La piadina Igp va in Europa - Agricoltura, caccia e pesca

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N. 12 - DICEMBRE 2014 MENSILE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA M E ANNO 42 - POSTE ITALIANE s.p.a. - SPED. ABB. POSTALE – DCB CENTRALE/PT MAGAZINE AUT. 141/2004 VALIDA DALL’11/1172004 – PUBBL. MAX 50% - € 2,10 IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP, VIA ZANARDI 28 40131 BOLOGNA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A CORRISPONDERE IL PRESCRITTO DIRITTO POSTALE La piadina Igp va in Europa NEGOZIATO USA-UE De Castro: più opportunità per il made in Italy a pag. 6 Il Parmigiano Reggiano taglia la produzione. Parla il presidente Alai a pag. 28 Agroenergie: come cambiano gli incentivi a pag. 48

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N. 12 - DICEMBRE 2014

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La piadina Igpva in Europa

NEGOZIATO USA-UEDe Castro: più opportunitàper il made in Italya pag. 6

Il Parmigiano Reggianotaglia la produzione.Parla il presidente Alaia pag. 28

Agroenergie:come cambianogli incentivia pag. 48

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3NOVEMBRE 2014

itoriale

Latte: cosa serve per competere

Dal primo aprile 2015 cesseranno in Eu-ropa le quote latte. La liberalizzazione avvantaggerà le imprese più competiti-ve per costi di produzione, qualità del

prodotto ed organizzazione commerciale aggre-gata. Viceversa penalizzerà le realtà meno dina-miche ed organizzate. Secondo un recente studio del Crpa di Reggio Emilia la produzione di lat-te in Europa si concentrerà soprattutto nell’area nord-occidentale, con l’Irlanda sicura protagoni-sta; l’Italia, invece, rischia seriamente di perdere posizioni a causa degli elevati costi di produzione. Faranno eccezione le realtà di pianura e bassa col-lina di dimensioni medio-grandi, per le quali il potenziale di crescita potrà essere attorno al 10%. Comunque poco, rispetto allo sviluppo previsto per le aziende irlandesi (+30%) e tedesche (+15%). Nei Paesi europei del Nord-Ovest si attende per il 2015 un incremento pari a 10 milioni di ton-nellate, tanto quanto l’intera produzione annua italiana. Come reagire a queste prospettive? Il mi-nistro Maurizio Martina ha annunciato un Piano nazionale di settore basato sul miglioramento del-la qualità del latte, sulla promozione dei formaggi sui mercati esteri, sulla richiesta alla Commissio-ne europea di accelerare il regolamento sull’eti-chettatura in modo da indicare sia il luogo di tra-sformazione che quello di mungitura. Si tratta di azioni necessarie e urgenti alle quali è però indi-spensabile aggiungerne un’altra: un sostegno atti-vo del Ministero alla crescita delle Organizzazioni dei produttori (Op) e la nascita di un Organismo interprofessionale nazionale del lattiero-caseario, come peraltro previsto dal Pacchetto Latte euro-peo. Senza una adeguata coesione commerciale dei produttori ed obiettivi condivisi tra gli attori della filiera, difficilmente ci sarà capacità di inci-dere su costi, prezzi, qualità, consumi ed export, e la distanza con i paesi europei competitori si allar-gherà ulteriormente. In Emilia-Romagna ci sono

poi tre cose da fare. Qui, dove più del 90% del lat-te munto è destinato ai formaggi Dop, occorre ri-alzare rapidamente il prezzo all’origine delle Dop. Se il formaggio sarà nuovamente remunerativo anche il latte lo sarà. Dunque, in attesa che ripar-tano i consumi interni e che cresca ulteriormente l’export, bisogna riallineare offerta e domanda. E oggi, diversamente dal passato, è possibile farlo con i piani produttivi autorizzati dalla Ue. Frena-re questa possibilità è autolesionistico. Per quanto riguarda la restante produzione di latte, bisogna puntare ad una tipologia di prodotto e a una fa-scia di mercato difficilmente contendibile dal latte di importazione. Quindi latte Alta Qualità, dove fa premio la maggiore freschezza, l’origine e la distanza ravvicinata tra produzione e consumo. Infine, abbassare alcuni costi di produzione sicu-ramente comprimibili: quelli generati dagli obbli-ghi della direttiva europea sui nitrati. Dopo i dati scientifici prodotti da Ispra è legittimo attendersi una significativa riduzione delle limitazioni im-poste alla zootecnia del nord Italia. Anche i costi delle gestioni burocratiche dovranno diminuire in attuazione del programma “Campolibero” gover-nativo e del Registro unico dei controlli agricoli dell’Emilia-Romagna. Un altro costo comprimi-bile è quello dell’energia, con una maggiore effi-cienza dei consumi e l’autoproduzione energetica. E poi il miglioramento genetico e l’automazione in stalla e nella trasformazione. Molti di questi interventi potranno essere sostenuti dai finanzia-menti regionali. L’ultimo Psr ha erogato oltre 120 milioni al comparto lattiero-caseario. Il nuovo Psr non potrà che fare meglio.

Intervento di Tiberio Rabboni, assessore regiona-le uscente all’Agricoltura, economia ittica e attività faunistico-venatoria al convegno “Oltre le quote latte. Il futuro del sistema lattiero-caseario in Italia” tenutosi a Mantova il 27 novembre 2014

M E N S I L E D E L L A R E G I O N E E M I L I A - R O M A G N A

PERIODICO DELL’ASSESSORATO AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIA

SOMMARIOANNO 42 - N. 12 - DICEMBRE 2014

Reg. Trib. Bologna n. 4269 del 30-3-73 Iscrizione al ROC n. 24729 Spedizione in abb. postale - Regime libero 50% Aut. DRT/DCB/Bologna

DIRETTORE Tiberio Rabboni

DIRETTORE RESPONSABILERoberto Franchini

COORDINAMENTO DELLA REDAZIONEPaola Fedriga

IN REDAZIONE Antonio Apruzzese, Olga Cavina, Giancarlo Martelli

REFERENTI Patrizia Alberti, Laura Banzi, Saverio Bertuzzi, Milena Breviglieri, Patrizia Cavanni, Vincenzo Di Salvo, Rossana Mari, Vittorio Marletto (Arpa-Simc), Piero Pastore Trossello, Carlo Patuelli, Paolo Pirani, Mario Savorelli (Crpv), Magda C. Schiff (Crpa), Simona Spagnoli, Maria Cristina Zarri

SEGRETERIA DI REDAZIONE Monica Cervellati Cattani

RESPONSABILE DIATECA AGRICOLTURAFabrizio Dell’Aquila

REDAZIONE Regione Emilia-RomagnaDirezione Agricoltura40127 BolognaViale della Fiera, 8 - Terza TorreFax 051.5274577Tel. 051.5274701 - 051.5274289http://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/[email protected]

EDITOREEditoriale Idea SrlVia A. Gandiglio, 81 - 00151 RomaTel. 06.65797535 www.editorialeidea.it

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CONCESSIONARIA ESCLUSIVA PER LA PUBBLICITÀ

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I testi, le notizie e le foto contenute nel presente fascicolo possono essere utilizzate solo previa autorizzazione e citando la fonte.Le fotografie e i testi, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

TIRATURA: 40.000 COPIECHIUSO IN REDAZIONE IL 15/12/2014IL CONTENUTO DEGLI ARTICOLI NON ESPRIME NECESSARIAMENTE LA POSIZIONE DELL’ASSESSORATO REGIONALE ALL’AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIA

Foto di copertina: Dell’Aquila

Psr news22 BILANCIO

Programmazione 2007-2013: utilizzare tutte le risorse Roberto Gigante

24 QUI REGIONEAl via il nuovo Governo dell’ Emilia-Romagna a cura della Redazione

26 QUI EUROPACrescita e occupazione,le priorità Ue nel 2015a cura di Carla Cavallini

Economia28 PARMIGIANO REGGIANO/1 Il “Re dei formaggi” si è messo a dieta

Giancarlo Martelli

30 PARMIGIANO REGGIANO/2

Scende il costo del latte,ma il prezzo soffreAlberto Menghi

33 UNA FIERA IN CRESCITA Enologica: degustare il vino,raccontare il territorioAntonio Apruzzese

37 CAMPAGNA 2014 Crolla la produzione per l’olivicoltura regionalePaola Giovannini, Luigino Menghucci

40 CONTRATTI DI FILIERA Grano duro a Barilla: 120mila tonnellatea cura della Redazione

03 EDITORIALELatte: cosa serve per competereTiberio Rabboni

Fatti06 LIBERO SCAMBIO

Accordo Ue-Usa: un’opportunità per l’Italia Paola Fedriga

09 DOPO L’IGPLa Piadina romagnola sbarca in quattro capitali europee Antonio Apruzzese

11 INDAGINIGiovani: primi segnali di un ritorno alla terra?a cura della Redazione

13 RASSEGNA Un Macfrut internazionale e con un’offerta più ampiaCristiano Riciputi

14 AGRINSIEMECambio di rottaper ridare competitività Olga Cavina

16 ISTITUTI AGRARI Allo Scarabelli di Imola si produce l’extravergine Qc

Paola Fedriga

19 AREPO Indicazioni d’origine: una risorsa per l’Europa

Giulia Scaglioni, Maria Cristina Cremaschi, Beatrice Cammertoni, Carlo Malavolta

DICEMBRE 2014

Pedologia68 HI-TECH Misurare la fertilità dei suoli con lo smartphone

Carla Scotti, Lamberto Dal Re

Rubriche51 NOVITÀ DALLA RICERCA

a cura della Redazione

71 IN BREVEa cura della Redazione

74 AGENDA VERDE a cura della Redazione

76 SPAZIO INNOVAZIONEa cura di Patrizia Alberti

78 MONDO BIO a cura di Rosa Maria Bertino

79 NEL GIARDINOa cura di Maria Teresa Salomoni, Massimo Drago

81 AGROMETEO a cura di William Pratizzoli

82 DALLA PARTE DEI CONSUMATORI

Enrico Cinotti, in collaborazione con Il Salvagente

54 MIGLIORAMENTO GENETICO Frenata la vigoria della vite da due nuovi portinnesti

Ilaria Filippetti, Gianluca Allegro, Ga-briele Valentini, Emilia Colucci, Cesare Intrieri

Meccanizzazione57 MANIFESTAZIONI Chiude Eima tra grandi numeri e nuove tendenze

Ottavio Repetti

Cambiamenticlimatici60 ALTALENA METEO

Anomalie di tutti i tipinell’annata agraria 2014William Pratizzoli, Vittorio Marletto

62 PROGRAMMA LIFE + Stop ai gas effetto serra con Climate ChangE-R Roberta Chiarini, Sara Tosi Brandi

Avversità64 NUOVO PAN Le regole per lo stoccaggio dei prodotti fitosanitari

Francesca Sormani, Floriano Mazzini

66 EMILIA-ROMAGNA Le piante di ciliegio minacciate dai virus

Anna Rosa Babini, Assunta D’Anniballe, Paolo Fini, Patrizia Grillini

42 CREDITO Agrifidi Uno: prestiti agevolati alle aziende in difficoltàGiancarlo Martelli

Fisco e previdenza43 Imu sui terreni “ex montani”, rinvio al 26 gennaio

a cura di Corrado Fusai

Agroenergie46 TRASFORMAZIONE Il valore dei sottoprodotti agricoli e agroindustriali

Mariangela Soldano, Mirco Garuti

48 NOVITÀ NORMATIVE Rimodulati gli incentivi a tutte le rinnovabili

Luigi Cerone

Ricerca e sperimentazione 49 CEREALICOLTURA

Sostenibilità e innovazioneper un prodotto strategicoa cura della Redazione

Biodiversità52 UNA STORIA SECOLARE Dall’uva Pellegrina il vino di viandanti e marinai

Marisa Fontana, Ilaria Filippetti, Chiara Pastore

6 DICEMBRE 2014

La sigla Ttip sta per Transatlantic trade and investment partnership. Si tratta di un negoziato in corso tra Stati Uniti e Unione europea per ridurre le tante

barriere commerciali, tariffarie e non, che at-tualmente limitano le possibilità di scambi tra le due sponde dell’Atlantico. La posta in gio-co, evidentemente, è alta. Molteplici i settori interessati: dal manifatturiero ai servizi e, non ultimo, l’agroalimentare. Ne abbiamo parlato con Paolo De Castro, coordinatore Socialisti e Democratici e già presidente della Commissio-ne agricoltura del Parlamento europeo, da poco nominato, per la stessa Commissione, relatore permanente sul Ttip.Il negoziato con gli Usa è iniziato nel 2013. Quali sono le prospettive e perché è così im-portante per l’Europa?L’auspicio è che l’accordo si possa concludere entro la fine del 2015 o al massimo nei primi mesi del 2016, per non incorrere nello stop le-gato alle elezioni presidenziali Usa. Ci auguria-

mo, dunque, che ci sia un’accelerazione anche perché in parallelo con il Ttip gli Usa condu-cono il Trans-Pacific partnership con il mondo asiatico, che per loro è di maggiore interesse da un punto di vista commerciale. La nostra spe-ranza è che gli Stati Uniti mantengano ferma la volontà di negoziato con la Ue. L’export agri-colo e alimentare degli Usa verso la Ue supera di poco i 10 miliardi di euro, il nostro verso gli Stati Uniti è pari a oltre 17 miliardi. Abbiamo dunque un saldo commerciale attivo che sfiora i 7 miliardi di euro. Una riduzione delle barrie-re, tariffarie e non, può costituire un importan-te spazio di mercato per i produttori europei. C’è chi teme una caduta dei più elevati stan-dard qualitativi europei in materia, ad esem-pio, sanitaria o ambientale.Gli Stati Uniti non cambieranno il loro sistema di qualità, come noi non cambieremo il nostro. Da questo punto di vista il negoziato non to-glie o non aggiunge nulla: le regole sulla qualità come quelle sul benessere animale, per fare un

esempio, non hanno nulla a che fare con il negoziato. Così come è successo con l’accordo di libero scambio raggiunto, peraltro positivamente, con il Canada, il Ceta: ognuno ha mantenuto i propri standard. E per gli Ogm?Anche gli Ogm non fanno parte del negoziato. L’Europa terrà le sue regole, con un siste-ma che lascia facoltà allo Stato membro di decidere se colti-varli o no. Gli Usa terranno le loro. Ma attenzione a non di-menticare che già oggi il 90% del fabbisogno europeo di soia per l’alimentazione animale viene da Brasile, Argentina, Stati Uniti ed è tutto prodotto Ogm. Il vero tema è un altro:

PAOLA FEDRIGA

L’export agroalimentare europeo verso gli Stati Uniti vale 17 miliardi, di cui 3 italiani. Paolo De Castro, relatore per la Comagri sul Ttip: il Parlamento avrà diritto di veto

Accordo Ue-Usa: un’opportunità per l’Italia

FattiLIBERO SCAMBIO

UN’INTESA DA 120 MILIARDI L’ANNO I negoziati per il Ttip sono iniziatiti nel luglio 2013. A condurre i colloqui per la Ue sarà il nuovo commissario al Commercio, la svedese Cecilia Malmstroem. I settori interessati sono diversi, tra cui, particolarmente importante, l’agroalimentare. Le relazioni commerciali fra gli Stati Uniti e l’Unione Europea sono già oggi le più rile-vanti al mondo ed ogni giorno vengano scambiati beni e servizi pari a 2 miliardi di euro. Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti eliminando o riducendo le attuali barriere commerciali potrebbe incrementare significativa-mente questo interscambio. Secondo uno studio del Centro di ricerca per la poli-tica economica di Londra, riportato dalla Commissione europea, il beneficio per l’economia Ue potrebbe ammontare a circa 120 miliardi di euro all’anno e a 95 miliardi di euro per gli Usa. In base a tali stime ogni anno una famiglia media euro-pea potrebbe ricevere un vantaggio pari a 545 euro. Tra gli obiettivi del negoziato anche il superamento delle attuali differenze nei regolamenti tecnici, nelle norme e procedure di omologazione.Info: ec.europa.eu/trade/policy/in-focus/ttip/

7DICEMBRE 2014

come aumentare la produzione di proteine ve-getali europee. Nella riforma della Pac abbiamo inserito un 2% di aiuti accoppiati per queste proteine, proprio per stimolare una prima pro-duzione Ogm free in Europa. Quello degli Ogm è un tema delicato e importante, ma rispetto al quale il Ttip non è luogo di discussione.Quali sono i casi su cui il negoziato potrà essere dirimente e introdurre cambiamenti rispetto ad ora? Ci sono alcuni prodotti che gli Usa vorrebbero esportare in Europa e che ovviamente certificano con le loro regole. Ad esempio la carne di pol-lo, che viene disinfettata attraverso un sistema (a base di cloro, ndr) che in Europa non è auto-rizzato. Per questo abbiamo introdotto una vera e propria barriera sanitaria e importiamo pollo dalla Cambogia e dalla Thailandia, ma non da-gli Usa. É evidente che se dovessimo autorizzare l’importazione di carne di pollo dagli Usa, do-vremmo riconoscere questo tipo di trattamento.Potrebbe accadere?Potrebbe accadere, perché è una barriera sanita-ria. È quello che succede, al contrario, quando loro non importano il prosciutto perché c’è la listeria. Si tratta di un batterio che esiste nel-le carni suine crude stagionate e che gli Usa non vogliono. Noi siamo orgogliosi dei no-

stri salumi, li mangiamo e sappiamo che sono sani. Siamo di fronte a due barriere sanitarie. Non ci sono persone ammalate, né da loro che mangiano da decenni carne di pollo, né da noi che mangiamo i nostri salumi. Sono questi gli aspetti che saranno oggetto del negoziato. L’im-portante è che ci sia un bilanciamento tra quel-lo che si guadagna e quello che si perde. Ad aprile 2015 entrerà in vigore nella Ue l’e-tichettatura d’origine obbligatoria per tutti i tipi di carne. Cosa succederà per la carne in arrivo dagli Usa?Noi già oggi abbiamo un sistema di etichettatu-ra per le carni bovine che nel 2015 verrà esteso anche alle altre carni. Se la carne è di impor-tazione in etichetta comparirà, come peraltro accade anche ora, la scritta “carne extra Ue”.Che tipo di prodotti sono più interessati alle barriere tariffarie e sanitarie?Quasi tutti. Gli Stati Uniti, al contrario di quel-lo che pensiamo, hanno tantissime barriere. Ad esempio il dazio che paghiamo quando espor-tiamo formaggio oltre una certa quota, come per il nostro Parmigiano Reggiano o anche i dazi per i vini. Tra le barriere sanitarie oltre alla listeria, ci sono quelle che riguardano l’olio ex-travergine d’oliva e molti prodotti frutticoli con residui di fitofarmaci non autorizzati negli Usa.

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Paolo De Castro con Tom Vilsack, segretario di Stato Usa per l’Agricoltura

LIBERO SCAMBIO

8 DICEMBRE 2014

Fatti

Lo stesso per noi. Ho detto prima della carne di pollo, ma l’Europa impone anche dazi su noci, arachidi, mais, grano, soia.Per l’Italia quali sono le questioni più impor-tanti? Noi abbiamo interessi enormi: i formaggi e so-prattutto la listeria. Si potrebbero aprire spazi di esportazioni per milioni di euro se solo riu-scissimo a superare questa barriera che grava su salami, prosciutti, culatello. Per quanto riguar-da i vini, ci sono differenze tra i vari Stati Usa. La situazione è complessa, tanto è vero che ci stiamo confrontando con la Federdoc europea per capire tutte le limitazioni esistenti.Tra le obiezioni che vengono fatte è che il Ttip favorirà i grandi gruppi a scapito dei piccoli produttori.Le rispondo così: chi sono i produttori che esportano? Chi fa il formaggio? E la frutta, il vino, i prosciutti? Le multinazionali o i piccoli produttori? C’è un problema di informazione. D’altra parte c’è chi il negoziato proprio non lo vuole. Gruppi nel Parlamento europeo come il Fronte nazionale francese o i nostri Cinque Stelle che votano contro a prescindere. A proposito, il Parlamento Ue che poteri avrà? Avrà diritto di veto. Il controllo democratico è fortissimo. Se dovesse esserci un accordo che non convince, il Parlamento potrà dire no. Noi,

relatori permanenti, siamo stati eletti, proprio con il compito, Commissione per Commissio-ne, di informare i colleghi sull’andamento del negoziato. C’è un presidio fortissimo dei citta-dini, tramite il Parlamento. In conclusione qual è un dato irrinunciabile per l’Europa e per l’Italia?Ci deve essere un maggiore spazio di crescita per le nostre esportazioni e dobbiamo riuscire ad avere il riconoscimento delle nostre Deno-minazioni come abbiamo fatto in Canada. Dei 17 miliardi di export agroalimentare europeo verso gli Usa, 3 appartengono all’Italia. Noi im-portiamo prodotti agricoli per 1 miliardo, ma ne esportiamo 3 di prodotti alimentari. Abba-stanza facilmente possiamo immaginare di rad-doppiare queste cifre. Stiamo parlando di spazi enormi. Riusciremo? Questo è il punto inter-rogativo. Non dimentichiamo che, come deve votare il nostro Parlamento, così deve votare il Congresso americano. Lei è ottimista?Dico che è una cosa molto importante, su cui c’è molta superficialità. Occorre capire quale è la posta in gioco per un Paese come l’Italia che produce prodotti ad alto valore aggiunto, cari, mentre gli Stati Uniti sono il più grande e ricco mercato del mondo con 350 milioni di consu-matori.

Lavorazione del Parmigiano

Reggiano e stagionatura del Prosciutto

di Parma Dell’A

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Dell’A

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DOPO L’IGP

9DICEMBRE 2014

Fatti

È l’ultima nata fra i 41 i prodotti dell’Emilia-Romagna a  qualità certificata. La Piadina (o pia-da) romagnola è però partita di

slancio dopo il riconoscimento dell’Igp da parte della Ue. Per la promozione oltre confine sono già certe le tappe in quattro capitali del Vecchio Continente: Berlino, Parigi, Londra e Madrid. Qui nel 2015 (le date non sono state anco-ra fissate) si terranno i primi educational tour di questo prodotto simbolo della gastronomia più tipica e tradizionale. Prima, però, ci sarà una grande festa in casa, il prossimo 28 dicembre, ai Magaz-zini del Sale a Cervia, in occasione della tappa invernale di Tramonto DiVino per il fine settimana di Capodanno in Riviera dove le special guest saranno le più celebrate etichette del cibo e del vino della regione con dimostrazioni, labora-tori e show coking per esaltarne le virtù.Nel calendario predisposto dal Consor-zio di promozione (vedi box) anche la partecipa-zione a due importanti rassegne di settore all’om-bra della torre Eiffel: il Sial e il Parizza. Inoltre, dal 21 al 24 febbraio, alla Beer attraction – ma-nifestazioni di Rimini Fiera dedicata ai birrifici artigianali – la Piadina sarà protagonista insieme consorzi Mortadella Bologna Igp e Salumi pia-centini Dop nell’area street food. E ovviamente non potrà mancare all’evento clou del prossimo anno, l’Expo 2015: in collaborazione con la Re-gione Emilia-Romagna verranno organizzate de-gustazioni, laboratori, workshop con la stampa estera, incontri e altro ancora.

Difesa l’identità territoriale

Insomma tutto è pronto per l’“ingresso in so-cietà” della Piadina. Un risultato a cui hanno contribuito le istituzioni e il mondo produttivo,

che hanno così voluto difendere la forte identità territoriale del prodotto. Con questa Igp la Ro-magna ha dimostrato di saper fare sistema e di tradurre i campanili in un valore aggiunto: ora di Piadina si potrà parlare solo con riferimento a quella prodotta e confezionata all’interno di ben delimitati confini. Ricordiamo che la pubblica-zione dell’Igp è avvenuta con la Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 24 ottobre 2014, con validità dal 4 novembre (stessa data anche per la Salama da sugo, ma diversi sono i regolamenti: n. 1173 e 1174, ndr). Siamo dunque alla fine di un percorso che è du-rato anni, non privo di difficoltà, sostenuto con convinzione dalla Regione e che ha premiato que-sto prodotto nelle sue diversità: la Piadina roma-gnola compatta, rigida e friabile con un diametro da 15 a 25 cm e uno spessore da 4 a 8 mm e la versione Riminese, più morbida e flessibile (dia-

ANTONIO APRUZZESE

Berlino, Parigi, Londra e Madrid le prime tappe all’estero. Sono 23 le aziende che già la producono con un fatturato di 27 milioni. Grande festa a fine anno a Cervia

La Piadina romagnola sbarcain quattro capitali europee

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DOPO L’IGP

10 DICEMBRE 2014

Fatti

metro 23-30 cm e spessore fino a 3 mm). «Per ora abbiamo predisposto solo alcune delle iniziative che ci vedranno in Italia e nel mondo a presentare e promuovere la Piadina romagnola – ha afferma-to il presidente del Consorzio, Elio Simoni –. La certificazione Igp ci ha dato una marcia in più in tutti i sensi: prima, quando andavamo all’estero, a garanzia del prodotto ci chiedevano questa cer-tificazione: il non possederla ci rendeva “deboli” sui mercati. Oggi si aprono nuove porte perché al binomio Piadina-Romagna possiamo aggiungere una qualità certificata a livello europeo».

I NUMERI DEL CONSORZIO Nato alla fine del 2011 dalla fusione delle precedenti associa-zioni promotrici del riconoscimento come Igp, il Consorzio di promozione della Piadina Romagnola è costituito oggi da 21 aziende, un numero destinato a salire per la probabile adesio-ne di altre realtà artigiane e di numerosi chioschi del territorio interessato. Queste le aziende associate: Acquamarina (Rimini); A.D.P. (Riccione); Alimenta Produzioni (Riccione); Alla Casalin-ga (Forlì); Artigianpiada (Coriano); B.A.C. (Cesenatico); Come Una Volta (Forlì); Compagnia Della Piada (San Giovanni in Ma-rignano – Rimini); Deco Industrie (Forlì); Faenza Piada (Faenza); Fresco Piada (Riccione); Gastone (Ravenna); Gitoma (Bagna-cavallo); Global Food (Misano Adriatico – Rimini); Graziano Pia-dina Romagnola (Massa Lombarda); La Teggia (Cesenatico); Mondopizza (Talamello); Piada D’oro (Saludecio); Piadina Le Vele (Bellaria Igea-Marina); Riviera Piada (Rimini); Umberto Ne-groni (Castel Guelfo - Bologna).

Produzione e giro d’affari

Veloce, pronta, si mangia in qualunque mo-mento della giornata. Le ragioni del successo della Piadina romagnola vanno ricercate nel-la molteplicità delle proposte gastronomiche e nella semplicità di realizzazione. Quattro gli ingredienti previsti nel Disciplinare (farina, ac-qua, sale, strutto o olio d’oliva), con il divieto assoluto di aggiungere conservanti, aromi e al-tri additivi. Dopo l’impasto e la porzionatura in pani o palline, il passo successivo è la lami-natura attraverso matterello manuale oppure laminatrice meccanica. Infine, la cottura su un piano cottura che varia da 200 a 250°C con un massimo di quattro minuti. Per potersi fregiare dell’Igp la Piadina deve essere confezionata nelle sole zone di produzione stabilite.Un cibo “povero” che è diventato anche un bu-siness. I numeri stanno a testimoniare questo successo: nel 2013 la produzione nel suo insie-me (Romagnola e non) è arrivata a complessive 61mila tonnellate (51mila ton. da aziende ar-tigiane; 10mila ton. da chioschi, gastronomia, ristoranti), di cui il 75% è prodotto in Roma-gna. Il fatturato della produzione, sempre rife-rito allo scorso anno, è di 125 milioni di euro: 105 milioni da aziende artigiane, 20 milioni da chioschi, ristoranti, gastronomie. Il prodotto confezionato viene venduto per il 76% nella Gdo, per il restante 24% nel canale Horeca.Se guardiamo alle aree di vendita, la Piada si afferma come prodotto nazionale, con il 32% nel Nord-Est, il 31% nel Nord-Ovest, il 18% al Centro, il 19% al Sud, mentre il 10% circa è destinato ai mercati esteri.Con il riconoscimento Igp in via transitoria solo su scala nazionale, dal settembre 2013 alcune aziende artigiane hanno iniziato a produrre Pia-dina romagnola certificata. Lo scorso anno le pioniere sono state 13 imprese, salite poi a 23. Con un risultato che è stato da subito sorpren-dente: la Piadina certificata Igp ha toccato quo-ta 11.300 tonnellate, per un fatturato, alla pro-duzione di 27 milioni di euro. In soldoni questo significa che il 22% della Piadina prodotta, a oggi, è certificata Igp come Piadina romagnola. Quanto ai chioschi che costituiscono una rete capillare di vendita delle Piadine in Romagna, il direttore generale del Consorzio, Paolo Mi-goni, ha spiegato che chi non vorrà sottoporsi alle verifiche e al rispetto del Disciplinare potrà sempre produrre la Piadina-Piada senza, però, chiamarla Romagnola. Quella, d’ora in avanti, sarà solo Igp.

La laminatura della Piadina

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INDAGINI

11DICEMBRE 2014

Fatti

In tempo di crisi economica e di drammatica mancanza di prospettive di lavoro, i giovani stanno riscoprendo l’agricoltura anche e so-prattutto come fonte di occupazione e reddi-

to. I primi segnali di quella che sembra profilarsi come un’inversione di tendenza, rispetto all’abi-tuale scenario di giovani in fuga dalle campagne per andare alla ricerca di un futuro professiona-le migliore, arrivano dalle recenti statistiche che fotografano l’evoluzione del mercato del lavoro e il mondo delle imprese. Cerchiamo dunque di capire meglio quello che in apparenza sembra un paradosso, considerato che l’agricoltura è sempre stata vista come un settore residuale dell’econo-mia, anche se è noto il suo ruolo anticiclico nei periodi di congiuntura economica negativa.Il primo e sorprendente dato che balza agli occhi è l’incremento dell’1,5% del numero di occu-pati nel settore agricolo registrato dall’Istat nel terzo trimestre 2014: un dato in controtendenza rispetto all’andamento generale dell’economia, che nello stesso periodo ha invece perso posti di lavoro (-0,5). Il trend occupazionale positivo in agricoltura – riferisce la Coldiretti – è il risultato di una crescita dell’1,4% nel Nord, del 12,6% nel Centro, mentre nel Sud si registra una leg-gera flessione (-1,4%). A crescere in campagna è la percentuale dei lavoratori autonomi (+3,6%), mentre sono diminuiti, sia pure di poco, i dipen-denti (-0,4%).Le statistiche appena illustrate si riferiscono all’insieme dell’universo degli occupati, senza di-stinzione di età; quindi non sappiamo se i nuovi entrati nel mondo del lavoro sono in prevalenza giovani, come sembra comunque probabile per molte ragioni. A conferma di quest’ultima ipo-tesi ci sono comunque altri dati sull’andamento dell’occupazione in agricoltura, stavolta riferiti al secondo trimestre 2014, dai quali risulta un incre-mento record del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente degli under 35 assunti nelle aziende agricole. A tirare la volata anche in questo caso sono soprattutto le regioni dell’Italia centrale,

con una crescita boom del 39% dei nuovi occupa-ti; al Nord le assunzioni crescono del 19%, mentre al Sud l’aumento è limitato ad un modesto +2%.

Nascono più imprese condotte da under 35

Fin qui l’andamento del mercato del lavoro. Altri segnali positivi circa il rinnovato appeal esercitato dall’agricoltura sulle giovani generazioni arrivano dalle statistiche Ismea/Unioncamere sull’evolu-zione della natalità delle aziende. Stando alle ci-fre, nel secondo trimestre 2014 si è registrato un aumento su base annua del 2,6% delle imprese agricole condotte da under 35, per un totale di 48.620 unità. Numeri che sembrano deline-are nuovi e interessanti scenari di crescita per il comparto, sin qui descritto, con una metafora sin troppo abusata, come la Cenerentola dell’econo-mia. «Le campagne – ha commentato il presidente nazionale di Coldiretti, Ro-berto Moncalvo, alla consegna degli Oscar Green, i pre-mi per l’innovazione in agricoltura con l’Alto Patronato del Presidente della Re-pubblica – possono offrire interessanti prospettive di lavoro sia per chi vuole av-viare un’impresa con idee innovative, sia per chi vuole sem-plicemente trovare un’occupazione an-che temporanea».Che la crisi economi-ca, oltre a costringere le famiglie italiane a

A cura della REDAZIONE

Le statistiche sul lavoro e il boom delle iscrizioni ad Agraria sembrano delineare un rinnovato interesse per il settore, ma Nomisma smorza i facili entusiasmi

Giovani: primi segnali di un ritorno alla terra?

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INDAGINI

12 DICEMBRE 2014

Fatti

tirare la cinghia, abbia profondamente modificato il quadro dei valori e delle aspirazioni professiona-li delle nuove generazioni, favorendo così la risco-perta dell’importanza e delle virtù dell’agricoltura, emerge con grande evidenza anche dall’analisi del trend delle iscrizioni alle facoltà universitarie e agli istituti professionali a un indirizzo agrario. In particolare dall’inizio della grande crisi nel 2007-2008 ad oggi si è registrata una crescita record del 72% delle immatricolazioni nelle Facoltà di Scienze agrarie, che hanno conquistato il primo posto nell’intero panorama universitario nella classifica Datagiovani sulle nuove immatricolazio-ni. Il ritrovato interesse dei giovani per il mondo rurale e la vita all’aria aperta è alla base anche della crescita delle iscrizioni agli istituti professionali, con il boom delle scuole di agraria, enogastro-nomia e turismo, che nell’anno scolastico 2014-2015 in corso hanno registrato quasi 49mila nuo-vi studenti iscritti (+18% sul 2007-2008); cifre che valgono il secondo posto nella classifica delle preferenze degli adolescenti dietro i licei, davanti agli istituti tecnici e professionali.

