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LA NOTTOLA novembre 2016 #REFERENDUM #ELEZIONIUSA #LISBONA #INFERNO #COLTAN

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L A N O T T O L An o v e m b r e 2 0 1 6

#REFERENDUM #ELEZIONIUSA #LISBONA #INFERNO #COLTAN

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ringraziamo gaia grasselli e beatrice

baldini per la direzione del giornalino

scolastico; giorgia di tria per la graf

ca; la preside ferraroni per la supervi-

sione del progetto; Il domani aps, ar-

mando’s e k2 per il supporto economico

e tutti i ragazzi che si sono impegnati

nella realizzazione de “la nottola”..

LA NOTTOLA, NOV 2016 LA NOTTOLA, NOV 2016

ciao a tutti gli studenti dell’Ariosto Spallanzani!E’ un nuovo anno e La Nottola prosegue il suo impegno per offrire all’Istituto un giornale gradevole pur impegnato, attento all’attualità in ogni suo aspetto, dal problematico all’affascinante.

Siamo ragazzi che vogliono semplicemente condividere con i loro coetanei i propri interessi, le proprie passioni, ciò che ritengono importante, perché in una scuola come la nostra, dove il tempo è sempre in gran parte (e a ragione) dedicato allo studio teorico, a volte è necessario parlare e parlarsi.

Parlare perché ognuno di noi è unico, così come lo è il suo modo di pensare e interpretare la realtà; parlarsi perché solo attraverso l’ascolto e il dialogo le opinioni dei molti diventano a vantaggio di tutti.

Il nostro Istituto ha bisogno dello scambio, della comunicazione attenta all’altro: tutti noi, quantomeno perché futuri cittadini del mondo, abbiamo il diritto e il dovere di conoscere, ascoltare e confrontarci.

Molti si chiedono: perché questo nome? Ecco, al di là dei riferimenti a Minerva e a Hegel, vogliamo identificare il nostro lavoro con il volo della nottola, che lieve e silenziosa si alza in cielo e osserva con occhio acuto ciò che sta sotto. Il nostro ma soprattutto il vostro giornale vuole avere una visione aperta, curio-sa, consapevole e perché no divertente, per essere davvero di tutti e diventare un piacevole accompagnamento durante tutto l’anno scolastico.

Grazie per la fiducia e buona lettura!

La direttrice, Gaia Grasselli VC Scientifico

i

chi è quello in copertina?

FACILE! lui è tonio, lo stu-

dente medio dell’ariosto spal-

lanzani. Tra una versione e

alcune disequazioni legge

“la nottola” per distrarsi

un po’ :)

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indice !

LA NOTTOLA, NOV 2016 LA NOTTOLA, NOV 2016

6. REFERENDUM COSTITUZIONALE10. il post-trump14. DARIO FO18. DEATH COMES TO PEMBERLeY22. FARHENHEIT 26. INFERNO 30. COLTAN 38. GIACOMO LEOPARDI 42. LISBONA 48. PALLACANESTRO REGGIANA 50. fALL/WINTER 2016 TRENDS 54. STUDIO 58. poesia

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REFERENDUM COSTITUZIONALEEBBENE Sì, ANCHE IL GIORNALINO HA DECISO DI OCCUPARSI DEL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE

-politica-di francesca faina, v c classico

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Vorrei scusarmi subito con coloro che non sopportano più i dibattiti,che non hanno più il coraggio di passare davanti a un’edicola,che non si azzardano più ad accendere la televisione soprattutto il martedì sera,ma un giornalino sco-lastico deve parlare anche di questo. Nonostante tutto,domenica 4 Dicembre, se andrete a votare, qualcuno vi metterà questo testo in mano:

“Approvate il testo della legge costituzionale

1.Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario 2. La riduzione del numero dei parlamentari; 3. Il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni;4. La soppressione del CNEL; 5. La revisione del titolo V della II parte della Costituzione.

approvato dal Parlamento e pubblicato dalla Gazzetta uff ciale n°88 del 13 Aprile 2016?”

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Ma sapete cosa prevede esattamente questo

quesito? Innanzitutto l’attuale Senato verrà sostituito dal senato delle Autonomie, formato da 21 sindaci, 74 consiglieri regionali e 5 senatori nominati dal Colle. Non avremo più 315 senatori, ma solo 100. Il problema è che il Par-lamento è formato dalla Camera e dal Senato,ma non è prevista una di-minuzione del numero dei deputati. In poche parole:la riduzione vale solo per il Senato e non per la Camera.

Per quanto riguarda il terzo punto,ho scoperto che non esiste una verità assoluta.Alcuni,infatti,sostengono che questo contenimento dei costi sia effettivo,altri credono,invece,che i costi del Senato rimarranno tali o quasi. Anche se vorrei pormi dalla parte della verità come Hegel, cari i miei 25 lettori,non so cosa dirvi.

A quanto pare,invece,sul quarto pun-to sono tutti d’accordo. Ma cos’è il CNEL? Qualcuno ne ha mai sentito par-lare? Io fino ad ora,sinceramente,no. Quindi mi sembra giusto chiarire

la funzione dell’organo che si cela dietro a questa sigla misteriosa. Il CNEL è il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro e può pro-porre dei disegni di legge,ma riguar-danti solo determinati ambiti.

Ma arriviamo all’ultimo punto,quello più spinoso. Il titolo V regola il rap-porto tra Stato e Regioni. Da qui,la cosa si complica. Sin dagli anni ‘70 la prima formulazione non piaceva e quindi venne cambiata varie volte. Nel 2001 le modifiche cessarono,in quanto alle Regioni fu concesso di occuparsi di molte materie che non erano più esclusive dello Stato.

Purtroppo,in seguito alla rifor-ma del 2001,sono sorti molti problemi,quindi il ddl Boschi pro-pone una riduzione delle com-petenze esclusive delle regioni e l’introduzione della Supremazia statale. Inutile dire che sul titolo V sono scoppiate varie polemiche:in molti sostengono che la nuova for-mulazione sia ancora più pasticciata dei quella del 2001. Cari i miei 25 lettori,anche stavolta,non so cosa dirvi.

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Insomma,questo è il riassunto del riassunto dei punti esposti nel quesi-to. Ovviamente la Riforma costituz-ionale non è solo qesto: verranno modificati,infatti,ben 47 articoli della seconda parte della Costituzi-one!

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SPERIAMO DI ESSERVI STATI UTILI! BUONA

FORTUNA!

