La retina Artificiale quasi realtà, la tecnologia restituirà la vista
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AFFARI & FINANZA 28 FEBBRAIO 2011 27
Scienze L'intelligenza è il fenomeno più complesso dell'universo e al
I contempo un processo del tutto semplice
Raymond Kurzweil ^^^P*rm inventore e saggista
La vita è migliorata ma questo ha un prezzo: il moltiplicarsi di sistemi sempre più complessi e sempre più vulnerabili
Roberto Vacca Matematico e futurologo
È stato provato che con l'innesto delle cellule del roditore, un apposita sostanza polimerica acquisisce qualitàfotosensibili che possono essere decisive
AGNESE ANANASSO
Estata realizzata in Italia la prima retina artificiale organica, biocompatibile e impiantabile. Già
oggi sono in sperimentazione delle retine artificiali che però hanno bisogno di un sofisticato impianto di elettrodi inseriti nell'occhio. Niente più di tutto questo: una grande speranza si apre per chi soffre di retinopatie come la retinite pigmentosa (una malattia genetica che colpisce mediamente unaper-sona su quattromila) e la degenerazione maculare, che si presenta più frequentemente in età avanzata. La notizia della scoperta-invenzione, pubblicata su Technology Review (la rivista del Mit di Boston), arriva dal centro presso il Politecnico di Milano dell'Istituto italiano di tecnologia. L'Iit, con sede a Genova, ha stretto degli accordi di collaborazione con università ed enti di ricerca sparsi in tutta Italia, attivando così una sorta di laboratori scientifici distaccati. In questo modo l'Iitfaci-lita il dialogo interdisciplinare consentendo la collaborazione tra scienziati, medici e il trasferimento tecnologico alle aziende. Infatti il risultato a cui è arrivata l'equipe del Politecnico è frutto della sinergia tra il dipartimento di neuroscienze e neurotecnologie (Nbt) e quello di fisica.
«Abbiamo scoperto che installando delle cellule neuronali prese dall'ippocampo dei^topi su una membrana composta da un particolare tipo di polimero - simile a quello utilizzato nei pannelli fotovoltaici in grado di assorbire luce e rilasciare elettricità-queste,
La retina artificiale
O In laboratorio viene creata una sostanza polimerica In "foglietti" dalla consistenza slittila a una lente «contatto
Cornea
TOPO
Il "foglio* di plastica
viene arricchito con cellule
neuronali provenienti
dall'ippocampo di topo
CELLULA NEURONALE
PULVISCOLO
F08UO Di PLASTICA TRASPARENTE
Corpo vitreo
INSERIMENTO DISPOSITIVO
PONDO ALL'OCCHIO SULLA RETIN.
La "maxi-lente" /iene trapiantata
all'interno
SCIENZIATI Dall'alto, Guglielmo Lanzani e Fabio Benfenati
La retina artificiale quasi realtà * - , • • v i » perù nostro paese la tecnologia restituirà la vista chnology
AFFARI & FINANZA 28 FEBBRAIO 2011 27
Scienze L'intelligenza è il fenomeno più complesso dell'universo e al contempo un processo del tutto semplice
Raymond Kurzweil l Inventore e saggista
La vita è migliorata ma questo ha un prezzo: il moltiplicarsi di sistemi sempre più complessi e sempre più vulnerabili
Roberto Vacca Matematico e futurologo
È stato provato che con l'innesto delle cellule del roditore, un apposita sostanza polimerica acquisisce qualitàfotosensibili che possono essere decisive
AGNESE ANANASSO
Estata realizzata in Italia la prima retina artificiale organica, biocompatibile e impiantabile. Già
oggi sono in sperimentazione delle retine artificiali che però hanno bisogno di un sofisticato impianto di elettrodi inseriti nell'occhio. Niente più di tutto questo: una grande speranza si apre per chi soffre di retinopatie come la retinite pigmentosa (una malattia genetica che colpisce mediamente una persona su quattromila) e la degenerazione maculare, che si presenta più frequentemente in età avanzata. La notizia della scoperta-invenzione, pubblicata su Technology Review (la rivista del Mit di Boston), arriva dal centro presso il Politecnico di Milano dell'Istituto italiano di tecnologia. LTit, con sede a Genova, ha stretto degli accordi di collaborazione con università ed enti di ricerca sparsi in tutta Italia, attivando così una sorta di laboratori scientifici distaccati. In questo modo ITit facilita il dialogo interdisciplinare consentendo la collaborazione tra scienziati, medici e il trasferimento tecnologico alle aziende. Infatti il risultato a cui è arrivata l'equipe del Politecnico è frutto della sinergia tra il dipartimento di neuroscienze e neurotecnologie (Nbt) e quello di fisica.
