La regalità sacra nell'antico Tibet

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- ;':: . I Yne! LA REGALITA SACRÀ NELL'ANTICO TIBETI) DI G. TUCCI Roma La dinastia tibetana entra nella storia nel VI secolo d'C' con il re Sron btsan sgam Po che Ie assicurò suPremazia all'interno e Prestigio all'esterno, e tfamonta con Ia morte di gl-aà dar ma awenuta nell'842' Tre s.coli dunque di vita aridamente e patzialmertte evocati dai fram- menti delle croiache scoperte a Tun huan$, dalle notizie degli anna- listi cinesi e dalla po,tut" storiografiatibetana' Quest'ultima tedztta à^ "potog.ri buddhisti attribuisce a Sroà btsan sgam P9 ed ai suoi suc- ..r.àri iiprivilegio della conversionee il merito della propagaz\one ;.ìì;;#;; di'Sekya,,'oni. Che i primi re tibetani non fossero ostili versoilBuddhisrnoèprobabile:chel'abbracciasserotuttizelantemen- te è dubbio: il primo ài t"i a proclamate la religione 'fi Saky'amuni ,.Ugiorr. d.i staiofu K'ri sronlie btsan (morto frall797 e l'8o4) il quale f;;-d" il monastero di bsam yase Promulga gli editti che sanciscono in *odo defrnitivo il trionfo a"t g"Jahismo. L'introduzione della nuova religione awenne naturalmente con moltalentezzaperché essa sioppo- neva alla religione tradizionale, il Bon, ne ledeva gli interessi della classesacerclotale e portava con sé implicazioni spirituali -e politiche notevoli in quanto sostituiva all'antico un altro ordine ideale e sociale' i r., fi-it"ti nell'esercizio del potere sia dal controllo degli sciamani sia àaila gelosa ingeterna della nobilità guerriera e feudale' sottoposti al giogo di costumanze che esaltandone' come vedremo' la maestà ,".I", "rr. riducevano di fatto I'autorità' videro nel Buddhismo url ;;;;,. ausilio nel tentativo {i.ricostituire la regalità su n1o11 basi -,úbbr"lrioni, *)nk, | - ; Gfl : rGyalrabs gsalbai meloir,sDcdgeedition' GleL fA! lql 39 Éi : èil;"ia.,""rail" gl"s lp1'1u" t-:, $Í*"]"e#..lt"t34t.YP* TH : T. Bacor, F.'ùf . THorras, Cn' Touss'ttN: iclatifs à i'histoite du Tibet, Paris r94o' TPS : G. Tuccr, Tibetan Painted Scrolls' Roma 1949'

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Articolo di Giuseppe Tucci

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Page 1: La regalità sacra nell'antico Tibet

- ;':: .

IYne !:

LA REGALITA SACRÀ NELL'ANTICO TIBETI)

DI

G. TUCCIRoma

La dinastia tibetana entra nella storia nel VI secolo d'C' con il re

Sron btsan sgam Po che Ie assicurò suPremazia all'interno e Prestigio

all'esterno, e tfamonta con Ia morte di gl-aà dar ma awenuta nell'842'

Tre s.coli dunque di vita aridamente e patzialmertte evocati dai fram-

menti delle croiache scoperte a Tun huan$, dalle notizie degli anna-

listi cinesi e dalla po,tut" storiografia tibetana' Quest'ultima tedztta

à^ "potog.ri

buddhisti attribuisce a Sroà btsan sgam P9 ed ai suoi suc-

..r.àri iiprivilegio della conversione e il merito della propagaz\one

;.ìì;;#;; di'Sekya,,'oni. Che i primi re tibetani non fossero ostili

versoilBuddhisrnoèprobabile:chel'abbracciasserotuttizelantemen-te è dubbio: il primo ài t"i a proclamate la religione 'fi Saky'amuni

,.Ugiorr. d.i staio fu K'ri sron lie btsan (morto frall797 e l'8o4) il quale

f;;-d" il monastero di bsam yas e Promulga gli editti che sanciscono in

*odo defrnitivo il trionfo a"t g"Jahismo. L'introduzione della nuova

religione awenne naturalmente con moltalentezzaperché essa sioppo-

neva alla religione tradizionale, il Bon, ne ledeva gli interessi della

classe sacerclotale e portava con sé implicazioni spirituali -e politiche

notevoli in quanto sostituiva all'antico un altro ordine ideale e sociale'

i r., fi-it"ti nell'esercizio del potere sia dal controllo degli sciamani

sia àaila gelosa ingeterna della nobilità guerriera e feudale' sottoposti

al giogo di costumanze che esaltandone' come vedremo' la maestà

,".I", "rr.

riducevano di fatto I'autorità' videro nel Buddhismo url

;;;;,. ausilio nel tentativo {i.ricostituire la regalità su n1o11 basi

-,úbbr"lrioni, *)nk, | - ;

Gfl : rGyalrabs gsalbai meloir,sDcdgeedition' GleL fA! lql 39

Éi : èil;"ia.,""rail" gl"s lp1'1u" t-:, $Í*"]"e#..lt"t34t.YP*TH : T. Bacor, F.'ùf . THorras, Cn' Touss'ttN:

iclatifs à i'histoite du Tibet, Paris r94o'

TPS : G. Tuccr, Tibetan Painted Scrolls' Roma 1949'

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F

FI.r

Ilt

ggita+* Il Buddhismo glorificando il re comc Dharmaràja, llrap-r&{"9 s cntanseasU*"t eggh,s#gg.l+, ne accresceva il prestigio, ioTiÈ-

vava al disopra delle contrastanti correnti e quindi giustificava l,esigen-za di un rigido sistema monarchico che afferrnatosi con sron btsan sgamPo non aveva tuftavia altro fondamento o difrsa che la personalitàmedesima del re, e mancav,- di quale che sia moivo meno àntingenteche convalidasse I'autorità di nuovi e superioripn:incipi ideali. E difattole cronache mostrano ,r.t" gB[ihùl{$gguieta, diqpostaa riconoscere nelre null'altro che un prinus inhr pares od urr simblo sacro ma inerte,abituato a partecipare al governo traverso il clan della regina, scelta inseno alle piri potenti famiglie e facile a ribellarsi ad ogni o.casiorre.

