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La poesia ellenistica In età ellenistica la poesia risente dei profondi mutamenti culturali della società, adattandosi ale richieste dei nuovi committenti, al gusto del nuovo pubblico e alle nuove modalità di fruizione dei testi stessi.

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  • La poesia ellenistica

    In età ellenistica la poesia risente dei profondi

    mutamenti culturali della società, adattandosi ale

    richieste dei nuovi committenti, al gusto del

    nuovo pubblico e alle nuove modalità di fruizione

    dei testi stessi.

  • Dalla performance alla lettura

    In primo luogo la la poesia dalla performance in pubblico nelle

    occasioni designate (festa, rito, spettacolo, simposio) passa

    ad una fruizione in gruppi per lo più ristretti di intellettuali o

    direttamente alla lettura individuale (sia pure ad alta voce).

    Questo riduce fondamentalmente la potenzialità psicagogica

    della poesia stessa, che non è indirizzata a suscitare

    l'adesione di un gruppo e a rafforzarne il sentire comune e i

    valori, ma mira piuttosto ad ottenere il consenso intellettuale

    di un uditorio selezionato o del singolo lettore attraverso la

    colta eleganza della sua fattura.

  • Poesia di corte

    Le grandi monarchie ellenistiche diventano i principali

    protettori e committenti dei poeti, che si presentano come

    celebratori di professione dei regnanti, anche attraverso

    arditi collegamenti mitologici.

    Da un lato il poeta appare più libero nei tempi creativi,

    essendo raramente condizionato da una specifica

    occasione pubblica, dall'altro deve adeguare la sua poesia

    alla realtà politica ed ideologica delle monarchia ellenistica e

    ad un pubblico gravitante attorno ad essa.

  • La poesia come arte e dottrina

    La creazione delle grandi biblioteche mette a

    disposizione dei poeti di corte un repertorio

    immenso da studiare, citare, imitare

    ecletticamente, sorvolando disinvoltamente sulla

    realtà diacronica dei modelli stessi. La citazione

    dotta, il ricalco, la parodia appaiono come segni

    distintivi di un gusto colto e raffinato, che non

    esita a riprendere forme poetiche tradizionali

    innovandole significativamente, a livello di

    struttura, estensione, immaginario, lingua ma ne

    crea anche di completamente nuove.

  • La mitologia

    La presenza del mito è costante nei poeti ellenistici,

    sostanzialmente spogliato della sua aura sacrale e

    ridotto a dotto repertorio mitologico, di cui vengono

    prescelte le tradizioni secondarie e rare (quando non

    create ad hoc), specie quelle suscettibili di trattazioni in

    senso erotico o anche di riletture umoristiche.

  • Il realismo

    A fronte dell’evasione nel meraviglioso e nel

    fantastico, si afferma una poesia riferita a contesti

    quotidiani e realistici, talora spinta a marcate

    sottolineature grottesche, dove la prosaicità

    dell’oggetto non cela la raffinata elaborazione

    linguistica e formale. L’attenzione verso la realtà

    quotidiana corrisponde del resto alla focalizzazione

    della filosofia ellenistica sulla ricerca personale

    dell’εὐδαιμονία e dell’equilibrio individuale.

  • Poesia didascalica

    Una parte considerevole delle opere poetiche

    ellenistiche è costituito da veri e propri trattati

    scientifici (o pseudoscientifici), che descrivono

    la natura prescrivendo comportamenti adeguati

    secondo la tradizione delle Opere e i giorni di

    Esiodo, ma in forma più precisa ed articolata.

    Basti ricordare i Fenomeni di Arato (III a C.),

    tradotto anche da Cicerone, e i Rimedi contro i

    veleni animali (Θηριακά) uniti agli Antidoti

    (Αλεξιφάρμακα) di Nicandro di Colofone (II a.

    C.)

  • Αἴτιον ed ἔκφρασις

    Tipiche del gusto ellenistico sono le poesie di carattere

    eziologico ed ecfrastico.

    αἴτιον = racconto fondativo di una tradizione

    (denominazione, rito, usanza), in cui si esprime

    l'interesse dotto per la raccolta delle leggende locali, in

    particolare per quelle meno frequentate.

    ἔκφρασις = descrizione di opere d'arte, luoghi, persone,

    in cui emerge il gusto ellenistico per la commistione delle

    arti e la loro imitazione reciproca, cfr. l'oraziano ut pictura

    poësis.

  • Callimaco di Cirene

    Figlio di Batto, discendente del mitico fondatore

    di Cirene (Libia), attivo presso la biblioteca di

    Alessandria, pur non diventandone mai

    direttore, è il più prestigioso poeta

    dell'Ellenismo e colui che più di ogni altro

    formalizzò a livello teorico i principi della nuova

    estetica.

