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LA NUTRIZIONEDELLE COLTURE

ORTICOLE

Inserto a cura di PIER PAOLO PASOTTI e LISA CAVICCHI (CISA “Mario Neri”, Imola - BO) e di STEFANO TAGLIAVINI (Ufficio Agronomico CIFO, Bologna)

LA NUTRIZIONEDELLE COLTURE

ORTICOLE

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I l mercato attuale dei prodotti orto-frutticoli è diventato sempre piùesigente: non solo da un punto di vi-

sta qualitativo ma anche estetico. Un aspetto emerso nei recenti convegnidel settore e nelle giornate dimostrativedel Centro ricerche produzioni vegetalidi Cesena è che certi requisiti qualitati-vi si ottengono solo se si attuano tecni-che colturali adeguate e moderne, neltentativo di aumentare il limite fisiolo-gico di massima resa quali-quantitativa,garantendo all’operatore agricolo unabuona redditività. Le pratiche agricole devono contempla-re, oltre ai temi di basso impatto am-bientale e di selezione varietale, il con-cetto di salvaguardare la coltura anchein situazioni che possono ridurre le re-sa e compromettere il risultato econo-mico finale, come le condizioni am-bientali avverse, stress fisiologici e, so-prattutto, le fisiopatie dovute a carenzedi elementi nutritivi.La concimazione riveste, quindi, unruolo fondamentale nel determinare irisultati produttivi e qualitativi delle col-ture. Attraverso questa pratica si appor-tano infatti gli elementi nutritivi deter-minanti per la crescita e la produttivitàdelle piante e si influenza, direttamentee indirettamente, la qualità delle produ-zioni. Il settore orticolo attualmente è caratte-rizzato da coltivazioni intensive e da buo-ne rese produttive, sostenute da un ade-guato apporto di elementi nutritivi; leconcimazioni, tuttavia, sono prevalente-mente basate su apporti di macroele-menti (azoto, fosforo, potassio), trala-sciando o trascurando l’apporto di mesoe microelementi, fondamentali per l’a-spetto estetico e qualitativo dei frutti. Ta-lune colture, infatti, se colpite da specifi-che malattie, rischiano di non poter es-sere commercializzate e di rendere nullo

il lavoro dell’agricoltore.Tra gli elementi secondari che aiutano lepiante a dare frutti qualitativamentepregevoli, con caratteristiche apprezza-te dal mercato, sicuramente gioca unruolo fondamentale il calcio.Questo elemento è contenuto normal-mente in grande quantità nei terreni enelle acque di irrigazione sotto forma dicarboidrati, bicarbonato, ossidi e silica-ti. Nonostante ciò, molte forme natura-li del calcio reagiscono con altri ele-menti (ad esempio il fosforo), dandoluogo a composti insolubili che ne limi-tano la disponibilità.

FUNZIONI NELLA PIANTANella fisiologia vegetale il calcio rivestediverse funzioni di tipo biochimico equalitativo (consistenza dei frutti). Ol-tre a provvedere ad attività fisiologichefondamentali, come respirazione, cir-colazione della linfa, turgore cellulare,robustezza delle membrane cellulari, èessenziale per la buona riuscita dellacoltivazione. È indispensabile per la di-visione e la distensione cellulare e, in ca-so di una sua carenza, lo sviluppo delleradici viene rallentato. Agisce inoltrecome attivatore di numerosi enzimi,neutralizza gli acidi organici, rallental’invecchiamento dei tessuti, conferisceai frutti maggiore coesione e resistenzaalle manipolazioni. La presenza di ade-guati livelli di calcio nei tessuti dà allapianta resistenza anche nei confronti

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L’IMPORTANZAdell’apporto di CALCIO:

ESPERIENZE pratiche

Una corretta gestione agronomica degliimpianti, varietà tolleranti e concimazioni fogliari a base di calciopossono contenere lo sviluppo delmarciume apicale. (Foto Arch. CIFO)

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degli stress ambientali. Il calcio viene assorbito dalla pianta nel-la parte apicale della radice e trasloca-to per via xilematica tramite flusso dimassa: un’eventuale fisiopatia colpisce,quindi, le foglie più giovani. Sebbene lamaggior parte dell’elemento presentenei frutti provenga dall’assorbimentoradicale, i trattamenti fogliari sonospesso necessari per aumentarne laconcentrazione nel frutto.

