La REDAZIONE - UmberTimes

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novembre/dicembre 2008-Anno I, N. 1 Periodico di InfoRiflessioneCreatività del Liceo Europeo Umberto I di Torino - www.umbertimes.eu L’EDITORIALE Come in ogni giornale che si rispetti non può certo mancare l’editoriale. La Redazione dell’Umbertimes, tutta- via, vi propone qualcosa di nuovo. Non un pezzo scritto dalla firma cele- bre, ma una presentazione di quelle che sono le motivazioni, gli obiettivi e le aspettative che hanno spinto ogni singolo componente della Redazione a creare l’UmberTimes. Una frase a testa, non di più, ma che valga la pena di leggere e, soprattut- to, un po’ alla volta. Via, si comincia. CP - Motivazione, obiettivi, aspettati- ve? Tutto segnato da parole che, sul cuor della terra, m'hanno trafitto come un raggio di sole. "L'uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna pensante [...]. Tutta la nostra dignità consiste dunque nel pensiero"; "oggi essere comprensibili equivale ad essere scoperti", ed io ho scelto di non avere paura, perché "la libertà non è star sopra un albero, non è neanche avere un'opinione, la libertà non è uno spazio libero, libertà è parteci- pazione". EB - Perché il giornalino? Per far emergere le idee che circolano nel nostro liceo, che dimostrano che non siamo una generazione passiva e apatica, come viene troppo spesso stereotipata in un mondo ancora sfi- duciato. AP - Sono convinta che comunicazio- ne e scuola costituiscano un binomio inscindibile. La scuola, per sua natu- ra, deve contribuire a "mettere in comunicazione" … idee, conoscenze, pensieri, contenuti… Facendo questo, si mettono in gioco anche emozioni, esperienze, modi diversi di riflettere e pensare coraggio dunque, "infondiamo un alito di vita a que- st'insieme di fogli (magari elettroni- ci)"!!!! SE - Leggere e scrivere sono due meravigliosi modi per coltivare l'ani- ma. Spero che questo giornalino aiuti tutti ad acquisire maggior senso critico (il grande assente dei giorni nostri!).Buon lavoro a tutta la reda- zione. La REDAZIONE Alunni impegnati nel progetto: Poles, Ceratto, Rossi, Tavassoli, D’Angelo, Pigato, Rey, Beccalli, Castello, Lanza, Martini, Bertini, Audisio, Baradello, Formica, Saudino, Castiglioni,Bergese, Cusano, Pino, Iperique, Gavioso, Torielli Docenti ed educatori coinvolti: Stefano Capello, Sonia Esposito, Paola Bertone, Alessandra Piras, Fabio Faccilongo, Duilio Paradiso, Alessandra Staniscia, Gonzalo Hernández Baptista (Responsabili versione cartacea) Carlo Pizzala, Michelangelo Dettori (Referenti del Progetto Redazione Web) Editore: prof. Pietro Teggi

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novembre/dicembre 2008-Anno I, N. 1

Periodico di InfoRiflessioneCreatività del Liceo Europeo Umberto Idi Torino - www.umbertimes.eu

L’EDITORIALE

Come in ogni giornale che si rispettinon può certo mancare l’editoriale.La Redazione dell’Umbertimes, tutta-via, vi propone qualcosa di nuovo.Non un pezzo scritto dalla firma cele-bre, ma una presentazione di quelleche sono le motivazioni, gli obiettivie le aspettative che hanno spintoogni singolo componente dellaRedazione a creare l’UmberTimes.Una frase a testa, non di più, ma chevalga la pena di leggere e, soprattut-to, un po’ alla volta.

Via, si comincia.

CP - Motivazione, obiettivi, aspettati-ve? Tutto segnato da parole che, sulcuor della terra, m'hanno trafittocome un raggio di sole. "L'uomo nonè che una canna, la più debole dellanatura; ma è una canna pensante[...]. Tutta la nostra dignità consistedunque nel pensiero"; "oggi esserecomprensibili equivale ad esserescoperti", ed io ho scelto di nonavere paura, perché "la libertà non èstar sopra un albero, non è neancheavere un'opinione, la libertà non èuno spazio libero, libertà è parteci-pazione".

EB - Perché il giornalino? Per faremergere le idee che circolano nelnostro liceo, che dimostrano che nonsiamo una generazione passiva eapatica, come viene troppo spessostereotipata in un mondo ancora sfi-duciato.

AP - Sono convinta che comunicazio-ne e scuola costituiscano un binomioinscindibile. La scuola, per sua natu-ra, deve contribuire a "mettere incomunicazione" … idee, conoscenze,pensieri, contenuti… Facendo questo,si mettono in gioco anche emozioni,esperienze, modi diversi di rifletteree pensare … coraggio dunque,"infondiamo un alito di vita a que-st'insieme di fogli (magari elettroni-ci)"!!!!

SE - Leggere e scrivere sono duemeravigliosi modi per coltivare l'ani-ma. Spero che questo giornalinoaiuti tutti ad acquisire maggior sensocritico (il grande assente dei giorninostri!).Buon lavoro a tutta la reda-zione.

La REDAZIONE

Alunni impegnati nelprogetto:

Poles, Ceratto, Rossi,Tavassoli, D’Angelo,Pigato, Rey, Beccalli,

Castello, Lanza, Martini,Bertini, Audisio, Baradello,

Formica, Saudino,Castiglioni,Bergese,

Cusano, Pino, Iperique,Gavioso, Torielli

Docenti ed educatoricoinvolti:

Stefano Capello, SoniaEsposito, Paola Bertone,Alessandra Piras, Fabio

Faccilongo, DuilioParadiso,

Alessandra Staniscia,Gonzalo Hernández

Baptista(Responsabili versione

cartacea)

Carlo Pizzala,Michelangelo Dettori

(Referenti del ProgettoRedazione Web)

Editore: prof. Pietro Teggi

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UmberTimes - novembre/dicembre 2008 Attualità

Suicidio di un ragazzoonline

Florida, Venerdì 21 NovembreAbraham K. Biggs, appena dicianno-venne, si è tolto la vita in diretta suun sito di condivisione video davantiagli occhi esterrefatti di 1.500 perso-ne. L' agghiacciante spettacolo èstato filmato dalla webcam del

ragazzo, il quale aveva prima annun-ciato a tutti i suoi "amici" di rete lasua intenzione di farla finita conun'overdose di farmaci.Gli utenti di Justin-tv, è questo ilnome del sito, non hanno presosubito sul serio le minacce diAbraham. Molti di loro, divertiti,hanno cominciato a provocarlo inco-raggiandolo a mandar giù quei male-detti medicinali. Erano sicuri chefosse tutta una farsa col solo scopodi attirare l'attenzione. Non avevanocompletamente torto, il ragazzovoleva sì attirare l'attenzione, maera anche seriamente intenzionatoad uccidersi, e probabilmente quan-do si è reso conto che nemmeno piùsu internet veniva preso sul serionon ha avuto più dubbi né esitazioni.Addirittura dopo l'ingestione letale,quando il corpo del giovane oramaigiaceva senza vita sul letto, moltiutenti osservando le immagini delcadavere sul loro PC credevano cheAbraham fosse vivo, credevano stes-se ancora fingendo.Ci sono volute ore prima che qualcu-no si convincesse della veridicità del-l'accaduto e chiamasse la polizia. Questo avvenimento fa senz'altroriflettere su come molti giovani cer-chino su internet un'alternativa almondo reale e ne rimangano inevita-bilmente delusi. Chattare sul web èdiventato spesso un modo per eva-dere dalla routine quotidiana, unmodo per nascondersi dietro a unmonitor e presentarsi agli altri sottoun aspetto diverso, magari proprioperché insoddisfatti da quello che si

è in realtà.Abraham si considerava appunto unfallito e da parecchio tempo si erachiuso nella sua dimensione virtualecercando in rete quello che non gliera stato dato nella realtà, ovverosincera stima e approvazione.Quando si è accorto che su internetgli era impossibile ottenere questo,

invece di farsi coraggioe pensare a ricostruirsiuna vita felice nelmondo REALE ha opta-to per la scelta più faci-le: il suicidio.Non ha avuto il corag-gio di ricominciare etanto meno il buonsen-so di capire che a unessere umano non pos-sono bastare dellefredde "conversazioni"virtuali per sentirsiapprezzato e ritrovarela fiducia in sè.

Si trattava di una persona che vole-va essere presa in considerazione edanche il gesto estremo non è statoche un ultimo grande tentativo diattirare gli occhi su di sè. E' eviden-te che oggi più che mai gli adole-scenti sentono il costante bisogno difar notare la loro presenza. Questobisogno però è stato ricercato dalgiovane americano nel luogo e nelmodo sbagliato.Infatti scambiarsi messaggini èestremamente riduttivo in quantoelimina totalmente il rapportoumano di contatto fisico e visivo.Inoltre spinge spesso a recitare partidi persone che non siamo e acostruirci "castelli" enormi che ciallontanano sempre più dal mondo edalla nostra felicità.Conoscere nuova gente è semprebello, bisognerebbe solo non illuder-si di trovare su internet una qualchesoluzione ai nostri problemi. Internetnon potrà mai saziare la fame di con-siderazione che ogni teen-ager sentedentro di sè. Se vogliamo costruirciuna vita piena e felice dobbiamo tro-vare il coraggio di viverla, collezio-nando esperienze autentiche efacendoci sostenere nel nostro cam-mino dalle persone che più ci stannovicino.Mi piace credere nelle persone epenso che alla fine quello che contidavvero nella vita siano i vecchi, sanie calorosi rapporti umani, quelli fac-cia a faccia: nei quali non solo puoisentire quello che il tuo interlocutoredice, ma anche cogliere il suo sguar-do, l'intonazione della voce, la

gestualità. Sono della preistoricaidea che un amico debba essere unapersona sulla quale si possa fare affi-damento sempre e non soltanto peruna chiacchierata, ma anche per unqualsiasi favore concreto che richie-da la sua presenza fisica.Quindi perché perdere troppo tempoad instaurare effimere amicizie sulweb che alla fine, si sa, procuranosolo un profondo senso di solitudine?