  • Le opere integralmente conservate

    63 Epigrammi (raccolti nell'Antologia Palatina)

    6 Inni (rielaborano il modello omerico)I. A Zeus (in esametri e lingua omerica)II. Ad Apollo (in esametri e lingua omerica)III. Ad Artemide (in esametri e lingua omerica)IV. A Delo (in esametri e lingua omerica)V. Per i lavacri di Pallade (in distici elegiaci e dialetto dorico)VI. A Demetra (in esametri e dialetto dorico)

  • Principali opere frammentarie

    Aἴτια in 4 libri (dopo una I edizione in 2): raccolta di miti fondativi.

    Restano frammenti fra cui il prologo (invettiva contro i Telchini) e

    parte della Chioma di Berenice conclusiva dell'opera, che

    celebra l'identificazione in una costellazione ad opera

    dell'astronomo Conone di Samo del ricciolo della regina

    Berenice II, moglie di Tolomeo III Evergete, scomparso dal

    tempio di Afrodite a Zefirio dove era stato collocato come ex voto

    (tradotta anche da Catullo fra i carmina docta, n. 66)

    17 giambi, di vario metro e argomento (eziologico, ecfrastico,

    favolistico, gnomico-moralistico, letterario), ma di tono meno alto

    rispetto al poema precedente

    Ècale (Ἑκάλη): epillio incentrato su una vecchia che ospita

    Tèseo presso Maratona

    Ibis, violento attacco contro un nemico, forse Apollonio Rodio, a

    cui si ispirò Ovidio per il suo omonimo poemetto.

  • Principi caratterizzanti della sua poesia

    ποικιλία: varietà formale (ποικίλος = variopinto; cfr la stoà

    pècile, ποικίλη στοά, il portico dipinto nell'agorà di Atene)

    πολυείδεια: commistione di generi (da εἶδος, -ους τό “aspetto,

    forma”; la radice è Fιδ-, da cui l'aoristo εἶδον o il latino video)

    λεπτότης: sottigliezza (λεπτός = sottile, cfr. il fuoco dell'ode

    del sublime di Saffo) intesa come leggerezza e raffinatezza

    (labor limae)

    ὀλιγοστιχία: numero ridotto di versi (στίχος = verso, da cui

    “distico”), cfr. il detto a lui attribuito μέγα βιβλίον μέγα κακόν

    (Ateneo, Deipnosofisti, 2: Καλλίμαχος ὁ γραμματικὸς τὸ μέγα

    βιβλίον ἴσον ἔλεγεν εἶναι τῷ μεγάλῳ κακῷ)

  • ὁ Φθόνος Ἀπόλλωνος ἐπ᾽ οὔατα λάθριος εἶπεν

    'οὐκ ἄγαμαι τὸν ἀοιδὸν ὃς οὐδ᾽ ὅσα πόντος ἀείδει.’

    τὸν Φθόνον ὡπόλλων ποδί τ᾽ ἤλασεν ὧδέ τ᾽ ἔειπεν:

    ' Ἀσσυρίου ποταμοῖο μέγας ῥόος, ἀλλὰ τὰ πολλὰ

    λύματα γῆς καὶ πολλὸν ἐφ᾽ ὕδατι συρφετὸν ἕλκει.

    Δηοῖ δ᾽ οὐκ ἀπὸ παντὸς ὕδωρ φορέουσι Μέλισσαι,

    Ἀλλ᾽ ἥτις καθαρή τε καὶ ἀχράαντος ἀνέρπει

    πίδακος ἐξ ἱερῆς ὀλίγη λιβὰς ἄκρον ἄωτον.’

    χαῖρε ἄναξ: ὁ δὲ Μῶμος, ἵν᾽ ὁ Φθόνος, ἔνθα νέοιτο.

    L'Invidia sussurrò di nascosto alle orecchie di Apollo:

    - Non ammiro il poeta che non canta come il mare -.

    Apollo respinse col piede l'Invidia e così disse:

    Del fiume assiro grande è la corrente, ma molte

    impurità della terra e molto fango trascina nell'acqua.

    Non da ogni parte a Demetra portano acqua le api,

    ma quella che pura e incontaminata sgorga

    da una sacra fonte, piccola stilla, limpidezza estrema.

    Salve, o Signore, e la Maldicenza vada dove è l'Invidia.

