La Piazza di Rovigo - 2012ag n109

40
Amici della bici criticano i lavori al piazzale Stazione dei treni pag. 6 Il Cur rinnova l’offerta universitaria Istruzione pag. 8 LO NAZ/19/2010/CT 01 04 2010 La strada Provinciale 5 è la strada più trafficata del Polesine, con 68.685 veicoli circolanti. Il nastro d’asfalto rodigino è seguito dalla Sp 8, che da Loreo conduce a Porto Viro, con 68.490 transiti, record an- che per la Sp65, che dal Volto di Rosolina conduce alle spiagge nel periodo estivo. pag. 9 Azzalin: “Il riordino porti a 4 aree omogenee” Provincia pagg. 16, 26 pag. 6 Salva la biblioteca dell’Accademia dei Concordi Trovata una soluzione ma durerà solo fino a fine anno L a biblioteca dell’Accademia dei Concordi è salva, così come i contratti dei propri dipendenti precari. La biblioteca ha ri- aperto ufficialmente i battenti il 28 gosto, con un giorno di ritardo rispetto alla rego- lare attività. Tuttavia quanta ansia, il giorno precedente: ad accogliere l’utente, la scritta “chiuso” del giorno prima non faceva certo presagire nulla di buono. Quella mattina, la tensione era alta non solo tra le parti, ma anche nei volti dei dipendenti e degli stes- si cittadini, in numerosi accorsi per capirne il destino. Viva si è dimostrata, anche la sensibilità dei rodigini, che in questi mesi estivi hanno dato vita ad una vera e propria mobilitazione per salvare il destino di questo importante fulcro culturale sfociata in una cospicua raccolta firme, inviata al sindaco e l’amministrazione comunale per preservare un così nevralgico servizio sociale e culturale dal pericolo di inattività. Con la sua raccolta di oltre 280.000 volumi, l’Accademia svolge infatti la funzio- ne di biblioteca comunale della città in virtù del contratto Gnochi del 1836, accogliendo oltre 5000 persone al mese. Il rischio di chiusura rappresentava un colpo al cuore per la città, se si considera come, in tempo di crisi, in centro siano venuti a a mancare altri necessari servizi culturali, tra cui la libreria, senza considerare che la Fiera delle parole è emigrata a Padova. Fortunatamente, la querelle è sfociata nell’accordo tra il sindaco Bruno Piva con il Cda dell’ente culturale. EDITORIALE Stop al cemento, il Veneto cambia rotta di Nicola Stievano D opo decenni di crescita “irresistibile”, dopo il boom delle aree industriali - commerciali - residenziali, spuntate accanto ad ogni campanile, dopo l’ubria- catura del mattone e del cemento armato, dell’asfalto e dei prefabbricati, in Veneto ci si chiede se sia il caso di invertire la rotta, di mettere un freno ad uno “sviluppo” che, oltre a modificare per sempre il territorio ed il paesaggio, lascia una pesante eredità ai nostri figli. Ad aprire la discussione è stato, a sor- presa, il Governatore Luca Zaia, senza tanti giri di parole. “Nel Veneto si è costruito troppo, non possiamo continuare così. È necessario fermarsi. Questo vale per i capannoni industriali, ma a maggior ragione per le abitazioni. Il tema è quello dell’archeologia residenziale, ancora più strisciante dei fabbricati industriali. È as- surdo continuare ad approvare nuove lottiz- zazioni urbanistiche, quando esistono già abbastanza case per tutti. Piuttosto, diamo valore al recupero dei volumi esistenti”. La dichiarazione di Zaia non poteva (e non voleva) certo passare inosservata e ha sollevato immediate reazioni, quasi tutte favorevoli, con gli inevitabili distinguo, alle parole del governatore. continua a pag. 3 Periodico d’informazione locale. Anno XIX n. 109 www.lapiazzaweb.it di Rovigo pag. 5 ESTATE ARIDA. RACCOLTI COMPROMESSI AL 100% In alcune cam- pagne del Polesine il mais è seccato ancora prima che spuntasse la pannocchia. Rimasto nano, inutile da utilizza- re sia come alimentazione per il bestiame che come biomassa, è stato tranciato anzitempo per liberare i campi. Per soia, frutta e orticole la stagione non è andata meglio E’ DELLA PROVINCIALE 5 IL RECORD DEL TRAFFICO continua a pag. 14 L’Intervento E entrata in vigore la Legge n. 92/2012, contenente le disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di cre- scita. La legge arriva dopo lunghe discussioni spesso solo ideologiche, ponendo un’ attenzione eccessiva sull’art. 18, concentrandosi più sull’effet- to che sulla causa da risolvere. Riforma mancata *Consulente del Lavoro e segretario provinciale Udc di Venezia di Luca Scalabrin* Terme e sordità rinogena in età pediatrica pag. 30 pubbliredazionale ENTRA IN RETE CON NOI! Troverai il nostro giornale prima che venga distribuito con nuove news che riguardano il tuo territorio CAVARZERE (VE) Via Maestri del Lavoro, 13 Tel. 0426 311783 - Fax 0426 311741 www.tirakkina.it - [email protected] AGENZIA DI ROVIGO Tel. 0425 090894

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Amici della bici criticano i lavori al piazzale

Stazione dei treni

pag. 6

Il Cur rinnova l’offerta universitaria

Istruzione

pag. 8

LO NAZ/19/2010/CT01 04 2010

La strada Provinciale 5 è la strada più traffi cata del Polesine, con 68.685 veicoli

circolanti. Il nastro d’asfalto rodigino è seguito dalla Sp 8, che da Loreo conduce a Porto Viro, con 68.490 transiti, record an-che per la Sp65, che dal Volto di Rosolina

conduce alle spiagge nel periodo estivo.pag. 9

Azzalin: “Ilriordino porti a 4 aree omogenee”

Provincia

pagg. 16, 26

pag. 6

Salva la biblioteca dell’Accademia dei ConcordiTrovata una soluzione ma durerà solo fi no a fi ne anno

La biblioteca dell’Accademia dei Concordi è salva, così come i contratti dei propri dipendenti precari. La biblioteca ha ri-

aperto uffi cialmente i battenti il 28 gosto, con un giorno di ritardo rispetto alla rego-lare attività. Tuttavia quanta ansia, il giorno precedente: ad accogliere l’utente, la scritta “chiuso” del giorno prima non faceva certo presagire nulla di buono. Quella mattina, la tensione era alta non solo tra le parti, ma anche nei volti dei dipendenti e degli stes-si cittadini, in numerosi accorsi per capirne

il destino. Viva si è dimostrata, anche la sensibilità dei rodigini, che in questi mesi estivi hanno dato vita ad una vera e propria mobilitazione per salvare il destino di questo importante fulcro culturale sfociata in una cospicua raccolta fi rme, inviata al sindaco e l’amministrazione comunale per preservare un così nevralgico servizio sociale e culturale dal pericolo di inattività.

Con la sua raccolta di oltre 280.000 volumi, l’Accademia svolge infatti la funzio-ne di biblioteca comunale della città in virtù

del contratto Gnochi del 1836, accogliendo oltre 5000 persone al mese. Il rischio di chiusura rappresentava un colpo al cuore per la città, se si considera come, in tempo di crisi, in centro siano venuti a a mancare altri necessari servizi culturali, tra cui la libreria, senza considerare che la Fiera delle parole è emigrata a Padova.

Fortunatamente, la querelle è sfociata nell’accordo tra il sindaco Bruno Piva con il Cda dell’ente culturale.

EDITORIALE

Stop al cemento, il Veneto cambia rotta di Nicola Stievano

Dopo decenni di crescita “irresistibile”, dopo il boom delle aree industriali - commerciali - residenziali, spuntate

accanto ad ogni campanile, dopo l’ubria-catura del mattone e del cemento armato, dell’asfalto e dei prefabbricati, in Veneto ci si chiede se sia il caso di invertire la rotta, di mettere un freno ad uno “sviluppo” che, oltre a modifi care per sempre il territorio ed il paesaggio, lascia una pesante eredità ai nostri fi gli.

Ad aprire la discussione è stato, a sor-presa, il Governatore Luca Zaia, senza tanti giri di parole. “Nel Veneto si è costruito troppo, non possiamo continuare così.

È necessario fermarsi. Questo vale per i capannoni industriali, ma a maggior ragione per le abitazioni. Il tema è quello dell’archeologia residenziale, ancora più strisciante dei fabbricati industriali. È as-surdo continuare ad approvare nuove lottiz-zazioni urbanistiche, quando esistono già abbastanza case per tutti. Piuttosto, diamo valore al recupero dei volumi esistenti”. La dichiarazione di Zaia non poteva (e non voleva) certo passare inosservata e ha sollevato immediate reazioni, quasi tutte favorevoli, con gli inevitabili distinguo, alle parole del governatore.

continua a pag. 3

Periodico d’informazione locale. Anno XIX n. 109 www.lapiazzaweb.it

di Rovigo

pag. 5

ESTATE ARIDA. RACCOLTI COMPROMESSI AL 100%

In alcune cam-pagne del Polesine il

mais è seccato ancora prima che spuntasse la pannocchia. Rimasto nano, inutile da utilizza-re sia come alimentazione per il bestiame che come biomassa, è stato tranciato anzitempo per liberare i campi. Per soia, frutta e orticole

la stagione non è andata meglio

E’ DELLA PROVINCIALE 5 IL RECORD DEL TRAFFICO

continua a pag. 14

L’Intervento

E’ entrata in vigore la Legge n. 92/2012, contenente le disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di cre-scita. La legge arriva dopo lunghe discussioni spesso solo ideologiche,

ponendo un’ attenzione eccessiva sull’art. 18, concentrandosi più sull’effet-to che sulla causa da risolvere.

Riforma mancata

*Consulente del Lavoro e segretario provinciale Udc di Venezia

di Luca Scalabrin*

Terme e sordità rinogena in età

pediatrica

pag. 30

pubbliredazionale

ENTRA IN RETE CON NOI! Troverai il nostro giornale prima che venga distribuito con nuove news che riguardano il tuo territorio

CAVARZERE (VE) Via Maestri del Lavoro, 13Tel. 0426 311783 - Fax 0426 311741www.tirakkina.it - [email protected]

AGENZIA DI ROVIGOTel. 0425 090894

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Rovigo Provincia RegioneRovigo RegioneSERVIZI

pag. 8

Il servizio informagiovani torna ad ottobre

RIFIUTI

pag. 10

Da una guerra politica è nata Ecoambiente

ECONOMIA

pag. 12

La Centrale in concorrenza con la miniera del Sulcis

EDITORIALE

Stop al cemento, il Veneto cambia rotta Una rifl essione che dai toni e dai contenuti potrebbe andare ben al di là della battuta estiva e trasformarsi in atti e decisioni

concrete già dai prossimi mesi. Questo almeno si augurano un po’ tutti, a partire dagli stessi costruttori edili, ormai consapevoli che la corsa sfrenata al mattone si è trasformata in un salto nel vuoto. D’accordo anche i commercianti, che chiedono di iniziare dallo stop alla costruzione di nuove, grandi aree commerciali che insieme con i capannoni hanno cambiato il volto del Veneto nell’ultimo ventennio.

Le associazioni di tutela del paesaggio, le organizzazioni agricole, gli ambientalisti e tutti coloro che sono sensibili a questo tema ora chiedono che dalle parole Zaia passi ai fatti e che la sua denuncia non rimanga una bella promessa estiva. Più di qualcuno mette in luce le contraddizioni l’enunciato e la realtà che vede proprio in Veneto i cantieri di nuove aree commerciali (Veneto City), aree produttive più o meno vaste e infrastrutture.

Il no al cemento, dunque, da cosa dovrebbe partire? Anzitutto da una diversa concezione del territorio, che non deve essere più visto come uno spazio vuoto da riempire con villette e prefabbricati ma come una risorsa che non possiamo perdere. Lo sottolineato da tempo gli agricoltori che proprio in Veneto fanno i conti con una disponibilità di terreno sempre più risicata. Amministratori e ur-banisti dovranno concentrarsi, anziché sulla progettazione di nuove aree, sul recupero di quelle già esistenti. Perché tornare indietro è quasi impossibile una volta che il cemento c’è. Lo stop al cemento non è che il primo passo di un approccio più consapevole e responsabile con il territorio. Almeno è quello che tanti si augurano.

segue da pag. 1

Nicola Stievano

È un periodico formato da 14 edizioni locali mensilmente recapitato a oltre 250.000 famiglie del Veneto.

Questa edizione raggiunge le zone di Rovigo per un numero complessivo di 12.500 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia n. 1142 del 12.04.1994; numero iscrizione ROC 15752

è un marchio registrato di proprietà della PROMOMEDIACOMMUNICATIONS Srl Edito da GIVE EMETIONS Srl

DIREZIONE - AMMINISTRAZIONEE CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ LOCALE

Padova, via Svezia 9Tel. 049 8704884 - Fax 049 6988054numero verde 800 [email protected]

REDAZIONE:Direttore responsabileMAURO GAMBIN [email protected] JOVANE [email protected]

Chiuso in redazione il 29 agosto 2012 CENTRO STAMPA: ROTOPRESS INTERNATIONALLORETO, VIA BRECCIA (AN)

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

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VeneziaPadovaRovigo Treviso

GrimecaCASSA INTEGRAZIONE

PER 431 OPERAI

Possono tirare un sospiro di sollievo i 431 operai della ex Grimeca di

Ceregnano che hanno ottenuto la cassa integrazione sino a fi ne anno. Infatti con decreto del Ministero del lavoro

e della politiche sociali del 13 agosto è stata autorizzata la concessione del

trattamento straordinario di integrazione salariale dal 29 gennaio al 31 dicembre

dell’anno in corso, per la somma com-plessiva di 6.981.385,41 euro defi nita dall’accordo intervenuto presso lo stesso Ministero lo scorso 23 gennaio per una

parte dei dipendenti della società Grime-ca Spa in liquidazione. A darne notizia il vice presidente della Provincia Guglielmo

Brusco che, assieme ai suoi collabora-tori, ha costantemente monitorato l’iter

della promulgazione del decreto, fi rmato dal Ministro del lavoro Elsa Fornero e

dal titolare dell’economia e fi nanze Vittorio Umberto Grilli. I salari, che sono stati garantiti sino al mese di settembre

attraverso l’accordo coordinato dalla Provincia di Rovigo con l’apporto della

Cassa di Risparmio del Veneto, dal mese di ottobre saranno erogati

direttamente dall’Inps.

QuesturaGHETTI HA PRESO

IL POSTO DELLA CANONICO

Dopo la partenza del Prefetto Romilda Tafuri anche il vice Questore

Carla Canonico ha preso commiato dal capoluogo polesano per andare

a ricoprire lo stesso ruolo a Pavia. La Canonico, arrivata a Rovigo nel giugno

2010, ha dichiarato: ”Rovigo mi resterà nel cuore, professionalmente mi ha dato molto e umanamente ho

vissuto un’esperienza straordinaria. Mi sono sentita in famiglia. Ringrazio la città e la provincia per quello che mi

hanno dato”. La dottoressa Canonico è stata sostituita dal Oscar Ghetti, primo dirigente proveniente dalla Questura di Ravenna, che ricoprirà lo stesso ruolo

di vice questore vicario.

Lavori pubbliciASFALTATURE RIMANDATE A CAUSA DEL BRUTTO TEMPO

Il Settore Lavori pubblici del Comune di Rovigo informa che non appena le condi-zioni torneranno idonee saranno avviati i lavori di manutenzione straordinaria delle strade sia del centro cittadino che delle frazioni programmati dal 2010 e che avrebbero dovuto prendere il via lo scorso tre settembre. Nello specifi co, gli interventi riguardano la manutenzione straordinaria dei sottoservizi e delle pavimentazioni in asfalto di strada e marciapiede di via Riccoboni e via Santorre di Santarosa. I lavori saranno effettuati dalla ditta CO.GE.FRI. di Badia Polesine.

CommercioPARTE IL MERCATO AGRICOLO DI CAMPAGNA AMICA

Partirà nei prossimi giorni in via sperimentale il mercato agricolo di Campagna Amica di Ro-vigo. Si tratta di un’iniziativa fortemente voluta da Coldiretti, trovando il pieno appoggio dell’Amministrazione comunale, per creare una vendita diretta dei prodotti locali. “Un’occasione per promuovere le eccellenze del nostro territorio – ha spiegato l’assessore comu-nale Matteo Zangirolami - che sappiamo quante ricchezze possiede. Più Polesine e più prodotti della nostra terra, è lo slogan che auspico sia condiviso da tutti. Questa iniziativa rappresenta un’opportunità per i cittadini consumatori, che possono acquistare prodotti freschi, certifi cati e di alta qualità e anche per i produttori che possono vendere direttamente i propri prodotti”. Il mercato si terrà nel parcheggio antistante il parco Maddalena, il lunedì pomeriggio dalle 15 alle 19 nel periodo invernale e dalle 16 alle 20 in estate. L’avvio è in fase sperimentale per la durata di 6 mesi.

SPAZI APERTI

pag. 17

Polesine e acqua, binomio da ripensare

SPORT

pag. 22

Zancanaro è tornato ai vertici del mezzofondo

CULTURA

pag. 21

A Ca’ Cornera Gabbris Ferrari con la sua mostra

SCUOLA

pagg. 24-25

Libri di testo, quest’anno i genitori ripiegano sull’usato

INTORNO A NOI

pag. 28

Un team di psicologi a sostegno delle “vittime” della crisi

ARCHEOLOGIA

pag. 29

Rinvenuti tre insetti di oltre 230 milioni di anni fa

DIAMO VOCEA CHI NON CE L’HA.ACTIONAID È INSIEME A CHI OGNI GIORNO RIVENDICA I PROPRI DIRITTI. È INSIEME A CHI NON RIMANE IN SILENZIO DI FRONTE A INGIUSTIZIE SOCIALI, FAME E POVERTÀ. È INSIEME A CHI VUOLE FARSI SENTIRE PER CAMBIARE LE COSE. UNISCI ANCHE TU LA TUA VOCE SU ACTIONAID.IT

IL DIRITTO DI CAMBIARE

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4 Argomento del mese44 Argomento del mese

L’ACCESSO AL CREDITO AVEPA HA RIAPERTO LA PROCEDURA INFORMATICA

Alle aziende anticipi per 13 milioni

Denaro contante per dare fi ato alle aziende agricole alle prese con l’emer-genza siccità e le diffi coltà del mercato. Meno burocrazia e risposte più veloci da parte degli organismi regionali da sempre al centro delle proteste

degli agricoltori. E’ il caso dell’Avepa, l’agenzia per i pagamenti in agricoltura, che il mese scorso ha riaperto la procedura informatizzata per l’anticipo dei premi comunitari del 2012. Nei mesi scorsi il progetto “Insieme per l’agricoltura” che ha coinvolto tremila sportelli bancari in tutto il Veneto, ha permesso di erogare 13 milioni di euro. “L’anticipazione ha visto anche una effettiva concorrenza le banche interessate che, a fronte di un tasso massimo applicabile del 4,5 per cento, hanno applicato un tasso medio ponderato del 3,9 per cento. – spiega l’assessore regionale Manzato - Anche la platea dei benefi ciari è stata molto ampia quanto a dimensione aziendale: gli importi erogati sono andati da un minimo di 3 mila ad un massimo di 500 mila euro per azienda”. Avepa è dunque pronta al pagamento anticipato della metà della Domanda unica 2012, autorizzato dall’Unione Euro-pea, che in ogni caso prenderà avvio dal 16 ottobre. L’Agenzia ha inoltre erogato 14 milioni di euro come anticipo del 75 per cento, dei premi richiesti in maggio tramite le domande di conferma presentate nell’ambito di misure agroambientali del Programma di Sviluppo Rurale. Entro il 15 ottobre, infi ne, annunciati 15 milioni di euro ai viticoltori veneti che hanno richiesto il sostegno specifi co sui premi per le polizze di assicurazione per la difesa dell’uva.

Granai vuoti, fi lari deserti, frutteti riarsi, orti assetati: è dram-matico il bilancio dell’agricoltura veneta alle prese con l’annata più calda del decennio, addirittura peggiore del

terribile 2003. Settembre è il mese del raccolto per eccellenza ma questa volta le delusioni saranno cocenti, soprattutto per i prodotti che più degli altri hanno risentito della siccità e del caldo torrido che ha caratterizzato l’estate. La trebbiatura del mais ha confermato i timori delle previsioni: chi non ha potuto irrigare ha fatto i conti con perdite di prodotto tra il 40 e l’80 per cento, con punte del 100 per cento nelle zone più aride tra la parte meridionale delle province di Venezia e Padova e l’intero Polesine. La resa media per ettaro, fa sapere Paolo Martin, direttore del Consorzio Agrario di Padova e Venezia, che si occupa anche del territorio di Rovigo, per il granoturco stando alle prime stime si è ridotta anche dell’80 per cento. Con le successive raccolte di inizio settembre la situazione è migliorata ma il bilancio resta pur sempre negativo. Una perdita solo in parte compensata dal sensi-bile aumento del prezzo del mais, pagato anche il doppio rispetto all’anno scorso. “Sarà diffi cile soddisfare il fabbisogno di materia prima per la nostra Regione – commenta Martin – a causa del crollo della produzione di granoturco particolarmente pesante pro-

prio nelle zone di maggior produzione”. Preoccupazioni anche per la vendemmia, iniziata la seconda metà di agosto sia nelle colline trevigiane che in pianura. Chi non ha risentito della siccità non avrà particolari problemi, anzi potrà contare su un prodotto di qualità, sia per i vini bianchi che per i rossi. Chi invece ha dovuto fare i conti con la penuria d’acqua rischia di perdere anche il 30-40 per cento del prodotto, soprattutto nei vigneti più giovani e non serviti dall’irrigazione. Stando alle prime stime i danni per il Veneto ammontano ad un miliardo di euro e la superfi cie interes-sata dalla “grande sete” è di quasi 400 mila ettari, concentrati fra Venezia, Padova e Rovigo.”Al più presto – spiega Franco Manzato, assessore regionale all’agricoltura - dobbiamo dare il massimo delle risposte agli agricoltori, soprattutto quelli più colpiti: una strada non facile, che richiede un intervento a livello naziona-le, che potrà essere accompagnato da azioni regionali. I sistema ordinario di difesa dalle avversità atmosferiche in agricoltura si basa sull’assicurazione contro i danni, il cui premio è coperto per circa tre quarti da contributo pubblico. Ma conosciamo anche i vin-coli che le assicurazioni pongono, vincoli che in questa situazione sono diventati in molti casi un cappio. Sappiamo anche bene che molte aziende si sono “normalmente” indebitate acquistando a

credito sementi e mezzi tecnici, che a fi ne stagione faranno fatica a pagare per il pesante taglio del reddito a causa della perdita parziale o totale del raccolto. Il nostro obiettivo è salvare il nostro sistema agricolo e impedire che aziende valide collassino a causa di questa situazione del tutto straordinaria, che richiede risposte straordinarie”. Una delle misure da adottare potrebbe essere l’an-ticipo dei contributi della Pac, stabiliti dalle misure della politica agricola comunitaria, insieme alla richiesta di una deroga al piano assicurativo nazionale 2012. A queste si aggiungeranno altre ini-ziative accessorie di carattere fi scale e contributivo, l’integrazione salariale in favore dei lavoratori agricoli nelle aree colpite da avver-sità eccezionali e l’esenzione delle imposte sui redditi dominicali e agrari per le imprese agricole con un danno superiore al 30% della produzione ordinaria. Il presidente del Veneto Luca Zaia lancia un appello al Governo: “Ci vuole più attenzione, vanno trovate le risorse nazionali per sostenere le imprese agricole. Sappiamo che la coperta è corta, che ci sono al momento solo 18 milioni a disposizione del Fondo di solidarietà. Noi però non aumentiamo le accise, non vogliamo farlo: già lo fa Roma in maniera ignobile. I soldi dei veneti sono già lì Roma ce li restituisca. Noi versiamo di tasse più di quello che ci viene restituito”.

di Nicola Stievano

Nella mappa della siccità i danni maggiori

e le perdite più gravi registrate tra Venezia,

Padova e Rovigo

L’assessore Manzato: “Dobbiamo trovare tutti gli strumenti

per salvare le nostreimprese agricole”

AGRICOLTURASettembre è per tradizione il mese

della raccolta e della vendemmia, quest’anno invece sarà protagonista

la conta dei danni, dal vigneto al granoturco, dalle barbabietole

all’ortofrutta. Allarme per il reddito delle imprese agricole e preoccupazione per l’approvvigionamento delle materie

prime. Intanto le quotazioni aumentano. Appello di Zaia al Governo:

“Trovate le risorse ma senza aumentare le accise sulla benzina” Veneto a secco, crollo della produzione agricola

5Argomento del mese

di Nicola Stievano

Meno aziende ma più giovani e specializzate, il rebus del redditoCensimento dell’agricoltura Chiudono le piccole aziende ma le altre crescono

Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Anche i dati veneti dell’ultimo censimento dell’agricoltura si prestano ad essere letti secondo le due opposte chiavi di lettura. Da una parte è confermato il calo costante delle imprese agricole dall’altra, però, le realtà che restano sul mercato sono sempre più specializzate e competitive, grazie anche alla presenza dei giovani, preparati e aperti

alle nuove forme di business. Se la superfi cie coltivata diminuisce, di contro cresce l’estensione media delle singole aziende agricole, soprattutto nei settori più produttivi. Il rebus che il censimento non scioglie è quello della redditività, da sempre il tasto dolente dell’agricoltura alle perse con calamità naturali, speculazioni, emergenze alimentari. Ma sono le stesse organizzazioni agricole a considerare il bicchiere mezzo pieno. “Il calo di superfi cie è collegato soprattutto all’abbandono nelle zone di montagna del prato/pascolo (dei 45 mila ettari andati perduti ben 33 mila sono riferiti a questa tipologia) – afferma Giorgio Piazza, presidente di Coldiretti Veneto - mentre nelle altre aree rurali la superfi cie agricola è stata mantenuta dalle stesse aziende, nonostante le notevoli pressioni determinate dallo sviluppo infrastrutturale, commerciale e residenziale.

I comparti trainanti dell’agricoltura veneta non hanno subito variazioni sostanziali: la vite è costante (73.000 ettari), i seminati-vi risentono di una lieve fl essione (2%). Le fattorie in questo decennio, pur riducendosi da 178 mila a 120 mila si sono specializzate nelle coltivazioni tipiche, incrementando la dimensione aziendale. Le 37 mila aziende vitivinicole hanno raddoppiato la loro superfi cie media (da meno di un ettaro a quasi due ettari), le 13 mila aziende con bovini hanno aumentato del 40% la loro mandria. L’alle-vamento di suini ha registrato un aumento del numero di capi allevati (+ 230.000 capi), così come quello avicolo (+ 10 milioni di capi), anche grazie all’elevato livello di specializzazione raggiunto nelle 1.765 aziende suinicole e 2.976 aziende avicole”.

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4 Argomento del mese

L’ACCESSO AL CREDITO AVEPA HA RIAPERTO LA PROCEDURA INFORMATICA

Alle aziende anticipi per 13 milioni

Denaro contante per dare fi ato alle aziende agricole alle prese con l’emer-genza siccità e le diffi coltà del mercato. Meno burocrazia e risposte più veloci da parte degli organismi regionali da sempre al centro delle proteste

degli agricoltori. E’ il caso dell’Avepa, l’agenzia per i pagamenti in agricoltura, che il mese scorso ha riaperto la procedura informatizzata per l’anticipo dei premi comunitari del 2012. Nei mesi scorsi il progetto “Insieme per l’agricoltura” che ha coinvolto tremila sportelli bancari in tutto il Veneto, ha permesso di erogare 13 milioni di euro. “L’anticipazione ha visto anche una effettiva concorrenza le banche interessate che, a fronte di un tasso massimo applicabile del 4,5 per cento, hanno applicato un tasso medio ponderato del 3,9 per cento. – spiega l’assessore regionale Manzato - Anche la platea dei benefi ciari è stata molto ampia quanto a dimensione aziendale: gli importi erogati sono andati da un minimo di 3 mila ad un massimo di 500 mila euro per azienda”. Avepa è dunque pronta al pagamento anticipato della metà della Domanda unica 2012, autorizzato dall’Unione Euro-pea, che in ogni caso prenderà avvio dal 16 ottobre. L’Agenzia ha inoltre erogato 14 milioni di euro come anticipo del 75 per cento, dei premi richiesti in maggio tramite le domande di conferma presentate nell’ambito di misure agroambientali del Programma di Sviluppo Rurale. Entro il 15 ottobre, infi ne, annunciati 15 milioni di euro ai viticoltori veneti che hanno richiesto il sostegno specifi co sui premi per le polizze di assicurazione per la difesa dell’uva.

Granai vuoti, fi lari deserti, frutteti riarsi, orti assetati: è dram-matico il bilancio dell’agricoltura veneta alle prese con l’annata più calda del decennio, addirittura peggiore del

terribile 2003. Settembre è il mese del raccolto per eccellenza ma questa volta le delusioni saranno cocenti, soprattutto per i prodotti che più degli altri hanno risentito della siccità e del caldo torrido che ha caratterizzato l’estate. La trebbiatura del mais ha confermato i timori delle previsioni: chi non ha potuto irrigare ha fatto i conti con perdite di prodotto tra il 40 e l’80 per cento, con punte del 100 per cento nelle zone più aride tra la parte meridionale delle province di Venezia e Padova e l’intero Polesine. La resa media per ettaro, fa sapere Paolo Martin, direttore del Consorzio Agrario di Padova e Venezia, che si occupa anche del territorio di Rovigo, per il granoturco stando alle prime stime si è ridotta anche dell’80 per cento. Con le successive raccolte di inizio settembre la situazione è migliorata ma il bilancio resta pur sempre negativo. Una perdita solo in parte compensata dal sensi-bile aumento del prezzo del mais, pagato anche il doppio rispetto all’anno scorso. “Sarà diffi cile soddisfare il fabbisogno di materia prima per la nostra Regione – commenta Martin – a causa del crollo della produzione di granoturco particolarmente pesante pro-

prio nelle zone di maggior produzione”. Preoccupazioni anche per la vendemmia, iniziata la seconda metà di agosto sia nelle colline trevigiane che in pianura. Chi non ha risentito della siccità non avrà particolari problemi, anzi potrà contare su un prodotto di qualità, sia per i vini bianchi che per i rossi. Chi invece ha dovuto fare i conti con la penuria d’acqua rischia di perdere anche il 30-40 per cento del prodotto, soprattutto nei vigneti più giovani e non serviti dall’irrigazione. Stando alle prime stime i danni per il Veneto ammontano ad un miliardo di euro e la superfi cie interes-sata dalla “grande sete” è di quasi 400 mila ettari, concentrati fra Venezia, Padova e Rovigo.”Al più presto – spiega Franco Manzato, assessore regionale all’agricoltura - dobbiamo dare il massimo delle risposte agli agricoltori, soprattutto quelli più colpiti: una strada non facile, che richiede un intervento a livello naziona-le, che potrà essere accompagnato da azioni regionali. I sistema ordinario di difesa dalle avversità atmosferiche in agricoltura si basa sull’assicurazione contro i danni, il cui premio è coperto per circa tre quarti da contributo pubblico. Ma conosciamo anche i vin-coli che le assicurazioni pongono, vincoli che in questa situazione sono diventati in molti casi un cappio. Sappiamo anche bene che molte aziende si sono “normalmente” indebitate acquistando a

credito sementi e mezzi tecnici, che a fi ne stagione faranno fatica a pagare per il pesante taglio del reddito a causa della perdita parziale o totale del raccolto. Il nostro obiettivo è salvare il nostro sistema agricolo e impedire che aziende valide collassino a causa di questa situazione del tutto straordinaria, che richiede risposte straordinarie”. Una delle misure da adottare potrebbe essere l’an-ticipo dei contributi della Pac, stabiliti dalle misure della politica agricola comunitaria, insieme alla richiesta di una deroga al piano assicurativo nazionale 2012. A queste si aggiungeranno altre ini-ziative accessorie di carattere fi scale e contributivo, l’integrazione salariale in favore dei lavoratori agricoli nelle aree colpite da avver-sità eccezionali e l’esenzione delle imposte sui redditi dominicali e agrari per le imprese agricole con un danno superiore al 30% della produzione ordinaria. Il presidente del Veneto Luca Zaia lancia un appello al Governo: “Ci vuole più attenzione, vanno trovate le risorse nazionali per sostenere le imprese agricole. Sappiamo che la coperta è corta, che ci sono al momento solo 18 milioni a disposizione del Fondo di solidarietà. Noi però non aumentiamo le accise, non vogliamo farlo: già lo fa Roma in maniera ignobile. I soldi dei veneti sono già lì Roma ce li restituisca. Noi versiamo di tasse più di quello che ci viene restituito”.

di Nicola Stievano

Nella mappa della siccità i danni maggiori

e le perdite più gravi registrate tra Venezia,

Padova e Rovigo

L’assessore Manzato: “Dobbiamo trovare tutti gli strumenti

per salvare le nostreimprese agricole”

AGRICOLTURASettembre è per tradizione il mese

della raccolta e della vendemmia, quest’anno invece sarà protagonista

la conta dei danni, dal vigneto al granoturco, dalle barbabietole

all’ortofrutta. Allarme per il reddito delle imprese agricole e preoccupazione per l’approvvigionamento delle materie

prime. Intanto le quotazioni aumentano. Appello di Zaia al Governo:

“Trovate le risorse ma senza aumentare le accise sulla benzina” Veneto a secco, crollo della produzione agricola

555Argomento del mese

di Nicola Stievano

Meno aziende ma più giovani e specializzate, il rebus del redditoCensimento dell’agricoltura Chiudono le piccole aziende ma le altre crescono

Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Anche i dati veneti dell’ultimo censimento dell’agricoltura si prestano ad essere letti secondo le due opposte chiavi di lettura. Da una parte è confermato il calo costante delle imprese agricole dall’altra, però, le realtà che restano sul mercato sono sempre più specializzate e competitive, grazie anche alla presenza dei giovani, preparati e aperti

alle nuove forme di business. Se la superfi cie coltivata diminuisce, di contro cresce l’estensione media delle singole aziende agricole, soprattutto nei settori più produttivi. Il rebus che il censimento non scioglie è quello della redditività, da sempre il tasto dolente dell’agricoltura alle perse con calamità naturali, speculazioni, emergenze alimentari. Ma sono le stesse organizzazioni agricole a considerare il bicchiere mezzo pieno. “Il calo di superfi cie è collegato soprattutto all’abbandono nelle zone di montagna del prato/pascolo (dei 45 mila ettari andati perduti ben 33 mila sono riferiti a questa tipologia) – afferma Giorgio Piazza, presidente di Coldiretti Veneto - mentre nelle altre aree rurali la superfi cie agricola è stata mantenuta dalle stesse aziende, nonostante le notevoli pressioni determinate dallo sviluppo infrastrutturale, commerciale e residenziale.

I comparti trainanti dell’agricoltura veneta non hanno subito variazioni sostanziali: la vite è costante (73.000 ettari), i seminati-vi risentono di una lieve fl essione (2%). Le fattorie in questo decennio, pur riducendosi da 178 mila a 120 mila si sono specializzate nelle coltivazioni tipiche, incrementando la dimensione aziendale. Le 37 mila aziende vitivinicole hanno raddoppiato la loro superfi cie media (da meno di un ettaro a quasi due ettari), le 13 mila aziende con bovini hanno aumentato del 40% la loro mandria. L’alle-vamento di suini ha registrato un aumento del numero di capi allevati (+ 230.000 capi), così come quello avicolo (+ 10 milioni di capi), anche grazie all’elevato livello di specializzazione raggiunto nelle 1.765 aziende suinicole e 2.976 aziende avicole”.

Veneto a secco, crollo della produzione agricola

In Polesine

Raccolti compromessi al 100%

Chiesto l’anticipo dei fondi PacIn alcune campagne del Polesine il mais è seccato ancora prima che spuntasse

la pannocchia. Rimasto nano, inutile da utilizzare sia come alimentazione per il bestiame che come biomassa, è stato tranciato anzitempo per liberare i cam-

pi. I danni maggiori sono stati riscontrati nei territori di Guarda, Crespino, Gavello, Ceregnano ma non migliore è stata la situazione nella zona di Adria e nei comuni di Loreo, Corbola, Papozze e Pettorazza dove oltre al mais gravi perdite sono state riscontrate per la soia e la barbabietola. Stessa situazione a Taglio di Po e Porto Tolle, e Ariano. Idem a Boccasette e Ca’ Venier, dove non è stato nemmeno possibile irrigare a causa dalla risalita del cuneo salino nei fi umi. La situazione descritta da Coldiretti Rovigo ad ogni rilevamento si è fatta via via più grave man mano che il periodo di siccità si è allungato.

I primi allarmi addirittura gli inizi di luglio e alla fi ne di agosto, dopo nemmeno una goccia di pioggia caduta per terra, la situazione si è fatta decisamente grave: con raccolti compromessi al cento per cento, aziende agricole senza prospettive di reddito e diversi milioni di euro di danni che hanno letteralmente messo in ginocchio il comparto. Grande infatti il disagio lamentato dagli agricoltori e raccolto dall’as-sessore provinciale competente, Claudio Bellan, in occasione degli incontri con le associazioni di categoria. “Intendiamo chiedere una sospensione dei ratei dei mutui e forme di accesso agevolato al credito – spiega il direttore di Coldiretti Rovigo Adriano Toffoli – diventa anche indispensabile attivare quanto prima un anticipo dei fondi Pac (Politica agricola co-munitaria) delle domande uniche per le aziende colpite dalla siccità, poiché questa sarà l’unica liquidità che entrerà nelle casse di alcune aziende”. Su questo punto la presidente della Provincia, Tiziana Virgili, è stata tempestiva inviando la richiesta a Fabrizio Stella, direttore generale dell’Avepa, e per conoscenza all’assessore regio-nale alle Politiche Agricole Franco Manzato, affi nché venissero garantite agli agricol-tori la liquidità necessaria ad effettuare i pagamenti in sospeso, senza incorrere in eventuali sanzioni.

Immediata la risposta del direttore dell’agenzia Regionale che comunque ha fat-to sapere che la scadenza richiesta dalla Virgili, ossia prima della fi ne di agosto, con diffi coltà sarebbe stata rispettata. “L’Unione europea ha autorizzato il pagamento degli acconti Pac per tutti, indipendentemente dalla siccità, a partire dal 16 ottobre prossimo – ha spiegato il direttore Stella – Avepa si impegna ad esser pronta a paga-re il 16 ottobre stesso: essendo il fenomeno siccità esteso a tutta la regione, saranno liquidate certamente anche le aziende colpite. Da qui al 16 ottobre, sarà necessario creare delle sinergie con gli istituti di credito affi nché possano fare affi damento sul fatto che la liquidità arriverà sui conti delle aziende agricole a quella data. In questi giorni Avepa sta già pagando gli anticipi, che sono stati autorizzati dalla Ue, per le circa 1600 aziende agricole dei 18 comuni polesani colpiti dal terremoto”.

A Boccasette e Ca’ Venier irrigazione bloccata dalla risalita del cuneo salino

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“La nostra amministrazione – ha detto il sindaco Bruno Piva - è in prima fi la per tutelare i lavoratori dell’Accade-

mia che non possono venire penalizzati in un inevitabile processo di revisione delle spese a cui andrà sottoposto il bilancio dell’istituto cul-turale”. La soluzione che dà la possibilità della riapertura dell’Accademia fi no a fi ne anno sta nell’impegno da parte del Comune di arrivare alla quota di contributo richiesta per la gestione dell’ente, ossia di 250 mila euro; il presidente Luigi Costato si è reso invece disponibile a co-prire eventuali somme mancanti. “Il presidente ed io abbiamo pensato di rivedere, attraverso una nuova lettura, l’accordo in essere, trovando soluzioni alternative che permettano al Comune di diminuire i contributi, compensandoli attra-verso forme diverse”. Rispetto alla querelle degli ultimi mesi, Piva ammette: “Arrivare ai ferri corti non è mai una bella cosa, ma l’emergenza economica ci mette in serie diffi coltà e non è mai fi nita, visti i momenti grigi che tutte le amministrazioni locali stanno vivendo. Per questo abbiamo dovuto trovare soluzioni alternative ai tradizionali canali dei bilanci comunali. Nei confronti della raccolta fi rme, conclude: “La reputo molto positiva. Si dice sempre che in Italia si legge poco, ma vista la reazione partecipata della nostra città, sembra proprio che i rodigini amino i libri, leggere e la cultura. E’ un riscontro che ci fa molto piacere”. Spunterebbero infi ne possibili accordi per il futuro, mediante un ipotetico restyling della convenzione “che potrebbe-ro portare ad un accordo pluriennale, il cui compito e attuazione si rimanda ai rispettivi uffi ci”. “La seconda fase è in fi eri - spiega Costato - anche se è nostra intenzione chiuderla per il 31 dicembre e trovare una soluzione intermedia per almeno 10 anni”. Intanto, anche i contratti dei dipendenti a tempo determinato sono salvi.

