La Piazza di Adria - 2012ag n108

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Periodico d’informazione locale. Anno XIX n. 108 www.lapiazzaweb.it di Adria www.gabetti.it Per vendere, acquistare o affittare casa, affidati all’esperienza e alla professionalità Gabetti. Perché Gabetti ti dà sempre la soluzione ideale. QUALUNQUE IDEA ABBIATE IN MENTE, NOI ABBIAMO LA SOLUZIONE IDEALE.

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La Piazza di Adria - 2012ag n108

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Periodico d’informazione locale. Anno XIX n. 108 www.lapiazzaweb.it

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Barzan contesta l’assegnazione del Pat

Palazzo Tassoni

pag. 8

I lavori per la nuova struttura inizieranno nel 2013

Casa di Riposo

pag. 8

LO NAZ/19/2010/CT01 04 2010

ESTATE ARIDA. RACCOLTI COMPROMESSI AL 100%

Procedono con continuità i lavori di Strada Traversagno e la sistemazione del manto stra-dale sarà portata a termine entro il prossimo

autunno. A darne notizia è una nota congiunta del sindaco Massimo Barbujani e dell’assessore

ai Lavori Pubblici Federico Simoni

pag. 5VIA TRAVERSAGNO,

NUOVO SOTTOFONDO

In alcune campagne

del Polesine il mais

è seccato ancora prima che spuntasse la pannocchia. Rimasto nano, inutile da utilizzare

sia come alimentazione per il bestiame che come biomassa, è stato tranciato anzitempo per liberare i campi. Per soia, frutta e orticole

la stagione non è andata meglio

pag. 9

Azzalin: “Il riordino porti a 4 aree omogenee”

Provincia

pag. 16, 26

pag. 6

E’ nata Ecoambiente ma è stato un travaglio politicoOra la gestione dei rifi uti è di competenza di una sola azienda

Dallo scorso 24 agosto la gestione dei rifi uti in Polesine è di competenza di una sola società: Ecoambiente, il cui

Cda è composto da Massimo Nicoli, in quali-tà di presidente, Angelo Bragiotto e Ferruccio Lembo. Le due aziende che se occupavano in precedenza, Asm a Rovigo, ed Ecogest in tut-to il testo del territorio provinciale, sono state defi nitivamente fuse anche se il processo è stato tutt’altro che semplice e ha dato luogo ad una vera e propria guerra politica con-clusasi con la vittoria del Centrodestra e lo

smacco per il Centrosinistra che considera tut-tavia l’intera operazione “sub judice”, visto che alcuni passaggi, a suo avviso, sono stati reputati illegittimi. Illecito ad esempio per il Pd Polesano è stato il modo di intervenire del presidente del Consorzio Rsu Pierluigi Tugnolo che con un colpo di mano lo scorso 9 luglio, il mandato dal Consiglio di ammini-strazione lo ha ottenuto solo qualche setti-mana dopo, ha decapitato il Cda di Ecogest di Giovanni Giribuola, Sandro Gino Spinello e Luigi Viaro, rei di aver fatto ostruzionismo

al procedere della fusione. Secondo la rico-struzione fornita dai tre, invece, la richiesta era di una proroga della fusione di ulteriori dieci giorni per ottenere una nuova perizia visto che a loro avviso la stima sul valore di Ecogest è stata al di sotto del vero valore della società. Però le due aziende sono state equiparate e fuse per dare vita a Ecoambien-te una Srl con 5 milioni di capitale in mano quasi per due terzi dal comune di Rovigo e il resto al Consorzio Rsu.

EDITORIALE

Stop al cemento, il Veneto cambia rotta di Nicola Stievano

Dopo decenni di crescita “irresistibile”, dopo il boom delle aree industriali - commerciali - residenziali, spuntate

accanto ad ogni campanile, dopo l’ubria-catura del mattone e del cemento armato, dell’asfalto e dei prefabbricati, in Veneto ci si chiede se sia il caso di invertire la rotta, di mettere un freno ad uno “sviluppo” che, oltre a modifi care per sempre il territorio ed il paesaggio, lascia una pesante eredità ai nostri fi gli.

Ad aprire la discussione è stato, a sor-presa, il Governatore Luca Zaia, senza tanti giri di parole. “Nel Veneto si è costruito troppo, non possiamo continuare così.

È necessario fermarsi. Questo vale per i capannoni industriali, ma a maggior ragione per le abitazioni. Il tema è quello dell’archeologia residenziale, ancora più strisciante dei fabbricati industriali. È as-surdo continuare ad approvare nuove lottiz-zazioni urbanistiche, quando esistono già abbastanza case per tutti. Piuttosto, diamo valore al recupero dei volumi esistenti”. La dichiarazione di Zaia non poteva (e non voleva) certo passare inosservata e ha sollevato immediate reazioni, quasi tutte favorevoli, con gli inevitabili distinguo, alle parole del governatore.

continua a pag. 3

Periodico d’informazione locale. Anno XIX n. 108 www.lapiazzaweb.it

di Adria

continua a pag. 13

L’Intervento

E’ entrata in vigore la Legge n. 92/2012, contenente le disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di cre-scita. La legge arriva dopo lunghe discussioni spesso solo ideologiche,

ponendo un’ attenzione eccessiva sull’art. 18, concentrandosi più sull’effet-to che sulla causa da risolvere.

Riforma mancata

*Consulente del Lavoro e segretario provinciale Udc di Venezia

di Luca Scalabrin*

Terme e sordità rinogena in età

pediatrica

pag. 11

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Adria Provincia RegioneRegioneMUNICIPIO

pag. 9

La nuova illuminazione sarà a costo zero

VIABILITÀ

pag. 13ECONOMIA

pag. 14

La classifi ca delle strade più traffi cate

EDITORIALE

Stop al cemento, il Veneto cambia rotta Una rifl essione che dai toni e dai contenuti potrebbe andare ben al di là della battuta estiva e trasformarsi in atti e decisioni

concrete già dai prossimi mesi. Questo almeno si augurano un po’ tutti, a partire dagli stessi costruttori edili, ormai consapevoli che la corsa sfrenata al mattone si è trasformata in un salto nel vuoto. D’accordo anche i commercianti, che chiedono di iniziare dallo stop alla costruzione di nuove, grandi aree commerciali che insieme con i capannoni hanno cambiato il volto del Veneto nell’ultimo ventennio.

Le associazioni di tutela del paesaggio, le organizzazioni agricole, gli ambientalisti e tutti coloro che sono sensibili a questo tema ora chiedono che dalle parole Zaia passi ai fatti e che la sua denuncia non rimanga una bella promessa estiva. Più di qualcuno mette in luce le contraddizioni l’enunciato e la realtà che vede proprio in Veneto i cantieri di nuove aree commerciali (Veneto City), aree produttive più o meno vaste e infrastrutture.

Il no al cemento, dunque, da cosa dovrebbe partire? Anzitutto da una diversa concezione del territorio, che non deve essere più visto come uno spazio vuoto da riempire con villette e prefabbricati ma come una risorsa che non possiamo perdere. Lo sottolineato da tempo gli agricoltori che proprio in Veneto fanno i conti con una disponibilità di terreno sempre più risicata. Amministratori e ur-banisti dovranno concentrarsi, anziché sulla progettazione di nuove aree, sul recupero di quelle già esistenti. Perché tornare indietro è quasi impossibile una volta che il cemento c’è. Lo stop al cemento non è che il primo passo di un approccio più consapevole e responsabile con il territorio. Almeno è quello che tanti si augurano.

segue da pag. 1

Nicola Stievano

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VeneziaPadovaRovigo Treviso

È un periodico formato da 14 edizioni locali mensilmente recapitato a oltre 250.000 famiglie del Veneto.

Questa edizione raggiunge le zone di Adria, Petorazza e Papozze per un numero complessivo di 8.177 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia n. 1142 del 12.04.1994; numero iscrizione ROC 15752

è un marchio registrato di proprietà della PROMOMEDIACOMMUNICATIONS SrlEdito da: Give Emotions Srl

DIREZIONE - AMMINISTRAZIONEE CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ LOCALE

Padova, via Svezia 9Tel. 049 8704884 - Fax 049 6988054numero verde 800 [email protected]

REDAZIONE:Direttore responsabileMAURO GAMBIN [email protected] JOVANE [email protected]

Chiuso in redazione il 29 agosto 2012 CENTRO STAMPA: ROTOPRESS INTERNATIONALLORETO, VIA BRECCIA (AN)

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

TribunaliCORTEO DI SINDACI

IN PROTESTA

Per le sezione staccate dei tribunale non c’è più niente da fare, l’ex sottosegretario del Pdl Maria Elisabetta Casellatti ha fatto sapere che il guardasigilli Paola Severeno ha già messo la parola fi ne su tutti e 22 i collegi giudicanti che con il decreto sulla

spending review sono stati considerati “di troppo”. Una decisione alla quale

tuttavia alcuni primi cittadini non riescono a rassegnarsi, tant’è che lo scorso primo

settembre, proprio ad Adria, sono scesi in corteo insieme ad altre 150 persone per

protestare contro la decisione governativa. “La speranza è l’ultima a morire –

spiegato il sindaco Massimo Barbujani, che nell’iniziativa è stato accompagnato

dal colleghi di Loreo, Bartolomeo Amidei, di Ariano, Giovanni Chillemi, di Porto

Tolle, Silvano Finotti e dalla parlamentare leghista Emanuela Munerato – e credo sia giusto che alla nostra protesta si aggiunga

quella di tutti i cittadini”.

Polizia localeCALENDARIO

DEI POSTI DI BLOCCO

Il Comando di Polizia locale ha comunicato quali saranno le strade e i giorni nelle quali verranno eseguite le misurazioni delle velocità sul traffi co

in transito sulle strade cittadine a settembre. Le misurazioni si terranno quasi tutte di mattina tranne quelle di venerdì 14 in via Malfatti e quelle di

lunedì 24 in via M. Pozzato – Calcutta che si terranno di pomeriggio mentre martedì 25 sulla SR 443 a Valiera i

posti di blocco sono previsti sia per al mattino che pomeriggio. Lunedì 3 in località Curicchi, martedì 4 in via L.

Da Vinci, giovedì 6 a Valliera sulla SR 443, lunedì 10 in località Cengiaretto, mercoledì 12 in via L. da Vinci, lunedì

17 in località Pontinovi, martedì 18 ancora Valliera sulla SR 443, mercoledì

19 in località Curicchi a Bottrighe, giovedì 20 via L. da Vinci e venerdì 28

in via Malfatti.

ViabilitàSIMONI ATTENDE RISPOSTE DA PALAZZO CELIO

L’assessore alle Opere pubbliche Simoni ha fatto il punto su quelle che saranno le prossime priorità in termini di interventi alla viabilità per i quali attende il fi nanziamento della Provincia. “La circonvallazione nord di Adria, - ha spiegato - è un’opera già discussa nel Consiglio Comunale del 6 ottobre 2011 in occasione la quale è stata votato all’unanimit l’ordine del giorno che impegnava tutti i soggetti interessati ad adoperarsi per realizzare nel più breve tempo possibile la circonvallazione ed il cavalcaferrovia, avendo a disposizione ben 11,5 milioni di euro, dei quali 4 milioni. Si tratta della circonvallazione che, partendo da Località Orticelli, collega la S.R. 443 Adria-Rovigo con la S.R 516 “Piovese” Adria-Cavarzere, per poi continuare fi no a ricongiungersi con la Adria-Loreo all’altezza dell’Ostello Amolara. Altro intervento importante che attendiamo dalla Provincia, anche a seguito di un sopralluogo già avve-nuto con il sottoscritto, il Sindaco Barbujani e l’Assessore Tosini, è la sistemazione della S.P. 41 Adria-Loreo che presenta, nei pressi della rotonda dell’Autodromo, dei cedimenti e avvallamenti molto pericolosi, soprattutto di notte e per i motociclisti”.

“Adria d’estate”CONCLUSIONE RINVIATA AL 16 SETTEMBRE

La 19esima edizione della manifesta-zione di “Adria d’estate” che avrebbe dovuto concludersi il 31 agosto è stata invece rinviata a domenica 16 settembre mantenendo il medesimo programma ossia spettacoli in Piazza Garibaldi, sulla Galleggiante, in Largo Mazzini confermato anche l’estrazione della tombola.

SPAZI APERTI

pag. 19

Polesine e acqua, binomio da ripensare

SPORT

pag. 22

Zancanaro è tornato ai vertici del mezzofondo

CULTURA

pag. 21

A Ca’ Cornera Gabbris Ferrari con la sua mostra

SCUOLA

pagg. 24-25

Libri di testo, quest’anno i genitori ripiegano sull’usato

INTORNO A NOI

pag. 28

Un team di psicologi a sostegno delle “vittime” della crisi

ARCHEOLOGIA

pag. 29

Rinvenuti tre insetti di oltre 230 milioni di anni fa

La centrale è ancora tra le priorità di Enel

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4 Argomento del mese44 Argomento del mese

L’ACCESSO AL CREDITO AVEPA HA RIAPERTO LA PROCEDURA INFORMATICA

Alle aziende anticipi per 13 milioni

Denaro contante per dare fi ato alle aziende agricole alle prese con l’emer-genza siccità e le diffi coltà del mercato. Meno burocrazia e risposte più veloci da parte degli organismi regionali da sempre al centro delle proteste

degli agricoltori. E’ il caso dell’Avepa, l’agenzia per i pagamenti in agricoltura, che il mese scorso ha riaperto la procedura informatizzata per l’anticipo dei premi comunitari del 2012. Nei mesi scorsi il progetto “Insieme per l’agricoltura” che ha coinvolto tremila sportelli bancari in tutto il Veneto, ha permesso di erogare 13 milioni di euro. “L’anticipazione ha visto anche una effettiva concorrenza le banche interessate che, a fronte di un tasso massimo applicabile del 4,5 per cento, hanno applicato un tasso medio ponderato del 3,9 per cento. – spiega l’assessore regionale Manzato - Anche la platea dei benefi ciari è stata molto ampia quanto a dimensione aziendale: gli importi erogati sono andati da un minimo di 3 mila ad un massimo di 500 mila euro per azienda”. Avepa è dunque pronta al pagamento anticipato della metà della Domanda unica 2012, autorizzato dall’Unione Euro-pea, che in ogni caso prenderà avvio dal 16 ottobre. L’Agenzia ha inoltre erogato 14 milioni di euro come anticipo del 75 per cento, dei premi richiesti in maggio tramite le domande di conferma presentate nell’ambito di misure agroambientali del Programma di Sviluppo Rurale. Entro il 15 ottobre, infi ne, annunciati 15 milioni di euro ai viticoltori veneti che hanno richiesto il sostegno specifi co sui premi per le polizze di assicurazione per la difesa dell’uva.

Granai vuoti, fi lari deserti, frutteti riarsi, orti assetati: è dram-matico il bilancio dell’agricoltura veneta alle prese con l’annata più calda del decennio, addirittura peggiore del

terribile 2003. Settembre è il mese del raccolto per eccellenza ma questa volta le delusioni saranno cocenti, soprattutto per i prodotti che più degli altri hanno risentito della siccità e del caldo torrido che ha caratterizzato l’estate. La trebbiatura del mais ha confermato i timori delle previsioni: chi non ha potuto irrigare ha fatto i conti con perdite di prodotto tra il 40 e l’80 per cento, con punte del 100 per cento nelle zone più aride tra la parte meridionale delle province di Venezia e Padova e l’intero Polesine. La resa media per ettaro, fa sapere Paolo Martin, direttore del Consorzio Agrario di Padova e Venezia, che si occupa anche del territorio di Rovigo, per il granoturco stando alle prime stime si è ridotta anche dell’80 per cento. Con le successive raccolte di inizio settembre la situazione è migliorata ma il bilancio resta pur sempre negativo. Una perdita solo in parte compensata dal sensi-bile aumento del prezzo del mais, pagato anche il doppio rispetto all’anno scorso. “Sarà diffi cile soddisfare il fabbisogno di materia prima per la nostra Regione – commenta Martin – a causa del crollo della produzione di granoturco particolarmente pesante pro-

prio nelle zone di maggior produzione”. Preoccupazioni anche per la vendemmia, iniziata la seconda metà di agosto sia nelle colline trevigiane che in pianura. Chi non ha risentito della siccità non avrà particolari problemi, anzi potrà contare su un prodotto di qualità, sia per i vini bianchi che per i rossi. Chi invece ha dovuto fare i conti con la penuria d’acqua rischia di perdere anche il 30-40 per cento del prodotto, soprattutto nei vigneti più giovani e non serviti dall’irrigazione. Stando alle prime stime i danni per il Veneto ammontano ad un miliardo di euro e la superfi cie interes-sata dalla “grande sete” è di quasi 400 mila ettari, concentrati fra Venezia, Padova e Rovigo.”Al più presto – spiega Franco Manzato, assessore regionale all’agricoltura - dobbiamo dare il massimo delle risposte agli agricoltori, soprattutto quelli più colpiti: una strada non facile, che richiede un intervento a livello naziona-le, che potrà essere accompagnato da azioni regionali. I sistema ordinario di difesa dalle avversità atmosferiche in agricoltura si basa sull’assicurazione contro i danni, il cui premio è coperto per circa tre quarti da contributo pubblico. Ma conosciamo anche i vin-coli che le assicurazioni pongono, vincoli che in questa situazione sono diventati in molti casi un cappio. Sappiamo anche bene che molte aziende si sono “normalmente” indebitate acquistando a

credito sementi e mezzi tecnici, che a fi ne stagione faranno fatica a pagare per il pesante taglio del reddito a causa della perdita parziale o totale del raccolto. Il nostro obiettivo è salvare il nostro sistema agricolo e impedire che aziende valide collassino a causa di questa situazione del tutto straordinaria, che richiede risposte straordinarie”. Una delle misure da adottare potrebbe essere l’an-ticipo dei contributi della Pac, stabiliti dalle misure della politica agricola comunitaria, insieme alla richiesta di una deroga al piano assicurativo nazionale 2012. A queste si aggiungeranno altre ini-ziative accessorie di carattere fi scale e contributivo, l’integrazione salariale in favore dei lavoratori agricoli nelle aree colpite da avver-sità eccezionali e l’esenzione delle imposte sui redditi dominicali e agrari per le imprese agricole con un danno superiore al 30% della produzione ordinaria. Il presidente del Veneto Luca Zaia lancia un appello al Governo: “Ci vuole più attenzione, vanno trovate le risorse nazionali per sostenere le imprese agricole. Sappiamo che la coperta è corta, che ci sono al momento solo 18 milioni a disposizione del Fondo di solidarietà. Noi però non aumentiamo le accise, non vogliamo farlo: già lo fa Roma in maniera ignobile. I soldi dei veneti sono già lì Roma ce li restituisca. Noi versiamo di tasse più di quello che ci viene restituito”.

di Nicola Stievano

Nella mappa della siccità i danni maggiori

e le perdite più gravi registrate tra Venezia,

Padova e Rovigo

L’assessore Manzato: “Dobbiamo trovare tutti gli strumenti

per salvare le nostreimprese agricole”

AGRICOLTURASettembre è per tradizione il mese

della raccolta e della vendemmia, quest’anno invece sarà protagonista

la conta dei danni, dal vigneto al granoturco, dalle barbabietole

all’ortofrutta. Allarme per il reddito delle imprese agricole e preoccupazione per l’approvvigionamento delle materie

prime. Intanto le quotazioni aumentano. Appello di Zaia al Governo:

“Trovate le risorse ma senza aumentare le accise sulla benzina” Veneto a secco, crollo della produzione agricola

5Argomento del mese

di Nicola Stievano

Meno aziende ma più giovani e specializzate, il rebus del redditoCensimento dell’agricoltura Chiudono le piccole aziende ma le altre crescono

Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Anche i dati veneti dell’ultimo censimento dell’agricoltura si prestano ad essere letti secondo le due opposte chiavi di lettura. Da una parte è confermato il calo costante delle imprese agricole dall’altra, però, le realtà che restano sul mercato sono sempre più specializzate e competitive, grazie anche alla presenza dei giovani, preparati e aperti

alle nuove forme di business. Se la superfi cie coltivata diminuisce, di contro cresce l’estensione media delle singole aziende agricole, soprattutto nei settori più produttivi. Il rebus che il censimento non scioglie è quello della redditività, da sempre il tasto dolente dell’agricoltura alle perse con calamità naturali, speculazioni, emergenze alimentari. Ma sono le stesse organizzazioni agricole a considerare il bicchiere mezzo pieno. “Il calo di superfi cie è collegato soprattutto all’abbandono nelle zone di montagna del prato/pascolo (dei 45 mila ettari andati perduti ben 33 mila sono riferiti a questa tipologia) – afferma Giorgio Piazza, presidente di Coldiretti Veneto - mentre nelle altre aree rurali la superfi cie agricola è stata mantenuta dalle stesse aziende, nonostante le notevoli pressioni determinate dallo sviluppo infrastrutturale, commerciale e residenziale.

I comparti trainanti dell’agricoltura veneta non hanno subito variazioni sostanziali: la vite è costante (73.000 ettari), i seminati-vi risentono di una lieve fl essione (2%). Le fattorie in questo decennio, pur riducendosi da 178 mila a 120 mila si sono specializzate nelle coltivazioni tipiche, incrementando la dimensione aziendale. Le 37 mila aziende vitivinicole hanno raddoppiato la loro superfi cie media (da meno di un ettaro a quasi due ettari), le 13 mila aziende con bovini hanno aumentato del 40% la loro mandria. L’alle-vamento di suini ha registrato un aumento del numero di capi allevati (+ 230.000 capi), così come quello avicolo (+ 10 milioni di capi), anche grazie all’elevato livello di specializzazione raggiunto nelle 1.765 aziende suinicole e 2.976 aziende avicole”.

Veneto a secco, crollo della produzione agricola

4 Argomento del mese

L’ACCESSO AL CREDITO AVEPA HA RIAPERTO LA PROCEDURA INFORMATICA

Alle aziende anticipi per 13 milioni

Denaro contante per dare fi ato alle aziende agricole alle prese con l’emer-genza siccità e le diffi coltà del mercato. Meno burocrazia e risposte più veloci da parte degli organismi regionali da sempre al centro delle proteste

degli agricoltori. E’ il caso dell’Avepa, l’agenzia per i pagamenti in agricoltura, che il mese scorso ha riaperto la procedura informatizzata per l’anticipo dei premi comunitari del 2012. Nei mesi scorsi il progetto “Insieme per l’agricoltura” che ha coinvolto tremila sportelli bancari in tutto il Veneto, ha permesso di erogare 13 milioni di euro. “L’anticipazione ha visto anche una effettiva concorrenza le banche interessate che, a fronte di un tasso massimo applicabile del 4,5 per cento, hanno applicato un tasso medio ponderato del 3,9 per cento. – spiega l’assessore regionale Manzato - Anche la platea dei benefi ciari è stata molto ampia quanto a dimensione aziendale: gli importi erogati sono andati da un minimo di 3 mila ad un massimo di 500 mila euro per azienda”. Avepa è dunque pronta al pagamento anticipato della metà della Domanda unica 2012, autorizzato dall’Unione Euro-pea, che in ogni caso prenderà avvio dal 16 ottobre. L’Agenzia ha inoltre erogato 14 milioni di euro come anticipo del 75 per cento, dei premi richiesti in maggio tramite le domande di conferma presentate nell’ambito di misure agroambientali del Programma di Sviluppo Rurale. Entro il 15 ottobre, infi ne, annunciati 15 milioni di euro ai viticoltori veneti che hanno richiesto il sostegno specifi co sui premi per le polizze di assicurazione per la difesa dell’uva.

