La nostra storia 1963 2008

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Ai paracadutisti caduti sui campi di battaglia,di lancio, di addestramento.La nostra storia(1963 – 2007)

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Ai paracadutisti caduti sui campi di battaglia, di lancio, di addestramento.

La nostra storiaLa nostra storiaLa nostra storiaLa nostra storia

((((1963 1963 1963 1963 –––– 2007) 2007) 2007) 2007)

Livorno, 2008

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IndiceIndiceIndiceIndice

Pagina

Presentazione 1

Introduzione 3

Premessa 4

I Nostri Caduti 6

Parte PrimaParte PrimaParte PrimaParte Prima Sintesi Storica 14

Personale e Ordinamento 31

Addestramento e Impiego 46

Attività Aviolancistica 54

Organizzazione Logistica 69

Le Prime Missioni Internazionali 74

Libano 1982-1984 75

Kurdistan 1991 80

Parte SecondaParte SecondaParte SecondaParte Seconda Le Missioni Internazionali dagli anni 90 84

Somalia 1992-1994 85

Balcani dal 1995 96

Timor Est 1999-2000 106

Afghanistan, dal 2003 111

Iraq 2003-2006 117

Sudan 2005 125

Libano, dal 2006 128

Parte TerzaParte TerzaParte TerzaParte Terza

CAPAR 133 1° Rgt. CC par. “Tuscania” 137

9° Rgt. d’Ass. par. “Col Moschin” 141

185°Rgt. RAO 144

Interdizione e Controinterdizione di area 147

Santi Patroni 150

Paolo Caccia Dominioni 152

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PresentazionePresentazionePresentazionePresentazione

La Brigata Paracadutisti Folgore fin dalla sua costituzione ha dimostrato, in addestramento come in operazioni, in Patria come all’estero, l’altissimo livello di professionalità e di effi-cienza, che di fatto la pongono tra le unità di eccellenza in ambito nazionale ed internazio-nale.

Le numerose attività addestrative ed operative effettuate, le molteplici missioni concluse, han-no ulteriormente confermato questa Grande Unità quale unica degna erede di quei paraca-dutisti che durante il secondo conflitto mon-diale onorarono il loro giuramento con compor-tamenti eroici indimenticabili.

Il mutato quadro strategico internazionale, le continue aree di crisi, anche in zone distanti migliaia di chilometri, l’esigenza di avere forze da approntare e successivamente schierare, in pochissimo tempo, hanno imposto alla Brigata l’essere “sempre pronti”, il dare “luce verde” ad ogni chiamata.

L’ evoluzione delle dottrine d’ impiego, i conti-nui miglioramenti di materiali, mezzi ed equi-paggiamenti, i nuovi sistemi d’ arma, individua-li e di reparto, l’introduzione di migliori mate-riali aviolancistici, operativi e sportivi, hanno segnato le diverse fasi della storia della Brigata, mantenendo però sempre al centro delle attivi-tà il “paracadutista”, ora come nel passato cen-tro di gravità dell’ unità.

Vari provvedimenti ordinativi hanno diretta-mente inciso sulla vita ed esistenza delle unità,

lasciando sempre il ricordo e, a volte l’amarezza, di quel che non c’ è più pur avendo tanto fatto nel nome FOLGORE.

Tantissimi gli episodi vissuti da raccontare, tanti i momenti di gioia e altrettanto quelli dif-ficili, numerose le soddisfazioni per aver realiz-zato progetti concreti ed aver significativamen-te cambiato, in meglio naturalmente, difficili si-tuazioni ambientali.

Grazie a questa “Nostra Storia” è possibile rivi-vere tutto il nostro passato.

Grazie al pregevole lavoro di tre nostri paraca-dutisti, i Comandanti Giostra, Milani ed Orrù, supportati da tanti altri appassionati, grazie al-la loro motivazione, alla loro intensa, continua, minuziosa ricerca, abbinata al ricordo dei mol-teplici eventi vissuti in prima persona, abbiamo la fortuna di ripercorrere tutte le tappe del pa-racadutismo militare italiano, con un risultato qualitativamente e quantitativamente straordi-nario. Un risultato che potrà essere riferimento per chi si affaccerà, per la prima volta, alla Bri-gata, desideroso di misurare se stesso con il fa-scino di un nome che per tanti ha significato il sacrificio della propria vita.

FOLGORE

Gen B. Maurizio FiorGen B. Maurizio FiorGen B. Maurizio FiorGen B. Maurizio Fioraaaavantivantivantivanti

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Roma – 2 giugno

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IntroduzionIntroduzionIntroduzionIntroduzione e e e

La Brigata Paracadutisti, all’ atto della costitu-zione nel 1963, poteva contare sulla solida inte-laiatura di base data dal 1° gruppo tattico para-cadutisti nonché sulla efficace collaborazione del CAPAR (Centro Addestramento Paracadu-tisti, successivamente denominato SMIPAR os-sia Scuola Militare di Paracadutismo). Ma so-prattutto si avvaleva di un “asso nella manica”: il patrimonio morale che le competeva e le compete quale legittima erede dei paracadutisti di EL ALAMEIN e di quelli della GUERRA DI LIBERAZIONE.

Con queste premesse un esiguo numero di Uf-ficiali e Sottufficiali, rimboccate le maniche, diedero l’ avvio a quella che, indubbiamente, doveva essere la migliore Brigata del nostro E-sercito.

L’ esordio non fu agevole. E’ noto che le varianti organiche e il mutare delle dipendenze danno luogo ad inevitabili tempi morti.

Tuttavia, mercè la dedizione di tutti, unita allo spiritaccio dei paracadutisti, la Brigata si con-solidò sotto ogni aspetto.

Anche i criteri d’ impiego si evolsero e, dall’ i-potizzato intervento di reparti di una certa consistenza, si giunse a prevedere e, quindi, ad addestrare prevalentemente piccoli complessi pluriarma, probabilmente più adeguati a quella che avrebbe potuto essere la realtà operativa.

Parallelamente prese piede l’ addestramento di reparti articolati su numerose pattuglie su va-ste aree per ostacolare, in ogni modo, l’ attività dell’ avversario. Addestramento, questo, parti-colarmente congeniale ai paracadutisti le cui attitudini connaturate sono: individualismo, audacia e intelligenza. In tale quadro, assegnato il compito, si lasciavano operare e si giudicava-no dai risultati.

Il trascorrere del tempo, l’ avvento di nuove ge-nerazioni, come l’ adozione di nuove armi e mezzi, non hanno affatto cambiato le caratteri-stiche degli uomini FOLGORE. Essi sono da sempre Soldati risoluti, dotati di spiccato spiri-to di Corpo e di attaccamento alla Bandiera.

Gli autori della presente “storia della Brigata Paracadutisti FOLGORE” si sono impegnati con ammirevole dedizione ed estrema compe-tenza. Essi ben conoscono la materia essendo stati tra i principali artefici della costituzione della Brigata e dei progressi realizzati nei de-cenni successivi.

Il risultato del loro impegno costituisca memo-randum per gli anziani e, soprattutto, viatico per i nuovi adepti del paracadutismo militare italiano.

Gen. Ferruccio BRANDI

Paracadutista di EL ALAMEIN

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PremessaPremessaPremessaPremessa

La Brigata Paracadutisti Folgore è una Grande Unità ordinata, equipaggiata e addestrata a condurre operazioni in aree non controllate da forze amiche, anche a grandi distanze, utiliz-zando la “terza dimensione” per superare rapi-damente spazi, ostacoli e schieramenti. Possie-de anche la capacità di operare in situazioni “convenzionali” nel ruolo di fanteria leggera. Dispone di componenti idonee alla condotta di operazioni speciali. Eredita, custodisce e tra-manda le grandi tradizioni di spirito di corpo, di valore e di efficienza del paracadutismo mili-tare italiano.

La sua storia si è ormai inoltrata nel quinto de-cennio: un lungo periodo nel quale la comples-sità e la evoluzione delle situazioni interne ed esterne, nazionali e internazionali, ne hanno in-formato, assecondato o condizionato, a turno o contemporaneamente, la dottrina d’ impiego, la struttura ordinativa, la formazione dei singoli e dei reparti, lo sviluppo, le affermazioni.

Allo scopo di rendere più semplice la lettura e la comprensione degli avvenimenti rievocati, senza indulgere nella retorica, è sembrato op-portuno suddividere il percorso operativo della Grande Unità in due momenti. Questi interval-li, anche se non separati da una precisa linea temporale discriminante (come è ovvio in pre-senza di eventi di significativa importanza e durata) risultano tuttavia caratterizzati da fat-tori e vincoli per lo più uniformi e costanti.

Il primo, che va dalla costituzione della Brigata (1963) sino agli anni 90, ha come termini di ri-ferimento:

- il confronto bipolare;

- l’Alleanza Atlantica;

- la conformità dei criteri d’ impiego e delle metodiche addestrative alla dottrina NATO, pur salvaguardando le atipicità proprie delle Aviotruppe;

- il reclutamento volontario nella Specialità, basato sul servizio di leva.

Si tratta di un periodo in cui l’ attenzione pre-valente era concentrata su prospettive di lungo termine, su una evoluzione di norma prevedibi-le e per lo più di lenta attuazione.

Il secondo arco di tempo prende avvio all’ incir-ca dalla caduta del muro di Berlino e dal termi-ne della contrapposizione tra le democrazie oc-cidentali e il blocco comunista ed è tuttora in corso. Si differenzia nettamente dal precedente per:

- crisi e conflittualità minori sempre cre-scenti, connesse con l’ emergere o il rie-mergere di etnie, nazionalità e nazionali-smi, spinte autonome anche locali;

- costituzione di cellule di pianificazione multinazionali;

- ricercata ed estesa possibilità di coopera-zione e interoperabilità tra formazioni mi-litari appartenenti a Paesi diversi;

- limiti di intervento della NATO demandati anche a organizzazioni tra loro collegate (ONU, OSCE, UEO, ecc.);

- impiego frequente di strumenti militari ri-dotti, con elevato livello di spendibilità, modulabili, capaci di assicurare livelli dif-ferenziati di proiezione nei diversi teatri operativi;

- abbandono progressivo e definitivo del si-stema di reclutamento basato sulla coscri-zione obbligatoria.

Non diversamente da altre realtà nazionali le Aviotruppe sono sempre più impegnate ad ac-quisire una dimensione di potenziale interven-to a livello globale.

Va tuttavia sottolineato che i Paracadutisti:

- furono tra i primi nell’ impegno fuori area (Libano’ 82);

- parteciparono e partecipano alle missioni a più elevato coefficiente di rischio (Kurdi-

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stan, Somalia, Paesi della ex Iugoslavia, Timor est, Afghanistan, Iraq, ecc.);

- schierano componenti delle forze per ope-razioni speciali anche a favore di altre unità nei vari teatri.

Infine, a chiusura, un corollario di notizie, fatti e curiosità che, seppure non strettamente con-nesse agli eventi narrati, ne amplificano i con-tenuti e ne mettono in luce taluni aspetti poco noti, sviluppano tematiche di interesse specifi-co e settoriale: conoscenze che se non racchiuse

in una raccolta unitaria andrebbero disperse o, peggio ancora, perdute.

In sintesi la “Nostra Storia” si propone di legare armonicamente un passato che ci onora e ci sprona a un presente intessuto di moderna effi-cienza e operatività; una storia da conoscere, di cui andare orgogliosi e dalla quale trarre fonda-te certezze per il futuro, senza mai dimenticare gli uomini, i Paracadutisti, le cui immutate doti di valore, responsabilità, determinazione ed entusiasmo hanno meritato alla Folgore l’ambito riconoscimento di “punta di diamante dell’Esercito Italiano”.

Il Gruppo di lavoro:

Giovanni GIOSTRA Antonio MILANI Dario ORRÙ

Grafica:

Vincenzo IANNUCCI

Franco PIERONI

Filippo PATTI

Ovidio TAMBURELLI

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I Nostri Caduti in servI Nostri Caduti in servI Nostri Caduti in servI Nostri Caduti in serviiiiziozioziozio

……. ……. E tu onore di piantiE tu onore di piantiE tu onore di piantiE tu onore di pianti , , , , EttoreEttoreEttoreEttore , , , , avraiavraiavraiavrai

Ove fia santo e lagrimato il sangueOve fia santo e lagrimato il sangueOve fia santo e lagrimato il sangueOve fia santo e lagrimato il sangue

Per la Patria versatoPer la Patria versatoPer la Patria versatoPer la Patria versato , , , , e fie fie fie finnnnchè il Solechè il Solechè il Solechè il Sole

Risplenderà su le sciagure umane.Risplenderà su le sciagure umane.Risplenderà su le sciagure umane.Risplenderà su le sciagure umane.

