LA PAUSA - N.12

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I mondiali sono ai nastri di partenza, abbiamo l'opinione autorevole di Gianluca Vialli

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ANNO 2 N.12Rivista on-line Gratuita

------------------------------------------------------------------------------------------DIRETTORE RESPONSABILE

Pasquale RagoneDIRETTORE EDITORIALE

Gipponi Laura MariaHANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

Diana Ghisolfi, Nicola Guarneri, Luca Romeo,Gianmarco Soldi, Rachele Donati De Conti, Angela Fontana

Gianluca Corbani, Simone Zerbini, Maurizio Gussoni,Serena Cominetti, Moira Delmiglio, Francesco Cianciarelli, Andrea Malavolti Masselli, Gaia Badioni, Laura Maggenghi,

Matteo Pigoli, Riccardo Ronchi, Valeria Corradi

DIREZIONE_REDAZIONE_PUBBLICITA’AURAOFFICE EDIZIONI S.R.L. a socio unico

26013 Crema (Cr) _ Via Diaz 37Tel 0373 80522 _ Fax 0373 254399

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autori dei quali si intende rispettare la piena libertà di espressione.

Registrato al ROC n°: 23491iscrizione al Tribunale N: 1411V.G. dal 29 ottobre 2013

>> Amsterdam non fermarti all'apparenza>> Regina o Re, si festeggia in arancione!

VIAGGI

04

>> La magia di un Buongiorno>> Sette paia di scarpe

LIBRI

20

>> Brasile 2014: una poltrona per tre

SPORT

32

>> Patologie dell'apparato muscolo-scheletrico

SALUTE E BENESSERE

46

>> Intervista a Gianluca Vialli

SPECIALE MONDIALI

36

>> Black Mirror

TELEFILM

18

>> Parco naturale regionale della Camargue

NATURA

08

>> Window(e)escape

CASA & DESIGN

54

>> Giugno

CURIOSITÀ

62

>> Nocino>> Risotto alle ciliegie

CUCINA

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>> Le foto del mese

FOTO DEL LETTORE

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Henry FordHenry Ford

Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare il tempo.

140 MILA PERSONE LEGGONO “LA PAUSA”

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>> Il Pappagallo Cenerino

ANIMALI12

>> La magia di un Buongiorno>> Sette paia di scarpe

>> Liberty, uno stile per la Romagna

ARTE

52

>> Il Nordic Walking

FITNESS

44

>> Cori e Cuori da tutto il mondo

EVENTI

56

>> Rio 2

FILM

16

>> Il nuovo album dei Lacuna Coil

MUSICA

24

>> Tetris 30 anni senza vincere

GAMES

66

>> L'Uomo Multiforme

MODA

28

MOTORI

40>> 24 ore di Le Mans: non ci sono sostituti

>> La lettera del mese

BUONGIORNO ESTER

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FUMETTI

58>> La Pausa Comica>> Cosplay: arte, spettacolo e passione

SPECIALE VACANZE

48 >> Notti magiche

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AmsterdamLa “Venezia del Nord”, titolo che condivide con Bruges, Stoccolma e San Pietroburgo, è già una garanzia. Famosa principalmente per i canali che la tagliano geometricamente, i coffee shop e il quartiere a luci rosse, Amsterdam ha molto di più da offrire a chiunque voglia passare una vacanza immerso nella natura, in una capitale in cui acqua e terra si combattono (metaforicamente) per la supremazia.

di Simone Zerbini - [email protected]

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Amsterdam

Le prime parole che probabilmente si possono associare ad Amsterdam (tolte “marjuana” e “prostitute in vetrina”) sono “acqua”, “terra” e “tolleranza”. La storia della capitale olandese è già racchiusa nel nome, ovvero “diga (dam) sul fiume Amstel”. Come fusione dei paesi nordici e di quelli delle Fiandre, la città fin dai suoi primi giorni eccelleva nella pesca, nella navigazione e nel commercio, la cui epoca culminante fu il XVII secolo, in cui l’Olanda diede vita ad un vero e proprio impero coloniale.Dopo diversi secoli di declino, Amsterdam rifiorì grazie al commercio di diamanti, anzi, ne divenne la vera e propria capitale mondiale insieme ad Anversa.La Seconda Guerra Mondiale devastò la città, rifugio di numerose famiglie ebree (tristemente famosa è la vicenda narrata da Anne Frank nel suo celeberrimo diario).Verso gli anni Sessanta e Settanta, Amsterdam tornò di nuovo in auge a livello mondiale per la politica di tolleranza - in particolare verso le droghe leggere - che ne fece la principale destinazione degli hippie di tutto il mondo. Col boom economico degli anni Novanta la città venne totalmente rinnovata, e il fallimento di un referendum per la divisione della città dimostrò lo spirito di uguaglianza e unità che pervade tutt’oggi i suoi cittadini.

Dunque Amsterdam nasce sulla terra strappata alle acque (polder), ma come scrisse Montesquieu: “Preferisco Amsterdam a Venezia: poiché ad Amsterdam si può avere l’acqua senza essere privati della terra”. I celeberrimi canali, circa un centinaio, tagliano la città formando un reticolato simile ad una conchiglia. I cittadini hanno imparato ad abitare in case a contatto con l’acqua o addirittura su houseboat, veri e propri barconi adibiti ad abitazioni. Legate all’immagine di Amsterdam sono le case strette e alte, coronate da timpani e pinnacoli tipici dei Paesi Bassi: la causa di questa “stranezza” risale al Seicento, quando le tasse sugli immobili venivano calcolate sulla larghezza di un’abitazione e non su lunghezza e altezza.

Ad Amsterdam si è costituita, come abbiamo già accennato, una comunità ebraica numerosa ed estremamente importante, che diede i natali a personalità quali il pittore Rembrandt e il filosofo Spinoza, ma anche persone normalissime diventate tristemente famose loro malgrado, come la piccola Anne Frank, vittima delle persecuzioni naziste. Consigliamo vivamente di visitarne la casa, oggi diventata museo, al 263 del Canale Prinsengracht, dove è possibile respirare l’atmosfera claustrofobica e di terrore che la piccola deve aver vissuto.

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Imprescindibile la visita al Van Gogh Museum, che possiede la più grande collezione di opere di Van Gogh, presentate in maniera assolutamente interessante, coinvolgente e anticonvenzionale.Dopo esserci rivolti agli appassionati di storia, arte e filosofia, un piccolo pensiero agli sportivi: Amsterdam ha dato i natali ad uno dei geni assoluti del calcio, un giocatore che, pur avendo giocato quasi mezzo secolo fa, sarebbe assolutamente moderno anche oggi e che ha legato il proprio nome all’Ajax e alla nazionale Oranje: Johan Cruijff. Imperdibile per ogni appassionato la visita all’Amsterdam ArenA, vero gioiellino calcistico e non (se le vostre fidanzate si dovessero annoiare, lasciatele nell’imponente centro commerciale adiacente allo stadio o al gigantesco cinema multisala).

Il nostro consiglio rimane comunque di non fare troppi programmi e itinerari,

Amsterdam va vissuta in tutto e per tutto senza vincoli (se non quelli della legge…). L’ideale è noleggiare una bicicletta (a prezzi modici) e girare la città e i dintorni (ogni strada, stradina, autostrada presenta a fianco una pista ciclabile), considerato che gli itinerari ciclistici si sprecano. Consigliamo di visitare, anche in giornata, i piccoli centri di Broek in Waterland, Monnickendam e Zaanse Schans, in cui potrete ammirare dall’interno i celeberrimi mulini a vento olandesi.

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Regina o Re, si festeggia in arancione!

Amsterdam è certamente ritenuta da tutti una città in cui non mancano gli eccessi, ma forse pochi sanno che a fine aprile si colora interamente di arancione! L’occasione è la festa nazionale olandese, la Festa della Regina che si celebrava fino all’anno scorso il 30 aprile per ricordare il compleanno della regina Giuliana. Necessariamente da quest’anno, a seguito dell’avvicendamento al trono, si è trasformata nella Festa del Re ed è stata celebrata il 26 aprile (giorno prima del compleanno del sovrano).Ma che da festeggiare ci sia un uomo o una donna, le modalità spettacolari sono le stesse: la città si tinge di arancione (il colore della casa reale) e si trasforma in un immenso mercatino delle pulci. Ogni famiglia apre il suo

garage e allestisce un mercatino improvvisato (o apparentemente improvvisato e in realtà pensato da molti mesi?) vendendo ogni genere di chincaglieria. I quartieri del divertimento sono sempre gli stessi: Vondelpark (che offre anche tanti momenti d’intrattenimento ed animazione per bambini), il Dam, il Leidsestraat, lo Spui ed il Rokin. I canali si affollano di barche, piccole o grandi poco importa, che trasportano cittadini e moltissimi turisti arancioni che raggiungono la città per non perdersi questo momento di spettacolare divertimento. Ovviamente non manca musica a tutto volume, ovviamente non mancano party ad ogni incrocio di vie e tanto divertimento. Non ci resta che unirci ai festeggiamenti e… Lunga vita al Re!

di Rachele Donati De Conti – [email protected]

si festeggia in arancione!garage e allestisce un mercatino improvvisato garage e allestisce un mercatino improvvisato

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Catapultiamoci nel sud della Francia, tra le acque dolci del Rodano e quelle salate del mar Mediterraneo

di Diana Ghisolfi – [email protected]

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Il Parco naturale regionale della CamargueCamargue

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Il parco naturale regionale della Camargue si affaccia sul mar Mediterraneo, tra i due bracci del delta del fiume Rodano. È la zona più umida della Francia e il suo territorio si divide principalmente in tre zone: le coltivazioni a nord, le saline da est a ovest e le lagune a sud.Il parco viene definito “figlio del connubio tra Rodano e Mediterraneo”, la presenza di acque dolci e salate dei fiumi, del mare, delle paludi, delle lagune e dei laghi garantisce un ambiente alquanto interessante. Territorio dalla conformazione dinamica, viene continuamente modificato dalle acque che lo bagnano e che trasportano grandi quantità di melma. Spiagge, steppe, vegetazione primitiva e superfici coltivate rendono quest’area una meta suggestiva.

La vegetazione comprende salicornieti e canneti, tipici delle zone costiere umide, garighe (cespugli, arbusti) e residui della macchia originaria come il bosco di Rièges.Paradiso degli uccelli selvatici, il parco ospita 323 specie diverse di uccelli migratori e

Il Parco naturale regionale della Camargue

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stanziali tra cui i fenicotteri, le garzette, le sgarze ciuffetto, gli aironi, le avocette, le nitticore e i cavalieri d’Italia. Meno apprezzati sono gli insetti, visto che nella zona si trovano alcune tra le più spietate zanzare della Francia. I veri protagonisti sono i cavalli Camargue: robusti e di bassa statura, con un mantello grigio o più raramente baio. Il loro principale utilizzo è la conduzione delle mandrie da combattimento, ad esempio i tori (altro animale tipico della Camargue, di corporatura più piccola e snella rispetto a quello spagnolo).

