La proposta di Auser: volontariato e nuovo protagonismo...

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Il contesto e i problemi Nel senso comune come nelle culture e nelle pratiche correnti, si stenta ad assumere con piena consapevolezza il portato e le conseguenze dovute all’invecchiamento del Paese. Tema importante e cruciale non soltanto italiano, certamente, ma che in Italia – almeno a far data dagli ultimi sette anni – sembra essersi cancellato dalle agende pubbliche. Di fatto, non soltanto è avvenuta e avviene una rimozione sostanziale del mutamento del profilo demografico nazionale ma le questioni collegate (dalla natalità all’invecchiamento) sono di fatto sostenuti dalle famiglie. L’offerta dei servizi, l’organizzazione sociale e dei menage famigliari sono stati per molto tempo al centro del dibattito e alcune iniziative pubbliche e pubblico-private significative hanno contraddistinto una fase di positivo avvio della riforma del welfare, secondo i principi di sussidiarietà, compartecipazione, riordino delle priorità. Occorre adesso riprendere le fila di quella stagione restituendo slancio alle proposte, verificandone l’appropriatezza, aprendo al contributo che gli anziani – anche gli anziani – possono dare (e scambiarsi) al fine di rendere più efficaci gli interventi. Poiché una cosa è certa: se è vero che gli anziani – anche gli anziani – sono una “risorsa” per se stessi e la società e che anche gli anziani non autosufficienti restano titolari di abilità e competenze, è anche vero che occorrono ventagli di strumenti diversi per far fronte al numero crescente di anziani e al prolungamento delle attese di vita che, oltre una certa soglia di età, comportano indebolimento delle condizioni fisiche e i conseguenti fenomeni di perdita di autonomia percettiva e di solitudine. Fenomeni che tendono ad aumentare parallelamente e assieme all’instaurarsi di patologie, generando in circuito perverso di dipendenze a cui oggi - come detto e come resocontano i diversi Rapporti sulla famiglia o sulla

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Il contesto e i problemi Nel senso comune come nelle culture e nelle pratiche correnti, si stenta ad assumere con piena consapevolezza il portato e le conseguenze dovute all’invecchiamento del Paese. Tema importante e cruciale non soltanto italiano, certamente, ma che in Italia – almeno a far data dagli ultimi sette anni – sembra essersi cancellato dalle agende pubbliche. Di fatto, non soltanto è avvenuta e avviene una rimozione sostanziale del mutamento del profilo demografico nazionale ma le questioni collegate (dalla natalità all’invecchiamento) sono di fatto sostenuti dalle famiglie. L’offerta dei servizi, l’organizzazione sociale e dei menage famigliari sono stati per molto tempo al centro del dibattito e alcune iniziative pubbliche e pubblico-private significative hanno contraddistinto una fase di positivo avvio della riforma del welfare, secondo i principi di sussidiarietà, compartecipazione, riordino delle priorità. Occorre adesso riprendere le fila di quella stagione restituendo slancio alle proposte, verificandone l’appropriatezza, aprendo al contributo che gli anziani – anche gli anziani – possono dare (e scambiarsi) al fine di rendere più efficaci gli interventi. Poiché una cosa è certa: se è vero che gli anziani – anche gli anziani – sono una “risorsa” per se stessi e la società e che anche gli anziani non autosufficienti restano titolari di abilità e competenze, è anche vero che occorrono ventagli di strumenti diversi per far fronte al numero crescente di anziani e al prolungamento delle attese di vita che, oltre una certa soglia di età, comportano indebolimento delle condizioni fisiche e i conseguenti fenomeni di perdita di autonomia percettiva e di solitudine. Fenomeni che tendono ad aumentare parallelamente e assieme all’instaurarsi di patologie, generando in circuito perverso di dipendenze a cui oggi - come detto e come resocontano i diversi Rapporti sulla famiglia o sulla

condizione degli anziani, sembra essere la famiglia il principale interlocutore e agente di contrasto, in specie laddove l’organizzazione di offerta pubblica appare inadeguata e assai parziale in specie per soggetti non autosufficienti. Questo fenomeno, assieme alla solitudine e all’isolamento di anziani che vivono soli, sembra essere particolarmente acuto nel Mezzogiorno. 1 La proposta di Auser: volontariato e nuovo protagonismo degli anziani. Auser è un’associazione di auto-organizzazione di servizi da tempo attiva nel campo del volontariato e dell’aiuto alla persona. Conosce quindi assai bene la problematicità dell’invecchiamento e le questioni sopra accennate. Per questo, l’attività promossa di aiuto alla persona tramite ascolto telefonico e azioni faccia a faccia – titolate “Il Filo d’Argento” – costituisce un asse centrale associativo. L’attività di volontariato così esplicata ha però bisogno di essere ulteriormente rafforzata per potersi dispiegare in modo più incisivo e capillare, soprattutto in quei punti ove il bisogno delle persone anziane è avvertito come particolarmente acuto. Auser si sta perciò dedicando a convogliare su questo filone le nuove disponibilità umane rappresentate dalle fasce di ultrasessantenni – più del 20% dell’intera popolazione – che godono di un tempo di vita non più vincolato ai ritmi del lavoro e che intendono occuparlo in attività sensate e solidali, in grado di restituire anche alla propria esperienza di vita spessore e significato. La promozione di un “invecchiamento attivo” valorizza infatti non soltanto forme innovative di cittadinanza da parte dei nuovi anziani ma può costituire per loro stessi pratiche di vita positive e preventive rispetto a perdita di abilità, competenze, ecc.