Marco Tavassoli 4A

45 anni dopo il Vajont:consapevolezza di una

catastrofeIl 9 di ottobre del 1963 trecentomilioni di m³ d'acqua si sono riversa-ti nella valle del Piave, in Veneto,causando più di 1900 vittime. Così sipresenta la strage del Vajont chel'ONU in occasione della presentazio-ne del 2008 quale "InternationalYear of Planet Earth", anno interna-zionale del pianeta Terra, ha definito"il peggior disastro ambientale maiaccaduto nel mondo provocato dal-l'uomo". Con la costruzione delladiga del Vajont il primato che si vole-va raggiungere non era solo quello dila diga più alta del mondo, ma quel-lo di realizzare un grande profitto inpoco tempo. Il progetto, sviluppatofra interessi economici e politici, fupresentato in forma definitiva nel1957 per bilanciare l'alto consumo dienergia della Regione Veneto, ma ilavori erano già iniziati alla fine del-l'anno precedente. La sua approva-zione dipendeva essenzialmentedagli studi geologici del territorio, sucui esistevano preoccupanti impreci-sioni. Questo non costituì tuttavia unproblema per il consiglio superioredei lavori pubblici, che diede ugual-mente il suo consenso. Mentre ladiga cresceva la natura cominciò adare i primi segni di cedimento: sulmonte Toc, infatti, cominciarono aformarsi grandi crepe che, in seguitoa nuovi studi geologici mai arrivatifra le mani degli organi di controllo,si rivelarono essere la dimostrazionedella grande instabilità del terreno. Icontinui invasi e svasi effettuati percollaudare l'efficienza della diga nonfecero che peggiorare la situazionecausando una prima frana. Fortiscosse sismiche e boati cominciaro-no a scuotere la valle sempre piùspesso, preoccupando ogni volta dipiù gli abitanti. Già prima dell'ultimoinvaso, con il quale il livello dell'ac-

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qua raggiunse i 710 m (quota diecivolte maggiore rispetto al limite disicurezza stimato) i danni eranoormai irreparabili e l'ultimo tentativodi limitarli scendendo a 695 metririuscì solo a sottrarre alla montagnal'ultimo elemento di sostegno che leera rimasto: l'acqua stessa. Dopouna lunga agonia il monte si lasciòandare, cadendo fra le braccia dellago, che scavalcò la diga, senzarecarle alcun danno e ripiombò nellavalle per poi scorrere via trascinandocon se le vite di 2000 persone cheavevano visto stravolgere la geogra-fia della loro valle.Cosa rende però questo disastrodiverso dagli altri accaduti per manodell'uomo che hanno causato unnumero ancora maggiore di vittime?Cosa lo rende più grave del disastrodi Bhopal in India, in cui persero lavita 4000 persone in una sola notte,o del crollo delle dighe di Banquiao eShimantan in Cina la cui onda dipiena causò ben 26 000 vittime? Larisposta non è facile né da trovare néda accettare, ma esiste. É la consa-pevolezza. Il sapere, l'essere al cor-rente di ciò che stava per accadere.La sua decisione di alcuni di ignora-re l'evidenza, di preporre alla vitadelle persone il desiderio di profitto,il desiderio d'importanza. La decisio-ne di volersi sentire grandi senzafarsi scrupolo delle conseguenze.Nella strage del Vajont la naturacrolla di fronte all'arroganza umana,così come il Toc è sprofondato nellago davanti alla diga, che continuaad ergersi imperturbabile e quasiridicola, gettando la sua ombra sullavalle sotto la montagna ferita.

Federica Baradello 2F

Il periodo che non tornapiù

Adolescenza. Letteralmente l'età trala puerizia e la giovinezza, dai dodiciai diciotto anni circa. In realtà la suadefinizione viene divisa in due: dauna parte la visione propria dei geni-tori che, sicuri della loro forza impo-sitiva, la identificano in una diga,una barriera che impedisce al lorofiume di ideali di sommergere i figli,dall'altra, quella dei diretti interessa-ti, immersi in un periodo della tra-sformazione, quella stessa che dalcaos primordiale origina un nuovobig bang dell'io esteriore. Gli " adole-scenti di oggi " sembrano muoversinel mondo come minatori bloccati inuna galleria ostruita da una frana,desiderosi di poter rivedere la luce:in alcuni momenti procedono troppoin fretta a causa della disperazione,in altri con movimenti troppo lentirischiano di farsi crollare tutto quan-to addosso. Imperterriti nella ricercadi una via d'uscita, spesso, superatoun nuovo bivio, non si accorgono diaver intrapreso la direzione sbaglia-ta, ma vanno avanti spinti dalla "fretta di esser grandi e poi voler tor-nare indietro quando non si può ".Soli e stanchi minacciano da unmomento all'altro di perdere le forzefino a quando sentono un braccioestraneo sorreggere il proprio, ilbraccio di un altro minatore sperdu-tosi nel labirinto sotterraneo.Provenienti da "due di due" stradediverse ora si trovano insiemedavanti allo stesso bivio, nella mede-sima situazione e con la stessavolontà di venirne fuori. Il loro mododi affrontare il cammino della vita èsimile a quello degli esiliati: per nonfarsi riconoscere si vedono costrettia travestirsi, ad indossare unamaschera con la cui sperano di poternascondere i lineamenti del viso dell'io interiore. Come una bottiglianecessita di un'etichetta per saperese il vino che contiene è bianco orosso allo stesso modo sembra pre-dominare il bisogno classificazione,una sorta di adattamento a quellarealtà di cui l'esule, pur vivendola,non ne sente altro che un' eco lonta-no percependone solo i contorni sfo-cati. L'esule sente ma non ode, guar-da ma non vede. Per questa ragioneuna semplice passeggiata per il cen-tro può trasformarsi in una guerracivile dell'under ventuno: la fazionedei truzzi con i suoi sottogruppi cabi-notti, fashion, tamarri, sportivi emetro-sexual sfida la fazione deglialternativi che vede rispettivamente

come alleati punk, skin, dark, metal-lari skaters e b-boy in un clacson diinsulti e duelli corpo a corpo, spec-chio di una sorta di meléè medievaledove tutto ciò che conta è abbatterequanti più nemici possibile in un tutticontro tutti generale. Una volta sti-pulata la pace dopo le perdite in bat-taglia, ogni alleanza è sciolta ed ognigruppo deve sottomettersi alle con-dizioni dettate dal trattato: comeguardie a difesa del loro territorioattaccano chiunque osa entrarvisenza possedere la parola d'ordineestetica di creste multicolori o diocchi pesantemente truccati, divestiti rigorosamente firmati o dimusica all'ultimo grido che straripadal cellulare. La situazione non è poicosì dissimile a quella dello scontrotra fazioni dell'epoca comunale,senza però che nessuno faccia nien-te per tentare di avanzare quel pro-cesso di unificazione che porrebbefine all' assurda divisione di unapiazza in una miriade di spazi regio-nali in conflitto fra loro.Nel contesto familiare non si verifica-no inversioni di marcia: i vari compo-nenti della famiglia appaiono circon-dati da una bolla di sapone a se stan-te, che, al minimo tentativo di inter-sezione con un'altra, irrimediabil-mente scoppia. L'unica soluzione ingrado si mantenere stabile questogioco di apparenze è quella di segui-re ognuno la propia direzione tra-sportati passivamente da ventidiversi. Ecco dunque come nell'immaginario giovanile droga e alcoolcostituiscano un'alternativa al degra-do familiare, come una boccata difumo rappresenti un modo di atteg-giarsi più consono alla società, senzarendersi conto di quanto una dose dieroina nel sangue o l'usuale ubriaca-ta del sabato sera minacci giornodopo giorno un' autodistruzione dellepareti già di per se fragili della bolla.Più i dati stimati dei giovani chefanno uso di sostanze stupefacentisalgono, tanto più aumentano ditono le imposizioni di genitori chenon vedono altro modo di coesisterese non quello di ispirazione divina,avente come principio " i figli a loroimmagine e somiglianza ".Trovandosi tra due micce pericolosa-mente accese l'impulso del restareinermi tra due fuochi è forte se nonfosse la presenza di un amico, uncompagno di fatica, il minatore sper-duto dell'inizio, l'unico che con il suoaiuto fa sì che la miccia esplodaquando i due si trovano lontani. Lasolitudine adolescenziale è il primo