Oltre ai magnifici paesaggi naturali ci si imbatte anche in centri urbani. Il parco si estende su tre comuni: Arles, Port-Saint-Louis-du-Rhône e Saintes-Maries-de-la-Mer. La prima è la città più grande e si trova all’estremo nord del delta, la seconda è a sud-est mentre l’ultima è a sud-ovest.All’interno del parco dal 1979 sorge un museo nell’antico ovile della cascina di Pont de Rousty.Collezioni fotografiche ed esposizioni di oggetti raccontano la storia del parco, incantando i visitatori con le suggestioni

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del mondo agreste e selvaggio. La visita al museo si prolunga su un sentiero lungo 3,5 km, dove è possibile ammirare le attività agricole, le coltivazioni, i pascoli, le paludi e le tipiche cabanes in cui vivono i cowboy locali.A partire dal 1928 quest’area triangolare di 820 kmq è stata riconosciuta come riserva naturale, per poi assumere il titolo di parco naturale regionale nel 1970. Gli obiettivi prefissati sono: la protezione e la gestione del patrimonio naturale e culturale, l’ordinamento del territorio, lo sviluppo economico e sociale, oltre a garantire l’accoglienza, l’educazione e l’informazione del pubblico e infine sostenere la sperimentazione e la ricerca.

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12Apriamo le orecchie e ascoltiamo la voce del

pennuto più brillante del mondo

di Diana Ghisolfi – [email protected]

Intelligenza animaleIl pappagallo

cenerino

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La capacità di apprendimento e la loquacità del pappagallo cenerino sono doti straordinarie. L’esempio più lampante di quanto l’uomo si sbagli sottovalutando il mondo animale si trova tra le pagine di Parla con Alex di Irene Pepperberg. Si tratta della storia vera di un legame molto speciale che si instaura tra il pappagallo cenerino Alex e la scienziata Irene, dove gli esperimenti e le scoperte avvicinano le loro menti e i loro cuori. Appartenente alla famiglia Psittacidae, genere Psittacus, specie Psittacus erithacus, il pappagallo cenerino deve il suo nome al colore del piumaggio grigio cenere. Due sono le sottospecie: lo Psittacus erithacus erithacus, cenerino maggiore (350 grammi di peso e lungo 35 centimetri) proveniente dal Congo, di colore grigio chiaro, con la coda rossa e il becco nero e lo Psittacus erithacus timneh, cenerino minore africano, il cui peso si aggira sui 250 grammi, dal piumaggio più scuro, la coda marrone, con il becco nero e color avorio.Originario delle foreste pluviali dell’Africa Centrale ed Occidentale, si nutre di semi, frutti, verdura in foglie e qualche insetto.La maturità sessuale viene raggiunta a cinque anni, dopodiché la femmina è pronta per prolificare e solitamente depone dalle tre alle cinque uova, covate per un mese. una volta nati, i pulli mettono le piume quando raggiungono i tre mesi d’età, ma vengono accuditi e imbeccati dai genitori per un altro mese.Il pappagallo cenerino è un ottimo animale da compagnia, tenuto in cattività ha un’aspettativa di vita di cinquant’anni, periodo durante il

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quale si attaccherà morbosamente al padrone. Infatti è un uccello bisognoso di continui stimoli, di costanti interazioni con l’uomo. Considerato tra i migliori imitatori, il pappagallo cenerino riproduce suoni di ogni tipo (voci umane comprese) assicurando un clima vivace all’interno delle case che lo adottano. Parole, frasi intere e motivi musicali escono dal becco del cenerino e sorprendono l’ascoltatore che si trova ad esserne piacevolmente colpito e sbigottito allo stesso tempo. Le sue capacità cognitive sono strabilianti, tanto che alcuni esperimenti hanno dimostrato che il nostro pappagallo ha un’intelligenza in grado di associare alcune parole usate dall’uomo al loro significato effettivo. Certamente è un animale domestico molto richiesto, ma prendersi cura di un pappagallo cenerino è molto impegnativo: è necessario alternare momenti di libertà a momenti di gioco, per evitare che l’animale soffra di solitudine e assuma atteggiamenti autodistruttivi, come strapparsi le piume con il becco. Ha bisogno di voliere spaziose dotate di numerosi oggetti e materiale per costruire un nido.Tenuto come animale domestico già all’epoca degli antichi egizi, la tradizione che vede il pappagallo ospite dei salotti è continuata passando per gli antichi greci e romani fino a oggi. Per decenni il cenerino è stato vittima della caccia tanto da entrare a far parte delle specie protette dal CITES, la convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione.Per proteggere e conservare i pappagalli, Michael Reynolds nel

1989 ha fondato la World Parrot Trust, un’associazione senza scopo di lucro il cui obiettivo principale è salvaguardare il benessere di 37 specie di pappagalli in 20 Paesi del mondo. Anche in Italia ne è presente una sede.In uganda viene riservata una particolare attenzione a questo eccezionale volatile. La ricerca sulla biologia del cenerino è promossa infatti dal parco faunistico Le Cornelle (Bergamo) in contatto con l’università di Makerere e si propone di censire le popolazioni di pappagallo cenerino in uganda, di studiarne i movimenti giornalieri e stagionali e di registrare le vocalizzazioni per accrescere le conoscenze sul linguaggio dei pappagalli.

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CARTA D’IDENTITA’CARTA D’IDENTITA’Chi è Chi è Pappagallo cenerinoPappagallo cenerino(Psittacus erithacus)(Psittacus erithacus)Cosa mangiaCosa mangia Semi e fruttiSemi e fruttiCome è fatto Come è fatto Lungo al massimoLungo al massimo35 cm, piumaggio grigio chiaro, 35 cm, piumaggio grigio chiaro, coda rossa o marronecoda rossa o marroneDove si trovaDove si trova, Africa, Africa

Perchè se ne parlaPerchè se ne parla Intelligenza Intelligenza e loquacità sorprendente e loquacità sorprendente

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di Serena Cominetti – [email protected]

Un film per tutta la famiglia che celebra il Brasile

Colorato come il Brasile, piatto come il Pantanal. Rio 2: Missione Amazzonia è il film sequel della pellicola del 2011, entrambe dirette da Carlos Saldanha che celebra tutta la colorata vitalità carioca, con un’animazione di altissimo livello cui non riesce a tenere il passo la sceneggiatura.Gli elementi di banalità ci sono tutti: la famiglia che vive in città e cerca l’emozione nella foresta amazzonica; gli umani buoni contro i cattivi, alleati dei pappagalli buoni in lotta con i cattivi; l’eroe per bene ma un po’ semplice e il belloccio di turno che cerca di rubagli la fidanzata; non manca neppure l’incontro padre-figlia che si ritenevano rispettivamente morti.

Si potrebbe pensare che il cartoon proponga diversi messaggi, ma meglio non illudersi: l’unico concetto sempre ripetuto è quello di famiglia. Qualcuno ha notato il concetto di alienazione? Di apertura verso il “diverso”? È un caso, non c’è tutta questa profondità!Rio 2 si guarda volentieri, immagini che riempiono gli occhi persino quando celebrano il calcio: dopotutto lo Stato sudamericano che ospita i mondiali vanta una super nazionale ed era plausibile che a questo appuntamento atteso in tutto il globo fosse dedicata qualche pellicola (anche Gool! di Campanella celebra questo sport).

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Basare questa recensione sull'immagine dello specchio e sulla sua importanza a livello psicoanalitico e cinematografico sarebbe davvero troppo ovvio.. Eppure non esiste altro modo per descrivere la serie in questione. Il titolo è fin troppo esplicativo: si tratta di uno specchio nero che vuole rappresentare in modo espressionista e grottesco alcune dinamiche di fondo della nostra società, esagerandole e portandole al parossismo in modo da evidenziarle maggiormente.Black Mirror, vincitore nel 2012 dell'Internationa Emmy Award come Miglior

miniserie, è una serie televisiva britannica, trasmessa per la prima volta su Channel 4 nel dicembre del 2011. Ideata e prodotta da Charlie Brooker, piccolo genio dell'industria televisiva (suoi Dead Set e How TV ruined your life), in Italia è trasmessa da Sky Cinema 1 nell'ottobre 2012. Nel febbraio del 2013 iniziano le puntate della seconda stagione (in Italia a un mese di distanza). La serie si caratterizza per la presenza di cast e trame diverse per ogni episodio (tre per ogni serie), pur focalizzandosi su tematiche affini: l'incedere della tecnologia nelle nostre

di Francesco Cianciarelli – [email protected]

Black Mirror si compone di storie autoconclusive e slegate le une dalle altre. L'elemento unificante è la critica del mondo contemporaneo operata tramite storie incentrate sull'abuso della tecnologia e sulla solitudine imperante dell'essere umano.

Black Mirror si compone di storie autoconclusive e slegate le Black Mirror si compone di storie autoconclusive e slegate le une dalle altre. L'elemento unificante è la critica del mondo une dalle altre. L'elemento unificante è la critica del mondo Black Mirror si compone di storie autoconclusive e slegate le Black Mirror si compone di storie autoconclusive e slegate le une dalle altre. L'elemento unificante è la critica del mondo Black Mirror si compone di storie autoconclusive e slegate le Black Mirror si compone di storie autoconclusive e slegate le

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vite e la solitudine della società contemporanea. Brooker firma la sceneggiatura del primo episodio della stagione d'esordio e di tutti quelli del 2013: la sua firma si sente soprattutto nella prima puntata, a mio parere la migliore e la più intrigante di tutte e sei. Recentemente la stampa specializzata nel settore audiovisivo è tornata a parlare della possibilità di una terza stagione che, a quanto pare, dovrebbe iniziare nell'autunno di quest'anno.Evidente debito nei confronti di un'altra grande serie ad essa molto vicina: Ai confini della realtà (titolo originale: Twilight Zone). Entrambe sono, infatti, costituite da puntante autoconcludenti e basate su una feroce critica della società ad esse contemporanea. Anche Black Mirror si caratterizza, inoltre, per ambientare le sue storie in un mondo spesso molto vicino al nostro, da cui si distanzia talvolta solo per piccole innovazioni tecnologiche, in altri casi per nessuna differenza. Come la grande serie degli anni Sessanta, anche questa preferisce focalizzarsi su personaggi normali, anonimi cittadini che vengono colti in momenti particolari della loro vita e posti di fronte ad un bivio dall'incalzare degli eventi.una delle tematiche fondamentali che balza maggiormente all'occhio dello spettatore è il rapporto dell'uomo contemporaneo con la tecnologia: questa sembra offrire possibilità infinite ma, tuttavia, porta a nient'altro che alla sofferenza e alla solitudine dell'essere umano. Il dolore fa da vero padrone delle puntate: un

mondo composto da monadi impazzite senza senso e scopo crea il vero oggetto della serie. Persone sopraffatte da un potere tecnologico che le seduce per le sue potenzialità, ma che viene usato per soddisfare dei capricci infantili che impediscono il normale sviluppo della socialità e condannano la popolazione ad un profondo ed infinito disagio. Sono, infatti, i rapporti umani, descritti ormai come impossibili e aridi, che vengono impietosamente analizzati da Black Mirror, che si pone quindi come un vero e proprio specchio deformante (ma rivelatore) del nostro presente.Buona visione!