1 I dati contenuti nel Rapporto 2010 sulla non autosufficienza, mettono in chiara evidenza la relazione tra allungamento dell’aspettativa di vita ed incremento della disabilità. Dei 2,6 mln di disabili italiano che vivono in famiglia, oltre 2 mln sono anziani ultrasessantacinquenni. E’ in condizione di disabilità, anche se per patologie e gradi diversi, circa il 44% degli ultra ottantenni. Le disabilità colpiscono in misura marcatamente maggiore le donne rispetto agli uomini (anche per la più lunga aspettativa). Le disabilità sono più diffuse al sud, colpendo il 5,2% dell’intera popolazione (nelle isole il 5,7%) mentre al nord la frequenza scende al 4,1%. Al contrario, i servizi pubblici di sostegno (Adi – assistenza domiciliare integrata, in capo alle Usl; Sad – assistenza domiciliare locale, in capo ai comuni; Servizi residenziali; Centri diurni) sono più diffusi al nord. E’ scritto nel Rapporto che 4 regioni (Friuli, Veneto, Emilia, Lombardia) prendono in carico, in rapporto alle popolazioni rispettive, il triplo degli anziani non autosufficienti di Campania, Puglia e Calabria. La spesa sociale pro-capite nelle 8 regioni del sud è mediamente di 23 punti più bassa che al nord, ma la pressione fiscale è quasi uguale ed al sud cresce di più.

L’ “invecchiamento attivo” concerne dunque una proposta associativa fondata sulla cittadinanza, alimentata da attività integrate di socializzazione, ricreazione, apprendimento permanente, solidarietà verso le persone e le comunità che fa proprie pratiche di promozione del protagonismo e delle risorse degli anziani, anche di quelli che vivono in condizioni di difficoltà determinate dalla solitudine o dalla disabilità. Il Filo d’Argento Auser: aiuto agli anziani in condizioni di difficoltà

Lo stile associativo è quello di operare con e non solo per gli anziani in difficoltà; il nostro obiettivo sociale è infatti l’inclusione. La stessa partecipazione alla vita associativa può essere fattore d’inclusione. E ciò vale sia per i volontari (come abbiamo accennato poco sopra) sia per le persone che assistiamo. Come opera il Filo d’Argento I volontari si impegnano in attività di compagnia telefonica, trasporto per visite e controlli, accompagnamento per servizi vari, aiuto per piccoli interventi domiciliari, consegna a domicilio di spesa e farmaci, o semplicemente a supporto delle relazioni sociale della persona. Il richiamo al filo di telefono non tragga in inganno. Il numero verde (800 99 59 88), i punti d’ascolto collegati allo stesso, gli altri punti d’ascolto che fanno riferimento a diversi numeri telefonici locali, sono solo il front office, la porta d’accesso ad un sistema di relazioni interpersonali che alimentano attività di aiuto diverse. Sono state complessivamente circa 430.000 le persone che nel corso del 2009 hanno usufruito dei servizi di aiuto offerti dal Filo. Gli interventi effettuati sono stati circa 2 mln. I volontari impegnati nell’organizzazione del sistema e nei servizi sono stati oltre 19.000. La strutturazione del sistema di aiuto Sono circa 900 i circoli e le associazioni affiliate Auser impegnati nelle attività di aiuto alla persona. Le attività svolte sono diverse: dalla compagnia telefonica e domiciliare, all’aiuto nelle faccende domestiche all’assistenza in caso di furti, raggiri, violenza contro gli anziani.

