La Riunione di Polly River

25

description

Tommy è un bambino di dodici anni con un'ossessione, quella di riunire il suo gatto Milo alle sorelle: Tara, che è stata accolta da una vicina, e Polly, che vive randagia per strada. Ma i suoi progetti naufragano quando la madre, infermiera, scompare nel nulla assieme a un neonato, rapito dall'ospedale dove lei lavorava. La polizia invade la loro casa e pian piano la verità viene a galla: quella donna non era la loro madre, sia Tommy che sua sorella Rebecca erano stati anche loro rapiti in tenera età. Tommy è costretto a lasciare Milo da una vicina e viene ospitato in un istituto, in attesa che vengano trovati i suoi veri genitori.

Transcript of La Riunione di Polly River

Page 1: La Riunione di Polly River
Page 2: La Riunione di Polly River

POLLY RIVER

La Riunione

Romanzo

Page 3: La Riunione di Polly River

Copyright © 2011 CIESSE Edizioni Design di copertina © 2011 Polly River La Riunione di Polly River Tutti i diritti sono riservati. È vietata ogni riproduzio-ne, anche parziale. Le richieste per la pubblicazione e/o l’utilizzo della presente opera o di parte di essa, in un contesto che non sia la sola lettura privata, devono essere inviate a: CIESSE Edizioni Servizi editoriali Via Conselvana 151/E 35020 Maserà di Padova (PD) Telefono 049 78979108/8862964 | Fax 049 2108830 E-Mail [email protected] | P.E.C. [email protected] ISBN eBook 978897277668 Collana GREEN http://www.ciessedizioni.it NOTE DELL’EDITORE Il presente romanzo è opera di pura fantasia. Ogni ri-ferimento a nomi di persona, luoghi, avvenimenti, in-dirizzi e-mail, siti web, numeri telefonici, fatti storici, siano essi realmente esistiti o esistenti, è da conside-rarsi puramente casuale e involontario. Quest’opera è stata pubblicata dalla CIESSE Edi-zioni senza richiedere alcun contributo economico all’Autore.

Page 4: La Riunione di Polly River

BIOGRAFIA DELL’AUTORE POLLY RIVER nasce nel febbraio 2010, al Torneo Letterario IoScrittore, indetto dal Gruppo Gems. In tale Torneo, infatti, era d’obbligo che l’autore si pre-sentasse con uno pseudonimo. Polly era il nome di uno dei gatti protagonisti del libro in gara. In un pio-voso pomeriggio, durante un’ennesima revisione, mentre la storia scorreva e la povera Polly, tenera gat-tina, stava per essere travolta da un fiume impetuoso, una vecchia canzone veniva suonata: Mimi on the Be-ach, di Jane Siberry. Ed è stato questo connubio a ge-nerarla. L’idea è nata, spontanea: Polly in the River! Quale nome più appropriato per battezzarla: Polly River! La piccola Polly era appena nata, neppure sapeva di esistere, e già subito è stata gettata in pasto a squali famelici, in un sanguinoso Torneo dove avrebbero cercato di scannarla. Eppure, lottando con le unghie e con i denti è riuscita a farsi strada, a conquistarsi il suo posto nel mondo, a far valere la propria voce. E quando il Torneo è finito, si è rifiutata di deporre le armi, decisa a continuare a esistere, a mostrarsi più brava persino di chi l’aveva creata, ad affrancarsi del tutto dalla sua forma umana, a combattere per i pro-pri diritti felini: scrivere, scrivere ancora, e infine pubblicare. E quindi ecco a voi il primo libro di Polly River! Miao!

Page 5: La Riunione di Polly River

A Bibi

Page 6: La Riunione di Polly River

INDICE

1. ......................................................................... 7 2. ...................................................................... 18 3. ..................................................................... 30 4. ...................................................................... 43 5. ...................................................................... 54 6. ...................................................................... 70 7. ...................................................................... 81 8. ...................................................................... 92 9. .................................................................... 105 10. .................................................................. 114 11. ................................................................... 125 12. ................................................................... 138 13. ................................................................... 148 14. ................................................................... 158 15. ................................................................... 168 16.................................................................... 178 17. ................................................................... 189 18. .................................................................. 201 19.................................................................... 213 20. ..................................................................222 21. ................................................................... 234 22. .................................................................. 243 23. .................................................................. 251 24. .................................................................. 261 25. .................................................................. 270 26. ................................................................. 280 27. ................................................................. 290

Page 7: La Riunione di Polly River

1.