NEWS

Piva e CostatoTROVATA UNA SOLUZIONE MA SARÀ FINO A FINE ANNO

La biblioteca dell’Accademia dei Con-cordi è salva, così come i contratti dei propri dipendenti precari. La biblioteca

ha riaperto uffi cialmente i battenti il 28 gosto, con un giorno di ritardo rispetto alla regolare attività.

Tuttavia quanta ansia, il giorno pre-cedente: ad accogliere l’utente, la scritta “chiuso” del giorno prima non faceva certo presagire nulla di buono. Quella mattina, la tensione era alta non solo tra le parti, ma anche nei volti dei dipendenti e degli stessi cittadini, in numerosi accorsi per capirne il destino.

Viva si è dimostrata, anche la sensi-bilità dei rodigini, che in questi mesi estivi hanno dato vita ad una vera e propria mo-bilitazione per salvare il destino di questo importante fulcro culturale sfociata in una cospicua raccolta fi rme, inviata al sindaco e l’amministrazione comunale per preservare

un così nevralgico servizio sociale e culturale dal pericolo di inattività.

Con la sua raccolta di oltre 280.000 volumi, l’Accademia svolge infatti la funzio-ne di biblioteca comunale della città in virtù del contratto Gnochi del 1836, accogliendo oltre 5000 persone al mese. Il rischio di chiusura rappresentava un colpo al cuore per la città, se si considera come, in tempo di crisi, in centro siano venuti a a mancare altri necessari servizi culturali, tra cui la li-breria, senza considerare che la Fiera delle parole è emigrata a Padova.

Fortunatamente, la querelle è sfociata nell’accordo tra il sindaco Bruno Piva con il Cda dell’ente culturale. “E’ stato un in-contro molto positivo di confronto – ha commentato il primo cittadino - in cui l’am-ministrazione ha chiaramente confermato l’importanza riconosciuta a questa illustre istituzione culturale. Da parte nostra c’è la

piena consapevolezza del ruolo che l’Acca-demia riveste per l’intera comunità e tutta la volontà di rispettare gli impegni presi, an-che se gravosi per il nostro bilancio”. Entro la fi ne dell’anno il contratto che regola i rap-porti fra Comune di Rovigo e Accademia dei concordi, il legato Gnocchi risalente al 1836 e rivisto nel 1979, andrà perfezionato.

di Melania Ruggini

Costato aveva messo in forse la riapertura dopo la pausa estiva

Il caso L’istituzione culturale cittadina ha rischiato la chiusura

Salva la biblioteca dell’Accademia dei Concordi

La sede dell’Accademia dei Concordi con la sua raccolta di oltre 280.000 volumi, l’Accademia svolge infatti la funzione di biblioteca comunale

Dopo un anno di lavoro, la riapertura di piazzale Riconoscenza, di rimpetto alla stazione dei treni, fa rifl ettere gli Amici

della Bici di Rovigo, che non celano la loro sorpresa e delusione. Il bilancio della Fiab di Rovigo è piuttosto negativo, defi nendolo “un pessimo lavoro, che non promuove né facilita la mobilità ciclopedonale e la qualità della vita in città”.

Le conclusioni degli associati sono peren-torie: “Ancora una volta si è persa un’occasio-ne per abbellire e migliorare la città”.

Tralasciando il giudizio estetico fi nale sul piazzale, il disappunto dell’associazione riguarderebbe l’effettiva realizzazione del progetto, che non corrisponderebbe a quello approvato, ridimensionato, al contrario, in maniera radicale.

L’analisi passa al vaglio della realtà: “L’occasione era proprio risolvere, con il progetto di ristrutturazione, il problema del degrado conseguente all’abbandono selvag-gio delle biciclette su un piazzale che tutti ri-tengono un porta della città. Al tempo stesso, poiché la stazione è utilizzata soprattutto da studenti e da pendolari, si trattava di promuo-vere un maggiore utilizzo della bicicletta al posto dell’auto per ragioni ambientali, di con-gestionamento del traffi co, di salute pubblica e qualità della vita”. E in fatto di sensibiliz-zazione all’uso della bici, l’associazione sa il fatto suo. Al momento della presentazione del progetto, l’associazione aveva richiesto e proposto un collegamento sicuro tra le tre

ciclabili dell’area, tramite una migliore mobi-lità ciclopedonale sul piazzale e una migliore collocazione del deposito delle bici al fi ne di una maggiore sicurezza per tutti, ma la solu-zione sarebbe stata disattesa. “Il problema principale è la mancanza del collegamento tra le tre piste che arrivano in prossimità della stazione ferroviaria: Baden Powell, Chiara Lubich e Viale Marconi”.

Essendo Piazzale Riconoscenza un nodo strategico e critico della viabilità cittadina, allo stato attuale l’ulteriore problematicità riguarda l’affl uenza disordinata di un gran numero di auto, autobus, taxi, ciclisti e pe-doni. Limitandosi al tema della ciclabilità, gli Amici della Bici elencano uno ad uno i disagi più rilevanti: non solo il parcheggio delle bici è incustodito e i portabici sono poco funzio-nali, ma anche la particolare conformazione del recinto per il ricovero favorirà i furti, ol-tre a non contenere le bici abbandonate né il loro possibile aumento di numero. Infi ne, il percorso al deposito risulterebbe essere tortuoso e pericoloso per chi arriva da via Petrarca. Insomma, tempi ancora diffi cili per chi decidesse di usare la bici per vivere più ecologicamente la città.

PIAZZALE RICONOSCENZA GLI AMICI DELLA BICI CRITICANO L’INTERVENTO

Me.Ru.

Il sindaco Piva e il presidente dell’Accademia Costato

Me.Ru.

Anche i contratti dei dipendenti a tempo determinato sono salvi

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8 Rovigo88 Rovigo

Il Cur si rinnova e la sede di Viale Marconi è già pronta per ospitare lezioni e segreteria. Il Presidente del Cur, Roberto Tovo, ha presentato i corsi di laurea attivati

a Rovigo per l’anno accademico 2012/2013 e sono diversi i punti di forza che caratterizzano il nuovo anno accademico.

Innanzitutto va segnalata la novità inerente il Corso Magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza, che attiva un percorso di studi a doppio titolo con l’Università di Granada (Spagna). Al termine lo studente conseguirà la laurea magistrale in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Ferrara e il “Grado en derecho” presso l’Università di Granada. Il percorso è attivato sulla base di una convenzione tra i due atenei.

Altro punto di forza è il dottorato in Diritto dell’U-nione Europea. Coloro che sono già in possesso di una laurea possono scegliere di proseguire la loro formazio-ne in un settore sicuramente promettente, quello del diritto emanato nell’ambito delle varie politiche comu-nitarie per aspirare, ad esempio, a carriere dirigenziali in ammini-strazioni pubbliche e private e in organizzazioni internazionali.

Riconfermati, inoltre, tutti i corsi che in questi anni hanno contraddistinto la sede universita-ria rodigina e che l’hanno resa una scelta qualifi cata per tanti giovani.

Prosegue il corso di laurea magistrale in Ingegneria Meccanica già attivo con l’università di Padova. Con l’indirizzo in Progetto e Fabbricazione con i Materiali Polimerici si vuole formare una fi gura professionale del tutto nuova, molto richiesta dalle imprese dei comparti

manifatturieri di prodotti in materiale polimerico, assai numerose nel territorio nazionale e, soprattutto, nei distretti industriali del Nord.

Sempre attuale e in linea con le dinamiche sociali e occupazionali è il corso triennale in Diritto dell’eco-

nomia. Fornisce ampi sbocchi e competenze richieste a diverse fi gure professionali con possibilità di collocazione in molteplici settori pubblici e privati.

Proseguono i corsi che rap-presentano una risposta a livello

regionale per la preparazione delle fi gure professionali degli educatori. Tra questi il corso di laurea magistrale in Programmazione e gestione dei servizi educativi e formativi, e il corso di laurea triennale in Scienze dell’E-ducazione e della Formazione

Sempre ricca anche la proposta in ambito sanita-rio grazie alla collaborazione con l’ULSS 18 di Rovigo.

Anche quest’anno vengono riproposti i corsi di Infer-mieristica, Tecniche di Radiologia Medica, Ostetricia e Fisioterapia. Da segnalare anche il corso di Educazione Professionale, abilitante alla professione sanitaria di Educatore Professionale.

“Oltre alla varietà e qualità dei percorsi formativi offerti strettamente collegati al mondo del lavoro e del-la ricerca, tanti scelgono il Cur - spiega Roberto Tovo - anche perché è una sede giovane e piccola capace di essere, rispetto agli Atenei tradizionali, a misura di studente, e dove si può trovare una maggiore attenzio-ne alla dimensione umana, allo scambio tra ragazzi e docenti, al dialogo aperto e costante e in un contesto dinamico e fl essibile.

Aspetti da non trascurare quando si affronta la car-riera universitaria, perché sentirsi accompagnati durante tutto il proprio percorso di studi è un fattore importantis-simo per portarlo a termine con successo”.

di Roberta Giacomella

Istruzione Parte il nuovo anno accademico

Il Cur rinnova l’offerta universitaria

La sede dell’Università rodigina

Al via diversi corsi: dalla laurea in giurisprudenza al dottorato in Diritto dell’Unione Europea, dalla laurea magistrale in Ingegneria Meccanica ai corsi di Infermieristica

Riconfermati tutti i corsi che in questi anni hanno contraddistinto la sede

L’assessore al Commercio Matteo Zangirolami ha replicato alle dichiarazioni dall’esponete di “Rovigo si ama”, Federico Frigato, che nelle scorse settimane

aveva sostenuto la propria preoccupazione in merito all’a-pertura dei cantieri per il rifacimento di Piazza Garibaldi proprio a settembre. Frigato, infatti, sosteneva l’inopportu-nità di tale periodo, in quanto troppo ravvicinato all’Ottobre rodigino e pertanto a rischio di infi ciare le opportunità di vendita che la fi era cittadina rappresenta per i commer-cianti rodigini, già in diffi coltà a causa della crisi. A questo

proposito aveva consigliato all’Amministrazione di incon-trare i commercianti e di decidere insieme a loro il ruolino di marcia per l’intervento che si preannuncia lungo visti i due stralci in programma con l’inclusione anche del rifaci-mento dei paramenti esterni del teatro. “Un incontro con tutti gli operatori commerciali dei pubblici esercizi, delle at-tività coinvolte, dei residenti e della Camera di commercio, è già in programma da tempo – ha replicato l’assessore - mi sono impegnato personalmente circa due mesi fa e successivamente anche il sindaco aveva garantito ai tito-

lari di alcune attività commerciali dell’area interessata, che avremmo concordato un incontro per illustrare la tipologia dell’intervento e per confrontarci sulle modalità di gestione del cantiere, cercando di raggiungere il miglior equilibrio possibile fra le necessità tecniche dettate dai responsabili del cantiere e le esigenze di chi lavora e vive in piazza Garibaldi”. L’assessore ha inoltre garantito che a tutti gli interessati nei prossimi giorni verrà recapitato l’invito con la data e il luogo dell’incontro. L’assoluta precarietà del porfi -do di quella zona – ha concluso Zangirolami -, è sotto gli

occhi di tutti, pertanto non è più possibile rinviare l’interven-to, ma sono certo che sapremo adottare gli accorgimenti necessari a rendere il cantiere meno invasivo possibile, an-che se alcuni disagi saranno inevitabili”. Durante l’incontro verranno anche analizzate le contromisure da adottare per la gestione dell’ottobre rodigino e del Natale 2012.

NEWS Piazza GaribaldiL’AMMINISTRAZIONE INCONTRERÀ I COMMERCIANTI

Me.Ru.

Buone notizie dal versante Informagiovani: lo spor-tello dovrebbe tornare

in funzione dal 1 ottobre, per la gioia degli utenti e di quanti si sono opposti in questi ultimi mesi, con manifestazioni, sit-in e dibattiti anche dalle pagine del web, alla chiusura di fi ne anno.

Tra questi ultimi, si sono prodigati in maniera compatta sia la rete degli studenti di Rovigo che alcuni schieramenti politici, tra cui l’oppo-sizione, con una critica capillare e molto decisa contro la chiusura del servizio, intesa quale penalizzazione per l’utenza della città, in spe-cial modo sul fronte della ricerca di occupazione, ma anche sulla for-mazione professionale, sull’orientamento scolastico e universitario.

A breve sarà dunque pubblicato il bando per il nuovo affi damen-to del servizio, che ora giace in stand-by negli uffi ci della Ragioneria. Il servizio sarà poi attivato per 12 mesi, quindi fi no ad ottobre 2013. Tra le novità, il cambiamento della sede, che passa da via Donatoni agli uffi ci comunali di viale Trieste. Inoltre, da quanto si evince dalle ottimistiche rifl essioni dell’assessore alle Politiche giovanili Andrea Bimbatti, tra i fattori positivi del nuovo servizio si colloca il futuro risparmio rispetto alla precedente conduzione. Quest’ultima, infatti, costava 237mila euro ogni due anni, pari a 78mila euro all’anno, a cui si aggiungevano 52mila euro che il comune di Rovigo doveva anticipare per gli altri comuni della rete, essendo l’uffi cio di Rovigo il capofi la dei 20 uffi ci sparsi nel Polesine. L’assessore Bimbatti inoltre ha spiegato come il protrarsi della vicenda fi no al prossimo ottobre sia giustifi cato dal fatto che alcuni comuni della rete provinciale hanno confermato solo da poco l’adesione al servizio. Insomma, a quanto pare i giovani del comune potranno continuare ad usufruire dell’atti-vità proposta dall’Informagiovani, che assieme alla biblioteca dell’Ac-cademia dei Concordi rappresenta un valido punto di riferimento per la vita culturale e ricreativa della città, oltre agli altri necessari servizi garantiti alla collettività.

NEWS

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999Rovigo

Mentre l’assessore provinciale Oscar Tosini ha recentemen-te comunicato l’avvio del

progetto di rifacimento di tutta la segnaletica stradale, sia verticale che orizzontale, in previsione della stagio-ne invernale, dallo stesso uffi cio viabilità di Palazzo Celio arriva l’ultimo interessante rilevamento relativo al traffi co dei veicoli che investono sulle strade provinciali, con annesse le relative criticità. L’indagine si è protratta per cinque mesi,

mediante una rilevazione alquanto precisa sulle 53 strade gestite dalla Provincia di Rovigo, per un totale di 518 chilometri, di cui 429 di proprie-tà e 88 in concessione demaniale. Ogni arteria è stata monitorata per

una settimana, 24 ore su 24, coinvolgendo tutti i mezzi possibili: motociclette, autovetture, veicoli pesanti, fi no ai tir. Ciò che risulta è che la strada Provinciale n. 5, che collega il famoso e popolare centro commerciale La Fattoria alla

zona dell’Interporto, è la strada più traffi cata del Polesine, con 68.685 veicoli circolanti. Essa è seguita dalla Sp8, che da Loreo conduce a Porto Viro in località Pilastro, con 68.490 transiti. Tra le strade deputate al turismo la Sp65, che dal Volto di Rosolina conduce alle spiagge, sopporta il maggior numero di veicoli: nel periodo estivo, da luglio ad agosto del 2011, essa ha registrato 86.792 automezzi, scesi poi ai 29.210 nel mese di settembre. Particolarmen-te “calda” anche la Sp45 che collega Adria con Rosolina, che ha contato 80.371 mezzi nel periodo estivo, contro i

68.186 mezzi del periodo autunnale. Il maggior numero di veicoli pesanti transitati sono stati 23.158 sulla Sp5 in prossimità dell’Interporto, la velocità massima raggiunta è stata di una moto a 225 kmh; per le autovetture si è arrivati a 214 kmh, per i tir a 137. Per quanto riguarda invece la nota dolente, ossia gli incidenti stradali, si è notato che la provinciale con il maggior numero di sinistri è Sp38, quella che va da Piano di Rivà a Bonelli, con ben 17 sinistri, per un totale di 26 feriti, seguita quindi dalla Sp45 Adria-Rosolina con 15 incidenti e 17 feriti.

di Melania Ruggini

Lo stesso tratto di strada detiene il primato anche per il transito del maggior numero di mezzi pesanti e per le velocità raggiunte da auto e moto

Viabilità Un’indagine della Provincia sulle strade di propria competenza

A Belgrado è nata Confi ndustria Serbia, che vanta oltre 200 opera-tori economici, tra cui 80 aziende italiane operanti in Serbia. Tra i nomi di spicco brilla, anche per i natali, il vicepresidente Antonio

Schiro, polesano rappresentante di Unindustria Rovigo. Come ha espres-so Schiro subito dopo la nomina, l’impegno attivo è la messa a disposi-zione al sistema Confi ndustria di una rete di supporto e rappresentanza

in un paese strategico come la Serbia. L’idea della rappresentanza serba parte lo scorso marzo, diventando subito dopo concreta realtà; al momento l’associazione fa parte di Confi ndustria Balcani, federazione italiana nel sud est Europa che rappresenta un network con oltre mille aziende italiane operanti nel sud est europeo. Tra le 80 aziende italiane, il 13% provengono dal territorio rodigino. A coadiuvare Erich Cossutta nel ruolo di presidente c’è dunque un valido professionista rodigino, da anni attivo nell’internazionalizzazione del sistema associativo indu-striale italiano e associato a Unindustria Rovigo. L’assemblea generale

di sistema, associazione da cui nasce la nuova realtà confi ndustriale, ha accettato all’unanimità il cambio di logo e il nuovo statuto eleggen-do il presidente e il consiglio direttivo che guideranno l’associazione in questa importante fase di start up. Gli altri consiglieri sono Valter Bianco (Dedinje), Franco Delneri (DAMM Management & Marketing), Slobodan Dimic (IMP Balkan), Ivan Gianesini (Unieco Società Coopera-tiva), Christian Legnaro (East Cap Group), Roberto Lorenzon (Unicredit Bank Srbija), Marco Moscardi (Duca), Scipione Luciano (Seci Energia), Vlatko Sekulovic (Advokatska Kancelarija Sekulovic). Ro.Gi.

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10 Sguardo ad Adria1010 Sguardo ad Adria

Dallo scorso 24 agosto la gestione dei rifi uti in Polesine è di competenza di una sola società: Ecoambiente, il

cui Cda è composto da Massimo Nicoli, in qualità di presidente, Angelo Bragiotto e Ferruccio Lembo. Le due aziende che se ne occupavano in precedenza: Asm a Rovigo, ed Ecogest, in tutto il testo del territorio provinciale, sono state defi nitivamente fuse insieme anche se il processo è stato tutt’altro che semplice e ha dato luogo ad una vera e propria guerra politica conclusasi con la vittoria del Centrodestra e lo smacco per il Centrosinistra che considera tuttavia l’intera operazione “sub judice” visto che alcuni passaggi, a suo avviso, sono stati reputati illegittimi. Illecito ad esempio per il Pd Polesano è stato il modo di intervenire del presidente del Consorzio Rsu Pierluigi Tugnolo che con un colpo di mano lo scorso 9 luglio, ottenendo il mandato dal Consiglio di amministrazione solo qualche settimana

dopo, ha decapitato il Cda di Ecogest di Gio-vanni Giribuola, Sandro Gino Spinello e Luigi Viaro, rei di aver fatto ostruzionismo al procedere della fusione. Secondo la rico-struzione fornita dai tre, invece, la richiesta era di una proroga di ulteriori dieci giorni per ottenere una nuova perizia visto che a loro avviso la stima sul valore di Ecogest è sta-ta al di sotto del vero valore della società. “Una società come Ecogest – hanno ribadi-to i tre in un comunicato – non può avere lo stesso valore di Asm visto che la prima ser-ve circa duecento mila abitanti e la seconda solo la città di Rovigo”. Però le due aziende sono state equiparate e fuse per dare vita a Ecoambiente una Srl con 5 milioni di capi-tale sociale e una durata statutaria prevista fi no al 2050 in mano quasi per due terzi dal comune di Rovigo e il resto al Consor-zio Rsu che rappresenta il resto dei comuni polesani. Secondo i contestatori è evidente lo sbilanciamento di forze che la fusione ha

creato tra gli enti locali. “Non capiamo – continua il comunicato a fi rma dei tre ex consiglieri di Ecogest – il silenzio con il quale alcuni sindaci hanno accettato questo trasfe-rimento di capitali dai propri comuni a quel-lo capoluogo”. Gli scontri tuttavia sono stati sull’intera linea dei due schieramenti con grovigli di reciproche accuse sconfi nate an-che all’interno delle stesse coalizioni, come nel caso del Pd, arrivato a mettere in forse l’alleanza con la Federazione della Sinistra dopo la revoca del Cda ad opera di Tugnolo, dal quale tuttavia FdS aveva già preso le distanze, e querele come nei confronti del primo cittadino rodigino Piva, denunciato da Viaro, Giribuola e Spinello per aver imputa-to loro la responsabilità di una lettera nella

quale un imprenditore del Nord Est (anoni-mo) chiedeva spalleggiamenti ad esponenti del Centrodestra per vincere l’appalto sulla discarica. Insomma una lotta politica senza esclusione di colpi nella quale si è inserito anche il Movimento a cinque stelle, con dichiarazioni di biasimo ad indirizzo sia del Centrodestra che del Centrosinistra ipotiz-zando, ma nenache tanto velatamente, che ad animare le forze politiche sia stata più che altro l’alta posta in palio piuttosto che lo spirito di servizio.“La tensione palpabile durante le discussioni, il lavoro frenetico ed incessante delle segreterie, dei sindaci di Destra e Sinistra, l’agitazione da un lato e la fretta dall’altro non certo si addicono - a nostro avviso, spiega Barbara Busi-

naro in un comunicato stampa – ad un gruppo di amministratori che a loro dire la-vorano solo per cercare il bene della comuni-tà”. Più esplicita la collega rodigina Michela Furin con un altro comunicato ha parlato “di un affare ghiotto” per quanto riguarda la gestione dei rifi uti del Polesine e di una guerra tra fazioni politiche che di certo non ha tenuto conto dei reali interessi dell’u-tenza. Interventi bollati come qualunquisti dal consigliere del Pd Caterina Zanetti. “Il Movimento a cinque stelle non può preten-dere di ergersi al di sopra delle altre forze politiche e rilasciare patenti di moralità. Il Pd ha condotto la propria battaglia politica con numeri alla mano, quando altri hanno prefe-rito semplicemente restare a guardare”.

di Fortunato Marinata

Durissimo lo scontro tra Centrodestra e Centrosinistra. Non sono mancate le querele

Servizi La gestione dei rifi uti è di competenza di una sola azienda

Dopo una guerra politica è nata Ecoambiente

Nelle foto: Gino Sandro Spinello, Bruno Piva, Luigi Viaro, Giovanni Giribuola, Caterina Zanetti e Barbara Businaro

La nuova partita che riguarda la neonata azienda che gestisce i rifi uti in Polesine, Ecoambiente, si giocherà sul campo della

sua eventuale privatizzazione. Una delle ulti-me iniziative del Governo, Berlusconi prima della sua capitolazione lo scorso novembre, riguardava infatti l’obbligo di privatizzazione dei servizi pubblici locali. In poche parole la gestione dei servizi poteva essere affi data a società pubblliche solo se in quota parte erano partecipate anche da partner privati. Al tempo la contestazione all’operazione fu veemente, anche perché seguiva a di qualche mese il re-ferendum sui servizi pubblici. Lo scorso luglio, tuttavia, la Corte Costituzionale ha defi nitiva-mente dichiarato nullo l’art.4 della manovra del governo Berlusconi. La notizia è stata ac-colta con esultanza dalla Federerazione della Sinistra polesana che immediatamente ha chiesto che in Polesine venisse bloccato ogni tentativo di privatizzazione, anche parziale, dei servizi pubblici. “E necessario modiffi ca-re il previsto bando di gara sui rifi uti – ha commentato Lorenzo Feltrin, portavoce della Fds - stralciando la cessione del 40% delle quote della nuova società, per far sì che questa rimanga totalmente in mano pubbli-ca. In secondo luogo, sia per Ecoambiente, sia per la Polesine Acque, occorre procedere alla loro trasformazione in aziende speciali, chiudendo così defi nitivamente, ogni tanta-

tivo di introdurre logiche di profi tto sui beni comuni e garantendo maggiore trasparenza a controllo nella loro gestione. Del resto è arci-noto – ha precisato lo stesso Feltrin – che lo scopo delle aziende private è fare utili mentre per i cittadini sarebbe importante che tali utili rimanessero bassi così da non incidere sulle tariffe”. Poco propenso alla privatizzazione di Ecoambiente si è detto anche il segreta-rio provinciale della Cgil Fulvio dal Zio che con una lettera inviata ai nuovi rappresentati della società ha fatto conoscere tutte le ra-gioni della propria contrarietà. “La nostra posizione è totalmente contraria a qualsiasi privatizzazione – spiega nella missiva - anche parziale, del settore. Non c’è più un obbligo privatizzare lo dicono i referendum popolari e la Corte Costituzionale. La trasparenza nei percorsi di privatizzazione, da tutti richiesta, la otteniamo molto facilmente: chi ora poli-ticamente sta gestendo il processo dimostri questa trasparenza perseguendo una strada completamente pubblica. Ecoambiente e la gestione della discarica può e deve rimanere pubblica. Riteniamo tale scelta la soluzione più idonea per assicurare la qualità dei servizi ai cittadini, il controllo delle tariffe, il mante-nimento dei livelli occupazionali e non ultima una maggiore garanzia ambientale. E forse, chissà, una maggior condivisione politica”.

LA GESTIONE DEI RIFIUTI NON VENGA PRIVATIZZATA

Fo.Ma.

Lo scorso luglio la Corte Costituzionale ha dichiarato nullo l’articolo che rendeva obbligatoria la partecipazione di partner privati nella gestione dei servizi pubblici

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12 Sguardo al Delta1212 Sguardo al Delta

La recente sentenza del Consiglio di Stato ha rimes-so in pista l’ipotesi che la via della riconversione a carbone della centrale di polesine Camerini sia

praticabile. Il collegio, infatti, ha dato il proprio as-senso affi nché il progetto torni in Commissione Via al ministero, dopo che quello vecchio era stato annullato perché basato su una legge regionale “ad centralem” con la quale è stata modifi cata la legge istitutiva del Parco nazionale del Delta del Po. Secondo il Consiglio di Stato, però, la procedura seguita dal Consiglio regionale è corretta e dunque la Commissione Via può nuovamente tornare ad esprimersi. Il problema è quando lo farà? La risposta in merito è arrivata il mese scorso dal meeting di Co-munione e liberazione di Rimini al quale ha partecipato anche il ministro competente, Corrado Clini, che incal-zato dal presidente del consiglio comunale di Rovigo,

Paolo Avezzù, ha rassicurato i polesani sul fatto che dal Ministero le risposte attese arriveranno con una certa solerzia tuttavia non ha mancato di sottolineare ancora una volta che il problema vero non è forse più

quello ambientale, considerati i severissimi limiti alle emissioni con cui l’eventuale centrale a carbone dovrebbe misurarsi, ma l’econo-micità in senso più ampio, in un contesto in cui la sovrapproduzione di energia spinge un certo tipo di

centrali elettriche fuori dalle logiche economiche più attuali e virtuose. Dunque secondo il Ministro è Enel che dovrebbe informare il territorio se vi siano ancora le opportunità economiche per investire a Porto Tolle. Anche in questo caso la risposta è arrivata sempre dal meeting di Rimini al quale l’amministratore delegato del colosso dell’energia, Fulvio Conti, ha presenziato qualche giorno dopo Clini. La fatidica domanda è stata

posta sempre da Avezzù, accompagnato da una dele-gazione portollese composta dal primo cittadino Silva-no Finotti e dal portavoce del Comitato dei lavoratori, Maurizio Ferro, che ancora una volta ha ottenuto una risposta positiva. “L’impianto di Polesine Camerini – ha infatti risposto l’amministratore delegato – è e rimane un progetto strategico per Enel”. Alla risposta di Conti andrebbe aggiunto che ora il progetto e anche libero da impedimenti di sorta, visto che il tono del ministro è par-so rassicurante in merito ad un veloce avvio delle valuta-zioni e che le leggi regionali sono già state riviste a tal fi ne, ma che tuttavia potrebbe subire la concorrenza di altre realtà come nel caso della miniera di Nuraxi Figus per la quale i minatori della Carbonsulcis hanno chiesto di ottenere il fi nanziamento di un progetto che prevede l’integrazione della miniera con la centrale di stoccaggio dell’anidride carbonica nel sottosuolo. Il progetto inte-grato rivendicato dai minatori, infatti, necessita di un in-vestimento di un miliardo e mezzo di euro da distribuire

in 8 anni che se andasse in porto, distrarrebbe risorse alla centrale visto che un analogo progetto è previsto anche per il Polesine e la Comunità europea ha già de-ciso di fi nanziarne uno solo in Italia. Insomma la strada della speranza, per i lavoratori, è stata è attraversata ancora una volta dall’ennesima incognita.

di Fortunato Marinata

Rassicuranti le risposte del ministro Clini e dell’Ad Conti sulla riconversione ma il progetto dello stoccaggio della Co2 potrebbe sfumare a benefi cio della miniera Nuraxi Figus

Centrale di Polesine Camerini Un nuovo rischio per il futuro dell’impianto portotollese

Il Sulcis in concorrenza con il Delta

Una manifestazione dei minatori del Sulcis e quella dei lavoratori della centrale di qualche tempo fa

Il problema vero non è forse più quello ambientale ma l’economicità dell’impianto

Sono in progetto a Porto Viro impor-tanti interventi per la creazione e per la riqualifi cazione di alcuni musei e

per il miglioramento di alcune aree di sosta nel Delta portovirese. L’Ente Parco Delta del Po Veneto, infatti, fruendo di alcuni fi nanziamenti europei che ammontano complessivamente a 1 milione 865 mila euro, si propone attra-verso svariati interven-ti di potenziare l’ac-coglienza turistica del territorio, attraverso la valorizzazione di alcune strutture e siti.

Nello stralcio del progetto in questione denominato “Lotto 2” e che coinvolge di-rettamente e indirettamente tutti i comuni del Parco del Delta del Po, i lavori sono già formalmente iniziati nella prima settimana

di luglio. Buona parte degli interventi è con-templata nel comune portovirese, dove le operazioni interessano sia il territorio, sia il patrimonio edilizio.

Nel primo caso, si tratta di riorganiz-zare e fare della manutenzione a due aree di sosta, quella di Scanarello e quella di

Vallona. Nel rispetto dell’habitat naturale, senza quindi produrre alterazioni e o inquina-mento sia alla morfo-logia del territorio sia al paesaggio, i lavori

sono atti al “riassetto” di uno spazio già organizzato ed è questo il caso dell’area di sosta in località Vallona, e di “pianifi ca-zione” vera e propria per quanto riguarda l’area di sosta in località Scanarello, dove si è riorganizzato lo spazio per far posto ad

un piccolo parcheggio per sei posti auto e due aree pic-nic.

Per ciò che concerne invece gli interven-ti sul patrimonio edilizio, a Porto Viro saran-no interessati il museo della corte, delle api e quello della valle e della pesca, quest’ul-timo di nuova costruzione. Per realizzare il nuovo immobile dedicato ad una delle atti-vità principali dell’economia deltizia e che sarà così destinato a spazio museale, sarà effettuata la completa demolizione di una struttura esistente, priva di valenza archi-tettonica e strutturale, che originariamente era adibita a contenere vasche per l’itticol-tura. L’intervento dovrà essere realizzato nell’ambito dell’insediamento denominato “Ceac” e trova luogo nella località d Ca’ Pisani. L’impianto, che per la precisione è classifi cato come “sistema di cascine a cor-te chiusa” è datato intorno alla prima metà

del ‘900. Il contesto paesaggistico in cui si trova è l’ideale per la sua destinazione poiché è dei più suggestivi e presenta un mosaico di barene, valli, scanni, sacche, lagune e golene, un territorio mutevole in base al corso delle acque.

Sarà invece ristrutturato il Museo delle api di Ca’ Cappellino attraverso un interven-to di manutenzione straordinaria. Stessa

cosa per il Museo della corte di Ca’ Cap-pello, caratterizzato da due edifi ci di forte caratterizzazione sociale che fanno parte di un impianto cortilivo probabilmente costrui-to intorno al XVII secolo e che sono per l’ap-punto situati all’ingresso della corte storica. Le strutture su cui saranno eseguiti i restauri sono adibiti a spazio museale dal 1998.

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Nel nostro territorio, è in atto una profonda trasformazione nella gestione delle attività produttive, nell’ambito delle diverse realtà imprenditoriali.

In Veneto c’è un’ impresa ogni 12 abitanti, di cui quasi il 97% sotto la so-glia dei 15 dipendenti. Un grande sfor-zo, dunque, su un problema che in realtà poteva essere risolto con il semplice abbassamento della durata dei processi del lavoro e dei termini di impugnazione del licenziamento. L’imprenditore veneto non è interessato ad avere una legislazio-ne che gli consenta di licenziare i propri dipendenti, ma al costo del lavoro, as-sente completamente in questa riforma.

In Italia, il lavoro costa il 115% in più rispetto al salario netto spettante al lavoratore. Il problema non è quello di licenziare, ma di assumere.

Fidelizzare il lavoratore con l’inten-to di realizzare un mercato del lavoro dinamico, fl essibile e inclusivo, capace cioè di contribuire alla crescita e alla creazione di occupazione di qualità, di stimolare lo sviluppo e la competitività delle imprese, oltre che tutelare l’occu-pabilità dei cittadini.

Non serviva demonizzare i titolari di partita iva, che appartengono al mondo delle professioni.

Non serviva stravolgere, i diversi contratti di lavoro, la giusta qualifi ca-zione del rapporto di lavoro, può avve-nire con i principi giuridici già esistenti. Manca attenzione alle donne, ai giovani, spariscono le agevolazioni per i contratti di inserimento utilizzati per far imparare un mestiere, nelle società partecipate dall’ente pubblico.

Si sono introdotti nuovi adempimen-ti, inutili, a carico delle aziende. Una riforma mancata dunque. Le barriere ideologiche e culturali, hanno contribuito a questo scarso risultato.

Quello che però rimane è un’occa-sione perduta con un modello senza cre-scita, in un Italia dove la disoccupazione per i giovani sale al 35% e la cassa integrazione segna punte di più 16%, una presentazione poco proponibile per una seria credibilità internazionale.

Riforma mancata

*Consulente del Lavoro e segretario provinciale Udc di Venezia

Nel nostro territorio, è in atto una

L’Intervento

di Luca Scalabrin*

14 Sguardo al Delta1414 Sguardo al Delta

La stagione estiva è oramai alle porte ed è un bilancio con caratteristiche del tutto nuove, e per niente negativo,

quello redatto dagli operatori balneari e da-gli albergatori di Rosolina Mare. Ne emerge un profi lo del turista che non corrisponde più a quello che fi no a qualche tempo fa sceglieva la vacanza da una settimana o da quindici giorni al mare. In tempi di crisi, infatti, pur di non rinunciare a qualche gior-no di spiaggia, gli italiani preferiscono una vacanza “mordi e fuggi” di due o tre giorni al massimo, che vengono solitamente scelti nei weekend. Si tratta ovviamente di una caratteristica che riguarda i vacanzieri italia-ni, mentre per quanto concerne gli stranieri, anche quest’estate hanno scelto di ritornare nel lido rosolinese. Stando a quanto dicono sia gli operatori del Cob sia gli albergatori sono in diminuzione i tedeschi di un buon 20% rispetto al 2011, ma durante la sta-gione sono arrivati a Rosolina Mare anche molti svedesi e danesi. Dall’Europa dell’Est, soprattutto dall’Ungheria e dalla Repubblica Ceca, si è sviluppata una forma di turismo di qualità, che mira a una permanenza nel-la località balneare agiata, con un occhio attento ai comfort e alla buona cucina. Non

negano la loro preoccupazione per l’anda-mento ad inizio stagione gli operatori del Cob, per l’evoluzione del turismo a rilento soprattutto per quanto concerneva i mesi di giugno e luglio, timore che è poi svanito nel mese di agosto in cui vi è stata un’in-versione di tendenza che ha portato sulla costa rosolinese un soddisfacente numero di presenze, complice anche una stagione che ha offerto weekend sempre soleggiati. Il fenomeno del pendolarismo diventa quin-di un fattore sul quale gli operatori balneari e gli albergatori hanno concentrato già da questa stagione le loro attenzioni, perché pare essere una tendenza che permarrà a lungo sul litorale e nel settore del turismo in genere. In proposito, si stanno già studian-do pacchetti particolari e convenzioni, come già è stato applicato dagli operatori del Cob per gli utenti giornalieri.

di Elisa Cacciatori

Vacanze più corte ma pienone nei week end. In calo le presenze tedesche in aumento quelle di svedesi e danesi

Stagione turistica Il bilancio del Consorzio operatori balneari

Cambia il profi lo del turista

Il fenomeno del pendolarismo è un fattore sul quale gli operatori hanno già iniziato a rifl ettere

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VIAGGIO IN PROVINCIAROVIGO

Per palazzo Celio sembra non ci sia più niente da fare, la legge sul contenimento della spesa pubblica (la cosiddetta ‘spending review’) non lascia molte possi-

bilità all’ipotesi che la provincia di Rovigo possa continuare ad avere un ente che lo rappresenti come unità territoriale. Le provincie salve dalla “forbice” del Governo sono solo quelle di Verona, Vicenza e Venezia, in virtù del fatto che hanno più di 350 mila abitanti e un’estensione superiore ai 2500 chilometri quadrati mentre il resto del Veneto dovrà essere riorga-nizzato. Il Polesine, pertanto, conti-nuerà ad esistere come realtà fi sica ma come realtà politica è costretto a diventare qualcos’altro. Tra le ipotesi si è parlato di un accorpamento “tout court” a Padova ma non sono mancare supposizioni dif-ferenti che hanno anche lasciato presagire l’idea di uno smembramento del territorio rodigino e del successivo rior-dino delle varie aree seguendo il parametro delle affi nità con le altre realtà contermini. Per il Delta, ad esempio, il nuovo riferimento provinciale potrebbe essere quello ve-neziano mentre a una parte del Polesine, quella limitrofa

all’Emilia, non dispiacerebbe nemmeno il salto di Regione e un accorpamento alla provincia di Ferrara. La storia, del resto, lo legittimerebbe. Comunque sia, fi nora si è parlato solo di ipotesi più o meno realistiche, il momento delle de-cisioni deve ancora arrivare anche se il tempo stringe. Entro il 2 ottobre la Conferenza permanente Regione-Autonomie locali dovrà deliberare un’ipotesi di riordino delle Provin-ce da trasmettere alla Regione, che a sua volta avrà solo

20 giorni di tempo per inviare una proposta al Governo, proposta che ancora manca visto che in Regione la discussione verte su una legge che attribuisca la precedenza del riordino al Consiglio regionale e non, come previsto dal Governo, ad una

“Conferenza” che non è nemmeno elettiva. Questioni “di lana caprina”, secondo alcuni esponenti del Consiglio di palazzo Ferro Fini, che hanno solo il merito di allontanare il discorso dal cuore del problema, ossia immaginare come dovrà essere il Veneto di domani. In Polesine, intanto, lo scorso 5 settembre in occasione di un consiglio provincia-le è stato votato un punto all’ordine del giorno in cui gli

esponenti di palazzo Celio hanno espressa la volontà che il Polesine non diventi una terra da annettere solo in ragione delle sue potenzialità: lo sbocco al mare, il sistema por-tuale e l’asta navigabile o addirittura l’intera area deltizia potrebbero essere contesi tra le provincie superstiti come fossero un bottino di guerra.

Ma il vero pericolo secondo il presidente del Consiglio rodigino, Federico Frigato, è che l’ipotesi più accreditata del riordino sia quella di un accorpamento a Padova e che dun-que per la provincia rodigina spetti un futuro “all’ombra” della città del Santo. Ipotesi che non piacerebbe nemmeno un poco al consigliere del Partito democratico Graziano Azzalin che invece il Veneto del “dopo provincie” lo imma-gina diviso in quattro aree omogenee. “In sede regionale il Pd – ha precisato Azzalin - già nel corso della discussione sul nuovo Statuto veneto, ha elaborato una propria pro-posta organica, nella quale il riconoscimento di macroaree non è una semplice constatazione delle peculiarità dei di-versi territori, bensì uno sprone ad attuare politiche mirate a seconda delle diverse esigenze. In più, con la legge di Disci-plina dell’esercizio associato di funzioni e servizi comunali, approvata dal Consiglio con consenso trasversale, si mette

nero su bianco una suddivisione del Veneto in quattro aree omogenee: l’area montana e parzialmente montana, l’a-rea ad elevata urbanizzazione, l’area del Veneto centrale e l’area del basso Veneto. Solo partendo da questa suddi-visione si può trovare una soluzione che superi le incon-gruenze dei dettami contenuti nel cosiddetto decreto sulla spending review. E solo così le competenze del nuovo ente intermedio, nei settori ambiente, rifi uti, trasporti e viabilità possono essere implementate e organizzate secondo eco-nomie di scala ed in modo più effi ciente. Ritagli arbitrari del territorio contribuirebbero solo ad affossare ulteriormente l’amministrazione locale, rendendo le nuove Province degli inutili carrozzoni poco rappresentativi e poco democratici”. Convergenza pressoché totale su queste posizioni anche da parte del consigliere del Carroccio Cristiano Corazzari che ha sottolineato come sia: “Importante che in questa occasione si mettano da parte le appartenenze politiche e si superino i pregiudizi di ogni tipo per offrire una soluzione che sia coerente e che vada nell’interesse comune di tutti i cittadini veneti, senza distinguere fra zone di serie A e zone di serie B”.

