La radioattività: i dubbi, le paure e il bisogno di …...2 RIVISTA ISSN-1129-4922 Sommario 31 Tre...

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1 Editoriale ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007 Questo sistema di controlli coordinato da Apat e realizzato dalle Agenzie regionali assicura, ancorché in modo minimale, il presidio permanente del territorio, il controllo sull’importazione di alimenti dall’esterno nonché una rete di strutture e competenze utilizzabili anche in situazioni di emer- genza. La protezione dell’ambiente e la tutela della salute umana contro i rischi da radiazioni ionizzanti sono disciplinate in ambito internazionale con il continuo aggiornamento di criteri, procedure e raccomandazioni radiopro- tezionistiche oggetto di studio, in particolare dall’International Commission on Radiological Protection (Icrp), commissione scientifica autonoma fondata nel 1928. Le raccomandazioni dell’Icrp sono recepite a livello europeo da specifiche direttive comunitarie, i paesi membri devono poi tradurle in norme nazio- nali. La prima normativa organica sull’impiego pacifico dell’energia nucleare risale al 1964: l’ormai “pensionato” Dpr 185/64. Quella norma dettò per il più complessivo sistema di radioprotezione: regole e contenuti così innovativi che potrebbero essere considerati validi anche oggi. Furono inserite disposizioni riguardanti la protezione dei lavoratori con l’introdu- zione di figure quali l’esperto qualificato e il medico autorizzato incaricati rispettivamente della sorveglianza fisica e medica dei lavoratori, obblighi in capo al datore di lavoro, la valutazione dell’impatto ambientale/sanitario degli scarichi idrici e aeriformi, la protezione della popolazione, il regime autorizzativo, la pianificazione delle emergenze nucleari ecc. L’attuale normativa, il Dlgs 230/95, e i successivi aggiornamenti, adeguano le disposizioni al mutato assetto istituzionale e alle più avanzate cono- scenze tecnico scientifiche mantenendo però inalterato l’impianto definito dal Dpr 185/64. Appare insufficientemente definito oggi il ruolo delle Agenzie regionali per l’ambiente. Allora quali sono i punti di svolta per un approccio più razionale alla radioattività? Innanzitutto creare le condizioni affinché siano sviluppate e mantenute nel tempo le competenze specifiche, oggi assolutamente insuf- ficienti, per affrontare a livello nazionale e locale le questioni ambientali e sanitarie tuttora aperte (dismissione impianti, gestione rifiuti radioattivi, emergenze nucleari ecc.). In questo contesto il sistema delle Agenzie ha bisogno di crescere, di svi- luppare competenze, di potenziare gli organici delle strutture operative di radioprotezione e di sviluppare maggiori sinergie e un miglior coordina- mento tra Apat e le Agenzie regionali. L’informazione alla popolazione gioca un ruolo non esclusivo, ma fonda- mentale. Informazione che deve essere equilibrata, deve presentare in modo scien- tificamente corretto i problemi e come questi vengono affrontati e risolti, quali sono gli aspetti critici da gestire, quale l’impegno di chi gestisce e il ruolo e le attività di chi controlla ecc. Occorre, in buona sostanza, comportarsi in modo diametralmente opposto a come ci si è comportati con la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi a Scanzano Ionico. Questo numero speciale di Arpa Rivista vuole offrire corretti e qualificati contributi scientifici sull’intero e ampio spettro degli aspetti legati alla pre- senza e utilizzo delle radiazioni ionizzanti. Abbiamo pensato inoltre che fosse utile sentire l’opinione di autorevoli rappresentanti del governo e dei principali enti impegnati in campo ener- getico circa la possibilità, ovvero l’ impossibilità, che in un momento diffi- cile come quello attuale, le centrali nucleari possano tornare a essere una fonte di produzione di energia elettrica. Questo è il contributo che Arpa Emilia-Romagna vuole dare per una cor- retta conoscenza sulla radioattività, affinché si possa discutere di questi temi con competenza e cognizione di causa. Sandro Fabbri Alessandro Bratti Arpa Emilia-Romagna Quando si parla di radioattività immediatamente si affacciano nei pensieri delle persone comuni gli eventi negativi che hanno accompagnato negli anni l’impiego dell’energia nucleare: vengono evocate le bombe di Hiros- hima e Nagasaki, l’incidente alla centrale di Chernobyl, le armi all’uranio impoverito ecc. Il fatto che le radiazioni ionizzanti non si vedano e non si sentano crea quell’oscura sensazione di incertezza, di dubbio, di non completa fiducia verso chi ha responsabilità di gestione, di controllo. Occorre la consapevolezza di essere quotidianamente esposti a sorgenti naturali di radiazioni ionizzanti quali le radiazioni cosmiche, i radionuclidi naturali presenti nei terreni che contribuiscono all’emanazione del gas radon. Con questa fonte di esposizione, la principale per la popolazione con circa 2 mSv di dose efficace annua, abbiamo sempre vissuto e dovremo continuare a convivere. L’esposizione a radon rappresenta il più importante contributo (54 %) alla dose della popolazione. Studi e ricerche nel corso di questi anni si sono svi- luppate per quantificarne la presenza nell’ambiente esterno, nei luoghi di lavoro e negli ambienti abitativi. La più importante di queste ricerche è stata condotta da Iss e Apat (allora Enea-Disp) con il concorso delle Agenzie regionali per l’ambiente (allora Pmp). In Emilia-Romagna gli studi sono stati completati con una indagine molto dettagliata sull’esposizione a radon nelle scuole materne e negli asili nido che ha fornito ulteriori dati tecnici, a completamento delle conoscenze utili a inquadrare i rischi per la popolazione. Le sorgenti artificiali di radiazioni ionizzanti sono utilizzate dall’uomo in medicina (radiodiagnostica, medicina nucleare e radioterapia), in campo industriale (produzione di energia elettrica, controlli non distruttivi, misure di livello, spessore e densità, impianti di sterilizzazione ecc.), nella ricerca scientifica, in agrobiologia, in archeologia, in geologia e nelle pro- spezioni minerarie. L’Italia ha scelto di sospendere la produzione di energia elettrica con le centrali nucleari dopo il referendum conseguente all’incidente di Cher- nobyl. Il nostro paese deve risolvere il problema dei rifiuti radioattivi stoc- cati presso gli impianti, il problema relativo alla dismissione degli impianti nucleari esistenti, alla gestione del combustibile irraggiato ed essere in ogni caso organizzato per affrontare situazioni di emergenza che possono derivare da incidenti a impianti nucleari di paesi limitrofi. Il sistema di radioprotezione in Italia dopo la decisone sulle centrali ha subito una forte flessione; minore attività di controllo, meno sviluppo e ricerca, competenze che si stanno esaurendo e non vengono rinnovate ecc. Rimangono attivi, seppur in forma ridotta, il presidio della radioattività ambientale controllata sia a livello nazionale sia regionale con specifiche reti di monitoraggio, le reti attorno agli impianti e le reti di monitoraggio d’allarme. La radioattività: i dubbi, le paure e il bisogno di informazione ARCHIVIO ARPA SEZ. DI PIACENZA

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Editoriale ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

Questo sistema di controlli coordinato da Apat e realizzato dalle Agenzieregionali assicura, ancorché in modo minimale, il presidio permanente delterritorio, il controllo sull’importazione di alimenti dall’esterno nonché unarete di strutture e competenze utilizzabili anche in situazioni di emer-genza.La protezione dell’ambiente e la tutela della salute umana contro i rischida radiazioni ionizzanti sono disciplinate in ambito internazionale con ilcontinuo aggiornamento di criteri, procedure e raccomandazioni radiopro-tezionistiche oggetto di studio, in particolare dall’International Commissionon Radiological Protection (Icrp), commissione scientifica autonoma fondatanel 1928.Le raccomandazioni dell’Icrp sono recepite a livello europeo da specifichedirettive comunitarie, i paesi membri devono poi tradurle in norme nazio-nali. La prima normativa organica sull’impiego pacifico dell’energianucleare risale al 1964: l’ormai “pensionato” Dpr 185/64. Quella normadettò per il più complessivo sistema di radioprotezione: regole e contenuticosì innovativi che potrebbero essere considerati validi anche oggi. Furonoinserite disposizioni riguardanti la protezione dei lavoratori con l’introdu-zione di figure quali l’esperto qualificato e il medico autorizzato incaricatirispettivamente della sorveglianza fisica e medica dei lavoratori, obblighiin capo al datore di lavoro, la valutazione dell’impatto ambientale/sanitariodegli scarichi idrici e aeriformi, la protezione della popolazione, il regimeautorizzativo, la pianificazione delle emergenze nucleari ecc.L’attuale normativa, il Dlgs 230/95, e i successivi aggiornamenti, adeguanole disposizioni al mutato assetto istituzionale e alle più avanzate cono-scenze tecnico scientifiche mantenendo però inalterato l’impianto definitodal Dpr 185/64. Appare insufficientemente definito oggi il ruolo delleAgenzie regionali per l’ambiente.Allora quali sono i punti di svolta per un approccio più razionale allaradioattività? Innanzitutto creare le condizioni affinché siano sviluppate emantenute nel tempo le competenze specifiche, oggi assolutamente insuf-ficienti, per affrontare a livello nazionale e locale le questioni ambientali esanitarie tuttora aperte (dismissione impianti, gestione rifiuti radioattivi,emergenze nucleari ecc.).In questo contesto il sistema delle Agenzie ha bisogno di crescere, di svi-luppare competenze, di potenziare gli organici delle strutture operative diradioprotezione e di sviluppare maggiori sinergie e un miglior coordina-mento tra Apat e le Agenzie regionali.L’informazione alla popolazione gioca un ruolo non esclusivo, ma fonda-mentale.Informazione che deve essere equilibrata, deve presentare in modo scien-tificamente corretto i problemi e come questi vengono affrontati e risolti,quali sono gli aspetti critici da gestire, quale l’impegno di chi gestisce e ilruolo e le attività di chi controlla ecc.Occorre, in buona sostanza, comportarsi in modo diametralmente oppostoa come ci si è comportati con la localizzazione del deposito nazionale deirifiuti radioattivi a Scanzano Ionico.Questo numero speciale di Arpa Rivista vuole offrire corretti e qualificaticontributi scientifici sull’intero e ampio spettro degli aspetti legati alla pre-senza e utilizzo delle radiazioni ionizzanti.Abbiamo pensato inoltre che fosse utile sentire l’opinione di autorevolirappresentanti del governo e dei principali enti impegnati in campo ener-getico circa la possibilità, ovvero l’ impossibilità, che in un momento diffi-cile come quello attuale, le centrali nucleari possano tornare a essere unafonte di produzione di energia elettrica.Questo è il contributo che Arpa Emilia-Romagna vuole dare per una cor-retta conoscenza sulla radioattività, affinché si possa discutere di questitemi con competenza e cognizione di causa.

Sandro FabbriAlessandro BrattiArpa Emilia-Romagna

Quando si parla di radioattività immediatamente si affacciano nei pensieridelle persone comuni gli eventi negativi che hanno accompagnato neglianni l’impiego dell’energia nucleare: vengono evocate le bombe di Hiros-hima e Nagasaki, l’incidente alla centrale di Chernobyl, le armi all’uranioimpoverito ecc.Il fatto che le radiazioni ionizzanti non si vedano e non si sentano creaquell’oscura sensazione di incertezza, di dubbio, di non completa fiduciaverso chi ha responsabilità di gestione, di controllo.Occorre la consapevolezza di essere quotidianamente esposti a sorgentinaturali di radiazioni ionizzanti quali le radiazioni cosmiche, i radionuclidinaturali presenti nei terreni che contribuiscono all’emanazione del gasradon. Con questa fonte di esposizione, la principale per la popolazionecon circa 2 mSv di dose efficace annua, abbiamo sempre vissuto e dovremocontinuare a convivere.L’esposizione a radon rappresenta il più importante contributo (54 %) alladose della popolazione. Studi e ricerche nel corso di questi anni si sono svi-luppate per quantificarne la presenza nell’ambiente esterno, nei luoghi dilavoro e negli ambienti abitativi.La più importante di queste ricerche è stata condotta da Iss e Apat (alloraEnea-Disp) con il concorso delle Agenzie regionali per l’ambiente (alloraPmp).In Emilia-Romagna gli studi sono stati completati con una indagine moltodettagliata sull’esposizione a radon nelle scuole materne e negli asili nidoche ha fornito ulteriori dati tecnici, a completamento delle conoscenze utilia inquadrare i rischi per la popolazione.

Le sorgenti artificiali di radiazioni ionizzanti sono utilizzate dall’uomo inmedicina (radiodiagnostica, medicina nucleare e radioterapia), in campoindustriale (produzione di energia elettrica, controlli non distruttivi,misure di livello, spessore e densità, impianti di sterilizzazione ecc.), nellaricerca scientifica, in agrobiologia, in archeologia, in geologia e nelle pro-spezioni minerarie.L’Italia ha scelto di sospendere la produzione di energia elettrica con lecentrali nucleari dopo il referendum conseguente all’incidente di Cher-nobyl. Il nostro paese deve risolvere il problema dei rifiuti radioattivi stoc-cati presso gli impianti, il problema relativo alla dismissione degli impiantinucleari esistenti, alla gestione del combustibile irraggiato ed essere inogni caso organizzato per affrontare situazioni di emergenza che possonoderivare da incidenti a impianti nucleari di paesi limitrofi.Il sistema di radioprotezione in Italia dopo la decisone sulle centrali hasubito una forte flessione; minore attività di controllo, meno sviluppo ericerca, competenze che si stanno esaurendo e non vengono rinnovate ecc.Rimangono attivi, seppur in forma ridotta, il presidio della radioattivitàambientale controllata sia a livello nazionale sia regionale con specifichereti di monitoraggio, le reti attorno agli impianti e le reti di monitoraggiod’allarme.

La radioattività:i dubbi, le paure e il bisogno di informazione

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Sommario

RIV

ISTA

ISSN

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9-4

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31 Tre le tipologie di ultima generazioneCarlo Lombardi

34 Nucleare, è ancora un vicolo ciecoGiuseppe Onufrio

36 È nata con il nucleare la “Nimby”di casa nostraLorenzo Pinna

38 ForumEsiste oggi un nucleare “sicuro”?Può costituire una fonte energetica praticabile in Italia? Con quali capacità di discutere e decidere?Giancarlo Naldi, Alberto Renieri, Gianni Mattioli,Maurizio Cumo, Giovan Battista Zorzoli, Pierluigi Bersani, Alfonso Pecoraro Scanio

44 Radioattività, nucleareselezione di sitiA cura di Caterina Nucciotti

45 Nobel per la pace all’Ipcc e Al GoreA cura di Daniela Raffaelli

46 Il Manifesto per il clima

47 Conferenza nazionale sul clima, la lotta ai cambiamenti climatici è una prioritàLino Zanichelli

48 Parità di genere e politiche per il climaPaola Poggipollini

49 A Venezia il futuro della scienza e la scienza per il futuroFrancesca Lussu

50 Third World Conference on the Future of Science, al centro le energie rinnovabiliAhmed Ghoniem, Zhores Alferov, ànos Miklòs Beér, Michael Bevan, Jeffrey Byron, Stephen Connors, Maurizio Cumo, Louis Schlapbach, Jefferson W.Tester, Dianna Bowles, Carlo Rubbia

52 Il tempo e il clima

54 Legislazione news

55 LibriIl radon ambientale in Emilia-RomagnaInquinamento acustico

56 Memo/Eventi

Rivista di ArpaAgenzia regionale prevenzione e ambiente dell’Emilia-Romagna

numero 3 • anno Xmaggio-giugno 2007 sped. abb. postaleart. 2 comma 20/C legge 662/96Filiale di Euro 2.58

Abbonamento annuale: fascicoli bimestrali Euro 20,66 con versamentosul c/c postale n.751404,intestato a:Arpa

Servizio Meteorologico Regionale

Viale Silvani, 6 - 40122

Segreteria: ArpaRivista, redazione

Via Po, 5 40139 Tel 051 6223887 Fax 051 [email protected]

Redattore:Daniela Raffaelli

Segretaria di redazione: Claudia Pizzirani

Impaginazione e grafica: Mauro Cremonini

Stampa:Tipografia Moderna -

Registrazione Trib. di n. 6164 del 21/1/1993

Stampa su carta:

Cyclus offset

Chiuso in redazione il:29-10-2007

DIRETTOREAlessandro BrattiDIRETTORE RESPONSABILEGiancarlo Naldi

COMITATO DI DIREZIONEVito Belladonna, Mauro Bom-pani, Vittorio Boraldi, FabriziaCapuano, Simona Coppi, Giu-seppe Dallara, Sandro Fabbri,Francesco Fortezza, GianfrancaGalliani, Paolo Lauriola, LiaManaresi, Giancarlo Naldi,Vanna Polacchini, Raffaella Raf-faelli, Massimiliana Razzaboni,Attilio Rinaldi, Leonardo Rive-ruzzi, Licia Rubbi, Franco Scar-poni, Mauro Stambazzi, Ste-fano Tibaldi.

COMITATO EDITORIALE Coordinatore:Leonardo Riveruzzi

Marco Biocca, Lea Boschetti,Giuseppe Caia, Giorgio Celli,Giorgio Corazza, Giorgio Fred-di, Cesare Maioli, Giorgio Mer-li, Carlo Pellacani, GiordanoRighini, Stefano Zan, GianniZapponi, Adriano Zavatti, CarloZoli.

1 EditorialeLa radioattività: i dubbi, le pauree il bisogno di informazioneSandro FabbriAlessandro Bratti

3 Speciale radioattivitàIl controllo della radioattività di origine naturaleFlavio Trotti

6 La sorveglianza fisica per la radioprotezioneSilvano Cazzoli

7 Sono quattro le centrali nucleari dismesse in ItaliaUgo Spezia

10 Le criticità nella fase di dismissioneGiuseppe Bolla

12 Prima criticità, trattare il combustibile irraggiatoRoberto Mezzanotte

14 Rifiuti radioattivi, quale destinazione finale?Mario Dionisi

16 Il trasporto del materiale radioattivo e fissileRoberto Vespa

17 Trasportare in sicurezza il combustibileirraggiato, il ruolo delle Agenzie regionali per l’ambienteLaura Porzio

18 Sorgenti orfane in Italia, sotto controllo l’importazione di rottami metallici Luciano

19 Le reti di allarme radiologico in ItaliaPaolo Zeppa

20 Le reti per la sorveglianza in ItaliaGiancarlo Torri

22 Emergenze nucleari, la pianificazione nazionale e locale degli interventiSergio Mancioppi

24 Monitoraggio e controllo,l’esperienza di Arpa Emilia-Romagna Roberto Sogni

26 Strumenti operativi per la gestione di emergenze radiologiche, l’esperienza della LombardiaRosella Rusconi

27 L’uranio impoverito e le malattie dei soldati al ritorno da missioni di paceAntonietta M. Gatti, Massimo Zucchetti

28 Effetti sull’uomo, l’esposizione alle prestazioni di radiodiagnosticaPaola Angelini

30 Le bassi dosi e il progetto MarinerAnnamaria Colacci

IINNSSEERRTTOO

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sione internazione per la prote-zione radiologica (Icrp) è com-presa nell’intervallo 200-600Bq/m3. Negli anni successivi, lesingole Regioni e le rispettiveArpa hanno provveduto a vararedelle iniziative locali sulla pro-

nell’ambiente stesso. La concen-trazione del gas varia in funzionedi molteplici parametri prevalen-temente connessi alla geomorfo-logia locale e all’accoppiamentodell’edificio con il suolo (in ter-mini costruttivi e meteoclima-tici). In figura sono schematizzatele vie d’ingresso del gas in un’a-bitazione; in alcune situazioni,oltre al suolo, un'importantefonte di ingresso è rappresentatadal materiale edilizio del fabbri-cato (es. tufo vulcanico).

Alla fine degli anni 80 si è svoltain Italia un’indagine per lamisura del radon nelle abitazioni,a cura delle Regioni (per il tra-mite delle attuali Arpa) e concoordinamento dell’Istitutosuperiore di sanità (Iss) e dell’o-dierna Apat, che ha consentito distimare i valori medi nazionale(70 Bq/m3) e regionali di concen-trazione di attività di radonindoor; alcune regioni comeLazio, Lombardia e Campaniahanno evidenziato livelli più ele-vati; valori più contenuti sonostati rilevati in Emilia-Romagnae Sicilia. La soglia di accettabilitàritenuta congrua dalla Commis-

La radioattività di origine natu-rale è costituita dalla radiazionecosmica, dai radionuclidi cosmo-genici, dai radionuclidi terrestri(due principali serie di decadi-mento – capostipiti U-238 e Th-232 – e il K-40). Di questi ultimisi tratta nel testo che segue.

IL RADON

Il radon è un gas radioattivoinerte generato dal decadimentodel Ra-226 (catena dell’U-238)nel suolo e nelle rocce e che daessi tende a fuoriuscire, pene-trando in atmosfera e concen-trandosi all’interno degliambienti confinati. L’inalazionedel radon o, per meglio dire, deisuoi discendenti instabili a brevetempo di dimezzamento, puòcostituire un problema sanitarioper gli occupanti di un ambientechiuso. La patologia collegataall’esposizione al radon è iltumore polmonare; si stima che ilradon renda conto di circa il 10%dei casi normalmente rinvenutidi questa patologia. Il rischio è proporzionale altempo di esposizione dell’indivi-duo in un certo ambiente e allaconcentrazione in aria del gas

blematica radon nelle abitazioniche vanno dal monitoraggio siste-matico orientato all’individua-zione delle aree a rischio (proneareas), alla caratterizzazione ditipologie di ambienti cui prestareparticolari attenzioni sotto il pro-

3

Il controllo della radioattività di origine naturaleTra i radionuclidi terrestri, componenti della radioattività naturale, il radon può costituire un problema sanitarioper gli occupanti di un ambiente chiuso. Un’indagine effettuata alla fine degli anni 80 ha consentito di stimare ivalori medi nazionale e regionali di concentrazione di attività di radon indoor. Esistono, inoltre, lavorazioni nelcui ciclo possono presentarsi materiali a elevato contenuto di radioattività naturale (NORM, Naturally OccurringRadioactive Materials). Tra i compiti delle Agenzie ambientali il controllo e il monitoraggio, la partecipazione agliinterventi per la riduzione dell’esposizione e a campagne di informazione.

Speciale radioattività ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

Dal libro La sfida del secolodi Piero Angela e Lorenzo Pinna, Mondadori, 2006

Racconta Lorenzo Pinna, giornalista Rai e saggista:“… e a proposito di radioattività siamo stati testimoni di un curioso epi-sodio mentre realizzavamo lo speciale su Chernobyl per SuperQuark. Persicurezza, tutta la troupe impegnata nelle riprese è stata dotata di un“dosimetro” per le radiazioni. Cioè un apparecchio in grado di misurarele radiazioni assorbite. Poiché per le riprese dello speciale dovevamoentrare nella zona interdetta, cioè entro i 30 chilometri dalla centrale, cisembrava una precauzione necessaria. Infatti non solo abbiamo visitato, e“girato”, la cittadina fantasma di Pripyat, la più vicina alla centrale, maci siamo anche avvicinati a meno di 100 metri dal “sarcofago”, dove sonorinchiuse le rovine radioattive del disastro nucleare. Ebbene, prima dipartire, il direttore della fotografia, oltre al dosimetro da portare indosso,se ne era fatto consegnare un altro, che aveva lasciato nella sua abitazione

a Roma. Sorpresa. Quando al ritorno siamo andati a leggere i dosimetri,quello rimasto a Roma aveva registrato una dose di radiazioni maggioredi quelli che avevamo indossato per tutto il viaggio nella zona interdetta enella visita alla centrale di Chernobyl. Almeno dalla nostra piccola espe-rienza, vivere a Roma comporta una dose di radiazioni più alta di quellaassorbita oggi (aprile 2006), nella zona intorno a Chernobyl.”

Ho voluto riportare questo brano del libro citato non certo per col-tivare assurde smanie “negazioniste” riguardo la gravità di quantoè successo a Chernobyl. Al contrario, nell’aprire questo corposo ser-vizio su radioattività e nucleare, si intende sottolineare la comples-sità della materia, il bisogno di considerare tutte le fonti possibili,anche quelle più subdole, e la necessità di analizzare fenomeni erischi solo sulla base di presupposti scientifici.

Giancarlo Naldi

Contatore a flusso di gas alfa e beta a basso fondo

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e metodologici indispensabili perla piena attuazione del disposi-tivo normativo del citato decretoin ordine alla protezione dei lavo-ratori dalla radioattività naturale(Capo IIIbis). Purtroppo, a tutt’oggi, tale Com-missione risulta non insediatacon la conseguenza che il dispo-sitivo normativo è nei fattisospeso. Fa eccezione l’esposizione alradon nei luoghi di lavoro sotter-ranei per la quale la Conferenzadei Presidenti delle Regioni,supplendo alla vacanza delle sud-detta Commissione, ha varatouna linea guida su come effet-tuare i controlli, dando attua-zione allo specifico adempi-mento normativo. Va ricordatoche il livello di azione (soglia di

nendo in modo standardizzatosul territorio nazionale i variaspetti metodologici e attuativisulla materia.

Un discorso a parte merita ilradon all’interno dei luoghi dilavoro. In questo caso, infatti, arecepimento di direttive euro-pee, la legge italiana (Dlgs241/00) prevede che venganocontrollati i livelli in tutti i luoghidi lavoro sotterraneo e altrettantoè previsto per i luoghi di lavoro insuperficie in zone ben identifi-cate o con caratteristiche deter-minate; alle Regioni spetta indi-viduare quest’ultima fattispeciedi casistica, con l’approvazione diun’apposita Commissione nazio-nale, su cui grava il compito del-l’indicazione di protocolli tecnici

filo della tutela della salute qualile scuole, alla sperimentazioneed esecuzione delle azioni dirisanamento sui locali a forte con-tenuto di radon. A titolo di esem-pio, la Regione del Veneto haapprovato la mappa preliminaredei Comuni a rischio radon, ha ivicondotto il monitoraggio sistema-tico delle scuole dell’obbligo (edelle materne e nidi) – le bonifi-che sugli edifici trovati non con-formi sono in larga parte giàavviate – ha prodotto manuali-stica tecnica sulle azioni mitiga-torie. Un importante riferimento tec-nico-istituzionale da qualcheanno operativo è il Piano nazio-nale radon coordinato, presso ilministero della Salute, dall’Iss,nel cui ambito si stanno defi-

attività oltre la quale sono pre-scritti interventi risanatori sull’e-dificio) nei luoghi di lavoro è di500 Bq/m3 (derogabili ove sidimostri che il lavoratore nonassume una dose efficace annuasuperiore a 3 mSv). Va altresì ricordato che Arpa,insieme agli organi del Ssn e allaDirezione provinciale del lavoro,è l’organo cui devono essere tra-smesse le relazioni tecniche con-tenenti i risultati dei controlli neicasi in cui gli esiti degli stessisuperino il citato livello diazione.

NORM, NATURALLY

OCCURRING RADIOACTIVE

MATERIALS

Esistono lavorazioni all’internodel cui ciclo possono presentarsimateriali a elevato contenuto diradioattività naturale (serie delTh-232, dell’U-238, K-40). Que-sti materiali sono, di volta involta, le materie prime, i prodottifiniti, i residui e i rifiuti (in sé oall’interno di effluenti liquidi ogassosi). La legge italiana (sem-pre il Dlgs 241/00) disciplina leesposizioni dei lavoratori e deigruppi potenzialmente a rischiodella popolazione prevedendocontrolli, riduzioni delle esposi-zioni per superamento dei livellidi azione prescritti (1 mSv/annodi dose efficace per i lavoratori,0.3 mSv/anno per la popola-zione), regime di radioprote-zione in caso di inefficacia degliinterventi mitigatori. Soprattuttoviene indicato il pacchetto delleattività lavorative per le quali l’a-dempimento legislativo si pone,tra le più significative delle qualivi sono: produzione e commerciodi fertilizzanti, lavorazione consabbie zirconifere e produzionedi refrattari, estrazione e raffina-zione di petrolio e gas naturale,lavorazione e impiego di compo-sti del torio (es. elettrodi per sal-datura ecc.). Arpa, il Ssn, la Dire-zione provinciale del lavorodevono ricevere la relazione tec-nica dell’Esperto qualificato suicontrolli eseguiti in azienda oveoccorra il superamento dei livellidi azione di lavoratori o pub-blico.

Anche per i NORM, tuttavia,come per il radon, l’attuazione

Attività lavorative con NORM in Italia (censimento provvisorio)

(*) i dati derivano da contatti con associazioni di categoria/aziende ovvero rapporti/siti internet delle medesime (o di enti istituzionali)e sono relativi al periodo 2002-2004

TIPOLOGIA ATTIVITÀN. ATTIVITÀ

(*)CRITICITÀ RADIOLOGICHE NOTE

Lavorazioneminerali fosfatici

(produzione fertilizzanti)20

Il minerale di partenza (fosforite) ha elevaticontenuti di U-238

3 aziende produconoperfosfato

Discariche fosfogessi 5 sitiElevato contenuto di Ra-226 e Pb-210

del sottoprodottoVari stadi di attuazione

delle bonifiche

Centrali a carbone 13Arricchimento radionuclidi naturali

nelle ceneri

Acciaierie a ciclo integrale 4Arricchimento radionuclidi naturali

(Pb-210 e Po-210) nelle polveri della sinterizzazione e di altoforno

Estrazione petrolio e gasnaturale

oltre 7.000pozzi

Incrostazioni e morchie negli impianti con presenza di Ra-226 e Pb-210

Dato del principale pro-duttore (Agip)

Raffinerie petrolio 18Incrostazioni negli impianti

con presenza di radionuclidi naturali

Estrazione allumina dabauxite

1U-238 superiore all’ordinario

nel sottoprodotto “fanghi rossi”

Produzione refrattari 10

Arricchimento di Pb-210 e Po-210 nelle polveri di fusione; impiegodi sabbie zirconifere (e derivati)

in tutto il ciclo produttivo

Poche ditte usanoquantità rilevanti

di sabbie zirconifere(e derivati)

Produzione piastrelle50 aziendeprincipali

Smalti, talvolta lo stesso impasto,contenenti sabbie zirconifere (e derivati)

Da individuarele ditte con uso

di quantità rilevanti disabbie zirconifere

(e derivati)

Macinazione sabbiezirconifere

10Impiego di sabbie zirconifere

in tutto il ciclo produttivo

Colorifici e produttoridi ossidi di

metallo/produzioneceramica

- Impiego di sabbie zirconifereSettore non ancora

indagato

Miniere uranio 2 Accesso e riutilizzo aree estrattiveDismesse

negli anni 70

Speciale radioattività ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

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del dispositivo di legge apparesospesa in attesa dell’insedia-mento della apposita Commis-sione nazionale di indirizzo.Un organico progetto di censi-mento delle attività lavorativecon presenza di NORM in Italiaè stato avviato agli inizi deldecennio dall’attuale Apat in col-laborazione con le Arpa, partico-larmente quelle di Veneto, Emi-lia-Romagna e Toscana, finaliz-zato soprattutto a effettuare lavalutazione dell’impatto sull’am-biente delle lavorazioni ovvero lastima di dose ai gruppi criticidella popolazione. L’insiemedelle categorie investigate, chenon necessariamente coincidecon quello del Dlgs 241/00, intermini estensivi (categorie ulte-riori suggerite dalla letteraturascientifica) o restrittivi (categoriepoco diffuse in Italia o poco pro-blematiche per l’ambiente) è

riportato in tabella. Va eviden-ziato che solo per esigenze pro-grammatiche l’attenzione delprogetto è stata concentrata sul-l’ambiente, essendo certamentedoveroso approfondire gli aspettidell’esposizione lavorativa.

Tra le conoscenze acquisite nelcorso del progetto segnalo leseguenti.• Nel campo della produzione ecommercio di fertilizzanti, dovele possibili criticità sono ricondu-cibili all’impiego tra le materieprime di minerali fosfatici qualila fosforite, non sussistono situa-zioni particolari essendo cessatanel nostro Paese la produzionedell’acido fosforico; le problema-ticità sono connesse alla presenzanel territorio di discariche ali-mentate in passato con fosfo-gessi, originati nella produzionedi acido fosforico e nel decom-

missioning degli impianti ovetale lavorazione avveniva.• Importante è tutto il settoredelle industrie che utilizzano, frale materie prime, le sabbie zirco-nifere (possono contenere sui 2-3 mila Bq/kg di U-238 e Th-232):oltre alle lavorazioni collegatealla produzione di smalti e pig-menti e delle ceramiche e lelavorazioni di pretrattamentodelle sabbie (macinazione), disicuro interesse sono la produ-zione di materiali refrattari e l’in-dustria delle piastrelle. L’Italia èuno dei maggiori produttori mon-diali di piastrelle e l’80% dellaproduzione nazionale del settoreè concentrata nel cosiddetto“distretto ceramico”, tra ReggioEmilia e Modena.Una valutazione di dose sulgruppo critico della popolazione èstata condotta circa le emissioniin atmosfera delle polveri gene-

rate nella fusione dei componenti(tra cui le sabbie zirconifere) delrefrattario in una delle maggioriindustrie italiane del campo tra-mite simulazioni con modellodeterministico e sito–specifico;l’attenzione alle polveri è moti-vata dall’arricchimento che inesse durante il processo termicosi determina per quanto attiene airadioisotopi Pb-210 e Po-210(discendenti dell’U-238). I valori di dose efficace ottenutiper gli individui del gruppo cri-tico (meno di 1 µSv/anno) sonofortemente al di sotto del livellodi azione di legge.Una stima simile è stata svilup-pata per le emissioni in atmosferadelle polveri nel processo di cot-tura in una ditta di piastrelle, conricorso a un modello di calcolosemplificato; i valori ottenutisono stati dello stesso ordine digrandezza del caso precedente.• Il modello deterministico men-zionato è stato applicato ancheall’emissione di ceneri volantinella combustione di carbone perproduzione di energia elettrica,pervenendo a dosi efficaci agliindividui dei gruppi critici, nelpeggiore dei casi, pari a frazionidel µSv/anno.Infine, un riferimento impor-tante per la verifica della compa-tibilità del contenuto di radionu-clidi naturali in residui e rifiuti dilavorazioni interessate daNORM è costituito dal docu-mento RP 122 (Radiation Protec-tion) Part II dell’Unione euro-pea. In esso, per ogni nuclide, èintrodotto un livello generale diallontanamento in Bq/kg chegarantisce, secondo scenari diesposizione appunto generali madettagliati, il rispetto del “crite-rio di dose” per gli individui(popolazione o lavoratori che sitrovano ad avere a che fare consuddetti residui e rifiuti) di 0.3mSv/anno; l’RP 122 prevede chei residui/rifiuti che contengonoradionuclidi naturali in misuraminore dei rispettivi livelli gene-rali di allontanamento possonoessere alienati dal sito di produ-zione senza ulteriori restrizioni ditipo radiologico.

Flavio TrottiArpa Veneto

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Fig. 1 Schematizzazione delle vie di ingresso del radon in un’abitazione

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relativi all’impiego delle sorgentidi alta attività e le sorgenti defi-nite “orfane”.

Un altro aspetto rilevante nell’at-tività dell’esperto qualificato inradioprotezione è quello relativoai rischi da sorgenti radioattivenaturali denominate NORM.Il Dlgs 241/2000 definisceappunto gli ambiti di attivitàrelativi alle sorgenti naturali. Conl’emanazione di questo decreto,in attuazione della direttiva euro-pea 29/96 in materia di protezionesanitaria della popolazione e deilavoratori contro i rischi derivantidalle radiazioni ionizzanti, si dapiena attuazione del Dlgs 230/95,in quanto si amplia il campo diapplicazione della radioprote-zione ad alcuni settori specificielencati nel decreto stesso, parti-colarmente per le radiazioni diorigine naturale, quali:

• attività lavorative durante lequali i lavoratori, ed eventual-mente persone del pubblico, sonoesposti a prodotti di decadimentodel radon e del toron, o a radia-zioni gamma o a ogni altra esposi-zione in particolari luoghi dilavoro quali tunnel, sottovie, cata-combe, grotte e, comunque, intutti i luoghi di lavoro sotterraneio interrati• attività lavorative durante lequali i lavoratori ed eventual-mente, persone del pubblico,

sposizione alle radiazioni ioniz-zanti per quanto riguarda i lavora-tori, la popolazione e i pazienti,tanto che in Italia sono rari i casidi infortuni sul lavoro in questosettore.

I rischi associati all’uso pianificatodelle macchine radiogene e dellesorgenti sono normalmente benconosciuti. Tuttavia, alcunirecenti avvenimenti, hanno postoall'attenzione della Commissioneil problema delle sorgenti che pervari motivi non sono sotto con-trollo. Tali sorgenti “orfane”potrebbero essere ritrovate dapersone (lavoratori o cittadini)ignare dei possibili rischi. Ciò hagià comportato gravi lesioni daradiazioni che in alcuni casi,anche se non in Europa, hannoavuto esito fatale.Le sorgenti sigillate possono pre-sentare particolari rischi a causadelle ridotte dimensioni, spessoinferiori a quelle di una penna,dell'uso in dispositivi mobili ecc.Le sostanze radioattive sono con-tenute in una capsula metallica,che può essere facilmente raccoltadai cittadini e soprattutto dai rot-tamatori: il ritrovamento di sor-genti radioattive nei depositi dirottami e negli impianti siderur-gici è un fenomeno piuttosto fre-quente in tutto il mondo.Per questo motivo il recentedecreto legislativo 52/07 ha rego-lamentato gli aspetti di sicurezza

Gli Esperti qualificati sono unafigura professionale regolamen-tata ai sensi dell’art. 2229 delCodice civile in quanto, per poteraccedere a questa professione,queste figure devono essere abili-tate dallo Stato e iscritte in unelenco ministeriale. Il ministerodel Lavoro ha istituito la Commis-sione d’esame, tiene per legge glielenchi, procede alla cancella-zione degli esperti colpevoli digravi inadempienze, vigila sullacorretta applicazione delle normedi sicurezza. Gli elenchi degliEsperti qualificati sono tenuti egestiti dal ministero del Lavoro aisensi del Dlgs 230/95 e succ.integr. e mod., in particolare ilDlgs 241/00 e il Dlgs 257/01.Vi sono tre gradi di abilitazione aseconda della complessità dellesorgenti radiogene che l’Espertoqualificato è chiamato a control-lare. Per diventare Esperto quali-ficato occorre avere una laurea iningegneria, in fisica, in chimica oin chimica industriale; inoltre, ènecessario un tirocinio di sei mesiper ogni grado di abilitazione che,quindi, per il terzo gradoassomma a tre tirocini di sei mesiciascuno. Infine, il richiedentedeve superare l’esame di ammis-sione agli elenchi secondo un pro-gramma d’esame molto selettivo.Questi elenchi sono operanti dal1974 e, fino a oggi, queste figureprofessionali hanno contribuitoalla progressiva riduzione dell’e-

sono esposti a prodotti di decadi-mento del radon e del toron, o aradiazioni gamma o a ogni altraesposizione in luoghi di lavoro insuperficie in zone ben individuate• attività lavorative implicantil’uso o lo stoccaggio di materialiabitualmente non consideratiradioattivi, ma che contengonoradionuclidi naturali e provocanoun aumento significativo dell’e-sposizione dei lavoratori e, even-tualmente, di persone del pub-blico• attività lavorative che compor-tano la produzione di residui abi-tualmente non consideratiradioattivi, ma che contengonoradionuclidi naturali e provocanoun aumento significativo dell’e-sposizione dei lavoratori e, even-tualmente, di persone del pub-blico; (per esempio l’industriapetrolifera, la lavorazione deifosfogessi ecc.)• attività lavorative in stabilimentitermali o attività estrattive nondisciplinate dal capo IV del mede-simo decreto• attività lavorative su aerei perquanto riguarda il personale navi-gante.

Silvano CazzoliAssociazione nazionale professionaleesperti qualificati nella sorveglianzafisica della protezione contro leradiazioni ionizzanti (Anpeq)Dienca, Università di , www.anpeq.it

La sorveglianza fisica per la radioprotezioneLa normativa italiana sull’impiego pacifico dell’energia nucleare stabilisce che sia attivato un sistema disorveglianza fisica e medica di radioprotezione. A tale scopo la norma stabilisce, così come fece il Dpr 185/64, chesiano le figure professionali dell’Esperto qualificato e del Medico autorizzato ad assicurare, per il datore di lavoro,rispettivamente la sorveglianza fisica e medica.

Incidenti 1944-giugno 2001. Quasi la metà degli incidenti sono avvenuti in ambitoindustriale, un’importante frazione di incidenti con sorgenti sigillate è dovuta a sorgenti“orfane”; gli incidenti comportanti irradiazioni di pazienti sono percentualmentepiccoli, ma hanno comportato un gran numero di vittime

Quasi la metà degli incidenti sono dovuti a irradiazioni da 192Ir (controlli nondistruttivi, brachiterapia). Il 60Co (controlli non distruttivi, radioterapia) èresponsabile di circa un quarto degli incidentiFonte dei grafici: De Crescenzo, Giornata di studio “Sorgenti radioattive sigillate adalta attività e sorgenti orfane”, Anpeq (Camaiore, 2007)

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tutte le principali normativenazionali e internazionali, e fraqueste quella italiana.L’intervento operativo della radio-protezione si attua a diversi livelli,che riguardano da un lato il moni-toraggio dell’ambiente e dellapopolazione e dall’altro la sorve-glianza degli impianti, delle appa-recchiature e dei lavoratori poten-zialmente esposti. I principalilivelli operativi sono i seguenti:- acquisizione dei parametriambientali necessari per garantireil monitoraggio continuo dellecondizioni dell’ambiente e dell’e-sposizione della popolazione- emanazione di specifiche per laprogettazione di impianti e appa-recchiature che possono comun-que essere fonte di esposizione- verifica delle condizioni di sicu-rezza di impianti e apparecchia-

nucleare (purificazione dell’acquadi ciclo e di processo, manuten-zione degli impianti) generanomateriali ed effluenti radioattivi lacui varietà, quantità e tipologiapossono variare anche notevol-mente da impianto a impianto.Dopo essere stato utilizzato nelreattore, il combustibile irrag-giato è immagazzinato tempora-neamente nelle piscine di deca-dimento esistenti presso le cen-trali, per essere successivamenteavviato a un deposito di stoccag-gio o in alternativa a un impiantodi ritrattamento.Il ritrattamento (processo maiattuato in Italia su scala indu-striale) produce effluenti a bassaattività, rifiuti solidi a bassa emedia attività e rifiuti solidi adalta attività condizionati inmatrici vetrose. Questi ultimisono tuttora stoccati nei deposititemporanei asserviti agli impiantiesteri di ritrattamento nei quali èstato processato il combustibileutilizzato in Italia.