Ai confini della realtà (titolo originale: Twilight Zone)

Uno dei pilastri della serialità televisiva. Le puntate, trasmesse dalla fine degli anni '50 ai '60, sono di genere vagamente fantascientifico e raccontano le vite di persone normali sconvolte dall'incontro con l'ignoto e l'impossibile. La puntata da non perdere, per capire ed apprezzare questa pietra miliare della storia della televisione è, senza ombra di dubbio, Time enough at last.

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La vera magia sarebbe stata ripetere il successo del suo libro precedente, qualcosa di enorme e quasi impossibile. Massimo Gramellini ci ha provato e dopo le visioni oniriche notturne (Fai bei sogni, 2012) quest'anno è tornato con un nuovo romanzo che - almeno nel titolo - rispecchia le prime luci dell'alba: La magia di un Buongiorno. Cinquantatre anni, torinese, una vita da reporter per diversi quotidiani, Gramellini da un paio d'anni è considerato tra i migliori scrittori contemporanei italiani. Il già citato Fai bei sogni è stato il libro più venduto del 2012, superando il milione di copie vendute. E se bissare un successo così grande è sempre un'impresa ardua, è anche vero che battere il ferro finché è caldo può aiutare a non cadere presto nel dimenticatoio. Il giornalista ha aspettato solo due anni, prima di rituffarsi nel mercato editoriale. La magia di un Buongiorno è tra gli scaffali delle librerie italiane dallo scorso 24 aprile ed è una sorta di diario, scritto da un giornalista che per quindici anni ha dedicato la propria vita alla sua professione, nella fattispecie seguendo avvenimenti di ogni genere (dalla politica, allo sport) per il quotidiano La Stampa, nella sua città natale. Ne viene fuori una lettera d'amore verso un mestiere di cui il grande pubblico conosce poco, offuscato da quello dei reporter televisivi (più esposti, ma spesso meno impegnati) e che ha permesso a Gramellini di sentirsi

pienamente se stesso e non «ingabbiato in meccanismi a volte troppo stringenti».I suoi «corsivi» hanno la forza di avvicinare il testo giornalistico a quello letterario, ma non solo: tramite la rilettura di alcuni fatti descritti in passato sul quotidiano torinese, i lettori riescono a conservare quella memoria storica che è un altro punto debole (e volatile) della nostra società. Ci sono gli editoriali sulla morte di Marco Biagi e su quella del motociclista Simoncelli, c'è l'inizio del governo di Mario Monti, ma anche la recensione di romanzi «pop» come Cinquanta sfumature di grigio.Se si volesse trovare una pecca, La magia di un Buongiorno rischia di essere visto come un'opera troppo settoriale e indicata solo per gli appassionati di giornalismo. un testo che non avrebbe avuto così tanto eco se non fosse stato anticipato dal gioiello letterario che l'autore ha confezionato nel 2012.Ma il nuovo scritto di Gramellini non può essere ridotto a un testamento per nuovi giornalisti: il diario dell'autore è anche il diario di un'Italia che affronta il nuovo millennio con un'aria spaesata e spesso apatica. Gli editoriali (che vanno dal 1999 al 2014) ne dipingono un ritratto che non nasconde le contraddizioni e la cultura di un Paese che si avvicina alla crisi economica, che è in piena crisi culturale e che - perché no? - cerca di uscire da una profonda crisi d'identità.

Una nuova magiaper Gramellini

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Dopo il clamoroso record di vendite di Fai bei sogni (oltre 1 milione di copie vendute nel 2012), lo scrittore e giornalista Massimo Gramellini torna con una raccolta di editoriali, dal titolo La magia di un Buongiorno, in cui racconta gli ultimi quindici anni di Italia. Riuscirà a bissare il successodell'opera precedente?

di Luca Romeo - [email protected]

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Eliana Iorfida: ricordatevi questo nome. Laureata in archeologia, calabrese (di Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia) la giovane scrittrice ha incantato tutti con il suo romanzo d'esordio , con il quale si è aggiudicata il secondo posto al concorso letterario La Giara, dedicato alle penne emergenti. Il suo romanzo è innanzitutto una grandissima fonte di stupore. I lettori restano incantati di fronte a tanta ricchezza, racchiusa in una trama che si mantiene semplice, pur non cadendo nella banalità. Le sette paia di scarpe del titolo, sono quelle del principe di una fiaba persiana - conosciuta in tutto il mondo arabo - costretto a numerosi sacrifici e prove di coraggio, prima di ritrovare la sua principessa. Allo stesso modo si deve comportare Aidha, la protagonista del romanzo della Iorfida, una ragazza libanese costretta ad abbandonare Beirut, la sua città (siamo nel 2006, in piena guerra con Israele) e a trasferirsi con i fratelli minori in una paesino sperduto della Siria, ai tempi un luogo sicuro, ospite dei parenti della defunta madre. In Siria, Aidha dovrà superare numerosi ostacoli per tentare di ricostruire la storia della sua famiglia, calata in una nuova realtà, a pochi passi dal «Tell», la collina, dove archeologi provenienti da tutto il mondo scavano per trovare tesori di altre epoche. La forza della scrittrice calabrese è anche nel raccontare - in maniera diretta, ma comprensibile - il mondo dell'archeologia ai «profani». I Paesi arabi della Jazeera rivelano tutto il loro fascino nelle descrizioni della Iorfida, con il lettore che si ritrova a leggere di strade poco battute e usanze particolari del Medio Oriente, come se effettivamente avesse compiuto

il medesimo viaggio di Aidha. Non di minore importanza, sono anche i numerosi termini scritti direttamente in lingua araba e disseminati lungo il testo (e ovviamente tradotti in nota), che in qualche modo riescono a trasmettere un po' del lessico di base, anche ai lettori che non hanno mai calcato questi territori lontani. La scoperta di se stessi attraverso una ricerca sul mondo che ci circonda è uno dei temi principali di questa opera,

ma la Iorfida riesce ad andare oltre, riesce a comunicare se stessa a chi ha tra le mani questo libro, in una storia personale che va al di là della narrazione del racconto. I posti incantevoli descritti, infatti, sono gli stessi che la scrittrice ha visitato durante le sue esperienze come archeologa (laureata a Firenze, ha partecipato a numerosi scavi in Medio Oriente), traducendo in maniera "letteraria" quelli che fino a poco tempo fa erano semplici appunti di viaggio. La penna calabrese, dunque, non trasmette al pubblico un semplice racconto, bensì un'idea: quella di poter lavorare con le proprie passioni.Ne viene fuori un libro per nulla forzato, che si lascia leggere a grandi dosi per volta, facendo

riflettere e sognare ambientazioni lontanissime dal modo "occidentale" di guardare il mondo. Altri riferimenti al lavoro di Eliana, sono sul suo blog Come un libro aperto (elianaiorfida.altervista.org). Quello che ci si aspetta, ora, da lei è che possa continuare a immaginare storie legate alla Siria, al Libano, a Israele o agli altri posti lontani e vagamente esotici che ha conosciuto. Perché il suo nome non resti legato solo a un concorso letterario per giovani scrittori, ma possa entrare in pianta stabile tra i più venduti delle classifiche editoriali italiane.

Eliana Iorfida, archeologa con l'hobby della scrittura, si è classificata seconda all'ultima edizione del concorso letterario per aspiranti scrittori La Giara. Sette paia di scarpe è un viaggio tra il Libano e la Siria di un'adolescente alla ricerca delle proprie origini.

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"Sette paia di scarpe"

di Luca Romeo - [email protected]

il medesimo viaggio di Aidha. Non di minore il medesimo viaggio di Aidha. Non di minore

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Lo scorso aprile è stato pubblicato Broken Crown Halo, ultimo lavoro della band milanese conosciuta in tutto il mondo. Il 15 maggio è partito il tour, che però non prevede date sul suolo italiano.

di Gianmarco Soldi - [email protected]

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Lacuna Coil

"Nemo propheta in patria"

Lacuna CoilLacuna Coilil nuovo album dei

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Dopo il successo clamoroso e la svolta di KarmaCode, i Lacuna Coil sembrano aver definitivamente trovato il proprio sound distintivo, raggiungendo nuovi ed elogiabili risultati ed ampliando la loro già consistente fanbase, sempre più trepidante nell’attesa di nuovo materiale della band milanese.Non è un mistero nemmeno il fatto che, sin dagli albori (1998), i Lacuna siano il gruppo italiano che più rappresenta la musica italiana a livello mondiale (per buona pace degli amanti dell’ugola partenopea e della canzonetta all’italiana), e Broken Crown Halo, loro ultimo lavoro pubblicato ad aprile, continua ad aumentare l’entusiasmo intorno alla band. Caratterizzato da soluzioni di continuità con i precedenti lavori unite ad elementi innovativi, il disco si rivela immediatamente piacevole, senza comunque apparire rivoluzionario.

Apprezzabili sono gli arrangiamenti pop metal velati di goth e ritmiche groove nu metal, caratteristiche ormai indelebili della band, mentre alcune linee risentono del pregevole lavoro di registrazione realizzato negli studi dell’ex PFM Mauro Pagani. Il disco è stato infatti registrato in Italia, risentendo delle influenze vintage care alle leggende del rock progressivo. Il risultato è un suono più crudo che sovrasta le architetture sinfoniche e le frequenti sovraincisioni dei lavori passati, oltre a presentare temi e sonorità tipiche delle pellicole horror anni ’70. Infatti, il celebre Dario Argento e l’horror di casa nostra sono stati di dichiarata ispirazione per la scrittura non solo delle parti strumentali, ma anche dei testi, lavoro in cui i due cantanti, Cristina Scabbia e Andrea Ferro, si sono impegnati ripescando quel velo di oscurità tanto caro ai fan degli

il nuovo album dei

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esordi della formazione. Il mood di sottofondo è comunque quello che i fan si aspettano dai Lacuna Coil: un disco senza fronzoli, rifinito sapientemente da un team di eccezionale livello (Jay Baumgardner addetto alla produzione, Kyle Hoffmann ingegnere del suono e Howie Weinberg al mixing) e ottimo testamento musicale per Cristiano Mozzati e Cristiano Migliore, che lasciano la band a sorpresa dopo anni di permanenza.In questo momento delicato e significativo della quindicennale carriera dei Lacuna, Broken Crown Halo è un disco che ricalca i vecchi successi e dona sicurezza ai fan dopo i mesi travagliati che hanno portato ad un riassestamento a livello di formazione. Ed i risultati del debutto internazionale sono arrivati immediatamente: l’album ha venduto nella prima settimana tra le 9.000 e le 11.000 copie solo negli uSA, dato di

vendita assolutamente eccezionale per una band nostrana inserita in un genere tipicamente non italiano, posizionandosi al 27° posto della Billboard 200 chart, al 9° nella classifica Top Rock Albums, mentre in Italia si è piazzato al numero 13 della classifica FIMI.Il successo di Broken Crown Halo è contemporaneamente frutto di un mix tra vecchio e nuovo e di un processo di viscerale mutamento, oltre che dal punto di vista musicale, anche sul piano interpersonale interno alla band. Come spiegato da Cristina Scabbia in una recente intervista: “Tutte le canzoni sono legate tra loro: il concept sotteso al disco è l’essere il Re o la Regina di questo regno personale che in realtà non è ciò che sembra”. Molto ha a che fare, infatti, con i recenti avvenimenti interni alla formazione che hanno portato all’uscita di due membri storici come Cristiano Mozzati e Cristiano

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Migliore. “Qualsiasi cosa che ti accade nella vita lascia un segno, in particolar modo le cose negative o intense. Ci sono stati problemi personali come malattie in famiglia, cambiamenti radicali con persone che hanno cambiato residenza o abitazione, cose che ci hanno scosso e sono finite inevitabilmente nei testi. Il punto di vista nella vita cambia, si dà un valore diverso agli avvenimenti, cambiano le priorità, prima si dava troppa importanza a cose che in realtà non hanno un rilievo tanto importante. Si matura fondamentalmente.”Alla luce di questi eventi, che vanno a segnare un nuovo

capitolo della vita di una delle più longeve band del metal italiano, i Lacuna Coil si apprestano ad intraprendere un nuovo, interminabile tour che li porterà in tutto il mondo, forse anche in Italia (paese che, paradossalmente, non ama celebrarli come viene fatto all’estero). Tutto questo con una nuova sfida: una formazione totalmente rinnovata. I presupposti come sempre stanno dalla parte della band milanese, capace, nonostante avvenimenti e tumulti che avrebbero incrinato non poco il cammino di molte altre formazioni, di soddisfare sempre i propri fan e portare alto il nome del rock italiano in tutto il pianeta.

