La riflessione sul concetto di «imprenditore»€¦ · «la storia del capitalismo è segnata da...

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La riflessione sul concetto di «imprenditore» Lezione 1

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La riflessione sul concettodi «imprenditore»Lezione 1

La riflessione in tema di imprenditore

Cosa/chi è l’imprenditore? Secondo William Baumol (1968) «uno dei protagonisti più intriganti e, al

tempo stesso, più elusivi del cast che interpreta la vicenda che è oggettodi studio dell’analisi economica»

Perché? I metodi quantitativi e i modelli generali della teoria economica classica non

hanno fornito utili strumenti interpretativi I contributi più significativi sono arrivati dalla sociologia, dall’antropologia, dalla

psicologia, dalla storia e solo negli ultimi anni dagli studi aziendali

E’ possibile comunque enucleare due tradizioni di ricerca: Quella continentale: approccio ermeneutico-interpretativo che valorizza l’agire

individuale e la creatività dei soggetti economici Quella anglosassone: stile analitico che privilegia la considerazione delle

grandezza macroeconomiche

La tradizione continentale Gli inizi rinascimentali in Italia con il

pensiero della tarda Scolastica (filosofiacristiana medievale)

Legittimazione del profitto dell’attivitàmercantile come remunerazione delrischio e dell’incertezza (periculum)

in quel momento è l’attivitàeconomica più rilevante

SI afferma una società dalla forteconnotazione mercantil-imprenditorialeche possiamo considerare alla basedella società capitalistica che la seguirà

La tradizionecontinentale Richard Cantillon propone per la prima

volta nel Settecento il termine entrepreneur

È il «vero organizzatore di tutto ciò che siproduce»,

Colui che sfrutta le opportunità di mercatocreate dalla discrepanza tra domanda eofferta

È uno dei tre agenti economici (gli altri sonoproprietari e salariati)

L’unico che affronta il rischio derivante dal«comprare a un prezzo certo e vendere aun prezzo incerto»

La tradizionecontinentale Nicolas Badeau (1730-1792)

Fisiocratico che si concentrasull’imprenditore agricolo e lo distinguedal proprietario e dal salariato

È il «proprietario del raccolto» perché ècolui che «metteva in atto le migliorie,che correva i rischi e affrontava tutte lefatiche e le incertezze»

Oltre a quello di rischio quindi vieneassociato all’imprenditore anche ilconcetto di innovazione

La tradizione continentale

In Lombardia spunti interessanti vengono daMelchiorre Gioia (1767-1829)

«L’intraprenditore» è un intermediario traproprietari/capitalisti e operai

«sono i centri da cui parte il movimento sociale, sono icanali da cui si diffondono le ricchezze di tutti, e siripartono secondo i titoli di ciascuno»

La tradizionecontinentale Jean-Baptiste Say tra Sette e Ottocento

sottolinea il ruolo managerialedell’imprenditore

Distingue tra chi fornisce capitale aun’impresa e chi sovraintende, dirige,controlla la produzione

Con «retto giudizio», «giudiziosoardimento» e perseveranza affrontal’incertezza per consentire la creazionedi prodotti per il consumo

In sostanza l’imprenditore applica laconoscenza (oltre che affrontare ilrischio e innovare)

La tradizione continentale: sintesi

Tradizione continentaleInizi rinascimentali Attività mercantile e periculumCantillon (1680-1734) Entrepreneur e il rischioBaudeau (1730-92) Rischio e innovazioneGioia (1767-1829) IntraprenditoreSay (1767-1832) Rischio, innovazione e

conoscenza

La tradizioneanglosassone Una riflessione che parte in ritardo

perché di fatto ignorata da Adam Smith(1723-1790), padre dell’economiapolitica

L’undertaker, o projector, o employer è ilproprietario dell’impresa

Nel Settecento inglese la fabbrica tipicaè di dimensioni limitate e tutte ledecisioni vengono prese dal proprietarioche quindi è manager e capitalista

La tradizione anglosassone

Anche David Ricardo (1772-1823) nonapprofondisce la figura dell’imprenditore

Era più interessato all’accumulazione dicapitale che sta alla base dello sviluppo delsistema economico

Quest’ultima viene quindi assicurata grazie allacapacità di generare profitti da parte delcapitalista

La tradizioneanglosassone E’ solo con John Stuart Mill che la figura

dell’imprenditore (undertaker oentrepreneur come in francese) entra nellariflessione anglosassone

Tuttavia si tratta di una sorta di managerstipendiato che partecipa del rischiod’impresa e dei profitti prodotti

Mill ha vissuto gli anni della Rivoluzioneindustriali; le imprese sono di dimensionimaggiori (nascono le prime società perazioni) e si afferma un dinamico mercatodei capitali proprietà, direzione,funzione finanziaria e manageriale inizianoa separarsi