    1. Inno ad Apollo, vv. 105-109 (conclusione)

    Alcuni testi programmatici di Callimaco

    NB: Μέλισσαι era il nome delle sacerdotesse di Demetra a Chio, oltre che immagine dell’attività poetica già da

    Pindaro (Pitica 10, 54)

  • Accuse dei Telchìni (mitici demoni nemici di Apollo) per non aver svolto un unicopoema continuo (ἓν ἄεισμα διηνεκὲς) ma un poema piccino (ἔπος τυτθὸν). A loroCallimaco risponde che il suo essere ὀλιγόστιχος non lo svaluta qualitativamente,visto che anche fra i predecessori le opere migliori sono quelle più brevi. Non bisognaquindi chiedere a lui un poema grandemente reboante (μέγα ψοφέουσα ἀοιδή).Infatti il tuonare non è caratteristica sua, ma di Zeus: “βροντᾶν οὐκ ἐμόν, ἀλλὰΔιός.” Lo stesso Apollo lo invita a nutrire la sua Musa leggera (λεπταλέη) e a nonpercorrere le vie troppo frequentate, ma i κέλευθοι ἄτριπτοι:

    πρὸς δέ σε καὶ τόδ᾿ ἄνωγα, τὰ μὴ πατέουσιν ἅμαξαι τὰ στείβειν, ἑτέρων δ᾿ ἴχνια μὴ καθ᾿ ὁμά δίφρον ἐλᾶν μηδ᾿ οἷμον ἀνὰ πλατύν, ἀλλὰ κελεύθους ἀτρίπτους, εἰ καὶ στεινοτέρην ἐλάσεις.

    Inoltre anche questo ti raccomando, di percorrere vie non battute dai carri, e di non condurre il cocchio sulle orme da altri già segnate né lungo una strada ampia, ma per sentieri inusitati, anche se lo spingerai per una via più angusta".

    2. Prologo degli Aἴτια (frammentario):

  • 3. Epigramma XXVIII, vv. 1-4

    Ἐχθαίρω τὸ ποίημα τὸ κυκλικόν, οὐδὲ κελεύθῳ

    χαίρω τίς πολλοὺς ὧδε καὶ ὧδε φέρει,

    μισῶ καὶ περίφοιτον ἐρώμενον, οὐδ᾿ ἀπὸ κρήνης

    πίνω· σικχαίνω πάντα τὰ δημόσια.

    Odio il poema ciclico, né mi piace la via

    che porta molti qua e là;

    odio anche l'amasio di tutti, né alla fontana pubblica

    bevo: disprezzo tutte le cose popolari.

  • Forme poetiche dell'Ellenismo e dell'età imperiale

    Epigramma: poesia breve in distici elegiaci Elegia: componimento in distici elegiaci a carattere narrativo, mitologico, erotico,

    eziologico (αἴτιον, cioè spiegazione delle origini di una tradizione) Poema epico in esametri, talora di lunghezza inferiore ai modelli arcaici

    (Apollonio Rodio, III sec.: Argonautiche in 4 libri) o anche superiore (Nonno diPanopoli, V sec. d. C. Dionisiache in 48 libri)

    Epillio (ἐπύλλιον): breve poemetto di tema epico-mitologico in esametri (es. laperduta Ecale di Callimaco)

    Idillio (εἰδύλλιον): testo di argomento bucolico prevalentemente in esametri e indialetto dorico (Teocrito, III sec. a.C. Mosco, Bione, II sec. a. C.)

    Tragedia (Licofrone, Alessandra, monologo di datazione discussa) Mimo (Mimiambi di Ero[n]da, III sec. a.C.: trasposizione poetica di un genere in

    origine in prosa)

  • L'epigramma

    L'espressione più singolare della poesia ellenistica, la cui

    produzione prosegue ininterrotta anche nell'età bizantina

    per quasi duemila anni, è costituita dagli epigrammi (brevi

    poesie) in distici elegiaci, metro di tradizione gnomica

    (elegia), che permetteva proprio per la struttura in sequenza

    (moltiplicabile secondo necessità) di esametro +

    pentametro (il secondo dei quali adatto a sigillare un

    periodo) l'espressione concisa e penetrante di tematiche

    quanto mai varie, spesso con arguta pointe (battuta, pron.

    puàn’t) umoristica finale (ἀπροσδόκητον “inaspettato”).