Una ricerca che spazza via l’ottimismo Siamo dunque alla vigilia di una profonda svol-ta nel rapporto tra i giovani e il mondo dell’agri-coltura, un “ritorno alla terra” fondato anzitutto su motivazioni di carattere economico? È ancora troppo presto per dirlo: pochi dati congiunturali non bastano per delineare un trend che deve con-solidarsi e prendere consistenza. A smorzare d’al-tronde i facili entusiasmi suscitati da qualche dato statistico di buon auspicio arrivano i risultati di una ricerca ad hoc, “Giovani ed agricoltura, risorsa per il Paese”, commissionata a Nomisma dal set-

timanale specializzato “Informatore Agrario” e da Federunacoma, presen-tata nel novembre scorso nell’ambito di Eima International 2014. Lo studio, curato da Denis Pantini e Massimo Spigola, anzitutto smenti-sce con la forza dei numeri la tesi del-la presunta “corsa all’agricoltura”: gli occupati totali tra il 2008 e il 2013 sono infatti calati del 6%, quelli sotto i 24 anni addirittura sono crollati del 15%. Ancora: gli agricoltori under 35 in Italia sono circa 82mila, cioè appena il 5,1% sul totale, mentre gli over 65, età in cui in altri settori nor-malmente si va in pensione, superano quota 603mila (37,3%). Con una simile struttura demografica siamo il

fanalino di coda in Europa: gli under 35 sono il 5,3% in Spagna, il 7,1% in Germania e l’8,7% in Francia, con la media Ue attestata al 7,5%. Se poi ragioniamo nell’ottica del ricambio generazio-nale, l’indice italiano è il 14% (14 under 35 ogni 100 over 65), contro il 73% in Francia, mentre la Germania è addirittura posizionato sul 134%. D’altronde qualche dubbio sul fatto che li aspet-ti un futuro roseo sembrano avercelo gli stessi giovani, intervistati da Nomisma nell’ambito di un’indagine su un campione di circa 600 azien-de agricole condotte da under 40: il 44,1% cre-de che i prossimi anni saranno sostanzialmente uguali al passato, il 47,6% pensa che andrà peg-gio e solo l’8,4% è convinto che tutto volgerà al meglio. Dal sondaggio emerge poi una bassa autostima delle nuove leve: il 67,3% degli inter-pellati pensa infatti che la società percepisce il mestiere di agricoltore di status inferiore ad altri lavori, tanto che solo il 15,4% auspica che il pro-prio figlio resti nel settore.Che l’agricoltura non sia in cima alle preferenze dei giovani in cerca di prima occupazione emer-ge a chiare lettere, anche un’altra indagine su un campione rappresentativo dei giovani italiani, che in linea di massima attribuiscono un ruolo socia-le importante all’agricoltura (tutela del territorio, valorizzazione del paesaggio, ecc.), ma poi finisco-no per ammettere che “forse, però, è meglio se la praticano altri”. In definitiva, è il commento fina-le di Nomisma, per rendere attraente l’agricoltura italiana «è necessario da un lato restituirle il giusto ruolo sociale per favorire l’ingresso e la perma-nenza di giovani, dall’altro bisogna consolidare gli strumenti per favorire la competitività, l’innova-zione e l’accesso alla terra, (credito, assicurazioni, formazione, ecc.)». (g.m.)

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RASSEGNA

13DICEMBRE 2014

Fatti

Undici settori espositivi, cinque pa-diglioni – di cui quattro dedicati al pre-raccolta e uno post-raccolta – un partner di livello internazionale come

Unicredit, una superficie totale di almeno 30mila metri quadrati negli spazi di Rimini Fiera, la più moderna struttura espositiva d’Italia. Sono que-ste le principali novità della prossima edizione di Macfrut, organizzata come sempre da Cesena Fie-ra, e che si svolgerà a Rimini dal 23 al 25 settem-bre 2015, dopo il trasloco da Cesena. L’evento è stato presentato a Roma, presso il Mi-nistero dell’Agricoltura, a metà dicembre, alla presenza del ministro Maurizio Martina. «Tutti i segmenti della filiera saranno rappresentati – ha detto Renzo Piraccini, presidente dell’ente fieri-stico cesenate – con alcune novità: l’allargamento al settore sementiero e a quello vivaistico, con un occhio di riguardo alle innovazioni vegetali. Altra grande novità sarà lo spazio espositivo dedicato alla frutta secca e ai relativi operatori».Ma è l’accordo con Unicredit, gruppo bancario italiano di valenza internazionale, a rappresen-tare la leva su cui i nuovi vertici di Cesena Fiera puntano per fare il salto di qualità. Piraccini ha precisato che «l’aver concluso questa partnership con Unicredit ci permetterà di rafforzare la no-stra immagine nei Paesi dell’est Europa, dove il gruppo bancario è presente in maniera capillare. Presenteremo Macfrut 2015 in Polonia, Roma-nia, Repubblica Ceca, Bulgaria e Turchia. Avremo espositori da quei Paesi e soprattutto visitatori e potenziali clienti per i nostri espositori».Un’altra importante proposta del Macfrut 2015 è l’apertura alle aziende agricole, ma solo quelle che hanno introdotto innovazioni e che potran-no esporre in un grande padiglione dedicato. E per vedere da vicino le maggiori novità del com-parto agricolo la fiera finanzierà al 50% i visita-tori che, dall’Italia e dall’estero, si organizzeran-no con pullman per visitare la rassegna. La presentazione a Roma ha sancito la “benedi-

zione” da parte del ministro. «L’integrazione fra Cesena e Rimini – ha affermato – rappresenta un modello di collaborazione territoriale valida non solo a livello locale, ma come esempio da ripro-porre sul piano nazionale. Esprimo i miei com-plimenti per il lavoro fin qui svolto e vi auguro di preparare al meglio l’edizione 2015. Avete messo in gioco tutti gli ingredienti che servono per una fiera davvero internazionale».Se grazie a Unicredit Macfrut respirerà l’aria dell’est, continuerà comunque la capillare pre-sentazione nei Paesi del nord Africa, così come in quelli del sud America. Un lavoro già ampia-mente avviato negli anni scorsi che continuerà nei prossimi mesi fino al settembre 2015, allo scopo di rafforzare i legami commerciali con quest’area. L’appuntamento con i temi d’attualità, le ten-denze del settore e le sfide in cui si confrontano i protagonisti dell’ortofrutta è fissato nella gior-nata che precede l’inizio dell’esposizione, martedì 22 settembre 2015 in fiera a Cesena. Un evento strutturato in tre gruppi tematici distinti, ognu-no dedicato a presentare dati, esperienze e casi di successo. A conclusione di ogni sessione è previ-sta una tavola rotonda di operatori internaziona-li per dibattere sul tema trattato. Questi i filoni della convegnistica: il punto vendita del futuro; tecnologia e packaging, fattori competitivi e di successo; la promozione delle vendite: esperienze a confronto.

CRISTIANO RICIPUTI

Nuovi spazi per i settori sementiero, vivaistico e innovazioni vegetali. L’accordo con Unicredit per rafforzare l’immagine della manifestazione nell’est europeo

Un Macfrut internazionale e con un’offerta più ampia

Il logo di Macfrut 2015

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AGRINSIEME

14 DICEMBRE 2014

Fatti

È uno dei settori che ha retto meglio alla crisi: tra il 2007 e il 2013 la crescita del valore aggiunto è stata del 6% (a prezzi correnti) contro la flessione del 18% e

dell’11% del manifatturiero e delle costruzioni. Lo afferma il rapporto Agrinsieme-Nomisma presen-tato alla conferenza “#campoliberofinoinfondo, ripartire per un agroalimentare competitivo” che si è tenuta a Roma a fine novembre.Questo non vuole dire – aggiunge la ricerca – che l’agroalimentare non abbia sofferto la crisi: sempre tra 2007-2013 i consumi alimentari si sono ridot-ti, a valori costanti, del 14%, in tutte le categorie merceologiche con cali pesanti: -16%, per pane e cereali, -14% la carne. Mentre sono in controten-denza i consumi bio e gluten free.

Liberare risorse per dare linfa a chi produce

La prima conferenza economica del coordinamen-to che riunisce Confagricoltura, Confederazione italiana agricoltori e Alleanza delle cooperative agroalimentari aveva come tema “dai falsi miti ai veri punti di forza”. E sono proprio i falsi miti che connotano un’immagine del comparto agricolo, oscurando altri pezzi di verità che si preferisce non mettere in luce. E poi occorre superare i costi della burocrazia, aumentare la dimensione economica

delle aziende, creare un’agenzia per l’internazio-nalizzazione. Misure che hanno un unico comune denominatore: liberare risorse utili per dare linfa alle imprese attraverso investimenti che facciano crescere il comparto. Alla conferenza hanno partecipato cinque espo-nenti del governo: il ministro delle Politiche del Lavoro Giuliano Poletti, delle Politiche Agricole Maurizio Martina, della Salute Beatrice Lorenzin, dell’Ambiente Gianluca Galletti e il vice ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. «È facendo leva sui punti di forza – ha dichiarato il coordinatore di Agrinsieme Mario Guidi – che l’agroalimentare, in questa fase delicata, può esse-re determinante per l’economia italiana. C’è un enorme potenziale di crescita sui mercati interna-zionali, ma la forza del marchio made in Italy non è oggi sostenuta da una produzione e distribuzione altrettanto solide. Occorre crescere attraverso una politica di sistema: le imprese sono piccole, siamo sovrastrutturati per il mercato interno e sottostrut-turati per quello estero». Nonostante le esportazioni agroalimentari italia-ne abbiano registrato una crescita negli ultimi 10 anni, la quota di mercato dell’Italia a livello mon-diale è diminuita dal 3,3% al 2,6%. E se gli scam-bi commerciali a livello internazionale del settore sono triplicati, Paesi come Cina e Brasile sono cre-sciuti a ritmi molto più veloci del nostro. Per fortu-

OLGA CAVINA

Semplificazione, aggregazioni, riduzione cuneo fiscale e competitività sui mercati. Le proposte di Confagricoltura, Cia e Aci. La ricerca di Nomisma

Cambio di rottaper ridare competitività

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15DICEMBRE 2014

na, la domanda alimentare all’estero è in continua crescita. Se da un lato ci sono buone potenzialità di sviluppo tutte da cogliere, dall’altro le inefficienze del sistema sono altrettanto numerose e radicate. Ecco perché, se davvero ci si vuole posizionare al centro del sistema economico e sociale non sono sufficienti, secondo Agrinsieme, interventi speci-fici di settore. Occorre, è stata la sintesi, un vero e proprio cam-bio di rotta per la sostenibilità e la continuità dell’agroalimentare italiano: che faccia leva su un mix di scelte macroeconomiche, logistiche, infra-strutturali e ambientali.

I costi di burocrazia e trasporti

Alcuni esempi: in Italia il costo dell’autotrasporto è in media di 1,59 euro a chilometro, in Germania 1,35 e in Francia 1,32. Il costo dell’energia elettri-ca per uso industriale in Italia è superiore del 30% rispetto alla media europea. Notevoli anche le spe-se e i ritardi dovuti alla burocrazia. Uno per tutti, il numero dei giorni necessari per esportare via nave: si va dagli 8/9 di Regno Unito e Germania, ai 10 di Francia e Spagna, per finire con i 19 giorni ne-cessari per l’Italia. Indispensabile inoltre che vengano realizzati inter-venti, radicali e coraggiosi, nell’ambito del settore pubblico. C’è una complessità di soggetti che a vario titolo sono impegnati nel supporto al siste-ma agricolo e agroalimentare: il Ministero delle Politiche Agricole, le Regioni, gli altri Ministeri, insieme a una serie di strutture intermedie che un tempo svolgevano una funzione pubblicistica, ma che oggi appaiono superate e rappresentano spesso solo un onere in termini di costi sulle aziende e di appesantimento burocratico, facendo perdere ancora una volta competitività e opportunità di

mercato alle imprese. «Basta con i fondi alle or-ganizzazioni che non aggregano il prodotto e non rendono competitivo il nostro paese» – ha detto Guidi, invitando a investire sull’interprofessione.

Reti di impresa, strada maestra

L’aggregazione è uno dei pilastri su cui si fonda il cambio di rotta tracciato da Agrinsieme. Le im-prese che operano nell’agroalimentare sono troppo piccole: la loro superficie media non supera gli 8 et-tari ed è tre volte inferiore a quella della Spagna (24 ettari) e molto di sotto di Francia (54) e Germania (56). Anche questo costituisce un forte limite poi-ché proprio alla dimensione aziendale sono legati elementi centrali per la competitività, prime fra tut-te le capacità finanziarie e la possibilità di risponde-re alle richieste di grandi piattaforme logistiche e distributive. Il tessuto produttivo agricolo italiano è troppo frammentato ed è per questo che Agrinsieme punta su un’agricoltura che lavori attra-verso aggregazioni e filiere. Alcuni dati elaborati dalla Com-missione europea hanno di-mostrato che nei Paesi in cui è maggiore la quota di mercato detenuta dalle cooperative agro-alimentari, maggiore è anche il livello dei redditi degli agricol-tori. E in Italia la cooperazione agroalimentare italiana svolge un ruolo di primo piano con quasi 6mila realtà, 35 miliar-di di euro di fatturato e quasi 100mila occupati, veicolando circa il 38% della produzione agricola nazionale.

Il coordinatore di Agrinsieme e presidente di Confagricoltura Mario Guidi

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MARTINA: PIANO 2.0 PER DOMANDE PAC, ANAGRAFE UNICA, FASCICOLO AZIENDALE Eliminare la burocrazia inutile, mettere l’amministrazione al servizio degli agricoltori, portare a zero la carta spre-cata per oltre 1,5 milioni di imprese agricole. Questo l’o-biettivo ambizioso del ministero delle Politiche agricole. «Innoviamo per semplificare» ha detto il ministro Maurizio Martina. Vari gli interventi del piano “Agricoltura 2.0” pre-sentato alla conferenza di Agrinsieme. «Con la domanda Pac precompilata – come il 730 per i cittadini – da marzo 2015 guadagneremo tempo pre-zioso, con l’anagrafe unica le istituzioni condividono le informazioni senza chiederle ogni volta, con la banca dei

certificati online niente più file agli sportelli». Ad esempio precisa Martina: «Per 700mila piccole imprese la doman-da Pac si farà con un click e per tutte si potrà anticipare il pagamento degli aiuti a giugno invece che a dicembre, per circa 4 miliardi di euro su 1 milione di domande Pac». I vantaggi saranno su due fronti: semplificazioni per l’a-gricoltore che avrà meno oneri burocratici e maggiore efficienza dei controlli a carico dell’amministrazione. Il fascicolo unico aziendale riunirà infatti tutte le informa-zioni dichiarate dal produttore e certificate dall’ammini-strazione.

16 DICEMBRE 2014

Piccoli numeri, ma per un bella iniziativa, che vede protagonisti gli agricoltori di domani. Stiamo parlando di olio, quello prodotto dall’istituto tecnico agrario Sca-

rabelli-Ghini di Imola e che ha ricevuto recente-mente l’attribuzione del marchio Qc - Qualità controllata della Regione, rilasciato dall’organi-smo di controllo Icea. Un riconoscimento che premia il lavoro di docenti e allievi e che viene attribuito solo a extravergini che presentano ele-vati standard qualitativi (tra l’altro: olive coltiva-te secondo il disciplinare di produzione integrata e un limite massimo di acidità dello 0,5 %).«Lo Scarabelli è promotore con il Comune di Imola del progetto Oliimola e capofila di un gruppo di aziende che conferiscono allo stesso frantoio (il Frantoio Imolese Rossi, ndr) – ha spiegato la dirigente scolastica Maria Benedetta Borini – e ci emoziona aver avuto questa attri-buzione, tanto più in un’annata difficile come quella che si è appena conclusa. È il risultato di un lavoro comune che vede la scuola in stretto collegamento con il territorio». Come ogni istituto agrario che si rispetti anche

lo Scarabelli affianca all’attività in aula un’inten-sa attività pratica. L’azienda agricola ha un’esten-sione di 20 ettari e di questi uno e mezzo sono coltivati a olivo. Piccoli numeri come si diceva, ma di grande valore didattico.

Due campi sperimentali

Sono infatti due i campi-sperimentali, di cui il primo, impiantato nel 2002 e gestito in colla-borazione con Ibimet-Cnr e l’altro del 2011 insieme all’Associazione regionale produttori olivicoli Arpo. I due appezzamenti permettono di studiare le risposte delle diverse varietà (una decina quelle coltivate, tra cui le più diffuse nel territorio imolese quali Leccino, Colombina, Nostrana di Brisighella) all’andamento climati-co. Grazie anche al prezioso lavoro degli allievi delle classi quarte e quinte vengono raccolti dati e fatta quell’attività di catalogazione che può ri-velarsi assai utile per orientare le scelte dei pro-duttori.Ma non solo. Nel campo Ibimet-Cnr l’attenzio-ne viene focalizzata anche sugli aspetti fitopato-

logici, mentre in quello Arpo, oltre all’allevamento a vaso polifonico, viene sperimenta-to quello a vaso monoconico, che presenta caratteristiche più idonee alla raccolta con ausilii meccanici. Secondo Roberto Rinaldi Ce-roni, docente di scienze agrarie presso l’Istituto, l’olivicoltura può offrire un reddito integrati-vo coniugando la vocazionalità e la filiera presente sul territo-rio. Ma occorre professionalità, tanto più davanti ad andamen-ti climatici imprevedibili, come dimostra l’estate trascorsa, che ha portato un calo della pro-duzione del 30% anche a causa

PAOLA FEDRIGA

Collaborazioni con Ibimet-Cnr e Arpo, una cantina all’avanguardia con Cevico. Una scuola radicata nel territorio che ha ottenuto un importante riconoscimento

Allo Scarabelli di Imola si produce l’extravergine Qc

FattiISTITUTI AGRARI

Alcuni ragazzi della classe quinta D con il professore

Rinaldi Ceroni: da destra Claudia

Liverani, Francesco Ronchi, Martina

Versari ed Elisabetta Ragazzini

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17DICEMBRE 2014

ISTITUTI AGRARI

18 DICEMBRE 2014

Fatti

degli attacchi della mosca olearia. Avverte Rinal-di Ceroni: «l’Imolese resta pur sempre una zona di frontiera per l’olio e l’aumento delle tempera-ture in atto non deve farcelo dimenticare. I ter-reni più vocati, su cui impiantare, sono i pendii senza ristagno di aria fredda e permeabili».La coltura e la produzione dell’olio extravergine sono solo una delle tante attività svolte nell’a-zienda agraria dello Scarabelli. Circa sei sono gli ettari impiantati a vigneto (tra l’altro San-giovese, Albana passito, Cabernet-Sauvignon e Pignoletto), con un importante valore aggiunto rappresentato dalla collaborazione con Cevico. Grazie a un accordo decennale del marzo scorso è stata infatti realizzata una cantina didattica che esprime l’eccellenza delle tecniche enologiche con macchinari all’avanguardia, coniugando tra-dizione e innovazione per produrre vino di alta qualità e che pone l’offerta formativa dell’istituto Scarabelli a livelli decisamente alti.

La difesa fitosanitaria con la RegioneSeminativi, pesche, mele, albicocche, orticole a scopo didattico e la floricoltura (con relativa serra e vendita al pubblico) arricchiscono ulte-riormente l’attività dell’azienda agraria. Anche le collaborazioni scientifiche sono molteplici. Da due anni insieme al corso di laurea in Verde ornamentale dell’Università di Bologna (sede di Imola) e grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola viene realizzato un progetto di studio dell’olio essenziale di Monar-da (la Labbiata annuale o perenne con caratteri-stiche simili al bergamotto) e delle possibili ap-plicazioni a scopo fitoterapico e terapeutico. Da quest’anno invece è stato avviato un proget-to di sperimentazione delle tecniche di lotta alle tortrici del castagno in collaborazione con l’as-sociazione castanicoltori Valle del Senio, mentre insieme all’agrario Persolino di Faenza (con il supporto di Caviro, tramite la controllata Eno-mondo e l’ufficio tecnico di Agrintesa), i ragazzi dello Scarabelli sono impegnati in una sperimen-tazione triennale per l’utilizzo di compost nelle colture orticole.Nella prossima primavera dovrebbe partire an-che un’iniziativa in collaborazione con il Servizio fitosanitario della Regione per applicare model-li previsionali sulla base dei dati raccolti dalla centralina agrometeorologica dell’istituto. Due le avversità che saranno oggetto dello studio: la carpocapsa del melo e la peronospora della vite.

UN ISTITUTO STORICO APERTO ALL’INNOVAZIONENegli ultimi anni lo Scarabelli è passato da quattro a sette prime classi per un numero complessivo di 657 studenti. Gli open day di queste settimane sembrano confermare la stagione decisa-mente positiva che stanno vivendo gli studi ad indirizzo agrario. Dunque una rinnovata giovinezza per un istituto storico del terri-torio, fondato nel 1873 e intitolato a Giuseppe Scarabelli, geolo-go, archeologo e patriota imolese (fu il primo sindaco della città dopo l’Unità d’Italia). Il riconoscimento del marchio Qc all’extravergine prodotto dal-la scuola è stato al centro di una giornata di studio promossa dalla Coldiretti bolognese nel mese di novembre. Un’occasione anche per fare il punto su una coltura, un tempo molto radicata nell’Imolese e oggi in ripresa in tutto il territorio regionale, che può offrire interessanti opportunità in aree per lo più marginali (senza dimenticare l’importante valenza ambientale e di presi-dio del territorio). Secondo i dati forniti dalla stessa Coldiretti nel 2006 tra Imola e Bologna c’erano 134 ettari di uliveto; nel 2013 sono diventati 295. Dati ancora di nicchia, ma che confermano una trend positivo. In Emilia-Romagna secondo i dati Arpo l’olivo interessa una superficie di circa 3.500 ettari. Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna restano le province più vocate.

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L’olio extravergine Qc Villa Scarabelli

AREPO

19DICEMBRE 2014

Fatti

Passaggio di consegne al vertice di Arepo, l’Associazione delle Regioni europee per i prodotti d’origine. Con l’assem-blea generale dello scorso 21 ottobre a

Bilbao in Spagna, si è chiuso infatti il periodo di presidenza dell’Emilia-Romagna ed è inizia-to quello della regione francese Midi-Pyrénées. Tiberio Rabboni, assessore all’Agricoltura emi-liano-romagnolo, alla guida dal 2010, ha dun-que lasciato il testimone al collega transalpino Vincent Labarthe. L’Emilia-Romagna ha presieduto Arepo in un periodo particolarmente intenso per la politica agricola comunitaria, con la riforma dell’inte-ro impianto della Pac, l’approvazione del Pac-chetto Qualità nel settembre 2012 e del Qua-dro finanziario pluriennale 2014-2020. Queste riforme hanno ridisegnato l’assetto dell’intero settore. Il 2014 è stato inoltre l’anno del ricam-bio al vertice delle Istituzioni europee.

In questo contesto, il mandato di Rabboni è stato prolungato di un anno rispetto ai tre pre-visti dallo statuto, per impostare su basi positi-ve i rapporti con il nuovo commissario europeo all’agricoltura Phil Hogan e il nuovo Parlamen-to eletto a fine maggio.

Territorialità: un valore da sostenere

In quattro anni di lavoro sono stati raggiungi risultati importanti, a partire dal valore che la nuova architettura della politica agricola eu-ropea attribuisce alle Indicazioni geografiche. Se durante la prima Commissione Barroso, il commissario all’Agricoltura Mariann Fischer Boel, era arrivata a prospettarne il superamen-to, a conclusione della riforma della Pac, Dop e Igp sono unanimemente considerate un valore distintivo dell’agricoltura dell’Europa, da tute-lare, sostenere e promuovere.

GIULIA SCAGLIONI ArepoMARIA CRISTINA CREMASCHI, BEATRICE CAMMERTONI Servizio Ufficio di BruxellesRegioneEmilia-RomagnaCARLO MALAVOLTA Servizio Percorsi di Qualità, Relazioni di Mercato e Integrazione di Filiera,RegioneEmilia-Romagna

L’Emilia-Romagna lascia la guida della rete a difesa delle produzioni tipiche. L’impegno per un’agricoltura di qualità

Indicazioni d’origine,una risorsa per l’Europa

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AREPO

20 DICEMBRE 2014

Fatti

Arepo ha contribuito a tale rilancio, svolgendo un ruolo attivo nei negoziati e ponendosi come interlocutore sempre più autorevole per le figu-re chiave delle Istituzioni europee.Il commissario all’Agricoltura uscente Dacian Ciolos ha ringraziato ufficialmente il presidente Rabboni proprio per l’azione di proposta svolta nell’ambito della riforma della Politica agricola europea. Altrettanto positiva la collaborazione con i membri della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, il presidente Paolo De Castro, che l’ha guidata nel mandato appena concluso e con gli eurodeputati più attenti al tema della qualità. Arepo è stata anche invitata a partecipare ai lavori di tre Gruppi di dialogo civile della Commissione europea: qualità e promozione, sviluppo rurale e agricoltura biologica. I Gdc riuniscono organizzazioni non governative in rappresentanza di diversi portatori di interesse e per i prossimi sette anni formuleranno pare-ri e raccomandazioni per contribuire al lavoro della Commissione.

Dal Pacchetto qualitàal Prodotto di montagna

Emblematico è stato il ruolo svolto da Arepo nell’iter compiuto dal Pacchetto qualità, così come definito dal regolamento n.1151 del 2012. Tra i risultati più significativi rientra-no l’obbligo per gli Stati membri dell’Ue di contrastare e sanzionare le contraffazioni del-le produzioni Dop e Igp; i Consorzi di tutela hanno la possibilità di regolare i volumi pro-duttivi dei formaggi stagionati e dei prosciutti a denominazione e indicazione d’origine, così come quella di finanziare progetti di promozio-ne nei Programmi regionali di sviluppo rurale e nei programmi europei. Arepo ha sostenuto, inoltre, l’istituzione dell’indicazione facoltativa Prodotto di montagna. Ne è risultato un rego-lamento sulla qualità più vicino ai bisogni dei produttori, che apre nuovi scenari per i territori regionali.Arepo si è impegnata anche per ottenere un aumento progressivo delle risorse disponibili (e del cofinanziamento comunitario) per i pro-grammi di promozione; introdurre una priorità per i sistemi di qualità e prevedere le organizza-zioni dei produttori come beneficiari diretti dei finanziamenti. Rabboni ha concluso il suo intervento all’as-semblea di Bilbao garantendo l’impegno della Regione Emilia-Romagna nel corso del nuovo mandato. Tra i temi prioritari da affrontare, ha sottolineato in primo luogo la tutela delle pro-duzioni di qualità nell’ambito degli accordi di libero scambio tra Ue e Paesi terzi. Insomma Arepo deve svolgere un ruolo importante di presidio anche durante i negoziati per l’accordo di libero scambio Ue-Usa (Ttip, ovvero Tran-satlantic trade and investment partnership), as-sumendo come punto di riferimento l’accordo

raggiunto con il Canada. In agenda anche il proces-so di revisione del regola-mento sull’agricoltura bio-logica, per assicurare una conclusione positiva che garantisca l’espansione del-la produzione in risposta all’aumento della doman-da di prodotti bio. Infine: il confronto sulla revisione di medio termine della Pac, prevista nel 2017, sarà un’ul-teriore occasione per raffor-zare gli obiettivi raggiunti.

Tiberio Rabboni e Paolo De Castro

durante un’iniziativa di Arepo

L’Assemblea generale di Arepo svoltasi a Bologna nel 2013. Nella foto, oltre a Tiberio Rabboni,

il segretario generale dell’Associazione Laurent Gomez

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11NOVEMBRE 2014

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22 DICEMBRE 2014

L’attività del Programma regionale di sviluppo rurale 2007-2013, sebbene possa considerarsi conclusa, soprat-tutto per quanto concerne l’emissio-

ne di nuovi bandi di finanziamento, nel corso dell’anno 2014 è stata soggetta a diverse attività e modifiche. In questa fase, che precede l’ingresso del Psr 2014-2020, l’impegno sul vecchio programma si è concentrato su due fronti: quello valutativo sul quale sono in corso attività di analisi degli investimenti effettuati nel settennio e quello della programmazione. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, è sta-to necessario predisporre una serie di aggiusta-menti per la ricollocazione delle ultime risorse ancora disponibili, così da garantire il totale uti-lizzo dei fondi. Vediamo quali sono le principa-li modifiche finanziarie, tenendo presente che, al momento in cui “Agricoltura” va in stampa, sono subordinate all’approvazione da parte della Commissione europea entro fine anno.

Ulteriori 1,7 milioni per maltempo e montagna

Esaurito l’avvio di nuove procedure selettive (ad eccezione di alcune misure dell’Asse 1 “Miglio-ramento della competitività del settore agricolo e forestale” e dell’Asse 4 “Attuazione dell’approc-cio Leader”), nel corso dell’anno si è provveduto a rimodulare i fondi residui in questi termini: dall’Asse 3 “Qualità della vita e diversificazione dell’economia” sono stati trasferiti oltre 1,7 mi-lioni di euro (in quota Feasr) a favore dell’As-se 1 (circa 676.000 euro) e dell’Asse 4 (quasi 1.071.000 euro). Tali risorse sono il risultato di economie effettua-te nella misura 311 “Diversificazione in attività non agricole”. Non essendo possibile impegnarle in questo ambito si è deciso di ricollocarle verso sezioni con maggiori necessità. Nell’Asse 1 le risorse aggiuntive sono andate a fa-vore della misura 126 “Ripristino del potenziale produttivo danneggiato da calamità”, per dare un supporto agli agricoltori colpiti dai continui e anomali eventi calamitosi come alluvioni e tor-nado. La misura 126 difatti consente un sostegno economico alle richieste di interventi per il ripri-stino del potenziale produttivo e per le iniziative di prevenzione finalizzate a ridurre il rischio di dissesto idrogeologico. I fondi aggiuntivi assegna-ti all’Asse 4 sono stati destinati agli interventi dei Gal per migliorare lo sviluppo dei territori che presentano una maggiore fragilità socio-economi-ca, come quelli appenninici. Una seconda parte di modifiche ha riguardato il riassetto delle risorse tra alcune misure all’interno dello stesso asse. Tali aggiustamenti sono stati pre-visti solo per gli assi 1, 3 e 4, mentre non si sono

ROBERTO GIGANTEErvet, Bologna

Battute finali prima del passaggio di testimone. Economie e rimodulazioni dei fondi per una piena applicazione

Programmazione 2007-2013: utilizzare tutte le risorse

Grafico 1 Movimentazione

finanziaria tra gli assi

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Per una migliore leggibilità i valori della scala percentuale partono dal 94%

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23DICEMBRE 2014

riscontrate necessità di rimodulazione all’interno del 2 e dell’assistenza tecnica. Le variazioni all’interno dell’Asse 1 hanno ri-guardato le misure relative al capitale umano (misura 111 “Formazione professionale e azio-ni di informazione” e 114 “Consulenza azien-dale”). Così facendo è stato possibile finanziare le ultime domande ammissibili già presenti in graduatoria. Nell’Asse 3 il riassetto ha portato a un incre-mento dei fondi per la misura 322 “Sviluppo e rinnovamento dei villaggi” che presentava delle graduatorie inevase per carenza di risorse. Infine nell’Asse 4 sono stati ridotti i fondi destinati alla misura 431 “Gestione dei Gal, acquisizione di competenze e animazione” e le relative risorse sono state spostate verso le misure 411 “Com-petitività” e 413 “Miglioramento della qualità della vita e diversificazione”. Nel grafico 1 sono riportate le variazioni finanziarie per asse consi-derando la spesa pubblica complessiva: in rosso i decrementi, in azzurro le variazioni positive.

La situazione a settembre 2014

Gli ultimi dati disponibili dal servizio Moni-toraggio della direzione regionale Agricoltura consentono di tracciare una prima sintesi del quadro complessivo e ormai conclusivo per la Programmazione 2007-2013. Come riportato nel grafico 2, il livello di disimpegno (l’elemen-to che serve a giudicare l’efficienza della gestione amministrativa della spesa) è stato ampiamente oltrepassato. Analizzando l’utilizzo delle risorse si osserva che tutti gli assi hanno raggiunto una quota di impegni in rapporto alle disponibilità superiore al 95%. I valori esposti considerano gli aggiustamenti finanziari di overspending su-bordinati all’approvazione della Commissione.Un ulteriore dettaglio sullo stato di avanzamento è riportato nel grafico 3, dove, per la program-mazione 2007-13, sono indicati sia gli importi impegnati per singolo Asse, che (torta più picco-

la al centro) il numero complessivo di domande ammesse a finanziamento. L’Asse 1 con il 47,4% degli impegni ha distribuito aiuti a quasi 33mila domande ammesse, il 2 con il 39,1% degli impe-gni ha finanziato oltre 25mila domande. L’Asse 3 presenta circa il 9% degli impegni finanziando circa 1.800 domande. Infine l’Asse 4 Leader con impegni che ammontano al 4,5% del totale ha finanziato oltre mille domande. Forte dei risultati raggiunti, la Regione è al la-voro sulla futura programmazione. Il nuovo Psr rappresenterà non solo uno strumento per consolidare il trend positivo dell’attuale pro-gramma, ma introdurrà elementi per veicolare le risorse finanziarie verso le esigenze emerse. I 4 focus principali saranno: giovani, ambiente, in-novazione e montagna. I nuovi bandi di finan-ziamento sono previsti per la seconda metà del 2015.