La tradizioneanglosassone

Karl Marx inizialmente sembrarecuperare la dimensioneimprenditoriale

Distingue tra capitalista attivo eproprietario del capitale a cui ilprimo paga parte del profitto per lasola proprietà del capitale

«la porzione di profitto che spetta alcapitalista operante si presentaadesso come guadagno diimprenditore»

Ma quest’ultima viene poi definitasemplicemente come «un salario dicontrollo», più alto di quello deglioperai ma non a questi opposto

La tradizione continentale e latradizione anglosassone: sintesi

Tradizione continentale Tradizione anglosassoneInizi rinascimentali Att. Mercantile e periculumCantillon (1680-1734)

Entrepreneur e il rischio

Baudeau (1730-92) Rischio e innovazione Smith (1723-90) Undertaker, projector,employer

Gioia (1767-1829) Intraprenditore Ricardo (1772-1823) Portatore di capitaleSay (1767-1832) Rischio, innovazione e

conoscenzaMill (1806-73) Entrepreneur

«manageriale»Marx (1818-1883) Capitalista operante e

salario di controllo

Una sintesi difficile

Negli ultimi tre decenni dell’Ottocentole posizioni sono più complicate

Nel continente la teoria dell’equilibrioeconomico generale (Leon Walras,Vilfredo Pareto) espunge la figuradell’imprenditore dall’analisi delsistema economico

Mentre in Inghilterra l’approcciocambia…

Una sintesi difficile

Alfred Marshall, fondatoredell’economia industriale edell’analisi degli equilibri parziali,riserva all’imprenditore il ruolo diorganizzatore della produzioneretribuito con una quota deiprofitti

È il quarto fattore di produzione Ma si tratta comunque di una

figura dedita ad attività di routinein imprese medio-piccole rivoltedirettamente al mercato èmolto simile a un manager

Una sintesi difficile

A ispirare Marshall sono stati gli scritti diWalter Bagehot (1826-77), direttore di«The Economist»

Critico dell’impostazione teorica di Smith,si focalizza sull’imprenditore con unapproccio estremamente soggettivista

«è lui [l’imprenditore] a decidere qualimerci offrire al pubblico e come equando offrirle; tutto il resto non è chemateria prima»

Una sintesi difficile

Per Joseph Alois Schumpeter (1883-1950)l’imprenditore è il motore dello sviluppoeconomico

L’analisi punta sul funzionamentodinamico del sistema economico

«la storia del capitalismo è segnata daesplosioni e catastrofi violente»

Si tratta di squilibri (cicli economici)indotti dall’azione dinamica diimprenditori-innovatori

Una sintesi difficile

Cosa fa un imprenditore-innovatore?

Mette in atto nuove combinazioni economiche (nuovi prodotti, materieprime, processi, organizzazioni, mercati)

Trasforma invenzioni in innovazioni: rende sfruttabili economicamente le invenzioni

Fa da ponte tra tecnologia ed economia

Il rischio è ripagato dai profitti dovuti alla temporanea rendita di posizionemonopolistica garantita dall’innovazione

È temporanea perché le innovazioni vengono imitate e incentivano laricerca di nuovi progressi

Una sintesi difficile

Quali sono le motivazionidell’imprenditore?

«la soddisfazione derivante da unaposizione sociale di potere e lagioia di una funzione creatrice»

Profitto e ricchezza sono le misurecon cui si valuta il successodell’imprenditore sui concorrenti

Un esempio di imprenditoreschumpeteriano è Jacob Fugger,banchiere dell’imperatore Carlo V, icui interessi imprenditorialiandavano dal tessile alla finanza,passando per commercio esiderurgia

Una sintesi difficile

Che caratteristiche hanno queste innovazioni?

Si affollano in grappoli e in settori specifici La «prima innovazione» in una fase specifica di un settore di produzione ne

sollecita altre «vicine»

Questo motiva la natura ciclica e fluttuante del processo di crescita capitalistica

Schumpeter individua tre cicli di lungo periodo: 1) innovazione nel tessile e metallurgico della Prima rivoluzione industriale (1776-

1842)

2) l’innovazione e lo sviluppo delle ferrovie (1853-1897)

3) La nascita e crescita dei settori elettrico, chimico, automobilistico (ancora inatto quando pubblica Business cycles)

Una sintesi difficile Schumpeter si ispira alle c.d. «onde di Kondratiev» (I maggiori cicli

economici, 1925): Cicli sinusoidali di 50-70 anni che spiegano lo sviluppo del sistema capitalistico

Oggi le onde sono suddivise in 4 periodi con picco massimo tra i primi due eminimo tra gli ultimi due

Tra le cause dei cicli ci sono gli investimenti, le crisi, le guerre e soprattutto leinnovazioni

Una sintesi difficile

La riflessione più tarda (il cosiddetto «secondo Schumpeter») si rivolge alcapitalismo del big business

nel quale sono invece centrali i manager e

l’attività innovativa è endogena alle grandi imprese che la sviluppanocostantemente nei loro laboratori di ricerca