Fortunato Marinata

Per il consigliere regionale del Pd il riordino dovrebbe portare alla realizzazione di un’area montana, di una ad elevata urbanizzazione, dell’area del Veneto centrale e a quella del basso Veneto

Taglio delle Provincie Il Governo attende le proposte della Regione entro il 22 ottobre

La sede della Provincia di Rovigo

Il Polesine non è un bottino di guerra da dividere e distribuire

La presidente della Provincia, Tiziana Virgili, ha invitato tutti i colleghi e l’Upi (Unione provincie italiane) a promuovere in forma di

class-action un ricorso al Tar del Lazio contro lo stravolgimento istituzionale che troverebbe attua-zione con la votazione del decreto sulla spending review. Da tempo infatti la Presidente ritiene as-solutamente incostituzionale la via intrapresa dal Governo e nella lettera inviata agli altri presidenti di provincia ha inserito anche un riferimento ai rispermi che la manovra governativa dovrebbe mettere in pratica ma che secondo la Virgili sa-rebbero inesistenti. “Il provvedimento – ha spe-

cifi cato nel testo - come documentato da indagini economiche, non comporteranno alcun benefi cio, ma aumenteranno la disoccupazione e recheran-no soltanto disservizi ai cittadini che vedono nella Provincia il riferimento tra Comune e Regione”. Ma quanto risparmierà lo Stato dal riordino degli enti locali intermedi? Secondo i dati elaborati da-gli uffi ci della Regione veneto, poco: meno 200 milioni di euro. I conti sono stati fatti prendendo come riferimento i conti consuntivi delle provin-ce per l’anno 2009 e ipotizzando di eliminare i costi connessi alle funzioni generali di gestione e controllo visto che il personale dovrà essere ri-

collocato in altri enti e rimarrà comunque sul libro paga dello Stato. Dunque il risparmio ammonta a circa 130 milioni di euro ai quali va aggiunta la quota derivante dalle economie di scala collegate all’accorpamento delle funzioni, calcolato da uno studio dell’istituto Bruno Leoni in un risparmio di spesa nell’ordine del 10 per cento. Ipotizzando, quindi, un risparmio del 10 per cento sul tota-le delle spese complessive per le funzioni delle province che in moneta sonante si traduce in circa 55 milioni di euro. Il risparmio complessivo, dunque, dovrebbe ammontare a 185,6 milioni di euro”. Nel 2009 le sette province venete han-

no sostenuto una spesa corrente di circa 629,5 milioni di euro, dei quali 22,7 milioni destinati al funzionamento degli organi istituzionali (3,6% ). “Il valore fatto registrare dalle province del Vene-to è ben al di sotto della media nazionale (4,8%) - sottolinea il dossier del Consiglio veneto – è il valore più basso nel panorama nazionale sia per abitante sia per quanto riguarda la spesa corrente complessiva (128,15 euro a fronte di una media nazionale di 150 euro) che per quanto attiene alla quota di spesa relativa agli organi istituzionali (4,62 euro per abitante, a fronte di una media nazionale di 7,27 euro).

RICORSO AL TAR LA VIRGILI PROPONE UNA “CLASS ACTION” DEI PRESIDENTI

Tiziana Virgili

Azzalin: “Il Veneto diviso in quattro aree omogenee”

17Spazi aperti

Per più di due mesi non è caduta una sola goccia di pioggia, le ultime stille d’acqua dal cielo sono state quelle di giugno che

diedero l’impressione, insieme a quelle dei mesi precedenti, che una primavera discreta-mente piovosa avesse riequilibrato un inverno decisamente scarso di precipitazioni. Invece no, erano giuste le preoccupazioni lanciate ancora ad inizio anno, quando Lucifero, Caligola, Minos-se e Scipione non aveva-no ancora trasformato la campagna polesana un forno a ciel sereno. Già allora le falde freatiche e il regime dei fi umi erano scesi in modo preoc-cupante, molto più preoccupante di quanto non avessero fatto nel 2003. Quella fu un’estate calda, questo è un anno in cui le stagioni con il secco sono in vantaggio per 2 a 1 su quelle con la pioggia, un vantaggio tanto largo che anche

in una terra normalmente associata all’acqua come il Polesine, sono stati registrati non pochi problemi legati all’irrigazione e di conseguenza gravi danni per le colture. Certo non poteva essere diversamente, visto che il sistema idro-logico soprattutto nell’area del Delta è struttu-rato per smaltire l’acqua e non per affrontare situazioni da deserto del kalahari. Il bisogno di

acqua, infatti, è stato più grande di quanta i con-sorzi di bonifi ca siano riusciti pomparne nella rete dei canali e le stesse aziende agricole si sono scoperte poco attrezzate

per pompaggi l’irrigazione. Malgrado grandi siano stati gli sforzi di entrambi i consorzi di bonifi ca, Adige Po e Delta del Po, il Polesine si è trovato impreparato ad affrontare la situa-zione mancando le infrastrutture ma anche l’acqua nei fi umi. Il livello del Canalbianco è

sceso anche di 60 millimetri in un solo giorno. “Abbiamo pompato acqua a pieno regime – ha confessato Giuliano Ganzerla, presidente dell’Adige Po – ma in alcune zone i nostri impianti non sono riusciti a sopperire al grande prelievo d’acqua da parte delle aziende agricole consociate”. Ma a mettere in diffi coltà il siste-ma dell’approvvigionamento idrico non è stata solo la scoperta di essere mal equipaggiati ad affrontare un’annata eccezionalmente siccito-sa, alla distanza sono saltate fuori anche vec-chie magagne come la risalita del cuneo salino provocato dal minor portata idrica dei fi umi. Le conseguenze di una stagione trascorsa senza acqua dal cielo, si sono presentate alle asso-ciazioni di categorie sotto la forma di una vasta varietà di danni che hanno irrimediabilmente compromesso la stagione della raccolta. Sulle piante da frutto il caldo non ha permesso una perfetta maturazione del prodotto, che nella maggior parte dei casi è rimasto di pezzature

più piccole, sulle orticole invece il calore ha fatto proliferare gli insetti (es. afi di) inoltre il continuo ricorso all’irrigazione meccanica ha provocato il surriscaldamento del terreno con conseguenti malattie fungine (es. botrite), il risultato è stata la perdita di peso e di qualità, ma soprattutto la diminuzione della capacità del prodotto alla frigoconservazione. A soffrire maggiormente, però, sono stati i cereali: i raccolti di mais e di soia sono andati quasi completamente perduti e non è andata meglio alla stagione della bar-babietola, in sofferenza anche sulle superfi ci irrigate, con una raccolta media di saccarosio di appena 9 tonnellate per ettaro.

Ma le colture ad essere devastate dal caldo non sono state solo quelle dei campi, a metà luglio metà della produzione di cozze

della Sacca degli Scardovari è andata perduta a causa del surriscaldamento dell’acqua che in alcuni casi ha toccato i 31 gradi, oltrepas-sando di cinque la soglia di sopravvivenza dei mitili. L’aumento della temperatura, infatti, ha portato ad una riduzione della quantità di ossigeno necessario alla sopravvivenza dei mitili ed innescato un meccanismo a spirale in quanto la decomposizione dei bivalve con-suma ulteriore ossigeno e produce sostanze quali idrogeno solforato e ammoniaca che determinano la distruzione rapida di tutte le altre cozze. Anche in questo caso a gran voce sono stati più volte richiesti interventi per la vivifi cazione delle lagune ma come per quelli inseriti nel Piano irriguo nazionale le risposte si possono certo defi nire tempestive.

di Fortunato Marinata

Il sistema idrologico è strutturato per smaltire l’acqua e non per affrontare situazioni siccitose come quelle di questa estate

Siccità La stagione agricola è ittica e stata compromessa dal grande caldo

Polesine e acqua binomio da ripensareAlcuni prodotti agricoli non hanno raggiunto la maturazione. Grande il danno per le aziende

Da magazzino idau-lico a possibile sede dei gruppi

comunali di Protezio-ne Civile. E’ quanto è previsto dal protocollo d’intesa fi rmato tra l’Aipo (l’agenzia interre-gionale per il fi ume Po), la Provincia ed i Comuni approvato recentemente dalla giunta di Palazzo Celio.

Lungo l’asta fl uvia-le polesana sono stati individuati 17 immobili connessi ai servizi di pie-na, “che da sempre rap-presentano un presidio idraulico per il territorio” e che ora rischiano di non essere utilizzati. “La Protezione Civile provinciale – ricorda l’assessore Caludio Bellan - punta su un modello che valorizzi gli enti locali e i grup-pi di volontariato attraverso azioni codifi ca-te e omogenee, e le possibilità d’impiego di questi immobili è un ulteriore passo”.

Saranno ora i comuni a dover manife-stare l’interesse, verifi cando lo stato degli immobili con i tecnici di Aipo e defi nire modalità di utilizzo e importi spettanti a ciascun ente.

“Tali sedi – ha proseguito Bellan - an-dranno ad integrare la rete della Protezione

Civile provinciale per le attività di monito-raggio ed eventuale intervento da parte delle squadre operative volontarie, in caso di rischio idraulico”. Gli immobili che non saranno utilizzati per scopi di protezione civile o non più funzionali all’Agenzia in-terregionale per il fi ume Po, torneranno al demanio.

Questa la mappa degli immobili indivi-duati: uno ad Adria, Ariano, Bergantino, Ca-stelmassa, Ficarolo, Loreo, Polesella, Stien-ta, Taglio di Po e Villanova Marchesana, 2 a Corbola e Porto Tolle, 3 a Occhiobello.

SICUREZZA DEL TERRITORIO17 IMMOBILI PER LA PROTEZIONE CIVILE

Ma.ga.

Il livello del Canalbianco è sceso di 60 millimetri in un solo giorno

Page 17: La Piazza di Rovigo - 2012ag n109

171717Spazi aperti16

VIAGGIO IN PROVINCIAROVIGO

Per palazzo Celio sembra non ci sia più niente da fare, la legge sul contenimento della spesa pubblica (la cosiddetta ‘spending review’) non lascia molte possi-

bilità all’ipotesi che la provincia di Rovigo possa continuare ad avere un ente che lo rappresenti come unità territoriale. Le provincie salve dalla “forbice” del Governo sono solo quelle di Verona, Vicenza e Venezia, in virtù del fatto che hanno più di 350 mila abitanti e un’estensione superiore ai 2500 chilometri quadrati mentre il resto del Veneto dovrà essere riorga-nizzato. Il Polesine, pertanto, conti-nuerà ad esistere come realtà fi sica ma come realtà politica è costretto a diventare qualcos’altro. Tra le ipotesi si è parlato di un accorpamento “tout court” a Padova ma non sono mancare supposizioni dif-ferenti che hanno anche lasciato presagire l’idea di uno smembramento del territorio rodigino e del successivo rior-dino delle varie aree seguendo il parametro delle affi nità con le altre realtà contermini. Per il Delta, ad esempio, il nuovo riferimento provinciale potrebbe essere quello ve-neziano mentre a una parte del Polesine, quella limitrofa

all’Emilia, non dispiacerebbe nemmeno il salto di Regione e un accorpamento alla provincia di Ferrara. La storia, del resto, lo legittimerebbe. Comunque sia, fi nora si è parlato solo di ipotesi più o meno realistiche, il momento delle de-cisioni deve ancora arrivare anche se il tempo stringe. Entro il 2 ottobre la Conferenza permanente Regione-Autonomie locali dovrà deliberare un’ipotesi di riordino delle Provin-ce da trasmettere alla Regione, che a sua volta avrà solo

20 giorni di tempo per inviare una proposta al Governo, proposta che ancora manca visto che in Regione la discussione verte su una legge che attribuisca la precedenza del riordino al Consiglio regionale e non, come previsto dal Governo, ad una

“Conferenza” che non è nemmeno elettiva. Questioni “di lana caprina”, secondo alcuni esponenti del Consiglio di palazzo Ferro Fini, che hanno solo il merito di allontanare il discorso dal cuore del problema, ossia immaginare come dovrà essere il Veneto di domani. In Polesine, intanto, lo scorso 5 settembre in occasione di un consiglio provincia-le è stato votato un punto all’ordine del giorno in cui gli

esponenti di palazzo Celio hanno espressa la volontà che il Polesine non diventi una terra da annettere solo in ragione delle sue potenzialità: lo sbocco al mare, il sistema por-tuale e l’asta navigabile o addirittura l’intera area deltizia potrebbero essere contesi tra le provincie superstiti come fossero un bottino di guerra.

Ma il vero pericolo secondo il presidente del Consiglio rodigino, Federico Frigato, è che l’ipotesi più accreditata del riordino sia quella di un accorpamento a Padova e che dun-que per la provincia rodigina spetti un futuro “all’ombra” della città del Santo. Ipotesi che non piacerebbe nemmeno un poco al consigliere del Partito democratico Graziano Azzalin che invece il Veneto del “dopo provincie” lo imma-gina diviso in quattro aree omogenee. “In sede regionale il Pd – ha precisato Azzalin - già nel corso della discussione sul nuovo Statuto veneto, ha elaborato una propria pro-posta organica, nella quale il riconoscimento di macroaree non è una semplice constatazione delle peculiarità dei di-versi territori, bensì uno sprone ad attuare politiche mirate a seconda delle diverse esigenze. In più, con la legge di Disci-plina dell’esercizio associato di funzioni e servizi comunali, approvata dal Consiglio con consenso trasversale, si mette

nero su bianco una suddivisione del Veneto in quattro aree omogenee: l’area montana e parzialmente montana, l’a-rea ad elevata urbanizzazione, l’area del Veneto centrale e l’area del basso Veneto. Solo partendo da questa suddi-visione si può trovare una soluzione che superi le incon-gruenze dei dettami contenuti nel cosiddetto decreto sulla spending review. E solo così le competenze del nuovo ente intermedio, nei settori ambiente, rifi uti, trasporti e viabilità possono essere implementate e organizzate secondo eco-nomie di scala ed in modo più effi ciente. Ritagli arbitrari del territorio contribuirebbero solo ad affossare ulteriormente l’amministrazione locale, rendendo le nuove Province degli inutili carrozzoni poco rappresentativi e poco democratici”. Convergenza pressoché totale su queste posizioni anche da parte del consigliere del Carroccio Cristiano Corazzari che ha sottolineato come sia: “Importante che in questa occasione si mettano da parte le appartenenze politiche e si superino i pregiudizi di ogni tipo per offrire una soluzione che sia coerente e che vada nell’interesse comune di tutti i cittadini veneti, senza distinguere fra zone di serie A e zone di serie B”.

Fortunato Marinata

Per il consigliere regionale del Pd il riordino dovrebbe portare alla realizzazione di un’area montana, di una ad elevata urbanizzazione, dell’area del Veneto centrale e a quella del basso Veneto

Taglio delle Provincie Il Governo attende le proposte della Regione entro il 22 ottobre

La sede della Provincia di Rovigo

Il Polesine non è un bottino di guerra da dividere e distribuire

La presidente della Provincia, Tiziana Virgili, ha invitato tutti i colleghi e l’Upi (Unione provincie italiane) a promuovere in forma di

class-action un ricorso al Tar del Lazio contro lo stravolgimento istituzionale che troverebbe attua-zione con la votazione del decreto sulla spending review. Da tempo infatti la Presidente ritiene as-solutamente incostituzionale la via intrapresa dal Governo e nella lettera inviata agli altri presidenti di provincia ha inserito anche un riferimento ai rispermi che la manovra governativa dovrebbe mettere in pratica ma che secondo la Virgili sa-rebbero inesistenti. “Il provvedimento – ha spe-

cifi cato nel testo - come documentato da indagini economiche, non comporteranno alcun benefi cio, ma aumenteranno la disoccupazione e recheran-no soltanto disservizi ai cittadini che vedono nella Provincia il riferimento tra Comune e Regione”. Ma quanto risparmierà lo Stato dal riordino degli enti locali intermedi? Secondo i dati elaborati da-gli uffi ci della Regione veneto, poco: meno 200 milioni di euro. I conti sono stati fatti prendendo come riferimento i conti consuntivi delle provin-ce per l’anno 2009 e ipotizzando di eliminare i costi connessi alle funzioni generali di gestione e controllo visto che il personale dovrà essere ri-

collocato in altri enti e rimarrà comunque sul libro paga dello Stato. Dunque il risparmio ammonta a circa 130 milioni di euro ai quali va aggiunta la quota derivante dalle economie di scala collegate all’accorpamento delle funzioni, calcolato da uno studio dell’istituto Bruno Leoni in un risparmio di spesa nell’ordine del 10 per cento. Ipotizzando, quindi, un risparmio del 10 per cento sul tota-le delle spese complessive per le funzioni delle province che in moneta sonante si traduce in circa 55 milioni di euro. Il risparmio complessivo, dunque, dovrebbe ammontare a 185,6 milioni di euro”. Nel 2009 le sette province venete han-

no sostenuto una spesa corrente di circa 629,5 milioni di euro, dei quali 22,7 milioni destinati al funzionamento degli organi istituzionali (3,6% ). “Il valore fatto registrare dalle province del Vene-to è ben al di sotto della media nazionale (4,8%) - sottolinea il dossier del Consiglio veneto – è il valore più basso nel panorama nazionale sia per abitante sia per quanto riguarda la spesa corrente complessiva (128,15 euro a fronte di una media nazionale di 150 euro) che per quanto attiene alla quota di spesa relativa agli organi istituzionali (4,62 euro per abitante, a fronte di una media nazionale di 7,27 euro).

RICORSO AL TAR LA VIRGILI PROPONE UNA “CLASS ACTION” DEI PRESIDENTI

Tiziana Virgili

Azzalin: “Il Veneto diviso in quattro aree omogenee”

17Spazi aperti

Per più di due mesi non è caduta una sola goccia di pioggia, le ultime stille d’acqua dal cielo sono state quelle di giugno che

diedero l’impressione, insieme a quelle dei mesi precedenti, che una primavera discreta-mente piovosa avesse riequilibrato un inverno decisamente scarso di precipitazioni. Invece no, erano giuste le preoccupazioni lanciate ancora ad inizio anno, quando Lucifero, Caligola, Minos-se e Scipione non aveva-no ancora trasformato la campagna polesana un forno a ciel sereno. Già allora le falde freatiche e il regime dei fi umi erano scesi in modo preoc-cupante, molto più preoccupante di quanto non avessero fatto nel 2003. Quella fu un’estate calda, questo è un anno in cui le stagioni con il secco sono in vantaggio per 2 a 1 su quelle con la pioggia, un vantaggio tanto largo che anche

in una terra normalmente associata all’acqua come il Polesine, sono stati registrati non pochi problemi legati all’irrigazione e di conseguenza gravi danni per le colture. Certo non poteva essere diversamente, visto che il sistema idro-logico soprattutto nell’area del Delta è struttu-rato per smaltire l’acqua e non per affrontare situazioni da deserto del kalahari. Il bisogno di

acqua, infatti, è stato più grande di quanta i con-sorzi di bonifi ca siano riusciti pomparne nella rete dei canali e le stesse aziende agricole si sono scoperte poco attrezzate

per pompaggi l’irrigazione. Malgrado grandi siano stati gli sforzi di entrambi i consorzi di bonifi ca, Adige Po e Delta del Po, il Polesine si è trovato impreparato ad affrontare la situa-zione mancando le infrastrutture ma anche l’acqua nei fi umi. Il livello del Canalbianco è

sceso anche di 60 millimetri in un solo giorno. “Abbiamo pompato acqua a pieno regime – ha confessato Giuliano Ganzerla, presidente dell’Adige Po – ma in alcune zone i nostri impianti non sono riusciti a sopperire al grande prelievo d’acqua da parte delle aziende agricole consociate”. Ma a mettere in diffi coltà il siste-ma dell’approvvigionamento idrico non è stata solo la scoperta di essere mal equipaggiati ad affrontare un’annata eccezionalmente siccito-sa, alla distanza sono saltate fuori anche vec-chie magagne come la risalita del cuneo salino provocato dal minor portata idrica dei fi umi. Le conseguenze di una stagione trascorsa senza acqua dal cielo, si sono presentate alle asso-ciazioni di categorie sotto la forma di una vasta varietà di danni che hanno irrimediabilmente compromesso la stagione della raccolta. Sulle piante da frutto il caldo non ha permesso una perfetta maturazione del prodotto, che nella maggior parte dei casi è rimasto di pezzature

più piccole, sulle orticole invece il calore ha fatto proliferare gli insetti (es. afi di) inoltre il continuo ricorso all’irrigazione meccanica ha provocato il surriscaldamento del terreno con conseguenti malattie fungine (es. botrite), il risultato è stata la perdita di peso e di qualità, ma soprattutto la diminuzione della capacità del prodotto alla frigoconservazione. A soffrire maggiormente, però, sono stati i cereali: i raccolti di mais e di soia sono andati quasi completamente perduti e non è andata meglio alla stagione della bar-babietola, in sofferenza anche sulle superfi ci irrigate, con una raccolta media di saccarosio di appena 9 tonnellate per ettaro.

Ma le colture ad essere devastate dal caldo non sono state solo quelle dei campi, a metà luglio metà della produzione di cozze

della Sacca degli Scardovari è andata perduta a causa del surriscaldamento dell’acqua che in alcuni casi ha toccato i 31 gradi, oltrepas-sando di cinque la soglia di sopravvivenza dei mitili. L’aumento della temperatura, infatti, ha portato ad una riduzione della quantità di ossigeno necessario alla sopravvivenza dei mitili ed innescato un meccanismo a spirale in quanto la decomposizione dei bivalve con-suma ulteriore ossigeno e produce sostanze quali idrogeno solforato e ammoniaca che determinano la distruzione rapida di tutte le altre cozze. Anche in questo caso a gran voce sono stati più volte richiesti interventi per la vivifi cazione delle lagune ma come per quelli inseriti nel Piano irriguo nazionale le risposte si possono certo defi nire tempestive.

di Fortunato Marinata

Il sistema idrologico è strutturato per smaltire l’acqua e non per affrontare situazioni siccitose come quelle di questa estate

Siccità La stagione agricola è ittica e stata compromessa dal grande caldo

Polesine e acqua binomio da ripensareAlcuni prodotti agricoli non hanno raggiunto la maturazione. Grande il danno per le aziende

Da magazzino idau-lico a possibile sede dei gruppi

comunali di Protezio-ne Civile. E’ quanto è previsto dal protocollo d’intesa fi rmato tra l’Aipo (l’agenzia interre-gionale per il fi ume Po), la Provincia ed i Comuni approvato recentemente dalla giunta di Palazzo Celio.

Lungo l’asta fl uvia-le polesana sono stati individuati 17 immobili connessi ai servizi di pie-na, “che da sempre rap-presentano un presidio idraulico per il territorio” e che ora rischiano di non essere utilizzati. “La Protezione Civile provinciale – ricorda l’assessore Caludio Bellan - punta su un modello che valorizzi gli enti locali e i grup-pi di volontariato attraverso azioni codifi ca-te e omogenee, e le possibilità d’impiego di questi immobili è un ulteriore passo”.

Saranno ora i comuni a dover manife-stare l’interesse, verifi cando lo stato degli immobili con i tecnici di Aipo e defi nire modalità di utilizzo e importi spettanti a ciascun ente.

“Tali sedi – ha proseguito Bellan - an-dranno ad integrare la rete della Protezione

Civile provinciale per le attività di monito-raggio ed eventuale intervento da parte delle squadre operative volontarie, in caso di rischio idraulico”. Gli immobili che non saranno utilizzati per scopi di protezione civile o non più funzionali all’Agenzia in-terregionale per il fi ume Po, torneranno al demanio.

Questa la mappa degli immobili indivi-duati: uno ad Adria, Ariano, Bergantino, Ca-stelmassa, Ficarolo, Loreo, Polesella, Stien-ta, Taglio di Po e Villanova Marchesana, 2 a Corbola e Porto Tolle, 3 a Occhiobello.

SICUREZZA DEL TERRITORIO17 IMMOBILI PER LA PROTEZIONE CIVILE

Ma.ga.

Il livello del Canalbianco è sceso di 60 millimetri in un solo giorno

Page 18: La Piazza di Rovigo - 2012ag n109

18 Scuola1818 Scuola20 Mondo scuola

Al meeting di Rimini di metà agosto il premier Mario Monti ha posto la scuola tra i punti centrali del suo intervento. “Per quanto riguarda la scuola abbiamo

cinque obiettivi – aveva asserito all’assemblea di Comu-nione e Liberazione- promuovere una migliore scolarità in tutta la popolazione; offrire maggiore possibilità alle scuole di esprimere, con autonomia e responsabilità, le proprie potenzialità; insistere sul digitale, per accelerare i tempi e facilitare i rapporti tra la scuola pubblica e insegnanti, stu-denti e genitori; introdurre nuove modalità di reclutamento e formazione dei docenti. Tra le nostre priorità c’è anche il contrasto all’insuccesso formativo, alla dispersione e all’ab-bandono scolastico; l’ultimo obbiettivo invece riguarda gli

studenti, estendendo a tutti la possibilità di studiare e fare esperienza lavorativa all’estero, per poi tornare nel nostro Paese e far fruttare le conoscenze apprese”. Obbiettivi am-biziosi che in parte permetterebbero al nostro sistema scolastico di recu-perare qualche posizione in merito all’istruzione dei nostri giovani che nei confronti dei loro colleghi europei mostriamo di avere un gap piuttosto signifi cativo. Intanto però nelle scuo-le dei piccoli comuni continuano a non mancare i problemi e in alcuni casi ad essere in forse addirittura la sopravvi-venza del plesso scolastico stesso. In Polesine ad esempio

l’assessore provinciale competente, Leonardo Raito, si è detto molto preoccupato per le scuole dell’obbligo che in alcune realtà non raggiungono il numero minimo di studenti

per rimanere indipendenti. “I plessi scolastici di Ariano Polesine, Costa di Rovigo, Fiesso Umbertiano, Fratta Polesine, Stienta e Trecenta – precisa l’assessore – non raggiungono i sei-cento iscritti, come previsto dal mini-stero. Tra i rischi che corrono gli istituti

in questione c’è quello di perdere il loro dirigente e quindi di venire affi date ad un reggente, ossia al preside di un altro istituto. “Mancano solo poche settimane alla chiusura

del bando per il dimensionamento dei plessi scolastici – ha spiegato l’assessore - entro novembre, infatti, insieme ai co-muni e alla Regione, che dovrà aver defi nito nel complesso i nuovi assetti, dovremo decidere cosa sarà possibile accor-pare e quali servizi redistribuire”. Per evitare il rischio della compresenza dei presidi l’assessore ha avanzato un’ipotesi, ossia di accorpare i singoli plessi. “Questa soluzione – ha concluso Raito – consentirebbe la nascita di tre nuovi istitu-ti”. Per quanto riguarda le scuole superiori colpite dal sisma dello scorso maggio, invece, l’assessore ha assicurato che per l’inizio delle lezioni sarà tutto in ordine. A Castelmassa e a Trecenta i lavori di consolidamento sono stati ultimati e gli stabili sono ora assolutamente sicuri.

Rischiano di perdere la dirigenza. A novembre la chiusura del bando per il dimensionamento dei plessi scolastici

Scuole dell’obbligo Preoccupazioni dell’assessore Leonardo Raito

Sei istituti non raggiungono i 600 iscritti

NEWS Insegnanti di ruoloIN POLESINE ASSEGNATE 57 CATTEDRE

In un mondo del lavoro che si fa sempre più incerto e precario a 57 insegnanti rodigini, invece, è arrivata una buona notizia. Non è stata recapitata via telegramma,

come di consueto, ma per la prima volta sulla Pec (la posta elettronica certifi cata) dei docenti precari è arrivata la con-ferma dell’immissione in ruolo dal primo di settembre, cioè la consegna della tanto agognata ed inseguita cattedra. La

notizia è stata diramata dal Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) che ha informato anche la distribuzione delle nuove nomine per la provincia rodigina di cui: una nella scuola dell’infanzia, due nella primaria, 23 nella scuola secondaria di primo grado e 22 nella scuola secondaria di secondo grado, uno del personale educativo. I posti di sostegno riconosciuti, invece, ammontano ad otto.

Un buon numero per il piccolo Polesine anche se il numero di coloro che avrebbero potuto ambire al “ruolo” sarebbe potuto essere anche più rotondo se la richiesta di apertura per le nuove sezioni della scuola dell’infanzia non fosse stata bocciata dall’Uffi cio scolastico regionale, a causa del sottodimensionamento di alcuni istituti di cui è complice il progressivo calo demografi co del Polesine. Alle aspirazioni

dei giovani insegnanti non ha giovato nemmeno il decreto del ministro Elsa Fornero con il quale sono stati bloccati i pensionamenti del personale docente che di fatto ha con-gelato anche l’avvicendamento delle cattedre.

L’assessore provinciale Leonardo Raito

Messi in sicurezza gli edifi ci scolastici di Castelmassa e Trecenta colpiti dal sisma

Page 19: La Piazza di Rovigo - 2012ag n109

20 Mondo scuola

Al meeting di Rimini di metà agosto il premier Mario Monti ha posto la scuola tra i punti centrali del suo intervento. “Per quanto riguarda la scuola abbiamo

cinque obiettivi – aveva asserito all’assemblea di Comu-nione e Liberazione- promuovere una migliore scolarità in tutta la popolazione; offrire maggiore possibilità alle scuole di esprimere, con autonomia e responsabilità, le proprie potenzialità; insistere sul digitale, per accelerare i tempi e facilitare i rapporti tra la scuola pubblica e insegnanti, stu-denti e genitori; introdurre nuove modalità di reclutamento e formazione dei docenti. Tra le nostre priorità c’è anche il contrasto all’insuccesso formativo, alla dispersione e all’ab-bandono scolastico; l’ultimo obbiettivo invece riguarda gli

studenti, estendendo a tutti la possibilità di studiare e fare esperienza lavorativa all’estero, per poi tornare nel nostro Paese e far fruttare le conoscenze apprese”. Obbiettivi am-biziosi che in parte permetterebbero al nostro sistema scolastico di recu-perare qualche posizione in merito all’istruzione dei nostri giovani che nei confronti dei loro colleghi europei mostriamo di avere un gap piuttosto signifi cativo. Intanto però nelle scuo-le dei piccoli comuni continuano a non mancare i problemi e in alcuni casi ad essere in forse addirittura la sopravvi-venza del plesso scolastico stesso. In Polesine ad esempio

l’assessore provinciale competente, Leonardo Raito, si è detto molto preoccupato per le scuole dell’obbligo che in alcune realtà non raggiungono il numero minimo di studenti

per rimanere indipendenti. “I plessi scolastici di Ariano Polesine, Costa di Rovigo, Fiesso Umbertiano, Fratta Polesine, Stienta e Trecenta – precisa l’assessore – non raggiungono i sei-cento iscritti, come previsto dal mini-stero. Tra i rischi che corrono gli istituti

in questione c’è quello di perdere il loro dirigente e quindi di venire affi date ad un reggente, ossia al preside di un altro istituto. “Mancano solo poche settimane alla chiusura

del bando per il dimensionamento dei plessi scolastici – ha spiegato l’assessore - entro novembre, infatti, insieme ai co-muni e alla Regione, che dovrà aver defi nito nel complesso i nuovi assetti, dovremo decidere cosa sarà possibile accor-pare e quali servizi redistribuire”. Per evitare il rischio della compresenza dei presidi l’assessore ha avanzato un’ipotesi, ossia di accorpare i singoli plessi. “Questa soluzione – ha concluso Raito – consentirebbe la nascita di tre nuovi istitu-ti”. Per quanto riguarda le scuole superiori colpite dal sisma dello scorso maggio, invece, l’assessore ha assicurato che per l’inizio delle lezioni sarà tutto in ordine. A Castelmassa e a Trecenta i lavori di consolidamento sono stati ultimati e gli stabili sono ora assolutamente sicuri.

Rischiano di perdere la dirigenza. A novembre la chiusura del bando per il dimensionamento dei plessi scolastici

Scuole dell’obbligo Preoccupazioni dell’assessore Leonardo Raito

Sei istituti non raggiungono i 600 iscritti

NEWS Insegnanti di ruoloIN POLESINE ASSEGNATE 57 CATTEDRE

In un mondo del lavoro che si fa sempre più incerto e precario a 57 insegnanti rodigini, invece, è arrivata una buona notizia. Non è stata recapitata via telegramma,

come di consueto, ma per la prima volta sulla Pec (la posta elettronica certifi cata) dei docenti precari è arrivata la con-ferma dell’immissione in ruolo dal primo di settembre, cioè la consegna della tanto agognata ed inseguita cattedra. La

notizia è stata diramata dal Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) che ha informato anche la distribuzione delle nuove nomine per la provincia rodigina di cui: una nella scuola dell’infanzia, due nella primaria, 23 nella scuola secondaria di primo grado e 22 nella scuola secondaria di secondo grado, uno del personale educativo. I posti di sostegno riconosciuti, invece, ammontano ad otto.

Un buon numero per il piccolo Polesine anche se il numero di coloro che avrebbero potuto ambire al “ruolo” sarebbe potuto essere anche più rotondo se la richiesta di apertura per le nuove sezioni della scuola dell’infanzia non fosse stata bocciata dall’Uffi cio scolastico regionale, a causa del sottodimensionamento di alcuni istituti di cui è complice il progressivo calo demografi co del Polesine. Alle aspirazioni

dei giovani insegnanti non ha giovato nemmeno il decreto del ministro Elsa Fornero con il quale sono stati bloccati i pensionamenti del personale docente che di fatto ha con-gelato anche l’avvicendamento delle cattedre.

L’assessore provinciale Leonardo Raito

Messi in sicurezza gli edifi ci scolastici di Castelmassa e Trecenta colpiti dal sisma

Martin pescatore

itinerari in barca per vivere il parco

CENTRO VISITATORIPiazza Matteotti, 3Porto Viro (RO)Tel. 0426/372202

Parco Regionale Venetodel Delta del PoVia Marconi, 645012 Ariano nel Polesine (RO)Tel. 0426 372202 - 346 6868151Fax 0426 [email protected]

www.parcodeltapo.org

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21Cultura provinciale

Villa d’Adige

L’immagine più antica di una pannocchia di grano-turco in Veneto pare sia quella che campeggia in un clipeo che fa da ornamento al sontuoso ciclo

di affreschi di palazzo Roberto a Brugine. Si tratta di una testimonianza importante, in quanto conferma che al tempo della realizzazione delle pitture parietali, attorno alla metà del ‘500, il mais era già diffuso e prezioso, tanto da meritare un posto su una delle pa-reti erette dal celebre architetto Andrea da Valle, coevo di Palladio e Falconetto. Anche la mano che l’ha af-frescata potrebbe essere stata quella di un altrettanto celebre pittore, essendo i dipinti attribuiti con una certa attendibiltà al gruppo di artisti veronesi che lavorarono assieme attorno al 1550: Gianbattista Zelotti, Paolo Veronese, Giovanni Fasolo. Ma esiste in Polesine un luogo che primeggia in merito alla precocità della colti-vazione del mais, infatti, secondo una ricerca condotta dal professore Giovanni Beggio sull’archivio dell’abazia della Vangadizza di Badia Polesine, autore tra l’altro di un libro sui mulini natanti dell’Adige, fu a Villa d’Adige che venne sperimentata per la prima volta la semina. Da qui dunque si può immaginare il proseguo che la fortunata coltura ebbe nel territorio, grazie anche alla massiccia presenza di acqua, tanto da diventare un trat-to distintivo dell’intera regione se non dell’intera Pianu-ra Padana. Ma da questa ricerca ha inizio anche una fortunata “sagra” che dal 1983 non ha mai smesso di crescere. Infatti fu proprio da quanto scoperto dal pro-fessore polesano che il locale comitato festeggiamenti decise che la terza domenica di settembre di ogni anno dovesse essere dedicata ad una grande festa per far

conoscere a tutti l’importante primato. Con il passare degli anni la festa della polenta divenne sempre più importante e conosciuta tanto che il comitato festeggia-menti decise di cambiare ragione sociale, diventando Gruppo Manifestazioni Villa d’Adige, entrando anche a far parte dell’Associazione Nazionale Polentari d’Italia, e di dedicarsi esclusivamente a questo appuntamento che quest’anno ha preso il via lo scorso 6 settembre e si protrarrà fi no al 19. Ogni sera è in funzione uno stand gastronomico, con menù tipico ovviamente contornato da polenta, mentre il dopocena è ravvivato da gruppi musicali e ballo liscio. All’interno del programma spic-cano le iniziative previste per domenica 16 settembre: ore 9.30 sfi lata delle carrozze d’epoca, alle12.00 il pranzo offerto a tutti gli anziani del paese, alle 14,00 il mercatino dei sapori e l’angolo dei “mestieri antichi”.

Fo.Ma.

Festa della polenta fi no al 19 settembre

Si è recentemente conclusa l’11esima edizione del Fesival di musica e cultura popolare “Ande, bali e cante”, la tre giorni dedicata alla musica folkloristica ed etnografi ca

che anche quest’anno ha proposto diversi appuntamenti per la prima non più dispersi in varie parti della città ma racchiusi ed incorniciati dalle architetture del Monastero degli Olivetani di San Bortolo. Accanto agli spettacoli serali, hanno trovato posto i balli pomeridiani, il gran ballo del sabato sera in notturna, gli stage musicali per bambini e poi convegni con ospiti internazio-nali, aperitivi musicali, mostre a tema e presentazioni di libri, alcuni dei quali inediti. L’ospite d’onore della rassegna è stata l’Orchestra popolare delle Dolomiti, formata dall’unione di 25 musicisti di area veneta, trentina e tirolese, che ha presentato al pubblico presso la sala Flumina del Museo dei Grandi Fiumi un concerto inedito frutto di anni di lavoro con un repertorio di musiche, danze e canzoni rinvenute una decina di anni or sono in quattro manoscritti cadorini della fi ne dell’800 di grande valore etnomusicale e antropologico. Un concerto che è anche stato il perno attorno al quale ha gravitato il tema indagato dalla rassegna, ossia il paesaggio musicale. Con effi cacia e forse inconsciamente nel 2011 il gruppo piemontese dei “Mu-sicanti di Riva presso Chieri” aveva già dato un’anticipazione di quanto è stato trattato quest’anno in modo più approfondito introducendo il pubblico del Censer all’ipotesi che non esistano solo paesaggi fotografi ci, pittorici o comunque visivi ma vi si-ano pure dei paesaggi sonori luoghi cioè che si caratterizzano per la loro tradizione melodica, canora ma anche per i rumori,

le vocii e i suoni, tanto che possono essere considerati dei veri e propri tratti distintivi che differenziano quel luogo dall’altro. Agli otto musicisti/attori in quell’occasione era bastato agitare del grano dentro ad un setaccio, riprodurre il suono delle campane, rispolverare qualche vecchio strumento musicale per riportare in vita non solo un paesaggio bucolico-agreste, e i suoi ritmi ormai confi nati nel solco del tempo, ma anche i sentimenti che animavano quell’epoca, i desideri, le paure. Il paesaggio, infatti, è un posto fi sico ma può essere anche una entelechia, cioè sostanza che ha perfettamente attuato tutte le sue po-tenzialità, l’importante è che possieda una propria lingua che lo possa raccontare. La musica, indubbiamente, sa assolvere egregiamente questo compito. Sono tanti gli elementi che concorrono a formare un paesaggio sonoro ed esplorarli per

conoscerli uno ad uno è la missione che l’associazione culturale Minelliana, organizzatrice dell’evento, con la direzione artistica del Maestro Roberto Tombesi ha proposto al pubblico. Non a caso l’edizione 2012 del festival è stata organizzata in conco-mitanza all’inizio del lavoro di documentazione e archiviazione che l’associazione culturale Minelliana sta compiendo sui ma-teriali etnografi ci audio e video di tradizione polesana, che ha ispirato la manifestazione. “Una bella utopia – l’ha defi nita l’art director Roberto Tombesi – che abbiamo messo in piedi, di questi tempi, in cui ciascuno pensa a salvare la propria pelle, ma che ci sta dando delle grandi soddisfazioni”. Il livello e la qualità dell’offerta culturale, del resto, insieme alla grande partecipazione di pubblico ogni anno sono lì a confermare la bontà di questa iniziativa.

di Fortunato Marinata

L’edizione di quest’anno si è tenuta al Monastero degli Olivetani di San Bortolo. Ospite d’onore l’Orchestra popolare delle Dolomiti

Fesival di musica e cultura popolare “Ande, bali e cante” Conclusa l’11esima edizione

Viaggio nel “paesaggio musicale”

Il gruppo piemontese dei “Musicanti di Riva presso Chieri”, ospiti lo scorso anno, l’Orchestra delle Dolomiti e la locandina dell’edizione appena conclusa

E’ ancora in corso in questi giorni

la settima edizione di “Estate in Villa Badoer” a Fratta Polesine, la rassegna culturale che dopo il recente concerto di Arisa animerà ancora per qualche giorno il centro cittadino. La kermesse è iniziata il primo settembre con il musical “Mamma … cercasi papà”, messo in scena dai giovani della compagnia teatrale Lumière, mentre il resto della programmazione prevede una serata dedicata alla musica di Vivaldi martedì 11 settembre, con l’orchestra di Padova e Rovigo (ingresso 3 euro) giovedì 13 invece sarà la grande danza con il balletto del Teatro di Torino impegnato ne “Le vergini” ad occupare il palco. Il prezzo del biglietto di ingresso in questo caso sarà di 5 euro, stesso prezzo anche per lo spettacolo che chiuderà la rassegna sabato 15 con la compagnia Fabula Saltica che porterà in scena lo spettacolo “Presto lento presto”. Domenica 16 settembre, invece, la cittadina polesana ospiterà fi n dalle prime ore del mattino l’evento “Fratta e sue ricchezze, dall’alba al tramonto per le piazze e vie del paese” in occasione del quale oltre all’esposizione dei prodotti del territorio ci sarà anche la possibilità di visitare la villa palladina, il Museo archeologico nazionale e la casa-museo di Giacomo Matteotti.