Ugo Foscolo da: “I Sepolcri”

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COGNOME E NOME DATA LOCALITA’ CAUSE REPARTO

PAR. CORAIN GABRIELE 27/08/1964 PISA INCIDENTE SMIPAR

PAR. GHENO LUIGI 28/08/1964 PISA INCIDENTE SMIPAR

PAR. BARONIO GIACOMO 01/09/1964 PISA INCIDENTE SMIPAR

PAR. LIBRALATO GIUSEPPE 09/09/1964 LIVORNO INCIDENT E 1°RGT

PAR. BUNIATO ALBERTO 25/07/1965 CECINA INCIDENTE GR A PAR

PAR. PIZZICHETTA PAOLO 18/11/1965 ALTOPASCIO AVLC 2 ° BTG

SERG. STOPPACCIOLI BEPPE 07/03/1966 CECINA AVLC 2° BTG

CAP.CC M.O.V.M. GENTILE FRANCESCO 25/06/1967 CIMA VALLONA ATT. DINA MITARDO 1°CC PAR

TEN. MAVM

DI LECCE MARCO 25/06/1967 CIMA VALLONA ATT. DINAMIT ARDO BTG SAB PAR

SERG. MAGG. MAVM DORDI OLIVO 25/06/1967 CIMA VALLONA ATT. DINAMITARD O BTG SAB

PAR

SERG. PILLI CARLO 25/06/1967 SAN ROSSORE INCIDENTE 5° BTG

CAP. BUSCAGLIA VITTORIO 10/10/1968 LA SPEZIA ADD. SUBACQUEO BTG SAB PAR

CLE. TOGNOLI LINO 04/09/1969 LA SPEZIA ADD. SUBACQUEO SMIPAR

CLE MAGG. PISTORE ALBERTO 12/02/1971 FOCE SERCHIO ADD. ANFIBIO BTG SAB PAR

CLE MAGG. TURRINA ADRIANO 12/02/1971 FOCE SERCHIO A DD. ANFIBIO BTG SAB PAR

SERG. MAGG. CASULA SERGIO 20/06/1971 BOLOGNA AVLC BTG SAB PAR

SERG. BERNARDINI ANTONIO 29/10/1971 TASSIGNANO AVLC SMIPAR

PAR. ANGELINI LEONARDO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

MAR. CA. AUGELLO GIUSEPPE 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

CLE BENERICETTI MAURIZIO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

CLE BOLZONI SILVIANO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

S. TEN. BORGHESAN ERNESTO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. CARASI MICHELE 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. CARTA ETTORE 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

SERG. MAGG. CELOZZI CARMINE 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. CIAPPELLANO ARCANGELO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

CLE MAGG. COLOMBINI CARLO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. D’ ALESSANDRO ANTONIO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. D’ ALESSANDRO GIUSEPPE 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. DAL LAGO LUCIANO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. DALL’ ASTA FULVIO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. DAL ZOTTO DANILO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. DE MARCO VINCENZO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. DE MITRI UBALDO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

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PAR. DE VITO ANGELO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. DEIANA ARTURO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. DESSI’ PIETRO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. DI NATALE GUGLIELMO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. DONNARUMMA PAOLO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. FACCHETTI GIUSEPPE 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO – C 130 H 2° BTG

PAR. FERRARI MARCO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO – C 130 H 2° BTG

CLE FIUMARA ANTONIO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO – C 130 H 2° BTG

PAR. FRACASSETTI RENATO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO – C 130 H 2° BTG

PAR. FRASSON CARLO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO – C 130 H 2° BTG

PAR. FUMUSA SALVATORE 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO – C 130 H 2° BTG

PAR. FURGERI WILLIAM 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO – C 130 H 2° BTG

PAR. GIANNATTASIO ROCCO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO – C 130 H 2° BTG

PAR. GIANNINI GIOVANNI 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. GIGLIOLI ALBERTO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. GINEX ANDREA 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. GUARNIERI GIUSEPPE 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. GUIDORZI BRUNO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

CLE IANNI GIUSEPPE 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

CLE INTERRANTE PAOLO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

CLE LICORI SANDRO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. LIUZZI R. ROBERTO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

S. TEN. MAGNAGHI PIER MARIA 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. MATELLI DANIELE 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. MORGANTI ROBERTO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. QUARTI ELIA 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. SABATINI SILVANO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

PAR. TORSELLO LEONARDO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA

INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

CLE VANTAGGIATO FRANCO 09/11/1971 ACQUE DELLA MELORIA INC. VOLO - C 130 H 2° BTG

SERG. MAGG. MOVC CARIA GIANNINO 18/11/1971 ACQUE DELLA

MELORIA INCIDENTE

SUBACQUEO BTG SAB

PAR

PAR. CORDA TOMMASO 01/01/1972 TASSIGNANO AVLC SMIPAR

PAR. VIGLINO GINO 10/05/1972 TASSIGNANO AVLC 5° BTG

APP.CC. DE ANGELIS PORFILIO 17/10/1973 TASSIGNANO AVLC BTG CC

PAR. CUSAN DANIELE 17/07/1974 MARINA DI CECINA AVLC GR.A PAR

SERG. BANZI WALTER 18/12/1974 CESANO ADD. CON ESPLOSIVI BTG SAB PAR

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PAR. PICCIRILLI ALFREDO 27/06/1977 POGGIO AL CERRO ADD. CON ESPLOSIVI 2° BTG

PAR. TRAVAGLINI FRANCO 29/09/1977 TASSIGNANO AVLC SMIPAR

SERG. MAGG. AIELLO ANGELO 27/02/1978 CERRETO GUIDI INC. VOLO - AB 206 26° GR.SQ. AVES

MAR.ORD. CAVALLO ROSARIO 27/02/1978 CERRETO GUIDI I NC. VOLO - AB 206 26° GR.SQ. AVES

SERG. MAGG. DELLA FAZIA ALDO 27/02/1978 CERRETO GUI DI INC. VOLO - AB 206 26° GR.SQ. AVES

SERG. MAGG. LANDOLFO ANTIMO 27/02/1978 CERRETO GUID I INC. VOLO - AB 206 26° GR.SQ. AVES

SERG. SCORSONELLI RICCARDO 24/08/1978 ALTOPASCIO AVLC 9° BTG PAR

PAR. RASIZZA ROSARIO 10/03/1979 MARINA DI PISA INC. ARMA DA FUOCO 9° BTG PAR

SERG. MAGG. LA SPINA GIROLAMO 17/02/1980 PIAN DEL L AGO AVLC 5° BTG

PAR. BUGATTI SERGIO 02/07/1980 PIAN DEL LAGO AVLC 5 ° BTG

PAR. LIVIO GIORGIO 25/09/1980 PISA AVLC 9° BTG PAR

PAR. VEGRO GIUSEPPE 05/03/1981 PIAN DEL LAGO AVLC 5° BTG

SERG. BARATELLI MARCO 15/06/1981 ALTOPASCIO AVLC 9° BTG PAR

SERG. MAGG. SILLA ANTONIO 15/06/1981 ALTOPASCIO AVL C 9° BTG PAR

MONS CACCIAPUOTI EDOARDO 27/11/1982 ORBETELLO INCID ENTE CDO B. PAR.

PAR. MANNAI IRENO 11/01/1983 AMPUGNANO AVLC 5° BTG

PAR. COMELLI LUCIANO MARCELLO 03/03/1983 FOCE SERCHIO ADD. CON ESPLOSIVI CP. G.

GUASTATORI

PAR. GHERARDI MARCO 23/03/1983 POGGIO AL CERRO INC. ARMA DA FUOCO

5° BTG

PAR. BONACCHI RENZO 23/09/1983 SIENA INC ARMA DA FUOCO 5° BTG

SERG. BELLAVIA CLAUDIO 13/03/1984 ALTOPASCIO AVLC 9 ° BTG PAR

SERG. IMPERIO MARCO 15/08/1984 TASSIGNANO AVLC 9° BTG PAR

TEN. SUPPA ALESSANDRO 03/10/1985 LIVORNO AVLC 2°BTG

TEN. NICO GIOVANNI 10/05/1986 VITERBO AVLC SMIPAR

SERG. MAGG. PISANU GIUSEPPE 07/08/1987 VECCHIANO ADD. CON ESPLOSIVI 9° BTG PAR

MAR. ORD. TIBERI LOREDANO 07/08/1987 VECCHIANO ADD. CON ESPLOSIVI 9° BTG PAR

SERG. FILIPPONI GIULIO 21/03/1988 ALTOPASCIO AVLC 1 87° RGT

PAR. COLOMBO FILIPPO 07/06/1988 S. MARIA A COLLE IN CIDENTE CP. G. GUASTATORI

TEN. CASULA OMERO 02/07/1988 PISA AVLC SMIPAR

PAR. SPADONI OMERO 07/10/1988 AMPUGNANO AVLC 5° BTG

MAR. CA. CAGGIANO PAOLO 29/07/1989 SAVOIA DI LUCANIA

INCIDENTE RECOM

SERG. VALENTINI GIUSEPPE 18/10/1989 AMPUGNANO AVLC 9 ° BTG.

SOLD. DE FELICE LUIGI 16/10/1992 LIVORNO INCIDENTE 187° RGT

PAR STRAMBELLI GIOVANNI 13/05/1993 MOGADISCIO INC A RMA DA FUOCO BTG. L. PAR.

MAR. MAGG. A. TRIFILETTI SANTINO 02/06/1993 LIVORNO INCIDENTE REC OM

CLE MOVM BACCARO PASQUALE 02/07/1993 MOGADISCIO CO MBATTIMENTO 186° RGT

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SERG. MAGG.MOVM PAOLICCHI STEFANO 02/07/1993 MOGADISCIO COMBATTIMEN TO 9 ° RGT.

PAR. MANCINELLI GIONATA 03/08/1993 MOGADISCIO INC. ARMA DA FUOCO

186° RGT

SERG. MAGG. DI SARRA MARCO 30/06/1994 LIVORNO INCIDENTE 9 ° RGT.

CLE MAGG. CATENARO GIANLUCA 24/11/1994 SPAGNA INCID ENTE 186° RGT

SOLD. CICOLELLA FRANCESCO 01/01/1995 PISA INC. ARMA DA FUOCO

SMIPAR

PAR. SCARCIGLIA LUIGI 07/03/1995 PISTOIA INCIDENTE 183° RGT

CLE RIGHETTI GIORGIO 15/09/1995 SOMALIA ATTENTATO S MIPAR

CLE VISIOLI ROSSANO 15/09/1995 SOMALIA ATTENTATO SM IPAR

PAR. FALCIONI FABRIZIO 26/10/1995 ALTOPASCIO AVLC S MIPAR

MAR. AMMED MAHMOOD 18/11/1995 LIVORNO INCIDENTE 187 ° RGT

PAR. CAPPELLINI CLAUDIO 04/12/1996 ALTOPASCIO AVLC RECOM

1° CLE MAGG. MORSO MARCO 28/05/1998 FOLLONICA INCIDENTE RECOM

1°CLE MAGG. AGOSTINACCHIO TOMMASO

31/05/1998 PISA INCIDENTE SMIPAR

1°CLE MAGG. TIBERI FABIO 31/05/1998 PISA INCIDENTE SMIPAR

MAR. ORD. PAMPANA LEONARDO 08/06/1998 LUNI AVLC SMI PAR

MAR. MALANCA ANDREA 04/09/1998 LUCCA AVLC 9 ° RGT.

SERG. PISON ANDREA 17/10/1998 BELLUNO AVLC SMIPAR

AIUTANTE MORCIANO DONATO 19/03/1999 PISA INCIDENTE SMIPAR

1° MAR. FRANCESCHINI CARLO 07/05/1999 MARINA DI PIS A INCIDENTE 9 ° RGT.

SOLD. SCIERI EMANUELE 13/08/1999 PISA INCIDENTE SMIPAR

SOLD. SICILIA VINCENZO 25/08/1999 PISTOIA INCIDENTE 183° RGT

1° CLE MAGG. MONACO LUIGI 28/06/2001 PISTOIA INCIDENTE 183° RGT

CLE MAGG. SC.

CORONGIU IVANO 18/09/2001 PISTOIA INCIDENTE 183° RGT

CLE MAGG. SC. D’ ANIELLO GIUSEPPE 25/09/2001 LEGNAGO INCIDENTE 8° RGT

AIUTANTE DI GIORGIO ROMANO 31/01/2002 LUCCA INCIDEN TE CAPAR

CLE. MAGG. SC.

PROIETTI PALOMBI LUCA 02/03/2003 VITERBO INCIDENTE CAPAR

CLE MAGG. SC.

APOLLONI LUCA 04/04/2003 S. PIERO A GRADO INCIDENTE CAPAR

1°CLE MAGG. CASTRIGNANO MARCO 07/08/2003 SIENA INCI DENTE 9 ° RGT.

SERG. DI BENEDETTO MASSIMILIANO 29/02/2004 PISA INCIDENTE CAPAR

CLE. MAGG. SC. SALARIS MARCELLO 29/02/2004 PISA INCIDENTE CAPAR

SERG. MARRACCINO SALVATORE 15/03/2005 NASSIRYAH INC. ARMA DA FUOCO 185° RGT

MAGG. CIARDELLI NICOLA 27/04/2006 NASSIRYAH ATTENTA TO 185° RGT

CLE MOVC NIGRO EUGENIO 06/08/2007 LAPPANO (CS) INCIDENTE CAPAR

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……………

……………

Ora se ne vanno…….Ora se ne vanno…….Ora se ne vanno…….Ora se ne vanno……. Non si disperanoNon si disperanoNon si disperanoNon si disperano, , , , non singhiozzanonon singhiozzanonon singhiozzanonon singhiozzano, , , , non maledicono.non maledicono.non maledicono.non maledicono. Spalla a spalla si allontananoSpalla a spalla si allontananoSpalla a spalla si allontananoSpalla a spalla si allontanano, , , , dirittidirittidirittidiritti, , , , pallidi sìpallidi sìpallidi sìpallidi sì, , , , ma senza un ma senza un ma senza un ma senza un tremitotremitotremitotremito, , , , a testa altaa testa altaa testa altaa testa alta, , , , con quel pcon quel pcon quel pcon quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva asso lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva asso lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva asso lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi appartenesse agli eroi appartenesse agli eroi appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimee che oggi sembra completamente dimee che oggi sembra completamente dimee che oggi sembra completamente dimennnnticato.ticato.ticato.ticato.

D. BUZZATI

Inoltre ai Paracadutisti di ogni grado e reparto, in servizio permanente e di leva, in Italia e all’estero, che durante questi anni hanno portato, e taluni portano ancora evidenti i segni nel corpo e nello spirito delle tangibili sofferenze vissute e dei dolorosi sacrifici sopportati, nell’ adempimento del Dovere,

a Loro tutti

il memore sentimento di vicinanza e di riconoscenza della Folgore. Tra questi esempi, mirabili tutti per dignità, riservatezza e instancabile, determinata volontà sono degni di menzione:

Domenico Bicego; Marino Brognoli; Andrea Fusco; Luigi Molfesi Gianfranco Paglia.

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Parte Prima

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SintesiSintesiSintesiSintesi StoricaStoricaStoricaStorica

Dalla costituzione alla ristrutturaziDalla costituzione alla ristrutturaziDalla costituzione alla ristrutturaziDalla costituzione alla ristrutturazioooonenenene La Brigata Paracadutisti fu costituita il 1°gennaio 1963 sulla base delle esperienze ma-turate dal 1° Gruppo Tattico Paracadutisti nel quadriennio precedente e fu posta alle dipen-denze dello Stato Maggiore Esercito. La deci-sione fu assunta dal Capo di SME, Gen Aloia. Allo scopo di trarre elementi di valutazione il Gen Aloia si era recato in visita, nell’ estate del ’62, alla base di Fort Bragg negli Stati Uniti ove erano dislocati: - la 82^ Divisione Airborne; - la Special Warfare School (Scuola della

Guerra Speciale) appena potenziata dal Presidente Kennedy per far fronte agli im-pegni in Viet Nam;

- il Comando dell’Esercito Strategico Statuni-tense.