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L ’ Uomo MultiformeLa stagione calda per lui, tra elegante stile preppy e streetwear urbanodi Andrea Malavolti - [email protected]

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Da sempre anche l’uomo è interessato e attento alla moda. Forse senza l’entusiasmo – e a volte l’autentica mania – del gentil sesso, ma in ogni caso anche i maschietti sono sempre più attenti a ciò che indossano, e si muovono alla ricerca del look giusto per l’ufficio, i viaggi di lavoro, il tempo libero. Insomma, l’uomo è sempre più dandy e ricercato, cura i dettagli, sceglie i tessuti, studia con attenzione i tagli e le forme di un abito. Quasi sempre la moda uomo è volutamente multiforme, e ingloba diversi stili e tendenze. Per l’estate 2014 emerge fin da subito la tendenza preppy, ossia elegante, chic e raffinata: il new preppy vede come protagonisti pantaloni di lino e sofisticate polo, completi “total white” per chi non vuole passare inosservato, camicie e blazer resi particolari e unici con la sempiterna fantasia a scacchi e, per quanto riguarda gli accessori – sempre più “indispensabili” – ecco il

prepotente ritorno del foulard, sinonimo di stile per antonomasia, oltre alla borsa da uomo, in particolare la big bag ideale per gli importanti incontri di lavoro. Quanto ai colori, emergono tra le proposte estive il carta da zucchero, il blu, il bianco e le tonalità neutre, che da sempre significano, nell’universo del fashion, una sobria ricercatezza. Ma, ancora dal punto di vista cromatico, merita davvero una menzione speciale il grigio e le sue sfumature che, da palette tipicamente invernale, si trasforma nel colore al top della bella

�PreppyElegante, chic e raffinato. Sono queste le caratteristiche principali di questo stile che ha estimatori in ogni epoca. Il preppy style si ispira all’outfit degli studenti dei college americani e caratterizza tutti coloro che vogliono un look giovane ma raffinato, informale e unico. Semplice ma di tendenza, il preppy è adatto sia all’uomo che alla donna, ovviamente con diverse declinazioni.

�StreetwearLook “da strada” è la traduzione più brutale ma anche la più calzante: cioè il look informale per antonomasia, il più vicino ai gusti personali di ogni individuo. Lo streetwear ispira la moda, non il contrario: le tendenze nascono letteralmente per strada e diventano fenomeni globali tra le mani dei brand più famosi. Immagine della moda giovane, lo streetwear diventa simbolo di determinate sottoculture identificate proprio con l’abbigliamento (hippy, hip hop o metal).

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stagione, da sfoggiare abbinandolo a pantaloni strutturati per il look da ufficio o con una giacca lurex effetto metallico se si ha intenzione di trascorrere una serata all’insegna dello stile. E poi, per chi ama osare, c’è il look floreale per giacche e pantaloni, un autentico must per l’estate. E per il tempo libero, non c’è niente di meglio che lo stile streetwear, il look “da strada” giovane e disinvolto, eternamente moderno, che propone jeans regular, desert boots e camicie casual, senza dimenticare le sneakers, le felpe a stampa, i cappelli con visiera e le T-shirt pop, per un perfetto street e urban style.

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di Nicola Guarneri – [email protected]

La ventesima edizione dei Mondiali di calcio si giocherà nella patria del pallone: Brasile, Argentina e Spagna le favorite.

Brasile 2014: una poltrona per tre

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Venti edizioni, otto vincitrici. I mondiali di calcio non sono cosa per outsider: Brasile, Italia, Germania, Argentina, uruguay, Francia, Spagna e Inghilterra sono le uniche compagini ad aver sollevato la Coppa del Mondo almeno una volta. Nemmeno l’edizione brasiliana sembra poter sfuggire a questa logica elitaria: vediamo le squadre ai nastri di partenza.

Il Brasile davanti a tutti. Rio de Janeiro, 26 aprile 1950: il giorno più nero della storia sportiva brasiliana. In un Maracanã tutto esaurito i padroni di casa sfidano l’uruguay da grandi favoriti nell’ultima partita del mondiale:

ai verdeoro basta un pareggio per laurearsi campioni del mondo. Dopo il vantaggio di Friaca i brasiliani, sotto la spinta di un pubblico già in festa, compiono un vero e proprio suicidio sportivo subendo le reti di Schiaffino e Ghiggia (che in una successiva intervista dirà: “Solo tre persone sono riuscite a zittire il Maracanã: Frank Sinatra, Papa Giovanni Paolo II e io”). Dopo 64 anni Neymar e compagni sono chiamati a riscattare i loro avi e, nonostante una rosa inferiore a quelle che hanno vinto le edizioni del ’94 e del ’02, partono da grandi favoriti.

Spagna e Argentina. Subito dietro il Brasile si presentano i campioni in carica della Spagna e l’Argentina di Messi. In caso di vittoria la roja diventerebbe la prima nazionale a vincere due mondiali consecutivi dopo la doppietta del Brasile (1958 – 1962), nonché la prima europea a vincere in terra sudamericana.

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Nonostante la crisi annunciata del tiki taka, nessuna compagine può contare un così grande affiatamento tra i giocatori in campo. La Selección vanta un attacco da fantacalcio (che si permette di lasciare a casa Tevez) e punta tutto su Messi, arrivato all’appuntamento con la storia: il successo in un mondiale (oltretutto in casa dei cugini brasiliani) lo porterebbe direttamente nell’Olimpo dei migliori, in quella piccola stanza le cui chiavi sono state date solo a Maradona e Pelé.

Seconda fila: Italia e Germania su tutte. Sì, ci siamo anche noi. Nonostante i dubbi sulle condizioni dei nostri giocatori migliori (Pirlo ha appena compiuto 35 anni, Rossi non è stato convocato, Balotelli è… Balotelli) l’Italia si presenta ai nastri di partenza subito dietro le tre favorite. Questione di DNA e di un allenatore che ha dimostrato di saper dare un gioco a una squadra anche in pochi allenamenti. Analogamente, una Germania spuntata (Gomez non convocato, Klose ha 36 anni) si affida

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a una batteria di talentuosi trequartisti e a una storia ricca di piazzamenti per raggiungere quantomeno le semifinali. In seconda fila troviamo anche la Francia, aggrappata a Ribery, Pogba e Benzama, e la possibile sorpresa Belgio: attorno al talentino Hazard ci sono molti giocatori di valore, da Kompany a Courtois, da Fellaini a Witsel passando per il “napoletano” Mertens. Se i bicampioni dell’uruguay puntano molto sull’accoppiata Cavani – Suarez, la Colombia ha perso molto dopo l’infortunio di Falcao. Olanda e Portogallo vanno all-in su Robben e Ronaldo ma sembrano un gradino dietro.

Possibili sorprese e le altre. Gli italiani sono un popolo di santi, poeti e… allenatori. In Brasile, oltre a Prandelli, voleranno anche la Russia di Capello e il Giappone di Zaccheroni. Don Fabio è chiamato al riscatto dopo la fallimentare esperienza sulla panchina dell’Inghilterra, Zac invece può contare su una squadra molto organizzata, la più quotata a stupire tra le outsider. La Svizzera sembra l’eterna promessa mentre, tra le africane, la Costa d’Avorio pare l’unica in grado di poter ambire a qualcosa di più del passaggio del turno. Fanalini di coda Algeria, Honduras e Costa Rica: pensate, puntando €10 su quest’ultima, potete vincere fino a €25.000. Brasile permettendo.

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di Gianluca Corbani – [email protected]

A pochi giorni dal mondiale brasiliano l’ex-giocatore di Juve e Samp si apre ai lettori de La Pausa. Tra il campo e gli studi di Sky, passando per la panchina, Vialli parla della sua esperienza nel mondo del calcio, delle differenze tra Italia e Inghilterra e del mondiale ormai alle porte.

Gianluca Vialli “Questa Italia può arrivare lontano”

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Gianluca Vialli ha attraversato tre carriere. Centravanti nella prima, allenatore nella seconda, commentatore televisivo nella terza. una corsa a tappe. Il decollo da Cremona, lo Scudetto alla Sampdoria, la scalata in cima all'Europa da capitano della Juve, l'avventura inglese al Chelsea. Prima giocatore e poi manager, ma anche manager e giocatore insieme. L'ultima panchina al Watford, nel 2002. Nel suo libro, The Italian Job (2006, Mondadori), ha messo allo specchio i due paesi della sua vita, l'Italia e l'Inghilterra. Spiegando tutto, ma proprio tutto. “Mi resi conto in fretta di quanto il mestiere dell'allenatore possa assorbire tutte le tue energie, fisiche e mentali. Forse è come la dipendenza dalla droga: non pensi ad altro, non puoi farne a meno, e

la pressione ti logora. E un tale livello di ossessione mi terrorizzava”. Ecco perché da calcio giocato (e allenato) si è preso una pausa lunga un decennio. La parentesi televisiva è ancora apertissima, e – a sentire lui - lo resterà a lungo. Dal 2003 è opinionista per Sky Sport, dove commenterà i Mondiali di Brasile. La terza carriera…

Gianluca, da dieci anni lavori in tv. Ti rivedremo mai su una panchina? Sono sincero: provo poca nostalgia. Ogni tanto ripenso a quando allenavo, e mi spaventa immaginare che persona mi avrebbe reso il mestiere dell'allenatore. Questo non esclude nulla. Chissà, domani mi sveglio e improvvisamente mi torna la voglia. Ma non è ancora accaduto.