«Abbiamo scoperto che installando delle cellule neuronali prese dall'ippocampo deLtopi su una membrana composta da un particolare tipo di polimero - simile a quello utilizzato nei pannelli fotovoltaici in grado di assorbire luce e rilasciare elettricità-queste,
La retina artificiale
O In laboratorio viene creata una sostanza polimerica in "fogHetti" dalla consistenza slmile a una lente a contatto
IPPOCAMPO
Cornea
TOPC
il "foglio* di plastica
viene arricchito con cellule
neuronali provenienti
dall'ippocampo di topo
CELLULA NEURONALE
PULVISCOLO
FOGLIO DI PLASTICA TRASPARENTE
Corpo vitreo
INSERIMENTO DISPOSITIVO
PONDO ALL'OCCHI! SULLA RETIN,
La retina artificiale quasi realtà la tecnologia restituirà la vista
SCIENZIATI Dall'alto, Guglielmo Lanzani e Fabio Benfenati
LA RIVISTA
La voce del Mit per il nostro paese
chnology
RICERCATORI Dall'alto, Eberhart Zrenner (Università di Tubinga) e Sheila Nirenberg (Cornell Medicai College)
colpite dalia luce, iniziavano a comportarsi come i neuroni fotorecettori presenti sulla retina: convertivano cioè i l segnale luminoso in segnale elettrico», spiega Guglielmo Lanzani, coordinatore del progetto e professore del dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano. Per ora si parla ancora di sperimentazione in vitro, ma è stata testata la biocompatibilità del polimero, che risulta inoltre estremamente flessibile e soffice. Quindi potrebbe essere posizionato sul fondo dell'occhio, come una piccola membrana, a diret
to contatto con le ~ cellule gangliari che
Il processo formano i l nervo ot-chimico tico, deputato a in-
è analogo ^ j m p U i s i e j e t _ a quello t r i c i d c e r v è l l a L e
££S cellule gangliari a
lumvmraici q U e s t 0 punto, a contatto con i l polimero
e sollecitate dallaluce, diventerebbero esse stesse fotorecettori, sostituendosi così alle cellule retiniche danneggiate.
«Rispetto agli impianti con gli elettrodi al silicio, anche questi in fase di sperimentazione, c'è un'assoluta biocompatibilità - che i l silicio non ha - e una maggiore precisione di visione» sottolinea Fabio Benfenati, coordinatore del progetto e direttore del dipartimento di neuroscienze e neurotecnologie del Politecnico di Milano. «Non solo, per gli impianti al silicio occorre utilizzare comunque degli occhiali con installata una videocameri-na che invii wireless gli impulsi a un chip impiantato sopra o sotto la retina (dipende dal tipo di impianto). I l chip contiene una griglia di elettrodi in grado di riprodurre l'immagine percepita dalla telecamerina. A questo punto gli elettrodi inviano l'impulso elettrico al cervello tramite i l nervo ottico. A secondo dell'elettrodo stimolato, i l cervello crea l'immagine corrispondente. Si tratta anche in questo caso di sperimentazione di cui si deve ancora studiare i risultati. Con lanostra scoperta-invenzione gli occhiali non ci sarebbero più e non si dovrebbero installare nell'occhio gli elettrodi. Oral'obiettivo è capire i l funzionamento dell'occhio umano, ancora per lo più sconosciuto».