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passo per spegnere il riscaldamentonel proprio animo imperscrutabilechiudendovi i battenti a doppia man-data in modo da farlo diventare quel" posto dentro te in cui fa freddo, ilposto in cui nessuno è entrato mai ".Gli amici come uniche persone chepossiedono la chiave per entrarvi, isoli che riescono a comprendere afondo che la facciata esteriore rap-presenta " quello che non sei, nonsei, ma loro son qua, quello che nonsei e non sarai a loro basterà ". L'amore nel periodo dell'adolescenzapuò aiutare l'apertura verso l'esternopoiché sforza a donare una parte disé ad un'altra persona, ma è perquesta ragione che la maggior parte-delle volte non è considerato seria-mente. I giovani sono pervasi da sti-moli nuovi dovuti allo sviluppo edimparano a conoscere il corpo chenel frattempo sta subendo dei muta-menti. In questo contesto l'amorediventa molto spesso un mezzo conil quale imparare a rapportarsi con ilnuovo corpo di giovane uomo odonna che si sta lentamente forman-do. Quasi un richiamo alla concezio-ne amorosa dell'antichità. Esistonoperò anche ragazzi che presentanoun livello di maturità elevato (se rap-portato all'età ) che non consideranol'amore come un'attività fine almiglioramento dettato dall'egoismoe che lavorano per elevare il livelloculturale piuttosto che quello didroga o alcol nel sangue. Ciò cheblocca le insistenze di genitori trop-po protettivi o cause naturali legatealla timidezza, che impediscono alfiume in piena di ideali di irrompere,di arginare le recinzioni casalinghe edi riversarsi su tutto il resto. Eppurecon le sue insicurezze, le sue incer-tezze, i suoi periodi di alti e bassi,con la sensazione di essere solo unatraballante barchetta di carta in altomare, l'adolescenza è un periodo checon i suoi inevitabili errori rappre-senta un gradino impossibile da sal-tare per crescere; in quel periodo "gli anni passano per non ripassarepiù e il cielo promette di tutto maresta nascosto lì dietro il suo blu ".

Simona Tamburri 3C

E l'articolo?Giornalista a corto di idee scrivecose senza senso

A poche ore dall'uscita del primonumero dell'Umbertimes un vero eproprio scandalo senza precedentista travolgendo la nostra scuola. Lo studente A. Gallo Rosso della IV Aè stato invitato a scrivere un articoloda pubblicare sul giornalino scolasti-co, nella sezione cultura. Arrivati alpunto, però, ci si imbatte in un testoche ha tutta l'aria di essere un'aper-ta presa in giro nei confronti dei let-tori. Il giornalista senza scrupoli, infatti,anziché consegnare un pezzo conte-nente fatti di cronaca, ha scritto dicome non sia riuscito a farsi venireuno straccio di idea sull'ar-gomento da trattare, conun articolo che gira intondo e non concludenulla."Non ho fatto nulla dimale" si difende l'autore "ilmio è soltanto un modoper aggirare il problema.Non avevo idee sull'argo-mento da trattare, alloraho trovato come argomen-to dell'articolo il fatto chenon avessi idee, e questa èun'idea."Un vero e proprio parados-so dunque. Non è tutto:quello costituito dal testo èuno scacco mentale di prim'ordine, al pari di quelli diEpimenide e di Zenone. Il fatto cheun pazzo voglia scrivere sul giornali-no cose senza senso è di per sé unoscandalo, ma se non lo fosse sareb-be uno scandalo il fatto che la reda-zione abbia permesso la pubblicazio-ne di un pezzo giornalistico non veri-tiero, in pieno contrasto con l'eticagiornalistica. "In qualsiasi caso quindi il mio scrit-to ha piena ragione di essere pubbli-cato, in quanto descrive una notiziadi cui è l'oggetto." Continua ancoralo studente. Ricapitolando, per la prima voltanella storia del giornalismo abbiamoun articolo che parla di se stesso,che diventa vero soltanto quandoviene letto, e quindi quando è giàstato scritto e pubblicato.La notizia, dunque, si crea? "Non è veramente importante sco-prire se la notizia esista o meno"conclude finalmente il giornalista "lacosa che conta di più è che più dicento persone si sono intrattenute a

leggere un articolo che non ha argo-mento, e questo è un risultato eccel-lente".

Andrea Gallo Rosso 4A

What's going on?Essere giovani è da sempre un com-pito arduo. Permane nell'umanità unperenne conflitto generazionale, incui i giovani sono oscurati, criticati,rimproverati dagli adulti per il sem-plice dato anagrafico che li distinguee li "sovraggrada". "I giovani d'og-gi..","ai miei tempi..": genitori enonni con facce pervase di malinco-nia, superbia e desolazione, cercanodi spiegare i nostri vizi ed esaltare leloro privazioni con frasi ricorrenti e

stereotipate. Anche i giovani di ieri(ossia gli adulti di oggi) o quelliancora più remoti hanno subito tut-tavia discorsi del genere. Sono staticriticati, messi in ridicolo dai loroadulti. Difficile apprezzare ciò chenon fa parte del proprio tempo; nonla si capisce subito, non ci si sforzaneanche di farlo e si finisce perdisprezzarlo. Siamo dunque condan-nati da questa lotta senza fine fragenerazioni? Giudicheremo noi i gio-vani di domani e a loro volta questifaranno lo stesso con quelli di dopodomani? Esiste una via di fuga?Certo che esiste, la stiamo costruen-do noi con la nostra forza e il nostralinguaggio, ma non è detto che sial'alternativa migliore.Noi, giovani d'inizio III millennio,siamo detti privi di valori ed ideali.Cannibali della moda. Alienati daimass media. Apatici, bamboccioni,pigri, ignoranti. Opinioni degli adultinaturalmente, parole destinate aripetersi in futuro, anche da qualcu-no di noi sicuramente. Ma sono del

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tutto false? Assolutamente no! In unmondo di violenza, consumismo,bombardamento mediatico i giovanisono sempre più schiavi di meccani-smi e logiche omologanti. Gli inte-ressi sono sempre meno interessan-ti e i piaceri sempre più spiacevoli. Imodelli di vita da seguire sono quel-li delle star, di chi ha i riflettori pun-tati, di chi ha soldi e successo. Lamassima aspirazione diventa quelladi far parte di questa élite, ma ilrisultato molte volte è solo un sensodi emarginazione e inutilità. Perchè,sì, avere del talento è possibile, mase manca l'altrui attenzione non sivale niente. Si fa di tutto quindi perfarsi notare, per rendersi visibili,portando i comportamenti all'ecces-so e spostando facilmente e arbitra-riamente il limite di moralità. Chi è figo oggi? Chi ha 670000 amicisu facebook, chi compra scarpenuove tutti i mesi, chi va a ballareogni sabato, chi riesce a bere ottochupitos in una sera, ma soprattuttochi si mostra senza paure e trasgre-disce il più possibile. Mi drogo, guidosenza patente, scippo, faccio risse.Vantarsi delle proprie "imprese"rende invincibili, sfrontati ma soprat-tutto, disperatamente bisognosi diattenzioni, per urlare al mondo "ioesisto". Quali sono allora i valori che ci carat-terizzano? La famiglia? Sembra dive-nuto solo un peso. L' amicizia? Nascee muore come le stagioni, spessoguidata solo dalla convenienza. Gliideali politici? Si pensava fosseromorti ma le ultime manifestazioni dipiazza sembrerebbero dimostrare ilcontrario. Il fervore politico era pal-pabile e contagioso. Ma quanti par-tecipanti per esempio hanno letto ildecreto Gelmini? Quanti hanno for-mulato un'opinione personale inmerito? La maggior parte ha presoparte perchè guidata dalla massa, daciò che faceva l'amico dell'amicosenza avere una visione chiara dellasituazione. Ed è proprio qui il noccio-lo della questione. Seguire incondi-zionatamente la moda rende lanostra gioventù maledettamente tri-ste. Ovviamente non siamo la primagenerazione a seguire un determina-to trend ma per noi, la "massa", èuna religione. Vogliamo sembrareper forza come gli altri, perché èl'apparenza che conta davvero.Parliamo dicendo un "cazzo" in ognifrase, iniziamo a fumare, ascoltiamola stessa musica, ci vestiamo allostesso modo. Siamo privati dellanostra identità. Chi sono dunque i

colpevoli? C'è chi ha puntato il dito aimass media e alla loro inarrestabileinfluenza e smisurato potere alienan-te. Chi ai genitori, che ovviano allaloro assenza con doni materiali, pri-vando i figli di un riferimento. C'è chidice che è il mondo che sta cambian-do e dobbiamo solo adeguarci.Cavolate. Il mondo da sempre e persempre cambia e cambierà e leprime due motivazioni sono deboliattenuanti che nascondono timida-mente i maggiori colpevoli. Noi. Citroviamo nell'era dell'esaltazionedell'ignoranza, della prigionia menta-le, della pigrizia cronica e delladegradazione del sapere, solo graziea noi stessi. Ma anche in questo casouna via di fuga esiste sicuramente.L'unico problema è individuarla.Su questo tema una generalizzazio-ne sarebbe ingenua , uno studio inparticolare impossibile ma una rifles-sione è necessaria.