Hanno collaborato: Anna Fava, Claudio Lamoret-ti, Teresa Schipani. del Servizio Programmazione, Valutazione e Monitoraggio, Regione Emilia-Ro-magna

Grafico 2 Pagamenti erogati per anno e confronto con il livello di disimpegno (quota Feasr)

Grafico 3 Importo impegni e numero di domande complessive ammesse

Importo impegni

Al via il nuovo Governo dell’Emilia-Romagna

Il presidente Stefano Bonaccini firmerà il decreto di nomina degli assessori nella prima seduta dell’Assemblea legislativa, entro la fine dell’anno

Con la proclamazione dei 50 nuovi con-siglieri regionali, compreso il presiden-te della Giunta, si apre ufficialmente la stagione di governo di Stefano Bonac-

cini. Il nuovo presidente della Regione Emilia-Romagna, modenese, 47 anni, è stato eletto con il 49% dei voti e succede a Vasco Errani. Consigliere regionale del Partito Democratico da giugno 2010, e in precedenza assessore comunale a Modena, Bonaccini dall’ottobre 2009 è segreta-rio regionale del Pd. Dopo le verifiche dei Tribunali su base circo-scrizionale provinciale e la proclamazione da parte della Corte d’Appello, i neo consiglieri entrano in carica e nel pieno delle loro funzioni con l’insediamento della nuova Assemblea legi-slativa, convocata dall’attuale presidente Palma Costi per lunedì 29 dicembre.Il primo atto dell’Assemblea sarà l’elezione dell’Ufficio di Presidenza (composto da presiden-te, due vicepresidenti, due segretari e due questo-ri), secondo lo Statuto regionale. La prima seduta d’aula sarà presieduta dal consigliere eletto più anziano d’età fino alla nomina del nuovo presi-dente dell’Assemblea.

Priorità: il lavoro

Avviata così la nuova legislatura, il presidente del-la Regione Bonaccini potrà firmare il decreto di nomina dei componenti la Giunta.Nella seduta successiva dell’Assemblea, e non oltre trenta giorni, il presidente della Regione il-lustrerà il programma di legislatura e la compo-sizione della Giunta.  Il numero degli assessori sarà tra 8 e 10. Potrà essere nominato anche un sottosegretario alla Presidenza.  L’Assemblea si esprimerà sulla composizione della Giunta e ap-proverà il programma di mandato.Il lavoro e l’occupazione saranno al centro dell’a-zione di governo dei prossimi cinque anni. Que-sta la priorità che il neo presidente ha indicato in occasione del primo incontro con la stampa

dopo la sua elezione. «Creare nuovi posti di la-voro, attrarre investimenti, sostenere la ricerca e l’innovazione e spendere al meglio i fondi euro-pei», ha sottolineato, ma anche «Lotta alla buro-crazia, interventi per contrastare il consumo di suolo e impegno immediato nella ricostruzione post sisma». Proprio per dare un segnale di questa volontà Bonaccini ha annunciato che una delle prime sedute della nuova Giunta si svolgerà in un comune colpito dal terremoto. L’elenco dei consiglieri regionali è sul sito dell’Assem-blea legislativa: assemblea.emr.it

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Il presidente della Regione

Emilia-Romagna Stefano Bonaccini

DICEMBRE 201424

A cura dellaREDAZIONE

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RICOSTRUZIONE POST SISMA: DOMANDE ENTRO IL 28 FEBBRAIO

È stata spostata al 28 febbraio 2015 la scadenza per la-presentazione delle domande per gli aiuti economici per la ricostruzione delle aziende agricole danneggiate dal sisma del 2012. Il termine per la richiesta di contributo, precedentemente fissato al 31 dicembre, è stato posti-cipato con l’ordinanza n. 81 del commissario delegato alla ricostruzione Alfredo Bertelli, per consentire la con-clusione dell’istruttoria da parte della Commissione eu-ropea sulla richiesta di modifica del regime di aiuto di Stato alle imprese agricole, per allinearne le condizioni di accesso per la ricostruzione, e in particolare i termini di pagamento, a quelli delle altre imprese. La richiesta alla Commissione europea della proroga di un anno per il pagamento degli aiuti è stata avanzata dal Ministero delle Politiche agricole, su sollecitazione della Regione a beneficio di un territorio così duramente colpito, non solo dal sisma del maggio 2012, ma da ulteriori, successi-ve calamità, come l’alluvione del gennaio di quest’an-no e le trombe d’aria. La proposta è di fissare al 29 mag-

gio 2017 il termine ultimo per il pagamento e, se accolta, permetterà di superare l’attuale disparità di trattamento. Nelle decisioni comunitarie sugli aiuti di Stato, infatti, per le imprese agricole esiste il vincolo dei quattro anni dal verificarsi dell’evento, quindi entro il maggio 2016, entro i quali deve avvenire il saldo di tutti i contributi, mentre per le altre imprese non è prevista alcuna scadenza per i saldi dei danni subiti.

EXPO: BANDO PER LA PIAZZETTAC’è tempo fino al prossimo 30 gen-naio per i soggetti pubblici e privati che intendono presentare una ma-nifestazione di interesse per la rea-lizzazione di progetti di promozione nella Piazzetta che sarà gestita dalla Regione Emilia-Romagna sul Cardo, da agosto a ottobre, durante l’Esposizione universale di Milano 2015. L’obiettivo è quello di raccogliere proposte progettuali di elevata qualità, per promuovere attraverso eventi il sistema produt-tivo, culturale, scientifico e turistico dei territori re-gionali. Possono presentare domanda Enti pubblici e Enti locali dell’Emilia-Romagna, Università ed enti di ricerca, scuole ed Istituti professionali, Camere di Commercio. Tra i soggetti privati sono ammessi: le associazioni imprenditoriali con sede in Emilia-Romagna, le strutture di ricerca industriale, i centri per l’innovazione e il trasferimento tecnologico, le Fondazioni, i Consorzi regionali di tutela e valoriz-zazione, i Gal (Gruppi di azione locale) e i soggetti della cooperazione internazionale. I progetti devo-no riguardare esclusivamente attività di esposizione e promozione dedicate alle tipicità territoriali, ai prodotti e alle specializzazioni settoriali dell’Emilia-Romagna.Info: expo2015.regione.emilia-romagna.it/it

VINO, 3,8 MILIONI A 37 CANTINE PER LA MODERNIZZAZIONE

Nuove risorse per continuare a far crescere il comparto vitivinicolo emiliano-romagnolo che negli ultimi cinque anni ha visto un aumento dell’export di quasi il 60%.È stata approvata la graduatoria per l’assegnazione di 3,8 milioni di euro (a fronte di un investimento di oltre 9 mi-lioni) a 37 aziende che svolgono attività di trasformazione e commercializzazione. Le risorse andranno a sostenere gli investimenti di modernizzazione delle cantine, l’acqui-sto di macchinari e attrezzature, la creazione di punti ven-dita diretta e l’e-commerce. Gli interventi vanno realizzati entro luglio e l’assegnazione dei contributi, che arrivano dall’Ocm vino e coprono tra il 20 e il 40% dell’investimen-to, avverrà entro ottobre. La graduatoria è sul Bollettino ufficiale della Regione del 17 dicembre.

DANNI MALTEMPO 2013: 7 MILIONI A 58 AZIENDE AGRICOLE

Quasi sette milioni di euro dalla Regione per le aziende agricole danneggiate dalle frane provocate dal mal-tempo che ha colpito l’Emilia-Romagna dal 20 gennaio al 5 aprile 2013. Le risorse sosterranno 58 interventi a favore delle struttu-re che hanno subito danni per l’80% della spesa ritenuta ammissibile, a fronte di un investimento complessivo di 10 milioni 348mila euro. Le aziende sono in provincia di Piacenza (22), Parma (26), Reggio Emilia (3) e Modena (7). Oltre al ripristino di fienili, stalle, depositi, impianti frut-ticoli e vigneti, il finanziamento riguarda anche le spese per l’acquisto di macchinari. L’intervento è reso possibile grazie alla misura 126 del Programma regionale di svilup-po rurale 2007-2013.

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Crolli causati dal terremoto del 2012 in una stalla di Massa Finalese (Mo)

25DICEMBRE 2014

Crescita e occupazione,le priorità Ue nel 2015

Queste le sfide che attendono il settore nei prossimi anni per il commissario Hogan. In agenda anche semplificazione e riduzione della burocrazia

I l nuovo commissario europeo per l’Agricol-tura e lo sviluppo rurale Phil Hogan (nella foto), intervenendo nei giorni scorsi in com-missione Agricoltura al Parlamento Ue, ha

posto l’accento sul ruolo del comparto primario rispetto alle principali sfide che l’Unione europea dovrà affrontare nei prossimi anni. Crescita e oc-cupazione innanzitutto: sono le priorità sulle qua-li far convergere i maggiori investimenti secondo la Commissione Juncker appena insediatasi.Quale settore strategico, l’agricoltura europea è ben “attrezzata” per fornire un contributo fonda-mentale. Alcuni numeri chiave: sono 25 milioni gli agricoltori nella Ue, le zone rurali rappresen-tano il 50% del territorio e il settore agroalimen-tare assicura il 7% dell’occupazione. Nelle regioni rurali è concentrato il 20,6% (46,1 milioni) dei posti di lavoro dei “28”.

Nel contesto di una crescente domanda alimen-tare mondiale, il settore agroalimentare è al quar-to posto per esportazioni al di fuori dell’Unione europea e, negli ultimi cinque anni, è aumentato

I Paesi membri dell’Unione europea avranno la possibi-lità di limitare o bandire le colture contenenti Organismi geneticamente modificati (Ogm) sul proprio territorio. Sulla proposta c’è già stato l’accordo politico del trilogo (Commissione, Consiglio e Parlamento) e nei giorni scorsi è stata al vaglio della commissione Ambiente del Parla-mento europeo. Il cammino istituzionale non è ancora concluso ma l’esito finale positivo appare comunque scontato.La proposta garantirà una maggiore flessibilità ai Paesi Ue che lo desiderano. Questo provvedimento mira ad assicurare chiarezza nel processo di autorizzazione dei prodotti Ogm a livello europeo, attraverso maggiori con-trolli e un ruolo più incisivo dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Quest’ultima dovrebbe, in futuro, valutare caso per caso gli impatti diretti, indiretti, imme-diati, ritardati e cumulativi degli Ogm sulla salute umana e sull’ambiente. Ulteriori analisi potranno concentrarsi sulle problematiche legate all’impollinazione incrocia-ta e alla contaminazione di altre colture, alle incertezze scientifiche, allo sviluppo di resistenze ai pesticidi e alla

mancanza di dati sugli impatti negativi nell’ambito della biodiversità.

Via libera alla restituzione di 868 milioni di euro a livello europeo – di cui 71 milioni per il nostro Paese – trattenuti dai pagamenti diretti Ue agli agricolto-ri nel 2014. La trattenuta era stata applicata nelle settimane scorse sui pagamenti diretti, mediante l’applicazione del cosiddetto meccanismo di disci-plina finanziaria: i fondi trattenuti erano confluiti in-fatti in una riserva da utilizzare in caso di grave crisi agricola e per garantire che la spesa totale della Pac rientrasse nel massimale previsto dal quadro finanziario pluriennale 2014-2020. In realtà nel 2014 questa riserva di crisi non è stata utilizzata: le misu-re di sostegno ai produttori adottate da agosto per far fronte all’embargo russo ricadranno, infatti, sul bilancio del prossimo anno. I fondi in questo modo recuperati verranno versati agli agricoltori entro il 15 ottobre 2015.

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IN BREVE

DICEMBRE 201426

A cura diCARLA

CAVALLINIEurope Direct

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EuropaQui

del 70% il valore di tali esportazioni. Esistono importanti collegamenti a monte e a valle con al-tri settori lungo le diverse filiere, per non parlare del ruolo fondamentale che il settore agroalimen-tare svolge per lo sviluppo economico delle aree rurali.Al fine di sfruttare al massimo il potenziale del settore agricolo in termini di crescita, occupazio-ne e investimenti, la Commissione europea sta lavorando anche per migliorare l’accesso ai finan-ziamenti da parte degli agricoltori, in particola-re i giovani. Si sta profilando una collaborazio-ne con la Banca europea per gli investimenti in quest’ambito e, per la prima volta nella storia de-gli oltre 50 anni della Pac, il primo pilastro viene dotato di uno strumento specifico per sostenere i giovani agricoltori, attraverso una maggiorazione del 25% del pagamento di base per i primi cin-que anni di attività. Vi è inoltre una vasta gamma di misure di so-stegno degli under 40 nel quadro della nuova politica di sviluppo rurale, per esempio l’aiuto al primo insediamento, attraverso un business plan, un sostegno fino al 90% per gli investimenti in beni materiali, il supporto per informazioni, con-sulenza e formazione, per le attività di coopera-zione e così via. Il trasferimento di conoscenze nella pratica può essere promosso attraverso la via prioritaria del Partenariato europeo per l’in-novazione “Produttività e sostenibilità” che darà impulso alla ricerca in agricoltura. Il comparto primario dei “28” dovrà essere in grado di nutrire più persone in maniera ambientalmente sosteni-bile ed è solo attraverso la ricerca e l’innovazione che l’Europa potrà affrontare questa sfida. La semplificazione è una priorità assoluta per il primo anno di mandato del commissario Hogan. La burocrazia comporta costi diretti per gli agri-coltori e gli operatori, e può interferire pesante-mente con le loro decisioni imprenditoriali. Vi è dunque la necessità di semplificare le regole e di tagliare la burocrazia in modo efficace e prag-matico. Ma qual è la ricetta? In primo luogo oc-corre evitare di cambiare le regole troppo spesso e in particolare prima che queste siano applica-te del tutto, occorre poi garantire stabilità sia ai beneficiari che alle autorità nazionali, e di per sé questo è già un contributo alla semplificazione e alla riduzione degli oneri amministrativi. E infine occorre ascoltare la voce degli agricoltori, le loro esperienze e le loro proposte di semplificazione.In quattro importanti settori è già possibile inter-venire nell’ottica della semplificazione nei prossi-mi mesi e anni:

ualsiasi nuova proposta presentata dovrà con-

I contenuti di questo articolo riportano il punto di vista dell’autore e non rappresentano necessariamente la posizione della Commissione europea

EUROPE DIRECT - CARREFOUR EUROPEO EMILIApiazzale Europa, 1 - 42124 Reggio Emilia Tel +39 0522 278019 - Fax +39 0522 [email protected]

Decisione di esecuzione della Commissione del 20 novembre 2014 che istituisce la struttura organizzativa e operativa della Rete europea per lo sviluppo rurale e della Rete del partenariato eu-ropeo per l’innovazione e che abroga la Decisione 2008/168/CE.GUUE L 317 del 4.11.2014

La Commissione europea ha creato una nuova struttura per rafforzare il dialogo sui Programmi di sviluppo rurale delle diver-se Regioni europee. Gli attori della Rete europea per lo sviluppo rurale e della Rete del partenariato europeo per l’innovazione, comprendente oltre 200 membri in rappresentanza delle Autorità di gestione, degli Organismi pagatori e del mondo della ricerca costituiranno il nuovo network europeo che dovrà consigliare l’E-secutivo su come mettere meglio in pratica i Psr 2014-2020.

RASSEGNA GAZZETTA UFFICIALE UE

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tenere regole di semplificazione;aranno rivisti più di 200 Regolamenti Ue di at-

tuazione dell’organizzazione comune dei mercati;l nuovo regime dei pagamenti diretti sarà da

rivedere, dopo il primo anno di applicazione, a condizione che non vengano rimesse in discus-sione le decisioni politiche fondamentali della riforma 2013, in quanto democraticamente ne-goziate e ratificate;

evisione delle norme relative alle indicazioni geografiche nell’ottica di far sì che il loro suc-cesso continui e aumenti.

27DICEMBRE 2014

PARMIGIANO REGGIANO/1

28 DICEMBRE 2014

Economia

Il Parmigiano Reggiano si mette a dieta per recuperare smalto sui mercati. Dopo la consistente crescita produttiva dell’ultimo triennio (+9,5%), l’anno prossimo il quan-

titativo di latte avviato ai caseifici per produrre formaggio sarà infatti ridotto del 5%: si tratta di circa 800 mila quintali in meno che faranno scendere il numero delle forme prodotte a 3 mi-lioni e 150mila, rispetto alle 3,3 milioni (+0,7%) stimate per l’intero 2014. Una rimodulazione del piano di regolazione dell’offerta votata a maggioranza – 214 i voti a favore, 117 i contrari – dall’assembla generale del Consorzio di tutela del novembre scorso per favorire un’inversione della dinamica dei prezzi all’origine, che hanno perso quasi il 15% da ini-zio anno. Le quotazioni del formaggio Dop con almeno 12 mesi di stagionatura sono infatti crol-late dai 10,17 euro/kg del gennaio scorso ai 7,45 euro/kg di fine novembre, quando finalmente è cominciato a profilarsi un rallentamento del trend negativo.

Consumi e prezzi in discesa

Il tracollo dei prezzi si spiega con il calo dei con-sumi dovuto alla crisi economica che ha colpito

anche il “Re dei formaggi”, i cui acquisti si sono ridotti quest’anno dell’1,2% nella Gdo, il prin-cipale canale di commercializzazione del Parmi-giano Reggiano. Di qui la decisione di mettere un freno alla produzione per consentire un rie-quilibrio del mercato e ridare fiato al reddito di allevatori e caseifici. Dopo il via libera da parte dell’assemblea, ora i singoli allevatori sono chiamati ad aderire indivi-dualmente al piano produttivo 2015, in quanto sono loro i possessori delle quote latte trasforma-bili, le cosiddette “quote-formaggio”. A questo proposito dal 12 novembre scorso è on line il Re-gistro delle quote latte (registro.parmigianoreggi-nao.it) attraverso il quale è possibile a chiunque prendere visione di quanti sono gli allevatori che operano all’interno del comprensorio e delle re-lative quantità prodotte.

La spending review consortile

Il taglio della produzione 2015 non la sola mi-sura di grande rilevanza approvata dall’assemblea dei soci: in un ottica di spending review interna è stato infatti deciso di ridurre di 3,5 milioni di euro il bilancio consortile, con una sforbiciata di 700 mila euro alle sole spese di struttura. Nes-sun aumento, invece, dei contributi versati dai caseifici, come si era ventilato alla vigilia dell’as-semblea. Di tutto questo abbiamo parlato con il presidente del Consorzio di tutela, Giuseppe Alai (nella foto). Quali sono i prossimi passaggi per rendere operativo il taglio del 5% della produzione e che destinazione avrà il latte sottratto alla tra-sformazione in formaggio? Così come previsto dalle disposizioni del “Pac-chetto latte” varato dall’Ue, la parola adesso tor-na a caseifici e allevatori, chiamati a sottoscrivere un’adesione che deve arrivare a rappresentare almeno il 66% dei caseifici e degli allevamenti stessi, del numero delle forme e della quantità di

GIANCARLO MARTELLI

La produzione 2015 sarà ridotta di 150mila forme (-5%) per favorire il riequilibro del mercato. Il presidente Alai: «Attivati nuovi importanti accordi con la Gdo»

Il “Re dei formaggi”si è messo a dieta

Il presidente del Consorzio

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29DICEMBRE 2014

latte destinato alla trasformazione. Quanto alla destinazione di quel 5% di latte sottratto alla la-vorazione, e ci tengo a sottolineare che si tratta di un latte di pregio, stiamo individuando per-corsi con le industrie del settore per indirizzarlo al consumo fresco o ad altre destinazioni (baby food, latte in polvere, bevande a base di latte).Cosa succede se un allevatore sfora la quota assegnata?Se a fronte del raggiungimento di un’adesione del 66%, di cui parlavo prima, l’allevatore supera la propria quota si assoggetta al pagamento della marchiatura differenziata, di importo crescente in base all’entità dello sforamento. Si tratta di entrate che vengono poi utilizzate per finanziare i piani promozionali sui nuovi mercati esteri. Dopo il ritiro del mercato di 90mila forme nei mesi scorsi, quali altre misure sono allo studio per risollevare i prezzi e favorire una ripresa dei consumi interni? Sul mercato interno abbiamo attivato nuove col-laborazioni con le più importanti catene della Gdo per far conoscere meglio il nostro prodotto e le sue caratteristiche qualitative, che rappresen-tano un forte traino per le vendite. Passiamo all’export: c’è chi sostiene che si po-trebbe fare di più. Quali sono gli obiettivi a breve termine e quali i mercati in prospettiva più interessati? Intanto va detto che negli ultimi anni siamo cre-sciuti a ritmi altissimi sui mercati esteri: un trend confermato anche nel 2014 (+5%). Il problema è che i produttori non hanno il governo della commercializzazione e, raggiunti i 12 mesi di stagionatura, il formaggio viene ceduto a com-mercianti che ne decidono la collocazione. È proprio a loro che proponiamo, e insieme a loro realizziamo, azioni promozionali ed interventi sia sui mercati esteri più consolidati, sia nei Paesi a più alto potenziale di sviluppo. Fra questi ulti-mi puntiamo molto su Usa, Canada, Cina, Su-

damerica, sulla Russia post-embargo e su diversi paesi dell’area asiatica.Un’ultima domanda. Che impatto avrà l’abo-lizione del regime delle quote latte sul sistema del Parmigiano Reggiano? Le previsioni a tre anni parlano di un aumen-to della produzione di latte pari al 20% in Eu-ropa, peraltro in un mercato con consumi in contrazione. Anche per questo abbiamo messo in moto un meccanismo di salvaguardia e di va-lorizzazione che deve connotare le Dop ad alto pregio, partendo da un principio fondamenta-le: o si produce ciò che si vende, difendendo i redditi e cercando di essere noi stessi i “piloti” del cambiamento, o si vende ciò che si produce, finendo per subire le dinamiche del mercato, con tutte le conseguenze del caso anche sulle quotazioni. Peraltro, anche altri paesi europei come l’Olanda in questo momento stanno atti-vando meccanismi di tutela rispetto all’aumen-to produttivo previsto e studiano misure alter-native alle quote.

LA NAZIONALE TRIONFA ALLE OLIMPIADI DI LONDRACon la conquista di ben 21 medaglie – 7 ori, 7 argenti e 7 bronzi – e un Supergold, il Parmigiano Reggiano è stata la superstar al World Cheese Awards 2014 una sorta di Olimpiadi del formaggio che si sono svolte il mese scorso a Londra. Ai nastri di partenza della competizione si erano presentate quest’anno circa 3mila specialità casearie di 33 paesi, tra cui alcune persino dall’Australia e dal Sud Africa, sottoposte al giudizio di 250 giurati provenienti da 26 Stati. Vincitore assoluto dell’edizione 2014 del campio-nato mondiale dei formaggi è stato il Bath Blue, tipico er-

borinato del Regno Unito; tuttavia il Parmigiano Reggia-no è risultato il formaggio Dop in assoluto più premiato dell’intero concorso, con il campione delle vacche rosse dell’azienda agricola Granadoro di Cavriago (Re) che ha portato a casa il prestigioso riconoscimento del Super-gold. Una grandissima soddisfazione per la Nazionale del Parmigiano Reggiano (nella foto), ideata da Gabriele Ar-lotti, formata da 21 caseifici del comprensorio Dop. Dalla sua nascita nel 2001 ad oggi il palmarès totale del gruppo ha così raggiunto quota 72 premi internazionali.

La Nazionale del Parmigiano Reggiano

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PARMIGIANO REGGIANO/2

30 DICEMBRE 2014

Economia

Per il terzo anno consecutivo, dopo i pic-chi registrati all’inizio del 2011, quan-do il formaggio Parmigiano Reggiano ha superato per diversi mesi gli 11 €/

kg, le quotazioni hanno continuato a scendere attestandosi nei listini di fine novembre a livelli superiori ai 7 €/kg per il prodotto stagionato 12 mesi. In pratica, si sono verificate nuovamente le condizioni di crisi profonda del prezzo che ciclicamente si verificano e che creano grosse difficoltà per la gestione di aziende sempre più grandi e sempre più dipendenti dal mercato per l’acquisto delle materie prime. Il livello di prezzo raggiunto è da considerar-si inaccettabile. Queste condizioni di mercato hanno portato il prezzo medio pagato per il latte 2013 – nel campione di 20 aziende che produ-cono latte per Parmigiano Reggiano in pianura

annualmente monitorate dal Crpa nella sua ana-lisi della filiera lattiero-casearia – a 53,27 €/100 kg. Rispetto alla liquidazione delle consegne del 2012, gli allevatori del comprensorio del Parmi-giano Reggiano hanno subito un ulteriore calo del 3,3% dopo aver registrato una diminuzione dell’11% l’anno precedente. Purtroppo con un prezzo del formaggio in ulte-riore discesa le prospettive di prezzo del latte 2014 non possono che essere ulteriormente negative.

Tiene il margine lordo

Per capire bene la situazione degli allevatori è necessario mettere in relazione gli effetti della crisi del prezzo del formaggio con il costo di pro-duzione del latte, che nel 2013 ha registrato un lieve calo, scendendo al di sotto dei 60 €/100 kg

ALBERTO MENGHICrpa spa,

Reggio Emilia

È la naturale conseguenza del terzo anno di quotazioni al ribasso per il formaggio Dop. In calo i listini per l’alimentazione del bestiame

Scende il costo del latte,ma il prezzo soffre

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31DICEMBRE 2014

dopo aver superato questo livello sia nel 2011 che nel 2012. Più precisamente, nel 2013 un’a-zienda ubicata in pianura che allevi una media di 86 bovine da latte e abbia una produzione di 7.468 kg per vacca ha sostenuto un costo medio pari a 58,21 €/100 kg di latte prodotto. Il campione su cui annualmente viene calcolato il costo di produzione del latte è solo in parte costante. Ogni anno, infatti, la chiusura di alcu-ne aziende e l’indisponibilità di alcuni allevato-ri a fornire continuativamente i propri dati per motivi contingenti rende necessario il rinnovo di parte delle aziende monitorato dal Crpa. Nell’a-

nalisi relativa al 2013 riportata in questo artico-lo, ciò ha portato a una riduzione della dimen-sione media del campione, che però è diventato maggiormente fedele alla media regionale. Come si osserva dal grafico, il grado di volatilità dei prezzi è decisamente più elevato rispetto alle variazioni dei costi di produzione, che sono in buona parte fissi e legati alla struttura aziendale oltre che al ciclo di vita delle bovine da latte.Proseguendo il trend iniziato nel 2010, il prez-zo del latte anche nel 2013 da solo non è riu-scito a coprire il costo di produzione totale. Il bilancio diventa positivo solo se vengono ag-

giunti i ricavi per la carne (per vacche e vitelli di scarto) pari a 3,35 €/100 kg di latte prodot-to, i contributi Pac pari a 2,91

IndicatoriParmigiano Reggiano

pianura

Aziende (n.) 20

Razza Frisona

Vacche (n.) 86

Produzione per vacca (kg/anno) 7.468

Produzione totale di latte (kg/anno) 643.327

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EVOLUZIONE DEL COSTO DI PRODUZIONE DEL PARMIGIANO REGGIANO

AZIENDE DEL CAMPIONE 2013

PARMIGIANO REGGIANO/2

32 DICEMBRE 2014

€/100 kg e altri ricavi quantificati in 0,24 €/100 kg. Sommando queste voci il ricavo totale rag-giunge i 59,77 €/100 kg e in media, sottraendo i costi totali, si ottiene un margine positivo pari a 1,56 €/100 kg di latte prodotto. Si tratta di valori medi, ci saranno perciò aziende che han-no avuto margini decisamente positivi e altre in maggiore difficoltà. Osservando la redditività, non solo in termini di profitto ma di margine lordo (reddito familiare) si è rilevato che nel 2013 questo valore si è atte-stato a 18,19 €/100 kg di latte. Quindi il calo del

prezzo del formaggio e la conseguente riduzione del prezzo del latte, uniti alla riduzione comples-siva dei costi di produzione, hanno determinato una sostanziale tenuta dei margini registrati nel 2012, quando già si era verificato un calo di red-ditività del 40% circa. L’elemento chiave che ha permesso la riduzione dei costi di produzione nel 2013 è stato la di-minuzione del costo per l’alimentazione. Il calo della spesa per i mangimi acquistati è stato pari al 16%; dopo i forti incrementi nel biennio pre-cedente ciò ha permesso nel complesso un ab-bassamento dei costi diretti. In dettaglio, il costo per mangimi e foraggi acquistati è risultato pari rispettivamente a 16,38 e 1,96 €/100 kg di latte prodotto. Queste voci rappresentano da sole cir-ca un terzo del costo totale di produzione.

La congiuntura internazionale

Nel 2014 la situazione economica ha fatto sì che i listini delle commodity alimentari entrassero in una fase di prezzi particolarmente bassi. In parti-colare quelli dei prodotti lattiero-caseari a livello mondiale nell’ultimo anno sono scesi di circa il 40%. A ciò si associa un calo del prezzo del pe-trolio molto consistente.Questo fenomeno non poteva non interessare anche i prodotti lattiero-caseari italiani e le no-stre produzioni Dop, che stanno seguendo un andamento di calo dei prezzi analogo, in parti-colare per il Parmigiano Reggiano e per il Grana Padano. Fortunatamente anche i prodotti agri-coli utilizzati per alimentare il bestiame hanno subito una riduzione delle quotazioni, permet-tendo così un recupero di marginalità. La durata di questi fenomeni ciclici è ancora dif-ficile da stabilire ma le recenti crisi, che tendono a verificarsi con tempi sempre più ravvicinati, sembrano avere una durata triennale, per questo si spera in questi mesi di aver toccato il picco più basso del trend.

Economia

Indicatori Parmigiano Reggiano (pianura)

Ricavi €/100 kg %

Ricavi latte 53,27 89,13

Ricavi carne 3,35 5,6

Contributi 2,91 4,87

Altri ricavi 0,24 0,4

Totale ricavi 59,77 100

Costi €/100 kg %

Mangimi acquistati 16,38 28,14

Foraggi acquistati 1,96 3,37

Costi variabili per foraggi aziendali 0,82 1,4

Acquisto animali 0,01 0,02

Veterinario, medicinali e inseminazione 1,97 3,39

Carburanti, elettricità 3,38 5,81

Acqua 0,16 0,27

Assicurazioni 0,43 0,75

Contoterzisti 0,48 0,82

Manutenzione fabbricati 0,1 0,17

Manutenzione macchine 0,93 1,6

Imposte e tasse 0,76 1,31

Costo spandimento liquame 0 0

Altri costi per latte 0,41 0,7

Spese generali aziendali 1,38 2,36

Totale costi diretti (esclusi salari) 29,17 50,12

Ammortamento macchine 2,66 4,57

Ammortamento fabbricati 5,03 8,64

Costo del capitale fondiario in proprietà 0,89 1,53

Costo del capitale fondiario non in proprietà 2,08 3,58

Costo del lavoro familiare 14,3 24,56

Costo del lavoro dipendente 2,33 4

Costo del capitale agrario 1,43 2,46

Costo del capitale di anticipazione 0,3 0,52

Totale costi dei fattori di produzione 29,03 49,88

Costo totale lordo 58,21 100

Profitto (ricavi totali – costi totali) 1,56

Reddito familiare (ricavi totali – costi diretti, inclusa terra in affitto, lavoro salariato e ammortamenti)

(€/100 kg)18,19

Reddito familiare aziendale (ricavi totali – costi diretti) (€/anno) 117.000

Prezzo del latte per un reddito familiare positivo (€/100 kg) 33,89

Fonte: elaborazioni Crpa effettuate con il software on-line Milk Money

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COSTO DI PRODUZIONE DEL LATTE PER PARMIGIANO REGGIANO NEL 2013

UN FIERA IN CRESCITA

33DICEMBRE 2014

Economia

Va in archivio l’edizione n. 17 di Eno-logica (la seconda sotto la Due Tor-ri), salone del vino e del prodotto tipico dell’Emilia-Romagna, mani-

festazione curata da Giorgio Melandri che da quest’anno è entrata fra i progetti di Enoteca Regionale Emilia Romagna, potendosi peraltro fregiare del patrocinio di Expo 2015.Non solo vino, anche se quello è scorso a fiumi. Ma soprattutto un viaggio che ha legato l’eno-gastronomia al territorio e alle sue tradizioni. Il bilancio parla di 4mila visitatori e oltre 200mila visualizzazioni sulla pagina Facebook. L’interes-se è stato sensibile, bastava un colpo d’occhio

nei saloni di palazzo Re Enzo per accorgersene. Numerosa anche la stampa specializzata: tra loro grandi firme del giornalismo internazionale come lo statunitense Nicolas Belfrage, del men-sile Decanter e il danese Ole Udsen, profondo conoscitore dei vini del Belpaese.Enologica ha riproposto la struttura che ne ha decretato il successo in questi anni con spazi nuovi, come “Genius Loci”, dove hanno tro-vato posto tredici prodotti top della regione – dallo squacquerone alla mora romagnola, dalle amarene brusche di Modena al pomodoro di Piacenza – interpretati come ingredienti del più popolare dei cibi, il panino cioè, in abbinamen-

ANTONIO APRUZZESE

Chiude con 4mila visitatori e 126 espositori la rassegna bolognese. Campagna 2014: leggera flessione in regione, ma buona la qualità

Enologica: degustare il vino,raccontare il territorio

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UN FIERA IN CRESCITA

34 DICEMBRE 2014

Economia

to ovviamente con i vini dell’Emilia-Romagna. «Se l’interesse dei produttori era già evidente dal grande numero di adesioni degli espositori (126), ora possiamo dire che è stata un successo anche per quanto riguarda le presenze di visi-tatori, giornalisti e buyer, soprattutto stranieri – ha dichiarato Pierluigi Sciolette, presidente di Enoteca Regionale Emilia Romagna –. Vorrei sottolineare soprattutto l’aspetto della progres-siva internazionalizzazione di questa manifesta-zione, perché Enoteca Regionale ha come mis-sion principale quella della promozione dei vini emiliano-romagnoli in Italia e all’estero: Eno-logica ha rappresentato, in questi tre giorni, un’occasione unica, soprattutto per i produtto-ri medio-piccoli, di interfacciarsi e presentare i propri prodotti anche grazie al workshop che sono stati organizzati coinvolgendo 25 buyer stranieri».