LA CARENZA NEI FRUTTILe principali cause che determinano lacarenza di calcio nei frutti sono:● insufficiente dotazione dell’elementonel terreno;● pH acido;● eccessivo contenuto di zolfo o fosforoche legano il calcio, formando compo-sti insolubili;● condizioni di eccessivo ombreggia-mento dei frutti (che limitano la traspi-razione e quindi l’accumulo dell’ele-mento).

I SINTOMI DI CARENZA Il calcio è poco mobile all’interno dellepiante: se è scarso i fenomeni clorotici simanifestano inizialmente nei tessuti piùgiovani. La carenza di calcio provoca in-giallimento su tutto il lembo fogliare,con arrotolamenti e arricciamenti. Neigiovani fusti e nelle radici i meristemi(tessuti indifferenziati) sono deboli e sistaccano facilmente. Le radici si svilup-pano poco, la fruttificazione è scarsa onulla. Gli ortaggi che contengono un ri-dotto contenuto di calcio hanno inoltreuna bassa attitudine alle manipolazionie alla frigoconservazione.Nel pomodoro e nel peperone la caren-za dell’elemento provoca il marciume

apicale (nella fase di maturazione sul-l’apice della bacca compare un marciu-me nero), mentre nel melone e nelle in-salate causa seccumi fogliari; nel melosi manifesta la butteratura amara (nel-la polpa compaiono delle macchie bru-ne che spesso traspaiono attraverso labuccia). Nella vite la carenza si presen-ta con foglie di colore giallo, mentre neigrappoli si manifesta associata alla de-ficienza di magnesio, provocando il dis-seccamento del rachide. Nel garofano sipalesa con necrosi agli apici; i fiori siconservano poco e appassiscono prima.Nella patata le foglie presentano margi-ni decolorati, con successive zone ne-crotiche, le radici sono poco sviluppatee i tuberi hanno calibri ridotti. Nel pe-sco la scarsità di questo minerale indu-ce radici corte, foglie con arrossamentiai margini, polpa poco consistente erugginosità dell’epidermide.

UNA PROVA SU POMODORO DA MENSA IN COLTURA PROTETTA

Il marciume apicale è senza dubbio unadelle malattie più diffuse e pericoloseper il pomodoro da mensa; ha una mag-giore incidenza sulle varietà a frutto al-lungato, coltivate sia in serra, sia in pie-no campo. Nella fase di maturazione provoca lacomparsa di un marciume bruno sul-l'apice della bacca. La fisiopatia ha il se-guente decorso: si forma una tacca ne-rastra o brunastra, leggermente depres-sa, che successivamente si estende an-che in profondità. Le parti in decompo-sizione si coprono di forme fungine sa-profite. La causa principale è determi-nata dallo squilibrio idrico e dalla man-canza di calcio nei frutti. Il Cisa “Mario Neri” di Imola, in colla-

borazione con il Centro ricerche pro-duzioni vegetali di Cesena e la Cifo diSan Giorgio di Piano (BO), proprio pervalutare l’effetto del marciume apicalesul rendimento produttivo e qualitativodel pomodoro da mensa e mettere apunto un efficace programma di conte-nimento della fisiopatia, ha realizzatouna prova su pomodoro in coltura pro-tetta, somministrando settimanalmen-te Calcisan (fertilizzante organico azo-tato contenente calcio e magnesio), al-la dose di 300 grammi per ettolitro (perun totale di 4 interventi), dalla fase diaccrescimento dei frutti.I trapianti sono stati eseguiti in epocatardiva, l’8 maggio 2003. Come conci-mazione d’impianto, su tutte le tesi inosservazione sono state distribuite 100unità di azoto, 80 di fosforo e 150 di po-tassio. Il campo è stato impostato adottandouno schema sperimentale a blocchirandomizzati, con tre ripetizioni. Ilsesto d’impianto prevedeva file di col-tivazione a 100 centimetri, con pian-te sulla fila a 40 centimetri, per un in-vestimento di 2,5 piante per metroquadrato. Ciascuna parcella era composta di 10piante (8 di raccolta), per una superfi-cie di 4 metri quadrati (3,2 metri qua-drati di raccolta). Su tutte le tesi in os-servazione, l’irrigazione è stata esegui-ta tramite ala gocciolante auto-com-pensante posta sotto un telo di paccia-matura fumè. La conduzione agrono-mica della prova è stata realizzata se-condo le normative previste dai disci-plinari di produzione integrata dellaRegione Emilia-Romagna. Per la prova è stato utilizzato l’ibrido“Cencara”, pomodoro Long shelf life a