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IL MINISTRO MARIA ELENA BOSCHI

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il post-trumpl’america si affaccia su una situazione

tesa e complessa

-politica-di GAIA GRASSELLI, V C SCIENTIFICO

Eccoci qui, è successo ciò su cui abbiamo allegramente scherzato per un anno. Un anno di meme e battute in cui Internet ha mostrato la parte migliore di sé finito nel risultato tanto temuto, l’elezione del magnate dai capei d’oro a l’aura sparsi, Don-ald John Trump. Non mentiamoci. Chi se lo aspettava davvero? Chi di noi pensava seriamente di alzarsi la mattina del 9 Novembre e scoprire dopo poche ore che il titolo di presi-dente d’America era appena passato non a un politico, ma a una sorta di purosangue da social?

Eppure eravamo tutti così convinti che Mrs. Hillary avrebbe vinto. Alla fine aveva tanti dalla sua parte. Fi-nanza, lobby, multinazionali, comu-nità LGBT, persino l’intero (o qua-si) star system, vista l’irriverente ricompensa offerta da Madonna a chi avesse dato il proprio voto alla Clinton.

Ma qualcosa deve essere andato storto: forse l’età ormai avanzata della signora Ciccone non ha po-tuto impedire che le attenzioni dell’elettorato maschile si spos-tassero verso la procace Melania

Trump, moglie del neopresidente nonché, a quanto provato da docu-menti lavorativi, ex immigrata clan-destina.

Scherzi a parte, le elezioni hanno decretato il vincitore. A meno che le proteste non continuino e si otten-ga un cambio nella legge elettorale americana, che privilegia il voto dei grandi elettori al suffragio popolare, a Gennaio Trump verrà conferma-to quarantacinquesimo presidente USA, con buona pace, così dicono, di gay, musulmani, immigrati e dul-cis in fundo cittadini a basso reddito, specialmente se malati.

Occorre però, prima di fare allarm-ismo ai limiti del ridicolo, tentare di capire lo showman Donald.

Durante tutta la campagna elettorale, questo homo novus della politica si è messo d’impegno (ironicamente) per inventare delle trovate degne della peggior americanata cinematogra-fica o del più ignorante personaggio da cinepanettone all’italiana, che naturalmente egli stesso ha ricono-sciuto di non poter mantenere appe-na varcato l’arco di trionfo. Annul-

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LA NOTTOLA, NOV 2016 LA NOTTOLA, NOV 2016Annullamento della legge sul mat-rimonio egualitario? Nein, è passata sotto la Corte suprema e nulla si può più fare. L’unica promessa a confor-tare ancora l’elettorato cristiano che gli ha dato manforte è la nomina a giudici della stessa Corte di figure di stampo conservatore e antiabortista.

Problema limitato se si pensa che non è invece affatto mutata la posizione di Trump sul riscaldamento globale, che mi permetto di citare qui perché particolarmente utile per compren-dere lo spessore (non)culturale del neopresidente: “ Il riscaldamento globale è una str****ta che deve essere fermata, il pianeta sta conge-lando, le temperature sono ai minimi storici. Il concetto di global warming è stato creato dai cinesi e per i cinesi in modo tale che l’industria manifat-turiera USA non fosse competitiva”. Qualcuno cambi canale, per favore, non ho voglia di sentire Voyager.

E non se n’è andata nemmeno l’idea del celeberrimo muro col Messico, se non fosse che questo già esiste, pur non lineare e costruito un po’ alla carlona: intanto Trump ha già raccolto le minacce di El Chapo, big boss del narcotraffico messicano.

Ciò che però garantisce a questo personaggio il supporto del partito repubblicano, diffidente soprattutto dal punto di vista morale, perché non dimentichiamoci che molti suoi membri sono di particolare fede e fervore, è proprio il suo “essere personaggio”. Le elezioni presi-denziali hanno per così dire oscu-rato le contemporanee elezioni per il Congresso, che è risultato nuova-mente a maggioranza repubblicana. Se Obama aveva a lungo sfidato le opposizioni dei repubblicani mem-bri del Congresso nell’estendere diritti quali quello alla salute o all’istruzione, ma anche per quan-to riguarda matrimoni gay e abor-to senza dimenticare la questione dell’inquinamento, Trump non avrà certo a irritare quest’organo: le istanze nella maggior parte dei casi elitarie e conservatrici dei repubbli-cani non troveranno più un fermo punto di confronto.

Il neopresidente ha pur sempre promesso che l’Obamacare, la legge per garantire a tutti l’accesso al sis-tema santitario, non verrà cancella-ta, ma i poveri d’America tremano. E trema anche il mondo occidentale, dopo che sono state rivelate le prime

nomine alla Giustizia, alla Sicurez-za nazionale e al direttivo della CIA. La prima carica va a Jeff Sessions, senatore dell’Alabama che è stato sentito così parlare: “Pensavo che quelli del Ku Klux Klan fossero a posto fino a quando non ho scoperto che fumano marijuana”.

La seconda all’ex generale Michael Flynn e la terza a Mike Pompeo, il quale si definisce “entusiasta di pot-er presto annullare l’accordo sul nu-cleare con l’Iran”.

Non è questa la sede per discutere di tali politiche, ma già ad una pri-ma occhiata è chiaro che si tratta di scelte molto decise. Resta da vedere, e questo vale per tutto il programma di Trump, quan-to grande sarà la discrepanza tra ciò che viene detto e ciò che sarà fatto: di certo, la tensione rimane alta, per-ché è appena stato inaugurato un per-iodo dove più estremo sei, più vinci. E questo deve farci riflettere.

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DARIO FOGIULLARE DEI NOSTRI TEMPI

-ATTUALITà-DI GRETA LUPI, IV B CLASSICO

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Quando nel 1997 il celeberrimo at-tore e drammaturgo Dario Fo fu Insignito del Premio Nobel per la Letteratura, fu “perché, [Dario Fo] Seguendo la tradizione dei gi-ullari medioevali, dileggia il po-tere restituendo la dignità agli op-pressi”. Questa affermazione è molto curiosa: cosa porta una commis-sione di intellettuali a definire un personaggio di così grande fama

un semplice giullare?

Innanzitutto, anche una persona che di teatro ne sa poco come me può immediatamente comprendere che l’ampia gestualità, l’immediatezza espressiva del Maestro Fo sono paragonabili alla straordinaria capacità di intrattenimento dei can-tastorie. Come queste figure, inol-tre, Dario Fo s’ispirava al proprio background culturale: nasce in un paesino sul Lago Maggiore e cresce con la narrativa non ufficiale, as-coltando i maestrisoffiatori di vet-ro e i pescatori che nelle osterie raccontavano favole grottesche e paradossali. In queste storie già si scorgeva una pungente satira poli-

politica, che caratterizzerà anche la produzione del Dario regista e dram-maturgo. Addirittura suo nonno era solito raccontare favole nelle quali inseriva la cronaca dei fatti avvenuti nel paese e nelle zone limitrofe, proprio come un giornale satirico parlato.

