La responsabilizzazione dell’operatore sanitario nell esercizio … · Una rappresentazione...
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Sanitanova Srl – La responsabilizzazione dell’operatore sanitario nell’esercizio della sua professione – Modulo 6 1
La responsabilizzazione dell’operatore sanitario nell’esercizio della sua professione
Autore e responsabile scientifico: Dr Michele Fanello, Senior Executive Consultant di Sanitanova, Milano
Sanitanova è accreditato dalla Commissione Nazionale ECM (accreditamento n. 12 del 10/06/2010) a fornire programmi di formazione continua per tutte le professioni. Sanitanova si assume la responsabilità per i contenuti, la qualità e la correttezza etica di questa attività ECM. Inizio evento: 16/10/2015; ID evento: 12-139257
Modulo 6. Responsabilizzazione e gestione del cambiamento
Obiettivi formativi
Al termine del modulo, il partecipante sarà in grado di:
analizzare le dinamiche che producono il cambiamento, a livello sia individuale che organizzativo;
conoscere le modalità con cui le persone reagiscono al cambiamento;
valutare la relazione tra cambiamento e mentalità.
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Il cambiamento individuale “Ciò a cui opponi resistenza persiste,
ciò che accetti può essere cambiato.”
Carl Gustav Jung
Prima di spiegare come gestire il cambiamento all’interno dei progetti, è quanto mai opportuno cercare di
cogliere il modo in cui individualmente si reagisce ai cambiamenti stessi. Occorre infatti considerare che
l’etimologia della parola “crisi” deriva dal greco krisis, che significa appunto “cambiamento”. Una corretta
gestione del cambiamento può dunque evitare le crisi e portare a cambiamenti organizzativi, quali il
processo di responsabilizzazione.
Normalmente, dinanzi a un cambiamento la prima reazione è il rifiuto (“non è possibile”), poi la rabbia (“ma
proprio a me”), quindi la contrattazione (“cosa si può salvare”) e l’abbattimento (“non sarà più come
prima”); infine, la rassegnazione all’ineluttabile nuova condizione (“ormai…”).
Il cambiamento può essere percepito come un’opportunità ma anche come una minaccia (vedi Figura 1). Il
cambiamento implica apprendimento, destabilizzazione, perdita di un vecchio equilibrio, ansia (che
comunque è positiva), impegno mentale e crescita; per queste ragioni può verificarsi la resistenza.
La domanda da porsi è quindi: chi resiste di più al cambiamento?
Chi non ha modificato il suo vecchio equilibrio.
Chi non si è sottoposto a processi di crescita.
Chi è stato inibito nelle proprie potenzialità.
Chi ha avuto una lunga permanenza in organizzazioni statiche.
Chi ha cristallizzato comportamenti e atteggiamenti.
Chi è portato all’economia mentale.
Figura 1. Il ciclo cambiamento-minaccia
2. dubbio/sospetto
3. Atteggiamento
difensivo
4. Muro / irrigidimento
5. PROBLEMA
6. Difesa
7.Reazione
1.
Cambiamento
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Box 1
LA PARABOLA DEL FORMAGGIO
Una delle reazioni più frequenti è l’immobilismo, nella speranza (vana) che il cambiamento riporti le cose
allo stato originario. Una rappresentazione esemplare è lo scenario dipinto nel libro Chi ha spostato il mio
formaggio? di Spencer Johnson. La storia riguarda quattro personaggi che vivono in un labirinto: due topi
(Nasofino e Trottolino) e due gnomi (Tentenna e Ridolino). All’inizio va tutto bene, perché hanno trovato
un’immensa fonte di formaggio, che diventa il centro della loro vita e a cui attingono quotidianamente;
tuttavia, non rendendosi conto del lento assottigliarsi della scorta, restano sconvolti quando una mattina
arrivano sul luogo e scoprono che il formaggio è scomparso. Per indurre se stesso ad accettare la realtà,
Ridolino scrive questa frase sul muro del labirinto: “Se non cambi, rischi di scomparire” e “chi lascia la via
vecchia per la nuova sa quel che lascia e non sa quel che trova”.