  • I temi

    Erotici

    Simposiali

    Letterari

    Scoptici o scommatici (attacco ingiurioso verso qualche rivale, da

    σκῶμμα ingiuria )

    Gnomico-moralistico

    Funerari (compianto rivolto a un defunto, talora come ἐπιτάφιος,

    iscrizione funebre posta sul sepolcro, dove spesso parla lo stesso

    defunto rivolgendosi al passante)

    ecfrastici (ἔκφρασις = descrizione di opere d'arte, luoghi, persone)

    Indovinelli, talora anche matematici

    Religiosi (preghiere agli dei, poi anche al Dio cristiano)

  • Le “scuole”

    E' possibile distinguere tre correnti principali

    dell'epigramma:

    una laconico-peloponnesiaca, realistica, incline all'enfasi

    retorica (Anite, Nosside, Leonida);

    una ionico-alessandrina, caratterizzata da tematiche

    erotico-simposiali, massima eleganza e sobrietà formale

    (Callimaco, Asclepiade, Edilo di Samo, Posidippo,

    Dioscoride);

    una siriaca, sviluppatasi dopo la perdita dell'indipendenza

    della Grecia nel 146 a. C., dal carattere retorico e dal

    pathos sovreccitato (Meleagro, Antipatro di Sidone,

    Filodemo di Gadara)

  • Gli epigrammisti principali

    Callimaco di Cirene (IV sec. a. C.)

    Leonida di Taranto (320-260 a. C.)

    Asclepiade di Samo (IV-III sec. a. C.)

    Teocrito di Siracusa (315-260 a. C.)

    Posidippo di Pella (310-240 a. C.)

    Meleagro di Gadara (130-60 a. C.)

    Antipatro di Sidone (II sec. a. C.)

    Filodemo di Gadara (I sec. a. C.)

    Gregorio Nazianzeno (329-390 d. C.)

    Pallada di Alessandria (IV-V sec. d.C)

    Agazia Scolastico (536 - 582 c.a)

    Paolo Silenziario (VI sec. d. C.)

  • Alcune poetesse epigrammiste

    Erinna (IV sec. a.C.)

    Anite di Tegea (IV -III sec. a. C.)

    Nosside di Locri (IV -III sec. a. C.)

  • Le “corone”

    Già in età ellenistica abbiamo notizie di tentativi

    di riordinare gli opera omnia degli elegiaci

    Corona di Meleagro (I sec. a. C.): 47 poeti,

    ognuno associato ad un fiore, pianta o albero

    Corona di Filippo (I sec. d. C.): 39 poeti, in

    ordine alfabetico

    Ciclo di Agazia (VI sec. d. C.): 7 libri distinti per

    argomento

  • Anthologia Palatina

    codice del X secolo scoperto nel 1606

    nella biblioteca dell'Elettore del

    Palatinato di Heildelberg e oggi

    smembrato in 2 parti:

    Palatinus Heidelbergensis gr. 23

    (Heildelberg, Bibliotheca Palatina)

    Parisinus gr. suppl. 384

    (Parigi, Bibliothèque nationale de

    France)

    3700 epigrammi per circa 23000 versi

    (8.000 in più dell'Iliade), suddivisi nella

    prima edizione a stampa (1813-17) in

    15 libri

    Si ritiene che alla base ci sia una

    racconta di epigrammi di Costantino

    Cefala (IX sec.), che avrebbe

    smembrato le raccolte precedenti.

  • Struttura dell'Antologia Palatina

    Libro I, epigrammi cristiani (IV-X sec.)

    Libro II, ἔκφρασις (descrizione) di statue del ginnasio di Costantinopoli di Cristodoro di Coptos (V sec.

    d.C.);

    Libro III, epigrammi relativi al tempio della regina Apollonide di Cìzico

    Libro IV, proemi della Corona (Στέφανος) di Meleagro di Gadara (70 a.C. ca.), della Corona di Filippo di

    Tessalonica; del Ciclo (Κύκλος), di Agazia scolastico, avvocato del VI sec. d.C.;

    Libro V, epigrammi erotici

    Libro VI, epigrammi votivi o anatematici (ἀνάθεμα), che prendono spunto da offerte votive

    Libro VII, epigrammi funebri

    Libro VIII, epigrammi di S. Gregorio di Nazianzio (IV sec.)

    Libro IX, epigrammi epidittici (descrittivi)

    Libro X, epigrammi protreptici

    Libro XI, epigrammi conviviali e scoptici

    Libro XII, epigrammi pederotici (Μοῦσα παιδική di Stratone di Sardi, età adrianea)

    Libro XIII, epigrammi in vari metri

    Libro XIV, epigrammi aritmetici, indovinelli e oracoli

    Libro XV, epigrammi vari

  • Stampata (1494) e diffusa prima della Palatina è l'AnthologiaPlanudea, una raccolta di ca. 2400 epigrammi (388 assenti nella Palatina) curata dal monaco Massimo Planude (fine XIII secolo), divisa in 7 libri:1. epigrammi epidittici2. simposiaci e scoptici3. funerari4. ἔκφρασις5. ἔκφρασις delle statue del ginnasio di Zeusippo a Costantinopoli di Cristodoro di Coptos6. epigrammi anatematici7. epigrammi erotici

  • Il poema epico

    La perdita pressoché totale dei numerosi poemi epici greci composti

    fra l'Odissea (VIII -VI sec. a. C.) e le Argonautiche di Apollonio Rodio

    (metà III sec. a.C.) impediscono di valutare l'evoluzione del genere e

    di misurare l'entità delle novità che quest'ultimo presentava rispetto ai

    suoi immediati predecessori.