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Calcisan300g/hl

Test

Graf. 1 - Valutazione degli effetti del Calcisan sull’insorgenza del marciume apicale del pomodoro

da mensa: risultati produttivi.Produzione commerciale (t/ha)

0 1 2 3 4 5

Calcisan300g/hl

3,1 b

4,7 aTest

Graf. 2 - Valutazione degli effetti del Calcisan sull’insorgenza del marciume apicale del pomodoro

da mensa: incidenza pecentuale.% Marcio sul totale

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È noto che per vivere una piantanecessita di luce, aria, acquaed elementi nutritivi. Il terreno

è serbatoio primario di macroelemen-ti (azoto, fosforo, potassio), mesoele-menti (calcio, zolfo, magnesio) e mi-croelementi. Questi ultimi, anche sesono presenti nella pianta in quantitàminima (nell’ordine di pochi mg/Kg oparti per milione), sono essenziali perla crescita vegetale.Nelle piante coltivate è sempre più fre-quente la manifestazione di fenomenicarenziali visibili (ad esempio clorosifogliare) o latenti, che si ripercuotononegativamente sullo sviluppo vegetati-vo e produttivo. Tale situazione è spie-gabile tramite la cosiddetta “Legge delminimo” o “di Liebig” (1840), secondola quale il fattore limitante della pro-duzione è sempre l’elemento nutritivoo ambientale presente in minor quan-tità.Per meglio approfondire il ruolo dellafertilizzazione nello sviluppo vegeto-produttivo di una pianta, di seguito si

riportano, per i principali meso e mi-croelementi della fertilità, le azioni fi-siologiche esercitate nelle piante e qua-li sono i sintomi carenziali.

MAGNESIOIl magnesio va considerato per impor-

tanza come un macroelemento, sia perle asportazioni a cui è soggetto, sia perla funzione che svolge nella biologiadelle piante, essendo il costituente cen-trale della molecola della clorofilla. Ol-tre ad essere importante per la foto-sintesi clorofilliana, quindi, il magne-

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bacca mezza-lunga, particolarmenteindicato per raccolte a grappolo.

RISULTATI PIUTTOSTO INTERESSANTILe parcelle concimate con Calcisanhanno presentato una produzione com-merciabile tendenzialmente superiore aquella raggiunta dalla tesi “non trattata”(grafico 1 - pag. 133).L’analisi dei dati dimostra che l’aumen-to è riconducibile a una maggiore ferti-lità delle piante (maggior numero difrutti allegati per unità di superficie) e,più significativamente, a una minor in-cidenza di prodotto colpito da marciu-me apicale: rispettivamente il 3,1%, con-tro il 4,7% (grafico 2 - pag. 133).Le analisi strumentali di qualità sonostate eseguite presso il Laboratorio ana-lisi qualità del Cisa “Mario Neri” - Crpvdi Imola. Sui frutti raccolti sono statiesaminati il colore e la luminosità del-l’epidermide, il residuo secco rifratto-metrico, l’acidità e la consistenza dellapolpa. L’andamento stagionale particolarmen-te caldo (nel mese di maggio, nonostan-te l’accurato arieggiamento, le tempera-ture all’interno delle serre si sono man-