Per trovare ispirazione a alla ricerca di una soluzione, Ridolino scrive un’altra domanda sulle pareti del
labirinto: “Che cosa faresti se non avessi paura?” Si spinge oltre e, contro ogni aspettativa, inizia ad
apprezzare la ricerca di un altro formaggio; non ha idea di dove stia andando, ma si sente bene proprio
perché si sta muovendo. Ridolino, inoltre, scopre qualcosa che lo può aiutare, che i topi non hanno: il
potere di “visualizzare in modo creativo” la scoperta di un altro formaggio. Quest’uso dell’immaginazione
per creare un senso di fiducia e di aspettativa diventa la sua salvezza.
Questa favola inquadra bene il momento un cambiamento epocale nella vita, quando si pensa che sia la
fine del mondo. Tutte le cose belle erano parte della situazione precedente e tutto quello che riserva il
futuro è paura. Il messaggio dell’autore è che, invece di considerare il cambiamento come la fine di
qualcosa, dobbiamo imparare a considerarlo un inizio. È qualcosa che ognuno di noi ha sentito dire, ma
spesso manca la motivazione che spinga a crederci per davvero.
Solo chi accetta il cambiamento e si comporta di conseguenza è destinato al successo.
LA FORMULA DELLA RESISTENZA AL CAMBIAMENTO
In ambito progettuale, poi, è abbastanza scontato come l’immobilismo non possa rappresentare una
soluzione. Di conseguenza, diviene imperativo introdurre correttivi che consentano, attraverso una
transizione il più possibile graduale, il raggiungimento del nuovo obiettivo.
È evidente quindi come l’attenzione vada posta sui criteri da applicare in fase di transizione, per ridurre il
più possibile lo stress derivante dall’innovazione. Applicare regole in modo rigido è quasi altrettanto facile
che rassegnarsi all’immobilismo. Il difficile è tener conto dell’impatto.
La resistenza al cambiamento viene teoricamente misurata attraverso una formula detta formula di
Gleicher: D x V x F > R, dove:
D = Insoddisfazione (Dissatisfaction)
V = Progettualità (Vision)
F = Passi nella direzione scelta (First Step)
R = Resistenza al cambiamento (Resistence)
La formula conferma che il prodotto delle forze che agiscono in favore del cambiamento deve essere
superiore alla resistenza al cambiamento.
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Il cambiamento implica la mobilitazione dei processi dell’apprendimento, ossia la perdita di un vecchio
equilibrio per il conseguimento di nuove forme espressive. L’acquisizione di responsabilità e l’evoluzione
della performance variano in funzione del cambiamento.
La resistenza organizzativa al cambiamento comporta:
una riluttanza a modificare i rapporti di potere all’interno dell’organizzazione;
scarse pressioni dall’esterno.
La sopravvivenza organizzativa non è strettamente legata alle sollecitazioni esterne.
Dal cambiamento individuale a quello organizzativo strutturale Sappiamo che tra i compiti di un capoprogetto c’è anche la gestione dei conflitti interni al gruppo e che un
buon capoprogetto ha doti e carisma per agire in tal senso in modo efficace ma naturale.
In definitiva, al di là dei modelli organizzativi e delle strategie aziendali, uno degli aspetti fondamentali che
il management deve valutare è l’impatto sociale che il cambiamento impone.
Il cambiamento organizzativo strutturale è un problema distinto dal cambiamento individuale, pur essendo
entrambi strettamente interdipendenti. Le modificazioni delle organizzazioni si ottengono attraverso un
intervento sia sugli individui sia sulle strutture. Nella struttura organizzativa burocratica veniva esercitato
uno stretto controllo sulle persone. Nella nuova organizzazione gestionale le persone sono stimolate da chi
le gestisce a contribuire nel prendere le loro decisioni e gestirle in autonomia. Si genera insomma un clima
in cui le persone sono rese responsabili e libere di prendere iniziative.
Si possono vivere conflitti tra l’impostazione di controllo e la concessione di libertà alle persone, ma in un
ambiente responsabilizzato controllo e libertà si fondono in un perfetto equilibrio. In ogni organizzazione
alcune attività devono essere controllate e verificate, altre possono essere lasciate alla libertà e all’iniziativa
individuale.
Il controllo sulla qualità e sulle risorse più l’incremento della creatività individuale, sommato al sollecito
impegno alla presa di responsabilità per i risultati e da parte dell’individuo e del gruppo, fa sì che queste
componenti, in un ambiente che volge alla crescente responsabilizzazione, debbano trovare armonici
equilibri, nel rispetto della specificità della realtà organizzativa.
Esistono vari modi per affrontare il cambiamento. Sicuramente, i migliori risultati si ottengono con la
partecipazione del gruppo alla definizione dei metodi da applicare per elaborare la strategia di transizione
che condurrà alla nuova soluzione.