In quella visita il nostro Capo di SME era ac-compagnato dall’Addetto Militare Italiano a Washington, Col. Medaglia d’Oro al Valor Mi-litare (MOVM) Alberto Li Gobbi, che avrebbe poi assunto il Comando della Brigata nel 1966.

L’assunzione dell’assetto ordinativo, destinato a rimanere pressoché immutato per oltre 12 an-ni, fu graduale e impegnò l’intero anno 1963: Comando Brigata e Quartier Generale; 1° Reg-gimento Paracadutisti su : Compagnia Coman-do Reggimentale, II° e V° Battaglione Par., Cp mortai da 120; Battaglione Carabinieri Par.; Battaglione Sabotatori Par.; Gruppo di Artiglie-ria Par. su due Batterie obici da 105/14 di idea-zione e fabbricazione italiana.

In particolare: - il 1°gennaio 1963 ebbero vita il Cdo B. par. a

Pisa e il 1° Rgt. a Livorno ove era già disloca-to il Btg. Sab. che era stato formato nel 1961;

- il 1° giugno fu costituito a Livorno il Gr. Art. par. sulla base della preesistente 1^ Btr.;

- la Cp. CC fu trasformata in Btg. in luglio, a Livorno;

- in ottobre ebbe vita a Pisa il QG. Il Cdo B. par. si trasferì a Livorno all’inizio del 1964 nella storica Villa Orlando ove ha

sede tuttora e che ha assunto, dal 1980, la denominazione di Caserma “MOVM Co-stantino e Marescotti Ruspoli “.

Tutte le altre unità, compreso il QG dall’inizio del 1964, furono dislocate alla Caserma “MOVM Paolo Vannucci”.

Il Centro Militare di Paracadutismo, già dive-nuto Centro di Addestramento di Paracaduti-smo (CAPAR) nel 1962 alle dipendenze del Comandante designato della B. rimase in tale rapporto fino al dicembre 1963 quando, tra-sformato in Scuola Militare di Paracadutismo (SMIPAR), passò agli ordini dell’Ispettorato di Fanteria, mantenendo alle dirette dipendenze la Cp. Aviorifornimenti, pedina fondamentale per l’aviolancio di materiali in Zona di Combat-timento, l’Ufficio Studi ed Esperienze e il Btg Addestramento Reclute.

Il Gr. di Art. par. fu poi trasferito a Pisa, Ca-serma “MOVM Giampaolo Gamerra”, con la SMIPAR dal 1966 al 1968. Rientrato alla “Van-nucci” nell’estate del 1968, fu destinato in via definitiva alla Caserma “Carlo Pisacane” che as-sunse poi la denominazione di Caserma “MOVM Mario Giaretto”.

Le uniche varianti organiche successive, fino al-la ristrutturazione, furono le seguenti: - la formazione della Cp. Manutenzione di B.

nel 1965, a Livorno;

Gen. Magri, primo Cte della B. par.

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- la costituzione di una Sezione Elicotteri di Uso Generale sull’ aeroporto di Pisa, nel 1966;

- la trasformazione della Sez. Elc. in Reparto Aviazione Leggera, su una componente ad ala rotante e una ad ala fissa, nel 1967.

Il numero del Rgt. (1°) era tratto da quello che fu costituito per primo alla Scuola di Tarquinia. I numeri dei Btg. (2° e 5°) erano appartenuti ai Btg. di testa dei Rgt.(187° e 186°) della Divisione Folgore di El Alamein.

Furono eventi particolarmente significativi di quegli anni: - la consegna della Bandiera di Guerra al 1°

Rgt. par. il 12 maggio 1963 a Livorno (ma-drina della Bandiera, la madre di Paolo Van-nucci);

- il conferimento delle MOVM ai Rgt. della Divisione Folgore di El Alamein (186°, 187°e 185° Art.), due delle quali assegnate alla Bandiera del 1° Rgt.. par. e una, temporane-amente, alla Bandiera della Scuola di Arti-glieria, il 4 novembre 1963, a Roma, da parte del Presidente della Repubblica Segni;

- la consegna della Bandiera di Guerra (con

MOVM) del 185° Rgt. Art. della Divisione Folgore al Gr. Art. par. il 18 dicembre 1966 a Livorno (madrina, la signora Anna Maria Gamerra);

- l’attribuzione del nome di Folgore alla B. par. il 10 giugno 1967 per decisione del Ca-po di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Ve-dovato;

- la consegna del basco amaranto ai Paraca-dutisti da parte del Presidente della Re-pubblica Saragat, il 1° luglio 1967, a Pisa-– San Rossore, in occasione della esercitazio-ne “Aquila Rossa”;

- l’adozione di nuovi distintivi: quelli metalli-

ci (brevetto e mostrine), in sostituzione di quelli di panno ricamato, dalla fine del 1963; lo scudetto nel quale spicca la Folgore, dal marzo 1968;

- la deposizione di una corona di alloro sulla tomba di Dante a Ravenna, nel settimo cen-tenario della nascita del poeta, nel corso di una scuola di tiro contro carri al poligono di Foce Reno nell’aprile 1965 (nella stessa cir-costanza i Paracadutisti rendevano omag-gio al monumento ad Anita Garibaldi).

Nel periodo in esame(1963/1975) militarono tra i Quadri della Grande Unità numerosi ex com-battenti, tra i quali tutti i Comandanti della Brigata: - Gen Magri, decorato di Medaglia d’Argento

al Valor Militare (MAVM) nella campagna di Russia;

- Col Mascaretti, combattente per la libertà con la Divisione Nembo e con il Gr di Com-battimento Folgore;

- Gen Li Gobbi, decorato di 2 MBVM e 2 MAVM nella 2^ G.M. ; di MOVM nella lot-ta per la libertà;

- Gen Brandi, decorato di MOVM ad El Ala-mein;

- Gen Gambarotta, decorato di MAVM, e Gen Salmi, combattenti per la libertà.

La formula già collaudata per il reclutamento dei militari di truppa, fondata sulla ferma ob-bligatoria ma sulla scelta volontaria del paraca-dutismo, coniugata con una severa selezione psico-fisica protratta fino al momento del “grande salto”, assicurava alla Brigata la dispo-nibilità della migliore gioventù del nostro Pae-se, tratta da tutti gli strati sociali e da tutte le regioni, ed un livello molto elevato di gruppo che consentì, tra l’altro, di superare senza dan-

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ni le profonde mutazioni connesse con il “ses-santottismo” e successive.

I Carabinieri e i Sabotatori si avvalevano di si-stemi di reclutamento e formativi a sè stanti, che saranno presi in esame a parte.

Fino agli anni 80 le unità par. furono le uniche ad indossare l’uniforme mimetica.

Negli anni 60 non intervennero varianti so-stanziali alla dottrina, all’addestramento e all’impiego delle Aviotruppe. La B. par., riserva strategica dello SME, manteneva un’aliquota delle proprie forze (il 2° Btg. par.) precettata per l’assegnazione alla NATO. Le rimanenti u-nità, classificate “altre forze per la NATO”, era-no a disposizione delle Autorità Nazionali. Il tema dominante era costituito dall’ impiego del Gruppo Tattico par. al livello di Btg. in Zona di Combattimento, per la occupazione o conqui-sta preventiva di obiettivi della esplorazione, nel contesto di una azione di Presa di Contatto e Frenaggio. Tutte le maggiori esercitazioni in ambito nazionale e NATO erano impostate su quel tema.

Le esercitazioni erano svolte: - con i Quadri (EQ) o con i Posti Coman-

do(EPC); - con le truppe, in bianco o a fuoco, a seguito,

o non, di aviolancio, a seconda della dispo-nibilità di zone di lancio e di poligoni.

L’ optimum si realizzava quando zona di lancio e poligono erano disponibili in rapporti di spa-zio accettabili.

Tutti i campi d’arma si concludevano con una esercitazione a fuoco di Gruppo Tattico al li-vello di Battaglione a seguito di aviolancio, spesso supposto, preceduta da altre esercita-zioni minori.

Tra le esercitazioni principali, con l’ impiego di oltre 30 velivoli C119, ricordiamo: - la “Corazza Alata”, in bianco e con aviolan-

cio, nell’area del Cellina-Meduna (PN), in cooperazione con unità corazzate, nel 1963;

- la “Soutex 63”, in ambito NATO, nel set-tembre 1963, in condizioni meteo partico-larmente avverse a causa del forte vento che causò decine di feriti in atterraggio;

- la “Corazza Alata II”, nell’ estate del 1964, ancora sul Cellina-Meduna;

- la “Vedetta Apula”, nel 1965, sulla soglia di Spinazzola (BA), alla presenza del Presi-dente del Consiglio Moro;

- la “Gladio Alato” nel 1965 a fuoco e con a-violancio sul poligono di Monte Romano, alla presenza del Capo di SME;

- la “Aquila Rossa”, nel 1967, a fuoco e con a-violancio a San Rossore (PI), alla presenza del Presidente della Repubblica Saragat;

- la “Grano Maturo”, nel 1968 lungo la riva destra del f. Po, che prendeva in esame l’ipotesi di impiego di un Gruppo Tattico par. per la realizzazione di una zona cusci-netto in Medio Oriente, in una situazione assimilabile a quella attuale (l’aerotrasporto sostituì poi l’aviolancio a causa delle condi-zioni meteo particolarmente avverse);

- la “Dawn Patrol 70”, sul Cellina-Meduna, in cooperazione con una Brigata par. statuni-tense proveniente dalla Germania e con forze meccanizzate e corazzate nazionali.

Quest’ultima esercitazione fu il canto del cigno del C119 che fu osservato con qualche sufficien-za perché posto a confronto con i quadri-turboreattore C141 e con i quadri- turboelica C130 esibiti dagli USA e provenienti da Franco-forte (Ger).

A premessa delle principali esercitazioni a se-guito di aviolancio veniva adottato il lancio del-la pattuglia guida con il metodo del CARP (cal-culated air release point – punto di rilascio ae-reo calcolato). Un velivolo isolato, con a bordo la pattuglia guida, effettuava l’avvicinamento a bassissima quota, radendo il suolo. Giunto in zona di lancio, l’aereo attuava un’impennata di 12 secondi per portarsi a quota di lancio (1000 ft/300 m) senza avvalersi di alcun segnale o comunicazione predisposti a terra. In pochi se-condi con l’aereo a quota e velocità(120 kts) co-stanti avveniva il lancio della pattuglia che era immediatamente seguito da una brusca pic-chiata del velivolo per lo scampo con modalità analoghe, ma con rotta diversa, a quelle dell’ avvicinamento. La manovra esigeva piloti di ec-cezione. Lo straordinario pioniere di quella at-tività fu il Comandante del Reparto Volo della 46^ Aerobrigata, Col. pil. Perrone Compagni.

Venivano svolte anche esercitazioni aperiodi-che di prontezza operativa su allarme, denomi-

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nate “Drowsy Dog”, attivate dai vari livelli di Comando presso tutti i reparti della Brigata.

I poligoni impiegati in quel periodo furono: Le Palazzine (LI), Le Grepole (PI), Fossola (MS), Foce del Serchio (LU), Poggio al Cerro (PI), Foce del Reno(RA), Pian di Spille (VT), Roc-capietracassia(PI), Libro Aperto(PT), Monte Falterona, Rotta dei Cavalli(AR), Monte Can-da(BO), Poggio Fratone(PT), Carpegna(PS) e Monte Romano(VT).

Monte Romano dispone anche di una eccellen-te zona di lancio, mentre Carpegna e Poggio Fratone consentivano il lancio di piccole unità con paracadute speciali ( a calotta variabile ti-po “Lisi”, a fenditura o ad apertura comandata).

Le zone di lancio abituali, vicine alle sedi della Grande Unità, erano: Tassignano (LU), Altopa-scio (LU), Cecina (LI), Ampugnano e Pian del Lago (SI).

Meno frequentemente furono utilizzate: Fras-sine (PI), Lecciaglie (LI) e Chianni (PI).

A raggio più ampio furono impiegate saltua-riamente zone di lancio in ogni parte del terri-torio nazionale, dal Piemonte al Friuli, dall’Emilia Romagna alle Marche, dalla Puglia alla Sicilia e alla Sardegna.

Gli anni 60 registrarono altri eventi di rilievo: - nel settembre 1963, la vittoria di una pattu-

glia della Folgore, al Comando del Ten Ca-selli, in una competizione di aviolancio, tiro e marcia zavorrata in Germania, tra Paesi della NATO;

- nel 1965, l’inaugurazione del centro di ar-dimento della B. par. intitolato al Par. MOVM Gerardo Lustrissimi, alla presenza del Capo di SME, sottolineando così la rile-vanza attribuita all’addestramento indivi-duale al combattimento e all’ardimento;

- nel 1965, la conquista della Coppa del Pre-sidente della Repubblica da parte del 1° Rgt. par. dopo tre vittorie annuali consecu-tive in una competizione tra plotoni di tutti i Rgt. di Arma base d’Italia, nella quale i re-parti erano chiamati a una serie di prove di efficienza operativa;

- nel 1966, l’intervento per il soccorso delle popolazioni di Firenze, della bassa Val d’Arno e dell’Ombrone in occasione dell’ al-

luvione, nel quale si distinsero la neo costi-tuita sezione elicotteri, elementi del Btg. Sab., del Gruppo Art. e del Plotone Pionieri del Genio;

- dal 1966 al 1970, il primo impegno operativo propriamente detto con la partecipazione di elementi dei Btg. Carabinieri e Sabotatori con compiti di antiterrorismo in Alto Adi-ge, ove emersero l’ efficienza di tutti e l’eroismo del Cap. CC Francesco Gentile (MOVM), del STen. Mario Di Lecce (MAVM.), del Serg. Magg. Marcello Fa-gnani (MAVM) e del Serg. Olivo Dordi (MAVM), insieme all’Alp. Armando Piva (MAVM);

- nel 1969, il campo d’ arma in Sardegna, rag-giunta con un trasporto navale che impegnò navi dello Stato e private, con la utilizza-zione dei porti di Livorno, Viareggio, Civi-tavecchia, Talamone e, nell’isola, di Caglia-ri, Olbia, Golfo Aranci e Tortolì (all’ eserci-tazione conclusiva a fuoco di Gruppo Tat-tico, con aviolancio, presenziò il Capo di SME, Gen Marchesi );

- il 23 ottobre 1969, in occasione della festa della Specialità, l’inaugurazione del monu-mento al Paracadutista, ideato dall’ ing. Magg MAVM Paolo Caccia Dominioni, alla presenza del Cte del VI C.A. Gen. Amati e del Vice Presidente Nazionale dell’A.N.P. d’I Gen. Caforio;

- nel 1973 l’impresa della conquista dell’ Eve-rest da parte della spedizione del prof. Monzino, cui parteciparono il Cap. Fabri-zio Innamorati del Btg. CC par, che rag-giunse la vetta, e il Serg . Magg. Sandro Trentarossi del Btg. Sab., che fornì un vali-dissimo contributo.

