La Pena Di Morte in Occidente Tra Storia e Attualità

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L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 sabato 26 settembre 2015 Balsamo per tante ferite Il viaggio di Papa Francesco nella stampa internazionale «The Washington Post» parla del paradosso Francesco Il suo messaggio ha una vastissima risonanza in un mondo quanto mai complesso Perché è un messaggio semplice che rigetta simboli e insegne del potere La pena di morte in occidente tra storia e attualità Freddo in aula I l «paradosso» di Papa Fran- cesco. Così «The Washington Post» di venerdì 25 settembre definisce la crescente influen- za a livello globale che deriva dall’umiltà del Pontefice. Più si rive- la semplice e diretto, più arriva al cuore di ciascuno, scrive nel suo commento David Ignatius, sottoli- neando che quella di Francesco è una figura «magnetica». Il suo mes- saggio ha una vastissima risonanza in un mondo quanto mai complesso, perché è un messaggio semplice, che rigetta i simboli e le insegne del po- tere. Ogni sua parola e ogni sua azione, rileva Ignatius, vanno sempre in un’unica direzione. E tutto ciò ha avuto modo di manifestarsi con par- ticolare vigore in occasione del di- scorso al Congresso. Francesco, pro- segue «The Washington Post», ha parlato sì di questioni politiche, co- me l’immigrazione, i cambiamenti colo vizioso della polarizzazione, che si configura come il principale ostacolo a un’azione corale ed effi- cace, concetto ribadito anche da Gilles Paris su «Le Monde». Lo stesso «International New York Ti- mes», in un articolo di Peter Baker e Jim Yardley, sottolinea che quello di Francesco è stato un «vigoroso appello» all’azione anzitutto su que- stioni internazionali che rivestono la massima urgenza. Ecco allora, prosegue il giornale, la critica del Papa nei riguardi degli eccessi del capitalismo, nonché «la ferma condanna» del commercio delle armi. E certo non ultimo, l’ap- pello per l’abolizione della pena ca- pitale. In particolare, si evidenzia nell’articolo, è risuonato l’invito di Francesco alla Nazione affinché non sia il denaro a guidare scelte e deci- sioni di fondamentale importanza, a discapito dei più poveri e dei più deboli. gresso nel momento in cui ha indi- cato le grandi sfide da affrontare e superare. Anche il quotidiano bri- tannico, come l’«International New York Times», parla di vibrante ap- pello del Papa ad agire per il bene del pianeta. Un appello, scrive Rory Carroll, che gli Stati Uniti devono recepire nella sua forza e pienezza abbattendo le divisioni e riscopren- do i suoi nobili ideali di bene co- mune e di fattiva solidarietà. Parlando di personaggi realmente esistiti, scrive Isabelle de Gaulmyn su «la Croix», Francesco invita l’America a sognare il suo avvenire. Parlare di sogno non è solo un mo- do per appellarsi al carattere strut- turalmente positivo e ottimista degli americani, ma è anche un modo per superare le contrapposizioni destra- sinistra che sarebbero inevitabilmen- te sorte se il Papa avesse criticato esplicitamente questa o quella azio- ne. Parlare di sogno in una società molto complessa significa dare un orizzonte e una speranza. Le immagini di Francesco al Con- gresso sono un simbolo potente, si legge in un editoriale pubblicato su «El País» del 25 settembre, ma in fondo «Francesco non era uno stra- niero, giocava in casa» dato che il cattolicesimo occupa un posto cen- trale nella società e nella politica statunitense, e l’egemonia wasp è tramontata da tempo; il discorso è stato alto e spirituale. Le parole del Papa sono state in- cisive ma diplomatiche, scrive quin- di Paula Lugones, a Washington per l’argentino «Clarín»; si è tratta- to del discorso più delicato di tutto il pontificato. La giornalista com- menta poi le lacrime di commozione di John Boehner, speaker della Ca- mera dei rappresentanti, che ha in- vitato Papa Bergoglio a parlare al Congresso, e conclude ricordando il caso di Víctor Saldaño, l’unico ar- gentino condannato alla pena capi- tale negli Stati Uniti, nel braccio della morte dal 1996. di GIULIA GALEOTTI «I l patibolo è il solo edificio che le