Saper trasformare il cambiamento da problema critico a momento di crescita, oltre che di innovazione, può
fare la differenza fra l’insuccesso e il successo di un progetto. Se a questo si riesce ad aggiungere una spinta
motivazionale positiva e incentivante per i componenti del gruppo, si può ben dire che il management ha
lavorato bene a tutti i livelli aziendali.
Un’organizzazione efficace è quindi caratterizzata da equilibrio tra verifica e autonomia.
Crescendo l’autonomia, ma anche il livello di verifica, si può assistere a un aumento della
responsabilizzazione delle risorse umane, in quanto la verifica non è controllo così come l’autonomia non è
anarchia.
Gli aspetti più salienti di un ambiente privo di responsabilizzazione sono i seguenti:
le persone sono sospettose;
hanno scarsa opinione di sé;
non sono disponibili ad aiutare gli altri;
nessuno dice ciò che pensa;
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fanno solo ciò che devono fare;
non sono molto entusiaste del loro lavoro.
Il cambiamento come opportunità Un ambiente lavorativo responsabilizzato, invece (vedi Figura 2):
stimola la creatività;
migliora la comunicazione;
permette la precoce diagnosi delle difficoltà;
genera standard di rendimento più elevati;
facilita la direzione aziendale
genera la crescita della motivazione;
migliora la visione delle priorità;
inibisce l’assenteismo;
rinforza la leadership;
aumenta il processo di motivazione e il coinvolgimento;
facilita la valutazione;
permette l’inserimento di riconoscimenti adeguati ai risultati;
crea un clima di credibilità e di fiducia;
fa coesistere i bisogni delle organizzazioni con quelli delle risorse umane;
facilita il processo di verifica.
Figura 2. Ciclo cambiamento-opportunità
Un’organizzazione lavorativa deve funzionare come un sistema dinamico per rispondere alle continue e
rapide mutazioni delle necessità sanitarie e dell’ambiente sociale.
Un ambiente altamente responsabilizzato:
facilita l’adattamento;
2. Attenzione
ai fatti
3. Atteggiamento
positivo
4. Disponibilità
5. OPPORTUNITA’
6. Apertura
7.Azione
1.
Cambiamento
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presenta raramente episodi di resistenza al cambiamento o di frustrazione;
spinge l’organizzazione verso l’efficacia.
Nell’ambiente lavorativo responsabilizzato cresce l’impegno ad assumersi delle responsabilità da parte
delle risorse umane.
Le risorse umane, pertanto:
sono attive;
sono inclini all’apprendimento;
sono coinvolte;
sono motivate;
si sentono parte del sistema organizzativo;
orientano il gruppo al raggiungimento degli obiettivi e lavorano per il miglioramento della
performance, raggiungendo livelli sempre più elevati di produttività.
Le organizzazioni sono strutturate in modo tale da coinvolgere le persone e far percepire alle stesse la
funzionalità e il clima di meritocrazia.
Un ambiente improntato sulla responsabilizzazione genera un miglioramento dei contenuti di lavoro, un
miglioramento dei compiti e delle attività oltre che delle capacità creative, la presenza di un processo
decisorio efficace, una visione globale e non parziale delle attività e un abbattimento delle insoddisfazioni.
Infatti, in un ambiente responsabilizzato:
le risorse umane eseguono correttamente compiti e prendono decisioni;
ciascuno si sente compartecipe e promuove iniziative;
si sviluppa il senso di appartenenza, in quanto la responsabilizzazione facilita la comprensione delle
relazioni tra le persone che interagiscono nell’ambiente lavorativo;
si genera un cambiamento di mentalità.
Il cambiamento organizzativo Il cambiamento manageriale è un sistema di metodi e strumenti per governare il cambiamento aziendale.
L’obiettivo è la risposta al cambiamento.
Alla stabilizzazione delle performance attuali si impone un profondo cambiamento, che inizialmente
abbatte le performance per poi farle tornare a crescere (vedi Figura 3).
Maggiore è l’ampiezza e più occorrerà agire con molta attenzione.
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Figura 3. Livello della performance in funzione del tempo
I cambiamenti possono essere attivati, guidati o monitorati, e comprendono elementi quali:
le fasi;
la gestione delle persone;
il comportamento;
le resistenze;
gli strumenti;
gli attori.