La classe sacerdotale dei Bonpo (parlo di classe sacerdotale e non disciamani genericamente, perchè questi erano divisi in gerarchie secon-do Ia funzione e il compito) non si dava neppur essa peî r,inta e s'ado-Perava per trovare in una parte della nobiltài propri difensori; cosiautorevoli che dopo un primo vano tcntativo, aw-enuto durante I'in-fanzia di K'ri sron lde btsan nella seconda metà delì'vIII secolo, e ssarìuscì a portare sul trono, poco più di mezzo secolo dopo cli lui, ilproprio campione, il re el-an dar ma, promotore di una spietata per_secuzione del B.ddhismo. Si ripete dunque ner ribet ra sîqssa vicenclache- r'ide in Giappone conrendere i clan dei Soga da una pane e deiNakatomi e dei Mononobe dall'altra: i primi p.r ro.r.n"ri, i secondiPer contrastare il Buddhismo che I'imperatore shotoku Taishi venivaintroducendo.

_ r{entre in Giappone molta parte della tradizione Shinto si è sah,ata,

Io stesso non può dirsi del Tibet dove il Bon o fu del tutto sopraffartoo, per sostenere la concorrenza sempre maggiore del Buddhismo, fucostretto a prenderne in prestito gli schemi dommatici, aggiornar_si, dimenticare o trasformaîe le proprie liturgie, r"itog.afiJ1d ideeoriginarie. Per la qual cosa anche le notizie sul|antica t.g"rta tibetana,per i periodi anteriori a sron btsan sgam po bisogna desumerle quasitutte dalle fonti buddhistiche, dalle leggende che il Buddhismo ha con-servato, dai raccontari con cui si aprono le cronache famigliari e chesPesso contengono frammenti notevoli di antichi canti epici, dalladescrizione di riti funebri, come quella venuta alh luce a Tin huango I'altra inserita, con trasposizioni buddhistiche cvidenti, nel raccontodi funerali di alcuni re, ad esempio di Sron btsan sgampo.

Fonti dunque, tarde, appartenenti ad un mondo spirituale nuovo e a

LA ltIl(iALITrl SAURA NET.T.ANTI(jO TIIiUT r 9 r

quello primitivo ostile, e che vanno Pertanto adoperate con molta cau-

tela.Nessuna religione che trionfa è imparziale verso guella di cui prende

'il posto e anche se di quella e dei suoi culti tramanda il ricordo, facil-

mente tutto colora o deforma. Dobbiamo Pertanto scavare in questo

materiale e per accostamenti ed induzioni gicastruire un passato che

non sappiano neppute per quale durata si è svolto e quali vicende abbia

subìto: perché non si può pensaîe che anche questo Passato, per remoto

che sia, ttb., "Lbi"

avuto una storia, non abbia visto contrasti di oppos-

te tendenze od innovazioni turbare o deviare il corso della tradizione;

in questo evolversi e mutare, di cui i segni non mancÍÌno, noi non pos-

siamo determinare o lo possiamo soltanto in modo vago una succession

cronologica; tutto al più ci verrà fatto di notare e Poîre in rilievo quei

punti od aspetti che sembrano indicare i!,4-ngtamento della situazione

psicologica e culturale: ma non siamo ancora in grado di conoscere di

*Qfiesto m"tA;iefité'con cettezz le cause e la ragione. Dobbiamo in-

somma contentarci, se non vogliamo vagare nel lusinghiero ma in-

gannevole campo delle ipotesi, di tracciare le grandi lìnee ]asciando a

ricerche ulteriori, quando nuo\.o matcrialesarà scoperto, elaborato, com-

parato, di cornplctare queste prime ìndagini che vogliono essere nulla

più di una messa a punto della nostra conoscenza attuale della regalità _tibetana antica. Dìciamo subito clre una cosa paf certa nel Tibet antico

- e per questo intendiamo il Tibet prebuddhistico - senza nessuna

miglior precisazione cronologica, il principe eicditario saliva sul trono

apPena fosse arrivato all'età di r3 anni. Questa consuetudine sembra

dor^r. anche nel periodo storico; Sron btsan sgam Po assunse il potere- 2|ntsn6 secondo alcune fontil) - a t3 anni: suo figlio gli succedette

nella stessa età ma, essendo subito morto, il padre riassunse il potere :

K'ri sron lde btsan fu eletto anch'egli z t3 arni' Conviene ora doman-

darci: si tratta in que sti casi di coincidenza o di una norrr-a che forse

Sron btsan sgam Po spezzò e che in seguito i ministri Bonpo, durante

l'infanzia di K'ri sron lde btsan, nel timore che il Buddhismo trion-

fasse, tentarono di riporre in vigore? Che si tratti di una norma non

par dubbio. Le fonti sono concordi nel confeffqare che i re venivano in-

sediati appena fossero in grado di montare a cavallo, aPPena acquista-

vano cioè quell'idoneità.alla caccia ed alla guerra che per popoli noma-

t; Che il fatto sia vero o no, non conta: conta I'idea che esso esprime.

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+ , l l ' -

die pastori eca il segno delle naturità,I''tntziazioneallavita del gruppo,in altrefparole il raggiungimeoto della pubertà, il periodo cruciale dellavita 6ssato, una volta per sem[rre e per tutti, inunannopreciso:nel

'&edicesimo anns. Angfoe lvfen Idar btsan I'antenato della stirpe deiP'ag mo gru pa prege gli dèi 1n tnedici mesi perché gli concedano unetede: e gli dèi sollecitati e soddisÉtti lo assicurano che nello spazio dir1 anni egli awà il figlio desidcteto; in altre parolel'antenato sarà ma-turo per la propria epifania.

