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La quinta disciplina

“La quinta discipli-na”…un titolo curio-

so, quasi evocativo,che spicca tra gli innu-

merevoli titoli del repartoMarketing della ricchissima

libreria nella quale ogni tanto cirechiamo per curiosare tra nuovi

arrivi e testi più datati, che ci pos-sano indirizzare verso il raggiungi-

mento di nuovi obiettivi di conoscenzada applicare quanto più proficuamente possibilealla nostra realtà lavorativa…Il sottotitolo, “l’arte e la pratica dell’apprendimen-to organizzativo”, è chiaro e meglio ci orientanella comprensione dei contenuti di questo libro:ma perché cimentarsi ancora nell’ennesima let-tura sulle “organizzazioni capaci di apprendere”? La risposta affiora, chiara e semplice, fin dalleprime pagine del libro: per la qualità ed il rigorecon cui l’autore, nome noto alla Sloan School ofManagement del MIT (Peter Senge è direttoredel programma Pensiero Sistemico eApprendimento Organizzativo), si accosta alletematiche più calde del pensiero organizzativo;per il valore delle indicazioni fornite, approcci,prassi e metodologie operative di immediataapplicabilità; per gli stimoli intellettuali forniti…Questo libro, incredibilmente attuale ancora oggi,a più di dieci anni dalla sua pubblicazione, èconsigliato allora a tutti quei dirigenti o studiosi di

management che desiderano comprendere lanatura dell’impegno e delle abilità necessarie perguidare le organizzazioni che apprendono; cheintendono capire in che modo valorizzare almeglio l’apprendimento e le abilità personali, ocome distribuire le responsabilità all’interno diuna organizzazione, pur mantenendo il coordina-mento ed il controllo; è indicato per tutti quelliche desiderano individuare un unico modello dipensiero, efficiente e realmente funzionante, taleda integrare i diversi contributi che nel corso deltempo si sono susseguiti in relazione al pensieroorganizzativo, per unificare così, al di sotto di ununico modello, le teorie più ardite sullaLeadership, la Qualità Totale, il PensieroSistemico ed il Management.Un obiettivo ambizioso, senza dubbio, le cui pre-messe affondano le radici in epoche molto lonta-ne dalla nostra: non era forse proprio Lao-Tze adaffermare nel sesto secolo a.C. che : ‹‹Il cattivoleader è colui che la gente disprezza, il buon lea-der è colui che la gente rispetta, mentre il grandeleader è colui che fa sì che le persone dicano“l’abbiamo fatto noi”?››

Peter M. Senge

LA QUINTA DISCIPLINAL’arte e la praticadell’apprendimentoorganizzativo

Sperling & KupferEditori

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Diavolo d’un consulente

“Possiamo valutare inostri progressi dalla

qualità delle nostredomande, dalla profondità

delle nostre risposte e dallanostra disponibilità a ricercare il

vero, anziché ciò che ci facomodo”.

È questa citazione di Sagan adaccompagnare l’apertura del libro di

Pinault, quasi una dichiarazione di intenti gridatain ritardo, un monito alla ricerca della verità e aduna “fede” professionale più vera e rigorosa chel’autore rivolge a consulenti, clienti, studenti dimaster, ed in primo luogo a se stesso: in ultimaanalisi, provocatoriamente, quasi una tacitaammissione di colpevolezza, per un passato didodici lunghi anni vissuti pericolosamente comespietato e agguerrito outsider della consulenza.Ora ravvedutosi. Perché è di questo che “Diavolo d’unconsulente” tratta: dei lati oscuri di un mondoancora pressochè sconosciuto per la maggiorparte delle persone che ravvisano la possibilità diaccostarsene per incrementare il propriobusiness; di persone brillanti e professionali divolta in volta indicate come “numi tutelaridell’efficienza”, “specialisti di geografia deimercati”, “maestri dell’elusione fiscale”o…”Esperti di un unico settore: la promozionedei propri interessi”…

Quale tra questi è l’appellativo più appropriato?Quali i retroscena che caratterizzano e dannocorpo alle ardite strategie elaborate all’alba delledue, delle tre del mattino, ora di New York, difronte all’ennesima tazza bollente di caffèamericano? Quali sono i reali vantaggi, i possibilirischi e le variabili da soppesare e valutare perchi si avvicina per la prima volta a questo mondo,tanto nel caso del consumato professionistad’impresa, quanto in quello dello zelantestudente universitario proiettato verso un futuropunteggiato di curiosi acronimi (l’ormai storicoBCG, l’AAS, il MAC ecc.) o di nomi pomposi edaltisonanti (Coopers, McKinsey & C.)?Questo libro è la storia vera di (quasi) una vitaspesa nell’ambito della consulenza: è la visionedisincantata e lucida di chi si è mosso a lungoentro i suoi incerti confini. Lo stesso Pinaultammette: “ben pochi di coloro che vivono questavicenda dall’interno sarebbero disposti araccontarla. Hanno troppo da perdere, per lomeno in termini di quattrini e di reputazione. Ma io mi sento in obbligo di farlo, sia per rispettonei confronti di coloro che sopportano gravidisagi a causa di questa attività, sia per ildesiderio di sottolineare e celebrare i meriti e lecapacità di tutti coloro che hanno saputo sottrarsialle pericolose sirene della consulenza”.Non c’è che dire, gli ingredienti per una letturaappassionante ci sono decisamente tutti…!