«Lo sai che Milo ha due fratelli? Anzi, per essere

precisi, due sorelle?» Rebecca gira la pagina e legge ancora un paio di ri-

ghe, prima che le parole del fratello minore facciano breccia nella sua concentrazione. Alza il capo e lo vede appoggiato accanto alla porta. Tecnicamente non ha ancora messo piede nella sua camera, che per lui è off limits.

«E allora? È un gatto, Tommy, e i gatti sono sempre pieni di fratelli e sorelle. Non lo sai?»

Tommy considera quelle parole come un invito e-splicito a entrare e mette un piede dentro la stanza. Rebecca è coricata sul letto e quello che ha tra le mani non è un libro scolastico, ma uno dei soliti romanzetti sentimentali per cui lui la prende sempre in giro.

«Che c’entra, io non lo sapevo. È strano. Non è bel-lo.»

«Cosa dici? Cosa non è bello?» «Che lui avesse una famiglia e noi gliel’abbiamo

portato via.» Rebecca non riesce a restare seria. «In primo luogo,

non l’abbiamo portato via. L’hanno regalato alla mamma. Poi anche i suoi fratelli... le sue sorelle, a-vranno trovato una casa pure loro, se sono stati fortu-nati.»

Tommy si affretta a prendere al volo l’imbeccata che aspettava. «Tara sì, l’ha presa la signora Marchini. Ma

Page 8: La Riunione di Polly River

Polly no, vive ancora per la strada. L’hai vista anche tu, quella gattina tigrata che è sempre intorno ai bi-doni della spazzatura.»

Rebecca sospira in modo teatrale, quasi delusa di aver scoperto così presto il suo gioco. «È a questo che vuoi arrivare? Vorresti un altro gatto? Stai pur certo che la mamma non te lo lascerà prendere! E poi uno randagio, figuriamoci!»

Lui fa subito una smorfia. «No, che c’entra! Sto solo dicendo che non è giusto separarli così. Magari si vo-levano bene.» Poi aggiunge, con un pizzico di malizia: «Tu non staresti male, se mi portassero via?»

Rebecca lo guarda a lungo, soppesandolo. «Devo proprio risponderti?»

Tommy preferisce sorvolare. «Non sarebbe bello se si potessero trovare tutti e tre assieme?» Vedendo la faccia seccata di Rebecca, aggiunge veloce: «Solo per una volta, per vedere cosa succede.»

Rebecca gli dà corda, magnanima, ma riserva al fra-tello un tono scolastico, quello che usa durante le in-terrogazioni. «I gatti non sono come gli esseri umani, dimenticano facilmente. Da quant’è che ce l’abbiamo? Tre mesi? Non li riconoscerebbe neppure i suoi fratel-li. Sono fatti così.»

Non sono argomentazioni che gli fanno piacere. «È triste.»

Rebecca alza le spalle e torna a leggere. Tommy non si dà per vinto. «Però mi piacerebbe

provare. Solo per sapere.» «Fa’ quello che vuoi. Basta che non lo fai in questa

casa. Il gatto è tuo, io non me ne faccio niente. Se vuoi rischiare di perderlo, sono fatti tuoi.»

Page 9: La Riunione di Polly River

Ripete quella parola minacciosa, preoccupato: «Perderlo?»

Rebecca sorride, maliziosa. «Se lo porti fuori ti può anche scappare, non è abituato.» Lo guarda fisso. «Potrebbe decidere di non tornare indietro.»

«Oh!» Riesce solo a dire Tommy, valutando le varie possibilità.

«E poi chi va dalla Marchini a dirle che organizzi una rimpatriata di gatti randagi?»

Lui resta in silenzio. «È un’idea assurda, renditene conto.» Non sta proprio andando nel modo in cui lui aveva

sperato. Tommy indietreggia confuso. «Vado in came-ra mia.»

Lei gli urla dietro: «E chiudi la porta!» Milo è sul letto, pronto a tendergli un agguato. Si è

nascosto sotto il copriletto, in attesa di balzare fuori all’improvviso. Come sempre ha dimenticato in piena vista qualche pezzo, questa volta la coda, che si agita impazzita.

Tommy finge di cascarci, si avvicina e si lascia ag-gredire. Tanto Milo è un gatto educato, ormai non graffia più. È ancora giovane, dovrebbe avere sei o sette mesi, stando a quello che ha scoperto. Sembra felice, sembra davvero un gatto felice. Si rotola a pan-cia in aria, per farsi grattare.