LA RADIOPROTEZIONE

OPERATIVA

Il quadro di riferimento concet-tuale e metodologico propostodalla Icrp costituisce la base sullaquale le organizzazioni intergo-vernative internazionali svilup-pano i criteri guida della radio-protezione con riferimento allediverse applicazioni, fra le qualila produzione di energianucleare. Le linee guida cosìemanate sono quindi trasferitenelle normative e nelle regola-mentazioni internazionali enazionali.La cosiddetta radioprotezioneoperativa, ha sviluppato e affi-nato nel tempo le metodiche chestanno alla base del complessosistema di protezione messo apunto dall’Icrp con la pubblica-zione n. 60 (1990) e recepito in

Sogin è attualmente l’unicogestore italiano di impiantinucleari afferenti al settore ener-getico e detiene, dall’epoca dellasua costituzione (1999), la pro-prietà e le responsabilità relativealla gestione e al decommissioningdelle quattro centrali nucleari ita-liane ex-Enel (Trino, Caorso,Latina e Garigliano). Recente-mente (2003) Sogin ha acquisitoinoltre la responsabilità relativaalla gestione e al decommissio-ning degli impianti di ricerca eindustriali operanti sul ciclo delcombustibile nucleare: gliimpianti Enea di Saluggia,Casaccia e Trisaia e l’impiantoex-FN di Bosco Marengo.Secondo le valutazioni condottedall’Unscear (tabella 1), la produ-zione di energia nucleare è forsefra le attività antropiche quellanella quale si producono i mag-giori quantitativi di radioattività.Prescindendo dall’esposizioneassociata all’industria estrattivadel minerale uranifero (non pre-sente in Italia), i processi di pro-duzione del combustibilenucleare (presenti in passato inItalia presso gli impianti Enea diSaluggia, Casaccia e Trisaia epresso l’impianto FN di boscoMarengo) danno origine a limi-tati scarichi aeriformi e liquidi. La fase successiva è quella del-l’utilizzazione nelle centralinucleari (entrate in esercizio inItalia a Trino, Caorso, Latina eGarigliano). Durante l’irraggia-mento nei reattori, nel combusti-bile si accumulano sostanze al-tamente radioattive, che restanotuttavia confinate all’internodegli elementi di combustibile. Il funzionamento del reattore pro-duce inoltre l’attivazione deimateriali strutturali e dei fluidi diprocesso. Per tale motivo le o-perazioni di routine connesse conl’esercizio di un impianto

ture in fase di realizzazione e dicollaudo, con l’obiettivo di mini-mizzare il rischio per i lavoratorie la popolazione- controllo periodico della sussi-stenza delle condizioni di sicu-rezza di impianti e apparecchia-ture durante tutta la loro vitautile- delimitazione e sorveglianzadelle zone ad accesso controllato,con definizione e applicazionedegli accorgimenti da adottareper accedervi e permanervi- monitoraggio individuale deilavoratori e delle persone ingenere potenzialmente a rischiodi esposizione alle radiazioni- diffusione della cultura dellasicurezza e dell’informazione,allo scopo di sensibilizzare eorientare il comportamento deidecisori, dei lavoratori e del pub-

Sono quattro le centrali nucleari dismesse in ItaliaLa protezione dalle radiazioni della popolazione, dei lavoratori e dell’ambiente è sempre stata il primo obiettivonell’impiego pacifico dell’energia nucleare. A Trino, Caorso, Latina e Garigliano sono localizzate le quattro centralinucleari costruite nel nostro Paese, oggi in fase di smantellamento. La proprietà e le responsabilità relative allagestione e al decommissioning sono affidate a Sogin, società pubblica appositamente costituita nel 1999. Sogin haanche la responsabilità degli impianti di ricerca del ciclo del combustibile nucleare di Saluggia, Casaccia e Trisaia,di proprietà Enea, e dell’impianto di fabbricazione di Bosco Marengo.

Tab.1 Impegni di dose collettiva derivanti dalla produzione

di energia elettronucleare (Fonte: Unscear, 1999)

SORGENTE

Impegno di dose

collettiva efficace

(Sv-uomo/GWa)

Componente locale e regionale a brevetermine (1-2 anni)

Industria mineraria e di lavorazionedel minerale

1.5

Fabbricazione del combustibile 0.003

Operazione del reattore 1.3

Ritrattamento del combustibile irraggiato 0.25

Trasporto 0.1

Totale (arrotondato) 3

Componente globale a lungo termine(integrata su 10.000 anni)

Estrazione e lavorazione del minerale (rilasci in 10.000 anni)

150

Confinamento geologico dei rifiuti del reattore 0,5

Radioisotopi dispersi (ritrattamento e stoccaggio di rifiuti solidi)

50

Totale (arrotondato) 200

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8blico in condizioni normali e diemergenza.

CONTROLLO DELLE DOSI

OCCUPAZIONALI

In attuazione dei principi dellaradioprotezione operativa, ai finidel monitoraggio radiologico deilavoratori, gli impianti nucleariitaliani sono caratterizzati dallapresenza di aree nelle quali puòessere possibile l’esposizione allaradioattività. Ad esempio, l’im-pianto di Caorso è suddiviso indue zone distinte:- zona sorvegliata (ZS): ogni areadell’impianto in cui, sulla basedegli accertamenti e delle valuta-zioni compiuti dall’esperto quali-ficato, sussiste per i lavoratori ilrischio di superamento di uno deilimiti di dose indicati nella tabella2 (seconda colonna), ma che nondebba essere classificata zonacontrollata; in zona sorvegliataviene svolta la sorveglianza fisicadella protezione dalle radiazioniionizzanti.- zona controllata (ZC): ogni areadell’impianto (in zona sorve-gliata) in cui sulla base degliaccertamenti e delle valutazionicompiuti dall’esperto qualificato,sussiste per i lavoratori in essaoperanti il rischio di supera-mento di uno dei limiti di doseindicati nella tabella 2 (terzacolonna); in zona controllataviene svolta la sorveglianza fisicadella protezione dalle radiazioniionizzanti. Il controllo delle dosi occupazio-nali è effettuato attraverso lemetodiche classiche previstedalla radioprotezione operativa eincorporate nelle prescrizioni diesercizio, che vanno dall’uso diindumenti a perdere (DIP) e del

dosimetro personale, alla misuradi contaminazione superficiale(contaminametro), alla misura dicontaminazione interna (con-trollo degli escreti) al total bodyscanning (WBC).

CARATTERIZZAZIONE

RADIOLOGICA DEGLI IMPIANTI

Per meglio rispondere alle esi-genze della radioprotezione col-legate alle attività di decommis-sioning degli impianti nucleariitaliani, Sogin ha avviato nel 2000un programma di caratterizza-zione radiologica degli impianti,principalmente al fine di valutarele dosi occupazionali previste perciascuna fase di attività. La map-

patura dei livelli di radiazionepresenti nelle aree di impianto,eseguita periodicamente, com-prende per ciascuna di esse ilrilievo di due valori di intensitàdi esposizione:- intensità di dose ambiente: misurapresa a 1 m dal pavimento inpunti prestabiliti e rappresenta-tivi del rateo di dose medio pre-sente nell’area- intensità di dose massima: misurapresa nel punto in cui si registrala massima intensità di dose nel-l’area

In alcuni locali particolarmenterilevanti si registra anche unaintensità di dose di riferimentoimpianto, sul componente internoall’area più rappresentativo.Con riferimento alla centrale diCaorso, nell’edificio reattore siregistrano ratei di dose ambienterelativamente elevati (tra 50 e100 Sv/h) nel drywell e in alcunilocali del sistema clean-up. Dosisuperiori sono presenti in localinormalmente non accessibili, inpresenza di resine attive (separa-tori di fase clean-up) o sorgentiparticolari (schermi TIP). Ledosi massime si registrano sutubazioni ubicate nel drywell enei locali clean-up. In altri locali

queste sono dovute general-mente a hot-spots (p.e. tubazionidrenaggio). A titolo esemplifica-tivo, in figura 1 è riportata lemappa di caratterizzazione rela-tiva alla sezione dell’edificioreattore a quota 61.Nell’edificio ausiliari i ratei didose più elevati sono dovuti allapresenza di resine attive in serba-toi ubicati in locali normalmentenon frequentati. Tale situazione,così come in generale in tutto ilradwaste di centrale, è destinata amodificarsi sensibilmente aseguito dello svuotamento edecontaminazione di serbatoi etubazioni.Negli edifici turbina, annex e off-gas i ratei di dose ambiente sonomolto modesti, inferiori a 0,1Sv/h. Anche le dosi massime noneccedono 100-150 Sv/h e sonodovute in gran parte a materialiestranei a tali edifici (p.es., com-ponenti provenienti dall’edificioreattore). Nei depositi dei mate-riali radioattivi l’unica sorgente èrappresentata dai rifiuti stoccati.

CONTROLLO DEGLI

EFFLUENTI

Lo scarico nell'ambiente dieffluenti liquidi e aeriformi pro-venienti da un impianto nucleare

(*) Se l'esposizione risulta da una contaminazione radioattiva cutanea, talelimite si applica all'equivalente di dose medio su qualsiasi superficie di 1 cm2.

Fig. 1 Centrale di Caorso. Mappa di radiazione relativa alla sezione dell’edificio reattore a quota 61.

Limite di equivalente di doseZona sorvegliata

(mSv/anno)

Zona controllata

(mSv/anno)

Globale 1 6

Efficace 1 6

Cristallino 15 45

Pelle (*) 50 150

Mani, avambracci,piedi e caviglie

50 150

Tab.2 Centrale di Caorso. Limiti di dose previsti per la zona

sorvegliata e per la zona controllata

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è regolamentato da apposite pre-scrizioni tecniche che, attraversola cosiddetta “formula di scarico”autorizzata, limitano la quantità diradioattività scaricabile su baseannuale, trimestrale e giornaliera.Gli effluenti provenienti da unimpianto nucleare sono suddivisiin liquidi e aeriformi, e per essi lenorme di esercizio prevedevanol’applicazione di due diverse for-mule di scarico, fissate in modotale da non consentire il supera-mento di prefissati valori di equi-valente di dose ai gruppi critici dipopolazione.Gli effluenti liquidi sono costituitiessenzialmente da:- liquidi provenienti dal circuitoprimario, dai drenaggi delleapparecchiature e dai controla-vaggi dei filtri (trattamento con-densato, clean-up, piscina delcombustibile)

- liquidi provenienti dal drenag-gio dei pavimenti, dai drenaggidel laboratorio chimico caldo,dall’officina calda e dalla lavan-deria.Questi effluenti sono raccolti inserbatoi di stoccaggio separati esono trattati in modo differen-ziato al fine di ridurre al minimola radioattività scaricata nell’am-biente. Ciò consente da un lato ilrecupero di buona parte deiliquidi trattati, dall’altro di adot-tare il sistema di purificazionepiù appropriato per ogni tipo difluido per limitare i rifiuti secon-dari prodotti dal trattamento. Dopo il trattamento questieffluenti sono trasferiti in serba-toi di campionamento, analizzati,reintegrati nel processo o scari-cati nel rispetto della formula discarico. Gli affluenti aeriformi sono costi-

tuiti, in linea di principio, dalleseguenti componenti:- aria di ventilazione degli edifici(reattore, turbina, trattamentorifiuti radioattivi)- incondensabili (aria, gas radioli-tici, gas di fissione e di attiva-zione) estratti dall’acqua di ciclo.

Prima dell’immissione nell’at-mosfera, questi scarichi venivanomonitorati in continuo con stru-mentazione appropriata pergarantire il rispetto dei limitigiornalieri, mentre per il bilanciotrimestrale e annuale venivanoeffettuati campionamenti consuccessiva analisi in laboratorio.Attualmente lo scarico degliincondensabili è nullo (in seguitoalla fermata degli impianti) men-tre l’aria di ventilazione è inveceliberata nell’ambiente attraversoi camini degli impianti, previocontrollo radiometrico.Lo scarico degli effluenti dellecentrali nucleari italiane non hamai superato (anche durante l’e-sercizio) una limitata percentualedelle quantità consentite dalleformule di scarico autorizzate,mentre a decorrere dalla fermatadegli impianti l’entità degli scari-chi si è praticamente azzerata.

L'impatto radiologico degliimpianti Sogin è continuamentesorvegliato mediante una rete disorveglianza radiologica integratada stazioni meteorologiche. La ripartizione dei punti dimisura che fanno parte della reteè tale da fornire un’immaginesignificativa dello stato dellaradioattività nella zona circo-stante ciascun impianto. La fre-quenza delle misure è fissatadalle norme di sorveglianza invigore. La rete di sorveglianza com-

prende una rete di rilevamentodel livello di esposizioneambiente, stazioni di misura fissedi campionamento dell’aria, sta-zioni di controllo delle condizionimeteorologiche e prelievi perio-dici di campioni ambientali nel-l'ecosistema terrestre e acqua-tico. A partire dal 2004 la rete dimonitoraggio ambientale è stataulteriormente integrata da Soginattraverso l’acquisizione di unaserie di laboratori mobili attrez-zati su camper.La rete di rilevamento dell'espo-sizione comprende punti dimisura equipaggiati con dosime-tri integratori di dose. La sceltadei punti di misura è normal-mente eseguita prendendo comeriferimento le direzioni preferen-ziali del vento in prossimità del-l’impianto e la posizione dei cen-tri abitati più vicini.Le stazioni fisse sono situateintorno all’impianto, a unadistanza in linea d'aria compresafra qualche centinaio e qualchemigliaio di metri. In queste sta-zioni si effettua la misura in con-tinuo della radioattività ambien-te e l’aspirazione dell’aria su filtriper misure periodiche in labora-torio. I dati radiometrici delle sta-zioni fisse e delle stazioni meteo-rologiche sono comunicati perio-dicamente all’Apat e ai centrispecializzati delle Arpa compe-tenti per territorio.I campioni ambientali da analiz-zare in laboratorio sono prelevatiin diversi punti di misura, con-formi alle richieste dettagliatenelle norme di sorveglianza(tabella 3), inglobando tutti gliecosistemi.

Ugo SpeziaSogin, Società gestione impiantinucleari - www.sogin.it

CampioneFrequenza

prelievoFrequenza misura Tipo di misura

Aria ContinuaSettimanale Beta totale

Mensile Spettrometria γ

LatteMensile Trimestrale Sr90

Trimestrale Trimestrale Spettrometria γ

Foraggio Semestrale Semestrale Spettrometria γ

InsalataSemestrale Semestrale Sr90

Semestrale Semestrale Spettrometria γ

Mais Annuale Annuale Spettrometria γ

Pomodori Annuale Annuale Spettrometria γ

Carne Annuale Annuale Spettrometria γ

PesceTrimestrale Trimestrale Spettrometria γ

Semestrale Semestrale Sr90

Acqua di fiume o dimare

ContinuaMensile Spettrometria γ

Mensile Cs137

Acqua potabileTrimestrale Trimestrale Spettrometria γ

Semestrale Semestrale Cs137

Sedimenti Semestrale Semestrale Spettrometria γ

Terreno Semestrale Semestrale Spettrometria γ

Uova Trimestrale Trimestrale Spettrometria γ

Dosimetri TLD(esposizione)

Bimestrale BimestraleIntensità

di esposizione

FalloutContinua Mensile Spettrometria γ

Mensile Beta totale

Tab.3 Reti di monitoraggio ambientale. Matrici controllate,

frequenza di campionamento, frequenza e tipo di misura

Centrale nucleare di Caorso, Piacenza (in fase di decommissioning)

AR

CH

IVIO

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Z.

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e solidi in deposito sui siti, ingran parte ancora non trattati, alfine di trasformarli in manufatticertificati, temporaneamentestoccati sul sito di produzione mapronti per essere trasferiti aldeposito nazionale• scelta del sito e predisposizionedel deposito nazionale sia per losmaltimento definitivo dei rifiuticondizionati di II categoria, (amedia e bassa attività e vitamedio-breve), che per lo stoccag-gio temporaneo a medio temine,in una struttura ingegneristica,dei rifiuti di III categoria (ad altaattività e a vita lunga), in partico-

impianti, il documento costitui-sce il primo inquadramento siste-matico della gestione degli esitidel nucleare. In esso è definita lastrategia globale per la gestionedei rifiuti radioattivi, del combu-stibile irraggiato, delle materienucleari e per la successiva disat-tivazione degli impianti nucleari,fondata sulla disponibilità di unsito nazionale di smaltimento estoccaggio dei materiali radioat-tivi.Il documento definisce comesegue gli obiettivi generali:• trattamento e condizionamentodi tutti i rifiuti radioattivi liquidi

A valle della chiusura dei pro-grammi nucleari nazionali e deirelativi impianti, gli indirizzigovernativi generali relativi allachiusura delle attività nuclearipregresse e alla sistemazione delcombustibile nucleare e deirifiuti radioattivi sono stati ema-nati dal ministro dell’Industria inuno specifico documento pro-grammatico del 14 dicembre1999 trasmesso al Parlamento il21 dicembre 1999. Frutto diun’intensa collaborazione fra ilministero dell’Industria, l’Anpa(oggi Apat), la Conferenza Stato-Regioni e gli esercenti degli

lare quelli derivanti dal ritratta-mento e il combustibile irrag-giato non avviato al ritrattamento• disattivazione accelerata degliimpianti nucleari nella loro glo-balità, obiettivo condizionato, tral'altro, dalle seguenti azioni:- gestione del combustibile irrag-giato sia mediante il ritratta-mento all’estero, per la sola pic-cola quantità prevista, siamediante stoccaggio a secco sulsito in appositi contenitori dualpurpose, in attesa del suo trasferi-mento al deposito nazionale- alienazione delle materienucleari e combustibile fresco

Le criticità nella fase di dismissioneLo smantellamento degli impianti, il trattamento di tutti i rifiuti radioattivi, il loro condizionamento perconservarli in sicurezza sono gli obiettivi generali delle operazioni di decommissioning conseguenti alla chiusuradei programmi nucleari nel nostro Paese. Sulla base degli indirizzi operativi contenuti nel decreto del ministerodell’Industria 7 maggio 2001, alcune attività sono state affidate alla Sogin (Società gestione impianti nucleari). Nell’articolo una sintesi di quanto realizzato, in corso di attuazione, e delle criticità riscontrate. La scelta del sitoper il deposito nazionale per lo smaltimento definitivo dei rifiuti radioattivi è invece di responsabilità politica.

Tab.1 Valorizzazione dei materiali derivanti dallo smantellamento degli impianti nucleari Sogin nel periodo 2001-2006

(1) i dati del 2006 relativi ai ricavi dei materiali venduti si riferiscono alla data di redazione della tabella.(2) il materiale venduto include anche quello, eventualmente, ceduto a titolo gratuito.(3) nel 2007 è prevista la vendita del rotore di bassa pressione della turbina per un importo stimato di 250.000 euro.(4) nel 2007 è prevista la vendita di 6.806 tonnellate di materiale per un importo stimato di 1.200.000 euro.(5) nel 2001 è registrata la vendita di combustibile fresco fatta da Sogin alla Siemens nel 1999 e nel 2000 con ricavi rispettivamente di 7,9 e 4,3 miliardi di lire

(4,1 e 2,2 milioni di euro)

Speciale radioattività ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

IMPIANTO

Consuntivo 2001 Consuntivo 2002 Consuntivo 2003 Consuntivo 2004 Consuntivo 2005 Preventivo 2006 (1) Totale

t Euro t Euro t Euro t Euro t Euro t Euro t Euro

Materiale a discarica/riutilizzato 1.585 245 7.925 2.192 4.121 1.140 17.208

Caorso 1.514 99 219 1.270 385 31 3.518

Garigliano 28 6 103 73 287 255 752

Latina 105 1.103 188 101 319 1.816

Cirene 0 0 0 0 0 0 0

Trino 43 35 6.500 661 3.261 495 10.995

Bosco Marengo 0 0 0 0 87 40 127

Materiale venduto (2) 688 139.828,27 1.194 307.403,26 675 100.189,85 1.520 209.131, 57 4.584 1.583.122,60 3.068 2.048.533,90 11.728 4.388.209,45

Caorso(3) 0,00 260 175.280,40 0 8.977,00 535 84.836,10 917 73.963,16 60 344.738,00 1.772 687.794,66

Garigliano 0 0,00 0 0,00 0 0,00 108 8.385,60 184 41.276,50 36 3.350,00 328 53.012,10

Latina 0 0,00 310 64.479,94 219 77.519,97 148 61.161,31 3.448 1.463.882,94 1.117 405.445,90 5.241 2.072.490,06

Cirene (4) 0 34.100,00 0 0,00 0 0,00 1 12.000,00 0,00 0,00 1 46.100,00

Trino 688 105.728,27 624 67.642,92 456 13.692,88 728 42.748,56 35 4.000,00 1.855 1.295.000,00 4.385 1.528.812,63

Bosco Marengo 0 0,00 0 0,00 0 0,00 0 0,00 0 0,00 0 0,00 0 0,00

Totale materiale allontanato 2.273 1.439 8.600 3.712 8.706 4.207 28.936

Caorso 1.514 359 219 1.805 1.302 91 5.290

Garigliano 28 6 103 181 471 291 1.080

Latina 0 415 1.322 336 3.549 1.435 7.058

Cirene 0 0 0 1 0 0 1

Trino 731 659 6.956 1.389 3.296 2.350 15.380

Bosco Marengo 0 0 0 0 87 40 127

Altri ricavi

Materiale: Combustibile (5) 6.300.000,00 0,00 96.118,63 0,00 0,00 0,00 6.396.118,63

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verso operatori esteri qualificati eautorizzati

In merito allo smaltimento defini-tivo dei rifiuti radioattivi di terzacategoria (prodotti di fissioneseparati e vetrificati, combustibileirraggiato opportunamente condi-zionato), il documento stabiliscela necessità di valorizzare e conti-nuare gli studi e le esperienzesullo smaltimento geologico con-dotte in Italia negli anni Settantae fino all’inizio degli anni Ottantain ambito Enea con la partecipa-zione di qualificate università einseriti nell’ambito dei pro-grammi di ricerca della Commis-sione europea.

INDIRIZZI OPERATIVI

Gli obiettivi strategici sono statitrasformati in indirizzi operativialla Sogin dal Dm Industria 7maggio 2001, che impegna laSocietà a porre in essere tutte leattività necessarie a perseguiregli obiettivi di propria compe-tenza indicati nel documento, ein particolarea) trattare e condizionare, entrodieci anni, subordinatamenteall'ottenimento delle necessarieautorizzazioni da parte dei com-petenti Organi, tutti i rifiutiradioattivi liquidi e solidi indeposito sui suoi siti al fine ditrasformarli in manufatti certifi-cati, temporaneamente stoccatisul sito di produzione, ma prontiper essere trasferiti al depositonazionaleb) completare gli adempimentiprevisti nei contratti di ritratta-mento a suo tempo sottoscrittinel 1980 dall’Enel con la Bnfl(British Nuclear Fuel Limited) eimmagazzinare il restante com-bustibile irraggiato in appositicontenitori a secco nei siti dellecentrali dove sono allocati inattesa di trasferimento al depo-sito nazionale c) concorrere alla disattivazionedegli impianti nucleari dismessidei principali esercenti nazionali(Enea, Fn ecc.), anche attraversoforme consortili d) provvedere alla disattivazioneaccelerata di tutti gli impiantielettronucleari dismessi entroventi anni, procedendo diretta-mente allo smantellamento finoal rilascio incondizionato dei sitiove sono ubicati gli impianti; ilperseguimento di questo obiet-tivo è condizionato dalla localiz-

zazione e realizzazione in tempoutile del deposito nazionale deirifiuti radioattivi.

Gli indirizzi operativi erano suc-cessivamente modificati attra-verso l’emanazione del Dm Atti-vità produttive 2 dicembre 2004,che all’opzione dello stoccaggiotemporaneo a secco del combu-stibile aggiungeva la possibilitàdi inviarlo all’estero per il ritrat-tamento.

AZIONI CONDOTTE

In attuazione degli indirizzi ope-rativi ricevuti, Sogin ha avviatotempestivamente l’attività diprogettazione degli interventi didecommissioning degli impianti,sottoponendo fra il 2000 e il 2003alle competenti Autorità - le istanze globali di disattiva-zione, volte a conseguire le auto-rizzazioni previste dal Dlgs230/1995- gli studi di impatto ambientale(Sia), volti a conseguire l’emana-zione dei decreti di compatibilitàambientale previsti dalla Diret-tiva 97/11/CE, dal Dpcm377/1988 e dal Dpr 348/1999.

In parallelo, il Dm Industriadell’8 agosto 2000 autorizzava astralcio Sogin a condurre alcuneattività di smantellamento pressola centrale di Caorso.Dal 2001 a oggi – nelle more del-l’ottenimento delle autorizza-zioni complessive richieste –Sogin ha potuto ugualmente con-durre, negli impianti con autoriz-zazioni puntuali, significativeattività relative a:- rimozione di coibentazioni con-tenenti amianto- decontaminazione di circuiti- smantellamento di alcune particonvenzionali - smantellamento di apparecchia-ture del ciclo termico- condizionamento di rifiutiradioattivi derivanti dalla fase diesercizio- allontanamento delle materieprime nucleari (combustibile fre-sco)- invio all’estero del combustibilenucleare irraggiato destinato alritrattamento- potenziamento delle misureanti-intrusione presso gli impianti- svuotamento della piscina delcombustibile dell’impianto diSaluggiaI materiali derivanti dallo sman-

tellamento delle installazionisono stati oggetto di valorizza-zione economica mediante ces-sione a terzi. Il rottame metallicorilasciabile (incluso il ferro diarmatura) è normalmente ven-duto a imprese di rottamazione,che provvedono ad avviarlo aiforni di fusione per il riutilizzoproduttivo. Il calcestruzzo ègeneralmente impiegato all’in-terno dello stesso impianto, pre-via frantumazione e deferrizza-zione, per il riempimento degliscavi di fondazione degli edificidemoliti, ed è talvolta ceduto aterzi per la realizzazione di mas-sicciate e opere di riempimento.I quantitativi eccedenti il fabbi-sogno interno e la eventualerichiesta esterna devono necessa-riamente essere conferiti a titolooneroso a discariche autorizzate.I proventi della cessione deimateriali derivanti dalle attivitàdi smantellamento degli impiantinel periodo 2001-2006 sono com-pendiati in tabella 1.Sul piano progettuale, in attua-zione degli indirizzi che prevede-vano lo stoccaggio a secco in Ita-lia del combustibile nucleareirraggiato non sottoposto a con-tratti di ritrattamento, Sogin haelaborato e sottoposto ad autoriz-zazione nel 2001 il progetto didue strutture di stoccaggio tem-poraneo localizzate presso i siti diTrino e di Caorso. Il cambia-mento degli indirizzi relativi allagestione del combustibile ha suc-cessivamente eliminato la neces-sità di queste due strutture.Sogin ha inoltre elaborato e sot-toposto ad autorizzazione:- il nuovo parco serbatoi in cuitrasferire in condizioni di mag-giore sicurezza i rifiuti liquidi a

maggiore attività presenti pressol’impianto di Saluggia- l’impianto di cementazione deirifiuti radioattivi liquidi conannesso deposito temporaneo diterza categoria da realizzarepresso il centro di Saluggia- quattro depositi temporanei diseconda categoria da realizzarsipresso i siti di Saluggia, Latina,Garigliano e Trisaia per ospitare irifiuti condizionati prodotti inloco.

ATTIVITÀ IN CORSO

Le principali attività attualmentein corso riguardano, oltre che laprosecuzione degli interventisugli impianti, l’invio all’estero(Francia) del combustibilenucleare irraggiato destinato alritrattamento. In attuazione degliindirizzi emanati nel Dm Attivitàproduttive 02.12.2004 e nell’Or-dinanza commissariale16.12.2004, è stato pubblicato indata 22.02.2005 nella GazzettaUfficiale dell’Unione europea ilbando emesso da Sogin per lagara internazionale relativa all’al-lontanamento del combustibilenucleare irraggiato tuttora pre-sente nei siti del Piemonte(Saluggia e Trino) e dell’Emilia-Romagna (Caorso). In esito alleprocedure di gara è stato sotto-scritto con Areva uno specificocontratto, avente per oggetto iservizi di trasporto e ritratta-mento all’estero di 234,96 t dicombustibile nucleare irraggiato(inteso come quantitativo dibiossido di uranio e plutonio, veditabella 2).Presso i siti di Caorso, Trino eSaluggia sono attualmente incorso, o in via di completamento,gli interventi di adeguamento edi collaudo delle infrastrutture

Tab.2 Servizi di trasporto e ritrattamento all’estero di combustibile

nucleare irraggiato (biossido di uranio e plutonio),

contratto sottoscritto con Areva

Centrale di Caorso1032 elementi + 6 barrette a UO2,pari a 190,442 t

Centrale di Trino8 elementi MOX pari a 2,463 t39 elementi UO2 pari a 12,049 t

Deposito Avogadro di Saluggia

49 elementi UO2 pari a 15,034 t52 elementi cruciformi UO2 pari a 2,024 t63 elementi MOX pari a 12,882 t48 semibarrette UO2 pari a 0,066 t

Totale 234,96 t

ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

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Island (marzo 1979), negli StatiUniti, il paese che sino ad alloraaveva fatto il maggior ricorso all’e-nergia nucleare e che ancora oggiha il maggior numero di impiantiin esercizio, non si è più avutoalcun ordine per l’installazione dinuovi reattori. In quel quadro, la soluzione “ciclochiuso” è stata oggetto di unagenerale riconsiderazione, anche

alla luce di altri aspetti del ripro-cessamento che la mancanza diun’utilità immediata del plutonioprodotto metteva in maggiore evi-denza: i fattori economici, quelliradioprotezionistici (va tenutoconto che il riprocessamento delcombustibile irraggiato è un’ope-razione intrinsecamente meno“pulita” dell’esercizio di una cen-

12per scontata, della tecnologia deireattori veloci. Lo sviluppo di quella tecnologia,invece, ha cominciato ad accumu-lare ritardi crescenti e l’impiegodel plutonio ha finito con l’esserelimitato alla fabbricazione, inmiscela con l’uranio, di combusti-bile “a ossidi misti” – detto MOX,secondo l’acronimo della equiva-lente espressione inglese – daimpiegare nei tradizionali reattorinucleari termici, in sostituzione dianaloghe quantità di uranio fissile.Con questo secondo tipo diimpiego, il plutonio produce unincremento potenziale dell’ener-gia ricavabile dalle riserve di ura-nio valutato in alcune decine dipunti in percentuale.D’altra parte, dopo due decennidi relativa crescita, verso la finedegli anni 70 anche la diffusionedei reattori termici, giunti alla loroseconda generazione, subì un dra-stico rallentamento. Basti pensareche dopo l’incidente avvenutonella centrale di Three Mile

A cominciare dalle origini dellosviluppo dell’energia nucleare perusi civili, l’adozione del “ciclochiuso” è stata in genere a lungoritenuta la soluzione più ovvia perla gestione del combustibilenucleare irraggiato. Ciò signifi-cava riprocessare il combustibile,separando dalle scorie le parti rici-clabili: l’uranio non ancora utiliz-zato e soprattutto il plutonio for-matosi nel combustibile stessodurante il funzionamento delreattore, per l’irraggiamento neu-tronico dell’uranio 238. Il ciclochiuso dava alla fonte nucleareuna prospettiva praticamente illi-mitata, dal momento che l’im-piego del plutonio nei reattoriveloci avrebbe potuto moltipli-care per decine e decine di voltela quantità di energia estraibiledalle riserve di uranio. Per questomotivo, si sono andate formando,in diversi paesi, notevoli scorte diplutonio, in vista della matura-zione, che in quegli anni si dava

Prima criticità, trattare il combustibile irraggiatoLa convinzione che si trattasse di un “ciclo chiuso” dava alla fonte nucleare una prospettiva praticamente illimitata.Si era certi, infatti, che il plutonio ottenuto come “scoria” nei primi reattori nucleari, potesse essere riutilizzato innuovi reattori veloci, moltiplicando per decine di volte la quantità di energia estraibile dalle riserve di uranio. Mala tecnologia dei reattori veloci non è maturata secondo le aspettative, con il risultato che in diversi Paesi restanostoccate notevoli scorte di plutonio. Complessivamente circa un terzo del combustibile nucleare irraggiato prodottoin tutto il mondo è stato riprocessato per renderlo meno pericoloso, mentre la parte restante è stoccata, in attesadello smaltimento o della decisione circa il suo destino. In Italia la maggior parte del combustibile è stato giàriprocessato in Gran Bretagna e il resto è ormai destinato all’impianto francese di La Hague.

per la movimentazione e il tra-sporto dei cask.

PROBLEMI APERTIPur a fronte dei progressi eviden-ziati, le attività di decommissio-ning degli impianti nucleari ita-liani sono condizionate da alcunifattori essenziali, che possonoessere così enumerati:- l’eccessiva lunghezza degli iterautorizzativi- la diffusa preoccupazione delleAmministrazioni locali- la perdurante mancanza di undeposito nazionale per i materialiradioattivi.Problemi di carattere procedu-rale sono legati all’eccessiva lun-ghezza e incertezza delle istrut-torie e delle procedure autorizza-

tive, che scontano evidente-mente anche la mancanza diun’esperienza operativa consoli-data nel campo del decommissio-ning. A tale riguardo si avverte lanecessità che l’iter autorizzativoincorpori elementi di certezza epuntualità attraverso la program-mazione concordata degli adem-pimenti e la previsione di tempidi risposta certi. Importanza fon-damentale assumerebbe la possi-bilità di consentire all’esercentedi operare con un’autorizzazionedi tipo generale per grosse areedi impianto o tipologie di inter-vento, spostando in parte l’inter-vento dell’Autorità di controllodalla fase autorizzativa a quella disorveglianza.

Anche se le attività di smantella-mento degli impianti possonougualmente proseguire preve-dendo lo stoccaggio temporaneoin sito, è necessario che ilGoverno operi attivamente pergiungere alla realizzazione dellapiattaforma nazionale per lo stoc-caggio dei rifiuti radioattivi(deposito nazionale). Solo così sipotrà dare riscontro alle preoccu-pazioni delle Amministrazionilocali e fare in modo che esse nonvedano con timore l’avanza-mento delle attività sugliimpianti.Sulla base delle possibilità previ-ste dalla normativa vigente e diuna revisione critica dei piani diattività, le mutate condizionioperative degli impianti possono

consentire la liberazione dirisorse umane e beni strumentali,incluse porzioni delle ampie areedi rispetto degli impianti e lezone non interessate dalle atti-vità di decommissioning. Questearee, nel rispetto delle condizionidi sicurezza, potrebbero esserereimpiegate per usi compatibilicon la prossimità delle installa-zioni in fase di decommissioning,dando contemporaneamente unsegnale positivo agli amministra-tori e alle popolazioni locali.

Giuseppe BollaSogin, Società gestione impiantinucleari - www.sogin.it

Trasporto del combustibile irraggiato

Speciale radioattività ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

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trale nucleare), quelli connessi airischi di proliferazione. Alcuni paesi, tra i quali la Francia,la Gran Bretagna e la Russia, nonhanno modificato la loro sceltaverso il riprocessamento del com-bustibile irraggiato, che continuaancora oggi a essere la soluzioneadottata, mentre altri, a comin-ciare dagli Stati Uniti, che peraltrosembrano oggi in una fase diripensamento, hanno abbando-nato quella scelta e si sono orien-tati verso lo smaltimento del com-bustibile, considerato quindi allastregua di un vero e proprio rifiutoradioattivo, pur se nessuno di loroha ancora individuato una con-creta, definitiva soluzione per talesmaltimento. Altri paesi, poi,hanno di fatto adottato una strate-gia di attesa, “wait and see”. Sia questi ultimi, sia quelli chehanno deciso di smaltire il com-bustibile irraggiato “tal quale” – iquali come detto non dispongonoancora degli strumenti necessariper attuare la loro scelta – man-tengono il combustibile in strut-ture di stoccaggio temporaneo. Sitratta in alcuni casi di piscine,secondo la soluzione di stoccaggioin acqua, in altri di apposite strut-ture o di contenitori in calce-struzzo o ancora, di contenitorimetallici, ove il combustibileirraggiato viene immagazzinato asecco. Particolarmente interes-sante è la soluzione dello stoccag-gio a secco in contenitori dual pur-pose, adatti sia al trasporto delcombustibile, sia al suo manteni-mento di lungo periodo, essendotali contenitori già pronti per iltrasferimento del combustibileall’impianto di riprocessamento, oal sito di smaltimento, una voltaindividuato.Complessivamente – secondo idati forniti dall’Agenzia interna-zionale per l’energia atomica –circa un terzo del combustibilenucleare irraggiato prodotto sino aoggi nei reattori di tutto il mondoè stato riprocessato, mentre laparte restante è stoccata, in attesadello smaltimento o della deci-sione circa il suo destino.

Nettamente diversa è la propor-zione relativa al combustibileirraggiato prodotto nelle quattrocentrali italiane di Latina, Trino,Garigliano e Caorso. La maggiorparte di tale combustibile è statoinfatti già riprocessato in Gran

Bretagna e il resto è ormai desti-nato all’impianto di riprocessa-mento francese di La Hague.Più in dettaglio, in Italia, dall’ini-zio degli anni 60, quando entra-rono in esercizio le prime centrali,fino al 1987, quando gli impiantiallora funzionanti vennero defini-tivamente spenti (la centrale delGarigliano era già chiusa dal 1978,poco prima che fosse avviataquella di Caorso), sono state com-plessivamente prodotte 1865 ton-nellate di combustibile irraggiato.Sulla base di accordi stipulati datempo – quando, come detto, lachiusura del ciclo del combusti-bile nucleare con il suo riprocessa-mento era da considerare unascelta scontata – sono state ripro-cessate circa 1630 tonnellate nel-l’impianto inglese di Sellafield.Le ultime spedizioni verso quel-l’impianto, effettuate a seguito ditali accordi, sono partite dal depo-sito Avogadro di Saluggia, tra il2003 e il 2005 e hanno riguardato53 tonnellate di combustibile. I rifiuti radioattivi prodotti datutte quelle operazioni di ripro-cessamento sono oggi ancoraimmagazzinati a Sellafield, madovranno in parte rientrare in Ita-lia, in ottemperanza agli accordistessi. Si tratta di circa 6000 m3 dirifiuti condizionati in matricecementizia e di circa 16 metri cubidi rifiuti a più elevata attività,vetrificati. Per le rimanenti 235 tonnellate, ildocumento di indirizzi elaboratodall’allora ministero dell’Industria– all’indomani dell’istituzionedella Sogin e trasmesso al Parla-mento nel dicembre 1999 – pre-vedeva lo stoccaggio temporaneoin contenitori a secco. La maggiorparte di tale combustibile si trovanella piscina della centrale diCaorso: 190 tonnellate, tutto ilcombustibile nucleare irraggiatoprodotto dall’esercizio di quellacentrale. Vi sono poi circa 30 ton-nellate oggi stoccate del depositoAvogadro, provenienti in partedalla centrale di Trino, in parte daquella del Garigliano, e 15 tonnel-late di combustibile di Trino,stoccate nella piscina di quellamedesima centrale.

Negli anni successivi, fino al2004, la Sogin e gli altri soggettiistituzionalmente coinvolti hannolavorato, nell’ambito delle rispet-tive competenze, per dare attua-

zione a quegli indirizzi, preve-dendo l’uso di contenitori metal-lici dual purpose di realizzazionetedesca. Si sono tuttavia manife-state presto le difficoltà da partedelle amministrazioni e dellecomunità locali interessate adaccettare che – in attesa dell’indi-viduazione di un sito nazionaleove trasferire i contenitori – lasoluzione dello stoccaggio a seccofosse, sia pur provvisoriamente,realizzata sugli stessi siti che ospi-tano gli impianti in cui si trova ilcombustibile irraggiato. Ciò,ovviamente, nel timore che il“provvisorio” – in vista di un nonsemplice processo di individua-zione del sito nazionale – potessediventare “definitivo”. Le diffi-coltà sono state ulteriormenteaccresciute, e non di poco, con levicende legate al decreto leggecon il quale, nel novembre del2003, è stato indicato il comune diScanzano ionico per ospitare ildeposito nazionale.Quegli eventi hanno verosimil-mente avuto un ruolo non secon-dario nel determinare un muta-mento radicale nelle scelte delGoverno. Nel ridefinire gli indi-rizzi per la Sogin, il decreto 2dicembre 2004 del ministro delleAttività produttive richiedeva allaSogin stessa di valutare la possibi-lità di esportare temporanea-mente il combustibile nucleare

irraggiato, ai fini del suo tratta-mento e riprocessamento, un’im-postazione che è stata confermatadalla successiva amministrazione.Si è giunti così all’accordo intergo-vernativo stipulato nel novembre2006 tra il ministro per lo Svi-luppo economico Bersani e il suoomologo francese Loos, che pre-vede la spedizione verso la Fran-cia delle 235 tonnellate di combu-stibile italiano tra il 2007 e il 2012e il rientro in Italia dei rifiuti pro-dotti dal riprocessamento entro il2025. Nel maggio scorso la Sogine la società francese Areva, pro-prietaria degli impianti di LaHague hanno trasformato l’ac-cordo in contratto, del valore dioltre 250 milioni di Euro. Il primocombustibile a partire sarà quellodi Caorso, le cui spedizioni sonopreviste iniziare fin dai prossimimesi. Sarà poi necessario avviaretempestivamente un idoneo iterper l’individuazione del sito nazio-nale, sia in considerazione dell’im-pegno assunto nei confronti dellaFrancia per il rientro dei rifiuti, siaper rendere effettiva la possibilitàdi liberare dagli oneri nucleari isiti che attualmente ospitano gliimpianti.

Roberto MezzanotteAgenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat)

ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

Mappa dei reattori nucleari in Europa. Ciascuna area evidenziata in rosso corrispondealla presenza di uno o più reattori in differenti stati d’uso: progettato, in costruzione,operativo, sospeso (anche permanentemente), smantellato, annullato.Fonte: International nuclear safety center (Insc)http://www.insc.anl.gov/pwrmaps/map/world_map.php

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14zione. Tipici processi di condizio-namento sono la cementazione, peri rifiuti a bassa e media attività, ela vetrificazione, per i rifiuti ad altaattività (dove le caratteristiche distabilità devono essere garantiteper un lunghissimo periodo ditempo). I rifiuti radioattivi condi-zionati vengono poi conservati inadeguate strutture, in attesa diessere trasportati in un depositoche garantisca l’isolamento dallabiosfera per il periodo di temponecessario affinché il rifiuto perdala sua pericolosità.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

A venti anni dal referendum del1987, che ha di fatto sancito lachiusura delle attività nucleari edegli impianti esistenti in Italia, irifiuti radioattivi lasciati in ereditàdalle attività nucleari sono ancorastoccati presso i rispettivi siti di

CRITERI DI BASE NELLA

GESTIONE DEI RIFIUTI

RADIOATTIVI

Il fondamentale obiettivo nellagestione dei rifiuti radioattivi è laprotezione dell’uomo e dell’am-biente, a breve e a lungo termine,e tutte le operazioni sono quindimirate all’isolamento dalla bio-sfera del rifiuto, mediante la pre-disposizione di più barriere, perun tempo necessario a che laradioattività contenuta non siadiminuita a valori equiparabili aquelli del fondo naturale.