FRATTA POLESINECinque serate con “Estate in Villa Badoer”

Ultimi giorni per visitare la mostra di Gabbris Ferrari “Per mari e per fi umi”. Dopo il 14 settembre il “Granaio” di Ca’ Cornera a Porto Viro tornerà ad

essere quello che era prima: un luogo suggestivo e pieno di fascino ma non più quel teatro sul quale l’artista ro-digino ha messo in scena l’Odissea di una terra fatta di acqua e per questo da sempre porto per partenze e arrivi di viaggi. Il Polesine di Ferrari è ovviamente quello con-tenuto dai fi umi e sbarrato dal mare ma è anche quella traballante passerella di terra non sedimentata, giovane ma anche antica: villanoviana, etrusca, romana come te-stimoniano gli abbondanti reperti archeologici. E’ questo il linguaggio che Ferrari ha deciso di usare a Ca’ Cornera, quello della testimonianza attraverso oggetti metonimici, sostituitivi del reale ma per questo non meno effi caci per il racconto. Ferrari sul palco di Ca Cornera ha portato tutto quello che è riuscito a raccogliere: relitti di navi romane in chiave simbolica, metafore di carichi preziosi e allegorie di spezie. Tutto è fi nto, di scena, come a teatro appunto, ma è la lirica che pittore-scenografo e riuscito a scrive-re della sua terra l’opera d’arte, anche perché tutto è scritto in chiave autobiografi ca. Lo stesso Ferrari infatti parlando del Polesine spiega di avere netta la sensazio-ne di camminare sopra una grande quantità di reperti, sepolti e stratifi cati negli anni. “E’ questo il sentimento di chi frequenta e ama questi luoghi – dice - e non può fare a meno di raccogliere qualche legno qua e là senza smettere di pensare da dove esso provenga o a cosa appartenesse”. Rifl essioni esistenziali, dunque, le stesse che Gabbris ha fatto su stesso e che a Ca’ Cornera ha raccontato con tre grandi pannelli. Il primo intitolato “Il giorno dei prodigi e dei sacrifi ci” descrive la giornata che

prepara il viaggio, il secondo intitolato invece “Barche notturne delle acque paludose”, nel quale riaffi ora l’eco della storia, della mitologia, l’idea del viaggio e l’ultimo “I doni nella casa degli Argonauti” allusione della leg-genda che racconta il passaggio di Giasone nelle valli del Po prima di intraprendere il viaggio nella Colchide alla ricerca del “vello d’oro”. Non manca la barca, simbolo per eccellenza del viaggio, assembrata da Gabbris con i legni “viaggianti” trasportati dalle correnti e spiaggiati un po’ su tutte le rive del Polesine. Ingresso libero, orario di apertura: dal venerdì alla domenica dalle 16 alle 19.

NEWS Al “Granaio” di Ca’ Cornera” GABBRIS FERRARI, “PER MARI E PER FIUMI”

Ma.Ga.

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Villa d’Adige

L’immagine più antica di una pannocchia di grano-turco in Veneto pare sia quella che campeggia in un clipeo che fa da ornamento al sontuoso ciclo

di affreschi di palazzo Roberto a Brugine. Si tratta di una testimonianza importante, in quanto conferma che al tempo della realizzazione delle pitture parietali, attorno alla metà del ‘500, il mais era già diffuso e prezioso, tanto da meritare un posto su una delle pa-reti erette dal celebre architetto Andrea da Valle, coevo di Palladio e Falconetto. Anche la mano che l’ha af-frescata potrebbe essere stata quella di un altrettanto celebre pittore, essendo i dipinti attribuiti con una certa attendibiltà al gruppo di artisti veronesi che lavorarono assieme attorno al 1550: Gianbattista Zelotti, Paolo Veronese, Giovanni Fasolo. Ma esiste in Polesine un luogo che primeggia in merito alla precocità della colti-vazione del mais, infatti, secondo una ricerca condotta dal professore Giovanni Beggio sull’archivio dell’abazia della Vangadizza di Badia Polesine, autore tra l’altro di un libro sui mulini natanti dell’Adige, fu a Villa d’Adige che venne sperimentata per la prima volta la semina. Da qui dunque si può immaginare il proseguo che la fortunata coltura ebbe nel territorio, grazie anche alla massiccia presenza di acqua, tanto da diventare un trat-to distintivo dell’intera regione se non dell’intera Pianu-ra Padana. Ma da questa ricerca ha inizio anche una fortunata “sagra” che dal 1983 non ha mai smesso di crescere. Infatti fu proprio da quanto scoperto dal pro-fessore polesano che il locale comitato festeggiamenti decise che la terza domenica di settembre di ogni anno dovesse essere dedicata ad una grande festa per far

conoscere a tutti l’importante primato. Con il passare degli anni la festa della polenta divenne sempre più importante e conosciuta tanto che il comitato festeggia-menti decise di cambiare ragione sociale, diventando Gruppo Manifestazioni Villa d’Adige, entrando anche a far parte dell’Associazione Nazionale Polentari d’Italia, e di dedicarsi esclusivamente a questo appuntamento che quest’anno ha preso il via lo scorso 6 settembre e si protrarrà fi no al 19. Ogni sera è in funzione uno stand gastronomico, con menù tipico ovviamente contornato da polenta, mentre il dopocena è ravvivato da gruppi musicali e ballo liscio. All’interno del programma spic-cano le iniziative previste per domenica 16 settembre: ore 9.30 sfi lata delle carrozze d’epoca, alle12.00 il pranzo offerto a tutti gli anziani del paese, alle 14,00 il mercatino dei sapori e l’angolo dei “mestieri antichi”.

Fo.Ma.

Festa della polenta fi no al 19 settembre

Si è recentemente conclusa l’11esima edizione del Fesival di musica e cultura popolare “Ande, bali e cante”, la tre giorni dedicata alla musica folkloristica ed etnografi ca

che anche quest’anno ha proposto diversi appuntamenti per la prima non più dispersi in varie parti della città ma racchiusi ed incorniciati dalle architetture del Monastero degli Olivetani di San Bortolo. Accanto agli spettacoli serali, hanno trovato posto i balli pomeridiani, il gran ballo del sabato sera in notturna, gli stage musicali per bambini e poi convegni con ospiti internazio-nali, aperitivi musicali, mostre a tema e presentazioni di libri, alcuni dei quali inediti. L’ospite d’onore della rassegna è stata l’Orchestra popolare delle Dolomiti, formata dall’unione di 25 musicisti di area veneta, trentina e tirolese, che ha presentato al pubblico presso la sala Flumina del Museo dei Grandi Fiumi un concerto inedito frutto di anni di lavoro con un repertorio di musiche, danze e canzoni rinvenute una decina di anni or sono in quattro manoscritti cadorini della fi ne dell’800 di grande valore etnomusicale e antropologico. Un concerto che è anche stato il perno attorno al quale ha gravitato il tema indagato dalla rassegna, ossia il paesaggio musicale. Con effi cacia e forse inconsciamente nel 2011 il gruppo piemontese dei “Mu-sicanti di Riva presso Chieri” aveva già dato un’anticipazione di quanto è stato trattato quest’anno in modo più approfondito introducendo il pubblico del Censer all’ipotesi che non esistano solo paesaggi fotografi ci, pittorici o comunque visivi ma vi si-ano pure dei paesaggi sonori luoghi cioè che si caratterizzano per la loro tradizione melodica, canora ma anche per i rumori,

le vocii e i suoni, tanto che possono essere considerati dei veri e propri tratti distintivi che differenziano quel luogo dall’altro. Agli otto musicisti/attori in quell’occasione era bastato agitare del grano dentro ad un setaccio, riprodurre il suono delle campane, rispolverare qualche vecchio strumento musicale per riportare in vita non solo un paesaggio bucolico-agreste, e i suoi ritmi ormai confi nati nel solco del tempo, ma anche i sentimenti che animavano quell’epoca, i desideri, le paure. Il paesaggio, infatti, è un posto fi sico ma può essere anche una entelechia, cioè sostanza che ha perfettamente attuato tutte le sue po-tenzialità, l’importante è che possieda una propria lingua che lo possa raccontare. La musica, indubbiamente, sa assolvere egregiamente questo compito. Sono tanti gli elementi che concorrono a formare un paesaggio sonoro ed esplorarli per

conoscerli uno ad uno è la missione che l’associazione culturale Minelliana, organizzatrice dell’evento, con la direzione artistica del Maestro Roberto Tombesi ha proposto al pubblico. Non a caso l’edizione 2012 del festival è stata organizzata in conco-mitanza all’inizio del lavoro di documentazione e archiviazione che l’associazione culturale Minelliana sta compiendo sui ma-teriali etnografi ci audio e video di tradizione polesana, che ha ispirato la manifestazione. “Una bella utopia – l’ha defi nita l’art director Roberto Tombesi – che abbiamo messo in piedi, di questi tempi, in cui ciascuno pensa a salvare la propria pelle, ma che ci sta dando delle grandi soddisfazioni”. Il livello e la qualità dell’offerta culturale, del resto, insieme alla grande partecipazione di pubblico ogni anno sono lì a confermare la bontà di questa iniziativa.

di Fortunato Marinata

L’edizione di quest’anno si è tenuta al Monastero degli Olivetani di San Bortolo. Ospite d’onore l’Orchestra popolare delle Dolomiti

Fesival di musica e cultura popolare “Ande, bali e cante” Conclusa l’11esima edizione

Viaggio nel “paesaggio musicale”

Il gruppo piemontese dei “Musicanti di Riva presso Chieri”, ospiti lo scorso anno, l’Orchestra delle Dolomiti e la locandina dell’edizione appena conclusa

E’ ancora in corso in questi giorni

la settima edizione di “Estate in Villa Badoer” a Fratta Polesine, la rassegna culturale che dopo il recente concerto di Arisa animerà ancora per qualche giorno il centro cittadino. La kermesse è iniziata il primo settembre con il musical “Mamma … cercasi papà”, messo in scena dai giovani della compagnia teatrale Lumière, mentre il resto della programmazione prevede una serata dedicata alla musica di Vivaldi martedì 11 settembre, con l’orchestra di Padova e Rovigo (ingresso 3 euro) giovedì 13 invece sarà la grande danza con il balletto del Teatro di Torino impegnato ne “Le vergini” ad occupare il palco. Il prezzo del biglietto di ingresso in questo caso sarà di 5 euro, stesso prezzo anche per lo spettacolo che chiuderà la rassegna sabato 15 con la compagnia Fabula Saltica che porterà in scena lo spettacolo “Presto lento presto”. Domenica 16 settembre, invece, la cittadina polesana ospiterà fi n dalle prime ore del mattino l’evento “Fratta e sue ricchezze, dall’alba al tramonto per le piazze e vie del paese” in occasione del quale oltre all’esposizione dei prodotti del territorio ci sarà anche la possibilità di visitare la villa palladina, il Museo archeologico nazionale e la casa-museo di Giacomo Matteotti.

FRATTA POLESINECinque serate con “Estate in Villa Badoer”

Ultimi giorni per visitare la mostra di Gabbris Ferrari “Per mari e per fi umi”. Dopo il 14 settembre il “Granaio” di Ca’ Cornera a Porto Viro tornerà ad

essere quello che era prima: un luogo suggestivo e pieno di fascino ma non più quel teatro sul quale l’artista ro-digino ha messo in scena l’Odissea di una terra fatta di acqua e per questo da sempre porto per partenze e arrivi di viaggi. Il Polesine di Ferrari è ovviamente quello con-tenuto dai fi umi e sbarrato dal mare ma è anche quella traballante passerella di terra non sedimentata, giovane ma anche antica: villanoviana, etrusca, romana come te-stimoniano gli abbondanti reperti archeologici. E’ questo il linguaggio che Ferrari ha deciso di usare a Ca’ Cornera, quello della testimonianza attraverso oggetti metonimici, sostituitivi del reale ma per questo non meno effi caci per il racconto. Ferrari sul palco di Ca Cornera ha portato tutto quello che è riuscito a raccogliere: relitti di navi romane in chiave simbolica, metafore di carichi preziosi e allegorie di spezie. Tutto è fi nto, di scena, come a teatro appunto, ma è la lirica che pittore-scenografo e riuscito a scrive-re della sua terra l’opera d’arte, anche perché tutto è scritto in chiave autobiografi ca. Lo stesso Ferrari infatti parlando del Polesine spiega di avere netta la sensazio-ne di camminare sopra una grande quantità di reperti, sepolti e stratifi cati negli anni. “E’ questo il sentimento di chi frequenta e ama questi luoghi – dice - e non può fare a meno di raccogliere qualche legno qua e là senza smettere di pensare da dove esso provenga o a cosa appartenesse”. Rifl essioni esistenziali, dunque, le stesse che Gabbris ha fatto su stesso e che a Ca’ Cornera ha raccontato con tre grandi pannelli. Il primo intitolato “Il giorno dei prodigi e dei sacrifi ci” descrive la giornata che

prepara il viaggio, il secondo intitolato invece “Barche notturne delle acque paludose”, nel quale riaffi ora l’eco della storia, della mitologia, l’idea del viaggio e l’ultimo “I doni nella casa degli Argonauti” allusione della leg-genda che racconta il passaggio di Giasone nelle valli del Po prima di intraprendere il viaggio nella Colchide alla ricerca del “vello d’oro”. Non manca la barca, simbolo per eccellenza del viaggio, assembrata da Gabbris con i legni “viaggianti” trasportati dalle correnti e spiaggiati un po’ su tutte le rive del Polesine. Ingresso libero, orario di apertura: dal venerdì alla domenica dalle 16 alle 19.

NEWS Al “Granaio” di Ca’ Cornera” GABBRIS FERRARI, “PER MARI E PER FIUMI”

Ma.Ga.

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Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha mostrato la propria soddisfazione per la prestazione generale degli atleti azzurri al

termine delle Olimpiadi: “E’ stata un’Olimpia-de che ha visto il team Italia primeggiare – è stato il suo commento - siamo nel G8 dello sport, abbiamo guadagnato una posizione, rispetto alle ultime competizioni olimpiche”. Un successo al quale hanno concorso anche gli atleti veneti malgrado il clamoroso fl op di Federica Pellegrini e le buone ma non esaltati prove dei due nuotatori di Camposampiero: Arianna Barbieri e Luca Dotto. Benino, invece, sono andati Alessandro Fabian, decimo nel triathlon, il maratoneta Ruggero Pertile e il ciclista Elia Vivarini al quale è sfuggito l’ar-gento nell’ultima prova in pista. A tenere alte le insegne dello sport regionale, tuttavia, ci ha pensato l’inossidabile e infallibile arciere padovano Marco Galiazzo, oro insieme a Mi-chele Frangilli e Mauro Nespoli, e la giovane Jessica Rossi che pur non essendo veneta è stata arruolata di diritto, visto che gli alle-

namenti e la preparazione, per l’incredibile record di piattelli mandati in frantumi dalla piazzola della fossa olimpica, li ha fatti a Pon-so, piccolo comune della Bassa Padovana. Non ha vinto ma non ha comunque deluso la polesana Marta Menegatti che dai campi in sabbia dell’Horse Guards Parade di Londra, malgrado le attese, non è riuscita a portare a casa nessun metallo prezioso. In coppia con la romana Greta Cicolari, infatti, non è riuscita ad andare oltre il quarto di fi nale del beach volley, bloccata dalle fortissime atlete ame-ricane Walsh e May, già detentrici dell’oro

da due edizioni, contro le quali non c’è stato proprio niente da fare. Le giocatrici a stelle e strisce, infatti, dopo aver piegato le nostre Ci-colari e Menegatti, con due set vinti entrambi con il punteggio di 21 a 13, si sono imposte in semifi nale e in fi nale hanno piegato anche le connazionali Ross e Kessy, centrando un incredibile tris di primati. Il terzo gradino del podio è stato occupato dalle brasiliane Franca-Silva che nella fi nalina hanno regolato il duo cinese Xue e Zhang. Grande rammarico è sta-to espresso dalla polesana per aver mancato un risultato che pareva essere alla portata visto anche il ruolino di marcia tenuto durante le fasi eliminatorie. “Sono molto triste – ha commentato la Menegatti - le cose non sono andate come avevo sperato ma loro hanno giocato una grandissima partita. Sicuramente la loro grande esperienza è stato un fattore importante. Misty May sin da quando ho ini-ziato a giocare è sempre stato un modello a cui mi sono ispirata, la mia eroina, cercherò di lavorare ancora di più per avvicinarla”.

di Fortunato Marinata

Menegatti perde ma non deludeCAMPIONATI ITALIANI DI NUOTO

Soddisfazione per le prestazioni degli atleti della Ro-vigo Nuoto ai recenti campionati italiani delle cate-gorie junior, cadetti e senior nella piscina olimpica

del Foro Italico a Roma. In acqua, a difendere i colori biancoazzurri della società polesana, sono scesi Gabriele Zancanaro e Claudia Scodeggio entrambi molto preparati per l’importante appuntamento. Solo per fare qualche numero basta dire che alle varie competizioni hanno preso parte 925 atleti, 457 maschi e 468 femmine, tra i quali anche gli atleti reduci dalle recenti Olimpiadi di Londra, per un totale di 2410 presenze gara e 234 staffette. Tra le corsie è stato proprio Zancanaro a strappare l’ap-plauso più grande in quanto anche senza aver raggiunto il podio è stato protagonista nei 1500 metri stile libero, dimostrando di essere tornato l’atleta dei migliori tem-pi, quando cioè era riuscito a fare suoi due podi ai campionati assoluti nei 1500 stile libero; a vestire la maglia azzurra alle universiadi di Bangkok nei 1500 e negli 800 stile libero e a laurearsi campione italiano assoluto negli 800 stile libero a Livorno. Quarto con 15’42.86 alla fi ne dell’andirivieni di vasche, dopo Matteo Furlan del Plain Team Veneto con 15’23.70, Luca Baggio del GS Fiamme Azzurre Circolo Canottieri Napoli con 15’25.35 e Gianlorenzo Parmigiani del Circolo Canottieri Aniene con 15’35.83, ma che per il suo tecnico Pontalti è valso quanto un’affermazione, visto che comunque ha sancito il ritorno di Zancanaro ai vertici del mezzofondo italiano. Buona anche la prestazione di Claudia Scodeggio soprattutto se si tiene conto che la nuotatrice bianco-azzurra era reduce da una stagione diffi cile e che comunque nella categoria cadette nei 50 rana ha raggiunto il 17 posto con 34” e 56.

ZANCANARO È TORNATO AI VERTICI DEL MEZZO FONDO

Ben 203 atleti al via nel trofeo interna-zionale lago di Caldonazzo, appunta-mento come ogni anno immancabile

per gli atleti dell’Adria Nuoto. Per 4km i temerari delle acque libere di tutta Italia e non solo (come ogni anno c’è stata una numerosa rappresentanza soprattutto tede-sca e austriaca ma anche olandese) si sono affrontati all’ultima bracciata. Per la società adriese l’agonista Elena Lionello è scesa in acqua contro i migliori atleti italiani, tra cui diversi rappresentanti della nazionale di nuoto in acque libere e in vasca come Giorgia Consiglio, Nicole Cirillo, Arianna Bri-di, Giulia De Fusco, Greta Sandrini, Renata Fabiola Spagnolo e tanti altri. In campo maschile altrettanti nomi famosi come Ni-cola Bolzonello, Andrea Bondanini, Furlan Matteo, Federico Pirani, Mario Sanzullo, Gianlorenzo Parmigiani e Mattia Alberico. Elena ha fermato il cronometro in 59mi-nuti e 17secondi che le è valso il 13esimo posto. “Ho nuotato questa distanza che non mi è molto congeniale ad un ritmo abbastanza sostenuto ma che mi consen-tisse di risparmiare qualcosa per i 10km del giorno successivo, distanza in cui per le mie caratteristiche sono più competiti-va”, afferma l’ondina biancorossa. Bruno Roccato, master 55, ha chiuso all’ultimo posto in 1ora 55 e 36. Il giorno successivo 64 atleti hanno solcato le acque dello stes-so lago trentino per i 10km del 24esimo trofeo Achille Santoni. In rappresentanza dell’Adria Nuoto ancora Elena Lionello,

con i 4km del giorno precedente sulle spalle ottiene un ottimo ottavo posto in 2ore e 30minuti, alle spalle delle migliori atlete. Bruno Mantovan, master 45 chiude al 39esimo posto in 2ore 59minuti 58se-condi e 4decimi e (5° posto di categoria). Alle sue spalle Bovolenta Stefano, M50, che in 2ore 59minuti 58secondi e 9decimi e ottiene il secondo posto di categoria. I due master commentano: “Ci sentivamo bene, meglio delle precedenti 10km, per-chè questa gara l’abbiamo preparata al meglio sia dal punto di vista alimentare che dell’allenamento, quindi siamo soddisfatti della nostra prestazione”. Adesso per Ele-na qualche giorno di recupero per tornare ai massimi livelli prima del faticoso trittico che la vedrà impegnata 3 giorni consecutivi dal 21 al 23 settembre a Cagliari in una 18km, una 4,2km e una 7,5km.

NuotoDOPO CALDONAZZO LIONELLO PRONTA PER CAGLIARI

Elena Lionello

Olimpiadi L’atleta polesana, in coppia con la Cicolari, sconfi tta nei quarti

LO SPORT in PRIMO PIANOin PRIMO PIANO

Gabriele Zancanaro

Marta Menegatti

Iniziativa nazionale di sensibilizzazione promossa da AISMME Onlus con il patrocinio di:

VERONICA PIVETTI Testimonial della campagna di sensibilizzazione ed informazione

Un bambino su 500 nasce affetto da una malattia metabolica ereditaria, solo 1 su 4 viene riconosciuto in tempo. Lo Screening neonatale metabolico allargato permette una diagnosi precoce che evita al bambino gravi handicap o la morte.Nel sito dell'associazione www.aismme.org si possono trovare informazioni sui centri cura, diagnosi e screening delle malattie metaboliche ereditarie.

Dona il tuo 5 per mille ad AISMME ONLUSInserisci il codice fiscale dell'associazione 9 2 1 8 1 0 4 0 2 8 5e la tua firma nella tua dichiarazione dei redditi (CUD, 730, Unico)

Associazione Italiana Sostegno Malattie Metaboliche Ereditarie [email protected] - Tel. 049 99.00.700IBAN IT 93 X 05018 12101 000000121810

www.aismme.org

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Lun. - Ven. 10.00 / 17.30 da rete fissa

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Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha mostrato la propria soddisfazione per la prestazione generale degli atleti azzurri al

termine delle Olimpiadi: “E’ stata un’Olimpia-de che ha visto il team Italia primeggiare – è stato il suo commento - siamo nel G8 dello sport, abbiamo guadagnato una posizione, rispetto alle ultime competizioni olimpiche”. Un successo al quale hanno concorso anche gli atleti veneti malgrado il clamoroso fl op di Federica Pellegrini e le buone ma non esaltati prove dei due nuotatori di Camposampiero: Arianna Barbieri e Luca Dotto. Benino, invece, sono andati Alessandro Fabian, decimo nel triathlon, il maratoneta Ruggero Pertile e il ciclista Elia Vivarini al quale è sfuggito l’ar-gento nell’ultima prova in pista. A tenere alte le insegne dello sport regionale, tuttavia, ci ha pensato l’inossidabile e infallibile arciere padovano Marco Galiazzo, oro insieme a Mi-chele Frangilli e Mauro Nespoli, e la giovane Jessica Rossi che pur non essendo veneta è stata arruolata di diritto, visto che gli alle-

namenti e la preparazione, per l’incredibile record di piattelli mandati in frantumi dalla piazzola della fossa olimpica, li ha fatti a Pon-so, piccolo comune della Bassa Padovana. Non ha vinto ma non ha comunque deluso la polesana Marta Menegatti che dai campi in sabbia dell’Horse Guards Parade di Londra, malgrado le attese, non è riuscita a portare a casa nessun metallo prezioso. In coppia con la romana Greta Cicolari, infatti, non è riuscita ad andare oltre il quarto di fi nale del beach volley, bloccata dalle fortissime atlete ame-ricane Walsh e May, già detentrici dell’oro

da due edizioni, contro le quali non c’è stato proprio niente da fare. Le giocatrici a stelle e strisce, infatti, dopo aver piegato le nostre Ci-colari e Menegatti, con due set vinti entrambi con il punteggio di 21 a 13, si sono imposte in semifi nale e in fi nale hanno piegato anche le connazionali Ross e Kessy, centrando un incredibile tris di primati. Il terzo gradino del podio è stato occupato dalle brasiliane Franca-Silva che nella fi nalina hanno regolato il duo cinese Xue e Zhang. Grande rammarico è sta-to espresso dalla polesana per aver mancato un risultato che pareva essere alla portata visto anche il ruolino di marcia tenuto durante le fasi eliminatorie. “Sono molto triste – ha commentato la Menegatti - le cose non sono andate come avevo sperato ma loro hanno giocato una grandissima partita. Sicuramente la loro grande esperienza è stato un fattore importante. Misty May sin da quando ho ini-ziato a giocare è sempre stato un modello a cui mi sono ispirata, la mia eroina, cercherò di lavorare ancora di più per avvicinarla”.

di Fortunato Marinata

Menegatti perde ma non deludeCAMPIONATI ITALIANI DI NUOTO

Soddisfazione per le prestazioni degli atleti della Ro-vigo Nuoto ai recenti campionati italiani delle cate-gorie junior, cadetti e senior nella piscina olimpica

del Foro Italico a Roma. In acqua, a difendere i colori biancoazzurri della società polesana, sono scesi Gabriele Zancanaro e Claudia Scodeggio entrambi molto preparati per l’importante appuntamento. Solo per fare qualche numero basta dire che alle varie competizioni hanno preso parte 925 atleti, 457 maschi e 468 femmine, tra i quali anche gli atleti reduci dalle recenti Olimpiadi di Londra, per un totale di 2410 presenze gara e 234 staffette. Tra le corsie è stato proprio Zancanaro a strappare l’ap-plauso più grande in quanto anche senza aver raggiunto il podio è stato protagonista nei 1500 metri stile libero, dimostrando di essere tornato l’atleta dei migliori tem-pi, quando cioè era riuscito a fare suoi due podi ai campionati assoluti nei 1500 stile libero; a vestire la maglia azzurra alle universiadi di Bangkok nei 1500 e negli 800 stile libero e a laurearsi campione italiano assoluto negli 800 stile libero a Livorno. Quarto con 15’42.86 alla fi ne dell’andirivieni di vasche, dopo Matteo Furlan del Plain Team Veneto con 15’23.70, Luca Baggio del GS Fiamme Azzurre Circolo Canottieri Napoli con 15’25.35 e Gianlorenzo Parmigiani del Circolo Canottieri Aniene con 15’35.83, ma che per il suo tecnico Pontalti è valso quanto un’affermazione, visto che comunque ha sancito il ritorno di Zancanaro ai vertici del mezzofondo italiano. Buona anche la prestazione di Claudia Scodeggio soprattutto se si tiene conto che la nuotatrice bianco-azzurra era reduce da una stagione diffi cile e che comunque nella categoria cadette nei 50 rana ha raggiunto il 17 posto con 34” e 56.

ZANCANARO È TORNATO AI VERTICI DEL MEZZO FONDO

Ben 203 atleti al via nel trofeo interna-zionale lago di Caldonazzo, appunta-mento come ogni anno immancabile

per gli atleti dell’Adria Nuoto. Per 4km i temerari delle acque libere di tutta Italia e non solo (come ogni anno c’è stata una numerosa rappresentanza soprattutto tede-sca e austriaca ma anche olandese) si sono affrontati all’ultima bracciata. Per la società adriese l’agonista Elena Lionello è scesa in acqua contro i migliori atleti italiani, tra cui diversi rappresentanti della nazionale di nuoto in acque libere e in vasca come Giorgia Consiglio, Nicole Cirillo, Arianna Bri-di, Giulia De Fusco, Greta Sandrini, Renata Fabiola Spagnolo e tanti altri. In campo maschile altrettanti nomi famosi come Ni-cola Bolzonello, Andrea Bondanini, Furlan Matteo, Federico Pirani, Mario Sanzullo, Gianlorenzo Parmigiani e Mattia Alberico. Elena ha fermato il cronometro in 59mi-nuti e 17secondi che le è valso il 13esimo posto. “Ho nuotato questa distanza che non mi è molto congeniale ad un ritmo abbastanza sostenuto ma che mi consen-tisse di risparmiare qualcosa per i 10km del giorno successivo, distanza in cui per le mie caratteristiche sono più competiti-va”, afferma l’ondina biancorossa. Bruno Roccato, master 55, ha chiuso all’ultimo posto in 1ora 55 e 36. Il giorno successivo 64 atleti hanno solcato le acque dello stes-so lago trentino per i 10km del 24esimo trofeo Achille Santoni. In rappresentanza dell’Adria Nuoto ancora Elena Lionello,

con i 4km del giorno precedente sulle spalle ottiene un ottimo ottavo posto in 2ore e 30minuti, alle spalle delle migliori atlete. Bruno Mantovan, master 45 chiude al 39esimo posto in 2ore 59minuti 58se-condi e 4decimi e (5° posto di categoria). Alle sue spalle Bovolenta Stefano, M50, che in 2ore 59minuti 58secondi e 9decimi e ottiene il secondo posto di categoria. I due master commentano: “Ci sentivamo bene, meglio delle precedenti 10km, per-chè questa gara l’abbiamo preparata al meglio sia dal punto di vista alimentare che dell’allenamento, quindi siamo soddisfatti della nostra prestazione”. Adesso per Ele-na qualche giorno di recupero per tornare ai massimi livelli prima del faticoso trittico che la vedrà impegnata 3 giorni consecutivi dal 21 al 23 settembre a Cagliari in una 18km, una 4,2km e una 7,5km.

NuotoDOPO CALDONAZZO LIONELLO PRONTA PER CAGLIARI

Elena Lionello

Olimpiadi L’atleta polesana, in coppia con la Cicolari, sconfi tta nei quarti

LO SPORT in PRIMO PIANO

Gabriele Zancanaro

Marta Menegatti

Padiglione

con il patrocinio di

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IL VENETOin PRIMO PIANO

Riparte la scuola in Veneto fra luci ed ombre. Tagli questa volta non ne sono previsti per fortuna, ma i problemi all’inizio dell’anno scolastico non

mancano e i numeri sono tutti lì a dimostrarlo. I sindacati pongono sul tavolo diversi problemi: aiu-

ti alle scuole parrocchiali, presidi a scavalco, situazione diffi cile degli edifi ci scolastici, le questioni sollevate dal concorsone che permette l’accesso alla scuola per l’ulti-ma volta di persone in possesso dei vecchi titoli di studio di venti anni fa.

Ma partiamo vedendo i numeri. Ai nastri di parten-za il 12 settembre in tutte le provincie si sono presentati 608232 fra studenti e alunni, 13.400 più dello scorso anno.

La media di allievi per classe è di 21,7 unità. Gli affollamenti macroscopici sono previsti alle superiori. “La crescita tumultuosa delle iscrizioni arriva in termini temporali, dalla parte fi nale delle classi di nascita degli anni 90 - spiega Nereo Marcon segretario regionale di Cisl Scuola - Non si tratta solo di stranieri, ma nella stragrande maggioranza dei casi di alunni e studenti

autoctoni (gli stranieri sono il 10%)”. Il personale è all’osso, nonostante il ministro Francesco Profumo ab-bia promesso alla regione Veneto 173 insegnanti in più. Mancano ancora al fabbisogno un centinaio di docenti.

Ha protestato contro questo atteggiamento del Ministero l’assessore alla Pubblica Istruzione della regione Veneto Elena Donazzan. I docenti sono complessivamente circa 45.000. Bidelli, impiegati e tecnici sono 15.716. La Cisl si fa portabandiera dei problemi degli istituti paritari.

“I due terzi delle scuole materne in Veneto sono parrocchiali (il 67%) - dice Nereo Marcon - a differen-za del resto d’Italia, dove le scuole parrocchiali sono molto meno numerose di quelle statali. Non si possono lasciare i parroci da soli. Giustamente loro spiegano che il loro scopo principale non è tenere aperte le scuole. Queste scuole hanno rette molto alte rispetto alle ma-terne pubbliche. Rette che in periodo di crisi i genitori non ce la fanno a pagare. Bisogna perciò aiutare queste

strutture ad abbassare le rette con dei contributi ad hoc. Le scuole parrocchiali in Veneto sono un patrimonio in termini di servizi e qualità che non deve essere perso. Va comunque aumentato in modo considerevole, il nu-mero delle materne statali”.

Sul tappeto restano però anche i problemi sollevati con il nuovo concorsone per l’immissione a ruolo degli insegnanti. In tutta Italia, saranno circa 21.000 inse-gnanti da immettere a ruolo con un bando che dovrebbe essere pronto

il 24 settembre. Nel Veneto il concorso, voluto dal Ministro Profumo,

potrebbe essere riservato solo agli abilitati e non anche ai laureati dell’ultima ora, immetterebbe in cattedra 1500 nuovi insegnanti.

I sindacati puntano i piedi. “Il ministro Francesco Profumo – spiega Salvatore Mazza segretario regio-nale della Cgil Scuola - deve fare attenzione. Ci sono migliaia di persone in Veneto che da decenni vivono

nel precariato. Questi non possono essere lasciati in disparte a fa-

vore dei neolaureati. Ci sono persone di 40 anni, che da anni aspettano di diventare di ruolo e ci sono anche i soprannumerari cioè quegli insegnanti che hanno perso il posto a causa dei tagli degli anni precedenti voluti dal centrodestra. Ora devono ritornare a lavorare priorita-riamente”.

Il ministro Profumo proprio a Venezia a margine di una giornata sulla cultura ebraica nei giorni scorsi, ha ribadito come sia dal “1999 che non si tengono concorsi nella scuola.

La legge prevede il doppio canale: lo svuotamento delle graduatorie e il concorso. È il modo più regolare per diventare un Paese normale”. Nel frattempo la lotta per ottenere il lavoro da parte degli insegnanti supplenti è già partita. Nelle scorse settimane in Veneto sono stati immessi a ruolo 226 insegnanti. Ci sono ancora per le prossime settimane 300 posti a disposizione per 3000 precari.

di Alessandro Abbadir

Riparte la scuola, e la lotta dei precari

Organizzazione dei presidi, sotto dimensionamento, tempo pieno e sicurezza degli edifi ci scolastici, proble-mi davvero importanti nella nostra regione sul versante

scuola. Partiamo dalla questione della sicurezza. Gli edifi ci sco-lastici fuori norma si stima siano un terzo. “Non basta mettere le scale antincendio o controllare la staticità della costruzione. Certo questo è l’abc e va fatto prioritariamente - dice per la Cisl Nereo Marcon - ma vanno controllati anche tutti quegli edifi ci che ad esempio negli anni 70 erano fatti con eternit non solo nei tetti ma anche nei pavimenti“. Ci sono sul tappeto poi una serie di controlli che vanno fatti nello specifi co per le provincie

di Rovigo, di Verona e Padova, dove il terremoto dell’Emilia ha lesionato diverse strutture. “Servono inoltre palestre a nor-ma e mense all’avanguardia - continua Marcon - il sindacato poi mette in risalto un piccolo miracolo ottenuto nella nostra regione. “Si è riusciti nonostante i tagli della devastante rifor-ma del ministro del governo Berlusconi, Maria Stella Gelmini - continua Marcon - a far aprire negli ultimi 4 anni 700 classi a tempo pieno. Erano appena 250 nel 2008. In questo modo ci si alinea ad altre regioni limitrofe come la Lombardia, in cui la percentuale di classi a tempo pieno è sempre stata al-tissima”. C’è poi la questione del sottodimensionamento. Gli

istituti sotto dimensionati in Veneto sono 64 su 654. Ossia il 10% va avanti con meno di 600 studenti, che è la soglia mi-nima stabilita per legge. “Capisco – spiega Marcon – che in certe comunità montane soglie o non soglie le scuole devono restare. Non si capisce invece questa realtà, magari all’interno di aree metropolitane”. Infi ne i presidi a scavalco. “E’ un pro-blema causato soprattutto da atteggiamenti campanilistici dei comuni – conclude la Cisl - che avendo scuole con dimensioni piccole, non accettano accorpamenti con altre realtà limitrofe. La scuola resta, ma il preside a quel punto arriva da fuori paese ed è di tipo comprensoriale” .

CRITICITA’ SICUREZZA E SOTTODIMENSIONAMENTO, NODI DA SCIOGLIERE

Aule aperte per 608.232 studenti, 13.400 più dello scorso anno. Arrivano 173 insegnanti in più. Ne mancano ancora un centinaio

In diffi coltà le materne parrocchiali: sono il 67% del totale

A.A.

7Il Veneto in primo piano

La corsa al libro usato diventa uno sport assai praticato questo settembre da geni-tori che, ancora più degli altri anni, fanno

fatica a sostenere le esose spese necessarie a mandare i propri fi gli a scuola.

Da una indagine svolta dall’Assaciazio-ne Difesa dei Consumatori Adico in collabo-razione con la libreria Pacinotti di Mestre e divulgata a fi ne agosto, risulta che, rispetto all’anno scolastico 2011-2012, il 70 per cento in più degli studenti mestrini ricorrerrà all’acquisto dei libri di seconda mano.

Una scelta dovuta considerato il classico fenomeno del “caro-libri” che ha fatto lie-vitare i costi - com’è tradizione ormai - di volumi e tomi anche in occasione di questo esordio imminente di anno scolastico.

Dall’indagine condotta da Adico, sem-pre nel territorio mestrino, risulta che i ge-nitori che hanno un fi glio iscritto al primo anno delle scuole superiori di Mestre dovran-no sborsare dai 275 euro ai 357 euro (a seconda dell’istituto) per l’acquisto dei libri di testo. La media sull’aumento del tota-le è di 20 euro, con un rincaro dei prezzi sul singolo tomo che oscilla tra lo 0,5% e l’1,2%.

“Su un testo che l’anno scorso costava 30 euro - esemplifi ca il presidente dell’Asso-ciazione Carlo Garofolini - il prezzo di co-pertina oggi indica un aumento tra 30 e 50

centesimi circa. Gli aumenti - prosegue valu-tando la tendenza degli ultimi anni - sono contenuti ma inesorabili sul libro singolo, ma incidono su una lista totale, raramente inferiore ai 10 libri”.

“Un fenomeno - è dunque la conclusione - nel quale è diffi cile capir dove fi nisca la legittima esigenza di rinnovamento e aggior-namento e dove inizi

la speculazione delle case editrici. L’unica certezza è che agosto e settembre restano mesi neri per le famiglie, con le spese per mandare i fi gli a scuola a fare la parte del leone”.

Oltre ai libri di testo incide sonoramente sulle tasche dei genitori anche l’acquisto dei dizionari: 86,70 euro per il Rocci, di greco, 66 per i Castiglioni-Mariotti, di latino, che lievitano a 96 con cd-rom ed espansione on line, 72,68 euro per lo Zingarelli d’italiano, e via via tutti gli altri. C’è poi il corredo scolastico e l’attrezzatura richiesta per le materie tecniche e artistiche: non si spende mai meno di 80 euro, 100 euro in media se non predomina l’ambizione degli adolscenti di “griffare” i propri studi.