Tommy si affaccia alla finestra. Anche se incomincia già a fare buio, i bidoni della spazzatura lungo il viale sono illuminati da un lampione. Gli pare di scorgere un movimento, ma poi tutto torna immobile e silen-zioso.

Page 10: La Riunione di Polly River

Attende ancora, nella speranza di vedere Polly. Do-po qualche minuto si stufa e torna sul letto a giocare con Milo. Lui non assomiglia per niente alla sorella, è tutto rosso, con qualche ciuffo più chiaro in pancia.

Tommy gli chiede: «Ti mancano le tue sorelle? Lo vedo che sembri felice, ma so che ti mancano. Rebec-ca mi mancherebbe, anche se non è granché come so-rella.»

Si corica sul letto accanto a Milo, smettendo di stuz-zicarlo. Il gatto sale sulla sua pancia, si stiracchia, poi allunga le zampe e inizia a fare le fusa.

Tommy continua a parlare con lui, come se fosse un vecchio amico. «Non si lascia toccare, Polly. Ci ho provato, ma non si avvicina. Tara non so neppure che aspetto abbia. Non l’ho mai vista.»

Inizia ad accarezzare il suo manto, allora il gatto si distende su di lui, mettendo in mostra la pancia, il ronfare aumenta di volume.

«Te le trovo!» Mormora Tommy. «Lo prometto. Vedrai che le incontrerai di nuovo.»

Sporge la testa dalla porta, un’altra volta. «Ti di-

spiace...» «Che c’è?» Chiede subito Rebecca, seccata di essere

sempre interrotta. Stavolta non è bendisposta e Tommy si chiede se sia

il caso di continuare. «Ti dispiace se vado a parlare con la signora Marchini?»

Lei lo guarda sbalordita. «Per quell’idiozia della rimpatriata? Tu sei tutto matto!» Sposta gli occhi ver-so il comodino, su cui è posato un orologio digitale a forma di cuore, con i numeri belli grossi. «Diavolo, è

Page 11: La Riunione di Polly River

già ora di cena!» Posa il libro, mettendo il segno, e si alza dal letto. «Dobbiamo ancora preparare la tavola. La mamma sta per arrivare.»

Lui deve scostarsi dalla porta per lasciarla passare. «Anzi, dovrebbe essere già qui. Meno male che è in

ritardo!» Continua lei, poi lo scuote con una mano. «Dai, muoviti. Aiutami.»

Tommy la segue deluso. «Non mi hai risposto.» Rebecca raggiunge la cucina, senza neppure girarsi

a controllare se lui la stia seguendo. «Stasera no di certo. Vedremo domani, di giorno.»

Lo vede abbattuto e decide di non infierire. Lo co-nosce fin troppo bene e sa quanto possa essere testar-do suo fratello. «Se proprio lo vuoi fare... A me sem-bra un’idiozia. Ne verranno fuori soltanto guai.» Forte della sua concessione, lo richiama all’ordine. «Dammi una mano!»

Iniziano ad apparecchiare, ma Tommy continua a essere svogliato. Rebecca è costretta ad andargli die-tro e rimettere a posto ogni cosa che lui tocca. Si ren-de conto che Tommy non è soddisfatto e quella storia non può finire lì. «E poi, chi te l’ha detto che quelle due sono le sue sorelle?»

Lui si ravviva, felice di poterne parlare. «La portie-ra. Conosceva la madre. È stata investita da una mac-china quando erano piccoli. Per questo ha cercato di darli via. È lei che gli ha dato i nomi.»

Rebecca finisce di apparecchiare da sola, mentre Tommy cerca il coraggio di fare la sua proposta. «Non potresti venire anche tu dalla signora Marchini?»

Rebecca ormai se l’aspettava, non ne è affatto stupi-ta. «Che idea assurda! Perché dovrei?»

Page 12: La Riunione di Polly River

«Non la conosco.» «Io sì, secondo te?» «Tu qualche volta l’hai incontrata.» Rebecca alza lo sguardo al cielo. «Quella cariatide!

Avrà cent’anni. Non ci tengo proprio a entrare nella sua casa. Scordatelo!»

Tommy assume un’espressione triste, cercando di commuoverla.

«Non mi freghi sai? Se vuoi andare avanti con que-sta idea assurda, devi darti da fare da solo.»

«Però...» Rebecca taglia corto, e gli fa un’altra concessione.

«Vedremo.» Guarda l’orologio appeso sulla parete, poi va a dare un’occhiata dentro al frigorifero. Non pare felice dell’esplorazione. «Non c’è niente di pre-parato. Speriamo che la mamma porti qualcosa.»