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terribile 2003. Settembre è il mese del raccolto per eccellenza ma questa volta le delusioni saranno cocenti, soprattutto per i prodotti che più degli altri hanno risentito della siccità e del caldo torrido che ha caratterizzato l’estate. La trebbiatura del mais ha confermato i timori delle previsioni: chi non ha potuto irrigare ha fatto i conti con perdite di prodotto tra il 40 e l’80 per cento, con punte del 100 per cento nelle zone più aride tra la parte meridionale delle province di Venezia e Padova e l’intero Polesine. La resa media per ettaro, fa sapere Paolo Martin, direttore del Consorzio Agrario di Padova e Venezia, che si occupa anche del territorio di Rovigo, per il granoturco stando alle prime stime si è ridotta anche dell’80 per cento. Con le successive raccolte di inizio settembre la situazione è migliorata ma il bilancio resta pur sempre negativo. Una perdita solo in parte compensata dal sensi-bile aumento del prezzo del mais, pagato anche il doppio rispetto all’anno scorso. “Sarà diffi cile soddisfare il fabbisogno di materia prima per la nostra Regione – commenta Martin – a causa del crollo della produzione di granoturco particolarmente pesante pro-

prio nelle zone di maggior produzione”. Preoccupazioni anche per la vendemmia, iniziata la seconda metà di agosto sia nelle colline trevigiane che in pianura. Chi non ha risentito della siccità non avrà particolari problemi, anzi potrà contare su un prodotto di qualità, sia per i vini bianchi che per i rossi. Chi invece ha dovuto fare i conti con la penuria d’acqua rischia di perdere anche il 30-40 per cento del prodotto, soprattutto nei vigneti più giovani e non serviti dall’irrigazione. Stando alle prime stime i danni per il Veneto ammontano ad un miliardo di euro e la superfi cie interes-sata dalla “grande sete” è di quasi 400 mila ettari, concentrati fra Venezia, Padova e Rovigo.”Al più presto – spiega Franco Manzato, assessore regionale all’agricoltura - dobbiamo dare il massimo delle risposte agli agricoltori, soprattutto quelli più colpiti: una strada non facile, che richiede un intervento a livello naziona-le, che potrà essere accompagnato da azioni regionali. I sistema ordinario di difesa dalle avversità atmosferiche in agricoltura si basa sull’assicurazione contro i danni, il cui premio è coperto per circa tre quarti da contributo pubblico. Ma conosciamo anche i vin-coli che le assicurazioni pongono, vincoli che in questa situazione sono diventati in molti casi un cappio. Sappiamo anche bene che molte aziende si sono “normalmente” indebitate acquistando a

credito sementi e mezzi tecnici, che a fi ne stagione faranno fatica a pagare per il pesante taglio del reddito a causa della perdita parziale o totale del raccolto. Il nostro obiettivo è salvare il nostro sistema agricolo e impedire che aziende valide collassino a causa di questa situazione del tutto straordinaria, che richiede risposte straordinarie”. Una delle misure da adottare potrebbe essere l’an-ticipo dei contributi della Pac, stabiliti dalle misure della politica agricola comunitaria, insieme alla richiesta di una deroga al piano assicurativo nazionale 2012. A queste si aggiungeranno altre ini-ziative accessorie di carattere fi scale e contributivo, l’integrazione salariale in favore dei lavoratori agricoli nelle aree colpite da avver-sità eccezionali e l’esenzione delle imposte sui redditi dominicali e agrari per le imprese agricole con un danno superiore al 30% della produzione ordinaria. Il presidente del Veneto Luca Zaia lancia un appello al Governo: “Ci vuole più attenzione, vanno trovate le risorse nazionali per sostenere le imprese agricole. Sappiamo che la coperta è corta, che ci sono al momento solo 18 milioni a disposizione del Fondo di solidarietà. Noi però non aumentiamo le accise, non vogliamo farlo: già lo fa Roma in maniera ignobile. I soldi dei veneti sono già lì Roma ce li restituisca. Noi versiamo di tasse più di quello che ci viene restituito”.

di Nicola Stievano

Nella mappa della siccità i danni maggiori

e le perdite più gravi registrate tra Venezia,

Padova e Rovigo

L’assessore Manzato: “Dobbiamo trovare tutti gli strumenti

per salvare le nostreimprese agricole”

AGRICOLTURASettembre è per tradizione il mese

della raccolta e della vendemmia, quest’anno invece sarà protagonista

la conta dei danni, dal vigneto al granoturco, dalle barbabietole

all’ortofrutta. Allarme per il reddito delle imprese agricole e preoccupazione per l’approvvigionamento delle materie

prime. Intanto le quotazioni aumentano. Appello di Zaia al Governo:

“Trovate le risorse ma senza aumentare le accise sulla benzina” Veneto a secco, crollo della produzione agricola

555Argomento del mese

di Nicola Stievano

Meno aziende ma più giovani e specializzate, il rebus del redditoCensimento dell’agricoltura Chiudono le piccole aziende ma le altre crescono

Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Anche i dati veneti dell’ultimo censimento dell’agricoltura si prestano ad essere letti secondo le due opposte chiavi di lettura. Da una parte è confermato il calo costante delle imprese agricole dall’altra, però, le realtà che restano sul mercato sono sempre più specializzate e competitive, grazie anche alla presenza dei giovani, preparati e aperti

alle nuove forme di business. Se la superfi cie coltivata diminuisce, di contro cresce l’estensione media delle singole aziende agricole, soprattutto nei settori più produttivi. Il rebus che il censimento non scioglie è quello della redditività, da sempre il tasto dolente dell’agricoltura alle perse con calamità naturali, speculazioni, emergenze alimentari. Ma sono le stesse organizzazioni agricole a considerare il bicchiere mezzo pieno. “Il calo di superfi cie è collegato soprattutto all’abbandono nelle zone di montagna del prato/pascolo (dei 45 mila ettari andati perduti ben 33 mila sono riferiti a questa tipologia) – afferma Giorgio Piazza, presidente di Coldiretti Veneto - mentre nelle altre aree rurali la superfi cie agricola è stata mantenuta dalle stesse aziende, nonostante le notevoli pressioni determinate dallo sviluppo infrastrutturale, commerciale e residenziale.

I comparti trainanti dell’agricoltura veneta non hanno subito variazioni sostanziali: la vite è costante (73.000 ettari), i seminati-vi risentono di una lieve fl essione (2%). Le fattorie in questo decennio, pur riducendosi da 178 mila a 120 mila si sono specializzate nelle coltivazioni tipiche, incrementando la dimensione aziendale. Le 37 mila aziende vitivinicole hanno raddoppiato la loro superfi cie media (da meno di un ettaro a quasi due ettari), le 13 mila aziende con bovini hanno aumentato del 40% la loro mandria. L’alle-vamento di suini ha registrato un aumento del numero di capi allevati (+ 230.000 capi), così come quello avicolo (+ 10 milioni di capi), anche grazie all’elevato livello di specializzazione raggiunto nelle 1.765 aziende suinicole e 2.976 aziende avicole”.

Veneto a secco, crollo della produzione agricola

In Polesine

Raccolti compromessi al 100%

Chiesto l’anticipo dei fondi PacIn alcune campagne del Polesine il mais è seccato ancora prima che spuntasse

la pannocchia. Rimasto nano, inutile da utilizzare sia come alimentazione per il bestiame che come biomassa, è stato tranciato anzitempo per liberare i cam-

pi. I danni maggiori sono stati riscontrati nei territori di Guarda, Crespino, Gavello, Ceregnano ma non migliore è stata la situazione nella zona di Adria e nei comuni di Loreo, Corbola, Papozze e Pettorazza dove oltre al mais gravi perdite sono state riscontrate per la soia e la barbabietola. Stessa situazione a Taglio di Po e Porto Tolle, e Ariano. Idem a Boccasette e Ca’ Venier, dove non è stato nemmeno possibile irrigare a causa dalla risalita del cuneo salino nei fi umi. La situazione descritta da Coldiretti Rovigo ad ogni rilevamento si è fatta via via più grave man mano che il periodo di siccità si è allungato.

I primi allarmi addirittura gli inizi di luglio e alla fi ne di agosto, dopo nemmeno una goccia di pioggia caduta per terra, la situazione si è fatta decisamente grave: con raccolti compromessi al cento per cento, aziende agricole senza prospettive di reddito e diversi milioni di euro di danni che hanno letteralmente messo in ginocchio il comparto. Grande infatti il disagio lamentato dagli agricoltori e raccolto dall’as-sessore provinciale competente, Claudio Bellan, in occasione degli incontri con le associazioni di categoria. “Intendiamo chiedere una sospensione dei ratei dei mutui e forme di accesso agevolato al credito – spiega il direttore di Coldiretti Rovigo Adriano Toffoli – diventa anche indispensabile attivare quanto prima un anticipo dei fondi Pac (Politica agricola co-munitaria) delle domande uniche per le aziende colpite dalla siccità, poiché questa sarà l’unica liquidità che entrerà nelle casse di alcune aziende”. Su questo punto la presidente della Provincia, Tiziana Virgili, è stata tempestiva inviando la richiesta a Fabrizio Stella, direttore generale dell’Avepa, e per conoscenza all’assessore regio-nale alle Politiche Agricole Franco Manzato, affi nché venissero garantite agli agricol-tori la liquidità necessaria ad effettuare i pagamenti in sospeso, senza incorrere in eventuali sanzioni.

Immediata la risposta del direttore dell’agenzia Regionale che comunque ha fat-to sapere che la scadenza richiesta dalla Virgili, ossia prima della fi ne di agosto, con diffi coltà sarebbe stata rispettata. “L’Unione europea ha autorizzato il pagamento degli acconti Pac per tutti, indipendentemente dalla siccità, a partire dal 16 ottobre prossimo – ha spiegato il direttore Stella – Avepa si impegna ad esser pronta a paga-re il 16 ottobre stesso: essendo il fenomeno siccità esteso a tutta la regione, saranno liquidate certamente anche le aziende colpite. Da qui al 16 ottobre, sarà necessario creare delle sinergie con gli istituti di credito affi nché possano fare affi damento sul fatto che la liquidità arriverà sui conti delle aziende agricole a quella data. In questi giorni Avepa sta già pagando gli anticipi, che sono stati autorizzati dalla Ue, per le circa 1600 aziende agricole dei 18 comuni polesani colpiti dal terremoto”.

A Boccasette e Ca’ Venier irrigazione bloccata dalla risalita del cuneo salino

Fo.Ma.

6 Adria 66 Adria

Dallo scorso 24 agosto la gestione dei rifi uti in Polesine è di competenza di una sola società: Ecoambiente, il

cui Cda è composto da Massimo Nicoli, in qualità di presidente, Angelo Bragiotto e Ferruccio Lembo. Le due aziende che se ne occupavano in precedenza: Asm a Rovigo, ed Ecogest, in tutto il testo del territorio provinciale, sono state defi nitivamente fuse insieme anche se il processo è stato tutt’altro che semplice e ha dato luogo ad una vera e propria guerra politica conclusasi con la vittoria del Centrodestra e lo smacco per il Centrosinistra che considera tuttavia l’intera operazione “sub judice” visto che alcuni passaggi, a suo avviso, sono stati reputati illegittimi. Illecito ad esempio per il Pd Polesano è stato il modo di intervenire del presidente del Consorzio Rsu Pierluigi Tugnolo che con un colpo di mano lo scorso 9 luglio, ottenendo il mandato dal Consiglio di amministrazione solo qualche settimana

dopo, ha decapitato il Cda di Ecogest di Gio-vanni Giribuola, Sandro Gino Spinello e Luigi Viaro, rei di aver fatto ostruzionismo al procedere della fusione. Secondo la rico-struzione fornita dai tre, invece, la richiesta era di una proroga di ulteriori dieci giorni per ottenere una nuova perizia visto che a loro avviso la stima sul valore di Ecogest è sta-ta al di sotto del vero valore della società. “Una società come Ecogest – hanno ribadi-to i tre in un comunicato – non può avere lo stesso valore di Asm visto che la prima ser-ve circa duecento mila abitanti e la seconda solo la città di Rovigo”. Però le due aziende sono state equiparate e fuse per dare vita a Ecoambiente una Srl con 5 milioni di capi-tale sociale e una durata statutaria prevista fi no al 2050 in mano quasi per due terzi dal comune di Rovigo e il resto al Consor-zio Rsu che rappresenta il resto dei comuni polesani. Secondo i contestatori è evidente lo sbilanciamento di forze che la fusione ha

creato tra gli enti locali. “Non capiamo – continua il comunicato a fi rma dei tre ex consiglieri di Ecogest – il silenzio con il quale alcuni sindaci hanno accettato questo trasfe-rimento di capitali dai propri comuni a quel-lo capoluogo”. Gli scontri tuttavia sono stati sull’intera linea dei due schieramenti con grovigli di reciproche accuse sconfi nate an-che all’interno delle stesse coalizioni, come nel caso del Pd, arrivato a mettere in forse l’alleanza con la Federazione della Sinistra dopo la revoca del Cda ad opera di Tugnolo, dal quale tuttavia FdS aveva già preso le distanze, e querele come nei confronti del primo cittadino rodigino Piva, denunciato da Viaro, Giribuola e Spinello per aver imputa-to loro la responsabilità di una lettera nella

quale un imprenditore del Nord Est (anoni-mo) chiedeva spalleggiamenti ad esponenti del Centrodestra per vincere l’appalto sulla discarica. Insomma una lotta politica senza esclusione di colpi nella quale si è inserito anche il Movimento a cinque stelle, con dichiarazioni di biasimo ad indirizzo sia del Centrodestra che del Centrosinistra ipotiz-zando, ma nenache tanto velatamente, che ad animare le forze politiche sia stata più che altro l’alta posta in palio piuttosto che lo spirito di servizio.“La tensione palpabile durante le discussioni, il lavoro frenetico ed incessante delle segreterie, dei sindaci di Destra e Sinistra, l’agitazione da un lato e la fretta dall’altro non certo si addicono - a nostro avviso, spiega Barbara Busi-

naro in un comunicato stampa – ad un gruppo di amministratori che a loro dire la-vorano solo per cercare il bene della comuni-tà”. Più esplicita la collega rodigina Michela Furin con un altro comunicato ha parlato “di un affare ghiotto” per quanto riguarda la gestione dei rifi uti del Polesine e di una guerra tra fazioni politiche che di certo non ha tenuto conto dei reali interessi dell’u-tenza. Interventi bollati come qualunquisti dal consigliere del Pd Caterina Zanetti. “Il Movimento a cinque stelle non può preten-dere di ergersi al di sopra delle altre forze politiche e rilasciare patenti di moralità. Il Pd ha condotto la propria battaglia politica con numeri alla mano, quando altri hanno prefe-rito semplicemente restare a guardare”.

di Fortunato Marinata

Durissimo lo scontro tra Centrodestra e Centrosinistra. Non sono mancate le querele

Servizi La gestione dei rifi uti è di competenza di una sola azienda

Dopo una guerra politica è nata Ecoambiente

Nelle foto: Gino Sandro Spinello, Bruno Piva, Luigi Viaro, Giovanni Giribuola, Caterina Zanetti e Barbara Businaro

La nuova partita che riguarda la neonata azienda che gestisce i rifi uti in Polesine, Ecoambiente, si giocherà sul campo della

sua eventuale privatizzazione. Una delle ulti-me iniziative del Governo, Berlusconi prima della sua capitolazione lo scorso novembre, riguardava infatti l’obbligo di privatizzazione dei servizi pubblici locali. In poche parole la gestione dei servizi poteva essere affi data a società pubblliche solo se in quota parte erano partecipate anche da partner privati. Al tempo la contestazione all’operazione fu veemente, anche perché seguiva a di qualche mese il re-ferendum sui servizi pubblici. Lo scorso luglio, tuttavia, la Corte Costituzionale ha defi nitiva-mente dichiarato nullo l’art.4 della manovra del governo Berlusconi. La notizia è stata ac-colta con esultanza dalla Federerazione della Sinistra polesana che immediatamente ha chiesto che in Polesine venisse bloccato ogni tentativo di privatizzazione, anche parziale, dei servizi pubblici. “E necessario modiffi ca-re il previsto bando di gara sui rifi uti – ha commentato Lorenzo Feltrin, portavoce della Fds - stralciando la cessione del 40% delle quote della nuova società, per far sì che questa rimanga totalmente in mano pubbli-ca. In secondo luogo, sia per Ecoambiente, sia per la Polesine Acque, occorre procedere alla loro trasformazione in aziende speciali, chiudendo così defi nitivamente, ogni tanta-

tivo di introdurre logiche di profi tto sui beni comuni e garantendo maggiore trasparenza a controllo nella loro gestione. Del resto è arci-noto – ha precisato lo stesso Feltrin – che lo scopo delle aziende private è fare utili mentre per i cittadini sarebbe importante che tali utili rimanessero bassi così da non incidere sulle tariffe”. Poco propenso alla privatizzazione di Ecoambiente si è detto anche il segreta-rio provinciale della Cgil Fulvio dal Zio che con una lettera inviata ai nuovi rappresentati della società ha fatto conoscere tutte le ra-gioni della propria contrarietà. “La nostra posizione è totalmente contraria a qualsiasi privatizzazione – spiega nella missiva - anche parziale, del settore. Non c’è più un obbligo privatizzare lo dicono i referendum popolari e la Corte Costituzionale. La trasparenza nei percorsi di privatizzazione, da tutti richiesta, la otteniamo molto facilmente: chi ora poli-ticamente sta gestendo il processo dimostri questa trasparenza perseguendo una strada completamente pubblica. Ecoambiente e la gestione della discarica può e deve rimanere pubblica. Riteniamo tale scelta la soluzione più idonea per assicurare la qualità dei servizi ai cittadini, il controllo delle tariffe, il mante-nimento dei livelli occupazionali e non ultima una maggiore garanzia ambientale. E forse, chissà, una maggior condivisione politica”.

LA GESTIONE DEI RIFIUTI NON VENGA PRIVATIZZATA

Fo.Ma.

Lo scorso luglio la Corte Costituzionale ha dichiarato nullo l’articolo che rendeva obbligatoria la partecipazione di partner privati nella gestione dei servizi pubblici

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Speak Summer è stata l’interessante alter-nativa dell’estate dei giovani adriesi rispetto ai soliti viaggi studio all’estero. Organizzato dall’associazione culturale Speak Europe, il campo estivo ha riscosso un grande suc-cesso sia tra i ragazzi che tra le famiglie, quale alternativa intelligente, educativa ed economica, specie in tempi di crisi, rispetto alle tradizionali e spesso costose vacanze all’estero, atte all’apprendimento della lin-gua madre per eccellenza della globalizza-zione. La formula si è rivelata azzeccata, dal pun-to di vista didattico e in termini di affluenza, con i 50 posti esauriti fin dai primi giorni di iscrizione. I bambini non sono solo del ter-ritorio di adria ma arrivano da Cona, Ca-varzere, Rosolina, Portoviro, Loreo, Taglio di Po, Ariano Polesine, Corbola, Bottrighe, Ceregnano e San Martino di Venezze oltre che da Guarda Veneta. I corsi, che dal 27 agosto al 7 settembre hanno allietato la vita del Centro Giovanile della Tomba, riconte-stualizzando un’area dimostratasi peraltro funzionale per questo genere di attività, hanno intercettato varie fasce d’età, dai bambini più piccoli di 2 anni e mezzo fino ai ragazzi di 12 anni. Abbiamo deciso di svi-

luppare qui il nostro progetto per valorizzare ulteriormente questo centro che già offre sevizi per i ragazzi. Il merito di questi risul-tati soddisfacenti risiede, oltre alla bravura di tutor, nel metodo di insegnamento, che si basa nella trasmissione dell’inglese come parte attiva della quotidianità dei bambini, a partire dalla tenera età, incentivandone la comunicazione orale con dialoghi atti ad in-tegrare le conoscenze grammaticali che si apprendono a scuola. “Speak Summer” si basa infatti su una serie di allegre e intel-ligenti attività complementari all’appren-dimento svolto in classe, dove sovente i bambini non hanno il giusto tempo per esprimersi ampiamente in lingua. “Cerchia-mo di favorire l’apprendimento dell’inglese attraverso attività ricreative oltre che attra-verso il dialogo”- ha spiegato Elizabeth de Boehmler, presidente dell’associazione. “I nostri presupposti sono sostenere l’appren-dimento della lingua inglese mediante il ri-spetto dei bisogni evolutivi del bambino, dei suoi tempi e ritmi, utilizzando una modalità ludica per accostarsi alla lingua straniera”. Non solo inglese tra i valori fondanti del campo estivo: tra i principi più importanti di-vulgati dai tutor anglosassoni, in possesso

delle certificazioni idonee per l’insegnamen-to dell’inglese come seconda lingua, ci sono il rispetto degli altri, il coinvolgimento, il ringraziamento, il rispetto dell’ambien-te, la responsabilità, l’onestà, la fiducia, l’utilità, riassunti nel “Decalogo del buon cittadino e dell’amicizia”. Si tratta di una serie di regole positive per trasmettere valori importanti e fondamentali per l’educazione dei ragazzi, impartite ovviamente in lingua. Molto efficace anche il restyling della sede: le 6 aule, colorate e tappezzate con dise-gni, fumetti, collage e addobbi, tutti rigoro-samente realizzati con carta riciclata, com-prendenti la sala pranzo, sono divise per fasce d’età, secondo il livello linguistico de-gli alunni. “Ci piacerebbe rimanere in que-sta sede per il valore e le opportunità che ci offre e per dare una continuità a questo polo cittadino”- commenta l’insegnante, che ha attivato varie iniziative anche nel segno dei gemellaggi con il gruppo omonimo di Adria, tra scambi culturali e caccia al tesoro in inglese, tra città d’arte di grande fascino come Venezia. Tale attività ha permesso ai nostri tutor madrelingua di conoscere non solo i posti principali ma anche parti della città sconosciute ai turisti in genere. Nel

frattempo, le attività non si arrestano con la fine delle vacanze; a settembre riparto-no i corsi per tutte le età e il baby parking bilingue, dove i genitori possono iscrivere i bambini dai tre anni e mezzo ai cinque-sei anni, mediante quattro ore di contatto diretto con insegnanti madrelingua che at-traverso il gioco e attività ricreative, iniziano a sviluppare le basi della lingua inglese. “Il nostro obiettivo principale è formare bam-bini bilingue in quanto consapevoli che l’in-glese risulti una conoscenza necessaria per risultare competitivi nel mondo lavorativo di oggi” spiega la presidente. Speak Europe organizza infatti attività didattiche già per la prima infanzia, sia individuali che in gruppo, accompagnandoli fino all’università. Oltre ai ragazzi, l’associazione pensa anche al mon-do degli adulti, con corsi adatti per ogni ne-cessità, tra cui Speak Individual, ideali per migliorare terminologia e basi grammaticali, Speak Adults per la fluidità della comunica-zione orale, Speak Enterprize per le azien-de, Speak London con week end londinesi in compagnia di tutor madrelingua alla visi-ta della città e Speak Venice l’alternativa al viaggio all’estero, in compagnia di madrilin-gua inglesi.

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Lo studio Tombolan & associati di Padova avrà l’incarico di redigere il Pat, il Piano di assetto del territorio che sostituirà il vecchio Piano regolatore

fi sando gli obiettivi e le condizioni di sostenibilità de-gli interventi e delle trasformazioni ammissibili.