La soddisfazione dei produttori

Stati Uniti a gennaio e Russia a febbraio; poi Germania, Brasile e Bordeaux in Francia. Sono solo le prime anticipazione del calendario delle iniziative oltre confine che nella sede di Dozza si sta predisponendo.  «Come Enoteca Regio-nale portiamo l’Emilia-Romagna in giro per il mondo – ha detto Ambrogio Manzi, diretto-re Enoteca Servizi –. Abbiamo però capito che

UE: DAL 2016 CAMBIANO LE REGOLE PER GLI IMPIANTI VITICOLIIl Regolamento (UE) n. 1308 del 17 dicembre 2013 introdu-ce un nuovo sistema di autorizzazioni per gli impianti viticoli che, a decorrere dal 1° gennaio 2016 e fino al 31 dicem-bre 2030, sostituirà il regime transitorio dei diritti di impianto. Quello attualmente vigente infatti termina il 31 dicembre 2015 e, dal 1º gennaio 2016, non sarà più possibile il trasfe-rimento dei diritti tra aziende.Secondo il nuovo sistema, l’impianto o il reimpianto di va-rietà di uve da vino sarà consentito solo dietro concessio-ne di un’autorizzazione in conformità con quanto previsto dal Regolamento e con le scelte degli Stati membri.Gli Stati membri concederanno l’autorizzazione a pro-duttori che estirperanno una superficie vitata successiva-mente al 1º gennaio 2016 e che presenteranno richiesta.

L’autorizzazione concessa corrisponde ad una superficie equivalente a quella estirpata in coltura pura.Le autorizzazioni saranno valide tre anni dalla data di con-cessione: il produttore che non le utilizzerà nel corso del periodo di validità sarà soggetto a sanzioni amministrative fissate dallo Stato membro. A partire dal 2016, e ogni anno fino al 2030, gli Stati membri potranno concedere ai viticol-tori, tramite bando pubblico, nuove autorizzazioni per una superficie equivalente all’1% di quella vitata impiantata nel loro territorio al 31 luglio dell’anno precedente.L’articolo 68 del Regolamento (UE) n. 1308/2013 prevede, inoltre, che i diritti di reimpianto in portafoglio non utilizzati alla data del 31 dicembre 2015 possono essere convertiti in autorizzazione previa richiesta del titolare del diritto stesso,

da presentarsi entro il 31 dicembre 2015 o entro la data decisa dal Ministero che, comunque, non può essere successiva al 31 dicembre 2020. Le autorizzazioni derivanti dalla conversione di un diritto di reimpianto in portafoglio avranno la me-desima validità del diritto da cui derivano. (Massi-mo Barbieri, Servizio Produzioni Vegetali, Regione Emilia-Romagna).

questo non basta: dobbiamo portare il mondo a casa nostra: solo così il lavoro sarà completo e potrà coinvolgere tutti i produttori, anche le realtà più piccole».Di esperienza positiva e di grande partecipa-zione a Enologica parla il vice presidente delle Cantine di Carpi e Sorbara, Carlo Piccinini. «L’Emilia-Romagna è fra i principali protagoni-sti come produzione ed export; paradossalmen-te forse proprio a Bologna di vino si parla poco: proprio qui sta la forza e il significato della ras-segna». Piccinini racconta di un Lambrusco che va fortissimo, nonostante un leggero calo sul mercato interno, e sottolinea come le realtà co-operative hanno incanalato il processo di aggre-gazione. «Ora ci sono meno operatori ma più attrezzati ad affrontare i mercati, anche quelli più lontani. La Cina resta un sogno proibito – confessa Piccinini – mentre tutto il comparto deve ora portare avanti il progetto comune che è quello del “nuovo” Pignoletto dopo la revisio-ne del Disciplinare».L’anno scorso era un semplice visitatore. Oggi Marco Cirese, responsabile di “Noelia Ricci”, azienda di Fiumana di Predappio (Fc), nata solo nel 2013, fa il suo esordio nelle manifestazioni fieristiche proprio a Enologica. «L’impressione è stata ottima: si avvertiva fermento e interesse. Per noi è stato positivo il riscontro da giovani e imprenditori locali. Le nostre ammiraglie sono

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35DICEMBRE 2014

Degustatori professionali e semplici appassionati hanno affollato il salone di palazzo Re Enzo a Bologna

le due linee di Sangiovese superiore: l’obiettivo è riportarlo a quello di una volta, un vino cioè di grande bevibilità. Lo abbiamo impreziosito con un packaging innovativo. Restiamo, dun-que, legati alle tradizioni, ma guardiamo al fu-turo».

Vendemmia: un’annata soddisfacente

Bene in Emilia con un leggero incremento, più in sofferenza, invece, la Romagna dove la raccolta di uva ha segnato punte negative an-che del 20% rispetto all’anno scorso, che però era stato sopra la media. Queste le stime della vendemmia 2014 di Fedagri/Confcooperative e Legacoop Agroalimentare dell’Emilia-Roma-gna, che insieme rappresentano oltre il 75% dell’intero raccolto regionale (stimato in 8,6 milioni di quintali). Il dato finale parla di circa 6.550mila quintali di uva ottenuta dai soci del comparto vitivini-colo. Un dato che pone la regione al secondo posto tra i territori vitivinicoli più importan-ti del nostro Paese, pur perdendo quasi 4,5% punti rispetto al 2013, quando il raccolto si era collocato sui 6.860.000 quintali.Il dato provinciale dice di una decisa contra-zione in provincia di Forlì-Cesena, dove la pro-duzione dei soci ha superato di poco i 500mila quintali, con un calo del 22,3% sul 2013. Più contenuta (-11%) la diminuzione nel Ravenna-te. Andamento opposto invece nelle altre pro-vince vitivinicole emiliane, che hanno registra-

to un incremento variabile dal 3% di Piacenza (dove sono stati prodotti circa 125mila quintali di uva) al 7% di Reggio Emilia (oltre 1.630mila quintali). Da Assoenologi arrivano, invece, i dati definitivi 2014 sulla produzione di vino. In Emilia il con-suntivo è in linea con quello dello scorso anno, mentre in Romagna la diminuzione del 15% è la naturale conseguenza di una raccolta non soddi-sfacente. In tutta la regione, pertanto, il calo quan-titativo complessivo dovrebbe essere del 10%.Sul piano dato nazionale – sempre secondo Assoenologi – nel 2014 sono stati infatti con-feriti tra i 54 e i 56 milioni di quintali di uva da vino che – applicando il coefficiente medio di trasformazione del 73% – danno una stima di circa 40 milioni di ettolitri. Un quantitativo inferiore del 17% rispetto a quello 2013, che si attestò su una produzione di 48,2 milioni di ettolitri (dato Istat) e dell’11% se riferito alla media dell’ultimo quinquennio (2009/2013).La qualità 2014 è alquanto eterogenea – nota ancora Assoenologi – nel senso che in una stessa regione si passa da un estremo all’altro: complessivamente il millesimo 2014 è stimato qualitativamente buono, con punte di ottimo, pochissime eccellenze e anche diverse criticità. Il Veneto si conferma la regione più produttiva con una previsione di 7,8 milioni di ettolitri: insieme al dato di Emilia-Romagna, Puglia e Sicilia, si dovrebbe arrivare a fine 2014 a 23,6 milioni di ettolitri, ossia quasi il 60% di tutto il vino italiano.

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Economia

Le prime stime della campagna olivicola 2014 in regione danno una diminuzio-ne della produzione regionale rispetto al 2013 di circa il 40%, che arriva al 70% in

meno rispetto al 2011. Buona la qualità attesa per le Dop “Brisighella e Colline di Romagna”, anche se la quantità realizzata sarà probabilmente limita-ta. Un risultato su cui pesano le conseguenze dei danni da gelo dei precedenti inverni, le basse rese in olio d’annata e gli ingenti danni provocati dalla mosca olearia.Dalle prime valutazioni Ismea il quadro della campagna olivicola 2014 si presenta con una ri-duzione della produzione media su scala nazio-nale di circa il 40%, che nelle regioni del centro Italia arriva fino ad un -45% rispetto alla campa-gna precedente. Anche per la Spagna, maggiore produttore mondiale, la produzione di quest’an-no risulta essere dimezzata. In questa situazione il mercato, che già aveva dimostrato la tendenza a un incremento delle quotazioni del prodotto ita-liano, ha reagito con un’ulteriore spinta al rialzo dei prezzi alla produzione.In Emilia-Romagna il settore risente ancora delle conseguenze delle gelate del febbraio 2012, che hanno danneggiato la struttura produttiva olivi-cola regionale nei diversi areali. In questo quadro la campagna si era presentata con una discreta al-legagione su tutto il territorio regionale. Tuttavia,

l’andamento climatico estivo, caratterizzato da un’accentuata piovosità e da temperature quasi sempre inferiori a 30°C, è stato estremamente fa-vorevole allo sviluppo della mosca olearia. L’inset-to è stato, infatti, protagonista di forti e ripetuti attacchi, durante tutto il periodo estivo, prosegui-ti anche durante il mese di ottobre.

Interventi insetticidi e raccolta precoce

L’allarme è stato dato a più riprese dall’organizza-zione di produttori Arpo che, dopo aver chiesto le necessarie deroghe ai Disciplinari di produzione in Regione, ha invitato gli olivicoltori a compiere i necessari interventi insetticidi, con i principi at-tivi ammessi sulla cultura e a eseguire una raccolta precoce delle olive per contenere i danni e sfuggire agli ulteriori attacchi tardivi dell’insetto. In tale difficile contesto, le aziende olivicole che hanno seguito le indicazioni tecniche fornite dai notiziari agrofenologici e di difesa, emanati set-timanalmente dall’Arpo ed elaborati nell’ambito dell’attività svolta ai sensi del Reg.CE 867/08, sono riuscite a controllare lo sviluppo del fitofago. La raccolta ha avuto inizio intorno alla metà di ottobre: in apertura di campagna le rese medie in olio al frantoio sono apparse mediamente basse (10-11%) per l’eccessiva idratazione delle drupe

PAOLA GIOVANNINIServizio Sviluppo delle Produzioni Vegetali,Regione Emilia-RomagnaLUIGINO MENGUCCI Arpo Emilia-Romagna

In un anno segnato da un clima non favorevole e dai danni provocati dalla mosca olearia, si calcola un -40% rispetto al 2013. Buona la qualità delle due Dop

Crolla la produzione per l’olivicoltura regionale

CAMPAGNA 2014

Arpo

In alto: un uliveto superintensivo

CAMPAGNA 2014

38 DICEMBRE 2014

Economia

a seguito dell’elevata piovosità estiva e autunna-le. Anche in questa difficile annata l’olio novel-lo regionale, estratto in condizioni ottimali, si è presentato di buona qualità, armonico e con lievi sentori di fruttato erbaceo che, come sempre, ne esalta le proprietà organolettiche. Nell’ambito delle attività svolte dall’Arpo di Ri-

mini, ai sensi del Reg.CE 867/08, ha assunto par-ticolare rilievo la realizzazione, a fini dimostrativi, di alcuni ettari di oliveti superintensivi (vedi foto nella pagina precedente) nei principali compren-sori olivicoli della Regione. In tali appezzamenti, proprio nel corso del 2014 sono state effettuate le prime prove dimostrative di potatura meccanica e di raccolta integrale delle olive con macchine scavallatrici, utilizzate nei vigneti e adattate alla raccolta delle olive. La significativa riduzione dei costi di produzione e il buon livello quali-quan-titativo della produzione raccolta rappresentano risultati incoraggianti per proseguire nell’attività dimostrativa anche nei prossimi anni e per una loro diffusione applicativa.

Le novità normative

Tra le novità introdotte dal nuovo decreto 18 giu-gno 2014 “Criteri e modalità per il riconoscimen-to dei panel di assaggiatori ai fini della valutazione e del controllo delle caratteristiche organolettiche degli oli di oliva vergini di cui al regolamento CE n. 2568/91, nonché per l’iscrizione nell’elenco nazionale di tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini ed extravergini” (che abroga il Dm 1334 del 28 febbraio 2012), all’articolo 4 c’è – tra i re-quisiti per l’iscrizione nell’Elenco nazionale dei tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini ed extra vergini – l’aumento da 12 a 18 mesi del periodo per l’effettuazione delle venti sedute di assaggio secondo la metodologia prevista dall’allegato XII del regolamento CE n. 2568/91.Inoltre sono in corso di adozione due decreti Mipaaf in applicazione del Regolamento (UE) n. 1308 del 17 dicembre 2013 e suoi applicativi. Il primo riguarda la definizione dei requisiti di riconoscimento delle organizzazioni di produt-tori del settore dell’olio di oliva e l’adeguamento delle organizzazioni già riconosciute. L’altro, in-vece, contiene le disposizioni nazionali sui pro-grammi di sostegno al settore dell’olio d’oliva per il triennio 2015/2018.In particolare questi testi definiscono requisiti e modalità di riconoscimento delle organizzazioni di produttori e delle loro associazioni, della ripar-tizione delle risorse finanziarie tra le diverse regio-ni, degli ambiti d’intervento finanziati, le condi-zioni e modalità di presentazione e approvazione delle azioni a supporto del comparto dell’olio di oliva e delle olive da tavola. I programmi di sostegno saranno invece operativi a partire dal 1° aprile 2015: per i produttori soci di Op è previsto l’obbligo del fascicolo aziendale attivo da cui risulti la superficie olivetata.

TAPPO ANTIRABOCCO:ORA È OBBLIGATORIO Addio all’oliera in ristoranti, pizzerie, mense e bar: è entrato in vigore l’obbligo del tappo antirabbocco per i contenitori di olio extravergine di oliva serviti in tutti i pubblici esercizi. È quanto prevede l’articolo 18 della legge comunitaria approvato dalla Camera, che impone anche l’indicazione del termine “miscela” per gli oli originari di più di uno Stato membro Ue, in modo da evitare la dicitura made in Italy per oli non interamente prodot-ti in Italia. Non ci potranno essere, quindi, più dubbi sull’origine dell’olio servito: in tavola solo bottiglie dotate di tappo in modo da evitare allungamenti o riempiture con prodotti che non han-no nulla a che vedere con quello originario. Salate le multe, che andranno fino a 8mila euro e la confisca del prodotto. Soddisfat-ta Unaprol per questo risultato che ora garantirà i consumatori. Così anche Coldiretti che sottolinea come queste nuove norme arrivano peraltro in un momento particolarmente delicato per la produzione nazionale. Apprezzamento anche da Assitol e Fe-derolio che però ricordano come la norma non chiarisca quali dosatori possano essere considerati conformi. Bene anche per Agrinsieme, che ha chiesto di estendere l’obbligo a tutta la Ue.

Percentuali di riduzione di produzione di extravergine nelle regioni italiane

39DICEMBRE 2014

40 DICEMBRE 2014

L’accordo per la fornitura di grano duro dell’Emilia-Romagna alla Barilla compie nove anni e aumenta del 30%, rispetto alla passata edizione, le quantità concor-

date, a dimostrazione dell’affidabilità e dell’utilità di uno strumento che permette di definire in an-ticipo produzioni e sbocchi di mercato.L’intesa valida per la campagna cerealicola 2014-2015 prevede infatti il conferimento al Gruppo di Parma, leader nel mondo per la produzione di pasta, di 120mila tonnellate (un anno fa erano 90mila). La superficie agricola interessata sarà di circa 20mila ettari. «Quest’accordo è un esempio da promuovere anche in altri comparti – ha detto l’assessore re-gionale all’agricoltura Tiberio Rabboni durante la presentazione alla stampa nei giorni scorsi a Bo-logna – il simbolo di  come deve essere un’agri-coltura moderna: capace di programmare le pro-duzioni, fare accordi con l’industria, investire in  innovazione. Solo così è possibile prevenire le crisi di mercato e contrastare la volatilità dei prezzi.» Ma non solo. Rabboni ha sottolineato come in Emilia-Romagna la produzione di frumento duro si sia consolidata e sia cresciuta la professionalità dei produttori. Oggi l’Emilia-Romagna è la prima regione per rese ad ettaro. Bilancio decisamente positivo anche per Luigi Ganazzoli, che ha firmato l’intesa per Barilla, e che ha sottolineato il valore strategico di un pro-getto che punta tanto sulla qualità. Come tutte

le aziende di marca, infatti, anche il Gruppo di Parma deve fare i conti con «aspettative altissime dei consumatori sotto il profilo della distintività del prodotto». Le 120mila tonnellate di grano duro di alta qua-lità andranno ad alimentare il mulino più grande d’Europa, realizzato dalla Barilla in provincia di Parma. A questo riguardo Ganazzoli ha sottoli-neato gli investimenti importanti compiuti dall’a-zienda per realizzare un magazzino di stoccaggio da 60mila tonnellate e un raccordo ferroviario con la linea ad Alta Velocità che permetterà di far arrivare la materia prima direttamente su treno.  La pasta, prodotto simbolo del made in Italy, sta riscuotendo un successo crescente sui mercati mondiali, con un export che si aggira sui 2,2 mi-liardi di euro e una domanda in crescita. Purtroppo la produzione italiana di frumento duro è deficitaria e il prodotto viene importato in gran parte dal Canada, principale produttore mondiale insieme all’Italia.

Prezzo garantito a 270 euro a tonnellata

L’intesa, promossa dall’assessorato regionale all’A-gricoltura, coinvolge oltre al Gruppo Barilla, la Società Produttori Sementi di Bologna, le orga-nizzazioni dei produttori OP Cereali, OP Grandi Colture Italiane, OP Capa Ferrara e CerealCap.Barilla dunque può contare su varietà apposita-mente selezionate particolarmente adatte all’indu-stria pastaria; gli agricoltori possono programma-re la produzione e avvalersi di un prezzo di vendita vantaggioso (in base alla Borsa merci di Bologna o fisso fino a una quota del 30%) che include an-che specifiche premialità (qualità del prodotto, adesione al disciplinare di produzione, assistenza tecnica prestata, durata e modalità di stoccaggio) e al rispetto delle migliori pratiche agro-ambientali. L’accordo 2014-2015 prevede l’incremento del prezzo garantito a 270 euro/t  a cui si aggiunge il premio proteine.

A cura dellaREDAZIONE

Il nuovo accordo aumenta significativamente le quantità e le superfici. Per i produttori la certezza di una giusta remunerazione

Grano duro a Barilla: 120mila tonnellate

Il mulino presso lo stabilimento

Barilla di Pedrignano (Pr)

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42 DICEMBRE 2014

Prestiti bancari a tasso calmierato per un volume complessivo fino a 100 milioni di euro per aiutare le tante aziende rimaste a corto di liquidità alla chiusura di un’an-

nata che – tra meteo impazzito, crollo dei prezzi di molte produzioni ed embargo russo – si è rive-lata disastrosa sotto il profilo economico per gli agricoltori. È l’operazione straordinaria messa in piedi in collaborazione con i principali istituti di credito attivi in regione da Agrifidi Uno Emilia-Romagna, la cooperativa di garanzia collettiva con oltre 5.400 imprese associate nelle province di Bo-logna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini e un patri-monio complessivo che sfiora i 12 milioni di euro. La proposta è rivolta a tutte le aziende agricole che, a causa dei metodi di valutazione del rischio (rating) adottati dagli istituti di credito, senza la garanzia fornita da un soggetto terzo, da sole ben difficilmente riuscirebbero ad ottenere quei finan-ziamenti necessari per onorare le scadenze di fine anno (pagamento fornitori, manodopera, poliz-ze assicurative, ecc.) e prepararsi ad affrontare la prossima annata. E comunque, anche in caso di

via libera, sarebbero co-strette a pagare interessi salatissimi. «Una situa-zione di debolezza che le espone al rischio di cadere nella maglie dell’usura o della criminalità organiz-zata», avverte il presidente di Agrifidi Uno, Alberto Rodeghiero (nella foto). Da qui prende le mosse l’iniziativa concordata con le banche e che si è tradot-ta nella messa a punto di uno strumento ad hoc per dare una boccata d’ossi-geno alle imprese in dif-ficoltà. Il finanziamento, di durata massima fino a cinque anni, è studiato in

modo che per i primi 12 mesi si pagheranno solo gli interessi, e il rimborso della prima rata di quo-ta capitale avverrà soltanto a partire dal 18° mese, cioè intorno a metà del 2016. «Non un intervento di salvataggio di aziende decotte – sottolinea Ro-deghiero – ma un sostegno temporaneo offerto a imprese con prospettive di sviluppo per aiutarle a superare un momento di difficoltà».

Per le domande c’è tempofino al 31 gennaio 2015 All’inizio di dicembre, ad una decina di giorni dal lancio dell’iniziativa, avevano già aderito all’ap-pello lanciato da Agrifidi Uno una decina di ban-che, da Unicredit a Banca Intesa, passando per le Banche di credito cooperativo (Bcc), Unipol, Banca Popolare dell’Emilia-Romagna ed altre mi-nori locali. Ma l’elenco è destinato ad allungar-si. La coop di garanzia non ha messo alcun tetto all’importo dei prestiti richiesti; idem le banche, che valuteranno caso per caso, riferisce il diretto-re, Lucia Alfano. Stando alla prima tranche di do-mande pervenute, una trentina, l’importo medio dei finanziamenti richiesti si aggira sui 50-55 mila euro: «Con le garanzie che mettiamo sul piatto – puntualizza Rodeghiero – stimiamo di arrivare a coprire un plafond finanziario di circa 100 milio-ni di euro». Per richiedere i finanziamenti c’è tem-po sino al 31 gennaio prossimo. Molto favorevoli le condizioni dei prestiti ot-tenuti grazie alla garanzia di Agrifidi Uno: ad esempio con le Bcc si parte dal tasso base Eu-ribor (0,20%) maggiorato di uno spread oscil-lante tra il 2,25% e il 2,75% secondo la classe di rischio e la durata del prestito, contro tassi di mercato che attualmente si muovono all’inter-no di una forbice compresa tra il 6-9%. A ciò bisogna poi aggiungere la commissione richiesta dalla banca che eroga il finanziamento (0,25-0,50%) e il costo della fideiussione rila-sciata da Agrifidi Uno, fino ad un massimo del-lo 0,30% all’anno. Info: agrifidi.it

GIANCARLO MARTELLI

Le principali banche coinvolte in un’operazione per sostenere con finanziamenti fino a 100 milioni, le imprese rimaste a corto di liquidità dopo un’annata disastrosa

Agrifidi Uno: prestiti agevolati alle aziende in difficoltà

EconomiaCREDITO

Il presidente di Agrifidi Uno

Emilia-Romagna, Alberto Rodeghiero

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43DICEMBRE 2014

Fisco e previdenza

Il decreto interministeriale 28 novembre 2014, che avrebbe dovuto stabilire la nuo-va disciplina dell’esenzione dall’Imu per i terreni agricoli nei comuni montani a

valere già per l’anno 2014, secondo le disposi-zioni del decreto legge n. 66 dello scorso apri-le, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 6 dicembre 2014. Ma era già smentito prima ancora di essere pubblicato, grazie alle proteste delle organizzazioni professionali, dei sindaci e di tanti esponenti politici di maggioranza e op-posizione. L’unica cosa certa, per ora, è che con un decreto-legge varato venerdì 12 dicembre, il governo ha stabilito che la scadenza del 16

per versare l’Imu dovuta sui terreni agricoli “ex montani” è stata prorogata a lunedì 26 gennaio 2015.Il decreto di novembre avrebbe dovuto essere adottato entro il 22 settembre di quest’anno (entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge n. 66 già citato). E invece è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale a soli dieci giorni dalla rin-viata scadenza del 16 dicembre 2014.La pretesa di costringere i contribuenti a ef-fettuare il versamento d’imposta entro i dieci giorni successivi all’emanazione del relativo provvedimento, avrebbe costituito una palese

A cura di CORRADO FUSAI

Dopo le accese proteste del mondo agricolo, pagamenti posticipati e l’impegno del Governo a rivedere i criteri applicativi

Imu sui terreni “ex montani”,rinvio al 26 gennaio

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44 DICEMBRE 2014

Fisco e previdenza

violazione dello Statuto dei Diritti del Contri-buente (legge n. 212 del 2000), che all’art. 3, comma 2, stabilisce: «In ogni caso, le disposi-zioni tributarie non possono prevedere adempi-menti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore o dell’a-dozione dei provvedimenti di attuazione in esse

espressamente previsti».Quindi si sarebbe dovuto prevedere quantome-no la possibilità di effettuare il versamento in data successiva al 60° giorno dalla sua pubbli-cazione in Gazzetta Ufficiale e cioè dopo il 6 febbraio 2015.

La rimodulazione delle esenzioni

Secondo l’originaria disciplina dell’Imu, per i terreni ricadenti in aree montane o di collina delimitate ai sensi dell’art. 15 della legge n. 984 del 1977, compresi i terreni lasciati incolti, era prevista l’esenzione. Secondo il decreto del 28 novembre, risultereb-bero invece esenti dall’Imu:1) i terreni agricoli dei comuni ubicati a un’alti-tudine di 601 metri e oltre, individuati sulla base dell’“Elenco comuni italiani”, pubblicato sul sito internet dell’Istat (istat.it/it/archivio/6789), tenendo conto dell’altezza riportata nella co-lonna “Altitudine del centro (metri)”;2) i terreni agricoli posseduti da coltivatori di-retti e imprenditori agricoli professionali, iscrit-ti nella previdenza agricola, anche se agli stessi concessi in comodato o in affitto, dei comuni ubicati a un’altitudine compresa fra 281 metri e 600 metri, individuati sulla base del medesimo elenco;3) i terreni a immutabile destinazione agro-sil-vo-pastorale a proprietà indivisibile e inusuca-pibile, ovunque ubicati.In tutti gli altri casi, l’Imu sul terreno è dovuta

LEGGE DI STABILITÀ: RISORSE E REGIMI DI VANTAGGIOAl momento di andare in stampa con questa rivista, il Senato ha avviato il proprio esame del disegno di legge di Stabilità per il 2015 nella versione già approvata dalla Camera in prima lettura. Non si tratta ancora del provve-dimento definitivo, poiché certamente il Senato appor-terà proprie modifiche, e magari verrà proposto il con-sueto maxi-emendamento concordato con il Governo. Sarà quindi la Camera in seconda lettura ad approvare la versione definitiva del provvedimento.Tra il disegno di legge presentato alla Camera e il testo votato, l’agricoltura ha tratto diversi “benefici”.Non aumenta l’accise sul gasolio. È stato eliminato l’au-mento dell’accise dovuta sul gasolio da impiegare in lavori agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura e piscicoltura e nella florovivaistica. Dovrebbero quindi rimanere le attuali aliquote agevolate per i carburanti ad uso agricolo: in particolare, era previsto che l’aliquo-

ta sul gasolio aumentasse dal 22 al 26,5%. Tuttavia, per compensare i mancati introiti che sarebbero conseguiti con l’aumento (68,41 milioni di euro nel 2015, 54,27 nel 2016 e 60,40 per ciascuno degli anni dal 2017 al 2019) è stata prevista una riduzione del contingente agevolato dell’8% rispetto a quanto attualmente previsto: ci sarà quindi meno gasolio agevolato disponibile.Le misure sull’Irap. La Camera ha introdotto il taglio del costo del lavoro dalla base imponibile Irap, riservato nel disegno di legge originario solamente per le assunzioni a tempo determinato, anche con riferimento ai lavoratori agricoli dipendenti a tempo determinato impiegati nel periodo di imposta da produttori agricoli o società agri-cole, purché abbiano lavorato almeno 150 giornate e il contratto abbia almeno una durata triennale.Giovani e filiere. Inizialmente, la Commissione Bilancio della Camera aveva chiesto lo stralcio di alcune nor-

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45DICEMBRE 2014

in base alle regole ordinarie. La “Altitudine del centro”, espressa in metri, è l’altezza, dal livello del mare, in cui si trova la sede municipale del comune.Le conseguenze che potevano derivare dall’ap-plicazione del testo in questione appaiono inac-cettabili. Per capire bastano due esempi. In un certo comune, la sede municipale è situata a 250 metri di altitudine: quindi, tutti i terreni agricoli di quel comune, da chiunque possedu-ti, dovrebbero essere assoggettati all’Imu, anche quelli che eventualmente siano posti a 601 me-tri di altitudine. Ma se nel comune di fianco al primo, la sede municipale è situata a 601 metri di altitudine, tutti i terreni agricoli di quel co-mune, da chiunque posseduti, sarebbero esenti

dall’Imu, anche quelli che eventualmente siano posti a 250 metri di altitudine.Insomma, una rimodulazione improponibile. Giusto dunque che il Governo abbia ricono-sciuto l’errore e cerchi di correre ai ripari.

Gli impegni del Governo

Il sottosegretario all’Economia Paolo Baretta aveva informato che il Governo “sta provveden-do a una modifica delle modalità relative all’ap-plicazione del decreto legge 66/2014 relative all’Imu agricola, con l’obiettivo di rinviarne il pagamento stabilito per il 16 dicembre 2014, anche al fine di rivedere i criteri applicativi”.Importante quanto dichiarato dal ministro Maurizio Martina ad Agra Press: «Stiamo la-vorando per garantire il migliore equilibrio nell’interesse dei territori coinvolti e delle im-prese agricole, a partire dalla conferma delle esenzioni per imprenditori agricoli professiona-li e coltivatori diretti».

me, ritenendole incompatibili con la manovra di finanza pubblica. Tra queste ve ne sono due (finanziamento dei fondi a favore dell’imprenditoria agricola giovanile e dei contratti di filiera agroalimentare), che sono state ripristi-nate nel testo finale.È stata quindi prevista l’assegnazione al Mipaaf di 10 milioni per il 2015, di 24,9 per il 2016 e di altri 18,7 milioni per il 2017, da destinare allo sviluppo dell’imprenditoria giovanile e al ricambio generazionale in agricoltura, secondo quanto previsto dal Titolo I, Capo III, del dlgs n. 185 del 2000.Si tratta di mutui agevolati per gli investimenti, a tasso zero, della durata massima di 15 anni, preammortamen-to compreso, e di importo non superiore al 75% della spe-sa ammissibile, concessi alle imprese che, amministrate e condotte da un giovane imprenditore agricolo di età compresa tra i 18 e i 40 anni ovvero, nel caso di società, siano composte, per oltre la metà numerica dei soci e

delle quote di partecipazione, da giovani imprenditori agricoli di età compresa tra i 18 e i 40 anni, subentra-no nella conduzione di un’intera azienda agricola, pre-sentando progetti per lo sviluppo o il consolidamento dell’impresa attraverso iniziative nel settore agricolo e in quello della trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli.Così come sono stati ripristinati i 10 milioni per ciascuno degli anni dal 2015 al 2017 per favorire l’integrazione di filiera del sistema agricolo e agroalimentare e il raffor-zamento dei distretti agroalimentari. Il riferimento è alla promozione dei contratti di filiera e di distretto a rilevan-za nazionale con gli operatori delle filiere, finalizzati alla realizzazione di programmi di investimenti a carattere interprofessionale, in coerenza con gli orientamenti co-munitari in materia di aiuti di Stato in agricoltura, come previsto dall’art. 66 della legge n. 289 del 2002.

BANDO INAIL: PROROGA AL 15 GENNAIOIl termine per la presentazione delle domande di partecipazio-ne al bando Inail denominato Fipit (si veda Agricoltura di otto-bre 2014), per l’adeguamento alle norme di sicurezza dei trattori agricoli e forestali, originariamente previsto per il 3 dicembre, è stato prorogato al 15 gennaio 2015.

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TRASFORMAZIONE

46 DICEMBRE 2014

Agroenergie

Le attività agricole e agroindustriali gene-rano quantità significative di residui e di scarti organici di diversa tipologia, poten-zialmente utilizzabili per la produzione

di energia e di molecole ad alto valore aggiunto attraverso processi biotecnologici; la digestione anaerobica finalizzata alla produzione di biome-tano o di intermedi metabolici ne è un esempio. Nella categoria di scarti provenienti dal settore agricolo rientrano le paglie dei cereali, gli steli, le foglie e i residui in genere di varie coltivazioni industriali e ortive di pieno campo; i sottopro-dotti derivanti dalla trasformazione industriale delle produzioni vegetali e animali: sanse di olive, buccette di pomodoro e altri sfridi di lavorazione delle produzioni orticole, sottoprodotti di origine animale (sangue, carnicci, ecc.).La produzione nazionale di scarti vegetali (escluse le colture arboree e le produzioni legnose foresta-li), stimata all’anno 2011, ammonta a circa 13,3 milioni di tonnellate di sostanza secca, di cui più di 6 milioni ritenute disponibili per eventuali for-me di valorizzazione. Si calcolano, poi, circa 3,7 milioni di tonnellate di sottoprodotti derivanti

dalla trasformazione industriale delle lavorazioni vegetali (dati 2011), a cui si sommano 9,9 milio-ni di tonnellate di sottoprodotti di origine ani-male; di questi ultimi il 93% è costituito da siero di latte e similari.Ai fini della valorizzazione degli scarti organici tramite il processo di digestione anaerobica, oltre alla conoscenza delle caratteristiche merceologi-che, dei quantitativi e della diffusione nel territo-rio, è necessaria la valutazione della loro qualità attraverso l’analisi delle componenti chimiche e la misura della potenzialità in metano.Il Crpa Lab – sezione Ambiente ed Energia - ha caratterizzato chimicamente e determinato il potenziale metanigeno (BMP – Biochemical Methane Potential) di numerosi sottoprodotti dell’industria alimentare e di scarti agricoli.Il test BMP, considerato affidabile e ripetibi-le, viene eseguito secondo la norma Uni En Iso 11734:2004 e con esso è possibile misurare la produzione massima di metano ottenibile per degradazione anaerobica della sostanza organica contenuta nelle biomasse, esprimendola in nor-mal metri cubi per chilogrammo di solidi volatili (Nm3·kgSV-1).Il valore dei diversi prodotti organici varia no-tevolmente sia in termini di densità energetica, degradabilità, qualità del biogas producibile e compatibilità impiantistica.