tenute spesso sopra i 30° C) ha certa-mente penalizzato il regolare sviluppodelle piante, con situazioni di stress piut-tosto accentuate e prolungate che han-no condotto a un sostanziale appiatti-mento dei parametri qualitativi. Ciononostante, i frutti provenienti dalleparcelle concimate per via fogliare han-no evidenziato una tonalità di colore leg-germente più luminoso. L’andamentostagionale ha senza dubbio inciso sul ri-

sultato complessivo della prova, deter-minando un generale appiattimento deiparametri produttivi e qualitativi.La scelta di ibridi tolleranti ed una mi-rata gestione agronomica degli impian-ti (arieggiamento tempestivo delle strut-ture di protezione, turni irrigui raziona-li e ben distribuiti durante tutto il ciclovegeto-produttivo della coltura ecc.), as-sociati a trattamenti fogliari a base dicalcio (Calcisan) già dalla fase di iniziofruttificazione, hanno comunque dimo-strato come il marciume apicale, unadelle fisiopatie più frequenti e penaliz-zanti per il pomodoro da mensa, possaessere contenuto con risultati più chesoddisfacenti. L’apporto del calcio pervia fogliare ha ridotto considerevol-mente l’incidenza di marciume apicalee, conseguentemente, migliorato il ren-dimento produttivo della coltura, conindubbi benefici anche a livello di pro-duzione lorda vendibile. Inoltre, anche in una annata particolar-mente difficile sotto il profilo meteoro-logico, l’impiego del calcio ha migliora-to l’aspetto estetico del prodotto, con-sentendo la raccolta di bacche di coloretendenzialmente più brillante. ■

Il RUOLOdei principali ELEMENTI per il miglioramento PRODUTTIVO

Bacche di pomodoro colpite da marciume apicale. (Foto Arch. CIFO)

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sio partecipa alla formazione di pig-menti come il carotene e le xantofille,facilita il trasferimento del fosforo ne-gli apici vegetativi e nei semi, entra nel-la sintesi degli zuccheri e dell’amido edè attivatore di numerosi enzimi. La ca-renza di magnesio si manifesta con in-giallimenti internervali delle foglie piùvecchie, che si evolvono in necrosi, de-terminandone una caduta anticipata.

ZOLFOLo zolfo riveste un ruolo importantenella fisiologia vegetale perché è il co-stituente di aminoacidi solforati (cisti-na, cisteina e metionina). La carenza simanifesta con una colorazione verde-giallognola delle foglie, ma è poco fre-quente, dato che lo zolfo è sempre ap-portato nelle soluzioni nutritive trami-te i fertilizzanti a base di solfati.

CALCIONella fisiologia vegetale, il calcio rive-ste diverse funzioni: in primo luogo èun componente delle membrane e del-le pareti cellulari, attiva numerosi en-zimi, neutralizza gli acidi organici erallenta la senescenza dei tessuti. Inol-tre, conferisce ai frutti maggiore con-sistenza e resistenza ad attacchi pa-rassitari.I sintomi della carenza di calcio si evi-denziano sulla pianta con un ingialli-mento generalizzato della lamina fo-gliare e successiva necrosi del lembo; ifrutti si presentano poco consistenti e,in alcune situazioni, con necrosi deitessuti (ad esempio marciume apicaledel pomodoro, seccume fogliare dellalattuga). Come già specificato, questoelemento, nelle soluzioni concentrate,

deve restare separato da sali fosfatici eda solfati per evitare reazioni che por-tano alla formazione di composti in-solubili.

FERROIl ferro è un microelemento cataliticoindispensabile alla vita delle pianteperché entra nella costituzione di varienzimi e regola numerosi processi bio-chimici, come la sintesi della clorofil-la, la fotosintesi, la respirazione cellu-lare. Le foglie sono gli organi dellapianta che contengono la maggiorquantità di ferro e nei cloroplasti si hala concentrazione più elevata.I sintomi della clorosi ferrica si mani-festano con ingiallimenti internervali,prima delle foglie più giovani, poi anche delle sottostanti. Gli appor-ti di tale elemento sono eseguiti principalmente con formulati checontengono il ferro in forma chelata(EDTA-DTPA-EDDHA).