Alla fine degli anni 60 si manifestò una grave crisi nel trasporto aereo militare. Era terminato il periodo d’oro del C119 che per ragioni di età, di avionica e di tecnologia, era ormai maturo per il pensionamento. Il “periodo d’oro” non deve tuttavia trarre in inganno. In realtà, il tra-sporto aereo non e’ mai stato in grado di soddi-sfare completamente le esigenze delle unità Par, nell’ intera storia delle nostre Forze Arma-te. Si consideri che l’aviolancio di un Gr. Tat. al livello di Btg. dotato di un minimo di autono-mia iniziale avrebbe richiesto ben 160 sorti-

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te/velivolo del C119. L’ Esercito aveva prodotto in quegli anni un cospicuo sforzo finanziario per acquisire i materiali di aviolancio necessari (paracadute umani e da carico, contenitori e piattaforme di vario tipo). Non si era però regi-strato uno sforzo parallelo nell’ambito della Aeronautica. Si tratta di decisioni non facil-mente digeribili da parte dei Paracadutisti. Né si può accettare l’ipotesi giustificativa di un ri-corso alla requisizione di aerei civili, stante la

loro non idoneità all’impiego per l’aviolancio.

Ma la situazione andò peggiorando perché l’acquisizione dei C130 e dei G222 presentò va-rie difficoltà, richiese tempi lunghi e non risultò poi quantitativamente risolutiva. Non si riuscì nemmeno in seguito a ripristinare i livelli di ef-ficienza del precedente periodo.

In tale situazione la B. par. non esitò ad acco-gliere la proposta da parte inglese di inviare pe-riodicamente formazioni di propri velivoli per aviolanciare in Italia (prevalentemente in To-scana, Sicilia e Sardegna) paracadutisti italiani: una soluzione addestrativamente vantaggiosa

per entrambi. Quella esperienza si concluse tragicamente il 9 novembre 1971 quando un ve-livolo C130 inglese, diretto in Sardegna, si ina-bissò nelle acque della Meloria (LI) con il suo carico di 46 Paracadutisti della Folgore e 6 a-viatori Britannici. E’ stata la più grave sciagura che ha colpito le nostre Forze Armate dopo il 2° conflitto mondiale. La vicenda e’ stata narrata in un elaborato specifico edito dal Cdo B. Par.

A margine di questo episodio riportiamo per puro dovere di cronaca e per completezza di memoria una frase apparsa sul muro dello sta-dio di Livorno in quei giorni, che si commenta da sola e che fu condannata sia dalle Istituzioni locali, sia dalla pubblica opinione: ” 46 paraca-dutisti morti = 46 fascisti in meno – niente la-crime”.

Intanto maturavano nuove situazioni. In Medio Oriente si accentuava l’instabilità. Nel 1970 si verificava l’ espulsione degli Italiani dalla Libia del Col Gheddafi.

Il Presidente Leone onora i caduti della Meloria insieme al Presidente Emerito Gronchi

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L’ esclusiva concentrazione delle nostre ipotesi operative in corrispondenza della soglia di Go-rizia cominciava a perdere quota. La Folgore veniva sottratta alla dipendenza dal Cdo del VI Corpo d’Armata e passata a quella del Cdo Re-gione Militare Tosco Emiliana dal 1970.

Per sopperire alla carenza di aerei dell’Aeronautica Militare si accentuava il ricor-so all’aeromobilità utilizzando i velivoli dell’ALE, organici e in rinforzo, sia per il tra-sporto e l’aviolancio, sia per il concorso di fuo-co.

Nelle EQ e nelle EPC si cominciò a prendere in esame interventi per la difesa del territorio da aviosbarchi e sbarchi dal mare, in varie zone della penisola.

Si prospettarono forme particolari di lotta, quali la interdizione di area e la controinterdi-zione sia sul piano dottrinale, sia in quello ese-cutivo. Inizialmente si trattò di una iniziativa interna, per estensione delle esercitazioni in-vernali, consistenti in attività di pattuglie di combattimento ad ampio raggio che iniziavano con l’ aviolancio nella zona di Siena, prosegui-vano con la esecuzione di atti tattici quali colpi di mano e imboscate e si concludevano con un prolungato scampo con le modalità della con-dotta evasiva/sopravvivenza fino al raggiungi-mento della sede stanziale, a Livorno.

Le forze erano alimentate esclusivamente con aviorifornimento notturno. L’ impegno sul pia-no psicofisico era a livello di eccezione.

Le esercitazioni invernali divennero interdizio-ne quando al concetto lineare del movimento subentrò quello areale e l’ attività’ delle pattu-glie, anziché indipendente, si tramutò in coor-dinata dalla presenza di un Cte di area costitui-to sulla base di un Cdo di Cp.. L’ interdizione e la controinterdizione trovarono collocazione nella dottrina ufficiale verso la metà degli anni 80.

Solitamente la direzione delle esercitazioni era devoluta ai Cdi al livello di Btg., tra i quali il Gr. Art., mentre il Cdo B. si riservava interventi dall’esterno mediante l’impiego di aliquote del Btg. Sab. per le attivazioni. In alcuni casi, il Cdo B. assumeva la direzione dell’esercitazione, co-me avvenne all’inizio del 1975. In quella circo-stanza, il livello della competizione e dei risul-tati merita la qualifica di “storico”. Vi operaro-no in ruolo di interdizione il 2° Btg. (Ten. Col. Milani), il 5° Btg. (Ten. Col. Chiabrera) e il Btg. Sab. (Ten. Col. Pollice). La controinterdizione fu affidata al Btg. CC (Ten. Col. Marchisio) e al Gruppo di Art. (Ten. Col. Giostra per il Ten. Col. Dario). Fu frequente la partecipazione di pattuglie della SMIPAR e del Btg. CC a eserci-tazioni di interdizione dirette dal Gr. Art. dopo un adeguato periodo di addestramento con-giunto. L’interdizione di area presenta sostan-ziali analogie con la guerriglia condotta da for-ze regolari o con la guerra territoriale.

All’argomento sarà dedicata una trattazione specifica, nella Parte Terza.

Dalla ristrutturazione al crollo del muro di BerlinoDalla ristrutturazione al crollo del muro di BerlinoDalla ristrutturazione al crollo del muro di BerlinoDalla ristrutturazione al crollo del muro di Berlino Il periodo successivo ha inizio con la ristruttu-razione dell’ Esercito (1975) e si concluderà con il crollo del muro di Berlino(1989) che segna una trasformazione senza precedenti del qua-dro strategico.

La ristrutturazione, voluta dal Capo di SME, Gen. Cucino, comportò una consistente con-trazione della Forza Armata con la quasi totale eliminazione dei livelli divisionale e reggimen-tale, oltre al resto, allo scopo di ottenere uno strumento contenuto ma efficiente, commisu-rato alle risorse disponibili.

In parallelo fu attuata la chiamata mensile dei militari di leva nell’ intento di conseguire una operatività costante dei reparti mediante l’immissione minimale di elementi nuovi, de-stinati ad addestrarsi per imitazione del perso-nale più anziano. Al contrario del resto dell’ E-sercito la Folgore ne uscì rafforzata, anche per-ché si voleva renderla bivalente (Paracadutisti e Motorizzata).

Lo scioglimento del 1° Rgt.par., la cui Bandiera passava al 3° Btg. Par. “Poggio Rusco” della SMIPAR, era compensato:

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- dalla costituzione del Btg. Logistico alla Ca-serma “MOVM Vito Artale” (PI), del Rep. Cdo e Trasmissioni alla Caserma “Carlo Pi-sacane” e delle Cp autonome (Cp. Contro-carri, Cp. Eplorante e Cp. Pionieri del Ge-nio alla Caserma “Artale”) ;

- dal potenziamento del Gr. Art., elevato a tre Btr. di 6 pezzi, e del Rep. ALE, trasformato in Gruppo Squadroni ALE su 6 Elicotteri da Ricognizione(ERI) e 6 Elicotteri Multiruo-lo(EM) ;

- dal raddoppio della componente mortai pe-santi.

Ai Btg. furono attribuite prerogative di Co-mandi di Corpo.

Ai Corpi furono assegnati nominativi di località storiche: - “Tuscania”, al 1° Btg. CC par., località della

Tuscia Romana con labili riferimenti alla storia dei Carabinieri Par, ad eccezione del-la vicinanza a Tarquinia;

- “Tarquinia”, al 2°Btg.par., a ricordo della prima Scuola di Paracadutismo sul territo-rio nazionale;

- “El Alamein”, al 5° Btg.par., singolare nome di località straniera adottato nell’ Esercito, per onorare l’eroismo della Divisione Folgo-re;

- “Viterbo”, al 185° Gruppo Art.par., quale se-de della seconda Scuola di Paracadutismo;

- “Col Moschin”, al 9° Btg. d’Assalto par., in memoria di una impresa del IX° Rep. d’As-salto nella 1^ Guerra Mondiale, sul massic-cio del Grappa.

Nel maggio 1976 furono consegnate a Firenze le Bandiere di Guerra : - al 1° Btg. CC par. “Tuscania”, una Bandiera

ex novo; - al 2° Btg. par. “Tarquinia”, la Bandiera del

187° Rgt. della Divisione Folgore ; - al 5° Btg. par. “El Alamein”, la Bandiera del

186° Rgt. della D. Folgore; - al 9° Btg. d’Ass. par. “Col Moschin”, la Ban-

diera del X Rgt. Arditi.

Nell’ottobre 1976, in occasione della festa della Specialità a Livorno, fu consegnata la Bandiera, ex novo, al Btg. Logistico par..

Il 185° Gruppo Art.par. “Viterbo”era già in pos-sesso della Bandiera del 185° Rgt. D. Folgore, dal 1966.

L’addestramento per imitazione, che iniziava dopo due mesi di permanenza alla SMIPAR (un mese per il 1° ciclo e per il giuramento ; un mese per il corso di abilitazione al lancio), mostrò presto i suoi limiti : ci voleva altro !

Dopo qualche tempo i nuovi arruolati, pur rice-vuti mensilmente, erano assegnati in blocchi omogenei a minori unità diverse per garantire la prosecuzione e il completamento dell’ adde-stramento.

Il raddoppio delle esigenze di personale per la Grande Unità comportò gravi problemi di re-clutamento, tanto che il personale non paraca-dutista superò il 50% della forza complessiva, nonostante l’abbassamento degli standard per l’ ammissione alla Specialità. Fu svolta una in-tensa attività lancistica promozionale in tutto il territorio nazionale. Inoltre, la Brigata inviò proprio personale idoneo presso i principali Di-stretti Militari allo scopo di promuovere le do-mande di destinazione alle unità Paracadutisti.

I risultati non furono pari alle aspettative, an-che perché le Autorità Centrali non sostennero nella maniera necessaria le iniziative della Fol-gore, forse perché non pienamente convinte della fattibilità e credibilità di operazioni a se-guito di aviolancio: un problema ricorrente.

Ne derivarono gravi danni alla GU, superati soltanto dopo molti anni.

Nel periodo in esame si registrarono varianti sia all’assetto ordinativo sia alla dislocazione delle unità. In particolare : - nel 1977, il trasferimento a Siena (Caserma

“Alfonso Lamarmora”, poi ridenominata “MOVM Roberto Bandini”) di un Distac-camento del 5° Btg. par. e della Cp. Esplo-rante ;

- nel 1978, il movimento a Siena del 5° Btg.par. al completo ;

- nel 1979, la meccanizzazione di una delle Cp. dei Btg. 1°, 2° e 5°, con l’ assegnazione di Veicoli Corazzati da Combattimento :

- nel 1980, la costituzione della Musica di Ordinanza delle Aviotruppe presso la SMIPAR ;

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- nel 1980, la ridenominazione della Cp. Ge-nio Pionieri in Cp. Genio Guastatori e il suo trasferimento a Lucca – Caserma “MOVM Orlando Lorenzini”;

- nel 1981, lo scioglimento delle Cp. Contro-carri ed Esplorante, la loro trasformazione in Cp. par., e il contestuale inserimento nei Btg. 2° e 5° con la numerazione di 10^ e 11^ Cp.;

- nel 1983, il passaggio della SMIPAR alle di-pendenze del Cte B. par.;

- nel 1984, l’ assegnazione dei mortai pesanti al 185° Gr.Art.par., quale armamento alter-nativo agli obici da 105/14, e dei mortai me-di alle Cp. mortai dei Btg..

Sul piano operativo, dalla fine degli anni 70, si verificò un ampliamento degli impegni della Grande Unità.

In ambito nazionale, ricordiamo: - dal 1975 al 1979, l’impiego di un complesso

di forze (Gr. Tat. “CIMA”) per la sicurezza delle linee ferroviarie sulla tratta Bologna – Arezzo;

- nel 1980, l’intervento in occasione del ter-remoto in Irpinia;

- dal 1986, la collaborazione alla spedizione scientifica dell’ ENEA in Antartide con la partecipazione di un Ufficiale e un Sottuffi-ciale del 9° Btg. d’Ass.par., nonché con il concorso della Cp. Aviorifornimenti;

- nel 1987, l’ intervento per l’alluvione in Val-tellina;

- dal 1987 al 1990, la partecipazione alla lotta contro la malavita organizzata, in Calabria, in concorso alle Forze dell’Ordine;

- annualmente, la partecipazione alla lotta antincendio in Toscana e, particolarmente, all’isola d’Elba.