Si tratta di uno studio privato che l’assessore all’urbanistica Lorenzo Maltarello ha individuato, in via diretta, per redigere il piano di assetto terri-toriale che sarà completato nel prossimo periodo. Lo studio esterno si è già occupato di redigere diversi Pat in Veneto e si compone di professionisti altamente qualifi cati,.“Un’occasione – spiega Maltarello - per acquisire le conoscenze dell’intero processo di reda-zione e della fase attuativa del Piano”. Intervento reso necessario soprattutto dal fatto che a palazzo Tassoni la sola fi gura in grado di redigere il Pat si ritro-verebbe a gestire una mole di lavoro troppo pesante per una sola persona. Il compenso accettato dallo stu-dio Tombolan è di 39.500 euro, cifra che Maltarello defi nisce “estremamente contenuta”. Immediate le perplessità dell’Idv adriese che chiede trasparenza sulla determinazione di tale compenso. A loro avviso l’as-sessore non può affermare che l’incarico assegnato sia la scelta migliore per l’amministrazione comunale perchè mancano degli effettivi criteri di compa-razione. La capogruppo Barzan ritiene infatti che in

questo caso l’incarico di progettazione del Pat abbia il costo di 39.500 euro semplicemente perché si

può assegnare incarichi diretti, eludendo la gara, se l’importo di spesa non supera i 40.000 euro. Molto più trasparente sa-rebbe stato invitare un congruo numero di professionisti e solo comparando le diverse offerte

presentate è possibile affermare che chi si aggiudica

l’incarico è più conveniente rispetto ad altri. Solo in questo modo si garantisce ai cittadini trasparenza e contenimento dei costi. A sua difesa Maltarello replica difendendo la scelta della giunta Barbujani “perché non è stata frutto di una analisi politica ma semplice-mente tecnica”. Oltretutto rappresenta un risparmio per l’amministrazione poiché “Se avessimo istruito un bando avremmo speso una cifra intorno agli 80-90mila euro, invece ci siamo accordati con lo studio per 40mila”.

di Roberta Giacomella

Urbanistica Maltarello ha individuato lo studio che affi ancherà l’uffi cio tecnico

Barzan getta ombre sull’assegnazione della stesura del Pat

L’assessore all’urbanistica Lorenzo Maltarello e il consigliere dell’Idv Rosa Barzan

Il preventivo presentato all’Amministrazione è di 39.500 euro. La cosa puzza al Consigliere dell’Idv: “Sopra i 40 si dovrebbe procedere con una gara”

L’assessore: “Istituire un bando costa una cifra intorno agli 80-90mila euro”

È ripartito alla volta del Brasile il missionario Don Gabrie-le Fantinati. Rientrato in Italia dopo 2 anni ha dedicato i suoi giorni di “vacanza” alla visita delle parrocchie di

Baricetta e Valliera, e ha celebrato una messa a Bottrighe, suo paese natale dove ha voluto incontrare tutti i familiari e parenti per uno scambio di saluti. Anche il vescovo, Lucio Soravito de Franceschi, ha voluto approfi ttare del rientro del missionario per conoscere meglio la realtà della missione diocesana in terra brasiliana e la situazione della chiesa cat-tolica in quei posti tanto lontani e tanto bisognosi di aiuto.

Si sono susseguiti una serie di incontri con gruppi di giovani, associazioni e con decine di persone che da sempre hanno mantenuto contatti con la nostra missione di oltre oceano. Non è nemmeno mancata l’occasione, importan-te sotto tutti i punti di vista, di diffondere un messaggio attraverso Radio Kolbe di Rovigo, qui don Gabriele è stato a lungo intervistato dal direttore del settimanale don Bruno Cappato, dedicando ampio spazio alla validità di una pre-senza dei sacerdoti della nostra diocesi in questa delicata ed importante parte del mondo. Don Gabriele, che ricordiamo

impegnato in Brasile fi n dal 1982 ad oggi è ritornato ben tre volte in terra brasiliana, dovrebbe concludere questa sua signifi cativa ed entusiasmante esperienza missionaria a fi ne del 2013, epoca nella quale sia lui che Don Giuliano, dovrebbero essere sostituiti da due nuovi sacerdoti della diocesi per continuare quel cammino missionario iniziato quasi 40 anni fa con il sostegno spirituale e morale ma anche materiale, visto che i proventi della raccolta fondi viene destinata ai più poveri, di quelle terre dove povertà e miseria vanno a braccetto.

NEWS Don GabrieleE TORNATO IN BRASILE, RIMARRÀ FINO ALLA FINE DEL 2013

Ro.Gi

Nella foto: Don Gabriele all’aeroporto di Bologna prima

della partenza per il Brasile accompagnato dai fratelli

Giorgio e Giuliana

La nuova casa di riposo di Adria si farà ed entro il 2013 comin-ceranno i lavori. Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità una mozione che impegna la Regione a realizzare

una nuova struttura in tempi brevi. Lo assicura il consigliere regionale del Pdl Mauro Mainardi. “Parliamo di una realtà che funziona e che messa nelle condizioni di operare in una sede opportuna è destinata a diventare un’eccellenza soprattutto in un territorio che ha tassi ele-vati di popolazione anziana”. Certo si tratta di una struttura di metà Ottocento, ormai inadeguata e obsoleta che non può più essere am-modernata. “Tuttavia la gestione è virtuosa, il bilancio è stato chiuso in attivo e le rette sono state aumentate di pochissimo”, sottolinea soddisfatto il consigliere regionale. “L’amministrazione comunale è già al lavoro come tutti i soggetti interessati dall’operazione. Il terre-no per la nuova costruzione c’è già ed è frutto di una donazione, se-gno di quanto interesse c’è nei confronti dell’opera da parte di tutta la comunità”. Quindi sembra non mancare nulla in termini di mezzi e determinazione. La Regione ha capito le esigenze del territorio. ”La mozione ha affrontato anche il nodo economico impegnando la Regione a trovare le risorse necessarie. Insomma - rimarca fi ducioso Mainardi - deve essere chiaro che la nuova casa di riposo di Adria sarà una priorità assoluta nonostante il momento di crisi”. Il segnale arrivato da Venezia è ottimo. “Dopo sessant’anni di stallo siamo fi nalmente sulla strada giusta. Con questa mozione abbiamo messo la parola fi ne a una serie di polemiche”.

NEWS

Casa di riposoINIZIO LAVORI NEL 2013

Ro.Gi.

Il consigliere regionale Mauro Mainardi con il sindaco Massimo Barbujani e l’assessore Federico Simoni

 

999Adria

Procedono con continuità i lavori di sulla strada Traversagno e la sistema-zione del manto stradale sarà portata

a termine entro il prossimo autunno. A darne notizia è una nota congiunta

del sindaco Massimo Barbujani e dell’as-sessore ai Lavori Pubblici Federico Simoni.

La notizia dell’avanzamento dei lavori giunge lieta soprattutto ai residenti di Bel-lombra per una delle opere maggiormente discusse, almeno negli ultimi 10 anni, da molti assessori e sindaci.

Il via al cantiere è stato dato il 2 mag-gio da parte della ditta Pigeco Srl. I lavori effettuati consistono in un abbassamento generale della sede stradale, e successivo allargamento della banchina, permettendo così maggior stabilità al terrapieno su cui scorre la strada, ed evitando inoltre i feno-meni franosi delle sponde. Mediante una particolare lavorazione e ricostruzione del sottofondo, composto in buona parte da caolino che verrà stabilizzato, si ridurrà dra-sticamente il fenomeno dei cedimenti della sede stradale e delle ondulazioni la carat-terizzavano in precedenza. Allo stato dei lavori, sono stati bonifi cati circa 900 metri, partendo dall’idrovora e proseguendo verso Adria fi no al vecchio casello ferroviario, su-bito a ridosso delle abitazioni, abbassando la strada di circa 2 metri fi no ad arrivare quasi al piano campagna. I risultati della prova di carico su piastra per verifi care la portata del nuovo sottofondo realizzato, hanno dato riscontri positivi alla soluzione tecnica adottata, in quanto si sono rilevati

cedimenti minimi residui non rilevanti a ca-richi di 500 kg/cmq.

“I positivi risultati delle prove tecni-che di tenuta del tratto non possono che confermare la validità e la bontà dell’inter-vento - commenta soddisfatto Simoni - e i lavori proseguono tutt’ora con continuità per portare a termine la strada Traversagno in autunno.

Questa credo sia un’altra prova che la nostra amministrazione lavora in silenzio e alacremente su molti fronti, compresi quel-lo dei lavori pubblici, in cui nonostante i tagli e l’impossibilità di contrarre mutui per realizzare opere pubbliche, ci si stia muo-vendo andando alla ricerca di contributi o altre forme di fi nanziamento per realizzare opere di cui la nostra città ha sentito per troppi anni solamente parlare senza mai vederle realizzate, come invece sta avve-nendo ora”.

di Roberta Giacomella

Abbassata la sede stradale di 2 metri e impiegato del caolino per evitare che le sponde franino

Opere pubbliche A Bellombra lavori completati entro l’autunno

Traversagno, nuovo sottofondo. Ok dalla prova di carico

Il via al cantiere è stato dato il 2 maggio. I lavori sono condotti dalla ditta Pigeco

La ditta Beghelli spa fornirà e gesti-rà per 16 anni la manutenzione di 1.794 lampade di illuminazione

e 250 lampade d’emergenza a costo zero per l’Amministrazione comuna-le adriese. La notizia è stata diffusa dall’assessore alle Politiche Energetiche Fabio Panetto nel quadro di un progetto di riqualifi cazione degli impianti di illumi-nazione e lampade d’emergenza degli edifi ci comunali. Benefi ciari saranno le scuole medie Manzoni, ex Omni, Marino Marin, le scuole elementari Bottrighe, De Amicis, Pascoli, Vittorino da Feltre, Leonardo da Vinci, Di Vittorio, la Polizia Municipale e Palazzo Tassoni. In tutti questi edifi ci saranno anche adeguati gli impianti elettrici di illuminazione fi no alla scatola di derivazione più vicina; inoltre per il palazzo Municipale verrà adeguato normativamente l’impianto elettrico della parte quadri e linee dor-sali.

La nuova tecnologia consentirà alle lampade che resteranno accese di giorno un consumo inversamente proporzionale all’intensità luminosa presente nell’am-biente, che porterà un risparmio fi no al 60% dei consumi diretti di illuminazio-ne.

“Un progetto in ballo da diversi anni, ricorda l’Assessore Panetto, che ha visto la luce in questo mandato della Giunta Barbujani”.

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Il Cur si rinnova e la sede di Viale Mar-coni è già pronta per ospitare lezioni e segreteria. Il Presidente del Cur, Roberto

Tovo, ha presentato i corsi di laurea attivati a Rovigo per l’anno accademico 2012/2013 e sono diversi i punti di forza che caratteriz-zano il nuovo anno accademico.

Innanzitutto va segnalata la novità ine-rente il Corso Magistrale a ciclo unico in Giu-risprudenza, che attiva un percorso di studi a doppio titolo con l’Università di Granada (Spagna). Al termine lo studente conseguirà la laurea magistrale in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Ferrara e il “Grado en derecho” presso l’Università di Granada. Il percorso è attivato sulla base di una con-venzione tra i due atenei.

Altro punto di forza è il dottorato in Dirit-to dell’Unione Europea. Coloro che sono già in possesso di una laurea possono scegliere

di proseguire la loro formazione in un settore sicuramente promettente, quello del diritto emanato nell’ambito delle varie politiche comunitarie per aspirare, ad esempio, a car-riere dirigenziali in amministrazioni pubbliche e private e in organizzazioni internazionali.

Riconfermati, inoltre, tutti i corsi che in questi anni hanno contraddistinto la sede universitaria rodigina e che l’hanno resa una scelta qualifi cata per tanti giovani.

Prosegue il corso di laurea magistrale in Ingegneria Meccanica già attivo con l’uni-versità di Padova. Con l’indirizzo in Progetto e Fabbricazione con i Materiali Polimerici si

vuole formare una fi gura professionale del tutto nuova, molto richiesta dalle imprese dei comparti manifatturieri di prodotti in materiale polimerico, assai numerose nel ter-ritorio nazionale e, soprattutto, nei distretti industriali del Nord.

Sempre attuale e in linea con le dinami-che sociali e occupazionali è il corso triennale in Diritto dell’economia. Fornisce ampi sboc-chi e competenze richieste a diverse fi gure professionali con possibilità di collocazione in molteplici settori pubblici e privati.

Proseguono i corsi che rappresentano una risposta a livello regionale per la pre-parazione delle fi gure professionali degli educatori. Tra questi il corso di laurea magi-strale in Programmazione e gestione dei ser-vizi educativi e formativi, e il corso di laurea triennale in Scienze dell’Educazione e della Formazione

Sempre ricca anche la proposta in am-bito sanitario grazie alla collaborazione con l’ULSS 18 di Rovigo. Anche quest’anno vengono riproposti i corsi di Infermieristica, Tecniche di Radiologia Medica, Ostetricia e Fisioterapia. Da segnalare anche il corso di Educazione Professionale, abilitante alla pro-fessione sanitaria di Educatore Professionale.

“Oltre alla varietà e qualità dei percor-si formativi offerti strettamente collegati al mondo del lavoro e della ricerca, tanti scel-gono il Cur - spiega Roberto Tovo - anche

perché è una sede giovane e piccola capace di essere, rispetto agli Atenei tradizionali, a misura di studente, e dove si può trovare una maggiore attenzione alla dimensione umana, allo scambio tra ragazzi e docenti, al dialogo aperto e costante e in un contesto dinamico e fl essibile.

Aspetti da non trascurare quando si af-fronta la carriera universitaria, perché sentirsi accompagnati durante tutto il proprio percor-so di studi è un fattore importantissimo per portarlo a termine con successo”.

di Roberta Giacomella

Istruzione Al via il nuovo anno accademico

Il Cur rinnova l’offerta universitaria

La sede dell’Università rodigina

Al via diversi corsi: dalla laurea in giurisprudenza al dottorato in Diritto dell’Unione Europea, dalla laurea magistrale in Ingegneria Meccanica ai corsi di Infermieristica

Riconfermati tutti i corsi che in questi anni hanno contraddistinto la sede

10 Sguardo a Rovigo1010 Sguardo a Rovigo

La biblioteca dell’Accademia dei Concordi è salva, così come i contratti dei propri dipendenti precari. La biblioteca ha ri-

aperto uffi cialmente i battenti il 28 gosto, con un giorno di ritardo rispetto alla regolare attività.

Tuttavia quanta ansia, il giorno preceden-te: ad accogliere l’utente, la scritta “chiuso” del giorno prima non faceva certo presagire nulla di buono. Quella mattina, la tensione era alta non solo tra le parti, ma anche nei volti dei dipendenti e degli stessi cittadini, in numerosi accorsi per capirne il destino.

Viva si è dimostrata, anche la sensibilità dei rodigini, che in questi mesi estivi hanno dato vita ad una vera e propria mobilitazione per salvare il destino di questo importante fulcro culturale sfociata in una cospicua raccolta fi rme, inviata al sindaco e l’amministra-zione comunale per preservare un così nevralgico servizio sociale e culturale dal pericolo di inattività.

Con la sua raccolta di oltre 280.000 volumi, l’Accademia svolge infatti la funzione di biblioteca comunale della città in virtù del contratto Gnochi del 1836, accogliendo oltre 5000 persone al mese. Il rischio di chiusura rappresentava un colpo al cuore per la città, se si considera come, in tempo di crisi, in centro siano venuti a a mancare altri necessari servizi culturali, tra cui la libreria, senza considerare che la Fiera delle parole è emigrata a Padova.

Fortunatamente, la querelle è sfociata nell’accordo tra il sindaco Bruno Piva con il Cda dell’ente culturale. “E’ stato un incontro molto positivo di confronto – ha commen-tato il primo cittadino - in cui l’amministrazione ha chiaramente confermato l’importanza riconosciuta a questa illustre istituzione culturale. Da parte nostra c’è la piena consapevo-lezza del ruolo che l’Accademia riveste per l’intera comunità e tutta la volontà di rispet-tare gli impegni presi, anche se gravosi per il nostro bilancio”. Entro la fi ne dell’anno il contratto che regola i rapporti fra Comune di Rovigo e Accademia dei concordi, il legato Gnocchi risalente al 1836 e rivisto nel 1979, andrà perfezionato.

IL CASO

L’istituzione culturale cittadina ha rischiato la chiusuraSALVA LA BIBLIOTECA DELL’ACCADEMIA DEI CONCORDI

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La sordità in età pediatricanell’ otite catarraleL’ otite catarrale o Otite Media Secretiva (OMS) in età pediatrica sta assumendo in questi ultimi anni la più frequente predi-sposizione dei processi catarrali essudativi delle prime vie aeree.

E’ una patologia molto insidiosa in quanto non da dolore ma solo un calo dell’udito

infatti in termini clinici viene anche chia-mata Sordità Rinogena, che non sempre viene riportato dal bambino, il genitore o la maestra se ne accorgono in quanto vedo-no il bambino distratto, poco attento e che non ripete bene le parole.Presso questo centro termale ogni anno vengono trattati per OMS circa 800 bambi-ni, di età compresa tra i 3 e i 12 anni, inviati sia dagli Specialisti ORL sia dai Pediatri di base.Il trattamento termale consiste nell’eradica-re le cause che maggiormente predispon-gono all’otite catarrale infantile attraverso tre obiettivi: Riduzione del numero delle flogosi rinofaringee; Azione diretta sulla funzione tuba-

rica (Tromba di Eustachio) e sui processi infiammatori e infettivi cronici dell’orec-chio medio; Prevenzione delle riacutizzazioni del-le flogosi delle vie aeree superiori.

Tali risultati possono essere ottenuti attra-verso la terapia termale; ciò lo posso affer-mare sia sulla base della mia esperienza clinica, sia sulla base di dati numerosi della letteratura. Il trattamento termale consiste nell’ insuf-flazione tubo-timpanica sempre eseguita dal Medico Specialista ORL .In alcuni casi viene utilizzato il Politzer se-condo la metodica di Salimbani.Nel 90/95% dei casi si assiste ad una riso-luzione del problema uditivo, molto spesso

con recupero totale e a riduzione consi-stente degli episodi catarrali rinofaringei durante la stagione autunno-invernale.Una revisione della nostra casistica ci per-mette di affermare che nei bambini sotto-posti a cure termali (Inalatorie, insufflato-rie) vi è stato un minor tasso di assenteismo scolastico e un minor ricorso sia a terapie mediche farmacologiche sia a terapie me-diche chirurgiche.

Il Direttore SanitarioSpecialista ORL

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Terme e Sordità Rinogena in Età Pediatrica pubbliredazionale

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131313Sguardo a Rovigo

Mentre l’assessore provinciale Oscar Tosini ha recentemente comunicato l’avvio del progetto di rifacimento

di tutta la segnaletica stradale, sia verticale che orizzontale, in previsione della stagio-ne invernale, dallo stesso uffi cio viabilità di Palazzo Celio arriva l’ultimo interessante rilevamento relativo al traffi co dei veicoli che investono sulle strade provinciali, con annesse le relative criticità. L’indagine si è protratta per cinque mesi, mediante una rilevazione alquanto precisa sulle 53 strade gestite dalla Provincia di Rovigo, per un totale di 518 chilometri, di cui 429 di proprietà e 88 in concessione demaniale. Ogni arteria è stata monitorata per una set-timana, 24 ore su 24, coinvolgendo tutti i mezzi possibili: motociclette, autovetture, veicoli pesanti, fi no ai tir. Ciò che risulta è che la strada Provinciale n. 5, che collega il famoso e popolare centro commerciale La Fattoria alla zona dell’Interporto, è la stra-da più traffi cata del Polesine, con 68.685 veicoli circolanti. Essa è seguita dalla Sp8, che da Loreo conduce a Porto Viro in lo-calità Pilastro, con 68.490 transiti. Tra le strade deputate al turismo la Sp65, che dal Volto di Rosolina conduce alle spiagge, sop-

porta il maggior numero di veicoli: nel pe-riodo estivo, da luglio ad agosto del 2011, essa ha registrato 86.792 automezzi, scesi poi ai 29.210 nel mese di settembre. Particolarmente “calda” anche la Sp45 che collega Adria con Rosolina, che ha contato 80.371 mezzi nel periodo estivo, contro i 68.186 mezzi del periodo autunnale. Il maggior numero di veicoli pesanti transitati sono stati 23.158 sulla Sp5 in prossimità dell’Interporto, la velocità massima rag-giunta è stata di una moto a 225 kmh; per le autovetture si è arrivati a 214 kmh, per i tir a 137. Per quanto riguarda invece la nota dolente, ossia gli incidenti stradali, si è notato che la provinciale con il maggior numero di sinistri è Sp38, quella che va da Piano di Rivà a Bonelli, con ben 17 sinistri, per un totale di 26 feriti, seguita quindi dalla Sp45 Adria-Rosolina con 15 incidenti e 17 feriti.

di Melania Ruggini

Lo stesso tratto di strada detiene il primato anche per il transito del maggior numero di mezzi pesanti e per le velocità raggiunte da auto e moto

Viabilità Un’indagine della Provincia vie strade di propria competenza

La strada più traffi cata è la Provinciale 5

La velocità massima registrata è stata quella di una moto a 225 kmh

segue da pag. 1

Nel nostro territorio, è in atto una profonda trasformazione nella gestione delle attività produttive, nell’ambito delle diverse realtà imprenditoriali.

In Veneto c’è un’ impresa ogni 12 abitanti, di cui quasi il 97% sotto la so-glia dei 15 dipendenti. Un grande sfor-zo, dunque, su un problema che in realtà poteva essere risolto con il semplice abbassamento della durata dei processi del lavoro e dei termini di impugnazione del licenziamento. L’imprenditore veneto non è interessato ad avere una legislazio-ne che gli consenta di licenziare i propri dipendenti, ma al costo del lavoro, as-sente completamente in questa riforma.

In Italia, il lavoro costa il 115% in più rispetto al salario netto spettante al lavoratore. Il problema non è quello di licenziare, ma di assumere.

Fidelizzare il lavoratore con l’inten-to di realizzare un mercato del lavoro dinamico, fl essibile e inclusivo, capace cioè di contribuire alla crescita e alla creazione di occupazione di qualità, di stimolare lo sviluppo e la competitività delle imprese, oltre che tutelare l’occu-pabilità dei cittadini.

Non serviva demonizzare i titolari di partita iva, che appartengono al mondo delle professioni.

Non serviva stravolgere, i diversi contratti di lavoro, la giusta qualifi ca-zione del rapporto di lavoro, può avve-nire con i principi giuridici già esistenti. Manca attenzione alle donne, ai giovani, spariscono le agevolazioni per i contratti di inserimento utilizzati per far imparare un mestiere, nelle società partecipate dall’ente pubblico.

Si sono introdotti nuovi adempimen-ti, inutili, a carico delle aziende. Una riforma mancata dunque. Le barriere ideologiche e culturali, hanno contribuito a questo scarso risultato.

Quello che però rimane è un’occa-sione perduta con un modello senza cre-scita, in un Italia dove la disoccupazione per i giovani sale al 35% e la cassa integrazione segna punte di più 16%, una presentazione poco proponibile per una seria credibilità internazionale.