Lewis Pinault

DIAVOLO D’UN CONSULENTE

Etas

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Pensare col corpo

“Perchépensare con

pochi centimetriquadrati di materia

grigia quando èpossibile usare tutto il

corpo?” Da questa considerazione

iniziale prende l’avvio il librodi Jader Tolja e Francesca Speciani.Dopo avere definito i “principi” che determinanoil funzionamento di alcuni aspetti del nostroessere, gli autori si soffermano sui criteri chedefiniscono le diverse caratteristiche della nostravita individuando lo stretto legame tra mente,corpo e malattia. A completamento dellariflessione, una terza parte del libro è dedicataagli “stili di vita”, ovvero alla esemplificazione di come l’esperienza della percezione corporeapossa intervenire nella quotidianità, concorrendoa determinare il modo di essere.Pensare col corpo è un “campo di battaglia perle idee” interessante ed estremamente stimolanteche, basandosi su dati sperimentali, racconta ilsistema mente-corpo alla luce di una visionecapace di integrare l’esperienza della concezioneclassica della salute con la ricchezza dei nuoviapprocci al corpo. Sollevando la questione dell’integrazione fra ilnostro pensiero e le risposte fisiche messe in attospontaneamente dal corpo, gli autori di questo

libro propongono il tema di un “pensierocorporeo” la cui consapevolezza conduce ad un atteggiamento di ascolto e di riconoscimentodegli innumerevoli messaggi e segnali che ilcorpo pensante è in grado di inviare. Il corpo è quindi la nostra più importante fonted’informazioni. Ascoltarne le sensazioni epercepirsi dall’interno richiede l’utilizzo, non solodei pochi centimetri quadrati di quella materiagrigia che abbiamo, per lungo tempo, individuatocome la sede del pensiero, ma di un’intera retepensante distribuita lungo tutto il corpo.È infatti indubbio che, se lo sviluppo tecnologicoè stato in grado di garantire al corpo una suasostituzione rispetto alle molte funzioni a cui, dasempre, è stato chiamato a rispondere,certamente tale sviluppo non ha potuto fornirerisposte alla sua “funzione cosmologica”. “... Il corpo con le sue sensazioni, e anche con le sue malattie, continua ad essere il canaleprincipale di collegamento con la totalità delnostro essere. È l’Olimpo personale in cuigiocano tutti gli “dei” del sé più profondo.Estirpare dal corpo le proprie radici separa lapersona dal parlamento dove sono rappresentatitutti gli aspetti della sua anima”.

Jader Tolja - Francesca Speciani

PENSARE COL CORPOPerché pensare conpochi centimetri quadrati di materiagrigia quando è possibile usare tutto il corpo?

Zelig Editore

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Ispirandosialle ricerche

di Laborit nelcampo della

neuropsicologia, e in particolare ai

lavori di Jacques eFanny Fradin (allievi di

Laborit), Christian Boironspiega come la felicità sia

frutto dell’attivazione della corteccia cerebraleumana: la neocorteccia. Come le neuroscienzestanno dimostrando, questa “attivazione” è datadal nostro ambiente ecoculturale. La felicità èuno, fra gli altri, dei fattori che ci fa sopravviverecon pienezza espressiva, l’unica adatta all’essereumano.Caratteristica della specie umana, la felicità non è frutto del caso o della fortuna, ma il puntodi arrivo di un lavoro volto ad armonizzarel’attività delle tre componenti del nostro cervello:quella deputata al pensiero personaleintelligente, quella che governa automatismi econvinzioni, quella scatenata dagli “statid’emergenza” (aggressività, ansia,depressione...) quando le altre due non sono inarmonia fra loro.Christian Boiron ci spiega concretamente comefunziona questa “psicofisiologia” e come evitaremolte sofferenze inutili legate agli stereotipi dellesubculture.

Apparentemente distante dal mondo delleimprese, questo libro può invece aiutare imanager ad individuare e comprendere le verecause di alcuni comportamenti organizzativi e amigliorare l’ambiente lavorativo.

Le ragioni della felicità

Christian Boiron

LE RAGIONI DELLA FELICITÀContenuti edefinizioni delpiacere e dellafelicità: nuoveipotesi

Franco Angeli