Sei nel 'dream team’ degli opinionisti di Sky per la Coppa del Mondo. Andiamo al sodo:chi solleverà la Coppa, a Rio, il prossimo 13 luglio?Spero il Brasile: meno spettacolare di altre edizioni del passato, ma è solido e ha carattere. E ai Mondiali non basta il talento, serve il carattere. Prevedo la stessa finale del '98: Brasile contro Francia, che parte a luci spente ed è guidata da Deschamps, un allenatore bravo e fortunato. Ma sarà il Mondiale delle sorprese. Si gioca in un Paese che conosciamo poco, tutto sarà una grande incognita. Saranno fondamentali i preparatori atletici. Tra le probabili outsider dico Belgio, Colombia, Stati uniti e Giappone.

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E l'Italia?Può arrivare in semifinale come uscire al primo turno. Dipende tutto da noi. Ma occhio, perché con un gruppo così si può volar fuori subito...

Anche tu hai giocato un Mondiale, nel 1990. Erano le notti magiche, per poco non divennero anche gloriose. Fuori ai rigori con l'Argentina di Maradona, in semifinale.La verità è che avrei voluto arrivarci in condizioni migliori. Ma fu un mese magico per davvero. L'attesa, l'atmosfera, le vittorie. E poi la delusione. Pazienza, comunque, non si può vincere sempre. E ogni ferita mi ha sempre spinto alla caccia del riscatto: un anno dopo Italia '90 vinsi lo

Scudetto con la Samp. Nel '94 rimasi addirittura a casa dagli uSA. Ma nel '95 fu di nuovo Scudetto, con la Juve. E nel '96 arrivò la Champions. Bene così, quindi...

Ecco, ripartiamo da quella Champions League, vinta a Roma da capitano della Juve di Lippi. Quella di Conte, invece, domina in Italia ma oltre i confini nazionali fa fatica. Cosa le manca?Alla Juve non manca molto per vincere la Champions League. Questi anni le sono serviti per crescere. Il problema è solo uno: mancano attaccanti che sappiano fare la differenza ovunque. Essere formidabili in Italia non basta per esserlo anche in Europa.

In assenza di gravità non avrei più il problema di cadere, di precipitare. Potrei fare qualsiasi cosa, anche camminare sulla cima del Torrazzo di Cremona senza dovermi preoccupare. A una cosa però dovrei rinunciare: al piacere immenso che provo nel rialzarmi dopo una caduta. Rialzarmi per provarci ancora, perchè nella vita non si deve mollare mai.

Gianluca Vialli

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Da ex centravanti hai il palato fine. Potessi chiudere gli occhi e scegliere, chi prenderesti tra i grandi attaccanti di oggi?Faccio tre nomi: Cavani, Suarez e Rooney. Ho sempre amato i centravanti che sanno unire efficacia a spirito di sacrificio. Mi esaltano i generosi, non gli individualisti.

Sarà un caso, ma tutti e tre saranno nostri avversari nel girone dei Mondiali. Esordiamo a Manaus contro l'Inghilterra, dove tu hai lavorato. Sul confronto tra il calcio italiano e quello britannico hai addirittura scritto un libro. Otto anni dopo stiamo vivendo il massimo momento di impoverimento del nostro calcio. Cosa dovremmo copiare dall'Inghilterra?Dovremmo ricreare nei nostri stadi il clima che si respira alle partite della Premier League. Più calcio, meno isteria. In

Inghilterra la sconfitta non genera drammi o processi settimanali. In Italia, invece, chi scende in campo è già stanco perché mentalmente ha già vissute tre partite immaginarie alla vigilia. La differenza è nella pressione: se la mente è libera, anche le gambe vanno di più. Qui nasce la famosa 'intensità' delle gare di Premier League, che spesso si traduce in spettacolo. Il nostro, invece, è un calcio tattico, bloccato in campo e fuori, dove se perdi subisci minacce e intimidazioni. Tutto questo condiziona pesantemente la psicologia di un giocatore. Ma c'è altro.

Cosa?Quello che chiedono i tifosi, che oggi sono diventati clienti. In Premier League dalle tribune vogliono gol e coraggio, e quasi sempre piovono applausi. Anche noi dovremmo capire cosa vogliono i nostri tifosi. Il sospetto, però, è che alla fine in Italia si tolleri tutto. Ma a una condizione: purché alla fine si vinca, magari 1-0, con un autogol degli avversari all'ultimo minuto.

Gianluca Vialli

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di Maurizio Gussoni - [email protected]

La novantesima edizione della 24 Ore di Le Mans vede

il ritorno della Porsche, garanzia di spettacolo.

Come dice lo slogan della casa tedesca,

'There is no substitute'.

La novantesima edizione della 24 Ore di Le Mans vede

La novantesima edizione della 24 Ore di Le Mans vede

24 Ore di Le Mans:

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Il fascino è quell’indefinibile sensazione che ti fa battere il cuore un po’ più forte del solito. Anche se, alla fine, non ne sai il perché. L’emozione, invece, è quella cosa che ti fa sbalordire. Ma in questo caso sai perché. Tutto questo filosofeggiare serve a dare un perché alla 24 Ore di Le Mans, una gara che dà un’emozione lunga un giorno (e una notte), forte come quella di una 500 Miglia di Indianapolis o un GP di F1 sul Nurburgring. Ma che nel contempo ti fa subire un fascino secondo a nessun altro.Nata nel lontano 1923 ha subito voluto coniugare due fattori: l’affidabilità dei mezzi e la resistenza umana. Insomma, le bielle e gli assi a cammes dovevano suonare la stessa musica dei muscoli e

dei neuroni. Tanto è vero che si articola su un lungo itinerario, senza riposo, di 24 ore. Sempre correndo sul circuito De la Sarthe, ricco di curve e chicanes, ma unico al mondo per la presenza del mitico rettilineo di Hunaudières. 6,75 chilometri tra gli alberi, con il contagiri sempre nella zona rossa. E con le Porsche 917 che, già alla fine degli anni ‘60, filavano a 362 all’ora. Notte o giorno che fosse. Vento o pioggia che battesse. I piloti, due per vettura, o dormivano nel box per tre o quattro ore. O sedevano al volante...per tre o quattro ore.E poi la più famosa partenza delle gare di auto. Con i piloti in piedi a bordo pista e le auto dall’altra parte. Al via dovevano correre e partire.

24 Ore di Le Mans:

non ci sono sostituti

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uno show che ha indotto la Porsche a posizionare su tutte le sue auto, da sempre, l'accensione a sinistra dello sterzo. E non a destra come in tutte le auto, Ferrari compresa. Era un trucco motivato dalla necessità di avviare il motore con la mano sinistra, mentre con la destra si inseriva la marcia. E così di uscire dallo schieramento davanti agli altri. In pratica un tributo romantico alla piccola casa di Stoccarda che vanta ben 16 vittorie a Le Mans. Contro le 11 della tecnologica cugina Audi, le 9 della Ferrari e le scarse 4 della Ford. La casa americana che negli Anni ‘60, con un dispiego di mezzi degni dello sbarco in Normandia,

arrivò sul circuito francese credendo che le sue GT40 suonassero le blasonate (ma minuscole) scuderie europee. Tornando poi, sulle rive del Mississipi, da suonati ed alleggeriti di un tale numero di miliardi da far stare male solo a pensarci!Oggi, Le Mans è molto più tecnologica. Addirittura vincono i turbodiesel. Ed i tedeschi dell’Audi la fanno da padroni. Ma, attenti. Quest’anno pare che sul circuito torni una marca già vista nei paraggi, una che correva con la 935 a sei cilindri turbo da 1.000 cavalli... raffreddati ad aria. E che i motori li sa fare come nessun’altra al mondo. Insomma, torna la Porsche.

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di Laura Maggenghi - [email protected]

“È camminando che si fa il cammino” scriveva il poeta spagnolo Antonio Machado. Metafora interessante su cui riflettere pensando sia al nostro viaggio personale, sia al cammino inteso come riscoperta di un atto istintivo che ci riporta in contatto con noi stessi. Camminare è una delle azioni umane più naturali, semplici e praticabili ovunque. Inoltre, aspetto non secondario, si tratta di un’attività dai costi molto contenuti.

In questi ultimi anni nei parchi, ma anche nelle città, si vedono persone che camminano

utilizzando dei bastoncini simili a quelli dello sci di fondo. Praticano nordic walking, o camminata nordica, un’attività che arriva dalla Finlandia e che sta moltiplicando i suoi praticanti a ritmi inaspettati.In cosa consiste il nordic walking? È una camminata naturale eseguita con il supporto di bastoncini i quali hanno una funzione non solo di appoggio ma anche di spinta.È determinate apprendere correttamente la tecnica per ottenere gli innumerevoli benefici di questa attività.

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Per iniziarePasso alternato: si devono muovere in maniera alternata e coordinata il braccio sinistro con la gamba destra e il braccio destro con la gamba sinistra. Le braccia oscillano tese in avanti e all’indietro sostenendo così la rotazione delle spalle rispetto al bacino.La postura: la colonna vertebrale deve essere eretta ma non rigida quindi è fondamentale l’utilizzo degli addominali e dei muscoli della schiena. Le spalle devono essere rilassate per permettere alle braccia una buona oscillazione.Il piede: si appoggia sul terreno il tallone e poi si inizia la fase di rullata con uno spostamento del peso del corpo fino all’alluce e al mignolo. Questo lavoro plantare esercita un’azione di compressione sul sistema venoso e linfatico e ne facilita il ritorno verso l’alto.

I BeneficiI benefici della camminata nordica sono innumerevoli:

•maggior efficacia rispetto alla camminata tradizionale, stimola l’85% della nostra muscolatura•maggior consumo di energia•riduzione del carico sulle articolazioni come caviglie, ginocchia, spalle e colonna vertebralerinforzo del sistema immunitario •aumento della tonicità delle braccia e del tronco•miglioramento sistema cardio circolatorio•riduzione dello stress •miglioramento del tono dell’umore

L’AttrezzaturaPer non sbagliare l’equipaggiamento è bene ricordare:le scarpe da ginnastica o da jogging sono consigliate su terreni pianeggianti, se si affrontano camminate in montagna è bene usare scarpe specifiche per il nordic walkingla scelta del bastoncino è molto importante. Ci sono bastoncini di diversi materiali (carbonio, fibra di vetro e alluminio) con diversa flessibilità e bilanciamento. I bastoncini in carbonio sono leggerissimi, elastici e ben bilanciati però sopportano con difficoltà colpi laterali, urti o torsioni. I bastoncini in titanio e alluminio sono ugualmente leggeri ed hanno il vantaggio di essere resistenti e più economici. Altro elemento caratteristico del bastoncino da Nordic Walking è il lacciolo. Deve fasciare bene la mano separando il pollice dalle altre dita e permettere di avere sempre il bastoncino ben agganciato al polso così da favorire il movimento delle braccia.Quindi la scelta dipende dal tipo di utilizzo che se ne andrà a fare. Nel dubbio rivolgetevi ad un negozio specializzato che vi consiglierà il prodotto più indicato per voi. Non vi resta che organizzare un piccolo gruppo di camminatori ed iniziare questa appassionante pratica… chissà, potreste scoprire percorsi e sentieri vicini a voi fino ad oggi sconosciuti.

