto a Novara il 24 novembre 2015.Formaper, in qualità di partner tecnico della Camera di Commercio di Novara, ha sviluppato un complesso piano d’intervento formativo per le imprese novaresi nell’ambito del progetto «Sistema culturale integrato novarese tra innovazione e tradizione».

Gli obiettivi del progetto sono stati principalmente quelli di progettare e poi sviluppare diversi laboratori di formazione e assistenza tecnica per le imprese cluster del territorio novarese e di favorire nel contempo la creazione di network tra gli stessi settori.

Sono state svolte attività di formazione incentrata sui temi del marketing territoriale e declinata per 3 cluster: imprese turismo/accoglienza, imprese settore vitivinicolo e imprese settore alimentare/cluster del riso.

La formazione è stata realizzata con il contributo tecnico-scientifico dell’Università Cattolica sede di Piacenza. Nello specifico, sono stati realizzati 12 laboratori formativi mirati per i tre settori coinvolti (turismo, vino e riso) che hanno registrato la partecipazione in modo attivo di oltre 50 titolari d’impresa.

Sono stati organizzati incontri di assistenza tecnica alle imprese interessate finalizzati al raggiungimento degli obiettivi operativi di ciascun laboratorio. Infine, per 16 imprese è stata erogata la formazione della lingua inglese e sono stati organizzati 2 corsi, uno di inglese base e uno avanzato per un totale di 32 partecipanti iscritti. La parte di promozione e mainstreaming è stata realizzata attraverso particolari eventi di lancio che hanno ospitato esponenti rilevanti di Expo 2015 e della Regione Piemonte mentre l’evento conclusivo ha elaborato i risultati raggiunti con le imprese testimonial, l’ATL Agenzia del turismo locale della Regione Piemonte, il Comune di Novara grazie al supporto tecnico dell’Università Cattolica e al coordinamento di Formaper.

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Un esempio di progetto di sviluppo e marketing territoriale

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Dal 2012 gli arrivi internazionali hanno superato la soglia impressionante del miliardo di persone, rendendo il turismo il primo settore economico al mondo con un peso sul Pil dei vari paesi intorno al 10%. L’Italia mantiene la quinta posizione dietro a Francia, Usa, Cina e Spagna, ma gli effetti di Expo 2015 dovrebbero determinare un riposizionamento positivo del nostro ranking a livello mondiale. Conosciamo le potenzialità enormi del turismo in Italia, grazie alla ricchezza di eccellenze naturalistiche, culturali e storiche, che rende il brand del nostro paese al top delle preferenze dei visitatori soprattutto per l’enogastronomia e per i beni artistici. L’importanza del turismo risiede anche nella sua trasversalità, perché coinvolge il settore alberghiero, i tour operator, i trasporti, il comparto ricreativo, culturale e la produzione di prodotti tipici ed in generale il made in Italy: moda, agroalimentare, artigianato artistico e di qualità, casa.

di Paolo Rizzi

Professore di Politica economica e Economia Applicata all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e Economia del turismo all’Università Bicocca di Milano. Dirige il Laboratorio di Economia Locale dell’Università Cattolica, centro che supporta enti locali, associazioni di categoria e imprese nella definizione di piani strategici territoriali e aziendali finalizzati a perseguire la competitività sostenibile.

Dopo Expo il turismo come leva competitiva per l’ItaliaL’importanza della formazione: una proposta di Università Cattolica e Formaper

Una riflessione su turismo e formazione

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Dopo Expo il turismo come leva competitiva per l’Italia

Eppure la necessità anche in questo settore di una maggiore competitività e di una sempre più elevata qualità dell’offerta ricettiva e della proposta culturale integrata nell’ottica della experience economy, richiedono nuovi sforzi da parte degli enti pubblici, degli imprenditori ma anche delle agenzie formative. Da un lato occorre superare gli attuali vincoli dell’offerta ricettiva italiana, caratterizzata da elevata frammentazione e soprattutto insufficiente capacità di marketing e branding sia di territorio che di prodotto. Dall’altro emergono nuovi competitor, anche nel turismo, con l’affacciarsi di nuove destinazioni in Oriente ed anche in paesi più poveri dell’Africa e dell’America Latina. L’esigenza crescente di un legame più stretto e proficuo tra formazione superiore e professionale e attività economiche nel settore turistico e culturale dovrà quindi puntare a ribaltare le attuali concezioni e metodologie dell’insegnamento universitario (processo lineare dalla conoscenza accademica alla formazione manageriale e operativa) verso un nuovo modello di apprendimento trasversale in cui gli operatori del comparto ricettivo, ricreativo e culturale apprendono in modo creativo tramite gli stimoli dei ricercatori, le esperienze delle imprese più virtuose, le richieste degli amministratori locali, la domanda espressa o latente dei destinatari del servizio (turisti-clienti), le spinte di immaginazione di innovatori provenienti da settori diversi. In questo processo di learning tourism le figure imprenditoriali e manageriali connesse al comparto possono sperimentare nuove soluzioni capaci di incrementare la competitività delle imprese, in termini di nuovi strumenti di comunicazione e marketing, nuovi beni/servizi densi di contenuti esperienziali e