Il cambiamento organizzativo, pertanto, si sostanzia nell’insieme di relazioni organizzative che intercorrono
tra cultura, apprendimento e cambiamento.
Il processo del cambiamento organizzativo comporta la rottura dei vecchi schemi, introducendo nuove
modalità operative, nuove funzionalità e conseguentemente nuovi equilibri organizzativi. Si avvale di un
ciclo che include quattro momenti essenziali:
1) cause esterne o determinanti interne all’organizzazione danno vita a processi di apprendimento;
2) l’apprendimento modifica la cultura, le strategie organizzative e le relative procedure di
implementazione;
3) le modificazioni nelle strategie organizzative o nelle relative procedure di implementazione
influenzano ambiente esterno e organizzazione interna, sviluppando un nuovo modello di
riferimento per le scelte future;
4) l’evoluzione della cultura organizzativa implica il cambiamento delle lenti attraverso cui vengono
selezionati gli input per l’apprendimento e l’affermarsi di nuovi assunti fondamentali o di nuovi
valori capaci di influenzare i processi di apprendimento successivi.
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TIPOLOGIE DI CAMBIAMENTO ORGANIZZATIVO
Si possono contare diverse tipologie di cambiamento organizzativo, di seguito elencate.
1. Cambiamento organizzativo apparente. Consiste nell’adozione di nuove procedure di
implementazione che comportano un cambiamento di abitudini, senza intaccare la cultura
organizzativa. La sostituzione dei fogli firma con sistemi informatizzati di rilevazione delle presenze
del personale costituisce, ad esempio, una modificazione nelle procedure, ma non nella cultura
dell’organizzazione.
2. Cambiamento organizzativo normale. Agisce in primis sulle strategie aziendali e poi, in via
indiretta, sulle procedure di implementazione attraverso un apprendimento operativo che non
coinvolge la cultura organizzativa.
3. Cambiamento organizzativo tramite incrementalismo culturale. Comporta lo sviluppo di nuovi
valori e assunti fondamentali attraverso un processo di apprendimento concettuale che interessa
strategie aziendali e procedure di implementazione. Un esempio è rappresentato dalla ricerca di
maggiore flessibilità o creatività.
4. Cambiamento organizzativo radicale. A seguito di circostanze uniche o eccezionali, si ha una vera e
propria “rivoluzione culturale”, dovuta all’affermarsi di assunti e valori di contenuto contrapposti a
quelli dei precedenti, che presuppone un apprendimento concettuale. Deriva, in genere, da un
ripensamento dell’intera organizzazione in termini di missione, valori, processi e aree di business.
LE FASI DEL CAMBIAMENTO ORGANIZZATIVO
Todd Jick e Maury Peiperl (1992) propongono un processo in dieci stadi:
1) analizzare l’organizzazione e le sue esigenze di cambiamento;
2) creare una visione condivisa e obiettivi comuni;
3) distinguere dal passato;
4) creare un senso d’urgenza;
5) sostenere una forte leadership;
6) ricercare sostegni politici;
7) costruire il piano di attuazione;
8) sviluppare i processi facilitanti il cambiamento;
9) comunicare, coinvolgere le persone ed essere trasparente;
10) rinforzare e istituzionalizzare il cambiamento.
John P. Kotter (1996) propone invece un processo articolato in otto stadi (Figura 4):
1) creare il senso dell’urgenza del cambiamento;
2) creare la coalizione di governo;
3) sviluppare la visione e la strategia;
4) comunicare la visione del cambiamento;
5) conferire autorità ai dipendenti;
6) generare successi a breve termine;
7) consolidare i progressi e produrre ulteriori cambiamenti;
8) integrare i nuovi approcci nella cultura dell’azienda.
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Il processo di Change Management evidenzia tre fasi principali:
1) lo scongelamento di norme e strutture (unfreezing);
2) il cambiamento vero e proprio (changing);
3) il ricongelamento in strutture e regole nuove (refreezing).
Figura 4. Il processo di cambiamento in otto stadi secondo John P. Kotter
La gestione delle persone I cambiamenti possono avere:
conseguenze minori sulle persone;
impatto operativo rilevante sulle persone;
variazione di ruoli, compiti e valori delle persone.