Test e metodologia

Dal 2011 il Crpa Lab ha effettuato oltre 1.200 test BMP su scarti organici e zootecnici, sotto-prodotti dall’agroindustria, colture energetiche e rifiuti organici. Il sistema presente nel laboratorio Crpa è costituito da 48 reattori di vetro del volu-me utile di 1,35 litri posti in armadi termostati alla temperatura di 38±0,2°C (figura 1).La matrice da analizzare viene inizialmente ca-ratterizzata in termini di sostanza secca, con-tenuto organico (solidi volatili) e azoto totale. La metodica prevede l’aggiunta al reattore di

MARIANGELA SOLDANO,

MIRCO GARUTI Crpa spa,

Reggio Emilia

Per essere utilizzati convenientemente nella produzione di biometano, gli scarti organici devono essere valutati per il loro potenziale metanigeno. I test del Crpa Lab

Il valore dei sottoprodottiagricoli e agroindustriali

Fig. 1 Schema del funzionamento

del sistema per la misura del potenziale

metanigeno (BMP – Biochemical

Methane Potential) presso il Crpa Lab

47DICEMBRE 2014

un inoculo batterico che, nelle prove condot-te, è costituito dal digestato di un impianto di biogas operante in mesofilia e alimentato a soli effluenti zootecnici.I sottoprodotti agro-industriali analizzati al Crpa Lab sono suddivisibili nelle seguenti categorie:sottoprodotti di origine animale (SOA): matri-ci derivanti dalla lavorazione di prodotti animali (carnicci, grassi animali, latte e suoi derivati, san-gue, contenuto ruminale, uova e derivati, ecc.). Si tratta di prodotti con una notevole variabilità, molto ricchi di lipidi e proteine, generalmente ad elevata densità energetica, ma con potenziali pro-blemi di degradabilità ed elevata instabilità biolo-gica (il potenziale metanigeno medio su 30 cam-pioni è pari a 441,5 ± 196,2 Nm3CH4·kgSV-1);sottoprodotti dell’industria alimentare: ca-tegoria molto vasta che racchiude gli sfridi di produzione di diversi prodotti alimentari (pane, pasta, dolciumi, caffè, ecc.). I prodotti di questa categoria sono molto ricchi in carboidrati più o meno complessi, hanno un’elevata degradabi-lità, sono spesso disponibili in periodi limitati dell’anno, difficilmente conservabili per perio-di prolungati e caratterizzati da un basso livello di standardizzazione (il potenziale metanigeno medio su 40 campioni è pari a 401,5 ± 182,1 Nm3CH4·kgSV-1); scarti o residui vegetali: matrici residuali gene-rate dalla lavorazione dei prodotti ortofrutticoli, della barbabietola e dei residui colturali. Sono prodotti generalmente ricchi di frazioni fibrose, ma anche amidacei, di degradabilità mediamente elevata e basso standard qualitativo (il potenzia-le metanigeno medio su 159 campioni è pari a 321,8 ± 146,1 Nm3CH4·kgSV-1). In figura 2 sono riportati graficamente i risultati medi ottenuti dai test BMP di 229 campioni in termini di rese di metano e percentuale massima di degradabilità della sostanza organica (Fmax), parametro che permette di valutare la qualità e la stabilità della biomassa.

Si osserva che le rese in metano sono elevate, ma l’alta deviazione standard evidenzia la variabilità delle matrici dovuta alla loro diversa provenienza e composizione organica. La percentuale di ma-teriale organico degradabile negli scarti vegetali è dell’ordine del 67,2%, contro l’82,6% dei sotto-prodotti dell’industria alimentare: ciò è imputa-bile alla presenza di una elevata quantità di frazio-ni fibrose più difficilmente degradabili.La produzione cumulativa di metano di alcuni sottoprodotti analizzati è riportata in figura 3.

Conclusioni

I residui dell’industria agroalimentare sono di notevole interesse per l’alto livello di sostanza organica e l’assenza di frazioni indesiderate; ma la loro stagionalità di produzione e la notevole variabilità impongono un’adeguata conoscenza della loro composizione e del comportamento in digestione anaerobica.Ai fini della loro valorizzazione energetica tramite processi biotecnologici quali la digestione anae-robica, il Crpa Lab ne ha valutato le potenzialità attraverso l’analisi delle componenti chimiche e la misura della produzione di metano con test di digestione anaerobica in batch. I valori osservati confermano l’ottima qualità e l’elevata potenzia-lità energetica dei residui organici provenienti dal settore agricolo e dall’industria agroalimentare che risultano idonei alla conversione in biometano.

Fig. 2 Rese in metano e degradabilità massima (Fmax). Sono riportati media, deviazione standard e, tra parentesi, il numero di campioni analizzati

Fig. 3 Curve di produzione cumulativa di metano di alcuni campioni analizzati presso il Crpa Lab

48 DICEMBRE 2014

Dopo il fotovoltaico tocca alle altre fon-ti rinnovabili fare i conti con il taglio degli incentivi per gli impianti già in esercizio. Il 19 novembre scorso

è entrato in vigore il decreto del Ministero del-lo Sviluppo economico, in attuazione della legge n. 9/2014 (ex decreto “Destinazione Italia”) che stabilisce le modalità di rimodulazione degli in-centivi (certificati verdi e tariffe omnicomprensi-ve) agli impianti per la produzione di energia elet-trica da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico. Sono due le opzioni a disposizione: la prima è l’e-stensione dell’incentivazione di sette anni rispet-to al periodo residuo spettante, a fronte di una riduzione della tariffa incentivante, rimodulata a seconda del tipo di fonte rinnovabile e del pe-riodo residuo di incentivazione. In alternativa si può scegliere di continuare a godere per il periodo residuo del regime incentivante già acquisito. In tal caso, per dieci anni decorrenti dalla fine del pe-riodo incentivante, interventi di qualunque tipo realizzati sullo stesso sito non potranno accedere a ulteriori strumenti incentivanti, incluso il ritiro dedicato e lo scambio sul posto. Sono esclusi dalla nuove regole:

gli impianti per i quali il periodo di diritto agli incentivi termina entro il 31 dicembre 2014 (ovvero entro il 31 dicembre 2016 per gli im-pianti a biomasse e a biogas di potenza non su-periore a 1 mW);gli impianti incentivati ai sensi del decreto del ministero dello Sviluppo economico 6 luglio 2012 – meccanismo incentivante in vigore per gli impianti entrati in esercizio dal 1° gennaio 2013 – fatta eccezione per quelli ricadenti nel regime transitorio di cui all’articolo 30 dello stesso decreto; gli impianti incentivati tramite il cosiddetto Cip6 (provvedimento del Comitato intermini-steriale prezzi n. 6/1992).

La scelta dell’opzione di rimodulazione è facoltati-va e va esercitata con richiesta al Gse (Gestore ser-vizi energetici) entro il 16 febbraio 2015, secondo modalità pubblicate sul sito internet (gse.it). Infine, un ultimo aggiornamento sul fotovoltai-co. Lo scorso 30 novembre i titolari di impian-ti superiori a 200 kWp (kilowatt picco) hanno dovuto scegliere fra le tre opzioni a disposizione previste dalla cosiddetta “Legge spalma incentivi”. Un provvedimento che ha stravolto le tariffe in-centivanti già in vigore, con effetti deleteri per i produttori di energia elettrica a partire dal 2015. Con il nuovo anno, inoltre, cambiano le modali-tà di erogazione degli incentivi; è infatti prevista la corresponsione di rate mensili costanti pari al 90% della producibilità media annua stimata e un conguaglio entro il 30 giugno dell’anno successi-vo, in relazione alla produzione effettiva.

LUIGI CERONE

Dopo il fotovoltaico tocca alle altre fonti alternative fare i conti con il taglio delle agevolazioni per gli impianti già in esercizio. I casi di esclusione dalle nuove regole

Rimodulati gli incentivi a tutte le rinnovabili

AgroenergieNOVITÀ NORMATIVE

COME CAMBIA LA TASSAZIONE Come noto l’articolo 22, comma 1, del decreto legge n. 66/2014 (convertito con modifiche con legge n. 89/2014) stabilisce che dal 1° gennaio prossimo la cessione dell’energia elettrica pro-dotta da fonti rinnovabili non è più classificabile come reddito agrario; quest’ultimo sarà infatti determinato in modo forfet-tario, applicando il coefficiente di redditività del 25% all’am-montare dei corrispettivi delle operazioni Iva, fermo restando la possibilità di determinare quest’ultimo in maniera ordinaria. Di ciò si deve tener conto per il calcolo dell’acconto Irpef o Ires e dell’Irap. Per gli impianti incentivati con tariffa onnicomprensiva l’ammontare del corrispettivo da assoggettare a tassazione si riferirsce alla sola componente riconducibile alla valorizzazione dell’energia elettrica ceduta (prezzo di vendita), escludendo quindi la quota incentivo.

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CEREALICOLTURA

49DICEMBRE 2014

Ricerca e sperimentazione

Tredici Fondazioni bancarie, coordina-te da Cariplo, 27 milioni di finanzia-mento, 16 progetti nei comparti or-tofrutticolo, cerealicolo, vitivinicolo e

zootecnico. Sono i “numeri” di Ager, un’iniziati-va pressoché unica per budget e ricadute applica-tive, non solo nel panorama italiano. Voce fondamentale del Pil nazionale, quello agroalimentare è un comparto, la cui capacità di stare sui mercati è direttamente proporzionale al tasso di innovazione. Da qui la scelta di finan-ziare, attraverso lo strumento della “chiamata per idee” progetti di ricerca pre-competitiva. Una scelta che verrà presto replicata, visto che nel 2015 partirà Ager 2 con nuove Fondazioni e nuovi bandi. Tra i primi progetti finanziati da Ager, ben tre riguardano il grano duro, la coltura cerealicola più radicata in Italia e punto di forza del made in Italy, grazie anche a una domanda di pasta in crescita sui mercati. Qualità del prodotto, sicurezza alimentare, ma anche sostenibilità ambientale e capacità produttiva: questi i temi affrontati dai tre progetti, i cui risultati sono stati presentati a Bologna a novembre nel corso di una giornata organizzata dall’Accademia na-zionale di agricoltura.

Alto contenuto di amilosio

Coordinato da Andrea Massi della società Pro-duttori Sementi di Bologna, “From seed to pa-sta” ha scelto un approccio di filiera. Quattro i filoni di ricerca (materia prima; sicurezza ali-mentare; genomica e genetica; miglioramento genetico e agrotecnica), ma con un obiettivo co-mune: migliorare la competitività del frumento duro dalla terra alla tavola. Sono stati individuati nuovi genotipi con un elevato contenuto in fi-bra solubile (alto amilosio), in grado di ridur-re l’assorbimento del colesterolo e di svolgere un’azione preventiva sui tumori del colon-retto, e sviluppati nuovi metodi di pastificazione che preservano le sostanze antiossidanti (grazie a un processo di turboseparazione che permette di recuperare principi attivi altrimenti dispersi du-rante la molitura). Particolarmente complesso il lavoro sulla variabilità genetica per individuare genotipi con i maggiori fattori di resistenza alle malattie e quindi più stabili per quanto riguarda le rese, specie in situazioni di particolare stress, quali quelle indotte dal cambiamento climatico. Sul fronte della sicurezza alimentare sono stati individuati metodi analitici rapidi per la deter-minazione delle micotossine, mentre per la parte

A cura della REDAZIONE

Al traguardo i progetti Ager. Tre riguardano il grano duro e la filiera della pasta, punto di forza del made in Italy

Sostenibilità e innovazioneper un prodotto strategico

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CEREALICOLTURA

50 DICEMBRE 2014

Ricerca e sperimentazione

agronomica, il progetto ha permesso di mette-re a punto tecniche di gestione a basso impat-to ambientale. All’iniziativa hanno partecipato l’Università della Tuscia di Viterbo, Cra Qce di Roma, Ispa Cnr di Bari,  Università di Parma, Università di Bologna, Istituto di genomica ap-plicata, Parco tecnologico padano e  Cimmyt.

Gli effetti della Co2 e la gestione dell’azoto

Non tutte le varietà di frumento duro rispon-dono allo stesso modo ad elevate concentrazioni di CO2. Lo ha dimostrato il progetto di ricerca “Durum wheat adaption to global change” co-ordinato da Luigi Cattivelli del Cra-Centro di ricerca per la genomica vegetale di Fiorenzuola

d’Arda (Pc) con la par-tecipazione di Cnr Ibi-met di Firenze ed Enea, oltre al centro Cra di Foggia. Il progetto ha permesso di simulare per la prima volta in campo aperto (non in serra) lo scenario che i climatologi ritengono ormai ineluttabile al 2050, quando la con-centrazione di CO2 passerà dalle attuali 400 a 550 ppm, (par-ti per milione, ndr). Come? Grazie a un’in-frastruttura dotata di ugelli e sensori in grado

di mantenere la concentrazione desiderata del gas su una certa area senza nessuna barriera: una novità assoluta per l’Italia. Dodici le varietà di frumento duro monitorate per due cicli vegeta-tivi (2011/2012 – 2012/2013), scelte tra quelle più diffuse sul mercato, insieme ad alcune va-rietà storiche (quali Senatore Cappelli, Creso e Ofanto). Alcuni risultati erano attesi, come l’aumento della produttività o la diminuzione del contenuto proteico in genere e di quello di glutine in particolare. Non era attesa invece la diversità di risposta tra le varietà esaminate: dal +5% al +25% per quanto riguarda la produttivi-tà e da 0 a -12% per le proteine. Poiché proteine e glutine incidono direttamente sulla maggiore o minore collosità della pasta e sulla sua tenuta in cottura, l’industria sementiera potrà ora indiriz-zarsi verso le varietà più idonee alla pastificazio-ne per il futuro. Il terzo progetto “Sostenibilità produttivo-am-bientale, qualitativo ed economica della filiera frumento duro”, coordinato da Giuliano Mosca dell’Università di Padova (con gli Atenei di Tera-mo, Parma e Firenze), ha dimostrato che è pos-sibile aumentare fino al 70% l’efficienza d’uso dell’azoto, riducendo la dispersione in ambiente e massimizzando il vantaggio per la pianta e il prodotto finale, grazie all’agricoltura di precisio-ne. L’azoto è il fattore più importante dal punto di vista produttivo, ma anche quello più impat-tante sull’ambiente. Diverse le possibilità. Si va dal satellite, che permette di realizzare mappe di zone omogenee per fertilità, a indicatori ottici, per rilevare lo stato di salute della pianta attra-verso la colorazione fogliare e attuare concima-zioni mirate. Ma non solo: lo studio ha permesso di valutare su cinque varietà di grano duro quando e come somministrare l’ultima dose di azoto, quella fondamentale ai fini della qualità finale del pro-dotto. E sempre in tema di qualità, declinata in chiave di sostenibilità ambientale, il progetto ha sperimentato il Nir, uno strumento applica-to alla mietitrebbia, per misurare già in fase di raccolta umidità, proteine, glutine e amido delle spighe. Con evidenti vantaggi per l’agricoltore al momento del conferimento sul mercato.

Oltre alla Fondazione Cariplo hanno aderito ad Ager, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e le Fondazioni delle Casse di Risparmio di Bologna, Parma, Padova e Rovigo, Cuneo, Modena, Teramo, Trento e Rovereto, Udine e Pordenone, Venezia, Ferrara e Vercelli. Info: progettoager.it

L’ACCADEMIA DI AGRICOLTURA RIPARTE DAL CIBO L’atto di nascita risale al 1807 quando, in piena età napoleoni-ca, il conte Filippo Re, professore di agraria e rettore dell’Univer-sità di Bologna, fondò un istituto per promuovere la moderniz-zazione dell’agricoltura bolognese. Ora l’Accademia nazionale di Agricoltura si propone con un ambizioso programma di divulgazione. «Vogliamo dare il nostro contributo basato sulla ricerca scientifica – ha spiegato il presidente Giorgio Cantelli Forti presentando il calendario di iniziative 2015 – il 35% dei fat-tori di rischio delle malattie sono legati all’alimentazione, il 30% al fumo. Quindi lavorare sull’alimentazione é la strada giusta per dare più salute alla nostra popolazione». Il 20 aprile l’Accade-mia inaugurerà la nuova sede con la presentazione dell’archi-vio storico e di una biblioteca forte di 20 mila titoli.Info: accademia-agricoltura.it

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A cura di MARIA TERESA SALOMONI, Proambiente, Tecnopolo Cnr, Bologna e NICOLA DI VIRGILIO, Ibimet - Cnr, Bologna

Novità dalla ricerca

OPERATORI AGRICOLI E SCIENZIATI HANNO UNA VISIONE DIVERSA SUI CAMBIAMENTI CLIMATICIUno studio condotto in Usa su 6.795 operatori del settore agrico-lo nel 2011-2012 ha messo in evidenza la diversa percezione tra agricoltori e scienziati sui cambiamenti climatici e le loro princi-pali cause. La maggior parte degli scienziati riconoscono che i cambiamenti sono in atto e li attribuiscono alle attività umane. Solo una piccolissima parte degli agricoltori, però, li attribuisco-no a cause antropiche. Circa il 30 % comunque dichiara di non vedere gli effetti di tali mutamenti. La non sinergia tra scienziati e agricoltori diminuisce l’efficacia nell’adozione di pratiche di adattamento e mitigazione. La sfida per il futuro è nel comuni-care i dati climatici in maniera meno politica e più pratica nei confronti degli operatori del settore, al fine di favorire di strategie di adattamento e mitigazione a lungo termine.

Titolo originale: Agricultural stakeholder views on climate chan-ge: Implications for conducting research and outreach Autori: Linda Prokopy et al. Fonte: Bulletin of the American Meteorological Society, Novem-ber 2014

L’ILLUMINAZIONE A LED RIDUCE I CONSUMI NELL’ORTICOLTURA IN SERRAIl settore dell’orticoltura è importante per l’economia olandese: il valore delle esportazioni di prodotti orticoli attualmente am-monta a circa 16 milioni di euro. Pur avendo raggiunto produ-zioni di qualità sicure e a basso impatto, il consumo di energia è ancora molto elevato, ed è in effetti responsabile per il 10% del consumo nazionale di gas. Il maggior problema è l’energia ne-cessaria per l’illuminazione. Alcuni ricercatori presso l’Università di Wageningen in Olanda sono forti sostenitori dell’illuminazione a Led nell’orticoltura in serra. Prove effettuate stimano che con un uso intelligente delle lampade a Led si può ottenere un risparmio energetico fino al 50%. I Led hanno anche altri vantaggi rispetto alle luci attualmente utilizzate (lampade al sodio ad alta pressio-ne), come la possibilità di cambiare il colore, la posizione della sorgente rispetto alla pianta e l’intensità della luce, consentendo di utilizzare illuminazione in modo più efficiente e avere anche un effetto sulla qualità dei prodotti.

Titolo originale: Led lighting can significantly reduce energy con-sumption in greenhouse horticulture Autore: Wageningen University and Research Centre Fonte: sciencedaily.com, retrieved 31 october 2014

IL RIPRISTINO DELLE ZONE UMIDE PUÒ RIDURRE LE EMISSIONI DI ANIDRIDE CARBONICAA livello mondiale, la bonifica di zone umide specialmente di paludi e torbiere con suoli ricchi di sostanza organica, oltre a eli-minare l’habitat per molte specie vegetali ed animali, ha crea-to problemi di subsidenza dei suoli e contribuito ad aumentare le emissioni di CO2. Rispristinare le zone umide potrebbe essere una soluzione di ingegneria ambientale per poter ridurre questi due fenomeni. Uno studio ha monitorato i flussi di carbonio e me-tano per diversi anni su mais e pascolo su zone bonificate con-frontandoli con una zona umida ricostituita. I siti drenati si sono comportati come emettitori di CO2, mentre le aree ricostituite si sono comportate come immagazzinatori di CO2, ma allo stesso tempo con alte emissioni di metano, gas con un potenziale ad effetto serra venti volte maggiore della CO2. I ricercatori hanno scoperto come l’aumento delle emissioni di metano sia correlata al modo in cui si sviluppa la vegetazione, e quindi potenzialmen-

te minimizzabile con una adeguata pianificazione nel momento della ricostruzione delle aree umide.

Titolo originale: Agricultural peatland restoration: effects of land-use change on greenhouse gas (CO2and CH4) fluxes in the Sa-cramento-San Joaquin Delta Autore: Sara Helen Knox et al. Fonte: Global Change Biology, 2014

MIGLIORAMENTO GENETICO: IMPARARE DALLE PIANTECOME SI COLTIVA SU TERRENI MOLTO SALINI Una grande porzione di terreni agricoli negli anni diventano inu-tilizzabili a causa dell’aumento della salinità nel suolo dovuto a cambiamenti climatici e ad altri fattori antropici. In un articolo pubblicato su Cell Press Journal Trends in Plant Sciences un grup-po di ricercatori ha proposto un nuovo approccio nei programmi di miglioramento genetico per le piante resistenti alla salinità. Ne-gli ultimi anni molte ricerche hanno studiato i processi fisiologici delle piante naturalmente affini o resistenti ad alte concentrazio-ni di sale nel suolo. Queste piante depositano il sale che prele-vano dal terreno in strutture esterne simili a palloncini, formando delle vesciche di sale. Capire i meccanismi genetici in grado di attivare questi processi potrebbe aggiungere una dimensione nuova e molto promettente per la coltivazione in terreni molto salini.

Titolo originale: Salt bladders: do they matter? Autore: Sergey Shabala et al. Fonte: Trends in Plant Science, 2014

BREVETTATO UN NUOVO PROCESSO PER LA DETOSSIFICAZIONE DEL GLUTINEUna dieta senza glutine per tutta la vita è obbligatoria per chi è celiaco. Il fatto che quest’obbligo sia di solito molto difficile e condizionante per la vita dei celiaci, spinge alla ricerca di nuo-ve strategie. È stato messo a punto presso l’Università di Agraria di Foggia un nuovo metodo per la detossicazione del glutine, la proteina presente nei cereali responsabile della intolleranza da parte dei celiaci. Il brevetto è basato su un procedimento in gra-do di modificare le proteine del glutine con il trattamento della farina con un particolare enzima, evitando così l’innesco della cosiddetta cascata infiammatoria nei soggetti celiaci. Saranno necessari studi clinici per dimostrare l’efficacia del trattamento su pazienti a scala allargata.

Titolo originale: Reintroduction of gluten following flour transamida-tion in adult celiac patients: a randomized, controlled clinical study Autore: Mazzarella G. et al. Fonte: Clin Dev Immunol, 2012.

Banz

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51DICEMBRE 2014

UNA STORIA SECOLARE

52 DICEMBRE 2014

Biodiversità

Il terremoto, soprattutto se devastan-te come quello del 2012 in Emilia, è un evento sconvolgente sul piano fisico, ma anche e soprattutto su quello psicologico.

Si teme che quella storia che si è sedimentata sulle nostre terre per secoli venga spazzata via per sempre. Per questo ci si aggrappa a tutti i punti fermi che sono in grado di confermarci nella nostra “identità”. Forse è proprio per questo che un manipolo di ardimentosi ha deciso di salvare, da fine certa, la Pellegrina, tipica uva della Bassa Modenese. Stimolati dall’idea del giornalista enogastrono-mico Roberto Martinelli nel verificare che fine avesse fatto quel “vinello” che ogni agricoltore custodiva gelosamente, Antonio Previdi, oste della Trattoria Entrà di Finale Emilia, con una particolare attenzione per le produzioni minori

(per quantità, ovvio!) lancia una sfida sul suo territorio coinvolgendo la prima cantina di San Felice sul Panaro, l’azienda agricola Vita, e al-cuni agricoltori dei dintorni che ancora possie-dono qualche pianta di Pellegrina.Nel 2008, da circa due quintali d’uva, escono le prime bottiglie di Pellegrina, bianco frizzante, che porta al collo un cartoncino che spiega in sintesi perché quella bottiglia esiste: “La risco-perta del vino Pellegrina non è casuale. I ricor-di della memoria lambiscono l’infanzia di molti anni fa quando i contadini di primo mattino trovavano il piacere di bere vino bianco, disse-tante e ricco di sali minerali. La curiosità è stata la guida per ricercare questo vino sconosciuto e ormai scomparso dalle tavole, nonostante la sua storia risalga al XVI sec., quando era noto col nome di Spergola...”.

Una discussa identità con la Spargolina

In effetti l’analisi bibliogra-fica in passato aveva portato a concludere che Pellegrina fosse sinonimo di Spergola nel Modenese, ma la curiosità e la disponibilità di mezzi di iden-tificazione varietale più efficaci rispetto al passato hanno por-tato a riesaminare la questio-ne: grazie ad un progetto re-gionale, coordinato dal Crpv, finalizzato allo studio del ger-moplasma viticolo locale, si è voluta verificare meglio questa sinonimia. L’identità tra Spargolina e Pel-legrina fu suggerita da Mare-scalchi e Dalmasso, che nella loro “Storia della vite e del vino” (1937), riprendono al-cune parti dell’opera di Vin-

MARISA FONTANAEnologa

ILARIA FILIPPETTI, CHIARA PASTORE

DipSA - Università di Bologna

È coltivata in vecchi vigneti della Bassa modenese. Il vitigno è caratterizzato da elevata acidità e gradazione contenuta: tutti elementi per un frizzante di successo

Dall’uva Pellegrina il vino di viandanti e marinai

Accessioni di Barbesino,

Spergola e Pellegrina messe

a confronto per la morfologia

di foglia e grappolo

Barbesino Spergola Pellegrina

Font

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53DICEMBRE 2014

cenzo Tanara che trattano di una varietà detta Pomoria o Pellegrina che “fa vino brusco, pic-ciolo e dura assai” (Tanara, 1644) e dicono che questa varietà “è citata da Froio come uva Bolo-gnese; oggi si trova sui colli Reggiani una Spar-golina o Pellegrina”. Quindi l’assimilazione tra i vitigni Spergola e Pellegrina è relativamente recente, visto che Tanara si era limitato a citare una “Pomoria, over Peregrina” il cui vino in effetti ha tutte le caratteristiche della Pellegrina vinificata in purezza di oggi. Nel 1927 la rivista L’Italia Agricola riporta, tra i vitigni coltivati nelle province di Modena e Reggio, “La Pellegrina coltivata nella bassa ver-so il confine bolognese, col suo vinetto agro ma serbevolissimo, ottimo per dissetare se allunga-to con acqua”. La Spargolina, invece, viene col-locata al colle e in particolare come ingrediente per i vini di Scandiano, Casalgrande e Albinea. La descrizione del vino è perfettamente con-frontabile con i ricordi degli agricoltori più an-ziani di Finale Emilia e dintorni. Andando più indietro nel tempo, il conte di Rovasenda (1877) cita una Spargoletta bianca, coltivata a Sassuolo di Modena, e una Pellegrina o Pissotta fra le uve bianche di Mirandola, senza indicare relazioni tra queste varietà. Questo po-trebbe ragionevolmente far supporre che esisteva un’uva di colle, forse riconducibile a Spergola, che nulla aveva a che spartire con la Pellegrina. Il contributo all’ampelografia modenese di Ma-lavasi (1879), poi, ritrae due vitigni ben diffe-renziati descrivendo Spergolina (Spargolina?) e Pellegrina (Pissotta). In merito alla Spergolina, tra l’altro, si legge che “Poche piante sono state recentemente importate da Scandiano. Matura in settembre: è ferace e l’uva ritiensi ottima da vino…”, offrendoci un appiglio per affermare che la Spergola reggiana e la Spergolina sono ve-rosimilmente la stessa cosa.L’analisi ampelografica e quella ampelometri-ca eseguite sulle foglie di Spergola e Pellegri-na hanno mostrato parecchi elementi comu-ni, tanto da giustificare gli equivoci insorti tra gli ampelografi del passato (foto nella pagina precedente). Tra l’altro l’analisi comparata tra diverse accessioni ha evidenziato una elevata probabilità di identità tra Spergola e Barbesi-no, una “varietà” Piacentina, e una similitudi-ne molto elevata tra Spergola e Pellegrina (vedi dendogramma sopra). La dimensione degli aci-ni e la quantità di pruina, invece differenzia-no nettamente Spergola e Pellegrina. A questo punto l’analisi genetica, realizzata presso il Di-partimento di Scienze Agrarie dell’Università di

Bologna, ha consentito di dirimere la questione decretando la diversità tra le due accessioni, che ora possono assurgere al ruolo di varietà distin-te, mentre ha confermato la probabile sinoni-mia tra Barbesino e Spergola.

Nel 2013 a dimora mezzo ettaro

Ad oggi la Pellegrina è presente su pochissimi metri quadrati in vecchi vigneti della Bassa Modenese e viene vinificata dall’azienda Vita che raccoglie le uve dei vari agricoltori e che nel 2013 ha messo a dimora circa mezzo ettaro di vigneto prelevando le marze dai vigneti più vecchi per evitare di perdere i biotipi locali fino ad ora conservati esclusivamente in situ. Dall’incontro con Giovanna Guidetti, dell’O-steria la Fefa di Finale Emilia, e il suo amico Luigi, architetto-cameriere che raccoglie tra i tavoli storie e aneddoti, è emerso che la Pelle-grina porterebbe quel nome perché era il vino dato ai pellegrini di passaggio in quelle zone, mentre il sinonimo Pissotta sarebbe da mette-re in relazione con le proprietà diuretiche del vino. In effetti l’elevata acidità del vino potrebbe ricondurci agli usi e costumi di viandanti e marinai del passato, che usavano l’aceto come disinfettante anche per le acque, spesso non po-tabili, oppure all’atteggiamento fraudolento di molti osti che facevano assaggiare vini buoni e poi mescevano prodotti di qualità decisamen-te inferiore agli avventori dei loro locali. Ce lo testimoniano Gurgand e Barret, autori del libro “Alla conquista di Compostela” (2000): “All’arrivo gli osti vendono ai pellegrini dei ceri fatti di grasso di capra, mettono dell’acqua nei boccali prima di versarvi il vino, usano botti a doppio fondo in modo da servirgli vino diverso da quello che gli si è fatto assaggiare, ma appa-rentemente della stessa provenienza...”. Questo non deve spaventare, oggi la tecnologia in cantina è ben diversa, ma le caratteristiche del vitigno sono elevata acidità e sapidità e gra-dazione contenuta, tutti elementi che possono fare della Pellegrina un frizzante di successo.

Baresino + Mossi

Spergola

Pellegrina Bonfatti vera

Verdea

Verdea Mossi

Bervedino

Bianchetta Diolo

Bianchetta Bacedasco

95 85 75

9487,3

84,2

81,8

78

89,9

86,6

Dendrogramma risultante dal confronto tra foglie di diverse accessioni: Spergola e Barbesino sono oltre la soglia minima di probabile identità (93), mentre Spergola e Pellegrina non raggiungono la soglia di elevata somiglianza (88)

MIGLIORAMENTO GENETICO

54 DICEMBRE 2014

Biodiversità

Diverse zone viticole della nostra peni-sola si distinguono per una buona do-

tazione in elementi della ferti-lità. Questa si ripercuote sulla spinta vegetativa delle piante che, anche in aree collinari e prive di irrigazione, presen-tano molto spesso eccessi di vigore e devono essere sotto-poste annualmente a costosi interventi di cimatura.A partire dalla fine degli anni ‘80 l’allora Istituto di colti-vazioni arboree (ora Dipar-timento di Scienze agrarie) dell’Università di Bologna ha attivato un programma di mi-glioramento genetico per la creazione di nuovi portinnesti capaci di controllare lo svilup-po vegetativo delle viti.

Materiali e metodi

Nel vigneto sperimentale dell’U-niversità di Bologna, intorno agli anni ‘90, sono state otte-nute diverse piantine da seme a partire da una collezione di piante-madri. Alcune di queste

ottenute dalla libera impolli-nazione dei portinnesti più co-muni (325R, 41B, Teleki 5C, Teleki 8, Kober 5BB, Cosmo 2, 1202 C e Binova); altri invece provenienti da autofeconda-zione della cultivar Binova (V. berlandieri x V. Riparia). A que-sti ultimi semenzali è stata data maggiore attenzione in quanto l’autofecondazione (inbreeding) determina spesso una riduzione di vigoria.Nel 1991 le plantule ottenute dalla germinazione dei vinac-cioli, e ritenute più interes-santi ai fini della ricerca, sono state trasferite su un bancale dedicato all’aperto e, nell’an-no successivo, fertirrigate al fine di assicurarne il giusto sviluppo e avviate a una fase di pre-selezione. Quest’ultima è stata effettuata in base alla valutazione della vigoria delle giovani piantine e eliminando tutti i semenzali eccessivamen-te deboli o apparentemente dotati di eccessivo sviluppo vegetativo rispetto alla media. Con questa pre-selezione il numero dei semenzali di Bino-

va mantenuti in prova è stato ridotto a 41 individui.Successivamente è stata ope-rata una selezione in base alla capacità rizogena: le talee ot-tenute dai 41 semenzali sono state sistemate in un bancale di radicazione registrandone il numero di radici primarie e secondarie per talea. Nel 1993 il numero dei semenzali è sta-to ridotto quindi a 5 accessio-ni, rispettivamente identifica-te con le sigle Bina7, Bina25, Bina38, Bina50 e Bina74.