rivoluzioni non demolisco- no», scriveva Victor Hugo. Malgrado la pena di morte continui a essere legale in diversi Paesi, nel 2007 l’O nu approvò, con 104 voti a favore, una risoluzione non vincolante in cui si chiedeva una moratoria delle esecuzioni capitali di Sta- to, esprimendo un orientamento contrario alla pratica e senza precedenti nell’ambito delle Na- zioni Unite. A oggi, però, non molto è cambiato. Il Regno d’Italia eliminò la pena capitale nel 1889 (reintro- nerne il rigetto. Del resto, il 25 gennaio 1977 «le Monde» rac- colse la tesi del teologo france- scano padre Gino Concetti che, sulle pagine dell’Osservatore Romano, aveva definito la pena di morte «antiumana». Molto attivo è ancor oggi l’impegno della Chiesa contro la pena di morte nei Paesi in cui è in vigore. Forse, il caso più noto è quello degli Stati Uniti. Si tratta, forse, di una delle campa- gne cattoliche che — assieme a quelle contro la povertà, il traffi- co di esseri umani, l’istruzione e le cure per gli indigenti — susci- ta maggior favore nel Paese. In particolare i vescovi statunitensi sono attivi in questo impegno ormai da decenni, basti ricorda- re la loro celebre dichiarazione ufficiale nel 1980. Proprio alla pena di morte il noto penalista statunitense Fran- klin E. Zimring ha dedicato, un decennio fa, un saggio divenuto celebre, The Contradictions of American Capital Punishment (Oxford University Press 2004, poi tradotto in italiano dal Mu- lino): pur prendendo atto dei passi avanti compiuti nel 2002, con la decisione Atkins v. Virginia , la Corte suprema ha ri- tenuto illegittima l’esecuzione di soggetti malati di mente, mentre tre anni dopo la Roper v. Sim- mons l’ha abolita per i minori —, la domanda profondamente at- tuale che Zimring si pone è co- me possano convivere negli Stati Uniti la cultura ipergarantista del giusto processo e quella del- la pena capitale. La sua tesi è che la pena di morte sopravviva nel Paese grazie alla radicale che nel codice etico del 1992 l’ordine statunitense ha chiarito i termini del divieto («Un medi- co, in quanto membro di una professione dedicata a preservare la vita quando ci siano le condi- zioni per farlo, non dovrebbe partecipare a esecuzioni legal- mente autorizzate»; articolo 2, 6° comma), ma precisa anche ciò che va considerato inaccetta- bile. Prescrivere e somministrare farmaci come parte della proce- dura di esecuzione; monitorare i segni vitali; offrire pareri tecnici; individuare le zone per le inie- zioni; avviare o supervisionare il posizionamento delle cannule, o anche solo presenziare in quanto medici, constatare il decesso «dal momento che al medico non è concesso di rianimare il detenuto, qualora risulti ancora in vita». Solo due azioni sono ammesse: «Somministrare, su ri- chiesta del condannato, un seda- tivo prima dell’avvio della pro- cedura, e firmare il certificato di morte dopo che è stata constata- ta da un’altra persona». Se la società non deve «ven- dicarsi» ma deve «correggere per migliorare», secondo l’intra- montabile insegnamento di Ce- sare Beccaria, resta il fatto che «sino a che la pena di morte esi- sterà, si avrà freddo entrando in una corte d’assise. E vi farà buio» (sono ancora parole di Victor Hugo). Anche perché, scriveva Adria- na Zarri (in Teologia del quotidia- no, pubblicato postumo da Ei- naudi nel 2012), «per mettere in crisi la liceità della pena di mor- te» occorre «mettere prima in crisi il principio che solo l’inno- sta sottolinea che l’«inusuale impat- to» che il Papa ha a livello planeta- rio deriva proprio dal fatto che «di- sdegna il trono». In un altro commento pubblicato sempre sul «Washington Post», a firma di Michael Gerson, si afferma che è sbagliato, da parte di chi si dichiara sostenitore di una particola- re ideologia o di una visione parzia- le della politica e della società, la- mentare il mancato appoggio di Francesco. È sbagliato perché il Pa- pa offre una prospettiva squisita- mente spirituale dei diversi aspetti della società, che trascende la con- sueta struttura ideologica. E quindi anche nel caso del di- scorso al Congresso è esercizio va- no, se non nocivo, pensare