La principale operazione nellagestione dei rifiuti radioattivi con-siste nel “condizionamento”, cioèl’immobilizzazione del rifiutoradioattivo in una matrice concaratteristiche di stabilità e com-pattezza tali da garantire una ade-guata resistenza alla degrada-

Qualsiasi attività umana legataall’uso di materie radioattive hacome inevitabile conseguenza laproduzione di rifiuti. Le fonti diproduzione sono quindi legatenon solo all’uso del nucleare perl’energia elettrica, ma anche all’u-tilizzo di sorgenti radioattive peruso medico (pratiche diagnosti-che e terapeutiche), per uso indu-striale (radiografie, traccianti,irraggiamento di prodotti), e perricerca.In Italia, dove non esistono cen-trali nucleari in funzione, la pro-duzione di rifiuti radioattivi èmolto ridotta. Sono, comunque,presenti tutte le tipologie dirifiuti, in quanto l’Italia è stata asuo tempo all’avanguardia in tuttele applicazioni del nucleare (cen-trali, impianti del ciclo, centri diricerca ecc.). Mentre la produ-zione da tutte queste attività si èsensibilmente ridotta, oggi ven-gono prodotti rifiuti radioattiviprincipalmente dalle attività dismantellamento delle installa-zioni chiuse o in via di chiusura.Rimane comunque costante laproduzione di rifiuti radioattividalle attività sanitarie, industrialie di ricerca scientifica.

CLASSIFICAZIONE

Ai fini della gestione dei rifiutiradioattivi, in Italia vengono adot-tati i criteri di classificazione defi-niti nella Guida tecnica n° 26 del-l’Apat. Con riferimento alle tecni-che di smaltimento, tale guidaprende in considerazione duefondamentali parametri: la con-centrazione di radioattività e iltempo di decadimento dei radio-nuclidi presenti. In tabella 1 sonodescritti i criteri secondo cui sonoidentificate le tre categorie.

produzione (sedi di centralinucleari o impianti sperimentalidi ricerca), in gran parte senza chesiano stati sottoposti alle opera-zioni di condizionamento. Al quantitativo dei rifiuti già esi-stenti si andranno a sommare irifiuti provenienti dalle attività dismantellamento delle installa-zioni nucleari che dovranno conti-nuare a essere stoccati presso glistessi siti, in quanto non esiste undeposito nazionale. Ciò, oltre arendere impossibile la completadenuclearizzazione dei siti, pre-senta ulteriori problematichecome il graduale deterioramentodelle attuali strutture di immagaz-zinamento dei rifiuti, che nonsono state progettate, a suotempo, come depositi di medio elungo termine.Già nel 1995 e poi nel 1997, Apat(allora Anpa), in conferenze appo-

Rifiuti radioattivi, quale destinazione finale?Nel nostro Paese la produzione di rifiuti radioattivi è molto ridotta in quanto non ci sono centrali nucleari infunzione. Oggi tali rifiuti derivano dalle attività di smantellamento degli impianti e dalle attività sanitarie,industriali e di ricerca scientifica. Il “condizionamento” – l’immobilizzazione del rifiuto radioattivo in una matricecon caratteristiche di stabilità e compattezza – è la principale operazione adottata per la riduzione dei rischi dicontaminazione. Apat, per contribuire all’effettiva e corretta gestione di tali rifiuti, ha acquisito un inventarioaggiornato al dicembre 2006 dal quale risulta un totale di ca. 26.800 m3. Pur non destando particolaripreoccupazioni, le maggiori criticità sono connesse al perdurante stoccaggio nei siti di produzione, in magazzininon progettati come depositi di medio e lungo termine.

Categoria Definizione Esempi di tipologie Smaltimento

Prima Categoria Rifiuti la cui radioattivitàdecade in tempi dell'ordine dimesi o al massimo di qualcheanno.

Rifiuti da impieghi medicio di ricerca, con T1/2 pari adalcuni mesi (I125, I131,P32)

come i rifiuticonvenzionali

Seconda Categoria Rifiuti che decadono in tempidell'ordine delle centinaia dianni a livelli di radioattività dialcune centinaia di Bq/g, eche contengono radionuclidia lunghissima vita media alivelli di attività inferiori a 370Bq/g nel prodotto condizio-nato.

Rifiuti da reattori di ricercae di potenza; rifiuti da centri di ricerca;rifiuti da decontaminazione esmantellamento di impianti.(Co60, Cs137, Sr90, Ni63)

in superficie o abassa profonditàcon struttureingegneristiche

Terza Categoria Rifiuti che decadono in tempidell'ordine delle migliaia dianni a livelli di radioattività dialcune centinaia di Bq/g, eche contengono radionuclidia lunghissima vita mediaa livelli di attività superiori a3700 Bq/g nel prodotto con-dizionato.

Rifiuti prodotti dal riprocessa-mento del combustibile;rifiuti contenenti transuranicida attività di ricerca.(Am241, Pu, U, Np237, Tc99)

in formazionigeologiche agrandeprofondità.

Tab.1 Classificazione dei rifiuti radioattivi secondo la Guida Tecnica 26 APAT

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Italia, comprendendo anche ilcombustibile irraggiato, le sor-genti dismesse e il materialenucleare.Secondo le recenti stime dell’in-ventario Apat (dicembre 2006), iltotale è di ca. 26.800 m3, di cui: • ca. 7.500 m3 (28,0 %) di origineelettrica (le centrali nucleariSogin)• ca. 13.050 m3 (48.7 %) dallaricerca in campo energetico (Cen-tri di ricerca Enea, ora Sogin,comprendendo gli impianti speri-mentali del ciclo del combusti-bile: fabbricazione, riprocessa-mento ecc.) • ca. 6.240 m3 (23,3%) di originemedica e industriale.In tabella 2 sono riportati i dati diinventario dei rifiuti radioattivi al31 dicembre 2006 suddivisi perregioni.

Ai rifiuti presenti oggi in Italia, siaggiungeranno nel prossimofuturo i rifiuti provenienti dallosmantellamento delle installa-zioni nucleari che sono stimabiliin circa 50.000 m3 di rifiuti preva-lentemente di II Categoria. In piùoccorre considerare i rifiuti condi-zionati che rientreranno in Italiadall’Inghilterra, derivanti dalleoperazioni di riprocessamento delcombustibile Enel (le quantitàsono stimabili in ca 5.000 m3 di II

coli, diventano direttamenteresponsabili dell’intera gestione alungo termine dei rifiuti di loropertinenza, e questo significa cheoltre a provvedere al condiziona-mento di tutti i rifiuti, devonoanche garantire la loro conserva-zione realizzando in ciascuno deiloro siti adeguate strutture per lostoccaggio a lungo termine.Inoltre, alcune di tali strutturedovranno accogliere anche i rifiutidi ritorno dall’estero di rispettivapertinenza.È da considerare infine che lasituazione in alcuni siti esistentirimarrebbe comunque critica inquanto non possiedono certa-mente le caratteristiche minimerichieste per ritenerli idonei aospitare rifiuti radioattivi a lungotermine. Gli impianti e/o centri diricerca sono stati individuati a suotempo con criteri sitologici e diimpatto ambientale (ad es. carat-teristiche idrogeologiche e antro-pomorfiche del territorio) persvolgere attività, anche se dirilievo dal punto di vista delrischio radiologico, limitata neltempo cioè per un periodo di 20-30 anni.

Mario DionisiAgenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat)

Cat., 1.000 m3 di III Cat. cemen-tati e 16 m3 di III Cat. vetrificati),nonché i rifiuti condizionati dalriprocessamento del combustibileche sarà inviato in Francia.Prosegue nel frattempo la produ-zione di rifiuti di origine nonenergetica (ospedali, industrieecc.). La produzione annua è sti-mabile in un migliaio di metricubi della Ia Cat., che vengonosmaltiti come rifiuti convenzio-nali dopo alcuni mesi di stoccag-gio, e in qualche centinaio dimetri cubi della II Cat. che con-tinuano invece ad accumularsipresso i diversi operatori e tenutiin stoccaggio senza un adeguatoprocesso di condizionamento.

CONCLUSIONI

Anche se la situazione almomento attuale non destapreoccupazioni in termini di sicu-rezza, (anche perché è costante-mente tenuta sotto controllo tra-mite appositi programmi di vigi-lanza sui vari impianti), la pro-spettiva diverrebbe preoccupantese gli sviluppi recentemente regi-strati non avessero il necessario eadeguato seguito.Quali potrebbero essere i possibiliscenari nel caso mancanza di unatempestiva soluzione del pro-blema deposito?Tutti gli Esercenti, grandi e pic-

sitamente organizzate, cercava disensibilizzare le amministrazionicompetenti a intraprendere azioniadeguate affinché si giungesse intempi rapidi alla realizzazione diun sito nazionale per raccogliere incondizioni di massima sicurezza latotalità dei rifiuti radioattiviancora detenuti nei diversiimpianti, nonché i rifiuti generatidal riprocessamento all’estero delcombustibile irraggiato destinati atornare in Italia.Nonostante le diverse iniziativeintraprese dal Parlamento e dalGoverno (ricordiamo ad esempioil lavoro della Commissione bica-merale d’inchiesta sul ciclo deirifiuti, il documento del ministeroper lo Sviluppo economico “Indi-rizzi strategici per la gestione degliesiti del nucleare” (1999), e le con-clusioni del Gruppo di lavoro isti-tuito nell’ambito di un Accordotra Governo, Regioni e Provinceautonome per la gestione in sicu-rezza dei rifiuti radioattivi (2001),non si sono registrati a oggisostanziali progressi.Tuttavia, la recente ratifica del-l’Italia alla Convenzione interna-zionale congiunta sulla sicurezzadi gestione del combustibileirraggiato e sulla sicurezza digestione dei rifiuti radioattivi,avvenuta nel maggio 2006,impone che vengano predispostie attuati chiari e precisi pro-grammi strategici per la solu-zione del problema. In quest’ot-tica, un positivo passo in avanti èsenz’altro rappresentato dall’im-pegno assunto dall’Italia, in con-seguenza del recente accordointergovernativo con la Francia(novembre 2006), riguardante ilriprocessamento delle 235 t dicombustibile irraggiato attual-mente in stoccaggio nei siti ita-liani. In particolare, è previsto dipoter disporre di un sito nazio-nale di stoccaggio entro il 2018.

L’INVENTARIO DEI RIFIUTI

RADIOATTIVI

L’Apat, con lo scopo di contribuirea garantire un’effettiva e correttagestione degli esiti del nuclearepregresso, ha acquisito un inven-tario aggiornato, in termini divolumi, masse, stato fisico, attivitàspecifica, contenuto radionucli-dico, condizioni di stoccaggio, ditutti i rifiuti radioattivi presenti in

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Tab.2 Inventario Rifiuti Radioattivi, Sorgenti dismesse e Combustibile Irraggiato per Regione

Regione

Rifiuti radioattivi Sorgenti Comb.Irragg. Totale

Attività Volume Attività Attività Attività %

GBq m3 GBq TBq TBq

Piemonte 4.822.048 4.207 4.334 281.325 286.152 17,70

Lombardia 54.873 3.126 130.366 3.689 3.874 0,24

Emilia-Romagna 2.074 4.326 151 1.320.000 1.320.002 81,66

Lazio 79.615 7.454 310.128 53 443 0,03

Campania 434.168 2.659 434 0,03

Toscana 14.503 350 419.000 0,005 434 0,03

Basilicata 362.507 3.411 37 4.690 5.053 0,31

Molise 39 104 0 0,04 2,E-06

Puglia 238 1.140 1 0,24 1,E-05

Sicilia 0.4 0.2 0,00 0,001 5,E-08

Totali 5.770.066 26.778 864.017 1.609.757 1.616.391

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La regolamentazione Iaea, e diconseguenza i regolamentimodali, fissano in particolare irequisiti per gli imballaggi e icolli in termini di:- prestazioni di contenimento econfinamento dei materialiradioattivi- attività contenibile in funzionedello specifico radionuclide e delsuo stato fisico- limiti di livello di dose e conta-minazione superficiale- requisiti per l’etichettatura/marcaturaper raggiungere, insieme aglialtri dispositivi regolamentati, unlivello accettabile di rischiotenuto conto dei fattori econo-mici e sociali associati. La regolamentazione identificanel rischio radiologico, nel rischioda criticità e in quello termico, irischi verso i quali tutelare le per-sone, i beni e l’ambiente.

Nella regolamentazione sono defi-nite le seguenti tipologie di colli:

In Italia, il trasporto di materialeradioattivo, in termini di volumeglobale di colli, è prevalente-mente legato alla distribuzione diradiofarmaci o traccianti perapplicazioni mediche (diagnosi/terapia), di prodotti per applica-zioni di laboratorio e/o ricerca ealla raccolta dei rifiuti radioattivigenerati da tali attività. Conminor frequenza, ma nella mag-gior parte dei casi con attività persingolo collo nettamente supe-riori, si collocano i trasporti disorgenti per applicazioni indu-striali (sterilizzazione, gamma-grafia, ecc.), i trasporti di sorgentiper terapia medica (radioterapia)e i trasporti di colli derivanti dalciclo del combustibile nucleare odalla dismissione di impiantinucleari (decommissioning).Questi ultimi due aspettiavranno nel breve-medio periodouna crescita legata anche all’ac-cordo tra Francia e Italia circa ilriprocessamento del combusti-bile nucleare ancora stoccato inItalia (accordo siglato a Lucca il24/11/2006).

Gli aspetti tecnici del trasportosono fissati a livello internazio-nale dai cosiddetti regolamentimodali che traggono origine dallaspecifica regolamentazione Iaeagià incorporata nel cosiddettoOrange Book dell’Onu. Si identificano pertanto: • l’ADR per il trasporto su strada• il RID per il trasporto su ferro-via • l’ICAO TI/IATA DGR per iltrasporto via aerea• l’IMDG code per il trasportovia mare, e • l’ADN per il trasporto viaacque interne. Tutti i regolamenti modali men-zionati, a esclusione del soloADN, sono stati recepiti in Italia,così come sono periodicamenterecepiti i loro aggiornamenti(generalmente su base biennale).

Il trasporto di materiale radioat-tivo e fissili speciali in Italia è sot-toposto ai dispositivi della legge1860/1962 e del Dlgs 230/95,oltre che a una serie di decreti ecircolari di carattere specifico perle varie modalità di trasporto chefissano il regime tecnico-autoriz-zativo (ad es. la Circolare 162/96del ministero dei Trasporti, per iltrasporto su strada).I due atti normativi sopramenzio-nati, rispettivamente all’art. 5 eall’art. 21, prevedono che il tra-sporto di materiale radioattivo siaeffettuato da un vettore apposita-mente autorizzato con decretodel ministero delle Attività pro-duttive, sentiti il ministero deiTrasporti, il ministero degliInterni e l’Apat.

La figura giuridica del vettoreautorizzato è legata alla specificamodalità di trasporto; pertanto siidentificano vettori autorizzatiper il trasporto stradale, per il tra-sporto ferroviario, per il trasportoaereo e per quello via mare oacque interne (come nel casodella laguna di Venezia).Il vettore “autorizzato” rispondecon piena responsabilità anchedei trasporti effettuati a mezzo dialtri vettori “fisici” dei qualiabbia la piena disponibilità deimezzi (personale, mezzi di tra-sporto e attrezzature). In particolare, esso è responsa-bile della radioprotezione deilavoratori e della popolazioneoltre a essere sottoposto agliobblighi derivanti dal suo statusgiuridico, vale a dire: - ottenimento di specifiche auto-rizzazioni di trasporto (quandoricorra il caso)- invio dei riepiloghi trimestralidei trasporti all’Apat- adempimenti circa la Securitynel trasporto- adempimenti legati al Dpcm10/02/2006 circa le emergenzedurante il trasporto ecc.

- colli esenti- colli di tipo industriale- colli di tipo A- colli di tipo B(U) e B(M)- colli di tipo C.Le tipologie di colli sopraelen-cate sono presentate in funzionedella loro capacità di sopportare,oltre che le condizioni regolari onormali di trasporto, anche con-dizioni anomale o incidentali chepossano coinvolgerli.

È importante sottolineare che laregolamentazione Iaea ha nellaGaranzia della Qualità (in capoallo speditore, al vettore, alcostruttore dell’imballaggio ecc.)e nella Garanzia della Conformità(in capo all’Autorità competente)i capisaldo del rispetto delle pre-scrizioni atte a perseguire l’accet-tabile livello di rischio.

Roberto VespaMIT Nucleare

Il trasporto del materiale radioattivo e fissileIn Italia il trasporto di materiale radioattivo è prevalentemente legato alla distribuzione di radiofarmaci o tracciantiper applicazioni mediche, di prodotti per applicazioni di laboratorio e/o ricerca e alla raccolta dei rifiuti radioattivigenerati da tali attività. Con minor frequenza, ma con attività per singolo collo nettamente superiori, si collocano itrasporti di sorgenti per applicazioni industriali, per terapia medica e i trasporti derivanti dal ciclo del combustibilenucleare o dalla dismissione di impianti nucleari. Nell’articolo una sintesi della normativa che regola il settore.

Il trasporto stradale eccezionale di un cask per combustibile nucleare irraggiato

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fitta collaborazione con la Prefet-tura di Vercelli per la predisposi-zione del piano di emergenza.Durante l’esecuzione di ogni sin-golo trasporto il personale Arpaha partecipato alla gestione attivadel piano di emergenza, garan-tendo turni di reperibilitàaggiuntivi e la presenza di perso-nale durante le operazioni dimovimentazione e di trasporto.

Informazione alla popolazioneGià nelle fasi di preparazione deitrasporti la popolazione localeinteressata ha manifestato lanecessità di essere informata suirischi connessi alle operazioni.Sul sito web di Arpa Piemonte èstata pertanto allestita unasezione, aggiornata dopo ognisingolo trasporto, con i risultatidelle misure eseguite.

CONCLUSIONI

La duplice attività di controlloeffettuata – come Ente terzodirettamente sui contenitori e sui

pleta autonomia decisionale sullatipologia e sui modi su conteni-tori e veicoli di trasporto sonostati eseguiti:- controlli di contaminazione tra-sferibile alfa e beta-gamma- misure del rateo di dose gammae neutronica.Queste misure, specificamenterichieste nel caso di invio delcombustibile a un impianto diriprocessamento estero, non sonostrettamente riconducibili aicompiti istituzionali delle Agen-zie regionali per l’ambiente esono perciò state effettuate nel-l’ambito di uno specifico pro-getto. L’attività si è dimostrata digrande valenza poiché ha con-sentito di effettuare valutazionidi radioprotezione prima dell’av-vio di ogni singolo trasporto,offrendo maggiori garanzie perl’ambiente e per la popolazione.

Monitoraggio radiologicoambientaleAl fine di valutare correttamentel'impatto potenzialmente pro-dotto dalle operazioni di trasferi-mento del combustibile nucleareirraggiato sull'ambiente e sullapopolazione è stato messo apunto un piano di monitoraggiostraordinario. Esso è stato perfe-zionato tenendo specificamenteconto del percorso seguito daicasks e dei luoghi di movimenta-zione degli stessi, prevedendo:- misure di spettrometria γ e diattività α e β‚ totale sui filtri diprelievo del particolato atmosfe-rico- misure di spettrometria γ suicampioni di suolo ed erba- misure di dose ambientalegamma H*(10) con dosimetri aTLD.

Supporto tecnico alla Prefettura diVercelliPrima dell’avvio delle operazionidi trasporto è stata avviata una

L’avvio delle operazioni di decom-missioning degli impianti nucleariimpone lo svuotamento dellepiscine di stoccaggio del combu-stibile irraggiato. Il combustibileestratto è destinato allo stoccag-gio a secco – temporaneo in situ odefinitivo in un idoneo depositonazionale – o al riprocessamentopresso un impianto estero. In Ita-lia la strategia in atto prevedeattualmente l’invio al riprocessa-mento. Il trasporto del combusti-bile nucleare irraggiato vieneeffettuato utilizzando appositicontenitori, casks o flasks, nelrispetto della normativa nazio-nale e internazionale vigente.L’insieme delle operazioni di tra-sferimento può produrre rischiper l’ambiente e per la popola-zione, pertanto il ruolo delleAgenzie regionali per l’ambienteè determinante non solo per lavalutazione dell’eventualeimpatto radiologico prodotto, masoprattutto in un’ottica di pre-venzione.

ATTIVITÀ SVOLTE DA ARPA

PIEMONTE

In Piemonte, dal 2003 al 2007,hanno avuto luogo due campa-gne di trasporto: tredici trasportidal Deposito Avogadro di Salug-gia (VC) all’impianto di ritratta-mento di Sellafield (GB) e diecitrasporti dall’impianto Eurex-SOGIN di Saluggia (VC) alDeposito Avogadro di Saluggia(VC). Nel corso di entrambe lecampagne il coinvolgimento diArpa Piemonte è stato particolar-mente oneroso. Le attività svolte sono di seguito sintetizzate.

Controlli radiometrici in qualità diEnte terzoL’Ente terzo è un organismosuper partes che ha il compito dicertificare il rispetto dei limitifissati dalla Iaea per il trasportodi materie radioattive. In com-

veicoli di trasporto e istituzionalesull’ambiente – ha fornito la pos-sibilità di effettuare una valuta-zione integrata dell’impattoradiologico prodotto – risultato inentrambi i casi non rilevante –consentendo di dare corretteinformazioni sia alla popolazioneinteressata, sia agli operatoricoinvolti indirettamente e perciònon classificati, quali rappresen-tanti delle forze dell’ordine epersonale ferroviario.Anche il costante aggiornamentodel sito web dell’Agenzia si èrivelato un utile strumento perfornire informazioni alla popola-zione.Si può pertanto concludere chel’esperienza maturata da ArpaPiemonte ha evidenziato che lestrategie di controllo adottatesono adeguate e utilizzabili, invia generale, dalle Agenzie regio-nali coinvolte.

Laura PorzioArpa Piemonte

Trasportare in sicurezza il combustibile irraggiato,il ruolo delle Agenzie regionali per l’ambienteIl combustibile irraggiato estratto dalle piscine di stoccaggio degli impianti nucleari in fase di smantellamento èdestinato attualmente al riprocessamento in un impianto all’estero. Il trasporto deve essere effettuato nel rispettodella normativa. Le attività delle Agenzie regionali per l’ambiente sono determinanti sia per la valutazionedell’eventuale impatto prodotto, sia in un’ottica di prevenzione sanitaria e ambientale. L’esperienza di Arpa Piemonte.

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sorgenti radioattive al lorointerno. Va peraltro osservato chel’efficacia di tale norma è atte-nuata dalla mancanza del previ-sto decreto di attuazione. In ognicaso molte acciaierie hannovolontariamente adottato sistemidi sorveglianza come buonanorma di auto tutela.Con l’emanazione del Dlgs n.52/2007, particolare rilevanzaassumono quelle specifiche di-sposizioni che regolamentano icasi di rinvenimento o sospettorinvenimento di sorgenti orfane.Vanno particolarmente citate lenorme contenute nell'articolo 14,che disciplinano gli interventi dimessa in sicurezza della sorgentemediante la predisposizione diappositi piani di intervento tipoda parte del Prefetto che siavvale, dei Vigili del fuoco (aiquali sono inoltre assegnati iprimi interventi di soccorso tec-nico urgente), delle Agenzieregionali per la protezione del-l'ambiente, degli organi del servi-zio sanitario nazionale e, per i pro-fili di competenza, delle Dire-

zioni destinate a regolamentarequelle situazioni connesse con ilritrovamento di sorgenti orfane.Oltre alle norme stabilite nell’ar-ticolo 25 – che fissa specificiobblighi di comunicazione dismarrimento, perdita e ritrova-mento di materie radioattive o diapparecchi che le contengano –di particolare rilievo assumonoquelle disposizioni dell’articolo100 ove si stabiliscono specificiobblighi in capo a tutti i soggettiche svolgono attività, ancorchénon soggette alle disposizioni delDlgs 230/1995, nell’eserciziodelle quali si verifichino situa-zioni accidentali con materieradioattive. È il caso ad esempiodi chi commercia o trasporta rot-tami metallici. Vanno inoltrericordate le disposizioni stabilitenell’articolo 157, che prevedel’obbligo, per i soggetti che eser-citano operazioni di fusione o diraccolta o di deposito di materialimetallici di risulta, di effettuarela sorveglianza radiometrica deipredetti materiali, in modo darivelare la presenza di eventuali

Le autorità competenti e gli orga-nismi di controllo nazionali pre-posti si sono trovate più di unavolta a far fronte a situazioni nellequali sorgenti sigillate utilizzatein passato, ad esempio, non sonostate gestite in maniera adeguatae non sono sotto controllo, o aeventi di ritrovamento di sorgentiabbandonate. Tali sorgenti, cosid-dette orfane, potrebbero essererinvenute da persone ignare deirischi radiologici a esse associatidato che l’esposizione alle radia-zioni emesse potrebbe compor-tare, in alcuni casi, effetti anchenon trascurabili. Nell’ambito della stessa proble-matica si inserisce l’importazionedi rottami metallici, destinati allafusione, all’interno dei quali, pererrore o illecitamente, vengonosmaltite sorgenti radioattive. È noto che l’Italia è grandeimportatore di tali materiali. Èopportuno ricordare che pur sequegli eventi di fusione di sor-genti radioattive accidentalmentepresenti nei rottami metallici nonhanno fortunatamente avutoimpatti radiologici significativi, leconseguenze economiche esociali sono risultate, in talunicasi, di consistente rilievo.

Il problema delle sorgenti orfaneè stato oggetto di esame anchenell’Unione europea e ha pro-dotto l’emanazione di una speci-fica direttiva, la 2003/122/Eura-tom sul controllo delle sorgentisigillate ad alta attività e sulle sor-genti orfane. Tale direttiva è stataattuata nell’ordinamento italianocon il Dlgs 52/2007, entrato invigore il 9 maggio 2007, inte-grando le disposizioni recate dalDlgs 230/1995, e successivemodifiche. Quest’ultimo decreto contienegià da tempo specifiche disposi-

Sorgenti orfane in Italia, sotto controllol’importazione di rottami metallici Il ritrovamento casuale di sorgenti radioattive abbandonate – le cosiddette “sorgenti orfane” – può comportareun’esposizione significativa alle radiazioni con effetti anche non trascurabili. Tra i casi accertati l’importazionedi rottami metallici, all’interno dei quali, per errore o illecitamente, vengono smaltite sorgenti radioattive. Lanormativa europea e nazionale stabilisce specifiche modalità di controllo, di intervento in casi sospetti, di emergenzae di soccorso. Il ruolo e le funzioni del sistema Apat/Arpa/Appa.

zioni provinciali del lavoro. Inol-tre, sempre nell’articolo 14, è pre-visto il potere da parte dell’auto-rità locale di respingere i carichidi rottami metallici, o parte diessi, nei quali siano state collocatesorgenti orfane, rinviandoli alresponsabile estero dell’invio. Il decreto legislativo prevedeinoltre la predisposizione di unacampagna, condotta da Enea eArpa/Appa, per l’individuazione eil successivo recupero di sorgentiorfane tramandate da passate atti-vità. Da segnalare infine, tra lealtre disposizioni stabilite dalDlgs 52/2007, la possibilità previ-sta, quale provvedimento perfavorire l’emersione di eventualicasi di detenzione di sorgenti nonautorizzate e quindi fuori dal con-trollo istituzionale, di dichiarare,entro il 5 novembre 2007, taledetenzione, senza incorrere nellesanzioni previste dalla legge.

Luciano Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat)

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rateo di dose gamma ambiente edei principali parametri meteoro-logici.La rete GAMMA è costituita da 64centraline di monitoraggio del-l’intensità di dose gamma in aria,distribuite sull’intero territorionazionale e per la maggior parteospitate in siti del Corpo fore-stale dello Stato o presso sedidelle Arpa/Appa. La rete parte-cipa al sistema Eurdep, la piatta-forma di scambio dei dati dell’U-nione europea, realizzata ai sensidella Decisione del Consigliodell’Unione europea87/600/Euratom, alla quale ipaesi partecipanti, devonoinviare, in tempo reale, i dati dimisura nel corso di una emer-genza nucleare.

La rete nazionale di monitoraggiodel ministero dell’Interno- Diparti-mento dei Vigili del fuoco, concorreautonomamente al sistema nazio-nale delle reti, come dispostodall’art 104 del Dlgs 230/95 es.m. Istituita negli anni 60, inpiena Guerra fredda, con scopi didifesa civile, nella sua prima ver-sione operava come rete di osser-vazione, rilevamento e allarmedel fall-out conseguente l’esplo-sione sul territorio italiano di unordigno nucleare. Era costituitada oltre 1600 punti di rileva-mento manuale finalizzato a for-nire alle autorità militari le infor-mazioni necessarie per la costru-zione delle curve di ricadutaradioattiva nelle fasi successiveall’attacco nucleare. Oggi la rete ha subito una pro-fonda trasformazione e nella suaconfigurazione attuale opera inmodalità automatica per monito-rare l’intero territorio nazionalein tempo reale ed è in grado dieffettuare previsioni e calcolid’interesse civile e militare. Larete è composta da 1237 stazionidi telemisura del rateo di dosegamma in aria e la sua gestione è

la generazione della segnalazionedi pronto-allarme all’arrivo, sulterritorio nazionale, della nuberadioattiva rilasciata nel corso diun eventuale incidente a carico diun impianto nucleare tra quelliche operano oltre frontiera. Lereti, denominate rete REMRAD E

rete GAMMA, forniscono, inoltre,informazioni circa l’evoluzionedella nube e i reali livelli dellaconseguente contaminazioneradioattiva. A esse è affidato,infine, il compito di confermare leinformazioni prodotte dai sistemiinternazionali di pronta notifica,per i quali l’Apat opera qualePunto di contatto nazionale.Le due reti svolgono funzionicomplementari tra loro. La reteREMRAD è in grado di rivelarelivelli anche bassi di radioattivitàpresente nel particolato atmosfe-rico e la rete GAMMA consente lamisura dell’intensità di dosegamma prodotta sia dalla radioat-tività aerosospesa che da quelladepositata al suolo. Entrambi icentri di controllo delle reti sonooperativi presso il Centro Emer-genze dell’Apat.La rete REMRAD è composta da 7stazioni automatiche, 5 dellequali ospitate all’interno di sitidell’Aeronautica militare di parti-colare importanza meteorologica,scelti in modo tale da coprire lepiù probabili vie di accesso nelpaese di un’eventuale nuberadioattiva proveniente dallecentrali nucleari europee. La reteanalizza il particolato atmosfericoraccolto su filtro, fornendo lamisura della concentrazione inaria della radioattività alfa e beta,sia per la componente naturaleche per quella artificiale. Sonoeffettuate, inoltre, analisi auto-matiche di spettrometria gammaad alta risoluzione per l’indivi-duazione dei radionuclidigamma-emettitori. Completano l’allestimento dellestazioni, i sistemi di misura del

L’insegnamento derivante daglieventi che seguirono l’incidentealla centrale nucleare di Cher-nobyl, ha costituito la base delleattuali organizzazioni di emer-genza e delle necessarie infra-strutture che governi e organismiinternazionali, hanno realizzatoper fronteggiare al meglio le con-seguenze che incidenti di taleportata provocherebbero anche aldi fuori dei confini nazionali. Lacatastrofe del 1986 alla centraledi Chernobyl in Ucraina, infatti,mise in evidenza il potenzialeimpatto internazionale di un inci-dente nucleare e la necessità didisporre di adeguati strumenti,organizzativi e tecnici, a garanziadi una efficace risposta d’emer-genza. Furono, così, realizzatisistemi per la tempestiva diffu-sione alla Comunità internazio-nale delle informazioni relative aun incidente nucleare, i sistemidi “pronta-notifica” e a integra-zione di questi, molti paesi sidotarono di reti di monitoraggio,le reti di allarme, in grado disegnalare la presenza nell’am-biente di livelli anomali diradioattività, in modo continuo econ adeguata copertura territo-riale. Attualmente, la situazioneitaliana vede il concorso didiversi sistemi di rilevamentoprogettati con finalità di pronto-allarme e nel seguito si fornisceuna breve panoramica delle retioggi operative sul territorionazionale.

Le reti automatiche di monitoraggioradiologico dell’Agenzia per la prote-zione dell’ambiente e per i servizi tec-nici (Apat) costituiscono una dellecomponenti funzionali delsistema integrato di supporto allagestione delle emergenze chel’Agenzia ha realizzato ai fini deicompiti istituzionali a essa asse-gnati nel campo delle emergenzenucleari (Dlgs 230/1995 e s.m.).Le reti sono state progettate per

realizzata per mezzo dei 16 centriregionali di raccolta ed elabora-zione delle misure e di un centronazionale di controllo.

Si deve evidenziare, infine, cheanche a livello regionale sonostate realizzate o sono in fase diprogettazione alcune reti dimonitoraggio con caratteristicheoperative che consentono, tutta-via, un loro efficace concorso alsistema nazionale di prontoallarme radiologico. Un esempiosu tutti è rappresentato dalla Retedi allerta nucleare dell’Arpa Pie-monte. La rete, costituita da 29centraline di misura dell’equiva-lente di dose ambientale H*(10),garantisce la copertura uniformedel territorio regionale e il moni-toraggio dei principali centriurbani. I dati rilevati conflui-scono, in tempo reale, al Centrofunzionale dell’Arpa Piemonte,dove vengono visualizzati, elabo-rati, archiviati e gestiti ai finidella valutazione delle emer-genze. Nel contesto nazionale, larete rappresenta un presidio diconfine per quanto riguarda ilrischio potenziale costituito dagliimpianti nucleari francesi.

Il monitoraggio radiologicoambientale ai fini del pronto-allarme, rappresenta una fun-zione operativa chiave previstadal Piano nazionale delle misureprotettive contro le emergenzenucleari e radiologiche della Presi-denza del Consiglio dei ministri-Dipartimento della protezionecivile. In tale ambito l’insiemedelle reti descritte costituisceoggi un patrimonio ormai acqui-sito del sistema integrato nazio-nale di supporto alla gestionedelle emergenze radiologiche.

Paolo ZeppaAgenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat)

Le reti di allarme radiologico in ItaliaSul territorio italiano operano diversi sistemi di rilevamento progettati con finalità di pronto-allarme, nel caso diarrivo di una nube radioattiva da oltre frontiera. Le reti automatiche di monitoraggio dell’Apat generano lasegnalazione di allarme e forniscono informazioni circa l’evoluzione della nube e i reali livelli della contaminazioneradioattiva. La rete di monitoraggio del ministero dell’Interno, con le sue oltre 1200 stazioni di telemisura, consenteil controllo capillare sul territorio nazionale del rateo di dose gamma in aria. Esistono, inoltre, alcune reti regionaliche concorrono al sistema nazionale di pronto allarme radiologico.

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della rete di monitoraggio dellaradioattività ambientale- la raccomandazione 274/CE del14 aprile 20036, sull’esposizioneal cesio 137 in taluni prodotti diraccolta spontanei a seguito del-l’incidente di Chernobyl. Non sono citati in questo articoloi dispositivi normativi che riguar-dano il monitoraggio per il rileva-mento di eventi incidentali rile-vanti in quanto citati nell’articolosulle reti di allarme. Discorso a parte merita la proble-matica dell’esposizione dei lavo-ratori, ma anche della popola-zione, a sorgenti naturali di radia-zioni. Si tratta delle esposizioneal radon7 e ai materiali conte-nenti elementi radioattivi di ori-gine naturale, i cosiddettiNORM. Tale materia è conside-rata nel Dlgs 241/2000 che modi-fica il Dlgs 230/95. Fino a oraquesta nuova problematica non èstata considerata nel sistema deicontrolli e pertanto, al momento,ne rimane esclusa. Sono invece

nella legislazione italiana primacon il Dpr 185/1964, e più recen-temente con il Dlgs 230/19952 esuccessive modifiche e integra-zioni. Il decreto disciplina le atti-vità che possono comportareun’esposizione dei lavoratori odella popolazione alle radiazioniionizzanti. In particolare negliarticoli 54 e 104, sono indivi-duate le reti di monitoraggioquale strumento principale per lasorveglianza e il controllo dellaradioattività ambientale. Completano il quadro normativo:- la circolare n. 2 del 3 febbraio1987 del ministero della Salute3

sulle modalità per la realizza-zione del controllo della radioat-tività ambientale a livello regio-nale- il Dlgs 31/20014 in attuazionedella direttiva 98/83 CE sullaqualità delle acque destinate alconsumo umano- la raccomandazione Euratom2000/4735, sui criteri generali perla realizzazione della struttura

La sorveglianza della radioatti-vità ambientale trae giustifica-zione dall’esigenza di protezionedella popolazione dalle esposi-zioni a radiazioni ionizzanti aseguito della presenza di isotopiradioattivi nelle matrici ambien-tali (aria, acqua, suolo ecc.) enegli alimenti derivante dalleattività industriali nucleari o daincidenti a impianti nucleari. L’e-sperienza acquisita a seguito del-l’incidente di Chernobyl, inoltre,ha evidenziato la necessità di unsistema di allarme in grado dirilevare prontamente anomalilivelli di contaminazione radioat-tiva, di identificarne la diffusionesul territorio e di valutare la doseal pubblico. Negli ultimi anni,infine, il progresso tecnologico escientifico ha reso evidente cheanche particolari attività nonnucleari, che fanno uso di mate-rie naturali contenenti radionu-clidi e particolari situazioni diesposizione alla radioattivitànaturale (radon), possono essereresponsabili di un aumento dellaesposizione alle radiazioni ioniz-zanti dei lavoratori e della popo-lazione non trascurabile.

I CONTROLLI, QUADRO NORMATIVO

I principi fondamentali che rego-lano il controllo e lo scambio diinformazioni in materia diradioattività nell’ambiente, trag-gono origine dal trattato istitutivodella Comunità europea dell’e-nergia atomica del 25 marzo19571 - Trattato Euratom (arti-coli 35 e 36). Essi stabilisconol’impegno di ciascuno statomembro a svolgere in manierapermanente i controlli sullaradioattività ambientale e a tra-smettere i risultati alla Commis-sione europea su base periodica. Tali principi sono stati recepiti

in corso numerose attività di cen-simento e di studio a livellonazionale e regionale per com-prendere meglio l’impatto suilavoratori e sulla popolazione esu come gestire gli eventualiinterventi preventivi, correttivi odi risanamento.I soggetti ai quali la normativaaffida compiti e responsabilitàsono:- il ministero per l’ Ambiente eper la tutela del territorio e delmare, il ministero della Saluteper la sorveglianza ambientale edegli alimenti,- il ministero dell’Interno conun’autonoma rete di allarme - le regioni e le province auto-nome per la gestione di retiregionali per le quali si avvalgonodelle rispettive agenzie per laprotezione dell’ambiente- gli esercenti degli impiantinucleari per la gestione delle retilocali.All’Apat sono affidate responsa-bilità di coordinamento della sor-

Le reti per la sorveglianza in ItaliaLa rete nazionale di sorveglianza della radioattività ambientale, la rete nazionale di rilevamento della ricadutaradioattiva, le reti di allarme, le reti regionali e le reti di sorveglianza locale degli impianti nucleari, la rete dirilevazione presso i valichi di frontiera costituiscono il sistema di monitoraggio in grado di rilevare anomalie neilivelli di contaminazione radioattiva sul territorio nazionale. Il sistema può ritenersi adeguato in relazione all’at-tuale situazione dell’industria nucleare nazionale e alle esigenze di protezione della popolazione in caso di inci-denti rilevanti di natura transfrontaliera. Per quanto riguarda il numero dei controlli, permangono delle situa-zioni di non omogenea copertura del territorio nazionale.

http://www.apat.gov.it/site/it-IT/Temi/Radioattivita_e_radiazioni/

Speciale radioattività ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

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21veglianza ambientale a livellonazionale e di controllo degliimpianti nucleari a livello locale.

RADIOATTIVITÀ AMBIENTALE,IL SISTEMA DI SORVEGLIANZA

Per dare risposta alle esigenze diprotezione della popolazionesulla sorveglianza della radioatti-vità ambientale, nel rispetto deidispositivi normativi e tenutoconto delle raccomandazionidella Commissione europea, unodegli strumenti messi in atto ècostituito dal sistema delle reti dimonitoraggio.Il complesso dei controlli è, dun-que, organizzato in reti che siarticolano in diversi livelli: nazio-nale, regionale e locale (intornoalle installazioni). Le prime duesono orientate verso la valuta-zione della esposizione dellapopolazione, le ultime sonoorientate al controllo dello speci-fico sito industriale. In partico-lare attualmente sono operanti leseguenti reti di monitoraggio:1) Rete di sorveglianza nazionaledella radioattività ambientale(Resorad)La rete è costituita dalle 21 agen-zie per la protezione dell’am-biente delle regioni e delle pro-vince autonome e da enti e isti-tuti che storicamente produconodati utili al monitoraggio. Sono analizzate tutte le matriciambientali e misurate le attivitàdei principali radionuclidi diinteresse ambientale e alimen-tare. All’Apat sono affidate lefunzioni di coordinamento tec-nico sulla base delle direttive inmateria, emanate dal ministerodella Salute e dal ministero perl’Ambiente e per la tutela del ter-

ritorio, nonché le attività di repor-ting, verso la popolazione e laCommissione europea. Questarete è anche chiamata, in situa-zioni di emergenza, a fornire idati radiometrici territoriali alCentro di elaborazione valuta-zione dati (Cevad).2) Rete nazionale di rilevamentodella ricaduta radioattiva delministero dell’Interno. Questarete è gestita dal Dipartimentodei Vigili del Fuoco e svolge lafunzione di difesa civile. Nellasua configurazione attuale la reteè progettata per monitorare l’in-tero territorio nazionale in temporeale e consiste in 1237 stazionidi telemisura della dose gammaassorbita in aria e 1 stazione dimisura del particolato atmosfe-rico.3) Reti di allarme dell’Apat(Remirad e Rete Gamma): siveda altro articolo specifico sullereti di allarme.4) Reti regionali. Tutte le Regionie le Province autonome gesti-scono autonomamente propriereti di monitoraggio. La maggiorparte dei dati prodotti da questereti confluisce nella rete Reso-rad, ma sono seguite anche altreattività di sorveglianza sul territo-rio, come approfondimenti nel-l’intorno dei siti nucleari o il con-trollo sui prodotti di importa-zione o ancora sugli impianti difusione di rottami metallici.5) Reti di sorveglianza locale dellaradioattività ambientale degliimpianti nucleari. Si tratta di retiche hanno lo scopo di controllarela radioattività ambientale nel-l’intorno degli impianti nucleari.Sono progettate in funzione dellatipologia dell’impianto e dei

possibili scenari di incidente. Inaccordo con quanto definito dallalegislazione, i dati sono inviatiall’Apat che svolge, altresì, atti-vità di vigilanza sugli impiantistessi. Tali reti, in analogia con larete nazionale, concorrono allaproduzione dell’insieme di datiche vengono trasmessi al Cevadnel caso di emergenze radiologi-che.Deve infine essere citata unarete, installata dal ministero delleAttività produttive, di circatrenta sistemi per la rilevazionedella radioattività presso i valichidi frontiera con lo scopo di indi-viduare possibile contamina-zione di carichi metallici iningresso nel nostro paese.