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Psicosomatica delle patologie dell'apparato muscolo-scheletrico

di Moira Delmiglio - [email protected]

Gentili lettori, nell'articolo precedente avevo illustrato in modo generale come poter comprendere il linguaggio dei sintomi del proprio corpo. In questo e nei prossimi numeri tratterò ogni apparato nel dettaglio, soffermandomi in particolare sulla descrizione psicosomatica dei disturbi e delle patologie più comuni e frequenti.

Dolore cronico: rifiuto a cambiare situazioni ed eventi dolorosi, comportamenti e paure radicate.

Dolore acuto: richiamo all'attenzione da parte del corpo davanti ad una situazione improvvisa e intensa.

Gonfiore: incapacità di liberarsi da vecchi schemi e idee ingigantendo il peso degli avvenimenti.

Mal di schiena:»Dolore cervicale: insicurezza, paura di fare scelte sbagliate e di affrontare una situazione; pensieri rigidi e autocontrollati; rifiuto o difficoltà nel porsi nella prospettiva delle altre persone.»Dolore toracico: conflittualità nella sfera affettiva; caricarsi di sofferenze non proprie e difficoltà nella comunicazione con l'altro.»Dolore lombare: insicurezze e paure presenti e future nell'ambito economico e lavorativo; sensazione di inadeguatezza e inferiorità.

Artrite: aggressività trattenuta, orgoglio, testardaggine, rigidità e mancanza di flessibilità nei comportamenti.

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Artrosi: ferite e rancori che hanno portato ad una chiusura del cuore; limitazione del normale fluire della vita; resistenza ai cambiamenti.Ernie: volontà di rompere gli schemi e le barriere che ci siamo costruiti o in cui ci siamo trovati e che ci fanno sentire imprigionati; sensazione intensa del peso delle proprie responsabilità.

Infortuni, traumi e fratture: bassa autostima, autosvalutazione, sensi di colpa, ribellione contro situazioni o persone, cambiamenti karmici.

Disturbi muscolo-scheletrici degli arti superiori: incapacità o difficoltà negli scambi del dare e del ricevere; paura del contatto con gli altri e con l'ambiente esterno, rifiuto a toccare e essere toccati; problematiche nella sfera familiare; poca volontà.

Disturbi muscolo-scheletrici degli arti inferiori: ridotta capacità e volontà di seguire una direzione e degli obiettivi; instabilità nella vita; incapacità ad evolversi e progredire, comportamenti orgogliosi e ostinati.

Nel prossimo numero tratterò un'altro apparato molto importante e interessante ma non vi voglio svelare ora quali. Vi aspetto numerosi e nel frattempo vi auguro un buon ascolto di voi stessi, decifrando quei codici misteriosi che ci invia ogni giorno il nostro corpo.

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Notti magiche

Volete soggiornare in una location davvero originale? Eccovi i nostri consigli

di Angela Fontana - [email protected]

Per il globetrotter intrepido, eccentrico e avventuroso, l’Italia offre, da nord a sud, una vastissima gamma di soluzioni che più di un alloggio regalano vere e proprie incredibili esperienze.

Venezia - Ca Sagredo Hotel un tempo dimora di una famiglia nobile veneziana, il palazzo è diventato un monumento nazionale. L’imponenza dell’ingresso, il salone, le camere e le suite portano gli ospiti a divenire parte di cinque secoli di storia, a due passi dal Canal Grande e dal Ponte di Rialto.

Castiglione delle Stiviere - Dunant HotelIl JHD Dunant Hotel, con le sue stanze decorate da celebri artisti, è un omaggio a Jean Henry Dunant, fondatore della Croce Rossa, l’organizzazione di volontariato ideata a Castiglione delle Stiviere che promuove i valori della pace, dell’unità tra i popoli e dell’universalità.

Bologna - Torre PrendiparteIncastonata nel centro della città, la Torre è diventata un esclusivo riparo (così preferisce definirla il suo proprietario) in cui è possibile soggiornare grazie alle 12 stanze e terrazza che il padrone di casa mette a disposizione (nell’arco dell’anno è la sua abitazione) degli ospiti. unica struttura italiana nella top ten di Lonely Planet, terza a livello mondiale nel 2014.

Torre Prendiparte a Bologna

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di Angela Fontana - [email protected]

Rimini - I-SuitePer gli amanti del design moderno, questo hotel a Rimini è un must! Camere spaziose dove il bianco è il colore predominante, letti o vasche da bagno rotonde ma soprattutto una spettacolare SPA.

Matera - Sextantio - Le Grotte della CivitaSi trova nel cuore di Matera ed offre davvero una sistemazione unica in suite e camere poste dentro a grotte di metratura varia, ornate con mobili e tessuti di pregio. Inoltre un’atmosfera suggestiva fa da cornice al momento della

colazione che viene servita in una Chiesa antica risalente al ‘200.

Viterbo - Agriturismo La Piantata Salendo uno ad uno i gradini di una leggera scala a chiocciola in legno, ci si ritrova a 8 metri d’altezza, tra le fronde accoglienti di una grande quercia, in una autentica casa sull’albero che profuma di legno e ci fa ritornare bambini.

Alberobello - Romantic Trulli Immersi nel cuore dell’incantevole zona monumentale di Alberobello, dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità, i trulli sono completamente ristrutturati rispettando la loro originaria bellezza.

Perugia - Etruscan Chocotel È questo l’albergo ideale per gli amanti del cioccolato, non soltanto per l’aroma avvolgente che potrà allietare i vostri sensi fin dalla hall, ma anche perché ogni stanza è arredata riproponendo “il cibo degli dei” in varie versioni.

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Castel di Tusa (ME) Albergo Atelier sul Mare Le camere “Art” di questo esclusivo albergo sono state realizzate dai più importanti artisti contemporanei, da Mario Ceroli a Michele Canzoneri e Paolo Icaro. Ogni stanza è un percorso unico nel cuore dell’opera, con tutte le suggestioni che essa porta con sé.

Palermo - Abalì Gran Sultanato B&BIl bed & breakfast si trova nel cuore pulsante di Palermo, ogni stanza ha caratteristiche cromatiche e disegni particolari che la rendono unica e indimenticabile. Ciascuno sceglierà la sua preferita, in rosa e nero, in verde e viola, in turchese, in rosso, con letto rotondo o king size da 2 metri.

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Da Viale Ceccarini di Riccione ai Magazzini del sale di Cervia, da Cesenatico a Forlì, tutta la Romagna è caratterizzata da questo stile vivace e sensuale come la gente che abita questa terra.Tipico, come l’accento romagnolo, il Liberty è largamente celebrato al di là dell’architettura, del design, dell’arte figurativa: l’evento catalizzatore è Liberty. Uno stile per l’Italia moderna, la mostra protagonista nelle sale dei musei San Domenico di Forlì fino al prossimo 15 giugno. Non solo arte figurativa (al di là dei quadri e dei manifesti pubblicitari veri e propri marchi di questo stile) in esposizione, infatti, è possibile apprezzare ceramiche, mobili, vetrate e ferri battuti.

Il Liberty è lo stile tipico della Romagna che lo celebra con mostre ed eventi fino al prossimo mese

di Serena Cominetti – [email protected]

Liberty, uno stile per la Romagna

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Ma Liberty è anche il tratto di molti edifici della Romagna: per poterli apprezzare è stato ideato un percorso ad hoc, Romagna Liberty in bicicletta, attraverso il quale i partecipanti potranno apprezzare ville, teatri, centri culturali ed ex asili.Proprio ville, villini e palazzi sono i soggetti delle fotografie raccolte nella mostra Romagna Liberty. Ville e opere d’arte Liberty in Romagna tra Otto e Novecento protagonista fino alla fine di luglio nella Galleria d’Arte Montparnasse di Riccione. Non solo scatti, però: cartoline, manifesti e pieghevoli della zona arricchiscono la raccolta articolata in quattro percorsi ciascuno dedicato ad una specifica area geografica.Fiori e colori anche sulle ceramiche, produzione tipica di Faenza, che partecipa al calendario di iniziative con Ceramiche Liberty: presso il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza si potrà scoprire una collezione straordinaria arricchita dalla sezione di opere risalenti al primo novecento.

Nel segno del Liberty. La xilografia in Italia agli inizi del Novecento è invece al centro dell’esposizione raccolta nel Padiglione delle feste di Castrocaro Terme. Su questa antica tecnica di riproduzione delle immagini si concentra la mostra che fa capire quanto questo stile sia eclettico nei confronti delle diverse arti.

LIBERTY IN ROMAGNA•Liberty. Uno stile per l’Italia moderna (fino al 15 giugno): www.mostrefondazioneforli.it•Romagna Liberty in bicicletta (fino al 9 novembre): www.pedalandoecamminando.it•Romagna Liberty. Ville e opere d’arte Liberty in Romagna tra Otto e Novecento (fino al 31 luglio): www.romagnaliberty.it •Ceramiche Liberty: www.micfaenza.org•Nel segno del Liberty. La xilografia in Italia agli inizi del Novecento (fino al 15 giugno): www.mostrefondazioneforli.it

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Fernando Antonio Nogueira Pessoa nel Libro dell’Inquietudine scriveva “C’è solo una finestra chiusa e tutto il mondo fuori; e un sogno di ciò che potrebbe essere visto se la finestra si aprisse”.Lo studio di architettura giapponese Bow-Wow, diretto dall’Architetto Yoshiharu Tsukamoto in collaborazione con il Tokyo Institute of Technology, nel libro WindowScape: Window Behaviourology (Pageone ed.) in un

certo senso ha fatto sua proprio questa frase di Pessoa e ha condotto una ricerca sull’elemento architettonico della finestra, evidenziandone il cambiamento a seconda delle diverse zone climatiche, religiose, culturali ed economiche del mondo. Il libro è una raccolta di varie immagini di finestre, scattate in diverse zone del mondo, selezionate in base ad elementi tipici dell’architettura quali la luce, il

La finestra come elemento base dell’architettura e non solo

di Gaia Badioni - [email protected]