simbolici, guadagni di efficienza e contenimento dei costi, connessioni incrociate tra offerta di territorio, servizio, prodotto.

Di qui l’opportunità di nuove occasioni formative sia destinate agli operatori turistici che agli amministratori territoriali. In questa direzione l’Università Cattolica propone il Master MUST Manager dello sviluppo turistico territoriale e della gestione delle imprese turistiche, giunto alla sua sesta edizione.Il MUST offre una formazione specializzata e professionalizzante su temi legati alla promozione dello sviluppo turistico in ambito territoriale locale ed alla gestione delle imprese ed organizzazioni turistiche e culturali. Le metodologie didattiche sono le più avanzate e coinvolgenti grazie allo studio di casi, seminari e incontri diretti con gli operatori del settore, oltre allo stage professionalizzante. Il Master è rivolto a laureati formando una figura professionale di agente dello sviluppo turistico territoriale su base locale che opera ed interagisce con strutture pubbliche e private. Il Must è anche un’occasione di collaborazione con Formaper che da anni propone corsi e attività di formazione per gli operatori economici di Milano e della Lombardia.

Per informazionihttp://piacenza.unicatt.it/master

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“Esperto in marketing digitale”: una best practice per l’ingresso dei giovani in azienda

Finalmente venerdì sera, ore 19.40 circa: già in viaggio per un week-end in Toscana di cui pregusto la dolcezza e, soprattutto, contenta di aver concluso gli accordi con un’azienda per l’ultimo tirocinio dei miei allievi del corso “Esperto in marketing digitale”, ricevo ancora una chiamata: “Ciao Marzia, allora io inizio il tirocinio lunedì. Sono veramente felice e volevo ringraziarti ancora una volta per l’opportunità che tu, il team Formaper e i docenti mi avete dato. Partecipare a questo corso mi ha spalancato nuovi orizzonti, con la mia laurea in lettere stavo avendo serie difficoltà a trovare lavoro, ma ora la mia formazione umanistica è stata arricchita e valorizzata dalle conoscenze tecniche che ho appreso e non vedo l’ora di sperimentare in azienda ciò che ho imparato. Spero che questo tirocinio si tramuti presto in un vero lavoro!”. “Sono molto felice per te!” rispondo “Ho apprezzato il tuo impegno durante le lezioni e l’azienda presso cui andrai si è perfettamente resa conto del contributo di competenze e creatività che puoi portare”.

Effettivamente è proprio così. La più grande soddisfazione che ho sempre tratto a conclusione delle attività di formazione specialistica rivolte ai giovani che ho coordinato, è vedere nei loro occhi e sentire nella loro voce l’entusiasmo e la consapevolezza di avere qualcosa da “dare” e da “dire” al mondo delle imprese, ma anche la voglia e l’attesa di qualcosa da “ricevere”: un’opportunità di crescita, un’opportunità di lavoro.

E ancora, non è da meno per me la soddisfazione di aver svolto un servizio utile e vantaggioso per le imprese. Mi è rimasta impressa, ad esempio, l’urgenza di quell’azienda che a soli pochi giorni dall’evento di presentazione dei giovani alle aziende, il “Job Hour”, mi chiama e dice: “Ma che bravi i ragazzi che avete formato, tutti in gamba e preparati! In particolare due ragazze sono speciali. Non era previsto, ma vogliamo prenderle in tirocinio entrambe, subito. Abbiamo bisogno di potenziare le nostre attività di marketing, investendo sui social e sul marketing digitale, per cui questa opportunità di avere in azienda due giovani così motivate e preparate cade proprio al momento giusto. Ed i tirocini sono finalizzati all’assunzione, sia chiaro!” Al momento della telefonata il corso non era ancora terminato ma l’impresa ha talmente insistito per averle il prima possibile, che il giorno successivo alla chiusura del corso le due giovani erano già in tirocinio in azienda.