La materia trattata dall’attore è di stampo popolare, per dimostrare che il popolo è il solo e legittimo depositario della propria cultura e rendendo possibile un riscatto cul-turale anche per le classi sociali costrette per secoli nell’ignoranza. Infatti Dario Fo ha sempre consid-erato troppo poco adatto al suo tipo di produzione il circolo dei teatri ufficiali, definito da lui stesso “tea-tro borghese”, privilegiando luoghi anticonvenzionali, come fabbriche occupate, piazze, case del popolo e carceri.

Dunque è innegabile che la tradizione dei “fabulatori” è alla base della formazione artistica del Maestro Fo, che la riprende e rie-labora in vere e proprie commedie complesse, tra cui è esemplare

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la cosiddetta giullarata popolareMistero Buffo (1969).

Quest’opera si presenta come un in-sieme di monologhi che descrivono alcuni racconti biblici in chiave satirico-grottesca. Da questo viene il titolo: sono i Misteri narrati in uno stile buffonesco, che porta all’eccesso la gestualità dell’attore e la mescola con la “parlata” caratteristica dei gi-

ullari, il grammelot. Una sequenza di suoni gutturali che, come Dario stesso ha detto, “somigliano a pa-role ma parole non sono”, guidano lo spettatore attraverso lo spettacolo, lo coinvolgono e generano un effetto irresistibilmente buffo quando poi i versi si alternano a parole del dialetto lombardo. Personalmente, sono ri-masta affascinata dall’esistenza di questa lingua completamente ono-matopeica, soprattutto sono incredula per il fatto di aver capito perfet-tamente la narrazione del monologo La fame dello Zanni.

A mio parere, il grammelot va a colpire la parte infantile che c’è in noi: come i bambini riescono a

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come i bambini riescono a spi-egarsi perfettamente anche senza saper parlare, noi riusciamo a capire altrettanto bene chi si rivolge a noi in questo modo!

Prima di esibirsi nel monologo, Dario Fo ha affermato che quellasera sarebbe stata “il trionfo dell’ignoranza”, ma veramente nella scena ho percepito un tal-ento ineguagliabile, oltre che il coraggio di reclamare a gran voce l’importanza che la cultura popo-lare riveste ancora oggi, perché costituisce il substrato di ciò che sia-mo e di come viviamo. Dario si è completamente calato nella parte, quasi facendoci sentire la fame che prova il povero Zanni. La credibil-ità è un altro aspetto che emerge dall’interpretazione di Dario Fo, il quale amava affermare: ”Recitare? L’importante è non fingere”.

DARIO FO 1926-2016

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DEATH COMES TO PEMBERLEY

they wanted to dance and marriment,they got murdered

-LIBRI-DI FRANCESCA MAZZALI, V C CLASSICO

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Ho trovato questo libro al Jane Austen Centre di Bath, al termine di una vis-ita guidata (seguita con devozione) del centro. È stata un’escursione in giornata, con l’immancabile pioggia inglese, ma per quanto breve, mi ha lasciato una buona impressione della piccola cittadina inglese, famosa per le terme romane e i mirabili edifici antichi (secondo gli standard ingle-si, ovviamente).

Ma torniamo al nostro giallo.

La trama sembra piuttosto semplice a prima vista, ma non lo rimarrà a lungo. Il primo capitolo si apre con i preparativi per il ballo in onore della defunta Lady Anne, madre di Mr Darcy, oltre che rinomata organizzatrice di eventi (scusate l’attualizzazione). La nostra Izzy è indaffarata nel coordinamento della servitù, nello stilare la lista degli in-vitati e nella risoluzione di impre-visti vari.

Tra questi imprevisti, l’arrivo inas-pettato e tumultuoso della sorella minore Lydia che grida terrorizzata, a bordo di una carrozza trainata da

cavalli imbizzarriti. La donna (an-che se per me rimarrà sempre una stupida ragazza di campagna) è in evidente stato di shock e, dopo aver rifiutato il conforto di Elisabeth, si getta tra le braccia di Jane (la quale si trova a Pemberley per offrire sosteg-no morale alla sorella e partecipare al ballo in programma per la sera dopo.) Dopodiché, in modo confu-so, spiega cosa è successo.

Mr Wickham, il capitano Denny e la sopracitata disgraziata si stanno dir-igendo a Pemberley, per far parte-cipare la signora Wickham al ballo, nonostante non sia stata invitata, quando dopo una accesa discussione tra i due uomini, Denny fa fermare la carrozza e si dirige nella foresta che circonda la proprietà, dichiarando di non volere avere più nulla a che fare con Mr Wickham, che lo segue tra il fogliame, cercando di farlo ragion-are. I due amici storici scompaionoalla vista.

Poi, tre spari.

Vi lascio immaginare la disperazi-one della povera donna, quando non vede nessuno tornare, e decide

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di mettere in salvo almeno la pro-pria persona, ordinando al cocch-iere di dirigersi il più velocemente possibile verso la proprietà. Fine del flashback.

E... mi dispiace, ma non rivelerò null’altro

Passiamo adesso alle mie riflessioni sul romanzo, di cui ho molto apprez-zato la caratterizzazione dei person-aggi. Infatti, P.D. James mette in luce alcuni aspetti delle loro relazioni, che erano stati solo accennati dalla Austen, evidentemente concentrata sui due protagonisti e sui loro sen-timenti. Ad esempio, capiamo meg-lio il rapporto tra le sorelle quando Lydia rifiuta l’appoggio di Elisabeth (di cui però non ha mai rifiutato il sostegno economico) e preferisce la dolcezza di Jane.

La James illustra anche la reale dif-ferenza culturale che esiste tra i due coniugi, Elisabeth e Darcy, parlando dell’enorme libreria messa a dispo-sizione della nostra eroina da parte del marito, il quale con molto tatto la indirizza verso le letture necessa-

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rie a fornirle un’educazione più com-pleta, rispetto a quella offertale dalla sua condizione sociale di partenza, oltre che da un padre molto geloso dei suoi libri.

Vediamo la crescita di Georgiana, che si trova davanti un nuovo mod-ello femminile importante: la mo-glie del fratello, che di sicuro non si lascia mettere i piedi in testa facil-mente (neanche da quel musone di Mr Darcy), e che la segue con dis-creta attenzione nella scelta del mar-ito perfetto.

A questo proposito saltano all’occhio gli scambi tesi, tra i due pretendenti della ragazza, il cugino di Darcy, il colonnello Fitzwilliam (che, a suo tempo, aveva quasi chiesto a Elisa-beth di sposarlo) e il giovane parroco amante della letteratura romantica, Henry Alveston, da poco entrato in contatto con i Darcy; risulta evidente anche la palese preferenza della fan-ciulla verso quest’ultimo.

Degno di nota è il riferimento al contesto storico dell’epoca, per la Austen del tutto irrilevante, e che

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invece merita un certo spazio nel romanzo più recente, senza tuttavia appesantirlo. In conclusione, una let-tura imperdibile per gli appassionati e intrigante per i colpi di scena finali, che -ve lo assicuro- non vi aspetter-este mai.