La selezione

A partire dal 1994 le piante-madri autoradicate ottenute dalle 5 accessioni da autofe-condazione di Binova sono state sottoposte ad una sele-zione articolata che ha coin-volto diversi aspetti. L’innesto con Sangiovese 12T e con al-tre importanti varietà da vino e da tavola (Cabernet Sauvi-gnon, Chardonnay, Moscato d’Amburgo) ha dato origine a percentuali ottimali di succes-so permettendo di verificare la loro buona affinità di innesto.In seguito è stata testata la loro resistenza al calcare compa-rando il comportamento del Sangiovese 12T innestato sulle cinque accessioni di portinne-sti selezionati con quello dello stesso Sangiovese 12T innesta-to sui più diffusi portinnesti commerciali (420A, 161/49C, 157/11C, SO4, 779P, 1103P

ILARIA FILIPPETTI,GIANLUCA ALLEGRO, GABRIELE

VALENTINI, EMILIA COLUCCI, CESARE INTRIERI

DipSA - Settore Viticoltura Università

di Bologna

Si tratta di Star 50 e Star 74. Le prove hanno dimostrato che la qualità dell’uva selezionata non viene pregiudicata. Si potranno così evitare costosi interventi di cimatura

Frenata la vigoria della vite da due nuovi portinnesti

Nota per le tabelle: per colonna, i valori

contraddistinti da lettere diverse sono

statisticamente diversi per P = 0,05.

TAB. 1 - VALUTAZIONE IN BANCALE DELL’INDICE SPAD DELLE FOGLIE DI SANGIOVESE INNESTATO SUI PORTINNESTI IN PROVA (MEDIA 1995-1997)

Portinnesto Indice SPAD bancale “controllo”

Indice di SPAD bancale “trattato”

STAR 50 21,9 a 21,6 a

STAR 74 23,6 a 23,1 a

420A 22,3 a 23,0 a

161/49C 22,7 a 22,7 a

SO4 23,4 a 20,6 a

55DICEMBRE 2014

e 110R). Per le prove di re-sistenza al calcare sono stati allestiti due bancali: uno di “controllo” con un contenuto di calcare totale pari al 14,5% (calcare attivo 1,1%) e uno “trattato” ovvero caratterizza-to da una contenuto di calcare totale del 30,5% (calcare atti-vo del 17,7%).Sulle piante di Sangiovese sono state condotte nell’ar-co di tre anni (1995, 1996 e 1997) le analisi non distrutti-ve sul contenuto in clorofilla presente nelle foglie, utiliz-zando la strumentazione Spad al fine di mettere in evidenza l’eventuale presenza di tessuti clorotici imputabili al portin-nesto.L’indice Spad consente di stimare il contenuto in clo-rofilla tramite il rilevamento della trasmittanza fogliare a due lunghezze d’onda (650 nm e 940 nm) e può essere utilizzato indirettamente an-che come indicatore del con-tenuto azotato della pianta. Tale rilevamento non richiede l’asportazione delle foglie, in quanto lo strumento utilizzato è di piccole dimensioni ed è in grado di lavorare direttamente in campo.I valori relativi all’indice Spad sono compresi tra 0 e 70 e, per quanto riguarda le foglie di vite, valori superiori a 20 sono da considerare normali e non limitanti, in quanto cor-rispondenti ad un contenuto in clorofilla superiore a 20 μg/

cm2. Le letture effettuate con lo strumento sulle foglie in posizioni mediana e apicale del germoglio non hanno però messo in evidenza alcun in-giallimento o clorosi. A questo punto le barbatelle di Sangiovese innestate sulle cinque accessioni e sui por-tinnesti commerciali sono state messe a dimora in un campo sperimentale secondo uno schema con due blocchi randomizzati (ciascuno con 4 piante per ogni combinazione di innesto), con sesti di 1,25 x 2,80 m e potate a cordone speronato con 9 speroni di 2 gemme/ceppo. Nel triennio 2001-2003 le piante sono sta-te sottoposte ad indagini di valutazione della quantità e qualità delle loro uve.

Risultati ottenuti e conclusioni

Per semplicità sono presen-tati solo i risultati relativi a Bina50 (adesso denomina-to Star 50) e Bina74 (adesso denominato Star 74) che nei tre livelli di selezione hanno presentato i risultati più in-teressanti a confronto con tre portinnesti commerciali usati come controllo (SO4, 420A e 161/49C).

Analisi Spad. I dati medi del triennio 1995-1997 hanno messo in evidenza che anche nel bancale “trattato” (17,7% di calcare attivo) i valori stru-mentali dello Spad (tabella 1) indicano assenza di clorosi e una normale dotazione di clo-rofilla dei tessuti fogliari, sti-mabile in non meno di 20 μg per cm2.Comportamento produttivo e vigoria. Si evince dalla tabel-la 2 che il numero dei grappoli prodotti per metro dal San-giovese innestato su Star 50 e su Star 74, è decisamente più basso rispetto a quanto rileva-to nel Sangiovese innestato su SO4 e su 420A.

Apice di giovane germoglio e pagina superiore di foglia adulta del portainnesto Star 74

Apice di giovane germoglio e pagina superiore di foglia adulta

del portainnesto Star 50

DipS

A/Un

ibo

DipS

A/Un

ibo

TAB. 2 - NUMERO DI GERMOGLI, NUMERO DI GRAPPOLI, FERTILITÀ E PESO DEL LEGNO DI POTATURA DELLE PIANTE DI SANGIOVESE INNESTATE SUI PORTINNESTI IN PROVA (MEDIA 2001-2003)

Portinnesto Germogli (n/metro) Grappoli (n/m) Fertilità

(grappoli/germoglio)Peso del legno

di potatura (kg/m)

STAR 50 15,5 a 16,6 b 1,07 b 1,28 b

STAR 74 15,5 a 19,7 b 1,27 b 0,91 b

420A 15,5 a 26,3 a 1,69 a 1,97 a

161/49C 15,0 a 20,8 b 1,39 b 1,85 ab

SO4 16,8 a 27,7 a 1,65 a 2,12 a

MIGLIORAMENTO GENETICO

56 DICEMBRE 2014

Biodiversità

Star 50 e Star 74 hanno anche esercitato, rispetto a 420A ed SO4, un maggiore controllo della produzione del legno nel-le piante innestate (tabella 2 a pagina 54). Per quanto riguarda le rese (ta-bella 3), la minore fertilità del Sangiovese su Star 50 e Star 74 ha determinato una produzio-ne bilanciata e contenuta (4,54 e 5,61 kg/metro rispettivamen-te), mitigando così l’eccessiva produttività del Sangiovese so-prattutto su 420A (8,17 kg/me-tro) e su SO4 (9,64 kg/metro). Parametri qualitativi. Il San-giovese su Star 50 e su Star 74 (tabella 4) ha dato origine ad uve rispettivamente con 20,5 e 21,2°Brix, valori superiori, a quelli riscontrati nelle uve di Sangiovese innestato sugli altri portinnesti. Il pH e l’acidità titolabile dei mosti non hanno presentato differenze tra le di-verse combinazioni di innesto. Le attività svolte dal 1990 ad oggi hanno permesso di sele-zionare due portinnesti in gra-do di contenere la vigoria sul vitigno Sangiovese, senza pre-

giudicare la qualità dell’uva. I nuovi portinnesti Star 50 e Star 74 (foto a pagina 57) sono già omologati e attualmente in fase di premoltiplicazione.

Il quadro attuale

L’ultimo aggiornamento del Registro nazionale delle Va-rietà di Vite (Mipaaf, 2013) ha riportato che sono 37 i vi-tigni portinnesto i cui cloni sono omologati in Italia, ma un’indagine storica sull’attività vivaistica viticola (Vivaio Eno-tria, 2013), ha indicato che

ancora nel 2011 oltre il 90% delle talee da innesto prodotte nel nostro Paese apparteneva-no ad appena 9 cultivar, prove-nienti da incroci interspecifici tra le specie pure americane V. riparia, V. rupestris e V. berlan-dieri. Secondo tale indagine i portinnesti più utilizzati ap-partengono al gruppo di ibri-dazione V. berlandieri x V. ripa-ria (Kober5BB, 125AA, 420A, SO4, 161/49C), seguito dal gruppo V. berlandieri x V. ru-pestris (1103P, 110R, 140R). Questi portinnesti, quasi tutti prodotti nella prima metà del secolo scorso, sono stati sele-zionati con lo scopo principale di resistere agli attacchi della fillossera. Tuttavia i costitutori hanno preso in considerazione anche altri importanti caratte-ri, quali la capacità di radica-zione delle talee, la compatibi-lità con il nesto e la tolleranza ai terreni calcarei e a quelli siccitosi. Per un lungo perio-do, e specialmente in Italia, è stata trascurata la creazione di nuovi portinnesti nei quali la resistenza alla fillossera, al calcare e alla siccità dovrebbe attualmente essere integrata da altri requisiti, in particolare una buona capacità nanizzante e una più spiccata resistenza a carenza idrica conclamata de-rivante dai cambiamenti cli-matici.

TAB. 3 - PESO MEDIO GRAPPOLO E PRODUZIONE DELLE PIANTE DI SANGIOVESE INNESTATE SUI PORTINNESTI IN PROVA (MEDIA 2001-2003)

Portinnesto Peso medio grappolo (g)

Produzione (kg/m)

Indice di Ravàz (peso produzione/peso

legno)

STAR 50 273,5 a 4,54 b 3,55 a

STAR 74 284,7 a 5,61 b 6,16 b

420A 310,9 a 8,17 a 4,14 a

161/49C 301,4 a 6,27 ab 3,39 a

SO4 348,3 a 9,64 a 4,54 a

TAB. 4 - PARAMETRI QUALITATIVI DELLE UVE PRODOTTE DALLE PIANTE DI SANGIOVESE INNESTATE SUI PORTINNESTI DELLE PIANTE IN PROVA (MEDIA 2001-2003)

Portinnesto Solidi solubili (°Brix) pH Acidità titolabile (g / L)

STAR 50 20,5 ab 3,37 a 7,92 a

STAR 74 21,2 a 3,39 a 7,52 a

420A 19,5 b 3,38 a 8,59 a

161/49C 20,0 ab 3,43 a 8,00 a

SO4 20,1 ab 3,40 a 8,18 a

DipS

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MANIFESTAZIONI

57DICEMBRE 2014

Meccanizzazione

Con oltre 235mila visitatori e un sonoro +20% sulla precedente edizione, Bolo-gna Fiere e Unacoma hanno archivia-to, tra champagne e sorrisi, Eima In-

ternational 2014. Al di là dei numeri, però, cosa ci lascia questa fiera? Senza dubbio sono emersi, dalla “cinque giorni” bolognese, alcuni interes-santi spunti di riflessione, utili per capire dove sta andando la meccanica agricola e quali tendenze si preparano per il futuro. Proviamo a mettere in fila qualche idea.

Globalizzazione: i nuovi competitor

In una grande manifestazione internazionale, come è indubbiamente Eima, si possono vede-re con ancor più chiarezza gli effetti del mercato globalizzato. Chiaro, per esempio, il tentativo dei più importanti costruttori mondiali di uniforma-re e standardizzare il proprio prodotto, per riusci-re a venderlo in tutti i continenti. Va in questo senso la scelta di Agco di lanciare le “global se-ries” Massey Ferguson, ovvero uno standard di trattore che sia adatto tanto al risicoltore indiano quanto all’allevatore gallese o all’orticoltore ita-liano. Presentata proprio all’Eima, la serie globale è totalmente meccanica, cambio compreso, ed è, ovviamente, molto competitiva sul prezzo.

Tuttavia globalizzazione vuol dire anche arrivo di nuovi costruttori. Si aspettava, per esempio, lo sbarco in grande stile di Lovol Foton, ma il co-losso cinese della meccanica agricola era presente soltanto con uno stand dimesso. È probabile, a questo punto, che aspetti la fiera di Hannover (autunno 2015) per annunciare il suo ingresso da protagonista sui mercati europei. Il fatto di aver creato un centro di ricerca e sviluppo nel Bolo-gnese, affidandosi a tecnici italiani di primo pia-no, fa capire che l’intenzione sia quella.A proposito di asiatici alla conquista dei mercati occidentali, si sono visti i primi effetti della nuo-va strategia di Kubota, che per sfondare in Eu-ropa sta realizzando uno stabilimento nel nord della Francia. I suoi modelli di alta potenza, da 130 a 170 cavalli, hanno un design e caratteristi-che senz’altro europee: motore quadricilindrico, cambio powershift o a variazione continua, pon-te e cabina sospesi, distributori elettronici. A par-tire dal 2015 sarà un concorrente agguerrito per i marchi storici del vecchio e nuovo continente. Fra i marchi meno noti, segnaliamo poi la pre-senza dei coreani Kioti, in vendita da tempo nel nostro Paese, e dei turchi della Armatrac, un co-struttore che nel giro di dieci anni ha prodotto e messo in campo 32mila trattori, ne costruisce 6mila all’anno e ha uno stabilimento con poten-zialità più che doppie. Assai diffuso in nord Afri-

OTTAVIO REPETTI

Non solo visitatori ed espositori per la fiera bolognese. I segnali in arrivo dal mercato e le realtà internazionali emergenti che si affiancano ai costruttori di casa nostra

Chiude Eima tra grandi numeri e nuove tendenze

Foton, colosso cinese, si prepara ad entrare nelmercato europeo

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MANIFESTAZIONI

58 DICEMBRE 2014

Meccanizzazione

ca e Medio Oriente e già presente in Germania e Regno Unito, sta cercando un partner per i mer-cati francese e italiano e potrebbe averlo trovato proprio all’Eima.

Aggregazione: più forti e competitivi Rispondere a sfide da parte di colossi internazio-nali di questo calibro non è facile e di certo la di-mensione media dell’impresa italiana non aiuta a farlo. Forse c’è anche questo alla base del fenome-no di accorpamenti cui si sta assistendo in questi anni. Assieme, ovviamente, agli effetti di una crisi che non accenna a ridursi (i dati sulle immatrico-lazioni di macchine agricole restano negativi, an-che nei primi dieci mesi del 2014, come riportato nel precedente numero di Agricoltura). Ancora una volta, l’Eima è una vetrina fedele di questi fenomeni. Hanno fatto il loro debutto, per esem-pio, la Feraboli in versione Maschio-Gaspardo e Tonutti-Wolagri nella famiglia B-group. Procediamo con ordine. Maschio, fino a venti

anni fa soltanto un costruttore di macchine agri-cole, per quanto di stampo internazionale, ha dato il via a una campagna acquisti che lo ha por-tato, in breve tempo, a rilevare prima la Gaspardo (1994) e, negli ultimissimi anni, Unigreen, nome storico degli irroratori, e infine Feraboli, costrut-tore mantovano di macchine per fienagione. Gli ultimi accordi riguardano Moro, altro nome sto-rico dell’agricoltura italiana, e Friuli Sprayers, che produce irroratori di vario tipo. Storia in qualche modo simile per la pugliese B Group, fondata alla fine degli anni Cinquanta da Luigi Blasi e che oggi raggruppa, accanto al proprio marchio Projet, nomi come Tanesini, Rimeco e Bargam. L’ultima acquisizione è, come anticipato, la Tonutti-Wolagri, marchio di pri-mo piano nella fienagione. Sono soltanto due esempi di una tendenza gene-rale: i piccoli costruttori indipendenti si arrendo-no alla crisi oppure alle difficoltà di un mercato fatto di colossi e preferiscono passare la mano piuttosto che dover chiudere. Servirà forse a crea-re un’industria di settore più forte e competitiva,

Sopra, da Bossini una botte

per liquami montata su autocarro per trasporto

del digestato a grandi distanze.

A destra, soluzioni industriali

per il digestato: una cisterna abbinabile

a una motrice da tir con 30 metri cubi

di capacità

A sinistra: Feraboli, recentemente acquisita, è da quest’anno il solo marchio del gruppo Maschio-Gaspardo per le presse. A destra, Talpa, il nuovo semovente di Unigreen per la distribuzione di liquami e digestato

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59DICEMBRE 2014

ma non è certamente un buon segnale per la vita-lità dell’imprenditoria italiana.

Specializzarsiper sopravvivere

In condizioni così difficili, come al solito, soprav-vive chi riesce a specializzarsi e a ritagliarsi nicchie di competenza esclusiva o quasi. Oppure chi ha la capacità di seguire con attenzione il mercato o, meglio ancora, di anticiparne le richieste. Per questo motivo è particolarmente istruttiva una passeggiata nel padiglione dedicato al trasporto del prodotto, che a dispetto del nome risultava quasi interamente occupato da costruttori di botti spandiliquami e carri spandiconcime. Vale a dire macchine impegnate nel ciclo del digesta-to, che è il vero motore delle vendite di macchi-ne agricole di questi anni: basti pensare al boom delle trinciacaricatrici iniziato nel 2011. Ora che quasi tutti i contoterzisti (e molte gran-di aziende) hanno la trincia, si scopre che c’è ancora molto da fare sul versante dei reflui. Le

esigenze sono note: trasportare il digestato anche a grandi distanze dall’impianto e distribuirlo in campo con efficienza e precisione, per sfruttarne appieno le caratteristiche fertilizzanti (che non sono di poco conto). Per questo motivo si sta passando dalle classiche botti a veri colossi a tre assi con sistemi di distribuzione superficiale o di interramento a bassa profondità, produttivi ed efficienti. Inoltre, in risposta ai grandi semoventi (Terra-gator e Xerion in allestimento liquami) pren-dono piede le piccole botti con sollevatore po-steriore e attrezzature ad alta efficienza da usare esclusivamente in campo e dunque da servire con i tradizionali carri-botte. La ridotta dimen-sione offre alta maneggevolezza e poco compat-tamento, mentre l’uso di attrezzi specifici otti-mizza la distribuzione. Infine, per il trasporto a grandi distanze si adottano soluzioni diverse: qualcuno installa la botte su una motrice di au-tocarro, altri realizzano cisterne adattabili ai tir. Anche da questi particolari si nota quanto sta cambiando l’agricoltura moderna.

Sopra: Global Series, la serie globale di Massey Ferguson alla ricerca del trattore unico per i mercati emergenti ed evoluti.A sinistra, sempre più richiesti i trattori cingolati. Qui vediamo la modifica fatta da un costruttore indipendente a un Fendt 936

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60 DICEMBRE 2014

Cambiamenti climatici

Tutta l’annata 2014 è stata caratterizzata dal quasi ininterrotto susseguirsi di passaggi

perturbati atlantici. Questo ha generato frequenti oscillazioni nelle temperature, con un inver-no particolarmente mite e pio-voso, e un’estate più fresca e con più precipitazioni della norma. I primi quattro mesi dell’anno sono stati più caldi del norma-le, particolarmente gennaio e febbraio, con scostamenti medi mensili sino a 4°C. L’estate è sta-ta invece più fredda delle attese, con temperature medie mensi-li in luglio e agosto tra 1 e 2°C inferiori al clima degli ultimi 30 anni. Le piogge si sono mante-nute superiori alla norma, sia in inverno che in estate, con le anomalie più elevate in gennaio, febbraio e luglio.

L’andamento meteorologico recente non smette di stupi-re, proponendo situazioni in-consuete. Fino ad ora il mu-tamento climatico era stato principalmente identificato con eccezionali siccità e inten-sissime ondate di caldo. Im-possibile dimenticare l’estate 2003 (quasi 40 giorni con massime oltre 35°C) e la sua recente replica nel 2012 (90 giorni senza pioggia). Il ripetersi dopo meno di un decennio di queste anomalie ci fa temere un aumento della frequenza di simili calamità. Sempre di gravi eventi sicci-tosi si deve parlare nel 2011 e più indietro nel 2007. Se-gnali inquietanti si osserva-no anche fuori dalla stagione estiva: dal mancato inverno 2006-2007 all’aprile 2011, in

cui si verificò la più precoce ondata di caldo con tempera-ture sopra i 30°C e punte fino a 33°. Altrettanto inquietanti sono “nuovi fenomeni”, come i tornado che hanno colpito alcune zone del Modenese a maggio 2013, con venti sti-mati oltre 300 km/h e i più frequenti eventi di pioggia intensa con valori oltre i 100 mm in un’ora.Il mutamento climatico non è però solo e sempre aumen-to delle temperature e dimi-nuzione delle piogge è anche e forse soprattutto aumento della variabilità. Ecco allora le straordinarie piogge dei primi tre mesi dello scorso anno, che in alcuni casi trovano si-militudine solo nel decennio 1920-1930 e che sono state in grado di scombinare i pia-ni colturali e produrre forti ritardi nelle semine. In que-sto panorama di variabilità si inserisce anche l’anno appena trascorso: estremamente mite in inverno, ma fresco d’estate, e di nuovo mite in autunno. Colpa di un’anomala persi-stenza di flussi perturbati at-lantici che hanno condiziona-to sia la distribuzione areale delle piogge, sia le loro quan-tità. Elevatissime, e in alcune aree eccezionali in inverno e nel mese di luglio, in genera-le scarse in ottobre, ma local-mente fortissime nello stesso mese sul crinale occidentale.

WILLIAM PRATIZZOLI,

VITTORIO MARLETTO

ArpaER, Servizio IdroMeteoClima

ALTALENA METEO

Tra gli effetti del mutamento climatico anche un’estate “vecchio stile”. Diversi e contrastanti gli effetti sul lavoro in campagna, fra cui patogeni fungini e batterici

Anomalie di tutti i tipinell’annata agraria 2014

Graf. 1 Area S.Agata Bolognese: temperature medie mensili dell’anno

2014 (in erancione), rispetto alle medie climatiche 1991-2010 (in grigio)

e scostamento (in verde)

61DICEMBRE 2014

Temperature

Prendendo a riferimento un’area della pianura bolognese (quella di S. Agata), risaltano subito le temperature molto alte di gen-naio e febbraio, con anomalie fino a +4°C. Dall’analisi speci-fica delle temperature medie dei due primi mesi dell’anno, si os-serva che per trovare un’annata simile occorre tornare al 2007 e ancora più indietro agli inver-ni 1997-1998. A differenza di quanto accaduto quest’anno, in cui le elevate temperature sono da attribuire alle correnti insta-bili di provenienza occidentale o meridionale, le anomalie di temperatura degli anni addie-tro sono state invece causate da condizioni di alta pressione e tempo stabile.In gennaio e febbraio 2014, rispetto ai circa 30-40 giorni di gelo, attesi secondo il clima 1991-2010, il termometro è sceso di rado al di sotto dello zero e non è mai gelato in gran parte del settore orientale. L’a-nomalia termica positiva è pro-seguita anche in marzo e apri-le, più contenuta, ma sempre significativa (superiore a 2°C). Con l’avanzare dei mesi ab-biamo quindi assistito prima a un’attenuazione, quindi all’an-nullamento delle anomalie; poi nel pieno dell’estate a un’inver-sione delle anomalie stesse, con temperature che da superiori alla norma sono scese al di sotto delle medie climatiche. Ricostruendo l’andamento del-le temperature medie di luglio e agosto, dal 1961 al 2014, possiamo fare interessanti con-siderazioni. In assoluta contro-tendenza rispetto al trentennio precedente, la temperatura me-dia dei due mesi considerati è scesa ai valori precedenti al 1984 e, quindi, caratteristici del vecchio clima 1961-1990.

In giugno si è verificata la sola e breve ondata di caldo di tutto il 2014, dal giorno 8 al 12, in cui le massime hanno raggiunto i 35°C in vaste aree di pianura. Con l’autunno si è osservata una nuova inversione delle ano-malie, che sono tornate positive ed elevatissime in ottobre e no-vembre.

Precipitazioni

L’anno inizia con piogge ab-bondantissime; la concomitan-za con temperature altrettanto elevate fa sì che piova anche sui rilievi, con effetti sul deflusso dei fiumi appenninici. Sui rilievi emiliani dal 16 al 18 gennaio si misurano piogge cumulate sino a 360 mm, che diventano 500 mm considerando i sette gior-ni precedenti. In quelle aree, in una settimana, è quindi piovu-to circa un quarto della pioggia attesa in un intero anno che ha provocato una serie di piene dei fiumi appenninici, sino all’even-to alluvionale del fiume Secchia a nord di Modena il 19 gennaio.Anche per le piogge, con l’a-vanzare dell’annata, le anomalie rispetto al clima diminuiscono e si annullano fino a giugno, per poi aumentare di nuovo. Da marzo a maggio le preci-pitazioni risultano in generale normali, ma in luglio di nuovo

molto al di sopra del clima. In pianura, rispetto ai circa 30 mm attesi, ne sono piovuti tra 50-60 (Ravennate e Bolognese), sino a oltre 150 (pianura reggiana). Siamo da due a cinque o sei volte i quantitativi normali! Su vaste aree della regione, in par-ticolare dai rilievi del Modenese al Parmense, con epicentro sul Reggiano, si è trattato del luglio più piovoso almeno degli ultimi 20 anni.

Effetti sull’agricoltura

Alcuni senz’altro positivi, grazie all’ottima dotazione idrica dei terreni a fine inverno e soprat-tutto alle piogge elevatissime di luglio. Molte colture primaveri-li-estive hanno ottenuto risultati produttivi ottimi o eccezionali, in particolare per il mais. Eleva-tissime le rese produttive anche di bietola e sorgo. Le frequen-ti precipitazioni e il particolare andamento termico hanno però favorito l’attacco di patogeni fungini e batterici (pomodoro), mentre l’assenza di gelate in in-verno e le temperature fresche dell’estate hanno sicuramente favorito lo sviluppo di alcuni insetti: particolarmente intensi gli attacchi del moscerino dei piccoli frutti (Drosophila su-zukii) e della mosca dell’olivo (Bactrocera oleae).

Graf. 2 Area S.Agata Bolognese: piogge cumulate mensili dell’anno 2014 (in azzurro), rispetto alle precipitazioni medie climatiche 1991-2010 (in grigio) e scostamento (in verde)

62 DICEMBRE 2014

Cambiamenti climatici

È tornata anche quest’anno a Rimini Ecomondo, fiera internazionale del re-cupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile. Parliamo, dun-

que, di ambiente: in particolare la sua salva-guardia e la gestione efficiente delle risorse naturali sono oggetto di confronto per la de-finizione di strategie e politiche sempre più lungimiranti da parte di istituzioni pubbliche e imprese private. Nella discussione sull’utilizzo delle risorse e sull’inquinamento prodotto dalle attività antropiche, si inseriscono talvolta idee che prendono la forma di progetti.Un esempio arriva dalla partecipazione della Regione Emilia-Romagna al programma Life+ dell’Ue che cofinanzia il progetto “Climate ChangE-R - Riduzione delle emissioni di gas effetto serra da parte dei sistemi agricoli della Regione Emilia-Romagna”.Il progetto è stato raccontato a Ecomondo pro-prio perché rappresentativo di un approccio concreto e innovativo alle condizioni ambien-tali del territorio. Si tratta peraltro del primo progetto Life+ in materia di agricoltura gestito direttamente dalla Regione Emilia-Romagna, che coordina e integra il proprio lavoro con quello di alcune delle più importanti imprese agroalimentari (Apo Conerpo, Barilla, Coop Italia, Granarolo, Parmareggio, Unipeg), dell’ Agenzia regionale per l’ambiente (Arpa) e degli enti di ricerca Crpa, Crpv, Cso.

Una strategia per il Psr 2014-2020

Climate ChangE-R nasce come strumento di valorizzazione dell’esperienza regionale sulla so-stenibilità ambientale dell’agricoltura e di con-trasto al cambiamento climatico, agendo sulla riduzione delle emissioni di gas effetto serra, e di contributo alla definizione di strategie per il nuovo Psr 2014-2020. Attraverso attività di dimostrazione sulle filiere agroalimentari coinvolte nel progetto, quali le colture orticole da industria (pomodoro, fagio-lino e grano duro), le frutticole (pero, pesco) e le zootecniche dei bovini da carne e da latte per Parmiggiano Reggiano e per latte fresco Aq, si mostreranno le tecniche più efficaci per ridur-re i gas prodotti dal sistema agricolo regionale, considerando le emissioni nella fase di coltiva-zione e produzione degli alimenti. Il target di riduzione è pari a 0,2 mln di tonnel-late di CO2eq di origine agricola per le colture destinate all’industria alimentare e per l’alleva-mento per carne bovina e latte. La proposta del progetto più a lungo termine riguarda invece le “buone pratiche di mitigazione” da inserire nei programmi di sostegno all’agricoltura, incenti-vando chi opera per il contrasto al cambiamen-to climatico. Per realizzare questo percorso inizialmente è uti-le la raccolta dei dati tecnici per stimare la pro-duzione di Ghg nei sistemi agricoli, organizzan-

ROBERTA CHIARINISARA TOSI BRANDI

Servizio percorsi di qualità, relazioni

di mercato e integrazione

di filiera, Regione

Emilia-Romagna

Il progetto è stato presentato alla fiera riminese Ecomondo. Le tecniche più efficaci per ridurre le emissioni delle lavorazioni agricole nelle filiere agroalimentari

Stop ai gas effetto serra con Climate ChangE-R

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Font

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PROGRAMMA LIFE +

63DICEMBRE 2014

do una banca dati ad uso pubblico, dove trovare informazioni attendibili sull’impatto ambientale di prodotti agricoli e alimentari realizzati in Re-gione. La banca dati, gestita da Arpa, contiene anche i risultati calcolati con metodologia Lca, che costituiscono l’impronta del carbonio relati-va ai sistemi agricoli regionali.

La metodologia Lca

Il Life Cycle Assessment/Lca (valutazione del ci-clo di vita) è un approccio che considera l’intera filiera produttiva e che permette di quantificare gli impatti ambientali con una stima persona-lizzata delle emissioni di Ghg, anziché l’utilizzo degli inventari delle emissioni a livello globa-le. L’adozione di questa metodologia dà forte valore innovativo al progetto, grazie al calcolo dell’impronta di carbonio specifica per i sistemi agricoli della regione che permetterà interventi più efficaci e sostenibili in ambito produttivo. Tutto questo sarà arricchito dalla valutazione economica delle “buone pratiche”, per misura-re oneri e benefici sulla gestione aziendale. Per questo si sta elaborando uno studio per calco-lare il rapporto fra costo economico delle risor-se utilizzate (energia, acqua, materie prime) e quantità di emissioni prodotte dalle stesse per arrivare, appunto, a una valutazione di conve-nienza economica.Sono in fase di pianificazione anche le attività di dimostrazione di Climate ChangE-R, previste per due aziende di ciascuna filiera, nelle quali si confronteranno i risultati delle metodologie applicate con riferimento ai tre livelli di atten-zione ambientale: a ogni livello, in crescendo, corrisponde un maggior dettaglio di impegno ambientale e di calcolo delle emissioni. Per la produzione zootecnica, ad esempio, il livello attenzione ambientale tre (LAA3) prevede la valutazione della digeribilità della fibra per la riduzione delle emissioni enteriche di gas me-tano (CH4).

L’impronta di carbonio

Abbiamo parlato di Lca come di un approccio, o metodo, che considera l’intera filiera produt-tiva nel suo insieme di fasi: esso serve essenzial-mente a costruire un eco-bilancio, cioè capire in modo pratico quanto costa un prodotto/ser-vizio o processo in termini di impatti sull’am-biente. L’impatto si misura attraverso una serie di indicatori scientifici, che quantificano la re-lazione con uno o più degli effetti ambientali

associati, come la carbon footprint (impronta di Carbonio), su cui si concentra l’attenzione del progetto. Si considerino come esempio le col-ture orticole da industria: distinte le singole fasi del processo di produzione (lavorazione del ter-reno, semina, concimazione, difesa, irrigazione, raccolta) a ciascuna è associabile un impatto in termini di emissioni: la CO2 proviene dal con-sumo di energia per le operazioni colturali e di impianto, dalla fertilizzazione del suolo, dal trasporto di materiali e mezzi tecnici, dalla ge-stione dei rifiuti. Questa analisi dettagliata è utile per migliorare la prestazione del prodotto/processo dal punto di vista ambientale, in relazione anche al costo economico, definendo le interazioni con l’am-biente – a supporto di chi ha potere decisiona-le – per individuare opportunità di migliora-mento e privilegiare la produzione e l’utilizzo di prodotti e materiali con il minor impatto per l’ambiente. Come si è visto, nel caso di Climate ChangE-R la metodologia Lca è utilizzata per il calcolo dell’impronta del carbonio riferita alle fasi della produzione considerate dal progetto, ossia dalla “culla al cancello dell’azienda agricola”, e anche per ottenere i dati di emissione dei gas per i diversi sistemi produttivi e per i diversi livelli di attenzione ambientale. Gli output di questo processo di valutazione sono dati strettamente legati alla realtà del ter-ritorio regionale: ciò permette di individuare tecniche di mitigazione delle emissioni mirate, dunque più efficaci, il che costituisce il valore aggiunto del progetto.

Dell’A

quila

NUOVO PAN

64 DICEMBRE 2014

Avversità

Il Piano d’azione nazionale per l’uso soste-nibile dei prodotti fitosanitari (Pan) disci-plina le operazioni di manipolazione, stoc-caggio e smaltimento dei fitosanitari e dei

loro contenitori. Relativamente allo stoccaggio, stabilisce i requisiti minimi che, a partire dal 1° gennaio 2015, devono possedere i locali o gli armadi dove vengono conservati i prodotti.Rispetto a questa delicata materia, già il Dlgs. 194 del 1995 stabilisce che gli utilizzatori han-no l’obbligo di conservare e impiegare i pro-dotti fitosanitari in conformità a tutte le indi-cazioni e le prescrizioni riportate nell’etichetta. Il successivo Dpr 290 del 2001, in un articolo relativo alle “caratteristiche dei locali e prescri-zioni per l’acquisto”, prescrive che i prodotti fitosanitari, se classificati molto tossici (T+), tossici (T), nocivi (Xn) siano conservati in ap-positi locali o appositi armadi, entrambi da te-nere chiusi a chiave.E infine il Dlgs. 9 aprile 2008 n. 81 “Attuazio-ne dell’art. 1 della Legge 3 agosto 2007 n.123 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei

luoghi di lavoro” definisce i requisiti dei luoghi di lavoro, le prescrizioni per la segnaletica di si-curezza, i criteri minimi per la protezione dei lavoratori contro i rischi per la salute che pos-sono derivare dagli agenti chimici presenti sul luogo di lavoro o come risultato di ogni attività lavorativa che ne comporti la presenza.