Naturalmente dobbiamo distinguere quel fatto primitivo ed essen-ziale, quella idoneità fisica del rx)ntaîe z czval\o, conferma della rag-giunta pubertà, dalle teorie che intorno ad esso vengono in seguito

-elaborate, voglio dire quelle speculazioni sul numero 13 che annun-ciano una più progredita fornr-lone culturale. Il numero 13 indicainfatti, nella maturità dommatice del Bon, compiutezza e perfezione:analogamente e quanto awiene per il numero qninrli6i delle tradizioniiraniche o dell'India dove il Kumàra e Ili6ora nell- rrr^ incorruttibileed immutabile ctf di 16 anni signiGca la maturità incorruttibile: coslpure la iakti,lapotenza di Dio, a simigliarua della Iuna si svolgenel suosuccedersi e alternarsi di r y parti oltre le quali, come loro principio efine e ragione, resta immutata la 16 parte, l'interezzaassoluta ed immar-cescente. Ma non insistiamo più oltre su questi motivi che apparten-gono ad un periodo sicuramente posteriore: non ci deve sfuggire unfatto importante che accompagra questa conseguita idoneità del-I'erede al trono: appena essa è roggiunta, ll pa-dle, lg-qgigmo in p*ìrì luo-ghi, s4le al g.!elg, che è l'espressione comune per indicarne la morte: inaltre parole il padre viene eliminato (GR p. 24, b - TH p. 8Z) etorna nel îegno dell'antenato in cielo. E'una consuetudine che tende asoprawivere anche nei tempi storici e conduce molti re alla tomba peîmorte violenta appena il 6glio è cresciuto d'anni; naturalmente I'in-trigo politico può in questi casi essere preponderante, ma molto proba-bilmente si innesta onch'esso nef vecchio rito; non dimentichiamo checi è restato soltanto uno schema scheletrico dei fatti che concernono ledinastie redi e nulla conosciamo delle correnti d'idee che allora con-tf astavano negli spiriti.

Ma come può la maturità del 6glio eliminare il padre? Evidentemen-te non in quanto maturità fisica, tn2 maturità sacralg, carica di ben altreimplicazioni e potenza ; cotesta piene z?a indica bhe si è attuata nel figliola presenza ancestrale e che questa si è esaurita nel 1ndre. L'antenato si

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NUMEN, Suppl. W

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rinnova perènnemente nella Serie dei suoi aiatdra sulla tera, tfaverso

un esaurimento ed un accrescimento dipienezza dal 13 al Ir; un taglio"

netto sepafava il padre dal figlio; con I'assunzione al trono del.figlio

al'eta di r3 anni si awerava un accadimento etemo ma semPfe nuovo

nellasua Localizzzzionetemporde;8gni te, secondo tracronache, si cos: * .

-guiva.il proprio palVzzg;"F;gli non poteva restaîe in quello Paterno;-Con il sug awento un rinnovamento comPletO si atfuava" un ordine

nuovo veniva istaufato: ogni re si insediava nel proprio pelqzzs perArè'

in esso si reintegrava la divina Pfesenza dell'antenato e col paltzzo f11-

to si ricostituisce: noaas incipit ordo; zd ogni re seguiva il suo proprio

sciamano, lo g$en, ed il suo proprio ministro, cosi ricostituendosi la

sintesi dei poteri di cui in seguito faremo cefìno. Questo punto, dun-

que, per tiassumere, pme accert^to :jlr-c.àfanterro pres'ents fra -i-.ylvi

in viit,) di una pefefìne rinnovata epifania della propria essenza, is-

taurato nel compimento del tredicesimo anno: segflo di eterna giovi-

îezz . Egli è I'antenato sulla terra, Puî festando nel contempo I'ante-

nato neliielo,l'auatdra dell' essenza ideale, non tuttavia rlimirruita pg1

questo suo proiettarsi nel mondo del tempo; anzi, probabilmente prop-

rio traverso questo rinaovarsi e fortificarsi dell'epifania terrena, e I'al-

tefno accÍescimento della pienezz î"tifrc to dal numero sacro, si rin-

nova egli stesso in quel suo piano ideale e quindi si sottrae al fatzle

esaurimento dell'anima, com'è opinione non infrequente nell'Asia (si

pensi al p'a cinese), soggetta ad un fatale spegnersi e consumafsi. Fra

î'"rr,.rr"to ed il re non c'è diversità: nella iscrizione sul pilastro eretto

sulla tomba di K'ri sroÀ lde btsan e da me scoperto in Yadung nel

r948, così come nella iscrizione di Lhasa che tegistra l'accordo fra Ral-

pa c'en e la Cina, la genealogia reale comincia con O de spu rgyal, iI

loale, come dicono entrambe le iscrizioni, ,,discese dal cielo per diven-

i^r. prinqipe degli uomini": e poi si passa subito al re medesimo che

fece incidere I'iscrizione apPunto perc-hé l'antenato si identifica col re

vivente e si rinnova in lui, sua localtzzazione spazio - temporale Gg}i.. "t**-conternpofaneamerte presente su d-rre pi-aq1.P,?I?.llFll' il terte4g.ed i!*-felestp,-come

dicono esPressamente le cronache TH P' s6)' Come

%t. I re garantisce e trasmette quattrd Poted: la legge religiosa, a'or,

affidata alla classe sacerdotale, il mia't'aì,la majutas sua prerogativa

essenziale, il c'ab srid,potere teffenÒ, il governo, tI dba rmog, I'elmo

(iscriz. di Yarlung).