Per esigenze di livello internazionale: - dal 1982 al 1984, la missione in Libano

nell’ambito di una forza multinazionale co-ordinata dal Presidente del Libano per con-correre con le Forze locali a garantire la si-curezza del territorio dopo i massacri nei campi Palestinesi di Sabra e Chatila;

- a partire dal 1984, la difesa dell’Ambasciata Italiana a Beirut ;

- nel 1985, il rischieramento a Cipro e le pre-disposizioni per l’intervento di aliquote del 9° Btg. d’ Ass. par. in occasione del seque-stro della Motonave Achille Lauro ;

- dal 1986 al 1987, il presidio prima di Pantel-leria e poi di Lampedusa a seguito delle mi-nacce e delle azioni provenienti dalla Libia (Operazione Girasole).

Ciascuna delle principali missioni sviluppate dalla Folgore in ambito internazionale sarà og-getto di specifica trattazione.

Intanto, verso la metà degli anni 80 era stata costituita la FIR (Forza di Intervento Rapido) alle dipendenze del Capo di Stato Maggiore della Difesa per fronteggiare la evoluzione della situazione internazionale: esperienza Libanese, crisi in Iugoslavia dopo la morte di Tito(1980), comportamenti della Libia.

La FIR era costituita da un complesso interfor-ze su: un Cdo e uno SM, un modulo di Forze Terrestri e da sbarco nel quale era inserita la Folgore e un modulo trasporti su aerei, elicot-teri e unità navali.

Erano compiti della FIR: - integrare le Forze della Difesa Territoriale

con interventi preventivi o repressivi; - inserirsi in contingenti multinazionali a di-

sposizione dell’ ONU; - costituire forza armistiziale in ambito in-

ternazionale; - garantire lo sgombero di comunità italiane

minacciate all’ estero.

Il Presidente Pertini visita il Contingente Italiano a Beirut

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Nel campo addestrativo, l’attività’ era come al solito frenetica.

Nella seconda metà degli anni 70 e nei primi 80 continuarono le esercitazioni di Gr. Tat. in bianco e a fuoco. Tra queste: - la “Condor Bianco”, alla presenza degli Ad-

detti Militari Esteri, a Siena Ampugnano, nel 1980;

- l’ “Aquila Bianca 81 e 87” alla presenza del Ca. SME e del Comitato Militare della NATO, sull’aeroporto di Grosseto;

- l’ “Aquila Bianca 82”, alla presenza del Ca. SMD, al poligono dei Tre Poggioli, che se-gnò anche il primo impiego della B. Friuli in versione aeromobile.

Dal 1981, aliquote di forze furono inviate a Camp Lydd (UK) per addestramento al com-battimento in aree urbanizzate.

Dal 1982, con l’ acquisizione dell’area addestra-tiva di Villafranca in Lunigiana (SP), iniziò una serie di esercitazioni di combattimento negli abitati (Es. “Istrice”), al ritmo di circa sei prove all’ anno nelle quali si alternavano tutti i repar-ti.

Continuarono le Es.di Interdizione / Controin-terdizione “Mangusta” concentrate nel periodo invernale (due prove all’ anno, mediamente) e ambientate nelle Colline Metallifere, sul ponte Appenninico, in Abruzzo, nella Tuscia.

Dal 1986 fu svolta una serie di esercitazioni del-la FIR nei poligoni di Torre Veneri (LE), Capo Teulada (CA), Pian di Spille (VT).

Intanto, verso la fine degli anni 70 si intensifi-carono i contatti, gli scambi e le esercitazioni congiunte con unità di altri Paesi della NATO, in aggiunta alle attività già in atto tra le Forze Speciali di USA e UK e il nostro 9° Btg. (Es. “Muflone”, “Flintlock”).

Il Ca. SME, Gen. Rambaldi, dopo una sua visita alla Brigata nel 1977, conclusa con lusinghieri apprezzamenti, dispose che fossero organizzati scambi addestrativi tra la Folgore e la 82^ D. par. USA. Gli scambi avvennero nel 1979 e nel 1980. Il trasporto aereo fu assicurato da un veli-volo C141 della US Air Force. La Cp. Folgore (120 Par provenienti da reparti vari) fu coman-data nel 1979 dal Cap Celentano e nel 1980 dal Cap Costantino. I capi delegazione furono il

Ten. Col. Giostra (Ca. Uf. OAIO della B.par.) e il Ten. Col. Pollice(Ca. Uf. Log. della B.par.). Gli scambi furono coronati da notevole succes-so e furono svolte esercitazioni congiunte a fuoco sia in USA, sia in Italia. A Fort Bragg, nel 1979 i nostri Par. furono passati in rassegna dal Ca. SME USA in guarnigione e, in ZL, dal no-stro ambasciatore in USA, Pansa Cedronio, ac-compagnato dall’Addetto Militare, Col. Ram-poni.

L’accoglienza da parte della comunità italiana a Washington e a New York fu indimenticabile.

Le attività congiunte continuarono negli anni successivi con Germania, Belgio, Francia e Tur-chia.

Non mancarono in quegli anni significativi suc-cessi in campo addestrativo e sportivo: - nel 1977, l’assegnazione dell’Ambrogino

d’oro da parte del Comune di Milano in oc-casione di un aviolancio con la tecnica della caduta libera in piazza del Duomo;

- nel 1979, una cordata guidata dal Mar. Magg. Pietro Amadio e composta da 2 Uffi-ciali e 18 Sottufficiali del 9° Btg. d’Ass. par. raggiungeva la vetta del M. Bianco issando-vi il vessillo della Folgore;

- nel 1979, 74 Ufficiali e Sottufficiali del 9° Btg. d’Ass. par. si lanciavano con la TCL da un velivolo C-130, in unico passaggio da quota 2750 m., stabilendo uno straordinario primato; nel 1984 l’exploit fu ripetuto e mi-gliorato con 79 incursori, poi ancora nel 1989 con 104 operatori;

- nel 1984, il Cap. Simone Baschiera e il Mar. Magg. Pietro Amadio del 9° Btg. d’Ass. par. conquistavano, con il supporto delle Forze Speciali Peruviane, la vetta inviolata di Monte Honolanov (metri 6390) nelle Ande Peruviane, issandovi il Tricolore e il vessillo della Folgore;

- nel 1984, la Folgore, rappresentata da un plotone del 2° Btg., si aggiudicava la coppa del Ca. SME prevalendo su 26 plotoni pro-venienti dalle Brigate di ogni parte d’Italia, in una prova complessa di efficienza opera-tiva sviluppata nell’arco di 5 giorni;

- il 185° Gruppo vinceva tutte le prove annua-li di efficienza operativa per i Gruppi

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dell’Artiglieria Campale Italiana di ogni specialità;

- nella competizione del Volant Rodeo, di-sputata annualmente negli USA e consi-stente in una gara che coinvolge un velivolo della AM e una squadra di Paracadutisti (navigazione e aviolancio di precisione, se-guito da una prova di fondo e di orienteering), la formazione Italiana, costi-tuita da un C130 con equipaggio della 46^ AB e da una pattuglia della Folgore, risulta-va vittoriosa nel 1982 e 1984, con significa-tivi piazzamenti anche in altri anni;

- nel settore dei lanci in caduta libera, le squadre del Centro Sportivo Esercito e del Centro Sportivo Carabinieri primeggiavano in competizioni nazionali, europee e mon-diali, sia militari, sia civili.

Le principali cerimonie assunsero particolare importanza: - per l’elevazione dello spirito di Corpo e del-

la compagine; - quale veicolo promozionale per l’ar-

ruolamento nella Specialità, dato il loro im-patto anche presso il grande pubblico;

- ai fini della salvaguardia dei valori storici del nostro Paracadutismo Militare.

Tali cerimonie furono programmate per la festa dei Paracadutisti, nella ricorrenza annuale della battaglia di El Alamein, e in occasione del giu-ramento delle reclute.

Il giuramento era organizzato mensilmente, in aderenza alla cadenza mensile della chiamata alle armi. Un paio di volte all’anno però veniva celebrato in forma solenne: in coincidenza con la festa della Specialità in ottobre e con l’anniversario della Liberazione in aprile.

In tali occasioni, la presenza di Autorità eleva-te, l’afflusso dei familiari dei Paracadutisti giu-ranti, la partecipazione dei Paracadutisti in congedo, la presenza dei cittadini in virtù del richiamo dell’evento, indussero gli organizzato-ri a prevedere le cerimonie fuori dalle Caserme, in luoghi che fossero in grado di accogliere mol-ti spettatori. Furono così utilizzati: - gli stadi di Livorno, Pisa, Lucca, Siena, Pi-

stoia, Poggio Rusco;

- l’aeroporto di Pisa, sede della 46^ Aerobri-gata cui la Folgore è legata da vincoli di lunga cooperazione e amicizia.

Ricordiamo, in particolare: - il giuramento solenne del 20 apr. ‘80 allo

stadio di Livorno, alla presenza del Mini-stro della Difesa Lagorio e, quale padrino del giuramento, del Ten. Col. MOVM Izzo, già Cte in combattimento del V/186 Folgore a El Alamein e del II Nembo a Grizzano;

- la cerimonia per il rientro del contingente italiano dal Libano, al comando del Gen. Angioni, svolta a Livorno, in Piazza della Repubblica, alla presenza del Presidente Pertini e delle massime Autorità politiche e militari;

- la Festa dell’Amicizia all’Isola d’Elba, con aviolanci e con la presenza del Ministro della Difesa Spadolini e del Ca. di SME Gen. Poli;

- il giuramento solenne allo stadio di Poggio Rusco(MN) il 20 aprile 1985, nel 40° anni-versario del lancio di guerra per la Libera-zione (operazione Herring), alla presenza del Ministro della Difesa Spadolini, del Cte dello Squadrone Folgore, Cap. Gay, e del Cte della Centuria Nembo, Ten. Ceinar;

- il giuramento solenne con festa della Spe-cialità allo stadio di Livorno il 19 ottobre 1985 con la presenza, quale padrino, del Gen. Brandi, MOVM di El Alamein, già Cte della Brigata Folgore;

- il giuramento solenne allo stadio di Livorno il 23 ottobre 1986, con l’ intervento del Gen. MOVM Li Gobbi, già Cte della Brigata Fol-gore;

- il giuramento solenne con festa della Spe-cialità il 19 ottobre 1987 allo stadio di Luc-ca, alla presenza del Presidente del Gruppo Medaglie d’Oro d’Italia, Bastiani, che rivol-se ai Paracadutisti una espressione memo-rabile: “ Non ho esempi da additarvi, per-ché VOI siete l’ esempio”.

Una pioggia di visite, anche ripetute, da parte di Autorità elevate civili e militari, nazionali e straniere investì la Folgore in quegli anni.

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Tra le principali nazionali, il Presidente della Repubblica, il Ministro della Difesa, i Capi di SM della Difesa e dell’ Esercito, i Cti Generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Fi-nanza.

Tra quelle straniere: i Ministri della Difesa della NATO; il Ministro degli Esteri Brasiliano; il

Ministro della Difesa Norvegese; i Capi di SMD di Francia, Regno Unito, Australia; i Capi di SME di USA, Grecia, Olanda, Jugoslavia, Regno Unito, Brasile, Portogallo, Cina, Francia, Tuni-sia, Spagna; gli Addetti Militari stranieri in Ita-lia.

Dal crollo del muro di Berlino ai giorni nostriDal crollo del muro di Berlino ai giorni nostriDal crollo del muro di Berlino ai giorni nostriDal crollo del muro di Berlino ai giorni nostri Con il crollo del muro di Berlino (1989) coinci-sero il tramonto dell’ internazionalismo comu-nista, l’epilogo del Patto di Varsavia, la dissolu-zione dell’ Unione Sovietica.

Emersero o riemersero etnie e nazionalità ini-zialmente all’ interno del mondo comunista e successivamente in ogni continente, determi-nando una pluralità di situazioni conflittuali, talvolta alimentate da fanatismo di matrice re-ligiosa, da tensioni per il controllo delle risorse e da squilibri di vario ordine.

Anche nella vicina Jugoslavia, dopo la morte di Tito, era già venuto a mancare il collante cari-smatico, resistenziale e politico. Incombeva una crisi epocale.

Alla soluzione dei conflitti e’ preposto il Consi-glio di Sicurezza dell’ ONU, pur con i limiti che lo configurano e che esulano da questa tratta-zione.

Resta però da risolvere il problema del Coman-do e del coordinamento delle forze chiamate all’ intervento che può essere di volta in volta man-tenuto dall’ONU o commesso a organismi in possesso di strutture adeguate e collaudate, quali NATO, OSCE, UEO, o affidato a una sin-gola potenza.

Concorrono a delineare i contorni del nuovo scenario strategico la diffusione in tempo reale di informazioni su scala planetaria e la globa-lizzazione, intesa come tendenza di fenomeni culturali, economici e di costume ad assumere una dimensione mondiale.

Nell’ambito della difesa nazionale, motivi poli-tico – strategici non disgiunti da quelli di bi-lancio, hanno portato alla riforma dei vertici militari, alla ridefinizione delle missioni e alla riorganizzazione delle forze.

Le missioni delle Forze Armate sono state ride-finite in: - difesa dello Stato; - difesa dello spazio Euroatlantico; - contributo alla realizzazione della pace e

della sicurezza nazionale; - concorso a compiti speciali.

La riorganizzazione delle Forze prevede che la Folgore sia inserita nelle Forze Operative Ter-restri (FOTER), alle dipendenze del Cte delle FOTER. Nell’ambito delle Forze Terrestri la Folgore è categorizzata nelle Forze di Reazione Immediata ( prontezza da 0 a 10 giorni ). Sul piano ordinativo anche la Grande Unità regi-strò alcune importanti varianti nella prima me-tà degli anni 90, prima della adozione del vo-lontariato, in sostituzione della coscrizione, quale forma di reclutamento.

Nel 1991, al Cdo B. fu aggiunto l’Ufficio Affari Territoriali e Presidiari con sede alla Caserma “MOVM Franco Bagna”, a Livorno.

Nello stesso anno fu costituito a Pistoia il 183° Btg par. Nembo erede della Divisione omonima, protagonista della Guerra di Liberazione. Si ri-nunciò così definitivamente alla ricostituzione del mitico IV Btg. di Deir El Munassib. Tutta-via, una delle Cp. del Btg. ebbe il numero di 12^ che, insieme alla 10^ del 2° Btg. e alla 11^ del 5°, rievocavano la numerazione del IV.