Ricordo anche, per chi non amasse leggere, la serie TV mandata in onda dalla BBC.

P.S. un indizio, prestate attenzi-one al cottage nel bosco, messo a disposizione del maggiordomo e della sua famiglia.

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fahrenheitRITRATTO DI UNA SOCIETà SENZA LETTURA

-LIBRI-di beatrice baldini, iv b classico

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Chi ha la passione della lettura, chi durante la giornata si ritaglia del tempo per sedersi in compagnia di un libro, conoscerà sicuramente la sensazione che qualche opera spe-ciale ci suscita. In certe occasioni accade un piccolo prodigio e si ha l’impressione che quel libro abbia qualcosa in particolare da dirci, che davvero parli a noi. Fahrenheit 451di Ray Bradbury è un libro capace di comunicare con tutti,un romanzo di fantascienza ma spaventosamente vicino alla realtà in cui viviamo.

Bradbury ci mostra lo scenario di una società solitaria e superficiale, che incollandosi alla televisione o correndo in auto dimentica qual-siasi problema, poco importa della povertà del resto del mondo o della guerra in cui il proprio vicino di casa sta rischiando la vita. Di questa so-cietà fa parte Montag, un pompiere che, come tutti, sa bene che i fuochi che appicca devono raggiungere la temperatura di 451° F perché la car-ta bruci. Con il passare del tempo, infatti, la popolazione prima ha ig-norato i libri, ora li rifiuta e li teme, in modo che i pompieri non sono gli eroi che domano gli incendi, ma

i militi che bruciano i libri e le stesse case in cui vengono nascosti.

Montag, dunque, svolge il suo lavo-ro e sembra a tutti un uomo come gli altri, fino a quando, di notte, fa la conoscenza della sua nuova vicina di casa, Clarisse Mc Kellan, una ra-gazza diciassettenne e pazza come lei stessa si definisce. Clarisse è ir-riverente e ingenua, piena di vita e di curiosità, e comincia a fare ciò a cui nessuno ha mai sottoposto l’uomo: gli pone delle domande, gli fa os-servare il mondo. Con la massima semplicità gli istilla dei dubbi che possono trovare risposte solo nelle pagine di un libro, l’esatto contrario di ciò che il sistema vuole. Mentre Montag è alla ricerca di qualcosa, il resto dei personaggi resta uniforme, come un gruppo di fantocci, che agiscono ma senza spessore e che non troveranno mai coraggio.

La forza di Fahrenheit 451 sta nella sua straordinaria comunicabilità, come se quando questo testo uscì, nel 1951, fosse già prevedibile il pericolo che corre la cultura oggi. Bradbury è un esperto scrittore fantascientifico e, in un’era parzialmente para-

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gonabile al 1984 di Orwell, crea un intero sistema distopico. Lo racco-nta senza giudizi né anticipazioni, ma attraverso un linguaggio quasi poetico, capace di evocare immagini immediate che rendono la lettura scorrevole e appassionante.

Pessimismo e speranza si alternano in un libro che sembra un inno alla lettura come mezzo di libertà.

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I libri stimolano, parlano, fanno scendere in profondità nelle rif-lessioni e per questo turbano, ma proprio questo turbamento impe-disce alla mente di addormentarsi. Leggendo acquisiamo vita, proprio come Montag. Per questo ritengo Fahrenheit 451 un libro da leggere

RAY BRADBURY,fAHRENHEIT 451

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infernotanto Rumore per nulla

-cinema-di alice gualerzi e rancesco nitrosi, iii b classico

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Inferno è la trasposizione cine-matografica dell’ omonimo roman-zo di Dan Brown e l’ ultimo della tri-logia guidata dal cult ‘Il Codice Da Vinci’ . Giudicheremo la pellicola in sé e per sé, anche perché sarebbe sadico fare un confronto con il libro che in questo caso è notevolmente migliore del film. Ma prima di spi-egare cosa rende la pellicola diretta da Howard un prodotto sottotono, riconosciamo l’ onore delle armi, ovvero le poche cose positive: una buona fotografia di Firenze e Ven-ezia (anche se un po’ stereotipata e già vista) e la regia dinamica esostenuta di Ron Howard, che sono i

punti di forza della pellicola. Per non parlare della meravigliosa col-onna sonora firmata dal premio Oscar Hans Zimmer, che regala alla sala un senso di disorienta-mento ed inquietudine portando lo spettatore dove il film avrebbe voluto, ma riuscendoci solo a trat-ti. Resta Tom Hanks, sicuramente un grande attore, anche se questa interpretazione non colpisce come in altre sue prove (una delle ul-time, più riuscite, è “l Ponte delle Spie”).

La trama in breve. Lo studioso di simbologia Robert Langdon (Tom

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Hanks) si risveglia in un ospedale di Firenze in uno stato d’ amnesia. Ad aiutarlo fin dal primo momento la dottoressa Sienna Brooks (Felic-ity Jones). La situazione iniziale è spezzata dall’ entrata in scena del primo antagonista, che porta i due protagonisti alla fuga. Da questo momento in poi Robert si troverà a dover risolve enigmi e misteri per poter scoprire la ragione della sua presenza in Italia e sventare il pi-ano del folle-ma-non-troppo Zo-brist (Ben Foster). Il tutto condito dalle visioni del nostro protagonista che mostrano le pene dell’ inferno dantesco con Firenze come sfondo. Il titolo Inferno è una citazi-one dell’ opera di Dante Aligh-ieri: gli intrighi del film teorica-mente sono legati alla Commedia, ma in realtà lecitazioni dantesche sono ultra-semplificate ( e talvolta persino errate), per rendere il film più accessibile ad un pubblico vasto. Così facendo peròi riferimenti dan-teschi risultano quasi fastidiosi per chiunque abbia studiato seriamente l’opera. Quindi la trama del film, oggettivamente, presenta delle falle e molti aspetti avrebbero potuto essere espressi meglio. Ma l’apice del

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del disastro risiede nel finale.

Si tratta di un epilogo degno della trilogia di Brown? Direi di no: il film è notevolmente sottotono rispetto alle precedenti pellicole, soprattutto essendo meno enigma-tico (dettaglio cruciale in una saga apprezzata per questo aspetto). Sembra quasi che l’ antagonista di turno abbia dovuto semplificare il percorso per aiutare il nostro eroe, momentaneamente impossi-bilitato a elaborare le mirabolanti intuizioni che ci hanno tenuti con gli occhi attaccati allo schermo nei precedenti film. In più, a differenza dei suoi predecessori, gli enigmi sono collegati a Dante Alighieri in maniera del tutto casuale, creati dal cattivo per ragioni legate alla sua conoscenza dell’ autore. Negli altri il percorso era formato da profezie e misteri realmente esist-enti (anche se reinterpretati da Dan Brown). Questa banalità nel citare Dante fa sorgere il dubbio che se il malvagio fosse stato un “esperto” di Mark Twain avremmo trovato Langdon a sguazzare nel Mis-sissippi accompagnato da chissà quali mirabolanti congetture.