di dare una lettura “politica” delle sue paro- le. In un luogo spesso teatro di ser- rati confronti e divisioni, il messag- gio del Papa, al di là di ogni limita- ta interpretazione che se ne voglia dare, si traduce in un invito all’uni- tà, base essenziale per un vero im- pegno comune sui temi di più pres- sante attualità. Nello stesso tempo Gerson mette in rilievo la strenua difesa, da parte del Papa, dell’essere umano, nella consapevolezza che se viene sfrutta- to e vilipeso, la stessa dimensione divina risulta essere offesa e sfregia- ta. Nell’agenda di Francesco la per- sona riveste dunque la massima priorità. Riguardo al discorso del Papa al Congresso, l’«International New York Times», sempre di venerdì 25, scrive che Francesco ha fissato per gli Stati Uniti una sfida: usare il proprio potere come balsamo per curare le tante ferite che segnano il pianeta. E per vincere tale sfida, sottolinea il quotidiano newyorkese, il Paese è chiamato a spezzare il cir- E alla vigilia del discorso del Pa- pa, il «Financial Times» di giovedì 24 settembre, nella pagina dedicata ai commenti, invitava i politici sta- tunitensi a non dare una «lettura politica» alle parole di Francesco. La tentazione, al riguardo, è forte, ma la prospettiva entro la quale agi- sce il Pontefice, ben travalica il con- fine di interessi particolari, sottoli- nea il quotidiano. Dal canto suo «The Guardian» di venerdì 25 sottolinea come il Papa abbia saputo «elettrizzare» il Con- dotta dal fascismo, venne de- finitivamente abolita dalla Co- stituzione repubblicana del 1948), mentre nello Stato della Città del Vaticano è stata legale fino al 1969 (in caso di tentato omicidio al Papa) e formalmente rimossa soltanto il 12 febbraio 2001. In Francia, invece, il Parla- mento approvò un disegno di Nel corso della sua vita Dorothy Day ha unito l’impegno sociale per gli ultimi a una costante attività in favore della pace e della non violenza Contro armi, guerra e pena capitale «trasformazione simbolica» che ha subito negli ultimi vent’anni. Le esecuzioni capitali, infatti, non verrebbero più considerate una manifestazione del potere punitivo dello Stato, quanto piuttosto un «servizio personale» dovuto alle vittime e ai loro fa- miliari. Esse sarebbero cioè pas- sate da sanzione pubblica di con- trollo della criminalità a rimedio privato, fonte di conforto psico- logico e personale (di tutt’altro tenore, a livello internazionale, l’abolizione della pena di morte è diventata questione che riguar- da i diritti umani). Posto, dun- que, il tema in questi (nuovi) ter- mini, Zimring è convinto che gli Stati Uniti abbiano bisogno an- zitutto di un radicale cambia- mento sul versante culturale. Qualche anno fa, nel suo Con cura. Diario di un medico deciso a fare meglio (Einaudi, 2008), Atul Gawande aveva dedicato diverse pagine critiche ai medici che ne- gli Stati Uniti presiedono alle esecuzioni. Pur precisando che il giudizio individuale sulla pena capitale resta «una decisione morale del singolo», egli ricorda cente sia intangibile. (…) Tutti hanno il fondamento diritto all’esistenza; ma se vi è un dirit- to privilegiato, non è dell’inno- cente ma del colpevole. Di fron- te alla morte dell’innocente — da Cristo in poi — noi proviamo ri- spetto e venerazione: sappiamo che, in Cristo, egli è un elemen- to di salvezza. Ma di fronte alla morte del colpevole non siamo confortati da queste considera- zioni salvifiche: la sua uccisione ci sembra solo un crimine inuti- le che ci dà solo sgomento e or- rore». Nel corso del suo discorso dinnanzi al Congresso statuni- tense, Papa Francesco ha citato una delle figure cattoliche più ricche e stimolanti del Novecen- to. Ebbene, nel corso della sua vita, Dorothy Day — fondatrice del Catholic Worker Movement e della pressoché omonima te- stata — ha unito, giorno dopo giorno, il suo impegno sociale a favore degli ultimi a una costan- te attività a favore della pace e della non violenza, contro le ar- mi, la guerra e la pena di morte. climatici, ma il nocciolo del suo messaggio in realtà è consistito nel precetto più semplice della tolleranza e della fede. Ci sono leader