LO STATO

DELLA SORVEGLIANZA

Il monitoraggio della radioattivitàambientale in Italia può ritenersiadeguato in relazione all’attualesituazione dell’industria nuclearenazionale e alle esigenze di pro-tezione della popolazione in casodi incidenti rilevanti di naturatransfrontaliera. In particolare lamaggior parte delle attuali atti-vità dell’industria nucleareriguardano la dismissione degliimpianti attualmente esistenti.Per quanto riguarda il numerodei controlli, permangono dellesituazioni di non omogeneacopertura del territorio nazionale.In genere l’area centro meridio-nale produce una quantità di datiinferiore a quella programmata inparticolare per le misure piùcomplesse dal punto di vista tec-nologico.In merito alla radioattività natu-rale (radon e NORM) la norma-tiva attualmente in vigore, limi-tatamente alle attività lavorative,affida specifiche responsabilitàagli esercenti di tali attività, chedevono garantire adeguati livellidi protezione dei lavoratori edella popolazione, ma non è pre-visto un piano di monitoraggio.Infine, relativamente all’esposi-zione al radon della popolazionenelle abitazioni, si ricorda che, inassenza di incidenti, tale fonterappresenta il maggiore contri-buto all’esposizione a radiazioniionizzanti della popolazione. Leindagini effettuate nel corsodegli anni 1980-1990 hanno con-

sentito di conoscere la situazioneitaliana. Da allora molte agenzieregionali e delle province auto-nome hanno effettuato e stannoeffettuando indagini locali checonsentiranno una migliore cono-scenza del fenomeno e della suadistribuzione territoriale.

Giancarlo TorriAgenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat)

NOTE1 Legge 1203/1957 Ratifica ed esecu-zione dei seguenti Accordi interna-zionali, firmati a Roma il 25 marzo1957: a) Trattato che istituisce laComunità europea dell'energia ato-mica e atti allegati (Trattato del 25marzo 1957); b) Trattato che istitui-sce la Comunità economica europeae atti allegati (Trattato del 25 marzo1957); c) Convenzione relativa adalcune istituzioni comuni alle Comu-nità europee. Pubblicato in GazzettaUfficiale n. 317 del 23/12/1957, sup-plemento ordinario2 Dlgs 230/1995 Attuazione delledirettive Euratom 80/386, 84/467,84/466, 89/618, 90/641 e 92/3 inmateria di radiazioni ionizzanti. Pub-blicato su GU, SO n° 136 del13/06/19953 Circolare n. 2 del 3 febbraio 1987del ministero della Salute Direttiveagli organi regionali per l’esecuzione dicontrolli sulla radioattività ambientale4 Dlgs 31/2001 Attuazione della diret-tiva 98/83 CE relativa alla qualitàdelle acque destinate al consumo umano5 Raccomandazione 2000/473/Eura-tom dell’8 giugno 2000 sull'applica-zione dell'articolo 36 del trattatoEuratom riguardante il controllo delgrado di radioattività ambientale alloscopo di determinare l'esposizionedell'insieme della popolazione. GUL 191 del 27.7.2000 6 Raccomandazione 2003/274/CEdella Commissione, del 14 aprile2003, sulla protezione e l'informa-zione del pubblico per quantoriguarda l'esposizione risultante dallacontinua contaminazione radioattivada cesio di taluni prodotti di raccoltaspontanei a seguito dell'incidenteverificatosi nella centrale nucleare diChernobyl. GU L 99 del 17.4.20037 Raccomandazione della Commis-sione 90/143/Euratom, del 21 feb-braio 1990, sulla tutela della popola-zione contro l'esposizione al radon inambienti chiusi, gazzetta ufficiale n.L 080 del 27/03/1990.

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Pc collegato con stazione di monitoraggio dell'aria in continuo (gamma, I-131, alfa-beta)

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vicende storiche precedenti, purnella cornice di un quadro scien-tifico comune a ogni tipologia diincidente coinvolgente sostanzeradioattive o nucleari.

PRINCIPI DI PIANIFICAZIONE

In via prioritaria e ai fini dellapianificazione indicata dalla nor-mativa vigente, assume partico-lare rilevanza, anche alla lucedelle considerazioni precedenti,la documentazione tecnica con-tenente:• l’esposizione analitica dellecondizioni ambientali pericoloseper la popolazione e per i beni,derivanti dal singolo incidentenucleare ragionevolmente ipotiz-zabile e della prevedibile localiz-zazione ed evoluzione nel tempo• la descrizione dei mezzi predi-sposti per il rilevamento e lamisurazione della radioattivitànell’ambiente e delle modalitàdel loro impiego[1]

Quanto sopra naturalmenteaccompagnato dall’indicazione dimassima delle condizioni inci-dentali, le cui conseguenzeattese siano circoscrivibili nel-l’ambito provinciale o interpro-vinciale e di quelle che possanorichiedere misure protettive suun territorio più ampio. Su tali presupposti tecnici – non-ché sulla base della conoscenzadella distribuzione delle sorgentidi rischio, delle risorse disponibili,della distribuzione e organizza-zione delle responsabilità pubbli-che e del flusso delle informazioni– è possibile passare alla fase dipianificazione vera e propria.

SITUAZIONE ATTUALE

In Italia attualmente sono sotto-posti a pianificazione per emer-genze nucleari e radiologichetutti gli impianti nucleari previstidagli articoli 36 e 37 del decretolegislativo 230/95. Sono inoltre

22 nucleare e individuazione degliscenari incidentali di riferimento)e nelle conseguenti azioni di pre-venzione (sistemi di monitoraggioautomatico locali o nazionali,azioni di vigilanza e controllo sugliusi industriali o sanitari, informa-zione al pubblico, formazionedegli operatori, esercitazioni).

I concetti esposti trovano unaloro giustificazione ed esplica-zione non solo in termini di ratiotecnica e giuridica, ma si basanoanche sulla cronaca e sulla storiadegli anni di nucleare civile, apartire cioè dalle conferenze Onudi Ginevra denominate Atoms forPeace degli anni 50, passando perla firma e la ratifica dei trattati dilimitazione e bando degli esperi-menti nucleari in atmosfera(1962 e 1964), per arrivare agliincidenti nucleari di Windscale(UK, 1957), Kyshtyn (Urss,1957), Three Mile Island (Usa,1979) e Chernòbyl (Urss, 1986). È dall’esperienza derivante dallagestione a breve e lungo terminedegli incidenti menzionati (inparticolare gli ultimi due), chederiva l’attuale inquadramentoteorico e terminologico delleemergenze nucleari, sia perquanto riguarda le modalità diprevisione che per quanto con-cerne l’assetto pianificatorio, coni concetti essenziali di fase del-l’emergenza, di provvedimenticautelativi, di recupero del terri-torio e di estensione geografica.La normativa di riferimentoinfatti (il già accennato decreto230/95) introduce due diversiconcetti di pianificazione, quellalocale e quella nazionale, propriosulla base dell’esperienza opera-tiva maturata nel corso delle

Il decreto legislativo 17 marzo1995 n. 230 di recepimento delledirettive Euratom[1] definiscel’emergenza come “una situazioneche richiede azioni urgenti per pro-teggere lavoratori, individui dellapopolazione ovvero l’intera popola-zione o parte di essa”. È del tuttoevidente quindi che la rispostaefficace a uno stato di emergenzanucleare o radiologica, qualun-que sia la sua origine e la suaestensione, richiede l’assolvi-mento di numerose e articolatefunzioni operative.In questo contesto la necessità dipreparazione all’emergenza, incondizioni di operatività otti-male, è resa reale dall’esistenzadi una capillare pianificazione,modulata sulle reali e accertatesorgenti di rischio o definita intermini generali su scenari ipote-tici in modo da rendere possibileaffrontare anche emergenze nonprogrammabili su porzioni estesedel territorio nazionale.D’altronde anche la stessa leggequadro in materia di protezionecivile (legge 24 febbraio 1992 n.225 e successive modifiche e inte-grazioni) aveva già introdotto ilconcetto delle attività di previ-sione e prevenzione come parteintegrante delle attività di prote-zione civile. La pianificazione,quindi, si inserisce organicamentetra tutte le attività finalizzate apreparare una risposta efficace perlimitare le conseguenze di unevento incidentale[2]. Si tratta,nel caso specifico, delle emer-genze nucleari e radiologiche,della conoscenza in termini quantita-tivi del rischio connesso (uso,impiego e manipolazione disostanze radioattive, censimentodi tutte le sorgenti di rischio

Emergenze nucleari,la pianificazione nazionale e locale degli interventiUna risposta efficace a uno stato di emergenza nucleare o radiologica, qualunque sia la sua origine e la suaestensione, richiede l’assolvimento di numerose e articolate funzioni operative. La pianificazione degli interventi siinserisce organicamente tra tutte le attività di protezione civile finalizzate a limitare le conseguenze di un eventoincidentale. Dall’esperienza maturata nella gestione a breve e a lungo termine degli incidenti nucleari più gravi –Windscale (UK, 1957), Kyshtyn (Urss, 1957), Three Mile Island (Usa, 1979) e Chernòbyl (Urss, 1986) – derival’attuale inquadramento delle emergenze per quanto riguarda le modalità di previsione e l’assetto pianificatorio.La situazione in Italia.

Speciale radioattività ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

Figura 1 Schema organizzativo per la pianificazione di emergenza nucleare

PIANIFICAZIONE

NAZIONALE

PIANIFICAZIONE

PROVINCIALE O

INTERPROVINCIALE

Incidenti oltre frontiera

Caduta di satelliti

Naviglio a propulsione

nucleare

Attività non

riconosciute a priori

Centri di ricerca

Centrali elettronucleari

Trasporto

Conseguenze

ipotizzabili

prevalentemente

a livello locale

Evoluzionea livello

nazionale

Conseguenze

ipotizzabili

a livello

nazionale

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petente nazionale e l’Apat nelruolo di gestore e responsabiledel sistema come Punto di con-tatto.

PROSPETTIVE

L’attività in corso si articola indue principali filoni strategici:• completamento dell’attività di pia-nificazione secondo lo schemagenerale di figura 1. In questadirezione i due decreti presiden-ziali citati hanno impostato iltema della pianificazione provin-ciale per il trasporto di radioattivie fissili oltre al tema della revi-sione dei piani di emergenza perle aree portuali abilitate alla sostadi naviglio a propulsionenucleare• revisione del Piano nazionale conparticolare riferimento allo sce-nario legato a ipotesi di incidentitransfrontalieri, con nuovi pre-supposti tecnici elaborati dall’A-pat, oltre naturalmente alla fisio-logica revisione dovuta a modifi-che normative (a livello italiano oUe) e/o organizzative, legate amutamenti dei ruoli istituzionalidelle strutture pubbliche coin-volte nella gestione di emer-genze nucleari.

Sergio MancioppiPresidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento della protezione civile, Roma

23

previsti dalla normativa piani diemergenza esterna anche per iporti autorizzati alla sosta di navi-glio a propulsione nucleare, men-tre ogni prefettura deve prepa-rare un piano provinciale diemergenza per incidenti per iltrasporto di materie radioattive.Due decreti specifici [3,4] hannorecentemente coperto la lacunadella pianificazione relativa aqueste due categorie, dandoindicazioni operative di pianifica-zione per le prefetture e indiriz-zando la preparazione dei relativirapporti tecnici propedeutici aipiani. Tutto questo permetterà dicompletare il ciclo di pianifica-zione previsto dalla normativa edesemplificato nella figura 1.

Limiteremo l’esposizione a pochicenni informativi relativi al con-tenuto del vigente Piano nazio-nale delle misure protettive contro leemergenze radiologiche, completatosotto la responsabilità del Dipar-timento della Protezione civilenel 1996 e in procinto di esseresottoposto a una revisione.Rimandiamo ad altre pubblica-zioni una descrizione più estesadel Piano stesso [5]. Il Piano, pur analizzando etenendo in considerazione ilmaggior numero possibile di inci-denti nucleari, ha come riferi-mento uno scenario incidentalein una centrale nucleare ad acqualeggera (LWR) da 1000 MWe,

ubicata a circa 150 km dal confinenord-ovest italiano. Lo scenarioipotizzato comprende anche unacondizione di diffusione atmosfe-rica particolarmente sfavorevole,con un campo di vento tale dacausare la contaminazioneradioattiva di vaste aree del terri-torio nazionale nelle prime 24 oresuccessive all’incidente. Aseguito delle valutazioni dosime-triche effettuate su tale scenario,il Piano prende poi in considera-zione le varie azioni e gli even-tuali provvedimenti restrittivi,anche alla luce dei valori limitifissati dai regolamenti dell’U-nione europea:- controllo tempestivo delle con-dizioni diffusive e radiometricheesistenti sul territorio italiano- adozione di provvedimenti spe-cifici (riparo al chiuso, iodoprofi-lassi, evacuazione)- controllo radiometrico dellacatena alimentare- intensificazione delle misureeffettuate dalle reti di rileva-mento della radioattività ambien-tale (reti automatiche o nonautomatiche)- provvedimenti restrittivi acarico di derrate alimentari, inbase ai livelli massimi ammissi-bili dell’Unione europea.La parte più propriamente opera-tiva del Piano è riservata all’indi-viduazione delle strutture prepo-ste alla gestione delle emergenzenucleari e radiologiche, articolate

in organismi decisionali (Presi-denza del Consiglio dei ministrie Comitato operativo della Prote-zione civile o Prefetti delle pro-vince interessate), organismi tec-nici (Centro di elaborazione evalutazione dati (Cevad) in modoparticolare e le reti di rileva-mento della radioattività), strut-ture operative territoriali (in parti-colare prefetture, struttureamministrative regionali e vigilidel fuoco) e strutture di supportologistico e informazione al pubblico(Dipartimento della protezionecivile).Va infine menzionato, per la suaparticolare rilevanza nello scena-rio incidentale di riferimento, ilcontesto internazionale del qualeil nostro paese è parte integrante:per quanto riguarda gli incidentiin centrali nucleari oltre frontierala comunicazione di allarmeavviene sulla base di appositeConvenzioni internazionali tra-mite notifica da parte della Iaea(International Atomic EnergyAgency) e tramite un sistemaautomatico di comunicazione diallarme sviluppato dall’Unioneeuropea (sistema ECURIE),sistema quest’ultimo estrema-mente raffinato e di elevata affi-dabilità. Entrambi i meccanismidi comunicazione vedono ilDipartimento della protezionecivile nel ruolo di Autorità com-

BIBLIOGRAFIA

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Misure di spettrometria gamma in campo e misure di dose con camera a ionizzazioneReuter Stoches - Bielorussia 2004

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Le Autorità competenti al rilasciodei nulla osta e delle autorizza-zioni (Comuni e Prefetture) siavvalgono delle Ausl e di Arpa perle funzioni di supporto tecnico edi vigilanza e controllo. Per l’i-struttoria necessaria al rilascio deipareri i Dipartimenti di sanitàpubblica si avvalgono dell’Arpasecondo quanto stabilito dalla Lr44/95 Riorganizzazione dei controlliambientali e istituzione dell’Agenziaregionale per la Prevenzione e l’Am-

competenti al rilascio dei nullaosta per le attività comportantiesposizioni a scopo medico e delleautorizzazioni all’allontanamentodei rifiuti prodotti- l’individuazione degli Organismitecnici di supporto a tali Autorità- la definizione delle procedureper il rilascio dei nulla osta pre-ventivi e delle competenze dellestrutture incaricate delle attività divigilanza e controllo sul correttouso delle sorgenti di radiazioni.

ATTUALE ASSETTO

NORMATIVO E ISTITUZIONALE

Il principale atto normativo ine-rente la protezione della popola-zione, dell’ambiente e dei lavora-tori contro i rischi derivanti dalleradiazioni ionizzanti, è costituitodal Dlgs 230/95 e successivemodifiche e integrazioni. In parti-colare è stata in esso recepita,attraverso il Dlgs 241/2000, ladirettiva 96/29/Euratom cheestende il campo d’applicazione auna serie di attività lavorative e diluoghi di lavoro che possono com-portare esposizioni non trascura-bili sia della popolazione sia deilavoratori, a sorgenti naturali.La “lettura” del disposto norma-tivo riserva alle Agenzie regionaliun ruolo limitato, infatti l’Arpa ècitata esplicitamente solo agli art.10-quater “Comunicazioni e rela-zioni tecniche”, art. 22 “Comunica-zione preventiva di pratiche”, art.115-quinquies “Attuazione degliinterventi” e art. 154 “Rifiuti conaltre caratteristiche di pericolosità-Radionuclidi a vita breve”.Ulteriori disposizioni normativein cui si citano le Arpa sono ilDpcm 10 febbraio 2006 Pianifica-zione di emergenza provinciale per iltrasporto di materie radioattive e fis-sili, all’art. 6 “Attuazione del pianoprovinciale di emergenza”, nonché ilDlgs 52/2007 “Attuazione delladirettiva 2003/122/CE Euratom sulcontrollo delle sorgenti radioattivesigillate ad alta attività e delle sor-genti orfane”, agli art. 14 “Rinveni-mento di sorgenti orfane e interventi”e art. 16 “Campagna di recuperodelle sorgenti orfane”.La Regione Emilia-Romagna haemanato la Lr 1/2006 Norme per latutela sanitaria della popolazionedai rischi derivanti dall’impiego disorgenti di radiazioni ionizzanti, perdare attuazione alle norme nazio-nali che richiedono, a livelloregionale:- l’individuazione delle Autorità

biente Arpa dell’Emilia-Romagna.Negli Organismi tecnici, facenticapo alle Ausl, è prevista la pre-senza di rappresentanti di Arpa. L’attività di vigilanza sull’applica-zione della legge regionale è asse-gnata all’Arpa per quanto riguardala tutela dell’ambiente da inqui-namenti radioattivi. Il controllo della radioattivitàambientale, la gestione della reteregionale di rilevamento e misurasono affidata all’Arpa.

L’Agenzia ambientale dell’Emilia-Romagna è attiva dal maggio 1996 e, anche in materia di radiazioni ionizzanti,ha compiti di natura tecnico-scientifica che riguardano controllo e monitoraggio, supporto alla pianificazione,analisi e ricerca. Alla base delle attività di Arpa in questo campo il modello DPSIR, con particolare riferimentoalle cause primarie e ai fattori di pressione. Preziosa l’esperienza maturata dalle strutture territoriali dellaprovincia di Piacenza dove è situata la centrale nucleare di Caorso.

Indicatori presenti nell’Annuario Arpa (Ed. 2006)

e nella Relazione Stato Ambiente della Regione Emilia-Romagna (Ed. 2004)

DPSIRNOME

INDICATORE / INDICEFONTE

DETERMINANTI

Attività lavorative con uso di materiali contenenti radionuclidinaturali (NORM)

Associazionicategoria

Strutture autorizzate all’impiego di radioisotopi, ovvero chedetengono/impiegano sorgenti/apparecchi

Apat

Impianti per trattamento dei rottami metallici (raccolta, deposito,fusione)

Associazionicategoria

PRESSIONE

Impianti nucleari: attività di radioisotopi rilasciati in aria e inacqua e produzione di rifiuti solidi

Sogin

Quantità di rifiuti radioattivi detenuti Apat

Numero di prestazioni di radiodiagnostica e di medicina nucleareServiziosanitarioregionale

STATO

Dose gamma assorbita in aria per esposizioni a radiazionecosmica e terrestre

Arpa, Apat

Concentrazione di attività di radionuclidi artificiali in matriciambientali e alimentari

Arpa

Concentrazione di attività di radon indoor Arpa

IMPATTO

Dose efficace media individuale e collettiva in un anno(radioattività di origine naturale ed antropica)

Arpa, Apat

Dose efficace media per prestazione di radiodiagnostica e dimedicina nucleare

Serviziosanitarioregionale

RISPOSTE

Stato di attuazione del monitoraggio della radioattivitàambientale (Rete regionale e Rete locale)

Arpa

Attività delle Commissioni provinciali Radiazioni Ionizzanti Arpa

Monitoraggio e controllo,l’esperienza di Arpa Emilia-Romagna

Speciale radioattività ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

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La Lr 44/95, istitutiva di ArpaEmilia-Romagna, affida all’Agen-zia le attività connesse all’usopacifico dell’energia nucleare e inmateria di protezione delle radia-zioni (art. 5 lett. m), recitandoinoltre che “le Commissioni per laprotezione dalle radiazioni ioniz-zanti… operano presso le Sezioniprovinciali dell’Arpa” (art. 24).

IL QUADRO CONOSCITIVO

È evidente che le molteplici atti-vità affidate all’Agenzia possonoessere svolte correttamente solodisponendo degli indicatoriambientali, alla base del modelloDeterminanti-Pressione-Stato-Impatto-Risposte (DPSIR) intro-dotto dall’Agenzia europea del-l’ambiente ed Eurostat, con parti-colare riferimento alle cause pri-marie e ai fattori di pressione inmateria di radiazioni ionizzanti(installazioni esistenti sul territo-rio, radionuclidi rilasciati sia artifi-ciali che naturali).A tal proposito Arpa produce l’An-nuario regionale dei dati ambien-tali, nonché collabora all’Annuarionazionale di Apat e alle Relazionisullo stato dell’ambiente. Intabella un elenco di indicatoriambientali in tema di radiazioniionizzanti.Rispetto alle sorgenti di radia-zioni artificiali, il quadro conosci-tivo è abbastanza consolidato: leinstallazioni intraprendono lerispettive attività a seguito diautorizzazioni rilasciate, è statosviluppato un sistema di reti dimonitoraggio nazionali, gestitedall’Apat, di reti regionali, gestitedalle Regioni/Arpa/Appa, chesono anche snodi territoriali dellarete nazionale e di reti locali(all’intorno di siti nucleari),gestite dagli esercenti degliimpianti e dalle Arpa. Relativamente alle sorgenti natu-rali c’è invece parecchio da fare inmerito alla conoscenza, e relativeesposizioni, delle attività lavora-tive con NORM e all’esposizioneal radon.

IL RUOLO DELL’AGENZIA

REGIONALE

Il ruolo dell’Agenzia in tema diradiazioni ionizzanti legato priori-tariamente alle disposizioni nor-mative e all’assetto istituzionaleprevede quindi compiti derivantidalla necessità di avviare, mante-nere e/o migliorare la conoscenza

delle fonti di pressione e dellostato dell’ambiente, quale fonda-mento per la predisposizione divalutazioni e di interventi di risa-namento. Sono altresì da conside-rare i compiti derivanti dalle pre-sumibili situazioni di emergenzaradiologica/nucleare. In questocontesto si possono pertanto indi-viduare per Arpa le seguenti lineedi attività:- garantire la presenza di operatoridelle Sezioni territorialmente com-petenti negli Organismi tecnici disupporto alle Autorità competential rilascio dei nulla osta all’impiegodi sorgenti di radiazioni, nonché ilsupporto tecnico per l’istruttoriaper il rilascio dei pareri. Attual-mente sono operanti le Commis-sioni provinciali radiazioni ioniz-zanti istituite presso Arpa- istituire, qualora peraltro richie-sto dalla Regione nell’ambito del-l’applicazione della Lr 1/2006, l’a-nagrafe regionale delle sorgenti diradiazioni ionizzanti (strutturesanitarie, industriali e della ricercache utilizzano sorgenti di radia-zioni); un primo archivio regio-nale è stato realizzato nel 1993- garantire l’attività di vigilanzaper la salvaguardia e la tutela del-l’ambiente da inquinamentiradioattivi (scarichi e rifiuti), daparte delle Sezioni territorial-mente competenti, con l’even-tuale supporto tecnico/strumen-tale dell’Area di Eccellenza, non-ché il supporto alle Ausl territo-rialmente competenti per le veri-fiche rivolte alla tutela della salutedella popolazione e dei lavoratori;attualmente si svolgono sopralluo-ghi in fase autorizzativa o, adesempio, presso i depositi dellasocietà Protex- mantenere il sistema delle reti dimonitoraggio della radioattivitàambientale (Rete regionale elocale attorno all’impianto diCaorso, Reti nazionali), garan-tendo l’attività di campionamentodelle matrici ambientali (Sezioniterritorialmente competenti), non-ché il supporto alla pianificazione,l’analisi e la valutazione da partedell’Area di Eccellenza; emerge,in questo contesto, la necessità diuna rivisitazione della Rete localein relazione alla dismissione del-l’impianto di Caorso- avviare opportune attività dicontrollo, in collaborazione conApat, nell’ambito della dismis-sione dell'impianto di Caorso;

Apat e Arpa Emilia-Romagnahanno infatti sottoscritto nelluglio 2005 un Protocollo d'intesa- garantire i controlli radiometricida eseguire in qualità di Enteterzo sui contenitori di trasportoe i vagoni ferroviari durante leoperazioni di trasporto del com-bustibile irraggiato dell’impiantodi Caorso; è in corso la stipula diuna Convenzione con MITnucleare- effettuare stime di dose allapopolazione (da radionuclidi arti-ficiali e naturali nell'ambiente enegli alimenti)- svolgere attività di ricerca fina-lizzata; si rammentano ad es. l'in-dagine radioecologica nel fiumePo, nel delta e nel litorale adria-tico antistante (1982), le ricerchesul trasferimento di cesio e stron-zio dai foraggi al latte vaccino ealle carni (1987-1994)- sviluppare sistemi informativi,ad es. la strutturazione di basedati regionali, la rete di trasmis-sione dati infraregionale e interre-gionale, la gestione delle pratichedi laboratorio quali il protocollo ela certificazione dei campioni ana-lizzati, da parte dell’Area diEccellenza, in collaborazione conil Servizio Sistemi informativi;esempi concreti sono il trasferi-mento automatico dei dati delleanalisi di spettrometria gamma inLIMS e la prossima strutturazionedi un data base delle misure inautomatico delle stazioni di moni-toraggio (dose gamma in aria)- garantire la partecipazione adattività di intercalibrazione einterconfronto (nazionale e inter-nazionale) e la loro promozione inambito interregionale. Dal 1991 illaboratorio radiometrico partecipaa programmi intercalibrazione- garantire, da parte dell’Area diEccellenza, l'esecuzione di con-trolli dosimetrici per i lavoratoriesposti alle radiazioni ionizzanti

in strutture dell’Agenzia (attual-mente per la Sezione di Ravenna)- garantire attività di consulenza ecertificazione per i privati; in talecontesto peraltro Arpa operasecondo un sistema di gestionedella qualità certificato, dispo-nendo di metodi di prova accredi-tati da SINAL/ISTISAN- fornire il supporto tecnico alleAutorità competenti (Prefetture),nonché al Centro di elaborazionee valutazione dati (Cevad), strut-tura tecnica nazionale di riferi-mento nella gestione delle emer-genze radiologiche previste dalPiano nazionale di emergenza, sianella predisposizione che nellagestione della pianificazione diemergenza per incidenti nuclearie radiologici (Piano di emergenzaesterna per la centrale di Caorso,Piano nazionale emergenze radio-logiche, Piani provinciali)- fornire il necessario supportotecnico-scientifico per l’indivi-duazione delle attività lavorativepresenti sul territorio regionaleche sono potenziali fonti di ele-vate esposizioni a NORM- supportare la Regione nell’indi-viduazione delle zone a maggioreprobabilità di elevate concentra-zioni di radon; dal 2001 il Serviziodi Sanità pubblica della Regioneha istituito un gruppo di lavoro- effettuare la formazione perio-dica del personale interno (Areadi Eccellenza e Sezioni provin-ciali) e degli operatori sanitaricoinvolti in attività di campiona-mento e vigilanza- garantire l'informazione agli ope-ratori e alla popolazione,mediante l’organizzazione di spe-cifiche iniziative, la produzione dirapporti periodici sull’attivitàsvolta, l’implementazione e l’ag-giornamento del sito internet.

Roberto SogniArpa Emilia-Romagna

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Sistema di analisi in spettrometria gamma

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Speciale radioattività ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

Sanità regionale che ha incluso leindicazioni sulle modalità di con-trollo delle matrici alimentarinelle proprie Linee Guida [4] eha attivato le strutture sanitarielocali per l’attuazione delle azionipreliminari previste.Un altro problema affrontato èstato quello dell’ottimizzazionenell’uso delle risorse analitiche, acui si è fatto fronte;- stabilendo una scala di prioritàper le matrici da analizzare nellediverse fasi dell’emergenza- demandando il più possibile leprocedure di pretrattamento deicampioni (normalmente condottepresso i laboratori di analisi) alpersonale incaricato del prelievo;a questo scopo sono state predi-sposte procedure semplificateche prevedono un uso di mate-riali molto limitato- definendo chiaramente le com-petenze dei tre laboratori di ana-lisi.Il flusso dei dati verso le strutturedecisionali e di coordinamentoregionali deve essere rapido, e idati trasmessi devono essereimmediatamente utilizzabili perulteriori valutazioni; il terzo pro-blema affrontato è stato quellodell’omogeneizzazione dellecodifiche dei campioni e delladefinizione di un protocollounico di trasmissione dati (attual-mente in fase di revisione).Il sistema è stato testato attra-verso l’esecuzione di esercita-zioni pratiche, che hanno coin-volto tutte le funzioni dell’Agen-zia. Ad esempio, è stata verificatala procedura di controllo dei ter-reni e contestualmente è statorideterminato il punto zero dicontaminazione da gamma emet-titori, stronzio 90 e isotopi delplutonio. Sono stati messi apunto metodi analitici rapidi perla misura di radionuclidi alfa e

Per ottenere una fotografia veri-tiera della contaminazioneambientale causata da un inci-dente occorre disporre di datianalitici rappresentativi: il primoproblema affrontato è statoquello della definizione dei cri-teri di rappresentatività e dellaindividuazione puntuale dei sitidi campionamento, che sono diseguito elencati:- rappresentatività geografica: dis-tribuzione omogenea sul territo-rio regionale (es.: punti di pre-lievo del terreno)- rilevanza per popolazione: possi-bilità di fornire informazioni sul-l’esposizione di una percentualesignificativa di popolazione (es.:verifica della dose da irraggia-mento nei maggiori centri abitati)- rilevanza per produzione: con-trollo dei siti di maggiore produ-zione di prodotti agricoli, di alle-vamento o industriali- rilevanza per consumi: controllodei più importanti siti di smercio(alimenti)- maggiore vulnerabilità rispetto aun evento di fallout radioattivo (es.:acque potabili da prese superfi-ciali presso laghi o fiumi).Sulla base di tali criteri sono statiindividuati su tutto il territorioregionale i punti di controllodella dose gamma in aria (15punti) e i punti di prelievo dell’a-ria (12 punti, di cui 2 ad alta sen-sibilità), delle ricadute umide e sec-che (15 punti), dell’acqua (alcunediecine, con diversa priorità), delforaggio (17 punti) e dei terreni(alcune diecine, con diversa prio-rità). Per quanto riguarda il controllodegli alimenti – in caso di emer-genza il prelievo sarebbe effet-tuato dalle strutture sanitarielocali, mentre Arpa si farebbecarico della fase analitica – è statacoinvolta la Direzione generale

In caso di incidente radiologicoche comporti la potenziale conta-minazione di vaste aree di territo-rio – come successe ai tempi del-l’incidente alla centrale elettro-nucleare di Chernobyl – le azioniche le Agenzie regionali per laprotezione dell’ambiente devonointraprendere sono pianificate alivello nazionale e descritte in unManuale operativo predispostodal Cevad,, il Centro di elabora-zione e valutazione dati cheopera a supporto della Presidenzadel Consiglio dei ministri [1], cheindividua i tipi di campioni daanalizzare e le frequenze di pre-lievo. Alle Arpa è demandata laraccolta concreta di dati e infor-mazioni, dalla scelta di punti diprelievo rappresentativi all’ese-cuzione di misure affidabili. Alloscopo di migliorare l’efficienza dirisposta e garantire la rappresen-tatività e la significatività dei datiraccolti, Arpa Lombardia haintrapreso e concluso entro il2003 le azioni necessarie a predi-sporre il sistema dei controlli daattivare in caso di falloutnucleare. Tali attività sonodescritte nel Manuale di ArpaLombardia per la gestione delleemergenze radiologiche su vastascala [2] [3], che è stato redattocoinvolgendo il più possibiletutte le strutture interessate. I principali problemi affrontatinella stesura e le soluzioni indivi-duate sono descritti brevementedi seguito.I compiti operativi sono stati sud-divisi tra le diverse funzioni e/ostrutture dell’Agenzia, e sono diseguito sinteticamente descritti:1. misure in campo, prelievo epretrattamento campioni2. analisi radiometriche3. coordinamento, raccolta einterpretazione dei dati, rapporticon altri enti regionali e nazionali.

beta emettitori nelle acque, facil-mente estendibili ad altre matriciliquide, ed è stato misurato ilpunto zero di contaminazionedelle acque potabili.Il Manuale è stato redatto conl’intento di predisporre uno stru-mento esaustivo, versatile e diimmediata applicabilità; è tutta-via migliorabile sia attraverso isuggerimenti e le critiche di tuttele parti coinvolte, sia attraversol’esecuzione periodica di eserci-tazioni pratiche che consentanodi verificarne la costante applica-bilità. Ciò è vero anche perquanto riguarda le modalità discambio delle informazioni e deidati, che rappresentano un puntonevralgico e che dovrebberoessere costantemente testate eaggiornate, anche alla luce dellacontinua evoluzione tecnica nelsettore delle comunicazioni.

Rosella Rusconi Arpa Lombardia

Strumenti operativi per la gestione di emergenzeradiologiche, l’esperienza della LombardiaPer migliorare l’efficienza di risposta e garantire la rappresentatività e la significatività dei dati raccolti, ArpaLombardia ha intrapreso e concluso entro il 2003 le azioni necessarie a predisporre il sistema dei controlli da attivarein caso di fallout nucleare. Le procedure da seguire sono descritte in un manuale appositamente redatto con ilcoinvolgimento di tutte le strutture interessate. Nell’articolo i principali problemi affrontati e le soluzioni individuate.

[1] Centro di elaborazione e valu-tazione dati, Manuale operativo(luglio 1990), Rev. 4, Gennaio1998[2] Arpa Lombardia, Manuale perla gestione delle emergenzeradiologiche su vasta scala, Rev. 1,30 marzo 2005[3] R. Rusconi, M.T. Cazzaniga,M. Forte, G. Sgorbati, La predi-sposizione di uno strumento ope-rativo per la gestione delle emer-genze radiologiche su vasta scala -Convegno nazionale “Dal moni-toraggio degli agenti fisici sul ter-ritorio alla valutazione dell’esposi-zione ambientale”, Torino, 29-31ottobre 2003[4] Regione Lombardia, DecretoDirezione Generale Sanità n.23058 del 21.12.2004, “LineeGuida Regionali sulla previsionee gestione dei rischi conseguentiad atti terroristici”

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ma vi è qualcosa di ugualmentepericoloso: le polveri submicroni-che create da bombe ad alta tec-nologia come quelle al DU.Questo tipo di ordigno, quandoesplode, raggiunge una tempera-tura superiore ai 3000°C ciò signi-fica che tutto ciò che si trova inquella combustione (carro armato,fabbriche, palazzi ecc.) viene sub-limato, aerosolizzato, per poiricondensarsi in minuscole goc-cioline che per la loro ridottadimensione possono essere respi-rate e mangiate con cibo cresciutoin zone contaminate. La loro ridotta dimensione, siparla di nanoparticelle (0.5-0.010micron) le rende capaci di oltre-passare la barriera respiratoria equella digestiva. Quindi possonoarrivare a tutti gli organi interni,essendo veicolate dal sangue.Questo significa che possono rag-giungere il cervello e le gonadicontaminando il seme. Nei tessuti analizzati sono state

tipica di un materiale radioattivoalfa-emettitore: è nocivo se inge-rito o inalato. La parte solubileviene eliminata attraverso i reni,mentre quella insolubile si puòdepositare nei polmoni e da quipassare ai linfonodi del media-stino.Un ampio dibattito si è svilup-pato intorno alla pericolosità delDU: alcuni sostengono che leconcentrazioni di DU nell’am-biente per uso bellico sonotroppo basse e rendono trascura-bili gli effetti. Ciò può esserevero per i Balcani. Ma esiste unapopolazione, quella irachena, cheha subito un massiccio inquina-mento da DU, e che nel territorioha continuato a vivere senza pre-cauzioni. È possibile effettuareuna stima di massima deglieffetti dell’esposizione di questapopolazione al DU, ottenendodati fra i 10000 e i 20000 casi ditumore attesi nei prossimi 70anni. Anche se questi dati sonogravi, tuttavia, vista la situazionedella sanità in Iraq, sarà difficileevidenziare, dal punto di vistaepidemiologico, maggiori insor-genze di tumori statisticamenterilevanti dovuti a questa pratica.Ma se il DU è l’untore lo sidovrebbe trovare all’interno deitessuti patologici, perché solo seè all’interno può estrinsecare lasua debole pericolosità.Studi approfonditi con una nuovatecnica diagnostica sono staticondotti all’Università diModena su campioni patologicidi alcuni soldati e in alcun i casisu loro liquidi corporei.Dopo 57 casi analizzati si èdovuto convenire che forse l’ura-nio non è il diretto responsabile,

Alla fine della guerra dei Balcani,al ritorno da missioni di pace,alcuni dei nostri soldati hannocominciato ad avere problemi disalute. Alcuni sono morti; almomento si contano 42 morti eoltre 200 ammalati in forma più omeno grave.Appena l’opinione pubblica si èresa conto del problema ha cer-cato di capire e di trovare il colpe-vole. I mass media, avendo sco-perto che nei Balcani erano statescaricate bombe all’uranio impo-verito, hanno correlato le patolo-gie con la radioattività del mate-riale, memori di quanto era acca-duto a Hiroshima e Nagasaki. Ma cos’è l’uranio impoverito? Èun materiale di scarto del ciclodel combustibile nucleare concontenuto in 235U del 0.2%. IlDU, per la sua lunga vita media,è classificato nella fascia piùbassa di rischio fra gli isotopiradioattivi. Esistono nel DUalcuni prodotti di decadimento,anch’essi radioattivi (234Th, 234Pa,231Th) che portano l’attività spe-cifica a circa 39.5 Bq/mg1.Il DU ha le stesse proprietà del-l’uranio naturale: densità 1.7volte quella del Pb e piroforicità(prende fuoco per sfregamento).Queste proprietà, insieme all’in-gente produzione come scorianucleare, lo hanno reso d’inte-resse per uso in ambito militare,principalmente nella punta diproiettili penetratori incendiari.Il processo di penetrazione pol-verizza il DU che esplode inframmenti incandescenti quandocolpisce l'aria dall'altra partedella corazza perforata, aumen-tandone l'effetto distruttivo.La pericolosità del DU è quella

rinvenute proprio particellemolto piccole, con composizionechimica non presente in nessunmanuale di materiali in quantoderiva da combustioni casuali.Queste non sono biocompatibili,né biodegradabili e alcune sonochimicamente tossiche. Il nuovoinquinamento “bellico” quindi èl’indiziato n.1. Ulteriori studi all’interno di pro-getti europei saranno in grado,entro breve tempo, di identifi-care i meccanismi cellulari cheportano alle patologie dei soldati.

Antonietta M. Gatti Università di Modena e Reggio EmiliaMassimo Zucchetti Politecnico di Torino

1 M.Zucchetti, Caratterizzazione del-l’Uranio impoverito e pericolosità perinalazione, Giano, n. 36 (sett-dic.2000), pp. 33-44.

L’uranio impoverito e le malattie dei soldatial ritorno da missioni di paceL’uranio impoverito, o DU, è un materiale di scarto del ciclo del combustibile nucleare con contenuto in U235 pari allo0.2%. Per la sua lunga vita media, è classificato nella fascia più bassa di rischio fra gli isotopi radioattivi. La piroforicità– prende fuoco per sfregamento – è tra le proprietà che lo hanno reso d’interesse per uso militare, principalmente nellapunta di proiettili penetratori incendiari. La sua pericolosità è quella tipica di un materiale radioattivo alfa-emettitore:è nocivo se ingerito o inalato. Sugli effetti sanitari del DU utilizzato negli ordigni si è sviluppato un ampio dibattito.Studi condotti all’Università di Modena su campioni di liquidi organici prelevati da alcuni soldati hanno portato aconcludere che probabilmente l’uranio non è il diretto responsabile delle patologie riscontrate, ma è qualcosa di ugualmentepericoloso: le polveri submicroniche create da questo tipo di bombe ad alta tecnologia.