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Chiamatemi mostro, ma da metà film in poi ho sperato nella vitto-ria dei cattivi, e le ragioni possono essere varie. La prima potrebbe essere che in tutti noi, nel nostro cuore, abita un piccolo eco-terroris-ta che non vede l’ ora d’ uscire. La seconda, tra le altre, potrebbe ad-dirittura avanzare l’ ipotesi che la sceneggiatura del film abbia reso troppo accattivante il personag-gio Bertrand Zobrist, sia per le sue idee sia per le sue vicende personali, rendendolo quasi vittima sacrificale per un bene più grande.

L’ eroe viene a capo della congiura senza reali difficoltà (tranne forse una o due che vengono rapida-mente risolte dal dream team), e avanza inesorabile fino alla fine. Per non parlare del fatto che nel finale i seguaci del “cattivo” sono uno dei gruppi più tristi e inutili che si siano visti negli ultimi anni, men-tre all’ “eroe” -in barba a tutti gli schemi narrativi occidentali - man-cano solo tre draghi per conquistare Westeros....

La tensione finale è sostenuta e por-tata avanti solo dalla squadra dei

“malvagi”, tanto che il loro inter-vento è talmente sfortunato da far quasi provare tenerezza (o forse pena) nel vederli lottare per il loro sogno. Durante il finale nella sala si potevano sentire le unghie dei lettori del romanzo sfregiare le pol-trone del multisala. Il finale scrit-to da Dan Brown era sicuramente migliore.

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coltan

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LA PIAGA DEL CONGO

-scienze & tecnologia-di giovanna mercurio, i b classico

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In diverse zone del mondo i bam-bini vengono sfruttati e costretti a svolgere faticose mansioni di ogni tipo. Le forme del lavoro minorile sono tra le più varie: dalla riduzione in schiavitù vera e propria , diffusa particolarmente nelle miniere, al la-voro in fabbriche o campi agricoli.

C’è poi, sfortunatamente, il settore in grande espansione dei bambini sol-dato, che sono molto apprezzatiper-ché non hanno il senso del pericolo, sono particolarmente coraggiosi e vengono spesso usati come carne da macello da buttare in prima linea, per rompere il fronte avversario o per aprire piste in campi minati.

Nelle miniere i bambini vengono trattati in modo disumano, costretti a respirare materiali nocivi e a lavo-rare per molte ore, senza sosta, ognigiorno ed è proprio per questo che tutti dovrebbero sapere cosa è il Col-tan.

Lo scandalo del Coltan è uno scan-dalo che riguarda tutti noi e che poggia le basi sui nostri consumi, sui nostri desideri e sulla nostra voglia

sempre di più, non curanti del prez-zo che qualcun altro pagherà.

La storia del Coltan è una storia che si nasconde nel nostro cellulare e nella nostra consolle, nel nostro computer, ma anche nei materiali chirurgici, nelle cellule fotovoltai-che, nelle telecamere, negli air bag e nelle fibre ottiche.

La storia, come ogni altra che si ris-petti, inizia in un luogo lontano, so-prattutto ai nostri occhi disattenti di consumatori voraci e parla di mano-dopera offerta per nulla, lavoro mi-norile, autorità locali che dovreb-bero combattere il contrabbando e lo sfruttamento minorile e invece ignorano i morti.

Ma cos’è il Coltan?

Il Coltan è un minerale così prezioso da aver visto il suo prezzo sul merca-to aumentare di più del 600% in ap-pena 4 anni: è un minerale sempre più presente e sempre più ricercato.

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E’ il tantalio estratto dal Coltan, il metallo raro usato per aumentare la potenza degli apparecchi riducendo il consumo di energia. I nuovi cel-lulari sono così piccoli anche grazie all’utilizzo di questo materiale, così la sua richiesta da parte dei colossi della telefonia mobile ha spinto il prezzo ad un’arrestabile ascesa.

Il tantalio mondiale veniva fornito da miniere brasiliane, canadesi e aus-traliane, ma in seguito all’improvviso aumento della sua richiesta, le min-iere esistenti non erano sufficienti a coprire l’improvvisa domanda e così sono state cercate nuove fonti dal quale estrarlo.

L’80% delle riserve mondiali di Col-tan si trovano in Africa e l’80% di queste sono in congo: ecco perché la storia del Coltan si lega in maniere indissolubile alla Repubblica Dem-ocratica del Congo, unico paese al mondo a possedere riserve di tan-talio immediatamente utilizzabili. Il Coltan Congolese è estratto da estemporanei minatori che scav-ano anche a mani nude, per estrarre questa preziosa sabbia e quindi per portarla a spalla fino a centri di rac-

colta.

Tutto ciò, che ho scritto prima, è solo per invitarvi a riflettere sul mondo che ci circonda e nel quale tutti i giorni migliaia di bambini muoiono a causa dello sfruttamento minorile.

Sarebbe bello poter sconfiggere ques-to fenomeno, ma ciò non accadrà mai finché tutti noi continueremo ad essere egoisti e a volere sempre di più, senza mai pensare alle consegu-enze o a ciò che altri sono costretti afare per accontentarci.

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giacomo leopardifra dolore cosmico e gioia di vivere

-letteratura-di marco elia righi, v c classico

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Accingersi ad affrontare anche solo un aspetto del pensiero filosofico di uno dei più grandi esponenti della nostra cultura e letteratura quale è Giacomo Leopardi non è impresa facile, per cui mi limiterò a toccare solo alcuni motivi e momenti della sua produzione, per fornire qual-che chiave di lettura su questo poeta straordinario.

Innanzitutto, non si può prescin-dere dall’immensa cultura che il Leopardi possedeva. La stermina-ta biblioteca di casa Leopardi ne è l’emblema, e ciò che stupisce ancora il moderno visitatore è il fatto che accanto ai volumi dei classici greci e latini si possano scorgere centinaia di libri che il Leopardi poteva chia-mare moderni, autori dei quali oggi, nei manuali scolastici, non è rimasta pressochè alcuna traccia. Ciò ci di-mostra che Leopardi era stato for-temente a contatto con la cultura della grande divulgazione scientifica dell’illuminismo. Lo stesso Leopardi aveva scritto, tredicenne, come eser-cizi di scuola, alcune considerazioni sulla fisica newtoniana, su ispirazi-

ura era aperta ad una quantità im-mensa di informazioni, di idee, ma gli instillava anche continuamente lo scetticismo sulla sua validità. Forse noi capiamo meglio il poeta, se capiamo in partenza questa disil-lusione dell’erudito che più affronta questa cultura, più ne sente i limiti, la superficialità; la precarietà di una cultura “datata”nel momento stesso in cui la si affronta.