    E' tuttavia vero che nessun poema epico successivo a quelli omerici

    ne incrinò comunque il ruolo di perenni pietre di paragone per tutti

    coloro che si dedicavano a questo genere, tanto più che gran parte

    degli sforzi dei filologi alessandrini furono proprio rivolti a fissarne il

    testo e a commentarlo.

    Ciò vuol dire che il confronto con l'Iliade e l'Odissea, se non esclude

    quello con opere recentziori, è di fondamentale importanza per

    misurare il rapporto fra tradizione e novità nell'opera di Apollonio

    Rodio.

  • Le Argonautiche di Apollonio Rodio

    Sono l'unico poema epico greco superstite fra Omero e

    le Dionisiache di Nonno di Panopoli (V sec. d. C.).

    Hanno al centro il mito già citato in Omero della

    spedizione degli Argonauti, guidati da Giasone alla

    conquista del vello d'oro e l'amore fra l'eroe e Medea,

    figlia di Eeta re della Colchide, il custode del vello.

    Apollonio Rodio ne presentò una prima versione in una

    lettura pubblica ad Alessandria, di cui restano

    frammenti, che incontrò critiche e lo spinse ad una

    rielaborazione successiva.

  • La struttura

  • Premessa

    Per vendicare il tentativo di Nefele, moglie di Atamante re di Orcomeno, di fareuccidere dalla popolazione il marito, che la tradiva con Ino, figlia di Cadmo,questa spinge il popolo con un falso oracolo a uccidere Frisso, figlio di Atamante eNefele, ma questo viene salvato da un ariete volante dal vello d’oro che lo porta inColchide, sul Ponto Eusino (mar Nero); nel viaggio cade nel mare la sorella Elle,dando il nome all’Ellesponto. Qui l’ariete viene sacrificato e il vello appeso ad unalbero custodito da un serpente immane. Frisso si sposa con Calciope, figlia delre della Colchide Eeta, ed invia i quattro figli ad Orcomeno per rivendicare il tronodopo la morte del padre, ma naufragano. Dopo la sua morte l’ombra perseguitaPelia, nipote del fratello di Atamante Salmoneo, che aveva usurpato il trono diIolco, città fondata dal cugino Esone, richiedendo che il vello dell’ariete siariportato in Grecia. Un oracolo rivela a Pelia che sarà ucciso da un eroemonosandalo, e quando si presenta con un sandalo solo Giasone, figlio di Esone,che era stato salvato dal padre affidandolo al centauro Chirone, Pelia gli ordina diandare a prendere il vello d’oro, promettendogli il trono di Iolco.

  • +NEFELE

  • I libro

    Preparazione della spedizione e partenza degli Argonauti

    Lemno: le donne dell’isola che hanno ucciso tutti i mariti chiedono agli

    Argonauti di fermarsi, ma Eracle li persuade a ripartire

    Nella terra dei Dolioni il re Cizico accoglie gli Argonauti, che lo

    appoggiano nella lotta contro i giganti, ma ricondotti dai venti nello

    stesso luogo attaccano i Dolioni e uccidono Cizico per errore

    Nella Misia il giovane Ila viene rapito dalle ninfe e il suo erastès

    Eracle si allontana per cercarlo.