Le dimensioni coinvolte nel cambiamento sono:
motivazionale: insieme di stimoli che rendono il traguardo motivante;
esperienziale: esigenza di trovare riscontro concreto delle proprie azioni nell’esperienza;
strategica: trasversale alle dimensioni precedenti, consta nella capacità di rappresentarsi degli
obiettivi e di concepire la strada che conduce a tali traguardi;
operativa: capacità di tradurre il traguardo in azioni concrete necessarie al suo raggiungimento;
emotiva: sentimenti consci e inconsci provocati dal cambiamento;
relazionale: contesto organizzativo e sociale che assume significato nella propria rete di relazioni;
cognitiva: dati, informazioni e conoscenze determinanti nei processi decisionali e nella loro
comprensione.
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Quando si arriva al successo nel cambiamento, c’è un investimento di energie, la soddisfazione attuale e la
desiderabilità del cambiamento.
Il cambiamento segue normalmente queste fasi
I. Circolare di voci
Ricerca di informazioni, voci, opinioni a prescindere dalla loro affidabilità
Tensioni e stress
II. L’annuncio del cambiamento
Attenzione sui cambiamenti a livello micro
Analogie con esperienze simili vissute o riportate
III. Il cambiamento ha luogo
Comprendere e ridefinire il complesso di rapporti e riferimenti
Adattamento alla nuova situazione
IV. I mesi successivi
Valutazioni comparative con dei pro e dei contro
Mettere a fuoco eventuali implicazioni prospettiche
Queste fasi seguono normalmente due differenti tipi di curva, con reazione positiva e negativa.
LE REAZIONI
Curva di reazione positiva
Figura 5. Curva pessimismo-tempo in caso di reazione positiva
La curva di reazione positiva è rappresentata in Figura 5. Ecco descritti i principali momenti.
1) Inizialmente c’è ottimismo anche senza informazioni.
2) Perdurando la situazione, subentra un pessimismo informato: è il momento più delicato. Si
rischiano uscite/fughe/difese.
Realismo
speranzoso
Ottimismo
informato
PartecipazioneOttimismo
disinformato
Pessimismo
informato
Uscita
Pessim
ism
o
Tempo
Realismo
speranzoso
Ottimismo
informato
PartecipazioneOttimismo
disinformato
Pessimismo
informato
Uscita
Pessim
ism
o
Tempo
1
2
3
4
5
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3) Se si riesce a ragionare e a far ragionare sui primi risultati del cambiamento, si arriva a un realismo
da non deludere.
4) Superare positivamente il realismo significa raggiungere un ottimismo informato.
5) A questo punto il cambiamento è accettato e tutti possono partecipare.
Curva di reazione negativa
La reazione negativa è contrassegnata da una forte emotività; significativa è la diminuzione dell’emotività
sotto l’onda della depressione, da cui può insorgere il quadro riportato in Figura 6.
Figura 6. Curva riposta emotiva-tempo in caso di reazione negativa
La reazione negativa che vira verso la positività presenta le seguenti fasi:
1) l’immobilismo e la negazione, che derivano dalla percezione del cambiamento come qualcosa di
irreale che non avrà effetti;
2) la rabbia; è la prima reazione che si sviluppa una volta accettata la realtà dell’operazione che si
trasforma, in una fase successiva, nel tentativo di contrattazione della propria accettazione del
cambiamento;
3) il fallimento della negoziazione porta alla depressione legata alla percezione che il cambiamento è
reale, permanente e non modificabile;
4) la fase di testing è simile alla fase di contrattazione, a eccezione del fatto che la persona vuole
verificare l’accettabilità del cambiamento e comprendere come partecipare con successo alla
nuova condizione;
5) compreso il proprio ruolo all’interno del processo di trasformazione e nella nuova organizzazione,
le persone accettano il cambiamento e le sue conseguenze.
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Resistenze al cambiamento Le resistenze al cambiamento sono una combinazione di reazioni individuali alla frustrazione caratterizzate
da una forte componente collettiva. Possono essere:
Individuali:
inerzia;
abitudini;
paura per ciò che è ignoto.
Collettive:
minacce di veder mutare ruolo, prestigio, stipendio.
Le resistenze al cambiamento possono avere diverse forme di manifestazione (vedi Tabella 1)
Livello di partecipazione Individuale Collettivo
Indifferente Indifferenza
Apatia
Perdita di interesse nel lavoro
Fedeltà ai precedenti modi di ‘far
le cose’
Passivo Obbedienza agli ordini
Scarsa propensione
all’apprendimento
Razionalizzazione dei rifiuti
Accettazione solo apparente
Ironia e piacere per i fallimenti
del cambiamento
Ostruzionismo attenendosi alla
lettera ai regolamenti
Rallentamento volontario della
diffusione dei cambiamenti
Attivo Ridotti livelli di performance
Critica del top management
Vertenze sindacali
Rifiuto dei carichi addizionali di
lavoro
Alto turnover
Assenteismo
Bassa produttività
Riduzione della qualità
Tabella 1. Tipologie di resistenza al cambiamento
Le domande che denotano la resistenza al cambiamento possono essere le seguenti.