«Ho fame.» Tommy non riesce più a stare fermo sulla sedia e si

agita in continuazione. Neppure Rebecca può dargli torto. Gli indica il frigorifero: «Arrangiati.»

Tommy va a curiosare, frugando al suo interno, ma anche lui resta deluso. Non trova alcun tesoro e nep-pure leccornie sfuggite allo sguardo frettoloso di Re-becca. Prende comunque tutto quello che reputa commestibile e lo porta sul tavolo. «Quando arriva, vedrai che non si arrabbia neppure. È colpa sua se ha fatto tardi!» Le spiega, quasi a scusarsi.

A Rebecca non interessa, ha altri problemi. «Un’ora di ritardo. Non è mai accaduto, ha sempre telefona-to!»

Per Tommy non è un ritardo preoccupante, a lui è

Page 13: La Riunione di Polly River

già successo di fare assai peggio. «Se ne sarà dimenti-cata, o ha le batterie del cellulare esaurite. Magari ci sarà stata qualche emergenza.»

Non basta a tranquillizzarla. Rebecca si alza e va nell’entrata dove c’è l’unico telefono della casa, ap-poggiato su un mobiletto. Ha sempre con sé il cellula-re, ma non la sfiora neppure l’idea di usarlo, rispar-miatrice com’è.

Tommy le urla dietro: «La chiami?» «Per forza. Non riesco a stare tranquilla.» Tommy alza le spalle. «Fai come vuoi.» Quando Rebecca torna, Tommy sta affettando il sa-

lame. Distribuisce equamente le fettine tra lui e Milo. Rebecca lo rimprovera, senza convinzione: «Fai scen-dere quel gatto dal tavolo.»

Tommy non le dà retta, accarezza il gatto. «Non ri-sponde?»

«Mi dice che il numero non è raggiungibile.» Tommy indaga, con prudenza. «Pensi che le sia suc-

cesso qualcosa?» Rebecca fa un gesto vago, poi viene a sedersi al ta-

volo, di fronte a lui. Nonostante le proteste appena fatte, si mette ad accarezzare Milo che sta divorando il salame. «Non è da lei, comportarsi così. E se...»

Lì si ferma. Ci pensa Tommy a palesare tutti i suoi dubbi, con un tono fin troppo drammatico. «Può es-sersi sentita male. Forse ha avuto un incidente!»

«Smettila!» Restano in silenzio, poi Rebecca torna al telefono. «Chi chiami?» «L’ospedale.» Tommy s’impensierisce. «Oddio, credi davvero che

Page 14: La Riunione di Polly River

abbia avuto un incidente?» Lei sorride. «No, sciocco. Chiamo la pediatria, dove

lavora mamma. Magari le hanno chiesto di fare gli straordinari.»

Tommy accantona il problema e torna a dedicarsi a Milo. Il gatto annusa appena il formaggio, non gli dà neppure una leccata, così finisce tutto sul piatto di Tommy. Trova pure due panini avanzati del giorno prima, che mette nel microonde facendoli tornare croccanti. Non si può certo dire un pasto principesco, giusto uno spuntino in attesa che la madre ritorni. Rebecca non ha ancora toccato cibo.

«Allora?» Grida Tommy. Lei ritorna sempre più preoccupata. «Non lo so.

Hanno detto che è uscita in orario, come tutte le se-re.»

«Che si fa?» «Be’, incidenti non ne ha avuti. L’avrebbero portata

lì e tutti ne sarebbero stati al corrente. Non ci sono al-tri ospedali in zona. Mi hanno detto di non preoccu-parmi.»

Ma lo è, eccome. Tommy, incurante del suo stato d’animo, arrischia: «Forse è morta.»

Sa di aver esagerato, Rebecca adesso si arrabbierà. Invece la sorella prende seriamente anche questa pos-sibilità. «Anche i morti li portano in ospedale.»

Lui la guarda incredulo. «Perché? Non li possono mica curare!»

Rebecca si ritira nel silenzio. Tommy finisce di mangiare, non le chiede neppure se vuole qualcosa, poi ritiene di fare la cosa giusta portando nel lavandi-no i piatti che ha usato, ma si guarda bene dal lavarli.

Page 15: La Riunione di Polly River

Torna a sedersi, ma è evidente che si sta annoiando. In realtà non condivide le preoccupazioni della sorel-la, per lui sono qualcosa di astratto.

«Io ho finito, ora va meglio.» Annuncia, anche se dubita che a lei possa importare, e aggiunge: «Che si fa? Chiami la polizia?»