    Giasone, ripartito senza Eracle è accusato da Telamone di averlo

    voluto escludere per invidia, ma il dio marino Glauco conferma la

    volontà di Zeus

  • II libro

    Presso i Bebrici (Bitinia) Polluce uccide il re Amico in una gara

    di pugilato, suscitando un attacco dei Bebrici, poi respinti

    In Tracia l’indovino cieco Fineo, che grazie ai due figli di Borea

    è stato liberato dalle Arpie che gli insozzavano i cibi, predice

    agli Argonauti i pericoli del viaggio

    Grazie all’aiuto di Atene gli Argonauti superano le Simplegadi,

    le rocce che si chiudono al passaggio delle navi

    Sosta presso Lico, re dei Mariandini: morte di Idmone e di Tifi

    Nell’isola di Ares scacciano gli uccelli e incontrano i figli di

    Frisso e Calciope (figlia del re della Colchide Eeta), che

    avevano fatto naufragio e li caricano

    Arrivo nella Colchide

  • III libro

    Afrodite, spinta da Era e Atena, ordina ad Eros di fare innamorare di

    Giasone Medea, la figlia di Eeeta, re della Colchide

    Gli Argonauti entrano nella reggia di Eeta, dove Calciope ritrova i figli

    e Medea viene colpita dal dardo di Eros. Eeta, appresa la missione di

    Giasone, pone come condizione di superare la prova di arare un

    campo con tori dai piedi di bronzo, seminare denti di drago e

    sterminare i guerrieri che nascono

    Medea dà a Giasone, oltre a consigli per superare la prova, un filtro

    magico. Giasone le promette di condurla come sposa in Grecia

    Giasone supera la prova, suscitando le ire di Eeeta.

  • IV libro

    Giasone conquista il vello custodito da un serpente, grazie agli

    incantesimi di Medea, poi fugge con gli argonauti e Medea

    Viaggio attraverso l’Istro (Danubio) fino all’Adriatico, dove

    Assirto fratello di Medea viene ucciso a tradimento.

    Passaggio attraverso il Po fino al Rodano.

    Purificazione di Giasone e Medea presso Circe dall’uccisione di

    Assirto

    Sirene; Scilla e Cariddi; le Plancte (rupi erranti): l’isola del sole

    L’Isola dei Feaci (Drepane); matrimonio di Giasone e Medea.

    La Sirte; trasporto della nave attraverso il deserto

    Creta: il gigante di bronzo: Talos

    Ritorno a Pagase

  • Il precetto aristotelico (Poetica, 1459β):

    un poema lungo quanto 3 tragedie + 1 dramma satiresco

    Τοῦ μὲν οὖν μήκους ὅρος ἱκανὸς ὁ εἰρημένος: δύνασθαι

    γὰρ δεῖ συνορᾶσθαι τὴν ἀρχὴν καὶ τὸ τέλος. Εἴη δ᾽ ἂν

    τοῦτο, εἰ τῶν μὲν ἀρχαίων ἐλάττους αἱ συστάσεις εἶεν,

    πρὸς δὲ τὸ πλῆθος τραγῳδιῶν τῶν εἰς μίαν ἀκρόασιν

    τιθεμένων παρήκοιεν.

    Il limite conveniente della lunghezza è quello già detto,

    giacché si deve poter cogliere con un unico sguardo il

    principio e la fine. Si avrebbe questo risultato, se le

    composizioni fossero più brevi di quelle antiche, ma

    assieme si estendessero quanto l’ampiezza

    complessiva (τὸ πλῆθος) delle tragedie presentate

    (τραγῳδιῶν τῶν εἰς μίαν ἀκρόασιν τιθεμένων) per

    un’unica audizione (εἰς μίαν ἀκρόασιν).

  • Unità di tempo

    Il poema sviluppa un solo argomento, senza

    analessi o alterazioni della sequenza

    cronologica degli eventi.

    Tuttavia sono vari gli elementi perturbanti:

    1)le frequenti variazioni del ritmo narrativo, cioè

    del rapporto fra tempo della storia e tempo del

    racconto (dilatazioni o accelerazioni)

    2)Le digressioni eziologiche (αἴτια), con paralleli

    fra presente e passato

    3)Gli interventi in prima persona del narratore.

  • Circolarità

    Il poema si snoda in un percorso circolare, che

    parte e giunge da Iolco in Tessaglia e che nel

    viaggio di ritorno, attaverso improbabili

    collegamenti fluviali fra Istro (Danubio) ed

    Adriatico, fra Po e Rodano, tocca alcuni luoghi

    e personaggi omerici, come una sorta di tour

    letterario (l'isola di Circe, Scilla e Cariddi, l'isola

    dei Feaci).

  • La crisi dell’eroismo epico

    Le Argonautiche manifestano da parte di Apollonio l’intenzione di mettere in discussione il paradigma eroico della tradizione epica. Giasone intraprende la spedizione in obbedienza ad un ordine più che per desiderio di gloria e manifesta in ogni occasione un carattere irresoluto un’ἀμηχανία all’opposto del paradigma dell’eroe odissiaco πολυμήχανος. La stessa figura di Eracle, che appare inizialmente come il vero capo carismatico della spedizione, viene meno allorché si allontana per ricercare disperatamente l’amato giovane Ila, in realtà rapito dalle ninfe. L’unica ἀριστεία che coinvolge Giasone è lo scontro involontario contro gli alleati Dolioni di Cizico, nel cui territorio sono riapprodati per errore. A dare forza agli Argonauti sono dapprima gli interventi divini, poi le magie stesse di Medea, la cui determinazione contrasta con i dubbi e le paure degli Argonauti.