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La finestra come elemento base dell’architettura e non solo

vento, l’acqua, la temperatura, elementi chiave per definire il Contesto e il Luogo, ossia lo Spazio.Punto di partenza della ricerca è stata la volontà di sottolineare le tipicità delle varie culture del mondo attraverso lo studio di componenti basilari delle nostre abitazioni e costruzioni, come le finestre. Per fare ciò si è diviso il globo terrestre in zone climatiche e religiose e il gruppo si è spostato principalmente nella fascia centrale della Terra, quella Mediterranea. Più di 100 fotografie e altrettanti disegni, accompagnati da chiari e dettagliati testi, per spiegare come basti un semplice elemento per far emergere la personalità e la vera essenza di un luogo e, soprattutto, quanto importante sia preservare queste specificità.La globalizzazione e il progresso hanno reso le grandi città degli agglomerati urbani tutti uguali: camminare per quelle strade quindi risulta oggi poco coinvolgente e soprattutto asettico.Solo le grandi città portuali o con snodi commerciali importanti, in base alla ricerca di Bow-Wow, riescono ancora oggi ad evidenziare le varie culture che convivono sullo stesso terreno accogliendo strutture diverse le une accanto alle altre.Il progetto dello studio di Tokio, che fin dalla sua fondazione si è occupato non solo di architettura ma anche di installazioni artistiche, è stato presentato in Italia all’interno del Salone Internazionale del Mobile 2014. Per il Cortile d’Onore dell’università degli Studi di Milano è stata pensata una struttura percorribile realizzata con pareti specchiate modulate come facce di un cristallo. un forte senso di spaesamento come prima impressione durante il percorso all’interno del tunnel, poi la curiosità di percepire l’ambiente e chi lo vive in modo sempre diverso; uno spunto di riflessione sul sé, sulle molteplici possibilità che lo spazio e l’Altro ci offrono per guardare a noi e a ciò che ci circonda con occhi nuovi, senza limiti; e lo stupore nel cogliere, quasi mimetizzati, squarci in questa struttura disorientante, puntati sulla realtà che, così, ci appare nella sua disarmante semplice bellezza. una metafora della vita

e la possibilità di intravedere, anche solo per un attimo, cosa potrebbe accadere se tutti noi lasciassimo aperte le “finestre” di casa e della nostra mente, e soprattutto se provassimo a superare i nostri limiti.Su questo sito è possibile visionare tutto il progetto, le immagini dell’installazione e una bella intervista agli ideatori del lavoro.Il libro, regalato a temerari visitatori del salone che come me si sono sottoposti ad una videointervista quiz sul tema della finestra, sarà disponibile a breve sul sito Amazon e il mio consiglio è quello di non lasciarselo scappare.La finestra, se chiusa, può essere considerata parte di un confine, parte di un muro che divide ciò che caratterizza la nostra esistenza da quella degli altri. Aprire quel varco, lasciar passare anche solo uno spiraglio di luce, può diventare occasione di crescita e ricchezza. E per farlo ci vuole tanto coraggio.

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Un fiume di fiaccole illumina il percorso che ha visto nascere la Croce Rossa

di Rachele Donati De Conti – [email protected]

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Cori e Cuori da tutto il mondoun percorso tra le colline, una strada che sale e scende in mezzo alla natura, una striscia di asfalto anonima che unisce due paesi in provincia di Mantova, ma che in una sera di giugno si trasforma per diventare teatro di un evento unico. Dopo oltre 150 anni da quel 29 giugno 1859 ancora oggi i paesi di Castiglione delle Stiviere e Solferino fanno parlare di sé. Protagoniste indiscusse sono le fiaccole, le migliaia e migliaia di fiaccole che illuminano questo suggestivo percorso all’imbrunire. Cere strette nelle mani dei volontari della Croce Rossa che si riuniscono da tutto il mondo per ricordare la nascita di questa immensa associazione di volontariato.Sì, perché l’idea della Croce Rossa

– ente internazionale che riunisce volontari in 189 paesi nel mondo – è nata proprio in Italia, durante la sanguinosissima battaglia di Solferino e San Martino. Il fondatore del Movimento Internazionale, lo svizzero Henry Dunant, ha assistito alla battaglia, ha visto gli oltre 39000 morti e feriti abbandonati sul campo e si è reso conto che era necessario fare qualcosa. Cosa? Riunire le donne di Castiglione delle Stiviere (il paese più vicino, a meno di 10 km da Solferino) e farsi aiutare da loro a prestare le prime cure a tutti quei feriti. Sostituirsi in qualche modo alla sanità militare che soccorreva solo i feriti del proprio esercito; tirarsi su le maniche e chinarsi

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a fianco di quei ragazzi insanguinati senza guardare il colore della loro divisa. Oggi ci sembra scontato… All’epoca era una novità di portata storica!Anno dopo anno i volontari delle diverse sedi della Croce Rossa da tutto il mondo si danno appuntamento alla fine di giugno (quest’anno sarà sabato 21 giugno) per ripercorrere quello stesso cammino che le donne di Castiglione facevano per portare soccorso. Dall’alto della Rocca di Solferino, dietro le bandiere della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa e dei Sette Principi Fondamentali del Movimento, le fiaccole accese formano un serpentone luminoso che arriva in circa quattro ore sulla piazza

principale di Castiglione delle Stiviere. un fiume di divise, di magliette rosse, di luci, ma anche di saluti, di cori in lingue diverse. un sentiero lunghissimo di emozioni, di cuori e di forze di volontà che ogni giorno si mettono in gioco per aiutare. Chi? Come? Molto spesso non si sa, ma la voglia di indossare la divisa non viene mai meno. una forza e una motivazione che giorno dopo giorno si rinnovano durante i servizi quotidiani nelle diverse sedi, e che anno dopo anno si riuniscono a Solferino per riscoprire i luoghi da cui tutto è nato.

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di Matteo Pigoli – [email protected]

Matteo Pigoli, Riccardo Ronchi e Valeria Corradi

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di Matteo Pigoli – [email protected]

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COSPLAY: ARTE, SPETTACOLO E PASSIONE

di Matteo Pigoli – [email protected]

È il Cosplay, una pratica che trova la sua origine nella terra del Sol Levante e sta ad indicare quell'attività di produzione e sfoggio di costumi fatti in casa svolta da volenterosi otaku (i nerd giapponesi) con lo scopo di imitare – e idolatrare – i propri personaggi preferiti dell'ambito fumettistico, videoludico o cinematografico. I risultati possono apparire discutibili a volte e altre volte totalmente azzeccati, fino ad arrivare all'emergere di vere e proprie modelle e modelli specializzati in questo particolare tipo di abbigliamento ad impronta scenica (prima su tutti la statunitense Jessica Nigri).Tutto iniziò negli anni Settanta con l’improvvisata emulazione, da parte di un gruppo di ragazzi di Tokyo, dei personaggi dell’anime (termine che in giapponese corrisponde al nostro “cartone animato”) Neon Genesis Evangelion, per poi espandersi a macchia d’olio in tutto il mondo nei decenni a seguire fino ad oggi. Nato dalla fusione dei due termini inglesi

“costume” e “play”, il termine diventa presto internazionale, e dall’Europa all’America attrae schiere di entusiasti giovani (e non) pronti a riprodurre con sudore e fatica, in maniera spesso artigianale ma fino al minimo dettaglio, il look dei propri eroi.

È un termine che ormai prende sempre più spazio nell’ambiente e che richiama una sorta di Carnevale alternativo. Chiunque sia andato almeno una volta ad una fiera di fumetto ne ha sentito parlare ed ha visto con i suoi occhi cosa significa…

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COSPLAY: ARTE, SPETTACOLO E PASSIONE

Non ci si limita al panorama giapponese, ma ormai il fenomeno è esteso a livello mondiale; rientrano in questo ambito infatti anche i film di culto ed i videogiochi, sempre più comuni nel ventunesimo secolo.

Se questa pratica non fa per voi e non vi stimola artisticamente in prima persona, potete comunque gioire visivamente di chi ne fa invece proprio vanto, esaltandovi o ridendo a crepapelle nelle esibizioni che ormai vengono sempre più spesso proposte ad ogni fiera tematica sulla Nona Arte. I più intraprendenti organizzano vere e proprie sfilate che possono sfociare in scenografie articolate e cariche di energia, con tanto di musiche a tema. Insomma un vero spettacolo per fanatici e profani.

Una nuova passione che fa tendenza a tutti gli effetti insomma.

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21 giugno: Solstizio d’estateLa giornata più lunga dell’anno; le ore e i minuti di luce non saranno più così tanti se non tra 365 giorni. un momento astronomico, ma anche una ricorrenza che viene celebrata e ricordata in diverse parti del modo. Migliaia di persone aspettano l’alba del 21 giugno a Stonehenge: il complesso megalitico patrimonio dell’uNESCO è teatro di un momento suggestivo. Mettendosi al centro di Stonehenge e guardando in direzione della Hell Stone, si nota che la sommità di questa pietra è perfettamente allineata con la linea dell’orizzonte e il sole che sorge appare appoggiato proprio su di

essa. Coincidenze? Credenze popolari? Precisi calcoli astronomici? Certamente una notte in attesa dell’alba, un afflusso di curiosi, turisti, “fedeli” che riempiono di suggestioni, colori e musiche il silenzio di quelle antichissime pietre (video). In Italia e in Europa, a metà tra il sacro e il profano, la notte di San Giovanni (24 giugno) si accendono fuochi nei campi per proteggere i raccolti dal maligno e propiziare l’azione del più grande dei fuochi, il sole. In Svezia si celebra la Midsommar, la Festa di mezza estate (anche se l’estate è solo all’inizio): pasti, danze, feste, canti e balli attorno ad una struttura ornata di fiori simbolo di fertilità e di amore. un’occasione per sospendere tutto e riversarsi in campagna e fare festa!

Giugnodi Rachele Donati De Conti

[email protected]

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Statua della Libertà: da giugno a giugno, un anno di lavori per assemblarlaÈ una storia complessa quella del simbolo degli Stati uniti: idee, progetti, brevetti, trasporti, montaggi… Tempi lunghi e ricorrenze, anniversari e scadenze più o meno rispettate. L’idea del primo lembo di America che si vede da una distanza di oltre 40 kilometri e che ha accolto migliaia di immigrati provenienti dall’Europa è nata durante una cena nel 1865. Frederic Auguste Bartholdi iniziò la progettazione nel 1870 per onorare l’alleanza tra i francesi e gli americani. La Statua della Libertà è infatti un dono dei cugini francesi che ne

custodiscono due esemplari di “prova” più piccoli all’interno dei Giardini di Lussemburgo e sulla riva della Senna. La Statua della Libertà è quindi tutta francese: i progettisti (Bartholdi e Eiffel), la costruzione avvenuta a Parigi, il trasporto in nave fino a New York in 1883 casse. Ma quanto è durato tutto questo? Tanto, tanto da essere inaugurata dieci anni dopo rispetto alla ricorrenza che voleva celebrare, l’indipendenza americana del 1776. La costruzione iniziata nel 1875 è terminata nel mese di giugno del 1884; il trasporto è stato portato a termine dopo un anno esatto, nel giugno del 1885. un altro anno e il 26 ottobre 1886 è stata inaugurata in tutti i suoi 93 metri di altezza e in tutti i suoi simboli. Sono passati ancora tanti anni, si cont inua ad ammirarla e lei continua a farsi ammirare dalla terra e dal mare.

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Il regalo di compleanno di Anna FrankÈ il 12 giugno del 1942. La tredicenne Annelies Marie Frank riceve per il suo compleanno un quadernino a quadretti bianco e rosso. Certamente neppure lei sapeva che quei fogli rilegati sarebbero diventati i testimoni prima e preziose prove poi di una storia drammatica. La ragazzina, che solo qualche mese più tardi avrebbe lasciato la sua casa e avrebbe visto trasformata la sua vita, ha iniziato a parlare girono dopo giorno con quei fogli. Quasi senza pensarci è nato il suo Diario: una descrizione naturale, semplice, pura e spontanea, a cui solo una bambina poteva dare vita.