Contatore alfa e beta a basso fondo

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28siano stati esposti a una dose alcolon inferiore a 5 mSv e quindil’analisi dei dati su questogruppo rende lo studio LSS alta-mente significativo anche perelaborazioni sull’esposizione abasse dosi, cioè di entità compa-rabile a quelle della radiodiagno-stica e, di conseguenza, di prima-rio interesse per le politicheradioprotezionistiche(10).In particolare, l’analisi del rischiodi cancro radioindotto da esposi-zione a basse dosi nei sopravvis-suti ai bombardamenti atomici,evidenzia che il rischio stimatoper unità di dose mostra un anda-mento lineare nella funzionedose-risposta senza alcuna indi-cazione di un valore soglia(11) equesto vale sia analizzando i datidi mortalità, sia quelli di inci-denza di cancro. In alcuni articolirecenti(4,5,6,7) sono state pub-blicate analisi condotte sulla basedel modello sopra descritto e deirelativi valori di Eccesso di rischiorelativo (ERR). Berrington deGonzàles e Darby(6) hanno sti-mato che nel Regno Unito circalo 0,6% del rischio cumulativo dicancro a 75 anni possa essereattribuito alla radiodiagnostica.Questa percentuale è equiva-lente a circa 700 casi annui dicancro.In alcuni lavori, riferiti alla TC inetà pediatrica(4), si evidenziacome il rischio individuale siapiccolo e pienamente bilanciatodai benefici legati a una diagnosipiù accurata quando la presta-zione è offerta in condizioni diappropriatezza. D’altro canto, sipotrebbe porre un problema disanità pubblica evidenziabilemoltiplicando il piccolo rischioindividuale per le prestazionieseguite annualmente che sono

una TC dell’addome corrispondeuna dose efficace uguale a quelladi 500 radiografie del torace equesto valore di dose è equiva-lente a un’esposizione al fondonaturale di radiazioni della duratadi 3 anni(3).Parecchi articoli pubblicati negliultimi anni presentano stime delrischio di incidenza e/o mortalitàper cancro in associazione a pre-stazioni mediche con impiego diradiazioni ionizzanti (4,5,6,7).Questi lavori basano le loro stimedi rischio prevalentemente sumodelli elaborati dagli studi epi-demiologici sui sopravvissuti aibombardamenti di Hiroshima eNagasaki. Il più importante stu-dio di mortalità e incidenza dicancro in questi soggetti è il LifeSpan Study (LSS) basato su unacoorte di 120.000 soggetti identi-ficati in un censimento del 1950e seguiti con un follow-up tuttorain corso, i cui esiti pubblicati siestendono al 1990(8,9). Di que-sta coorte circa 10.000 soggetti,che si trovavano entro 3 km didistanza dall’ipocentro, si ritiene

Le radiazioni ionizzanti sono unodegli agenti cancerogeni più stu-diati e conosciuti.Attualmente il loro impiego incampo medico rappresenta, perla popolazione mondiale, la prin-cipale fonte di esposizione a que-sto rischio indotta dall’attivitàumana, come conferma anche ilpiù recente rapporto Unscearpubblicato nell’anno 2000(1).Infatti a partire dalla scoperta deiraggi X, le radiazioni ionizzantisono state impiegate in campomedico in modo sempre cre-scente, fino a diventare uno stru-mento essenziale di diagnosi eterapia.Tuttavia le prestazioni di radio-diagnostica non sono tutte equi-valenti in termini di dose effi-cace1, ma questo indicatore puòassumere valori che variano dapochi µS – come nel caso dellepiù semplici radiografie dentarie– fino a qualche decina di mSvper gli esami di tomografia com-puterizzata (TC) del torace o del-l’addome(2). In particolare si puòdire a scopo esemplificativo che a

crescenti sia in termini numerici,sia di dose erogata.In Italia non sono pubblicati datinazionali, né sul numero dei variesami radiodiagnostici eseguiti,né sulle relative dosi associate. In Regione Emilia-Romagna èattivo, però, dal 2001 un sistemadi rilevazione di questi parametripresso le Aziende del Serviziosanitario regionale. I parametririlevati hanno consentito di sti-mare la dose efficace di esposi-zione a questa fonte di rischio perla popolazione emiliano-roma-gnola e di seguirne l’andamentonel tempo. Per la definizione delnumero di prestazioni eseguitedal Servizio sanitario regionale siinterroga la banca dati correntedella specialistica ambulatoriale(Flusso ASA) e si integra questainformazione con una richiestadiretta ai vari Servizi di radiodia-gnostica per l’acquisizione delnumero di prestazioni eseguite inregime di ricovero.Per quanto riguarda la dose efficace(E) associata a ogni singoloesame, invece, si opera in colla-borazione con i Servizi di fisicasanitaria per il reperimento deiprincipali parametri tecnici diesecuzione delle indagini diradiodiagnostica (12).

Effetti sull’uomo, l’esposizione alle prestazioni di radiodiagnosticaA partire dalla scoperta dei raggi X, le radiazioni ionizzanti sono state impiegate in campo medico in modo semprecrescente, fino a diventare uno strumento essenziale di diagnosi e terapia. Le prestazioni di radiodiagnostica nonsono tutte equivalenti in termini di dose efficace: si può dire che a una tomografia dell’addome corrisponde unadose efficace uguale a quella di 500 radiografie del torace e questo valore è equivalente a un’esposizione al fondonaturale di radiazioni della durata di 3 anni. Numerosi gli studi sul rischio di incidenza e/o mortalità per cancroin associazione a prestazioni mediche radiologiche; nell’articolo una sintesi delle evidenze a tutt’oggi.

Valori di dose efficace pro-capite per diverse realtà

Regione o nazione

Dose efficace

pro-capite

(mSv/anno)

Emilia-Romagna (2001 proiez. amb.+deg.) 0.97

Emilia-Romagna (2004) 0.83

Emilia-Romagna (2006) 0.89

Toscana (2001) 1.50

Lombardia (2001) 0.60

Francia (UNSCEAR 2000) 1.00

Germania (UNSCEAR 2000) 1.90

Svezia (UNSCEAR 2000) 0.68

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un esame di radiodiagnostica è difondamentale importanza garan-tire una buona verifica dell’ap-propriatezza di tale richiesta.Una volta presa la decisione dieseguire l’esame è necessario ope-rare applicando al meglio il princi-pio di ottimizzazione, in base alquale le dosi devono esseretenute al livello più basso compa-tibile con il raggiungimento del-l’informazione diagnostica.Un’analisi dettagliata sulla fre-quenza dei vari esami di radio-diagnostica e sulle dosi efficaciassociate a queste prestazioniconsente poi di individuare punti

critici su cui è necessario interve-nire per garantire ai pazienti pre-stazioni più appropriate e otti-mizzate.

Paola Angelini Servizio Sanità pubblicaDirezione generale Sanità e Politiche socialiRegione Emilia-Romagna

NOTE1 Con il termine dose efficace siintende la somma delle dosi assor-bite dai vari organi e tessuti corretteper tipo di radiazione e per fattoripeso specifici di ogni organo e tes-suto(4)

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Il valore E moltiplicato per ilnumero delle prestazioni con-sente di pervenire al valore didose efficace collettiva S, misuratain Sv persona(13), che rappre-senta un’indicazione dell’esposi-zione della popolazione. Divi-dendo il valore S per il numero diresidenti in Emilia-Romagna sipuò ottenere una stima del valoredi dose pro-capite per la nostrapopolazione. In tabella viene riportato questovalore per gli anni 2001, 2004,2006 e questi dati sono posti aconfronto con quelli di altrerealtà nazionali e internazionali,rinvenibili in letteratura. Infigura 1 invece si può vedere

come il valore di dose efficacecollettiva si distribuisce nellevarie modalità diagnostiche, cioèmedicina nucleare, tomografiacomputerizzata e radiologia con-venzionale.

La valutazione del rischio con-nesso all’uso delle radiazioniionizzanti in medicina deveessere considerato in stretta cor-relazione con il beneficio che ilpaziente riceve. Questo benefi-cio è difficilmente misurabile,ma è legato alla percentuale diesami radiologici realmente ingrado di incidere sulle decisioniterapeutiche. Ne conseguequindi che nella prescrizione di

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Fig. 1 Dose efficace collettiva attribuita alle diverse modalità diagnostiche - anno 2005

ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

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Uno dei campi di applicazione èla tossicogenomica, una dellediscipline omiche, che consentedi identificare le interazionigene-ambiente mediante l’indi-viduazione degli effetti specificiche una determinata sostanzainduce sul materiale genetico. Siassume che ogni specifica esposi-zione sia in grado di lasciare lapropria impronta digitale, unica einequivocabile, su un certonumero di geni che sono espressiin misura significativamentemaggiore o minore rispetto a unasituazione di non esposizione. Laselezione dei soggetti avvienecon le stesse modalità di qualun-que studio clinico, identificandouna popolazione di esposti e unadi non esposti. La tecnologia puòessere applicata anche agli studiin vitro su cellule esposte a dosicrescenti dell’agente da esami-nare, così da ottenere una corre-lazione dose-effetto e potere,eventualmente, stabilire unadose soglia. I risultati preliminaridel progetto Mariner sono statipresentati al congresso annualedella European EnvironmentalMutagenesis Society (EEMS),svoltosi a Praga nel luglio 2006,

tale scoperta in termini di mag-giore e migliore utilizzo delleradiazioni per la terapia deitumori; il secondo più preoccu-pato di definire l’ordine di gran-dezza dei rischi associati alla dia-gnostica clinica e all’esposizioneoccupazionale. Nel mezzo si alzala voce degli scettici che neganol’esistenza dell’ormesi e la ricon-ducono a una evidenza dovuta adartefatti sperimentali.La discussione non è puramenteaccademica perché l’uso delleradiazioni a scopo medico, in dia-gnosi e terapia, e a fini energeticie, purtroppo, militari necessita diun accurato monitoraggio del-l’ambiente di vita e di lavoro.In questo contesto è nato il pro-getto di ricerca Mariner, coordi-nato dall’Eccellenza Canceroge-nesi, a cui hanno partecipato l’U-nità di medicina del lavoro del S.Orsola-Malpighi, l’Istituto scien-tifico tumori di Genova, l’Uni-versità di Bologna e l’Universitàdi Chieti.Mariner si è proposto di indagaregli effetti delle radiazioni a bassedosi in modelli in vitro e su ungruppo di radioesposti per motivioccupazionali. I soggetti, che sisono volontariamente sottopostiallo studio, sono stati selezionatitra il personale di reparti ospeda-lieri dove c’è un largo uso di sor-genti radioattive. Per questaindagine è stata utilizzata la tec-nica Dna-microarray associata aun test del micronucleo. Il test del micronucleo rientra neisaggi di mutagenesi in grado dievidenziare un danno clastogeno,cioè un danno che interessa seg-menti consistenti del cromo-soma. La tecnologia microarrayderiva dall’applicazione delleconoscenze nel campo dellagenomica e delle discipline daessa derivate. E’ una tecnicanuova, descritta per la primavolta nel 1999 e acquisita dalnostro gruppo di ricerca nel 2001.

Le radiazioni ionizzanti a bassedosi sono, probabilmente, unodegli argomenti più discussi edibattuti nell’ambito della ricercabiomedica e della radioprote-zione.Considerati una sorta di arabafenice fino a un decennio fa, glieffetti delle basse dosi eranodescritti in maniera del tuttoempirica. Le curve dose-effetto,costruite sulla base degli effettiosservati alle dosi misurate, siavvolgevano di mistero quantopiù le dosi diventavano basse obassissime. I modelli matematici,e una letteratura sempre più riccadopo il disastro di Chernobyl, cidicevano che alle basse dosi siassumeva che la curva conti-nuasse lineare e che su questoassunto bisognava effettuare lestime di rischio: erano o nonerano le radiazioni dei mutagenifisici e come tali privi di una dosesoglia?Queste certezze cominciarono avacillare pochi (pochissimi) annifa quando anche per le radiazionisi iniziò a parlare di ormesi, cioèdel fenomeno per cui una deter-minata sostanza agisce da stimo-latore a basse dosi e diventa tos-sica al crescere della dose. L’ormesi, un fenomeno già cono-sciuto da Ippocrate e assunta alladignità di teoria nel secoloscorso, è ormai stata invocata peralmeno 5000 sostanze ed è statasubito ben accetta per descrivereil meccanismo d’azione dellesostanze promoventi, soprattuttoper quelle con attività di interfe-renza endocrina, che, a bassedosi, stimolano la crescita cellu-lare. È più difficile spiegare come leradiazioni possano mostrareeffetti ormetici alle basse dosi. Eproprio questa difficoltà haaperto due fronti scientifici: ilprimo, il più numeroso, costituitodai radioterapisti e dagli oncologiclinici, che misurano la portata di

accolti con molto interesse e rite-nuti particolarmente innovativi.Un giudizio confermato alla pre-sentazione dei risultati definitivial convegno annuale dell’Ameri-can Association for CancerResearch, che ha ospitato 19.000partecipanti a Los Angeles loscorso aprile. Lo studio in vitro ha evidenziatoun innegabile effetto ormeticoindotto dalle dosi più basse diradiazioni saggiate. Lo studio suisoggetti reclutati ha messo inluce un’impronta digitale, rap-presentata da 270 geni specifica-mente modulati negli esposti eche differenziano questo gruppodal gruppo dei non esposti. Il progetto Mariner si è conclusocon successo, ma ha posto nuoviquesiti e alimentato nuove ipo-tesi. Sebbene ancora non siamoin grado di rispondere al quesitofondamentale sull’innocuitàdelle basse dosi, abbiamo la cer-tezza che le nuove tecnologiesiano lo strumento giusto per sol-levare il velo su molti misteriscientifici.

Annamaria ColacciArpa Emilia-Romagna

Le basse dosi e il progetto MarinerL’uso delle radiazioni a basse dosi per scopo medico, in diagnosi e terapia, a fini energetici e – purtroppo – militarinecessita di un accurato monitoraggio dell’ambiente di vita e di lavoro al fine di valutare attentamente gli effettidell’esposizione. Il progetto di ricerca Mariner, coordinato da Arpa, ha indagato gli effetti in modelli in vitro e suun gruppo di radioesposti per motivi occupazionali. Utilizzata la tecnica Dna-microarray associata a un test delmicronucleo per valutare mutagenicità e tossicità delle dosi assunte dai lavoratori.

http://www.intermed.it/mariner/

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• modificare il processo, in modoche questo rimanga all’interno delrecipiente in pressione (quello cheè successo in TMI, per concauseche non possono però essere sem-pre garantite)• adottare modifiche più sostan-ziali nel processo in modo che ilcombustibile venga sempre raf-freddato e non possa mai fondere. Si è anche affermato il principioche i sistemi di protezione passivi,quelli che funzionano automatica-mente sulla base di principi fisici,siano preferibili a quelli attivi, cherichiedono apporti di energia peralimentare soprattutto dellepompe. A dire il vero, questagerarchia di valori è stata poi ridi-mensionata, per cui la scelta del-l’uno o dell’altro sistema dipendepiù dall’esigenza, qui sotto men-zionata, di semplificare il sistema.

SEMPLIFICAZIONE DEL

PROCESSO

In realtà i continui miglioramentidella sicurezza effettuati nel pas-sato erano avvenuti con l’aggiuntadi nuovi o più articolati sistemi diprotezione, che alla fine determi-nano un aumento della comples-sità del sistema. Da questa espe-rienza si è compreso che il sistemadeve essere considerato nella suainterezza, cercando di eliminaresituazioni potenzialmente perico-lose, così da cogliere tutte le possi-bilità di semplificazione.

ECONOMIA ED EFFETTO

SCALA NELLA POTENZA

UNITARIA

Era oramai un postulato che lecentrali nucleari per essere com-petitive dovessero essere di ele-vata potenza unitaria, fino a valoridi 1600 MW. Questo perché l’o-nere del capitale era la voce dicosto più importante e solo cosìpoteva essere abbassato il costoper unità di potenza. D’altra parteè facile elevare la potenza unitariafino ai limiti sopra indicati.

contraccolpi psicologici dovutiall’incertezza della situazione, chesi stava determinando subito dopol’incidente. Non si considera l’incidente dellacentrale sovietica Chernobyl, peril diversissimo contesto tecnico,sociale e organizzativo. Peraltronon si deve dimenticare che que-sto è avvenuto non durante l’eser-cizio della centrale, bensì duranteun esperimento. Tuttavia, l’incidente di TMI hadimostrato da un lato la grande uti-lità del contenitore – adottato findalle prime costruzioni a difesa delreattore nucleare e degli impianticonnessi –, dall’altro l’esigenza difronteggiare anche la fusione delcombustibile del reattore, che nonveniva esplicitamente considerata.Infatti, in TMI si è avuta lafusione di una significativa por-zione del combustibile nucleare,che però venne contenuta all’in-terno del recipiente a pressionedel reattore, senza determinarepericoli all’esterno. Pertanto, neinuovi reattori si fronteggia questaevenienza secondo tre possibilialternative d’intervento: • prevedere un crogiolo di conte-nimento del combustibile fuso,nel caso esso fuoriesca dal reci-piente in pressione

Il lungo periodo di rallentamento,se non di stasi, nella costruzione dinuove centrali nucleari, grossomodo 25-30 anni, ha ovviamentedeterminato un adeguamento deiprincipi adottati e delle soluzioniutilizzate nella loro progettazione.Volendo sintetizzarli in questasede, forzatamente compressa, sipossono raggruppare nei seguentisettori:- sicurezza- semplificazione del processo- economia ed effetto scala nellapotenza unitaria- smantellamento degli impianti afine vita- rifiuti ad alta attività- proliferazioneTenendo presente che questi set-tori sono interdipendenti, persemplicità qui verranno trattatiseparatamente.

SICUREZZA

La sicurezza degli impianti dipotenza costruiti nel mondo occi-dentale, più di 400, si è dimostratadi elevato livello e tale da garan-tire ampiamente la sicurezza delpubblico. L’unico grave incidente,quello della centrale di ThreeMile Island (TMI), non ha avutosignificativi impatti sanitari sulpubblico e sull’ambiente, a parte i

In realtà, questo postulato è statorimesso in discussione, per unaserie di controindicazioni chevanno dall’aumento dei tempi dicostruzione, alla maggior difficoltàdi ottenere le autorizzazioni dal-l’ente di sicurezza nazionale, alledifficoltà finanziarie per grandiinvestimenti concentrati. Pertanto, attualmente si ritieneche abbiano diritto di cittadinanzaanche reattori di piccola (100-150MWe) e media potenza (300-600MWe).

SMANTELLAMENTO DEGLI

IMPIANTI A FINE VITA

Con l’invecchiamento di alcunecentrali di potenza oramai a finevita operativa, è emerso con tuttaevidenza il problema del lorosmantellamento, detto comune-mente decommissioning. E’ un’ope-razione complessa, costosa e dilunga durata. In realtà, il costo assai elevato intermini assoluti viene ampia-mente ridotto in termini finan-ziari, perché l’accantonamento diuna modesta percentuale durantela vita dell’impianto, “rende” afine vita e nel lungo periodo suc-cessivo, prima di iniziare il decom-missioning vero e proprio, quantoserve all’operazione. Tuttavia, è risultato evidente che,se tale operazione viene tenutanel giusto conto durante la proget-tazione e la costruzione dell’im-pianto, se ne può ridurre l’impattocomplessivo. Inoltre, consideratoche i principali componenti del-l’impianto possono vivere moltopiù a lungo di quanto si era inizial-mente ipotizzato, si è giunti allaconclusione che si poteva allun-gare di parecchio la vita dell’im-pianto, se pur ricorrendo a sostan-ziali manutenzioni, così da ridurrel’impatto del decommissioning, oltrea ridurre i costi e ad attenuare ledifficoltà di trovare altri siti per lacostruzione di nuove centrali. In conclusione, si assume comu-

Tre le tipologie di ultima generazioneLe conseguenze degli incidenti nucleari del passato hanno determinato un adeguamento dei principi adottati e dellesoluzioni utilizzate nella loro progettazione. Sicurezza, semplificazione del processo, economia ed effetto scala nellapotenza unitaria, smantellamento degli impianti a fine vita, rifiuti ad alta attività, proliferazione sono gli aspettipiù attentamente indagati. Sono di tre tipi i reattori attualmente allo studio: reattori avanzati, reattori evolutivi,reattori innovativi. Le soluzioni per la sostenibilità ambientale e per il non danneggiamento del nocciolo, oltre cheper la non proliferazione, caratterizzano gli impianti più avanzati.

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nemente che i nuovi reattori deb-bano vivere 50-60 anni, contro i25-30 ipotizzati per i reattori delpassato. A conferma di tale posi-zione, si può menzionare il fattoche parecchi di questi reattorisono stati autorizzati a funzionare10-15 anni oltre il previsto.

RIFIUTI AD ALTA ATTIVITÀ

Il trattamento di questi rifiuti,derivanti per la stragrande percen-tuale dal combustibile scaricato,viene visto da molti contestatoridell’energia nucleare come unproblema di tale gravità, da nonconsentire l’utilizzo di tale fonteenergetica. Le contestazioni chenel passato si rivolgevano alla sicu-rezza delle centrali si sono pro-gressivamente spostate su taleaspetto. Personalmente ritengoche questo problema venga ampli-ficato ad arte, perché soluzioni esi-stono già e Paesi di grande sensi-bilità ambientale come la Svezia ela Finlandia stanno già realizzandoi “cimiteri” dove riporre in modostabile e sicuro questi rifiuti. Nonbisogna dimenticare che si trattadi quantità modeste rispetto all’e-nergia prodotta e che ceneri e gastossici vengono prodotti in grandequantità nell’utilizzo di combusti-bili fossili. I progettisti di nuovireattori si sono comunque postil’obiettivo di ridurre ulterior-mente questi rifiuti e addiritturadi bruciarli in reattori appositi.Tutto questo non è facile, ma fatti-bile in certa misura, comunque ilnon raggiungere compiutamentequeste obiettivi, non deve deter-minare assolutamente la condannadell’energia nucleare.

PROLIFERAZIONE

La proliferazione è un aspetto deli-cato, che richiede qualche chiari-mento tecnico. La vera difficoltàper produrre una bomba atomicasta nel procacciarsi il materiale fis-sile, che può essere o l’uranio-235o il plutonio-239. Il primo si ottiene separando que-sto raro isotopo dall’uranio natu-rale, soluzione che è molto impe-gnativa per diversi aspetti, cosic-ché tale strada è stata seguita ini-zialmente solo dalle grandiPotenze. Il secondo viene pro-dotto trasmutando l’uranio-238 inplutonio-239 in un reattore. Inrealtà, la situazione è complessa,perché il plutonio-239 non puòrimanere a lungo nel reattore,

altrimenti viene progressivamentetrasmutato in plutonio-240, unaltro isotopo non fissile del pluto-nio. In pratica si fa una distinzionetra il Weapon Grade Plutonium, con-tenente alte percentuali di pluto-nio-239 (maggiori del 93 %) e ilCivil Grade Plutonium, la miscela diisotopi del plutonio presenti nelcombustibile scaricato da una cen-trale di potenza per usi civili.Infatti, il plutonio-240 è particolar-mente nocivo per la “bomba”,perché emette neutroni che lafanno “predetonare”, riducen-done grandemente la potenza esoprattutto aumentando conside-revolmente le difficoltà per la suacostruzione1. Tuttavia, difficilenon significa impossibile e questoè il perché non esiste un plutoniochiaramente non proliferante, comesuccede per l’uranio arricchito aldi sotto del 20%. In realtà, i paesiche hanno seguito questa stradanon hanno mai utilizzato il pluto-nio scaricato da reattori civili, maquello ottenuto da specifici reat-tori, detti plutonigeni, costruiti conmateriali naturali, sia per il com-bustibile, sia per gli altri compo-nenti del reattore, che pertantonon richiedono alcun processo diseparazione isotopica (non arric-chiti). Tuttavia, i reattori civili nonpossono essere definiti certa-mente non proliferanti. Quest’a-spetto è strettamente legato allapolitica delle Grandi Potenze(Stati Uniti, Russia, Regno Unito,Francia e Cina), che hanno gliarmamenti nucleari e in partico-lare a quella degli Stati Uniti, cheè il Paese più preoccupato di que-sto aspetto. Lo scopo delle GrandiPotenze è di evitare la prolifera-zione delle armi nucleari ad altripaesi. Questo è stato politica-mente ottenuto dal Trattato di nonproliferazione (NPT: Non Prolifera-tion Treaty), che, ratificato da 188Paesi, entrò in vigore nel 1970,durò 25 anni e poi venne rinno-vato nel 1995. Secondo tale Trat-tato, i paesi non nucleari accettanodi rinunciare alla costruzione diarmi nucleari, avendo in cambio ildiritto di accesso alla tecnologiaper reattori civili in possesso delleGrandi Potenze. Dal punto divista storico, questo limite dellasovranità nazionale è un aspettocompletamente nuovo per trattatidi tale ampiezza e ciò è un chiaroindice della grande importanza diquesto problema. Inoltre, alcuni

ma significativi avvenimenti dinon rispetto di questo Trattato daparte di alcuni paesi hanno acuitola preoccupazione al riguardo.I modi per ridurre i pericoli di pro-liferazione comportano certa-mente delle penalizzazioni econo-miche; quest’esigenza non è tec-nica, ma essenzialmente politica ela sua importanza e i suoi effettisul progetto e funzionamento delreattore dipendono dalle richiesteche derivano, per quanto detto, daimposizioni internazionali, chepotrebbero anche modificarsi neltempo.Questa premessa era necessariaper meglio comprendere le lineedi sviluppo della ricerca e dellaprogettazione dei nuovi reattori.

Dal punto di vista pratico i reattoriattualmente allo studio possonoessere suddivisi in tre categorie:reattori avanzati, reattori evolutivi,reattori innovativi.- I reattori avanzati rappresentanola versione tecnologicamentemigliorata degli attuali reattori(sostanzialmente quelli ad acqua,LWR). Sono impianti standardiz-zati, che massimizzano le potenzeunitarie (1300÷1600 MWe) e uti-lizzano in genere gli stessi sistemiattivi di protezione dei reattoriattuali. Questi reattori non intro-ducono praticamente ulterioricaratteristiche di sicurezza intrin-seca e passiva, non già presentinelle attuali versioni, mentreinvece hanno un sistema di conte-nimento che dovrebbe fronteg-giare le conseguenze della fusionedel nocciolo, mediante il già citatocrogiolo (core catcher). Il punto di forza di questi reattoriè la massima valorizzazione dell'e-sperienza acquisita, la standardiz-zazione e la riduzione dei costiunitari. Questi reattori sono giàcommercializzabili- I reattori evolutivi sono ancorabasati sulla tecnologia dei reattoriad acqua, ma con modificheimportanti quali una riduzionedella potenza unitaria, un

aumento dei margini di progetto euna sostituzione dei sistemi attividi protezione con altri di tipo pas-sivo. Per la fusione del nocciolo, sene riduce sostanzialmente la pro-babilità e nel caso avvenisse s’in-tende dimostrare che la massa fusanon uscirebbe fuori dal recipientein pressione- I reattori innovativi sono quelliche mediante delle sostanzialiinnovazioni del processo e deicomponenti cercano di ottenereun prodotto che ottimizzi i requi-siti, che oggi si pretendono da unimpianto nucleare e di cui si par-lerà più diffusamente qui sotto.Questa è una schematica fotogra-fia di quello che avveniva all’iniziodegli anni ’90. Gli eventi succes-sivi non hanno modificato concet-tualmente questa suddivisione,ma l’hanno resa più chiara, defi-nita e accettata. Un evento impor-tante c’è stato alla fine degli anni90 quando il Department of Energyamericano ha promosso e finan-ziato dopo tanti anni degli studi ericerche nel campo nucleare, conspecifico riferimento ai nuovi reat-tori. Non era questa l’unica novità,perché per la prima volta quest’i-niziativa non riguardava solo leorganizzazioni statunitensi, maanche quelle di altri Paesi, chepotevano parteciparvi, consorzian-dosi con organizzazioni di ricerca eindustriali degli Stati Uniti, conl’unica condizione che il supportoeconomico non venisse dato dalDOE. Questa iniziativa, chiamatacon l’acronimo NERI (NuclearEnergy Research Iniziative), è poiconfluita nei primi anni del nuovosecolo in un’altra ben più ambi-ziosa e più internazionale, aventelo scopo di mettere a punto il o ireattori del futuro: quest’iniziativapassa sotto il nome di GenerationIV.I Paesi che hanno aderito all’ini-ziativa fin dall’inizio sono: Argen-tina, Brasile, Canada, Corea delSud, Francia, Giappone, RegnoUnito, Stati Uniti, Sudafrica, Sviz-

I REATTORI GENERATION IV

• reattore ad acqua leggera alle condizioni supercritiche, sia ter-mico, sia veloce• reattore a gas a temperature molto elevate (superiore agli HTGR),sia termico, sia veloce con ciclo a gas• reattore veloce a sodio con combustibile avanzato• reattore veloce a piombo• reattore a sali fusi

Speciale radioattività ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

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zera; successivamente anche l’U-nione Europea.Schematicamente i requisiti deireattori di Generation IV sono iseguenti:- sostenibilità: fornire energia inmodo da soddisfare gli obiettivi diprotezione ambientale dell’atmo-sfera (aria pulita), da promuoverela disponibilità dei sistemi a lungotermine, da sfruttare in modo effi-ciente il combustibile, da mini-mizzare e gestire i rifiuti radioat-tivi e in particolare il relativoonere a lungo termine, miglio-rando di conseguenza la salutepubblica e l’ambiente- economia: avere dei costi lungotutta la vita migliori di quelli dellealternative energetiche e unlivello di rischio finanziario con-frontabile con quello di altri pro-getti energetici- sicurezza e affidabilità: eccellere insicurezza e affidabilità e avere inparticolare una bassissima proba-bilità e bassissima estensione deldanneggiamento del nocciolo, eli-minare il piano di emergenza delsito- resistenza alla proliferazione e pro-tezione fisica: garantire che essisiano la strada di gran lunga menoattraente e desiderabile per ladiversione o il furto di materialiusabili per le armi, assicurare laloro protezione fisica contro atti diterrorismo.

Ovviamente, nessun sistema saràin grado di soddisfare appienoquesti requisiti, ma cercherà diavvicinarsi il più possibile a essi, aparte il requisito sull’economia,che è indispensabile per il suc-cesso di un qualsiasi impianto equindi anche di uno nucleare.Tuttavia, è abbastanza nuova l’at-tenzione a questi requisiti: la soste-nibilità, il non danneggiamento delnocciolo, già sopra richiamato, lanon proliferazione.I concetti proposti sono subitoapparsi appartenenti a due tipolo-gie, cioè esattamente quelle sopradefinite come evolutive e innova-tive. Pertanto, è stato necessariointrodurre una suddivisione traquelli veri e propri di Generation IVe quelli meno innovativi e cioèevolutivi definibili di GenerationIII+ o meglio ancora con l’acro-nimo INTD (International NearTerm Deployment). In sostanza, iprimi sono quelli che, in linea diprincipio, dovrebbero poter soddi-

sfare al meglio i requisiti imposti,ma ciò deve essere dimostrato conprogrammi di ricerca e sviluppolunghi e onerosi e nel caso di unaloro conclusione positiva, che nonè però scontata, essi si pongonol’obiettivo di essere commerciabilia partire dal 2030; i secondi invecea priori non soddisfano completa-mente i requisiti imposti, ma incompenso, basandosi sulla tecno-logia esistente, anche se con lamessa a punto di nuovi compo-nenti, hanno la quasi certezza diessere tecnicamente fattibili, affi-dabili e pronti per la commercia-lizzazione entro il 2010-2015, pur-ché riescano a dimostrare di essereanche economicamente competi-tivi. Il sostegno finanziario pub-blico è assicurato per i primi, per-ché sono talmente innovativi, cheil loro sviluppo non può esserefinanziato da un’industria, maassai meno per i secondi, perchéla loro prevista commerciabilitàentro brevi periodi dovrebbeinvece consentire tale possibilità.I reattori che, sulla base dei requi-siti imposti e delle regole di giudi-zio concordate, sono risultati meri-tevoli di appartenere alla Genera-tion IV sono elencati in tabella.Come si vede concetti molto inno-vativi, alcuni dei quali appaionopoco realistici. Ci si riferisce inparticolare ai due reattori ad acquae a quello a gas veloce; i reattori asodio sono meno innovativi, per-ché già costruiti nel passato e sonostati qui introdotti per modificarlisostanzialmente. Più convincentesembra il reattore veloce apiombo, perché, in linea di princi-pio, potrebbe eliminare alcuniinconvenienti dei reattori a sodio,mentre quello a sali fusi a combu-stibile circolante, già studiato nelpassato, ha in linea di principiodelle caratteristiche interessanti,ma la circolazione del combusti-bile e il suo trattamento in sitocoinvolgono problemi assai com-plessi e difficili da risolvere. Quinon ci si dilunga a descriverli,anche perché non ancora ben defi-niti nelle loro caratteristicheessenziali.I reattori appartenenti alla INTDsono più numerosi (sedici) e nontutti equivalenti per grado di svi-luppo; essi comprendono siaquelli avanzati, sia quelli evolutivi.Sono i reattori bollenti e pressuriz-zati avanzati e quelli semplificati, ireattori pressurizzati integrati, il

CANDU avanzato, e infine gliHTGR nella duplice versione concombustibile prismatico o a sfere,già utilizzato nel passato, ma conimportanti varianti, tra cui l’usodel ciclo a gas. Una descrizione,anche sommaria, di tutti questitipi di reattore è qui impossibile,perché ogni tipo richiede un'am-pia spiegazione tecnica per moti-vare le scelte progettuali fatte. Traquesti, particolare menzione vadata al reattore integrato IRIS (v.figura 1), perché viene sviluppato,sotto la responsabilità della Soc.Westinghouse, con un sostanzialeapporto di università e industrieitaliane.Non ci sono dubbi che il nuclearedebba ripartire, anzi è già ripartitoin molti Paesi, e per questo biso-gna guardare con più attenzione albreve-medio periodo. Non biso-gna fare salti tecnologici troppoazzardati, perché in questo campole verifiche di applicabilità sonomolto lunghe, impegnative e nonsempre coronate da successo. Insostanza, bisognerebbe evitare difare sul piano tecnologico una fugain avanti, come talvolta nel pas-sato. Occorre, quindi, dedicare

una maggiore attenzione ai reat-tori evolutivi o INTD, preferendoquelli ad acqua, la cui tecnologiatanto è stata positivamente edestensivamente verificata e chetanto ancora può dare introdu-cendo quelle modifiche di pro-cesso, già evidenziate in molteconcrete proposte. Per i reattori diGeneration IV è bene invece privi-legiare i reattori veloci e, in parti-colare, quelli che è possibile svi-luppare in tempi ragionevolmentecontenuti e più promettenti dalpunto di vista dei costi. Infatti, talireattori utilizzano in modo moltoefficiente l’uranio e consentono,in linea di principio, di “bruciare”i rifiuti radioattivi.

Carlo LombardiPolitecnico di Milano

1 Il plutonio-240 decade α con untempo di dimezzamento di 6.537 anni,tuttavia una frazione molto piccolapari a 4,95x10-6% decadimenti sonodelle fissioni spontanee. Supponendoche queste emettano in media 2,15neutroni, si ottiene che un chilo-grammo di plutonio-240 emette pocomeno di 106 neutroni al secondo.

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Fig. 1 Spaccato verticale del reattore IRIS

Reactor Coolant

Pump (1 of 8)

Steam Generator

Steam Outlet

Nozzle (1 of 8)

Helical Coil

Steam Generators

(1 of 8)

Steam Generator

Feedwater Inlet

Nozzle (1 of 8)

Upper Head

Internal Control

Rod Drive

Mechanism

Core Outlet

“Riser”

Core

Downcomer

Pressurizer

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In conclusione, dopo 60 anni disviluppo della tecnologia, con lamaggior parte degli investimentipubblici dei Paesi Ocse in ricercae sviluppo in campo energeticoassorbiti dalle tecnologienucleari, questa fonte non è com-petitiva nel mercati liberalizzati.

IL CASO FINLANDESE

La costruzione del reattore fran-cese EPR in Finlandia, (Olki-luoto-3) promossa dall’aziendafinlandese Tvo (TeollisuudenVoima) e dalla francese Areva,rappresentava una sfida perridurre i costi di investimento,riducendo i tempi di costruzionea 5 anni, mentre la media riscon-trata tra il 1995 e il 2000 è di 116mesi, quasi 10 anni. Questa sfidaè stata già perduta, con un ritardoaccumulato di 25 mesi e l’ultimoannuncio lo scorso agostoriguarda la necessità di rinforzarela protezione del reattore in casodi incidente aereo. Il costo iniziale per i 1600 MWdel reattore era stimato in 2.5miliardi di euro successivamentecorretto a 3,2 ma già oggi le stime

dite dovute ai ritardi nella costru-zione.La liberalizzazione del mercatoelettrico ha infatti bloccato gliinvestimenti nel nucleare che,pur avendo costi operativi piùbassi delle altre fonti convenzio-nali, ha un costo dell’elettricitàpiù elevato proprio per il fortecosto di investimento cherichiede. Le stime ufficiali delDipartimento dell’energia Usa(US Doe) dello scorso febbraioriguardano i costi industriali del-l’elettricità da nuovi impianti.Come si vede dalla tabella,, il diffe-renziale stimato dal Doe tranucleare e gas (cicli combinati) èdi 0,8 centesimi di dollaro e dun-que il sussidio dato ai primi 6000MW negli Usa è più del doppiodel differenziale, cosa che induce apensare che la stima del costo delchilowattora nucleare sia piùvicina ai 7 centesimi di dollaro.Secondo una recentissima analisidell'agenzia di rating Moody's,nonostante i forti incentivi offertidal governo Usa e la trentina direattori per i quali sono previste ledomande di sussidio, solo una odue saranno le centrali realizzateentro il 2015. Varie le ragioni, e traqueste i reali costi d’investimentovalutati da Moody's almeno il dop-pio di quanto dice l'industria. Anche nel Regno Unito è in corsoun dibattito per sussidiare la pro-gressiva sostituzione delle centralinucleari funzionanti in quel Paese.

Dopo circa 60 anni di storia, ilnucleare da fissione non haancora risolto i problemi princi-pali di questa tecnologia: non esi-ste una soluzione alla gestione dilungo termine delle scorie, nonesiste una filiera non proliferativain senso militare, non esiste unatecnologia intrinsecamentesicura, nè è stata superata la limi-tatezza delle riserve di uranio (inattesa della cosiddetta genera-zione IV, non prima del 2025). La ripresa del dibattito sulnucleare ha però alcune ragioni.La principale di queste riguardail fatto che, nei mercati liberaliz-zati – Usa in primo luogo –, vistoil trentennale blocco di investi-menti privati in nuovi impianti, ilgoverno ha deciso di promuovereforti sussidi pubblici per evitareil crollo verticale del settore.

SUSSIDI PUBBLICI AL

NUCLEARE NEL MERCATO

LIBERALIZZATO: GLI USA

Com’è noto, nel 2005 il Con-gresso Usa ha approvato l’EnergyPolicy Act che introduce alcunenovità fondamentali: • un incentivo pubblico all’elet-tricità da nucleare per 1,8 cente-simi di dollaro al kWh, fino a unapotenza installata di 6.000 MW• la possibilità di accedere afondi a tasso agevolato finoall’80% dei costi di capitale• fondi assicurativi coperti dallostato per coprire eventuali per-

del costo finale superano i 4miliardi. Secondo il consorzioElfi, che raggruppa industrie fin-landesi grandi consumatrici dielettricità, questi ritardi coste-ranno 3 miliardi di euro in piùagli utenti. Bisogna aggiungere che, per farein fretta, si rischia di fare male edi ridurre i livelli di sicurezza. Gli aspetti più critici riguardano:- la base di cemento non soddisfai criteri di qualità richiesti- la struttura di contenimento delreattore – parte essenziale per lasicurezza in caso di eventi esternie incidenti – è stata realizzata daun’azienda subappaltatricepolacca specializzata nella costru-zione di chiglie di pescherecci; laqualità delle saldature non soddi-sfaceva i criteri di sicurezza- a oggi, le verifiche dell’ente disicurezza nucleare Stuk hannoevidenziato 1500 non conformitàai criteri di sicurezza stabiliti- i piani presentati da Areva sonodi bassa qualità per la scelta disubcontraenti senza la necessariaesperienza; Areva ha continuato ilavori anche nei casi in cui Stuk

Nucleare, è ancora un vicolo ciecoI 60 anni di ricerca e sviluppo nel campo della tecnologia nucleare non l’hanno resa competitiva nei mercati libe-ralizzati. I problemi principali che la tecnologia presenta risultano irrisolti e i costi d’investimento sono ancorasoggetti a lievitazione. L’attuale dibattito sul tema ha componenti diverse: dai sussidi pubblici statunitensi a soste-gno del mercato nucleare civile, alle discutibili operazioni dell’industria nazionale nell’Est europeo. Greenpeacerisponde: no grazie.

Nota: O&M rappresentano i costi di funzionamento e manutenzione. Sono inclusianche i costi di trasmissione alla rete. Fonte: US DOE, 2007

Stime costi dell’elettricità al 2015 (millesimi di $ 2005 al kWh)

Capitale O&M Comb. Trasmiss Totale

Carbone 32,64 4,89 14,82 3,72 56,07

Gas cicli comb. 12,16 1,44 37,97 3,67 55,24

Eolico 49,94 9,74 0 8,37 68,05

Nucleare 45,96 8,1 6,86 2,40 63,32

Speciale radioattività ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

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non ha accettato i progetti pre-sentati- il ritardo annunciato dalla Tvo èdovuto sia ai problemi riscontratinei condotti che collegano l’isolanucleare al circuito secondario,sia all’esigenza di rinforzare ulte-riormente la struttura di conteni-mento per proteggere il reattoreda eventi esterni (p. es.la cadutadi un aereo).La differenza tra i costi previstid’investimento e quelli effettiviè una costante storica dell’indu-stria nucleare. La storia del reat-tore finlandese è infatti piuttostocomune: l’ultimo reattore cineseha avuto un ritardo di 2 anni,quello in costruzione a Taiwan èin ritardo di 5 e l’ultimo reattorecostruito nel Regno Unito ècostato il doppio del previsto.

LO SHOPPING NUCLEARE

SOVIETICO DELL’ENEL

Anche per l’ex blocco sovietico laquestione della mancanza diinvestimenti è una questionerilevante per il rilancio delnucleare. Nell’ambito dell’acqui-sizione, da parte di Enel, del 66%della Slovenske Electrarne (Slo-vacchia) si prevede un piano diinvestimenti la cui parte piùimportante riguarda il completa-mento di due unità nucleari aMochovce per 1,88 miliardi dieuro per un totale di 880 MW.Si tratta di due Vver 440/V-213,reattori ad acqua pressurizzata ditecnologia sovietica di seconda

raggio di 14 km dal sito diBelene. Un reattore della stessa filierafunziona a Temelin nella repub-blica Ceca, ed è da sempre forte-mente contestato dall’Austria perragioni di sicurezza. Se, oltreMochovce, andasse in portoanche l’operazione di BeleneEnel investirebbe più sulnucleare sovietico che sulle fontirinnovabili.

UN DIBATTITO

D’IMPORTAZIONE

(CON SFUMATURE FRANCESI)Dunque il dibattito che attra-versa l’Italia – ricorre in questesettimane il ventennale del refe-rendum del 1987 – ha compo-nenti diverse: dai sussidi pub-blici statunitensi per evitare il

crollo dell’industria, alle discuti-bili operazioni dell’industrianazionale nell’Est europeo. Lapresenza di Edf nel mercato ita-liano attraverso Edison (con Aeme Asm) è l’unica variabile cherende questo dibattito non deltutto astratto. La risposta di Greenpeace a que-ste aspirazioni è: no, grazie.Il potenziale di efficienza ener-getica – secondo il rapporto ela-borato dal Politecnico di Milanoper Greenpeace – consentirebbedi tagliare di 100 miliardi di kWhda qui al 2020, come richiestodall’Ue, a costi inferiori sia delnucleare, sia di quelli dello scam-bio alla borsa elettrica.