Il Nembo ebbe in custodia la Bandiera del Rgt. Nembo inserito nel Gruppo di Combattimento Folgore, poi passata al 183° Rgt. Fanteria Nem-bo e al 183° Btg. mec. Nembo.

Negli anni dal 1992 al 1996 le unità al livello di Btg/Gr furono elevate al rango di Rgt. Furono così costituiti : - 1° Rgt. CC par. “Tuscania”;

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- 9° Rgt. d’ Ass. par. “Col Moschin”; - 183° Rgt. par.“Nembo”; - 186° Rgt. par. “Folgore”; - 187° Rgt. par. “Folgore”; - 185° Rgt Art. par. “Viterbo”, con doppio ar-

mamento (obice da 105/14 e mortaio pesan-te da 120 ad anima liscia, in attesa di riceve-re il nuovo mortaio da 120 ad anima rigata ), oltre a una Btr. Missili di autodifesa Stin-ger.

In seguito, nel 1999, il 185° Rgt. Art.par., in vista dell’intervento in Kosovo, fu chiamato a un ci-clo addestrativo sull’obice da 155/23 (semoven-te M109), comprensivo di una scuola di tiro al poligono di Capo Teulada, poi partì per quella missione ove impiegò il nuovo armamento.

Il Rep. Cdo e Trasmissioni assumeva alle di-pendenze la Cp. genio guastatori e adottava la denominazione di Rep. Cdo e Supporti Tattici (RCST).

Le Cp. mec. venivano disciolte e trasformate in Cp. par.

Ne risultava un assetto organico con una forza complessiva di circa 6.500 uomini.

La ferma obbligatoria aveva una durata di 10 mesi.

Alla metà degli anni 90 fu avviato il passaggio al reclutamento volontario con progressiva ri-duzione della coscrizione fino alla sua comple-ta sospensione, nell’ ambito della B. Folgore, al-la fine degli anni 90. Iniziava così anche l’ af-flusso di personale femminile.

L’ avvento del professionismo riduce, da un la-to, il bacino di prelevamento del personale de-stinato al Paracadutismo. Esistono però fattori positivi: il doppio volontariato (per la vita mili-tare, poi per la Specialità), con maggiore con-sapevolezza da parte degli interessati; la possi-bilità di condurre selezioni protratte e più pro-banti; la facoltà di adottare ritmi formativi più graduali.

Restano però inalterati il culto delle tradizioni, lo spirito di Corpo, la motivazione e la dedizio-ne senza pari.

Sono intervenute da allora rilevanti modifiche ordinative che hanno portato all’ attuale asset-to della Grande Unità:

- la SMIPAR trasformata in Centro di Adde-stramento di Paracadutismo(CEAPAR, poi CAPAR) nel 1999;

- il 3° Btg. par. “Poggio Rusco” veniva prima trasferito a Firenze, poi disciolto nel 1998;

- il 26° Gruppo Squadroni AVES e il Btg Lo-gistico par. si allontanavano dalla Folgore nel 2001;

- il 185° Rgt. Art. par.veniva riconfigurato in Reggimento Ricognizione e Acquisizione Obiettivi (RRAO), con passaggio alle Forze per Operazioni Speciali (FOS) nel 2001;

- la Cp. genio guastatori era disciolta nel 2002 per la parallela costituzione dell’8° Btg. g. gua par. “Folgore” e la successiva tra-sformazione di quest’ultimo in 8° Rgt. g. gua. par. ”Folgore” con sede a Legnago (VR), nel 2004;

- il distacco, doloroso per tutti, del 1° Rgt. CC par. dalla Folgore, il 15 marzo 2002, dopo l’ elevazione dell’Arma dei Carabinieri al ran-go di Forza Armata.

I Carabinieri Paracadutisti hanno poi chiesto e ottenuto, a sanzione di un irrinunciabile spirito di Corpo cementato in oltre 6 decenni di vicen-de indimenticabili, di continuare a riconoscersi nel grido di “Folgore!“, mentre permangono e-sperienze addestrative e operative comuni.

L’ 8° Rgt. g. gua. par. e’ erede e custode delle tradizioni dell’VIII Battaglione Guastatori della Divisione Folgore di El Alamein e del CLXXXIV Battaglione Guastatori della Divi-sione Nembo.

Si entra ora in una fase operativa completamen-te nuova, segnata da una cadenza di impegni internazionali e interni senza precedenti. Sul piano internazionale, prescindendo dal conte-sto strategico, dai complessi di forze parteci-panti, dai compiti specifici assegnati, tutte le missioni svolte dalla Folgore hanno perseguito come fine ultimo la cessazione delle ostilità, il dialogo tra le parti in conflitto, la sicurezza del-le istituzioni, il sostegno alla ripresa economi-ca, l’ aiuto umanitario alle popolazioni.

Riassumiamo nel tempo, gli interventi in: - Kurdistan 1991; - Somalia, 1992-1995;

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- Balcani, dal 1995, con le operazioni dappri-ma in Bosnia-Herzegovina, successivamen-te in Albania e poi in Kosovo;

- Timor Est, 1999-2000; - Afghanistan, dal 2003; - Iraq 2003-2006; - Sudan, 2005; - Libano, dal 2006.

Ancora in campo internazionale sono da regi-strare : - il recupero di connazionali in Somalia ed

Etiopia (1991), Ruanda (1994-95), Yemen (1995), Zaire (1997), Eritrea (1998) ;

- la sicurezza fornita alle nostre Ambasciate in periodi di crisi (Tirana, Algeri, Belgrado, Brazzaville);

- la protezione delle imprese italiane operanti all’ estero (Algeria, Egitto, Colombia ).

Nell’ambito nazionale, gli interventi più si-gnificativi concernono i concorsi alle Forze dell’Ordine o agli organi della protezione civile: - contro la malavita nelle operazioni “Forza

Paris” in Sardegna (1992), “Vespri Siciliani” (dal 1992 al 1997), “Riace” in Calabria (1995), “Partenope” in Campania ( dal 1994 al 1998) ;

- per il controllo delle coste in occasione dell’esodo massiccio dei profughi Albanesi (1991-1997);

- per la sorveglianza di obiettivi sensibili (operazione “Domino”) in varie località, a partire dal 2001, e, in particolare in occa-sione di eventi di assoluto rilievo quali la riunione del G 8 (Genova 2001) e le Olim-piadi invernali di Torino (2006);

- in occasione di pubbliche calamità, quali le alluvioni e gli incendi in Toscana e nell’arcipelago toscano.

Nel campo dell’ addestramento non emergono sostanziali innovazioni fino alla conclusione della coscrizione che coincide, all’incirca, con lo scioglimento del 3° Btg. Par. “Poggio Rusco”.

Dopo tale periodo iniziano e sono ancora in corso, in attesa di approvazione da parte delle Superiori Autorità, studi, progetti e proposte alla ricerca di soluzioni ottimali, mentre e’ in evoluzione il sistema stesso di reclutamento dei volontari.

L’ iter formativo ha inizio presso i Reparti Ad-destramento Volontari (RAV) per una durata di 12 settimane. Dopo l’ afflusso (a domanda e con pre-selezione) alla Brigata Par, il personale di nuova assegnazione (inclusi Ufficiali e Sot-tufficiali) partecipa a un seminario sulle tecni-che individuali del combattimento per 12 ulte-riori settimane. I risultati conseguiti nel semi-nario, in aggiunta agli accertamenti sanitari, sono decisivi per l’ammissione al corso di abili-tazione al lancio, anch’esso selettivo, della du-rata di 4 settimane.

Dopo l’abilitazione al lancio il personale viene avviato ai reparti per il completamento della operatività e, dopo altre 4 settimane, acquisisce il titolo di combattente completo e addestrato.

L’ addestramento delle unità si sviluppa in: - mantenimento della operatività con cicli

quadrimestrali a tema (operazioni offensi-ve, operazioni difensive, operazioni militari non conflittuali);

- seminari per Comandanti minori (Squadra, Plotone, Compagnia), organizzati dal Cdo B. e volti ad elevare la professionalità dei Quadri.

Un particolare rilievo è conferito all’ addestra-mento fisico e al tiro.

Il Presidente Scalfaro a Sarajevo

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La valutazione periodica del grado di adde-stramento dei singoli e delle unità è parte inte-grante e qualificante del programma.

Le missioni all’estero, mentre condizionano lo sviluppo del programma di mantenimento della operatività, richiedono particolari approfondi-menti socio culturali, sì da porre i Paracadutisti nelle migliori condizioni di impiegare ogni mezzo, prima e oltre l’uso della forza, per risul-tare credibili e conseguire gli obiettivi ottimali per tutti.

In tale contesto, sono stati condotti e sono in atto studi, incontri, conferenze, seminari, brie-fing e debriefing sia nella predisposizione delle missioni, sia per trarre gli opportuni ammae-stramenti durante e dopo il loro svolgimento.

La Folgore ha ormai acquisito una preziosa e disponibile esperienza. Infatti, a partire dal 1995, la prestigiosa Università di Sant’Anna in Pisa ha richiesto la collaborazione della Brigata per la condotta di corsi volti alla formazione di personale civile Italiano e internazionale desti-nato a operare “sul campo” nei settori più di-versi, dal giornalismo all’assistenza nelle forme più varie, dalla supervisione amministrativa o elettorale alla protezione del patrimonio cultu-rale, ecc.

Nel campo delle esercitazioni sono proseguite quelle della serie “Istrice” (combattimento ne-gli abitati), “Mangusta” (Intd e C/intd) e quelle con la FIR fino alla sua scomparsa.

In aderenza alle mutate esigenze addestrative e operative, si sono aggiunte a quelle di Gr. Tat. par. , numerose esercitazioni in bianco e a fuo-co di livello minore (Squadra, Plotone, Compa-gnia). Sono state inoltre adottate nuove serie di esercitazioni, quali la “Orso” e la “Leone”, aven-ti per temi la costituzione di check point o ser-vizi di scorta e la liberazione di personale in si-tuazioni critiche.

Il 185° ha proseguito fino al 2000 le sue parte-cipazioni vincenti alle prove valutative annuali per Gruppi di Artiglieria.

Sono state effettuate scuole di tiro con msl.controcarri Milan e contraerei Stinger.

Sono stati svolti scambi addestrativi o esercita-zioni congiunte in/con Belgio, Germania, Fran-

cia, Spagna, Olanda, Regno Unito, Giordania, Egitto, Tunisia, Slovenia, Bosnia, Tanzania, Portogallo.

Dal 2003 viene disputato il trofeo annuale Fanti dell’Aria tra i Reparti della Brigata al quale par-tecipa anche il 1°^ Rgt. CC par.. Si tratta di una competizione complessa che comprende avio-lancio, tiro, marcia zavorrata, ecc. Il 185° RRAO è risultato sempre vincitore, seguito dal 9° Rgt d’Ass. par..

Sono pervenuti alla Folgore ambiti riconosci-menti da Istituzioni civili; tra tanti : - nel 1993, la “Livornina d’oro “ da parte

dell’Amministrazione Comunale di Livorno “ per l’ impegno dimostrato in difesa della libertà e della pace “;

- nel 2004, il “Gonfalone d’argento” da parte del Consiglio Regionale della Toscana (massima ricompensa del Consiglio) “per le numerose operazioni di alto valore umani-tario che i nostri soldati hanno portato a termine, a rischio della propria vita“;

- nel 2005, il massimo riconoscimento del Clero Ortodosso per la salvaguardia di Mo-nasteri e Chiese assicurata dalla Folgore in Kosovo.

Le visite delle autorità più elevate, italiane e straniere, civili e militari, sono state, anche in questo periodo, molto frequenti e ripetute.

Il Presidente Ciampi effettuò la sua prima visita alla Folgore, subito dopo l’assunzione del man-dato, nel 1999.

Egli poi presenziò, nell’ottobre 2002, alla Cele-brazione del 60° anniversario della Battaglia di El Alamein al Sacrario di q. 33 in Terra d’Africa.

Il Presidente della Repubblica Ciampi in visita alla Folgore

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- 28 -

In quella circostanza venne effettuato anche un lancio di Paracadutisti della Folgore al coman-do del Gen Bertolini, sullo spazio antistante il Sacrario. Nel corso della cerimonia il STen. Par Di Gennaro, Ufficiale veterano combattente della Folgore e decorato di MAVM, consegnava il Tricolore al Presidente tra la evidente com-mozione di tutti. In una intervista a un quoti-diano veronese, nel novembre successivo, il Presidente Ciampi indicava proprio nella “con-segna del Tricolore” a El Alamein il momento più coinvolgente del suo mandato.

Tra le Autorità straniere ricordiamo : - il Ministro della Difesa russo ; - i Capi di SMD Tedesco, Francese, Algerino,

Giordano, Belga, Statunitense, Cinese; - i Capi di SME Belga, Australiano, Rumeno; - l’Ispettore dell’Esercito Ceco; il Cte delle

Forze di Difesa Ungherese.

Le cerimonie per il Giuramento si conclusero con l’ abbandono della coscrizione. Successi-vamente, vengono svolte nei RAV.

E’ da ricordare quella allo stadio di Pistoia nel 1993, che segnò la ricostituzione in quella città del 183° Rgt. par. “Nembo”. Le ultime furono ce-lebrate in Piazza del Campo a Siena e allo sta-dio di Scandicci (FI).

Il 1° giugno 1996, all’ ippodromo Caprilli di Ar-denza (LI), il neo costituito 1° Reggimento Ca-rabinieri Paracadutisti “Tuscania” celebrava so-lennemente la festa dell’Arma, alla presenza delle Autorità più elevate, effettuando il primo lancio della Bandiera di Guerra.

Restano le cerimonie per la celebrazione an-nuale della festa della Specialità. E’ stato deciso

di riportare l’evento all’ interno delle Caserme. Ma vi sono difficoltà crescenti connesse sia con la ristrettezza degli spazi, sia con l’ afflusso di un pubblico sempre più numeroso.

Meritano menzione alcune cerimonie di minore consistenza ma di alto significato, in occasione della inaugurazione: - del Monumento a Piani di Zilastro (RC) nel

1990, dedicato ai Par. del VIII Btg./185° Rgt. Caduti in combattimento il 7/8 set.’ 43 ;

- della lapide dedicata ai Caduti in Somalia, realizzata all’interno della Caserma “Ru-spoli” nel 1994;

- del monumento ai Caduti della Meloria rea-lizzato in zona Banditella (LI) nel 2003.