Sono solo due esempi delle tante storie di matching fra giovani e imprese per tirocini o contratti di lavoro creati a seguito delle 5 edizioni del corso “Esperto in Marketing Digitale” realizzate nel 2015 nell’ambito del Programma “Garanzia Giovani” della Regione Lombardia.Questi i numeri: • 93 giovani, di età compresa fra i 20 e 29 anni, per lo più neo-laureati in materie economiche, sociali ed umanistiche, formati sui nuovi strumenti interattivi e le nuove frontiere del marketing e della comunicazione digitale; • 65 tirocini o avviamenti al lavoro realizzati presso web agency, società di comunicazione e marketing, start up innovative, imprese commerciali e di servizi nei settori più disparati.

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Un esempio di formazione e incontro tra domanda e offerta di lavoro per i giovani

MODUS FORMANDI - ESPERIENZE DACONDIVIDERE

di Marzia Lisena

Si occupa di formazione da oltre venticinque anni, in particolare di formazione finanziata per l’imprenditorialità, per lo start-up d’impresa e per l’orientamento al lavoro. Autrice di articoli e contributi sui temi dell’imprenditorialità, ha una laurea in Sociologia ed un Master in gestione aziendale e sviluppo imprenditoriale. Ha lavorato in Andersen Consulting ed ora è Project Manager Formaper.

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“Esperto in marketing digitale”: una best practice per l’ingresso dei giovani in azienda

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Certo, non sono i primi corsi di marketing digitale che Formaper realizza; è da parecchi anni che il tema è presidiato e sviluppato, ma quando abbiamo progettato questo specifico format non pensavamo di poterne realizzare ben 5 edizioni nell’anno in corso. In realtà tutti i dati in nostro possesso confermavano la grande richiesta da parte delle imprese di una figura professionale tanto ricercata quanto piuttosto difficile da trovare sul mercato del lavoro. Uno dei casi in cui la domanda è elevata ma anche molto specialistica, e supera l’offerta non perché i giovani non vogliano entrare in questo mondo, anzi la posizione è molto ambita, ma perché le “technicalities” e l’esperienza richieste sono talmente specifiche e richiedono un aggiornamento talmente continuo, che è difficile anche per giovani nativi digitali, appena usciti dal percorso scolastico o universitario tradizionale, acquisire competenze senza dover effettuare grossi investimenti in corsi molto costosi o senza aver avuto la fortuna di aver già lavorato in una web agency.

Parecchi gli elementi che hanno contribuito a questa best practice: • le caratteristiche del percorso formativo, che hanno consentito ai ragazzi di acquisire competenze

immediatamente spendibili sul mercato del lavoro attraverso una full immersion di 200 ore in 5 settimane; • i finanziamenti del programma “Garanzia Giovani” nell’ambito del quale è inserito il corso, che hanno consentito ai giovani l’accesso gratuito al percorso, e alle imprese incentivi economici per i tirocini e gli inserimenti lavorativi;• la selezione dei partecipanti, che ha consentito la costituzione di classi ben qualificate; • il Job Hour, cioè l’evento di presentazione reciproca giovani-imprese, realizzato su un format ideato dalla Camera di Commercio di Milano, sulla falsariga degli speed date americani.

IL PERCORSO FORMATIVO

Finalità del corso “Esperto in marketing Digitale” è far comprendere ai partecipanti la rivoluzione digitale in atto e far acquisire conoscenze e abilità tecniche sui nuovi strumenti e i nuovi modelli del marketing e della comunicazione web 2.0. Partendo dall’analisi dei cambiamenti avvenuti nelle leve del

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“Esperto in marketing digitale”: una best practice per l’ingresso dei giovani in azienda

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marketing tradizionale e dei comportamenti d’acquisto dei consumatori, sempre più fruitori del web, e trattando i vari temi in maniera pratica ed interattiva, il corso fornisce conoscenze e strumenti tecnici per impostare le diverse strategie multicanale che possano far cogliere al meglio le opportunità offerte dal web, in un’ottica sia on-line che off-line.

Più in dettaglio gli obiettivi del corso sono il mettere in grado i partecipanti di:• incrementare il business aziendale, non solo attraverso l’e-business ma anche con l’utilizzo di social e professional network, blog, SEO, SEM e strumenti di mobile marketing;• pianificare strategie digitali integrate utilizzando sia le leve del marketing digitale 1.0 (online advertising, SEO, SEM, e-commerce) sia quelle 2.0 in un’ottica di rafforzamento della presenza sulla rete per migliorare la web reputation aziendale; • utilizzare al meglio la metodologia dello storytelling nelle attività di comunicazione;• conoscere e saper usare gli strumenti di monitoraggio e di misurazione del ritorno delle attività di comunicazione, valutando il loro impatto sul traffico verso il sito aziendale e quindi sulle strategie di visibilità e sulle scelte di comunicazione da effettuare.