Rebecca non lo sta ascoltando, e percepisce solo la parola polizia. «No, niente polizia. Lo sai che alla mamma i poliziotti non piacciono.»

«Perché?» Rebecca alza le spalle. «Lei è fatta così, magari in

passato avrà litigato con qualcuno di loro. Ogni tanto in ospedale le capita di averci a che fare. Aspettiamo ancora, vedrai che tornerà.»

Tommy azzarda: «Vado a vedere un film alla tv. Vieni anche tu?» Dopotutto non ci vede nulla di sba-gliato, mica c’è qualche malato in casa, si tratta solo di un po’ di ritardo.

Rebecca scuote il capo, ma non si oppone. «Ti rag-giungo dopo, tu va pure.»

La lascia lì, seduta al tavolo, pensierosa. Tommy si sente in colpa, almeno un po’. Il film è

stato così interessante che si è dimenticato dell’assenza della madre, l’ha seguito con partecipa-zione fino all’ultima scena. Solo allora si è accorto che Rebecca non è mai venuta in salotto e che, di conse-guenza, la mamma non è tornata. Quando spegne il televisore, la casa torna a immergersi nel silenzio.

Con la spiacevole sensazione di aver sbagliato qual-cosa, Tommy torna in cucina. Rebecca è ancora sedu-ta al tavolo, come se non si fosse mai mossa.

Page 16: La Riunione di Polly River

Le chiede: «Hai telefonato?» Lei annuisce. «Ho anche chiamato tutte le sue ami-

che, nessuna l’ha vista.» Tommy inizia a sentirsi a disagio e per la prima vol-

ta anche a lui quel ritardo pare strano: ora il problema sta diventando concreto, lo tocca personalmente. «E la polizia?»

Rebecca non risponde, segno che non l’ha chiamata. «Le è successo qualcosa!» Dice Tommy, e non è una

domanda. Rebecca guarda l’ora e si alza in piedi con fare mec-

canico. «È già tardi. Devi andare a letto, Tommy, do-mani hai la scuola.»

Lui non è convinto. «E la mamma?» «Arriverà, stai tranquillo.» L’ottimismo di sua sorella non è molto convincente,

proprio nel momento in cui lui incomincia a preoccu-parsi davvero. Rebecca lo raggiunge e inizia a spinger-lo verso la porta. «Su, vai a prepararti.»

Non ne ha nessuna intenzione, anche se fatica a te-nere gli occhi aperti. È insolito per lui andare a dor-mire così tardi. «Ma se...»

«Se c’è qualche notizia, vengo a svegliarti. Non ti preoccupare.»

Tommy si lascia accompagnare in camera. Milo sci-vola tra le loro gambe, correndo per precederli. Si infi-la per primo nella camera, senza aspettare che la por-ta venga aperta del tutto, salta sul letto.

«Vedi? Lui è già pronto!» Dice la ragazza, simulan-do allegria.

Tommy vorrebbe aggiungere qualcosa, perché gli sembra sbagliato comportarsi come se non fosse suc-

Page 17: La Riunione di Polly River

cesso niente, ma Rebecca non gliene lascia il tempo. «Preparati, adesso. Arrivo subito.»

Mentre indossa il pigiama, sbadigliando, la sente usare il telefono ancora una volta. Però non la sente parlare, segno che nessuno ha risposto.

Quando Rebecca torna, lui è già a letto. Milo è al suo fianco, alla ricerca della posizione migliore per accoccolarsi. Rebecca pare compiaciuta che lui si sia già sistemato, e gli sorride. «Stai sereno, non è suc-cesso niente di grave. Vedrai che adesso arriva. L’aspetto io, tu dormi tranquillo.»

È insolito che sua sorella sia così gentile con lui. An-zi, non succede quasi mai. Si sta comportando proprio come la mamma. Tommy sente solo crescere la preoc-cupazione.

Quando Rebecca spegne la luce e chiude la porta, lui si stringe a Milo, assolutamente deciso ad attendere sveglio il ritorno della madre.

Due minuti dopo stanno già dormendo entrambi.

Page 18: La Riunione di Polly River

2.

La voce di Rebecca è fastidiosa, stridula. Parla in

continuazione, senza un attimo di pausa. Tommy cer-ca di escluderla dal suo sogno, lotta per non svegliarsi, ma è tutto inutile. Vorrebbe tanto che smettesse. È già ora di alzarsi? Lui ha ancora sonno.