Il deposito: chiuso e a uso esclusivo

In questo quadro normativo, il Pan indica che il deposito dei prodotti fitosanitari, obbligato-rio per tutti gli utilizzatori professionali, deve essere chiuso e ad uso esclusivo; non possono esservi stoccati altri materiali o attrezzature se non direttamente collegati all’uso dei prodotti fitosanitari. Possono, ad esempio, esservi con-servati i concimi utilizzati normalmente in mi-scela con i prodotti fitosanitari ma non le so-stanze alimentari e i mangimi. Temporaneamente, si possono conservare nel deposito anche i rifiuti di prodotti fitosanitari

FRANCESCA SORMANI

Azienda Unità Sanitaria Locale,

PiacenzaFLORIANO MAZZINI Servizio Fitosanitario,

Regione Emilia-Romagna

Dal 1° gennaio 2015 scattano i requisiti minimi obbligatori per tutti gli utilizzatori professionali. La conservazione va fatta seguendo precise norme di sicurezza

Le regole per lo stoccaggio dei prodotti fitosanitari

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65DICEMBRE 2014

(come contenitori vuoti, prodotti scaduti o non più utilizzabili), purché siano collocati in zone identificate, opportunamente evidenziate – ad esempio da cartelli con indicato “prodotto non in uso/non utilizzabile in attesa di smaltimen-to” – e comunque separati da altri formulati.Il magazzino dei fitosanitari può anche essere costituito da un’area specifica all’interno di uno spazio più grande, delimitata da pareti o rete metallica oppure da appositi armadi, se i quan-titativi da conservare sono ridotti. Ovviamente anche in questo caso non ci può essere commi-stione con alimenti o mangimi.

Raccogliere e tamponare eventuali sversamenti

Un altro fattore importante è la possibilità di raccogliere sversamenti accidentali senza rischio di inquinamento per l’ambiente. Il locale deve disporre di sistemi di contenimento in modo da impedire che il prodotto fitosanitario, le ac-que di lavaggio o i rifiuti possano contaminare l’ambiente, le acque o la rete fognaria. Due so-luzioni semplici ed economiche per adeguare il deposito a questi requisiti sono: una soglia po-sta all’ingresso del locale in modo da impedire la fuoriuscita di eventuali sversamenti, pareti e pavimenti lavabili per pulire e raccogliere age-volmente perdite o liquidi rovesciati. Gli accorgimenti per contenere gli sversamenti vanno messi in atto anche se si conservano i pro-dotti fitosanitari in un’area specifica all’interno di un magazzino o in un armadio. Quest’ulti-mo ad esempio, è generalmente dotato al piano inferiore di bacino di contenimento. Vanno sempre previste scorte di contenitori con ma-teriale inerte, sabbia o vermiculite. Altre im-portanti avvertenze sono legate alle specifiche disposizioni in materia di protezione delle ac-que. Inoltre, nel deposito deve essere garantito un sufficiente ricambio d’aria e le aperture per l’aerazione andranno protette con apposite griglie in modo da impedire l’ingresso di animali.

Luogo asciutto e al riparo dalla pioggia

Nel magazzino vanno evitate temperature che possano alterare le confezioni e i prodotti o pro-vocare pericoli. I ripiani devono essere di mate-riale non assorbente e privi di spigoli taglienti. I prodotti fitosanitari devono essere stoccati nei loro contenitori originali e con le etichette inte-gre e leggibili. Il deposito deve anche essere for-

nito di adeguati strumenti per dosare i prodotti fitosanitari, come bilance e cilindri graduati. Gli strumenti vanno puliti dopo l’uso e conser-vati a parte o in uno specifico armadietto. L’ac-cesso è consentito unicamente agli utilizzatori professionali. La porta di accesso non va lasciata incustodi-ta mentre è aperta. Va dotata di chiusura di sicurezza esterna e non deve essere possibile l’ingresso dall’esterno attraverso altre aperture. Sulla parete esterna vanno apposti cartelli di pericolo indicanti la segnaletica di sicurezza e di salute sul luogo di lavoro come prevista dal Dlgs 81/08. La segnaletica indica e identifica i comportamenti vietati, gli avvertimenti relativi alla presenza di materiale pericoloso, i compor-tamenti obbligatori per l’impiego, le indicazio-ni di salvataggio, soccorso e antincendio. Sulle pareti, vicino all’ingresso, devono essere ben visibili i numeri di emergenza 118 e 115. Anche le precedenti disposizioni per lo svol-gimento dei controlli sulla condizionalità in Emilia-Romagna sono in linea con quanto pre-visto dal Pan sul tema dello stoccaggio. Infatti i requisiti previsti dal Pan sono praticamente sovrapponibili a quelli indicati per il rispetto della condizionalità.

Deposito correttamente realizzato per lo stoccaggio dei prodotti fitosanitari

Sorm

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EMILIA-ROMAGNA

66 DICEMBRE 2014

La cerasicoltura sta vivendo, anche in Emilia-Romagna, una stagione di felice ripresa. Gli ettari coltivati sono in forte espansione, sia nelle aree tradizional-

mente vocate, sia in altre zone dove il ciliegio va a sostituire coltivazioni meno remunerative. Negli ultimi anni si è registrato un considere-vole aumento delle produzioni, oltre 12mila tonnellate, e delle richieste di mercato. A que-sto “boom” delle produzioni si affianca un in-cisivo rinnovamento tecnico degli impianti con l’introduzione di nuove varietà, per allargare il calendario di maturazione, e di nuovi portinne-sti, per costituire ceraseti di media-alta densità e con piante dalla chioma più ridotta. Tuttavia, per questa coltura in indubbia espan-sione, sussistono molte preoccupazioni colle-gate a molteplici e dannosi organismi nocivi: ultimi arrivati sono il moscerino della frutta Drosophila syzukii, i funghi fitoparassiti Moni-linia fructicola e Apiognomonia eythrostoma. Fra tutti, comunque, i virus rimangono i più sub-doli ed insidiosi.Negli ultimi tre anni, il Servizio fitosanitario è stato chiamato ad individuare le cause di altera-zioni patologiche che deprezzano la qualità dei frutti e talvolta alterano la vegetazione e il cor-retto sviluppo delle piante. Le ricerche si sono

orientate verso agenti causali di tipo virale: sia virus da tempo segnalati su ciliegio, sia virus nuovi, che potrebbero provenire da aree di col-tivazione extra-europee. Sono stati presi in esame campioni prelevati da piante che presentavano un ridotto sviluppo vege-tativo, maculature e ingiallimenti sulle foglie, de-pressioni e deformazioni dei frutti. Tali campioni provenivano da impianti produttivi di diverse età, costituiti sia con varietà tradizionali, che di recen-te introduzione. L’indagine ha riguardato anche collezioni varietali e campi di selezione.

Analizzati 87 campioni

Durante la scorsa primavera sono stati esaminati 87 campioni costituiti da foglie o frutti con so-spetti sintomi, sottoponendoli a saggi sierologi Elisa per individuare i seguenti agenti infettivi il virus della maculatura necrotica anulare dei Pru-nus (PNRSV) e il virus del nanismo del susino (PDV), responsabili, anche in infezioni miste, di varie alterazioni su ciliegio, come il mosaico rugoso e la maculatura anulare delle foglie – il vi-rus della maculatura fogliare del melo (ACLSV), tramesso per innesto e universalmente diffuso su piante arboree da frutto, e associato anche alla disaffinità di innesto – il virus dell’accartoccia-

Avversità

ANNA ROSA BABINI,

ASSUNTA D’ANNIBALLE,

PAOLO FINI, PATRIZIA GRILLINI

Servizio Fitosanitario, Regione

Emilia-Romagna

I risultati di un’indagine sulla presenza e diffusione di agenti patogeni che possono alterare la qualità dei frutti e il corretto sviluppo della coltura

Le piante di ciliegiominacciate dai virus

Maculature ed anulature clorotiche sulle foglie

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67DICEMBRE 2014

Deformazioni ed evidente butteratura dei frutti

Foto a sinistra: anulature, e maculature sui frutti

mento del ciliegio (CLRV), segnalato in diverse piante arboree spontanee e coltivate, responsabi-le, negli Usa, di gravi sindromi di deperimento su ciliegio – il virus della vaiolatura del susino (PPV) temibile avversità di quarantena, di cui sono stati individuati due ceppi specifici su cilie-gio in Moldavia ed in Russia.Le analisi hanno evidenziato oltre il 40% dei campioni positivi per uno o più virus. PDV è risultato il virus più diffuso (80% dei positivi), rilevato sia in impianti costituiti con varietà an-tiche e tradizionali (Corniola, Bigarreau More-au), sia in alcune varietà più recenti e in impianti giovani (Prime Giant, Giorgia). Questo virus era sempre associato a sintomi fogliari, ma anche a sintomi sui frutti (foto in alto) Alterazioni come infossature e deformazioni dei frutti sono risul-tate associate anche ad ACLSV e PNRSV (foto in basso a destra). PNRSV è stato riscontrato in piante con problemi di sviluppo vegetativo, anulature, clorosi e rugosità delle foglie (foto a pagina 66). I due virus del genere “Ilarvirus” (PDV e PNRSV) sono trasmissibili, oltre che per ma-teriale di propagazione, anche per polline, e la presenza di piante infette negli impianti con-tribuisce alla diffusione del virus a piante ori-ginariamente sane. Inoltre, l’effetto sinergico dei diversi virus può causare un notevole aggra-vamento del quadro sintomatologico. Anche CLRV, individuato una sola volta sulla varietà Ferrovia, si trasmette per polline e, se associato a PDV, può causare danni notevoli allo svilup-po ed alla produttività delle piante. Le infezio-ni virali in piante innestate su portinnesti che inducono una vigoria medio-bassa, possono provocare disaffinità e un’ulteriore riduzione di sviluppo con conseguente deperimento e ridu-zione delle capacità produttive.Particolare attenzione merita la situazione del PPV, organismo di quarantena e agente della Sharka, malattia che sta devastando le colti-

vazioni di pesco, susino e albicocco della no-stra regione. I nostri ciliegi si confermano non colpiti dai ceppi presenti e diffusi sulle altre drupacee e, fino a oggi, i ceppi specifici del ci-liegio non sono mai stati identificati in Emilia-Romagna. Non bisogna, per questo, abbassare la guardia, visto anche il grande interesse di genetisti e vivaisti per l’introduzione di nuove varietà e selezioni, molte delle quali provengo-no proprio da quei Paesi dell’Europa orientale dove gli specifici ceppi di questo virus pericolo-so ed epidemico sono presenti e diffusi.

Necessari controlli rigorosi

Infine si ricorda che, recentemente, alcuni ri-cercatori del dipartimento di Scienze agrarie (DipSA) dell’Università di Bologna che si oc-cupano di virus vegetali, impiegando tecniche di analisi di tipo molecolare, hanno individua-to nella nostra regione diverse piante di ciliegio infette anche da un virus associato alla malattia della “ciliegia nana”, già presente e diffusa in altri Paesi europei, soprattutto in Germania. Alla luce di quanto emerge dalle indagini sui virus presenti nei ciliegi coltivati in Emilia-Romagna, considerato il pericolo di introdurre nuove malattie virali nel nostro territorio, risul-ta indispensabile attuare un controllo puntuale e rigoroso dello stato sanitario del materiale di propagazione impiegato per la costituzione dei nuovi impianti, in particolare le nuove varietà provenienti da campi di selezione italiani ed esteri. L’alta percentuale di campioni positivi a PDV riscontrata in diversi impianti produtti-vi e talvolta in campi di selezione, ripropone il tema della qualità del materiale di propagazione utilizzato per la costituzione dei nuovi impianti. Infatti PDV e PNRSV devono essere controlla-ti nelle piante madri da cui i vivaisti prelevano il materiale di propagazione e risultare assenti, come stabilito dalle direttive europee che regola-no l’attività vivaistica, recepite anche dall’Italia. Solo attuando puntualmente tutti i controlli fitosanitari necessari per escludere la presenza di questi insidio-si organismi nocivi, po-tremo difendere la nostra cerasicoltura dai danni pro-vocati dai virus, sia quelli che oggi sono già purtrop-po presenti, sia quelli che domani potrebbero arriva-re da altri Paesi.

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HI-TECH

68 DICEMBRE 2014

Pedologia

Le politiche agro-ambientali regionali e comunitarie sono sempre più attente al mantenimento della fertilità e delle qualità dei suoli. Sono le tematiche af-

frontate anche in uno specifico progetto realiz-zato dall’azienda sperimentale Marani, con la collaborazione della coop I.Ter, grazie al con-tributo del Gal Delta 2000, nell’ambito della misura 411, azione 7, del Programma regionale di sviluppo rurale 2007-2013. In particolare gli studi hanno ricercato nuove modalità di mo-nitoraggio della fertilità dei suoli e studiato la potenzialità d’uso dei terreni alla coltivazione di asparago e pomodoro nell’area interessata. Il metodo di lavoro utilizzato, di tipo partecipati-vo, ha permesso di condividere con sperimen-tatori e tecnici esperti di asparago e pomodoro che operano nell’area le varie attività del lavoro. L’area di studio ha interessato il territorio del Gal Delta 2000 collocato nella bassa pianura ferrarese e ravennate verso il mare.

La stesura del piano di concimazione

Per favorire il mantenimento della fertilità dei suoli è indispensabile conoscere l’asportazione degli elementi nutritivi operate dalle colture, in modo da integrarli con adeguate concimazioni. Di qui l’importanza di definire, prima di ogni coltivazione, un bilancio o “piano di concima-zione” che tiene appunto conto dei quantitativi di elementi nutritivi presenti nel terreno e della necessità della coltura. Per verificare la fertilità dei suoli è utile mo-nitorare nel tempo il contenuto nel terreno dei principali elementi nutritivi quali azoto, fosforo, potassio e sostanza organica. General-mente i tecnici effettuano il prelievo dei cam-pioni di terreno per l’esecuzione delle analisi chimiche senza localizzare il punto di prelievo tramite precise coordinate geografiche (geore-ferenziazione); tuttavia, così facendo, diventa

CARLA SCOTTI I.TER Soc. Coop,

Bologna

LAMBERTO DAL RE Az. sperimentale

Marani (Ra)

I.Ter

Nuovi applicativi per la georeferenziazione permettono di tenere sotto controllo lo stato di salute dei terreni. Il progetto testato nel Ravennate e nel Ferrarese

Misurare la fertilità dei suolicon lo smartphone

69DICEMBRE 2014

impossibile un confronto nel tempo e nel ter-ritorio dei dati chimico-fisici rilevati. Una pre-cisa localizzazione permette invece di collegare le informazioni analitiche con il territorio e le informazioni contenute nella Carta dei suoli; inoltre rende possibile il confronto di analisi effettuate nello stesso appezzamento in epoche e/o anni diversi.

Un’attività in collaborazione con l’Azienda sperimentale Marani Le attività del progetto sono state quindi volte alla ricerca di modalità semplici e facilmente applicabili che permettessero di georeferenzia-re le aree di prelievo dei campioni di suolo. È stata verificata la possibilità d’uso di comuni smartphone tramite l’utilizzo di appositi ap-plicativi idonei alla localizzazione geografi-ca. Prima di tutto sono stati scelti modelli di smartphone con sistemi operativi differenti. Tramite internet sono poi stati individuati e scaricati sette applicativi gratuiti che permet-tono il collegamento con i satelliti e l’indivi-duazione delle coordinate geografiche del luogo esatto in cui si trova lo stesso smartphone. La precisione della localizzazione derivante

dall’uso di questi applicativi è stata verificata in campo tramite rilievi che hanno messo a con-fronto le coordinate raccolte dagli applicativi con un apposito strumento di cui si conosceva l’attendibilità di misurazione delle coordinate. Come si evidenzia dalla tabella le differenze tra i vari strumenti sono in media al di sotto dei 15 metri di distanza. È stato quindi definito il protocollo delle operazioni da eseguire durante il campionamento dei terreni. Esso prevede, oltre alle tipiche modalità di campionamento com-posto da più punti di prelievo, che il tecnico si ponga nella parte centrale dell’appezzamento per la localizzazione con smartphone. Grazie a tale accorgimento, indipendentemente dal dispositi-vo in dotazione e dall’applicativo utilizzato, tra quelli testati, si ha la possibilità di registrare la localizzazione attendibile dell’appezzamento.

Le procedure da seguire e i vantaggi del sistema

Il protocollo di monitoraggio, condiviso con i tecnici del settore orticolo che hanno parteci-pato al gruppo interdisciplinare, comprende le procedure per la scelta degli appezzamenti da monitorare, le modalità di prelievo del campio-

STRUMENTO LONG LAT DISTANZA DAL GPS (m lineari)

GPS 278567 m 4906357 m /

Applicativo (N1) 278563 m 4906350 m 7,72 m

Applicativo (N2) 278575 m 4906350 m 10,62 m

Applicativo (N3) 278576 m 4906348 m 11,31 m

Applicativo (S1) 278561 m 4906359 m 6,73 m

Applicativo (S2) 278562 m 4906359 m 5,86 m

Applicativo (S3) 278561 m 4906359 m 6,73 m

Applicativo (S4) 278561 m 4906359 m 6,73 m

A sinistra, coordinate geografiche rilevate in campo e rappresentazione dei punti riportati sul sito Google earth. Nella pagina precedente: campo sperimentale di asparagi sui suoli sabbiosi del Ferrarese

Sopra, schermata di smartphone con la lettura delle coordinate geografiche per la localizzazione degli appezzamenti

HI-TECH

La Carta delle terre dell’asparago

in provincia di Ferrara e Ravenna

70 DICEMBRE 2014

Pedologia

ne composto, le metodiche analitiche da richie-dere, nonché le modalità d’uso di strumenti idonei alla georeferenziazione. L’applicazione della georeferenziazione da parte del mondo produttivo nelle attività di campio-namento dei suoli rappresenta un passo innova-tivo che consente a tecnici e produttori di:

localizzare le analisi chimiche per i piani di

concimazione;monitorare la fertilità dei suoli e il contenuto di sostanza organica;utilizzare al meglio le risorse umane ed econo-miche ottimizzando i prelievi dei campioni di terreno;implementare le conoscenze acquisite in ban-che dati.

A cura della REDAZIONE

71

In breve

NOVEMBRE 2014

di Ismea-Unapa (Unione nazionale tra le associazioni dei produttori di patate), che indica un’offerta di 1,5 milioni di tonnellate di prodotto, di cui 1,2 milioni di patate comuni e 300mila di novelle. La situazione non è omogenea. In Cam-pania si sono registrati problemi con le varietà tardive per le abbondanti precipitazioni a partire dal mese di febbraio. Le piogge hanno provocato difficoltà anche nelle regioni centro-settentrionali, impedendo il rispetto dei calendari di raccolta. In Piemonte, Lombardia, Friuli, Veneto, Emilia-Romagna e in parte anche nell’alto Lazio, si sono registrati ritardi nello scavo anche di 30 giorni che hanno esposto i tuberi all’attacco di peronospora. Sul versante dei prezzi, dopo un buon andamento fino a marzo-aprile, il merca-to ha risentito delle importazioni da Francia, Belgio, Paesi Bassi e Germania con ribassi fino al 40% su base annua. Si-tuazione condizionata anche dalla chiusura delle frontiere russe e dalla crescita del 10% della produzione europea.

LOTTA ALLA POVERTÀ AL VIA LA “CARTA DI BOLOGNA” GARE PER 45MILA TONNELLATE DI CIBOOgni anno in Europa vengono buttati 100 milioni di tonnel-late di alimenti e nel mondo la quantità arriva a 1,6 miliardi di tonnellate: un terzo della produzione mondiale di cibo. È dall’allarme per queste cifre e dalla necessità di avviare buone pratiche che è nata la “Carta di Bologna contro lo spreco alimentare”, presentata al convegno internaziona-le Stop food waste. Feed the planet, che si è svolto il 24 no-vembre scorso a Bologna, con i ministri all’Ambiente, Gian Luca Galletti, e alle Politiche agricole, Maurizio Martina. La Carta, condivisa con i Governi europei e con la Fao, sarà sottoposta ai Governi mondiali durante Expo 2015, per pro-muoverne l’adozione per il 16 ottobre 2015, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione. Lotta agli sprechi e solidarietà in primo piano anche grazie al Piano alimentare di sostegno agli indigenti, l’iniziativa su cui ha fatto il punto, nelle scorse settimane, lo stesso Marti-na in un incontro con i più importanti enti caritativi (tra cui Banco Alimentare, Caritas, Croce Rossa). Secondo i dati sono state chiuse gare per 45mila tonnellate di prodotti ac-quistati da Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura. Per le iniziative di aiuto ai poveri l’Italia potrà contare fino al 2020 su più di 400 milioni di euro di fondi europei, ai quali si aggiungono oltre 70 milioni di euro di quota nazionale.

DIGESTATO SCHEMA DI DECRETO PER LA GESTIONE DEGLI EFFLUENTI: SÌ DALLA STATO-REGIONI Via libera dalla Conferenza Stato-Regioni allo schema di decreto sulla revisione delle norme relative alla gestione degli effluenti di allevamento e sull’uso agronomico del di-gestato prodotto dagli impianti a biogas.Tra i contenuti del provvedimento, che dovrà ora passare al

AZIENDE IN RETE IN EMILIA-ROMAGNA IL 30% SI AGGREGA E USA LE NUOVE TECNOLOGIEProdurre di più, in maniera rispettosa dell’ambiente, con meno superficie coltivata a disposizione. Si chiama inten-sificazione sostenibile ed è la sfida dell’agricoltura italiana. Che per affrontarla si rivoluziona e si mette in rete. Oggi il 30% delle 740mila aziende agricole si aggrega e punta sull’hi-tech. In Emilia-Romagna le aziende che fanno rete sono 17.400: il 30% delle 58mila complessive, in linea con il dato nazionale e sono sempre più “tecnologiche”. Un binomio che porta a raggiungere un’elevata sostenibilità economi-ca (per il 33% delle imprese) e una sostenibilità ambientale (per il 52%). Sono i dati dell’Osservatorio Innovazione Impre-sa Agricola presentati a Bologna da Agri2000. Gli strumenti informatici in agricoltura sono sempre più diffusi: in regione usa lo smartphone o il tablet per lavoro il 60% delle aziende più grandi, con oltre 500mila euro di fatturato, e il 50% dei cerealicoltori, seguiti dagli ortofrutticoltori (37%). La ricerca nasce da un’indagine nazionale con 500 interviste a un campione delle oltre 740mila imprese agricole iscritte alle Camere di Commercio. In Emilia-Romagna ne sono state intervistate 102.

CAMPAGNA PATATE 2014 ISMEA: PRODUZIONE +20% PREZZI GIÙ PER IMPORT Aumento del 20% per la produzione di patate in Italia nel 2014, grazie all’incremento delle superfici seminate, delle rese per ettaro e degli investimenti (8-10%). E’ il bilancio

Aic

72 NOVEMBRE 2014

vaglio del Consiglio di Stato e della Commissione europea,

la bipartizione del digestato in agrozootecnico e agroin-

dustriale; le condizioni di parificazione ai concimi di origine

chimica attraverso l’esecuzione di analisi al digestato in

uscita e il calcolo dell’azoto tramite l’effettivo fabbisogno

delle colture; il divieto di utilizzo in caso di provenienza delle

colture da siti di bonifica; la flessibilità della collocazione

temporale del periodo di 60 giorni di divieto allo spandi-

mento degli effluenti; l’introduzione di un limite massimo

del 30% della componente di coltura dedicata per i nuovi

impianti a biogas. «Ora siamo pronti per un intervento sulle

zone vulnerabili – ha spiegato il ministro delle Politiche agri-

cole Maurizio Martina – insieme al Ministero dell’Ambiente

proseguiremo il lavoro per la revisione della Direttiva nitrati,

per adeguarla ai più recenti studi scientifici che hanno di-

mostrato il limitato contributo del settore agricolo a questo

tipo di inquinamento delle acque».

POMODORO DA INDUSTRIA REGOLE PER UNA FILIERA PIU’ FORTE. DIMINUISCE LA PRODUZIONE DI PASSATA Nuove regole per una filiera ancora più trasparente ed

efficiente. Sono quelle approvate a Gariga di Podenzano

(Pc) nel corso dell’ultima assemblea dell’Organizzazione in-

terprofessionale del pomodoro da industria del Nord Italia.

Modalità di verifica della conformità dei contratti di forni-

breveIn

tura del pomodoro al Contratto quadro d’area; congruità,

ovvero coerenza tra quantitativo contrattato e capacità

produttiva; un sistema sanzionatorio da applicare in ma-

niera graduale: questi alcuni dei punti definiti. «Il consoli-

damento e l’integrazione della filiera – ha spiegato il pre-

sidente dell’Oi Pier Luigi Ferrari – sono fondamentali per il

mantenimento e il possibile incremento della competitivi-

tà». Secondo i dati sui prodotti trasformati relativi alla cam-

pagna 2014, nei 29 stabilimenti soci la tendenza è verso uno

spostamento dal concentrato alle polpe e alle passate.

Il concentrato è il prodotto più direttamente influenzato

dalla concorrenza mondiale e le quantità disponibili nel

2014 dovrebbero attestarsi su quelle del 2013, anno carat-

terizzato da una forte diminuzione produttiva.

BIETICOLO-SACCARIFERO COPROB HA PRODOTTO NEL 2014 310MILA TONNELLATE DI ZUCCHERO

Meglio del previsto i risultati della campagna 2014 di Co-

prob, leader nazionale del settore bieticolo-saccarifero.

In oltre 100 giorni, in un’annata caratterizzata da piogge

abbondanti e temperature sotto la media, la coop ha pro-

dotto più di 310mila tonnellate di zucchero nei suoi due sta-

bilimenti di Minerbio (Bo) e Pontelongo (Pd). Quanto alle

rese in campo, la produzione media di bietole sui 33.500

ettari coltivati da 4.350 aziende conferenti (di cui 3.230 so-

cie), è stata di 78 tonnellate a ettaro, mentre la resa media

in saccarosio si è attestata sulle 10,80 tonnellate a ettaro.

Il bilancio della campagna 2014 è stato uno dei temi al

centro del tradizionale ciclo di incontri con gli agricoltori

dei bacini veneti ed emiliano-romagnoli dove opera la

cooperativa, svolti tra novembre e dicembre. Nel corso di

questi appuntamenti si è parlato anche del futuro della

filiera bieticolo-saccarifera locale: «La coltivazione della

bietola – sottolinea Claudio Gallerani, presidente di Co-

prob – rimane fondamentale per garantire la rotazione

agraria e quindi il pieno rispetto delle migliori pratiche am-

bientali. Anche per questa ragione sosteniamo con forza la

necessità di continuare a produrre zucchero in Italia».

REQUISITI DI SICUREZZA NO OBBLIGO ANTINCENDIO PER SERBATOI DI GASOLIO FINO A 6MILA LITRI I serbatoi di gasolio fino a seimila litri a disposizione del-

le aziende agricole continueranno ad essere esenta-

ti dai controlli antincendo (Scia). Lo ha stabilito la legge

n.116/2014 (di conversione del decreto–legge n. 91/2014)

che ha introdotto il nuovo limite di capacità dei conte-

nitori di carburante al di sopra del quale, in base al Dpr

n. 151/2011, scatta l‘obbligo di segnalazione ai Vigili del fuoco.

Essere esentati da Scia antincendio non vuol dire non ave-

re obblighi di corretta installazione: tutti i contenitori, infatti,

devono comunque rispettare i requisiti di un decreto mini-

Aic

FlashPROSCIUTTI DOP E IGPIl decreto del Ministero per la regolamentazione del-la produzione verrà modificato per prevedere un maggior coinvolgimento di allevatori e Regioni. Lo ha annunciato l’assessore all’agricoltura dell’Emilia-Romagna Rabboni dopo un incontro con il ministro Martina.

FALSO MADE IN ITALYNel 2014 oltre 140 procedure di infrazioni aperte dall’Ispettorato repressione frodi in Europa e sul web per contrastare l’uso illecito delle denominazioni d’origine nell’agroalimentare.

GRANO DURO: ACCORDO SIS-PASTA ZARAIntesa di filiera tra la Società italiana sementi di San Lazzaro (Bo) e Pasta Zara spa di Treviso per distribuire in esclusiva nelle Marche il frumento duro Furio Ca-millo, varietà tra le prime per resa e qualità.

CONDIFESA BOLOGNA E FERRARA Approvato dall’assemblea generale di Bologna il progetto di fusione dei due consorzi assicurativi che raggruppano oltre il 40% dei valori assicurati dell’in-tera Emilia-Romagna.

73DICEMBRE 2014

steriale del 1990. In particolare devono essere del tipo ap-provato dal Ministero dell’Interno, avere un bacino di con-tenimento di capacità minima pari al 50% della capacità del contenitore stesso, un’adeguata tettoia di protezione, un’idonea messa a terra, avere una distanza di protezione di almeno tre metri, estintori e cartellonistica adeguata. In pratica si è evitato l’adempimento formale della segna-lazione del possesso del serbatoio ai vigili del fuoco, con conseguente risparmio di costi e di tempo. (A. Gandini)

CONTOTERZISTI SONO 18MILA AL SERVIZIO DI 534MILA AZIENDE AGRICOLE Oltre un terzo delle aziende agricole (534mila, pari al 33% del totale secondo l’ultimo censimento Istat) fa ricorso al contoterzismo, un settore, su cui si è fatto il punto durante l’ultima edizione di Eima International a Bologna. L’esercito di chi presta la propria attività in outsourcing conta circa 18mila imprese (anche agricole) concentrate soprattutto al Nord. Mietitrebbiatura, lavorazione del terreno, semina e trapianto i servizi più richiesti. «Gli imprenditori agromecca-nici – ha spiegato Leonardo Bolis presidente dell’associa-zione di settore Confai – sono rimasti gli unici o quasi a inve-stire in meccanizzazione all’avanguardia, che garantisce migliori perfomance, minori costi di produzione, maggior rispetto delle colture e del terreno». Secondo i dati raccolti da Nomisma infatti l’età media delle macchine dei conto-terzisti è, nell’80% dei casi, inferiore ai 10 anni, mentre per le aziende agricole questo dato scende al 23%. Tra le criticità, i contoterzisti intervistati hanno rilevato in particolare i tem-

pi di pagamento dei clienti, il costo del gasolio, le difficoltà di accesso al credito.

NOVITÀ EDITORIALI VIAGGIO NEL PIANETA CIBO SALVAGUARDANDO LA SOSTENIBILITÀ Come garantire cibo di buona qualità a tutta la popo-lazione mondiale che nel 2050 dovrebbe superare i 9 miliardi di persone? E soprattutto come farlo salvaguar-dando la piena sostenibilità ambientale dell’agricoltura? Cosa significa mangiare sano e in che modo le scelte alimentari di ciascuno di noi possono incidere sull’equili-brio dell’ecosistema? E perché sono in aumento allergie e intolleranze? Sono solo alcuni dei temi al centro del libro “L’alimentazione oggi: sostenibilità, qualità e stili di vita” di Paolo Ranalli, già docente alla facoltà di Agraria dell’Uni-versità di Modena e Reggio e direttore del dipartimento di Trasformazione dei prodotti agro-industriali del Cra. Un viaggio a 360 gradi dentro al pianeta cibo, incrociando agricoltura, medicina, psicologia, sociologia. Un ma-nuale rigoroso per fare chiarezza e aiutare a fare scelte consapevoli, pubblicato dalla fondazione Istituto scienze della salute di Bologna. Per informazioni: [email protected]

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Appuntamenti

FORLÌ, 23-25 GENNAIO 2015 A SAPEUR I SAPORI PIÙ TIPICI.ESORDIO PER IL WINE FESTIVAL

L’importanza dei sapori più autentici e delle tradizio-ni locali; la qualità dell’enogastronomia tipica e delle produzioni artigianali. Tutto questo è Sapeur, rassegna che festeggia i suoi 12 anni grazie alla fiducia che da sempre ripongono in essa gli espositori e il suo pubblico di buongustai. La novità di quest’anno è rappresentata dal Forlì Wine Festival, il nuovo padiglione all’interno della fiera; un’a-rea ad hoc dedicata al mondo dell’enologia emilia-no-romagnola per scoprire i vini che nei nomi e nei profumi raccontano la storia di un territorio.Parteciperanno le cantine dell’intera regione per pro-porre le loro etichette. Saranno rappresentate tutte e quattro le zone che identificano le diverse produzioni: quella dei Colli di Piacenza e di Parma, dove prevale la Barbera e la Bonarda, le terre del Lambrusco, nelle province di Reggio nell’Emilia e Modena; i Colli Bolo-gnesi e la bassa valle del Reno, dove prevalgono vini bianchi di tradizione, infine la Romagna con Sangiove-se, Albana e Trebbiano a dominare la scena. Chiude il quadro regionale l’appendice ferrarese con le vigne impiantate sulle sabbie del Delta del Po. Ad ogni edi-zione verranno ospitati i vini di una seconda regione. Per quest’anno la scelta è caduta sulle Marche, che presenterà le sue etichette top. Orari: venerdì-sabato 10-22:30; domenica 10-20.

Biglietto: venerdì, unico € 2,00; sabato-domenica, inte-ro € 7,00 e ridotto € 5,00 con coupon scaricabile dal sito sapeur.it - gratis fino a 12 anni. Degustazione vini € 8.