Brando Ceratto 4A

Twilight…finalmente ilfilm

Dopo il successo degli 11 milioni dilibri venduti, arriva nelle sale di tuttoil mondo il film più atteso del 2008:Twilight 2,5 milioni di euro incassatiin sole 48 ore. Ne hanno percorsa distrada i vampiri vegetariani dal 2giugno 2003, notte in cui la scrittriceStephenie Meyer ha avuto il sognoche ha ispirato il primo dei quattroromanzi diventanti uno dopo l'altrobestseller internazionali. Ora la sagaè diventata un film e il 21 novembre2008 giorno della prima mondiale,sarà ricordato da migliaia di fan ditutti i paesi. Harry Potter ormai sem-bra passato di moda. Ora l'idolo delleteen-ager si chiama Edward Cullen, ilbellissimo vampiro dalla pelle diafa-na, i capelli ramati e gli occhi checambiano colore a secondo dell'umo-re. Innamorato dell'impacciata BellaSwan, ultima arrivata nella città piùpiovosa d'America: Forks. È qui cheuna famiglia di vampiri si nascondedal sole protetta da una folta coltredi nubi, nutrendosi solo di sangueanimale. La piccola cittadina dellostato del Washington è la cornicedella storia d'amore, alla Romeo &Giulietta, dei due protagonisti.Amore pericoloso quello tra un vam-piro e un'umana, un racconto ricco diemozioni, passione e monologhi alfemminile. Il difficile - dice infatti laregista Catherine Hardwicke -è statotrasformare un libro di 400 pagine in

una sceneggiatura di 109, quindi ildover tagliare, ma anche aggiunge-re, perché abbiamo dovuto trasfor-mare in azioni tutti i pensieri diBella-. Un altro problema per la rea-lizzazione del film sono stati i soldi: ilbudget di produzione era di soli 37milioni di dollari, un quarto a rispet-to al il primo episodio di Harry Potter.La Hardwicke ha dovuto quindi tro-vare una soluzione alternativa per glieffetti speciali. Nessuna scena ègirata ad esempio sul tipico sfondoverde destinato poi agli inserimentiin digitale; tutto è stato ripreso dalvero. Uno dei produttori, WyckGodfrey, ha sottolineato infatti che iset sono stati organici e si è proce-duto alla vecchia maniera con stun-tman in carne e ossa, volanti tra glialberi e pareti di vetro. Nonostantequesto il budget non era sufficiente.La costumista ha dovuto infatti cer-care gran parte dei vestiti in negozidi seconda mano, così che, si elimi-nasse il passaggio dell'invecchia-mento dei costumi. Non c'è una solalocation costruita negli studios, tuttociò che appare nel film è reale e visi-tabile. La casa della famiglia Cullen,ad esempio, è di un dirigente dellaNike a cui piaceva l'idea cha la suaabitazione venisse usata come casadei vampiri sofisticati. In questoclima ricco di difficoltà pratiche ènato Twilight. Il lungometraggio staguadagnando tantissimo ed è diven-tato il quattordicesimo miglioreincasso d'apertura nella storia delcinema. In fondo cosa ci si potevaaspettare da un film tratto dall' omo-nimo libro che si trova al primo postodei bestseller del New York Times daormai 54 settimane? I fan sono entu-siasti. Dopo il successo raggiunto dalprimo episodio nei cinema di tutto ilmondo, è stata confermata l'inten-zione di girare il sequel: New Moon.In particolare gli adolescenti italianisono in fibrillazione: Volterra infattisarebbe la location naturale di granparte del secondo film. Per ora è soloun'ipotesi e i fan si godono la tantoattesa storia d'amore dalle tonalitàhorror-gotiche.

Sofia D'Angelo 2C

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Strasbourg: un échangeréussi

L’année dernière l’actuelle 4A a par-ticipé à un échange culturel avec uneclasse du Lycée Marie Curie deStrasbourg en mars 2008.La première partie de l’échange s’estdéroulée à Turin avec la participationexclusive de Madame Besselas, qui aorganisé des activités sur le thèmede la deuxième guerre mondiale, de

l’antisémitisme, de la déportation etde la résistance, avec la collabora-tion de tous les autres professeurs.En particulier nous avons travaillésur les auteurs italiens qui ont vécuet écrit sur la deuxième guerre mon-diale avec Madame Staniscia et nousavons suivi une leçon d’histoire surles lois raciales de 1938 en Italie deMonsieur Di Nunno. Nous avons vutoute une série de films en françaissur ce thème.Pendant la deuxième partie de cetteexpérience, à Strasbourg, nousavons visité en outre le camp deconcentration de Struthoff et lemémorial.Cela nous a permis de comprendre àquel point peuvent arriver la perver-sion et la cruauté des hommes. Il estimpossible de décrire les sensationsque nous avons éprouvés en visitantces lieux.Nous avons également visité le par-lement européen, les villes deStrasbourg, Fribourg et Colmar. Unpetit tour dans la fabrique de bièreKronenbourg nous a fait découvrircomment est produite la bière.Cette expérience a été très intéres-sante et agréable et nous avonsconnu des correspondants stra-sbourgeois très cordiaux.En conclusion, si on vous propose unéchange à Strasbourg, participernombreux!

La 4A

Überflüssige Einladungen(Inviti superflui)

da Buzzati, La boutique del mistero,Milano, 1968

Ich möchte, dass du an einemWinterabend zu mir kämest und dasswir beide, indem wir hinter demFenster aneinandergepresst dieEinsamkeit der dunklen, gefrorenenGassen betrachteten, uns an die

Märchenwinter erinnerten,in dem wir zusammen leb-ten, ohne es zu wissen.Die selben verzaubertenWege gingst du nämlich mitmir mit schüchternenSchritten zusammenentlang; zusammen liefenwir durch wölfereicheWälder, und die selbenGeister schauten uns vonden an den Türmen hän-genden Moosbüscheln auswährend desUmherschwirrens derRaben an.

Zusammen betrachteten wir viel-leicht, ohne es zu wissen, das mer-kwürdige Leben, das auf uns warte-te.Da klopften uns das erste Mal ver-rückte Wünsche. "Erinnerst du dich?"werden wir einander fragen,während wir uns süß im heißenZimmer umarmen, du wirst mir treuzulächeln und draußen werden dievon dem Wind geschüttelten Blechefinster klappern. Aber du, nun erin-nere ich mich, du kennst die altenMärchen der namenlosen Könige,der Trolle und derbezaubertenGärten nicht.Nie gingst du begeistert unter denBäumen, die wie Menschen reden,nie klopftest du an die Tür einesöden Schlosses, nie liefst du in derNacht zu dem weit entfernten Licht,nie schliefst du unter denOrientsternen ein, vom heiligenBaum gewiegt.Am Winterabend würden wir vermu-tlich hinter dem Fenster still bleiben,ich würde mich in den gestorbenenMärchen, du dich in mir unbekanntenSorgen verlieren. Ich würde fragen:"Erinnerst du dich?", du würdest dichaber nicht erinnern.Ich möchte mit dir an einemFrühlingstag mit grauem Himmelund mit noch einigen vom Wind dieStraßen entlang gefegten altenBlättern vom vergangenen Jahr inden Außengassen spazieren gehen;es sollte außerdem Sonntag sein.In jenen Bezirken kommen mir so oft

traurige und große Gedanken; und ineinigen Stunden kommt das Gedichtvorbei, um die Herzen jener zu ver-binden, die sich so lieben. Außerdemwerden Hoffnungen geboren, dieman gar nicht beschreiben kann,unterstützt von den endlosenLandschaften hinter den Häusern,von den wegfahrenden Zügen undvon den nördlichen Wolken. Wir wer-den einfach die Hand einander rei-chen, mit leichtem Schritt laufen unddummen, lieblichen Unsinn zueinan-der sagen.Bis die Lichter abgeschaltet werdenund von den kahlen Mietskasernenaus die düstren Geschichten derStädte, die Abenteuer, die liebevol-len Romane herauskommen werden.Und da werden wir immer still blei-ben und einander die Hand reichen,weil die Geister wortlos zueinandersprechen werden.Aber du, nun erinnere ich mich, dusagtest mir nie lieblichen Unsinn. Dukannst also nicht die Sonntage lie-ben, von denen ich gerade spreche,und dein Geist kann nicht mit mei-nem lautlos reden, und in dir sind inder richtigen Zeit die verzauberteStadt und die vom Norden ankom-menden Hoffnungen nicht zu erken-nen. Du ziehst die Lichter, dieVielzahl der Leute und der Männer,die dich anschauen, vor, du gehst lie-ber die Straßen entlang, wo man -wie man erzählt - das Glück treffenkann. Du bist anders geartet, undwenn du an jenem Tag daherspaziertkämest, würdest du deinen Über-druss beklagen; das und nichtsanders würdest du tun.Ich möchte auch mit dir im Sommerdurch ein einsames Tal laufen,beharrlich würden wir über dasEinfachste lachen und dieGeheimnisse der Wälder oder derweißen Straßen und einiger ödenHäuser entdecken. Auf derHolzbrücke stehen bleiben, um unsdas Wasser anzuschauen, währendes fließt. Von denTelegraphenstangen jene lange,endlose Geschichte hören, die vonirgendeinem Teil der Welt herkommt,und niemand weiß, wer gerade aufihre Ankunft wartet.Auf der Wiese pflücken wir dieBlumen und da schauen wir uns, aufdem Gras liegend, unter der Ruheder Sonne die Tiefe des Himmels unddie weißen Wölkchen an, die über dieGebirgsspitzen fliegen. Du würdestsagen: "Wie schön!". Nichts anderskönntest du sagen, weil wir glücklichwären; denn unsere Körper hätten