Perché è necessario cambiare la situazione presente?
Perché non si può continuare a fare come si è sempre fatto?
Cosa può accadere se non accettiamo i cambiamenti?
Cosa succederà a me? Al gruppo? All’azienda?
Le risposte alle resistenze al cambiamento:
Strumenti comunicativi
Rischi
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o Scambio di informazioni basato su rumor, notizie incomplete o non ufficiali
Effetti
o L’esplicitazione della vision riduce comportamenti non collaborativi e incide sulle
motivazioni
Tempi
o Programmata prima del cambiamento, utilizzata durante e se il caso riallineata
Caratteri
o Messaggi chiari, ordinati secondo priorità, organizzati in modo da non generare un
sovraccarico
Valutazione posizioni
Rischi
o Scadimento della perfomance a causa di posizioni, compiti e responsabilità poco chiare ai
dipendenti
Effetti
o “Le persone giuste al posto al giusto”
Tempi
o Immediata o graduale
Caratteri
o Attenta, per non sconvolgere equilibri delicati e consolidati
Il coaching
Rischi
o Carenza di skill in ruoli chiave
Effetti
o Aumento delle responsabilità, sviluppare le competenze in ruoli chiave
Tempi
o Durante le fasi iniziali del processo di cambiamento
Caratteri
o Specifici per ciascun individuo, veloci e flessibili
- Review delle capacità attuali
- Analisi del fabbisogno di formazione, per individuare i gap collettivi
- Analisi delle skill esistenti, per coprire i gap individuali
- Supporto one-to-one, in grado di aiutare ad accettare il cambiamento
Quanto detto finora può essere riassunto nella Figura 7.
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Figura 7. Diagramma del mantenimento della performance in funzione degli effetti di stabilizzazione
Evoluzioni trasformative del cambiamento
I PASSI VERSO IL CAMBIAMENTO
1) Definisci le difficoltà del presente
2) Abbi la visione di un futuro migliore
3) Ascolta. Influenza. Dai forma alle idee
4) Metti le persone al corrente
5) Rendi le persone partecipi
6) Educa chi deve gestire. Crea il gruppo di lavoro. Pianifica. Delega
7) Abbandona le tradizioni. Introduci nuove regole!
8) Occupati del cambiamento
9) Porta avanti i progetti
10) Concludi
11) Dimostra i miglioramenti
12) Evidenzia i progressi
Durante i colloqui, tenere bene a mente i comportamenti che il cambiamento è riuscito a generare
identifica:
Chi accetterà il cambiamento.
Chi potrebbe resistere al cambiamento.
Chi potrebbe controllare meglio i progetti di cambiamento.
Chi potrebbe identificare meglio le risposte necessarie per la realizzazione dei progetti di
cambiamento.
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EVOLUZIONE E RISULTATO DEI CICLI DI CAMBIAMENTO
Da ultimo, vogliamo segnalare l’evoluzione e il risultato di questi cicli del cambiamento.
a) Ciclo di mantenimento – status quo
Il mantenimento dello status quo prevede le seguenti fasi (riassunte in Figura 8):
1) si attende ciò che non cambierà;
2) certi del non cambiamento, diveniamo passivi;
3) aumenta l’inerzia;
4) si verificano manifestazioni frustranti;
5) si origina ansia/angoscia.
Figura 8. Ciclo di mantenimento dello status quo
b) Ciclo di sviluppo del cambiamento
Il ciclo di sviluppo del cambiamento prevede (vedi Figura 9):
1) individuazione dell’opportunità;
2) attenzione ai fatti;
3) attrazione alla nuova situazione;
4) svolgimento dell’attività;
5) riconoscimento dell’occasione colta.