È quindi, in gran parte, un corso tecnico, che alterna momenti di teoria a momenti di pratica su specifici strumenti digitali (Google Adwords, Wordpress, Prestashop, Photoshop, Facebook, Linkedin, ecc.), lavorando su reali casi aziendali, per rendere i partecipanti immediatamente operativi.Fattore critico di successo è la faculty, costituita da esperti di marketing digitale, appositamente selezionati e provenienti da esperienze professionali presso importanti web agency. Ma i contenuti trattati non riguardano esclusivamente gli aspetti tecnici del marketing 2.0. Elemento importante è l’attività di accompagnamento dei giovani ad una maggiore consapevolezza di sé e del proprio profilo volto a far comprendere non solo quale fra le varie figure professionali specialistiche del web è quella più adatta al proprio curriculum e alle proprie inclinazioni, ma anche come presentarsi al meglio per entrare nel mondo del lavoro, e, una volta entrati, come relazionarsi in azienda, lavorare in team, essere creativi e problem solver. Tutte competenze trasversali considerate importantissime dalle aziende, secondo le indagini del sistema Excelsior Unioncamere, indipendentemente dalle competenze tecniche possedute.

IL PROGRAMMA “GARANZIA GIOVANI”

Un fattore di successo del corso è la realizzazione nell’ambito del Programma “Garanzia Giovani” della Regione Lombardia, in attuazione del Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile. “Garanzia Giovani”, infatti, prevede non solo iniziative formative e percorsi personalizzati rivolti a giovani tra i 15 e i 29 anni che al momento non lavorano né studiano, ma anche e soprattutto incentivi economici alle imprese per attivare tirocini o inserimenti lavorativi. E’ quindi un programma molto innovativo che per la prima volta affronta il problema della disoccupazione giovanile da due punti di vista in contemporanea, agendo, cioè, sui due attori principali della domanda e dell’offerta di lavoro giovanile: da un lato ai giovani offre l’opportunità di acquisire competenze che non hanno potuto sviluppare durante il percorso scolastico o universitario, fornendo sia l’accesso gratuito a corsi di formazione specialistica, sia il supporto da parte di operatori per la ricerca di tirocini aziendali; dall’altro alle imprese offre l’opportunità di acquisire in azienda giovani non solo “formati” ma anche con un incentivo economico che va a “ridurre” il costo del tirocinio stesso per l’impresa.I reciproci vantaggi fanno sì che l’incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro sia notevolmente facilitato. Certo l’attenzione è che tali tirocini siano finalizzati “effettivamente” all’assunzione! Non sempre le imprese lo fanno. Garanzia Giovani cerca di favorire anche questo, incentivando le imprese attraverso “Bonus Occupazionali” in caso, appunto, di assunzione, sia a tempo indeterminato che determinato.

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“Esperto in marketing digitale”: una best practice per l’ingresso dei giovani in azienda

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LA SELEZIONE DEI PARTECIPANTI

Un elemento importante della best practice è la selezione dei partecipanti. Il “materiale umano” su cui poter “lavorare” è fondamentale per il successo di tutte le iniziative formative. Per questi corsi viene effettuata, dopo il classico screening dei cv ed un test sul livello di conoscenza delle tematiche affrontate nel corso, una selezione individuale e/o di gruppo volta ad evidenziare la coerenza tra il profilo in uscita e le conoscenze/competenze pregresse, acquisite attraverso il percorso di studi e/o professionale e, soprattutto, la motivazione sia al corso che alla figura professionale. I gruppi classe costituiti al termine delle selezioni sono per lo più formati da neo-laureati o comunque laureati da non molto tempo, in discipline economiche, della comunicazione e marketing, sociali, politico-sociali, umanistiche, linguistiche, artistiche. Il connubio fra queste discipline e gli elementi più tecnici forniti dal corso crea quel mix multidisciplinare assolutamente imprescindibile per il successo dei giovani nel mondo dei nuovi media.