La definizione di “pessimismo cos-mico” in relazione alla produzione leopardiana non mi e mai piaciu-ta, sin dai tempi delle scuole me-die, quando mi venne propinata dall’insegnante di Italiano, a mò di “riassunto” del complesso pensiero di Leopardi. Quel “pessimismo” non è altro che il rovesciamento dei valori della cultura illuministica, la stessa cultura che ritroviamo fra gli scaf-fali della biblioteca di Villa Leopardi a Recanati. E’ celeberrimo infatti, il dialogo “Schopenauer e Leopardi” di Francesco De Sanctis che, a soli vent’anni dalla morte del poeta, parte dalla geniale intuizione di accostare questi due grandi, rispettivamente il

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il filosofo e il poeta del dolore. Men-tre Schopenauer, da vero pessimista, ha perso ognisperanza per l’umanità e si gode una vita serena e tranquilla, fra “grandi boccali di birra e robuste bistecche”, Leopardi muore dal do-lore nella solitudine:

“Leopardi produce l’effetto contrario a quello che si propone. Non crede al progresso, e te lo fa desiderare; non crede alla libertà, e te la fa am-are.Chiama illusioni l’amore, la glo-ria, la virtú, e te ne accende in petto un desiderio inesausto. E non puoi lasciarlo, che non ti senta migliore; e non puoiaccostartigli, che non cer-chi innanzi di raccogliertie purifi-carti, perchè non abbi ad arrossire al suo cospetto. È scettico, e ti fa cre-dente; e mentre non crede possibile un avvenire men tristo per la patria comune, ti desta in seno un vivo amore per quella e t’infiamma a nobili fatti. Ha così basso concetto dell’umanità, e la sua anima alta, gentile e pura l’onora e la nobilita.”

Ecco esemplificato, in relativamente poche parole il “pessimismo cosmi-co” di Leopardi, che ora ci verrebbevoglia di chiamare “dolore cosmico”;

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cioè che non si limita a considerare solo la triste vicenda biografica del poeta, ma che va oltre, al dolore che sentono tutti gli uomini universal-mente. Non si tratta più di una fu-tile autocommiserazione, ma di un-doloroso compianto nei confronti dell’umanità, arricchito anche da una punta di ironia – ne “La Ginestra”, sua ultima lirica, commentando la condizione umana, dirà infatti: “Mortal prole infelice, o qual pensi-ero verso te il cor m’assale? non so se il riso o la pietà prevale.”.

Un altro aspetto che allontana il Leopardi dall’illuminismo è la con-cezione della Natura; se ad esempio accostiamo l’ode “al signor di Mon-golfier” di Monti e l’operetta morale “dialogo della Natura e di un’anima” possiamo trovare, oltre che a rese artistiche molto differenti (l’ode di Monti è chiaramente poesia di cir-costanza contrapposta alla sublime prosa leopardiana) due concezioni della Natura diametralmente op-poste; se per Monti la Natura è poco più che uno sfondo sul quale l’uomo compie le proprie gloriose imprese domandola a suo piacimento, per Leopardi la natura è una madre to-

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talmente distaccata dalle sue crea-ture, che candidamente non esita a infondere in loro la vita e poi a renderla un tormento fino alla fine inevitabile, e che è, proprio per queste premesse, indomabile ed in-conoscibile.

Molte interpretazioni di stampo psi-coanalitico hanno voluto vedere in quest’ultima descrizione della Nat-ura una correlazione con la madre di Leopardi, Adelaide Antici, che, da quanto ci è giunto dalle impres-sioni del poeta, pare che fosse una donna noltofredda e distaccata, spe-cialmente nel rapporto con i figli. Personalmente mi considero un po’

scettico neiconfronti di tali interpre-tazioni; la vicenda biografica è fon-damentale nella formazione di ogni grande artista, ma dubito che sia solo questa a determinarla in ultima istanza. Se quindi ci sia un po’ di Ad-elaide Antici nel crudo ritratto della natura dalle Operette morali, questo non ci è dato sapere; possiamo solo essere certi che Leopardi ha saputo andare oltre rispetto al proprio do-lore, ed è riuscito a creare qualcosa di nuovo, di duraturo, di migliore, che possa aiutare anche noi moderni let-tori, per usare una sua espressione, a “sofferir la vita”.

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lisbonale 10 cose da vedere e provare nella

capitale portoghese

-viaggi-di giorgia di tria, iii b classico

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Lisbona, capitale dell’affascinante Portogallo, è sulla Travel Bucket List di ogni Wanderlust che si rispetti, un po’ per la storia che ha alle sue spalle, un po’ per la curiosità di sco-prire cosa si cela in una città di cui non molti parlano, ma che lascia un ricordo indelebile in ogni viaggia-tore. Una visita accurata richieder-ebbe quattro giorni, ma un weekend è comunque abbastanza per provare a conoscere la città dei tram gialli e delle sardine. Lisbona è molto dif-ficile da percorrere in automobile, quindi il mio consiglio è quello di

sfruttare i tipici taxi verdi che, oltre ad essere molto economici, vi faran-no cogliere la vera essenza portogh-ese, grazie a simpatici autisti sessan-tenni che non parlano nè Spagnolo, nè tantomeno Inglese, ma che, allo stesso tempo, provano in ogni modo a farsi capire un po’ a gesti, un po’ a parole. Tutto ciò è rigorosamente ac-compagnato da radio ad alto volume che trasmette ad oltranza musica lo-cale e una guida assolutamente sper-icolata per le ripide strade in salita e discesa che caratterizzano la capi-tale.

1. MONASTERO Dos JERòNIMOSUn imponente edificio bianco interamente ricoperto da bassorilievi si presenta davanti a voi. A destra solo l’Oceano. Il Monastero dos Jerònimos è da vedere assolutamente; avrete solo qualche ora di coda da fare prima di entrare...

2. torre di belemCon le sue fondamenta completamente immerse nell’acqua, la Torre di Belem è una tappa immancabile per chi passa per Lisbona.

3. Monumento alle scoperteAnche se, purtroppo, ho avuto solo modo di ammirarlo da lontano, perchè in ristrutturazione, il simbolo delle grandi scoperte rinascimentali è di una maestosità fuori dal comune.

TOP 10 A LISBONA

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4. TRAM 28Una corsa sul bus più simpatico d’Europa è d’obbligo, ma, mi raccomando, cercate di accaparrarvi il posto vicino al finestrino per godervi a pieno il tour tra le stradine più caratteristiche di Lisbona.