Figura 9. Ciclo di sviluppo del cambiamento
Attesa1
Passività2
Inerzia3
Ansia/angoscia5
Frustrazione4
AttesaOpportunità
1Attenzione
2
Attrazione3
Occasione5
Attività4
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c) Ciclo di mantenimento del cambiamento
Una volta verificatosi il cambiamento, il ciclo di sviluppo prevede il mantenimento con le fasi descritte dalla
Figura 10:
1) l’opportunità è cristallizzata;
2) genera immagine positiva;
3) genera fiducia;
4) alimenta ulteriore attrazione;
5) aumenta la credibilità;
6) migliora la gradevolezza del cambiamento;
7) si genera autorevolezza nell’averlo interiorizzato.
Figura 10. Ciclo di mantenimento del cambiamento
La fiducia e i suoi elementi:
Contenuto
o Prodotto
o Qualità
o Professionalità
Forma
o Comprensibile
o Attendibile
Empatia
o Capire il perché dagli altri
Modestia
o Umiltà
o Serietà
Le possibili risposte al cambiamento sono un miglioramento in termini di:
efficienza;
efficacia;
flessibilità;
Opportunità1
Immagine Fiducia 32
Attrazione4
Gradevolezza6
Credibilità5
Contenuto Forma Empatia Modestia
Autorevolezza7
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qualità;
integrazione;
produttività.
CAMBIAMENTO DI MENTALITÀ
La responsabilizzazione implica tre cambiamenti fondamentali nella mentalità delle persone.
Cambiamento verso il processo
Raggiungere gli obiettivi tenendo conto del modo in cui questi si raggiungono.
Gli obiettivi devono essere raggiunti migliorando in maniera crescente le relative operazioni.
Si deve sviluppare una consapevolezza del proprio operato e divulgare il patrimonio delle
conoscenze.
Cambiamento verso la responsabilità
In un gruppo responsabilizzato ogni persona ha la responsabilità che prima era appannaggio solo di
alcuni.
Ogni persona è responsabile di portare a conoscenza di tutto il gruppo una situazione problematica
intravista o un’idea elaborata.
Il clima di rispetto e di accoglienza per ogni idea favorisce l’impegno del gruppo per migliorarla.
Cambiamento verso l’apprendimento
Nell’organizzazione improntata sulla responsabilizzazione, le persone sono inclini a prendere
iniziative, a rilevare e a risolvere problemi, ad assumersi rischi.
Le persone si sentono più propense a essere risolute, non sono inibite da eccessiva prudenza o
paura.
La familiarizzazione genera le condizioni per l’apprendimento.
Il clima di accoglienza e di riconoscimento per l’impegno accresce la motivazione e l’attaccamento
al lavoro e al gruppo, favorendo situazioni di crescita continua e ulteriore responsabilizzazione.
Le modificazioni organizzative che spesso avvengono necessitano continuamente di adattabilità e di
cambiamenti di pensiero da cui derivano poi cambiamenti nel modo di operare.
Occorre di volta in volta ricostruirsi un proprio processo di responsabilizzazione che porta a rivedere i
propri modi di procedere e gli approcci alle situazioni. La qualità, la partecipazione e i programmi di
miglioramento portano a una maggiore produttività, la quale, però, richiede anche la disponibilità al
cambiamento e alla sperimentazione del cambiamento stesso.
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Glossario Leadership. Capacità personale di influenzare i comportamenti degli altri.
Meccanismo di difesa. Secondo le teorie psicanalitiche, è una funzione propria dell’Io attraverso la quale
questa istanza intrapsichica si protegge da eccessive richieste libidiche o da esperienze di pulsioni troppo
intense, che non è in grado di fronteggiare direttamente.
Mission. Motivo per cui un’organizzazione (azienda), un processo, un’azione esiste, è agita, viene prodotta.
Per l’organizzazione, è la ragione d’essere: ciò che essa sceglie di fare per rendersi visibile all’esterno e per
soddisfare i bisogni (le richieste) dei suoi utenti (clienti).
Motivazione. Espressione dei motivi che inducono un individuo a una determinata azione. Da un punto di
vista psicologico può essere definita come l’insieme dei fattori dinamici aventi una data origine che
spingono il comportamento di un individuo verso una data meta; secondo questa concezione, ogni atto che
viene compiuto senza motivazioni rischia di fallire. La motivazione svolge fondamentalmente due funzioni:
attivare e orientare comportamenti specifici. Nel primo caso si fa riferimento alla componente energetica di
attivazione della motivazione. Nel secondo caso si fa riferimento alla componente direzionale di
orientamento.