euatrro pot.tidotrqoe; ma di essi.due soltanto appaiono effettiva-

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r g 4 ' ' ! . ) : . . G . ' ; T U C C I

mente in lui operanti: il nia' f aid'ildbt rmog:Ilc'os,la legge religiosaiera prerogativa della classe sacerdotele, edil c'ab sid,l'autorità politica,I'esercizio effettivo del governo, cra devoluto ai ministri. Perciò il resiede nel centro della sala del trono evendo a destra, al posto d'onoîe,lo g5en gfran, lo sciamano capo, colui che assume la dignità insieme conlui, e cui succederà un altro, quando salirà sul trono il nuovo rc;e allasinístra il ministro,anch'essolegato alla persona'de re. Essi tre costi-tuiscono le ,,tre grandezxn" celebrate dalle cronache Bonpo, che nelrimpianto dell'antico prestigio tramandano fiochi barlumi delle passateconsuetudini e conferiscono valore notevole, non per assoluta veridici-tà Storica, ma come I'eco della vetusta concezione sociale del Tibet, edella sua tradizione ideale, a certi cataloghi che elencano insieme i re, iloro sacerdoti ed i loro ministri, triade indissolubile e perennementerinnovata ad ogni elezione e confermano la coesione indissolubile deitrei poteri incentrata intorno alla prsona regale. Dei poted ricordatidalle iscrizioni quello politico era molto circoscritto, offuscato dalprevalere della m aj es tas -

Anche nelle cronache di Tun huang si registra d'anno in anno illuogo dove il re dimorava, ma tutte Ie attività di governo sono svolteda minisui-9g3.;1!|gpzii ministri, non zii Daterni ma zli Der oarte dimadre. Ed a'profiosfto, senz fare lungo discorso, conviene ricor-dare che la madre ha avuto parte essenziale nelle vicende della di-nastia tibetana; i figli furono per lungo tempo designati dal nomedella madre ed il clan della madre traverso gli zii ministri eserci-tava iI poteîe effettivo, onde il re, fino alla rivoluzione operata dalSron btsan sgam po, chiuso nel suo prestigio religioso, come I'impera-tore in Giappone dopo I'istituzione dello shogunato, aveva scarsaautoîità di comando. Tuttavia, affidando il potere politico ai ministriegli come forse i re Shang della Cina antica, nella propria persona*attua--va.e-conservava e trasmetteva un potere ben pit .tao, i^ divina pre1"

_.*- senz^, od essenza immutata oltre Ia vicenda ds|ls singole persone nel- ,@le qu"li discende, came presidio della stirpe e delle. àmunità, :".rtnia'

nt'ait, 1z naiestas, che è ben distinto dal mt'4 il potere sacerdotalee magico di cui è detentrice Ia classe sacerdotale: il ,zrra't'ai opera

* :ll*""1p u sts s s a divina inopero qità ed immobili t à, il ffi agi i.óilè'ii "n-"

le le formule ed il rito; usualmente congiunti, ma qualche volta entratiiri contrasto, come è accaduto al tempo del re Gri gum, personaggioforse non del tutto mitico, ucciso pee I'antagonismo scoppiato fra re e

LA BÉGÀLrrÀ sACnA }rErjf,'AÌ{rlgq rIsEI

sacerd.ozio2) .Í nie'.tlah' Pîesen-te nella persona de! re c€m'e sua natìtra"

;;;i^1., 6r^on to-tlera. coqtarninazioli-; difetti:''qupndo urt reviene.;;ùf;

i-ji*;bbt" ed il figlio nasce cieco' re e regina debbono en-

t rr. a" oi.ri nella tomba e lt figlio non potrà assumeÎe il potere se non

tì"*,. ii"cquisti la vista' Iniolumitinecessaria per il gruppo perché

soltantoselaentita,"o".d"teèfresca,intatta'ringiovanitaeglipuòassolvere ra sua ro*L'. che è queila di allontanare le epidemie, far

cadere la pioggia, "'i*'-t

la fecondità' inaltreparole mantenete in-

tetto e regolarmentt opt'^*t I'ordine cosmico e sociale; se non assol-

ve questi compiti, "

tgli non attua in se medesimo i principî della pro'

pria dignità divina t-'-tg"lt, sè 1l,m'na' f ai si esaurisce o si corrompe' le

praterie si disseccano t l"t to" volgono al male (ÍH P' r 3 ')'

Il re, che ere consacrato, secon"ilo-ci informanb le cronadre Bonpo'

.* L"gto lustrale ts;an k"rtts'quando governasse mantenendo intatto

7l mha' t'ait garantiva lafertilitàiellaterra: gffa K'ri (]! n' l!) tttt"

sulla terra come pioggia fecondatrice. spu- d? gor, ,gy"l (inltH,p. r z7) t/ -\--

;i;;"po". .o*tioJie di essere la pioggia fecondatrice <lel cielo' lta"-' -t

Che cosa è 1l dba 'i'ig,l"l*o' del quJe t'n arrase che ritorna identica : L' Il '

nelle iscrizio"i di y;;"fi;.a ;" q"il. di alcuni prim_i re del Ladakh t i i '-"

celebra ,,1" .o,,ti"o"t^" foìt*""1'e'fo1se il segno della potenza mili-

tare? Non c'è nulla tftJf" suggerisca: la parola deve forse mettersi in

rapPorto con:I{i1q.d$g-cht designa uoa casta di sacerdoti cli origine

celeste la cúi prerog"'iil bt^ lg$u.lag' l3 corda mediatrice frateuz e

::*i,#$T:l:i;:*isxik;ru*:;"'l:*;i:ì ;

casco, è il simbolo, itt"Lft"t" visible della potenza magica Utl t1:l:

J,r"r-.". di padre in figlio ed è parte essenziale del suo costume ln

quanto egli riveste ;;;:t"t '"t'i di cui è investito; esso protegge il

capo dei re da cui, "tt"it

f" tradizione Bonpo' partiva la corda lumi-

nosa che li legava al cielo: deve dunque mettirsi in rapporto con iI cas-

co, iI berretto, it to'-bl"t" tht ttto"do i casi raPPresenta anche oggi

l,elementofonclamentaledel]aacconciaturasciamanica.Perlaquale. cosa mia't'ai, db;;;;*" po"o"o disgiungersi' I'uno come I'es-

senza del potere' la nqiestas,l'altro to-t i'i*"bolo attivo della mede-

s ima. , . - - - )2 -I titoli con cui esso viene designato confermano la naitr;u:a' divinadel

r) Sebberp I'uccisore fosse il ministro'