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das Gewicht der Jahre verloren undunsere Geister wären so frisch,alsals ob sie erst da geboren wären.Aber du - nun denke ich daran - duwürdest dich umschauen, ohne zuverstehen (ich habe Angst davor)und anhalten, um besorgt einenStrumpf zu überprüfen, würdestmich um eine weitere Zigarette bit-ten, mit der einzigartigen Ungeduld,nach Hause zurückzukehren.Und würdest nicht: "Wie schön!"sagen, sondern andere ärmlicheDinge, die mir nicht so wichtigwären. Denn du bist leider so gear-tet. Und wir werden nimmer glüc-klich sein.Ich möchte außerdem - lass michdas mal sagen - mit dir im Novemberam Sonnenuntergang durch die gro-ßen Straßen der Stadt spazierengehen, wenn der Himmel zu puremKristallglas wird, wenn die Geisterdes Lebens über die Kuppeln fliegenund die schon unruhigen düsterenLeute am Ende des Straßengrabensberühren, wenn Erinnerungen anglückselige Lebenszeiten und neueVorstellungen über die Erde fliegenund hinter sich eine Art Musik zurüc-klassen.Wir werden mit dem treuherzigenStolz der Kinder die tausend undabertausend Gesichter der anderenbetrachten, die wie Flüsse an unsvorbeiströmen.Wir werden, ohne es zu wissen, einGlückslicht durchgeben, und dieanderen werden gezwungen sein,uns anzuschauen, nicht vor Neidoder verstimmt, sondern mit gutenGefühlen, dank dem Abend, der dieSchwächen der Menschen heilt.Aber du - das verstehe ich gut - duwirst dir keinen Kristallhimmel, kei-nen von der äußersten Sonne abge-bildeten Luftsäulengang anschauen.Du schaust dir lieber dieSchaufenster, den Goldschmuck, dieSeide, jene kleinlichen Sachen an.Du wirst also keine Geister und keinevorbeigehenden Gefühle bemerken,und du wirst auch nicht von jenerstolzen Zukunft gerufen werden. Duwirst jene Musik nicht hören undnicht verstehen, wieso uns die Leutemit guten Augen anschauen. Duwürdest an deine arme Zukunft den-ken, und nutzlos werden die golde-nen Statuen im letzten Sonnenlichtauf den Pilastern über dir ihreSchwerter hochheben. Und ich wäreallein. Das ist nutzlos. Das alles istvielleicht nur Unsinn und du bistvielleicht besser als ich, denn duverlangst nicht so viel vom Leben.

Vielleicht hast du Recht und es wäredumm, es zu versuchen. Aber ichwollte dich wenigstens wiedersehen.Sei, was sein muss: wir werdenirgendwie zusammen sein und dasGlück erfinden. Mir sind wann und

wo nicht bekannt, am Tag oder in derNacht, im Herbst oder im Sommer, ineinem unbekannten Land, in einemschmucklosen Haus, in einem düste-ren Gasthaus. Mir wird es genugsein, dich bei mir zu haben. Ich ver-spreche dir, dass ich da sein werde,aber nicht um ein merkwürdigesDachsgeräusch zu hören, nicht ummir Wolken anzuschauen, und werdeauch nicht auf die Musik oder denWind achten. Ich gebe alle dieseDinge, die ich so liebe, auf. Ichwerde geduldig sein, wenn du meineGedanken nicht verstehen, und mitmir über unbekannte Sachen spre-chen, dich über die alten Kleidernund das Geld beklagen wirst. Es wirdkein sogenanntes Gedicht, keinegemeinen Hoffnungen, keine derLiebe so nahen Traurigkeiten geben.Aber du wirst bei mir sein. Und -glaub mir das - wir werden es schaf-fen, mit viel Einfachheit, nur alsMann und Frau glücklich genug zuwerden, wie es auf der ganzen Weltgeschieht.Aber du - nun denke ich daran - dubist zu weit entfernt: hunderte undaberhunderte Kilometer, es ist soschwierig, sie zu überschreiten.Du bist in einem mir unbekanntenLeben, und die anderen Männer sindbei dir, denen lächelst du jetzt ver-mutlich so zu, wie du einmal mirzulächeltest. Vielleicht erinnerst dudich auch nicht an meinen Namen.Ich bin nun von dir weggekommen,wirr zwischen den zahlreichenSchatten.

Trotzdem kann ich nur an dich den-ken, und es gefällt mir, dir das alleszu erzählen.Aus "Überflüssige Einladungen" vonDino BuzzatiDino Buzzati ist ein sehr berühmterSchriftsteller des 20. Jahrhunderts.Er wurde am 16. Oktober 1906 inSan Pellegrino, einem Dorf in derNähe von Belluno, geboren. Er arbei-tete als Journalist in Mailand undkämpfte besonders gegen dasAlltägliche und die allgemeineGleichgültigkeit, die oft von ihm alsöde dargestellt werden. Er wurde mitKafka verglichen, aber dieserVergleich gefiel ihm überhaupt nicht,er schrieb nämlich einmal: "Seitdemich schreibe, ist Kafka immer diegrößte Last gewesen, die ich mit mirherumtrage. Es gab keineErzählungen, Romane oderKomödien von mir, in denen mankeine Ähnlichkeit mit (oder sogar einvollständiges Abschreiben von)Kafka sah. Einige Kritiker beschul-digten mich gewisser Ähnlichkeitenauch dann, wenn ich ein Telegrammschrieb oder ein Formular ausfüllte!".Seine wichtigsten Bücher: "Bàrnabodelle montagne" (1933), "Il desertodei Tartari" (1940), "La famosa inva-sione degli orsi in Sicilia" (1945) und"La boutique del mistero" (1968, die-sem wurde die vorstehendeErzählung entnommen).Traduzione di Francesco Mosetto 1D

JELLICLE CATS (T. S.ELIOT)

Jellicle Cats come out to-nightJellicle Cats come one come allThe Jellicle Moon is shining brightJellicle come to the Jellicle BallJellicle Cats are black and white,Jellicle Cats are rather small;Jellicle Cats are merry and bright,And are pleasant to hear when daycaterwaul.Jellicle Cats have cheerful faces,Jellicle Cats have bright black eyes;They like to practise their airs andgracesAnd wait for the Jellicle Moon to rise.Jellicle Cats develop slowly,Jellicle Cats are not too big;Jellicle Cats are roly-poly,They know how to dance a gavotteand a jig.Until the Jellicle Moon appearsThey make their toilette and taketheir repose:Jellicle wash behind their ears,

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Jellicle dry between their toes.Jellicle Cats are white and black,Jellicle Cats are of moderate size;Jellicle jump like a jumping-jack,Jellicle Cats have moonlit eyes.Their quiet enough in the morninghours,Their quit enough in the afternoon,Reserving their terpsichoreanpowersTo dance by the light of the JellicleMoon.Jellicle Cats are black and white,Jellicle Cats (as I said) are small;If it happens to be a stormy nightThey will practise a caper or two inthe hall.If it happens the sun is shiningbrightYou would say they had nothing todo at all:They are resting and saving them-selves to be rightFor the Jellicle Moon and the JellicleBall.

I GATTI GELLICOSII Gatti Gellicosi escono con l'oscuritàne esce uno e gli altri escono anastro:la Luna Gellicosa splende di lumino-sitài Gellicosi vanno verso il GellicosoAstro.I Gatti Gellicosi sono bianchi e neri,i Gatti Gellicosi sono piccoli, c'è pocoda fare;i Gatti Gellicosi sono brillanti e furbi,ed è un piacere sentirli miagolare.I Gatti Gellicosi hanno allegri musi,i Gatti Gellicosi hanno l'occhio rag-giante;amano darsi arie ed essere elegantie aspettano che sorga la brillanteLuna Gellicosa.I Gatti Gellicosi lentamente cresco-no,i Gatti Gellicosi non sono dei giganti,i Gatti Gellicosi sono assai paffuti,della Gavotta e del Jig conoscono ipassi.Aspettando che la Luna appaia lestasi riposano e fanno una lunga toelet-ta:i Gellicosi si lavano dietro la testae puliscono sodo ogni zampa perchèsia perfetta.I Gatti Gellicosi sono neri e bianchi.I Gatti Gellicosi sono di taglia mode-rata.I Gellicosi saltano persino sui muri.I Gatti Gellicosi hanno occhi dallaLuna illuminati.Sono nelle ore del mattino piuttostoquieti.Anche nel pomeriggio sono molto

boriosinel mostrare i loro pareri sono riser-vatiper danzare sotto il bagliore dellaLuna Gellicosa.I Gatti Gellicosi sono scuri e chiari.i Gellicosi, come ho detto, sono pic-coli lo stesso;se la notte si preannuncia tempesto-safaranno una o due capriole nell'in-gresso,se invece il Sole brilla sui pontidirai che, dopo tutto, sono dei pigro-ni.Si stanno riposando e preparando.Son quasi prontiper vedere la Gellicosa Luna e ilGellicoso Sole brillare.

trad. Audisio e Baradello 2F

Entrevista a nuestroscompañeros regresados

de PanamáDespués de tres semanas han regre-sado los afortunados "panameños":once chicos (más dos profesores)

que han hecho un intercambio conPanamá, en centro América. Y comohan tenido igualmente, después detres semanas de diversión, el corajede hablarnos, aquí está lo que noshan dicho algunos alumnos de II F.