BOROL’azione del boro nella fisiologia dellapianta è principalmente legata allo svi-luppo delle cellule meristematiche.Queste celluleindifferrenziatepresiedono allaformazione deigermogli e delleradici ma, ai fi-ni produttivi,favoriscono laformazione deltubo pollinico ede l l a conse -guente fecon-daz ione de i

frutti. Il boro influenza positivamentela traslocazione degli zuccheri nei frut-ti e nella pianta. Le manifestazioni diuna carenza di boro si identificano conmalformazioni nello sviluppo vegeta-tivo e riproduttivo. Gli internodi deigermogli si presentano accorciati e itessuti apicali necrotizzano. La fisio-patia causa un ridotto sviluppo del“budello pollinico”, insufficiente fe-condazione e scarsa allegagione, conrisvolti negativi sulla produttività del-la pianta. Pertanto, risultano fonda-mentali apporti di formulati a base diboro nella fase di fioritura.

ALTRI MICROELEMENTIAltri microelementi svolgono princi-palmente un'azione di tipo catalitico,favorendo l’assimilazione dell’azoto(molibdeno), la sintesi della clorofillae la fotosintesi clorofilliana (manga-nese), la sintesi di aminoacidi e delleauxine (zinco) e la sintesi proteica (ra-me). L’apporto di questi microele-menti viene realizzato tramite i relati-vi sali.Assieme agli elementi indispensabilive ne sono altri (sodio, cloro, silicio)che sono normalmente presenti nel-l’acqua di falda e come coformulanti inalcuni concimi, per cui le piante nonne manifestano la carenza, ma vannocomunque monitorati per evitare cheun loro eccesso non sia ben tollerato.Ad esempio, sodio e cloro, aumentan-do notevolmente la salinità, creano fi-totossicità.

COME SI ESEGUE UN PIANO DI CONCIMAZIONE

Per eseguire un corretto piano di con-cimazione si deve partire dalla cono-scenza degli apporti di elementi dasomministrare, che devono essereadeguati alle esigenze colturali e pro-duttive. Il punto di partenza sono leanalisi del terreno e la diagnostica fo-

Sintomi di carenza di ferro su foglie di fragola.

(Foto Arch. Cifo)

Manifestazioni di carenza dimagnesio su foglie di pomodoro. (Foto Arch. CIFO)

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gliare. Infatti, con i certificati di anali-si del terreno e/o fogliari si ha una vi-sione complessiva della dotazione nu-trizionale e dei fattori che la potrebbe-ro limitare, così da poter elaborare unpiano di intervento con quantitativi eprodotti più indicati a tale situazione.Per risolvere in una pianta una situa-zione carenziale in modo rapido ed ef-ficace sono consigliati apporti fogliaridi formulati specifici. Da ricerche spe-rimentali e da esperienze dirette incampo con prodotti della Linea Fast, siè potuto notare che, a questo scopo, so-no molto indicati formulati a base dimicroelementi in forma chelata o atti-vati con sostanze adesivanti e veico-lanti. ■

CONCIMARE con la FERTIRRIGAZIONE:

una PROVA su meloneN el settore orticolo, soprattut-

to nelle colture di pieno cam-po, la concimazione viene

tradizionalmente attuata impiegan-do prodotti granulari che vengonodistribuiti sulla superficie di coltiva-zione e che prevedono prevalente-mente l’apporto dei macroelementiazoto (N), fosforo (P) e potassio (K).Per essere veicolati verso gli appara-ti radicali, i formulati granulari ne-cessitano di piogge o interventi irri-gui e, in caso di prolungata perma-nenza sul terreno, possono esseresoggetti a trasformazioni o perdereparte della loro assimilabilità. La fertirrigazione, tecnica di conci-mazione che prevede la distribuzio-ne di fertilizzanti associati ad acquad’irrigazione, offre l’opportunità difrazionare gli interventi di concima-zione, favorendo un costante appor-to nutritivo, con dosi calibrate in fun-zione dell’andamento climatico e del-la fase fenologica della pianta. Conquesta tecnica, inoltre, gli elementi

meno mobili, come P e K, possonovenire rapidamente a contatto col ca-pillizio radicale, migliorando così illivello produttivo finale. In orticoltura, sia per la coltivazionein serra che in pieno campo, l’appli-cazione della tecnica fertirriguacomporta l’utilizzo di impianti conmanichetta forata o di “erogatori aspaghetto” e provvede a localizzaregli elementi nutrizionali vicino al-l'apparato radicale delle piante, mi-gliorando così l’efficienza di assorbi-mento di tutti i concimi liquidi oidrosolubili apportati.