JOB HOUR, OVVERO LO “SPEED DATE DEL LAVORO”

Vera particolarità ed elemento distintivo per questi corsi è il Job Hour. E’ un evento realizzato nella seconda metà del corso, finalizzato a creare il matching fra giovani partecipanti al corso e imprese interessate a fornire tirocini extracurriculari in azienda, attraverso brevi incontri di presentazione reciproca.Attuato su un format ideato dalla Camera di Commercio di Milano per far incontrare fra loro le aziende al fine di sviluppare nuovi business e impostato sulla falsariga degli “speed date” americani, il Job Hour prevede dei colloqui di soli 4 minuti fra i giovani partecipanti e altrettante imprese. In una sala attrezzata con tanti tavoli quante sono le coppie di partecipanti, si svolgono ogni 4 minuti

i vari colloqui, finalizzati a conoscersi reciprocamente in brevissimo tempo e a far sì che i giovani lascino una traccia di sé che possa colpire l’azienda, incentivandola a richiedere un incontro successivo di approfondimento. Al termine dei 4 minuti, allo scoccare di un “gong”, i giovani salutano l’impresa con cui hanno avuto il colloquio e passano al tavolo dell’impresa successiva. Così, nel giro di poco più di un ora, 20 giovani hanno incontrato 20 imprese e posto le basi per futuri incontri di approfondimento. Infatti al termine del giro, quando tutte le imprese hanno incontrato tutti i ragazzi, queste possono chiedere di rivedere i 5-6 giovani più interessanti per un vero e proprio colloquio di selezione. L’effetto che fa un evento del genere è veramente strepitoso. Nei ragazzi crea tensione nel far emergere il meglio di sé che non si verifica in altre situazioni: primo, perché il fattore tempo è fondamentale per fare buona impressione; secondo, perché mai avrebbero potuto immaginare di incontrare così tante aziende in così poco tempo. Ed è per questo che, durante il percorso formativo, si dedica molta attenzione alla preparazione dei ragazzi a questo momento “speciale” nell’ambito del modulo trasversale “Conoscenza di sé e analisi del profilo individuale”. Nelle imprese, l’effetto è ugualmente impressionante e i partecipanti (di solito imprenditori o responsabili delle risorse umane) sono generalmente entusiasti dell’iniziativa: anche per loro è difficile avere l’opportunità di incontrare, tutti insieme, tanti giovani preselezionati e formati per la specifica figura professionale che si sta cercando, e tutti motivati a dare il meglio di sé. Il risultato più positivo alla fine pende comunque dalla parte dei giovani: nella maggior parte dei casi sono loro a “scegliere” le imprese con cui effettuare il tirocinio e non viceversa.

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Quanti tipi di coaching?Un secondo contributo introduttivo

di Cristina Volpi

In apparenza, ma soltanto in apparenza, sembrerebbero infiniti!

Sul sito del Corriere di qualche giorno fa, un dog coach spiegava ai lettori come addestrare un cucciolo di cane ad un comportamento adatto alla vita in appartamento.Molti allenatori di squadre di calcio vengono chiamati coach, dai calciatori come dai giornalisti e dai tifosi. Il più famoso? José Mourinho, naturalmente.Anche atleti di sport individuali si rivolgono a un coach, che ha la funzione di allenare la loro mente per acquisire una mentalità vincente, tanto quanto il preparatore atletico allena il loro fisico per gli sforzi estremi della competizione.Le mogli di alcuni candidati alle primarie USA per la Presidenza, si stanno rivolgendo a dei life coach per imparare a fare la first lady, ovvero essere pronte per il ruolo nel caso il marito ce la faccia.L’imprenditore che ha bisogno di uno sparring-partner per confrontare le sue idee e la sua energia e la direzione che sta prendendo, uscendo dalla solitudine del ruolo, spesso chiede ai suoi consulenti di indossare i panni del coach.I ragazzi che partecipano ai talent show vengono aiutati da chi li ha preceduti sulla strada del successo a individuare la loro, di strada. La più famosa di questi coach? Maria De Filippi.

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Coach certificata ICF dopo studi presso la Scuola di Comunicazione Strategica e The Coaching Academy. Esperienza di coaching, formazione e consulenza in grandi e medie aziende, in Italia e molti altri Paesi. Presidente di Sietar Italia e autrice di diversi libri su temi di narrativa aziendale. E’ anche l’ideatrice di www.coachingzone.it

COACHING E DINTORNI

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Quanti tipi di coaching?

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COACHING E DINTORNI

L’elenco è lungo? Forse, ma non è ancora finito!

Giovani e meno giovani che si trovano davanti ad una scelta professionale (es. accettare quella promozione che comporta il cambiare città?) chiedono aiuto a un coach di orientamento o di carriera.Work-life balance, ovvero la ricerca di una personale qualità della vita, è un tema di coaching sempre più frequente, come pure il ridimensionamento alla luce di una riduzione delle risorse economiche. Persone che vogliono imparare a dominare una dipendenza, si riuniscono in gruppi guidati da un coach, si assegnano obiettivi e tengono sotto controllo i passi avanti che compiono. I più noti? Anonima Alcolisti.Quando manager e professional vengono inviati in un Paese diverso da quello di provenienza, un coach interculturale li aiuta a inserirsi più velocemente nella nuova realtà, e a evitare disastri nel business dovuti a incomprensioni.