politici, osserva Ignatius, che fanno ogni sforzo pur di raggiungere l’autenticità così da guadagnare il favore popolare: a Francesco tale autenticità, invece, viene con la massima naturalezza. Non ha bisogno di alcuno sforzo. E nel concludere il suo commento, il giornali- Secondo il penalista Franklin E. Zimring la punizione capitale negli Stati Uniti ha subito una radicale trasformazione simbolica Passando da sanzione pubblica di controllo della criminalità a risarcimento privato trice Marie-Louise Giraud, de- nunciata da una lettera anonima e condannata a morte per aver procurato 26 aborti: secondo il regime di Vichy, l’aborto non era più solo un crimine contro le persone, ma un autentico at- tentato «alla sicurezza interna ed esterna dello Stato». Autore del progetto di legge per l’abrogazione in Francia fu Robert Badinter, avvocato e mi- nistro della giustizia all’epoca, che nel saggio L’Abolition (Fa- yard, 2000) ha raccontato il suo quasi decennale impegno. La svolta decisiva si ebbe nel 1976 quando Badinter sostenne che un imputato, colpevole di un crimine particolarmente efferato (l’uccisione del bimbo che aveva rapito), dovesse essere condan- nato all’ergastolo invece che alla pena capitale, richiesta dal pub- blico ministero e da gran parte dell’opinione pubblica. Nel fronte estremamente com- posito degli oppositori alla ghi- gliottina, vi furono anche i cat- tolici che, soprattutto dalle pagi- ne di «la Croix» e «Témoignage chrétien», furono netti nel soste- legge per la sua defini- tiva abrogazione il 30 settembre 1981. Nel corso del tempo, però, prima dell’ultima ese- cuzione — il 10 settem- bre 1977 il tunisino Ha- mida Djandoubi fu ghigliottinato per aver rapito, torturato e uc- ciso l’ex fidanzata — alcuni aspetti della normativa erano stati mitigati. Ad esempio, se il 24 giugno 1939 il presidente del consi- glio Edouard Daladier decretò la fine delle esecuzioni in pubblico, già a partire dalla fine Ottocento la prassi aveva iniziato a rispar- miare le donne. Fu so- lo Pétain a violarla, fa- cendo ghigliottinare il 30 luglio 1943 la leva- Dopo il discorso al Congresso il Papa saluta la folla radunata davanti a Capitol Hill I quattro americani Il presidente Abraham Lincoln, il leader antirazzista Martin Luther King, l’attivista sociale Dorothy Day, il monaco Thomas Merton: sono questi i quattro grandi americani che Francesco ha citato nel suo discorso al Congresso. Abraham Lincoln (Hodgenville, 12 febbraio 1809 – Washington, 14 aprile 1865) è stato il sedicesimo presidente degli Stati Uniti; sia la storiografia che l’opinione pubblica lo considerano uno dei leader più importanti e popolari. Fu lui il presidente che pose fine alla schiavitù; venne assassinato poco dopo la vittoria del Nord nella guerra di secessione. Martin Luther King (Atlanta, 15 gennaio 1929 – Memphis, 4 aprile 1968) è stato un pastore protestante, politico e attivista, leader dei diritti civili. Il suo impegno civile è condensato nella celebre Letter from Birmingham Jail e in Strength to love, un’appassionata enunciazione della sua crociata per la giustizia. A 39 anni venne assassinato da un estremista bianco. La serva di Dio Dorothy Day (New York, 8 novembre 1897 – 29 novembre 1980) è stata una giornalista e attivista sociale, celebre per le sue campagne in difesa dei poveri e dei senza casa. Dopo una vita lontana dalla religione (lei stessa ha raccontato un giovanile aborto), nel 1927 si convertirà al cattolicesimo: da allora, la fede si fonde con la sua esperienza politica e sociale, iniziando un’importante presenza, non solo sindacale, con i lavoratori. Insieme a Peter Maurin, nel 1933 fonda il Catholic Worker Movement. Ancora oggi esistono ben più di cento comunità, oltre che negli Usa, in Germania, Paesi Bassi, Irlanda, Svezia, Messico, Australia e Nuova Zelanda. Thomas Merton (Prades, 31 gennaio 1915 – Bangkok, 10 dicembre 1968) è stato uno scrittore e religioso statunitense dell’ordine dei monaci trappisti, autore di oltre sessanta tra saggi e opere in poesia e in prosa dedicati soprattutto ai temi della fede, del dialogo interreligioso, della pace e dei diritti civili.