Attualmente le principali aziende che stanno sperimentando gli impiant i con gli elettrodi al silicio sono la te-
Entrano in una fase cruciale le sperimentazioni condotte da un pool di centri di ricerca globali coordinati dall'Istituto italiano di tecnologia: scoperte le virtù dei neuroni del topo
LA GALASSIA Nel grafico,
alcuni dei poli di ricerca che costituiscono
la struttura decentrata
dell'lit, presieduto da Vittorio
Grilli
La struttura dellilT Advanced Robotics
Pisa, Milano, Torino
Genomica Milano, Genova
Neuroscienze e sistemi cognitivi
Trento
sibili ricavate dalle alghe verdi-azzurre. Hapoi posto i topi di fronte aun'im-magine scomposta in una griglia di luci pulsanti, ognuna in grado sollecitare le cellule gangliari ricoperte di questa particolare proteina. Le cellule, diventate fotosensibili, inviavano i l messaggio al cervello, ricreando l'immagine. «Utilizzando questo tipo di proteine, si userebbero sempre gli occhiali ma si evi- ~ . . terebbe l'impianto ««asuperlente
a contatto da inserire
desca Retina Implant, fondata dallo scienziato Eberhart Zrenner, e la californiana Second Sight. La prima, con i l suo impianto subretinico, è arrivata a far leggere a un paziente cieco da anni un testo scritto a caratteri di grandi dimensioni. L'altra invece sta lavorando alla seconda generazione di impianti, Argus I I , disegnati con 60 elettrodi e quindi con una maggiore precisione dell'immagine riprodotta. Second Si
ght stainoltre collaborando conlaneu-roscienziata del Weill Cornell Medicai College di New York, Sheila Nirenberg, con i l dottor Chetan Pandarinath ed Ed Boyden, bioingegnere delMit, per arrivare a eliminare gli elettrodi in silicio. La scienziata infatti, dopo dieci anni di lavoro, è riuscita a ridare la vista a dei topi ciechi. La Nirenberg ha infatti inserito nelle cellule gangliari del nervo ottico dei neuroni di proteine fotosen-
sul fondo dell'occhio
degli elettrodi, sostituendoli con una sostanza biocompatibile» spiega la neuroscienziata su Technology Review. «Andrebbe comunque sottoposto i l paziente a una terapia genica necessa-riaperindurrelaproduzionedellapro-teina. Ci vorrà del tempo ancora ma si può già cominciare a lavorare con i pazienti che hanno l'impianto con gli elettrodi».
LA FOTO mostra l'edizione americana di "Technology Review", la rivista che illustra al mondo i risultati delle ricerche svolte nel Massachusetts Institute of Technology di Boston, probabilmente il più prestigioso think-tank del pianeta, fucina di premi Nobel a raffica. Identica veste grafica, e la traduzione dei principali articoli di quella americana, ha la versione italiana. Diretta dall'inizio-15 anni fa - da Alessandro Ovi, laureato in ingegneria nucleare proprio al Mit, l'edizione per il nostro paese si arricchisce di articoli redatti in Italia riguardanti le attività dèi più avanzati centri di ricerca italiani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Due aziende sembrano puntare tutte le loro carte sui sofisticati e costi si
stemi per restituire la vista, Second Sight e Tubingen. Fondata nel 1998 a Sylmar, California, la Second Sight Medicai Products è specializzata nella ricerca e sviluppo d i protesi ret i niche per ridare la vista apersone n o n vedenti a causa d i malattie degenerative come la ret i nite pigmentosa. Conta oltre 70 dipendenti e collabora con le principali università e laborat o r i statunitensi, supportata anche da finanziamenti del governo federale americano.
Eberhart Zrenner, professore all'università tedesca T u b i n gen, ha fondato nel 2003 la Retina Implant (www.retina-im-plant.de), d i cui oggi è presidente. L'azienda collabora con le principali università e centri d i ricerca tedeschi per realizza-
LA SCHEDA
A Boston gli studi più antichi e prestigiosi Aziende tedesche e americane portano avanti l'innovazione che viene dal Massachusetts La sede
del Mit a Boston,
il più prestigioso think-tank del mondo
re i m p i a n t i elettronici per n o n vedenti affetti da degenerazione retinica. Attualmente i l team sta lavorando al perfezionamento delle protesi, i n fase d i sperimentazione. La com
mercializzazione avverrà progressivamente partendo da Germania, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito , per arrivare a Stati U n i t i , Canadae Giappone.
M a le ricerche più prestigio
se hanno sempre come epicentro Boston e i l M i t , dove si studiano le protesi retiniche fin dal 1980. Aquei t e m p i i l M i t , i l Massachusetts Eye and Ear Inf irmare e la Harvard Medicai School hanno unito le forze costituendo u n gruppo d i lavoro, i l Boston Retinal I m p l a n t Project (www.bostonret ina-limplant.org), fondato da Joseph Rizzo e da John Wyatt. Attualmente i l t ipo d i impianto realizzato è i n fase d i sperimentazione su u n numero ristretto d i pazienti per testarne biocompatibilità ed efficacia.
(a.ana.)
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