Alcune iniziative formative promettono di formare i partecipanti come coach, definendo questa attività formativa come un mezzo per apprendere l’ascendente e la capacità di guidare verso il successo.I manager che fronteggiano una difficoltà a stare nel ruolo, o in generale persone con un disagio che non riescono a risolvere, si rivolgono ad un professionista per essere aiutati a ridefinirsi e a ritrovare il senso di sé.

Tutto corretto? Tutti obiettivi alla portata del coach? Quasi tutti. Ma non lo sono gli ultimi due.

Il primo perché fare il coach è molto diverso da fare il leader! E’ tirare fuori dal coachee le potenzialità che possiede, mettendosi al suo servizio in questa ricerca. Aiutandolo in una sperimentazione personale, dove il coach gestisce la relazione interpersonale senza imporsi, ma al contrario ponendosi come supporto al coachee stesso.E’ una distinzione di metodo che porta con sé una differenza di contenuto. Perché il senso vero del coaching è partire dalle caratteristiche del coachee per potenziargliele e fargli raggiungere i suoi obiettivi. E queste sono forse le uniche cose su cui tutte le varie Scuole sono d’accordo. Mentre un leader/trascinatore/motivatore induce altri a conseguire i suoi, di obiettivi.

Il secondo perché un coach non è un terapeuta e non dovrebbe mai porsi come tale. Il terapeuta ha avuto una formazione specifica e lavora sull’intero della persona, proprio per ristabilire un equilibrio durevole; mentre il coach lavora in modo finalizzato, per un obiettivo specifico, che può essere della persona stessa o dell’organizzazione all’interno della quale opera.I temi del disagio – anche in ambito organizzativo e professionale - vengono affrontati dai counselor; quelli relativi ad una patologia da psicoterapeuti e psichiatri.

Nel numero 1 di OUTSIDER abbiamo pubblicato “Che cosa è il coaching”.Nelle prossime puntate parleremo di scuole internazionali e italiane, di percorsi, di requisiti e di etica per diventare coach, di metodologie e di strumenti, di scelta di un coach e di quanto costa, di associazioni, di casi reali nei diversi contesti, di trappole da evitare e ascolteremo la voce di alcuni protagonisti.

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Formazione “massima”Se pensi che l’istruzione sia costosa, prova con l’ignoranza.

(Derek Bok, ex Presidente dell’Università di Harvard)

Gli stupidi dicono quello che sanno. I saggi sanno quello che dicono.

(S. Bellow)

Cambiamento: l’unica persona che vuole essere cambiata è il neonato quando si è fatto pipì addosso.

Sarebbe bello poter dire che non è vero. Ma tutti noi opponiamo delle resistenze a metterci in discussione (che poi è soltanto la premessa per ogni eventuale cambiamento), a mettere in un canto quanto poco o tanto abbiamo conquistato per ricominciare da capo, a cambiare il nostro approccio verso noi stessi o gli altri o la vita stessa.

Vedi di non chiamare intelligenti soltanto quelli che la pensano come te.

E’ facile, e comodo, circondarsi di “yes men”, il difficile è accorgersene.

Alcuni si ritengono perfetti unicamente perché sono meno esigenti nei propri confronti.

Triste, sconsolata verità quotidiana: quanti di noi si riparano dietro questo comodo placebo?

A cura di Francesco Dolcino A cura di Paolo Pulci

Le massime sono state scelte da Francesco Dolcino e Paolo Pulci. I commenti alle massime sono di Francesco Dolcino.

Francesco Dolcino

Ingegnere e consulente aziendale, trasforma le idee di business in cose che si fanno, una dopo l’altra e nella giusta sequenza, fino a conseguire il risultato. Tra le altre opere, ha pubblicato:“Massime minime”, “Massime minime – Atto II”, “Minime e massime”, tutte con Edizioni Paradiso e dalle quali attingiamo per questa rubrica.

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SERENDIPITY

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A cura di Roberta Gallazzi, Mariangela Maruccia e Cinzia Tonin

StartupperServizi di sostegno alla creazione di nuove imprese

Garanzia Giovani - Misura di sostegno all’autoimpiego e all’autoimprenditorialitàÈ attivo su tutto il territorio lombardo “Startupper”,

progetto promosso da Unioncamere Lombardia e Camere di Commercio lombarde, finanziato nell’ambito del Fondo di Perequazione 2014 – Unioncamere Nazionale.