Entrevistadoras: ¡Hola chicos!Bueno, empezamos. ¿Cómo fue elviaje?Lorenzo: Bastante largo. Yo nuncahabía hecho un viaje tan largo, aun-que hice uno parecido con mispadres, pero duró sólo quince días.Lo más difícil fue estar en el aviónmuchas horas.

E: ¿Cuáles son las costumbres másextrañas en Panamá?Lorenzo: Pues… lo que me pareciómás extraño fue la hora de la comi-da; sobre todo los jóvenes comen ala hora que quieren. Habitualmentecomen a las dos y media, si nomeriendan por la tarde cuando tie-nen hambre.Sin embargo, otra cosa que meimpresionó fue la rigidez, todo locontrario respecto a la libertad italia-na. Los jóvenes menores de diecio-cho años no pueden hacer casi nada:no pueden ir a la disco, tomar bebi-das alcohólicas, fumar… aunque todoel mundo sabe que estas reglas serespetan muy poco.

E: ¿La experiencia que más tegustó?Lorenzo: Sin duda la excursión aContadora, una isla pequeña muycerca de Panamá, en el océanoPacífico. Allí no teníamos reglas,podíamos hacer todo le que quería-mos, ya que no había peligro.Además en el hotel habían animalesexóticos pero sobre todo… ¡libres!

Pavos, monos, papagallos, cabras yovejas corrían por el patio del hotel.

E: La ciudad en cincos adjetivos…¿Cuáles son las diferencias entre lasciudades italianas y las panameñas?Alessia: ¿Cincos adjetivos? Bueno…contaminada, caótica, colorida perosobre todo muy rica y muy pobre almismo tiempo. Está literalmentedividida. Tiene una parte muy ricadonde hay tiendas de "LouisVuitton", "D&G" y muchos rascacie-los. Cerca de allí hay muchos barriospobres, con s?lo casas viejas y deca-dentes. ¡En algunos de estos barrios

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si vas andando te pueden matar! Lacriminalidad es muy alta y por esonunca nos movíamos sin un acom-pañante.

E: ¿Habéis exportado una buenaimagen de los chicos italianos? ¿Ohabéis hecho algún papelón?Alessia: «Hi,hi,hi… pues, un día al“branch” habían algunas personascon la ropa tradicional de Panamáque bailaban los bailes típicos y noshan invitado (con mucha insisten-cia…) a participar todos juntos… ¡unpapelón! ¡Nadie sabía mover unapierna!

E: ¿Fue traumático vivir en familiasque no hablaban vuestra lengua?

Cristina: Fueron hospitalarios sinduda. Entender no fue tan difícilcomo se cree porque si nosotros selo pedíamos ellos hablaban despacio,pero mientras hablaban entre ellosno se entendía casi nada de lo quedecían. Además algunas familiastenían horarios muy “rígidos”. Dosde nuestras compañeras tenían queestar encerradas en sus cuartos a lasnueve y cuarto de la noche. ¡Quépena!

E: “Desafortunadamente” habíaescuela también allí… ¿qué os pare-ció?

Cristina: La escuela no me gustópara nada porque los alumnos teníanque llevar uniformes que eran muyfeos. Además las chicas no podíanteñirse el pelo ni maquillarse. Sinembargo, para los chicos las reglasno eran tan rígidas, excepto la detener el pelo corto.

E: ¿La escuela era tan chula como lanuestra? Je, je…Maria: Era bastante moderna. Teníaun patio y cinco pisos y laboratoriosde ciencias, informática (que allí esuna asignatura) y teatro.En el patio habían juegos para losniños (columpios, toboganes…) por-que la escuela albergaba todos losgrados de educación.

E: Pues… por fin hemos llegado a lapregunta final. ¿Cómo habéis resisti-do tres semanas sin ver un buenplato de pasta?Maria: Ji, ji… bueno, hemos sobrevi-vido. Habían muchas frutas tropica-les como papaya, maracuyá, guana-bana, pero no me gustaban mucho.Habían también tortillas de maíz que

se comen con huevos, panceta,tomate y las empanadas fritas conpollo eran también muy buenas.Para los chicos más nostálgicoshabían muchos "burger king" y esta-blecimientos que se parecen alMcDonald. ¡Pero hemos echado demenos la cocina italiana!

E. Beccalli e F. Baradello 2F

DesiderioChi seduce impauriscecosì come quell'abisso infinitolà dove loquace l'umana tristezzazampilla.Brindano i dèmoni e le museal piacere e alla bellezza,ebbri del ricordo di momenti passati.Alle stelle aspiro e a loro m'ispiro.Qui son costretto a restare,così sogno e desidero.

Stefano Castello 5D

Stagioni di teL’estate mi è stata compagnaPiena di giorni colmi di te.Tu, sole e corpo di ninfaLa natura ti ha dato, mi sei statavicinaIn un emisfero diverso, mi hai scal-datoIl cuore con trenta sotto zero.C’è stato l’autunno e le foglie del-l’albero,Che ridevano di baci e carezze,Non ci sono più.E tu con loro.I momenti diventano ricordi,I sentimenti diventano speranze,Ma il tuo volto rimane nel miocuore.Ogni volta che chiudo gli occhiMi appari nitida,sempre più bella.Solo così si riscalda la mia anima aibagliori di te.Ora è inverno. Sono stanco.Io gelido sento in me una sofficeneveAddolcire le passate sofferenze.Bianca e fresca copre sentimenti dipetrolio,Su cui è impossibile ricostruire.Penso a teE alla primavera in cui ti ho cono-sciuto.Mi sento schiavo del tempo.In quattro stagioni siamo nati e fini-ti,E mai così ho atteso un nuovoanno.

Stefano Ferrero 5D

Nessuna vela in lontananzaIl vento crudele non gli dà treguaLui attende e attende impassibileCiò che non arriveràL'assillante speranza del tesoro piùpreziosoNon gli consente di abbandonare lariva Di spegnere il fuoco che tiene vivo ilsognoLui è immobile con l'animo in tumul-toDa un'eternitàE ogni istante la realtà gli è semprepiù lontanaIncatenato al suo arido fazzoletto diterrenoCon il mondo a due passiMa due passi sempre più invalicabili"Svegliati uomo, cogli l'attimoNon è mai troppo tardi per comincia-re a vivere!"Lui non sente gli altri, non più ormaiSente solo il suo cuore sognatore egaioMa anche le eternità finisconoE fu un gemito strozzatoE fu un suo ultimo stanco e felicesussurro:"Nessuna vela in lontananza"

Marco Tavassoli 4A

SilenzioNeve silente.Candidarievoca momenti felicibuie passioni, amara nostalgia.Parte di un caos infinitomi stupisco,mi indigno.Urlo tacendo.Non sento più nullaNon voglio sentire più nulla.Ho paura

Stefano Castello 5D

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UmberTimes - novembre/dicembre 2008 Vita Scolastica

La vita a scuolaLettere, matematica, lingue stranie-re, educazione fisica… Ragazzi, ben-venuti al Convitto NazionaleUmberto I. la scuola è cominciata giàda un pezzo, anzi le vacanze diNatale sono ormai alle porte; nono-stante l'enorme numero di compiti einterrogazioni tipici di questo periodoperò, l'entusiasmo non manca e conlui nemmeno un comune senso feli-cità. L'atmosfera pare sempre alle-gra, professori e studenti vannod'accordo gli uni con gli altri. E lostesso accade con i vari educatori.Da parte di tutti c'è rispetto e vogliadi collaborazione, in effetti questo èun istituto attivo davvero su tutti ifronti. Probabilmente ciò è dovutoagli studenti ed al loro modo di vive-re questo periodo, concentrato prin-cipalmente su quel noioso concettoche è la scuola. "E' un buon istitutoe le attività mi piacciono molto!"diceGiulia, una ragazza del liceo scienti-fico. E' l'intervallo e tantissimi voltidalle espressioni più diverse accom-pagnati da jeans, felpe, magliette,ma anche da camicie e tailleursriempiono i grandi corridoi, fuoridalle aule. In quei brevi dieci minutidi assoluto relax ho modo di incon-trare altre persone:"Questa scuola èdavvero bella, non sono pentita dellamia scelta". Altri: " Sì, mi piacemolto" oppure " Non mi dispiace, cisi diverte" o ancora "Le attività sonocarine!" C'è addirittura chi afferma:"A volte gli insegnanti sono davveroseveri, anche troppo!" Riflettendoci,dall'inizio dell'anno scolastico si èpotuto vedere un continuo lanciarsidi idee, ideali e pensieri da parte didocenti, personale ma anche daparte degli allievi. Sono già statiindetti parecchi dibattiti riguardantiogni tematica, in particolare forsesulle leggi riguardanti la nuova rifor-ma della scuola o sulla continua lottacontro malavita e criminalità. Pernon parlare delle tantissime attivitàdidattiche e extrascolastiche.Vengono organizzati continui scambiinternazionali tra ragazzi. E' diver-tente e simpatico trovarsi per i corri-doi della scuola e riuscire ad ascolta-re contemporaneamente diverse lin-gue: dall'italiano al francese, dallospagnolo all'inglese o addirittura altrigeneri di lingue come svedese orumeno. Inoltre le gite vengonoorganizzate in luoghi davvero sugge-stivi, così come alcuni fine settimanao i soggiorni. Contemporaneamentevige continua serietà. Nel caso in cuiavessimo delle insufficienze gravi c'è

la possibilità di frequentare corsi direcupero e potenziamento. E chicommette un'infrazione viene inqualche modo punito. Sarà forse perquesta serie di motivi che la nostrascuola è menzionata anche da quoti-diani noti a livello nazionale.Insomma, dovendo dare un giudizioa questo istituto, moltissimi sonosoddisfatti e contenti di vivere in unambiente che allo stesso tempo uni-sce responsabilità, divertimento epassione.