I PRINCIPALI VANTAGGII principali vantaggi che la fertirriga-zione offre sono:● rapidità d’azione del fertilizzante,che consente interventi di concima-zione nel periodo di massima neces-sità della coltura;● completo assorbimento degli ele-menti nutritivi apportati; ● minor impiego di concimi e unità

fertilizzanti; ● riduzione di dilavamento, inquina-mento delle falde e sprechi di ele-menti nutritivi. Molto importante, in un contesto ge-nerale, è anche la qualità dell’acquautilizzata per la fertirrigazione. Lamaggior parte delle colture orticole èinfatti sensibile agli eccessi salini, so-prattutto se dovuti a sodio e sloro,mentre gli erogatori degli impiantifertirrigui possono otturarsi in pre-senza di valori di durezza troppo ele-vati; acque fredde, alcaline e ricche dibicarbonati rendono inoltre difficol-tosa la solubilizzazione dei fertiliz-zanti idrosolubili, costringendo spes-so all’acidificazione delle soluzioninutritive.

UN CASO PRATICOIl Cisa “Mario Neri” di Imola (Bo), incollaborazione con il Crpv di Cesenae la ditta Cifo di San Giorgio di Pia-no (Bo), ha realizzato una prova pervalutare l’effetto di due diversi piani

Piante di lattuga con evidenti sintomi di carenza di calcio. (Foto Arch. CIFO)

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di concimazione sul rendimento pro-duttivo e qualitativo di due cultivar dimelone coltivate in pieno campo. Il campo è stato impostato a Imola suun terreno argilloso-limoso, in suc-cessione a frumento. Come lavora-zione principale è stata eseguita, nel-l’autunno 2001, un’aratura a unaprofondità di 30 centimetri; nel 2002la preparazione del letto di coltiva-zione è stata ultimata con interventidi erpicatura e fresatura. Le piante sono state poste a dimorail 7/5/2002 su telo di pacciamaturafumè di 0,045 millimetri di spessore;le irrigazioni sono state effettuatetramite ala gocciolante autocompen-sante. Le raccolte sono iniziate il10/7/2002 e terminate il 5/8/2002. In prova sono state messe a confron-to due diverse linee di concimazione

(vedi tabella 1); una, testimone o diriferimento, impostata esclusiva-mente sull’impiego di macroelemen-ti (N, P e K), l’altra prevedeva la som-ministrazione di mesoelementi comecalcio e magnesio. A livello agrono-mico, la prova è stata condotta se-condo le normative previste dai di-sciplinari di produzione integratadella Regione Emilia-Romagna. So-no state impiegate le varietà MB 1040e PS 213, di tipologia tradizionale,con frutti retati-solcati di colore gial-lo paglierino a maturazione. Lo schema sperimentale (fattoriale a2 vie) è stato impostato su tre ripeti-zioni, con parcelle composte da 9piante, una superficie parcellare diraccolta di 14 metri quadrati (7 pian-te) ed una densità d’impianto di 0,5piante per metro quadrato.