Non sembra che stia chiamando lui. Pian piano i ri-cordi affiorano: il ritardo di sua madre, l’attesa della sera prima. Immagina che sia finalmente tornata e ora stiano discutendo. Però la voce di Rebecca è stra-na, lamentosa. Devono essere fuori dalla porta, non capisce che ci facciano lì.

Poi la luce si accende, abbagliandolo. Tommy strin-ge gli occhi e mugola. «Mi alzo, mi alzo. Spegni!»

La luce non si spegne. Lui socchiude gli occhi, poi li spalanca. C’è un uomo sulla porta della sua camera, un uomo che non ha mai visto. Riconosce la divisa che indossa e capisce che è un poliziotto. Cerca di guarda-re nel corridoio dietro di lui, e gli pare di scorgere un movimento. Ora le parole di Rebecca gli arrivano più chiare, ma non riesce ancora a vederla. «Visto! Ve l’avevo detto che non c’è. Lasciatelo in pace!»

L’uomo si guarda intorno, poi viene avanti. Tommy lo segue con gli occhi, a bocca aperta. L’uomo pare cercare qualcosa, poi finalmente si rivolge a lui. «Dov’è tua madre?»

Tommy non riesce ancora a ragionare, non si è sve-gliato del tutto, quindi scuote solo la testa.

Page 19: La Riunione di Polly River

Un altro poliziotto appare sulla porta, e torna la vo-ce di Rebecca, più lontana, acuta e isterica. «Ma non lo so! Come ve lo devo dire!»

Il primo poliziotto che è entrato avvicina una sedia e si siede accanto al suo letto. «Quando hai visto tua madre per l’ultima volta?»

Il disagio di Tommy cresce, mentre ricorda gli av-venimenti della sera prima. Prova una punta di ri-morso per essersi addormentato. Chiede: «Cosa le è successo?»

E l’uomo, subito: «Cosa pensi che le sia successo?» Sente la mancanza di Rebecca, lui non ha idea di co-

sa dire. Ora non riesce neppure più a sentire la sua voce. Trova sconvolgente che un estraneo abbia inva-so in quel modo la sua camera. «Non lo so.»

«Quando l’hai vista per l’ultima volta?» Chiede di nuovo.

La risposta viene istintiva. «Ieri mattina. Mi ha por-tato a scuola.»

Il poliziotto si mostra scettico. «Poi basta?» Il disagio cresce, e lui si sente offeso di non essere

stato creduto. «Mangio a scuola, alla mensa. Dopo viene Rebecca a prendermi alle cinque.»

«E ieri sera?» Di nuovo cerca con gli occhi Rebecca, e aguzza le

orecchie per sentire la sua voce. C’è qualcun altro in casa con loro, è probabile che anche lei stia subendo un interrogatorio simile. È stata Rebecca a chiamare la polizia? Non ne è sicuro, e neppure sa come com-portarsi. Di certo sua madre si arrabbierà, e molto.

Decide di attenersi alla verità, comunque. «Non è tornata a casa.» Poi aggiunge, perché in fondo si ver-

Page 20: La Riunione di Polly River

gogna di essersi addormentato: «Eravamo molto pre-occupati.» E calca parecchio sul molto.

Il poliziotto lo studia a lungo, in silenzio. Lo sor-prende, perché non gli rivolge altre domande, si alza ed esce dalla stanza, lasciando la porta socchiusa.

Tommy si rende conto che non gli ha detto proprio niente, e che ancora non ha idea di cosa sia accaduto alla madre. Scende dal letto, un po’ imbarazzato all’idea che qualcuno possa entrare e sorprenderlo co-sì, e cerca i suoi vestiti. Accanto al letto sono posati quelli che si è tolto la sera prima, e questo è un brutto segno: sua madre non è tornata. Li indossa lo stesso, in tutta fretta, anche se sono stropicciati. Solo allora si rende conto che Milo non è lì: deve essere scappato quando quel poliziotto è entrato.

Con cautela apre la porta e sporge la testa. Vede due poliziotti muoversi nel corridoio. La loro casa non è molto spaziosa, ma vi sono comunque tre camere da letto più il salotto. In quel momento gli pare ancora più piccola, inadeguata a contenere tutti quegli estra-nei. Un bisogno impellente lo costringe a rimandare qualsiasi indagine. Attende che nessuno stia guardan-do verso di lui per fiondarsi fuori e correre in bagno.

Lo trova deserto, per fortuna, e resta un attimo in-certo prima di chiudersi a chiave. In fondo è casa sua, quella, ha tutto il diritto di farlo, e non ha alcuna in-tenzione di farsi sorprendere in posizioni imbarazzan-ti.