Riforma mancata

*Consulente del Lavoro e segretario provinciale Udc di Venezia

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14 Sguardo al Delta1414 Sguardo al Delta

La recente sentenza del Consiglio di Stato ha rimes-so in pista l’ipotesi che la via della riconversione a carbone della centrale di polesine Camerini sia

praticabile. Il collegio, infatti, ha dato il proprio as-senso affi nché il progetto torni in Commissione Via al ministero, dopo che quello vecchio era stato annullato perché basato su una legge regionale “ad centralem” con la quale è stata modifi cata la legge istitutiva del Parco nazionale del Delta del Po. Secondo il Consiglio di Stato, però, la procedura seguita dal Consiglio regionale è corretta e dunque la Commissione Via può nuovamente tornare ad esprimersi. Il problema è quando lo farà? La risposta in merito è arrivata il mese scorso dal meeting di Co-munione e liberazione di Rimini al quale ha partecipato anche il ministro competente, Corrado Clini, che incal-zato dal presidente del consiglio comunale di Rovigo,

Paolo Avezzù, ha rassicurato i polesani sul fatto che dal Ministero le risposte attese arriveranno con una certa solerzia tuttavia non ha mancato di sottolineare ancora una volta che il problema vero non è forse più

quello ambientale, considerati i severissimi limiti alle emissioni con cui l’eventuale centrale a carbone dovrebbe misurarsi, ma l’econo-micità in senso più ampio, in un contesto in cui la sovrapproduzione di energia spinge un certo tipo di

centrali elettriche fuori dalle logiche economiche più attuali e virtuose. Dunque secondo il Ministro è Enel che dovrebbe informare il territorio se vi siano ancora le opportunità economiche per investire a Porto Tolle. Anche in questo caso la risposta è arrivata sempre dal meeting di Rimini al quale l’amministratore delegato del colosso dell’energia, Fulvio Conti, ha presenziato qualche giorno dopo Clini. La fatidica domanda è stata

posta sempre da Avezzù, accompagnato da una dele-gazione portollese composta dal primo cittadino Silva-no Finotti e dal portavoce del Comitato dei lavoratori, Maurizio Ferro, che ancora una volta ha ottenuto una risposta positiva. “L’impianto di Polesine Camerini – ha infatti risposto l’amministratore delegato – è e rimane un progetto strategico per Enel”. Alla risposta di Conti andrebbe aggiunto che ora il progetto e anche libero da impedimenti di sorta, visto che il tono del ministro è par-so rassicurante in merito ad un veloce avvio delle valuta-zioni e che le leggi regionali sono già state riviste a tal fi ne, ma che tuttavia potrebbe subire la concorrenza di altre realtà come nel caso della miniera di Nuraxi Figus per la quale i minatori della Carbonsulcis hanno chiesto di ottenere il fi nanziamento di un progetto che prevede l’integrazione della miniera con la centrale di stoccaggio dell’anidride carbonica nel sottosuolo. Il progetto inte-grato rivendicato dai minatori, infatti, necessita di un in-vestimento di un miliardo e mezzo di euro da distribuire

in 8 anni che se andasse in porto, distrarrebbe risorse alla centrale visto che un analogo progetto è previsto anche per il Polesine e la Comunità europea ha già de-ciso di fi nanziarne uno solo in Italia. Insomma la strada della speranza, per i lavoratori, è stata è attraversata ancora una volta dall’ennesima incognita.

di Fortunato Marinata

Rassicuranti le risposte del ministro Clini e dell’Ad Conti sulla riconversione ma il progetto dello stoccaggio della Co2 potrebbe sfumare a benefi cio della miniera Nuraxi Figus

Centrale di Polesine Camerini Un nuovo rischio per il futuro dell’impianto portotollese

Il Sulcis in concorrenza con il Delta

Una manifestazione dei minatori del Sulcis e quella dei lavoratori della centrale di qualche tempo fa

Il problema vero non è forse più quello ambientale ma l’economicità dell’impianto

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VIAGGIO IN PROVINCIAROVIGO

Per palazzo Celio sembra non ci sia più niente da fare, la legge sul contenimento della spesa pubblica (la cosiddetta ‘spending review’) non lascia molte possi-

bilità all’ipotesi che la provincia di Rovigo possa continuare ad avere un ente che lo rappresenti come unità territoriale. Le provincie salve dalla “forbice” del Governo sono solo quelle di Verona, Vicenza e Venezia, in virtù del fatto che hanno più di 350 mila abitanti e un’estensione superiore ai 2500 chilometri quadrati mentre il resto del Veneto dovrà essere riorga-nizzato. Il Polesine, pertanto, conti-nuerà ad esistere come realtà fi sica ma come realtà politica è costretto a diventare qualcos’altro. Tra le ipotesi si è parlato di un accorpamento “tout court” a Padova ma non sono mancare supposizioni dif-ferenti che hanno anche lasciato presagire l’idea di uno smembramento del territorio rodigino e del successivo rior-dino delle varie aree seguendo il parametro delle affi nità con le altre realtà contermini. Per il Delta, ad esempio, il nuovo riferimento provinciale potrebbe essere quello ve-neziano mentre a una parte del Polesine, quella limitrofa

all’Emilia, non dispiacerebbe nemmeno il salto di Regione e un accorpamento alla provincia di Ferrara. La storia, del resto, lo legittimerebbe. Comunque sia, fi nora si è parlato solo di ipotesi più o meno realistiche, il momento delle de-cisioni deve ancora arrivare anche se il tempo stringe. Entro il 2 ottobre la Conferenza permanente Regione-Autonomie locali dovrà deliberare un’ipotesi di riordino delle Provin-ce da trasmettere alla Regione, che a sua volta avrà solo

20 giorni di tempo per inviare una proposta al Governo, proposta che ancora manca visto che in Regione la discussione verte su una legge che attribuisca la precedenza del riordino al Consiglio regionale e non, come previsto dal Governo, ad una

“Conferenza” che non è nemmeno elettiva. Questioni “di lana caprina”, secondo alcuni esponenti del Consiglio di palazzo Ferro Fini, che hanno solo il merito di allontanare il discorso dal cuore del problema, ossia immaginare come dovrà essere il Veneto di domani. In Polesine, intanto, lo scorso 5 settembre in occasione di un consiglio provincia-le è stato votato un punto all’ordine del giorno in cui gli

esponenti di palazzo Celio hanno espressa la volontà che il Polesine non diventi una terra da annettere solo in ragione delle sue potenzialità: lo sbocco al mare, il sistema por-tuale e l’asta navigabile o addirittura l’intera area deltizia potrebbero essere contesi tra le provincie superstiti come fossero un bottino di guerra.

Ma il vero pericolo secondo il presidente del Consiglio rodigino, Federico Frigato, è che l’ipotesi più accreditata del riordino sia quella di un accorpamento a Padova e che dun-que per la provincia rodigina spetti un futuro “all’ombra” della città del Santo. Ipotesi che non piacerebbe nemmeno un poco al consigliere del Partito democratico Graziano Azzalin che invece il Veneto del “dopo provincie” lo imma-gina diviso in quattro aree omogenee. “In sede regionale il Pd – ha precisato Azzalin - già nel corso della discussione sul nuovo Statuto veneto, ha elaborato una propria pro-posta organica, nella quale il riconoscimento di macroaree non è una semplice constatazione delle peculiarità dei di-versi territori, bensì uno sprone ad attuare politiche mirate a seconda delle diverse esigenze. In più, con la legge di Disci-plina dell’esercizio associato di funzioni e servizi comunali, approvata dal Consiglio con consenso trasversale, si mette

nero su bianco una suddivisione del Veneto in quattro aree omogenee: l’area montana e parzialmente montana, l’a-rea ad elevata urbanizzazione, l’area del Veneto centrale e l’area del basso Veneto. Solo partendo da questa suddi-visione si può trovare una soluzione che superi le incon-gruenze dei dettami contenuti nel cosiddetto decreto sulla spending review. E solo così le competenze del nuovo ente intermedio, nei settori ambiente, rifi uti, trasporti e viabilità possono essere implementate e organizzate secondo eco-nomie di scala ed in modo più effi ciente. Ritagli arbitrari del territorio contribuirebbero solo ad affossare ulteriormente l’amministrazione locale, rendendo le nuove Province degli inutili carrozzoni poco rappresentativi e poco democratici”. Convergenza pressoché totale su queste posizioni anche da parte del consigliere del Carroccio Cristiano Corazzari che ha sottolineato come sia: “Importante che in questa occasione si mettano da parte le appartenenze politiche e si superino i pregiudizi di ogni tipo per offrire una soluzione che sia coerente e che vada nell’interesse comune di tutti i cittadini veneti, senza distinguere fra zone di serie A e zone di serie B”.

Fortunato Marinata

Per il consigliere regionale del Pd il riordino dovrebbe portare alla realizzazione di un’area montana, di una ad elevata urbanizzazione, dell’area del Veneto centrale e a quella del basso Veneto

Taglio delle Provincie Il Governo attende le proposte della Regione entro il 22 ottobre

La sede della Provincia di Rovigo

Il Polesine non è un bottino di guerra da dividere e distribuire

La presidente della Provincia, Tiziana Virgili, ha invitato tutti i colleghi e l’Upi (Unione provincie italiane) a promuovere in forma di

class-action un ricorso al Tar del Lazio contro lo stravolgimento istituzionale che troverebbe attua-zione con la votazione del decreto sulla spending review. Da tempo infatti la Presidente ritiene as-solutamente incostituzionale la via intrapresa dal Governo e nella lettera inviata agli altri presidenti di provincia ha inserito anche un riferimento ai rispermi che la manovra governativa dovrebbe mettere in pratica ma che secondo la Virgili sa-rebbero inesistenti. “Il provvedimento – ha spe-

cifi cato nel testo - come documentato da indagini economiche, non comporteranno alcun benefi cio, ma aumenteranno la disoccupazione e recheran-no soltanto disservizi ai cittadini che vedono nella Provincia il riferimento tra Comune e Regione”. Ma quanto risparmierà lo Stato dal riordino degli enti locali intermedi? Secondo i dati elaborati da-gli uffi ci della Regione veneto, poco: meno 200 milioni di euro. I conti sono stati fatti prendendo come riferimento i conti consuntivi delle provin-ce per l’anno 2009 e ipotizzando di eliminare i costi connessi alle funzioni generali di gestione e controllo visto che il personale dovrà essere ri-

collocato in altri enti e rimarrà comunque sul libro paga dello Stato. Dunque il risparmio ammonta a circa 130 milioni di euro ai quali va aggiunta la quota derivante dalle economie di scala collegate all’accorpamento delle funzioni, calcolato da uno studio dell’istituto Bruno Leoni in un risparmio di spesa nell’ordine del 10 per cento. Ipotizzando, quindi, un risparmio del 10 per cento sul tota-le delle spese complessive per le funzioni delle province che in moneta sonante si traduce in circa 55 milioni di euro. Il risparmio complessivo, dunque, dovrebbe ammontare a 185,6 milioni di euro”. Nel 2009 le sette province venete han-

no sostenuto una spesa corrente di circa 629,5 milioni di euro, dei quali 22,7 milioni destinati al funzionamento degli organi istituzionali (3,6% ). “Il valore fatto registrare dalle province del Vene-to è ben al di sotto della media nazionale (4,8%) - sottolinea il dossier del Consiglio veneto – è il valore più basso nel panorama nazionale sia per abitante sia per quanto riguarda la spesa corrente complessiva (128,15 euro a fronte di una media nazionale di 150 euro) che per quanto attiene alla quota di spesa relativa agli organi istituzionali (4,62 euro per abitante, a fronte di una media nazionale di 7,27 euro).

RICORSO AL TAR LA VIRGILI PROPONE UNA “CLASS ACTION” DEI PRESIDENTI

Tiziana Virgili

Azzalin: “Il Veneto diviso in quattro aree omogenee”

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NUOVI ARRIVI AUTUNNO-INVERNO

16

VIAGGIO IN PROVINCIAROVIGO

Per palazzo Celio sembra non ci sia più niente da fare, la legge sul contenimento della spesa pubblica (la cosiddetta ‘spending review’) non lascia molte possi-

bilità all’ipotesi che la provincia di Rovigo possa continuare ad avere un ente che lo rappresenti come unità territoriale. Le provincie salve dalla “forbice” del Governo sono solo quelle di Verona, Vicenza e Venezia, in virtù del fatto che hanno più di 350 mila abitanti e un’estensione superiore ai 2500 chilometri quadrati mentre il resto del Veneto dovrà essere riorga-nizzato. Il Polesine, pertanto, conti-nuerà ad esistere come realtà fi sica ma come realtà politica è costretto a diventare qualcos’altro. Tra le ipotesi si è parlato di un accorpamento “tout court” a Padova ma non sono mancare supposizioni dif-ferenti che hanno anche lasciato presagire l’idea di uno smembramento del territorio rodigino e del successivo rior-dino delle varie aree seguendo il parametro delle affi nità con le altre realtà contermini. Per il Delta, ad esempio, il nuovo riferimento provinciale potrebbe essere quello ve-neziano mentre a una parte del Polesine, quella limitrofa

all’Emilia, non dispiacerebbe nemmeno il salto di Regione e un accorpamento alla provincia di Ferrara. La storia, del resto, lo legittimerebbe. Comunque sia, fi nora si è parlato solo di ipotesi più o meno realistiche, il momento delle de-cisioni deve ancora arrivare anche se il tempo stringe. Entro il 2 ottobre la Conferenza permanente Regione-Autonomie locali dovrà deliberare un’ipotesi di riordino delle Provin-ce da trasmettere alla Regione, che a sua volta avrà solo

20 giorni di tempo per inviare una proposta al Governo, proposta che ancora manca visto che in Regione la discussione verte su una legge che attribuisca la precedenza del riordino al Consiglio regionale e non, come previsto dal Governo, ad una

“Conferenza” che non è nemmeno elettiva. Questioni “di lana caprina”, secondo alcuni esponenti del Consiglio di palazzo Ferro Fini, che hanno solo il merito di allontanare il discorso dal cuore del problema, ossia immaginare come dovrà essere il Veneto di domani. In Polesine, intanto, lo scorso 5 settembre in occasione di un consiglio provincia-le è stato votato un punto all’ordine del giorno in cui gli

esponenti di palazzo Celio hanno espressa la volontà che il Polesine non diventi una terra da annettere solo in ragione delle sue potenzialità: lo sbocco al mare, il sistema por-tuale e l’asta navigabile o addirittura l’intera area deltizia potrebbero essere contesi tra le provincie superstiti come fossero un bottino di guerra.

Ma il vero pericolo secondo il presidente del Consiglio rodigino, Federico Frigato, è che l’ipotesi più accreditata del riordino sia quella di un accorpamento a Padova e che dun-que per la provincia rodigina spetti un futuro “all’ombra” della città del Santo. Ipotesi che non piacerebbe nemmeno un poco al consigliere del Partito democratico Graziano Azzalin che invece il Veneto del “dopo provincie” lo imma-gina diviso in quattro aree omogenee. “In sede regionale il Pd – ha precisato Azzalin - già nel corso della discussione sul nuovo Statuto veneto, ha elaborato una propria pro-posta organica, nella quale il riconoscimento di macroaree non è una semplice constatazione delle peculiarità dei di-versi territori, bensì uno sprone ad attuare politiche mirate a seconda delle diverse esigenze. In più, con la legge di Disci-plina dell’esercizio associato di funzioni e servizi comunali, approvata dal Consiglio con consenso trasversale, si mette

nero su bianco una suddivisione del Veneto in quattro aree omogenee: l’area montana e parzialmente montana, l’a-rea ad elevata urbanizzazione, l’area del Veneto centrale e l’area del basso Veneto. Solo partendo da questa suddi-visione si può trovare una soluzione che superi le incon-gruenze dei dettami contenuti nel cosiddetto decreto sulla spending review. E solo così le competenze del nuovo ente intermedio, nei settori ambiente, rifi uti, trasporti e viabilità possono essere implementate e organizzate secondo eco-nomie di scala ed in modo più effi ciente. Ritagli arbitrari del territorio contribuirebbero solo ad affossare ulteriormente l’amministrazione locale, rendendo le nuove Province degli inutili carrozzoni poco rappresentativi e poco democratici”. Convergenza pressoché totale su queste posizioni anche da parte del consigliere del Carroccio Cristiano Corazzari che ha sottolineato come sia: “Importante che in questa occasione si mettano da parte le appartenenze politiche e si superino i pregiudizi di ogni tipo per offrire una soluzione che sia coerente e che vada nell’interesse comune di tutti i cittadini veneti, senza distinguere fra zone di serie A e zone di serie B”.

Fortunato Marinata

Per il consigliere regionale del Pd il riordino dovrebbe portare alla realizzazione di un’area montana, di una ad elevata urbanizzazione, dell’area del Veneto centrale e a quella del basso Veneto

Taglio delle Provincie Il Governo attende le proposte della Regione entro il 22 ottobre

La sede della Provincia di Rovigo

Il Polesine non è un bottino di guerra da dividere e distribuire

La presidente della Provincia, Tiziana Virgili, ha invitato tutti i colleghi e l’Upi (Unione provincie italiane) a promuovere in forma di

class-action un ricorso al Tar del Lazio contro lo stravolgimento istituzionale che troverebbe attua-zione con la votazione del decreto sulla spending review. Da tempo infatti la Presidente ritiene as-solutamente incostituzionale la via intrapresa dal Governo e nella lettera inviata agli altri presidenti di provincia ha inserito anche un riferimento ai rispermi che la manovra governativa dovrebbe mettere in pratica ma che secondo la Virgili sa-rebbero inesistenti. “Il provvedimento – ha spe-

cifi cato nel testo - come documentato da indagini economiche, non comporteranno alcun benefi cio, ma aumenteranno la disoccupazione e recheran-no soltanto disservizi ai cittadini che vedono nella Provincia il riferimento tra Comune e Regione”. Ma quanto risparmierà lo Stato dal riordino degli enti locali intermedi? Secondo i dati elaborati da-gli uffi ci della Regione veneto, poco: meno 200 milioni di euro. I conti sono stati fatti prendendo come riferimento i conti consuntivi delle provin-ce per l’anno 2009 e ipotizzando di eliminare i costi connessi alle funzioni generali di gestione e controllo visto che il personale dovrà essere ri-

collocato in altri enti e rimarrà comunque sul libro paga dello Stato. Dunque il risparmio ammonta a circa 130 milioni di euro ai quali va aggiunta la quota derivante dalle economie di scala collegate all’accorpamento delle funzioni, calcolato da uno studio dell’istituto Bruno Leoni in un risparmio di spesa nell’ordine del 10 per cento. Ipotizzando, quindi, un risparmio del 10 per cento sul tota-le delle spese complessive per le funzioni delle province che in moneta sonante si traduce in circa 55 milioni di euro. Il risparmio complessivo, dunque, dovrebbe ammontare a 185,6 milioni di euro”. Nel 2009 le sette province venete han-

no sostenuto una spesa corrente di circa 629,5 milioni di euro, dei quali 22,7 milioni destinati al funzionamento degli organi istituzionali (3,6% ). “Il valore fatto registrare dalle province del Vene-to è ben al di sotto della media nazionale (4,8%) - sottolinea il dossier del Consiglio veneto – è il valore più basso nel panorama nazionale sia per abitante sia per quanto riguarda la spesa corrente complessiva (128,15 euro a fronte di una media nazionale di 150 euro) che per quanto attiene alla quota di spesa relativa agli organi istituzionali (4,62 euro per abitante, a fronte di una media nazionale di 7,27 euro).

RICORSO AL TAR LA VIRGILI PROPONE UNA “CLASS ACTION” DEI PRESIDENTI

Tiziana Virgili

Azzalin: “Il Veneto diviso in quattro aree omogenee”

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17Spazi aperti

Per più di due mesi non è caduta una sola goccia di pioggia, le ultime stille d’acqua dal cielo sono state quelle di giugno che

diedero l’impressione, insieme a quelle dei mesi precedenti, che una primavera discreta-mente piovosa avesse riequilibrato un inverno decisamente scarso di precipitazioni. Invece no, erano giuste le preoccupazioni lanciate ancora ad inizio anno, quando Lucifero, Caligola, Minos-se e Scipione non aveva-no ancora trasformato la campagna polesana un forno a ciel sereno. Già allora le falde freatiche e il regime dei fi umi erano scesi in modo preoc-cupante, molto più preoccupante di quanto non avessero fatto nel 2003. Quella fu un’estate calda, questo è un anno in cui le stagioni con il secco sono in vantaggio per 2 a 1 su quelle con la pioggia, un vantaggio tanto largo che anche

in una terra normalmente associata all’acqua come il Polesine, sono stati registrati non pochi problemi legati all’irrigazione e di conseguenza gravi danni per le colture. Certo non poteva essere diversamente, visto che il sistema idro-logico soprattutto nell’area del Delta è struttu-rato per smaltire l’acqua e non per affrontare situazioni da deserto del kalahari. Il bisogno di

acqua, infatti, è stato più grande di quanta i con-sorzi di bonifi ca siano riusciti pomparne nella rete dei canali e le stesse aziende agricole si sono scoperte poco attrezzate

per pompaggi l’irrigazione. Malgrado grandi siano stati gli sforzi di entrambi i consorzi di bonifi ca, Adige Po e Delta del Po, il Polesine si è trovato impreparato ad affrontare la situa-zione mancando le infrastrutture ma anche l’acqua nei fi umi. Il livello del Canalbianco è

sceso anche di 60 millimetri in un solo giorno. “Abbiamo pompato acqua a pieno regime – ha confessato Giuliano Ganzerla, presidente dell’Adige Po – ma in alcune zone i nostri impianti non sono riusciti a sopperire al grande prelievo d’acqua da parte delle aziende agricole consociate”. Ma a mettere in diffi coltà il siste-ma dell’approvvigionamento idrico non è stata solo la scoperta di essere mal equipaggiati ad affrontare un’annata eccezionalmente siccito-sa, alla distanza sono saltate fuori anche vec-chie magagne come la risalita del cuneo salino provocato dal minor portata idrica dei fi umi. Le conseguenze di una stagione trascorsa senza acqua dal cielo, si sono presentate alle asso-ciazioni di categorie sotto la forma di una vasta varietà di danni che hanno irrimediabilmente compromesso la stagione della raccolta. Sulle piante da frutto il caldo non ha permesso una perfetta maturazione del prodotto, che nella maggior parte dei casi è rimasto di pezzature

più piccole, sulle orticole invece il calore ha fatto proliferare gli insetti (es. afi di) inoltre il continuo ricorso all’irrigazione meccanica ha provocato il surriscaldamento del terreno con conseguenti malattie fungine (es. botrite), il risultato è stata la perdita di peso e di qualità, ma soprattutto la diminuzione della capacità del prodotto alla frigoconservazione. A soffrire maggiormente, però, sono stati i cereali: i raccolti di mais e di soia sono andati quasi completamente perduti e non è andata meglio alla stagione della bar-babietola, in sofferenza anche sulle superfi ci irrigate, con una raccolta media di saccarosio di appena 9 tonnellate per ettaro.

Ma le colture ad essere devastate dal caldo non sono state solo quelle dei campi, a metà luglio metà della produzione di cozze

della Sacca degli Scardovari è andata perduta a causa del surriscaldamento dell’acqua che in alcuni casi ha toccato i 31 gradi, oltrepas-sando di cinque la soglia di sopravvivenza dei mitili. L’aumento della temperatura, infatti, ha portato ad una riduzione della quantità di ossigeno necessario alla sopravvivenza dei mitili ed innescato un meccanismo a spirale in quanto la decomposizione dei bivalve con-suma ulteriore ossigeno e produce sostanze quali idrogeno solforato e ammoniaca che determinano la distruzione rapida di tutte le altre cozze. Anche in questo caso a gran voce sono stati più volte richiesti interventi per la vivifi cazione delle lagune ma come per quelli inseriti nel Piano irriguo nazionale le risposte si possono certo defi nire tempestive.

di Fortunato Marinata

Il sistema idrologico è strutturato per smaltire l’acqua e non per affrontare situazioni siccitose come quelle di questa estate

Siccità La stagione agricola è ittica e stata compromessa dal grande caldo

Polesine e acqua binomio da ripensareAlcuni prodotti agricoli non hanno raggiunto la maturazione. Grande il danno per le aziende

Da magazzino idau-lico a possibile sede dei gruppi

comunali di Protezio-ne Civile. E’ quanto è previsto dal protocollo d’intesa fi rmato tra l’Aipo (l’agenzia interre-gionale per il fi ume Po), la Provincia ed i Comuni approvato recentemente dalla giunta di Palazzo Celio.