Il progetto ha l’obiettivo di promuovere la diffusione di cultura imprenditoriale attraverso servizi per la creazione, lo sviluppo e la sostenibilità di nuove imprese.

Si rivolge a tutti coloro che – domiciliati o residenti in Lombardia - hanno la finalità di avviare una nuova impresa considerata giovanile, femminile, sociale, innovativa o di immigrati.

Realizza servizi gratuiti per supportare chi vuole mettersi in proprio: dalla fase di definizione dell’idea, alla verifica della fattibilità tecnica ed economica, alla nascita effettiva della nuova impresa fino al suo sviluppo nei primi mesi di attività.

“Startupper“ offre la possibilità di prendere parte a un percorso che prevede:• sensibilizzazione e informazione in merito all’iniziativa;• seminari di orientamento al mettersi in proprio;• formazione per il business plan e la valutazione di fattibilità;• assistenza personalizzata per la stesura del business plan;• servizi a sostegno della costituzione dell’impresa;• accompagnamento per l’accesso al credito e alla finanziabilità;• supporto allo start up.

www.lom.camcom.it

Garanzia Giovani (Youth Guarantee) è il Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile. Programma promosso da Unione Europea e Ministero del Lavoro, è attuato da tutte le Regioni.

E’ rivolto a giovani con età compresa tra i 15 – 29 anni, che non lavorano e non studiano (NEET).Regione Lombardia, oltre alle attività previste per favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, pubblicherà a breve l’Avviso “MISURA DI SOSTEGNO ALL’AUTOIMPIEGO E ALL’AUTOIMPRENDITORIALITÀ” per supportare i giovani nell’avvio di nuove attività. I giovani potranno rivolgersi alle Camere di Commercio lombarde per richiedere servizi gratuiti di:• formazione per il business plan ;• assistenza personalizzata per la stesura del progetto imprenditoriale/di lavoro autonomo;• mentoring e affiancamento post- costituzione.

Inoltre i giovani che usufruiranno dei servizi di Garanzia Giovani potranno presentare domanda di finanziamento per la concessione di prestiti, per l’avvio di nuove iniziative imprenditoriali, che avranno un importo variabile da un minimo di 5 mila ad un massimo di 50 mila Euro. I prestiti verranno erogati a tasso di interesse zero senza garanzie personali.

Per informazioni: Punto Nuova Impresa delle Camere di Commercio lombardewww.garanziagiovani.regione.lombardia.it

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Scadenze, opportunità da cogliere, possibilità di finanziamenti

CARPE DIEM

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Lombardia: primato su formazione continua

L’Italia, il capitale umano e i giovani

La Lombardia è la prima regione in Italia nella formazione continua e vanta il maggior numero di imprese che hanno partecipato a piani formativi.

PIANI FORMATIVILa Lombardia (tra gennaio 2013 e giugno 2014) è risultata la regione in cui sono stati approvati più piani formativi, il 27% del totale nazionale; seguono Veneto (17,8%), Emilia Romagna (12,7%) e Piemonte (10,8%).

PARTECIPAZIONE DELLE IMPRESELa Lombardia è la regione italiana che vanta il maggior numero di imprese che hanno partecipato a piani formativi; tra il 2008 e il 2014 sono state 86.201. Seguono, Veneto (42.647 imprese), Piemonte (35.649) ed Emilia Romagna (31.497). 

PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORIIn Lombardia si osserva il numero più alto di lavoratori che hanno preso parte a progetti formativi. Si stima che, nel 2013, siano stati 156.588, su un totale italiano di 553.825. Seguono Veneto (75.454), Emilia Romagna (59.477) e Piemonte (50.614).

Fonte: Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) - XV Rapporto sulla Formazione Continua (2013-14) realizzato per conto del Ministero del Lavoro

Per i giovani “si è fatto troppo poco come Paese e il doloroso segno di questo arretramento è una diaspora dei migliori e dei più competitivi, che lasciano un Paese avaro, che non sa trattenerli”. Sono parole significative di Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria, pronunciate il 19 novembre scorso alla XXII Giornata Nazionale Orientagiovani, organizzata da Confindustria e Assolombarda a Milano.Squinzi ha anche ricordato che le persone, il capitale sociale è “l’unico di cui dispone una nazione come la nostra, povera di materie prime”.

Per Squinzi non si può “concepire una politica industriale se non strettamente connessa a una politica dell’educazione in senso lato”.