Quando ha finito e questo richiede un po’ di tempo perché la presenza di tutti quegli uomini in casa lo di-strae parecchio, torna a sporgere la testa nel corrido-io. Vede subito la porta d’entrata, per fortuna è chiu-

Page 21: La Riunione di Polly River

sa. Milo deve essere lì, da qualche parte. Gli giunge la voce della sorella, ma lontana e troppo bassa per capi-re cosa stia dicendo. Viene dalla cucina, ed è lì che lui si dirige. Incrocia un poliziotto, nel corridoio, che ar-riva dalla camera di sua madre. L’uomo lo squadra, ma non cerca di fermarlo.

Rebecca è seduta al tavolo e di fronte a lei ci sono tre poliziotti. Almeno lui immagina che lo siano, per-ché due di loro, un uomo e una donna, sono in bor-ghese. Anche loro sono seduti di fronte a sua sorella. Il terzo poliziotto, il più anziano, è l’unico in divisa e sta in piedi dietro ai colleghi.

Rebecca è la prima ad accorgersi di lui e smette di colpo di parlare. Tommy sente su di sé gli sguardi di tutti quanti e si blocca, senza trovare il coraggio di en-trare. È l’uomo in borghese a invitarlo, con un gesto. «Vieni pure. Siediti, non aver paura.»

Dimostra una trentina d’anni ed è un tipo molto or-dinario. Anche la donna accanto a lui ha un aspetto comune, in grado di passare inosservata ovunque. Tommy dedica loro appena uno sguardo, perché subi-to il suo interesse è attratto da Milo. Il gatto si è cori-cato in mezzo al tavolo e muove svogliatamente la co-da. Si sente protagonista, al centro dell’attenzione, anche se in realtà nessuno si interessa di lui. Forse è l’unico felice di tutto quel movimento.

L’uomo in borghese riprende a fare le sue domande, questa volta includendo anche Tommy nella discus-sione. «Non avete idea di dove sia vostra madre? Non vi ha detto niente, neppure un accenno?»

Tommy lo considera un invito a parlare, e chiede ciò che più gli sta a cuore. «Le è successo qualcosa?»

Page 22: La Riunione di Polly River

Interviene la donna. «Non lo sappiamo. È scompar-sa.»

Scambia uno sguardo col collega, come a chiedere fino a che punto può spingersi, e lui fa un cenno im-percettibile con la testa. Allora continua: «E insieme a lei è scomparso anche un bambino, uno dei pazienti dell’ospedale. Ha meno di un anno.»

Tommy resta a bocca aperta, mentre una sequela di immagini drammatiche si affaccia alla sua mente: ve-de sua madre prigioniera, rapita, minacciata con una pistola e il neonato in braccio a lei. La immagina pre-sa in ostaggio in qualche casolare deserto attorniato dalla polizia, la immagina trascinata fuori dall’ospedale con la forza. Poi cerca di dare una se-quenza logica a tutte queste scene.

E mentre sta ancora studiando, la domanda di Re-becca lo raggela, mandando in frantumi tutte le sue supposizioni. «Come fate a essere così sicuri che lo abbia portato via lei?»

Tommy la guarda inorridito. Cosa sta dicendo sua sorella? Che la madre ha rapito un bambino? È im-pazzita?

La donna poliziotto risponde con calma. «Nessun altro avrebbe potuto. È stata l’unica ad allontanarsi dal reparto, il portiere è pronto a giurare che aveva con sé una cesta.»

Tommy scuote la testa. Una cesta? Cerca di imma-ginare la scena, ma non ci riesce. Si ripete ancora che è impossibile.

La donna poliziotto getta un’occhiata a un taccuino davanti a sé. «Alle diciotto il bambino era nel suo let-tino, alle venti era scomparso. Vostra madre è stata

Page 23: La Riunione di Polly River

l’unica a lasciare il reparto. Il fatto che sia scomparsa non depone certo a suo favore.»

Rebecca fatica a trattenere la rabbia. «Perché a-vrebbe dovuto fare una cosa simile?»

«Non lo sappiamo. Per questo siamo qui, per sco-prirlo.»

La voce di Rebecca è ferma, risoluta. «Mia madre non avrebbe mai fatto una cosa del genere, è assurdo. E perché poi? Ci siamo noi, ci vuole bene, lo sa quanto siamo in pena. Le deve essere successo qualcosa.»

Un nuovo scambio di sguardi tra i due poliziotti, poi torna a parlare l’uomo. «Non escludiamo nessuna i-potesi, infatti. È possibile che sia implicato qualcun altro.» E aggiunge, con poca convinzione: «Potrebbe anche essere stata costretta.»