In fortissima espansione è il trasporto, da quello socio-sanitario, strumentale all’accesso alle prestazioni del S.S.N., a quello sociale – dalle consegne spesa e pasti a domicilio, a quello connesso alla facilitazione delle attività di relazione (visita ai parenti, accompagnamento alle funzioni religiose e nelle visite cimiteriali). Si tratta di un’attività costante e diffusa nelle comunità che consente un contatto quotidiano con i bisogni, le sofferenze, la condizione degli anziani soli o non autosufficienti. Strutturare attraverso modelli processuali il sistema di aiuto svolto nei territori, consente di migliorare l’accessibilità allo stesso da parte degli anziani e delle loro famiglie e, nello stesso tempo, di raccogliere sistematicamente i dati del bisogno, essenziali per organizzare l’intervento e per una conoscenza approfondita del fenomeno sociale. Per questo il sistema del Filo d’Argento opera attraverso un coordinamento nazionale che fa capo a:

o numero verde 800 99 59 88 che instrada le chiamate al punto di ascolto Auser più vicino al chiamante e copre il 55% del territorio nazionale. Esso è integrato da numeri telefonici locali;

o un call center nazionale al quale vengono instradate automaticamente le

chiamate nelle ore notturne e nelle ore di chiusura dei punti di ascolto locali (intervallo pranzo e post ore 18,00),

o una rete telematica intranet di raccolta dei dati relativi alle chiamate,

finalizzata alla costruzione di una banca dati dei bisogni e dei diritti negati degli anziani. Tale rete telematica è tuttora in corso di completamento a causa delle difficoltà di vario genere connesse alla rilevazione dei dati delle chiamate.

Il PROGETTO A fronte di un costante sviluppo delle nostre diverse attività di aiuto alla persona, persiste la difficoltà a dare alle stesse un assetto sistematico unitario fondato sull’accesso mediante numero verde nazionale e sulla raccolta informatica dei dati del nostro intervento, ai fini della costituzione di una banca dei bisogni degli anziani fragili. Ricomporre in un sistema unitario, anche se rispettoso delle diverse modalità di intervento consolidate nei diversi territori, le nostre attività di aiuto alla persona, è un’esigenza strategica.

L’assetto sistemico è, infatti, un passaggio ineludibile per una conoscenza approfondita delle nostre attività, adeguata allo sviluppo della nostra comunicazione istituzionale ed alla nostra vocazione di rappresentanza e di protagonismo politico in materia di Welfare per e con gli anziani. Gli obiettivi:

1. completare nell’arco di un biennio la copertura tramite numero verde dell’intero territorio nazionale. E’ un’operazione che investe tutto il processo perché non si tratta semplicemente di collegare tramite numero verde tutti i punti di ascolto esistenti, ma di crearne dei nuovi e, soprattutto, organizzare il back office rappresentato dallo sviluppo delle attività di aiuto corrispondenti alle chiamate.

2. Consentire una migliore utilizzazione dell’accesso al numero verde attraverso la redifinizione del sistema di instradamento delle chiamate che va reso universalmente praticabile anche per le chiamate provenienti dalla telefonia mobile, ormai largamente diffusa. Tutto ciò richiede investimenti finanziari e tecnologici ed il cambiamento del contratto di gestione della telefonia.

3. Migliorare il sistema della raccolta dei dati delle chiamate attraverso una riorganizzazione complessiva della rete intranet, a partire da una semplificazione delle schede di registrazione dei dati per generalizzare il processo di raccolta e favorirne l’acquisizione informatica.

4. Sostenere e qualificare il complessivo sistema di aiuto di Auser attraverso

progetti mirati di consolidamento, innovazione, espansione.

a) Il sistema si regge sull’apporto determinante delle persone che mettono a disposizione gratuitamente il loro tempo libero nello svolgimento delle diverse attività di aiuto e degli adempimenti legati ai servizi di supporto (ascolto telefonico e registrazione dati). Il numero dei volontari Auser impegnati è in crescita, ma la promozione del volontariato Auser e la formazione mirata dei volontari del Filo d’Argento è un’esigenza assolutamente prioritaria che va costantemente curata e richiede progetti mirati di intervento.

Il futuro del Filo d’Argento è legato all’apporto dei volontari.

b) Le attività di aiuto debbono adeguarsi alle emergenze di nuovi

bisogni connessi al disagio degli anziani, con particolare riguardo, in un contesto di crisi finanziaria del Welfare pubblico, alle difficoltà che si frappongono all’effettivo accesso delle persone a diritti anche formalmente affermati che richiedono, però, per essere concretamente praticati, misure di sostegno, sia materiali (si pensi al nesso stretto esistente tra mobilità-trasporto ed esercizio concreto di fondamentali diritti alla salute), sia di orientamento, sostegno e qualificazione della domanda di servizi.

c) L’ampliamento della copertura territoriale del numero verde non

può essere fine a se stessa, ma deve svolgersi parallelamente all’implementazione delle attività operative di aiuto. Occorrono nuovi circoli, nuovi volontari, nuove sedi, è necessario riequilibrare la presenza organizzata delle attività di aiuto oggi concentrata nelle regioni del nord e del centro Italia.

Si propone di costituire un fondo finalizzato agli obiettivi di cui al precedente punto 4 per finanziare progetti di intervento territoriale, coerenti con le premesse indicate e verificate nei risultati.