Nel 2002, con l’ iniziativa e l’apporto decisivo del Col Fioravanti, Comandante del CAPAR, è stato inaugurato il Museo delle Aviotruppe nel-la sua sede definitiva e appropriata alla Caser-ma “Gamerra”, in Pisa.

Il Museo, collocato inizialmente alla Caserma “Vannucci” fin dagli anni 60, era stato poi tra-sferito alla Caserma “Bagna” negli anni 90.

Nel 2006, con una cerimonia alla “Vannucci” e con l’ intervento del Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga, venivano con-segnate al 9° Rgt. d’Assalto par. “Col Moschin” le nuove mostrine che vedono sovrapposte le fiamme nere degli Arditi al Gladio Alato dei Pa-racadutisti, su fondo azzurro.

Non possono passare sotto silenzio taluni epi-sodi negativi, anche se già condannati dalle I-stituzioni e dalla pubblica opinione: - la campagna anti-Folgore condotta da talu-

ni organi di informazione per presunte vio-

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lenze da parte di Paracadutisti in Somalia (la Commissione Parlamentare di inchiesta scagionò totalmente la Folgore, mentre fu riconosciuto colpevole un elemento isola-to);

- gli striscioni “ 10, 100, 1000 Nassirya “, ap-parsi più volte in alcuni settori dello stadio di Livorno dopo i noti, luttuosi eventi in I-raq;

- l’attentato con ordigno rudimentale, il 25 settembre 2006, davanti alla Caserma Van-nucci, del quale non si conosce ancora l’ au-tore.

Non mancano, per contro, notizie esaltanti. Il Serg. Magg. par. Paolo Nespoli già Incursore del 9° Btg. d’Ass.par. e partecipante alla prima missione in Libano (1982-84), dopo studi di in-gegneria spaziale negli Stati Uniti, proprio il 23 ottobre 2007, ricorrenza della battaglia di EL ALAMEIN, va in orbita sulla stazione interna-zionale, in quella che è stata definita la missio-ne più complessa affidata alla spedizione sullo Shuttle.

Le missioni “fuori area” restano un impegno primario. Si tratta di missioni di libertà (altrui e nostra), il bene supremo dal quale conseguo-no la pace e le condizioni per la convivenza tra i popoli.

La Folgore è stata sempre presente, anche se talvolta con aliquote ridotte a nuclei speciali o specializzati di incursori, acquisitori, pionieri, in rinforzo ad altre unità.

I Paracadutisti vi sono impegnati non solo co-me professionisti del combattimento ma anche quali protagonisti del dialogo, attori e coordi-natori di interventi umanitari, responsabili dell’ attuazione di misure di polizia militare, capaci di esprimersi in varie lingue, idonei a fornire as-sistenza militare e a cooperare con Forze /Enti di altri Paesi, araldi consapevoli di una cultura e di una civiltà irripetibili: un complesso di qualità che ha meritato e merita rispetto e rico-noscimento in ambito internazionale e interno.

Il Serg.Magg. Paolo NESPOLI

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Libano 1982-84:

periodico avvicendamento di Paracadutisti di leva

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PersonalePersonalePersonalePersonale eeee OrdinamentoOrdinamentoOrdinamentoOrdinamento GeneralitàGeneralitàGeneralitàGeneralità

La trattazione congiunta delle tematiche relati-ve al personale e all’ordinamento consente di associare i nominativi del personale-chiave (fi-no al livello minimo di Comandante di Cp. au-

tonoma) ai reparti di appartenenza, in aderen-za alla evoluzione della struttura organica della Grande Unità nel tempo.

PersonalePersonalePersonalePersonale In merito al personale deve essere ribadito l’ as-sunto che l’autentica forza delle unità paraca-dutisti è nel fattore uomo, inteso come risul-tante di tre componenti imprescindibili: quali-tà psicofisiche, motivazione e spirito di Corpo, professionalità. A queste si deve aggiungere, per conseguire le prestazioni più elevate, la di-sponibilità di mezzi e dotazioni di avanguardia.

Le qualità psicofisiche: - costituiscono presupposto per la scelta ini-

ziale e per l’ adesione volontaria al paraca-dutismo;

- sono poi verificate con appositi accertamen-ti sanitari e prove specifiche tra le quali, in primis, quelle che vertono sulla determina-zione;

- trovano esaltazione nell’ addestramento prelancistico / lancistico, sempre selettivo, e al combattimento.

La motivazione e lo spirito di Corpo derivano sia dall’ affrontare in comune rischi e sacrifici del livello più elevato sia dal culto dei valori e delle tradizioni del nostro paracadutismo mili-tare.

La professionalità è il risultato di un profondo e costante addestramento, individuale e di repar-to, cadenzato da valutazioni periodiche di varia natura e livello.

Le doti del Paracadutista sono riassunte in un tradizionale “decalogo” che risale agli albori del paracadutismo militare italiano:

1. Anima di poeta; 2. Purezza di cuore; 3. Fede integerrima;

4. Integrità morale; 5. Sprezzo del pericolo; 6. Amore per la lotta; 7. Iniziativa spiccata; 8. Ardimento; 9. Spirito di sacrificio; 10. Membra sane e salute di ferro.

La evoluzione della struttura ordinativa della Brigata Folgore trova espressione in quattro momenti cardinali: - origine della Grande Unità nel 1963; - ristrutturazione dell’ Esercito e della Folgo-

re nel 1975; - costituzione dei Reggimenti negli anni dal

1992 al 1996 e periodo di massima espan-sione;

- configurazione attuale, raggiunta nel tem-po, ad iniziare dallo scioglimento del 3°Btg. par. (conseguente al passaggio dalla coscri-zione al volontariato) fino alla perdita del 26° Gruppo Squadroni Aviazione dell’ Eser-cito, del Btg Logistico e del 1° Rgt. Carabi-nieri, bilanciata dalla acquisizione dell’ 8° Btg, poi 8° Rgt. guastatori.

Il completamento iniziale dei Quadri della neo-costituita B. par. avvenne per trasferimento vo-lontario di Ufficiali e Sottufficiali abilitati al lancio da ogni Arma e Specialità dell’ Esercito, di grado e specializzazione rispondenti alle esi-genze.

L’ alimentazione successiva: - per gli Ufficiali è avvenuta:

• in minima parte per trasferimento, spe-cie nei gradi più elevati;

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• per i Subalterni, facendo ampio ricorso ai Sottotenenti di Complemento pro-venienti dai vari corsi formativi, con possibilità di rafferma e di passaggio in servizio permanente mediante concor-so per i più meritevoli; mentre l’ immis-sione di Ufficiali in servizio permanen-te provenienti dall’Accademia era nu-mericamente esigua (i due sistemi ri-masero in vita, in simbiosi fino al 2001, quando il ricorso agli Ufficiali di Com-plemento venne a cessare sia per la dra-stica riduzione delle Grandi Unità, sia per esigenze finanziarie);

- per i Sottufficiali, agli elementi provenienti dagli Istituti di formazione si accompagna-rono, fino al passaggio al servizio volontario (2000):

• i Sergenti di Complemento assegnati dalle Scuole predesignate;

• i Caporal Maggiori di leva che, all’atto del congedo, erano ritenuti meritevoli di promozione al grado di Sergente;

- per i Paracadutisti si sono seguite le modali-tà esecutive e i limiti temporali stabiliti per i contingenti a coscrizione obbligatoria dal 1963 al 2000 (tenuto conto della fine della guerra fredda, delle ridotte esigenze quanti-tative, dei vincoli di bilancio, dell’ avvio del volontariato) con progressiva riduzione della ferma da 18 a 15, 12 e 10 mesi e fre-quenza della chiamata da semestrale a qua-drimestrale e, infine, mensile.

Dal 1995 al 2000 vi fu un periodo di transizione e sovrapposizione tra coscrizione e volontaria-to per fronteggiare carenze di reclutamento con il nuovo sistema.

Dal 2000 la ferma e’ stata sospesa e il profes-sionista volontario costituisce oggi l’ insosti-tuibile riferimento delle nostre unità. I Paraca-dutisti di leva sono stati la spina dorsale della Folgore dalla costituzione e per tutti gli anni ’90.

Livorno , 1985: il Gen. Brandi, MOVM di El Alamein, padrino della cerimonia

I periodici Giuramenti Solenni ne sono stati l’espressione più significativa

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OrdinamentoOrdinamentoOrdinamentoOrdinamento

ORGANIGRAMMA ALLA COSTITUZIONE (1963)

NOTE - Non è previsto il VCte B.. Sono attribuite funzioni vicarie al Cte del 1° Rgt. mentre il Cdo del 1° Rgt.

assume anche l’ incarico di Cdo di sostituzione (SOST) del Cdo B.. - Manca una unità di Servizi del 2°anello, mentre gli organi e le funzioni logistiche sono attribuite al-

la Cp. Cdo del Rgt. e alle Cp./Btr. Cdo e S. dei Btg. / Gr.. - E’ modesta la consistenza del fuoco manovrato (due Btr. di 4 obici da 105/14), mentre le altre Briga-

te dispongono ormai di tre Btr. da 6 obici. - La Cp. Mant. è costituita nel 1965. - Nel 1966 nasce la SEUG, trasformata in RAL nel 1967. - Il CAPAR resta alle dipendenze del Cdo B. fino al dic. 1963, quando si trasforma in SMIPAR e di-

pende da ISPEFANTERIA.

FORZA COMPLESSIVA: circa 3.000 (U, SU, Tr.)

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PERSONALE NEGLI INCARICHI CHIAVE:

Cte B.par. “Folgore”

1963 Gen. Aldo Magri

1963/66 Col. Renato Mascaretti

1966/69 Gen. Alberto Li Gobbii

1969/73 Gen. Ferruccio Brandi

1973/75 Gen.Vitaliano Gambarotta

1975/… Gen. Tito Salmi

Ca.SM B.par. “Folgore”

1963 Ten. Col. Adolfo Giunta

1963/66 Ten. Col. Ferruccio Brandi

1966/69 Ten. Col. Vitaliano Gambarotta

1969/71 Ten. Col. Furio Talluri

1971/73 Ten. Col. Amedeo Balestri

1973/… Ten. Col. Antonio Tamborrino

Cte 1° Rgt. par.

1963 Ten. Col. Francesco Conte

1963/64 Col. Rolando Giampaolo

1964/67 Col. Giacomo Sesia

1967/68 Col. Ferruccio Brandi

1968/69 Col. Ilio Finocchi

1969/71 Col. Vitaliano Gambarotta

1971/72 Col. Tito Salmi

1972/73 Col. Italo Cavallino

1973/74 Col. Franco de Vita

1974/… Col. Furio Talluri

Cte CAPAR/SMIPAR

1963 Col. Renato Mascaretti

1963/66 Col. Giuseppe Palumbo

1966/67 Col. Ferruccio Brandi

1967/69 Col. Giacomo Sesia

1969/71 Col. Ilio Finocchi

1971/73 Col. Vitaliano Gambarotta

1973/75 Col. Tito Salmi

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Comandanti a livello Btg./Gr.

Cte 1° Btg .CC par.

1963/71 Ten. Col. Salvatore Troia

1971/74 Ten. Col. Vincenzo Oresta

1974/… Ten. Col. Romano Marchisio

Cte 5° Btg. par.

1963 Cap. Aldo Mangione

1963/64 Ten. Col. Tito Salmi

1964/65 Ten. Col. Emilio Manfrone

1965/66 Ten. Col. Spiridione Lulli

1966/68 Ten. Col. Giorgio Galassi

1968/69 Ten. Col. Franco de Vita

1969/70 Ten. Col. Italo Papalia

1970/71 Ten. Col. Lucio Innecco

1971/72 Ten. Col. Paolo Cristofari

1972/73 Ten. Col. Carlo Lorenzetti

1973/75 Ten. Col. Mario Chiabrera

Cte 2° Btg. par.

1963/64 Ten. Col. Ilio Finocchi

1964/95 Ten. Col. Vitaliano Gambarotta

1965/66 Ten. Col. Mario Belli

1966/67 Ten. Col. Furio Talluri

1967/68 Ten. Col. Enzo Cirillo

1968/69 Ten. Col. Ennio Pignatelli

1969/70 Ten. Col. Antonio Tamborrino

1970/71 Ten. Col. Umberto Granati

1971/72 Ten. Col. Aldo Sagnelli

1972/73 Ten. Col. Giorgio Malorgio

1973/. Ten. Col. Antonio Milani

Cte Btg. Sab.

1963 Magg. Ambrogio Camurani

1963/64 Magg. Edoardo Acconci

1964/65 Magg. Domenico Solinas

1965/67 Magg. Antonio Vietri

1967/69 Ten. Col. Italo Cavallino

1969/71 Ten. Col. Ermanno Bassi

1971/72 Ten. Col. Franco Angioni

1972/74 Ten. Col. Valdimiro Rossi

1974/.. Ten. Col. Aldo Pollice

Cte Gr. Art. par

1963 Cap. Giovanni Giostra

1963/64 Magg. Alberto Cambi

1964/65 Magg. Gaetano Pellegrino

1965/68 Ten. Col. Franco Stocchi

1968/70 Ten. Col. Serafino Favia

1970/72 Ten. Col. Peppino Uneddu

1972/74 Ten. Col. Dario Orrù

1974/.. Ten. Col. Franco Dario

Cte SEUG/RAL

1966/68 Ten. Col. Aldo Mangione

1968 Ten. Col. Franco Stocchi

1968/70 Ten. Col. Aldo Martinengo

1970/75 Ten. Col. Aldo Mangione

1975/.. Ten. Col. Ugo De Matteis

Cte Quartier Generale

1963/64 Cap. Salvatore Grosso

1965 Cap. Salvatore Chelini

1965/66 Cap. Riccardo Menelao

1966/68 Cap. Andrea Giromella

1968/70 Magg. Francesco Miglioranza

1970/71 Cap. Franco Ripellino

1971/73 Magg. Francesco Persi Paoli

1973/75 Magg. Teseo Prosperini

1975/.. Ten. Col. Matteo Radatti

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ORGANIGRAMMA ALLA RISTRUTTURAZIONE (1975)

NOTE - Dal 1979 viene inserita una Cp. mec. nei Btg. 1°CC, 2° e 5°. - Nel 1981 sono disciolte le Cp. esp. e c/c. - Dal 1983 la SMIPAR passa alle dipendenze del Cte B. - Con l’inserimento del Battaglione Logistico, con l’ elevazione del 185° Gr. Art. par. su tre Btr. di 6

pezzi e con le nuove dotazioni la Brigata assume una maggiore consistenza e una fisionomia biva-lente: Paracadutisti e Motorizzata.