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La pena di morte in occidente tra storia e attualità

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 sabato 26 settembre 2015

Balsamo per tante feriteIl viaggio di Papa Francesco nella stampa internazionale

«The Washington Post»parla del paradosso FrancescoIl suo messaggioha una vastissima risonanzain un mondo quanto mai complessoPerché è un messaggio sempliceche rigetta simboli e insegne del potere

La pena di morte in occidente tra storia e attualità

Freddo in aula

Il «paradosso» di Papa Fran-cesco. Così «The WashingtonPost» di venerdì 25 settembredefinisce la crescente influen-za a livello globale che deriva

dall’umiltà del Pontefice. Più si rive-la semplice e diretto, più arriva alcuore di ciascuno, scrive nel suocommento David Ignatius, sottoli-neando che quella di Francesco èuna figura «magnetica». Il suo mes-saggio ha una vastissima risonanzain un mondo quanto mai complesso,perché è un messaggio semplice, cherigetta i simboli e le insegne del po-t e re .

Ogni sua parola e ogni sua azione,rileva Ignatius, vanno sempre inun’unica direzione. E tutto ciò haavuto modo di manifestarsi con par-ticolare vigore in occasione del di-scorso al Congresso. Francesco, pro-segue «The Washington Post», haparlato sì di questioni politiche, co-me l’immigrazione, i cambiamenti

colo vizioso della polarizzazione,che si configura come il principaleostacolo a un’azione corale ed effi-cace, concetto ribadito anche daGilles Paris su «Le Monde». Lostesso «International New York Ti-mes», in un articolo di Peter Bakere Jim Yardley, sottolinea che quellodi Francesco è stato un «vigorosoappello» all’azione anzitutto su que-stioni internazionali che rivestono lamassima urgenza.

Ecco allora, prosegue il giornale,la critica del Papa nei riguardi deglieccessi del capitalismo, nonché «laferma condanna» del commerciodelle armi. E certo non ultimo, l’ap-pello per l’abolizione della pena ca-pitale. In particolare, si evidenzianell’articolo, è risuonato l’invito diFrancesco alla Nazione affinché nonsia il denaro a guidare scelte e deci-sioni di fondamentale importanza, adiscapito dei più poveri e dei piùdeb oli.

gresso nel momento in cui ha indi-cato le grandi sfide da affrontare esuperare. Anche il quotidiano bri-tannico, come l’«International NewYork Times», parla di vibrante ap-pello del Papa ad agire per il benedel pianeta. Un appello, scrive RoryCarroll, che gli Stati Uniti devonorecepire nella sua forza e pienezzaabbattendo le divisioni e riscopren-do i suoi nobili ideali di bene co-mune e di fattiva solidarietà.

Parlando di personaggi realmenteesistiti, scrive Isabelle de Gaulmynsu «la Croix», Francesco invital’America a sognare il suo avvenire.Parlare di sogno non è solo un mo-do per appellarsi al carattere strut-turalmente positivo e ottimista degliamericani, ma è anche un modo persuperare le contrapposizioni destra-sinistra che sarebbero inevitabilmen-te sorte se il Papa avesse criticatoesplicitamente questa o quella azio-ne. Parlare di sogno in una societàmolto complessa significa dare unorizzonte e una speranza.

Le immagini di Francesco al Con-gresso sono un simbolo potente, silegge in un editoriale pubblicato su«El País» del 25 settembre, ma infondo «Francesco non era uno stra-niero, giocava in casa» dato che ilcattolicesimo occupa un posto cen-trale nella società e nella politicastatunitense, e l’egemonia wasp ètramontata da tempo; il discorso èstato alto e spirituale.

Le parole del Papa sono state in-cisive ma diplomatiche, scrive quin-di Paula Lugones, a Washingtonper l’argentino «Clarín»; si è tratta-to del discorso più delicato di tuttoil pontificato. La giornalista com-menta poi le lacrime di commozionedi John Boehner, speaker della Ca-mera dei rappresentanti, che ha in-vitato Papa Bergoglio a parlare alCongresso, e conclude ricordando ilcaso di Víctor Saldaño, l’unico ar-gentino condannato alla pena capi-tale negli Stati Uniti, nel bracciodella morte dal 1996.

di GIULIA GALEOTTI

«I l patibolo è ilsolo edificio chele rivoluzioninon demolisco-no», scriveva

Victor Hugo. Malgrado la penadi morte continui a essere legalein diversi Paesi, nel 2007 l’O nuapprovò, con 104 voti a favore,una risoluzione non vincolantein cui si chiedeva una moratoriadelle esecuzioni capitali di Sta-to, esprimendo un orientamentocontrario alla pratica e senzaprecedenti nell’ambito delle Na-zioni Unite. A oggi, però, nonmolto è cambiato.