Lungo l’asta fl uvia-le polesana sono stati individuati 17 immobili connessi ai servizi di pie-na, “che da sempre rap-presentano un presidio idraulico per il territorio” e che ora rischiano di non essere utilizzati. “La Protezione Civile provinciale – ricorda l’assessore Caludio Bellan - punta su un modello che valorizzi gli enti locali e i grup-pi di volontariato attraverso azioni codifi ca-te e omogenee, e le possibilità d’impiego di questi immobili è un ulteriore passo”.

Saranno ora i comuni a dover manife-stare l’interesse, verifi cando lo stato degli immobili con i tecnici di Aipo e defi nire modalità di utilizzo e importi spettanti a ciascun ente.

“Tali sedi – ha proseguito Bellan - an-dranno ad integrare la rete della Protezione

Civile provinciale per le attività di monito-raggio ed eventuale intervento da parte delle squadre operative volontarie, in caso di rischio idraulico”. Gli immobili che non saranno utilizzati per scopi di protezione civile o non più funzionali all’Agenzia in-terregionale per il fi ume Po, torneranno al demanio.

Questa la mappa degli immobili indivi-duati: uno ad Adria, Ariano, Bergantino, Ca-stelmassa, Ficarolo, Loreo, Polesella, Stien-ta, Taglio di Po e Villanova Marchesana, 2 a Corbola e Porto Tolle, 3 a Occhiobello.

SICUREZZA DEL TERRITORIO17 IMMOBILI PER LA PROTEZIONE CIVILE

Ma.ga.

Il livello del Canalbianco è sceso di 60 millimetri in un solo giorno

17Spazi aperti

Per più di due mesi non è caduta una sola goccia di pioggia, le ultime stille d’acqua dal cielo sono state quelle di giugno che

diedero l’impressione, insieme a quelle dei mesi precedenti, che una primavera discreta-mente piovosa avesse riequilibrato un inverno decisamente scarso di precipitazioni. Invece no, erano giuste le preoccupazioni lanciate ancora ad inizio anno, quando Lucifero, Caligola, Minos-se e Scipione non aveva-no ancora trasformato la campagna polesana un forno a ciel sereno. Già allora le falde freatiche e il regime dei fi umi erano scesi in modo preoc-cupante, molto più preoccupante di quanto non avessero fatto nel 2003. Quella fu un’estate calda, questo è un anno in cui le stagioni con il secco sono in vantaggio per 2 a 1 su quelle con la pioggia, un vantaggio tanto largo che anche

in una terra normalmente associata all’acqua come il Polesine, sono stati registrati non pochi problemi legati all’irrigazione e di conseguenza gravi danni per le colture. Certo non poteva essere diversamente, visto che il sistema idro-logico soprattutto nell’area del Delta è struttu-rato per smaltire l’acqua e non per affrontare situazioni da deserto del kalahari. Il bisogno di

acqua, infatti, è stato più grande di quanta i con-sorzi di bonifi ca siano riusciti pomparne nella rete dei canali e le stesse aziende agricole si sono scoperte poco attrezzate

per pompaggi l’irrigazione. Malgrado grandi siano stati gli sforzi di entrambi i consorzi di bonifi ca, Adige Po e Delta del Po, il Polesine si è trovato impreparato ad affrontare la situa-zione mancando le infrastrutture ma anche l’acqua nei fi umi. Il livello del Canalbianco è

sceso anche di 60 millimetri in un solo giorno. “Abbiamo pompato acqua a pieno regime – ha confessato Giuliano Ganzerla, presidente dell’Adige Po – ma in alcune zone i nostri impianti non sono riusciti a sopperire al grande prelievo d’acqua da parte delle aziende agricole consociate”. Ma a mettere in diffi coltà il siste-ma dell’approvvigionamento idrico non è stata solo la scoperta di essere mal equipaggiati ad affrontare un’annata eccezionalmente siccito-sa, alla distanza sono saltate fuori anche vec-chie magagne come la risalita del cuneo salino provocato dal minor portata idrica dei fi umi. Le conseguenze di una stagione trascorsa senza acqua dal cielo, si sono presentate alle asso-ciazioni di categorie sotto la forma di una vasta varietà di danni che hanno irrimediabilmente compromesso la stagione della raccolta. Sulle piante da frutto il caldo non ha permesso una perfetta maturazione del prodotto, che nella maggior parte dei casi è rimasto di pezzature

più piccole, sulle orticole invece il calore ha fatto proliferare gli insetti (es. afi di) inoltre il continuo ricorso all’irrigazione meccanica ha provocato il surriscaldamento del terreno con conseguenti malattie fungine (es. botrite), il risultato è stata la perdita di peso e di qualità, ma soprattutto la diminuzione della capacità del prodotto alla frigoconservazione. A soffrire maggiormente, però, sono stati i cereali: i raccolti di mais e di soia sono andati quasi completamente perduti e non è andata meglio alla stagione della bar-babietola, in sofferenza anche sulle superfi ci irrigate, con una raccolta media di saccarosio di appena 9 tonnellate per ettaro.

Ma le colture ad essere devastate dal caldo non sono state solo quelle dei campi, a metà luglio metà della produzione di cozze

della Sacca degli Scardovari è andata perduta a causa del surriscaldamento dell’acqua che in alcuni casi ha toccato i 31 gradi, oltrepas-sando di cinque la soglia di sopravvivenza dei mitili. L’aumento della temperatura, infatti, ha portato ad una riduzione della quantità di ossigeno necessario alla sopravvivenza dei mitili ed innescato un meccanismo a spirale in quanto la decomposizione dei bivalve con-suma ulteriore ossigeno e produce sostanze quali idrogeno solforato e ammoniaca che determinano la distruzione rapida di tutte le altre cozze. Anche in questo caso a gran voce sono stati più volte richiesti interventi per la vivifi cazione delle lagune ma come per quelli inseriti nel Piano irriguo nazionale le risposte si possono certo defi nire tempestive.

di Fortunato Marinata

Il sistema idrologico è strutturato per smaltire l’acqua e non per affrontare situazioni siccitose come quelle di questa estate

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21Cultura provinciale

Villa d’Adige

L’immagine più antica di una pannocchia di grano-turco in Veneto pare sia quella che campeggia in un clipeo che fa da ornamento al sontuoso ciclo

di affreschi di palazzo Roberto a Brugine. Si tratta di una testimonianza importante, in quanto conferma che al tempo della realizzazione delle pitture parietali, attorno alla metà del ‘500, il mais era già diffuso e prezioso, tanto da meritare un posto su una delle pa-reti erette dal celebre architetto Andrea da Valle, coevo di Palladio e Falconetto. Anche la mano che l’ha af-frescata potrebbe essere stata quella di un altrettanto celebre pittore, essendo i dipinti attribuiti con una certa attendibiltà al gruppo di artisti veronesi che lavorarono assieme attorno al 1550: Gianbattista Zelotti, Paolo Veronese, Giovanni Fasolo. Ma esiste in Polesine un luogo che primeggia in merito alla precocità della colti-vazione del mais, infatti, secondo una ricerca condotta dal professore Giovanni Beggio sull’archivio dell’abazia della Vangadizza di Badia Polesine, autore tra l’altro di un libro sui mulini natanti dell’Adige, fu a Villa d’Adige che venne sperimentata per la prima volta la semina. Da qui dunque si può immaginare il proseguo che la fortunata coltura ebbe nel territorio, grazie anche alla massiccia presenza di acqua, tanto da diventare un trat-to distintivo dell’intera regione se non dell’intera Pianu-ra Padana. Ma da questa ricerca ha inizio anche una fortunata “sagra” che dal 1983 non ha mai smesso di crescere. Infatti fu proprio da quanto scoperto dal pro-fessore polesano che il locale comitato festeggiamenti decise che la terza domenica di settembre di ogni anno dovesse essere dedicata ad una grande festa per far

conoscere a tutti l’importante primato. Con il passare degli anni la festa della polenta divenne sempre più importante e conosciuta tanto che il comitato festeggia-menti decise di cambiare ragione sociale, diventando Gruppo Manifestazioni Villa d’Adige, entrando anche a far parte dell’Associazione Nazionale Polentari d’Italia, e di dedicarsi esclusivamente a questo appuntamento che quest’anno ha preso il via lo scorso 6 settembre e si protrarrà fi no al 19. Ogni sera è in funzione uno stand gastronomico, con menù tipico ovviamente contornato da polenta, mentre il dopocena è ravvivato da gruppi musicali e ballo liscio. All’interno del programma spic-cano le iniziative previste per domenica 16 settembre: ore 9.30 sfi lata delle carrozze d’epoca, alle12.00 il pranzo offerto a tutti gli anziani del paese, alle 14,00 il mercatino dei sapori e l’angolo dei “mestieri antichi”.

Fo.Ma.

Festa della polenta fi no al 19 settembre

Si è recentemente conclusa l’11esima edizione del Fesival di musica e cultura popolare “Ande, bali e cante”, la tre giorni dedicata alla musica folkloristica ed etnografi ca

che anche quest’anno ha proposto diversi appuntamenti per la prima non più dispersi in varie parti della città ma racchiusi ed incorniciati dalle architetture del Monastero degli Olivetani di San Bortolo. Accanto agli spettacoli serali, hanno trovato posto i balli pomeridiani, il gran ballo del sabato sera in notturna, gli stage musicali per bambini e poi convegni con ospiti internazio-nali, aperitivi musicali, mostre a tema e presentazioni di libri, alcuni dei quali inediti. L’ospite d’onore della rassegna è stata l’Orchestra popolare delle Dolomiti, formata dall’unione di 25 musicisti di area veneta, trentina e tirolese, che ha presentato al pubblico presso la sala Flumina del Museo dei Grandi Fiumi un concerto inedito frutto di anni di lavoro con un repertorio di musiche, danze e canzoni rinvenute una decina di anni or sono in quattro manoscritti cadorini della fi ne dell’800 di grande valore etnomusicale e antropologico. Un concerto che è anche stato il perno attorno al quale ha gravitato il tema indagato dalla rassegna, ossia il paesaggio musicale. Con effi cacia e forse inconsciamente nel 2011 il gruppo piemontese dei “Mu-sicanti di Riva presso Chieri” aveva già dato un’anticipazione di quanto è stato trattato quest’anno in modo più approfondito introducendo il pubblico del Censer all’ipotesi che non esistano solo paesaggi fotografi ci, pittorici o comunque visivi ma vi si-ano pure dei paesaggi sonori luoghi cioè che si caratterizzano per la loro tradizione melodica, canora ma anche per i rumori,

le vocii e i suoni, tanto che possono essere considerati dei veri e propri tratti distintivi che differenziano quel luogo dall’altro. Agli otto musicisti/attori in quell’occasione era bastato agitare del grano dentro ad un setaccio, riprodurre il suono delle campane, rispolverare qualche vecchio strumento musicale per riportare in vita non solo un paesaggio bucolico-agreste, e i suoi ritmi ormai confi nati nel solco del tempo, ma anche i sentimenti che animavano quell’epoca, i desideri, le paure. Il paesaggio, infatti, è un posto fi sico ma può essere anche una entelechia, cioè sostanza che ha perfettamente attuato tutte le sue po-tenzialità, l’importante è che possieda una propria lingua che lo possa raccontare. La musica, indubbiamente, sa assolvere egregiamente questo compito. Sono tanti gli elementi che concorrono a formare un paesaggio sonoro ed esplorarli per

conoscerli uno ad uno è la missione che l’associazione culturale Minelliana, organizzatrice dell’evento, con la direzione artistica del Maestro Roberto Tombesi ha proposto al pubblico. Non a caso l’edizione 2012 del festival è stata organizzata in conco-mitanza all’inizio del lavoro di documentazione e archiviazione che l’associazione culturale Minelliana sta compiendo sui ma-teriali etnografi ci audio e video di tradizione polesana, che ha ispirato la manifestazione. “Una bella utopia – l’ha defi nita l’art director Roberto Tombesi – che abbiamo messo in piedi, di questi tempi, in cui ciascuno pensa a salvare la propria pelle, ma che ci sta dando delle grandi soddisfazioni”. Il livello e la qualità dell’offerta culturale, del resto, insieme alla grande partecipazione di pubblico ogni anno sono lì a confermare la bontà di questa iniziativa.

di Fortunato Marinata

L’edizione di quest’anno si è tenuta al Monastero degli Olivetani di San Bortolo. Ospite d’onore l’Orchestra popolare delle Dolomiti

Fesival di musica e cultura popolare “Ande, bali e cante” Conclusa l’11esima edizione

Viaggio nel “paesaggio musicale”

Il gruppo piemontese dei “Musicanti di Riva presso Chieri”, ospiti lo scorso anno, l’Orchestra delle Dolomiti e la locandina dell’edizione appena conclusa

E’ ancora in corso in questi giorni

la settima edizione di “Estate in Villa Badoer” a Fratta Polesine, la rassegna culturale che dopo il recente concerto di Arisa animerà ancora per qualche giorno il centro cittadino. La kermesse è iniziata il primo settembre con il musical “Mamma … cercasi papà”, messo in scena dai giovani della compagnia teatrale Lumière, mentre il resto della programmazione prevede una serata dedicata alla musica di Vivaldi martedì 11 settembre, con l’orchestra di Padova e Rovigo (ingresso 3 euro) giovedì 13 invece sarà la grande danza con il balletto del Teatro di Torino impegnato ne “Le vergini” ad occupare il palco. Il prezzo del biglietto di ingresso in questo caso sarà di 5 euro, stesso prezzo anche per lo spettacolo che chiuderà la rassegna sabato 15 con la compagnia Fabula Saltica che porterà in scena lo spettacolo “Presto lento presto”. Domenica 16 settembre, invece, la cittadina polesana ospiterà fi n dalle prime ore del mattino l’evento “Fratta e sue ricchezze, dall’alba al tramonto per le piazze e vie del paese” in occasione del quale oltre all’esposizione dei prodotti del territorio ci sarà anche la possibilità di visitare la villa palladina, il Museo archeologico nazionale e la casa-museo di Giacomo Matteotti.

FRATTA POLESINECinque serate con “Estate in Villa Badoer”

Ultimi giorni per visitare la mostra di Gabbris Ferrari “Per mari e per fi umi”. Dopo il 14 settembre il “Granaio” di Ca’ Cornera a Porto Viro tornerà ad

essere quello che era prima: un luogo suggestivo e pieno di fascino ma non più quel teatro sul quale l’artista ro-digino ha messo in scena l’Odissea di una terra fatta di acqua e per questo da sempre porto per partenze e arrivi di viaggi. Il Polesine di Ferrari è ovviamente quello con-tenuto dai fi umi e sbarrato dal mare ma è anche quella traballante passerella di terra non sedimentata, giovane ma anche antica: villanoviana, etrusca, romana come te-stimoniano gli abbondanti reperti archeologici. E’ questo il linguaggio che Ferrari ha deciso di usare a Ca’ Cornera, quello della testimonianza attraverso oggetti metonimici, sostituitivi del reale ma per questo non meno effi caci per il racconto. Ferrari sul palco di Ca Cornera ha portato tutto quello che è riuscito a raccogliere: relitti di navi romane in chiave simbolica, metafore di carichi preziosi e allegorie di spezie. Tutto è fi nto, di scena, come a teatro appunto, ma è la lirica che pittore-scenografo e riuscito a scrive-re della sua terra l’opera d’arte, anche perché tutto è scritto in chiave autobiografi ca. Lo stesso Ferrari infatti parlando del Polesine spiega di avere netta la sensazio-ne di camminare sopra una grande quantità di reperti, sepolti e stratifi cati negli anni. “E’ questo il sentimento di chi frequenta e ama questi luoghi – dice - e non può fare a meno di raccogliere qualche legno qua e là senza smettere di pensare da dove esso provenga o a cosa appartenesse”. Rifl essioni esistenziali, dunque, le stesse che Gabbris ha fatto su stesso e che a Ca’ Cornera ha raccontato con tre grandi pannelli. Il primo intitolato “Il giorno dei prodigi e dei sacrifi ci” descrive la giornata che

prepara il viaggio, il secondo intitolato invece “Barche notturne delle acque paludose”, nel quale riaffi ora l’eco della storia, della mitologia, l’idea del viaggio e l’ultimo “I doni nella casa degli Argonauti” allusione della leg-genda che racconta il passaggio di Giasone nelle valli del Po prima di intraprendere il viaggio nella Colchide alla ricerca del “vello d’oro”. Non manca la barca, simbolo per eccellenza del viaggio, assembrata da Gabbris con i legni “viaggianti” trasportati dalle correnti e spiaggiati un po’ su tutte le rive del Polesine. Ingresso libero, orario di apertura: dal venerdì alla domenica dalle 16 alle 19.

NEWS Al “Granaio” di Ca’ Cornera” GABBRIS FERRARI, “PER MARI E PER FIUMI”

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21Cultura provinciale

Villa d’Adige

L’immagine più antica di una pannocchia di grano-turco in Veneto pare sia quella che campeggia in un clipeo che fa da ornamento al sontuoso ciclo

di affreschi di palazzo Roberto a Brugine. Si tratta di una testimonianza importante, in quanto conferma che al tempo della realizzazione delle pitture parietali, attorno alla metà del ‘500, il mais era già diffuso e prezioso, tanto da meritare un posto su una delle pa-reti erette dal celebre architetto Andrea da Valle, coevo di Palladio e Falconetto. Anche la mano che l’ha af-frescata potrebbe essere stata quella di un altrettanto celebre pittore, essendo i dipinti attribuiti con una certa attendibiltà al gruppo di artisti veronesi che lavorarono assieme attorno al 1550: Gianbattista Zelotti, Paolo Veronese, Giovanni Fasolo. Ma esiste in Polesine un luogo che primeggia in merito alla precocità della colti-vazione del mais, infatti, secondo una ricerca condotta dal professore Giovanni Beggio sull’archivio dell’abazia della Vangadizza di Badia Polesine, autore tra l’altro di un libro sui mulini natanti dell’Adige, fu a Villa d’Adige che venne sperimentata per la prima volta la semina. Da qui dunque si può immaginare il proseguo che la fortunata coltura ebbe nel territorio, grazie anche alla massiccia presenza di acqua, tanto da diventare un trat-to distintivo dell’intera regione se non dell’intera Pianu-ra Padana. Ma da questa ricerca ha inizio anche una fortunata “sagra” che dal 1983 non ha mai smesso di crescere. Infatti fu proprio da quanto scoperto dal pro-fessore polesano che il locale comitato festeggiamenti decise che la terza domenica di settembre di ogni anno dovesse essere dedicata ad una grande festa per far

conoscere a tutti l’importante primato. Con il passare degli anni la festa della polenta divenne sempre più importante e conosciuta tanto che il comitato festeggia-menti decise di cambiare ragione sociale, diventando Gruppo Manifestazioni Villa d’Adige, entrando anche a far parte dell’Associazione Nazionale Polentari d’Italia, e di dedicarsi esclusivamente a questo appuntamento che quest’anno ha preso il via lo scorso 6 settembre e si protrarrà fi no al 19. Ogni sera è in funzione uno stand gastronomico, con menù tipico ovviamente contornato da polenta, mentre il dopocena è ravvivato da gruppi musicali e ballo liscio. All’interno del programma spic-cano le iniziative previste per domenica 16 settembre: ore 9.30 sfi lata delle carrozze d’epoca, alle12.00 il pranzo offerto a tutti gli anziani del paese, alle 14,00 il mercatino dei sapori e l’angolo dei “mestieri antichi”.

Fo.Ma.

Festa della polenta fi no al 19 settembre

Si è recentemente conclusa l’11esima edizione del Fesival di musica e cultura popolare “Ande, bali e cante”, la tre giorni dedicata alla musica folkloristica ed etnografi ca

che anche quest’anno ha proposto diversi appuntamenti per la prima non più dispersi in varie parti della città ma racchiusi ed incorniciati dalle architetture del Monastero degli Olivetani di San Bortolo. Accanto agli spettacoli serali, hanno trovato posto i balli pomeridiani, il gran ballo del sabato sera in notturna, gli stage musicali per bambini e poi convegni con ospiti internazio-nali, aperitivi musicali, mostre a tema e presentazioni di libri, alcuni dei quali inediti. L’ospite d’onore della rassegna è stata l’Orchestra popolare delle Dolomiti, formata dall’unione di 25 musicisti di area veneta, trentina e tirolese, che ha presentato al pubblico presso la sala Flumina del Museo dei Grandi Fiumi un concerto inedito frutto di anni di lavoro con un repertorio di musiche, danze e canzoni rinvenute una decina di anni or sono in quattro manoscritti cadorini della fi ne dell’800 di grande valore etnomusicale e antropologico. Un concerto che è anche stato il perno attorno al quale ha gravitato il tema indagato dalla rassegna, ossia il paesaggio musicale. Con effi cacia e forse inconsciamente nel 2011 il gruppo piemontese dei “Mu-sicanti di Riva presso Chieri” aveva già dato un’anticipazione di quanto è stato trattato quest’anno in modo più approfondito introducendo il pubblico del Censer all’ipotesi che non esistano solo paesaggi fotografi ci, pittorici o comunque visivi ma vi si-ano pure dei paesaggi sonori luoghi cioè che si caratterizzano per la loro tradizione melodica, canora ma anche per i rumori,

le vocii e i suoni, tanto che possono essere considerati dei veri e propri tratti distintivi che differenziano quel luogo dall’altro. Agli otto musicisti/attori in quell’occasione era bastato agitare del grano dentro ad un setaccio, riprodurre il suono delle campane, rispolverare qualche vecchio strumento musicale per riportare in vita non solo un paesaggio bucolico-agreste, e i suoi ritmi ormai confi nati nel solco del tempo, ma anche i sentimenti che animavano quell’epoca, i desideri, le paure. Il paesaggio, infatti, è un posto fi sico ma può essere anche una entelechia, cioè sostanza che ha perfettamente attuato tutte le sue po-tenzialità, l’importante è che possieda una propria lingua che lo possa raccontare. La musica, indubbiamente, sa assolvere egregiamente questo compito. Sono tanti gli elementi che concorrono a formare un paesaggio sonoro ed esplorarli per

conoscerli uno ad uno è la missione che l’associazione culturale Minelliana, organizzatrice dell’evento, con la direzione artistica del Maestro Roberto Tombesi ha proposto al pubblico. Non a caso l’edizione 2012 del festival è stata organizzata in conco-mitanza all’inizio del lavoro di documentazione e archiviazione che l’associazione culturale Minelliana sta compiendo sui ma-teriali etnografi ci audio e video di tradizione polesana, che ha ispirato la manifestazione. “Una bella utopia – l’ha defi nita l’art director Roberto Tombesi – che abbiamo messo in piedi, di questi tempi, in cui ciascuno pensa a salvare la propria pelle, ma che ci sta dando delle grandi soddisfazioni”. Il livello e la qualità dell’offerta culturale, del resto, insieme alla grande partecipazione di pubblico ogni anno sono lì a confermare la bontà di questa iniziativa.

di Fortunato Marinata

L’edizione di quest’anno si è tenuta al Monastero degli Olivetani di San Bortolo. Ospite d’onore l’Orchestra popolare delle Dolomiti

Fesival di musica e cultura popolare “Ande, bali e cante” Conclusa l’11esima edizione

Viaggio nel “paesaggio musicale”

Il gruppo piemontese dei “Musicanti di Riva presso Chieri”, ospiti lo scorso anno, l’Orchestra delle Dolomiti e la locandina dell’edizione appena conclusa

E’ ancora in corso in questi giorni

la settima edizione di “Estate in Villa Badoer” a Fratta Polesine, la rassegna culturale che dopo il recente concerto di Arisa animerà ancora per qualche giorno il centro cittadino. La kermesse è iniziata il primo settembre con il musical “Mamma … cercasi papà”, messo in scena dai giovani della compagnia teatrale Lumière, mentre il resto della programmazione prevede una serata dedicata alla musica di Vivaldi martedì 11 settembre, con l’orchestra di Padova e Rovigo (ingresso 3 euro) giovedì 13 invece sarà la grande danza con il balletto del Teatro di Torino impegnato ne “Le vergini” ad occupare il palco. Il prezzo del biglietto di ingresso in questo caso sarà di 5 euro, stesso prezzo anche per lo spettacolo che chiuderà la rassegna sabato 15 con la compagnia Fabula Saltica che porterà in scena lo spettacolo “Presto lento presto”. Domenica 16 settembre, invece, la cittadina polesana ospiterà fi n dalle prime ore del mattino l’evento “Fratta e sue ricchezze, dall’alba al tramonto per le piazze e vie del paese” in occasione del quale oltre all’esposizione dei prodotti del territorio ci sarà anche la possibilità di visitare la villa palladina, il Museo archeologico nazionale e la casa-museo di Giacomo Matteotti.