5. PASTèIS DE BELEM & pastel de bacalhauUn po’ di fame? Dolce o salato? Entrambi! Per le paste alla crema più famose del portogallo, la pastel de nata, vi basterà passare dalla pasticceria “Pastèis de Belem”: un locale dall’interno interamente rivestito di azulejos blu dipinti a mano. Per il salato, invece, dovrete spostarvi nel quartiere della Baixa, dove troverete un piccolo negozietto nato nel 1904, Casa Portuguesa do pastel de bacalhau, dove potrete gustare i tipici panzerotti ripieni di baccalà, formaggio fuso di capra e patate.

6. assistere ad un’esibizione di fado in alfamaSe il quartiere storico è quello di Belem e quello centrale è la Baixa, allora l’Alfama (il mio preferito in assoluto) è il luogo dove la cultura portoghese, sempre molto sentita in ogni caso, si respira nell’aria. Piccole botteghe colorat-issime costeggiano ripide stradine che si snodano fino a raggiungere il castello:meta che riunisce talentuosissimi artisti di strada, dai pianisti, ai musicisti af-ricani. Di sera, invece, l’Alfama e, in questo caso, anche il quartiere del Barrio, sono il fulcro della vita notturna, grazie a tanti locali tipici dove, in determi-nati orari, si può ascoltare il Fado, canto tradizionale portoghese.

7. PRACA DO ROSSIOQuesta ampissima piazza è il centro nevralgico di Lisbona dove sono collocati due edifici importantissimi: l’antica stazione ed il teatro . Interessante è il mo-tivo ad onde bianco e nero che tappezza il pavimento della piazza e i palazzi circostanti coloratissimi (compreso l’Hard Rock Cafè).

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8. ponte 25 de abril & Praca do commercioAvete mai visto una piazza in pendenza che si getta completamente nell’Oceano Atlantico? Praça do Commercio è una di queste. E sapete perchè? Perchè un tempo, proprio nel punto in cui adesso la pavimentazione entra in contatto con l’acqua, scopritori come Cristoforo Colombo approdavano con le proprie navi dopo i loro lunghi viaggi. E’ davvero qualcosa di unico. Da qui è inevita-bile non notare un ponte rosso lunghissimo. No, non sto parlando del Golden Gate di San Francisco, bensì della sua copia in Europa: il Ponte 25 de Abril.

9.SHOPPINGIl 90% delle ragazze che sta leggendo questo articolo probabilmente si starà chiedendo “e lo shopping?!”. Lisbona è piena di negozi, non temete! La Baixa è il fulcro commericiale della capitale ed ha due strade fondamentali per chi ha voglia di fare acquisti: Avenida de Liberdade e Rua Garrett. La prima è la via dell’alta moda, dove sarebbe meglio guardare ma non toccare, mentre la seconda ha negozi come Zara o Stradivarius a prezzi leggermente più bassi di quelli italiani. Per uno shopping più caratteristico, invece, l’Alfama è ciò che fa per voi: non potete tornare a casa senza una mini sardina di peluche (il Porto-gallo è uno dei più importanti esportatori di sardine al mondo!) e un piccolo azulejo (piastrelle decorate a mano, sui toni del blu).

10. sintraA 30km da Lisbona, troviamo il particolarissimo borgo di Sintra: un luogo rubato a qualche fiaba. Il paesino è molto piccolo, ma salendo per un sentiero leggermente impervio, si raggiunge la cima di un monte dove è collocato il bel-lissimo complesso di Palazzo da Pena. Si tratta di un castello coloratissimo e stravagante circondato da un immenso parco. Da non perdere assolutamente.

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pallacanestroreggiana

UN RESOCONTO E TUTTI I RISULTATI

-sport-di giovanni montanari, v b classico

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La stagione 2016-2017 della Palla-canestro Reggiana, sempre sponsorizzata da Grissin Bon, si è aperta con gli addii di alcuni dei protagonisti della precedente stagione, conclu-sasi con la sconfitta contro Milano in finale Scudetto: Kaukenas si ritira definitivamente, Lavrinovic ritorna in Lituania, Golubović si trasfer-isce in Turchia, Vereemenko e Silins in Germania. I nuovi acquisti sono il rientrante Cervi, ad Avellino lo scorso anno, l’ex brindisino James e il croato Lesić. Riconfermati Aradori (nuovo capitano), De Nicolao, Della Valle, Polonara, Gentile, Needham, Strautins, e lo staff tecnico e dirigen-ziale. Durante l’estate però si scatena di nuovo la polemica di vecchia data tra FIBA (la federazione internazion-ale di pallacanestro) e ULEB (organ-izzatrice di Eurolega ed Eurocup) : la Grissin Bon sarebbe qualificata all’Eurocup, ma la Federazione italiana le impedisce di iscriversi, causando polemiche feroci per tutta la stagiona calda. La dirigenza bi-ancorossa alla fine abbandonerà l’Europa, decidendo di concentrarsi solo sugli obiettivi nazionali. Il pri-mo di questi obiettivi è la Supercop-pa, dove la PR è campione in carica:

la semifinale contro Avellino è però amara, siccome Ragland con un canestro allo scadere suggella la vit-toria degli irpini (72-74). Anche il campionato ha un inizio amaro: la sconfitta a Caserta per 75-78 è sinto-matica di una squadra ancora priva di chimica e affiatamento. A causa dei tanto discussi nonché tanto sos-pirati lavori di restauro del PalaBigi impediscono ai biancorossi di gi-ocare in via Guasco per le prime due partite (ciò ha tra l’altro causato lo svolgimento della nostra assemblea d’istituto all’interfono) . È Sassari, oramai rivale acerrima, ad arriv-are al PalaDozza: nonostante il -12 a metà partita i biancorossi tirano fuori tutto il loro talento e vincono 86-80 grazie a una prestazione co-rale. A Brindisi la settimana dopo sono Della Valle e Cervi a permet-tere ai ragazzi di Menetti di trionfare (78-82). La seconda e ultima partita bolognese ha gli orogranata di Ven-ezia, altra squadra rivale dei reg-giani, come ospiti. Anche grazie ad un Aradori a tratti più rovente di un barbecue sotto il sole di luglio i lagu-nari di McGee e Tonut sono domati 85-79. La Reggiana è attualmente seconda pari merito in classifica.

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fall/winter 2016

i 14 must have della stagione.

-moda-di giorgia di tria, iii b classico

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Quando si parla di Autunno, ci ven-gono subito in mente le foglie che si raccolgono ai piedi degli alberi, le candele aromatizzate alla cannella e i maglioni di lana. Autunno però significa anche cambio di stagione: operazione che, purtroppo, non ris-parmia nessuno. Come per magia, almeno il 20% dei nostri vestiti in-vernali sembra essersi dissolto du-rante l’estate, magari divorato dagli

scatoloni, e subito ci precipitiamo ai Petali, in cerca di un nuovo capo che faccia al caso nostro. Stanche del solito tubino nero, decidiamo di pro-vare uno dei cosiddetti “Fall /Win-ter Trends” e il risultato è piacevol-mente inaspettato.