Il Regno d’Italia eliminò lapena capitale nel 1889 (reintro-

nerne il rigetto. Del resto, il 25gennaio 1977 «le Monde» rac-colse la tesi del teologo france-scano padre Gino Concetti che,sulle pagine dell’O sservatoreRomano, aveva definito la penadi morte «antiumana».

Molto attivo è ancor oggil’impegno della Chiesa contro lapena di morte nei Paesi in cui èin vigore. Forse, il caso più notoè quello degli Stati Uniti. Sitratta, forse, di una delle campa-gne cattoliche che — assieme aquelle contro la povertà, il traffi-co di esseri umani, l’istruzione ele cure per gli indigenti — susci-ta maggior favore nel Paese. Inparticolare i vescovi statunitensisono attivi in questo impegnoormai da decenni, basti ricorda-re la loro celebre dichiarazioneufficiale nel 1980.

Proprio alla pena di morte ilnoto penalista statunitense Fran-klin E. Zimring ha dedicato, undecennio fa, un saggio divenutocelebre, The Contradictions ofAmerican Capital Punishment(Oxford University Press 2004,poi tradotto in italiano dal Mu-lino): pur prendendo atto deipassi avanti compiuti — nel2002, con la decisione Atkins v.V i rg i n i a , la Corte suprema ha ri-tenuto illegittima l’esecuzione disoggetti malati di mente, mentretre anni dopo la Roper v. Sim-mons l’ha abolita per i minori —,la domanda profondamente at-tuale che Zimring si pone è co-me possano convivere negli StatiUniti la cultura ipergarantistadel giusto processo e quella del-la pena capitale. La sua tesi èche la pena di morte sopravvivanel Paese grazie alla radicale

che nel codice etico del 1992l’ordine statunitense ha chiaritoi termini del divieto («Un medi-co, in quanto membro di unaprofessione dedicata a preservarela vita quando ci siano le condi-zioni per farlo, non dovrebbepartecipare a esecuzioni legal-mente autorizzate»; articolo 2,6° comma), ma precisa ancheciò che va considerato inaccetta-bile. Prescrivere e somministrarefarmaci come parte della proce-dura di esecuzione; monitorare isegni vitali; offrire pareri tecnici;individuare le zone per le inie-zioni; avviare o supervisionare ilposizionamento delle cannule, oanche solo presenziare in quantomedici, constatare il decesso«dal momento che al mediconon è concesso di rianimare ildetenuto, qualora risulti ancorain vita». Solo due azioni sonoammesse: «Somministrare, su ri-chiesta del condannato, un seda-tivo prima dell’avvio della pro-cedura, e firmare il certificato dimorte dopo che è stata constata-ta da un’altra persona».

Se la società non deve «ven-dicarsi» ma deve «correggereper migliorare», secondo l’intra-montabile insegnamento di Ce-sare Beccaria, resta il fatto che«sino a che la pena di morte esi-sterà, si avrà freddo entrando inuna corte d’assise. E vi faràbuio» (sono ancora parole diVictor Hugo).

Anche perché, scriveva Adria-na Zarri (in Teologia del quotidia-no, pubblicato postumo da Ei-naudi nel 2012), «per mettere incrisi la liceità della pena di mor-te» occorre «mettere prima incrisi il principio che solo l’inno-

sta sottolinea che l’«inusuale impat-to» che il Papa ha a livello planeta-rio deriva proprio dal fatto che «di-sdegna il trono».

In un altro commento pubblicatosempre sul «Washington Post», afirma di Michael Gerson, si affermache è sbagliato, da parte di chi sidichiara sostenitore di una particola-re ideologia o di una visione parzia-le della politica e della società, la-mentare il mancato appoggio diFrancesco. È sbagliato perché il Pa-pa offre una prospettiva squisita-mente spirituale dei diversi aspettidella società, che trascende la con-sueta struttura ideologica.

E quindi anche nel caso del di-scorso al Congresso è esercizio va-no, se non nocivo, pensare di dareuna lettura “p olitica” delle sue paro-le. In un luogo spesso teatro di ser-rati confronti e divisioni, il messag-gio del Papa, al di là di ogni limita-ta interpretazione che se ne vogliadare, si traduce in un invito all’uni-tà, base essenziale per un vero im-pegno comune sui temi di più pres-sante attualità.