FRATTA POLESINECinque serate con “Estate in Villa Badoer”

Ultimi giorni per visitare la mostra di Gabbris Ferrari “Per mari e per fi umi”. Dopo il 14 settembre il “Granaio” di Ca’ Cornera a Porto Viro tornerà ad

essere quello che era prima: un luogo suggestivo e pieno di fascino ma non più quel teatro sul quale l’artista ro-digino ha messo in scena l’Odissea di una terra fatta di acqua e per questo da sempre porto per partenze e arrivi di viaggi. Il Polesine di Ferrari è ovviamente quello con-tenuto dai fi umi e sbarrato dal mare ma è anche quella traballante passerella di terra non sedimentata, giovane ma anche antica: villanoviana, etrusca, romana come te-stimoniano gli abbondanti reperti archeologici. E’ questo il linguaggio che Ferrari ha deciso di usare a Ca’ Cornera, quello della testimonianza attraverso oggetti metonimici, sostituitivi del reale ma per questo non meno effi caci per il racconto. Ferrari sul palco di Ca Cornera ha portato tutto quello che è riuscito a raccogliere: relitti di navi romane in chiave simbolica, metafore di carichi preziosi e allegorie di spezie. Tutto è fi nto, di scena, come a teatro appunto, ma è la lirica che pittore-scenografo e riuscito a scrive-re della sua terra l’opera d’arte, anche perché tutto è scritto in chiave autobiografi ca. Lo stesso Ferrari infatti parlando del Polesine spiega di avere netta la sensazio-ne di camminare sopra una grande quantità di reperti, sepolti e stratifi cati negli anni. “E’ questo il sentimento di chi frequenta e ama questi luoghi – dice - e non può fare a meno di raccogliere qualche legno qua e là senza smettere di pensare da dove esso provenga o a cosa appartenesse”. Rifl essioni esistenziali, dunque, le stesse che Gabbris ha fatto su stesso e che a Ca’ Cornera ha raccontato con tre grandi pannelli. Il primo intitolato “Il giorno dei prodigi e dei sacrifi ci” descrive la giornata che

prepara il viaggio, il secondo intitolato invece “Barche notturne delle acque paludose”, nel quale riaffi ora l’eco della storia, della mitologia, l’idea del viaggio e l’ultimo “I doni nella casa degli Argonauti” allusione della leg-genda che racconta il passaggio di Giasone nelle valli del Po prima di intraprendere il viaggio nella Colchide alla ricerca del “vello d’oro”. Non manca la barca, simbolo per eccellenza del viaggio, assembrata da Gabbris con i legni “viaggianti” trasportati dalle correnti e spiaggiati un po’ su tutte le rive del Polesine. Ingresso libero, orario di apertura: dal venerdì alla domenica dalle 16 alle 19.

NEWS Al “Granaio” di Ca’ Cornera” GABBRIS FERRARI, “PER MARI E PER FIUMI”

Ma.Ga.

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22

Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha mostrato la propria soddisfazione per la prestazione generale degli atleti azzurri al

termine delle Olimpiadi: “E’ stata un’Olimpia-de che ha visto il team Italia primeggiare – è stato il suo commento - siamo nel G8 dello sport, abbiamo guadagnato una posizione, rispetto alle ultime competizioni olimpiche”. Un successo al quale hanno concorso anche gli atleti veneti malgrado il clamoroso fl op di Federica Pellegrini e le buone ma non esaltati prove dei due nuotatori di Camposampiero: Arianna Barbieri e Luca Dotto. Benino, invece, sono andati Alessandro Fabian, decimo nel triathlon, il maratoneta Ruggero Pertile e il ciclista Elia Vivarini al quale è sfuggito l’ar-gento nell’ultima prova in pista. A tenere alte le insegne dello sport regionale, tuttavia, ci ha pensato l’inossidabile e infallibile arciere padovano Marco Galiazzo, oro insieme a Mi-chele Frangilli e Mauro Nespoli, e la giovane Jessica Rossi che pur non essendo veneta è stata arruolata di diritto, visto che gli alle-

namenti e la preparazione, per l’incredibile record di piattelli mandati in frantumi dalla piazzola della fossa olimpica, li ha fatti a Pon-so, piccolo comune della Bassa Padovana. Non ha vinto ma non ha comunque deluso la polesana Marta Menegatti che dai campi in sabbia dell’Horse Guards Parade di Londra, malgrado le attese, non è riuscita a portare a casa nessun metallo prezioso. In coppia con la romana Greta Cicolari, infatti, non è riuscita ad andare oltre il quarto di fi nale del beach volley, bloccata dalle fortissime atlete ame-ricane Walsh e May, già detentrici dell’oro

da due edizioni, contro le quali non c’è stato proprio niente da fare. Le giocatrici a stelle e strisce, infatti, dopo aver piegato le nostre Ci-colari e Menegatti, con due set vinti entrambi con il punteggio di 21 a 13, si sono imposte in semifi nale e in fi nale hanno piegato anche le connazionali Ross e Kessy, centrando un incredibile tris di primati. Il terzo gradino del podio è stato occupato dalle brasiliane Franca-Silva che nella fi nalina hanno regolato il duo cinese Xue e Zhang. Grande rammarico è sta-to espresso dalla polesana per aver mancato un risultato che pareva essere alla portata visto anche il ruolino di marcia tenuto durante le fasi eliminatorie. “Sono molto triste – ha commentato la Menegatti - le cose non sono andate come avevo sperato ma loro hanno giocato una grandissima partita. Sicuramente la loro grande esperienza è stato un fattore importante. Misty May sin da quando ho ini-ziato a giocare è sempre stato un modello a cui mi sono ispirata, la mia eroina, cercherò di lavorare ancora di più per avvicinarla”.

di Fortunato Marinata

Menegatti perde ma non deludeCAMPIONATI ITALIANI DI NUOTO

Soddisfazione per le prestazioni degli atleti della Ro-vigo Nuoto ai recenti campionati italiani delle cate-gorie junior, cadetti e senior nella piscina olimpica

del Foro Italico a Roma. In acqua, a difendere i colori biancoazzurri della società polesana, sono scesi Gabriele Zancanaro e Claudia Scodeggio entrambi molto preparati per l’importante appuntamento. Solo per fare qualche numero basta dire che alle varie competizioni hanno preso parte 925 atleti, 457 maschi e 468 femmine, tra i quali anche gli atleti reduci dalle recenti Olimpiadi di Londra, per un totale di 2410 presenze gara e 234 staffette. Tra le corsie è stato proprio Zancanaro a strappare l’ap-plauso più grande in quanto anche senza aver raggiunto il podio è stato protagonista nei 1500 metri stile libero, dimostrando di essere tornato l’atleta dei migliori tem-pi, quando cioè era riuscito a fare suoi due podi ai campionati assoluti nei 1500 stile libero; a vestire la maglia azzurra alle universiadi di Bangkok nei 1500 e negli 800 stile libero e a laurearsi campione italiano assoluto negli 800 stile libero a Livorno. Quarto con 15’42.86 alla fi ne dell’andirivieni di vasche, dopo Matteo Furlan del Plain Team Veneto con 15’23.70, Luca Baggio del GS Fiamme Azzurre Circolo Canottieri Napoli con 15’25.35 e Gianlorenzo Parmigiani del Circolo Canottieri Aniene con 15’35.83, ma che per il suo tecnico Pontalti è valso quanto un’affermazione, visto che comunque ha sancito il ritorno di Zancanaro ai vertici del mezzofondo italiano. Buona anche la prestazione di Claudia Scodeggio soprattutto se si tiene conto che la nuotatrice bianco-azzurra era reduce da una stagione diffi cile e che comunque nella categoria cadette nei 50 rana ha raggiunto il 17 posto con 34” e 56.

ZANCANARO È TORNATO AI VERTICI DEL MEZZO FONDO

Ben 203 atleti al via nel trofeo interna-zionale lago di Caldonazzo, appunta-mento come ogni anno immancabile

per gli atleti dell’Adria Nuoto. Per 4km i temerari delle acque libere di tutta Italia e non solo (come ogni anno c’è stata una numerosa rappresentanza soprattutto tede-sca e austriaca ma anche olandese) si sono affrontati all’ultima bracciata. Per la società adriese l’agonista Elena Lionello è scesa in acqua contro i migliori atleti italiani, tra cui diversi rappresentanti della nazionale di nuoto in acque libere e in vasca come Giorgia Consiglio, Nicole Cirillo, Arianna Bri-di, Giulia De Fusco, Greta Sandrini, Renata Fabiola Spagnolo e tanti altri. In campo maschile altrettanti nomi famosi come Ni-cola Bolzonello, Andrea Bondanini, Furlan Matteo, Federico Pirani, Mario Sanzullo, Gianlorenzo Parmigiani e Mattia Alberico. Elena ha fermato il cronometro in 59mi-nuti e 17secondi che le è valso il 13esimo posto. “Ho nuotato questa distanza che non mi è molto congeniale ad un ritmo abbastanza sostenuto ma che mi consen-tisse di risparmiare qualcosa per i 10km del giorno successivo, distanza in cui per le mie caratteristiche sono più competiti-va”, afferma l’ondina biancorossa. Bruno Roccato, master 55, ha chiuso all’ultimo posto in 1ora 55 e 36. Il giorno successivo 64 atleti hanno solcato le acque dello stes-so lago trentino per i 10km del 24esimo trofeo Achille Santoni. In rappresentanza dell’Adria Nuoto ancora Elena Lionello,

con i 4km del giorno precedente sulle spalle ottiene un ottimo ottavo posto in 2ore e 30minuti, alle spalle delle migliori atlete. Bruno Mantovan, master 45 chiude al 39esimo posto in 2ore 59minuti 58se-condi e 4decimi e (5° posto di categoria). Alle sue spalle Bovolenta Stefano, M50, che in 2ore 59minuti 58secondi e 9decimi e ottiene il secondo posto di categoria. I due master commentano: “Ci sentivamo bene, meglio delle precedenti 10km, per-chè questa gara l’abbiamo preparata al meglio sia dal punto di vista alimentare che dell’allenamento, quindi siamo soddisfatti della nostra prestazione”. Adesso per Ele-na qualche giorno di recupero per tornare ai massimi livelli prima del faticoso trittico che la vedrà impegnata 3 giorni consecutivi dal 21 al 23 settembre a Cagliari in una 18km, una 4,2km e una 7,5km.

NuotoDOPO CALDONAZZO LIONELLO PRONTA PER CAGLIARI

Elena Lionello

Olimpiadi L’atleta polesana, in coppia con la Cicolari, sconfi tta nei quarti

LO SPORT in PRIMO PIANOin PRIMO PIANO

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IL VENETOin PRIMO PIANO

Riparte la scuola in Veneto fra luci ed ombre. Tagli questa volta non ne sono previsti per fortuna, ma i problemi all’inizio dell’anno scolastico non

mancano e i numeri sono tutti lì a dimostrarlo. I sindacati pongono sul tavolo diversi problemi: aiu-

ti alle scuole parrocchiali, presidi a scavalco, situazione diffi cile degli edifi ci scolastici, le questioni sollevate dal concorsone che permette l’accesso alla scuola per l’ulti-ma volta di persone in possesso dei vecchi titoli di studio di venti anni fa.

Ma partiamo vedendo i numeri. Ai nastri di parten-za il 12 settembre in tutte le provincie si sono presentati 608232 fra studenti e alunni, 13.400 più dello scorso anno.

La media di allievi per classe è di 21,7 unità. Gli affollamenti macroscopici sono previsti alle superiori. “La crescita tumultuosa delle iscrizioni arriva in termini temporali, dalla parte fi nale delle classi di nascita degli anni 90 - spiega Nereo Marcon segretario regionale di Cisl Scuola - Non si tratta solo di stranieri, ma nella stragrande maggioranza dei casi di alunni e studenti

autoctoni (gli stranieri sono il 10%)”. Il personale è all’osso, nonostante il ministro Francesco Profumo ab-bia promesso alla regione Veneto 173 insegnanti in più. Mancano ancora al fabbisogno un centinaio di docenti.

Ha protestato contro questo atteggiamento del Ministero l’assessore alla Pubblica Istruzione della regione Veneto Elena Donazzan. I docenti sono complessivamente circa 45.000. Bidelli, impiegati e tecnici sono 15.716. La Cisl si fa portabandiera dei problemi degli istituti paritari.

“I due terzi delle scuole materne in Veneto sono parrocchiali (il 67%) - dice Nereo Marcon - a differen-za del resto d’Italia, dove le scuole parrocchiali sono molto meno numerose di quelle statali. Non si possono lasciare i parroci da soli. Giustamente loro spiegano che il loro scopo principale non è tenere aperte le scuole. Queste scuole hanno rette molto alte rispetto alle ma-terne pubbliche. Rette che in periodo di crisi i genitori non ce la fanno a pagare. Bisogna perciò aiutare queste

strutture ad abbassare le rette con dei contributi ad hoc. Le scuole parrocchiali in Veneto sono un patrimonio in termini di servizi e qualità che non deve essere perso. Va comunque aumentato in modo considerevole, il nu-mero delle materne statali”.

Sul tappeto restano però anche i problemi sollevati con il nuovo concorsone per l’immissione a ruolo degli insegnanti. In tutta Italia, saranno circa 21.000 inse-gnanti da immettere a ruolo con un bando che dovrebbe essere pronto

il 24 settembre. Nel Veneto il concorso, voluto dal Ministro Profumo,

potrebbe essere riservato solo agli abilitati e non anche ai laureati dell’ultima ora, immetterebbe in cattedra 1500 nuovi insegnanti.

I sindacati puntano i piedi. “Il ministro Francesco Profumo – spiega Salvatore Mazza segretario regio-nale della Cgil Scuola - deve fare attenzione. Ci sono migliaia di persone in Veneto che da decenni vivono

nel precariato. Questi non possono essere lasciati in disparte a fa-

vore dei neolaureati. Ci sono persone di 40 anni, che da anni aspettano di diventare di ruolo e ci sono anche i soprannumerari cioè quegli insegnanti che hanno perso il posto a causa dei tagli degli anni precedenti voluti dal centrodestra. Ora devono ritornare a lavorare priorita-riamente”.

Il ministro Profumo proprio a Venezia a margine di una giornata sulla cultura ebraica nei giorni scorsi, ha ribadito come sia dal “1999 che non si tengono concorsi nella scuola.

La legge prevede il doppio canale: lo svuotamento delle graduatorie e il concorso. È il modo più regolare per diventare un Paese normale”. Nel frattempo la lotta per ottenere il lavoro da parte degli insegnanti supplenti è già partita. Nelle scorse settimane in Veneto sono stati immessi a ruolo 226 insegnanti. Ci sono ancora per le prossime settimane 300 posti a disposizione per 3000 precari.

di Alessandro Abbadir

Riparte la scuola, e la lotta dei precari

Organizzazione dei presidi, sotto dimensionamento, tempo pieno e sicurezza degli edifi ci scolastici, proble-mi davvero importanti nella nostra regione sul versante

scuola. Partiamo dalla questione della sicurezza. Gli edifi ci sco-lastici fuori norma si stima siano un terzo. “Non basta mettere le scale antincendio o controllare la staticità della costruzione. Certo questo è l’abc e va fatto prioritariamente - dice per la Cisl Nereo Marcon - ma vanno controllati anche tutti quegli edifi ci che ad esempio negli anni 70 erano fatti con eternit non solo nei tetti ma anche nei pavimenti“. Ci sono sul tappeto poi una serie di controlli che vanno fatti nello specifi co per le provincie

di Rovigo, di Verona e Padova, dove il terremoto dell’Emilia ha lesionato diverse strutture. “Servono inoltre palestre a nor-ma e mense all’avanguardia - continua Marcon - il sindacato poi mette in risalto un piccolo miracolo ottenuto nella nostra regione. “Si è riusciti nonostante i tagli della devastante rifor-ma del ministro del governo Berlusconi, Maria Stella Gelmini - continua Marcon - a far aprire negli ultimi 4 anni 700 classi a tempo pieno. Erano appena 250 nel 2008. In questo modo ci si alinea ad altre regioni limitrofe come la Lombardia, in cui la percentuale di classi a tempo pieno è sempre stata al-tissima”. C’è poi la questione del sottodimensionamento. Gli

istituti sotto dimensionati in Veneto sono 64 su 654. Ossia il 10% va avanti con meno di 600 studenti, che è la soglia mi-nima stabilita per legge. “Capisco – spiega Marcon – che in certe comunità montane soglie o non soglie le scuole devono restare. Non si capisce invece questa realtà, magari all’interno di aree metropolitane”. Infi ne i presidi a scavalco. “E’ un pro-blema causato soprattutto da atteggiamenti campanilistici dei comuni – conclude la Cisl - che avendo scuole con dimensioni piccole, non accettano accorpamenti con altre realtà limitrofe. La scuola resta, ma il preside a quel punto arriva da fuori paese ed è di tipo comprensoriale” .

CRITICITA’ SICUREZZA E SOTTODIMENSIONAMENTO, NODI DA SCIOGLIERE

Aule aperte per 608.232 studenti, 13.400 più dello scorso anno. Arrivano 173 insegnanti in più. Ne mancano ancora un centinaio

In diffi coltà le materne parrocchiali: sono il 67% del totale

A.A.

7Il Veneto in primo piano

La corsa al libro usato diventa uno sport assai praticato questo settembre da geni-tori che, ancora più degli altri anni, fanno

fatica a sostenere le esose spese necessarie a mandare i propri fi gli a scuola.

Da una indagine svolta dall’Assaciazio-ne Difesa dei Consumatori Adico in collabo-razione con la libreria Pacinotti di Mestre e divulgata a fi ne agosto, risulta che, rispetto all’anno scolastico 2011-2012, il 70 per cento in più degli studenti mestrini ricorrerrà all’acquisto dei libri di seconda mano.

Una scelta dovuta considerato il classico fenomeno del “caro-libri” che ha fatto lie-vitare i costi - com’è tradizione ormai - di volumi e tomi anche in occasione di questo esordio imminente di anno scolastico.

Dall’indagine condotta da Adico, sem-pre nel territorio mestrino, risulta che i ge-nitori che hanno un fi glio iscritto al primo anno delle scuole superiori di Mestre dovran-no sborsare dai 275 euro ai 357 euro (a seconda dell’istituto) per l’acquisto dei libri di testo. La media sull’aumento del tota-le è di 20 euro, con un rincaro dei prezzi sul singolo tomo che oscilla tra lo 0,5% e l’1,2%.

“Su un testo che l’anno scorso costava 30 euro - esemplifi ca il presidente dell’Asso-ciazione Carlo Garofolini - il prezzo di co-pertina oggi indica un aumento tra 30 e 50

centesimi circa. Gli aumenti - prosegue valu-tando la tendenza degli ultimi anni - sono contenuti ma inesorabili sul libro singolo, ma incidono su una lista totale, raramente inferiore ai 10 libri”.

“Un fenomeno - è dunque la conclusione - nel quale è diffi cile capir dove fi nisca la legittima esigenza di rinnovamento e aggior-namento e dove inizi

la speculazione delle case editrici. L’unica certezza è che agosto e settembre restano mesi neri per le famiglie, con le spese per mandare i fi gli a scuola a fare la parte del leone”.

Oltre ai libri di testo incide sonoramente sulle tasche dei genitori anche l’acquisto dei dizionari: 86,70 euro per il Rocci, di greco, 66 per i Castiglioni-Mariotti, di latino, che lievitano a 96 con cd-rom ed espansione on line, 72,68 euro per lo Zingarelli d’italiano, e via via tutti gli altri. C’è poi il corredo scolastico e l’attrezzatura richiesta per le materie tecniche e artistiche: non si spende mai meno di 80 euro, 100 euro in media se non predomina l’ambizione degli adolscenti di “griffare” i propri studi.

Insomma far studiare i propri fi gli ri-mane un investimento impegnativo, per qualcuno anche proibitivo: tra libri di testo, dizionari e corredo è diffi cile rimanere sotto la soglia dei 500 euro.

di Ornella Jovane

Caro-libri Da un’indagine Adico risulta che il 70 per cento di studenti in più acquista volumi di seconda mano

Libri di testo, quest’anno va l’usatoL’acquisto dei libri, un passaggio “doloroso” per il portafogli dei genitori

NEWS

La prima campanella dell’anno scolastico 2012-2013 in Veneto è suonata il 12 set-tembre e si andrà a scuola fi no al prossimo sabato 8 giugno, ad eccezione delle scuole dell’infanzia che termineranno l’attività didattica sabato 28 giugno.Il cammino sarà intervallato dalle vacanze, di cui si potrà pregustare un assaggio già

con il ponte di Ognissanti, dal 1° novembre, un giovedì, a domenica 4. Ci sarà poi la pausa natalizia, in programma da domenica 23 dicembre 2012 a

domenica 6 gennaio 2013. Si concluderanno a casa i festeggiamenti di carnevale da do-

menica 10 al 13 febbraio, mercoledì delle Ceneri compreso. Per Pasqua la scuola rimarrà chiusa dal 28 marzo al 2 aprile.

E poi sarà un tour de force fi no alla fi ne dell’anno, con le sole “interruzioni” gior-naliere del 25 aprile e del 1° maggio. ll 2 giugno, la festa nazinale della Repubblica, quest’anno è di domenica. Rimane tuttavia la “carta” del santo patrono per “rosicchiare” ancora un giorno di festa al calendario delle “fatiche” scolastiche.

IL CALENDARIO: SI COMINCIA IL 12 SETTEMBRE, SI FINISCE L’8 GIUGNO

I libri di testo aumentano, i dizionari sono onerosi, il corredo scolastico non costa quasi mai meno di 100 euro

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252525Il Veneto in primo piano6

IL VENETOin PRIMO PIANO

Riparte la scuola in Veneto fra luci ed ombre. Tagli questa volta non ne sono previsti per fortuna, ma i problemi all’inizio dell’anno scolastico non

mancano e i numeri sono tutti lì a dimostrarlo. I sindacati pongono sul tavolo diversi problemi: aiu-

ti alle scuole parrocchiali, presidi a scavalco, situazione diffi cile degli edifi ci scolastici, le questioni sollevate dal concorsone che permette l’accesso alla scuola per l’ulti-ma volta di persone in possesso dei vecchi titoli di studio di venti anni fa.

Ma partiamo vedendo i numeri. Ai nastri di parten-za il 12 settembre in tutte le provincie si sono presentati 608232 fra studenti e alunni, 13.400 più dello scorso anno.