Organizzazione. Dalla lingua greca antica: οργανον – organon – attrezzo; nella sua accezione moderna,
riferita al mondo del lavoro: gruppo di persone formalmente unite per raggiungere uno o più obiettivi
comuni.
Problema. Comunemente inteso come un ostacolo che rende difficile raggiungere un determinato obiettivo
o soddisfare una certa esigenza, frapponendosi tra la volontà dell’individuo e la realtà oggettiva. In senso
più specifico, con questo termine ci si riferisce a una qualsiasi situazione o condizione che è irrisolta e che
presenta delle difficoltà per la sua soluzione.
Vision. Orizzonti sfidanti che un’organizzazione si propone esplicitamente di raggiungere. Deriva dalla
cultura e dai valori e traduce in scelte spendibili la mission.
Bibliografia Bodega D, Musile Tanzi P. Comunicare il cambiamento. Milano: Egea Editore, 1996.
Jick T, Peiperl M. Managing Change: Cases and Concepts. New York: McGraw-Hill, 1992.
Kotter J. Leading Change. Cambridge, Massachussets: Harvard Business School Press, 1996.
Lega F. Logiche e strumenti di gestione per processi in sanità. Milano: McGraw-Hill, 2001.
Loiudice M. La gestione del cambiamento in sanità. Manuale teorico pratico di project management
per operatori sanitari. Torino: Centro Scientifico Editore, 1998.
Maggi B. Le competenze per il cambiamento organizzativo. Milano: Etas Libri, 2001.
Piccardo C, Colombo L. Governare il cambiamento. Milano: Raffaello Cortina Editore, 2007.
Piccardo C. Empowerment. Milano: Raffaello Cortina Editore, 1995.
Rebora G, Minelli E. Change Management. Milano: Etas Libri, 2007.
Spencer J. Chi ha spostato il mio formaggio?. Milano: Sperling&Kupfer, 2000.
Watzlawick P, Beavin JH, Jackson DD. Pragmatica della Comunicazione Umana. Roma: Astrolabio,
1971.
Sanitanova Srl – La responsabilizzazione dell’operatore sanitario nell’esercizio della sua professione – Modulo 6 19
Questionario ECM 1. Costituisce una tipica reazione individuale al cambiamento:
a) rabbia
b) rifiuto
c) contrattazione
d) tutte le risposte indicate
2. La formula della resistenza al cambiamento:
a) è stata elaborata da Gleicher
b) conferma che il prodotto delle forze che agiscono in favore del cambiamento deve essere
superiore alla resistenza al cambiamento
c) si basa su quattro variabili
d) tutte le risposte indicate
3. Il cambiamento organizzativo strutturale e il cambiamento individuale:
a) sono questioni distinte ma nello stesso tempo strettamente interdipendenti
b) sono questioni che solo raramente entrano in contatto
c) sono complementari: quando si verifica uno non si verifica l’altro
d) nessuna delle risposte indicate
4. Un ambiente di lavoro responsabilizzato:
a) stimola la creatività
b) fa crescere la motivazione
c) crea un clima di credibilità e di fiducia
d) tutte le risposte indicate
5. In un ambiente responsabilizzato, le risorse umane:
a) sono motivate
b) sono passive di fronte al cambiamento
c) mettono generalmente in discussione la leadership
d) difficilmente si sentono parte dell’organizzazione
6. Quante sono le tipologie di cambiamento organizzativo?
a) 4
b) 5
c) 3
d) 4 nelle organizzazioni complesse; 3 nelle organizzazioni semplici
7. È una fase del processo di change management:
a) lo scongelamento di norme e strutture (unfreezing)
b) il cambiamento vero e proprio (changing)
c) il ricongelamento in strutture e regole nuove (refreezing)
d) tutte le risposte indicate
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8. La curva di reazione positiva al cambiamento:
a) inizia con l’ottimismo e si conclude con la partecipazione
b) inizia con la partecipazione e si conclude con l’ottimismo
c) inizia con il realismo speranzoso e si conclude con l’ottimismo informato
d) inizia con la partecipazione e di conclude con il realismo speranzoso
9. La curva di reazione negativa al cambiamento:
a) inizia con l’immobilismo e si conclude con l’accettazione
b) inizia con l’accettazione e si conclude con l’immobilismo
c) inizia con l’accettazione e si conclude con la contrattazione
d) inizia con la rabbia e si conclude con l’immobilismo
10. È un elemento della fiducia:
a) contenuto
b) forma
c) empatia
d) tutte le risposte indicate