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,?ft

r96 ó. Tuccr

îe: egli è spral rgyal po. sPrul significa poteîe magico, fibertà dell'azi-one magica, creazione magica"ed èanche regolarmente detto dtsanpo obtsadpo, parola che non può dissociarói da btsan, che designa una classedi potenze di catattere prevalentemente ctonico. Il perchè cercheîemodi vedere in seguito. Come durante il periodo storico i re Tibetanisararìno chiamati Lha srar, deuptra, sul modello dei re cinesi, ci sonotîacce che anticamente furono chiamati lde srar (PT J", p. 9 a): fr-glio di lde. lDe in antico tibetano significa probabilnenre crearura di-vina (TH p. rz, si dice di Gri gum: siccome discendeva da lDe, noneîa come la comune degli uonini), ed è parola che compare in moltinomi di divinità ed è preceduta da un'altra p 71slr- - 6 - che viene pre-fissa a nome di entità divine : ,,o lde", che non è nome m^ titolo, ,,0 ldespu rgyal" - ,,o lde ritt m0" (nome di una úgini), forsedacompararsicon t'e - gfram 1's -, una classe di dei che hanno molta parte nellamitografia celeste Bonpo, e forse anche con il cinese l'r, signore (celeste),nome insieme, ai tempi della dinastia Shang, di alcuni re e della supre-ma deità.

Non sappiamo se vi fossero riti particolari ai quali il re dovesseparte-cipare assicurando attraverso atti di culto la validità magica della suanatura. Due cenni - I'pn6 in una cronaca buddhista (GR, a propositodi Gri Bum), I'altro in una cronaca Bonpo (p. 6) - lascerebbero suppor-re che e gli p row'ed e s s e all a i rr+dialicsed gL aàai tl aà. meliante. ia ruua;le danza compiuta so.tta lA"lqgr-ta {eilg.g-cia.ma[o.crya" {n questa occa-

Gòne'el1i s'acconciava alla maniera sciamana: vestito di bianco, por-tava i capelli awoltolati sul capo tenuti insieme da bende di seta svolaz-zanti e protetti da una copertura o turbante sormontato da un awol-toio.

Sarebbe molto interessante sapere come awenisse quella uccisionedel padre di cui si é parlato: se cioè si trattasse di una soppressionetacita o piuttosto di una uccisione rituale, come per esempio quella diGri gum per opera del suo ministro, o di una uccisione per mezzo diun coltello sacrifrcale gri adombrato nel nome stesso di quel re o di unseppellimento da vivo in una tomba, come nel caso dei genitori disTag ri gfian gzigs.

Il corso di ulteriori ricerche porà illuminarci su questo punto im-

Poftante.Ricostruito questo schema elementare dell'antica regalità tibetana,

in una ineviabile fissità, alla quale per difetto di notizie rnanca lavita-

'^ OG*:_s^ultra N@ rur

lita di un Processo storico iit"i"po"itift nei suoi momenti' dobbiamo:'

pur ammettere che mJlì; nrJ-""tp$so,deve t""-" stato I'evolversi

àeile eiustifi.^riorri t.Jrì.ni l. q""li ili "olta

in volta, quando si spegne

:Tt t'*#ili;;;"t" di on rito' p'oponsono una nuova irrterPreta-

zione ispirat" "lt" "ooo"

sitt'azionecokorale"o asli echi di culture con-

finanti. Quando P*;rirp;ltgqTo nella sória della famiglia dei

rlans da coi disces"rJ"i-prirapi 3i rTse t'an che tre furono gli antenati,

uno bianco, orro tt'o ti o"o di color variegato' viene subito in rnente

ra pa*izioned.I :":i;-tì1su ttl1t-1^t'e.Ltegotit che corrispondo-

no anche a tre Plail dell'esistenza e ciascuno ad un colore Particolare'

E'la medesim" tl"'Jalalioot o'igi"^'ia dei primi T *T:-*-:::i

;;;;; ,.goito, dall'altra in cinque gruPPi' :ert-o Po:te.ore' Per rn-

flusso della ,.o'i" qol*ìi't -"e ts'"iirob"bile che nel nostro caso la

classificaziorr" t'ip"*ii" Jtgn ""tto"ti

sia secondaria e che alla base

si trovi invece ot'" oppo'Lione elementare fra bianco e nero' Per

influsso della primo'aiJrt att*" miz fn bene e mele' forze amiche e

forze nemiche che, t"t*i"tt nello Sciamanesimo' il Bon accoglie e

tramanda. \

Lo Sciamanesimo Bonpol'o'dio^to in tempo non ancora bene accer-

tato da un maestro la cui personalità è-stata offuscata dalla leggenda ma

sulla cui ,."1tà stoJ tà" *i pare si Possano avere dubbi' nel darsi

una sistemazio"t o'fiJa" oppo"ti Buddhismo trionfante' fu cos-

tretto ad attingere ;;s";' l,o3 :*

dil.luddhi--s:1"-::^*tt::]t::

religioni diffuse nei plesi confinanti' Ne abbiamo una riprova rion ln

ouesta dicotomia cui sopra accennavo cne corrisponde ad'una conce-

ffi.,ffi;;r. a.uo Sciamanesimo, ma in una sua elaborazione

teorica ,oll" qo"I.,"qI"Ji"..-""r".",e, influiscono idee di origine iranica

trapiantatesi ," q"til^ primitiva conce.zione sciamanica; ne fanno do-

cumento 1" t.'*i"1"ilfr',-*pt"t'"fto I'accentu azione del carattere lu-

minoso del Padre buono'

All'origine dtil:;;;;diconoalcuni libri che i Bonpo considerano

autorevolissimi, c'era un principio indistinto' potenzialità-inerte degli

elementi, dd qoJ p"'g'n'ioione.spontanea derivano due uova'