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A cura di Mariangela Maruccia e Paolo Pulci

Notizie dal mondo della formazione, eventi, novità normative

NEWS DAL MONDO DELLA FORMAZIONE

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Italia e giovani NEETSiamo al primo posto, ma c’è poco da stare allegri.

L’Italia ha il più alto numero di giovani NEET in Europa: 2,4 milioni. NEET è l’acronimo inglese di Not (engaged) in Education, Employment or Training, cioè persone non impegnate nello studio, né nel lavoro e neanche nella formazione. Il 26% dei giovani italiani tra i 15 e i 30 anni è un NEET. La media europea è il 17%, in Germania non superano il 10%. Il 60% dei NEET italiani ha un diploma o una laurea. A dirlo è una recente indagine di Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e Statistica sociale dell’università Cattolica di Milano. Quanto capitale umano sta sprecando l’Italia?

Alessandro Rosina, NEET. Giovani che non studiano e non lavorano, Vita e Pensiero, 2015.

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A cura di Mariangela Maruccia e Paolo Pulci

Notizie dal mondo della formazione, eventi, novità normative

NEWS DAL MONDO DELLA FORMAZIONE

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A cura di Pieralda Passione

Opportunità di formazione finanziata per i dipendenti attraverso i Fondi Interprofessionali con il supporto di Formaper

Opportunità di formazione finanziata dalla formazione continua

FONDIRE’ in fase di realizzazione il progetto Business class rivolto ai dirigenti del settore bancario, finanziario e assicurativo, iscritti al Fondo Fondir businessclass.conform.itIl catalogo dei corsi realizzati da Formaper è aperto anche a imprenditori e/o loro collaboratori che possono utilizzare altre coperture finanziarie di altri Fondi Interprofessionali. Contattare Formaper per le modalità d’iscrizione.

FONDIMPRESAFormaper da anni affianca le imprese nella presentazione dei progetti finanziati sul Conto Formazione azIendale e sugli Avvisi di sistema.

SERVIZIO “CHIAVI IN MANO” FORMAPERSu richiesta delle imprese, Formaper offre un servizio “chiavi in mano” che comprende numerose attività tra cui la gestione completa della pratica di finanziamento; progettazione del piano formativo; gestione delle procedure per l’ottenimento dell’accordo sindacale, progettazione generale e stesura del piano sulla base dei fabbisogni specifici aziendali; docenza e tutoraggio; attività di amministrazione e segreteria; rendicontazione economico/finanziaria del progetto.

A valere sull’Avviso Formazione Continua della Regione Lombardia, Formaper su richiesta delle imprese presenterà progetti formativi finalizzati a qualificare e aggiornare le competenze professionali principalmente dei lavoratori e di altre figure che saranno specificate nel bando di prossima pubblicazione.

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Segnalazioni e sinergie con iniziative, eventi e proposte Formaper

SANTA MARTA 18

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Edgar Morin, Insegnare a vivere.Manifesto per cambiare l’educazioneRaffaello Cortina Editore, 2015

Edgar Morin, filosofo e sociologo francese, novantaquattrenne, non ha certo bisogno di molte presentazioni. “Insegnare a vivere” è l’ultimo lavoro di una sua trilogia dedicata al tema dell’educazione.

“E cammin facendo, ho acquisito la convinzione che la nostra educazione, per quanto dia strumenti per vivere in società (leggere, scrivere, far di conto), per quanto dia gli elementi (sfortunatamente separati) di una cultura generale (scienze della natura, scienze umane, letteratura, arti), per quanto si dedichi a preparare o a fornire un’educazione professionale, soffre di una carenza enorme per quanto concerne un bisogno primario del vivere: ingannarsi e cadere nell’illusione il meno possibile, riconoscere fonti e cause dei nostri errori e delle nostre illusioni, cercare in ogni occasione la conoscenza più pertinente possibile. Da qui una primaria ed essenziale necessità: insegnare a conoscere la conoscenza, che è sempre traduzione e ricostruzione.

(da E. Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione.)

A cura di Paolo Pulci

Segnalazioni e/o recensioni di opere sulla formazione e sviluppo

PAGINE DI FORMAZIONE

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Nel prossimo numero...

Nei prossimi numeri lanceremo nuove rubriche, tra le quali “L’esperto risponde”, in cui i lettori potranno porre domande, interrogativi, dubbi metodologici, richieste di servizi, e altre ancora.

Mandateci domande e suggerimenti!

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Formaper – Camera di Commercio di MilanoVia Santa Marta, 18 – 20123 MilanoTel. 02/8515.5344

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