Elena Reato 1E

Alzatacce traumatiche osane dormite?

Sole, mare, montagna…poi di colpobuio. E ci si ritrova in autunno. Unfreddo micidiale con la nostra neme-si ad aspettarci al varco: la scuola.Disperazione, depressione e ango-scia iniziano a farsi sentire nell'aria.La lotta comincia, il primo giorno discuola è alle porte, il lunedì mattinaè in agguato con il nostro più acerri-mo nemico: la sveglia! Che sia il cel-lulare, la mamma che urla o il classi-co orologio da cartone animato colmartelletto e le due campane, ilrisveglio risulta quasi sempre trau-matico.Abituati a tre fantastici mesi di ozio,il nostro cervello è programmato persvegliarsi solo con le "prime" luci delmezzogiorno. Ci si può quindi imma-ginare facilmente lo choc quando siviene distolti dalla tanto amata faseRem e si scopre che fuori…è ancorabuio!La prima reazione solitamente è dirifiuto categorico: lo studente mediopronuncia (o quantomeno pensa)una serie di improperi, si mette uncuscino sulla testa e tira manate acaso al comodino per far cessare ilfastidioso rumore. I più radicati nelleproprie abitudini fanno orecchie damercante (…beati loro) e quelli chesiavvalgono di sveglia umana inizianoa mordere e a graffiare, ingaggiandouna lotta disperata. I genitori piùdeterminati arrivano a usare vapo-rizzatori riempiti di acqua gelida(presente il flacone del Vetril?), aspalancare le finestre alle 6 di matti-na e , per chi ce l'ha, a sguinzagliarel'animale domestico (possibilmentedi grosse dimensioni) sul letto delfiglio. Qualche improvvisato musici-sta ha anche traumatizzato la prolecon una strombettata nelle orecchie.Alla fine però, quando genitori e sve-

glie sono finalmente riusciti nel lorointento, si è ovviamente in ritardo einiziano le lotte per prendere quelmaledettissimo pullman che nonarriva mai… o che arriva troppo infretta e costringe a correre con latazza del caffè ancora in mano pernon perdere la coincidenza. Gli uniciche non hanno problemi di risvegliosono quelli che per l'angoscia dovutaalla fine delle vacanze non sono riu-sciti a chiudere occhio.I più temerari e cocciuti sono i bam-bini delle elementari; fino alla fine,benché spesso la loro sorte siamigliore della nostra (entrano ascuola alle otto e mezzo), lottanocon risolutezza per riottenere i dirittial sonno che dall'asilo in poi gli ven-gono sottratti; e quando infine lamamma, dopo aver staccato il figliodai Puffi e da David Gnomo, riesce afarlo salire in auto, già si deve prepa-rare a una nuova lotta perché il cuc-ciolo si sarà addormentato entro ilsecondo semaforo.Forse è questione di abitudine, forsedi autocontrollo, ma non si sa comegli adulti riescano sempre a essere ascuola venti minuti prima delle lezio-ni, quando per certi alunni è giàtanto arrivare venti minuti dopo. Unacosa è certa: per nessuno è piacevo-le svegliarsi prima delle otto del mat-tino, e non lo diciamo solo noi pigro-ni, fan sfegatati dei cuscini e dellepersiane chiuse. Come non dareragione a Pascal Dibie, scrittore fran-cese del secolo scorso, che ci ricor-da: <<Dividere il tempo secondouna misura oraria, organizzarlo inmomenti funzionali ben differenziati,significa dominarlo. Per noi, salariatiche non abbiamo mai tempo o che,per meglio dire, abbiamo dato altempo un valore commerciale, gliorologiai hanno inventato uno stru-mento terrificante: la sveglia. Tiratigiù dal letto, grazie alla scuola, sindalla tenera età da un trillo laceran-te, non sappiamo più che cosa sianon alzarsi all'ora prestabilita esaremmo oggi del tutto incapaci diosare quanto osarono i Sibariti: ban-dire dalla città i galli e gli artigianirumorosi, per tema di essere sve-gliati…>>. Sorvolando su quegli aspetti chemaggiormente traumatizzano lanostre menti "mattiniere", è beneanche considerare aspetti decisa-mente più incisivi sulla vita di tutti igiorni. Molti studiosi sono infatti con-cordi nel dire che le ore di sonnosono strettamente legate alla salutedelle persone, in particolare di chi

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UmberTimes - novembre/dicembre 2008 Vita Scolastica

conduce una vita stressante e con-poche pause di relax. Durante unconvegno tenutosi a Milano nelmarzo 2006, gli espertidell'Associazione Italiana di Medicinadel Sonno (Aims) hanno ricordatol'importanza del riposo e delle con-seguenze sulla salute del dormiremale. Fare le ore piccole troppospesso può avere serie ripercussionisul nostro organismo e in particolaresul nostro sistema nervoso, causan-do deficit notevoli; basti pensare chela mancanza prolungata di ore disonno porta i riflessi a rallentare finoa raggiungere i livelli tipici di unapersona ubriaca (!) e può inoltrecontribuire alla comparsa di proble-mi metabolici o psichiatrici come ladepressione. Prevenire dunque èmeglio che curare (soprattutto inquesti casi). "Alzatacce" a parte,sarebbe pertanto consigliato (perquel che è possibile) il riposo, evi-tando di sfruttare, come abitualmen-te fanno in molti, le ore di studio peruna sana e risanante dormita! Lamancanza di sonno, paradossalmen-te, riduce drasticamente la plasticitàdel cervello, rendendolo meno incli-ne ad apprendere e ad adattarsi anuove situazioni. Chissà che non siriesca allora a tenere conto di questoper chiudere un occhio su qualcheritardo!

Eugenia Beccalli 2F

Caccia alle letture leggereSi, lo so; il titolo fa un po' paura, maormai si sa! J.K. Rowling, StephenieMeyer, Licia Troisi, … I sopra citati,ammettiamolo, sono scrittori daniente! Cosa hanno fatto se non unpaio di libri fantasy a puro scopocommerciale? Non sarà forse megliouna bella "Metamorfosi", con le suecento pagine, cariche di significati eriflessioni sulla stupefacente edenigmatica società del 900? Ci sidovrebbe vergognare a portare ascuola una copia di "Twilight"o di"Tre metri sopra il cielo";e lo so chemolti di voi, quando si sentono folgo-rati da sguardi di sufficienza, arros-sendo provano a giustificarsi con undebole:<<Io non c'entro…mi haseguito fino in biblioteca!>>.Ammettetelo, ditelo davanti a tutti!Volevate fare una lettura leggera!Ah, beccati! E allora preparatevi asubire umiliazioni di tutti i generi!Dall'amico che fa finta di non cono-scervi, agli sguardi schifati del pro-fessore di italiano che passa di lì per

caso, e di solito sempre quando statecercando un buco per leggere il volu-me indisturbati.Ovviamente poco conta che glisguardi di disapprovazione venganoda persone che questi libracci proba-bilmente non li hanno neanche maiaperti, o che "i gusti son gusti", omagari che avete letto Primo Levisotto imposizione dell'insegnante diItaliano fino a cinque minuti prima esiete talmente angosciati da rischia-re di seguire il suo esempio (e nonmi riferisco al metodo di scrittura…);voi state leggendo libri indegni diesistere e come tali sarete marchiaticome persone che non sannoapprezzare la vera letteratura, chenon capiscono la poesia e le raffina-tezze di un Virgilio o di un Pascoli.Non passerà mai a nessuno per lamente che forse, dopo due ore emezza di letture classiche obbligato-rie di Pavese, o dopo aver letto trepagine sull'ingestione di una made-leine , avete voglia di un po' di queiracconti che fanno sorridere, sempli-ci ed accattivanti. Senza nulla toglie-re alle analisi illuminanti e profonda-mente incisive di Proust, o ai raccon-ti di Pavese che ci aiutano a scoprireuna Torino in tempo di guerra moltodiversa dalla nostra, se i libri come"le cronache del mondo emerso"vendono un milioni di copie in tutto ilmondo, una ragione ci sarà! Io dubi-to che chiunque si immerga in uneventuale "Harry Potter", speri ditrovare al suo interno una riflessioneche lo aiuti a crescere oppure unalettura critica della società contem-poranea; vuole solo passare qualcheora con i suoi eroi, leggendo quellestorie che lo fanno ancora sognaread occhi aperti come quando erabambino.Non si preoccupino i professori: sulleloro amate antologie non appariran-no mai Geronimo Stilton e Licia Troisiad occupare il posto di Poe e Kipling(anche se probabilmente alcuni alun-ni apprezzerebbero lo scambio),quindi anche se vi capiterà sotto tiroqualche alunno con un volume proi-bito in mano, magari chiudete unocchio e pensate che almeno lui nonvi costringe a leggere ciò che non viispira…vero?