Insomma far studiare i propri fi gli ri-mane un investimento impegnativo, per qualcuno anche proibitivo: tra libri di testo, dizionari e corredo è diffi cile rimanere sotto la soglia dei 500 euro.

di Ornella Jovane

Caro-libri Da un’indagine Adico risulta che il 70 per cento di studenti in più acquista volumi di seconda mano

Libri di testo, quest’anno va l’usatoL’acquisto dei libri, un passaggio “doloroso” per il portafogli dei genitori

NEWS

La prima campanella dell’anno scolastico 2012-2013 in Veneto è suonata il 12 set-tembre e si andrà a scuola fi no al prossimo sabato 8 giugno, ad eccezione delle scuole dell’infanzia che termineranno l’attività didattica sabato 28 giugno.Il cammino sarà intervallato dalle vacanze, di cui si potrà pregustare un assaggio già

con il ponte di Ognissanti, dal 1° novembre, un giovedì, a domenica 4. Ci sarà poi la pausa natalizia, in programma da domenica 23 dicembre 2012 a

domenica 6 gennaio 2013. Si concluderanno a casa i festeggiamenti di carnevale da do-

menica 10 al 13 febbraio, mercoledì delle Ceneri compreso. Per Pasqua la scuola rimarrà chiusa dal 28 marzo al 2 aprile.

E poi sarà un tour de force fi no alla fi ne dell’anno, con le sole “interruzioni” gior-naliere del 25 aprile e del 1° maggio. ll 2 giugno, la festa nazinale della Repubblica, quest’anno è di domenica. Rimane tuttavia la “carta” del santo patrono per “rosicchiare” ancora un giorno di festa al calendario delle “fatiche” scolastiche.

IL CALENDARIO: SI COMINCIA IL 12 SETTEMBRE, SI FINISCE L’8 GIUGNO

I libri di testo aumentano, i dizionari sono onerosi, il corredo scolastico non costa quasi mai meno di 100 euro

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252525Il Veneto in primo piano6

IL VENETOin PRIMO PIANO

Riparte la scuola in Veneto fra luci ed ombre. Tagli questa volta non ne sono previsti per fortuna, ma i problemi all’inizio dell’anno scolastico non

mancano e i numeri sono tutti lì a dimostrarlo. I sindacati pongono sul tavolo diversi problemi: aiu-

ti alle scuole parrocchiali, presidi a scavalco, situazione diffi cile degli edifi ci scolastici, le questioni sollevate dal concorsone che permette l’accesso alla scuola per l’ulti-ma volta di persone in possesso dei vecchi titoli di studio di venti anni fa.

Ma partiamo vedendo i numeri. Ai nastri di parten-za il 12 settembre in tutte le provincie si sono presentati 608232 fra studenti e alunni, 13.400 più dello scorso anno.

La media di allievi per classe è di 21,7 unità. Gli affollamenti macroscopici sono previsti alle superiori. “La crescita tumultuosa delle iscrizioni arriva in termini temporali, dalla parte fi nale delle classi di nascita degli anni 90 - spiega Nereo Marcon segretario regionale di Cisl Scuola - Non si tratta solo di stranieri, ma nella stragrande maggioranza dei casi di alunni e studenti

autoctoni (gli stranieri sono il 10%)”. Il personale è all’osso, nonostante il ministro Francesco Profumo ab-bia promesso alla regione Veneto 173 insegnanti in più. Mancano ancora al fabbisogno un centinaio di docenti.

Ha protestato contro questo atteggiamento del Ministero l’assessore alla Pubblica Istruzione della regione Veneto Elena Donazzan. I docenti sono complessivamente circa 45.000. Bidelli, impiegati e tecnici sono 15.716. La Cisl si fa portabandiera dei problemi degli istituti paritari.

“I due terzi delle scuole materne in Veneto sono parrocchiali (il 67%) - dice Nereo Marcon - a differen-za del resto d’Italia, dove le scuole parrocchiali sono molto meno numerose di quelle statali. Non si possono lasciare i parroci da soli. Giustamente loro spiegano che il loro scopo principale non è tenere aperte le scuole. Queste scuole hanno rette molto alte rispetto alle ma-terne pubbliche. Rette che in periodo di crisi i genitori non ce la fanno a pagare. Bisogna perciò aiutare queste

strutture ad abbassare le rette con dei contributi ad hoc. Le scuole parrocchiali in Veneto sono un patrimonio in termini di servizi e qualità che non deve essere perso. Va comunque aumentato in modo considerevole, il nu-mero delle materne statali”.

Sul tappeto restano però anche i problemi sollevati con il nuovo concorsone per l’immissione a ruolo degli insegnanti. In tutta Italia, saranno circa 21.000 inse-gnanti da immettere a ruolo con un bando che dovrebbe essere pronto

il 24 settembre. Nel Veneto il concorso, voluto dal Ministro Profumo,

potrebbe essere riservato solo agli abilitati e non anche ai laureati dell’ultima ora, immetterebbe in cattedra 1500 nuovi insegnanti.

I sindacati puntano i piedi. “Il ministro Francesco Profumo – spiega Salvatore Mazza segretario regio-nale della Cgil Scuola - deve fare attenzione. Ci sono migliaia di persone in Veneto che da decenni vivono

nel precariato. Questi non possono essere lasciati in disparte a fa-

vore dei neolaureati. Ci sono persone di 40 anni, che da anni aspettano di diventare di ruolo e ci sono anche i soprannumerari cioè quegli insegnanti che hanno perso il posto a causa dei tagli degli anni precedenti voluti dal centrodestra. Ora devono ritornare a lavorare priorita-riamente”.

Il ministro Profumo proprio a Venezia a margine di una giornata sulla cultura ebraica nei giorni scorsi, ha ribadito come sia dal “1999 che non si tengono concorsi nella scuola.

La legge prevede il doppio canale: lo svuotamento delle graduatorie e il concorso. È il modo più regolare per diventare un Paese normale”. Nel frattempo la lotta per ottenere il lavoro da parte degli insegnanti supplenti è già partita. Nelle scorse settimane in Veneto sono stati immessi a ruolo 226 insegnanti. Ci sono ancora per le prossime settimane 300 posti a disposizione per 3000 precari.

di Alessandro Abbadir

Riparte la scuola, e la lotta dei precari

Organizzazione dei presidi, sotto dimensionamento, tempo pieno e sicurezza degli edifi ci scolastici, proble-mi davvero importanti nella nostra regione sul versante

scuola. Partiamo dalla questione della sicurezza. Gli edifi ci sco-lastici fuori norma si stima siano un terzo. “Non basta mettere le scale antincendio o controllare la staticità della costruzione. Certo questo è l’abc e va fatto prioritariamente - dice per la Cisl Nereo Marcon - ma vanno controllati anche tutti quegli edifi ci che ad esempio negli anni 70 erano fatti con eternit non solo nei tetti ma anche nei pavimenti“. Ci sono sul tappeto poi una serie di controlli che vanno fatti nello specifi co per le provincie

di Rovigo, di Verona e Padova, dove il terremoto dell’Emilia ha lesionato diverse strutture. “Servono inoltre palestre a nor-ma e mense all’avanguardia - continua Marcon - il sindacato poi mette in risalto un piccolo miracolo ottenuto nella nostra regione. “Si è riusciti nonostante i tagli della devastante rifor-ma del ministro del governo Berlusconi, Maria Stella Gelmini - continua Marcon - a far aprire negli ultimi 4 anni 700 classi a tempo pieno. Erano appena 250 nel 2008. In questo modo ci si alinea ad altre regioni limitrofe come la Lombardia, in cui la percentuale di classi a tempo pieno è sempre stata al-tissima”. C’è poi la questione del sottodimensionamento. Gli

istituti sotto dimensionati in Veneto sono 64 su 654. Ossia il 10% va avanti con meno di 600 studenti, che è la soglia mi-nima stabilita per legge. “Capisco – spiega Marcon – che in certe comunità montane soglie o non soglie le scuole devono restare. Non si capisce invece questa realtà, magari all’interno di aree metropolitane”. Infi ne i presidi a scavalco. “E’ un pro-blema causato soprattutto da atteggiamenti campanilistici dei comuni – conclude la Cisl - che avendo scuole con dimensioni piccole, non accettano accorpamenti con altre realtà limitrofe. La scuola resta, ma il preside a quel punto arriva da fuori paese ed è di tipo comprensoriale” .

CRITICITA’ SICUREZZA E SOTTODIMENSIONAMENTO, NODI DA SCIOGLIERE

Aule aperte per 608.232 studenti, 13.400 più dello scorso anno. Arrivano 173 insegnanti in più. Ne mancano ancora un centinaio

In diffi coltà le materne parrocchiali: sono il 67% del totale

A.A.

7Il Veneto in primo piano

La corsa al libro usato diventa uno sport assai praticato questo settembre da geni-tori che, ancora più degli altri anni, fanno

fatica a sostenere le esose spese necessarie a mandare i propri fi gli a scuola.

Da una indagine svolta dall’Assaciazio-ne Difesa dei Consumatori Adico in collabo-razione con la libreria Pacinotti di Mestre e divulgata a fi ne agosto, risulta che, rispetto all’anno scolastico 2011-2012, il 70 per cento in più degli studenti mestrini ricorrerrà all’acquisto dei libri di seconda mano.

Una scelta dovuta considerato il classico fenomeno del “caro-libri” che ha fatto lie-vitare i costi - com’è tradizione ormai - di volumi e tomi anche in occasione di questo esordio imminente di anno scolastico.

Dall’indagine condotta da Adico, sem-pre nel territorio mestrino, risulta che i ge-nitori che hanno un fi glio iscritto al primo anno delle scuole superiori di Mestre dovran-no sborsare dai 275 euro ai 357 euro (a seconda dell’istituto) per l’acquisto dei libri di testo. La media sull’aumento del tota-le è di 20 euro, con un rincaro dei prezzi sul singolo tomo che oscilla tra lo 0,5% e l’1,2%.

“Su un testo che l’anno scorso costava 30 euro - esemplifi ca il presidente dell’Asso-ciazione Carlo Garofolini - il prezzo di co-pertina oggi indica un aumento tra 30 e 50

centesimi circa. Gli aumenti - prosegue valu-tando la tendenza degli ultimi anni - sono contenuti ma inesorabili sul libro singolo, ma incidono su una lista totale, raramente inferiore ai 10 libri”.

“Un fenomeno - è dunque la conclusione - nel quale è diffi cile capir dove fi nisca la legittima esigenza di rinnovamento e aggior-namento e dove inizi

la speculazione delle case editrici. L’unica certezza è che agosto e settembre restano mesi neri per le famiglie, con le spese per mandare i fi gli a scuola a fare la parte del leone”.

Oltre ai libri di testo incide sonoramente sulle tasche dei genitori anche l’acquisto dei dizionari: 86,70 euro per il Rocci, di greco, 66 per i Castiglioni-Mariotti, di latino, che lievitano a 96 con cd-rom ed espansione on line, 72,68 euro per lo Zingarelli d’italiano, e via via tutti gli altri. C’è poi il corredo scolastico e l’attrezzatura richiesta per le materie tecniche e artistiche: non si spende mai meno di 80 euro, 100 euro in media se non predomina l’ambizione degli adolscenti di “griffare” i propri studi.

Insomma far studiare i propri fi gli ri-mane un investimento impegnativo, per qualcuno anche proibitivo: tra libri di testo, dizionari e corredo è diffi cile rimanere sotto la soglia dei 500 euro.

di Ornella Jovane

Caro-libri Da un’indagine Adico risulta che il 70 per cento di studenti in più acquista volumi di seconda mano

Libri di testo, quest’anno va l’usatoL’acquisto dei libri, un passaggio “doloroso” per il portafogli dei genitori

NEWS

La prima campanella dell’anno scolastico 2012-2013 in Veneto è suonata il 12 set-tembre e si andrà a scuola fi no al prossimo sabato 8 giugno, ad eccezione delle scuole dell’infanzia che termineranno l’attività didattica sabato 28 giugno.Il cammino sarà intervallato dalle vacanze, di cui si potrà pregustare un assaggio già

con il ponte di Ognissanti, dal 1° novembre, un giovedì, a domenica 4. Ci sarà poi la pausa natalizia, in programma da domenica 23 dicembre 2012 a

domenica 6 gennaio 2013. Si concluderanno a casa i festeggiamenti di carnevale da do-

menica 10 al 13 febbraio, mercoledì delle Ceneri compreso. Per Pasqua la scuola rimarrà chiusa dal 28 marzo al 2 aprile.

E poi sarà un tour de force fi no alla fi ne dell’anno, con le sole “interruzioni” gior-naliere del 25 aprile e del 1° maggio. ll 2 giugno, la festa nazinale della Repubblica, quest’anno è di domenica. Rimane tuttavia la “carta” del santo patrono per “rosicchiare” ancora un giorno di festa al calendario delle “fatiche” scolastiche.

IL CALENDARIO: SI COMINCIA IL 12 SETTEMBRE, SI FINISCE L’8 GIUGNO

I libri di testo aumentano, i dizionari sono onerosi, il corredo scolastico non costa quasi mai meno di 100 euro

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26 Voci da palazzo2626 Voci da palazzo

Anche dal capogruppo del Pdl, Dario Bond, si augura che il pro-cesso di riorganizzazione e riassetto istituzionale parta dal basso, magari anche attraverso il ricorso al referendum. “La politica

deve fare la politica e quindi ascoltare il territorio - ha sottolineato Bond - In questo momento a Roma non c’è praticamente nessuno attento alle esigenze del Veneto, tocca quindi a noi prendere una posizione su un tema tanto fondamentale per il governo del territorio. In ballo ci sono l’operatività dello Statuto regionale e il pieno riconoscimento delle diverse specifi cità territoriali, dal Bellunese all’area deltizia”.

Dario Bond, PdL“SÌ AL REFERENDUM PER IL RIASSETTO ISTITUZIONALE”

L’opinioneL’opinione

Dal canto suo, il vicecapogruppo del Pdl Piergiorgio Cortelazzo ha ribadito che “non è ammissibile che qualcuno decida sulla nostra testa: con questa proposta di legge vogliamo porre la

questione delle province a 360 gradi”.

Piergiorgio Cortelazzo, PdL “NON È AMMISSIBILE CHE QUALCUNO DECIDA SULLA NOSTRA TESTA”

Taglio delle Provincie, atto secondo. Dopo la generale levata di scudi dietro alla quale un po’ tutti i partiti politici si sono trincerati il giorno dopo il varo del decreto legge sul contenimento della spesa

pubblica (la cosiddetta ‘spending review’, con il quale è stato deciso anche il riordino degli enti locali intermedi sulla base della densità abitativa, 350 mila abitanti, e l’estensione territoriale, non inferiore ai 2500 chilometri quadrati), sostenendone l’incostituzionalità piuttosto che l’assoluta mancanza di effetti economici positivi dalla manovra, in Regione in questi giorni si stanno prendendo le prime misure sul come intervenire, anzi su chi lo debba fare. Ma il tempo stringe. La legge, che di fatto terrebbe in vita solo la provincia di Venezia, quella di Verona e Vicenza, dà tempi strettissimi alle Regioni per procedere all’accorpamento/razionalizzazione del resto del territorio. Infatti, prevede che entro il 2 ottobre prossimo la Conferenza permanente Regione-Autonomie locali deliberi un’ipotesi di riordino delle Province da trasmettere alla Regione, che a sua volta avrà solo 20 giorni di tempo per inviare una proposta al Governo. In caso di inadempienza della Regione è prevista l’acquisizione del parere della Conferenza. Ed è su questo iter che a palazzo Ferro Fini hanno voluto piantare il primo chiodo. A prendere in mano il martello sono stati i consiglieri del PdL, Costantino Toniolo, presidente della commissione Affari Istituzionali, e Carlo Alberto Tesserin, presidente della commissione Statuto, che in una proposta di legge, denominata “Norme in materia di funzionali provinciali”, hanno ribadito che dovrà essere il Consiglio il protagonista nel processo di riassetto del sistema istituzionale del Veneto.

I dieci articoli predisposti dai presidenti delle commissioni Statuto e Affari istitizionali vogliono essere “un cavallo di Troia” (la defi nizione è di Bond) o, più prosaicamente, uno “strumento” (secondo Tesserin) per far sì che a decidere il futuro assetto istituzionale del Veneto sia l’assemblea legislativa della Regione, e non un organo tecnico com-posto da 11 amministratori qual è la Conferenza Regione-Autonomie locali o, peggio, il governo di Roma. Con la proposta di legge Tesserin-Toniolo, invece, il Consiglio regionale viene chiamato a disciplinare “il conferimento ai Comuni delle funzioni amministrative attribuite alle Province ed individua quelle che richiedono l’unitario esercizio a livello regionale”. “Abbiamo presentato questo progetto di legge - ha spie-gato Toniolo - perché rispetto alla tempistica e alle scadenze previste dal decreto del Governo, il Consiglio regionale deve potersi esprimere e dare indirizzi signifi cativi alla Conferenza, che dovrà formulare una prima ipotesi di riordino”. “Non condividiamo la scelta nazionale - ha ribadito Tesserin - di affi dare la riorganizzazione dei diversi livelli istitu-zionali all’interno delle Regioni ad un organismo come la Conferenza permanente, che non ha una rappresentanza democratica diretta. Noi crediamo che il Consiglio regionale abbia il diritto-dovere di farsi cari-co di come sarà il Veneto. Crediamo inaccettabile, come stabilisce il decreto, che a determinare la soppressione di alcune province sia solo una questione di dati numerici; crediamo invece che, pur in una logica fi nalizzata al contenimento della spesa pubblica e al riordino delle province, questo comporti un lavoro approfondito con i territori, a cui sono chiamati tutti i consiglieri regionali”.

di Mauro Gambin

Taglio delle Provincie Toniolo e Tesserin hanno presentato un Proposta di legge

“Il riordino degli enti locali spetta al Consiglio”In Regione si stanno prendendo le prime misure sul come intervenire, anzi su chi lo debba fare

E’ un giudizio positivo, seppur con riserva, quello che il consigliere regionale del Pd, Bruno Pigozzo, dà alla Proposta di Legge pre-sentata ieri dal PDL per il riordino delle province. “In merito alla

discussione sul riordino delle province, - dichiara in una nota l’espo-nente democratico - trovo sterile, banale e fuori luogo la querelle circa la primogenitura della proposta che dal Veneto dovrà essere inviata al governo entro il 22 ottobre. E’ chiaro che una proposta di riordino di tale portata - precisa Pigozzo - dovrà obbliga-toriamente essere costruita con il contributo di tutti i soggetti interessati il Consiglio regionale, la Giunta regionale, l’Anci Veneto, le Province, le Comunità Montane, senza competizioni e isolati protagonismi. In effetti, - precisa - non avendo il Veneto provveduto, anche ai sensi del nuovo statuto, ad istituire la Conferenza delle Autonomie Locali, il punto di riferimento oggi operativo è la Conferenza Permanente Regione Autonomie Locali, nella quale, ad inizio legi-slatura, il Consiglio ha nominato in sua rappresentanza il sottoscritto e per la maggioranza il consigliere Cristiano Corazzari della Lega Nord. Ciò, ovviamente, non può e non deve esaurire il potere di iniziativa di tutti i consiglieri, con lo stesso atteggiamento collaborativo già dimo-strato nella stesura dello Statuto. In questo senso - ribadisce - valuto positivamente la proposta di legge del PdL presentata ieri, seppure in modo affrettato, quale spunto di confronto su un tema così importante ed impellente. Da parte mia ho già ricevuto da capigruppo di minoranza utili proposte da mettere sul tavolo e altre arriveranno a breve. Sarà mia cura rappresentare questa volontà del consiglio di lavorare a stretto contatto per una proposta condivisa.”

“STERILE E BANALE LA QUERELLE CIRCA LA PRIMOGENITURA DELLA PROPOSTA”

Bruno Pigozzo, PD

Nelle foto Costantino Toniolo, presidente della commissione

Affari Istituzionali, e Carlo Alberto Tesserin, presidente

della commissione Statuto

Dario Bond

Bruno Pigozzo

Piergiorgio Cortellazzo

Entro il 22 ottobre dovrà pervenire a Governo qualche proposta

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Page 28: La Piazza di Rovigo - 2012ag n109

28 Intorno a noi2828 Intorno a noi10 Intorno a noi

Un intero ordine professionale si met-te a disposizione per dare il proprio contributo nel tentativo di ”ammortiz-

zare” l’impatto devastante della crisi sulla società veneta, che già conta le sue vittime e che, ancora preoccupata, guarda al futuro imminente.

Lo scorso 2 agosto l’Ordine degli psi-cologi del Veneto ha formalizzato un pro-tocollo d’intesa con l’associazione Speran-zaallavoro per garantire insieme una rete di supporto a chi – artigiani e piccoli im-prenditori, lavoratori, pensionati e famiglie – si trova in diffi coltà proprio a causa degli effetti sul mondo occupazionale e lavorativo della crisi economica e fi nanziaria.

Per il momento sono 200 gli psicologi che hanno dato la propria adesione all’ini-ziativa, professionisti che consentono a chi ne ha la necessità di intraprendere un per-corso psicoterapeutico a costi accessibili: sa-ranno disponibili ad uno, se necessario due, incontri gratuiti e quindi ad una riduzione del 30 per cento sulla parcella per le sedute successive, con l’impegno a non superare mai i 50 euro per ciascuna di esse.

Non si tratta solo di agevolazioni econo-miche, pur sempre utili in questo frangente, ma soprattutto di un’organizzazione capilla-re e diffusa su tutto il territorio per arginare il disagio e offrire un punto di riferimento a chi si sente solo di fronte a diffi coltà che – se affrontate appunto da soli - sembrano insormontabili e che logorano alla lunga, fi no a quando ad avere la meglio è il senso d’impotenza.

“Attraverso questa convenzione – spie-ga Laura Tamiozzo, presidente dell’Asso-ciazione promossa da Filca Cisl, Adiconsum e familiari delle vittime dell’indifferenza al lavoro - nessuno si dovrà più sentire solo: tutelare le imprese e i lavoratori signifi ca in-nanzitutto tutelare le persone e la struttura sociale che essi esprimono, e per questo va creata una rete di riferimenti e di opportuni-tà di sostegno e affi ancamento alle situazio-ni di diffi coltà”.

I casi e le storie di “ordinaria” disoc-cupazione o di diffusa disperazione non mancano e il malessere è palpabile. Lo con-ferma il segretario generale della Filca Cisl, Salvatore Federico, facendo riferimento all’esperienza dell’associazione nata in Ve-neto soltanto tre mesi fa. “La crisi – raccon-ta – sta facendo aumentare notevolmente il disagio psicosociale, così come le dipenden-ze da droga, alcol, gioco e la depressione. In poco più di tre mesi, Speranzaallavoro ha raccolto più di 500 contatti, con una media di 5 contatti al giorno di lavoratori licenziati, imprenditori sull’orlo del fallimen-to perché non riescono a riscuotere i crediti e, più in generale, di persone che in questo momento di grande fragilità hanno bisogno di sostegno”.

Da qui la convenzione con l’Ordine de-gli psicologi che con il suo presidente Marco Nicolussi conferma il proprio impegno socia-

di Ornella Jovane

Piccoli imprenditori esasperati lavoratori che perdono il posto: una risposta a chi è in diffi coltà e si sente solo

Lavoro Firmata una convenzione tra l’Ordine professionale veneto e l’associazione Speranzaallavoro

Un team di psicologi a sostegno delle “vittime” della crisile. “Una rete di psicologi professionisti rivol-ta espressamente al supporto delle persone in diffi coltà a causa della crisi economica – sottolinea – permetterà di aiutare quanti stanno attraversando un periodo nero, for-nendo loro interlocutori altamente preparati e in grado di valutare caso per caso gli inter-venti più opportuni per uscire dall’impasse che si viene a creare quando mutano le prospettive della propria vita lavorativa e non solo”. L’Ordine professionale sta inoltre lavorando con la Regione Veneto – che con il suo presidente Luca Zaia ha avuto modo di elogiare l’iniziativa - affi nché si creino dei canali di contatto e di coordinamento anche con il servizio “inOltre”, istituito dalla stessa Regione e gestito da psicologi del servizio sanitario regionale. La via d’accesso sarà l’Associazione – il sito è www.speranzaal-lavoro.it - che, caso per caso, segnalerà agli specialisti quelli che potrebbero avere biso-gno anche di un approccio di carattere psi-cologico. Questa convenzione rappresenta un tassello che va ad aggiungersi all’attività di Speranzaallavoro “che si propone ora – spiega Federico - di far entrare questo tipo di convenzione all’interno della contrattazione aziendale di secondo livello”. “Sarebbe un passo fondamentale – conclude – sul fron-te della prevenzione del disagio, per costru-ire assieme benessere sociale e familiare”.

Ascolto e aiuto, sono i due obiettivi per cui l’associazione Speranzaal-lavoro s’impegna in Veneto dallo

scorso maggio, quando ha preso il via la sua attività grazie all’iniziativa di Filca Cisl, Adiconsum Veneto e al coraggio di Laura Tamiozzo, la fi glia dell’impreditore edile vicentino che lo scorso dicembre si tolse la vita oberato dalle preoccupazioni e dalle diffi coltà economiche che avevano investito la sua azienda.

L’associazione nasce con lo scopo di costruire una rete “protettiva” attorno al mondo del lavoro per supportare chi lo attraversa con diffi coltà, chi improvvisa-mente se ne trova fuori, con le relative conseguenze, e le famiglie che vivono al loro interno il disagio di una situazione dolorosa da affrontare e diffi cile da ge-stire sul piano economico ma sopprattut-to emotivo. La solitudine e l’indifferenza sono i primi “nemici” da affrontare e da combattere, contro di essi l’associazione punta a tessere la propria rete, favoren-do agganci col mondo politico, istituzio-nale e dei professionisti che possano contribuire ad intervenire rapidamente ed effi cacemente sul territorio.

NEWS

L’associazioneSPERANZAALLAVORO CONTRO LA SOLITUDINE

O.J.

12 Cultura veneta

Due acari e un moscerino delle dimensioni di pochi millimetri, risalenti al periodo Triassico, databile a oltre 230 milioni di anni fa, sono stati trovati per-

fettamente conservati all’interno di goccioline di ambra rinvenute nelle Dolomiti, vicino a Cortina d’Ampezzo. A rivelarlo uno studio internazionale realizzato dall’Istituto di geoscienze e georisorse del Consiglio nazionale delle ricerche (Igg-Cnr) e dall’Università di Padova, in colla-borazione con l’Università di Göttingen e con il Museo di Storia Naturale di New York, e pubblicato su Pnas – Proceedings of the National Academy of Sciences. I ricercatori hanno osservato oltre settantamila picco-le gocce di ambra fi nora ritrovate nel sito dolomitico, facendo luce sull’evoluzione di un gruppo di artropodi (invertebrati che comprendono gli insetti, i ragni e i cro-stacei) tra i più diffusi al mondo. “Già nel 2006 il team di ricerca aveva pubblicato i risultati sullo studio di batteri e protozoi inglobati nell’ambra dolomitica, dimostratisi incredibilmente simili ai microrganismi ancora oggi esi-stenti - ha spiegato Eugenio Ragazzi dell’Università di Padova - prima del presente studio, però, le più vecchie inclusioni di or-ganismi animali in ambra risalivano a circa 130 milioni di anni fa: la nuova scoperta sposta quindi le lancette indietro nel tempo di ben 100 milioni di anni rispetto a ogni precedente ritrovamento di organismi inglobati in am-bra”. Grazie all’eccezionale stato di conservazione, per due dei tre artropodi sono state coniate anche nuove spe-

cie, chiamate Ampezzoa triassica e Triasacarus fedelei, in onore del cortinese Paolo Fedele che nel 1997 ha se-gnalato il giacimento che ha permesso tutte le successive

ricerche. “È sorprendente come la morfologia di tali acari triassici sia simile a quella delle specie odierne appartenenti alla famiglia Erio-phyoidea - prosegue Guido Roghi dell’Igg-Cnr - le caratteristiche co-muni - corpo lungo e segmentato,

due paia di zampe invece delle quattro solitamente pre-senti negli acari, un peculiare apparato boccale e artigli piumati – dimostrano che questi artropodi avevano tratti

distintivi e specializzati già nel Triassico, decine di milioni di anni prima della comparsa delle angiosperme di cui si nutrono oggi, quando necessariamente si nutrivano di conifere (gimnosperme)”. Quando apparvero le prime piante con fi ore, quindi, questi artropodi modifi carono le loro abitudini alimentari: “Grazie al loro adattamento ambientale hanno superato le grandi estinzioni al termi-ne del Cretacico (65 milioni di anni fa)”, concludono i ricercatori. “Se nel Permiano (252 milioni di anni fa) si erano estinte il 96% di tutte le specie marine e il 70% di quelle dei vertebrati terrestri, questo studio chiarisce che nel Triassico (230 milioni di anni fa) esistevano organi-smi animali persistenti anche a cambiamenti enormi”.

Archeologia e fossili Rinvenuti acari e moscerini di oltre 230 milioni di anni fa

Tre insetti portano indietro le lancette del tempo

Museo Correr

In occasione del terzo centenario della nasci-ta di Francesco Guardi (1712 – 2012), la Fondazione Musei Civici di Venezia dedica

un’ampia retrospettiva che testimonia - con una ricchezza di prestiti mai vista in prece-denza e con opere in alcuni casi per la prima volta esposte insieme - la lunga e complessa parabola artistica di uno degli ultimi grandi maestri della pittura veneta. A cura di Alberto Craievich e Filippo Pedrocco, con la direzione scientifi ca di Gabriella Belli, la mostra, allesti-ta nelle sale espositive del Museo Correr dal 28 settembre 2012 al 6 gennaio 2013, si suddivide in cinque sezioni che ripercorrono l’evoluzione del percorso artistico di Guardi e allo stesso tempo documentano i diversi generi in cui il grande artista si è cimentato. Un iti-nerario insieme cronologico e tematico che si sviluppa attraverso settanta dipinti e altrettanti disegni, scelti per il loro particolare valore qua-litativo e storico, all’interno di un corpus assai vasto ed eterogeneo che va dalle meno note opere giovanili di fi gura, ispirate alla pittura di costume ai dipinti sacri alle prime vedute, dai paesaggi e capricci, in cui risalta la sua origi-nalità rispetto agli altri maestri veneti alle tele che immortalano le feste e le cerimonie della Serenissima, fi no alle splendide vedute di Ve-nezia degli anni della maturità, dove il suo stile

personalissimo si fa sempre più libero e allusi-vo. La formazione di Francesco Guardi avviene all’interno di una modesta bottega a conduzio-ne familiare, dove tutti sono pittori, dal padre Domenico ai fratelli Antonio e Nicolò. Nessuno sarà in grado di raggiungere in vita, se non il successo, almeno una certa agiatezza. Dopo la morte nel 1793, su Francesco Guardi cade l’oblio. La sua riscoperta avviene in Francia alla metà dell’Ottocento, assieme alla generale rivalutazione del rococò. Il successo è improvvi-so quanto straordinario, tanto da sovvertire agli occhi dei critici e dei collezionisti il consolidato rapporto gerarchico nei confronti di Canaletto. Non a caso Francesco sarà il primo artista ve-

neziano del Settecento ad avere una propria monografi a di valore scientifi co. Negli anni suc-cessivi si susseguono i contributi e scoppiano le polemiche: è la famosa querelle guardesca che culmina con la celebre mostra curata da Pietro Zampetti a Palazzo Grassi nel 1965, dove il dibattito sulla distinzione delle opere eseguite da Francesco e dal fratello maggiore Antonio tocca il suo vertice. Da allora Francesco Guardi è diventato una presenza stabile nel pantheon dell’arte veneziana, che al successo presso la critica coniuga quello del pubblico e dei collezio-nisti, come testimoniano le recenti quotazioni raggiunte da alcuni dei suoi dipinti, quasi dei record per la pittura antica.

Retrospettiva su Guardi nel tricentenario della morte

Lynn Davis è considerata una delle più raffi nate fotografe della scena america-na. Allieva di Berenice Abbott, un mito

della fotografi a, e amica di Robert Mapple-thorpe, il fotografo “maudit” della ribalta newyorkese anni Ottanta, Lynn Davis vuole presentarsi a Venezia con una tra le sue più raffi nate raccolte di grandi fotografi e, tutte centrate sull’epifania di luoghi sacri all’uomo: tombe monumentali in mezzo al deserto, templi che si ergono come stalagmiti nella pianura, fi gure ieratiche che emergono dalle montagne, sono le immagini che la fotogra-fa oggi predilige, nella sua costante ricerca di un luogo “senza tempo”, che trasmetta all’essere umano – oggi come ieri – il sen-so dell’assoluto. Per questo, l’esposizione al Museo Archeologico riveste la mostra di un doppio signifi cato: le fotografi e non solo entrano in rapporto, ovviamente, con lo sguardo dello spettatore, ma anche con i reperti custoditi nel museo, che idealmente fanno parte della ricerca di Lynn Davis, sia come oggetti in sé – spesso si tratta di statuaria celebrativa, votiva, funeraria sia come oggetto della memoria dei lungimiranti collezionisti che, a partire dai raffi nati prelati rinascimentali, Domenico e Giovanni Grimani nel XVI secolo, hanno contribuito a creare la

raccolte di antichità del Museo Archeologico veneziano. Così, il viaggio ideale e fi sico di Lynn Davis trova fi nalmente il suo luogo d’elezione, che è il luogo della memoria – e delle memoria antica, ancestrale, quasi atavica -, dove le grandi foto magistralmente stampate su rarissima carta fotografi ca, di-ventano non semplicemente Un’eposizione che durerà ’esposizione temporanea di una stagione, ma il luogo dove “sono sempre sta-te”, e dove potrebbero idealmente rimanere per sempre. Promosso dall’Associazione di Promozione Culturale ASLC. La Città - Progetti per l’arte Organizzazione a cura di Studio la Città, Verona Su progetto di Elena Povellato - Venezia In collaborazione con Galerie Karsten Greve – Colonia, St. Moritz, Parigi Mostra curata dal Prof. Marco Meneguzzo rimarrà aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00, dal 1 novembre dalle 10.00 alle 17.00 dal 21 settembre al 13 gennaio 2013.

Museo archeologico di Venezia

LYNN DAVIS, FOTOGRAFIE DAI LUOGHI SACRI

All’inizio spirava un vento di rivoluzione…e in un certo senso lo fu. Il progressive rock italiano fu un vento che cambiò tutto per sempre. Sabato 20 ottobre il Gran Te-

atro Geox ospita Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme assie-me sullo stesso palco. Le due band hanno fatto la storia del rock italiano: insieme alla PFM sono stati gli unici gruppi che hanno fatto breccia in America con il loro stile inconfondibile. Francesco Di Giacomo, voce del Banco di Mutuo Soccorso, ricorda con orgoglio che nel 1972 il loro album Darwin fu pro-clamato da 300 critici americani il miglior disco progressive dell’anno. Da allora non si sono mai fermati. Sempre in tour, spesso all’estero, Banco del Mutuo Soccorso, per festeggiare i 40 anni di attività, hanno pensato un tour che è uno degli eventi musicali più interessanti del 2012. Un concerto con in scaletta i classici del gruppo, ma soprattutto con un fi nale imprevedibile: sullo stesso palco, Le Orme (altra band stori-ca della scena rock italiana) e Banco del Mutuo Soccorso, suoneranno insieme i classici delle due band. Un appunta-mento che sa di storia della musica, che proporrà il meglio di quell’avventura musicale che fu il progressive italiano.

Musica Gran Teatro Geox

Banco e Orme insieme al progressive rock

Nella foto grande gli insetti di pochi millimetri ancora imprigionati nell’ambra e gli autori della scoperta: seduti Eugenio Ragazzi e Schmidt in piedi Guido Roghi

Il Banco e le Ome, insieme a alla Pfm e agli Area, sono l’esempio più rappresentativo e noto, anche all’estero, di progressive rock italiano

Un gruppo di ricerca internazionale ha scoperto i più antichi artropodi mai inglobati in ambra

Nel Triassico esistevano organismi animali persistenti anche a cambiamenti enormi

Francesco Guardi, Santa Maria della Salute, 1780-1785

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10 Intorno a noi

Un intero ordine professionale si met-te a disposizione per dare il proprio contributo nel tentativo di ”ammortiz-

zare” l’impatto devastante della crisi sulla società veneta, che già conta le sue vittime e che, ancora preoccupata, guarda al futuro imminente.

Lo scorso 2 agosto l’Ordine degli psi-cologi del Veneto ha formalizzato un pro-tocollo d’intesa con l’associazione Speran-zaallavoro per garantire insieme una rete di supporto a chi – artigiani e piccoli im-prenditori, lavoratori, pensionati e famiglie – si trova in diffi coltà proprio a causa degli effetti sul mondo occupazionale e lavorativo della crisi economica e fi nanziaria.

Per il momento sono 200 gli psicologi che hanno dato la propria adesione all’ini-ziativa, professionisti che consentono a chi ne ha la necessità di intraprendere un per-corso psicoterapeutico a costi accessibili: sa-ranno disponibili ad uno, se necessario due, incontri gratuiti e quindi ad una riduzione del 30 per cento sulla parcella per le sedute successive, con l’impegno a non superare mai i 50 euro per ciascuna di esse.

Non si tratta solo di agevolazioni econo-miche, pur sempre utili in questo frangente, ma soprattutto di un’organizzazione capilla-re e diffusa su tutto il territorio per arginare il disagio e offrire un punto di riferimento a chi si sente solo di fronte a diffi coltà che – se affrontate appunto da soli - sembrano insormontabili e che logorano alla lunga, fi no a quando ad avere la meglio è il senso d’impotenza.

“Attraverso questa convenzione – spie-ga Laura Tamiozzo, presidente dell’Asso-ciazione promossa da Filca Cisl, Adiconsum e familiari delle vittime dell’indifferenza al lavoro - nessuno si dovrà più sentire solo: tutelare le imprese e i lavoratori signifi ca in-nanzitutto tutelare le persone e la struttura sociale che essi esprimono, e per questo va creata una rete di riferimenti e di opportuni-tà di sostegno e affi ancamento alle situazio-ni di diffi coltà”.

I casi e le storie di “ordinaria” disoc-cupazione o di diffusa disperazione non mancano e il malessere è palpabile. Lo con-ferma il segretario generale della Filca Cisl, Salvatore Federico, facendo riferimento all’esperienza dell’associazione nata in Ve-neto soltanto tre mesi fa. “La crisi – raccon-ta – sta facendo aumentare notevolmente il disagio psicosociale, così come le dipenden-ze da droga, alcol, gioco e la depressione. In poco più di tre mesi, Speranzaallavoro ha raccolto più di 500 contatti, con una media di 5 contatti al giorno di lavoratori licenziati, imprenditori sull’orlo del fallimen-to perché non riescono a riscuotere i crediti e, più in generale, di persone che in questo momento di grande fragilità hanno bisogno di sostegno”.

Da qui la convenzione con l’Ordine de-gli psicologi che con il suo presidente Marco Nicolussi conferma il proprio impegno socia-

di Ornella Jovane

Piccoli imprenditori esasperati lavoratori che perdono il posto: una risposta a chi è in diffi coltà e si sente solo

Lavoro Firmata una convenzione tra l’Ordine professionale veneto e l’associazione Speranzaallavoro

Un team di psicologi a sostegno delle “vittime” della crisile. “Una rete di psicologi professionisti rivol-ta espressamente al supporto delle persone in diffi coltà a causa della crisi economica – sottolinea – permetterà di aiutare quanti stanno attraversando un periodo nero, for-nendo loro interlocutori altamente preparati e in grado di valutare caso per caso gli inter-venti più opportuni per uscire dall’impasse che si viene a creare quando mutano le prospettive della propria vita lavorativa e non solo”. L’Ordine professionale sta inoltre lavorando con la Regione Veneto – che con il suo presidente Luca Zaia ha avuto modo di elogiare l’iniziativa - affi nché si creino dei canali di contatto e di coordinamento anche con il servizio “inOltre”, istituito dalla stessa Regione e gestito da psicologi del servizio sanitario regionale. La via d’accesso sarà l’Associazione – il sito è www.speranzaal-lavoro.it - che, caso per caso, segnalerà agli specialisti quelli che potrebbero avere biso-gno anche di un approccio di carattere psi-cologico. Questa convenzione rappresenta un tassello che va ad aggiungersi all’attività di Speranzaallavoro “che si propone ora – spiega Federico - di far entrare questo tipo di convenzione all’interno della contrattazione aziendale di secondo livello”. “Sarebbe un passo fondamentale – conclude – sul fron-te della prevenzione del disagio, per costru-ire assieme benessere sociale e familiare”.

Ascolto e aiuto, sono i due obiettivi per cui l’associazione Speranzaal-lavoro s’impegna in Veneto dallo

scorso maggio, quando ha preso il via la sua attività grazie all’iniziativa di Filca Cisl, Adiconsum Veneto e al coraggio di Laura Tamiozzo, la fi glia dell’impreditore edile vicentino che lo scorso dicembre si tolse la vita oberato dalle preoccupazioni e dalle diffi coltà economiche che avevano investito la sua azienda.