RESE PIÙ ELEVATE E MAGGIOR QUALITÀ

Nonostante i trapianti piuttosto tar-divi, i risultati ottenuti possono es-sere considerati complessivamentesoddisfacenti, con coefficienti di va-riabilità che confermano la correttaesecuzione della prova. Interessanti, in particolare, le diffe-renze riscontrate nelle diverse tesi diconcimazione (vedi tabella 2): la li-nea che prevedeva l’impiego di pro-dotti Idrofloral ha consentito infattiil raggiungimento di rese produttivesignificativamente superiori, confrutti di pezzatura più elevata (circa200 grammi). Nessuna differenzastatisticamente significativa tra le te-si in osservazione è stata invece rile-vata sia a livello di sviluppo vegetati-vo delle piante e di precocità dei ci-cli, sia per quanto riguarda i para-metri qualitativi dei frutti, anche sele bacche concimate con calcio emagnesio hanno evidenziato unapolpa tendenzialmente più soda ecompatta.Valori sostanzialmente simili tra lediverse tesi si sono registrati ancheper quel che riguarda il colore ed ilresiduo secco rifrattometrico dellapolpa, parametri condizionati pesan-temente dalle abbondanti precipita-zioni verificatesi durante la fase diraccolta. Anche a livello applicativo ilgiudizio sui prodotti Idrofloral è daconsiderare complessivamente posi-tivo; la solubilità dei concimi si è in-fatti dimostrata rapida e soddisfa-cente e non è stato riscontrato nessunproblema di otturazione ai gocciola-tori della linea di irrigazione. Dall’analisi dei risultati emerge chele piante concimate, tramite fertirri-gazione, con tutti i principali ele-menti della fertilità, hanno eviden-ziato un rendimento produttivocomplessivamente superiore. A pa-rità di unità fertilizzanti azotate, si èpotuto notare come l’apporto di ele-menti secondari come calcio e ma-gnesio, abbia inciso positivamenteanche sulla consistenza della polpa. La metodica Cifo si è dimostratainoltre agronomicamente “sosteni-bile” per la buona solubilità dei pro-dotti, caratteristica che consente di-stribuzioni più rapide e tempestive eun notevole risparmio, soprattuttoin termini di tempo e praticità, pergli operatori. ■

Tab. 1 - Fertirrigazione su melone: le due linee di concimazione in prova al Cisa “Mario Neri” di Inmola (BO).

FASE FENOLOGICA TESTIMONE TESI CIFOPre impianto 40 N, 69 P2O5, 161 K20 40 N, 50 P2O5, 100 K20 con concimi granulari

con concimi granulariPre-allegagione 26 N, Nitrato d’ammonio 26 N; 8 P2O5; 3 K20; 1,2 Mg Idrofloral 20.9.10

Idrofloral 35.5.8Post allegagione 20 N; Nitrato d’ammonio 20 N; 8 P2O5; 32 K20; Idrofloral 20.9.10

2,0 MgO; 4,8CaO Idrofloral Ca LIdrofloral 8.5.44

Inizio raccolte 7 N; Nitrato d’ammonio 7 N: 3 P2O5; 26 K20; Idrofloral 8.5.440,4 MgO; 2,4 CaO Idrofloral Ca L

Apporti totali 53 N 53 N; 19 P2O5; 61 K20;in copertura 3,6 MgO; 7,2 CaOApporti totali 53 N; 69 P2O5; 161 K20 93 N; 69 P2O5; 161 K20; 3,6 MgO; 7,2 CaO

LEGENDA Idrofloral 20.9.10 = concime minerale composto NPK 20-9-10 contenente MgO +SO∑ ; Idrofloral 35.5.8 = concime minerale composto NPK 35-5-8;Idrofloral 8.5.44 = concime minerale composto NPK 8-5-44 contenente SO∑Idrofloral Ca L = concime minerale azotato fluido, soluzione di nitrato di calcio contenenteMgO+boro

LEGENDA n.s. = differenze non significative

* = differenze significative per P minore o uguale a 0,05

** = differenze significative per P minore o uguale a 0,01

Tab. 2 - Fertirrigazione su melone : i risultati produttivi della prova eseguita al Cisa “Mario Neri” di Imola (BO).

TESI A CONFRONTO PRODUZIONE PESO INDICE PRODUZIONE COMMERCIALE (t/ha) MEDIO (g) PRECOCITA (gg) PIANTA (g)

MB 1040 30,1 1695 17 6014PS 213 30,3 1463 21 6066Signific. n.s. ** * n.sLinea DPI 28,2 1473 17,7 5641Linea CIFO 32,2 1686 19,6 6439Signific. * ** n.s *CV% 8.9 6.14 10.5 8.9