  • L'elemento erotico

    Elemento di profonda diversità rispetto al modello omerico è larappresentazione della passione amorosa, in particolare nell’animofemminile, di cui Medea è l'esempio. L'amore è visto come forzacorrosiva e distruttiva, grave minaccia a quell'ἡσυχία (tranquillità) acui l'uomo dell'età ellenistica aspira.

    In questo caso la poesia epica sfrutta quell'analisi delle passionidell'uomo che la poesia lirica (Saffo) e il teatro tragico, Euripide inparticolare, avevano portato avanti.

  • La lingua

    Apollonio Rodio adotta la lingua omerica nei

    suoi caratteri generali, rinunciando tuttavia alla

    formularità, attraverso variazioni continue, ed

    inserendo espressioni tratte dalla lirica arcaica

    ed ellenistica, dai tragici e dalla stessa prosa.

  • Il genere bucolico

    Espressione del desiderio di ἄσυχία è la frequenza di immaginipoetiche dedicate al mondo pastorale, che dall'età ellenistica finoall'età bizantina impronta la letteratura in lingua greca, senzadimenticare le propaggini latine.

    Tramite indiscusso per la diffusione del topos bucolico sono stati gliidilli pastorali del siracusano, ma alessandrino di adozione, Teocrito(III a. C.), che assieme a quelli di ambiente cittadino (mimi urbani),rappresentano la quasi totalità delle opere che ci sono pervenute.

  • Teocrito

    Nato attorno al 305 a.C a Siracusa,si trasferì successivamente a Cosdove entrò a far parte del circolo delpoeta e filologo Fileta, divenendoneallievo. Fra il 275 e il 270 fu adAlessandria sotto l’egida di TolomeoFiladelfo, prima di ritornare a Cos,dove morì verso il 250 a. C.

  • Il corpus teocriteo

    Sotto il nome di Teocrito è pervenuta per tradizione manoscritta una raccolta,

    probabilmente postuma, di 30 Idilli poetici di diverso argomento, solo in parte

    autografi, a cui se ne aggiunge un altro frammentario attestato da un papiro e

    25 epigrammi in massima parte inseriti nell’Antologia Palatina.

    Il nome Εἰδύλλια, diminutivo di εἶδος, è quasi sicuramente non originale, ma

    viene poi impiegato nella storia letteraria successiva come sinonimo di

    componimento pastorale.

    In effetti la raccolta di Teocrito, caratterizzata dall’uso abituale dell’esametro e

    del dialetto dorico (Siracusa era colonia dorica), comprende

    A) Componimenti bucolici (I e III-XI) ambientati in un idealizzata Sicilia, dove i

    pastori, caratterizzati da nomi che diventeranno stereotipi nella letteratura dei

    secoli seguenti (Dafni, Menalca, Titiro, Coridone), alternano struggimenti

    amorosi, motteggi salaci e gare di canto.

    B) Mimi realistici («urbani»: II, XIV-XV), caratterizzati da rappresentazioni

    dialogiche ispirate alla vita di tutti i giorni.

    C) Epilli di carattere mitologico (XIII, XXII, XXIV).

    D) Carmi d’occasione

  • Lo stile amebeo

    Copn il termine ἀμοιβαῖον (legato al verbo ἀμείβομαι “rispondo”) si indica un dialogo poetico

    fra due personaggi, in genere due pastori-poeti che si sfidano rispondendosi in versi singoli

    o in gruppi di versi in stile improvvisativo.

    ΒΑΤΤΟΣ

    Εἰπέ μοι, ὦ Κορύδων, τίνος αἱ βόες; Ἦ ῥα Φιλώνδα;

    ΚΟΡΥΔΩΝ

    Οὔκ, ἀλλ᾽ Αἴγωνος· βόσκειν δέ μοι αὐτὰς ἔδωκεν.

    ΒΑ.

    Ἦ πᾴ ψε κρύβδαν τὰ ποθέσπερα πάσας ἀμέλγεις;

    ΚΟ.

    Ἀλλ᾽ ὁ γέρων ὑφίητι τὰ μοσχία κἠμὲ φυλάσσει.

    ΒΑ.

    Αὐτὸς δ᾽ ἐς τίν᾽ ἄφαντος ὁ βουκόλος ᾤχετο χώραν;

    ΚΟ.

    Οὐκ ἄκουσας; Ἄγων νιν ἐπ᾽ Ἀλφεὸν ᾤχετο Μίλων.

    ΒΑ.

    Καὶ πόκα τῆνος ἔλαιον ἐν ὀφθαλμοῖσιν ὀπώπει;

    ΚΟ.