Giuseppe OnufrioGreenpeace Italia

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generazione, la cui progettazionedi base risale agli anni 70. Questogenere di reattori fu completa-mente eliminato dopo l’unifica-zione tedesca; nel 1990 un reat-tore di questo tipo costruito nel-l’ex Germania Est a Greisfwald,entrato in funzione nel 1989 fudisattivato, mentre la costruzionedi altre 3 unità di terza genera-zione, fu bloccata definitiva-mente. In Finlandia due unità dellostesso tipo entrarono in funzionetra il 1977 e il 1980, ma all’epoca– ritenendo il livello di sicurezzanon adeguato – i reattori furonoriprogettati con un sistema dicontenimento della Westin-ghouse e sistemi di controllo Sie-mens. La centrale che Enel siaccinge a completare aMochovce non avrà alcunsistema di protezione da eventiesterni: secondo le dichiarazioniufficiali la caduta di un aereosulla centrale è improbabile.Dichiarazione rilasciata peraltro apoche ore dalla diffusione delnuovo video di bin Laden loscorso settembre.Enel sta inoltre partecipando inBulgaria alla gara per la costru-zione della centrale nucleare diBelene (per una quota del 49%).Si tratta di realizzare un reattoresovietico della filiera VVER1000/320 – mai approvato inEuropa occidentale – sito inzona sismica: nel 1977 un terre-moto uccise 200 persone in un

ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

Speciale Chernobyl in ArpaRivista 3/2006

A Chernobyl, il 25 aprile 1986, siè verificato il più grave inci-dente nucleare civile di tutti itempi: le esplosioni e gli incendiche si sono sviluppati hannogenerato, per una decina digiorni, un fall-out radioattivoche ha interessato oltre 150.000km2 di territorio e ha coinvoltopiù di sei milioni di persone. I fatti, le conseguenze sanitariee ambientali nell’immediato e alungo termine, le campagne dicontrollo e di monitoraggio, leiniziative di solidarietà allapopolazione colpita, la comuni-cazione nel corso dell’emer-genza sono stati al centro di unospeciale in ArpaRivista 3/2006disponibile in Arpaweb(www.arpa.emr.it/arparivista,Archivi). DR

Sommario- La notte più lunga di ChernobylLucia Venturi - Responsabile scientifica di Legambiente- Impotenti di fronte al dramma, il racconto dei primi controlli nelle zone conta-minateIl racconto di Vladimir Samsonov, direttore del Centro repubblicano dicontrollo delle radiazioni e monitoraggio ambientale di Minsk, a cura diAnnamaria Colacci - Arpa Emilia-Romagna- Quei giorni in Emilia-Romagna, i primi controlliIntervista a Sandro Fabbri, allora direttore del Servizio Radioattivitàambientale (ex Pmp). A cura di Daniela Raffaelli - Redazione ArpaRivista- L'ambulatorio mobile di Modena per il controllo delle patologie tiroideeVincenzo Rochira - Dipartimento di Medicina, endocrinologia, metaboli-smo e geriatria, Università di Modena e Reggio Emilia- Arpa in Bielorussia, i controlli nelle zone colpiteLaura Gaidolfi, Annibale GazzolaArpa Emilia-Romagna- Le conseguenze sanitarie immediate e tardiveMassimo Tosti Balducci, Marco PellegriDipartimento di Radiologia, Ausl 9, Grosseto- Con Legambiente Solidarietà un mese in Italia, per guarire almeno un po'Roberto Rebecchi, coordinatore regionale Legambiente Solidarietà- Conoscenza e informazione indipendenti per non avere più ChernobylGianni Mattioli - Università La Sapienza, Roma

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nale e appunto le Regioni. Con leRegioni molti poteri venivano cosìdelegati alle amministrazionilocali. La prima manifestazionedel Nimby era adesso possibile. L’ultima parola per approvare unacentrale era infatti passata al sin-daco del Comune dove sarebbestata costruita. Magari al sindacodi un Comune di 3000 o 4000 abi-tanti (i siti delle centrali vengonoovviamente scelti in zone nonmolto popolate). Anche senzafurori ambientalisti o terroriradioattivi (poiché gli incidenti diThree Miles Island e di Cher-nobyl non si erano ancora verifi-cati), proviamo a metterci neipanni del povero sindaco alleprese con la costruzione della cen-trale. Le prospettive erano deso-lanti. Si sarebbe visto piombare dafuori, per 5 o 6 anni, migliaia dilavoratori, centinaia di camion,decine di ruspe, di gru, che avreb-bero sconvolto la vita del paesino.L’arrivo di molti soldi e la facilità aspendere avrebbero fatto rincararetutto: dal cibo agli affitti. Poi finitala centrale tutti sarebbero scom-parsi per lasciare un centinaio ditecnici, sempre venuti da fuori, agestirla. Posti di lavoro per i locali:pochi o niente. Insomma unavisione da incubo.Gli intralci del Nimby preistoricoquasi fermarono la costruzione

getica più che soddisfacente. Nel1970, nel giro di soli 10 anni il qua-dro si capovolge. I consumi dienergia passano da 50 a 120 Mega-tep. Moltiplicati per due volte emezzo. È l’Italia del benessere ,del cosiddetto “consumismo”,dell’automobile, del frigorifero,del riscaldamento generalizzato,delle vacanze per tutti e di tantealtre comodità prima impensabili(e che divorano energia). Le importazioni schizzanoall’80% per il sistema totale e aoltre il 50% per quello elettrico.Una situazione di poco miglioredi quella attuale. Sempre nellaparte del leone nelle importazionii combustibili fossili, in partico-lare il petrolio.Quale fu la risposta dei governi diallora? Parlare di una rispostameditata ed efficace è forseeccessivo. Tanto che pochi annidopo, nel 1973, l’Italia vennecolta completamente impreparatadalla prima crisi petrolifera. Tut-tavia alcune carte su cui puntare,all’epoca, esistevano. Una di que-ste era il nucleare. Senza entrarein un’altra storia molto compli-cata e travagliata possiamo direbrevemente che il nostro paesealla fine degli anni 60 aveva giàtre centrali nucleari: il Garigliano,Latina e Trino. Erano statecostruite da tre diverse società inconcorrenza tra loro (Sme-Iri,Agip Nucleare, Edison), e questodà subito l’idea di come la sceltanucleare non fosse coordinatamolto bene e nemmeno program-mata attentamente.Comunque le difficoltà non eranofinite. E non si tratta di ostacolitecnico scientifici, ma burocraticie amministrativi. Negli anni 70,nell’ambito dell’attuazione deidettati costituzionali, venivanoistituite le Regioni. Com’è noto alcune parti dellaCostituzione del 1948 non ven-nero immediatamente realizzate,ma rinviate ad altri tempi. Fraqueste il Consiglio superiore dellaMagistratura, la Corte costituzio-

Per la prima volta la parola“Nimby” (Not in my back yard,cioè l’opposizione a operecostruite nelle vicinanze dellapropria residenza) è apparsa nel1980 sul giornale americano Chri-stian Science Monitor. Da allora lasindrome “Nimby” si è straordi-nariamente ampliata, anche nelnostro paese, come confermano lenote vicende (inceneritori, disca-riche, rigassificatori, elettrodotti,eolico ecc.). Fino a degenerare,almeno in alcuni momenti, in unfenomeno non più basato su inte-ressi locali e particolaristici, ma suuna vera e propria ideologia nichi-lista: il “Banana” (Build AbsolutelyNothing Anywhere Near Anything:non costruite assolutamenteniente, in nessun posto, vicino anulla).La storia del Nimby nostrano èben conosciuta grazie ai servizitelevisivi e alle prime pagine deigiornali. Basti pensare alla No Tavdella Valle di Susa, alla crisi rifiutiin Campania, al rigassificatore diBrindisi, e via enumerando fino araggiungere la ragguardevole cifradi 170 contestazioni a opere che,sulla carta, dovrebbero migliorarela qualità della vita civile.

Meno nota la preistoria delNimby che, almeno nel nostropaese, si intreccia in modo indis-solubile con quella del nuclearee con i primi incerti tentativi diprogrammare il futuro energeticodi un paese che si stava rapida-mente modernizzando. Il primoNimby fu molto diverso da quelloche vediamo in azione oggi e valesicuramente la pena di raccon-tarne la storia.È il 1960, l’Italia si sta industrializ-zando, ma il suo consumo totale dienergia è ancora basso: 50 Mega-tep (cioè milioni di tonnellateequivalenti di petrolio, oggi siamoa 190 Megatep). Le fonti energeti-che importate per il sistema totalerappresentano il 50%, mentre perquello elettrico soltanto il 15%.Una situazione di autonomia ener-

della centrale di Caorso che,decisa nel 1969, fu completatasolo nel 1978. Il Piano energeticodel 1975, il primo, dava largo spa-zio al nucleare, ma anche al car-bone e all’importazione di elettri-cità. Tuttavia le cose non si muo-vevano. A peggiorare la situa-zione arrivò nel 1979 l’incidentealla centrale nucleare di ThreeMiles Island negli Stati Uniti,dove però la fusione del nocciolo– grazie al cupolone di conteni-mento del reattore – non liberòall’esterno quantità significativedi radioattività. La paura fu perògrande e il nostro “povero sin-daco” aveva, adesso, diversimotivi in più per opporsi allacostruzione di una centralenucleare nel suo Comune. IlNimby cominciava ad assumerele sembianze attuali.L’incidente fece fare qualchepasso indietro, ma il lentissimoprocedere verso una decisione chelimitasse la dipendenza energeticanon deragliò completamente.Anche perché subito dopo l’inci-dente nucleare, la guerra Iran-Iraqfece precipitare l’intero pianeta inuna nuova crisi energetica. Fu inqueste prime fasi della guerra cheil prezzo del petrolio raggiunse ilrecord di 88 dollari al barile (indollari attuali, allora il prezzosuperò i 40 dollari del 1980), un

È nata con il nucleare la “Nimby” di casa nostraVale la pena di ripercorre fin dalla nascita le tappe che hanno condotto alla diffusione della sindrome Nimby (notin my back yard), non per semplice curiosità storica, ma per comprendere l’importanza (oggi come allora) di fondarele scelte importanti di un paese sulle evidenze che la scienza offre e su una corretta informazione. Onde emotive,disinformazione e assenza di chiari percorsi decisionali finiscono per divenire una sorta di giacimento politico peri fautori del “no” a tutto e sempre.

Speciale radioattività ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

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si tenne infatti un anno e mezzodopo, nel novembre 1987 e i “sì”(cioè coloro che volevano chiudereil nucleare) vinsero con l’80%.È interessante ricordare i quesitiscritti sulla scheda per la vota-zione. Com’è noto questi referen-dum sono “abrogativi” cioèdevono pronunciarsi se una certalegge debba essere mantenuta oeliminata. Ebbene, le leggi daabrogare per silurare il nuclearefurono quei due brevi provvedi-menti approvati nel 1983 chetoglievano al “povero sindaco”l’ultima parola sui siti dovecostruire le centrali (nucleari e acarbone) e lo rimborsavano per ildisturbo. Inoltre, venne ancheabrogata un’altra legge del 1973che consentiva all’Enel – alloragestore unico del sistema elettrico– di partecipare a imprese nucleariinternazionali. Il fenomenoNimby poteva nuovamente ripar-tire e passare così dalla preistoriaalla storia.

Lorenzo PinnaGiornalista Rai e scrittore

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record superato solo in questigiorni. I rischi della dipendenzaenergetica divennero, alla lucedelle nuove turbolenze MedioOrientali molto chiare. Comunque la decisione ci misealtri tre anni ad arrivare. Nel 1983due brevi leggi toglievano al“povero sindaco” l’ultima parolain fatto di scelta dei siti per le cen-trali nucleari e a carbone (ugual-mente avversate). Queste dueleggi davano il potere al Cipe(Comitato per la programmazioneeconomica) di scegliere i siti dellecentrali qualora Regioni e Comuninon avessero deciso fra la rosa dilocalità proposta dal Governo cen-trale. La seconda legge indenniz-zava Comuni e Regioni, un tantoal chilowatt installato durante lacostruzione e un tanto al chilowat-tora prodotto a centrale ormai infunzione. Era una “monetizza-zione del disturbo” che venne poisbandierata, in modo distorto,come “monetizzazione delrischio” dai movimenti ambienta-listi. Il primo Nimby sembravacosì disinnescato.

Due anni dopo l’approvazionedelle leggi che finalmente mette-vano da parte e rimborsavano il“povero sindaco”, il nuovo pianoenergetico nazionale è pronto.Siamo nel 1985. Per il nucleare siconferma la costruzione di Mon-talto di Castro (già avanzata), e sida il via libera a Trino 2 e ad altresei centrali, ognuna con due reat-tori. A conti fatti nel 2000 ladipendenza elettrica con l’esterosarebbe stata del 50-55% (contropiù del 75% di oggi, senzanucleare) e quella totale sarebbestata del 70% (contro il circa 83-84% di oggi senza nucleare). Noneccezionale, ma considerando il

quadro italiano un risultato ditutto rispetto. Più autonomia,maggiore diversificazione dellefonti. Nel marzo 1986 il Cipeapprovava ufficialmente il nuovopiano energetico. Il 26 aprile1986 esplodeva il reattorenumero 4 della centrale atomicadi Chernobyl. Fine del nucleareitaliano.Sull’incidente alla centrale sovie-tica ci fu molta confusione, provo-cata anche dalle reticenze e daisilenzi delle autorità di Mosca. In Italia c’era un ente qualificatoche poteva dire una parola defini-tiva sulla situazione: l’Enea, cheaveva un dipartimento dedicatoproprio alla radioprotezione. L’E-nea fece le sue misure in tutto ilpaese e comunicò i risultati, deltutto rassicuranti. Ma pochi l’a-scoltarono. Fu proprio in seguitoagli psicodrammi (proibizionedelle verdure a foglia larga e dellatte) scatenati in tutta la nazionedall’incidente, che il Parlamentodecise di “approfondire” la sceltanucleare fatta nel piano energeticoappena approvato.Forse l’emotività, in problemi cosìcomplessi, non è una buona consi-gliera. E l’emotività, in quel mag-gio 1986, raggiunse sicuramente ilivelli di guardia. Fu così che, constraordinaria celerità (straordinariaper i ritmi usuali del Parlamentoitaliano), appena 40 giorni dopol’incidente, il Governo venivainvitato da Camera e Senato a con-vocare, entro l’anno, una Confe-renza nazionale sulla sicurezza e lapolitica energetica che in praticarivedesse il Piano energeticoapprovato tre mesi prima.La Conferenza (tenutasi a Romanel febbraio 1987), cui partecipa-rano più di 150 istituzioni scienti-fiche e scienziati italiani e stra-

nieri, sostanzialmente approvò omeglio “riapprovò” il Piano ener-getico e la scelta nucleare. Sullabase di una considerazione moltosemplice: il reattore di Chernobylera totalmente estraneo alla tecno-logia nucleare italiana (e “occiden-tale”), quindi i rischi che presen-tava quel reattore non esistevanonegli impianti che si era deciso dicostruire in Italia. Ma nemmenoquesta rassicurazione fu suffi-ciente a chi doveva decidere. Fral’altro – almeno secondo i testi-moni presenti alla Conferenza –molti parlamentari non si feceronemmeno rassicurare, perché nonandarono ad ascoltare le relazionidegli esperti. La “patata bollente” del nuclearefu quindi passata agli italiani. Chedecidessero loro, in un referen-dum, il destino di questa fonteenergetica.Sicuramente il grande spavento,dovuto a un’informazione confusae a volte ingiustificatamente allar-mista, che tutta l’Italia si era presonei giorni di Chernobyl, non erastato dimenticato. Il referendum

Lorenzo Pinna giornalista e scrittore

In apertura di questo servizio su radioatti-vità e nucleare abbiamo citato un branodel libro che Lorenzo Pinna ha scrittoinsieme a Piero Angela per i tipi di Mon-dadori, La sfida del secolo. Gli autori si rife-riscono alla sfida energetica e il libro èscritto in forma di dialogo per aiutare a

comprendere quanto dalla soluzione che si darà a questa sfidadipenderà il destino dei nostri figli.Il cosmo, Dentro la terra, Il clima, La conquista dello spazio, Atlante dellapreistoria, L’atmosfera, istruzioni per l’uso, Cinque ipotesi sulla fine delmondo, sono solo alcuni titoli che testimoniano le fatiche di Lorenzo

Pinna nella divulgazione scientifica e, più in generale, nel promuo-vere comunque e sempre un approccio scientifico alle grandi e pic-cole questioni che ci capita di dover affrontare.Lorenzo Pinna realizza servizi per le più importanti rubriche scien-tifiche televisive, fa parte della redazione di Quark e ha partecipatoalla realizzazione delle serie più prestigiose insieme a Piero Angela,come Quark, viaggi nel mondo della scienza, La Macchina meravigliosa,Il Pianeta dei Dinosauri, Quark Economia ed Europa e altre ancora.Ha vinto numerosi premi, tra i più prestigiosi il Premio europeo Cor-tina Ulisse.Ringraziamo di cuore Lorenzo Pinna per aver voluto assicurare allanostra rivista il suo prezioso contributo, peraltro con grande solerzia,dedizione e scrupolosità.

Giancarlo Naldi

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• esiste oggi un nucleare sicuro?

• esiste la possibilità che questo nucleare di “nuova generazione” possa costituire una praticabile fonte energetica?

• i tempi per un’eventuale praticabilità di questa fonte sono compatibili con gli scenari attuali riguardanti il bisogno di energia?

• e se tutto ciò fosse possibile, è pensabile acquisire in Italia quella autorevolezza politico-istituzionale che consente di collocare gli impianti, di stoccare le scorie in sicurezza, di organizzare il trasporto dei materiali radioattivi, e tutto ciò senza che abbia il sopravvento la filosofia e la pratica del “niet!”?

Su questi argomenti, tracciati in modo così sintetico eanche banalizzato, abbiamo chiesto un breve intervento apersone che, per le conoscenze che esprimono o per leresponsabilità politico-istituzionali, rappresentano unpunto di riferimento per il Paese sul piano culturale e del-l’agire.

Giancarlo Naldi

Esiste oggi un nucleare “sicuro”? Può costituire una fonte energetica praticabile in Italia? Con quali capacità di discutere e decidere?

ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

forum opinioni dalla scienza e dalla politica

A distanza di molti anni ormai, daquando il nostro Paese ha scelto dibandire il nucleare per la produ-zione di energia, si avverte, di tantoin tanto, l’esigenza di riaprire unadiscussione su questo capitolo.Non mi riferisco alle iniziative dicoloro che non hanno mai smesso diessere nuclearisti convinti o di quelli

che lo fanno in modo strumentale, per gettare un sassonello stagno della politica nostrana. Mi riferisco a coloro che si interrogano con onestà anchesulla base degli evidenti cambiamenti di scenario e di ciòche di nuovo la scienza può mettere a nostra disposizione.Il risparmio energetico costituisce sicuramente una strate-gia e una pratica necessarie a ogni livello possibile, e rap-presenta di per sé una sorta di “fonte”. Ovviamente nonbasta, in quanto comunque di energia c’è bisogno e lefonti fossili, oltre alla loro finitezza, mostrano con tuttaevidenza le problematiche di carattere ambientale checonosciamo.

Va poi aggiunto che le evidenze che abbiamo sotto gli occhisul piano del cambiamento climatico, e sull’importanzadelle componenti antropiche all’origine dello stesso, indu-cono a progettare e a realizzare una drastica riduzione delleemissioni climalteranti in atmosfera, come è sancito dalprotocollo di Kyoto e, soprattutto, dalle intese successive.La stessa produzione di energie rinnovabili, che va ovvia-mente perseguita, non è esente da valutazioni e proble-matiche di carattere ambientale, oltre che economico. Sipensi in particolare a tutte le tematiche che riguardano ilbilancio ambientale delle agrobioenergie e alle ricadute dicarattere economico, politico e sociale delle stesse, alladimensione globale (vedi andamento dei prezzi delle der-rate alimentari ecc.). È proprio in questo contesto, quindi, che si assiste allariapertura del dibattito sulla possibilità di affrontare laquestione energetica, anche rivolgendo l’attenzione alnucleare di ultima generazione come possibile fonte.Ecco, allora, che scrivendo di radioattività e di nucleare,come stiamo facendo con questo speciale di ArpaRivista,viene da chiedersi:

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Alberto RenieriDipartimento Fusione, tecnologie e presidionucleari, Enea

G. NaldiL’energia da fonti fossili inquina, e costa, le fontipoi si avviano all’esaurimento. Il risparmio ener-getico è necessario, auspicabile e significativamenteottenibile in tempi medi, le fonti rinnovabili sonoimportanti ma non esenti da problemi. Ecco che si riapre un dibattito un po’ doloroso ma

probabilmente necessario. Per cominciare oggi, a differenza di trenta anni fa,esiste un “nucleare sicuro”?

A. RenieriLa risposta è sì, con l’attenzione dovuta alla parola “sicuro” che ha unsignificato molto particolare, scientifico. La sicurezza che danno i reattoriattuali è altissima, molto maggiore di tanti altri impianti convenzionali.

I reattori di terza generazione, attualmente in fase di prima costru-zione, mi riferisco all’Epr (European Pressurized Reactor) franco-tedescae all’AP1000 della Westinghouse, producono un livello di sicurezzaancora superiore rispetto agli attuali reattori di seconda generazione.La prospettiva aperta dall’iniziativa di Generation IV, tramite il GIF, cheè l’iniziativa internazionale di vari Paesi nel mondo che collaboranoassieme agli Usa per “Generation IV”, risponde a una serie di richiesteche sono state formulate in questi anni riguardanti: la sicurezza intrin-seca, la sicurezza cioè relativa alla gestione del combustibile, che è unodei punti critici del nucleare, la security e la non proliferazione, cioè lacapacità di essere sistemi a prova di utilizzo, per scopi bellici.A tutte le questioni poste risponde la Generation IV.Per arrivare a dare risposte complete a tutte queste domande di sicu-rezza ci sarà bisogno di una sperimentazione che durerà molti anni.

Quanto durerà ragionevolmente questa sperimentazione?

Si pensa di avere già i primi reattori raffreddati a sodio in funzioneverso il 2020.

Riguardo l’impegno sul nucleare esiste un panorama internazionale moltovariegato. Chi si occupa di una sperimentazione così impegnativa e impor-tante?

Se ne occupano gli americani, i giapponesi e i francesi. I francesi hannorealizzato dei reattori al sodio, Fenix e Superfenix. Fenix ha lavoratobene mentre il Superfenix ha avuto seri problemi nei circuiti di raf-freddamento al sodio, che hanno portato alla chiusura del reattore.Adesso questi problemi (non di carattere nucleare) sono stati compresi.Prima ancora del presidente Sarcozy è stata lanciata una grande inizia-tiva che vuole dotare la Francia di un reattore al sodio entro il 2020.Non saranno sistemi solamente francesi ma globali, frutto di questaricerca che vede impegnati insieme francesi, americani e giapponesi.

Questo tipo di reattore, oltre a presentare elementi di sicurezza che riguardanointrinsecamente il nucleare, presenta anche altri elementi di minor impattoambientale?

L’utilizzo del sodio serve per avere un reattore cosiddetto “autoferti-lizzante”. Questo è un altro dei requisiti di Generation IV, la sosteni-bilità, che significa realizzare degli impianti per i quali la disponibilitàdel combustibile ci sarà per migliaia di anni a partire da oggi.Uno dei problemi attuali è che le risorse fossili, al di là del fatto cheprovocano effetto serra, comunque prima o poi finiscono. Anche del-l’isotopo fissile dell’uranio, attualmente utilizzato, c’è una quantità

destinata a esaurirsi in qualche centinaio di anni. I sistemi autofertiliz-zanti permettono però di utilizzare completamente l’uranio naturale,con un fattore 100 di più rispetto le tecniche utilizzate oggi, perchéquesti sistemi che utilizzano il sodio rendono fertile quell’isotopo del-l’uranio che non è fissile. Praticamente trasformano un isotopo dell’u-ranio in un nucleo che diventa fissile, consentendo di utilizzare com-pletamente l’uranio.Vengono bruciati completamente anche tutti i prodotti di attivazioneche sono a lunga-media vita e che sono quelli che costituiscono oggiun grosso problema per via delle scorie che vanno stoccate con tempilunghissimi di esaurimento (ordine di migliaia di anni).I reattori alla fine bruciano tutto e nel ciclo del combustibile previstoper questi reattori avremo un rifiuto nucleare che avrà la stessa radioat-tività dell’uranio che era in miniera. Abbiamo così ripristinato la situa-zione.

Si otterrebbe anche l’effetto di abbattere la presenza nel mondo dell’uranioimpoverito?

Il discorso dell’uranio impoverito è duplice. Da una parte l’uranioimpoverito, utilizzato in questi reattori, verrebbe usato completa-mente.Praticamente si tratta di uranio in cui c’è una percentuale ancora altadi 238, l’isotopo dell’uranio non fissile, il 235 è stato utilizzato. L’uranio è impoverito perché è passato attraverso una fase di arricchi-mento: gli è stato tolto il 235 ed è rimasta la differenza.L’uranio impoverito non è di per sé più inquinante di quello naturale(anzi lo è di meno!), il problema è che viene utilizzato, in quantopesante, per applicazioni belliche e finisce sparso come inquinantepericoloso per la salute.

Allora, tornando ai tempi di praticabilità della Generation IV, a fini energe-tici, quali sarebbero in definitiva?

I reattori autofertilizzanti, cioè con raffreddamento a metallo liquido oa gas, dovrebbero entrare nella fase industriale dal 2020 al 2030.

Secondo Lei, si tratterebbe di tempi abbastanza ragionevoli per una rispostaalla domanda di energia?

Una risposta ecologica: perché non producono gas serra, hanno la pos-sibilità di sfruttare un combustibile che si trova in abbondanza sullaterra e, cosa non trascurabile, questi reattori rendono impossibile dis-togliere il combustibile per fini militari.Riguardo la sicurezza intrinseca, va sottolineato che il sistema stesso,anche con apparati elettronici non funzionanti o in presenza di erroreumano, di per sé si spegne, senza il bisogno, come avviene oggi, del-l’intervento di un sistema elettronico o di un operatore. Ripeto, sitratta di tecnologie che fanno sì che un reattore, senza bisogno di inter-venti esterni, per qualunque evento accidentale possa accadere si spe-gne da solo.

Diceva che questo sistema consentirebbe anche di minimizzare le questioniriguardanti lo stoccaggio di scorie?

Certamente, perché le scorie prodotte dalle centrali si compongono didue tipi:- i prodotti di fissione, che sono le scorie più leggere dell’uranio, sonoradioattivi, ma, decadendo abbastanza velocemente, richiedono uno stoc-caggio per un certo numero di anni, ma non si arriva alle migliaia di anni- esistono prodotti di attivazione più pesanti dell’uranio, che sono gliattinidi; si tratta di una serie di elementi che decadono in migliaia dianni. Sono una piccola frazione dei residui nucleari che richiedono unostoccaggio per migliaia di anni.

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L’obiettivo è di riuscire a “spaccare” questi attinidi, il più famoso è ilplutonio, affinché alla fine del processo non esistano più. Questo si puòfare o all’interno del reattore stesso oppure in un altro reattore opportu-namente progettato (era la proposta di Rubbia, il sistema ADS, cheancora viene perseguito e fa parte dei possibili schemi). Si tratta di unreattore dove vengono fatti bruciare gli attinidi ottenendo come residuosolo materiale radioattivo che decade in un tempo di qualche centinaiodi anni. In tal modo per le scorie non vi è la necessità di realizzare depo-siti geologici nei quali immagazzinarle per molte migliaia di anni.Questo è un punto cruciale che ha guidato Generation IV, rispondendoalle obiezioni che erano state poste, non tanto sulla sicurezza dell’im-pianto nucleare, perché già adesso gli impianti nucleari hanno un altis-simo tasso di sicurezza, quanto sulla validità di tutto il ciclo di produ-zione e di stoccaggio dei rifiuti nucleari.

Se la scienza ci offre un cambiamento di scenario così radicale e positivo qual èil problema del nostro Paese nei confronti del nucleare?

Ci sono state ultimamente molte discussioni e relativamente alla situa-zione italiana, non voglio entrare nel merito delle decisioni prese a suotempo, a ragion veduta, da chi ha votato. Di fronte a una consultazionepopolare non si possono fare commenti.La situazione è evoluta e si è compresa la difficoltà di mantenere unritmo di sviluppo dell’economia e del nostro vivere utilizzando i com-bustibili fossili.Le fonti rinnovabili e alternative possono dare un contributo impor-tante, ma a oggi possono costituire solo una frazione del fabbisognototale, se vogliamo mantenere il nostro standard di vita per il numero dipersone presenti sul pianeta.Fino a 2-3 secoli fa la legna era sufficiente, oggi l’energia ricavabile dafonti rinnovabili non basta più, oppure basta solo per un decimo dellapopolazione del pianeta. Anche questa frazione, ricavabile dalle rinno-vabili, è importante, soprattutto in quelle zone dove il trasporto dell’e-nergia è molto impattante.Il punto fondamentale, su cui tutti convergono, e sul quale tutti si tro-vano d’accordo, è che un Paese deve avere il giusto mix di fonti energe-tiche. Non si può rinunciare, almeno per un certo tempo, a quelle fossili,magari rendendole meno pericolose per l’ambiente (mi riferisco allaCO2) e sicuramente dovremo fare il massimo nel campo del risparmio,anche se l’Italia è già abbastanza “risparmiosa”.In Francia, ad esempio, nella distribuzione di energia elettrica le utenze

mediamente sono di 20 kw per casa mentre da noi la norma è 3 kw, 5 kwal massimo. Abbiamo un altro clima, ma non siamo certamente quelliche spendono di più. Bisogna dare uno sviluppo alle rinnovabili laddove possono dare il con-tributo, anche sul piano del bilancio ambientale.In Italia sicuramente la rinnovabile più importante è l’idroelettrico. Unavolta era sufficiente per tutto il Paese, adesso non più.E’ necessario pertanto dare impulso alle rinnovabili, soprattutto per ilriscaldamento, con il solare e il fotovoltaico.A me pare che, volendo mantenere gli standard di vita dell’occidente –e tenendo conto dei cinesi, degli indiani e di quanti altri cominciano areclamare il raggiungimento di standard ben più elevati di quelli chehanno attualmente – il nucleare diventi essenziale.Stiamo parlando di nucleare da fissione, bisogna arrivare al nucleare dafusione, all’Enea stiamo lavorando a questo, ma occorre ancora tempo.Mentre le centrali nucleari a fissione lavorano già quelle a fusione nonsono ancora entrate in funzione.Un’idea per il futuro potrebbe essere il mix fissione e fusione.

Ammesso che la scienza ci offra opzioni con elevati livelli di sicurezza e bassis-simo impatto ambientale, mi pare che restino da esaminare i problemi politiciche permangono: la localizzazione degli impianti, la localizzazione delle zonedi stoccaggio di scorie, la questione dei trasporti del materiale, l’Italia è il paesein cui è molto difficile fare delle scelte a fronte di una diffusa “cultura del no”.

Certo, si pensi ai gassificatori – che ci libererebbero dalla schiavitù deigasdotti e, quindi, dal potere di fornitori monopolisti, litigiosi e incerti. Igassificatori non li facciamo, con un danno oggettivo, è chiaro che civuole un’impostazione diversa, improntata alla scientificità della propo-sta e alla correttezza del percorso decisionale.Io sono propenso a dei sistemi, delle infrastrutture nazionali che rispon-dano compiutamente a tali esigenze; mi riferisco, ad esempio, all’Apat,a organismi di controllo che ci sono, ma il cui potenziale va aumentato.Va creato un circuito virtuoso nei rapporti fra il cittadino, le istituzioni,gli enti, il mondo economico, in modo che le decisioni, così comeavviene in Francia e da altre parti, vengano dibattute, ma si arrivi a unasoluzione, consapevoli che non sarà condivisa da tutti.In Italia spesso si tenta di saltare questo aspetto e dopo ci si trova difronte a un rifiuto, per certi versi anche ragionevole.Non dobbiamo forzare sui cittadini; dobbiamo pensare che le loro esi-genze sono reali, dobbiamo creare un sistema trasparente nel quale con-fluiscano i pro e i contro in modo da trovare soluzioni controllabili.

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Gianni MattioliUniversità La Sapienza, Roma

La geopolitica sanguinosa dell’energia e glisconvolgimenti climatici sollecitano cambia-menti drastici nella struttura del bilancioenergetico mondiale, caratterizzato dal mas-siccio ricorso ai combustibili fossili e periodi-camente si riapre in Italia il dibattito sullapossibilità del ricorso al contributo dell’ener-

gia nucleare, cancellato nel 1991 come conseguenza del referendumche seguì all’incidente di Chernobyl.Negli Stati Uniti è dal 1978, ben prima di Chernobyl, che le impreseelettriche – come è noto private – non ordinano più impianti nucleari.E ormai da oltre quindici anni la stessa scelta è stata effettuata da tuttii paesi Ocse, con la sola eccezione del Giappone. Austria, Spagna e Svezia hanno chiuso i programmi nucleari prima del-l’Italia e analoga scelta è stata effettuata, più recentemente, dalla Ger-mania. Quanto alla Francia – esaurita la motivazione strategica dellaforce de frappe – non ha proceduto al rinnovo degli impianti relativi altrattamento del combustibile, ha chiuso la sua filiera legata all’utiliz-zazione dell’Uranio 238. La recente intenzione di realizzare un nuovoimpianto EPR riguarda un prototipo di Terza Generazione, dunque nonsignificativamente innovativo rispetto al tipo allora presente nel pro-gramma italiano.

Gli Stati Uniti, alla guida del consorzio internazionale Generation IV,indicano il 2025 come data possibile per la realizzazione di un proto-tipo di nuovo impianto, ove fossero risolti alcuni problemi oggi irrisolti.L’energia nucleare contribuisce oggi per il 6,4% ai consumi mondiali dienergia e l’Aie (Agenzia internazionale per l’energia) prevede per iprossimi anni la riduzione di questo contributo, nonostante i pro-grammi nucleari di Cina e India.Ma quali sono le cause di questo declino? In realtà, a prescindere daiproblemi ingegneristici di sicurezza, è il problema della radioattivitàche richiede un salto di qualità di nuove conoscenze di fisica fonda-mentale: così l’Associazione per la protezione dalle radiazioni ioniz-zanti ricorda che anche il rilascio di microdosi di radiazioni, in condi-zioni di funzionamento di routine degli impianti, è comunque respon-sabile di tumori e leucemie per i lavoratori e per le popolazioni espo-ste. Dosi piccole e piccolissime di radioattività sono sufficienti a inne-scare quei processi di mutagenesi, che sono il punto di partenza dellemalattie degenerative; si tratta di fenomeni ben noti ai biologi, cheprogressivamente, a partire dai dati desunti dagli effetti sanitari delleesplosioni di Hiroshima e Nagasaky, hanno corretto in senso peggiora-tivo le stime di correlazione tra dosi di radiazioni ed effetti sanitarigravi.La dose limite di radiazioni indicata dalla Commissione internazionaleper la protezione dalle radiazioni (Icrp) per il personale addetto agliimpianti e per la popolazione non significa “dose al di sotto della qualenon vi è rischio” e neppure “dose minima assicurata dalla migliore tecnolo-gia disponibile” perché ciò sarebbe troppo costoso. Dose limite – piùelevata per i lavoratori, minore per la popolazione – significa quellivello di radiazioni cui sono associati effetti somatici (tumori, leuce-mie ecc.) o genetici, “che vengono considerati accettabili per l’individuo eper la collettività in vista dei benefici economici derivanti da siffatte attivitàcon radiazioni.” La Icrp ha fornito anche la valutazione degli effettisanitari gravi statisticamente prevedibili in corrispondenza di questadose: nel caso dei lavoratori professionalmente esposti, una diecina dimorti all’anno per tumore su 10.000 lavoratori.Deriva da ciò la complessità degli impianti e delle stesse procedureoperative e ciò porta il costo del kWh a livelli non appetibili, in parti-colare per imprese private come le americane.

Si perviene così alla questione del costo del kWh nucleare.Per le altre fonti energetiche utilizzate per la produzione di elettricitàle tabelle internazionali forniscono con precisione il costo del kWh:carbone: 0,07 euro/kWh; olio combustibile: 0,05 euro/kWh; gas natu-rale: 0,04 euro /kWh; con impianti miniidro: 0,04 euro/kWh; da fonteeolica: 0,03-0,05 /kWh. Questa valutazione è invece difficile per l’e-nergia elettrica prodotta dalla fonte nucleare.La risposta al problema dipende infatti dal grado di intervento delloStato nella chiusura del ciclo del combustibile nucleare, che, come è noto,ha rilevanti aspetti di natura militare (ad esempio, il plutonio comun-que prodotto negli attuali tipi di reattori) oppure presenta aspetti per iquali addirittura non si può parlare di tecnologie mature e commerciali,come nel caso della sistemazione delle scorie o dello smantellamentodel reattore.L’Agenzia nazionale francese per la gestione dei rifiuti nucleari(Andra) avvia ora un laboratorio sotterraneo a Bure (Meuse) per nuovistudi sulla collocazione dei rifiuti a vita lunga ad alta attività, in fun-zione della stabilità della struttura rocciosa e della sua interazione conil calore generato dalla radioattività. Altri modi di gestione dei rifiuti(trasmutazione o stoccaggio in superficie) sono tutt’ora allo studio e siè dunque lontani dalla possibilità di indicare una tecnologia standardin base alla quale determinare la sua incidenza sul costo del kWh.Quanti tuttavia hanno avanzato proiezioni di costo al 2010 e al 2025 delkWh nucleare (per es. EIA/DOE Annual Energy Outlook 2004 and Pro-jections to 2025”; Mit, 2003; ed altri), pervengono comunque a stimedell’ordine dei 0,06-0,07 euro/kWh.Ma, al di là delle questioni della sicurezza o dell’economicità, stiamoparlando di una fonte di energia che non può costituire l’alternativa aicombustibili fossili.Secondo le stime dell’Aie, al ritmo attuale di consumo dell’uranio 235commerciabile – che, come si è detto fornisce un ben modesto contri-buto ai consumi mondiali di energia - la disponibilità della risorsa nonva al di là dei trenta anni, che si ridurrebbero a ben poco, appena voles-simo far assumere all’energia nucleare ruoli dello stesso ordine diimportanza dei combustibili fossili. Certo, si potrebbe passare all’usodell’uranio 238, molto più abbondante in natura, ma per ciò sidovrebbe passare attraverso la produzione di plutonio, secondo la lineaintrapresa dai francesi con i reattori veloci. Si tratta di una tecnologiaad alto rischio (proliferazione nucleare e salute: un milionesimo digrammo la dose letale per inalazione). Finita la motivazione della forcede frappe, la Francia ha abbandonato questa filiera.L’ estrazione di uranio dalle acque del mare – ogni tanto evocata –richiederebbe più energia di quanta se ne potrebbe produrre.

È infine fatto di cronaca il rischio di proliferazione degli armamenti (giànel 1980 la conferenza internazionale Infce ribadiva il fatto che qual-siasi ciclo del combustibile nucleare ha in sé la possibilità di un uso militare)e resta il rischio del terrorismo, che ovviamente cresce a misura delmoltiplicarsi dei possibili bersagli rappresentati dagli impiantinucleari.

Dunque non verrà dalla fissione nucleare la risposta alla scelte urgentiche siamo chiamati ad effettuare.Certo, la ricerca non va abbandonata, in particolare in sede europea,anche se assai più promettente appare il settore della Fusionenucleare, per la quale esistono alcune reazioni pulite, anche se di uti-lizzazione più complessa.In conclusione, voglio citare il punto di vista del premio Nobel CarloRubbia, che, mentre ritiene che neppure le tipologie di reattori previ-ste per la IV generazione daranno risposte adeguate ai problemi dellafissione nucleare, ci ricorda che in un quadrato di 50 km di lato arrivaannualmente tutta l’energia solare sufficiente per la produzione dienergia elettrica necessaria al nostro Paese!

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Maurizio CumoPresidente Sogin (Società gestione impianti nucleari)

Esiste oggi un nucleare “sicuro”?

La sicurezza dei reattori della terza genera-zione avanzata ha raggiunto livelli elevatis-simi. I reattori di questo tipo sono progettatiper contenere all’interno dell’impianto glieffetti degli incidenti anche più gravi, inclusa

la fusione del nocciolo.Occorre tuttavia notare che il concetto di sicurezza, che sul piano tec-nico ha un significato oggettivo, è strettamente collegato alla perce-zione che se ne ha, e che costituisce il presupposto essenziale per unaaccettazione sociale diffusa. Credo che in questo campo ci sia ancoramolto da fare, soprattutto in Italia.

Esiste la possibilità che questa “generazione di nucleare” possa costituire unapraticabile fonte energetica?

Il nucleare è già una fonte energetica ampiamente utilizzata nei paesiindustriali. Il contributo nucleare alla produzione di energia elettrica èdel 33% nell’Unione europea, del 24% nei paesi dell’Ocse e del 16%a livello mondiale. Ci sono oggi 437 reattori in funzione nel mondo, 30in costruzione, 74 in progetto e 182 in opzione.È vero che negli anni scorsi alcuni importanti paesi hanno avviato unaapprofondita riflessione sull’uso del nucleare. Ma le previsioni a mediotermine pubblicate dall’Ocse (NEA) e dall’Onu (IAEA) inducono aritenere che il contributo nucleare resterà fondamentale per il soddi-sfacimento dei fabbisogni energetici.

I tempi per un’eventuale praticabilità di questa fonte sono compatibili con gliscenari attuali riguardanti il bisogno di energia?

Le scelte politiche in campo energetico devono essere ampiamentecondivise a livello sociale. I tempi sono quindi dettati dalla necessitàdi acquisire quel consenso diffuso che, per molti motivi, negli ultimivent’anni in Italia è mancato.Quello che invece si può fare subito è riprendere l’impegno nelle atti-vità di ricerca, ed è necessario farlo inserendo l’Italia nel contestointernazionale. L’impegno nella ricerca è indispensabile nell’imme-diato per acquisire le conoscenze avanzate che servono per portare acompimento, utilizzando le migliori tecnologie, il decommissioningdegli impianti nucleari, la restituzione dei siti nucleari italiani allapiena fruibilità e la sistemazione definitiva dei materiali radioattivi.Nel medio e lungo termine è necessario che l’Italia partecipi alle ini-ziative di ricerca per consentire al sistema delle competenze nucleari(ricerca, industria, esercenti, enti di controllo) di tenere il passo con glisviluppi della tecnologia, soprattutto in tema di sicurezza, sostenibilitàe non proliferazione.

E se tutto ciò fosse possibile è pensabile acquisire in Italia quella autorevo-lezza politico-istituzionale che consente di collocare gli impianti, di stoccare lescorie in sicurezza, di organizzare il trasporto dei materiali radioattivi e tuttociò senza che abbia il sopravvento la filosofia e la pratica del niet!?