L’associazione nasce con lo scopo di costruire una rete “protettiva” attorno al mondo del lavoro per supportare chi lo attraversa con diffi coltà, chi improvvisa-mente se ne trova fuori, con le relative conseguenze, e le famiglie che vivono al loro interno il disagio di una situazione dolorosa da affrontare e diffi cile da ge-stire sul piano economico ma sopprattut-to emotivo. La solitudine e l’indifferenza sono i primi “nemici” da affrontare e da combattere, contro di essi l’associazione punta a tessere la propria rete, favoren-do agganci col mondo politico, istituzio-nale e dei professionisti che possano contribuire ad intervenire rapidamente ed effi cacemente sul territorio.

NEWS

L’associazioneSPERANZAALLAVORO CONTRO LA SOLITUDINE

O.J.

292929Cultura veneta12 Cultura veneta

Due acari e un moscerino delle dimensioni di pochi millimetri, risalenti al periodo Triassico, databile a oltre 230 milioni di anni fa, sono stati trovati per-

fettamente conservati all’interno di goccioline di ambra rinvenute nelle Dolomiti, vicino a Cortina d’Ampezzo. A rivelarlo uno studio internazionale realizzato dall’Istituto di geoscienze e georisorse del Consiglio nazionale delle ricerche (Igg-Cnr) e dall’Università di Padova, in colla-borazione con l’Università di Göttingen e con il Museo di Storia Naturale di New York, e pubblicato su Pnas – Proceedings of the National Academy of Sciences. I ricercatori hanno osservato oltre settantamila picco-le gocce di ambra fi nora ritrovate nel sito dolomitico, facendo luce sull’evoluzione di un gruppo di artropodi (invertebrati che comprendono gli insetti, i ragni e i cro-stacei) tra i più diffusi al mondo. “Già nel 2006 il team di ricerca aveva pubblicato i risultati sullo studio di batteri e protozoi inglobati nell’ambra dolomitica, dimostratisi incredibilmente simili ai microrganismi ancora oggi esi-stenti - ha spiegato Eugenio Ragazzi dell’Università di Padova - prima del presente studio, però, le più vecchie inclusioni di or-ganismi animali in ambra risalivano a circa 130 milioni di anni fa: la nuova scoperta sposta quindi le lancette indietro nel tempo di ben 100 milioni di anni rispetto a ogni precedente ritrovamento di organismi inglobati in am-bra”. Grazie all’eccezionale stato di conservazione, per due dei tre artropodi sono state coniate anche nuove spe-

cie, chiamate Ampezzoa triassica e Triasacarus fedelei, in onore del cortinese Paolo Fedele che nel 1997 ha se-gnalato il giacimento che ha permesso tutte le successive

ricerche. “È sorprendente come la morfologia di tali acari triassici sia simile a quella delle specie odierne appartenenti alla famiglia Erio-phyoidea - prosegue Guido Roghi dell’Igg-Cnr - le caratteristiche co-muni - corpo lungo e segmentato,

due paia di zampe invece delle quattro solitamente pre-senti negli acari, un peculiare apparato boccale e artigli piumati – dimostrano che questi artropodi avevano tratti

distintivi e specializzati già nel Triassico, decine di milioni di anni prima della comparsa delle angiosperme di cui si nutrono oggi, quando necessariamente si nutrivano di conifere (gimnosperme)”. Quando apparvero le prime piante con fi ore, quindi, questi artropodi modifi carono le loro abitudini alimentari: “Grazie al loro adattamento ambientale hanno superato le grandi estinzioni al termi-ne del Cretacico (65 milioni di anni fa)”, concludono i ricercatori. “Se nel Permiano (252 milioni di anni fa) si erano estinte il 96% di tutte le specie marine e il 70% di quelle dei vertebrati terrestri, questo studio chiarisce che nel Triassico (230 milioni di anni fa) esistevano organi-smi animali persistenti anche a cambiamenti enormi”.

Archeologia e fossili Rinvenuti acari e moscerini di oltre 230 milioni di anni fa

Tre insetti portano indietro le lancette del tempo

Museo Correr

In occasione del terzo centenario della nasci-ta di Francesco Guardi (1712 – 2012), la Fondazione Musei Civici di Venezia dedica

un’ampia retrospettiva che testimonia - con una ricchezza di prestiti mai vista in prece-denza e con opere in alcuni casi per la prima volta esposte insieme - la lunga e complessa parabola artistica di uno degli ultimi grandi maestri della pittura veneta. A cura di Alberto Craievich e Filippo Pedrocco, con la direzione scientifi ca di Gabriella Belli, la mostra, allesti-ta nelle sale espositive del Museo Correr dal 28 settembre 2012 al 6 gennaio 2013, si suddivide in cinque sezioni che ripercorrono l’evoluzione del percorso artistico di Guardi e allo stesso tempo documentano i diversi generi in cui il grande artista si è cimentato. Un iti-nerario insieme cronologico e tematico che si sviluppa attraverso settanta dipinti e altrettanti disegni, scelti per il loro particolare valore qua-litativo e storico, all’interno di un corpus assai vasto ed eterogeneo che va dalle meno note opere giovanili di fi gura, ispirate alla pittura di costume ai dipinti sacri alle prime vedute, dai paesaggi e capricci, in cui risalta la sua origi-nalità rispetto agli altri maestri veneti alle tele che immortalano le feste e le cerimonie della Serenissima, fi no alle splendide vedute di Ve-nezia degli anni della maturità, dove il suo stile

personalissimo si fa sempre più libero e allusi-vo. La formazione di Francesco Guardi avviene all’interno di una modesta bottega a conduzio-ne familiare, dove tutti sono pittori, dal padre Domenico ai fratelli Antonio e Nicolò. Nessuno sarà in grado di raggiungere in vita, se non il successo, almeno una certa agiatezza. Dopo la morte nel 1793, su Francesco Guardi cade l’oblio. La sua riscoperta avviene in Francia alla metà dell’Ottocento, assieme alla generale rivalutazione del rococò. Il successo è improvvi-so quanto straordinario, tanto da sovvertire agli occhi dei critici e dei collezionisti il consolidato rapporto gerarchico nei confronti di Canaletto. Non a caso Francesco sarà il primo artista ve-

neziano del Settecento ad avere una propria monografi a di valore scientifi co. Negli anni suc-cessivi si susseguono i contributi e scoppiano le polemiche: è la famosa querelle guardesca che culmina con la celebre mostra curata da Pietro Zampetti a Palazzo Grassi nel 1965, dove il dibattito sulla distinzione delle opere eseguite da Francesco e dal fratello maggiore Antonio tocca il suo vertice. Da allora Francesco Guardi è diventato una presenza stabile nel pantheon dell’arte veneziana, che al successo presso la critica coniuga quello del pubblico e dei collezio-nisti, come testimoniano le recenti quotazioni raggiunte da alcuni dei suoi dipinti, quasi dei record per la pittura antica.

Retrospettiva su Guardi nel tricentenario della morte

Lynn Davis è considerata una delle più raffi nate fotografe della scena america-na. Allieva di Berenice Abbott, un mito

della fotografi a, e amica di Robert Mapple-thorpe, il fotografo “maudit” della ribalta newyorkese anni Ottanta, Lynn Davis vuole presentarsi a Venezia con una tra le sue più raffi nate raccolte di grandi fotografi e, tutte centrate sull’epifania di luoghi sacri all’uomo: tombe monumentali in mezzo al deserto, templi che si ergono come stalagmiti nella pianura, fi gure ieratiche che emergono dalle montagne, sono le immagini che la fotogra-fa oggi predilige, nella sua costante ricerca di un luogo “senza tempo”, che trasmetta all’essere umano – oggi come ieri – il sen-so dell’assoluto. Per questo, l’esposizione al Museo Archeologico riveste la mostra di un doppio signifi cato: le fotografi e non solo entrano in rapporto, ovviamente, con lo sguardo dello spettatore, ma anche con i reperti custoditi nel museo, che idealmente fanno parte della ricerca di Lynn Davis, sia come oggetti in sé – spesso si tratta di statuaria celebrativa, votiva, funeraria sia come oggetto della memoria dei lungimiranti collezionisti che, a partire dai raffi nati prelati rinascimentali, Domenico e Giovanni Grimani nel XVI secolo, hanno contribuito a creare la

raccolte di antichità del Museo Archeologico veneziano. Così, il viaggio ideale e fi sico di Lynn Davis trova fi nalmente il suo luogo d’elezione, che è il luogo della memoria – e delle memoria antica, ancestrale, quasi atavica -, dove le grandi foto magistralmente stampate su rarissima carta fotografi ca, di-ventano non semplicemente Un’eposizione che durerà ’esposizione temporanea di una stagione, ma il luogo dove “sono sempre sta-te”, e dove potrebbero idealmente rimanere per sempre. Promosso dall’Associazione di Promozione Culturale ASLC. La Città - Progetti per l’arte Organizzazione a cura di Studio la Città, Verona Su progetto di Elena Povellato - Venezia In collaborazione con Galerie Karsten Greve – Colonia, St. Moritz, Parigi Mostra curata dal Prof. Marco Meneguzzo rimarrà aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00, dal 1 novembre dalle 10.00 alle 17.00 dal 21 settembre al 13 gennaio 2013.

Museo archeologico di Venezia

LYNN DAVIS, FOTOGRAFIE DAI LUOGHI SACRI

All’inizio spirava un vento di rivoluzione…e in un certo senso lo fu. Il progressive rock italiano fu un vento che cambiò tutto per sempre. Sabato 20 ottobre il Gran Te-

atro Geox ospita Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme assie-me sullo stesso palco. Le due band hanno fatto la storia del rock italiano: insieme alla PFM sono stati gli unici gruppi che hanno fatto breccia in America con il loro stile inconfondibile. Francesco Di Giacomo, voce del Banco di Mutuo Soccorso, ricorda con orgoglio che nel 1972 il loro album Darwin fu pro-clamato da 300 critici americani il miglior disco progressive dell’anno. Da allora non si sono mai fermati. Sempre in tour, spesso all’estero, Banco del Mutuo Soccorso, per festeggiare i 40 anni di attività, hanno pensato un tour che è uno degli eventi musicali più interessanti del 2012. Un concerto con in scaletta i classici del gruppo, ma soprattutto con un fi nale imprevedibile: sullo stesso palco, Le Orme (altra band stori-ca della scena rock italiana) e Banco del Mutuo Soccorso, suoneranno insieme i classici delle due band. Un appunta-mento che sa di storia della musica, che proporrà il meglio di quell’avventura musicale che fu il progressive italiano.

Musica Gran Teatro Geox

Banco e Orme insieme al progressive rock

Nella foto grande gli insetti di pochi millimetri ancora imprigionati nell’ambra e gli autori della scoperta: seduti Eugenio Ragazzi e Schmidt in piedi Guido Roghi

Il Banco e le Ome, insieme a alla Pfm e agli Area, sono l’esempio più rappresentativo e noto, anche all’estero, di progressive rock italiano

Un gruppo di ricerca internazionale ha scoperto i più antichi artropodi mai inglobati in ambra

Nel Triassico esistevano organismi animali persistenti anche a cambiamenti enormi

Francesco Guardi, Santa Maria della Salute, 1780-1785

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30 Cultura veneta3030 Cultura veneta 13Cultura veneta

Il prossimo 4 ottobre a Palazzo Barbara-no, nel cuore di Vicenza, verrà inaugu-rato il PalladioMuseum. Non si tratta di

un museo, così come lo abbiamo conosciuto fi nora cioè un contenitore di reperti, si tratta invece di una nuova strada che gli architetti Alessandro Scandurra, Guido Beltramini Ho-ward Burns e tutta l’equipe del Cisa Andrea Palladio hanno deciso di intraprendere, ossia dare vita ad un luogo un’opportunità esperienziale, dove il visitatore entra per condividere una storia che così diventa parte della propria storia. Il PalladioMu-seum - dichiara Amalia Sartori, presidente del Cisa Andrea Palladio - è il compimento delle mostre del Cinquecentenario palladia-no, che hanno portato Palladio in Europa e Stati Uniti. Da ottobre in avanti, il mondo che ama Palladio avrà la sua casa a Vicen-za”. I visitatori, infatti, potranno compiere un viaggio emotivo nella vita di Palladio e il suo tempo, conoscerne la storia mentre vie-ne scritta dai grandi specialisti, condividere

le nuove scoperte, assistere alle controver-sie dibatterle attraverso la “rete”.

Il PalladioMuseum sarà anche il centro propulsivo per il viaggio alla scoperta dei capolavori palladiani nel territorio veneto, fi -nora nella nostra regione è mancato un cen-tro propulsore da cui cominciare un viaggio alla scoperta delle sue opere: ville; palazzi; edifi ci pubblici; chiese; teatri; ponti. Tutta-via la storia raccontata nel PalladioMuseum non sarà una storia di cose, per quanto bel-lissime, ma di uomini che le hanno sognate e realizzate, convinti che l’architettura ab-bia il potere di migliorare il mondo intorno a noi. La stessa storia di Palladio non è quella di un genio solitario, ma di una comunità che ha scommesso sul cambiamento e l’innovazione. Nella sala dedicata alla Vi-cenza del Cinquecento, accanto ai modelli dei palazzi palladiani verrà allestita una teca con dei bachi da seta vivi, pronipoti di quelli stessi che nel 500 avevano pro-dotto la miglior seta d’Europa generando la

ricchezza che rese possibile la costruzione della Vicenza palladiana. E nella sala delle ville ci sarà il grano, prodotto grazie ad esse nelle campagne rese fertili dalle bonifi che e che permise al Veneto di non dover più importare il grano turco dal proprio peggior nemico. Al piano nobile del palazzo, inve-ce, sarà allestita una mostra permanente sull’opera di Palladio, con disegni originali autografi , dipinti rinascimentali, i grandi modelli architettonici in legno (saranno gli stessi studiosi, da Jim Ackerman a Howard Burns a illustrare le sale, comparendo in effi ge come custodi o fantasmi) ma non verrà raccontata sempre la stessa storia, l’allestimento delle altre sale cambierà con il procedere delle ricerche. Un’area sarà dedicata a mostre temporanee, che si susseguiranno con continuità mentre al pianoterreno del palazzo sarà liberamente aperto ai visitatori - una nuova piazza della città - e ospiterà una biblioteca specializzata in architettura, servizi di accoglienza e punti

Non sarà un contenitore di reperti ma un centro in cui venire a contatto con un’epoca, una terra, i suoi artisti e mecenati

Inaugurazioni Il 4 ottobre a Palazzo Barbarano, nel cuore di Vicenza

PalladioMuseum, una nuova strada verso la conoscenza

El Greco, ritratto di Andrea Palladio XVI

secolo, Statens Museum for Kunst di Copenaghen

Finora è mancato un centro da cui cominciare un viaggio alla scoperta delle sue opere

informativi dove si potrà anche entrare in contatto con tutte le eccellenze dei prodotti del territorio palladiano, comprese quelle della produzione agroalimentare. Insomma il PalladioMuseum è una sfi da: l’idea che

l’alta cultura non debba essere patrimonio di pochi ma essere condivisa e raccontata a tutti e al tempo stesso che non bisogni per forza vendere le solite cose per fare cassetta.

24 Sì, viaggiare

Nello “spacio” di Matika, durante l’estate, ogni martedì e ogni giovedì sera, si riac-cende la vecchia Rovigno, quella dall’a-

nima istro-veneta che custodisce le tradizioni autentiche della bella cittadina istriana abbar-bicata sul promontorio dominato dal campanile di Santa Eufemia. Quelle tradizioni che dopo il massiccio esodo della popolazione italiana, verifi catosi all’indomani della seconda guerra mondiale, rischiavano di andare perdute. Nella vecchia cantina affacciata sul mare, che guarda la riva di Val di Bora, quelli dell’associazione “Viecia Batana” preparano del buon pesce di giornata e lo offrono ai tanti ospiti che affollano i tavoli sistemati fra le botti dello “spacio”, che un tempo era la cantina dove i contadini vende-vano il proprio vino. Momenti resi ancora più go-dibili e culturalmente validi dalla riproposizione di canti popolari rovignesi, fra cui la caratteristica “bitinada” interpretata dal gruppo “Marco Gar-bin” dove i suoni degli strumenti sono sostituiti dalle voci. L’esperienza va completata con la visita all’Ecomuseo della Batana, dall’altra parte della città (in riva Pino Budicin), ricco di stimoli multimediali, comprese le voci di alcuni vecchi pescatori rovignesi (www.batana.org <http://www.batana.org/> ).

Se questo è uno degli aspetti del passato di Rovigno, un frammento di futuro lo si può cogliere nel nuovissimo Hotel Lone, un cinque stelle del gruppo Maistra, sorto nell’incantevole baia di Val di Lone, raggiungibile con una bella

passeggiata lungo le rive, all’ombra della pineta piantata un secolo fa da Carlo Hutteroth, allora proprietario anche della cosiddetta Isola Rossa (ex Sant’Andrea), uno dei luoghi di balneazione più frequentati di Rovigno. Design accattivante (l’ha ideato un pool di giovani architetti croati di successo: sembra una nave da crociera con la prua rivolta verso la pineta), contenuti tecno-logici d’avanguardia e anche una cucina di stile fusion istriano-mediterraneo di assoluto rilievo, basata sui prodotti tipici istriani (olio, vini, tar-tufi ). Il Lone è diventato un polo congressistico di importanza europea.

Rovigno, ieri e oggi. Regina dell’Alto Adriati-

co, borgo di chiara impronta veneziana, sulle cui calli si affacciano vecchie case di pietra e matto-ni dove hanno trovato posto botteghe di artisti e artigiani. E’ l’unica città istriana che vanta due porticcioli: a Val di Bora attraccano i grossi na-tanti (yacht e navi da crociera), in quello che si affaccia sul centro galleggiano tante “batane” colorate, le pittoresche barche a fondo piatto che si trovano anche nella costa marchigiana. Ogni anno l’associazione “Viecia Batana” ne costruisce una, improvvisando lo squero sul molo. La città vecchia è la principale attrazione di Rovigno, salvata dai bombardamenti tedeschi dalla provvidenziale intercessione degli Hutte-

Rovignola civiltà della Batana

CROAZIA

NELLA FOTO GRANDE UNA PITTORESCA BATANA IN NAVIGAZIONE DAVANTI AL PROMONTORIO

DI ROVIGNO. A DESTRA: MONICA FERRARA, ANIMATRICE DELLA “VIECIA BATANA”

ALLO SPACIO MATIKA. SOTTO: LA COSTRUZIONE DI UN ESEMPLARE DELLA TIPICA IMBARCAZIONE

ROVIGNESE E LA CITTÀ VISTA DAL MOLO DI VAL DI BORA. PIÙ SOTTO ANCORA: DA SINISTRA

DUE IMMAGINI DEL NUOVISSIMO HOTEL LONE, IL 5 STELLE DEL GRUPPO MAISTRA, UN’ALTRA

BATANA E ALTRE IMMAGINI DI ROVIGNO

“PREMIO MASI” A GIOVANNI RADOSSI, CUSTODE DELL’ISTRIA CHE PARLA VENETO

roth. Il borgo si sviluppa su un promontorio che fi no al 1763 era un’isola. Furono i veneziani ad interrare per motivi igienici il canale che la divideva dalla terra ferma. La città vecchia sorge intorno alla Grisia, la strada lastricata che sale a Sant’Eufemia, su cui convergono le calli dei vari quartieri: il Santa Croce, il Montalban e altri. La salita alla chiesa offre scorci incantevoli e ogni tanto anche qualche “fi nestra” di luce aperta sul mare. In centro storico c’è ancora il vecchio tea-tro veneziano, il Gandusio. Tantissimi i ristoran-tini, alcuni dei quali di lunga tradizione. Come il “Puntulina” della storica famiglia Pellizzer, che d’estate ha piazzato i tavoli sugli scogli. Rovigno

deve la sua fortuna turistica anche al suo mare cristallino, di un blu intenso, che da secoli stre-ga turisti provenienti da tutto il mondo. Un mare che accarezza una costa di straordinaria bellez-za, con scogli alternati a spiaggette di ghiaia e a pinete che mimetizzano villaggi turistici e cam-peggi, complessi alberghieri e altre strutture di accoglienza. Un mare sempre solcato da grandi vele, perchè il campanile di Sant’Eufemia, che i rovignesi chiamano Sant’Ufi èma, è una sorta di faro naturale. Da secoli un punto di riferimento sicuro per tutti i naviganti. E un approdo felice per quei viaggiatori perennemente in cerca di luoghi autentici.

LA BELLA CITTADINA ISTRIANAPERLA DEL TURISMO INTERNAZIONALECONSERVA UN’ANIMA STORICA DI IMPRONTA VENEZIANAE UN PATRIMONIO DI TRADIZIONICHE RIVIVONO GRAZIE ALL’IMPEGNODELL’ASSOCIAZIONE VIECIA BATANAPASSATO E FUTURO SI INTRECCIANOFRA SERATE DI PESCE E CULTURAALLO “SPACIO” E IL DESIGNDELLE NUOVE ARDITE ARCHITETTURECOME QUELLA DELL’HOTEL LONE

Giovanni Radossi (nella foto) riceverà il 29 settembre a Verona l’ambito “Premio Masi per la civiltà veneta”. Un riconoscimento che corona una carriera di studioso e una vita dedicata alla salvaguardia della cultura ita-liana in Istria. Giovanni Radossi, classe 1936, per tutti “il professore”, è stato il fondatore del Centro di Ricerche storiche della Comunità Italiana di Rovigno. Centro che tuttora dirige con grande impegno e passione nonostante l’età non più giovanissima. Radossi con le sue ricerche e le sue numerose pubblicazioni (280, più 80 saggi) ha contribuito in maniera determinante a salvare la memoria della cultura e della lingua italiana e veneta in Istria. L’ultima è dedicata alla topo-nomastica di Rovigno, quella originaria, prima delle parziali modifi cazioni imposte ai nomi delle vie e delle località dalle autorità prima jugoslave e poi croate. Il volume “L’Istria nel tempo”, che dà una versione condivisa (la prima) delle drammatiche vicende storiche che hanno riguardato l’Istria, è stato adottato come manuale nelle scuole della regione. Italiane e croate. Il Centro di Ricerche storiche di Rovigno per la sua straordinaria dotazione libraria e multimediale è diventato un crocevia ineludibile per chi deve accostarsi alla storia di questa regione. Il “Premio Masi è un riconoscimento importante al Centro, ma che conferisce maggiore visibilità a tematiche di un territorio per secoli legato a una grande civiltà, quella della Serenissima, con cui abbiamo condiviso momenti umani, culturali ed economici. “Dopo decenni di imposto affi evolimento di questo lega-me – dice Radossi – si colgono ora nuove opportunità di contatto e confronto, di arricchimento, per un’italianità che oggi contribuisce ad avvicinare uomini e Stati, realtà che in passato potevano sembrare contrapposte”. Senza mai dimenticare il diffi cile cammino degli italiani rimasti, testi-moni e depositari di un patrimonio culturale e civile di antica data, che va preservato e rilanciato.

V. Petrarca 11 - Battaglia Terme (PD) Tel. 049 525680 Fax. 049 9101344

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La sordità in età pediatricanell’ otite catarraleL’ otite catarrale o Otite Media Secretiva (OMS) in età pediatrica sta assumendo in questi ultimi anni la più frequente predi-sposizione dei processi catarrali essudativi delle prime vie aeree.

E’ una patologia molto insidiosa in quanto non da dolore ma solo un calo dell’udito

infatti in termini clinici viene anche chia-mata Sordità Rinogena, che non sempre viene riportato dal bambino, il genitore o la maestra se ne accorgono in quanto vedo-no il bambino distratto, poco attento e che non ripete bene le parole.Presso questo centro termale ogni anno vengono trattati per OMS circa 800 bambi-ni, di età compresa tra i 3 e i 12 anni, inviati sia dagli Specialisti ORL sia dai Pediatri di base.Il trattamento termale consiste nell’eradica-re le cause che maggiormente predispon-gono all’otite catarrale infantile attraverso tre obiettivi: Riduzione del numero delle flogosi rinofaringee; Azione diretta sulla funzione tuba-

rica (Tromba di Eustachio) e sui processi infiammatori e infettivi cronici dell’orec-chio medio; Prevenzione delle riacutizzazioni del-le flogosi delle vie aeree superiori.

Tali risultati possono essere ottenuti attra-verso la terapia termale; ciò lo posso affer-mare sia sulla base della mia esperienza clinica, sia sulla base di dati numerosi della letteratura. Il trattamento termale consiste nell’ insuf-flazione tubo-timpanica sempre eseguita dal Medico Specialista ORL .In alcuni casi viene utilizzato il Politzer se-condo la metodica di Salimbani.Nel 90/95% dei casi si assiste ad una riso-luzione del problema uditivo, molto spesso

con recupero totale e a riduzione consi-stente degli episodi catarrali rinofaringei durante la stagione autunno-invernale.Una revisione della nostra casistica ci per-mette di affermare che nei bambini sotto-posti a cure termali (Inalatorie, insufflato-rie) vi è stato un minor tasso di assenteismo scolastico e un minor ricorso sia a terapie mediche farmacologiche sia a terapie me-diche chirurgiche.

Il Direttore SanitarioSpecialista ORL

Dott. ChIappetta Antonio

Terme e Sordità Rinogena in Età Pediatrica pubbliredazionale

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Il prossimo 4 ottobre a Palazzo Barbara-no, nel cuore di Vicenza, verrà inaugu-rato il PalladioMuseum. Non si tratta di

un museo, così come lo abbiamo conosciuto fi nora cioè un contenitore di reperti, si tratta invece di una nuova strada che gli architetti Alessandro Scandurra, Guido Beltramini Ho-ward Burns e tutta l’equipe del Cisa Andrea Palladio hanno deciso di intraprendere, ossia dare vita ad un luogo un’opportunità esperienziale, dove il visitatore entra per condividere una storia che così diventa parte della propria storia. Il PalladioMu-seum - dichiara Amalia Sartori, presidente del Cisa Andrea Palladio - è il compimento delle mostre del Cinquecentenario palladia-no, che hanno portato Palladio in Europa e Stati Uniti. Da ottobre in avanti, il mondo che ama Palladio avrà la sua casa a Vicen-za”. I visitatori, infatti, potranno compiere un viaggio emotivo nella vita di Palladio e il suo tempo, conoscerne la storia mentre vie-ne scritta dai grandi specialisti, condividere

le nuove scoperte, assistere alle controver-sie dibatterle attraverso la “rete”.

Il PalladioMuseum sarà anche il centro propulsivo per il viaggio alla scoperta dei capolavori palladiani nel territorio veneto, fi -nora nella nostra regione è mancato un cen-tro propulsore da cui cominciare un viaggio alla scoperta delle sue opere: ville; palazzi; edifi ci pubblici; chiese; teatri; ponti. Tutta-via la storia raccontata nel PalladioMuseum non sarà una storia di cose, per quanto bel-lissime, ma di uomini che le hanno sognate e realizzate, convinti che l’architettura ab-bia il potere di migliorare il mondo intorno a noi. La stessa storia di Palladio non è quella di un genio solitario, ma di una comunità che ha scommesso sul cambiamento e l’innovazione. Nella sala dedicata alla Vi-cenza del Cinquecento, accanto ai modelli dei palazzi palladiani verrà allestita una teca con dei bachi da seta vivi, pronipoti di quelli stessi che nel 500 avevano pro-dotto la miglior seta d’Europa generando la

ricchezza che rese possibile la costruzione della Vicenza palladiana. E nella sala delle ville ci sarà il grano, prodotto grazie ad esse nelle campagne rese fertili dalle bonifi che e che permise al Veneto di non dover più importare il grano turco dal proprio peggior nemico. Al piano nobile del palazzo, inve-ce, sarà allestita una mostra permanente sull’opera di Palladio, con disegni originali autografi , dipinti rinascimentali, i grandi modelli architettonici in legno (saranno gli stessi studiosi, da Jim Ackerman a Howard Burns a illustrare le sale, comparendo in effi ge come custodi o fantasmi) ma non verrà raccontata sempre la stessa storia, l’allestimento delle altre sale cambierà con il procedere delle ricerche. Un’area sarà dedicata a mostre temporanee, che si susseguiranno con continuità mentre al pianoterreno del palazzo sarà liberamente aperto ai visitatori - una nuova piazza della città - e ospiterà una biblioteca specializzata in architettura, servizi di accoglienza e punti

Non sarà un contenitore di reperti ma un centro in cui venire a contatto con un’epoca, una terra, i suoi artisti e mecenati

Inaugurazioni Il 4 ottobre a Palazzo Barbarano, nel cuore di Vicenza

PalladioMuseum, una nuova strada verso la conoscenza

El Greco, ritratto di Andrea Palladio XVI

secolo, Statens Museum for Kunst di Copenaghen

Finora è mancato un centro da cui cominciare un viaggio alla scoperta delle sue opere

informativi dove si potrà anche entrare in contatto con tutte le eccellenze dei prodotti del territorio palladiano, comprese quelle della produzione agroalimentare. Insomma il PalladioMuseum è una sfi da: l’idea che

l’alta cultura non debba essere patrimonio di pochi ma essere condivisa e raccontata a tutti e al tempo stesso che non bisogni per forza vendere le solite cose per fare cassetta.

24 Sì, viaggiare

Nello “spacio” di Matika, durante l’estate, ogni martedì e ogni giovedì sera, si riac-cende la vecchia Rovigno, quella dall’a-

nima istro-veneta che custodisce le tradizioni autentiche della bella cittadina istriana abbar-bicata sul promontorio dominato dal campanile di Santa Eufemia. Quelle tradizioni che dopo il massiccio esodo della popolazione italiana, verifi catosi all’indomani della seconda guerra mondiale, rischiavano di andare perdute. Nella vecchia cantina affacciata sul mare, che guarda la riva di Val di Bora, quelli dell’associazione “Viecia Batana” preparano del buon pesce di giornata e lo offrono ai tanti ospiti che affollano i tavoli sistemati fra le botti dello “spacio”, che un tempo era la cantina dove i contadini vende-vano il proprio vino. Momenti resi ancora più go-dibili e culturalmente validi dalla riproposizione di canti popolari rovignesi, fra cui la caratteristica “bitinada” interpretata dal gruppo “Marco Gar-bin” dove i suoni degli strumenti sono sostituiti dalle voci. L’esperienza va completata con la visita all’Ecomuseo della Batana, dall’altra parte della città (in riva Pino Budicin), ricco di stimoli multimediali, comprese le voci di alcuni vecchi pescatori rovignesi (www.batana.org <http://www.batana.org/> ).

Se questo è uno degli aspetti del passato di Rovigno, un frammento di futuro lo si può cogliere nel nuovissimo Hotel Lone, un cinque stelle del gruppo Maistra, sorto nell’incantevole baia di Val di Lone, raggiungibile con una bella

passeggiata lungo le rive, all’ombra della pineta piantata un secolo fa da Carlo Hutteroth, allora proprietario anche della cosiddetta Isola Rossa (ex Sant’Andrea), uno dei luoghi di balneazione più frequentati di Rovigno. Design accattivante (l’ha ideato un pool di giovani architetti croati di successo: sembra una nave da crociera con la prua rivolta verso la pineta), contenuti tecno-logici d’avanguardia e anche una cucina di stile fusion istriano-mediterraneo di assoluto rilievo, basata sui prodotti tipici istriani (olio, vini, tar-tufi ). Il Lone è diventato un polo congressistico di importanza europea.

Rovigno, ieri e oggi. Regina dell’Alto Adriati-

co, borgo di chiara impronta veneziana, sulle cui calli si affacciano vecchie case di pietra e matto-ni dove hanno trovato posto botteghe di artisti e artigiani. E’ l’unica città istriana che vanta due porticcioli: a Val di Bora attraccano i grossi na-tanti (yacht e navi da crociera), in quello che si affaccia sul centro galleggiano tante “batane” colorate, le pittoresche barche a fondo piatto che si trovano anche nella costa marchigiana. Ogni anno l’associazione “Viecia Batana” ne costruisce una, improvvisando lo squero sul molo. La città vecchia è la principale attrazione di Rovigno, salvata dai bombardamenti tedeschi dalla provvidenziale intercessione degli Hutte-

Rovignola civiltà della Batana

CROAZIA

NELLA FOTO GRANDE UNA PITTORESCA BATANA IN NAVIGAZIONE DAVANTI AL PROMONTORIO

DI ROVIGNO. A DESTRA: MONICA FERRARA, ANIMATRICE DELLA “VIECIA BATANA”

ALLO SPACIO MATIKA. SOTTO: LA COSTRUZIONE DI UN ESEMPLARE DELLA TIPICA IMBARCAZIONE

ROVIGNESE E LA CITTÀ VISTA DAL MOLO DI VAL DI BORA. PIÙ SOTTO ANCORA: DA SINISTRA

DUE IMMAGINI DEL NUOVISSIMO HOTEL LONE, IL 5 STELLE DEL GRUPPO MAISTRA, UN’ALTRA

BATANA E ALTRE IMMAGINI DI ROVIGNO

“PREMIO MASI” A GIOVANNI RADOSSI, CUSTODE DELL’ISTRIA CHE PARLA VENETO

roth. Il borgo si sviluppa su un promontorio che fi no al 1763 era un’isola. Furono i veneziani ad interrare per motivi igienici il canale che la divideva dalla terra ferma. La città vecchia sorge intorno alla Grisia, la strada lastricata che sale a Sant’Eufemia, su cui convergono le calli dei vari quartieri: il Santa Croce, il Montalban e altri. La salita alla chiesa offre scorci incantevoli e ogni tanto anche qualche “fi nestra” di luce aperta sul mare. In centro storico c’è ancora il vecchio tea-tro veneziano, il Gandusio. Tantissimi i ristoran-tini, alcuni dei quali di lunga tradizione. Come il “Puntulina” della storica famiglia Pellizzer, che d’estate ha piazzato i tavoli sugli scogli. Rovigno

deve la sua fortuna turistica anche al suo mare cristallino, di un blu intenso, che da secoli stre-ga turisti provenienti da tutto il mondo. Un mare che accarezza una costa di straordinaria bellez-za, con scogli alternati a spiaggette di ghiaia e a pinete che mimetizzano villaggi turistici e cam-peggi, complessi alberghieri e altre strutture di accoglienza. Un mare sempre solcato da grandi vele, perchè il campanile di Sant’Eufemia, che i rovignesi chiamano Sant’Ufi èma, è una sorta di faro naturale. Da secoli un punto di riferimento sicuro per tutti i naviganti. E un approdo felice per quei viaggiatori perennemente in cerca di luoghi autentici.

LA BELLA CITTADINA ISTRIANAPERLA DEL TURISMO INTERNAZIONALECONSERVA UN’ANIMA STORICA DI IMPRONTA VENEZIANAE UN PATRIMONIO DI TRADIZIONICHE RIVIVONO GRAZIE ALL’IMPEGNODELL’ASSOCIAZIONE VIECIA BATANAPASSATO E FUTURO SI INTRECCIANOFRA SERATE DI PESCE E CULTURAALLO “SPACIO” E IL DESIGNDELLE NUOVE ARDITE ARCHITETTURECOME QUELLA DELL’HOTEL LONE

Giovanni Radossi (nella foto) riceverà il 29 settembre a Verona l’ambito “Premio Masi per la civiltà veneta”. Un riconoscimento che corona una carriera di studioso e una vita dedicata alla salvaguardia della cultura ita-liana in Istria. Giovanni Radossi, classe 1936, per tutti “il professore”, è stato il fondatore del Centro di Ricerche storiche della Comunità Italiana di Rovigno. Centro che tuttora dirige con grande impegno e passione nonostante l’età non più giovanissima. Radossi con le sue ricerche e le sue numerose pubblicazioni (280, più 80 saggi) ha contribuito in maniera determinante a salvare la memoria della cultura e della lingua italiana e veneta in Istria. L’ultima è dedicata alla topo-nomastica di Rovigno, quella originaria, prima delle parziali modifi cazioni imposte ai nomi delle vie e delle località dalle autorità prima jugoslave e poi croate. Il volume “L’Istria nel tempo”, che dà una versione condivisa (la prima) delle drammatiche vicende storiche che hanno riguardato l’Istria, è stato adottato come manuale nelle scuole della regione. Italiane e croate. Il Centro di Ricerche storiche di Rovigno per la sua straordinaria dotazione libraria e multimediale è diventato un crocevia ineludibile per chi deve accostarsi alla storia di questa regione. Il “Premio Masi è un riconoscimento importante al Centro, ma che conferisce maggiore visibilità a tematiche di un territorio per secoli legato a una grande civiltà, quella della Serenissima, con cui abbiamo condiviso momenti umani, culturali ed economici. “Dopo decenni di imposto affi evolimento di questo lega-me – dice Radossi – si colgono ora nuove opportunità di contatto e confronto, di arricchimento, per un’italianità che oggi contribuisce ad avvicinare uomini e Stati, realtà che in passato potevano sembrare contrapposte”. Senza mai dimenticare il diffi cile cammino degli italiani rimasti, testi-moni e depositari di un patrimonio culturale e civile di antica data, che va preservato e rilanciato.

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Settembre è alle porte e arriva il tempo di decidere a quali attività dedicarsi durante i mesi invernali. Moltissime le proposte in campo: dalle palestre

alle piscine ce n’è davvero per tutti i gusti e le novità non mancano mai.

Spesso si è portati a scegliere l’una o l’altra cosa a seconda dei diversi obiettivi che si vogliono raggiungere impegnandosi per mesi: migliorare qualche acciacco fi sico, rinforzare una parte del corpo piuttosto debole, scaricare lo stress, perdere peso e così via! A volte però si giunge ad un punto in cui si è provato davvero tutto e i problemi che ci affl iggono sono rimasti tali e quali. Se è questa la vostra situazione, allora è tempo di svoltare e provare qualcosa di alternativo e davvero speciale.

Yoga: tratti essenziali Lo yoga è una pratica molto diffusa ma la stragran-

de maggioranza delle persone non sa bene di cosa si tratta e a cosa serva. Chi pensa sia solo un insieme di esercizi fi sici dalle posizioni improponibili si sbaglia. In-fatti questa disciplina consiste in una completa fi losofi a e prescrizione per il benessere emozionale e spirituale della persona, prima ancora che fi sico. Gli asana, cioè le posture dello yoga furono sviluppate sin dall’antichità per preparare il corpo e la mente a lunghi periodi di meditazione. Secondo i maestri, infatti, la meditazione è l’unico strumento a disposizione per raggiungere la piena consapevolezza delle nostre reali potenzialità. At-traverso la meditazione possiamo risvegliare, sviluppa-re ed utilizzare la nostra energia per il raggiungimento del benessere sia spirituale che materiale.

Le posture dello yoga, dunque, sono importantis-sime perchè riescono a massaggiare gli organi interni, aumentando e diminuendo il fl usso sanguigno in aree mirate. Questo fa circolare il sangue e la linfa, rimo-vendo così i fl uidi corporei dagli organi vitali e aiutando l’eliminazione delle tossine. Il movimento fi sico può anche stimolare certi ormoni e neurotrasmettitori, indu-

cendo ad emozioni e sensazioni positive.Secondo la medicina Orientale, gli esercizi yoga

sono stati creati, in modo specifi co, anche per muovere nel corpo il “prana” o energia della forza vitale che, mantenuta pura e viva, diviene indispensabile per il benessere.

Le posizioni yoga, dunque, stimolano certi aspetti del si-stema energetico del corpo, costituito dai “chakra” o centri energetici e dalle “nadi” o ca-nali energetici. Nel momento in cui il “prana” bloccato viene rimosso e rafforzato, vecchie ferite emozionali, che si manifestano come blocchi nei centri energetici e nei canali, possono essere rimosse. Questo può spiegare perché così tanti praticanti di yoga provano un senso di rilascio emozionale nel praticare certe posizioni, tipo una spontanea manifestazione di lacrime, caratterizza-

ta poi da un senso di estremo sollievo e pace.Anche gli speciali esercizi di respirazione che atten-

gono allo yoga, chiamati “pranayama”, servono per dare energia al corpo portando quantità fresche di “pra-na” attraverso il respiro. Questi esercizi di respirazione possono anche alleviare l’ansia e creare un senso di

calma e benessere.Una vera e propria cura

alternativaSono tantissimi, oramai

anche in Italia, gli studi con-dotti da ricercatori che rilevano benefi ci notevoli su diverse

patologie affi ancando cure tradizionale alla pratica co-stante di yoga.

Chi soffre di mal di testa frequenti o terribili emicra-nie dovrebbe sicuramente provare questa disciplina. In alcuni casi, assicurano gli esperti, questi dolori possono essere alleviati o addirittura risolti con lo yoga.

Il mal di testa è spesso causato da una contrattura dei muscoli della catena dorsale e potrebbe essere pre-venuto grazie a tecniche di rilassamento e respirazione che aiutano a sciogliere la muscolatura e a sbloccare il diaframma, spesso rigido, in reazione all’ansia.