Nello stesso tempo Gerson mettein rilievo la strenua difesa, da partedel Papa, dell’essere umano, nellaconsapevolezza che se viene sfrutta-to e vilipeso, la stessa dimensionedivina risulta essere offesa e sfregia-ta. Nell’agenda di Francesco la per-sona riveste dunque la massimapriorità.

Riguardo al discorso del Papa alCongresso, l’«International NewYork Times», sempre di venerdì 25,scrive che Francesco ha fissato pergli Stati Uniti una sfida: usare ilproprio potere come balsamo percurare le tante ferite che segnano ilpianeta. E per vincere tale sfida,sottolinea il quotidiano newyorkese,il Paese è chiamato a spezzare il cir-

E alla vigilia del discorso del Pa-pa, il «Financial Times» di giovedì24 settembre, nella pagina dedicataai commenti, invitava i politici sta-tunitensi a non dare una «letturapolitica» alle parole di Francesco.La tentazione, al riguardo, è forte,ma la prospettiva entro la quale agi-sce il Pontefice, ben travalica il con-fine di interessi particolari, sottoli-nea il quotidiano.

Dal canto suo «The Guardian» divenerdì 25 sottolinea come il Papaabbia saputo «elettrizzare» il Con-

dotta dal fascismo, venne de-finitivamente abolita dalla Co-stituzione repubblicana del1948), mentre nello Stato dellaCittà del Vaticano è stata legalefino al 1969 (in caso di tentatoomicidio al Papa) e formalmenterimossa soltanto il 12 febbraio2001.

In Francia, invece, il Parla-mento approvò un disegno di

Nel corso della sua vitaDorothy Day ha unitol’impegno sociale per gli ultimia una costante attività in favoredella pace e della non violenzaContro armi, guerra e pena capitale

«trasformazione simbolica» cheha subito negli ultimi vent’anni.

Le esecuzioni capitali, infatti,non verrebbero più considerateuna manifestazione del poterepunitivo dello Stato, quantopiuttosto un «servizio personale»dovuto alle vittime e ai loro fa-miliari. Esse sarebbero cioè pas-sate da sanzione pubblica di con-trollo della criminalità a rimedioprivato, fonte di conforto psico-logico e personale (di tutt’a l t rotenore, a livello internazionale,l’abolizione della pena di morteè diventata questione che riguar-da i diritti umani). Posto, dun-que, il tema in questi (nuovi) ter-mini, Zimring è convinto che gliStati Uniti abbiano bisogno an-zitutto di un radicale cambia-mento sul versante culturale.

Qualche anno fa, nel suo Concura. Diario di un medico deciso afare meglio (Einaudi, 2008), AtulGawande aveva dedicato diversepagine critiche ai medici che ne-gli Stati Uniti presiedono alleesecuzioni. Pur precisando che ilgiudizio individuale sulla penacapitale resta «una decisionemorale del singolo», egli ricorda

cente sia intangibile. (…) Tuttihanno il fondamento dirittoall’esistenza; ma se vi è un dirit-to privilegiato, non è dell’inno-cente ma del colpevole. Di fron-te alla morte dell’innocente — daCristo in poi — noi proviamo ri-spetto e venerazione: sappiamoche, in Cristo, egli è un elemen-to di salvezza. Ma di fronte allamorte del colpevole non siamoconfortati da queste considera-zioni salvifiche: la sua uccisioneci sembra solo un crimine inuti-le che ci dà solo sgomento e or-ro re » .

Nel corso del suo discorsodinnanzi al Congresso statuni-tense, Papa Francesco ha citatouna delle figure cattoliche piùricche e stimolanti del Novecen-to. Ebbene, nel corso della suavita, Dorothy Day — fondatricedel Catholic Worker Movemente della pressoché omonima te-stata — ha unito, giorno dopogiorno, il suo impegno sociale afavore degli ultimi a una costan-te attività a favore della pace edella non violenza, contro le ar-mi, la guerra e la pena di morte.

climatici, ma il nocciolo delsuo messaggio in realtà èconsistito nel precetto piùsemplice della tolleranza edella fede. Ci sono leaderpolitici, osserva Ignatius,che fanno ogni sforzo purdi raggiungere l’autenticitàcosì da guadagnare il favorepopolare: a Francesco taleautenticità, invece, vienecon la massima naturalezza.Non ha bisogno di alcunosforzo. E nel concludere ilsuo commento, il giornali-

Secondo il penalista Franklin E. Zimringla punizione capitale negli Stati Unitiha subito una radicale trasformazione simbolicaPassando da sanzione pubblica di controllo della criminalitàa risarcimento privato

trice Marie-Louise Giraud, de-nunciata da una lettera anonimae condannata a morte per averprocurato 26 aborti: secondo ilregime di Vichy, l’aborto nonera più solo un crimine controle persone, ma un autentico at-tentato «alla sicurezza internaed esterna dello Stato».