Curiose di scoprire quali sono le tendenze di questa stagione? Allora leggete religiosamente la mia lista.

i 14 trends della stagione1. gonne plissettate2. bomber jackets3. pelle, di tutti i colori4. velluto5. rosa+verde militare6. mum jeans anni ‘907. COLLARI

8.cappellini con la visiera9. salopette e scamiciati10. bluse con nastro11. ankle boots12. over the knee boots13. giacche decoratissime14. tessuto metallizzato

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studiocome orientarsi?

-orientamento-di dario bizzarri, i b classico

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E così stai leggendo La Nottola. Magari a casa tua, preservando questa attività per un momento di relax post-scuola. Sapendo che dopo questo relax verrà il momento di studiare. Magari non sapendo da che parte cominciare. Magari scegliendo di “prolungare” il momento di relax un pochiiino di più, così, tanto per fare... MA A CHI VUOI DARLA A BERE?!?! IL FATTO E’ CHE NON VUOI COMINCIARE A STUDIARE!!!! Ma tranquillo, io (l’articolo che stai leggendo, no?) non sono qui per criticarti, ANZI: ti darò alcuni consigli per studiare,dato che spesso i ragazzi che non studiano non lo fanno perchè sono pigri o svogliati (oh,beh, anche per quello...),ma soprattutto perchè vedono lo studio come una montagna impossibile da scalare, una porta di cui loro non hanno la chiave e mai l’avranno, un... Ok, se abbiamo finito con le metafore, direi di passare alle cose serie.

1. NON RIMANDARE A DOMANI QUELLO CHE PUOI FARE OGGI...So che può sembrare una cosa scontata, ma forse la sottovalutate o pensate a un’altra cosa: quello che intendo io è che a volte può essere una buona idea, nel caso di un giorno senza compiti per il giorno dopo, sacrificare un solo giorno di riposo con molti giorni di lavoro abbastanza “leggero” (anzi, direi tutti i giorni) e, soprattutto, più garanzia sul tempo... Mi spiego meglio: se un giorno hai pochissimi compiti da fare e un altro tantissimi, sarai d’ accordo con me che non sia una buona idea fregarsene del contingente di lavoro colossale del giorno dopo e rilassarsi dopo i pochi compiti fatti quel giorno, anche se spesso questa tentazione viene a molti, e non sempre sanno resistervi... non so se mi sono spiegato. Comunque il punto è: l’ organizzazione è il metodo migliore, ed essendo il consiglio più importante che potevo darvi ho deciso di esporlo come primo punto e nel primo appuntamento, perchè chiunque si sente in dif-ficoltà possa recepire immediatamente il messaggio. Poi ovviamente ci saranno anche quelli bravi a scuola, soprattutto dal secondo anno in su, ai quali questa dritta è arcinota, e a quei soggetti dico: “Ma se sei tanto bravo a scuola, perchè diavolo mi stai leggendo?!?Se sei come affermi di essere allora vai a studiare, che è meglio!!!”...”come dici, hai seguito questo consiglio e ora hai già finito i compiti? Ah, bè, allora, se le cose stanno così...”

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2. LO STUDIO NON FINISCE MAI e no, non mi sono contraddetto con cosa ho affermato nello scorso punto, ma intendo dire che non bisogna interpretarlo come un invito a fare solo i compiti scritti, o a studiare una volta sola, ma che ai compiti scritti fatti per rimanere al passo con la tabella di marcia è necessario affiancare lo studio quotidiano di tutte le materie, e non scherzo quando dico tutte, ma tranquilli... EHI EHI EHI EHI!!!! NON PRENDERMI IN QUESTO MODO, NON FARMI ROTEARE, NON MI SCARAVENTARE NELLA SPAZZATURA, NON HAI CAPITO, FERMAAAA!!! Ok, fiuuu... per un soffio. Non dico che bisogna stare tutto il giorno sui libri, ma basta dare una letta veloce (oppure non tanto) agli ar-gomenti nuovi per capirli, rifletterci su, comprenderne gli aspetti più impor-tanti, fino ad arrivare a saperli perfettamente. Basta studiare tutti i cinque capi-toli il giorno della verifica! Uno studio in fasi e costante come questo è molto meglio, da molti punti di vista: se per esempio storia è la tua materia preferita e tra una settimana avrete una verifica, studiando tutti i giorni qualcosina in più avrai molti vantaggi: potrai studiare la materia che più ti piace tutti i giorni, avere tempo per rifletterci su e chiarire dei dubbi e, cosa non meno importante, non dovrai studiare tutto in un solo giorno. Per non parlare dell’enorme aiuto che questo metodo ti da’ per quanto riguarda le interrogazioni: saresti eterna-mente preparato, per qualunque data, e stupiresti il tuo professore... Quindi perchè usare il condizionale per parlarne? Puoi farlo subito!

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3. SPESSO SONO LE PRIME VITTIME DEI PROF LE PIU’ FORTUNATE.Vi chiederete sicuramente come è possibile, ma se ci pensate bene è l’ uovo di colombo: se vieni interrogato all’inizio dell’anno, ti sarà richiesto come sempre di essere preparato su tutto il programma, ma la differenza è che dovrai es-sere preparato, dato che quest’ultimo è appena cominciato, solo sull’inizio del programma, mentre se venissi interrogato verso la fine dell’ anno, magari per qualche strano riferimento il prof. ti potrebbe fare una domanda su una parte piuttosto vecchia del programma... E a quel punto saresti un po’ in difficoltà, ma solo un pochino eh... Ok, forse sto ingigantendo la cosa, ma il punto è che se ti fai interrogare per primo, dovrai studiare meno argomenti per fare bella figura a scuola e ottenere un voto piuttosto alto. Ma questo non vuol dire che, dopo essere stato interrogato,tanti saluti allo studio della materia: bisogna stu-diare comunque, ma in questo modo saranno pochi gli argomenti che nor-malmente gli studenti studiano con la “ansia pre-interrogazione”, dovuta alla paura di non avere studiato abbastanza per L’interrogazione. Quindi,viva i vo-lontari!

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poesiaun manto nero, la sera

-letteratura liceale-di dimitri corradini, iii a classico

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Un manto nero, la sera; un momento

E di nuovo il cielo si divide e la terra

Assiepata si riunisce

Un lampione come altare sommo;

La sponda anonima di un caffè,

Una nuvola calda, foglie disperse.

Amara e frizzante vita,

Il mondo altro non è che luce al neon

Felice saggio agitato verdazzurro

Sfumatura scaltra d’azione attivarsi e

Vedere e essere tale quale tutti

Perché tali siamo, con onore:

Fumo per le strade, pioggia battente.

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IL DOMANI