Credo che, sulla base di un approccio politico corretto, tutti i problemisiano risolvibili, anche i più complessi. Soprattutto in considerazionedel fatto che tutte le attività in corso in Italia sono finalizzate alla rimo-zione dal territorio di fattori di rischio oggettivi. Se si riesce a spiegarlonel giusto modo alla popolazione, e se si riesce a dare le necessariegaranzie sul piano tecnico e sociale, non c’è motivo perché si svilup-pino resistenze aprioristiche.

Giovan Battista ZorzoliAcea spa, RomaAzienda comunale elettricità e acque

Da qualche tempo in Italia si parla molto diritorno al nucleare. Questo equivale a direche nel breve-medio periodo verrà avviato inItalia l’iter autorizzativo per la realizzazionedi impianti nucleari? Non lo credo per duefondate ragioni. In un paese dove anche l’in-

sediamento di un ciclo combinato può trasformarsi in un happeningdagli esiti imprevedibili – mentre nel caso di terminali di rigassifica-zione o di termovalorizzatori è ben noto il percorso di guerra cheattende i proponenti – chi pensa che si possa realizzare oggi unimpianto nucleare è un sognatore o un demagogo; comportamentientrambi che, in un paese democratico, hanno tutto il diritto di esi-stere, ma non portano da nessuna parte.In secondo luogo dove funziona un effettivo mercato elettrico il projectfinancing di un impianto nucleare è quasi impossibile e comunquetroppo oneroso per l’elevato impegno di capitale e i lunghi tempi direalizzazione (oltre tutto resi incerti da sempre possibili opposizioni).L’unico paese che ha superato l’impasse, la Finlandia, ci è riuscita gra-zie a un consorzio di imprese che si è impegnato ad acquistare perdieci anni l’energia prodotta a condizioni predefinite. In altri termini,bypassando la logica di mercato. Adesso sta per partire la Francia, malì l’ostacolo sarà rimosso da qualche forma di intervento dello Stato.Anche se non è pensabile la realizzazione di impianti nucleari in Italia,il più importante gruppo elettrico italiano, cioè l’Enel, con le acquisi-zioni internazionali già definite produrrà circa il 6% della sua energiacon tale fonte. Questa novità porta con sé l’acquisizione di know-how,lo sviluppo di un’adeguata cultura aziendale, l’inevitabile propensionea considerare il nucleare una delle direttrici lungo la quale espandersi.Il recente accordo con una società russa di progettazione di impiantinucleari ne è l’esplicita conferma.In parallelo, il ministro Bersani ha deciso a favore di una partecipa-zione dell’Italia allo sviluppo in corso su scala internazionale dei cosid-detti “reattori di quarta generazione”, incaricando Sogin di fungere dacapofila di un insieme di risorse nazionali piccole, ma non minime.Solo per citare le più significative, Enea, Ansaldo Nucleare, AnsaldoCamozzi, Cesi Ricerca e il Consorzio interuniversitario Cirten.È interessante notare che, quando si discute in astratto sul nucleare, glianimi si accendono e le polemiche facilmente raggiungono il calobianco, mentre le scelte operative dell’Enel e del ministro per lo Svi-luppo economico al massimo hanno suscitato una salva di mugugni,nemmeno troppo protratti nel tempo. Si ha, insomma, la sensazioneche, per fare passare certe iniziative, sia sufficiente che vengano rea-lizzate in un “altrove” geografico o temporale.

forum opinioni dalla scienza e dalla politica

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Pierluigi BersaniMinistro dello Sviluppo Economico

Ministro Bersani, esiste oggi un nucleare“sicuro”?

I reattori nucleari che si realizzano ogginel mondo sono i cosiddetti reattori di IIIgenerazione, cioè reattori del tipocostruito nel passato anche in Italia con

miglioramenti “evolutivi” nel progetto. Tali miglioramentiriguardano l’introduzione di diversi sistemi di sicurezza passivae attiva che hanno ulteriormente ridotto la probabilità di severiincidenti e limitato le relative conseguenze fuori dal sito. Questo significa che, se per sicurezza intendiamo quella delreattore in esercizio, questi reattori possono essere consideratisicuri (anche se non in senso assoluto). Se nel concetto di sicu-rezza, come io ritengo, dobbiamo comprendere anche la nonproliferazione a scopi bellici e il problema delle scorie radioat-tive, tali livelli di sicurezza sono pressappoco gli stessi dei reat-tori nucleari del passato. Per avere reattori nucleari complessi-vamente sicuri bisogna andare alla IV generazione.

Esiste la possibilità che questa “generazione di nucleare” possa costi-tuire una praticabile fonte di energia?

In Italia, nel breve periodo, ritengo di no. Infatti quando parlodi nucleare parlo sempre e solo di IV generazione non solo perproblemi di sicurezza complessiva e di costi, ma anche per ilfatto che nel nostro paese bisogna ricostruire le condizioni peravere il nucleare, in termini di competenze, collaborazioni inter-nazionali, infrastrutture e accettabilità.

I tempi per un’eventuale praticabilità di questa fonte sono compatibilicon gli scenari attuali riguardanti il bisogno di energia?

Direi di sì in una ottica di lungo termine, in quanto la realizza-zione di reattori nucleari di IV generazione è prevista per il2030. Il presupposto è fare ciò che oggi è chiaramente indispen-sabile per il breve e medio termine (rigassificatori, stoccaggi gasecc.).

Se tutto ciò fosse possibile, è pensabile acquisire in Italia quella auto-revolezza politico-istituzionale che consente di collocare gli impianti, distoccare le scorie in sicurezza, di organizzare il trasporto dei materialiradioattivi e tutto ciò senza che abbia il sopravvento la filosofia e lapratica del no sempre, ovunque e a tutto?

Autorevolezza politico-istituzionale significa adottare una cor-retta concertazione con le autonomie locali, basata sulla mas-sima trasparenza e accompagnata da adeguate campagne nazio-nali di informazione e consapevolezza per le popolazioni, defi-nite in sede di Conferenza unificata. Il banco di prova sarà larealizzazione del deposito superficiale definitivo per i rifiuti diII categoria e temporaneo per quelli di III, che dovrà contenerei rifiuti radioattivi provenienti dallo smantellamento delnucleare energetico pregesso e quelli medico-ospedalieri eindustriali.

Alfonso Pecoraro ScanioMinistero dell'Ambiente e della Tuteladel Territorio e del Mare

Quella dell’energia pulita è una battagliadifficile, ma importante e degna di esserecombattuta. L’energia, oltre a esserepulita, deve anche essere sicura. Ed è perquesto che le fonti privilegiate del futurodovranno essere quelle rinnovabili e

prive di pericoli come, ad esempio, il solare, l’eolico, le bio-masse. Tutte risorse che la natura ci mette a disposizione gratui-tamente, e che non presentano rischi per la salute e per l’inco-lumità di tutti.

L’energia nucleare, invece – e questo ormai è chiaro a tutti –presenta seri limiti nella realizzazione di nuovi siti e nella lorogestione.

Si è creata una crescente consapevolezza sui rischi legati a que-sta fonte energetica fra molti Paesi, specie a livello europeo, econdivisa tra forze politiche anche molto diverse fra loro. Una cognizione del problema realmente partecipata, fondamen-tale per contrastare le forti pressioni delle lobby a favore delnucleare che nascondono i veri rischi legati alla sicurezza, allaproliferazione e allo smaltimento delle scorie radioattive.

Senza contare, poi, l’enormità dei costi economici da sostenereper lo sfruttamento: l'energia atomica è costosissima, basti pen-sare che per la realizzazione di una sola centrale occorrerebberoben 6000 miliardi delle vecchie lire. Non è un caso, infatti, chenessun privato scelga di costruire impianti nucleari.Il problema dello smaltimento delle scorie, questione di nonpoco rilievo, resta ancora irrisolto. A questo va aggiunto che ladisponibilità di uranio su scala mondiale non potrebbe rappre-sentare una risposta energetica di ampio respiro in quanto siesaurirebbe nell’arco di qualche decennio.

Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che la tecnologia nuclearerappresenta una seria minaccia per la sicurezza globale, perchédi fatto la sua presenza mette a repentaglio la pace e la sicu-rezza dei Paesi che la ospitano, in un momento come quello incui viviamo, contrassegnato dalla sfida internazionale del terro-rismo.

Una seria politica energetica, che guarda al futuro, non può cheinvestire con forza e determinazione sulle energie pulite e rin-novabili, sull’efficienza energetica, e sull’innovazione per tro-vare soluzioni sostenibili per il nostro Pianeta. È questa,insomma, la strada da seguire per contrastare i cambiamenti cli-matici in atto e salvaguardareanche il nostro Paese, proiet-tandolo in un avvenire final-mente attento alle esigenzeambientali.

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http://www.sogin.it/

Sogin (Società gestione impianti nucleari spa), istituita nel 1999 pervolontà del Parlamento e del Governo con lo scopo di mantenerenell'ambito pubblico il controllo delle installazioni nucleari dismessee avviate allo smantellamento.

http://www.arpa.emr.it/piacenza/ecc_isotopica.htm

Arpa Emilia-Romagna; nelle pagine della Sezione di Piacenza l’areadedicata all’eccellenza “Isotopia e radioattività ambientale”.

http://www.enel.it/attivita/ambiente/nucleare/

Sito di Enel spa, pagine dedicate all’energia dal nucleare, dati euro-pei e internazionali.

http://www.intermed.it/mariner/

Progetto Mariner, studio che utilizza tecniche di citogenetica e dimicroarray per identificare un panel di biomarcatori in grado di valu-tare i rischi di esposizione a radiazioni ionizzanti.

http://www.anpeq.it/

Associazione nazionale professionale Esperti qualificati nella sorve-glianza fisica di radioprotezione.

http://www.greenpeace.org/italy/

Associazione internazionale onlus Greenpeace, nel sito italiano unasezione dedicata a Energia e clima contiene notizie e rapporti sulnucleare.

http://web.tiscali.it/zona.nucleare/

“Zona nucleare” è il sito unico nazionale che fornisce un’informa-zione estesa e completa sul tema: raccolta delle scorie nucleari("sistemazione, smaltimento e stoccaggio, in condizioni di massimasicurezza, dei rifiuti radioattivi") in Italia e argomenti correlati, man-tenendo a ogni modo un comportamento apolitico e apartitico.

http://www.solidarietalegambiente.org/

Associazione onlus Legambiente, nel sito pagine dedicate al temadel nucleare e ai progetti di solidarietà a favore della popolazionepiù colpita dalle conseguenze dell’incidente di Chernobyl.

SITI INTERNAZIONALI

http://www.insc.anl.gov/

International nuclear safety center (Insc); il centro internazionaleopera per il miglioramento della sicurezza dei reattori nucleari ancheattraverso lo scambio delle informazioni tra le nazioni.

http://www.iaea.org/

International atomic energy agency (Iaea); agenzia internazionaleper la cooperazione in campo nucleare.

http://www.icrp.org/

Icrp, Commissione internazionale per la protezione radiologica. Pre-para raccomandazioni e linee guida su tutti gli aspetti della prote-zione da radiazioni ionizzzanti.

http://www.unscear.org/unscear/index.html

United nation scientific committee on the effects of atomic radiation(Unscear); comitato insediato dall’Assemblea generale Onu nel1955. Ha il compito di valutare i livelli e gli effetti dell’esposizione alleradiazioni ionizzanti.

http://www.gnep.energy.gov/

Global nuclear energy partnership (Gnep); progetto promosso dal-l’amministrazione Usa per sviluppare il consenso sull’uso allargatodell’energia nucleare, in particolare nei paesi in via di sviluppo.

www.epa.gov/radon/

Agenzia per protezione dell’ambiente Usa, pagine dedicate all’inqui-namento indoor da radon.

SITI EUROPEI

http://www.euratom.org/

La Comunità europea dell'energia atomica (Ceea) o Euratom èun'organizzazione istituita nel 1957 per coordinare i programmi diricerca degli stati membri relativi all'energia nucleare e per assicu-rarne un uso pacifico.

SITI NAZIONALI

http://www.apat.gov.it/

Sito dell’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente e per iservizi tecnici (Apat). Nella sezione Temi/Radioattività e radiazioni unescursus normativo, l’attività di controllo e approfondimenti.

http://www.casaccia.enea.it/

Sito del Centro ricerche Casaccia - Enea. Nato come centro multidi-sciplinare a supporto del programma italiano di ricerca nel settoredell'utilizzazione pacifica dell'energia nucleare, ha mantenuto nelcorso degli anni la caratteristica di centro di ricerca, sviluppo, appli-cazione e trasferimento di tecnologie innovative.

http://www.ispesl.it/radon/opuscolo/opuscolo.asp

Istituto superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro, opuscolo divul-gativo “Il radon nei nostri spazi di vita”.

http://www.epicentro.iss.it/problemi/radon/radon.asp

Epicentro, Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e pro-mozione della salute (Istituto superiore di sanità). Nella sezioneSalute e ambiente pagine sul radon.

http://www.infn.it/indexit.php

Sito dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), che promuove,coordina ed effettua la ricerca scientifica nel campo della fisica sub-nucleare, nucleare e astroparticellare, nonché lo sviluppo tecnolo-gico necessario alle attività in tali settori. Opera in stretta connes-sione con l’Università e nell’ambito della collaborazione e del con-fronto internazionale.

Radioattività, nucleareselezione di siti

A cura di Caterina Nucciotti

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Il Premio Nobel 2007 per la Pace è stato assegnato al Comitato inter-governativo per i mutamenti climatici dell'Onu (Ipcc) e all'ex vicepresidente statunitense Al Gore. La motivazione: “... per i loro sforzivolti alla costruzione e alla divulgazione di una vasta consapevolezza del-l'effetto dell'uomo sui cambiamenti climatici, e per aver posto le fondamentaper le misure necessarie per contrastare tale cambiamento”. Si tratta di un importante riconoscimento al lavoro di quasi 20 annidell’Ipcc e al lavoro della gran parte della comunità scientifica cli-matica mondiale, che ha partecipato attivamente alla stesura deiRapporti di valutazione Ipcc. “È un onore e un grande riconoscimentoper tutti gli scienziati e gli autori che hanno contribuito al lavoro dell’Ipcc”– ha dichiarato Rajendra Pachauri, presidente dell’Ipcc. “È il ricono-scimento più significativo che l’Ipcc ha ricevuto per fornire ai policymakerinformazioni equilibrate sulle cause e sugli effetti del cambiamento del climae sulle risposte possibili” – ha detto Renate Christ, segretaria del Comi-tato.

L'Ipcc, il Comitato intergovernativo Onu sul cambiamento climatico(Intergovernmental panel on climate change, http://www.ipcc.ch/), è statocostituito dall’Organizzazione mondiale di meteorologia (WMO) edal Programma ambientale dell’Onu (Unep) per fornire ai decisoripolitici e a tutta la comunità scientifica mondiale una valutazioneobiettiva della letteratura scientifica disponibile sui vari aspetti deicambiamenti climatici, impatti, adattamento e mitigazione. Gliesperti scientifici (tra cui ci sono alcuni scienziati italiani) – che lavo-rano in maniera volontaria e non retribuita dall’Ipcc – sono scelti dauna struttura (Ipcc Bureau) composta da scienziati qualificati a livellointernazionale (l’unico membro italiano è Filippo Giorgi). Questiesperti rappresentano il più alto livello di expertise nei vari aspettidei cambiamenti climatici. I Rapporti prodotti periodicamente dal-l’Ipcc riflettono l’analisi e la valutazione del consenso scientifico suirisultati riguardo i cambiamenti climatici, estratti dalla letteraturascientifica mondiale, insieme a indicazioni del grado di confidenzascientifica sulle conclusioni.

L’ultimo Rapporto di valutazione (AR4-IPCC 2007) ha implicato seianni di lavoro coinvolgendo: • 800 autori che hanno contributo ai contenuti dei vari capitoli• 450 autori responsabili di capitoli che hanno coordinato il lavoro difinalizzazione dei capitoli

• 2500 revisori che hanno commentato e revisionato il lavoro Maggiori informazioni sulle attività dell’Ipcc e del Focal point ita-liano si possono trovare al sito http://www.cmcc.it dove sono dispo-nibili anche le traduzioni dei Summary for Policy Makers (SPM) dei 3volumi dell’ultimo Rapporto di valutazione.

Le più recenti conclusioni del Comitato sono pubblicate anche inArpaRivista 1/2007 “Se il clima cambia: evidenze, scenari futuri e strate-gie” e sul supplemento di ArpaRivista 3/2007 distribuito in occasionedella Conferenza nazionale sul cambiamento del clima (Roma, 12-13 set-tembre 2007, http://www.conferenzacambiamenticlimatici2007.it). Ifascicoli di ArpaRivista sono integralmente pubblicati in Arpaweb(www.arpa.emr.it).

Al Gore – vice presidente di BillClinton dal 1993 al 2000 e scon-fitto per una manciata di votialle successive elezioni presi-denziali Usa – sostiene datempo l'urgenza di affrontareconcretamente la questione delcambiamento climatico globale.Nel 2006 ha girato il mondo perpresentare il film-documentarioUna scomoda verità, premiatocon l’Oscar nel 2007, nel qualeillustra i rischi e le possibili con-seguenze – fisiche, economichee sociali – del riscaldamento delpianeta. Gore osserva, in con-clusione, come gli effetti catastrofici possano essere scongiurati se sisvilupperà una cooperazione globale, e se i singoli adotteranno com-portamenti virtuosi per ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Gore fornisce agli spettatori un vademecum composto di 10 “piccoleazioni” utili; l’ultima azione della lista è “passa parola”, a rimarcarel’importanza di un processo di partecipazione dal basso capace diesercitare pressione sui decisori politici. A rimarcare anche come l’o-pinione pubblica può agire per far emergere la “verità nascosta”, adispetto della manipolazione dell’informazione – nel film Goreaffronta questo tema con informazioni documentate – indotta dallalobby del petrolio. Tra le frasi con cui è stato pubblicizzato il docu-mentario “The scariest film this summer is one where you are the villainand the hero” (Il film più spaventoso dell’estate è uno in cui tu sei siail cattivo che l’eroe). Una parte degli incassi sarà devoluta al gruppoindipendente Alliance for climate protection.

I premiati riceveranno una medaglia d’oro, un diploma e 1.53 milionidi dollari, che si divideranno. La cerimonia ufficiale di consegna delpremio si svolge a Oslo il 10 dicembre, anniversario della morte delcreatore del Premio, Alfred Nobel. Per iniziativa di Alfonso Peco-raro Scanio, ministro dell’Ambiente, della tutela del territorio e delmare, oltre 25 scienziati italiani che hanno partecipato alla redazionedei rapporti Ipcc, sono stati ricevuti da Romano Prodi, a PalazzoChigi, il 25 ottobre. DR

Nobel per la pace all’Ipcc e Al GoreLa motivazione: “... per i loro sforzi volti alla costruzione e alla divulgazione di una vasta consapevolezza del-l'effetto dell'uomo sui cambiamenti climatici, e per aver posto le fondamenta per le misure necessarie per con-trastare tale cambiamento.”

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I cambiamenti climatici costituiscono un problema nazionale.Le strategie per contrastarli vanno considerate prioritarie perl’iniziativa del Governo e per l’integrazione delle azioni diriduzione delle emissioni di gas serra e delle azioni di adatta-mento sostenibile nelle politiche sociali, economiche, finan-ziarie, agricole e territoriali. Queste azioni possono e devonorappresentare anche un importante volano per l’occupazione.La sicurezza, il benessere e la qualità della vita dei cittadiniitaliani di oggi e domani dipendono dalla salute del pianeta edel suo clima. Il ministero dell’Ambiente e per la tutela delterritorio e del mare entro il 2008 definirà una strategia nazio-nale per l’adattamento sostenibile ai cambiamenti climatici eper la sicurezza del territorio.

1. In base ai risultati della Conferenza nazionale, coerente-mente con le strategie delineate in sede Nazioni Unite (in par-ticolare la Convenzione Onu sui cambiamenti climatici–Unfccc) e con quelle delineate in sede di Unione europea, ènecessario sviluppare politiche concrete di mitigazione deicambiamenti climatici rispettando gli impegni assunti e lavo-rando nelle opportune sedi internazionali per più significativeriduzioni dell’emissione di gas climalteranti, avviando conte-stualmente iniziative concrete a favore del risparmio, dell’effi-cienza energetica e dell’utilizzo di fonti rinnovabili sostenibili.Si deve, innanzitutto, attuare il protocollo di Kyoto entro il2012 e, nell’ambito della prossima rinegoziazione degli obiet-tivi di riduzione delle emissioni climalteranti, procedere alleulteriori riduzioni delle emissioni di gas serra indicate dall’U-nione europea, pari ad almeno il 20% entro il 2020 (che auspi-chiamo diventi del 30% come previsto dalla Ue, nel quadro diun accordo globale) e al 60% entro il 2050, coerentementecon le indicazioni dell’Intergovernamental Panel on ClimateChange (Ipcc).

2. È necessario coordinare le misure di mitigazione conquelle di adattamento al cambiamento climatico, integrandoda subito queste ultime nelle politiche settoriali di sviluppoeconomico, nella legislazione e nei programmi di finanzia-mento delle grandi opere, prevedendo azioni immediate diadattamento che possono già oggi essere avviate in Italia, apartire dalle politiche riguardanti:- la protezione degli ecosistemi e della biodiversità (terrestree marina)- la gestione del suolo e delle coste - la gestione delle risorse idriche - la tutela sanitaria della popolazione- l’agricoltura e lo sviluppo rurale - l’industria e l’energia - il turismo In questo contesto assumono priorità la concreta attuazionedi alcuni strumenti normativi, tra i quali:a) la Direttiva Quadro Acque 2000/60 (risorse idriche)b) la Direttiva Habitat 92/43/CEE e Direttiva Uccelli 79/409/CEE(biodiversità) c) la Convenzione internazionale per la protezione delle Alpid) il sistema contabilità nazionale ambientale (legge delega)e il completamento del percorso di riforme delle norme sullavalutazione ambientale, soprattutto per quanto riguarda l’integrazione della Valutazione ambientale strategica neinuovi piani.

3. È necessaria la definizione immediata di un Piano nazio-nale di adattamento ai cambiamenti climatici, che veda impe-gnato l’intero Governo, le istituzioni locali e territoriali e leparti sociali, connesso e integrato con l’avvio o la concretaimplementazione dei due piani previsti dalle due grandi Con-venzioni internazionali:

• il Piano nazionale per la biodiversità, con particolare riferi-mento al ripristino ecologico e alla deframmentazione

• il Piano nazionale di lotta alla siccità e alla desertificazione Inoltre, in un’ottica di piena sostenibilità ambientale, il Pianodovrà comprendere le migliori strategie di intervento per:

- la difesa del suolo - la gestione integrata delle coste- l’adattamento del turismo in Italia- la gestione delle risorse idriche- un programma nazionale di partecipazione, informa-zione, sensibilizzazione dei cittadini sui cambiamenti cli-matici.

La complessità del tema dei cambiamenti del clima e dellesue interconnessioni con gli aspetti di sviluppo socio-econo-mico nazionale e con gli aspetti internazionali (legati alle poli-tiche europee e all’attuazione delle direttive comunitarie, cosìcome alle politiche extraeuropee e alle relazioni internazio-nali), richiede che il Piano nazionale di adattamento ai cam-biamenti climatici sia coerente con le strategie di mitigazionee le iniziative di ricerca sui cambiamenti climatici e la forma-zione.L’ esigenza di sviluppare strategie e piani di adattamento aidiversi livelli territoriali richiede la disponibilità, per le ammi-nistrazioni di tali ambiti, di dati, informazioni e documenta-zione, nonchè la predisposizione di rapporti periodici sullostato di attuazione delle iniziative. Per conseguire queste fina-lità è opportuno attribuire, sul modello tedesco, all’Agenziaper la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (Apat) lefunzioni di centro di competenza sugli impatti e sull’adatta-mento ai cambiamenti climatici.

4. Devono inoltre essere promosse iniziative per assistere ipaesi in via di sviluppo nella programmazione e nella attua-zione di piani di adattamento sostenibile ai cambiamenti cli-matici anche al fine di prevenire squilibri sociali. Per favorirela sostenibilità nelle politiche di adattamento è opportunoproporre l’istituzione di un Fondo europeo di adattamentoche possa supportare le iniziative di assistenza ai paesi in viadi sviluppo, con particolare attenzione a quelli del bacinomediterraneo.

5. Si auspica che gli impegni del governo italiano per inte-grare le logiche di adattamento ai cambiamenti climaticiall’interno delle politiche generali e settoriali possano essereconseguiti entro un arco temporale di tre anni. Per monito-rare i progressi, così come per adeguare le politiche al ritmoincalzante del mutamento climatico, si auspica la convoca-zione della Conferenza Nazionale sull’adattamento ai cam-biamenti climatici con una cadenza che segua almeno quelladei rapporti dell’Ipcc e che preveda sessioni di aggiorna-mento.

Il Manifesto per il clima dalla conferenza nazionale sui cambiamenti climatici

(Roma, 12-13 settembre 2007)

Un New Deal per l’adattamento sostenibile e la sicurezza ambientale

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gie nazionali di sostenibilità econtrasto ai cambiamenti clima-tici è stata scarsa. Le Regioni giocano però, ai sensidel titolo V della Costituzione,un ruolo essenziale in diversematerie, quali le politiche territo-riali, l’energia, la mobilità e svol-gono una funzione altrettantoimportante nell’indirizzo e coor-dinamento delle azioni locali.Dobbiamo, in tal senso, guardareall’Europa. Un esempio recenteè la comunicazione della Com-missione al Parlamento sul pro-blema della carenza idrica e dellasiccità: “…L’adattamento ai cam-biamenti climatici rappresenta unasfida per le autorità incaricate dellapianificazione territoriale inEuropa, soprattutto in ambitoregionale”. Ci viene chiesto un impegno sudimensioni sovraregionali e dibacino, una politica che implicacondivisione tra territori, fortiinvestimenti e sostegni governa-tivi adeguati. È quanto stiamocercando di fare nel bacino delPo, dove un protocollo per laqualità dell’aria sta impegnando

Mitigazione e adattamento sonole due parole chiave del nostrolavoro. Se devo trarre una conclu-sione dalla due giorni romana èuscita molto forte l’analisi e lastrategia di adattamento ai cam-biamenti, ma più sfumato l’im-pegno per la mitigazione, che ènelle mani delle politiche ener-getiche, della mobilità, delle atti-vità produttive e agricole. Qui si avverte una necessità dirafforzare la sinergia e l’integra-zione delle politiche sia su scalaterritoriale – penso al bacino delPo – che tra i diversi settori dellapubblica amministrazione e sog-getti interessati al tema. Ilgoverno di centrosinistra ha giàinvertito l’impostazione rispettoagli anni precedenti e corretto unsostanziale disimpegno su Kyoto,ma siamo anche consapevoli chela risposta è ancora insufficienterispetto alla gravità del problema. Occorre “far squadra”. A questoriguardo, al di là del coinvolgi-mento delle Agenzie regionaliper la prevenzione e l’ambiente edi alcune Regioni, come lanostra, chiamate a dare il propriocontributo sui temi della gover-nance del Po, la partecipazionedel sistema regionale alle strate-

Il tempo stringe. I vertici inter-nazionali, incalzati dalla comu-nità scientifica, hanno sancito lagravità dei cambiamenti climaticie assunto obiettivi di riduzionedei gas serra che per la primavolta coinvolgono senza ecce-zioni gli Stati sviluppati delmondo. L’Unione europea ha rispostoprima e meglio di altri agliallarmi e imposto agli Stati mem-bri di colmare i ritardi. In unmomento in cui non solo gliaddetti ai lavori, ma la stessa opi-nione pubblica avverte l’arretra-tezza e le difficoltà accumulatedal sistema Italia, l’iniziativa delministero all’Ambiente e di Apatha rappresentato un passaggioimportante. La conferenza nazionale sulclima del 12 e 13 settembre haavuto il merito di raccoglierediversi contributi scientifici eattirare l’attenzione dei massmedia e, in ultima analisi, di pro-porre i cambiamenti climatici trale priorità dell’agenda politicaitaliana. Positiva in tal senso l’approva-zione di un manifesto e di un deca-logo di azioni concrete da intra-prendere.

la nostra, come tutte le Regionipadane, in politiche coordinatedi monitoraggio, limitazione econversione energetica. Nellaconsapevolezza di una situazionemeteoclimatica molto difficile,ove la mancanza di piogge rischiadi vanificare molti sforzi. Allafine di settembre l’Emilia-Roma-gna ha promosso un convegno sulclimate change presso il nostro uffi-cio di rappresentanza a Bruxel-les, coinvolgendo il ministeroall’Ambiente. L’iniziativa hadestato l’attenzione di molti sta-keholder europei e di altreRegioni italiane che vi hannopartecipato, portando proposteed esperienze. Questo per direche ognuno può e deve fare lasua parte. Alla base occorre peròun patto tra Stato e Regioni chericonosca i rispettivi ruoli e valo-rizzi al massimo l’impegnocomune.

Lino ZanichelliAssessore all’Ambiente e sviluppo sostenibile Regione Emilia-Romagna

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Sostenibilità e cambiamenti climatici in Emilia-Romagnal’impegno della Regione

Diverse novità e forti investimenti caratterizzano le politiche per la sosteni-bilità che la Regione si sta accingendo a varare. Sul fronte della mobilitàsostenibile, più risorse in arrivo anche dal Fondo nazionale per rafforzare erinnovare il Trasporto pubblico locale, le infrastrutture urbane e i servizi fer-roviari, mentre sono a bando i 5 milioni di euro per la conversione ametano/gpl dei veicoli inquinanti. Ormai vicina l’approvazione definitiva delnuovo Piano Energetico Regionale, che potrà contare su 30 milioni di euroall’anno per tre anni, oltre che sui fondi dei programmi europei per 80milioni di euro in cinque anni. Tra gli assi prioritari, le fonti rinnovabili nellearee industriali, l’energia verde attraverso le biomasse, ancora la mobilitàsostenibile per merci e centri storici. Al piano si affianca l’atto di indirizzo sulrendimento energetico e la certificazione energetica degli edifici e degliimpianti, già adottato dalla Giunta, che individua gli standard di prestazioneenergetica degli edifici, detta le norme per realizzarne la certificazione erende obbligatorio l’uso delle fonti rinnovabili per la climatizzazione e l’ac-qua calda; prevista una percentuale obbligatoria di ricorso alle fonti rinnova-bili per l’energia elettrica e termica, anche connettendosi a parchi fotovol-taici del territorio.

Conferenza nazionale sul clima, la lotta ai cambiamenti climatici è una prioritàLa conferenza nazionale sul clima del settembre scorso ha attirato l’attenzione dei media e, in ultima analisi, haproposto l’adattamento ai cambiamenti climatici tra le priorità dell’agenda politica italiana. Dalla “due giorni”romana è emersa la strategia di adattamento, ma più sfumato è apparso l’impegno per la mitigazione, che è legataalle politiche energetiche, alla mobilità, alle attività produttive e agricole. L’esempio dell’Unione europea è unachiara indicazione del percorso che Stato e Regioni possono cogliere per azioni decisive.

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ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

fanno leva più sulla fiducia-affi-nità che sul merito. Ciò non vale laddove all’assun-zione per chiamata si preferiscala selezione tramite concorso.Spesso le donne hanno miglioririsultati nelle prove di concorso.

Quali sono, dunque, le possibilistrategie per colmare l’insuffi-ciente presenza e sensibilità fem-minile in ambiti fondamentaliper la protezione del clima?A volte sono sufficienti sempliciaccorgimenti non onerosi per leamministrazione come:• assumere l’obiettivo d’incre-mentare la presenza femminilenei ruoli tecnici come prioritarioda parte della leadership politicae del top management dell’ente• attivare indagini e audit sullacondizione femminile per defi-nire la posizione del personaledirigenziale femminile• promuovere la formazione e

Questo trend è ancora più mar-cato negli ambiti tecnici dellaprotezione del clima, nonostantein tutta Europa vi siano piùdonne laureate che uomini. Le donne, però, sono visibil-mente sotto rappresentate nellematerie scientifiche e, laddoveimpiegate, percepiscono un red-dito inferiore.Nonostante tutto questo emergeche, in futuro, nei paesi occiden-tali si porrà non solo un problemademografico – che costringerà glienti e le imprese ad affrontare laquestione di rappresentanzafemminile – ma si dovranno farei conti con una crescente rivendi-cazione da parte delle donne diricoprire posti di leadership tec-nica e politica.

Ma quali sono le barriere che ledonne dovranno superare perassecondare la volontà di rico-prire posizioni decisionali dirilievo anche nel campo dellatutela del clima? Manca innanzitutto un’azione più incisiva daparte dei Governi centrali e localiche indirizzi e solleciti le donne aimpegnarsi in corsi di studioscientifici. L’offerta di donnequalificate in campo scientifico èancora bassa. Sembrerebbe poi mancare unideale o, meglio, esempi digrandi donne e visibilmente disuccesso in questo campo. L’interesse delle donne per icampi tecnici e della difesa delclima è ancora limitato, poichédimostrano di preferire attivitàdirezionali più fondate sullacomunicazione che sull’assun-zione diretta di posizioni apicali.Nei casi in cui, tuttavia, manife-stino la propria disponibilità adassumere incarichi in posti diresponsabilità, vengono posposteagli uomini.Inoltre, l’organizzazione dellavoro è ancora fondata su gerar-chie di stampo tradizionale, che

Come migliorare la partecipazionedelle donne ai processi decisionalinelle aree politico amministrativeche hanno rilevanza per il cambia-mento climatico era l’obiettivo delProgetto europeo Life Climate forChange. Gender Equality and Cli-mate Policy promosso e coordinatoda Alleanza per il clima, l’associa-zione di Comuni ed enti territo-riali europei, che s’impegnano perspecifici obiettivi nella difesa delclima.Sotto la guida di Klima Bündnis(Germania) un consistentenumero di città europee ha inda-gato i motivi che sino a ora hannoimpedito o limitato la partecipa-zione delle donne in posizionistrategiche per le scelte energeti-che che incidono sul cambia-mento climatico. Le città chehanno sviluppato il progetto, daldicembre del 2003 al febbraio2005, sono state: Lathi in Finlan-dia anche per conto dell’Unionedelle Città Baltiche, Sundsvall inSvezia, Berlino, Dresda, Franco-forte e Monaco in Germania e lecittà italiane di Ferrara, Genova,Napoli e Venezia.

L’approccio al progetto è statoquello di analizzare la posizioneattuale di donne e uomini nellearee e nei settori di rilevanzaenergetica all’interno delleamministrazioni nei vari Paesieuropei. Sono state, poi, discussele possibili strategie per raggiun-gere una partecipazione bilan-ciata ed equa di genere nell’am-bito della salvaguardia del clima. I dati raccolti dalle città partnerhanno confermato che la quota didonne tra i dipendenti è moltoalta in tutte le amministrazionicomunali e, spesso, addiritturapiù alta di quella degli uomini.Tuttavia, è anche evidente che lapresenza femminile si riduce inmodo consistente nei posti diri-genziali o di leadership politica(nelle Giunte e nei Consiglicomunali).

training per personale dirigen-ziale, coinvolgendo maggior-mente le donne• regolamentare anche il part-time per consentire al manage-ment femminile – in particolariperiodi della propria vita, quali lamaternità – di conciliare lavoro eimpegni familiari• motivare le giovani donne conlauree scientifiche ad assumereresponsabilità in campo tecnico• introdurre elementi di comu-nicazione esterna sulla politica digenere sviluppata all’interno del-l’ente: monitoraggio delle posi-zioni dirigenziali femminili ereport periodici, dimostrazionepubblica per l’impegno delle pariopportunità, competizioni epremi, certificazioni di pariopportunità nell’ambito di eco-audit.

Paola PoggipolliniComune di Ferrara

Parità di genere e politiche per il climaQuali sono i motivi che hanno impedito o limitato la partecipazione delle donne in posizioni strategiche per le scelteenergetiche che incidono sul cambiamento climatico? Il progetto europeo Life “Climate for Change, Gender Equalityand Climate Policy” ha portato un consistente numero di città europee a indagare su questo tema. Il Comune diFerrara ha partecipato al progetto. Nell’articolo una sintesi dei risultati.

http://www.climateforchange.net/

Gli ostacoli che determinano una scarsa presenza delle donne nei ruoli decisionali(Fonte: Climate for Change, Rapporto finale Comune di Ferrara, 2004)

Poca determinazione femminile

Storicità dei settori(tipicamente affidati

agli uomini)

Donne impiegate nel comune ma non in cariche decisionali

(non sono motivate e ormai abituate a vedere l’uomo in certi settori)

Scarso interesse alla drammaticitàdei cambiamenti climatici previsti

Problemi/impegni familiariche impediscono/rallen-tano la progressione di

carriera

OSTACOLI

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A Venezia il futuro della scienzae la scienza per il futuroLa “Third World Conference on the Future of Science” – che si è svolta a Venezia dal 19 al 22 settembre presso lafondazione Cini, sulla splendida isola di San Giorgio, di fronte a San Marco – ha riunito studiosi e scienziatiprovenienti da tutto il mondo. Le energie rinnovabili e il futuro della sostenibilità ambientale sono stati vagliaticon dati tecnici e pareri informati, in una carrellata di tecnologie e strategie politiche sul lungo termine.

climalteranti e della criticità dellasituazione attuale e futura. È giu-sto parlare di cambiamenti clima-tici (climate change) e non diriscaldamento globale (globalwarming). La soluzione delsequestro della CO2 è unaopzione da investigare con atten-zione, e necessita di finanzia-menti ingenti per indagare accu-ratamente in termini di effetticollaterali e potenziali impattisulle varie matrici ambientali.

Siamo in un periodo di transizioneverso le energie rinnovabili, con-tro la schiavitù e le controindica-zioni inquinanti dell'energia tradi-zionale (combustibili fossili, per lopiù, e le loro fragilità ecologiche etecniche).L’alternativa è rappresentatadalla conversione di biomasse incarburante, e lo sfruttamento difonti rinnovabili come il sole, ilvento, l’acqua.

C'è progresso tecnico e interesseper la ricerca, ma il cambiamentodi registro costringerà a cambia-menti sociali, oltreché tecnici.Bisogna gestire la transizione,informando la comunità del cam-biamento e istruendo gli scien-ziati alle nuove esigenze dellatecnica. Soprattutto, c’è unaricerca e una promozione deirisultati a breve termine (tra cui ilmiglioramento delle vecchiefonti di energia) e per quelli alungo termine.

Sul piano economico cambie-ranno assetti di globalizzazione estandardizzazione radicati. Dallaprogettazione globale bisogneràprogrammare sul regionale, scen-dendo nel locale.Sul sociale, bisognerà convertirel'opinione pubblica a un discorsoche prima che ambientalistico siadi convenienza anche econo-mica. Prima che la carenza di

lungo termine. I campi coltivatiper ricavare biomasse adatte allaconversione in energia, e l’ener-gia più disponibile di tutte, ilsole, sottoforma di energia eolicae fotovoltaica, avranno bisogno diuna partecipazione sociale che neaccolga le modificazioni necessa-rie al territorio. Stephen Connorsdel Mit indica che entro brevetempo lo sforzo per migliorare laproduttività delle energie rinno-vabili sarà impiegato nella cono-scenza e trasformazione del terri-torio: ossia dove sfruttare meglioil sole, l’acqua e scegliere inmodo più informato la migliorelocalizzazione di nuovi impiantiper convertire in energia le fontinaturali. In Europa, come inAmerica, non è in discussione lanecessità di un simile impegno, ilriscontro sul piano ecologico èovvio. Resta da ricercare e pub-blicizzare la sostenibilità e la con-venienza economica.

È esigenza unanimemente per-cepita differenziare le fonti. Ciòsignifica non dipendere energeti-camente da una sola sorgente.Ma prendere dove è disponibile,e preferibilmente da risorseendogene, locali; sia per que-stioni di equilibrio geopolitico,sia per perseguire un correttoprincipio di responsabilità, facen-dosi carico delle emissioni deipropri consumi energetici.A livello globale, si punta versoun rapido sviluppo della ricercafinalizzata a un corretto e sicuroutilizzo dell’energia nucleare, esulla estensione della stessaricerca alla IV generazione diimpianti, meno rischiosi, più effi-cienti ed economici.

Alcuni scienziati americani (Mit)hanno messo in discussione letesi del panel Ipcc, confutando latesi della preponderanza dell’ori-gine antropica delle emissioni

La “Third World Conference on theFuture of Science” tenutasi a Vene-zia dal 19 al 22 settembre pressola fondazione Cini, sulla splen-dida isola di San Giorgio, difronte a San Marco, ha riunitostudiosi e scienziati provenientida tutto il mondo. Le energie rin-novabili, il futuro della sostenibi-lità ambientale, sono stati vagliaticon dati tecnici e pareri infor-mati, in una carrellata di tecnolo-gie e strategie politiche sul lungotermine. Ma le università e ilaboratori non hanno ignorato ilbreve e medio termine, e illegame con società e politica concui la scienza deve confrontarsi.Gli scienziati presenti hannoinfatti curato e dato ampio spazioalla presentazione delle tecnichegià attualmente disponibili, e aquelle oggetto di ricerca e svi-luppo, nella prospettiva degliscenari futuri.

C’è accordo accademico sullanecessità di spostare il centrodella produzione di carburantidalle riserve fossili alle energierinnovabili. Sul piano dello sfrut-tamento di biomasse come alter-nativa ai derivati del petrolio c’ègià una spinta economica note-vole, e sono già disponibili tecno-logie di conversione dell’energiasolare vantaggiose sul piano tec-nico e su quello economico. Direcente le ricerche sulle tecnolo-gie solari hanno accresciuto del40% l’efficienza degli impiantifotovoltaici, come ci informa ilNobel per la fisica Zhores Alfe-rov. E per Louis Schlapbach del-l’Empa esistono già soluzionicompetitive per realizzare nucleiabitativi che sfruttino riscalda-mento, aria condizionata ed elet-tricità fornite da energie rinnova-bili. Questo è il presente dellatecnica, che però richiede sforzieconomici, a livello governativo,per un progresso sul medio e sul

materie prime fossili e gli effettidell'inquinamento da petrolio,gas e derivati costringano a unarieducazione brusca.

Manca ancora una realecoscienza sociale della necessitàdi sostituire, o limitare forte-mente, i combustivi fossili confonti rinnovabili. Ci sono alterna-tive rinnovabili sostenibili, neiservizi e nella convenienza eco-nomica, poco considerate per ladiffidenza verso sistemi ancorapoco pubblicizzati. Ci sono sem-pre effetti ambientali (campielettromagnetici, cambiamentodi uso del suolo, impatti dalle fasidi cantiere, nuove strade, trafficodi mezzi pesanti, rumore ecc.)della produzione di energia. Nonsi può parlare di fonti a zeroemissioni. L’unica con questecaratteristiche è il risparmioenergetico, realizzato attraversola gestione della domanda dienergia.I progressi tecnologici stannocomunque tracciando la dire-zione di tecnologie sempre piùperformanti, in un’ottica dimiglioramento continuo.E’ una questione di scienza comedi politica, informazione e giuri-sprudenza. Per tradurre la paroladella scienza alla comunità delleideologie, della religione, dell’in-dustria.