News

CONSELICE (RA) BUON COMPLEANNO CESAC: 50 ANNI NEI SERVIZI AGRICOLI

Oggi è attiva in numerosi comparti (cerealicolo, orto-frutticolo, vitivinicolo, mangimistico e distributivo). Era il 1962 quando fu costituita la Cooperativa coltivatori diretti di Conselice, nel Ravennate, da un gruppo di agricoltori aderenti alla Coldiretti. Artefice, nel 1972, della nuova cantina sociale, nel 1976 questa storica cooperativa associata ad Apo Conerpo ha promosso il Centro economico servizi agricoli (Cesac), da cui è stata poi incorporata nel 2008. Il centro commerciale, con il supermercato, la ferra-menta e la cantina sociale rappresenta una delle realtà imprenditoriali più dinamiche del territorio conselice-se, come confermano alcuni dati particolarmente si-gnificativi. Il fatturato della cooperativa, che nel 1978 ammontava a 210 milioni di lire (circa 108mila euro), nel 2014 ha sfiorato i 60 milioni di euro, mentre i soci erano 219 nel 1980 e oggi sono ben 1.200; i dipendenti sono 190, gli stabilimenti 8.«In particolare, in seguito alla crisi che ha interessato alcune storiche cooperative ortofrutticole – ha affer-mato il presidente Stefano Andraghetti – nel 2012 il Ce-sac è entrato anche nel comparto delle colture ortico-le (cipolle e patate) attraverso l’acquisizione in affitto dell’attività della cooperativa “Tre Spighe”, con i centri aziendali di Castel Guelfo (Bo) e Argenta (Fe), e con l’incorporazione della cooperativa Cometa di Medici-na, nel Bolognese». Operazioni che hanno permesso di difendere l’occupazione salvaguardando almeno 120 posti di lavoro stagionali per circa 160 giornate pro ca-pite e creando altri 40 nuovi posti per quasi 180 giorna-te. Nel 2014, poi, è stato attivato un nuovo polo per la lavorazione di cereali (destinato al sorgo) con l’acqui-sto dello stabilimento Sermenghi di Medicina.

ENOLOGIAIN ITALIA I VINI DEL “CONCOURSMONDIAL DE BRUXELLES”

Il “Concours Mondial de Bruxelles”, lo storico concorso che premia annualmente la qualità dei migliori vini al mondo, porta in giro per l’Italia i suoi campioni: i mi-gliori vini, premiati con medaglia dalla sua giuria di 320 professionisti, hanno iniziato un tour a fine novembre. Lo ha annunciato la Cia-Confederazione italiana agri-coltori, che è tra i partner della manifestazione. Nelle prossime settimane il tour toccherà le seguenti città:

Sape

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A cura della REDAZIONE

enda verdeAg

74 DICEMBRE 2014

Taccuino Angers (Francia) – 13-15 gennaio: torna il Si-

val, salone professionale delle produzioni vege-

tali. sival-angers.com

Losanna (Svizzera) – 15-18 gennaio si inaugu-

ra Swiss Expo, rassegna agrotecnica.

swiss-expo.com

Berlino (Germania) – 16-25 gennaio: al via

l’International Green Week: alimentazione, agri-

coltura e orticoltura. gruenewoche.de

Udine – 22-25 gennaio: apre AgriestTech, fo-

cus su macchine agricole, tecnologie per bioe-

nergie, allevamento ed enologia. agriest.it

Palermo (9 gennaio), Treviso (17 gennaio), Ortona (22 gennaio), Bari (28 gennaio) e Torino (30 gennaio) ed è organizzato in collaborazione con la Fisar e l’Università di Udine e con la collaborazione, per alcune tappe, dell’Onav (Puglia) e dell’Ais (Sicilia). Creato nel 1994, il Concours Mondial de Bruxelles è di-ventato di fatto un campionato del mondo del vino e degli alcolici, con più di 8mila vini e alcolici provenienti da tutto il mondo. La giuria della manifestazione riu-nisce ogni anno circa 40 nazionalità ed è composta unicamente da professionisti del settore. Dopo aver fe-steggiato il suo ventennale a Bruxelles, la ventunesima edizione verrà ospitata dall’Italia e avrà sede a Jesolo, in Veneto.

CONCORSO MIPAAF“NUOVI FATTORI DI SUCCESSO”:BUONE PRATICHE UNDER 40

Il Ministero delle Politiche agricole alimentari e foresta-li, nell’ambito delle attività finanziate dal programma Rete Rurale Nazionale 2007/2013, ha indetto un con-corso per la quarta selezione nazionale “Nuovi fatto-ri di successo” finalizzata alla valorizzazione ed alla diffusione delle Buone Pratiche nello sviluppo rurale realizzate da giovani agricoltori nell’ambito del Fe-asr. Innovazione, impatto sull’attrattività del territorio, sensibilità nei confronti dell’ambiente, tutela e valoriz-zazione delle risorse umane impiegate e rendimento globale compaiono fra i criteri generali di selezione, poggiata su una nuova metodologia di selezione del-le buone prassi elaborata dal Gruppo di lavoro gio-vani della Rete Rurale Nazionale, delle aziende agri-cole under 40 sul territorio nazionale. La domanda di partecipazione al concorso dovrà essere presentata dal titolare dell’azienda agricola entro il 30 gennaio 2015 registrandosi nell’apposita sezione “Nuovi fattori di successo 2014-IV ediz.” del sito web della Rete Rurale Nazionale reterurale.it/nuovifattori2014. Eventuali richieste di chiarimenti sul bando in parola potranno essere inviate all’indirizzo e-mail: [email protected]

RIMINIGRUPPO CEVICO-SAN PATRIGNANO:UN’ALLEANZA NEL SEGNO DEL VINO

Promuovere i vini del Riminese e, nello stesso tempo, aiutare i ragazzi a reinserirsi nel tessuto sociale. Il Grup-po Cevico e la Comunità di San Patrignano hanno stretto un’importante alleanza: le due realtà si sono impegnate a mettere in rete risorse, relazioni e compe-tenze con l’obiettivo di esprimere le potenzialità di una zona che può sfruttare la sinergia tra turismo e qualità della produzione di vino. È di fatto una collaborazione che vede da una parte una comunità che ha coniugato negli anni un’ope-ra preziosa di reinserimento professionale con il lavoro della terra e del vigneto; dall’altra soci viticoltori custo-di di un patrimonio di vigne che rappresenta un valore economico e paesaggistico per i colli riminesi. L’accordo nasce con la complicità della vicinanza tra i vigneti intorno a Coriano coltivati dai soci della Can-tina dei Colli Romagnoli di Pian della Pieve – la coope-rativa di primo livello del Gruppo Cevico – e le vigne di proprietà della comunità di San Patrignano. «Oggi San Patrignano rappresenta non solo un brand di pro-dotti di qualità, ma anche la sicurezza di una gran-dissima professionalità applicata in tutto il comparto agroalimentare», spiega Piero Prenna, responsabile commerciale di San Patrignano. Gli fa eco la presidente del Gruppo, Ruenza Santan-drea: «In questa alleanza Cevico porta la propria esperienza di mezzo secolo. La Comunità per noi è un modello con un’identità associata alle produzioni vini-cole autoctone e di qualità».

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75DICEMBRE 2014

76 DICEMBRE 2014

Patata di Bologna: una mappane svela segreti e identità

Un progetto dell’associazione dei produttori Assopa per distinguere la Dop dagli altri competitor. In questo modo è possibile controllare la veridicità e l’affidabilità dei fornitori

azio innovazioneSp

L’Assopa nasce a Bologna nel 1979 sulla base del regolamento CE 1360/78 e fin dalla sua costituzione partecipa alla fa-mosa “Borsa Patate di Bologna”, polo

d’incontro di grande importanza nel nord Italia per la formazione del prezzo delle patate da consumo fresco. Inoltre stipula l’accordo inter-professionale regionale per la cessione di pata-te al consumo fresco, oltre a quello nazionale per la cessione di patate all’industria di trasfor-mazione. Esegue ricerche e sperimentazioni in collaborazione con altre associazioni, nell’am-bito di programmi finanziati dalla Regione Emi-lia-Romagna e finalizzati alla qualificazione del-la pataticoltura regionale.Svolge anche assistenza tecnica diretta e divul-gativa con particolare riguardo all’applicazio-ne dei disciplinari di produzione. Partecipa atti-vamente al Consorzio per la Patata di Bologna

Dop e al Consorzio delle Buone Idee, detentore del marchio Selenella®.La produzione da industria è controllata e cer-tificata ai sensi della normativa Uni 10939:2001 “Sistemi di rintracciabilità delle filiere agroali-mentari” e si è da poco concluso un progetto di sviluppo precompetitivo, “Tecniche avanza-te per la tracciabilità e la verifica dell’origine della patata della regione Emilia-Romagna”, presentato dall’Associazione, finanziato dalla misura 124 del Psr 2007-2013, realizzato in colla-borazione con il Cica e U-Series.

Partner tecnologiciCica e U-Series

Nel corso dei suoi 60 anni di attività il Cica di Bologna ha offerto assistenza tecnica e servizi per lo sviluppo delle imprese, facendosi promo-

tore di significative realizzazioni nel campo della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, nonché della tutela am-bientale.La società U-Series Srl nasce nel 2004 come spin off dell’Enea: nel giro di pochi anni raggiunge al-cuni obiettivi che dimostrano le capacità scientifiche, tecniche e gestionali delle persone che vi la-vorano come, ad esempio, l’ac-creditamento istituzionale della Regione Emilia-Romagna quale struttura di ricerca industriale e trasferimento tecnologico, la cer-tificazione Iso 9001:2008, l’inseri-mento nell’albo dei laboratori di ricerca ai sensi del Dm 593/2000 e la creazione di un laboratorio in grado di partecipare, oltre che a progetti di ricerca, anche a bandi di gara internazionali. In particola-

PATRIZIA ALBERTIServizio Ricerca,

Innovazionee Promozione

del Sistema Agroalimentare,

Regione Emilia-Romagna

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re U-Series si occupa di ricerca scientifica, con-sulenza e servizi alle aziende principalmente nel campo della radioattività.Assopa – spiega il direttore Andrea Galli – ha voluto con questo progetto individuare pro-cessi atti a migliorare la caratterizzazione della patata Dop e a differenziare la produzione a marchio dell’Emilia-Romagna da altri compe-titor italiani, ma anche esteri come Francia e Germania.Altra finalità è stata la creazione di una map-patura della provincia di Bologna con l’obiet-tivo di attuare una programmazione delle pro-duzioni ottimizzata in termini di efficacia della concentrazione dell’offerta. Innanzitutto – continuano Massimo Esposito e Chiara Canducci di U-Series – si è proceduto all’analisi di campioni di patate e terreni relativi alle annualità 2012 e 2013 provenienti per lo più dal territorio regionale e, nello specifico, dalle provincie di Bologna, Ferrara e Ravenna, ma anche da altre regioni italiane e Paesi esteri.Gli indicatori scelti e utilizzati per la caratteriz-zazione della patata Dop dell’Emilia-Romagna sono i rapporti isotopici degli elementi leggeri: ossigeno, carbonio, idrogeno che presentano valori caratteristici dipendenti dalle condizio-ni climatiche e dalla latitudine. La banca dati dei rapporti isotopici degli elementi leggeri è stata poi integrata da una mappa isotopica (a tal fine si utilizza una macchina con tecno-logia Irms) di elementi pesanti, in particolare lo stronzio che fornisce informazioni geologiche del territorio.

Differenziare il prodottonel mercato europeo

L’analisi statistica multivariata del dataset in esame ha permesso la creazione di model-li matematici discriminanti su scala regionale, nazionale ed europea. Focalizzando l’attenzio-ne sull’obiettivo principale del progetto – ovve-ro la discriminazione della patata Dop di Bolo-gna dai prodotti dei più importanti concorrenti commerciali a livello europeo – si può afferma-re che il modello creato riesce a individuare una netta distinzione fra i campioni provenienti dall’area emiliana da quelli esteri.La discriminazione risulta particolarmente evi-dente nel caso di campioni francesi, meno marcata ma comunque affidabile nel caso di quelli tedeschi. La capacità di classificazione del modello raggiunge livelli prossimi al 90% e gli errori di assegnazione tra area emiliana ed

estera risultano minimi. Tutti gli indicatori uti-lizzati forniscono infor-mazioni utili alla co-struzione del modello discriminante sulla base della provenienza del prodotto. L’analisi dei rapporti isotopici degli elementi individuati of-fre quindi un efficace e affidabile strumento di analisi; l’affidabilità del modello può essere ulteriormente miglio-rata aumentando la rappresentatività (det-taglio e numero) dei campioni soprattutto riguardo gli Stati esteri.Per l’applicazione in termini di miglioramento delle procedure di controllo della tracciabilità, l’introduzione di tale tecnica nel Contratto quadro regionale potrebbe essere una buona opportunità. Ipo-tesi quest’ultima da tenere in considerazione soprattutto in caso di un successivo perfezio-namento dell’affidabilità del modello. In par-ticolare l’obiettivo è di migliorare il grado di discriminazione delle patate provenienti dalle province di Bologna, Ferrara e Ravenna con riferimento alle regioni italiane investigate (Emi-lia-Romagna, Lazio, Abruzzo e Veneto).La mappa geologica regionale dell’isotopo stronzio consente infine di distinguere zone geologicamente differenti una volta ricavata la relazione terreno-pianta. Questo aspetto è molto importante e presenta alcuni vantaggi: le informazioni raccolte permettono di differen-ziare dal punto di vista geologico zone climati-camente simili. Altro vantaggio è il non dover aggiornare annualmente la mappa geologica ricavata (dipendendo esclusivamente dalle caratteristiche del terreno). Si è trattato di un progetto estremamente utile – conclude Galli – perchè “fa parlare le patate” e può diventare un ottimo sistema per controllare la veridicità e l’affidabilità dei fornitori.

ASSOPA – ASSOCIAZIONE PRODUTTORI PATATEVia Tosarelli, 15540055 Villanova di Castenaso (Bo)Web: assopa.com

Macchinario impiegato per la determinazione del rapporto isotopico mediante tecnica Irms o Icpms

U-Se

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78 DICEMBRE 2014

“SOLIDALE ITALIANO”, QUANDOL’EQUO È A CASA NOSTRAUn progetto nato nel 2010 che collega le 300 Botteghe del Mondo e guarda alle realtà dell’economia nazionale. Il biologico: un punto di riferimento non esclusivo Equosolidale, non solo con chi è lontano, ma anche con chi è vicino. È questa la svolta storica del commercio equo: dal sostegno di milioni di piccoli produttori del sud del mondo a quello per le realtà italiane dell’economia sociale. Si tratta del progetto Solidale Italiano di Ctm Altromerca-to, la principale organizzazione di fair trade presente in Italia, con un fatturato consolidato di 45 milioni di euro, sedi a Bolzano e Verona, 300 Botteghe del Mondo colle-gate, e una struttura logistica per la gestione del fresco che serve anche la grande distribuzione. Ne parliamo con Luca Palagi, del team di sviluppo di Soli-dale Italiano, che gira l’Italia per cercare nuovi produttori e avviare nuove filiere produttive.«Il progetto è partito nel 2010 con un primo gruppo di sei realtà, offrendo l’accesso al mercato per i loro prodotti, frutto dell’economia carceraria e dell’agricoltura sosteni-bile. È bastato un anno per capire che la strada era quel-la giusta e che segnava una delle nostre linee strategi-che di sviluppo. I produttori in rete oggi sono una decina, metà con produzioni bio. Il biologico è infatti un criterio preferenziale, ma non esclusivo. Sono realtà spesso mar-ginali che rispecchiano gli stessi valori del commercio equo, con prodotti d’eccellenza».Come i biscotti della cooperativa Divieto di Sosta, pro-dotti dai detenuti del carcere di Verbania; la birra artigia-nale di Pausa Cafè, realizzata nella casa di detenzione di Saluzzo (Cn); le mandorle tostate e i dolcetti di mandorle bio dell’Arcolaio, che nascono tra le mura della casa cir-condariale di Siracusa. Oppure i taralli artigianali di Cam-po dei Miracoli, prodotti nel carcere di Trani.Ma ci sono anche le olive da tavola Bella di Cerignola e le passate, arricchite da olive e pomodori “liberi dal-le mafie”, coltivati dalla Cooperativa Pietra di Scarto

di Cerignola (Fg) e da altri piccoli produttori pugliesi.E ancora la semola di grano duro bio, che nasce dal grano coltivato nelle terre confiscate alle mafie da agri-coltori della Sicilia e della Puglia collegati a Libera Terra. L’olio, le arance e le clementine bio sono i frutti della le-galità del consorzio Goel di Gioiosa Jonica (Rc), che pro-muove il cambiamento socio-economico della Locride e della Calabria. Non manca la pasta bianca e integrale prodotta dalla cooperativa agricola Girolomoni di Isola del Piano (Pu), realtà pionieristica del biologico italiano. E per finire i vini della cooperativa I Germogli di San Colom-bano al Lambro (Mi), che opera con minori e giovani in condizioni di disagio e devianza.«Per lo sviluppo del progetto – conclude Palagi – stiamo analizzando ciò che viene già venduto attraverso la rete delle Botteghe. Potremo così ampliare o approfondire le famiglie di referenze e realizzare quelle mancanti con i produttori attuali o con nuove organizzazioni. Solidale Italiano diventerà il secondo mercato di riferimento per le Botteghe. Oggi rappresenta l’1% del nostro fatturato, ma puntiamo al 10%. La cosa più importante è però la con-sapevolezza dei consumatori, l’unica che può avviare un circolo virtuoso».

In calendario 8-11 gennaio

Istanbul (Turchia)

ExponaturaFiera dei prodotti naturali, biologici e per la salute

exponatura.net

26-28 gennaioMontpellier (Francia)

Millesime BioSalone professionale dei vini biologici

millesime-bio.com

Mercatini bio di novembre in Emilia-RomagnaBorgonovo Val Tidone (Pc); Fontanellato, Lesignano de’ Bagni, Traversetolo (Pr); Reggio Emilia; Spilamberto e Modena; Budrio, Imola, Ozzano dell’Emilia, Valsamoggia e Bologna; Faenza, Lugo e Ravenna; Forlì, Forlimpopoli e Cesena (Fc)

Altri appuntamenti su biobank.it

Mondo bio A cura dI ROSA MARIA BERTINO ([email protected])

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Giuseppe Mennuni (a sinistra), socio della cooperativa Pietra di Scarto di Cerignola (Fg), con Pietro Fragasso, presidente

79DICEMBRE 2014

Nel giardino

Callicarpa: i lettori che conoscono il greco hanno già intuito la caratteristica or-

namentale di questa pianta, poiché l’etimologia del nome significa “bellezza” (kállos) e “frutto” (karpós). Ed è proprio grazie all’indimenticabile color blu-malva o vinaccia, sempre lucente, delle bacche invernali che con callicarpa è amore a pri-ma vista. Non la incontriamo nei no-stri boschi, purtroppo, essendo esotica, ma la troviamo solo nei giardini e, dove è insediata da al-cuni anni, forma un folto arbu-sto, non molto alto, così attra-ente verso l’avifauna che persino la nobile Royal Horticoltural Society britannica l’ha inserita nella lista delle piante necessarie in ogni giardino.

Note di botanica

Un tempo appartenente alla Fa-miglia delle Verbenaceae, ora in-serito in quella delle Lamiaceae, il genere Callicarpa comprende 140 specie di arbusti e di alberi, decidui o sempreverdi, originari dei boschi delle regioni tropicali e subtropicali. La specie C. bo-dinieri, proveniente dalla Cina centrale e occidentale, è apprez-zata soprattutto nel periodo au-tunnale e invernale per le belle bacche. Ha portamento eretto e a maturità può raggiungere i 2 metri di altezza, ma nelle zone di origine arriva fino a 3 metri.

I numerosi rami, pelosi da gio-vani, partono direttamente dal terreno suddividendosi in rami-ficazioni secondarie. Le foglie decidue, ma anche semi-persi-stenti nei climi più caldi, sono opposte, semplici, ovali-lance-olate, con margine seghettato, irsute su entrambe le pagine, di colore verde scuro viranti in un bel giallo o rosso autunnale, lunghe fino a 12 centimetri e larghe fino a 3,5 centimetri. Le nervature sono evidenti e ben incise nella lamina fogliare. I fiori compaiono in estate e sono riuniti in densi racemi rosati o lilacini, posti all’ascella delle foglie: ogni fiore misura circa 3,5 centimetri di diame-

tro. Il frutto è una piccola bac-ca che persiste tutto l’inverno sulla pianta a partire dalla fine di ottobre. La specie originaria ha difficoltà ad autoimpollinar-si, pertanto per ottenere una ricca fruttificazione è meglio non usare esemplari isolati ed è consigliabile piantare almeno tre callicarpe vicine. Presentano minori problemi di autoimpol-linazione sia le varietà derivate, molto numerose e caratterizzate da diversa colorazione dei frutti, sia le altre specie di callicarpa.

Varietà e specie arbustive

La specie C. bodinieri è la più diffusa in Italia, soprattutto nel-

MARIA TERESA SALOMONI Proambiente Tecnopolo Cnr, Bologna

Pianta esotica, è apprezzata in autunno e inverno per le belle bacche lucenti, molto gradite anche agli uccelli. Si adatta alle più varie condizioni climatiche

Callicarpa: poco esigente, offre splendidi frutti viola

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80 DICEMBRE 2014

Nel giardino

la sua varietà C. b. var. giraldii (sinonimo C. giraldiana), che si differenzia per le foglie glabre, lunghe fino a 18 centimetri, i fiori rosati e i frutti di un colore violetto deciso. C. b. ‘Profusion’ si caratterizza per il color bron-zeo delle giovani foglie e per

una produzione copiosissima di frutti di colore viola scuro.C. americana è la specie di calli-carpa più alta, potendo superare i 3 metri. È molto cespugliata, con foglie lunghe fino a 23 cen-timetri, fiori variamente colora-ti in blu, rosa, rosso o bianco e frutti di colore variabile da rosa, violetto fino al blu. È stata otte-nuta la cultivar C. a. ‘Lactea’ con fiori e frutti bianchi.C. dichotoma è originaria di una vasta regione che si estende dalla Cina alla Corea fino al Giappo-ne. Alta 120 centimetri e larga altrettanto, ha foglie lunghe fino a 10 centimetri, di colore verde chiaro, con fiori di color rosa pallido, molto piccoli, e frutti viola scuro.C. japonica è poco commercia-lizzata in Italia ed è reperibile nella varietà C. j. ‘Leucocarpa’,

alta fino a 150 centimetri, che produce fiori e frutti di colore bianco. C. rubella, diffusa nell’a-reale compreso tra India, Male-sia e Cina dove si accresce fino a 3 metri di altezza e 2 metri di diametro, è l’unica con foglie persistenti, di colore verde-gial-lo; i fiori, larghi 5 centimetri di colore rosa-purpureo, sono se-guiti da frutti viola-rosati.

Come coltivarla

La callicarpa ha davvero poche richieste e si adatta a svariate condizioni climatiche, a esclu-sione delle regioni gelive e delle posizioni prospicienti il mare. Rifugge dai suoli siccitosi pur non avendo spiccate esigenze irrigue. Ama il sole, ma non la piena insolazione soprattutto nelle regioni meridionali e ben si ambienta alle posizioni di lie-ve ombra. Preferisce un terreno sciolto, profondo, senza ristagni d’acqua, adattandosi peraltro perfettamente ai terreni molto pesanti, tanto che è sempre se-gnalata tra le specie più adatte a vivere nei suoli argillosi. Non necessita di concimazioni rego-lari, a meno che il suolo non sia molto ricco di azoto, nel qual caso è opportuno bilanciare la nutrizione somministrando un fertilizzante povero di questo elemento all’inizio della prima-vera e dell’estate. Non ha paras-siti e non le serve la potatura, essendo sufficiente eliminare i rami morti o spezzati a fine inverno, quando i frutti han-no perduto il colore e si sono in parte staccati. La moltiplica-zione avviene con talee lunghe almeno 15 centimetri, preleva-te in primavera o in estate, me-glio se da rami che non hanno ancora fiorito. La callicarpa può essere anche propagata per semi a fine inverno, ponendoli subito in un cassone freddo ma coperto.

LA BELLEZZA DELLA STAGIONE FREDDA Appena cadono le foglie e cala la temperatura, i giardini assumono un nuovo aspetto. Molte aree verdi sono state progettate per le stagioni più calde, avendo in mente una profusione di fiori, foglie e frutti. Ma l’essenza di un bel giardino con-siste in una struttura interessante tutto l’anno, soprattutto nella spesso trascurata stagione invernale. Se si guarda fuori dalla finestra, cosa si vede? O meglio: che cosa non si vede? È questo il momento per valutare le occasioni mancate e comprendere le ca-renze da colmare per apprezzare la bellezza dell’inverno. In questa stagione, le piante interessanti dal punto di vista estetico hanno un portamento intrigante o sfoggiano bacche colorate e portasemi curiosi, ma un giardino “sano e bello” per davvero è quello capace di creare un habitat, i cui colori sono regalati anche dal-la popolazione di uccelli attirati dalla frutta matura in questo periodo. Gli agrifogli sono sicuramente gli alberi più noti e sono reperibili in un grande numero di specie e varietà. Attenzione però a porre a dimora almeno un esemplare maschile ogni tre femminili, altrimenti non riusciamo ad approntare un banchetto natalizio per gli amici pennuti. Di callicarpa abbiamo già scritto e aggiungiamo solo che negli Usa è chiamata comunemente “la bella d’inverno”, poi ricordiamo i biancospini, i ligu-stri, i viburni, le rose da bacca, i clerodendri, i cornus, i cotoneastri, le mahonie e, per coloro che possono permetterselo vivendo in un clima non troppo rigido, il cor-bezzolo. I colori nel corso della stagione invernale si avvicendano e giungeranno i gialli dei calicanti, delle amamelidi e dei noccioli, oltre ai piè di gallo, i bucaneve e le rose di Natale. Infine, cerchiamo di non essere così veloci nel togliere le fo-glie, che offrono cibo e riparo per farfalle e piccoli mammiferi: i colori del giardino dormiente – marrone chiaro, arancio, grigio e bruno – ammorbidiscono il giardino d’inverno, sono un regalo in più offerto dalla natura. Bisogna solo soffermarsi ad ammirarli e privarsi della convinzione che le foglie sporcano. No, le foglie non spor-cano, ma nutrono gli animali e il terreno.

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81DICEMBRE 2014

Con una temperatura media di quasi 12°C in pianura, rispetto ai circa 8-9°C del clima 1991-2010, il mese di novembre è stato uno dei più caldi, per alcune aree probabilmente il più caldo, degli ultimi 50 anni. Novembre è, in autunno, il mese in cui negli ultimi 25 anni si è osservato l’aumento termico più elevato; aumento particolarmente evidente nelle ultime annate. Altra particolarità sono state le elevatissime piogge che hanno interessato il Piacentino ed il Parmense. Come accaduto in ottobre, le precipitazioni sono state causate da correnti temperate atlantiche di provenienza ovest e sud-ovest che hanno portato grandi quantità di piogge sul settore occidentale, in particolare sui rilievi. Rispetto ai circa 80-100 mm in media, sulla pianura parmense e piacentina ne sono piovuti tra 160 e 250 mm (oltre il doppio della norma) e sui rilievi più elevati sono state misurate piogge mensili tra 400 e 600 mm, circa tre volte le attese climatiche. Piogge elevate anche nel reggiano, mentre sul resto della regione sono state prossime alla norma, lievemente inferiori nel bolognese, ferrarese e ravennate.

IN CAMPAGNA: REGOLARE LA RICARICA DELLE RISERVE IDRICHE In relazione alla quantità di precipitazioni cadute il contenuto idrico dei terreni è stimato nella norma su gran parte della regione; nella aree occidentali (piacentino e parmense) l’umidità dei terreni è invece superiore alle attese climatiche. Per frumento e orzo le buone condizioni di umidità, assieme a temperature elevatissime, hanno garantito una regolare emergenza ed un rapido sviluppo vegetativo.

AgrometeoA cura di WILLIAM PRATIZZOLI Arpa-Simc - Area Agrometeorologia, Territorio e Clima

(A cura di VALENTINA PAVAN, Arpa-Simc)Temperature: Valori medi trimestrali confrontabili o superiori alla norma. Alta probabilità che le massime stagionali siano superiori ai valori normali. Precipitazioni: trimestrali probabilmente prossime alla norma. Previsioni a lungo termine e fino a tre mesi sono presenti sul sito dell’Arpa Emilia-Romagna arpa.emr.it/sim/?previsioni/lungo_termine

PREVISIONI STAGIONALI PER GENNAIO E FEBBRAIO 2015

I primi 20 giorni di novembre 2013 sono stati molto miti; le minime, in particolare, si sono mantenute quasi costantemente al di sopra della norma, con differenze medie di circa 3°C in più e punte sino a 4°C in più in Romagna. Tra il 24 e il 25 si è verificato invece un crollo delle temperature a seguito dell’arrivo di aria artica e venti di bora, con diffuse ed intense gelate. I valori minimi assoluti sono stati registrati il giorno 26, quando in vaste aree della pianura centro-occidentale si sono toccati -5°C; solo una settimana prima le temperature minime erano ancora prossime ai 10°C.

L’ANNO SCORSODI QUESTI TEMPI

NOVEMBRE 2014 TRA I PIÙ CALDI DEGLI ULTIMI 50 ANNI. PIOGGE ELEVATISSIME A PARMA E PIACENZA

NOVEMBRE 2014: TEMPERATURE MINIME E MASSIME IN EMILIA-ROMAGNA

Temperatura massima in pianura 24,2°C il 4 Castel S.Pietro Terme (Bo)

Temperatura minima in pianura -0,1°C il 21 Granarolo Faentino (Ra)

Precipitazione cumulata massima mensile in pianura 266,6 mm S.Nicolò - Rottofreno (Pc)

Precipitazione massima mensile in montagna 768,6 mm Borgo Val di Taro (Pr)

LUNA DI GENNAIO 2015

EMILIA-ROMAGNA: PRECIPITAZIONI (MM) DI NOVEMBRE 2014

QUANTITÀ DI ACQUA DISPONIBILE NEL TERRENO AL 30 NOVMEBRE 2014

(0 = MINIMO; 100= MASSIMO)

LUNA PIENA5 gennaio

ULTIMO QUARTO13 gennaio

LUNA NUOVA20 gennaio

PRIMO QUARTO27 gennaio

Dalla parte dei consumatori

in collaborazione con

ENRICO CINOTTI

QUALI RISCHI DALLA CARNESEPARATA MECCANICAMENTE?

Carne ricomposta e carne separata meccani-camente. Sono due informazioni, riportate sulle etichette, con le quali da tempo abbiamo co-minciato a familiarizzare quando acquistiamo wurstel, cotolette o bocconcini di pollo. Stiamo parlando di due diverse procedure di prepara-zione del prodotto che vengono obbligatoria-mente riportate sulle confezioni. Ad esempio, quando leggiamo la dicitura “Co-tolette/bocconcini di filetti di pollo surgelate/i ottenute da carni ricomposte e con l’aggiunta di acqua” ci si riferisce a una procedura di pre-parazione in cui vengono utilizzate varie parti dell’animale usando altri ingredienti (additivi ed enzimi). Ben diverso è il discorso sulla carne separata meccanicamente, cui recentemente il Salvagente ha dedicato un test condotto da Valentina Corvino. Il regolamento 853/2004 defi-nisce le carni separate meccanicamente come il prodotto ottenuto mediante rimozione della carne da ossa carnose dopo il disossamento o da carcasse di pollame, utilizzando mezzi mec-canici che conducono alla perdita o modifica-zione della struttura muscolo-fibrosa. Esistono due metodi per ottenere lo stesso risulta-to: quando si utilizzano metodi ad alta pressione, la carcassa o le parti di carne vengono pressate attraverso uno speciale setaccio di tipo mecca-nico. Con l’impiego di metodi a bassa pressione, invece, la carne viene raschiata meccanica-mente dalla carcassa.Si tratta, quindi, di una tecnica legale: attual-mente nella Ue la carne separata meccanica-mente può essere prodotta da pollame e suini, ma non da bovini, ovini e caprini. La sua presen-za negli alimenti deve essere chiaramente eti-chettata come tale e non fa parte del contenu-to di carne indicato sul prodotto.A parte il senso di fastidio che può produrre un

prodotto ottenuto mediante la “spremitura delle carcasse”, la carne separata meccanicamen-te è sicura? Molto si è discusso dell’opportunità o meno di utilizzare questo composto negli ali-menti, complici anche i tanti video disponibili on line che mostrano tutte le fasi della lavorazione. In un parere scientifico del 2013 sui rischi per la salute pubblica connessi a questa tipologia di prodotto, l’Efsa si è espressa sull’argomento giun-gendo alla conclusione che «i pericoli di ordine microbiologico e chimico associati alla carne suina e di pollame separata meccanicamente sono simili a quelli collegati alla carne separata non meccanicamente (carne fresca, carne ma-cinata o piatti a base di carne). Tuttavia il rischio di crescita microbica aumenta con l’uso di pro-cessi produttivi ad alta pressione». Tali rischi microbiologici e chimici – continua l’A-genzia – derivano dalla contaminazione delle materie prime e da prassi igieniche non corrette durante la lavorazione della carne. E i processi produttivi ad alta pressione aumentano il rischio di crescita microbica provocando una maggior degradazione delle fibre muscolari e, insieme a ciò, un rilascio di nutrienti, i quali forniscono un substrato favorevole alla crescita batterica. Il gruppo di esperti scientifici sui pericoli biolo-gici (Biohaz) ha preso in considerazione diversi parametri per distinguere la carne separata meccanicamente dalla carne separata non meccanicamente e, sulla scorta dei dati dispo-nibili attualmente, ha individuato nel calcio (rila-sciato dalle ossa durante la lavorazione) il para-metro chimico più adatto. Tuttavia se la si vuol evitare basta leggere le etichette: prodotti che non separano meccanicamente le carni ce ne sono ancora. W

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82 DICEMBRE 2014