La media di allievi per classe è di 21,7 unità. Gli affollamenti macroscopici sono previsti alle superiori. “La crescita tumultuosa delle iscrizioni arriva in termini temporali, dalla parte fi nale delle classi di nascita degli anni 90 - spiega Nereo Marcon segretario regionale di Cisl Scuola - Non si tratta solo di stranieri, ma nella stragrande maggioranza dei casi di alunni e studenti

autoctoni (gli stranieri sono il 10%)”. Il personale è all’osso, nonostante il ministro Francesco Profumo ab-bia promesso alla regione Veneto 173 insegnanti in più. Mancano ancora al fabbisogno un centinaio di docenti.

Ha protestato contro questo atteggiamento del Ministero l’assessore alla Pubblica Istruzione della regione Veneto Elena Donazzan. I docenti sono complessivamente circa 45.000. Bidelli, impiegati e tecnici sono 15.716. La Cisl si fa portabandiera dei problemi degli istituti paritari.

“I due terzi delle scuole materne in Veneto sono parrocchiali (il 67%) - dice Nereo Marcon - a differen-za del resto d’Italia, dove le scuole parrocchiali sono molto meno numerose di quelle statali. Non si possono lasciare i parroci da soli. Giustamente loro spiegano che il loro scopo principale non è tenere aperte le scuole. Queste scuole hanno rette molto alte rispetto alle ma-terne pubbliche. Rette che in periodo di crisi i genitori non ce la fanno a pagare. Bisogna perciò aiutare queste

strutture ad abbassare le rette con dei contributi ad hoc. Le scuole parrocchiali in Veneto sono un patrimonio in termini di servizi e qualità che non deve essere perso. Va comunque aumentato in modo considerevole, il nu-mero delle materne statali”.

Sul tappeto restano però anche i problemi sollevati con il nuovo concorsone per l’immissione a ruolo degli insegnanti. In tutta Italia, saranno circa 21.000 inse-gnanti da immettere a ruolo con un bando che dovrebbe essere pronto

il 24 settembre. Nel Veneto il concorso, voluto dal Ministro Profumo,

potrebbe essere riservato solo agli abilitati e non anche ai laureati dell’ultima ora, immetterebbe in cattedra 1500 nuovi insegnanti.

I sindacati puntano i piedi. “Il ministro Francesco Profumo – spiega Salvatore Mazza segretario regio-nale della Cgil Scuola - deve fare attenzione. Ci sono migliaia di persone in Veneto che da decenni vivono

nel precariato. Questi non possono essere lasciati in disparte a fa-

vore dei neolaureati. Ci sono persone di 40 anni, che da anni aspettano di diventare di ruolo e ci sono anche i soprannumerari cioè quegli insegnanti che hanno perso il posto a causa dei tagli degli anni precedenti voluti dal centrodestra. Ora devono ritornare a lavorare priorita-riamente”.

Il ministro Profumo proprio a Venezia a margine di una giornata sulla cultura ebraica nei giorni scorsi, ha ribadito come sia dal “1999 che non si tengono concorsi nella scuola.

La legge prevede il doppio canale: lo svuotamento delle graduatorie e il concorso. È il modo più regolare per diventare un Paese normale”. Nel frattempo la lotta per ottenere il lavoro da parte degli insegnanti supplenti è già partita. Nelle scorse settimane in Veneto sono stati immessi a ruolo 226 insegnanti. Ci sono ancora per le prossime settimane 300 posti a disposizione per 3000 precari.

di Alessandro Abbadir

Riparte la scuola, e la lotta dei precari

Organizzazione dei presidi, sotto dimensionamento, tempo pieno e sicurezza degli edifi ci scolastici, proble-mi davvero importanti nella nostra regione sul versante

scuola. Partiamo dalla questione della sicurezza. Gli edifi ci sco-lastici fuori norma si stima siano un terzo. “Non basta mettere le scale antincendio o controllare la staticità della costruzione. Certo questo è l’abc e va fatto prioritariamente - dice per la Cisl Nereo Marcon - ma vanno controllati anche tutti quegli edifi ci che ad esempio negli anni 70 erano fatti con eternit non solo nei tetti ma anche nei pavimenti“. Ci sono sul tappeto poi una serie di controlli che vanno fatti nello specifi co per le provincie

di Rovigo, di Verona e Padova, dove il terremoto dell’Emilia ha lesionato diverse strutture. “Servono inoltre palestre a nor-ma e mense all’avanguardia - continua Marcon - il sindacato poi mette in risalto un piccolo miracolo ottenuto nella nostra regione. “Si è riusciti nonostante i tagli della devastante rifor-ma del ministro del governo Berlusconi, Maria Stella Gelmini - continua Marcon - a far aprire negli ultimi 4 anni 700 classi a tempo pieno. Erano appena 250 nel 2008. In questo modo ci si alinea ad altre regioni limitrofe come la Lombardia, in cui la percentuale di classi a tempo pieno è sempre stata al-tissima”. C’è poi la questione del sottodimensionamento. Gli

istituti sotto dimensionati in Veneto sono 64 su 654. Ossia il 10% va avanti con meno di 600 studenti, che è la soglia mi-nima stabilita per legge. “Capisco – spiega Marcon – che in certe comunità montane soglie o non soglie le scuole devono restare. Non si capisce invece questa realtà, magari all’interno di aree metropolitane”. Infi ne i presidi a scavalco. “E’ un pro-blema causato soprattutto da atteggiamenti campanilistici dei comuni – conclude la Cisl - che avendo scuole con dimensioni piccole, non accettano accorpamenti con altre realtà limitrofe. La scuola resta, ma il preside a quel punto arriva da fuori paese ed è di tipo comprensoriale” .

CRITICITA’ SICUREZZA E SOTTODIMENSIONAMENTO, NODI DA SCIOGLIERE

Aule aperte per 608.232 studenti, 13.400 più dello scorso anno. Arrivano 173 insegnanti in più. Ne mancano ancora un centinaio

In diffi coltà le materne parrocchiali: sono il 67% del totale

A.A.

7Il Veneto in primo piano

La corsa al libro usato diventa uno sport assai praticato questo settembre da geni-tori che, ancora più degli altri anni, fanno

fatica a sostenere le esose spese necessarie a mandare i propri fi gli a scuola.

Da una indagine svolta dall’Assaciazio-ne Difesa dei Consumatori Adico in collabo-razione con la libreria Pacinotti di Mestre e divulgata a fi ne agosto, risulta che, rispetto all’anno scolastico 2011-2012, il 70 per cento in più degli studenti mestrini ricorrerrà all’acquisto dei libri di seconda mano.

Una scelta dovuta considerato il classico fenomeno del “caro-libri” che ha fatto lie-vitare i costi - com’è tradizione ormai - di volumi e tomi anche in occasione di questo esordio imminente di anno scolastico.

Dall’indagine condotta da Adico, sem-pre nel territorio mestrino, risulta che i ge-nitori che hanno un fi glio iscritto al primo anno delle scuole superiori di Mestre dovran-no sborsare dai 275 euro ai 357 euro (a seconda dell’istituto) per l’acquisto dei libri di testo. La media sull’aumento del tota-le è di 20 euro, con un rincaro dei prezzi sul singolo tomo che oscilla tra lo 0,5% e l’1,2%.

“Su un testo che l’anno scorso costava 30 euro - esemplifi ca il presidente dell’Asso-ciazione Carlo Garofolini - il prezzo di co-pertina oggi indica un aumento tra 30 e 50

centesimi circa. Gli aumenti - prosegue valu-tando la tendenza degli ultimi anni - sono contenuti ma inesorabili sul libro singolo, ma incidono su una lista totale, raramente inferiore ai 10 libri”.

“Un fenomeno - è dunque la conclusione - nel quale è diffi cile capir dove fi nisca la legittima esigenza di rinnovamento e aggior-namento e dove inizi

la speculazione delle case editrici. L’unica certezza è che agosto e settembre restano mesi neri per le famiglie, con le spese per mandare i fi gli a scuola a fare la parte del leone”.

Oltre ai libri di testo incide sonoramente sulle tasche dei genitori anche l’acquisto dei dizionari: 86,70 euro per il Rocci, di greco, 66 per i Castiglioni-Mariotti, di latino, che lievitano a 96 con cd-rom ed espansione on line, 72,68 euro per lo Zingarelli d’italiano, e via via tutti gli altri. C’è poi il corredo scolastico e l’attrezzatura richiesta per le materie tecniche e artistiche: non si spende mai meno di 80 euro, 100 euro in media se non predomina l’ambizione degli adolscenti di “griffare” i propri studi.

Insomma far studiare i propri fi gli ri-mane un investimento impegnativo, per qualcuno anche proibitivo: tra libri di testo, dizionari e corredo è diffi cile rimanere sotto la soglia dei 500 euro.

di Ornella Jovane

Caro-libri Da un’indagine Adico risulta che il 70 per cento di studenti in più acquista volumi di seconda mano

Libri di testo, quest’anno va l’usatoL’acquisto dei libri, un passaggio “doloroso” per il portafogli dei genitori

NEWS

La prima campanella dell’anno scolastico 2012-2013 in Veneto è suonata il 12 set-tembre e si andrà a scuola fi no al prossimo sabato 8 giugno, ad eccezione delle scuole dell’infanzia che termineranno l’attività didattica sabato 28 giugno.Il cammino sarà intervallato dalle vacanze, di cui si potrà pregustare un assaggio già

con il ponte di Ognissanti, dal 1° novembre, un giovedì, a domenica 4. Ci sarà poi la pausa natalizia, in programma da domenica 23 dicembre 2012 a

domenica 6 gennaio 2013. Si concluderanno a casa i festeggiamenti di carnevale da do-

menica 10 al 13 febbraio, mercoledì delle Ceneri compreso. Per Pasqua la scuola rimarrà chiusa dal 28 marzo al 2 aprile.

E poi sarà un tour de force fi no alla fi ne dell’anno, con le sole “interruzioni” gior-naliere del 25 aprile e del 1° maggio. ll 2 giugno, la festa nazinale della Repubblica, quest’anno è di domenica. Rimane tuttavia la “carta” del santo patrono per “rosicchiare” ancora un giorno di festa al calendario delle “fatiche” scolastiche.

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Anche dal capogruppo del Pdl, Dario Bond, si augura che il pro-cesso di riorganizzazione e riassetto istituzionale parta dal basso, magari anche attraverso il ricorso al referendum. “La politica

deve fare la politica e quindi ascoltare il territorio - ha sottolineato Bond - In questo momento a Roma non c’è praticamente nessuno attento alle esigenze del Veneto, tocca quindi a noi prendere una posizione su un tema tanto fondamentale per il governo del territorio. In ballo ci sono l’operatività dello Statuto regionale e il pieno riconoscimento delle diverse specifi cità territoriali, dal Bellunese all’area deltizia”.

Dario Bond, PdL“SÌ AL REFERENDUM PER IL RIASSETTO ISTITUZIONALE”

L’opinioneL’opinione

Dal canto suo, il vicecapogruppo del Pdl Piergiorgio Cortelazzo ha ribadito che “non è ammissibile che qualcuno decida sulla nostra testa: con questa proposta di legge vogliamo porre la

questione delle province a 360 gradi”.

Piergiorgio Cortelazzo, PdL “NON È AMMISSIBILE CHE QUALCUNO DECIDA SULLA NOSTRA TESTA”

Taglio delle Provincie, atto secondo. Dopo la generale levata di scudi dietro alla quale un po’ tutti i partiti politici si sono trincerati il giorno dopo il varo del decreto legge sul contenimento della spesa

pubblica (la cosiddetta ‘spending review’, con il quale è stato deciso anche il riordino degli enti locali intermedi sulla base della densità abitativa, 350 mila abitanti, e l’estensione territoriale, non inferiore ai 2500 chilometri quadrati), sostenendone l’incostituzionalità piuttosto che l’assoluta mancanza di effetti economici positivi dalla manovra, in Regione in questi giorni si stanno prendendo le prime misure sul come intervenire, anzi su chi lo debba fare. Ma il tempo stringe. La legge, che di fatto terrebbe in vita solo la provincia di Venezia, quella di Verona e Vicenza, dà tempi strettissimi alle Regioni per procedere all’accorpamento/razionalizzazione del resto del territorio. Infatti, prevede che entro il 2 ottobre prossimo la Conferenza permanente Regione-Autonomie locali deliberi un’ipotesi di riordino delle Province da trasmettere alla Regione, che a sua volta avrà solo 20 giorni di tempo per inviare una proposta al Governo. In caso di inadempienza della Regione è prevista l’acquisizione del parere della Conferenza. Ed è su questo iter che a palazzo Ferro Fini hanno voluto piantare il primo chiodo. A prendere in mano il martello sono stati i consiglieri del PdL, Costantino Toniolo, presidente della commissione Affari Istituzionali, e Carlo Alberto Tesserin, presidente della commissione Statuto, che in una proposta di legge, denominata “Norme in materia di funzionali provinciali”, hanno ribadito che dovrà essere il Consiglio il protagonista nel processo di riassetto del sistema istituzionale del Veneto.

I dieci articoli predisposti dai presidenti delle commissioni Statuto e Affari istitizionali vogliono essere “un cavallo di Troia” (la defi nizione è di Bond) o, più prosaicamente, uno “strumento” (secondo Tesserin) per far sì che a decidere il futuro assetto istituzionale del Veneto sia l’assemblea legislativa della Regione, e non un organo tecnico com-posto da 11 amministratori qual è la Conferenza Regione-Autonomie locali o, peggio, il governo di Roma. Con la proposta di legge Tesserin-Toniolo, invece, il Consiglio regionale viene chiamato a disciplinare “il conferimento ai Comuni delle funzioni amministrative attribuite alle Province ed individua quelle che richiedono l’unitario esercizio a livello regionale”. “Abbiamo presentato questo progetto di legge - ha spie-gato Toniolo - perché rispetto alla tempistica e alle scadenze previste dal decreto del Governo, il Consiglio regionale deve potersi esprimere e dare indirizzi signifi cativi alla Conferenza, che dovrà formulare una prima ipotesi di riordino”. “Non condividiamo la scelta nazionale - ha ribadito Tesserin - di affi dare la riorganizzazione dei diversi livelli istitu-zionali all’interno delle Regioni ad un organismo come la Conferenza permanente, che non ha una rappresentanza democratica diretta. Noi crediamo che il Consiglio regionale abbia il diritto-dovere di farsi cari-co di come sarà il Veneto. Crediamo inaccettabile, come stabilisce il decreto, che a determinare la soppressione di alcune province sia solo una questione di dati numerici; crediamo invece che, pur in una logica fi nalizzata al contenimento della spesa pubblica e al riordino delle province, questo comporti un lavoro approfondito con i territori, a cui sono chiamati tutti i consiglieri regionali”.

di Mauro Gambin

Taglio delle Provincie Toniolo e Tesserin hanno presentato un Proposta di legge

“Il riordino degli enti locali spetta al Consiglio”In Regione si stanno prendendo le prime misure sul come intervenire, anzi su chi lo debba fare

E’ un giudizio positivo, seppur con riserva, quello che il consigliere regionale del Pd, Bruno Pigozzo, dà alla Proposta di Legge pre-sentata ieri dal PDL per il riordino delle province. “In merito alla

discussione sul riordino delle province, - dichiara in una nota l’espo-nente democratico - trovo sterile, banale e fuori luogo la querelle circa la primogenitura della proposta che dal Veneto dovrà essere inviata al governo entro il 22 ottobre. E’ chiaro che una proposta di riordino di tale portata - precisa Pigozzo - dovrà obbliga-toriamente essere costruita con il contributo di tutti i soggetti interessati il Consiglio regionale, la Giunta regionale, l’Anci Veneto, le Province, le Comunità Montane, senza competizioni e isolati protagonismi. In effetti, - precisa - non avendo il Veneto provveduto, anche ai sensi del nuovo statuto, ad istituire la Conferenza delle Autonomie Locali, il punto di riferimento oggi operativo è la Conferenza Permanente Regione Autonomie Locali, nella quale, ad inizio legi-slatura, il Consiglio ha nominato in sua rappresentanza il sottoscritto e per la maggioranza il consigliere Cristiano Corazzari della Lega Nord. Ciò, ovviamente, non può e non deve esaurire il potere di iniziativa di tutti i consiglieri, con lo stesso atteggiamento collaborativo già dimo-strato nella stesura dello Statuto. In questo senso - ribadisce - valuto positivamente la proposta di legge del PdL presentata ieri, seppure in modo affrettato, quale spunto di confronto su un tema così importante ed impellente. Da parte mia ho già ricevuto da capigruppo di minoranza utili proposte da mettere sul tavolo e altre arriveranno a breve. Sarà mia cura rappresentare questa volontà del consiglio di lavorare a stretto contatto per una proposta condivisa.”

“STERILE E BANALE LA QUERELLE CIRCA LA PRIMOGENITURA DELLA PROPOSTA”

Bruno Pigozzo, PD

Nelle foto Costantino Toniolo, presidente della commissione

Affari Istituzionali, e Carlo Alberto Tesserin, presidente

della commissione Statuto

Dario Bond

Bruno Pigozzo

Piergiorgio Cortellazzo

Entro il 22 ottobre dovrà pervenire al Governo qualche proposta

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28 Intorno a noi2828 Intorno a noi10 Intorno a noi

Un intero ordine professionale si met-te a disposizione per dare il proprio contributo nel tentativo di ”ammortiz-

zare” l’impatto devastante della crisi sulla società veneta, che già conta le sue vittime e che, ancora preoccupata, guarda al futuro imminente.

Lo scorso 2 agosto l’Ordine degli psi-cologi del Veneto ha formalizzato un pro-tocollo d’intesa con l’associazione Speran-zaallavoro per garantire insieme una rete di supporto a chi – artigiani e piccoli im-prenditori, lavoratori, pensionati e famiglie – si trova in diffi coltà proprio a causa degli effetti sul mondo occupazionale e lavorativo della crisi economica e fi nanziaria.

Per il momento sono 200 gli psicologi che hanno dato la propria adesione all’ini-ziativa, professionisti che consentono a chi ne ha la necessità di intraprendere un per-corso psicoterapeutico a costi accessibili: sa-ranno disponibili ad uno, se necessario due, incontri gratuiti e quindi ad una riduzione del 30 per cento sulla parcella per le sedute successive, con l’impegno a non superare mai i 50 euro per ciascuna di esse.

Non si tratta solo di agevolazioni econo-miche, pur sempre utili in questo frangente, ma soprattutto di un’organizzazione capilla-re e diffusa su tutto il territorio per arginare il disagio e offrire un punto di riferimento a chi si sente solo di fronte a diffi coltà che – se affrontate appunto da soli - sembrano insormontabili e che logorano alla lunga, fi no a quando ad avere la meglio è il senso d’impotenza.

“Attraverso questa convenzione – spie-ga Laura Tamiozzo, presidente dell’Asso-ciazione promossa da Filca Cisl, Adiconsum e familiari delle vittime dell’indifferenza al lavoro - nessuno si dovrà più sentire solo: tutelare le imprese e i lavoratori signifi ca in-nanzitutto tutelare le persone e la struttura sociale che essi esprimono, e per questo va creata una rete di riferimenti e di opportuni-tà di sostegno e affi ancamento alle situazio-ni di diffi coltà”.

I casi e le storie di “ordinaria” disoc-cupazione o di diffusa disperazione non mancano e il malessere è palpabile. Lo con-ferma il segretario generale della Filca Cisl, Salvatore Federico, facendo riferimento all’esperienza dell’associazione nata in Ve-neto soltanto tre mesi fa. “La crisi – raccon-ta – sta facendo aumentare notevolmente il disagio psicosociale, così come le dipenden-ze da droga, alcol, gioco e la depressione. In poco più di tre mesi, Speranzaallavoro ha raccolto più di 500 contatti, con una media di 5 contatti al giorno di lavoratori licenziati, imprenditori sull’orlo del fallimen-to perché non riescono a riscuotere i crediti e, più in generale, di persone che in questo momento di grande fragilità hanno bisogno di sostegno”.

Da qui la convenzione con l’Ordine de-gli psicologi che con il suo presidente Marco Nicolussi conferma il proprio impegno socia-

di Ornella Jovane

Piccoli imprenditori esasperati lavoratori che perdono il posto: una risposta a chi è in diffi coltà e si sente solo

Lavoro Firmata una convenzione tra l’Ordine professionale veneto e l’associazione Speranzaallavoro

Un team di psicologi a sostegno delle “vittime” della crisile. “Una rete di psicologi professionisti rivol-ta espressamente al supporto delle persone in diffi coltà a causa della crisi economica – sottolinea – permetterà di aiutare quanti stanno attraversando un periodo nero, for-nendo loro interlocutori altamente preparati e in grado di valutare caso per caso gli inter-venti più opportuni per uscire dall’impasse che si viene a creare quando mutano le prospettive della propria vita lavorativa e non solo”. L’Ordine professionale sta inoltre lavorando con la Regione Veneto – che con il suo presidente Luca Zaia ha avuto modo di elogiare l’iniziativa - affi nché si creino dei canali di contatto e di coordinamento anche con il servizio “inOltre”, istituito dalla stessa Regione e gestito da psicologi del servizio sanitario regionale. La via d’accesso sarà l’Associazione – il sito è www.speranzaal-lavoro.it - che, caso per caso, segnalerà agli specialisti quelli che potrebbero avere biso-gno anche di un approccio di carattere psi-cologico. Questa convenzione rappresenta un tassello che va ad aggiungersi all’attività di Speranzaallavoro “che si propone ora – spiega Federico - di far entrare questo tipo di convenzione all’interno della contrattazione aziendale di secondo livello”. “Sarebbe un passo fondamentale – conclude – sul fron-te della prevenzione del disagio, per costru-ire assieme benessere sociale e familiare”.

Ascolto e aiuto, sono i due obiettivi per cui l’associazione Speranzaal-lavoro s’impegna in Veneto dallo

scorso maggio, quando ha preso il via la sua attività grazie all’iniziativa di Filca Cisl, Adiconsum Veneto e al coraggio di Laura Tamiozzo, la fi glia dell’impreditore edile vicentino che lo scorso dicembre si tolse la vita oberato dalle preoccupazioni e dalle diffi coltà economiche che avevano investito la sua azienda.

L’associazione nasce con lo scopo di costruire una rete “protettiva” attorno al mondo del lavoro per supportare chi lo attraversa con diffi coltà, chi improvvisa-mente se ne trova fuori, con le relative conseguenze, e le famiglie che vivono al loro interno il disagio di una situazione dolorosa da affrontare e diffi cile da ge-stire sul piano economico ma sopprattut-to emotivo. La solitudine e l’indifferenza sono i primi “nemici” da affrontare e da combattere, contro di essi l’associazione punta a tessere la propria rete, favoren-do agganci col mondo politico, istituzio-nale e dei professionisti che possano contribuire ad intervenire rapidamente ed effi cacemente sul territorio.

NEWS

L’associazioneSPERANZAALLAVORO CONTRO LA SOLITUDINE

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Un intero ordine professionale si met-te a disposizione per dare il proprio contributo nel tentativo di ”ammortiz-

zare” l’impatto devastante della crisi sulla società veneta, che già conta le sue vittime e che, ancora preoccupata, guarda al futuro imminente.

Lo scorso 2 agosto l’Ordine degli psi-cologi del Veneto ha formalizzato un pro-tocollo d’intesa con l’associazione Speran-zaallavoro per garantire insieme una rete di supporto a chi – artigiani e piccoli im-prenditori, lavoratori, pensionati e famiglie – si trova in diffi coltà proprio a causa degli effetti sul mondo occupazionale e lavorativo della crisi economica e fi nanziaria.