I'uno bianco I'altro ot'o' ó"['oovo bianco nasce il padre benefaftorc'

p'an bled;a" qttilo tero' il padre,malefico (gnod-b1ed): il primo è

nella luce, it,tto"d"o;il*J;* che si spinge fi1o a to.111e il limite

della luce: il primo è bianco ed il secondo^otà ed armato di lancia' II

prirro, il padre beneficente, è chiamato il te dell'esisteî?a positiva' il

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secondo il re dell'esistenza negativa. Il primo è luce ed è perciò driama-' to Ia manifestazione luminosa snair ba'od ldan, o semplicemente il lumi-

îoso,.od <er ldan,ntzè anc[re chiamato K'ri rgyal K'ug po chepuòbe-nissimo significare "il trono, il re, i[ richiamo": nel qual caso, pel I'ul-

timo epiteto, si potrebbe Pensaîe al manicheo dkrostag, Il secondo è

tenebra, ed è chiamato Mlal nagF,la sofferenza nera. Tutto il bene,la buona qeazione deriva dal primo, tutto il male, la cattiva c.eazione

dal secondo: questi produce la morte ed i demoni maligni, quello in-

segna come vincere le potenze infauste.-E' .hi"to che ora ci muoviamo in un altro orcline di idee ; non c'è

più ricordo della catabasi del sPu rgyal dal cielo sulla terra; egli viene

identificato con il Padre Beneficente del quale dunque i re Tibetanisono l'incorporamento terreno (TPS p. 73 r). In questo caso il vecchiopersonaggio îesta, ma viene inserito in una diversa costruzione del

mondo nella quale albeggia un primo tentativo di giustificazione etica.-

Non mancano tuttavia segni di più profondi mutamenti che investonotutta quanta la tradizione configuratasi nelle forme che abbiamo de-

scritto e tradiscono rur nuovo orìentamento culturale. Ricordiamo la

norma che abbiamo soPra accertata e secondo la quale non appena il

figlio raggiunge la pubertà, a r3 anni, il padre non ha più ragione di

essere e torna al cielo. Nella.l-tg.ti" e nelle cronache di molte faalglig il

cor,qi$eja.Irtqnto delaltirp..e.dqtlg".i.g-tel*cJ.e!e*-dal cielo è sceso sulla*ìiit"

il progcnitot" déil^ f"-iglia: dai re dei Yarlung ai Saskya, ai P'ag

mo gru pa. Non per nulla nella successione dei re tibetani il ciclo è aperto

daigNam K'ri, ,,i K'ri delcielo", getteintuttocomesette sono (almenoperalcunescuole)ipianicelesti(THp. r5r): essisonoepifanie celes- iti apparse sulla terra, le quali, condotto a termine il proprio ciclo, tor-navano al cielo mediante ilJa t'ag,la corda che congiunge il cielo alla

terra e del cui simbolo si sen'irà poi una classe di sacerdoti Bonpo per

far ascendere I'anima del defunto al cielo. C-ome gli Sciamani, i re pote-vano tÍasferirsi anch'essi nel cielo, a piacimento, Per conferire con ipropri compagni celesti e chiedere ad essi consigli e quincli ridiscen-dere sulla terra (Man ldon btsan, TH p. rz3). Tuttavia va tenuto Pre-sente che la catabasi di solito non awiene direttamente dal cielo allaterra; e-sjsfe"Jp.P.E*tg-.13J.e-rl39ii9_ f|.lS..Ig..9 .elîa laPPtgsgp!?tg d3114*

.{ngnt4gg?; e v'è ragione di credere, comparando diverse modulazioni<IlSìd**PYs:a

dello stesso mito che questo introdursi della montagna debba atuibuit-

si a un diverso ambiente culturale. I libri Bonpo conservano i nomi del-

le montagne su cui discesero i primi sette Kri celesti: g6a K'ri calò

su Lha ri gyari t'o, I'antenato dei P'ag mo gru pa è concepito sulla mon-

tagna da Man ldon btsan e da una figlia di Ts'ai pa, nome preso in

pàstito dall'Inclia (Ts'aàs p2 : Brahmd) per designare il Dio cr_eetoîe;

i ,rn *ito che molto probabilmente pe{petua un rito originario del con-

giungimento sacro, fra iI capo del clan e lamoglie, compiuto sullamon-

tagna ancestrale.tor.r,o comparire della montagna nei miti delle nascite ancestrali

appartiene ad un altro ciclo culturale. La religione tibetana, a giudicare

d^"i1. .ro.r".he, sembra essere, nei suoi principi di carattere prevalente-

mente celeste; il gNam, il cielo, vi occupa lo stesso Posto che il Tàngri

tra le popolazionialtaiche. I piùr antichi Bon vengono designati gNam

Bon, ì Bon del cielo: i riti funebri, dei quali mi sono altrove occupato,

cominciano con il ritorno dell'antenato al cielo e via via Passano all'ab-

bandono del cadavere nella corrente del fiume, all'esposizione sulla

ínontagna, al seppellimento nel tumulo; questa successione pare im-

pilcarJun progr.rìirro mutamento delle concezioni religiose, nel cgrsg

{.1 q"^1. ii ù'ò.r,"gt "

prqndg -sempre maggior rilievq; essa diventa il

i.rraio ed il sacrario del clan e del territorio su cui esso transuma e con-

duce al pascolo i greggi. Quel territorio costituisce un' unità oltre che

sociale ioprattutto sacra, incentrata idealmente intorno alla montagna

dove discèse I'antenato; essa santifica e gafantisce la coesione del grup-

po e la sua identità in stretta colleganza con il suolo. Molte volte il re

" l. *o.rr"gne sono la stessa cosa. 'O ae gun 1Sf]\.i ""-:

di un ante-

naro, di ori aio e della montagna iíà" tO t a è'iKóà'pon: la montagna

può prendere il posto dell'antenatot*]-^t-[t4 5a..+ P.] dove discese il

irog.rri,or. dei re ai Yarlung, si traóùla in dio e s'aèèoppia in sogno

con la moglie di Gri gum e ne nasce Ru la skyes'

Il cieloletrocede; la montagna, dopo essere stato il luogo dove si

compì la catabasi ancestrale, diventa ofa essa stessa I'antenato' e si dei-

fi." io*. sa bdago gù,i bdag,llsignore della teîra e dio tribale, tremenda-

menre suscettiÈile, prorrio al comrccio e dla vendetta, insofferente

dell'offesa anche involontaîia, reclamante sacrifici cmenti. Teorie cos-

mologiche che ben conosciamo,mache non abbiamo nessun motivo

di crJdere primitive conferiscono alla montagna un nuovo valore:

.o-. tr"rposizione magica della tenda cosmica sopra la quale si dis-8) Per altre sgno nove.