Francesca LussuArpa Emilia-RomagnaFabrizio RoychGiornalista

http://www.thefutureofscience.org/

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Third World Conference on the Future of Science,al centro le energie rinnovabili

AHMED GHONIEMMIT (Massachusetts Institute of Technology, aprivate, coeducational research university locatedin Cambridge, Massachusetts), US

Le strategie per il futuro dell’energia sono daricondursi al miglioramento dell’efficienza

dei processi di conversione dell’energia stessa nelle sue varieforme, delle tecniche di cattura e sequestro della CO2, dellosviluppo delle nuove generazioni di impianti nucleari e degliimpianti a fonti rinnovabili.Particolare enfasi è stata data alla spinta verso lo sfruttamentodell’energia solare, che ha il vantaggio di poter sfruttare leopportunità di immagazzinamento dell’energia, a larga scala.La politica energetica globale dovrà intraprendere strategie dicontenimento dei consumi e un’equa distribuzione dellerisorse.

ÀNOS MIKLÒS BEÉRMIT, US

Carbone e gas naturale la faranno ancora dapadrone nella produzione di energia elettrica. Il primo, per il basso costo e la vasta reperibi-lità della materia prima, il secondo perché

meno inquinante (bassi livelli di ceneri, zolfo e mercurio,bassa anidride carbonica e rapporto carbonio/idrogeno). Latendenza è quella di andare verso combustibili fossili a minorcontenuto di carbonio. Il metano (CH4) è tra i combustibili fossili, quello che ne con-tiene meno a livello molecolare. Per minimizzare il livello diconcentrazioni di CO2 si studiano diversi metodi di sequestrodel carbonio, il cosiddetto “CCS” (carbon capture and seque-stration); intanto i nuovi impianti incrementano i propri livellidi efficienza per limitare la produzione di emissioni di gas cli-malteranti e dei residui di produzione. Sappiamo che per la seconda legge della termodinamica, pas-sando da una forma all’altra si disperde calore, sottraendoenergia all’elettrico. Si stanno studiando processi sempre piùefficienti che porteranno incrementi dell’efficienza sino alraggiungimento del 50%.

MICHAEL BEVANJohn Innes Centre, UK

Per la fornitura di energia da fonti biologicheè importante il percoso di efficientamentodegli impianti. Per la soddisfazione delladomanda si dovrà sempre più guardare al

sole, la maggiore risorsa globale di energia. Attraverso lo svi-luppo delle nuove tecnologie e strategie.Piante batteri e alghe catturano CO2 e radiazione solare perprodurre zuccheri. Nelle ere geologiche l'atmosfera è diven-tata ricca di ossigeno, e gli organismi che praticano la fotosin-tesi sono diventati carbone e petrolio. Il mondo che viviamo èstato fatto dalle piante. Ora l'equilibro dei gas atmosfericicreato e mantenuto dalla fotosintesi, è stato squassato dallosfruttamento intensivo di gas fossili e dal ritmo di crescita del-l'industrializzazione.Sul piano ecologico: cambierà il clima, cambiando le disponi-bilità di cibo. Sul piano sociale: ci si sposta dove c'è ricchezzae industria, creando pressioni etniche.Bisogna riassestare gli equilibri naturali. Una soluzione puòessere trovata nella coltivazione di piante per la produzione dibiocombustibile. Migliorare i raccolti e renderli privi diimpatti ambientali (per esempio puntando sulle colture menoidroesigenti). Rendere economicamente vantaggiosi questiprocessi. Introdurre una nuova generazione di biocarburantiper auto e aerei. Promuovere la ricerca su piante e biocarbu-ranti presso politici e opinione pubblica.Entro il 2020 il 20% del carburante per trasporto sarà da fontirinnovabili, prodotto con coltivazioni modificate e tecnologi-che, a basso impatto ambientale. Per alleviare la dipendenzae lo sfruttamento dei gas fossili.

ZHORES ALFEROVNobel per la fisica

La conversione dell’energia solare fotovol-taica promette le soluzioni più sostenibili alleproblematiche energetiche a livello globale. Isistemi fotovoltaici stanno progredendo e

rappresentano, già oggi, un’alternativa economicamentesostenibile agli impianti a fonti convenzionali. Le nuove tec-nologie solari “multigiunzione” (che possono catturare granparte dello spettro solare) hanno portato a un incremento del40% l'efficienza di questi impianti.

JEFFREY BYRONDirettore Empa (materials science and techno-logy research institution) Zurich

La risposta alla crescente domanda di energiain California è stata affrontata con una mag-giore efficienza d'uso.

Cresce economicamente, ma rimane stabile il consumo elet-trico (a fronte di un aumento del 50% in 30 anni nel resto d'A-merica).Non si è ancora al meglio. L'eccellenza nell'energia elettricasi sta raggiungendo anche nei trasporti grazie agli standard diefficienza nei carburanti, varati dal governo.Si punta alla riduzione per legge dei gas serra, all’efficienzanei vari settori dell'energia, aumentando l'uso di fonti a bassocontenuto di carbonio. Lo scopo è l’abbandonare progressiva-mente la dipendenza da combustibili fossili, attraverso ilmiglioramento dell’efficienza, i progressi tecnologici nellacostruzione degli impianti e nei motori dei veicoli, e unosfruttamento accresciuto di fonti a basso contenuto di carbo-nio. Anche allo scopo di ridurre le scorie.

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LINK UTILI

http://www.thefutureofscience.org/20th_presentfuture.htmhttp://www.thefutureofscience.org/21st_environmenthealth.htmhttp://www.thefutureofscience.org/22nd_ethicspolitics.htmhttp://www.thefutureofscience.org/http://www1.eere.energy.gov/solar/solar_cell_structures.html#multijunction

STEPHEN CONNORSDirettore Agrea(Analysis group for regional Energy Alternatives)

I governi puntano su biocombustibili e fontirinnovabili, per un futuro di fonti energetichediversificate. Ma nel presente le fonti primarie

sono ancora dipendenti dai combustibili fossili.L'impegno per sfruttare le rinnovabili, come sole, vento eacqua, ripagherà gli sforzi finanziari per svilupparle, e anche perla riduzione dei gas serra e delle emissioni inquinanti. Per ren-dere possibile il passaggio alle fonti rinnovabili, occorre la cono-scenza delle diverse dinamiche di immagazinamento e sfrutta-mento delle risorse, per giungere preparati al momento in cuisaranno soppiantate le più dispendiose e inquinanti fonti fossili. Chi si impegnerà per le energie rinnovabili, dovrà pensare auna decentralizzazione dell'investimento produttivo, dovrà stu-diare le risorse disponibili su scala locale e regionale (vento,sole, corsi d'acqua), e impiegare quelle più efficaci. Indispensa-bile il coinvolgimento delle locali agenzie governative meteo-rologiche e ambientali. Occorre sviluppare una nuova conce-zione di sfruttamento su larga scala, spezzettato nel locale.Occorrono competenze sui luoghi, le caratteristiche, e i ciclidelle fonti rinnovabili. Occorre preparare, in questa fase di pas-saggio dalle risorse fossili a quelle rinnovabili, tutte le compe-tenze necessarie (per tecnologia e preparazione del territorio) arendere efficace questo traghettamento.

MAURIZIO CUMOPresidente Sogin, la società incaricata del decom-missioning delle 4 centrali chiuse dopo il referen-dum dell’87

Nel medio-breve termine saranno disponibilii reattori nucleari di terza generazione, dal

2030 si passerà alla IV generazione di reattori nucleari.- I reattori americani "confermati" per altri 20 anni- Europa: ogni anno i detriti crescono di 40.000 metri cubiall'anno. 17.500 tonnellate, con un incremento annuo di quasiil 10% (1730 t).

LOUIS SCHLAPBACHChief executive officer at Empa(Materials science and technology research institution)

L'uso di energia oggi è ripartita equamente tratrasporti, consumi domestici, e industria.Gli stati Uniti raggiungono un consumo di

10kW pro capite, Europa e Asia vanno dai 4 ai 6.Al di là della tecnica, esistono già automobili che usano meno di5l per 100km con emissioni inferiori a 12kg di CO2 per 100km,abitazioni che usano solo fonti rinnovabili. Ma il costo dell'e-nergia nei paesi industrializzati è basso, e l'alternativa ecologicaè una questione sociale, prima che tecnica. Specie negli Usa, siassiste a uno smodato utilizzo dell'energia. Il basso costo fa sìche le alternative già efficienti di energia rinnovabile venganoignorate, non siano un caso sociale stringente. C'è uno svilupponel breve medio termine promettente, ma intanto serve uncoinvolgimento sociale, mentre la tecnica progredisce. Le auto-mobili a basso consumo e le abitazioni a energia rinnovabile nonsono viste come standard ma come un'opzione, poco popolare.

JEFFERSON W.TESTERMIT, US

Siamo nella transizione verso energie rinno-vabili.Si cercano quelle più diffuse e meglio distri-buite. Fra queste, una sottovalutata è quella

geotermica, nella fattispecie idrotermica e quella da sistemigeotermici avanzati (EGS).In America, l'EGS si pensa potrebbe fornire nel 2050 fino a100.000 megawatt. Adesso, anche in Europa, lo sfruttamentopiù tipico è quello dell’energia geotermica.

DIANNA BOWLESUniversity of York

Se fino a ora abbiamo utilizzato energia solarevecchia, immagazzinata attraverso la fotosin-tesi dalle piante e fossilizzata nelle varieforme (carbone, petrolio, gas ecc.), è ora di uti-

lizzare l’energia solare attuale. Nelle sue forme dirette (solaree fotovoltaico), e indirette: il vento non è altro che energiasolare che riscalda le masse d’aria in maniera differente. Le masse più fredde si spingono verso quelle più calde a pres-sione inferiori creando il vento, che viene sfruttato dalle paleper la generazione di energia meccanica ed elettrica. C’è unostato attuale della scienza, e una spinta per il progresso tecnicosul lungo termine. Dovremmo imparare dalle piante i miglioriprocessi di sfruttamento dell’energia solare.

CARLO RUBBIANobel per la fisica

Occorre puntare sullo sviluppo del solare e inparticolare sulle tecnologie, già disponibili,costituite dal solare a concentrazione cherisolve il problema dello stoccaggio e imma-

gazzinamento dell’energia attraverso l’utilizzo di un fluido diprocesso. Ciò permette, già oggi di mettere a disposizione talefonte naturale in maniera continuativa e indipendente daicicli notte giorno. Le sperimentazioni effettuate in America e in Europa (soprat-tutto in Spagna), ci offrono la possibilità di passare dalla fasesperimentale, a un pieno sfruttamento di queste fonti che,localizzate in aree desertiche relativamente ridotte, potreb-bero contribuire a soddisfare le esigenze energetiche anchedei paesi più poveri, contribuendo a una loro rapida emanci-pazione. La ricerca sul nuovo nucleare rappresenta unaopzione più critica, sia per ciò che concerne le problematichedi localizzazione delle scorie, sia per gli elevati costi, sia per lapericolosa vicinanza tra utilizzi a scopo energetico e bellico.

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ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007Il tempo e il clima

Maggio

SITUAZIONE METEOROLOGICA

A GRANDE SCALA

La mappa del geopotenzialemedio mensile a 500 hPa mostral’afflusso di correnti occidentali acurvatura ciclonica sull’Italia,mentre il campo medio mensile dipressione al suolo mostra che l’an-ticiclone si è ritirato sull’oceano.Con una perfetta tempistica, allamezzanotte del primo maggio unfronte temporalesco attraversa laSardegna e va a interessare leregioni tirreniche, marcando ilcambio di rotta rispetto al secchis-simo mese precedente al centro-nord. Il 2 arriva un nuovo fronteche porta temporali significativianche sul Nord-Ovest e Toscana.A seguire un nuovo sistema tem-poralesco interessa le stesseregioni tra il giorno quattro e cin-que, mentre i temporali sarannomeno estesi al centro e zone

interne del sud. Dove però l’insta-bilità durerà fino al 7. Durante laseconda settimana l’alta pressioneporta tempo stabile e temperaturein aumento: grazie anche a ventidi caduta dai rilievi si registranofino a 30° in pianura Padana e tra32 e 34 gradi sulle coste adriati-che. Durante la terza settimanatornano le correnti atlantiche contemporali sparsi al Nord e tempe-rature nella norma. Il 16 un primoimpulso freddo interessa con tem-porali il Sud e il 18 un secondoimpulso tra l’adriatico centrale ela Sicilia provoca un’ulteriorediscesa delle temperature oltre atemporali sparsi. Nel frattempo alNord rimonta l’anticiclone e traLombardia e Veneto le Tmax rag-giungono i 34°. L’instabilitàpomeridiana si fa sempre più sen-tire prima sui rilievi, poi anchesulla valle del Po, fino a quando il

26 un nuovo sistema atlanticoirrompe nel Mediterraneo, por-tando temporali intensi con gran-dine e vento (tromba d’aria inFriuli). Nei giorni conclusivi delmese si ha una serie di’impulsifreddi che tengono basse le tem-perature e provocano temporali egrandine. Il bilancio mensile vedefinalmente piogge superiori allamedia su quasi tutte le regioni, aeccezione della val Padana orien-tale e della Sicilia. Le tempera-ture saranno quasi ovunque supe-riori alla norma tra 1 e 3 gradi.

IL TEMPO IN EMILIA-ROMAGNA

Il mese ha visto il ritorno dellepiogge abbondanti sull’Emiliaoccidentale e parte del Ferrarese:infatti, con fasi alterne tra periodiumidi e periodi caldi e secchi, laparte occidentale della regione havisto precipitazioni superiori allanorma. Da Modena verso la

Romagna, e soprattutto in que-st’ultima, però, le piogge sonostate ancora scarse, anche se allafine del mese alcuni temporalimolto intensi hanno interessato ilravennate. In particolare il 26 untemporale ha scaricato chicchi digrandine grossi come noci sulcomprensorio frutticolo faentino,seguito il giorno dopo da un’altragrandinata significativa traFaenza, Russi e zone a sud diRavenna. Anche le precipitazionicadute a inizio mese sull’Emiliasono state in prevalenza tempora-lesche, ma senza fenomeni vio-lenti. Le giornate in cui il territo-rio regionale è stato interessato datemporali sono state 12. Le tem-perature sono state pure per que-sto mese superiori alla norma: dicirca tre gradi sui valori delle mas-sime e di circa due sulle minime.La nebbia in pianura è statasegnalata solo la mattina del 10.

Fig. 3 Mappa della pioggia accumulata

Fig. 2 Mappa media della pressione al livello medio del mare. Isolinee ogni 1 hPa. Lamappa è stata calcolata a partire dalle analisi oggettive delle ore 00GMT rea-lizzate dal Centro meteorologico europeo di reading (ECMWF)

Fig. 1 Mappa media dell’altezza del geopotenziale a 500 hPa. Isolinee ogni 20 dam.La mappa è stata calcolata a partire dalle analisi oggettive delle ore 00GMTrealizzate dal Centro meteorologico europeo di reading (ECMWF)

Valori mensili della temperatura massima, minima e del totale mensile di precipitazione con relativi dati climatici di riferimento (anni 1960-1990) eanomalie rispetto agli stessi, rilevati in alcune località della regione Emilia-Romagna

Comune Pioggia Pioggia Anom. Tmax Tmax Anom. Tmin Tmin Anom.osserv. clima pioggia mese clima Tmax mese clima Tmin

PC 102 68 34 24.7 21.9 2.8 11.8 9.7 2.1PR 121 66 55 25.8 23.1 2.7 13.1 11.4 1.7RE 65 66 -1 26.6 23 3.6 11.2 9 2.2MO 29 67 -38 27 22.6 4.4 11.4 9.5 1.9BO 35 63 -28 26.4 22.9 3.5 14.8 12.1 2.7FE 53 53 0 25.8 22.7 3.1 15.1 13 2.1RA 72 41 31 23.7 21.4 2.3 14.7 13 1.7FC 38 54 -16 25 22.1 2.9 11.9 11 0.9RN 29 48 -19 24.3 21.5 2.8 12.9 11.2 1.7

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ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007 A cura di: Area previsionale e Sala operativa, Arpa-Servizio IdroMeteo

Giugno

SITUAZIONE METEOROLOGICAA GRANDE SCALALe mappe del geopotenzialemedio mensile a 500 hPa e dellapressione media al suolo, noncatturano le profonde differenzeregistrate tra la prima e laseconda metà del mese: freddo eumido all’inizio, bollente allafine. I primi sette giorni vedono ilripresentarsi di vortici ciclonicidal Nord al Sud e viceversa; ifenomeni più significati colpi-scono il 1° giugno il Tigullio,dove cadono 150 mm, e il 7 lapianura lungo il Po quando unalinea temporalesca stazionariainonda la zona di Cento (FE) con106 mm. Tempo autunnale inte-ressa le regioni del Sud, dove cor-renti umide meridionali portanonubi basse con piogge moderatee prolungate. Fino al 16 l’instabi-lità provoca temporali sparsi alNord, Centro, Puglia e Basilicata:

temporale molto forte su Bolognail 12 e il 15 su Mestre. Un cambiodella circolazione dal 18 spingeuna lingua d’aria rovente dalSahara verso le regioni meridio-nali. A causa probabilmente delleacque fredde del mare, un’in-tensa inversione termica man-tiene fresche le quote basse, connebbie diffuse sulle coste delleisole maggiori, e roventi le mon-tagne. Un nuovo impulso caldotra il 24 e il 26 rompe l’inversionee le pianure si arroventano fino ai45 gradi, della Sicilia e dellaPuglia. Se in Sicilia queste gior-nate sono analoghe a quelle delgiugno 82, in Puglia, si raggiun-gono i nuovi massimi assoluti conpunte (da verificare) fino a 47gradi. Il 27 il caldo cede per l’in-gresso di correnti di maestraleche portano locali temporali sulleAlpi e l’Emilia. Alla fine del mesele precipitazioni risulteranno

superiori alla media sul NordOvest, l’Emilia, il Sud e le isole,inferiori al Centro. Le tempera-ture sono state superiori allamedia di un paio di gradi, a ecce-zione del Nord Ovest e del Laziocon valori intorno alla media.

IL TEMPO IN EMILIA-ROMAGNAPrecipitazione abbondante cadutasu vaste aree del territorio regio-nale, nello specifico su Emilia ebuona parte del ferrarese. InRomagna piogge nella media osotto, particolarmente, lungo lafascia più prossima alla costa.Numerosi i giorni di pioggia nellaprima metà del mese e alcunieventi ne meritano menzione.Nella mattina del 7 una linea diconvergenza, che dal Reno si pro-tendeva fino al parmense, ha datoorigine a copiose piogge tempora-lesche, con l’allagamento diCento dove, presso l’Isit BassiBuratti sono stati misurati 106

mm di pioggia. Nella zona sierano già abbattuti forti temporaliun paio di giorni prima. Nelpomeriggio del 12 si sviluppa unalinea di temporali stazionari nellazona tra Zola Predosa e Budrio,con epicentro nella zona ovest diBologna. Nelle fasi salienti delfenomeno si registrano intensitàsuperiori a 150 mm/h, per untotale di 59 mm. La terza decadeè dominata dall’anticiclone sub-tropicale con assenza di precipita-zioni e temperature alte che, però,non hanno mai raggiunto valorieclatanti. La Romagna, sotto l’in-fluenza del Garbino (vento dicaduta dall’Appennino) ha avutomedie mensili che più si sono dis-costate dai valori normali (circa1.5°). Per le precipitazioni, tuttele principali città emiliane hannoavuto quantitativi doppi rispettoai valori normali, mentre Riminiha avuto solo il 40% di quantoatteso per il mese.

Fig. 3 Mappa della pioggia accumulata

Fig. 2 Mappa media della pressione al livello medio del mare. Isolinee ogni 1 hPa.La mappa è stata calcolata a partire dalle analisi oggettive delle ore 00GMTrealizzate dal Centro meteorologico europeo di reading (ECMWF)

Fig. 1 Mappa media dell’altezza del geopotenziale a 500 hPa. Isolinee ogni 20 dam.La mappa è stata calcolata a partire dalle analisi oggettive delle ore 00GMTrealizzate dal Centro meteorologico europeo di reading (ECMWF)

Valori mensili della temperatura massima, minima e del totale mensile di precipitazione con relativi dati climatici di riferimento (anni 1960-1990) eanomalie rispetto agli stessi, rilevati in alcune località della regione Emilia-Romagna

Comune Pioggia Pioggia Anom. Tmax Tmax Anom. Tmin Tmin Anom.osserv. clima pioggia mese clima Tmax mese clima Tmin

PC 114 63 51 27.1 26.2 0.9 15.7 14.3 1.4PR 126 59 67 28.2 28.2 0 16.4 16.5 -0.1RE 126 57 69 28.7 27.8 0.9 14.4 13.9 0.5MO 131 57 74 29.1 28.2 0.9 14.8 14.3 0.5BO 132 59 73 28.4 27.1 1.3 17.1 16.2 0.9FE 67 56 11 28.5 27.6 0.9 18.1 18 0.1RA 63 46 17 27.6 26.2 1.4 16 14.4 1.6FC 46 58 -12 27.3 26.7 0.6 14.8 13.4 1.4RN 22 53 -31 27.2 25.4 1.8 16.7 15.4 1.3

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ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007Legislazione news

verbale di accertamento redattodall’Organo di vigilanza è auto-nomamente impugnabile ai sensidell’art. 22 della legge 689/81solamente quando riguarda infra-zioni al codice della strada, men-tre in tutte le altre materie puòessere impugnata solo l’ordi-nanza ingiunzione emanata dal-l’Autorità competente.Pertanto, di norma, il verbale nonincide sulla situazione giuridicasoggettiva del contravventore,essendo esclusivamente desti-nato a contestargli il fatto e asegnalarli la facoltà di pagamentoin misura diretta.

ACQUE METEORICHE DI DILA-VAMENTO E SCARICO DI

RIFIUTI LIQUIDI: PRONUNCIA

DELLA CASSAZIONE

Sentenza n. 33839 del 4 settembre2007, Cassazione Penale, Sez. IIICon questa pronuncia la Cassa-zione penale affronta il caso incui le acque meteoriche di dila-vamento non vengano canaliz-zate o immesse direttamente inuna condotta: in tale situazionele acque non hanno natura di sca-rico, ma possono essere sottopo-ste alle norme sui rifiuti allorché,con il dilavamento delle superficisu cui cadono, producano rifiutiliquidi. Nel caso in esame, leacque piovane miste a residui diolio provenienti dai motori degliautomezzi parcheggiati su unpiazzale, unitamente a quellescaturite da un autolavaggio, con-fluivano nel terreno circostante,inquinandolo, senza alcunsistema di convogliamento nellarete fognaria. Trattandosi quindidi reflui industriali la SupremaCorte configura il reato di abban-dono di rifiuto liquido. Taleorientamento trova conferma inuna recente sentenza della Cortedi Giustizia della Comunità euro-pea (causa C-252-05 del 10 maggio2007), che considera rifiuti leacque reflue fuoriuscite, ancheaccidentalmente, dalla retefognaria.

DGR N. 1446, 1° OTTOBRE

2007 “Atto di indirizzo contenente lineeapplicative per il rilascio del parereintegrato Arpa-Ausl nella dichiara-zione di inizio attività (DIA) e nelpermesso di costruire”.

allo smaltimento dei rifiuti. IlComitato, presieduto da un com-ponente designato dal ministerodell’Ambiente, svolge i propricompiti avvalendosi dell’Apat edell’eventuale collaborazione,per l’attività ispettiva, dellaGuardia di Finanza.

QUALITÀ DELL’ARIA E TRA-SPORTO PUBBLICO: RIPARTITI I

FONDI DELLA FINANZIARIA

2007Decreto del ministero dell’Ambiente etutela del territorio e del mareGAB/DEC/131 del 3 agosto 2007www.minambiente.itIl decreto, approvato dal Mini-stro dell’ambiente di concertocon il ministro dei Trasporti eregistrato alla Corte dei Conti il21 settembre, definisce il pro-gramma di finanziamenti finaliz-zati al miglioramento della qua-lità dell’aria nelle aree urbane eal potenziamento del trasportopubblico, ripartendo il Fondo perla mobilità sostenibile previstodall’art. 1, comma 1121, dellalegge 27 dicembre 2006 n. 296(legge Finanziaria per il 2007).Per tali finalità il programma pro-muove interventi e progetti fina-lizzati all’attuazione delle politi-che di gestione della mobilitàsostenibile. I campi di azionefinanziati per le aree metropoli-tane sono, tra gli altri, trasportopubblico, mezzi a basso impattoambientale, distribuzione urbanadelle merci, mobility manager,servizi complementari, mobilitàciclistica, parcheggi di interscam-bio, biocombustibili.

OPPOSIZIONI ALLE SANZIONI

AMBIENTALI, SI PRONUNCIA

LA CASSAZIONE

Corte di Cassazione, Sez. I Civile,sentenza 30 agosto 2007 n. 18320(www.lexitalia.it)Interessante questa recente Sen-tenza della Cassazione che riba-disce l’inammissibilità dell’oppo-sizione diretta verso i verbali diaccertamento di sanzioni ammi-nistrative in campo ambientale(nella fattispecie si trattava diinadempienze relative alla tenutadei MUD e dei registri di carico escarico dei rifiuti).La Cassazione, inserendosi nelsolco di una consolidata giuri-sprudenza, evidenzia come il

DECRETO CORRETTIVO DEL

DLGS 152/2006 IN PARLA-MENTO

www.reteambiente.itLa Conferenza unificata Stato-Regioni, Città e Autonomielocali, riunitasi lo scorso 20 set-tembre, ha espresso parere favo-revole condizionato sullo schemadi decreto legislativo recanteulteriori disposizioni correttive eintegrative del Dlgs 3 aprile2006, n. 152, relative alle normesulle acque, rifiuti e VIA, appro-vato dal Consiglio dei ministrinella riunione del 13 settembre.Ora il decreto, trasmesso inSenato, è all’esame delle compe-tenti commissioni. Per poteressere approvato in via defini-tiva, il correttivo unificato neces-sita di tre approvazioni da partedel Consiglio dei ministri, inter-vallate da altrettanti passagginelle rispettive Commissioni par-lamentari. Termine della delegaa rischio?

QUALITÀ DELL’ARIA: RECEPITA

LA DIRETTIVA 2004/107/CEDlgs 152 del 03/08/2007GU n. 213 del 13/09/2007Supplemento Ordinario n. 194Obiettivo di questo decreto, cheattua la direttiva 2004/107/CE, èquello di migliorare, in relazioneall’arsenico, al nichel e agli idro-carburi policiclici aromatici lostato di qualità dell’aria ambientee di mantenerlo tale laddovebuono. È inoltre assicurata la rac-colta e la diffusione di informa-zioni esaurienti in merito allaconcentrazione di questesostanze inquinanti che possonoavere effetti dannosi sulla saluteumana o sull’ambiente.

ISTITUITO IL COMITATO DI

VIGILANZA E DI CONTROLLO

SULLA GESTIONE DEI RIFIUTI

Decreto ministero dell’Ambiente etutela del territorio e del mare del 25settembre 2007È stato istituito l’organo pubblicoincaricato di monitorare sul fun-zionamento del sistema digestione dei RAEE, di cui all’art.15, comma 3, del decreto legisla-tivo 151/2005, che attua le diret-tive europee relative alla ridu-zione dell’uso di sostanze perico-lose nelle apparecchiature elet-triche ed elettroniche, nonché

(www.regione.emilia-romagna.it)Questa recente delibera dellaRegione Emilia-Romagna haprovveduto a disciplinare la fatti-specie del parere integrato dicompetenza Arpa-Ausl nell’am-bito delle procedure per il rila-scio di titoli abilitativi in materiaedilizia secondo quanto previstodall’art. 19, lett. h bis Lr 19 del1982. Il provvedimento in esametrae origine dall’esigenza dirazionalizzare le procedure degliSportelli unici. Ciò è stato realiz-zato, tra l’altro, attraverso unasperimentazione volta a indivi-duare i casi in cui il rilascio deltitolo abilitativo edilizio (DIA opermesso di costruire) nonnecessiti dell’acquisizione delparere integrato Ausl-Arpa. Talesperimentazione ha condottoall’adozione di una tabella nellaquale è individuata in modo uni-voco la corrispondenza fra l’inter-vento edilizio e la tipologia diattività da sottoporre o meno aparere integrato. Per l’individua-zione delle attività si è fatto rife-rimento in particolare al criteriodella modifica sostanziale cheviene specificamente definitanell’ambito della Direttiva.Inoltre, vengono definite lemodalità di espressione delparere integrato. Esso consiste inun unico documento (in formatocartaceo fino all’adozione diquello in modalità telematica) afirma congiunta Ausl e Arpa terri-torialmente competenti, nelquale è espresso il parere unico,che è frutto di un esame conte-stuale, integrato da tutte le valu-tazioni riguardanti sia gli aspettiambientali che quelli sanitari.Dall’applicazione della tabella èstato calcolato che discenderàuna riduzione pari a circa il 30%delle pratiche soggette a parere.

A cura diGiovanni FantiniLaura CampaniniVeronica CelenzaArea Affari istituzionali e legaliArpa Emilia-Romagna

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Libri

A cura di Anna CallegariINQUINAMENTO ACUSTICO

L’impegno del sistema agenzialeArpa Emilia-Romagna, 2007106 pagine, distribuzione gratuita

L’inquinamento acustico costitui-sce una delle problematicheambientali in grado di influenzarela qualità della vita della popola-zione residente in Paesi a elevatosviluppo tecnologico. La Direttivaeuropea 2002/49/CE delinea il qua-dro d’azione per la determinazionee gestione del rumore ambientale,definito come i suoni indesiderati onocivi in ambiente esterno prodottidalle attività umane, compreso ilrumore emesso da mezzi di tra-sporto, dovuto al traffico veicolare,al traffico ferroviario, al trafficoaereo e proveniente da siti di atti-vità industriali. L’elevata sfidaposta dalla Direttiva alle istituzioni

nazionali e sub nazionali nel conseguimento degli obiettivi di preven-zione e riduzione dell’inquinamento acustico è stata raccolta anche dalCentro tematico nazionale Agenti fisici (CTN_AGF).I Centri tematici (CTN) sono nati nel 1998 su progetto Apat, a sup-porto operativo dell’attività dell’agenzia, ciascuno su una specifica pro-blematica ambientale. Gestiti dalle agenzie regionali, affiancate da isti-tuzioni scientifiche, hanno operato come strumento per uniformaremetodi di lavoro, procedure, linguaggi e come mezzo di scambio delleinformazioni all’interno del sistema. I risultati tecnico-scientifici conseguiti dal CTN_AGF nel corso deidue trienni di attività in tema di inquinamento acustico, sono stati pre-sentati al seminario promosso da Apat e da Arpa Emilia-Romagna,tenutosi a Bologna nel gennaio 2005.Il volume raccoglie una sintesi dei lavori svolti, al fine di utilizzare irisultati raggiunti in una logica di sviluppo evolutivo delle conoscenzein materia. Il libro può essere richiesto ad Arpa Emilia-Romagna, Linea editoriale,tel. 051/6223.887, mail: [email protected]

IL RADON AMBIENTALE IN

EMILIA-ROMAGNA

Prevenzione nei luoghi di vita e di lavoroCollana Contributi, n. 51Regione Emilia-Romagna

Il volume descrive l’attività delgruppo di lavoro istituito dall’asses-sorato Sanità-Servizio sanità pub-blica della Regione Emilia-Roma-gna allo scopo d’individuare unapproccio metodologico per ottem-perare al compito affidato alleRegioni dalla normativa vigente intema di tutela dal rischio derivantedalla radioattività naturale nei luo-ghi di lavoro (v. articolo a pag. XX). Tra l’altro, è stato introdotto l’ob-bligo per le Regioni di individuare le aree del territorio a elevata pro-babilità di alte concentrazioni di attività di radon, dove tutti i luoghi dilavoro diventano assoggettati a misure di concentrazione di attività diradon media annua per la verifica del rispetto del livello di azione. Ilradon, un gas radioattivo riscontrabile sulla crosta terrestre, è chimica-mente inerte, inodore, incolore e insapore; tuttavia, gli studi scientificicondotti nel corso degli anni hanno stabilito che l’esposizione a radonpuò indurre tumore polmonare e, sin dal 1988, l’Agenzia internazio-nale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale dellasanità (Oms) ha classificato il radon tra i cancerogeni accertati delgruppo I, per i quali vi è la massima evidenza di cancerogenicità. Perquesto motivo in molti paesi, soprattutto in Europa e nel nord-Ame-rica, sono state attivate politiche sanitarie finalizzate alla riduzione diquesto rischio. Considerato che in Italia i casi di tumore polmonare correlati a questaesposizione sono stimati in un numero compreso tra 1500 e 6000all’anno, il ministero della Salute, tramite il Centro nazionale per laprevenzione e il controllo delle malattie (Ccm), ha attivato una colla-borazione con l’Istituto superiore di sanità (Iss), per dare avvio al Pianonazionale radon. Inoltre, la Commissione europea ha avviato indaginiper acquisire informazioni sui progetti, realizzati o in corso, di mappa-tura del rischio radon, nonché sulle modalità di individuazione dellearee, nei paesi Ue. In questo contesto si colloca la scelta della RegioneEmilia-Romagna di attivare uno specifico gruppo di lavoro, finalizzatoa una lettura integrata delle informazioni già disponibili in regionerispetto al rischio radon e alla eventuale progettazione delle azioni damettere in atto per arrivare all’identificazione delle aree a maggiorepresenza di radon. Nel lavoro del gruppo si sono confrontate le opi-nioni e le esperienze provenienti dalle diverse professionalità presenti,essendo composto da fisici, chimici, ingegneri e geologi impegnati inattività di studio, ricerca e monitoraggio in enti come Regione, Arpa eUniversità.Non esiste una metodologia “approvata” a livello scientifico perquanto riguarda l’individuazione delle aree a maggior rischio radon, maesistono essenzialmente due approcci: uno esclusivamente basato sumisure di radon indoor, l’altro si riferisce a dati geologici. Entrambi i metodi presentano vantaggi e limiti. Le mappe che sibasano solo su dati geologici non sono indicatori affidabili della con-centrazione indoor di radon, che può dipendere da altri fattori, quali lemodalità costruttive; l’approccio basato solo su misure indoor puòrisultare invece non “ottimizzato” rispetto alle informazioni necessa-rie, perché richiede generalmente un numero elevato di misure negliedifici, molte delle quali possono a posteriori risultare eseguite in zonea bassissimo rischio radon.Per questi motivi il gruppo di lavoro ha deciso di procedere in primisa una lettura integrata di tutte le informazioni disponibili con l’obiet-

tivo di valutare lo stato delle conoscenze per arrivare all’identifica-zione di parti del territorio regionale da considerare a maggior rischio esu cui eventualmente attivare delle indagini specifiche di approfondi-mento. Dopo l’introduzione un capitolo è dedicato alla valutazione delmateriale bibliografico disponibile; seguono capitoli che riportano datidi misura delle concentrazioni di radon in diverse matrici (indoor edi-fici, acque, rocce, gas) derivati da campagne di misura svolte nel corsodegli anni sul territorio regionale e la descrizione della geologia del ter-ritorio regionale, con una proposta di classificazione dell’Appenninoemiliano-romagnolo sulla base delle caratteristiche litologiche che pos-sono influenzare il contenuto di precursori del radon nei suoli. Infineè illustrata l’analisi geostatistica effettuata che rappresenta il momentodi integrazione dei vari dati. Le conclusioni costituiscono la sintesi dellavoro compiuto e delineano le prospettive di approfondimento.Il testo è corredato da 4 mappe cartografiche riferite ad alcune delleanalisi descritte e da un CD che contiene, oltre alla copia del docu-mento, il database dei dati ambientali associati alle varie matrici.

Laura Gaidolfi, Arpa Emilia-Romagna

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ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007Memo/Eventi

6-8 novembreBolognaCOMPA 2007, Salone europeo dellacomunicazione pubblica, dei servizial cittadino e alle imprese. Unevento speciale sarà dedicato alprogetto “Ambienta, la comunica-zione ambientale”, a cura di Envi-romed, con il patrocinio del mini-stero dell'Ambiente, della tuteladel territorio e del mare. Nel pro-gramma due iniziative incentratesul tema “Clima ed energia”. Per informazioni:http://www.compa.it/

9-11 novembre MilanoDue ruote per il futuro, prima Con-ferenza nazionale della bicicletta peruna politica di promozione dellaciclabilità, per leggi che favori-scano la mobilità quotidiana sudue ruote, per un’educazioneall’ambiente, allo sport e al turi-smo sostenibile. Per iniziativadel ministero dell´Ambiente edella tutela del territorio e delmare e della Provincia di Milano. Per informazioni:[email protected] http://www.bici2007.it/

11-15 novembreRoma20th World Energy Congress. L’e-vento offre l’opportunità di assi-stere a dibattiti, tavole rotonde,esposizioni sul futuro energeticodell'Europa e internazionale, conospiti del mondo politico e del-l'industria.Per informazioni:www.rome2007.it

12-17 novembreValencia Gli esperti dell’IntergovernmentalPanel on climate change si incon-trano in Spagna per presentare lasintesi finale del IV RapportoIpcc, che sarà il documento diriferimento per la Conferenzamondiale sul clima prevista dal 3al 14 dicembre a Bali. Nella set-timana conclusiva della Confe-renza di Bali si svolgerà il verticedei rappresentanti politici deigoverni che dovranno assumeredecisioni congiunte per un nuovoProtocollo sul clima.

15-17novembreBolognaGiornate di studio Inquinamento

atmosferico e acustico. Impatto sullasalute e qualità della vita proposteda Università di Bologna, diSiena e di Torino, in collabora-zione con Arpa Emilia-Romagna.Lo stato delle conoscenze, le evi-denze epidemiologiche, glieffetti sanitari, le azioni di pre-venzione e miglioramento, lacomunicazione sono i temi trat-tati. Per informazioni: Segreteria orga-nizzativa (Planning congressi),tel. 051/300100, [email protected], www.planning.it

21-23 novembreRomaConferenza internazionale sulprogetto HYDROCARE, nellagestione del quale svolgono unruolo primario Apat (Agenzia perla protezione dell’ambiente e peri servizi tecnici) e Cinfai (Con-sorzio interuniversitario nazio-nale per la fisica delle atmosferee delle idrosfere). Il progetto haaffrontato lo studio del ciclo idro-logico dell’area dell’Europa cheva dall’Adriatico ai Balcani, e si èconcentrato sull’analisi delle pro-blematiche relative all’acqua,vista come risorsa e come sor-gente di rischio geo-ambientale.Per informazioni:http://www.apat.gov.it

22-25 novembreMilano Fiera della soft economy, la Cam-pionaria delle qualità italiane.Nata dall’accordo tra Symbola(fondazione per le qualità ita-liane) e Fiera di Milano, la Cam-pionaria è una fiera-evento incui si racconteranno le diverseesperienze della qualità italianaPer informazioni:[email protected] http://www.lacampionaria.expocts.it

30 novembreBariConvegno Cambiamenti climatici erischi geologici in Puglia. L'incon-tro è organizzato dall'Ordine deigeologi della Puglia e dallaSocietà italiana di geologiaambientale e affronterà le tema-tiche dell’incremento deglieventi meteorici estremi e i feno-meni di dissesto idrogeologico einondazioni, dovuti ai cambia-menti climatici, in tutto il territo-rio della regione Puglia.

Per informazioni:[email protected]://www.sigeaweb.it/pagine/co_conv.htm

novembre 2007 - febbraio 2008TorinoI racconti della scienza, corso arti-colato nei seguenti incontri: 16-17 novembre, 23-24 novembre,14-15 dicembre (2007); 18-19gennaio, 22-23 febbraio (2008).L’iniziativa è proposta con l’in-tento di fornire a ricercatori escienziati gli strumenti per inter-facciarsi con i giornalisti e comu-nicare correttamente la scienza.Gli obiettivi riguardano l´acquisi-zione di competenze di basenella comunicazione scientifica enella gestione del rischio el´approfondimento di aspetti par-ticolari quali la comunicazione inradio e su web e l’organizzazionedi mostre.Per informazioni:[email protected]://www.fobiotech.org

4 dicembre VeronaSeminario La radioattività nelle

acque potabili e il gemellaggio diArpa Veneto e Arpa Lombardia conla Polonia. Nel corso dell’inizia-tiva sarà illustrato l’esito delgemellaggio tra l’Italia e la Polo-nia realizzato nell’ambito delprogetto europeo Extension of thesanitary supervision system in thearea of water quality e affidato alministero della Salute. Per informazioni:tel. 049/8239301www.arpa.veneto.it

10 dicembre Ferrara Nell’ambito del ciclo di incontrisulla sicurezza alimentare pro-mosso da Europass, in collabora-zione con alcune Province del-l’Emilia-Romagna, sarà affron-tato il tema “Agronomia e indu-stria agroalimentare, il caso mico-tossine”.Per informazioni:[email protected] http://www.europass.parma.it

Pagine a cura di Daniela Raffaellie-mail: [email protected] eventi alla pagina www.arpa.emr.it/eventi

7-10 novembre 2007RiminiECOMONDO, il valore del recupero, undicesima fiera internazionale delrecupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile. In mostraun’ampia gamma di opportunità tecnologiche, sistemi e attrezzature,servizi per risolvere i complessi e specifici problemi ambientali. Pro-posta dell’anno: il progetto espositivo Key energy, che intende porre iltema della sostenibilità energetica al centro del dibattito sullo sviluppoindustriale del nostro sistema economico e sociale, in linea con il pro-tocollo di Kyoto. Ecomondo Education – nuova iniziativa promossa dal-l’Agenzia nazionale per l’autonomia scolastica e dalla Regione Emilia-Romagna – sarà un’occasione di incontro con il mondo della scuola perparlare di stili di vita ecologici, di buone pratiche di gestione sosteni-bile e di crescita di responsabilità e partecipazione di cittadini e orga-nizzazioni. Venerdì 9 novembre sarà presentato il nuovo volume del-l'Issi (Istituto sviluppo sostenibile italia), Lo sviluppo sostenibile in Italiae la crisi climatica. Sarà presente all'incontro il sen. Edo Ronchi, cura-tore del libro. Tra le iniziative speciali del 2007 Caffè-Scienza, spaziricreativi per potersi intrattenere in dibattiti su argomenti di interesseculturale e trasversale alla grande questione ambientale.Per informazioni: http://www.ecomondo.com/