«muore» l’imprenditore individuale e si apre la strada per quello cheSchumpeter chiama «socialismo manageriale»

Perché? Come si vedrà, negli USA Schumpeter conosce le dinamiche dei grandi trust

dove non sono gli imprenditori individuali ma i manager i detentori del poteredecisionale

Una sintesi difficile

Per Frank Knight la caratteristicaprincipale dell’imprenditore ha a chefare con i concetti di rischio eincertezza

Rischio: misurabile e valutabile ex ante equindi coperto da assicurazione (ètrasferibile ad altri)

Incertezza: non è quantificabile perchériguarda il nuovo e l’ignoto (cosa fare ecome farlo)

Una sintesi difficile

Compito dell’imprenditore è: Previsione dei futuri scenari

Direzione della ricerca tecnologica Controllo della produzione

In caso di incertezza l’aspetto decisionale prevale su quello esecutivo Il profitto è la retribuzione di questa attività

L’attività imprenditoriale così definita Knight si esplica non solo in momentidi cambiamento del sistema economico ma anche in un «ambienteeconomico neoclassico» (concorrenza perfetta e stabilità nel lungoperiodo)

Dalla scuolaneoaustriaca alla«entreprenurial history»

Riprende i concetti della scuolaaustriaca di economia ottocentesca

I principali esponenti sono Ludwig vonMises e Friedrich von Hayek)

Predica la superiorità del sistema dimercato perché riesce a creareincentivi per gli imprenditori a superarei vincoli produttivi esistenti

Ruolo centrale delle informazioni edella conoscenza

Dalla scuola neoaustriaca alla«entreprenurial history» La conoscenza individuale viene modificata dal sistema dei prezzi («un

meccanismo che registra il cambiamento»)

Gli agenti economicamente hanno una conoscenza parziale sonopricetakers

Se un agente ha conoscenze maggiori può manipolare a suo favore ilmercato

Il profitti nasce da una miglior valutazione dei prezzi futuri: Si compra a prezzi che in ottica futura sono vantaggiosi

Il costo dei fattori produttivi scende

Aumenta il profitto visto come differenza tra prezzi e costi

Dalla scuola neoaustriaca alla«entreprenurial history» Per Israel Kirzner l’imprenditore è quindi un

intermediario che trova e collega informazioninel mercato

Può agire cioè quando ha attenzione(alertness) a squilibri di mercato (cioè lapresenza di informazione incompleta, distorta ocostosa) che diventano opportunità di profitto

Se per Schumpeter l’imprenditore squilibra ilmercato, per Kirzner è un fattore di riequilibrio

Dalla scuolaneoaustriaca alla«entreprenurial history»

Per Mark Casson l’imprenditore prende «decisionicritiche e fondamentali riguardo il coordinamentorisorse scarse»

Può farlo per un migliore accesso alle informazioniuna migliore capacità nel loro uso

Il profitto è quindi una temporanea «rendita dell’abilità Sostiene anche che l’attività innovative delle imprese

sia determinante nella formazione dei mercati: “I marcati dei consumatori, così come li conosciamo

non esisterebbero senza le innovazioni delle imprese

Dalla scuola neoaustriaca alla«entreprenurial history» In questo contesto teorico, in cui la caratterizzazione non è univoca, alcuni

spunti possono giungere dalla storia d’impresa, intesa:

come entreprenurial history che valorizza le figure di singoli imprenditori

e come business history che si focalizza sull’evoluzione delle struttureorganizzative

Sintesi della lezioneTradizione continentale Tradizione anglosassone

Inizi rinascimentali Att. Mercantile e periculumCantillon (1680-1734)

Entrepreneur e il rischio Smith (1723-90) Undertaker, projector,employer

Baudeau (1730-92) Rischio e innovazione Ricardo (1772-1823) Portatore di capitaleGioia (1767-1829) Intraprenditore Mill (1806-73) Entrepreneur

«manageriale»Say (1767-1832) Rischio, innovazione e

conoscenzaMarx (1818-1883) Capitalista operante e

salario di controlloUna sintesi difficile

Marshall (1842-1924) Organizza la produzione, ma attività di routineSchumpeter (1883-1950)

1° S.: Motore sviluppo attraversoinnovazione (business cycles)

2° S.: Manager e capitalismo del bigbusiness

Knight (1885-1972) Rischio e incertezzaKirzner (1930) «Intermediario» di informazioni; alertness; equilibrio nel mercatoCasson (1945) Prendere decisioni critiche e fondamentali

Bibliografia

P.A. Toninelli, Storia d’impresa, Bologna, Il Mulino, 2012, II edizione: capitoloI, paragrafo 1.

Per approfondimenti: G. Berta, L’imprenditore: un enigma tra economia e storia, Venezia, Marsilio,

2004: capitolo 1 e 2

G. Berta, L’enigma dell’imprenditore (e il destino dell’impresa), Bologna, IlMulino, 2018: capitolo 1 e 2