Autore del progetto di leggeper l’abrogazione in Francia fuRobert Badinter, avvocato e mi-nistro della giustizia all’ep o ca,che nel saggio L’Ab o l i t i o n ( Fa -yard, 2000) ha raccontato il suoquasi decennale impegno. Lasvolta decisiva si ebbe nel 1976quando Badinter sostenne cheun imputato, colpevole di uncrimine particolarmente efferato(l’uccisione del bimbo che avevarapito), dovesse essere condan-nato all’ergastolo invece che allapena capitale, richiesta dal pub-blico ministero e da gran partedell’opinione pubblica.

Nel fronte estremamente com-posito degli oppositori alla ghi-gliottina, vi furono anche i cat-tolici che, soprattutto dalle pagi-ne di «la Croix» e «Témoignagechrétien», furono netti nel soste-

legge per la sua defini-tiva abrogazione il 30settembre 1981. Nelcorso del tempo, però,prima dell’ultima ese-cuzione — il 10 settem-bre 1977 il tunisino Ha-mida Djandoubi fughigliottinato per averrapito, torturato e uc-ciso l’ex fidanzata —alcuni aspetti dellanormativa erano statimitigati. Ad esempio,se il 24 giugno 1939 ilpresidente del consi-glio Edouard Daladierdecretò la fine delleesecuzioni in pubblico,già a partire dalla fineOttocento la prassiaveva iniziato a rispar-miare le donne. Fu so-lo Pétain a violarla, fa-cendo ghigliottinare il30 luglio 1943 la leva-

Dopo il discorso al Congressoil Papa saluta la folla radunatadavanti a Capitol Hill

I quattro americani

Il presidente Abraham Lincoln, il leaderantirazzista Martin Luther King,l’attivista sociale Dorothy Day, ilmonaco Thomas Merton: sono questi iquattro grandi americani che Francescoha citato nel suo discorso al Congresso.Abraham Lincoln (Hodgenville, 12febbraio 1809 – Washington, 14 aprile1865) è stato il sedicesimo presidentedegli Stati Uniti; sia la storiografia chel’opinione pubblica lo considerano unodei leader più importanti e popolari. Fului il presidente che pose fine allaschiavitù; venne assassinato poco dopola vittoria del Nord nella guerra disecessione. Martin Luther King(Atlanta, 15 gennaio 1929 – Memphis, 4aprile 1968) è stato un pastoreprotestante, politico e attivista, leaderdei diritti civili. Il suo impegno civile ècondensato nella celebre Letter fromBirmingham Jail e in Strength to love,un’appassionata enunciazione della suacrociata per la giustizia. A 39 annivenne assassinato da un estremistabianco. La serva di Dio Dorothy Day

(New York, 8 novembre 1897 – 29novembre 1980) è stata una giornalista eattivista sociale, celebre per le suecampagne in difesa dei poveri e deisenza casa. Dopo una vita lontana dallareligione (lei stessa ha raccontato ungiovanile aborto), nel 1927 si convertiràal cattolicesimo: da allora, la fede sifonde con la sua esperienza politica esociale, iniziando un’imp ortantepresenza, non solo sindacale, con ilavoratori. Insieme a Peter Maurin, nel1933 fonda il Catholic WorkerMovement. Ancora oggi esistono benpiù di cento comunità, oltre che negliUsa, in Germania, Paesi Bassi, Irlanda,Svezia, Messico, Australia e NuovaZelanda. Thomas Merton (Prades, 31gennaio 1915 – Bangkok, 10 dicembre1968) è stato uno scrittore e religiosostatunitense dell’ordine dei monacitrappisti, autore di oltre sessanta trasaggi e opere in poesia e in prosadedicati soprattutto ai temi della fede,del dialogo interreligioso, della pace edei diritti civili.