Tommy annuisce, anche se nessuno l’ha interpella-to, e le immagini riprendono consistenza nella sua mente. Sì, deve essere andata proprio così, come ha dedotto lui.

Anche Rebecca si aggrappa a quella possibilità. «Sono ricchi i genitori del bambino?»

Risponde la donna. «A quanto ci risulta no. Sono molto giovani. Lei è una cameriera e lui va ancora all’università.»

Rebecca concretizza il pensiero di tutti quanti. «Al-lora perché? Perché rapirlo?»

Lei l’ha accettato, che quel bambino sia stato rapito. Magari non dalla loro madre, ma da qualcuno sì. Non può essere solo un caso, un incidente, un disguido. Continua, senza aspettare risposta, perché tanto nes-suno è in grado di fornirgliela: «Nostra madre non è pazza. È un’infermiera. Un’ottima infermiera. Non fa-

Page 24: La Riunione di Polly River

rebbe mai del male a un bambino. Lei i bambini li a-dora.» Lì si ferma, perché nella situazione attuale po-trebbe essere fraintesa, e precisa: «Lavora in pediatria già da otto anni. Chieda in giro, le diranno tutti quan-to è brava.»

La donna poliziotto conferma. «Sì, sono tutti sor-presi di quello che è successo, non se l’aspettavano proprio. Hanno detto che è sempre sembrata una per-sona equilibrata.»

Sentirne parlare al passato scuote i nervi di Rebec-ca. «Lo è! È impossibile che abbia fatto quello che di-te!»

Il poliziotto è lapidario: «Allora dov’è adesso? Per-ché è scomparsa?»

Deve essere stata costretta, Tommy non vede altra spiegazione. Qualcuno l’ha costretta, ma come? Ha minacciato di fare del male a loro due, è per questo che sua madre l’ha aiutato? Lo sta facendo per lui? Di una cosa, però, è assolutamente certo, e lo afferma a voce alta: «Non mi avrebbe mai lasciato!»

In effetti è il nocciolo della questione, e anche i poli-ziotti hanno fatto un ragionamento simile. Forse per questo sono così confusi. «Dovete aiutarci a trovarla, è nell’interesse di tutti.» Dice l’uomo.

Rebecca resta in silenzio, ma Tommy annuisce, per-ché gli sembra una richiesta giusta.

«Avete notato qualcosa di strano nel suo compor-tamento, ultimamente?» Chiede l’uomo. Visto che lo-ro non rispondono, aggiunge: «Qualunque cosa.»

Tommy cerca di ricordare, ma l’immagine che ha in mente è una soltanto. «Era sempre allegra. Non mi sgridava mai. Non c’era nessun problema.» Cerca

Page 25: La Riunione di Polly River

conferma interrogando Rebecca con gli occhi e anche lei annuisce, aggiungendo: «Anche il lavoro le piace-va, non si lamentava mai.»

«Aveva amici? Conoscenze maschili?» Rebecca nega. «Solo amiche, tutte infermiere come

lei. Le ho già contattate, non l’hanno vista.» Il poliziotto insiste, scettico: «Non frequentava nes-

suno? Alla sera non usciva?» «Restava sempre a casa con noi.» Dice Tommy. «A-

veva chiesto apposta che la esentassero dal turno di notte per non lasciarci soli.»

Rebecca conferma anche questa volta. «È vero. Tal-volta andava a trovare qualche amica, ma solo di po-meriggio. E comunque molto raramente, aveva poco tempo libero, tra noi e il lavoro.»

La donna poliziotto sospira. «Una madre perfetta, quindi. Allora perché ha fatto una cosa del genere?»

Non c’è nessuna risposta a una simile domanda. I poliziotti si alzano ed escono dalla cucina. Anche sta-volta accostano la porta. L’uomo in divisa, che non ha detto una sola parola, li segue. Tommy li sente parla-re, fuori dalla porta, ma a voce troppo bassa per capi-re cosa dicano.

Sono soli per la prima volta, Tommy e Rebecca, e il bambino cerca la sua vicinanza, anche se è una cosa insolita per entrambi. Rebecca gli stringe un braccio e gli sorride.

La donna poliziotto rientra per un attimo. «Voi per adesso restate qui. Manderemo un agente a tenervi compagnia. È molto importante che ci avvisiate im-mediatamente, se doveste avere sue notizie.» Detto questo, si ritira senza attendere risposta, e stavolta