Un pallone gonfiato? Sì, in cielo.Due fratelli francesi iniziano a progettare qualcosa che ha dell’incredibile: portare l’uomo in cielo. Due fratelli che si compensano a vicenda, uno più geniale e sognatore, l’altro più regolare e pratico. I panni che asciugano davanti al fuoco sono il motore che fa partire una serie di esperimenti e di prove. Fino al 5 giugno 1783, giorno in cui Joseph Michel e Jacques Etienne Montgolfier fanno volare per la prima volta in una dimostrazione pubblica a Annonay il loro aerostato. un volo di circa 2 kilometri, che è durato 10 minuti ed ha raggiunto un’altitudine di circa 2000 metri. un volo che ha dato una nuova prospettiva al mondo. La città di Ferrara a settembre ospiterà il Ferrara Balloons Festival (http://www.ferrarafestival.it/).

W l’Italia! W la Repubblica!Termina sempre così il discorso che ogni anno il Capo dello Stato indirizza ai

cittadini italiani il 2 giugno. È la Festa della Repubblica, è il giorno in cui si ricorda il risultato di una scelta fatta dagli italiani nel 1946. un referendum che ha cambiato la storia del nostro Paese: abbandoniamo la monarchia per abbracciare la repubblica. Ogni anno ogni comune, piccolo o grande che sia, ricorda questa ricorrenza, celebra il 2 giugno con discorsi, corone d’alloro, cortei, bande, fino alla grandiosa parata di Roma.

San Pietro traghetta la rugiadaLa notte tra il 28 e il 29 giugno la campagna lombarda si trasforma in un grande mare, una tradizione contadina suggestiva che si perpetua da anni. L’usanza vuole che un fiasco venga riempito d’acqua, venga versato al suo interno un albume d’uovo e si posizioni il tutto in mezzo ad un campo. Durante la notte l’umidità e la rugiada fanno il resto. Il risultato è affascinante: all’interno del fiasco si crea una vera a propria barca. Le dimensioni, il numero degli alberi e delle vele dipende dalle condizioni climatiche della notte… E dai buoni auspici di San Pietro…

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lI gioco con i mattoncini (o tetramini) più vecchio del mondo compie trent’anni.

Peccato che sia impossibile vincere.di Nicola Guarneri – [email protected]

Peccato che sia impossibile vincere.di Nicola Guarneri – [email protected] Nicola Guarneri – [email protected]

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Forse nemmeno Alexsej Pazitnov, l’inventore del Tetris, il 6 giugno 1984 pensava di aver cambiato per sempre il mondo dei videogiochi. Pazitnov, ingegnere russo di 28 anni, stava lavorando per l’Accademia Russa delle Scienze di Mosca quando iniziò a pensare a un videogame basato sui pentamini, ovvero dei polimini composti da cinque quadrati identici. Dopo i primi studi si accorse che per una miglior giocabilità era necessario un numero pari di quadrati, passando quindi ai tetramini. Alcune similitudini con il tennis portarono poi Pazitnov a chiamare il gioco, appunto, Tetris.L’inizio dell’avventura è a rilento: per sfondare, il Tetris ha bisogno di 5 anni. A fine anni ’80 viene venduto in bundle insieme al GameBoy e la Tetris-mania ha ufficialmente inizio: essendo un gioco privo di brevetto, è diventato disponibile per qualsiasi tipo di console e negli ultimi anni è arrivato anche sugli smartphone. Per celebrare il trentesimo anniversario The Tetris Company ha annunciato un accordo con Ubisoft per lo sbarco del gioco su XBox One e PlayStation 4, allargando ancora di più il mercato di un videogame che ha già varcato le frontiere di 185 paesi differenti ed è stato tradotto in più di 50 lingue: “Diamo il benvenuto a Ubisoft nella famiglia di Tetris. Sono assolutamente certo che sapranno sviluppare uno dei migliori Tetris di sempre”, ha dichiarato Henk B. Rogers, Direttore generale di The Tetris Company, LLC.Il gioco classico sviluppato da Pazitnov è tanto semplice quanto complesso: sette tipi diversi di tetramini cadono, uno alla volta, sullo schermo del giocatore, che ruotandoli e muovendoli a piacimento deve formare una riga orizzontale senza interruzioni. Quando questo accade la linea sparisce e cadono nuovi pezzi fino al termine del livello: più avanzano i livelli e

più cresce la difficoltà, parallelamente a un aumento della velocità di caduta dei tetramini.Diversi matematici nel corso degli anni hanno tentato di definire analiticamente il gioco e la conclusione è stata una sola: è impossibile vincere. Il lavoro più autoritario nel campo è il libro pubblicato nel 2002 da Erik D. Demaine, Susan Hohenberg e David Liben-Nowell, dall’esaustivo titolo Tetris is Hard, Even to Approximate, nel quale i tre studiosi dimostrano come ogni partita sia destinata inequivocabilmente a terminare con una sconfitta del giocatore. Insomma, anche dopo trent’anni, il Tetris vince sempre.

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Cara Ester,

colgo l’occasione di questo interessante spazio per condividere con i lettori de La Pausa una bella riflessione. Settimana scorsa sistemando il primo cassetto della mia scrivania tra vecchi scontrini, biglietti d’auguri e appunti di lezioni dell’università dell’anno scorso ho trovato un cartoncino dallo sfondo azzurro. Non ricordo che me l’abbia dato, ma l’avevo conservato perché mi ha particolarmente colpito:

Un bambino dalla pelle scura stava a guardare un venditore di palloncini.L'uomo era un ottimo venditore, poichélasciò andare un palloncino rosso che salìnel cielo attirando così una folla di piccoliclienti. Slegò poi il palloncino blu,e subitodopo uno giallo, uno bianco che volaronosempre più in alto finché scomparvero.Il bambino dalla pelle scura continuava a fissare il palloncino nero e finalmente domandò:"Signore, se tu mandassi in ariaquello nero,volerebbe in alto come gli altri?"Il venditore guardò il bambino con un sorrisoaffettuoso,poi strappò il filo che teneva legatoil palloncino e, mentre il palloncino saliva in altospiegò:"Non è il colore che conta.E' quello che sta dentro che lo fa salire.”

Mi sembra un pensiero che va fatto circolare e che rispecchia a pieno lo spirito del vostro giornale. Non è importante l’apparenza, l’esteriorità, il colore della pelle o la provenienza, quello che conta è come siamo dentro, i valori in cui crediamo. Dobbiamo farlo capire a tutti, partendo dai bambini. E dobbiamo essere dei bravi venditori.

A prestoCarolina

Carissima Carolina,grazie per questo messaggio bellissimo! Davvero non dobbiamo mai fermarci a quello che vediamo, non possiamo farci guidare dal pregiudizio, dall’apparenza e dal primo impatto. Il valore delle persone (così come delle cose) si può capire ed apprezzare solo guardandole dentro, solo conoscendole. E come giustamente dici tu, bisogna partire dai piccoli, dai nostri bambini che sono il futuro della nostra società. Se loro capiscono come guardare il mondo che li circonda, se comprendono che è fondamentale andare a fondo delle cose, solo così possiamo essere certi che il mondo di domani sarà migliore del mondo di oggi. È una speranza, ma se seminiamo bene diventerà una certezza. Un abbraccio e ancora grazieEster

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Sciacquare le noci sotto l’acqua corrente e asciugarle con un canovaccio.

Tagliare le noci intere in quattro parti facendo attenzione a non far fuoriuscire il mallo (indossare i guanti per questa operazione per evitare di ritrovarsi le mani verdi)

Versare le noci tagliate in un contenitore di vetro o in un vaso dall’imboccatura grande con un tappo sigillante.

Aggiungere l’alcool, i chiodi di garofano, la cannella e la scorza di limone.

Riporre il contenitore in un luogo soleggiato per almeno quaranta giorni e agitarlo almeno una volta la settimana per evitare depositi sul fondo e amalgamare bene gli aromi.

Trascorsi i 40 giorni, sciogliere lo zucchero in acqua tiepida.

Filtrare il contenuto del vaso e unirlo alla soluzione di acqua e zucchero

Mescolare il composto finché lo sciroppo di zucchero non si è amalgamato con l’alcool.

Imbottigliare in bottiglie (scure o ricoperte) e lasciar riposare fino a Natale

per circa 2 litri di nocino

1 litro di alcool puro a 90°

22 noci verdi

7 chiodi di garofano

qb Scorza di limone 200 millilitri di acqua

1/2 di stecca di cannella

500 grammi di zucchero

per circa 2 litri di nocino

INGREDIENTI

PREPARAZIONE

Nocino

NOTAIl nocino è avvolto da una serie di leggende: la prima è che i malli vadano raccolti la notte di San Giovanni (24 giugno) dalla donna più esperta nella preparazione del liquore che si deve arrampicare scalza sulla pianta. La seconda, accreditata da documenti romani antichi, indica che i Britanni si radunavano a berlo tutti da un solo calice nella notte di mezza estate.a berlo tutti da un solo calice nella notte di mezza estate.mezza estate.

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Sciogliere a fuoco lento 4 cucchiai di burro e, senza farli bruciare, aggiungere la cipolla.

Aggiungere il riso e mescolare con un cucchiaio di legno.

Bagnare il riso con il vino e lasciar evaporare

Aggiungere il brodo bollente mano a mano che il riso lo asciuga mescolando costantemente.

Dopo aver aggiunto il primo mestolo di brodo unire le ciliegie snocciolate e tagliate a pezzetti.

Assaggiare spesso il riso per evitare che scuocia e aggiungere la robiola, dopo 15 minuti dovrebbe risultare cotto, diversamente aggiungere brodo fino a cottura ultimata. Regolare di sale e pepe.

Toglierlo quindi dal fuoco e mantecarlo con un cucchiaio di burro e lasciarlo riposare per 5 minuti.

Servirlo decorandolo con qualche filo di erba cipollina o una spolverata di timo.

PREPARAZIONE

Ingredienti per 6 persone

500 grammi di riso Carnaroli

100 grammi di burro

200 grammi di robiola

½ cipolla finemente tritata

½ bicchiere di vino bianco secco

1 litro e mezzo di brodo bollente (va bene anche quello di dado)

400 grammi di ciliegie snocciolate e a pezzetti

saleerba cipollina

INGREDIENTI

Risotto alle ciliegie

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Foto a cura di Francesco Dottoda Scandolarascattata in CamargueINVIACI LE TUE FOTO E LE PUBBLICHEREMO NEL NUMERO SUCCESSIVO. Scrivi a [email protected]

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Foto a cura di Leopoldo Frassida Quinzanoscattata a VeneziaINVIACI LE TUE FOTO E LE PUBBLICHEREMO NEL NUMERO SUCCESSIVO. Scrivi a [email protected]

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» Sul prossimo numero troverete anche…

� EVENTI – Bregenzer Festspiele Come ogni anno a luglio e agosto Bregenz ospita il Festival di Arti dello Spettacolo più famoso d’Europa, giunto

ormai alla 69° edizione.

� MODA – PittiIl salone-evento lega Pitti Immagine W,

dedicato alla sfera femminile, a Pitti Immagine Uomo, rivolto all’universo

maschile, e Pitti Immagine Bimbo, orientato ai più piccoli.

Anche La Pausa si prende una pausa…

e RADDOPPIA!Il numero 13 verrà inviato a metà luglio e comprenderà anche la mensilità di agosto. Il numero 14 invece uscirà come abitudine nella prima settimana di settembre… con tante novità!

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