E. Beccalli, L. Ursino 2F

Un'intervista… possibileArriva, si siede, dà un'occhiata volu-tamente strafottente in giro, abbas-sa il volume dell' I-pod, masticandoun chewing-gum, dice "Cosa vuoi?".Si chiama Gabriele, ha 17 anni ed èl' emblema dell'adolescente moder-no. È vestito con jeans stretti, unamaglietta nera con un disegno rosa euna felpa con le paillettes.Gli chiedo: "Perché sei vestito inquesto modo?""Perché sì, questi vestiti li hanno imiei amici e poi … minchia non possoandare in giro come un cabinotto."Lo provoco: "e chi sono i cabinotti?"" Massì, sono quegli sfigati che gira-no con la camicia e la felpa di Jack eche credono pure di essere fighi!""Jack?""Sì, un negozio dove un paio di calzi-ni costa 50€""E tu cosa sei, se non sei un cabinot-to?"Sono un tamarro, non lo vedi?"Questi neologismi mi affascinano, miricordano le tribù dei pellerossa."E la scuola?"Una perdita di tempo… non si fa uncazzo di interessante e non si impa-ra nulla di utile, ma almeno ci sonogli amici.""Ne hai tanti? Cosa fai con loro?""Sì, molti. Nel pomeriggio vado incentro con loro, la sera spessoandiamo in disco e… mi sballo.""In che senso ti sballi?""Massì, mi bevo 3 o 4 cocktail… unapastiglia e via…". Dallo sguardo mali-zioso, ho come la vaga sensazioneche non si tratti proprio di aspirina.Assumo un'aria vissuta e proseguo."Che tipo di musica ascolti?""Techno, House, Elettronica:tuttoquello che c'è in disco…""E cos'è per te le musica?""Un sottofondo, un passatempo, maanche un modo di chiudermi quandoi miei rompono""Ne deduco che con i genitori tu nonabbia un gran bel rapporto…""E' che sono sempre lì a dire cosadevo fare, cosa non devo fare. Silamentano di continuo della scuola.Non c'è un momento che mi lascinoin pace""E tu li ascolti?""Ma ti pare? Perché dovrei? T'hodetto che non fanno altro che rom-pere tutto il tempo."Si sente il suono di un cellulare eGabriele, con la solita aria strafot-tente, tira fuori un telefonino di ulti-ma generazione e inizia a batterefreneticamente sui tasti.Aspetto che finisca e chiedo:

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UmberTimes - novembre/dicembre 2008 Vita Scolastica

"Con gli amici che rapporto hai?""Gli amici sono tutto per me, cipasso la maggior parte del tempo eci scassiamo tutto il giorno". Ci scas-siamo, ho scoperto dopo, significa cidivertiamo!"E le ragazze, uscite anche conloro?""Boh, sì, a volte… ma di solito quan-do esco con una tipa sono da solocon lei"" E per quanto riguarda il lavoro? Isoldi che spendi, per esempio, comete li procuri?""Al lavoro ci penserò poi… i soldi…me li danno i miei…""Della politica cosa pensi?""Non me ne frega niente, tanto tuttii politici fanno schifo. Io al massimovado a qualche manifestazione , magiusto per tagliare qualche giorno discuola." Il cellulare squilla di nuovo,e questa volta è così importante latelefonata da far scappare Gabrielecome una scheggia.Se ne va così, salutando di fretta dalontano. Sono allibito! E' a gente cosìche stiamo per affidare il mondo? Poiperò ci ripenso. Non è che noi fossi-mo tanto diversi alla loro età.Ripenso alla mia adolescenza neglianni '60-'70: gli hippies si "sballava-no" con hashish, marijuana e oppio,i conflitti tra i vari gruppi eranoall'ordine del giorno, gli amici eranol'unica cosa che veramente contava,le giornate a scuola passavano comeattesa dei pomeriggi, anziché ascol-tare musica da discoteca ascoltava-mo musica rock, che aveva la stessafunzione, gli adulti e la famiglia cisembravano uno schifo , chiusi neiloro gusci di ordini e consigli. I primiamori iniziavano ad infiammare lenostre giornate, la politica ci sem-brava tutta sbagliata. Volevamocambiare il mondo. Non sapevamocome fare e neanche come lo vole-vamo, sapevamo però quello chenon volevamo. Probabilmente è soloquesta stagione della vita che è cosìstrana. E' in questa età di cambia-menti sia fisici sia psicologici in cuinon si può essere considerati bambi-ni, ma tanto meno adulti, che siforma la nostra persona. Influenzatadagli amici, dai quali si ha unadipendenza quasi patologica, per iquali e con i quali si commettonopazzie, ci si diverte, e prima o poi cisi mette in qualche guaio.Influenzata dai primi incontri con l'altro sesso , che fanno riflettere suipropri limiti, che fanno stare male ,ma aiutano a migliorare. Influenzatada una costante ricerca di evasione

dalla società degli adulti, cosa che sirispecchia anche nel linguaggio(spesso volgare), nel modo di vesti-re, nel modo di comportarsi. Si rifiu-ta in un certo qual modo una societàche disgusta ma insieme attrae.Insomma si forma una personalitàplasmata sul voler apparire diversida quello che si è, sul desiderio diessere accettati in una specie di"branco". Nonostante tutto peròl'adolescenza ha anche aspetti posi-tivi: è un tempo di speranza, di entu-siasmo, di voglia di novità, un tempoin cui si crede davvero di poter farele differenza. Un tempo di contraddi-zioni, di scoperte, ma soprattutto didubbi: probabilmente la parte piùterribile e insieme bella e indimenti-cabile della vita.Eugenio Troìa 3C

Tiriamo le somme16 dicembre 2008: siamo finalmentegiunti al termine del primo trimestree mi è stato affidato l'oneroso com-pito di tiare le somme di questi tremesi trascorsi al Convitto Umberto I." terribile!", potrà pensare qualcu-no....ma vi assicuro che, nonostantetutto, questi mesi sono trascorsi pia-cevolmente, almeno per quanto miriguarda! Non nascondo che hoavuto molti momenti di crisi, dovutiprincipalmente all'esorbitante quan-tità di impegni che, in quanto rapre-sentante d'istituto, mi sommergeva-no e sommergono tutt'ora. Tuttavia(grazie soprattutto all'aiuto di NicolaForno e di Stefano Castello), lenumerose iniziative condotte all'in-terno dell'istituto hanno avuto buonfine.Prima fra tutte, la protesta organiz-zata contro l'attuazione della riformadel nuovo ministro dell'istruzione,MariaStella Gelmini: sono già statiscritti articoli a favore e contro lepossibili modifiche da apportare allascuola italiana, ma nessuno ha par-lato di NOI, gli studenti che si sonoopposti a un sistema che non eradisposto ad ascoltare i loro pareri,pensieri, proposte.Trovo inutile scrivere questo articolopassando noiosamente in rassegnaquelle che sono state le iniziativecondotte, descrivendole nei minimiparticolari...siamo tutti a correntedel grande lavoro svolto, degli obiet-tivi raggiunti e, per questo, vi ringra-zio.Nulla sarebbe stato possibile senza

questo clima di attivismo, dibattito ecostruttiva comunicazione con coloroche ritenevano giuste le propostedella riforma: ognuno, nel suo picco-lo, ha cercato di contribuire allacausa, agendo secondo la sua volon-tà e "schierandosi" ove riteneva piùopportuno. Questo, ovviamente, èstato reso possibile dal preziosoaiuto fornitoci dagli insegnanti che,supportandoci con la loro esperienzain un momento di grande importan-za, hanno consentito la nostra cre-scita a livello di persona. Hanno gui-dato la nostra mano senza interveni-re, senza modificare il nostro opera-to, senza strumentalizzarci e dobbia-mo essere grati loro per tutto que-sto!Ma il ringraziamento più grande vafatto a noi stessi, gli studenti: hannoprovato a modificare la scuola senzabadare al NOSTRO parere, il pensie-ro di coloro avrebbero vissuto inprima persona gli effetti delle rifor-me. Ma li abbiamo costretti a veder-ci, ad ascoltarci. Oltre 80000 ragazzihanno manifestato il 30 ottobre soloa Torino, armati di striscioni, mega-foni e volontà di cambiare le cose.Nel nostro essere ancora giovani,forse troppo per poter capire afondo, abbiamo saputo cogliere lastraordinaria occasione di arricchi-mento formativo e di dibattito.In conclusione, ragazzi, non demor-dete mai e stringete i denti quandocalpesteranno i vostri ideali o ride-ranno delle vostre convinzioni: siamoprobabilmente solo ragazzi, ma E' eSARA' SEMPRE, nostro diritto espri-merci, partecipare a decisioni cheriguardano noi in prima persona;quello che auguro ad ognuno è dilasciarsi sempre stupire da ciò che lavita ha da offrire, partecipando per-sonalmente a plasmare il nostrodomani.

Sergio Casto, Eleonora Rossi

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