Per il momento sono 200 gli psicologi che hanno dato la propria adesione all’ini-ziativa, professionisti che consentono a chi ne ha la necessità di intraprendere un per-corso psicoterapeutico a costi accessibili: sa-ranno disponibili ad uno, se necessario due, incontri gratuiti e quindi ad una riduzione del 30 per cento sulla parcella per le sedute successive, con l’impegno a non superare mai i 50 euro per ciascuna di esse.

Non si tratta solo di agevolazioni econo-miche, pur sempre utili in questo frangente, ma soprattutto di un’organizzazione capilla-re e diffusa su tutto il territorio per arginare il disagio e offrire un punto di riferimento a chi si sente solo di fronte a diffi coltà che – se affrontate appunto da soli - sembrano insormontabili e che logorano alla lunga, fi no a quando ad avere la meglio è il senso d’impotenza.

“Attraverso questa convenzione – spie-ga Laura Tamiozzo, presidente dell’Asso-ciazione promossa da Filca Cisl, Adiconsum e familiari delle vittime dell’indifferenza al lavoro - nessuno si dovrà più sentire solo: tutelare le imprese e i lavoratori signifi ca in-nanzitutto tutelare le persone e la struttura sociale che essi esprimono, e per questo va creata una rete di riferimenti e di opportuni-tà di sostegno e affi ancamento alle situazio-ni di diffi coltà”.

I casi e le storie di “ordinaria” disoc-cupazione o di diffusa disperazione non mancano e il malessere è palpabile. Lo con-ferma il segretario generale della Filca Cisl, Salvatore Federico, facendo riferimento all’esperienza dell’associazione nata in Ve-neto soltanto tre mesi fa. “La crisi – raccon-ta – sta facendo aumentare notevolmente il disagio psicosociale, così come le dipenden-ze da droga, alcol, gioco e la depressione. In poco più di tre mesi, Speranzaallavoro ha raccolto più di 500 contatti, con una media di 5 contatti al giorno di lavoratori licenziati, imprenditori sull’orlo del fallimen-to perché non riescono a riscuotere i crediti e, più in generale, di persone che in questo momento di grande fragilità hanno bisogno di sostegno”.

Da qui la convenzione con l’Ordine de-gli psicologi che con il suo presidente Marco Nicolussi conferma il proprio impegno socia-

di Ornella Jovane

Piccoli imprenditori esasperati lavoratori che perdono il posto: una risposta a chi è in diffi coltà e si sente solo

Lavoro Firmata una convenzione tra l’Ordine professionale veneto e l’associazione Speranzaallavoro

Un team di psicologi a sostegno delle “vittime” della crisile. “Una rete di psicologi professionisti rivol-ta espressamente al supporto delle persone in diffi coltà a causa della crisi economica – sottolinea – permetterà di aiutare quanti stanno attraversando un periodo nero, for-nendo loro interlocutori altamente preparati e in grado di valutare caso per caso gli inter-venti più opportuni per uscire dall’impasse che si viene a creare quando mutano le prospettive della propria vita lavorativa e non solo”. L’Ordine professionale sta inoltre lavorando con la Regione Veneto – che con il suo presidente Luca Zaia ha avuto modo di elogiare l’iniziativa - affi nché si creino dei canali di contatto e di coordinamento anche con il servizio “inOltre”, istituito dalla stessa Regione e gestito da psicologi del servizio sanitario regionale. La via d’accesso sarà l’Associazione – il sito è www.speranzaal-lavoro.it - che, caso per caso, segnalerà agli specialisti quelli che potrebbero avere biso-gno anche di un approccio di carattere psi-cologico. Questa convenzione rappresenta un tassello che va ad aggiungersi all’attività di Speranzaallavoro “che si propone ora – spiega Federico - di far entrare questo tipo di convenzione all’interno della contrattazione aziendale di secondo livello”. “Sarebbe un passo fondamentale – conclude – sul fron-te della prevenzione del disagio, per costru-ire assieme benessere sociale e familiare”.

Ascolto e aiuto, sono i due obiettivi per cui l’associazione Speranzaal-lavoro s’impegna in Veneto dallo

scorso maggio, quando ha preso il via la sua attività grazie all’iniziativa di Filca Cisl, Adiconsum Veneto e al coraggio di Laura Tamiozzo, la fi glia dell’impreditore edile vicentino che lo scorso dicembre si tolse la vita oberato dalle preoccupazioni e dalle diffi coltà economiche che avevano investito la sua azienda.

L’associazione nasce con lo scopo di costruire una rete “protettiva” attorno al mondo del lavoro per supportare chi lo attraversa con diffi coltà, chi improvvisa-mente se ne trova fuori, con le relative conseguenze, e le famiglie che vivono al loro interno il disagio di una situazione dolorosa da affrontare e diffi cile da ge-stire sul piano economico ma sopprattut-to emotivo. La solitudine e l’indifferenza sono i primi “nemici” da affrontare e da combattere, contro di essi l’associazione punta a tessere la propria rete, favoren-do agganci col mondo politico, istituzio-nale e dei professionisti che possano contribuire ad intervenire rapidamente ed effi cacemente sul territorio.

NEWS

L’associazioneSPERANZAALLAVORO CONTRO LA SOLITUDINE

O.J.

Due acari e un moscerino delle dimensioni di pochi millimetri, risalenti al periodo Triassico, databile a oltre 230 milioni di anni fa, sono stati trovati per-

fettamente conservati all’interno di goccioline di ambra rinvenute nelle Dolomiti, vicino a Cortina d’Ampezzo. A rivelarlo uno studio internazionale realizzato dall’Istituto di geoscienze e georisorse del Consiglio nazionale delle ricerche (Igg-Cnr) e dall’Università di Padova, in collabora-zione con l’Università di Göttingen e con il Museo di Storia Naturale di New York, e pubblicato su Pnas – Proceedings of the National Academy of Sciences. I ricercatori hanno osservato oltre settantamila piccole gocce di ambra fi nora ritrovate nel sito dolomitico, facendo luce sull’evoluzione di un gruppo di artropodi (invertebrati che comprendono gli insetti, i ragni e i crostacei) tra i più diffusi al mondo. “Già nel 2006 il team di ricerca aveva pubblicato i risultati sullo studio di batteri e protozoi inglobati nell’ambra dolomitica, dimostratisi incredibilmente simili ai microrganismi ancora oggi esistenti - ha spiegato Eugenio Ragazzi dell’Università di Padova - prima del presente studio, però, le più vecchie inclusioni di organismi animali in ambra risalivano a circa 130 milioni di anni fa: la nuova scoperta sposta quindi le lancette indietro nel tempo di ben 100 milioni di anni rispetto a ogni precedente ritrovamento di organismi inglo-bati in ambra”. Grazie all’eccezionale stato di conserva-zione, per due dei tre artropodi sono state coniate anche

nuove specie, chiamate Ampezzoa triassica e Triasacarus fedelei, in onore del cortinese Paolo Fedele che nel 1997 ha segnalato il giacimento che ha permesso tutte le suc-cessive ricerche. “È sorprendente come la morfologia di tali acari triassici sia simile a quella delle specie odierne appartenenti alla famiglia Eriophyoidea - prosegue Guido Roghi dell’Igg-Cnr - le caratteristiche comuni - corpo lungo e segmentato, due paia di zampe invece delle quattro solita-mente presenti negli acari, un peculiare apparato boccale e artigli piumati – dimostrano che questi artropodi avevano tratti distintivi e specializzati già nel Triassico, decine di mi-lioni di anni prima della comparsa delle angiosperme di

cui si nutrono oggi, quando necessariamente si nutrivano di conifere (gimnosperme)”. Quando apparvero le prime piante con fi ore, quindi, questi artropodi modifi carono le loro abitudini alimentari: “Grazie al loro adattamento am-bientale hanno superato le grandi estinzioni al termine del Cretacico (65 milioni di anni fa)”, concludono i ricercatori. “Se nel Permiano (252 milioni di anni fa) si erano estinte il 96% di tutte le specie marine e il 70% di quelle dei verte-brati terrestri, questo studio chiarisce che nel Triassico (230 milioni di anni fa) esistevano organismi animali persistenti anche a cambiamenti enormi”.

Archeologia e fossili Rinvenuti acari e moscerini di oltre 230 milioni di anni fa

Tre insetti portano indietro le lancette del tempo

All’inizio spirava un vento di rivoluzione…e in un certo senso lo fu. Il progressive rock italiano fu un vento che cambiò tutto per sempre. Sabato 20 ottobre il Gran Te-

atro Geox ospita Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme assie-me sullo stesso palco. Le due band hanno fatto la storia del rock italiano: insieme alla PFM sono stati gli unici gruppi che hanno fatto breccia in America con il loro stile inconfondibile. Francesco Di Giacomo, voce del Banco di Mutuo Soccorso, ricorda con orgoglio che nel 1972 il loro album Darwin fu pro-clamato da 300 critici americani il miglior disco progressive dell’anno. Da allora non si sono mai fermati. Sempre in tour, spesso all’estero, Banco del Mutuo Soccorso, per festeggiare i 40 anni di attività, hanno pensato un tour che è uno degli eventi musicali più interessanti del 2012. Un concerto con in scaletta i classici del gruppo, ma soprattutto con un fi nale imprevedibile: sullo stesso palco, Le Orme (altra band stori-ca della scena rock italiana) e Banco del Mutuo Soccorso, suoneranno insieme i classici delle due band. Un appunta-mento che sa di storia della musica, che proporrà il meglio di quell’avventura musicale che fu il progressive italiano.

Musica Gran Teatro Geox

Banco e Orme insieme al progressive rock

Nella foto grande gli insetti di pochi millimetri ancora imprigionati nell’ambra e gli autori della scoperta: seduti Eugenio Ragazzi e Schmidt in piedi Guido Roghi

Il Banco e le Ome, insieme a alla Pfm e agli Area, sono l’esempio più rappresentativo e noto, anche all’estero, di progressive rock italiano

Un gruppo di ricerca internazionale ha scoperto i più antichi artropodi mai inglobati in ambra

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ha bisogno, quello che ci fa star bene, quello che ci fa comodo.• Esistono persone che mai si sarebbero innamorate, se non avessero avuto la notizia che questa cosa esiste.• L’amore non ha altro desiderio che quello di realizzarsi, ma se amate ed è inevitabile che abbia-te dei desideri, fate in modo che essi siano questi: svegliarsi all’alba con le ali al cuore e ringraziare per un altro giorno d’amore.• Amare è mettere la nostra feli-cità nella felicità di un altro.

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Pierino• Pierino rivolto alla maestra: “Si-gnora maestra, non credo di es-sermi meritato zero nel compito di matematica.” “Nemmeno io lo credo, ma purtroppo voti più bas-si non ne esistono.”• Pierino torna a casa e suo padre

gli chiede: “Come è andato l’e-same?” “Papà non dicevi che era più importante la salute?”• Un amico fa all’altro: “Tua mamma per caso fa l’elettrici-sta?” “No, perché?” “Perché la vedo sempre sotto un palo.”• La maestra a Pierino: “Fammi

un esempio di ingiustizia.” “Ehm, quando io prendo un brutto voto perché papà ha sbagliato i com-piti.”• Il professore interroga Pierino: “Dimmi il nome di un rettile.” Chiede. “Una vipera.” “Bene, ora dimmi il nome di un’altro rettile.” “Un’altra vipera.”• La maestra indicando Pierino: “Tu, dimmi due pronomi.” “Chi? Io?” “Bene, benissimo! Ora sen-tiamo un altro.”

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ha bisogno, quello che ci fa star bene, quello che ci fa comodo.• Esistono persone che mai si sarebbero innamorate, se non avessero avuto la notizia che questa cosa esiste.• L’amore non ha altro desiderio che quello di realizzarsi, ma se amate ed è inevitabile che abbia-te dei desideri, fate in modo che essi siano questi: svegliarsi all’alba con le ali al cuore e ringraziare per un altro giorno d’amore.• Amare è mettere la nostra feli-cità nella felicità di un altro.

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Pierino• Pierino rivolto alla maestra: “Si-gnora maestra, non credo di es-sermi meritato zero nel compito di matematica.” “Nemmeno io lo credo, ma purtroppo voti più bas-si non ne esistono.”• Pierino torna a casa e suo padre

gli chiede: “Come è andato l’e-same?” “Papà non dicevi che era più importante la salute?”• Un amico fa all’altro: “Tua mamma per caso fa l’elettrici-sta?” “No, perché?” “Perché la vedo sempre sotto un palo.”• La maestra a Pierino: “Fammi

un esempio di ingiustizia.” “Ehm, quando io prendo un brutto voto perché papà ha sbagliato i com-piti.”• Il professore interroga Pierino: “Dimmi il nome di un rettile.” Chiede. “Una vipera.” “Bene, ora dimmi il nome di un’altro rettile.” “Un’altra vipera.”• La maestra indicando Pierino: “Tu, dimmi due pronomi.” “Chi? Io?” “Bene, benissimo! Ora sen-tiamo un altro.”

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AL 20/04FASCINO MUNITEVI DI UNA BUONA DOSE DI

TATTO E DI PAZIENZA. PER CHI FATICA A CONTENERE LE ENERGIE, POSSIBILI ALTI E BASSI · SALUTE POTRESTE ESSERE VIT-TIME DI UN AUMENTO DI STRESS A CARICO DELL’APPARATO DIGESTIVO. MANTENETE UN ATTEGGIAMENTO COSTRUTTIVO

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SCORPIONEDAL 23/10AL 22/11FASCINO RECU-

PERERETE CHARME E POESIA. IL QUADRO

COMPLESSIVO DEI SENTIMENTI SI FARÀ MENO OSTINATO E BELLICOSO · SALUTE IL TONO MUSCOLARE NON SEMPRE OTTI-MALE REGALERÀ RISULTATI A CHI POTRÀ CONTARE SU UN PERIODO DI PREPARAZ-IONE PREGRESSA

SAGITTARIODAL 23/11AL 21/12

FASCINO MOLTI DI VOI SPERIMENTERANNO UN DE-CISO PASSO AVANTI NELLE

QUESTIONI DI CUORE, SI-ATE RAGIONEVOLI E PAZIENTI · SALUTE SCHIENA E GAMBE, DOPO QUALCHE MESE DI RISTAGNO ENERGETICO, RIPREN-DERANNO AD ESSERE SCATTANTI. AT-TENTI ALLA MOTIVAZIONE

CAPRICORNODAL 22/12AL 20/01FASCINO NON DATE

NULLA PER SCON-TATO E SIATE PIÙ APERTI NEL MANIFE-STARE LE EMOZIONI. CONTRASTI DIETRO L’ANGOLO · SALUTE RIPOSATE MOLTO E DOSATE CON SAPIENZA LE ENERGIE. ADOTTATE UN REGIME SPORTIVO LEG-GERO E UNA DIETA NUTRIENTE

ACQUARIODAL 21/01AL 19/02FASCINO FATE ATTENZIONE ALLA QUALITÀ DELLA COMU-

NICAZIONE E TENETE A BADA AL VOSTRA AUTOSTIMA DAI PICCHI TROPPO ALTI · SALUTE AFFRONTATE LA

STAGIONE ENTRANTE TONICI E SCOPPIET-TANTI DI FIDUCIOSE ENERGIE, POTRESTE SORPRENDERE QUALCUNO!

PESCI DAL 20/02 AL 20/03FASCINO SAPRETE RIMETTERE IN MOTO

FANTASIA E VITALITÀ, CIÒ VI CONSEN-TIRÀ DI APPARIRE PIÙ DESIDERABILI E IN-TRIGANTI · SALUTE IN ARRIVO QUALCHE PICCOLO RALLENTAMENTO DEL METABO-LISMO DA TENERE SOTTO CONTROLLO GRAZIE A DIETA E MOVIMENTO

ARIETEDAL 21/03

AL 20/04FASCINO MUNITEVI DI UNA BUONA DOSE DI

TATTO E DI PAZIENZA. PER CHI FATICA A CONTENERE LE ENERGIE, POSSIBILI ALTI E BASSI · SALUTE POTRESTE ESSERE VIT-TIME DI UN AUMENTO DI STRESS A CARICO DELL’APPARATO DIGESTIVO. MANTENETE UN ATTEGGIAMENTO COSTRUTTIVO

TORODAL 21/04

AL 20/05F A S C I N O

SARETE PIÙ AF-F E T - TUOSI E DISPONIBILI, OLTRE CHE PROTETTIVI E ROMANTICI. MESE PROPIZIO ANCHE PER LE NUOVE CONOSCENZE · SALUTE VI SENTITE PIGRI E SPOSSATI. L’ATTIVITÀ SPORTIVA PRATI-CATA IN MANIERA GIOCOSA E “SOFT”, VI AIUTERÀ A DISTENDERVI

GEMELLIDAL 21/05AL 21/06FASCINO UN PIACEV-OLE DINAMISMO VI

GARANTIRÀ INTRAPRENDENZA E GRANDE APPEAL SEDUTTIVO. SARETE IRRESIST-IBILI! · SALUTE GRAZIE AGLI STU-PENDI PASSAGGI DEGLI ULTIMI MESI ORA VIVRETE DI RENDITA, LA CURVA DEL BEN-ESSERE NON CONOSCERÀ FLESSIONI

CANCRODAL 22/06AL 22/07

FASCINO VENERE CREA PER VOI ECLATANTI OCCASIONI DI

INCONTRO E VEGLIA CON SOL-LECITUDINE SUI VOSTRI AFFARI DI CUORE · SALUTE TERAPIE DOLCI, BASATE SU MASSAGGI E PROPRIETÀ DELLE ACQUE TERMALI, VI RESTITUIRANNO UN EQUI-LIBRIO OTTIMALE

LEONEDAL 23/07

AL 23/08FASCINO VI SENTIRETE DI AVERE UN APPROC-CIO AI SENTIMENTI PIÙ DELICATO E INTIMISTA. GESTITE BENE LE ENER-

GIE, VI SERVIRANNO· SALUTE POTRESTE ESSERE PREDA DI UN PIACEVOLE IN-DULGERE NELLA PIGRIZIA, TUTTAVIA, IL TONO MUSCOLARE SARÀ OTTIMALE

VERGINEDAL 24/08

AL 22/09FASCINO DECOLLERANNO EVENTUALI PROGETTI DI COPPIA ACCANTONATI DA

TEMPO E AUMENTERANNO GLI INCONTRI PIACEVOLI · SALUTE CURATE L’ALIMENTAZIONE E NON INDUGIATE IN PENSIERI OSSESSIVI, POTREBBERO TO-GLIERVI L’ENERGIA DI CUI NECESSITATE

OroscopoA VOLTE VESTIRE I PANNI DELLA

BELLA ADDORMENTATA PUÒ ESSERE

CONTROPRODUCENTE…

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grezzo di circa mq 40 e p. auto interno. Cl. en. non definita “G”. Euro 135.000 Rif.A0732

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piano 1° composto da entrata, cucina, sala, 3 camere da letto, bagno, garage e giardino condo-

miniale. Cl. en. non definita “G”. Euro 125.000 tratt. Rif.A0762

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na, sogg., 2 letti, bagno e cantina. Cl. energetica “F”. Euro 170.000 Rif.A0448

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cucina, soggiorno, 2 camere da letto, bagno, ampio garage e posto auto esclusivo. Cl. energetica “E”.

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VENDESI Ad Adria in pieno centro storico Casa indipendente su 2 livelli, di nuova costruzione, con finiture di pregio, compo-sta da ingresso, pranzo-angolo cottura, 1 camera da letto

matrimoniale, guardaroba, 2 disimpegni, 2 bagni e cortile. Classe energetica “B”. Euro 135.000 Rif.40098751

VENDESI In Località Bottrighe Casa accostata da un lato, disposta su due livelli, con cu-cina, soggiorno, 2 camere da letto, 2 bagni, lavanderia, garage e giardino di proprietà. Classe energetica non definita “G” . Euro 115.000 Rif.A0609

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centro storico, Casa accostata di ampia metratura disposta su 2 livelli con sottotetto, garage e giardi-no di proprietà. Ottime finiture. Cl. energetica “E”

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ristrutturare, disposto su due livelli, con giardino di mq.200 e con possibilità di ampliamento.

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in erba, campo di allenamento in sabbia e campo cross. Cl. en. “F”. Info in agenzia. Rif.A0666

VENDESIIn località Bellombra Rustico composto da abita-

zione singola, disposta su 2 livelli e divisa in 2 ap-partamenti indip., con annesso fienile accostato di ampie dimensioni e giardino di proprietà di circa mq 950. Cl. en. “G” Euro 75.000 Rif.A0718

VENDESIIn Gavello Località Magnolina Rustico di c.a mq

130 completamente da ristrutturare, iniziata parte della ristrutturazione con pietre faccia vista con annesso giardino e terreno agricolo di c.a mq

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di mq.50, garage ed ampio giardino. Cl. en. non definita “G”. Euro 195.000 Rif.A0749

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piano 1° con ingresso, cucina abitabile, sogg., 2 camere da letto, bagno, cantina molto grande, terrazzo e garage. Cl. energetica non def. “G”.

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1° su palazzina di sole 4 unità, con ingresso indipendente, composto da sogg., cucinotto, 2

letti, bagno, terrazzo e garage. Cl. energetica non definita “G”. Euro 125.000 Rif.A0426

VENDESI Ad Adria in zona centralissima Appartamento al piano 1° di recente ristrutturazione, composto da soggiorno con angolo cottura, 2 camere da letto, ripostiglio, bagno e posto auto esclusivo. Classe energetica “E”. Euro 140.000 Rif.A0525

VENDESI Ad Adria in zona centrale Casa accostata su 2 livelli composta da sogg., cucina, lavanderia, 2 letti, bagno, cortiletto interno con ampia terrazza

rialzata e garage. Cl. en. non definita “G”. Euro 145.000 Rif.A0420

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da letto e bagno. Cl. energetica non definita “G” . Euro 85.000 Rif.A0284

VENDESI Ad Adria Località Bottrighe Casa accostata,

completamente ristrutturata, composta da cucina, soggiorno, 2 stanze da letto, bagno, bassocomo-

do esterno e giardino esclusivo. Cl. energetica “F”.Euro 90.000 Rif.40171813

VENDESI A Cavarzere Appartamento al piano 2° composto da ingresso, sogg. con ampio angolo cottura, 2

camere da letto, 2 bagni, lavanderia, 2 terrazzi, garage di mq.24 e posto auto esclusivo. Cl. energetica “E”. Euro 147.000 Rif.A0655

 

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piano nobile ad uso ufficio di ampia metratura, composto da un’ampia reception, 4 locali distinti ed un bagno. Cl. en. non definita “G”. Info in agenzia. Rif.A0724

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due livelli ed in buono stato, composta da ingres-so, cucina abitabile, soggiorno, 2 letti, 2 bagni,

ripostiglio e terrazzo. Classe energetica non definita“G”. Euro 95.000 Rif.40023839

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livelli composta da ingresso, due stanze, 2 riposti-gli, cucina, soggiorno, vetrata, 2 camere da letto e

bagno. Classe energetica non definita “G”. Euro 100.000 Rif.A0708

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soggiorno-angolo cottura, 1 camera matrimoniale, bagno e cortile esterno. Classe energetica non

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ampia metratura, disposta su livelli, ampia taverna, garage e giardino di mq1.200 in parte piantuma-

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posta da ingresso, cucina, disimpegno, una stanza da letto, veranda, bagno con annesso terreno di

circa mq.400. Classe energetica “G”. Euro 40.000 Rif.A0685

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getica “F”. Info in agenzia Rif.A0512

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ge e giardino di proprietà. Cl. energetica “E”. Euro 258.000 Rif. 40103933

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bagno, garage e giardino privato di proprietà Cl. en. “G”. Euro 120.000 Rif.A0726

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ge, ampio terrazzo e giardino tutto intorno di circa mq.2.000 in parte piantumato. Classe energetica non definita “G”. Info in Agenzia Rif. A0729

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