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tendono le pìaghe celesti, come pilastro su cui poggia il cielo, comecentîo del mondo identificato con il particolate territorio abiato dalclan. Il capo, il re non sale morendo a[ cielo pe.r integrarsi in unatrascendente essenza ancestrale, la cotda che congiungelatenad cieloè infranta; non si trata più di una ascesa al cielo ma di una discesa nelgrembo della terra. Il cadavere viene sepolto nel tumulo costruito aforma di tenda, perclÉEE'GilAa è f,lft'agine del mortdbl il re vi scende,

lirnie s"ppia-ó àí Sroó btsan sgam pJ. ai K'ri sroiÎàe btsan, assisosul trono. L'imagine o La stele o I'albeto piantato sul tumulo di cuiparlano le fonti cinesi (Bushell p. ++l), sono il ricettacolo ddl'animaper il culto ancestrale; fanno da tramite fra il mondo dei vivi e il mon-do dei morti. IJna nuova concezione analoga a quella delle culturemegalitiche si sovrappone all'altra;la stele è l'elemento essenziale nellasepoltura a tumulo, sia esso del re o della gente comune, come è dimo-strato dai cimiteri sparsi sulle cime delle montagne di cui io stesso horiscontrato non pochi esempi nel Tibet. Per la quale cosa nel caso cheuno dei ministri sia assente, egli deve rendere sacrificio al re defunto '

non in un luogo qualunque Íra su una montagna; per evidente equiva-lenza di questa e del tumulo. A questo punto conviene tuttavia ri- '

cordare che la letteratura cronografica ed i frammenti delle genea-Iogie famigliari da cui desumiamo questi barlumi di luce, ci trasmetto-no le idee di una determinata parte della popolazione tibetana, sonouscite dagli ambienti della classe nobile, dai feudatari, le cui originipuntano tutte quante verso I'Est e il Nord Est, e colà Pongono il pun-to di partenza della loro migrazione. Dobbiamo dunque interpretarle,collocade nell'ambiente che le ispirò e non prendere alla lettera quellasuccessione come se veramente il Tibet abbia evoluto da una conce-zione celeste ad una più umana e terrestre. Non siamo autotizzatittrzt-re questa conclusione: ma soltanto a riconoscere che due correnti si ris-contrano e non sempre facilmente distinguibili così stinte I'una nell'al-tra in quella stanca e non più attuale soprawivenza che quei documen-ti frammentariamente evocano o descrivono: I'una che pone alle origi- f ;ni l'antenato celeste, l'altra che questo antenato tawicina alle deità f I I

telluriche e soPrattutto alla montagna. l,

Quali siano state le vicende che Portarono queste correnti a contattoI'una dell'altra o le posero in urto non sappiamo coî certezza; possiamotutto al più accennare ad un ciclo di leggende, cronologicamente oon

' collocabile, il quale adombra con.verosi*iglianza fat;urealmente awe-

nuti, che segnano una svolta od una crisi nella storia dglla religione

tibetana. ,A.lludo alla leggenda del te Gri gum. Sotto di lul il confitto

ftala najutas rcale ell nf u il potere magico della classe sacerdotale

scoppiavioleoto: Gîi gum, ,,il re coltello" intende sottîaîre il re alla

pt"pti^ sacralità inefficente e restituirgli un effettivo Potefe. Egli sim-

Loliggia rrna frattura nel corso delle idee: non è più un,,trono-celeste",

oot,-"pp"rtiene più alla serie dei re cire morti risalivano al cielo: a

comin.iat da lui I'ascensione al cielo è interrotta, !a corda luminosa

tfaveîso la quale il morto ascendeva al cielo è spezzatz: i 6gli rintraccia-

no il cadavire del padre e costruiscono su di lui una tom!1i*"{orma ydi tendafTH p. rz7), la montagna cosmica. Rfla skyes (o Nar la "*

t1ièrl, il minisìro sa[ace cui'la vedovà iií'Gri gum dà luce, ènato,

come-ho detto, da un accoppiamento awenuto in sogno con il dio

Yar lha sam po che adesso è il dio della montagna dallo stesso nome. I

re, prima di Gri gufn, tornavano nel cielo, non lasciavano sulla terra

o.ri.rn resto mortale; adesso la sistemazione del cadat'ere occuPa e

pfeoccupa i discendenti; I'oltretomba si annuncia con tutti i suoi

iaurosi misteri; la terra è inorata del sangue delle vittime immolate-sul

tumulo. Il rivolgimento è completo. Assistiamo ad urt mutamento

di grande rilievo, .h. i.,dio un diverso orientamento psicologico e

coltrale e che non poteva accadere senza alterare in maniera notevole

i caratteri della regaútà tibetana- La uccisione di Gri gum Per opera del

proprio ministro significa non 5oltanto la lotta del potere regale e^r"..rdot"l.

ma q,r"lche cosa di più profondo, il contrasto f:,ala religio-

ne prevalentemente celeste e una religione nella quale la terra tende a

prendere il primo posto.- Il cadaveie di Gri gum è restituito ai figli da una Klu m9 dhe se ne

era impossessata: e u n" mo è deità del sottosuolo o delle agque

sottefranee.v'èdipiù: i lcambiamentodir i tofunebrecuiaccennavocoincide

con il matrimonio dei re con cîeature ctoniche, klu mo e bTsan mo

(T'ai yig, P. 19, b, dove il re è: sTon ri stoi brtsan)' Quale è' sevi è

,r"t", i"-ro.cessione cronologica? Il problema è, per il momento' di

difficile soluzione. Stail fatto che, secondo la tzdrzione i re-proge-

ni tor idel t ipodi,oldespt lrgyalnonsonoscesiadabitarelatetrama,come in cert-e leggende cinesia), a governarla: le fonti padano chiara-

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II,

{) Masrnno : JA, rgz4,P. 47-94.