    Φαντί νιν Ἡρακλῆϊ βίην καὶ κάρτος ἐρίσδειν.

    ΒΑ.

    Κἤμ᾽ ἔφαθ᾽ ἁ μάτηρ Πολυδεύκεος ἦμεν ἀμείνω.

    ΚΟ.

    Κᾤχετ᾽ ἔχων σκαπάναν τε καὶ εἴκατι τουτόθε μῆλα.

    ΒΑ.

    Πείσαι τοι Μίλων καὶ τὼς λύκος αὐτίκα λυσσῆν.

    ΚΟ.

    Ταὶ δαμάλαι δ᾽ αὐτὸν μυκώμεναι ὧδε ποθεῦντι.

    ΒΑ.

    Δειλαῖαί γ᾽ αὗται, τὸν βουκόλον ὡς κακὸν εὗρον.

    ΚΟ.

    Ἦ μὰν δειλαῖαί γε, καὶ οὐκέτι λῶντι νέμεσθαι.

    BATTO

    Corìdone, di chi sono le mucche? Dìmmelo, di Filonda?

    CORIDONE

    No, di Egone: me le dette per farle pascolare.

    BATTO

    Ma certo, verso sera, di nascosto, tu te le mungi tutte.

    CORIDONE

    No, che il vecchio mette sotto i vitelli e mi sorveglia.

    BATTO

    E in che paese, fuori della vista, si diresse il bovaro?

    CORIDONE

    Non udisti? Con Milone all'Alfeo si dirigeva.

    BATTO

    E quando mai quel tale ha visto l'olio con gli occhi suoi?

    CORIDONE

    Si dice che gareggi con Eracle per forza e per vigore.

    BATTO

    Diceva che ero meglio di Polluce anche di me mia madre.

    CORIDONE

    Con la vanga se ne partì di qui e con venti bestie.

    BATTO

    Provocherebbe anche la rabbia ai lupi sul momento Milone.

    CORIDONE

    Ma muggiscono di rimpianto per lui qui le giovenche.

    BATTO

    Che cattivo bovaro che trovarono, povere bestie!

    CORIDONE

    Povere davvero, non vogliono nemmeno pascolare!

  • Il realismo teocriteo

    La poesia di Teocrito attinge alla poesia popolarepreesistente, in cui già probabilmente comparivano i nomi dipastori come Dafni e Menalca, ma la rielabora con sorvegliatogusto formale. L’attenzione ai dettagli realistici caratterizzal’evocazione poetica di ambienti rurali o plebei, rappresentaticon sottile ironia agli occhi di un pubblico estraneo ad essi eche tuttavia poteva vedere nella realtà rappresentata,pastorale in ispecie, una via di evasione dal presente.

  • Il locus amoenus

    La poesia di Teocrito lascia in eredità alla

    letteratura posteriore il vagheggiamento

    idealizzato di un mondo pastorale, in cui una

    natura assolata e verdeggiante costituisce lo

    sfondo per tenzoni poetiche o lamenti

    individuali.

  • L'iniziazione poetica (Talisie, 42-48)

    ὣς ἐφάμαν ἐπίταδες: ὁ δ᾽ αἰπόλος ἁδὺ γελάσσας,

    ‘τάν τοι" ἔφα "κορύναν δωρύττομαι, οὕνεκεν ἐσσὶ

    πᾶν ἐπ᾽ ἀλαθείᾳ πεπλασμένον ἐκ Διὸς ἔρνος.

    ὥς μοι καὶ τέκτων μέγ᾽ ἀπέχθεται, ὅστις ἐρευνῇ 45

    ἶσον ὄρευς κορυφᾷ τελέσαι δόμον εὐρυμέδοντος,

    καὶ Μοισᾶν ὄρνιχες, ὅσοι ποτὶ Χῖον ἀοιδὸν

    ἀντία κοκκύζοντες ἐτώσια μοχθίζοντι.

    Così io dissi a bella posta; e il capraio, dolcemente ridendo:

    «Il mio bastone» disse «ti dono, poiché sei

    tutto formato sulla verità, un rampollo di Zeus.

    Poiché a me un architetto è fortemente antipatico il quale dica

    di voler costruire un edifizio raggiungente la cima dell'Oromedonte,

    e gli uccelli delle Muse che di faccia al cantore di Chio

    urlando a mo' di cuculi si affaticano invano.

  • Pervenuto sotto il nome

    di Teocrito, ma di dubbia

    paternità e datazione è il

    τεχνοπαίγνιον (cioè

    “gioco d'arte”) Σύριγξ,

    un calligramma che

    imita attraverso la

    lunghezza decrescente

    dei versi la struttura di

    un flauto di Pan (siringa)