Anche i dolori cervicali sono frequentissimi per noi occidentali e tentiamo di liberarcene in tutti i modi. I maestri orientali però sostengono che possono dipen-dere da un’ostruzione al chakra del Vishuddi, situato all’altezza del collo e delle spalle e che governa la nostra diplomazia e la capacità che abbiamo di co-municare in modo dolce, diplomatico e nel contempo sincero. Diffi cile a farsi durante le lunghe ore di lavoro a stretto contatto con capi e colleghi poco simpatici. Occorre perciò

alleggerirci di tutte le tensioni causate dalle nostre cattive abitudini grazie allo yoga.

Anche chi soffre di artrite può giovarsi dello yoga.

>> Moltissime le scuole e i centri culturali in Veneto

continua alla pag. seguente

Dall’emicrania ai cervicali, dall’insonnia all’ansia, dall’artrite all’ipertensione. Questi e molti altri i disturbi fi sici che si possono curare grazie alla disciplina indù. A dirlo sono diversi studi scientifi ci

Yoga, la medicina alternativa che arriva dall’oriente

Una volta appresa la tecnica potrete praticare lo yoga a casa vostra, senza effetti collaterali

di Germana Urbani

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Page 33: La Piazza di Rovigo - 2012ag n109

>> Moltissime le scuole e i centri culturali in Veneto

Secondo uno studio del ’94 dell’Associazione britannica per la reumatologia, praticare questa disciplina aiuta a ri-solvere problemi di rigidità articolare e può dunque rallen-tare nel lungo periodo l’insorgere di artriti. Naturalmente, chi soffre di problemi osteoarticolari importanti deve fare molta attenzione alle asana che esegue e farsi sempre consigliare da un maestro esperto per non aggravare la situazione.

Risalgono, invece, a quasi 40 anni fa le prime ricer-che scientifi che relative agli effetti dello yoga in chi soffre di ipertensione. Il respiro yogico, spiegano i medici, ha effetti importanti sul sistema neurovegetativo: abbassa il tono simpatico, che tende a far aumentare la frequenza del respiro e il battito cardiaco, e aumenta quello para-simpatico che ha effetti opposti. Ne risulta un riequilibrio favorevole all’abbassamento della pressione. Anche in questo caso è necessario affi darsi ad un buon maestro, altrimenti si rischia la sincope, cioè uno svenimento.

Lo Yoga può essere un toccasana anche per chi sof-fre d’insonnia, un disturbo che affl igge un italiano su tre. Essa deriverebbe da un’iperattività del canale energetico destro, deputato alla nostra attività, fi sica e mentale. È necessario quindi bilanciare i nostri due canali di energia, azione ed emotività, attraverso l’esercizio e la medita-zione.

Ci sono poi molte patologie quali l’ansia, gli attacchi di panico e la depressione per cui molti studi occidentali hanno dimostrato che l’esercizio regolare dello yoga può portare un notevole sollievo. Per quel che riguarda la de-pressione, in particolar modo, pare che le posture dello yoga aumentino il livello di neurotrasmettitori GABA, che sono in grado di alleviare questo male. Per di più, come dicono molti entusiasti praticanti di yoga, questa pratica sembra andare oltre i benefi ci del generico esercizio fi si-

co, aumentando la felicità complessiva.Non tutto lo yoga è ugualeSe avete deciso di provare, ora dovete scegliere

perché fi n dal suo arrivo in Occidente, lo yoga si è diviso in una varietà di stili e gusti. Il tipo di yoga che sceglierete dovrebbe rifl ettere le vostre caratteristiche fi siche oltre che i vostri interessi spirituali.

Alcuni tipi di yoga sono fi sicamente molto faticosi e potenzialmente possono crearvi più stress che bene-fi ci: stili di yoga tipo “power yoga” o “ashtanga” pos-sono essere piuttosto impegnativi fi sicamente. Tenete conto, inoltre, che nelle palestre convenzionali i corsi di yoga potrebbero essere indirizzati più a dimagrire ed a eliminare calorie, che a produrre chiarezza e pace mentale. Informatevi bene, dunque, sugli obiettivi e i metodi e, se riuscite, anche sulla formazione personale del maestro.

Chi è alle prime armi si affi di ad un corso per prin-cipianti, spesso ci sono delle serate di prova gratuite organizzate da centri culturali o associazioni attraverso le quali potrete confrontarvi con la disciplina e capire se fa per voi.

Ma non scoraggiatevi se non sarete attratti im-mediatamente dal primo corso che frequentate. Siate consapevoli che non tutti i corsi di yoga sono uguali. Alcuni includono il “pranayama” , il lavoro sulla re-spirazione, altri no. Alcuni corsi includono il canto dei “mantra”, altri no.

Una buona idea sarebbe verifi care più centri e corsi e trovare quello che è più in linea con voi e i pro-blemi che attraverso questa pratica affascinate cercate di risolvere. Non sottovalutate, poi, il passaparola. Se conoscete qualcuno che fa yoga da anni saprà sicura-mente indicarvi luoghi e centri adatti a voi.

co, aumentando la felicità complessiva.

perché fi n dal suo arrivo in Occidente, lo yoga si è diviso in una varietà di stili e gusti. Il tipo di yoga che sceglierete dovrebbe rifl ettere le vostre caratteristiche fi siche oltre che i vostri interessi spirituali.

e potenzialmente possono crearvi più stress che bene-fi ci: stili di yoga tipo “power yoga” o “ashtanga” pos-sono essere piuttosto impegnativi fi sicamente. Tenete conto, inoltre, che nelle palestre convenzionali i corsi di yoga potrebbero essere indirizzati più a dimagrire ed a eliminare calorie, che a produrre chiarezza e pace mentale. Informatevi bene, dunque, sugli obiettivi e i metodi e, se riuscite, anche sulla formazione personale del maestro.

cipianti, spesso ci sono delle serate di prova gratuite organizzate da centri culturali o associazioni attraverso le quali potrete confrontarvi con la disciplina e capire se fa per voi.

mediatamente dal primo corso che frequentate. Siate consapevoli che non tutti i corsi di yoga sono uguali. Alcuni includono il “pranayama” , il lavoro sulla re-spirazione, altri no. Alcuni corsi includono il canto dei “mantra”, altri no.

corsi e trovare quello che è più in linea con voi e i pro-blemi che attraverso questa pratica affascinate cercate di risolvere. Non sottovalutate, poi, il passaparola. Se conoscete qualcuno che fa yoga da anni saprà sicura-mente indicarvi luoghi e centri adatti a voi.

Yoga, la medicina alternativa che arriva dall’orienteSettembre è alle porte e arriva il tempo di decidere

a quali attività dedicarsi durante i mesi invernali. Moltissime le proposte in campo: dalle palestre

alle piscine ce n’è davvero per tutti i gusti e le novità non mancano mai.

Spesso si è portati a scegliere l’una o l’altra cosa a seconda dei diversi obiettivi che si vogliono raggiungere impegnandosi per mesi: migliorare qualche acciacco fisico, rinforzare una parte del corpo piuttosto debole, scaricare lo stress, perdere peso e così via! A volte però si giunge ad un punto in cui si è provato davvero tutto e i problemi che ci affliggono sono rimasti tali e quali. Se è questa la vostra situazione, allora è tempo di svoltare e provare qualcosa di alternativo e davvero speciale.

Yoga: tratti essenziali Lo yoga è una pratica molto diffusa ma la stragran-

de maggioranza delle persone non sa bene di cosa si tratta e a cosa serva. Chi pensa sia solo un insieme di esercizi fisici dalle posizioni improponibili si sbaglia. In-fatti questa disciplina consiste in una completa filosofia e prescrizione per il benessere emozionale e spirituale della persona, prima ancora che fisico. Gli asana, cioè le posture dello yoga furono sviluppate sin dall’antichità per preparare il corpo e la mente a lunghi periodi di meditazione. Secondo i maestri, infatti, la meditazione è l’unico strumento a disposizione per raggiungere la piena consapevolezza delle nostre reali potenzialità. At-piena consapevolezza delle nostre reali potenzialità. At-piena consapevolezza delle nostre reali potenzialità. Attraverso la meditazione possiamo risvegliare, sviluppa-

cendo ad emozioni e sensazioni positive.Secondo la medicina Orientale, gli esercizi yoga

sono stati creati, in modo specifico, anche per muovere nel corpo il “prana” o energia della forza vitale che, mantenuta pura e viva, diviene indispensabile per il benessere.

Le posizioni yoga, dunque, stimolano certi aspetti del si-stema energetico del corpo, costituito dai “chakra” o centri

ta poi da un senso di estremo sollievo e pace.Anche gli speciali esercizi di respirazione che atten-

gono allo yoga, chiamati “pranayama”, servono per dare energia al corpo portando quantità fresche di “pra-na” attraverso il respiro. Questi esercizi di respirazione possono anche alleviare l’ansia e creare un senso di

calma e benessere.Una vera e propria cura

alternativaSono tantissimi, oramai

Il mal di testa è spesso causato da una contrattura dei muscoli della catena dorsale e potrebbe essere prevenuto grazie a tecniche di rilassamento e respirazione che aiutano a sciogliere la muscolatura e a sbloccare il diaframma, spesso rigido, in reazione all’ansia.

Anche i dolori cervicali sono frequentissimi per noi occidentali e tentiamo di liberarcene in tutti i modi. I maestri orientali però sostengono che possono dipendere da un’ostruzione al chakra del Vishuddi, situato all’altezza del collo e delle spalle e che governa la

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Una volta appresa la tecnica potrete praticare lo yoga casa vostra, senza

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i nostri EspertiA cura dell’AVVOCATO FULVIA FOIS del Foro di Rovigo

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AFFARI DI FAMIGLIA

Matrimoni fra omosessuali e famiglie gay. Diritto al riconoscimenti del matrimonio contratto all'estero

Se lo desiderate segnalatemi i Vs casi e/o le Vs questioni di maggiore interesse all’indirizzo mail: [email protected] autorizzandomi espressamente anche alla riproduzione parziale del testo da Voi inviatomi.

Dott. Massimo Cavazzana Architetto Tel. 049-9585333

Il sisma nella Pianura Padana, tra ricostruzione e prevenzioneL’ARCHITETTO

Sarò lieto di rispondere alle vostre domande inerenti gli articoli pubblicati od altri argomenti inerenti l’architettura e l’ urbanistica all’indirizzo mail: [email protected]

Nel nostro Paese negli ultimi 40 anni sono stati spesi 147 miliardi di euro sul patrimonio immobiliare esistente per la riqualifi cazione antisismica (circa 3,6 miliardi l’anno). Fondi per interventi “post terremoto”, mentre, se si fossero investiti per la progettazione di edifi ci antisismici avrebbero ampliamente evitato i crolli. Così dopo le scosse del 20 e 29 maggio scorso e le successive repliche in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, si corre ai ripari! Case in muratura e capannoni prefabbricati le costruzioni più colpite! Dell’attività delle faglie in Emilia si sapeva dal 2000, tuttavia solo dal 2003-2005 la Pianura Padana è stata riclassifi cata da zona non sismica a grado 3. Nel 2009 sarebbe quindi entrato in vigore l’obbligo di costruire in quell’area con criteri antisismici. Le parole d’ordine ora sono: stima dei danni, valutazioni per la messa in sicurezza, ma anche distribuzione fondi e ripresa urgente delle attività aziendali. Il problema è che molti dei capannoni industriali sono costruiti senza tener conto delle norme antisismiche, urge quindi un censimento per adeguare gli insediamenti industriali! Ecco che il “D.L. post-terremoto”, n. 74 del 6 giugno e la “bozza di linee guida per la messa in sicurezza dei capannoni industriali”, redatte da Protezione civile, Cni, Assobeton e Reluis chiarisce le procedure post-terremoto più urgenti, per conciliare sicurezza e rapidità della ripresa delle attività produttive. Subito i controlli per

certifi care l’agibilità sismica, necessaria per la riapertura delle attività produttive, ma massima semplifi cazione nelle procedure autorizzative di inizio lavori ed (eventuale) delocalizzazione delle attività per far ripartire l’economia. LE FASI SONO DUE: una prima rapida procedura di messa in sicurezza affi data dai titolari dei capannoni ai tecnici, per verifi care che l’edifi cio non abbia le carenze strutturali e in caso abbia tali carenze si deve prevedere interventi di ripristino autocertifi cati al Comune, ma «è possibile solo quando il danno sui principali elementi strutturali sia assente o di modestissima entità». La seconda fase per poter certifi care l’agibilità è quella dell’ OTTENIMENTO DI UN LIVELLO DI SICUREZZA SISMICA PARI AD ALMENO IL 60% di quello previsto per un capannone, costruito secondo la vigente normativa antisismica. Entro sei mesi, dall’entrata in vigore del DL, si dovrà comunque procedere a verifi ca di sicurezza ai sensi delle norme vigenti, e gli interventi per il raggiungimento della soglia del 60% dovranno essere eseguiti entro i 18 mesi successivi (inizio giugno 2014). Se per raggiungere questo 60% serviranno interventi edilizi, basterà comunicare ai Comuni l’avvio dei lavori e, solo entro 60 giorni dopo l’inizio dei lavori, si dovrà «presentare la documentazione per la richiesta dell’autorizzazione paesaggistica e del titolo abilitativo edilizio nonché per la presentazione dell’istanza di autorizzazione

sismica ovvero per il deposito del progetto esecutivo riguardante le strutture». Qualora si scelga la DELOCALIZZAZIONE, questa «è autorizzata previa autocertifi cazione del mantenimento dei requisiti e delle prescrizioni previsti nelle autorizzazioni ambientali», e le aziende possono partire subito e presentare la documentazione entro 180 giorni. Spetta ai Presidenti delle Regioni defi nire «priorità, modalità e percentuali entro le quali possono essere concessi contributi nel limite delle risorse allo scopo fi nalizzate». Le risorse sono del Fondo per la ricostruzione, quantifi cate in 2,5 MILIARDI DI EURO CERTI (500 milioni di euro dall’accisa sulla benzina e 1 miliardo gli anni 2013 e 2014 da riduzione delle voci di spesa statale). Da defi nire, invece, le somme derivanti dalla riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti politici e dal Fondo di solidarietà Ue. In Veneto vi sono per similarità le stesse strutture colpite in Emilia Romagna. Data l’esperienza appare indispensabile che la Regione Veneto quanto prima proceda attraverso i gruppi politici per una proposta legislativa in grado di incentivare il miglioramento strutturale delle attività produttive. Su questa linea si stanno già muovendo gli Ordini dei professionisti e associazioni di costruttori, che però riusciranno ad avere effi cacia solo con l’accorta attenzione da parte della politica e della Regione del Veneto.

A cura di: Giannenrico Cocito, Notaio

Giannenrico Cocito Notaio - Sarò lieto di rispondere ai quesiti dei lettori da inviarmi al seguente indirizzo:[email protected]

Come noto, oramai da qualche tempo, in sede di vendita di un immobile è, nella maggior parte casi, necessario consegnare all’acquirente un certifi cato detto di “certifi cazione enObbligo la cui inosservanza, a quanto risulta, ad oggi è rimasta però priva di sanzione.

IL NOTAIO

Certifi cazione energetica degli edifi ci

PSICOLOGIA DEL LAVORO

Il mobbingDott. Lara Tasso

Sarò lieta di rispondere alle vostre domande all’indirizzo e-mail: [email protected]

Con il termine mobbing si fa riferimento a una serie di molestie e violenze di carattere psicologico, che sono attuate da uno o più individui con intenti lesivi e in maniera sistematica in un contesto di lavoro ai danni generalmente di una singola persona.Negli ultimi anni il termine mobbing è entrato nel vocabolario comune grazie al diffondersi di libri e fi lm sull’argomento; uno su tutti il bel fi lm di Francesca Comencini del 2003 “Mi piace lavorare” con Nicoletta Braschi. Ho l’impressione, tuttavia, che nell’immaginario collettivo il mobbing sia spesso generalizzato, e accade sovente di sentirne parlare in riferimento a qualsiasi comportamento vessatorio che avviene in ambito lavorativo, anche in merito ad un richiamo sporadico di un superiore o a comportamenti poco cortesi da parte di colleghi.Per parlare di mobbing, i comportamenti vessatori non sono sporadici, ma devono avere un’elevata frequenza e si devono protrarre per un lungo periodo (almeno sei mesi).Il mobbing si può manifestare nell’area della comunicazione, per esempio interrompendo continuamente una persona quando parla, impedendole di esprimersi o anche attraverso continui rimproveri verbali. Il fenomeno

può riguardare anche l’immagine sociale, diffondendo voci infondate, ridicolizzando la vittima o screditando le sue decisioni. La persona mobizzata può anche essere colpita nell’area delle relazioni sociali, poiché può essere isolata, spostata in altro uffi cio lontano da tutti. Nell’area professionale assistiamo a un eccesso di lavoro assegnato o, al contrario, a una riduzione delle mansioni, oppure compiti senza senso e umilianti, o anche continui cambi di attività. In alcuni casi la sicurezza del lavoratore è messa a repentaglio in quanto deve svolgere attività che possono nuocere alla salute o può essere addirittura oggetto di violenza fi sica.Anche l’intenzionalità è importante: non si può parlare di mobbing se non ci sentiamo a nostro agio a causa di un collega poco sensibile nei nostri confronti, ma non mosso da cattive intenzioni. Chi attua del mobbing, infatti, lo mette in atto con l’intento di emarginare, discriminare e recare danno al lavoratore oggetto delle violenze, il quale è spinto in una condizione d’inferiorità psicologica senza possibilità di difesa.La persona che subisce mobbing arriva spesso a interrompere volontariamente il rapporto di lavoro per cessare le quotidiane violenze psicologiche che le sono infl itte. Questo accade soprattutto

nelle piccole aziende, poiché non è possibile non condividere il proprio ambiente di lavoro con chi è causa delle vessazioni. Così facendo, tuttavia, si realizza spesso uno dei fi ni ultimi del mobber, che è appunto l’allontanamento della persona presa di mira. Se il fatto accade in aziende di grandi dimensioni, la vittima può essere spostata in altri reparti o in altri sedi.Come difendersi dal mobbing? È importante per le aziende creare un clima di lavoro positivo, individuando e gestendo le persone o i gruppi problematici. La persona, o le persone, oggetto di mobbing non devono isolarsi, ma devono cercare il sostegno sociale all’interno dei vari gruppi cui appartengono. Spesso, infatti, si tende a non raccontare le vessazioni subite, ci si sente colpevoli dell’accaduto, ci si isola dalla famiglia (spesso ignara di tutto), si adottano comportamenti aggressivi, si limita la propria vita sociale, generando un pericoloso circolo vizioso. Non di rado, infatti, chi subisce mobbing mette in serio pericolo anche la propria vita coniugale e familiare, a causa dei comportamenti sopra citati. E’, invece, importante parlare di ciò che si prova, chiedere aiuto e, se il caso lo richiede, raccogliere prove dei comportamenti subiti. Documentare i casi di mobbing è, infatti, molto

complesso e diffi cile, perché spesso la vittima è lasciata sola da amici e colleghi e non ci sono tracce dei soprusi subiti.Un luogo comune da sfatare è che il mobbing sia attuato solo da superiori nei confronti di sottoposti. Questa è solo una delle tante forme del mobbing, ma ce ne sono anche tra colleghi o di sottoposti verso i superiori. In alcuni casi, addirittura, quello che a uno sguardo veloce può apparire il mobber, si scopre poi essere la vittima.Il mobbing, inoltre, può essere attuato e rivolto non solo da e verso singole persone, ma può riguardare due o più individui.Per terminare, voglio porre l’accento sull’importanza di chiedere aiuto a persone fi date che, secondo i casi, può essere un membro del sindacato, un responsabile dell’azienda o anche un consulente esterno, adeguatamente formato per gestire casi di questo tipo. Sono, invece, da evitare l’isolamento e l’indifferenza.

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Nel nostro Paese negli ultimi 40 anni sono stati spesi 147 miliardi di euro sul patrimonio immobiliare esistente per la riqualifi cazione antisismica (circa 3,6 miliardi l’anno). Fondi per interventi “post terremoto”, mentre, se si fossero investiti per la progettazione di edifi ci antisismici avrebbero ampliamente evitato i crolli. Così dopo le scosse del 20 e 29 maggio scorso e le successive repliche in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, si corre ai ripari! Case in muratura e capannoni prefabbricati le costruzioni più colpite! Dell’attività delle faglie in Emilia si sapeva dal 2000, tuttavia solo dal 2003-2005 la Pianura Padana è stata riclassifi cata da zona non sismica a grado 3. Nel 2009 sarebbe quindi entrato in vigore l’obbligo di costruire in quell’area con criteri antisismici. Le parole d’ordine ora sono: stima dei danni, valutazioni per la messa in sicurezza, ma anche distribuzione fondi e ripresa urgente delle attività aziendali. Il problema è che molti dei capannoni industriali sono costruiti senza tener conto delle norme antisismiche, urge quindi un censimento per adeguare gli insediamenti industriali! Ecco che il “D.L. post-terremoto”, n. 74 del 6 giugno e la “bozza di linee guida per la messa in sicurezza dei capannoni industriali”, redatte da Protezione civile, Cni, Assobeton e Reluis chiarisce le procedure post-terremoto più urgenti, per conciliare sicurezza e rapidità della ripresa delle attività produttive. Subito i controlli per

certifi care l’agibilità sismica, necessaria per la riapertura delle attività produttive, ma massima semplifi cazione nelle procedure autorizzative di inizio lavori ed (eventuale) delocalizzazione delle attività per far ripartire l’economia. LE FASI SONO DUE: una prima rapida procedura di messa in sicurezza affi data dai titolari dei capannoni ai tecnici, per verifi care che l’edifi cio non abbia le carenze strutturali e in caso abbia tali carenze si deve prevedere interventi di ripristino autocertifi cati al Comune, ma «è possibile solo quando il danno sui principali elementi strutturali sia assente o di modestissima entità». La seconda fase per poter certifi care l’agibilità è quella dell’ OTTENIMENTO DI UN LIVELLO DI SICUREZZA SISMICA PARI AD ALMENO IL 60% di quello previsto per un capannone, costruito secondo la vigente normativa antisismica. Entro sei mesi, dall’entrata in vigore del DL, si dovrà comunque procedere a verifi ca di sicurezza ai sensi delle norme vigenti, e gli interventi per il raggiungimento della soglia del 60% dovranno essere eseguiti entro i 18 mesi successivi (inizio giugno 2014). Se per raggiungere questo 60% serviranno interventi edilizi, basterà comunicare ai Comuni l’avvio dei lavori e, solo entro 60 giorni dopo l’inizio dei lavori, si dovrà «presentare la documentazione per la richiesta dell’autorizzazione paesaggistica e del titolo abilitativo edilizio nonché per la presentazione dell’istanza di autorizzazione

sismica ovvero per il deposito del progetto esecutivo riguardante le strutture». Qualora si scelga la DELOCALIZZAZIONE, questa «è autorizzata previa autocertifi cazione del mantenimento dei requisiti e delle prescrizioni previsti nelle autorizzazioni ambientali», e le aziende possono partire subito e presentare la documentazione entro 180 giorni. Spetta ai Presidenti delle Regioni defi nire «priorità, modalità e percentuali entro le quali possono essere concessi contributi nel limite delle risorse allo scopo fi nalizzate». Le risorse sono del Fondo per la ricostruzione, quantifi cate in 2,5 MILIARDI DI EURO CERTI (500 milioni di euro dall’accisa sulla benzina e 1 miliardo gli anni 2013 e 2014 da riduzione delle voci di spesa statale). Da defi nire, invece, le somme derivanti dalla riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti politici e dal Fondo di solidarietà Ue. In Veneto vi sono per similarità le stesse strutture colpite in Emilia Romagna. Data l’esperienza appare indispensabile che la Regione Veneto quanto prima proceda attraverso i gruppi politici per una proposta legislativa in grado di incentivare il miglioramento strutturale delle attività produttive. Su questa linea si stanno già muovendo gli Ordini dei professionisti e associazioni di costruttori, che però riusciranno ad avere effi cacia solo con l’accorta attenzione da parte della politica e della Regione del Veneto.

L’OCULISTA

Domande frequenti sul distacco di retinaDott. Valerio Crepaldi

DOTT. VALERIO CREPALDI Ospedale S.Antonio Padova [email protected]

PERCHE’ IL DISTACCO DI RETINA E’ PIU’ FREQUENTE NEI MIOPI?La miopia è legata ad un allungamento dell’occhio e questo allungamento determina una trazione sulla retina che lo deve seguire in maniera solidale. Ma la retina non avendo proprietà elastiche si assottiglia aumentando la sua tendenza a rompersi. Grosso modo possiamo dire che ogni 3 diottrie di miopia il bulbo è più lungo di circa 1mm.E’ VERO CHE IL DISTACCO DI RETNA E’ PIU’ FREQUENTE NEI MESI CALDI?E’ vero, perché la perdita di liquidi con la sudorazione provoca una disidratazione del vitreo come una spugna strizzata, facilitandone la contrazione e il distacco. Il paziente vede spesso lampi luminosi e nota corpi mobili vitreali. Il distacco del vitreo è quasi sempre fi siologico, ma può determinare una rottura della retina per debolezza di quest’ultima. E’ importante recarsi dall’oculista il quale può prevenire il distacco di retina (evento patologico) trattando la rottura con il laser.COME SI RICONOSCE UN DISTACCO DI RETINA?

Nella maggior parte dei casi il paziente riferisce la comparsa di una tendina che si pone davanti all’occhio o la perdita di una parte del campo visivo laterale. Nei casi più gravi si ha improvvisa e importante perdita visiva con percezione di lampi di luce.QUALI POSSONO ESSERE LE CAUSE DI UN DISTACCO DI RETINA?A parte il già descritto distacco del vitreo che può accompagnarsi a rotture retiniche ricordiamo le degenerazioni retiniche periferiche (foro retinico, retinoschisi, degenerazione retinica a “palizzata”), interventi di estrazione della cataratta, traumi oculari.IN CHE COSA CONSISTE IL LASER? FA MALE? RICHIEDE IL RICOVERO?Nel corso della visita possono essere identifi cate aree deboli, prima accennate, che necessitano di bruciature retiniche ottenute attraverso il laser, realizzate su retina sana circostante la lesione. La cicatrizzazione che consegue rinforza e previene il distacco di retina. Non fa male, non richiede ricovero, dura solo pochi minuti e non comporta rischi per la salute del paziente.

CON LESIONI RETINICHE CHE STILE DI VITA VA TENUTO?Gli accorgimenti da seguire consistono nell’evitare i traumi come pugni, pallonate, forzi eccessivi, motocross, sport pericolosi come arti marziali, tuffi in piscina, calcio, body building, ecc.LE “MOSCHE VOLANTI” SONO UN SINTOMO PERICOLOSO?Non sempre, la presenza di qualche puntino mobile nel campo visivo è un fatto innocuo e molto comune. Quando la loro presenza è improvvisa e massiccia ci si deve allarmare.

QUANTO TEMPO CI VORRA’ PER RECUPERARE LA VISTA DOPO UN INTERVENTO PER DISTACCO DI RETINA? Molti pazienti rimangono delusi quando il giorno successivo all’intervento togliendo la benda scoprono di vedere peggio. Ciò è normale, in quanto il recupero avverrà in modo lento e graduale, richiedendo a volte diversi mesi.IL DISTACCO DI RETINA PUO’ RIPRESENTARSI?Si nel 20%-30% dei casi; se ciò accade è necessario un nuovo intervento.

A cura dell’AVVOCATO FULVIA FOIS del Foro di Rovigo

Gent.li Lettrici e Lettori, è stata sottoposta alla mia attenzione la richiesta, avanzata da parte di alcuni di Voi, circa la possibisentenza può essere proposta impugnazione avanti la Corte di Appello.

AFFARI DI FAMIGLIA

Adozione ore biologico

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Matrimoni fra omosessuali e famiglie gay. Diritto al riconoscimenti del matrimonio contratto all'estero

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Dott. Massimo Cavazzana Architetto Tel. 049-9585333

Il sisma nella Pianura Padana, tra ricostruzione e prevenzioneL’ARCHITETTO

Sarò lieto di rispondere alle vostre domande inerenti gli articoli pubblicati od altri argomenti inerenti l’architettura e l’ urbanistica all’indirizzo mail: [email protected]

Nel nostro Paese negli ultimi 40 anni sono stati spesi 147 miliardi di euro sul patrimonio immobiliare esistente per la riqualifi cazione antisismica (circa 3,6 miliardi l’anno). Fondi per interventi “post terremoto”, mentre, se si fossero investiti per la progettazione di edifi ci antisismici avrebbero ampliamente evitato i crolli. Così dopo le scosse del 20 e 29 maggio scorso e le successive repliche in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, si corre ai ripari! Case in muratura e capannoni prefabbricati le costruzioni più colpite! Dell’attività delle faglie in Emilia si sapeva dal 2000, tuttavia solo dal 2003-2005 la Pianura Padana è stata riclassifi cata da zona non sismica a grado 3. Nel 2009 sarebbe quindi entrato in vigore l’obbligo di costruire in quell’area con criteri antisismici. Le parole d’ordine ora sono: stima dei danni, valutazioni per la messa in sicurezza, ma anche distribuzione fondi e ripresa urgente delle attività aziendali. Il problema è che molti dei capannoni industriali sono costruiti senza tener conto delle norme antisismiche, urge quindi un censimento per adeguare gli insediamenti industriali! Ecco che il “D.L. post-terremoto”, n. 74 del 6 giugno e la “bozza di linee guida per la messa in sicurezza dei capannoni industriali”, redatte da Protezione civile, Cni, Assobeton e Reluis chiarisce le procedure post-terremoto più urgenti, per conciliare sicurezza e rapidità della ripresa delle attività produttive. Subito i controlli per

certifi care l’agibilità sismica, necessaria per la riapertura delle attività produttive, ma massima semplifi cazione nelle procedure autorizzative di inizio lavori ed (eventuale) delocalizzazione delle attività per far ripartire l’economia. LE FASI SONO DUE: una prima rapida procedura di messa in sicurezza affi data dai titolari dei capannoni ai tecnici, per verifi care che l’edifi cio non abbia le carenze strutturali e in caso abbia tali carenze si deve prevedere interventi di ripristino autocertifi cati al Comune, ma «è possibile solo quando il danno sui principali elementi strutturali sia assente o di modestissima entità». La seconda fase per poter certifi care l’agibilità è quella dell’ OTTENIMENTO DI UN LIVELLO DI SICUREZZA SISMICA PARI AD ALMENO IL 60% di quello previsto per un capannone, costruito secondo la vigente normativa antisismica. Entro sei mesi, dall’entrata in vigore del DL, si dovrà comunque procedere a verifi ca di sicurezza ai sensi delle norme vigenti, e gli interventi per il raggiungimento della soglia del 60% dovranno essere eseguiti entro i 18 mesi successivi (inizio giugno 2014). Se per raggiungere questo 60% serviranno interventi edilizi, basterà comunicare ai Comuni l’avvio dei lavori e, solo entro 60 giorni dopo l’inizio dei lavori, si dovrà «presentare la documentazione per la richiesta dell’autorizzazione paesaggistica e del titolo abilitativo edilizio nonché per la presentazione dell’istanza di autorizzazione

sismica ovvero per il deposito del progetto esecutivo riguardante le strutture». Qualora si scelga la DELOCALIZZAZIONE, questa «è autorizzata previa autocertifi cazione del mantenimento dei requisiti e delle prescrizioni previsti nelle autorizzazioni ambientali», e le aziende possono partire subito e presentare la documentazione entro 180 giorni. Spetta ai Presidenti delle Regioni defi nire «priorità, modalità e percentuali entro le quali possono essere concessi contributi nel limite delle risorse allo scopo fi nalizzate». Le risorse sono del Fondo per la ricostruzione, quantifi cate in 2,5 MILIARDI DI EURO CERTI (500 milioni di euro dall’accisa sulla benzina e 1 miliardo gli anni 2013 e 2014 da riduzione delle voci di spesa statale). Da defi nire, invece, le somme derivanti dalla riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti politici e dal Fondo di solidarietà Ue. In Veneto vi sono per similarità le stesse strutture colpite in Emilia Romagna. Data l’esperienza appare indispensabile che la Regione Veneto quanto prima proceda attraverso i gruppi politici per una proposta legislativa in grado di incentivare il miglioramento strutturale delle attività produttive. Su questa linea si stanno già muovendo gli Ordini dei professionisti e associazioni di costruttori, che però riusciranno ad avere effi cacia solo con l’accorta attenzione da parte della politica e della Regione del Veneto.

A cura di: Giannenrico Cocito, Notaio

Giannenrico Cocito Notaio - Sarò lieto di rispondere ai quesiti dei lettori da inviarmi al seguente indirizzo:[email protected]

Come noto, oramai da qualche tempo, in sede di vendita di un immobile è, nella maggior parte casi, necessario consegnare all’acquirente un certifi cato detto di “certifi cazione enObbligo la cui inosservanza, a quanto risulta, ad oggi è rimasta però priva di sanzione.

IL NOTAIO

Certifi cazione energetica degli edifi ci

PSICOLOGIA DEL LAVORO

Il mobbingDott. Lara Tasso

Sarò lieta di rispondere alle vostre domande all’indirizzo e-mail: [email protected]

Con il termine mobbing si fa riferimento a una serie di molestie e violenze di carattere psicologico, che sono attuate da uno o più individui con intenti lesivi e in maniera sistematica in un contesto di lavoro ai danni generalmente di una singola persona.Negli ultimi anni il termine mobbing è entrato nel vocabolario comune grazie al diffondersi di libri e fi lm sull’argomento; uno su tutti il bel fi lm di Francesca Comencini del 2003 “Mi piace lavorare” con Nicoletta Braschi. Ho l’impressione, tuttavia, che nell’immaginario collettivo il mobbing sia spesso generalizzato, e accade sovente di sentirne parlare in riferimento a qualsiasi comportamento vessatorio che avviene in ambito lavorativo, anche in merito ad un richiamo sporadico di un superiore o a comportamenti poco cortesi da parte di colleghi.Per parlare di mobbing, i comportamenti vessatori non sono sporadici, ma devono avere un’elevata frequenza e si devono protrarre per un lungo periodo (almeno sei mesi).Il mobbing si può manifestare nell’area della comunicazione, per esempio interrompendo continuamente una persona quando parla, impedendole di esprimersi o anche attraverso continui rimproveri verbali. Il fenomeno

può riguardare anche l’immagine sociale, diffondendo voci infondate, ridicolizzando la vittima o screditando le sue decisioni. La persona mobizzata può anche essere colpita nell’area delle relazioni sociali, poiché può essere isolata, spostata in altro uffi cio lontano da tutti. Nell’area professionale assistiamo a un eccesso di lavoro assegnato o, al contrario, a una riduzione delle mansioni, oppure compiti senza senso e umilianti, o anche continui cambi di attività. In alcuni casi la sicurezza del lavoratore è messa a repentaglio in quanto deve svolgere attività che possono nuocere alla salute o può essere addirittura oggetto di violenza fi sica.Anche l’intenzionalità è importante: non si può parlare di mobbing se non ci sentiamo a nostro agio a causa di un collega poco sensibile nei nostri confronti, ma non mosso da cattive intenzioni. Chi attua del mobbing, infatti, lo mette in atto con l’intento di emarginare, discriminare e recare danno al lavoratore oggetto delle violenze, il quale è spinto in una condizione d’inferiorità psicologica senza possibilità di difesa.La persona che subisce mobbing arriva spesso a interrompere volontariamente il rapporto di lavoro per cessare le quotidiane violenze psicologiche che le sono infl itte. Questo accade soprattutto

nelle piccole aziende, poiché non è possibile non condividere il proprio ambiente di lavoro con chi è causa delle vessazioni. Così facendo, tuttavia, si realizza spesso uno dei fi ni ultimi del mobber, che è appunto l’allontanamento della persona presa di mira. Se il fatto accade in aziende di grandi dimensioni, la vittima può essere spostata in altri reparti o in altri sedi.Come difendersi dal mobbing? È importante per le aziende creare un clima di lavoro positivo, individuando e gestendo le persone o i gruppi problematici. La persona, o le persone, oggetto di mobbing non devono isolarsi, ma devono cercare il sostegno sociale all’interno dei vari gruppi cui appartengono. Spesso, infatti, si tende a non raccontare le vessazioni subite, ci si sente colpevoli dell’accaduto, ci si isola dalla famiglia (spesso ignara di tutto), si adottano comportamenti aggressivi, si limita la propria vita sociale, generando un pericoloso circolo vizioso. Non di rado, infatti, chi subisce mobbing mette in serio pericolo anche la propria vita coniugale e familiare, a causa dei comportamenti sopra citati. E’, invece, importante parlare di ciò che si prova, chiedere aiuto e, se il caso lo richiede, raccogliere prove dei comportamenti subiti. Documentare i casi di mobbing è, infatti, molto

complesso e diffi cile, perché spesso la vittima è lasciata sola da amici e colleghi e non ci sono tracce dei soprusi subiti.Un luogo comune da sfatare è che il mobbing sia attuato solo da superiori nei confronti di sottoposti. Questa è solo una delle tante forme del mobbing, ma ce ne sono anche tra colleghi o di sottoposti verso i superiori. In alcuni casi, addirittura, quello che a uno sguardo veloce può apparire il mobber, si scopre poi essere la vittima.Il mobbing, inoltre, può essere attuato e rivolto non solo da e verso singole persone, ma può riguardare due o più individui.Per terminare, voglio porre l’accento sull’importanza di chiedere aiuto a persone fi date che, secondo i casi, può essere un membro del sindacato, un responsabile dell’azienda o anche un consulente esterno, adeguatamente formato per gestire casi di questo tipo. Sono, invece, da evitare l’isolamento e l’indifferenza.

353535I nostri esperti

i nostri EspertiA cura dell’AVVOCATO FULVIA FOIS del Foro di Rovigo

Gent.li Lettrici e Lettori, di sempre

AFFARI DI FAMIGLIA

Matrimoni fra omosessuali e famiglie gay. Diritto al riconoscimenti del matrimonio contratto all'estero

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Dott. Massimo Cavazzana Architetto Tel. 049-9585333

Il sisma nella Pianura Padana, tra ricostruzione e prevenzioneL’ARCHITETTO

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Nel nostro Paese negli ultimi 40 anni sono stati spesi 147 miliardi di euro sul patrimonio immobiliare esistente per la riqualifi cazione antisismica (circa 3,6 miliardi l’anno). Fondi per interventi “post terremoto”, mentre, se si fossero investiti per la progettazione di edifi ci antisismici avrebbero ampliamente evitato i crolli. Così dopo le scosse del 20 e 29 maggio scorso e le successive repliche in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, si corre ai ripari! Case in muratura e capannoni prefabbricati le costruzioni più colpite! Dell’attività delle faglie in Emilia si sapeva dal 2000, tuttavia solo dal 2003-2005 la Pianura Padana è stata riclassifi cata da zona non sismica a grado 3. Nel 2009 sarebbe quindi entrato in vigore l’obbligo di costruire in quell’area con criteri antisismici. Le parole d’ordine ora sono: stima dei danni, valutazioni per la messa in sicurezza, ma anche distribuzione fondi e ripresa urgente delle attività aziendali. Il problema è che molti dei capannoni industriali sono costruiti senza tener conto delle norme antisismiche, urge quindi un censimento per adeguare gli insediamenti industriali! Ecco che il “D.L. post-terremoto”, n. 74 del 6 giugno e la “bozza di linee guida per la messa in sicurezza dei capannoni industriali”, redatte da Protezione civile, Cni, Assobeton e Reluis chiarisce le procedure post-terremoto più urgenti, per conciliare sicurezza e rapidità della ripresa delle attività produttive. Subito i controlli per

certifi care l’agibilità sismica, necessaria per la riapertura delle attività produttive, ma massima semplifi cazione nelle procedure autorizzative di inizio lavori ed (eventuale) delocalizzazione delle attività per far ripartire l’economia. LE FASI SONO DUE: una prima rapida procedura di messa in sicurezza affi data dai titolari dei capannoni ai tecnici, per verifi care che l’edifi cio non abbia le carenze strutturali e in caso abbia tali carenze si deve prevedere interventi di ripristino autocertifi cati al Comune, ma «è possibile solo quando il danno sui principali elementi strutturali sia assente o di modestissima entità». La seconda fase per poter certifi care l’agibilità è quella dell’ OTTENIMENTO DI UN LIVELLO DI SICUREZZA SISMICA PARI AD ALMENO IL 60% di quello previsto per un capannone, costruito secondo la vigente normativa antisismica. Entro sei mesi, dall’entrata in vigore del DL, si dovrà comunque procedere a verifi ca di sicurezza ai sensi delle norme vigenti, e gli interventi per il raggiungimento della soglia del 60% dovranno essere eseguiti entro i 18 mesi successivi (inizio giugno 2014). Se per raggiungere questo 60% serviranno interventi edilizi, basterà comunicare ai Comuni l’avvio dei lavori e, solo entro 60 giorni dopo l’inizio dei lavori, si dovrà «presentare la documentazione per la richiesta dell’autorizzazione paesaggistica e del titolo abilitativo edilizio nonché per la presentazione dell’istanza di autorizzazione

sismica ovvero per il deposito del progetto esecutivo riguardante le strutture». Qualora si scelga la DELOCALIZZAZIONE, questa «è autorizzata previa autocertifi cazione del mantenimento dei requisiti e delle prescrizioni previsti nelle autorizzazioni ambientali», e le aziende possono partire subito e presentare la documentazione entro 180 giorni. Spetta ai Presidenti delle Regioni defi nire «priorità, modalità e percentuali entro le quali possono essere concessi contributi nel limite delle risorse allo scopo fi nalizzate». Le risorse sono del Fondo per la ricostruzione, quantifi cate in 2,5 MILIARDI DI EURO CERTI (500 milioni di euro dall’accisa sulla benzina e 1 miliardo gli anni 2013 e 2014 da riduzione delle voci di spesa statale). Da defi nire, invece, le somme derivanti dalla riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti politici e dal Fondo di solidarietà Ue. In Veneto vi sono per similarità le stesse strutture colpite in Emilia Romagna. Data l’esperienza appare indispensabile che la Regione Veneto quanto prima proceda attraverso i gruppi politici per una proposta legislativa in grado di incentivare il miglioramento strutturale delle attività produttive. Su questa linea si stanno già muovendo gli Ordini dei professionisti e associazioni di costruttori, che però riusciranno ad avere effi cacia solo con l’accorta attenzione da parte della politica e della Regione del Veneto.