Page 8: La regalità sacra nell'antico Tibet

mente di una preesistenza delle genti, già, organtzzate socialmeote, sot-' to il comando di alcuni capi in lotta fra di loro ; i fe-ngn sono dunque

_ discesi a popolare il Tibet ma e reggerlo. L'origine delle stirpi umane*è'diversa dall'origine delle stir.pi regali; la gente tibetana è generata,

secondo la leggenda buddhistice" da Avalokite6vara e da una Srin mo,un'orchessa: è chiaro che Avalokitesvara èla trasposizione buddhisticadi una deità della terra, dello srcsso tipo della compagna: I'accoppia-mento procîeatoîe awiene sulh montagna di rTse t'aà. Tutto questo Ilascia supporre che la discesa ancestrale dal cielo annuncia o denota Ipiuttosto t'!*.-econdo momerrto, dovuto alb.lrata nel Tibet di una f ,aristocrazia conquistatrice le cui idee restano *.oì"i. alte iiailizio"i *tJ

rrobiliari, ma a poco a poco si amalgamano con le credenze aotoaone, Jfle quali coesistono con le nuove cd alla fine riprendono il soprawento

influendo a loro volta in maniera decisa sul mondo culturale della nuo-vaatistocrazia.

La concezione della regalità tibetana, pur attraverso le frammentariee tarde informazioni che ce ne sono giunte, prima ancoîa che il Tibetsi aprisse alla storia, documentah e verificabile, è ben lungi dunquedall'essere semplice e rettilinea; seguendo le scarne notizie che sonovenute alla superficie dal naufragio del tempopossiamofacilmente iden-tificare due correnti le quali a poco a poco si incontrano ma non si fon-dono mai in maniera tale che noa ne appaia evidente I'opposto carat-tere e la diversa origine, l'una di aspetto prevalentemente tellurico eI'altra celeste: l'una forse appartenente al pirì antico fondo etnico, dellacui composizione ancora assai poco sappiamo, I'altra introdotta dallemigrazioni di pastori che s'insediarono sul paese scendendo in quella ,fdirezione nord est-sud est che resta evidente nella divisione del terri-torio in quattro zlt (ru),l'una di centro, l'altra di destra con una supple-mentare a ovest e l'ultima di sinistra a est: esse, come le popolazioni al-taiche, ponevano al sommo il cido, il Tàngri, marciavano nella loroespansione divise in ali, presentaveno una organizzazione sociale fon-data su clan indipendenti ma fra loro collegati detti rus,,ossa" coslcomeJastltl, ossa, chiamano i Mongoli i propri.

Il resto della popolazione viveva sotto il terrore diforze ostili, sotter-îanee, attzcc:;te al suolo, minacciose dalle montagne e dalle rupi, avidedi sacrifici cruenti.

A poco a poco i due elementi per naturale compîomesso si trovano aconvivere; la montagna è un gradino nella discesa celeste. Ma è il

rnondo primitivo che alla fine tende a prevalere, quello che-Padmasar.n-

bhava, il.i-bolo del Budilhismo tîionfante, debellerà nella sua con-

quista sPirituale del Tibet, da montagnl ^ morrtzgna, da pjanoro a

fi"rroro, assoggettando con I'invitto potefe taumaturgico 1e bieche

iorr. d.tt. religiotti aborigene e cosl sostituendo ad una ietogmfia di'entità

ctoniche che ricopriva la realtà geografrca del Tibet' una nuova

c^rta s^cr^nella quale igenii antichi si trasformano in defensores fidei,

e custodi dell'ordine buddhistico'

A mano a mano che quell'ibridismo fra il mondo indigeno e Ie con-

ceziorri nuove si compi{ il re perde il cafattefe originario che rivestiva

nelle tradizioni cultuiali della nobìltà conquistatrice e si identifica con

le divinità ctoniche, conservando tuttavia la medesima essenziale fun-

zione di assicurare la fertilità e la fecondità della terta e la regolarrtà

clella pioggia. Quando poi le vicende storiche rivelarono al Tibet Ia

.oltrri" .Ii.r., essi re àiventarono anche, alla matlf'efz degli antichi

imperatori cinesi, i maestri, coloro che insegnano agli :"T"i le arti

deivivere, la lavorazione della tert,-edei metalli; nel medesimo temPo

una maggiore maturità spirituale tende a introdurre i primi segni di

,rrr" ,irèt"tica a base di numeri, corrispondenze, dicotomie intese a

conferire una giustificazione teorica a consuetudini delle quali si era

perduto il signlicato originario o ad idce delle quali s'era dimenticata

la efficacia attuale'Tutto questo, ripeto ancora una volta, è uno schema prowisorio; ed

anzitrrtto-non rrool, essere comlrensivo e valido Per tutto il Tiber' il

qualefindalleoriginicisipresentacomeunafederazionediclan,sottoú g,ricta cli uno pi,\ degli ritri potttttt ld-lutorevole;

cla uno di questi'

q,r".tto di Yarlung, d.Ii.r"t'"no i re del Tibet; e proprio su documenti

.t. "

questa famiglia aPPartengono, nol) Per ora' dobliamo lavorare'

Iimitandoci ^ ro^p^r )íoni con le poche cronache di altri grandi fa-

miglie, oggi ac.esrìbili. Spero di aggiungere altri elementi in un lavoro

in lorso sulle teogonie tiúetane baiato specialmente su molti manoscrit-

ti tibetani che ho avuto la ventuîa di scoprire nel mio viaggio nel

Tibet Centrale e Mericlionale compiuto nel 1948'

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