L’OCULISTA

Domande frequenti sul distacco di retinaDott. Valerio Crepaldi

DOTT. VALERIO CREPALDI Ospedale S.Antonio Padova [email protected]

PERCHE’ IL DISTACCO DI RETINA E’ PIU’ FREQUENTE NEI MIOPI?La miopia è legata ad un allungamento dell’occhio e questo allungamento determina una trazione sulla retina che lo deve seguire in maniera solidale. Ma la retina non avendo proprietà elastiche si assottiglia aumentando la sua tendenza a rompersi. Grosso modo possiamo dire che ogni 3 diottrie di miopia il bulbo è più lungo di circa 1mm.E’ VERO CHE IL DISTACCO DI RETNA E’ PIU’ FREQUENTE NEI MESI CALDI?E’ vero, perché la perdita di liquidi con la sudorazione provoca una disidratazione del vitreo come una spugna strizzata, facilitandone la contrazione e il distacco. Il paziente vede spesso lampi luminosi e nota corpi mobili vitreali. Il distacco del vitreo è quasi sempre fi siologico, ma può determinare una rottura della retina per debolezza di quest’ultima. E’ importante recarsi dall’oculista il quale può prevenire il distacco di retina (evento patologico) trattando la rottura con il laser.COME SI RICONOSCE UN DISTACCO DI RETINA?

Nella maggior parte dei casi il paziente riferisce la comparsa di una tendina che si pone davanti all’occhio o la perdita di una parte del campo visivo laterale. Nei casi più gravi si ha improvvisa e importante perdita visiva con percezione di lampi di luce.QUALI POSSONO ESSERE LE CAUSE DI UN DISTACCO DI RETINA?A parte il già descritto distacco del vitreo che può accompagnarsi a rotture retiniche ricordiamo le degenerazioni retiniche periferiche (foro retinico, retinoschisi, degenerazione retinica a “palizzata”), interventi di estrazione della cataratta, traumi oculari.IN CHE COSA CONSISTE IL LASER? FA MALE? RICHIEDE IL RICOVERO?Nel corso della visita possono essere identifi cate aree deboli, prima accennate, che necessitano di bruciature retiniche ottenute attraverso il laser, realizzate su retina sana circostante la lesione. La cicatrizzazione che consegue rinforza e previene il distacco di retina. Non fa male, non richiede ricovero, dura solo pochi minuti e non comporta rischi per la salute del paziente.

CON LESIONI RETINICHE CHE STILE DI VITA VA TENUTO?Gli accorgimenti da seguire consistono nell’evitare i traumi come pugni, pallonate, forzi eccessivi, motocross, sport pericolosi come arti marziali, tuffi in piscina, calcio, body building, ecc.LE “MOSCHE VOLANTI” SONO UN SINTOMO PERICOLOSO?Non sempre, la presenza di qualche puntino mobile nel campo visivo è un fatto innocuo e molto comune. Quando la loro presenza è improvvisa e massiccia ci si deve allarmare.

QUANTO TEMPO CI VORRA’ PER RECUPERARE LA VISTA DOPO UN INTERVENTO PER DISTACCO DI RETINA? Molti pazienti rimangono delusi quando il giorno successivo all’intervento togliendo la benda scoprono di vedere peggio. Ciò è normale, in quanto il recupero avverrà in modo lento e graduale, richiedendo a volte diversi mesi.IL DISTACCO DI RETINA PUO’ RIPRESENTARSI?Si nel 20%-30% dei casi; se ciò accade è necessario un nuovo intervento.

A cura dell’AVVOCATO FULVIA FOIS del Foro di Rovigo

Gent.li Lettrici e Lettori, è stata sottoposta alla mia attenzione la richiesta, avanzata da parte di alcuni di Voi, circa la possibisentenza può essere proposta impugnazione avanti la Corte di Appello.

AFFARI DI FAMIGLIA

Adozione ore biologico

Se lo desiderate segnalatemi i Vs casi e/o le Vs questioni di maggiore interesse all’indirizzo mail: [email protected] autorizzandomi espressamente anche alla riproduzione parziale del testo da Voi inviatomi.

Page 36: La Piazza di Rovigo - 2012ag n109

36 Crucipiazza3636 Crucipiazza

Giochi e tantodivertimento:li trovate su Simply... Puzzle!Tutti i mesi in edicola!

100paginesolo

€ 1,20

Azzurra Edizioni S.n.c. - C.P. 93/B - 35028 Piove di Sacco (PD) [email protected]

SOPRA E SOTTO Risolvendo entrambi i giochi otterrete, rispettivamente, il nome e il cognome dell’attore in foto

Chiave (7) - Il nome..................................

................................................................

Pierino• Pierino rivolto alla maestra: “Si-gnora maestra, non credo di es-sermi meritato zero nel compito di matematica.” “Nemmeno io lo credo, ma purtroppo voti più bas-si non ne esistono.”• Pierino torna a casa e suo padre gli chiede: “Come è andato l’e-same?” “Papà non dicevi che era più importante la salute?”• Un amico fa all’altro: “Tua mamma per caso fa l’elettrici-sta?” “No, perché?” “Perché la vedo sempre sotto un palo.”• La maestra a Pierino: “Fammi un esempio di ingiustizia.” “Ehm, quando io prendo un brutto voto perché papà ha sbagliato i com-piti.”• Il professore interroga Pierino: “Dimmi il nome di un rettile.” Chiede. “Una vipera.” “Bene, ora dimmi il nome di un’altro rettile.” “Un’altra vipera.”• La maestra indicando Pierino: “Tu, dimmi due pronomi.” “Chi? Io?” “Bene, benissimo! Ora sen-tiamo un altro.”• La maestra interroga Pierino in Storia: “Pierino, cosa divenne Carlo Alberto quando morì suo padre?” “Orfano.”• “Pierino, perché hai scritto ca-mino con la ‘k’?” “Perché camini senza cappa non esistono!”• Pierino: “Signora maestra si può punire uno per una cosa che non ha fatto?” “No di certo!” “Bene,

allora non ho fatto i compiti.”• “Pierino, cos’è l’arcobaleno?” “E’ il sole che dopo essersi fatto la doccia, si rifà il trucco.”• “Pierino, cos’è un temporale?” “Sono delle nubi che, spaventate dai tuoni, scoppiano a piangere.”• “Lo sai perché Pierino dorme con il martello?” “Per schiacciare un pisolino.”• La mamma dice a Pierino: “Pie-rino, vammi a comprare lo spirito in farmacia, per favore.” Pierino va in farmacia e paga. Poi va in chiesa a confessarsi: “Fatti il se-gno della croce.” Dice il prete. “Nel nome del padre e del figlio, amen.” “Pierino!” Esclama il pre-te scandalizzato. “E lo spirito?” “Oh no! L’ho dimenticato in far-macia!”• La maestra dice a Pierino: “Se metto nello zaino 5 libri di italia-no, 7 di matematica e 2 di sto-ria, quanti libri avrò?” E Pierino risponde: “Abbastanza per rovi-narmi le vacanze.”• Pierino chiede alla maestra: “Signora maestra posso andare in bagno?” La maestra risponde: “No.” Pierino torna al posto e la maestra gli chiede: “Pierino qual è il lago più grande d’Italia?” E Pierino: “Quello sotto al mio ban-co.”• Interrogazione di geografia. L’insegnante: “Pierino, sai dirmi dov’è il canale di Suez?” Pierino: “Si, sul digitale terrestre.”

LE OMBRE:

trova l’ombra

corretta: A

Soluzioni:

ATTORE - AUTIERI - CITTI - FAMAFASSARI - FRATELA CARBONARAMADRE - MARGHERITA BUYPANNI - RICKY - RUOLI - RUOLO

LE OMBRE Trova l’ombra corretta

Aforismi sull’amore• La massima forma d’egoismo è l’amore. Non amiamo i nostri partner, ma soltanto la loro capacità di amare noi.• La ricchezza del mio cuore è infinita come il mare, così profondo il mio amore: più te ne do e più ne ho, perché entrambi sono infiniti.• Nell’amore, un silenzio val più di un discorso.

AARON (Aronne)ADAM (Adamo)

ALANALBERT (Alberto)

ARNOLD (Arnoldo)BARNEY

BENBRAD

BRYANCURT

DAVE (Davide)JACOB (Giacobbe)JAMES (Giacomo)

JOSHKATE

LAWRIELILY

MADDISONMARGARET (Margherita)

ROSY (Rosa)SALLY

TYRONZOEY

THE NAMES (i nomi) Impariamo l’inglese

CHIAVE (8) - Un nome inglese......................................................................................

PuzzleSimply...

A B

C D

Inserite all’interno dello schema inferiore le parole elencate in modo da completare il cruciverba. A schema ultimato, nelle caselle grigie, apparirà il cognome.

AN - AU - CA - ED - EL - ES - FU - MONO - SO - UD - ADA - AHI - AIA - AIOGOL - ODA - OHE - OLA - TRE - UAUALOE - AMOS - ECRU - FLAG - FOCAFALSO - MALCO - ORNAREOTARDA - SPELTA - ISRAELEPRELATO

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Page 37: La Piazza di Rovigo - 2012ag n109

373737A tavola

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SOPRA E SOTTO Risolvendo entrambi i giochi otterrete, rispettivamente, il nome e il cognome dell’attore in foto

Chiave (7) - Il nome..................................

................................................................

Pierino• Pierino rivolto alla maestra: “Si-gnora maestra, non credo di es-sermi meritato zero nel compito di matematica.” “Nemmeno io lo credo, ma purtroppo voti più bas-si non ne esistono.”• Pierino torna a casa e suo padre gli chiede: “Come è andato l’e-same?” “Papà non dicevi che era più importante la salute?”• Un amico fa all’altro: “Tua mamma per caso fa l’elettrici-sta?” “No, perché?” “Perché la vedo sempre sotto un palo.”• La maestra a Pierino: “Fammi un esempio di ingiustizia.” “Ehm, quando io prendo un brutto voto perché papà ha sbagliato i com-piti.”• Il professore interroga Pierino: “Dimmi il nome di un rettile.” Chiede. “Una vipera.” “Bene, ora dimmi il nome di un’altro rettile.” “Un’altra vipera.”• La maestra indicando Pierino: “Tu, dimmi due pronomi.” “Chi? Io?” “Bene, benissimo! Ora sen-tiamo un altro.”• La maestra interroga Pierino in Storia: “Pierino, cosa divenne Carlo Alberto quando morì suo padre?” “Orfano.”• “Pierino, perché hai scritto ca-mino con la ‘k’?” “Perché camini senza cappa non esistono!”• Pierino: “Signora maestra si può punire uno per una cosa che non ha fatto?” “No di certo!” “Bene,

allora non ho fatto i compiti.”• “Pierino, cos’è l’arcobaleno?” “E’ il sole che dopo essersi fatto la doccia, si rifà il trucco.”• “Pierino, cos’è un temporale?” “Sono delle nubi che, spaventate dai tuoni, scoppiano a piangere.”• “Lo sai perché Pierino dorme con il martello?” “Per schiacciare un pisolino.”• La mamma dice a Pierino: “Pie-rino, vammi a comprare lo spirito in farmacia, per favore.” Pierino va in farmacia e paga. Poi va in chiesa a confessarsi: “Fatti il se-gno della croce.” Dice il prete. “Nel nome del padre e del figlio, amen.” “Pierino!” Esclama il pre-te scandalizzato. “E lo spirito?” “Oh no! L’ho dimenticato in far-macia!”• La maestra dice a Pierino: “Se metto nello zaino 5 libri di italia-no, 7 di matematica e 2 di sto-ria, quanti libri avrò?” E Pierino risponde: “Abbastanza per rovi-narmi le vacanze.”• Pierino chiede alla maestra: “Signora maestra posso andare in bagno?” La maestra risponde: “No.” Pierino torna al posto e la maestra gli chiede: “Pierino qual è il lago più grande d’Italia?” E Pierino: “Quello sotto al mio ban-co.”• Interrogazione di geografia. L’insegnante: “Pierino, sai dirmi dov’è il canale di Suez?” Pierino: “Si, sul digitale terrestre.”

LE OMBRE:

trova l’ombra

corretta: A

Soluzioni:

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LE OMBRE Trova l’ombra corretta

Aforismi sull’amore• La massima forma d’egoismo è l’amore. Non amiamo i nostri partner, ma soltanto la loro capacità di amare noi.• La ricchezza del mio cuore è infinita come il mare, così profondo il mio amore: più te ne do e più ne ho, perché entrambi sono infiniti.• Nell’amore, un silenzio val più di un discorso.

AARON (Aronne)ADAM (Adamo)

ALANALBERT (Alberto)

ARNOLD (Arnoldo)BARNEY

BENBRAD

BRYANCURT

DAVE (Davide)JACOB (Giacobbe)JAMES (Giacomo)

JOSHKATE

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ROSY (Rosa)SALLY

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THE NAMES (i nomi) Impariamo l’inglese

CHIAVE (8) - Un nome inglese......................................................................................

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A B

C D

Inserite all’interno dello schema inferiore le parole elencate in modo da completare il cruciverba. A schema ultimato, nelle caselle grigie, apparirà il cognome.

AN - AU - CA - ED - EL - ES - FU - MONO - SO - UD - ADA - AHI - AIA - AIOGOL - ODA - OHE - OLA - TRE - UAUALOE - AMOS - ECRU - FLAG - FOCAFALSO - MALCO - ORNAREOTARDA - SPELTA - ISRAELEPRELATO

VINO

IL CHIANTI

GLI INGLESI LO CHIAMANO “CHIANTISHIRE”, IN ONORE DI QUELLA PARTE DI TOSCANA CHE È COME SE FOSSE UN PROLUNGAMENTO DELLA LORO ISOLA, UNA ZONA DI COLLINA COPERTA DI VIGNETI, DI ULIVETI, BOSCHI DI QUERCE, PINETE, CASTELLI E BORGHI ANTICHI. E’ UNA SPECIE DI REGIONE DENTRO LA REGIONE, LA CUI FAMA VINICOLA, COME QUELLA DI BORDEAUX, DELLA BORGOGNA E DELLA CHAMPAGNE, SI È NEL CORSO DEI SECOLI DIFFUSA IN TUTTO IL MONDO. LA ZONA DI PRODUZIONE DEL CHIANTI SI ESTENDE A CAVALLO DELLE PROVINCE DI FIRENZE E SIENA, AREZZO, PISA E PISTOIA. IL VINO CHE QUI VIENE PRODOTTO HA UN CORPO ED UNA LONGEVITÀ CHE LO AVVICINANO PIÙ AI “SUPERTUSCANS” CHE A QUEL VINELLO DA TRATTORIA CHE ERA UNA VOLTA, BUON COMPAGNO DELLA FINOCCHIONA E DELLA RIBOLLITA. IL CHIANTI E UNA TERRA DI ANTICHE TRADIZIONI, IN CUI ESISTONO TESTIMONIANZE ROMANE ED ETRUSCHE. I PRIMI DOCUMENTI RISALGONO AL XIII SECOLO E RIGUARDANO LA LEGA DEL CHIANTI, COSTITUITA A FIRENZE PER REGOLARE I RAPPORTI TRA I PRODUTTORI DI SANGIOVESE DEI COMUNI DI RADDA, GAIOLE E CASTELLINA. COME INSEGNA FU ADOTTATO UN GALLO NERO IN CAMPO DORATO, E QUE-STO SIMBOLO È TUTT’ORA L’EMBLEMA DEL CONSORZIO DEL VINO DEL CHIANTI CLASSICO.FINO AL 1700 IL VINO CHIANTI VENIVA PRODOTTO SOLAMENTE COL SANGIOVESE E FU SOLO NEL 1800 CHE SI INCOMINCIO AD UTILIZZARE ANCHE ALTRI VITIGNI. FU IL BARONE RICASOLI IL PRIMO AD INIZIARE A MISCELARE VARIE UVE PER MIGLIORARE LA QUALITÀ DEL VINO.OGGI LA MAGGIOR PARTE DEI PRODUTTORI UTILIZZA O SOLO SANGIOVESE O SANGIOVESE E MERLOT O CABERNET SAUVIGNON. IL CHIANTI È UN VINO CHE MOLTO BENE SI ACCOMPAGNA AI PIATTI TRADIZIONALI TOSCANI, AI SALUMI, AI FORMAGGI, ALLE CARNI IMPORTANTI ED UNA BUONA “RISERVA” LA SI PUÒ BERE ANCHE DA SOLA. IO NEL CHIANTI CI SONO STATO E POSSO DIRE SENZA PECCARE DI PRESUNZIONE CHE IN UN BICCHIERE DI QUESTO OTTIMO VINO SI ASSAPORA NON SOLO LA STORIA MA ANCHE LA SIMPATIA DEI TOSCANI, GENTE ALLEGRA E MOLTO CORDIALE.

DenisMeneghini

CUCINA

CONCHIGLIE INTEGRALI CREMOSAMENTE SPADELLATE CON ZUCCHINE E MORTADELLAZUCCHINE E MORTADELLA È UN DUO BEN NOTO PER LA SUA DOLCEZZA E LEGGEREZZA, NELLA

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SOLIDARIETÀ

16

VELA

22

RegioneChioggia

14

Campolongo

L’ECOMOBILE PER

RIFIUTI INGOMBRANTI

E’ in funzione da gennaio a Campo-

longo Maggiore (In Riviera del Brenta)

un nuovo servizio chiamato ecomo-

bile. Potranno essere conferiti rifi uti

ingombranti come mobili ed elettrodo-

mestici. Sarà possibile conferire i rifi uti

ingombranti: Boion ogni 2° sabato

del mese dalle 8 alle 12 in Via Pasolini

(parcheggio ad ovest della piazza della

chiesa). Campolongo Maggiore ogni

4° sabato del mese dalle ore 8 alle 12

in Via Majorana (parcheggio del campo sportivo).

EconomiaLA PROVINCIA VENDE

QUOTE AUTOSTRADE

La Provincia di Venezia vende il 7

per cento delle quote possedute

nell’autostrada Spa Venezia-Padova,

pari a 171.173 azioni per un valore

complessivo di 9.120.319,96 euro

e lo 0,71 per cento delle azioni di

Interporto di Venezia spa per un valore

di 191.427,64 euro. I bandi di avviso

sono pubblicati all’albo pretorio e sono

disponibili sul sito www.provincia.

venezia.it sezione bandi e concorsi. Il

termine ultimo per la presentazione

delle offerte è il 7 febbraio 2011

L’infl uenza A (H1N1) torna a colpire

anche in Veneto, all’inizio del mese

di gennaio si registravano 9 ricoverati

e un decesso. Si tratta per lo più di

persone già debilitate da malattie o

convalescenti. Il virus quest’anno si

presenta con caratteristiche meno

aggressive ma può avere delle compli-

cazioni. Nel Veneziano si è registrato

anche il caso di un uomo di San Donà.

Nel Miranese il presidente della Con-

ferenza dei sindaci dell’Ulss 13, Fabio

Livieri, sollecita maggiori controlli nelle

scuole del territorio considerato il picco

atteso per fi ne mese.

Sanità

TORNA A COLPIRE

L’INFLUENZA SUINA

TerritorioAMBIENTE: MENO

CO2, PIÙ QUALITÀ

Si sono riuniti lo scorso 14 gennaio a

Ca’ Corner per una riunione operativa

il presidente della Provincia di Venezia

Francesca Zaccariotto e il collega della

Spezia, Marino Fiasella, insieme con

gli assessori all’Ambiente Paolo Dalla

Vecchia, al Trasporto Giacomo Gandolfo

e alla Viabilità Emanuele Prataviera,

con il direttore generale di Tecla

(l’associazione che dal 2001 supporta

la collaborazione fra le Province e

l’Unione europea) Mario Battello. Due

gli obiettivi. In primo luogo individuare

un percorso comune tra le due Province

per l’attuazione del Patto dei sindaci,

il protocollo promosso dalla Direzione

generale energia dell’Unione europea,

per favorire la riduzione delle emis-

sioni di Co2 siglato dalla Provincia di

Venezia lo scorso 25 settembre. Sono

inoltre state valutate le prospettive

di fi nanziamento europeo su nuovi

progetti imprenditoriali fi nalizzati

all’utilizzazione di fonti energetiche

alternative.

L’INTERVENTO

Grandi opere, i veneti chiedono partecipazione

di Alessandro Abbadir

Le devastanti alluvioni nel vicentino e nel padovano dello scorso novembre, però, hanno cambiato le carte in tavola. L’idrovia Padova –

Venezia è diventata di nuovo un’opera utile. Da degli studi idraulici fatti, infatti, appare chiara la sua funzione di valvola di sfogo delle

acque del padovano e del vicentino, senza perdere poi la caratteristica di infrastruttura di comunicazione commerciale (su acqua con

chiatte fra Padova e Venezia), che tra l’altro ha un impatto inquinante minore della cosidetta “camionabile”. Il problema però, come nel

caso della Romea Commerciale, è che spesso le valutazioni su cosa realizzare, non seguono le priorità che emergono dal territorio. Queste

opere progettate da tempo, sono viste per lo più come grandi affari, operazioni che una volta avviate sono diffi cili da cambiare e da adattare

alle nuove priorità. Questo perché hanno già mosso ed impegnato gruppi imprenditoriali, fi umi di denaro potenziale o già stanziato che

punta più su strade, su nuovo cemento, su ferrovie o idrovie. I cittadini però cominciano a svegliarsi e con loro anche tante forze politiche

locali che “disubbidiscono” platealmente agli input che arrivano dai vertici dei partiti e si dimostrano più moderni degli imprenditori nel

campo degli interventi sostenibili. Non si accettano più decisioni calate dall’alto che qualche ente locale fi nge di contrastare per poi accettare

supinamente. Nascono comitati e fronti trasversali, che vogliono assemblee partecipazione, referendum. Sul futuro del territorio la gente

vuole decidere non subire le scelte dei potentati d’affari.1

*dottore oculista

POLITICA

28

SCUOLA

30

CULTURA

34

PRIMO PIANO

36-37

INTORNO A NOI

41

MOSTRE A PADOVA

43

professionalitàprofessionalitàprofessionalitàprofessionalitàprofessionalitàprofessionalitàcortesiacortesiacortesiacortesiacortesiacortesiacortesiacortesiacortesiacortesia relaxrelaxrelaxrelaxrelaxrelax

risultatirisultatirisultatirisultatirisultatirisultatirisultatirisultatirisultatirisultatirisultatirisultatirisultatirisultatiigieneigieneigieneigieneigieneigieneigieneigiene

Provincia Regione

16

22

RegioneRegioneRegioneRegione

La Provincia di Venezia vende il 7

per cento delle quote possedute

nell’autostrada Spa Venezia-Padova,

pari a 171.173 azioni per un valore

complessivo di 9.120.319,96 euro

e lo 0,71 per cento delle azioni di

Interporto di Venezia spa per un valore

di 191.427,64 euro. I bandi di avviso

sono pubblicati all’albo pretorio e sono

disponibili sul sito www.provincia.

venezia.it sezione bandi e concorsi. Il

termine ultimo per la presentazione

delle offerte è il 7 febbraio 2011

TerritorioAMBIENTE: MENO

CO2, PIÙ QUALITÀ

Si sono riuniti lo scorso 14 gennaio a

Ca’ Corner per una riunione operativa

il presidente della Provincia di Venezia

Francesca Zaccariotto e il collega della

Spezia, Marino Fiasella, insieme con

gli assessori all’Ambiente Paolo Dalla

Vecchia, al Trasporto Giacomo Gandolfo

e alla Viabilità Emanuele Prataviera,

con il direttore generale di Tecla

(l’associazione che dal 2001 supporta

la collaborazione fra le Province e

l’Unione europea) Mario Battello. Due

gli obiettivi. In primo luogo individuare

un percorso comune tra le due Province

per l’attuazione del Patto dei sindaci,

il protocollo promosso dalla Direzione

generale energia dell’Unione europea,

per favorire la riduzione delle emis-

sioni di Co2 siglato dalla Provincia di

Venezia lo scorso 25 settembre. Sono

inoltre state valutate le prospettive

di fi nanziamento europeo su nuovi

progetti imprenditoriali fi nalizzati

all’utilizzazione di fonti energetiche

alternative.

punta più su strade, su nuovo cemento, su ferrovie o idrovie. I cittadini però cominciano a svegliarsi e con loro anche tante forze politiche

locali che “disubbidiscono” platealmente agli input che arrivano dai vertici dei partiti e si dimostrano più moderni degli imprenditori nel

campo degli interventi sostenibili. Non si accettano più decisioni calate dall’alto che qualche ente locale fi nge di contrastare per poi accettare

supinamente. Nascono comitati e fronti trasversali, che vogliono assemblee partecipazione, referendum. Sul futuro del territorio la gente

vuole decidere non subire le scelte dei potentati d’affari.1

POLITICA

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8

L’Intervento

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Gli Eneldevoti e gli Eneldipendenti si sono sempre accontentati di qualche concer-to in centrale in cambio dell’inquinamento, dell’uso di olio colombiano e della poca ma-nutenzione degli impianti.

li Eneldevoti e gli Eneldipendenti si sono sempre accontentati di qualche concer-

Eneldevoti ed Eneldipendenti

*Partito Socialista

di Gianni Nonnato*

Ulss 14 e ospedale, quale destino per Chioggia?

Sanità

10-14

Intoppi per la riscossione dei bonus gas

Il caso

4-8

Elezioni, partiti e gruppi politici in fermentoLa campagna elettorale è ormai alle por-te e le consultazioni tra i diversi partiti e i gruppi politici sono iniziate da tempo. Il partito più corteggiato al momento sembra l’Udc, quasi conteso tra centrodestra e centrosinistra. Ma i tempi non sono ancora maturi per una decisione e l’Udc cittadino ha imparato l’arte della mediazione. A puntare su un’alleanza con l’Udc sarebbero sia il Pd, che prende a modello l’esperienza veneziana di Orsoni, in coalizione con i par-titi di centro, sia il Pdl, che ha apprezzato

l’impegno e la compattezza del partito nella passata esperienza amministrativa. All’interno del Pdl si attende l’esito delle consultazioni per capire se i consiglieri che nella passata amministrazione erano rimasti fi no alla fi ne fedeli al mandato, siano anco-ra parte del partito. Il gruppo smentisce per ora la creazione di una lista civica separata e attende alcune risposte dai vertici del Pdl.Certa è invece la discesa in campo di Romano Tiozzo con una lista civica sepa-rata, esattamente come aveva fatto nel

2007, rendendosi disponibile come possibi-le candidato sindaco per una coalizione di centrodestra. Si tratta, a detta di Tiozzo, “di un grup-po politico coeso, con idee ben chiare, che si appresta ad iniziare a testa alta e senza scheletri negli armadi l’imminente campa-gna elettorale”.

“TOLÉLE” DI CHIOGGIA IN MOSTRA A CATTOLICAGli ex voto fanno parte di quel patrimonio di Fede e di cultura che comunemente si chiama devozione o pietà popolare. La “pietà popolare non può essere ignorata, ne trattata con indifferenza o disprezzo” scriveva il papa Giovanni Paolo II.

21

www.lapiazzaweb.itil sito del giornale

PARENTOPOLI NEL VENEZIANOParentopoli, dopo Roma anche Ve-nezia, anche se le possibili proporzioni di un eventuale scandalo, non sembrano certamente quelle emerse nella capitale. A lanciare le accuse all’amministrazione comunale e alle municipalizzate vene-ziane era stato il sindacato Usb.

28

L P

www.lapiazzaweb.it

di Chioggia

Da Chioggia alla Mongolia in moto

Il viaggio

26

14

EDITORIALEGrandi opere, i veneti chiedono partecipazione di Alessandro Abbadir

Grandi opere, il Veneto e i veneti, si interrogano e chiedono più parteci-pazione alle scelte infrastrutturali che determineranno il futuro del loro territorio. Sul tavolo di interventi e progetti ce ne sono molti. Alcuni già conclusi o da completare, come la Pedemontana e il Passante di Mestre (con le opere complementari), il sistema Metropolitano Ferroviario di Super-fi cie (appena avviato), altri da defi nire e alcuni addirittura solo abbozzati. Si pensi alla Romea Commerciale, alla camionabi-le Padova – Venezia, al completamento dell’Idrovia Padova Venezia, all’elettrodot-to Dolo-Camin, al Polo logistico portuale di Mira, Veneto City, l’alta Velocità nel Veneto orientale.

Sono opere che insistono e hanno come terminale ultimo, attraversando le province di Padova e Rovigo (nel caso della Commerciale), il territorio della pro-vincia di Venezia. Ma le ricadute sono su tutti i veneti. Si pensi ad esempio al com-pletamento dell’Idrovia Padova – Venezia. L’opera cominciata negli anni 60 è stata realizzata solo nella parte iniziale a ridosso della laguna di Venezia, ed è sempre stata considerata un’opera mastodontica inutile e costosissima da fi nire.

3

Page 38: La Piazza di Rovigo - 2012ag n109

38 Oroscopo3838 Oroscopo

BILANCIADAL 2 3/09AL 22/10FASCINO SARETE RIC-

CHI DI FIDUCIA, COMBAT-TIVITÀ E CAPACITÀ STRATEGICHE.

POTRESTE IMBATTERVI IN CONOSCENZE IMPORTANTI · SALUTE POTRESTE RISEN-TIRE DI QUALCHE DISTURBO A CARICO DI SCHIENA O STOMACO. OPPORTUNO GE-STIRE CON SAGGEZZA DIETA ED ENERGIE

SCORPIONEDAL 23/10AL 22/11FASCINO RECU-

PERERETE CHARME E POESIA. IL QUADRO

COMPLESSIVO DEI SENTIMENTI SI FARÀ MENO OSTINATO E BELLICOSO · SALUTE IL TONO MUSCOLARE NON SEMPRE OTTI-MALE REGALERÀ RISULTATI A CHI POTRÀ CONTARE SU UN PERIODO DI PREPARAZ-IONE PREGRESSA

SAGITTARIODAL 23/11AL 21/12

FASCINO MOLTI DI VOI SPERIMENTERANNO UN DE-CISO PASSO AVANTI NELLE

QUESTIONI DI CUORE, SI-ATE RAGIONEVOLI E PAZIENTI · SALUTE SCHIENA E GAMBE, DOPO QUALCHE MESE DI RISTAGNO ENERGETICO, RIPREN-DERANNO AD ESSERE SCATTANTI. AT-TENTI ALLA MOTIVAZIONE

CAPRICORNODAL 22/12AL 20/01FASCINO NON DATE

NULLA PER SCON-TATO E SIATE PIÙ APERTI NEL MANIFE-STARE LE EMOZIONI. CONTRASTI DIETRO L’ANGOLO · SALUTE RIPOSATE MOLTO E DOSATE CON SAPIENZA LE ENERGIE. ADOTTATE UN REGIME SPORTIVO LEG-GERO E UNA DIETA NUTRIENTE

ACQUARIODAL 21/01AL 19/02FASCINO FATE ATTENZIONE ALLA QUALITÀ DELLA COMU-

NICAZIONE E TENETE A BADA AL VOSTRA AUTOSTIMA DAI PICCHI TROPPO ALTI · SALUTE AFFRONTATE LA

STAGIONE ENTRANTE TONICI E SCOPPIET-TANTI DI FIDUCIOSE ENERGIE, POTRESTE SORPRENDERE QUALCUNO!

PESCI DAL 20/02 AL 20/03FASCINO SAPRETE RIMETTERE IN MOTO

FANTASIA E VITALITÀ, CIÒ VI CONSEN-TIRÀ DI APPARIRE PIÙ DESIDERABILI E IN-TRIGANTI · SALUTE IN ARRIVO QUALCHE PICCOLO RALLENTAMENTO DEL METABO-LISMO DA TENERE SOTTO CONTROLLO GRAZIE A DIETA E MOVIMENTO

ARIETEDAL 21/03

AL 20/04FASCINO MUNITEVI DI UNA BUONA DOSE DI

TATTO E DI PAZIENZA. PER CHI FATICA A CONTENERE LE ENERGIE, POSSIBILI ALTI E BASSI · SALUTE POTRESTE ESSERE VIT-TIME DI UN AUMENTO DI STRESS A CARICO DELL’APPARATO DIGESTIVO. MANTENETE UN ATTEGGIAMENTO COSTRUTTIVO

TORODAL 21/04

AL 20/05F A S C I N O

SARETE PIÙ AF-F E T - TUOSI E DISPONIBILI, OLTRE CHE PROTETTIVI E ROMANTICI. MESE PROPIZIO ANCHE PER LE NUOVE CONOSCENZE · SALUTE VI SENTITE PIGRI E SPOSSATI. L’ATTIVITÀ SPORTIVA PRATI-CATA IN MANIERA GIOCOSA E “SOFT”, VI AIUTERÀ A DISTENDERVI

GEMELLIDAL 21/05AL 21/06FASCINO UN PIACEV-OLE DINAMISMO VI

GARANTIRÀ INTRAPRENDENZA E GRANDE APPEAL SEDUTTIVO. SARETE IRRESIST-IBILI! · SALUTE GRAZIE AGLI STU-PENDI PASSAGGI DEGLI ULTIMI MESI ORA VIVRETE DI RENDITA, LA CURVA DEL BEN-ESSERE NON CONOSCERÀ FLESSIONI

CANCRODAL 22/06AL 22/07

FASCINO VENERE CREA PER VOI ECLATANTI OCCASIONI DI

INCONTRO E VEGLIA CON SOL-LECITUDINE SUI VOSTRI AFFARI DI CUORE · SALUTE TERAPIE DOLCI, BASATE SU MASSAGGI E PROPRIETÀ DELLE ACQUE TERMALI, VI RESTITUIRANNO UN EQUI-LIBRIO OTTIMALE

LEONEDAL 23/07

AL 23/08FASCINO VI SENTIRETE DI AVERE UN APPROC-CIO AI SENTIMENTI PIÙ DELICATO E INTIMISTA. GESTITE BENE LE ENER-

GIE, VI SERVIRANNO· SALUTE POTRESTE ESSERE PREDA DI UN PIACEVOLE IN-DULGERE NELLA PIGRIZIA, TUTTAVIA, IL TONO MUSCOLARE SARÀ OTTIMALE

VERGINEDAL 24/08

AL 22/09FASCINO DECOLLERANNO EVENTUALI PROGETTI DI COPPIA ACCANTONATI DA

TEMPO E AUMENTERANNO GLI INCONTRI PIACEVOLI · SALUTE CURATE L’ALIMENTAZIONE E NON INDUGIATE IN PENSIERI OSSESSIVI, POTREBBERO TO-GLIERVI L’ENERGIA DI CUI NECESSITATE

Oroscopo

VERGINEVERGINEDAL 24/08DAL 24/08

AL 22/09AL 22/09FASCINOFASCINO

TEMPO E AUMENTERANNO GLI

LEONELEONEDAL 23/07DAL 23/07

AL 23/08AL 23/08FASCINOFASCINO

GESTITE BENE LE ENER-GIE, VI SERVIRANNO·

AL 22/07AL 22/07FASCINOFASCINO

VOI ECLATANTI OCCASIONI DI INCONTRO E VEGLIA CON SOL-

LECITUDINE SUI VOSTRI AFFARI DI CUORE

GEMELLIGEMELLIDAL 21/05DAL 21/05

OLE DINAMISMO VI

TOROTORODAL 21/04DAL 21/04

SARETE PIÙ AF-F E T - TUOSI E DISPONIBILI,

ARIETEARIETEDAL 21/03DAL 21/03

AL 20/04AL 20/04

TATTO E DI PAZIENZA. PER CHI FATICA A

AL 20/03

ACQUARIOACQUARIODAL 21/01DAL 21/01AL 19/02AL 19/02FASCINOFASCINOALLA QUALITÀ DELLA COMU-

NICAZIONE E TENETE A BADA

SALUTESALUTE

CAPRICORNOCAPRICORNO

NULLA PER SCON-TATO E SIATE PIÙ APERTI NEL MANIFE-

SAGITTARIOSAGITTARIODAL 23/11DAL 23/11AL 21/12AL 21/12

QUESTIONI DI CUORE, SI-

SCORPIONESCORPIONE

FASCINOFASCINOPERERETE CHARME

E POESIA. IL QUADRO COMPLESSIVO DEI SENTIMENTI SI FARÀ

BILANCIABILANCIADAL 2 3/09DAL 2 3/09

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Ai sensi del d.lgs. 196/2003, La informiamo che: a) titolare del trattamento è ActionAid International Italia Onlus (di seguito, AA) - Milano,via Broggi 19/A; b) responsabile del trattamento è il dott. Marco De Ponte, domiciliato presso AA; c) i Suoi dati saranno trattati (anche elettronicamente) soltanto dai responsabili e dagli incaricati autorizzati, esclusivamente per l’invio del materiale da Lei richiesto e per il perseguimento delle attività di solidarietà e beneficenza svolte da AA; d) i Suoi dati saranno comunicati a terzi esclusivamente per consentire l’invio del materiale informativo; e) il conferimento dei dati è facoltativo, ma in mancanza non potremo evadere la Sua richiesta; f) ricorrendone gli estremi, può rivolgersi all’indicato responsabile per conoscere i Suoi dati, verificare le modalità del trattamento, ottenere che i dati siano integrati, modificati, cancellati, ovvero per opporsi al trattamento degli stessi e all’invio di materiale. Preso atto di quanto precede, acconsento al trattamento dei miei dati.

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Page 39: La Piazza di Rovigo - 2012ag n109

BILANCIADAL 2 3/09AL 22/10FASCINO SARETE RIC-

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FASCINO MOLTI DI VOI SPERIMENTERANNO UN DE-CISO PASSO AVANTI NELLE

QUESTIONI DI CUORE, SI-ATE RAGIONEVOLI E PAZIENTI · SALUTE SCHIENA E GAMBE, DOPO QUALCHE MESE DI RISTAGNO ENERGETICO, RIPREN-DERANNO AD ESSERE SCATTANTI. AT-TENTI ALLA MOTIVAZIONE

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NULLA PER SCON-TATO E SIATE PIÙ APERTI NEL MANIFE-STARE LE EMOZIONI. CONTRASTI DIETRO L’ANGOLO · SALUTE RIPOSATE MOLTO E DOSATE CON SAPIENZA LE ENERGIE. ADOTTATE UN REGIME SPORTIVO LEG-GERO E UNA DIETA NUTRIENTE

ACQUARIODAL 21/01AL 19/02FASCINO FATE ATTENZIONE ALLA QUALITÀ DELLA COMU-

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ARIETEDAL 21/03

AL 20/04FASCINO MUNITEVI DI UNA BUONA DOSE DI

TATTO E DI PAZIENZA. PER CHI FATICA A CONTENERE LE ENERGIE, POSSIBILI ALTI E BASSI · SALUTE POTRESTE ESSERE VIT-TIME DI UN AUMENTO DI STRESS A CARICO DELL’APPARATO DIGESTIVO. MANTENETE UN ATTEGGIAMENTO COSTRUTTIVO

TORODAL 21/04

AL 20/05F A S C I N O

SARETE PIÙ AF-F E T - TUOSI E DISPONIBILI, OLTRE CHE PROTETTIVI E ROMANTICI. MESE PROPIZIO ANCHE PER LE NUOVE CONOSCENZE · SALUTE VI SENTITE PIGRI E SPOSSATI. L’ATTIVITÀ SPORTIVA PRATI-CATA IN MANIERA GIOCOSA E “SOFT”, VI AIUTERÀ A DISTENDERVI

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Page 40: La Piazza di Rovigo - 2012ag n109

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