- Dal 1991 viene costituito il 183° Btg. par. “Nembo”. - Emergono problemi di reclutamento. Il personale non paracadutista raggiunge il 50% della forza.

FORZA COMPLESSIVA: circa 5300 ( U, SU e Tr.)

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PERSONALE NEGLI INCARICHI CHIAVE

Cte B.par. “Folgore”

1975/77 Gen. Tito Salmi

1977/78 Gen. Gaetano Pellegrino

1978/80 Gen. Franco de Vita

1980/81 Gen. Ambrogio Viviani

1981/84 Gen. Lucio Innecco

1984/86 Gen. Antonio Milani

1986/88 Gen. Aldo Sagnelli

1988/91 Gen. Franco Monticone

1991/.. Gen. Bruno Loi

VCte B.par. “Folgore” 1976/77 Col. Giorgio Malorgio

1977/78 Col. Franco Angioni

1978/79 Col. Fortunato Vietri

1979/80 Col. Antonio Milani

1980/81 Col. Mario Buscemi

1981/83 Col. Giovanni Giostra

1983/85 Col. Franco Monticone

1985/86 Col. Francesco Merlino

1986/87 Col. Silvio Luccetti

1987/89 Col. Matteo Facciorusso

1989/90 Col. Francesco Nicolò

1990 Col. Luigi Cantone

1990/91 Col. Bruno Viva

1991/.. Col. Antonio Guida

Ca SM B.par. “Folgore” 1973/76 Ten. Col. Antonio Tamborrino

1976/78 Ten. Col. Aldo Sagnelli

1978/79 Ten. Col. Antonio Milani

1979/80 Ten. Col. Mario Buscemi

1980/83 Ten. Col. Franco Monticone

1983/86 Ten. Col. Silvio Luccetti

1986 Ten. Col. Luciano Piacentini

1986/87 Ten. Col. Temistocle Millefiorini

1987/92 Ten. Col. Luigi Cantone

1992/.. Ten. Col. Augusto Staccioli

Cte SMIPAR 1975/77 Col. Antonio Vietri

1977/78 Col. Antonio Tamborrino

1978/79 Col. Aldo Sagnelli

1979/81 Col. Mario Chiabrera

1981/83 Col. Valdimiro Rossi

1983/85 Col. Gennaro Tufano

1985/86 Col. Aldo Pollice

1986/88 Col. Costanzo Peter

1988/90 Col. Carmine De Felice

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Comandanti a livello Btg./Gr. e Cp. Autonome

Cte 1° Btg. CC par.“Tuscania”

1974/78 Ten. Col. Romano Marchisio

1978/81 Ten. Col. Giuseppino Quartararo

1981 Ten. Col. Raffaele Petracchi

1981/84 Ten. Col. Armando Talarico

1984/86 Ten. Col. Pietro Pistolese

1986/89 Ten. Col. Angelo Carano

1989/91 Ten. Col. Alberto Raucci

1991/93 Ten. Col. Angelo Carano

1993/96 Ten. Col. Leonardo Leso

Cte 2° Btg.par. “Tarquinia”

1975 Ten. Col. Antonio Milani

1975/77 Ten. Col. Gennaro Tufano

1977/79 Ten. Col. Dante Piccirillo

1979/81 Ten. Col. Bruno La Torre

1981/82 Ten. Col. Giorgio Gualandi

1982/83 Ten. Col. Vittorio Ghiotto

1983/84 Ten. Col. Temistocle Millefiorini

1984/85 Ten. Col. Bruno Viva

1985/86 Ten. Col. Mario Balla

1986/87 Ten. Col. Antonio Guida

1987/88 Ten. Col. Enrico Celentano

1988/89 Ten. Col. Roberto Martinelli

1989/92 Ten. Col. Leonardo Rosa

Cte 9° Btg d’Ass.par. “Col Moschin”

1974/76 Ten. Col. Aldo Pollice

1976/78 Ten. Col. Aniello Colonna

1978/80 Ten. Col. Franco Monticone

1980/82 Ten. Col. Costanzo Peter

1982 Ten. Col. Enrico Persi Paoli

1982/84 Ten. Col. Luigi Papisca

1984/86 Ten. Col. Luciano Piacentini

1986/88 Ten. Col. Enrico Persi Paoli

1988/91 Ten. Col. Enrico Ansano Nardi

1991/93 Ten. Col. Marco Bertolini

1993/95 Ten. Col. Emanulele Sblendorio

Cte 5° Btg. par. “El Alamein”

1975/78 Ten. Col. Giuseppe Erriquez

1978/80 Ten. Col. Augusto Marinelli

1980/82 Ten. Col. Francesco Merlino

1982/84 Ten. Col. Bruno Loi

1984/86 Ten. Col. Gioacchino Grassi

1986/88 Ten. Col. Paolo Menchi

1988/90 Ten. Col. Pierluigi Torelli

1990/92 Ten. Col. Augusto Staccioli

Cte 183° Btg. par.”Nembo”

1991/93 Ten. Col. Vincenzo Bassanelli

Cte 185° Gr. Art. par. “Viterbo”

1974/76 Ten. Col. Franco Dario

1976/77 Ten. Col. Giovanni Giostra

1977/79 Ten. Col. Alberto Carchio

1979/80 Ten. Col. Cesare Speranza

1980/81 Ten. Col. Giangiuseppe Santillo

1981/82 Ten. Col. Antonio Quintana

1982/83 Ten. Col. Silvio Luccetti

1983/84 Ten. Col. Matteo Facciorusso

1984/86 Ten. Col. Antonino Giampietro

1986/87 Ten. Col. Luigi Cantone

1987/89 Ten. Col. Fulvio Bergagnini

1989/91 Ten. Col. Salvatore Iacono

1991/92 Ten. Col. Nicola Scalera

Page 42: La nostra storia 1963   2008

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Cte Btg. Log. par. “Folgore”

1975/77 Ten. Col. Ivo Scarpa

1977/80 Ten. Col. Giuseppe Cuscito

1980/83 Ten. Col. Ilio Pagliari

1983/87 Ten. Col. Ivano Bonamici

1987/90 Ten. Col. Mario Righele

1990/92 Ten. Col. Vincenzo Trinetti

1992/.. Ten. Col.Pasquale Terreri

Cte 26° Gr. Sqd. ALE/AVES “Giove”

1975/77 Ten. Col. Ugo De Matteis

1977/78 Ten. Col.Francesco D’ Amelio

1978/82 Ten. Col. Ugo De Matteis

1982/91 Ten. Col. Alberto Di Fenza

1991/93 Ten. Col. Pierangelo Corradi

1993 Ten. Col. Renato Bovani

1993/. . Ten. Col. Primo Piferi

Cte Cp. esp.

1975/80 Cap. Enrico Celentano

1980/81 Cap. Sandro Camiciola

Cte Cp. c/c

1975/1976 Cap. Giovanni Fantini

1976/81 Cap. Marco Perani

Cte Cp. Genio

1975/79 Cap. Gianni Quaresimin

1980 Cap. Francesco Di Palma

1980 Ten. Giangaetano Carancini

1980/82 Cap. Fabio Percaccini

1982/89 Cap. Felice Rossi

1989/92 Cap. Giovanni Croce

1992/.. Cap. Michele Corrado

Cte RCT “Folgore”

1975 Magg. Teseo Prosperini

1975/77 Ten. Col. Matteo Radatti

1977/78 Ten. Col. Tommaso Sapienza

1978 Ten. Col. Vito Mancino

1978 Cap. Tarcisio De Dominicis

1978/80 Ten. Col. Ottavio Mattiassi

1980/81 Ten. Col. Sergio Deidda

1981/82 Ten. Col. Alberto Di Fenza

1982/83 Ten. Col. Egisto Caselli

1983/84 Ten. Col. Giorgio Battisti

1984/86 Ten. Col. Antonio Palomba

1986/89 Ten. Col. Vincenzo Iannucci

1989/91 Ten. Col. Pierangelo Corradi

1991/92 Ten. Col. Giuseppe Ladisi

1992/93 Ten. Col. Giuseppe Nazzaro

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ORGANIGRAMMA ALLA COSTITUZIONE DEI REGGIMENTI (1992-1996)

NOTE

- I Reggimenti furono costituiti nel: •••• 1992: il 186°, il 187°ed il 185°Art; •••• 1993: il 183° Nembo; •••• 1995: il 9° d’Ass.par.; •••• 1996: il 1° CC par..

- La B. par. Folgore vede la sua massima espansione. - Dal 1995 al 2000 si registra il passaggio dalla coscrizione al volontariato. - Il 3°Btg. “Poggio Rusco” è disciolto nel 1998. - La Scuola Militare di Paracadutismo si trasforma in Centro Addestramento di Paracadutismo nel

1999. - Nel 2001:

•••• il 185° Rgt. Art. par. è riconfigurato in Rgt. Ricognizione e Acquisizione Obiettivi; •••• il 26° Gr. Sqd.AVES e il Btg. Log. si allontanano dalla Brigata.

- Nel 2002: •••• il 1° Rgt. CC par. cessa la sua dipendenza dalla Folgore; •••• la Cp. g.gua. entra a far parte dell’8° Btg. g.gua.par. che nel 2004 è elvato al rango di Reggimento,

con sede a Legnago (VR).

FORZA COMPLESSIVA alla metà degli anni 90: 6.500 (U, SU e Tr.).

X

183°

186°

187°

CEAPAR

RCST

F

185°

Ca. SM

Cte

c

.

V.Cte

LOG 26°

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- 41 -

PERSONALE NEGLI INCARICHI CHIAVE

Cte B.par. “Folgore”

1991/94 Gen. Bruno Loi

1994/96 Gen. Bruno Viva

1996/97 Gen. Luigi Cantone

1997/99 Gen. Enrico Celentano

1999/02 Gen. Pierluigi Torelli

2002/04 Gen. Marco Bertolini

2004/.. Gen. Pietro Costantino

VCte B.par. “Folgore”

1992 Col. Antonio Guida

1992/93 Col. Luigi Cantone

1993/97 Col. Paolo Menchi

1997 Col. Vincenzo Iannucci

1997/99 Col. Pierluigi Torelli

1999 Col. Giovanni Fantini

1999/01 Col. Mario Righele

2001/02 Col. Marco Bertolini

2002/.. Col. Salvatore Iacono

Ca. SM B.par. “Folgore”

1992 Ten. Col. Luigi Cantone

1992/94 Ten. Col. Augusto Staccioli

1994/97 Ten. Col. Marco Bertolini

1997/00 Ten. Col. Maurizio Fioravanti

2000/02 Col. Federico D’Apuzzo

2002/04 Ten. Col. Aldo Mezzalana

Cte 9° Rgt. d’Ass. par. “Col Moschin

1995/97 Col. Enrico Ansano Nardi

1997/98 Col. Marco Bertolini

1998/02 Col. Emanuele Sblendorio

2002/.. Col. Michele Brandonisio

Cte SMIPAR/CAPAR

1990/92 Col. Giorgio Caccavella

1992/93 Col. Paolo Menchi

1993/95 Col. Leonardo Rosa

1995/97 Col. Pierluigi Torelli

1997/98 Col. Enrico Ansano Nardi

1998/99 Gen. Calogero Cirneco

1999/01 Col. Marco Bertolini

2001/03 Col. Maurizio Fioravanti

Cte 1° Rgt. CC par. “Tuscania”

1996/97 Col. Leonardo Leso

1997/00 Col. Michele Franzè

2000/01 Col. Alberto Raucci

2001/02 Col. Carlo Chierego

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Cte 186° Rgt.par. “Folgore”

1992/94 Col. Enrico Celentano

1994/97 Col. Augusto Staccioli

1997/00 Col. Emanuele Spagnolo

2000/01 Col. Maurizio Fioravanti

2001/02 Col. Francesco De Luca

2002/.. Col. Rosario Castellano

Cte 187° Rgt.par. “Folgore”

1992/94 Col. Roberto Martinelli

1994/97 Col. Luigi Chiavarelli

1997/00 Col. Alessandro Puzzilli

2000/01 Col. Pietro Costantino

2001/2002 Ten. Col. Maurizio Mazza

2002/04 Col. Federico D’ Apuzzo

Cte 183° Rgt.par. “Nembo

1993/94 Col. Pierluigi Torelli

1994/96 Col. Leonardo Prizzi

1996/98 Col. Giovanni Fantini

1998/00 Col. Antonio Satta

2000 Ten. Col. Pacifico Polimante

2000/02 Col. Bruno Rocco

2002/04 Col. Raffaele Iubini

2004/.. Col. Marco Bedina

Cte 26° Gr.Sqd. AVES “Folgore”

1993/95 Ten. Col. Primo Piferi

1995/97 Ten. Col. Francesco Arena

Cte 185° Rgt.Art.par. “Folgore”

1992/95 Col. Antonino Giampietro

1995/96 Col. Pierangelo Corradi

1996/97 Col. Aldo Piccotti

1997/00 Col. Salvatore Iacono

2000/04 Col. Renato Perrotti

Cte RCST “Folgore”

1993/95 Ten. Col. Sandro Leoni

1995/96 Ten. Col. Claudio Mandelli

1996/98 Ten. Col. Costantino Iuliani

1998/99 Ten. Col. Pierangelo Viglietti

1999/01 Ten. Col. Raffaele Iubini

2001/02 Ten. Col. Luigi Lupini

2002 Ten. Col. Giuseppe Lazzari

2002/03 Ten. Col. Luigi Lupini

2003/.. Ten. Col. Marco Conti

Cte Btg. Log.“Folgore”

1992/95 Ten. Col. Pasquale Terreri

1995/97 Ten. Col. Ferdinando Guarnieri

1997/99 Ten. Col. Antonio Granuzza

1999 Ten. Col. Silvio Ratti

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ORGANIGRAMMA ATTUALE (dal 2005)

NOTE - E’ molto elevata la componente speciale e specialistica:

• il 9° è l’ unica Forza Speciale della Forza Armata; • il 185° appartiene alle FOS ed è in grado di gestire il fuoco aereo, terrestre, navale; • l’ 8° Rgt.g.gua., erede delle tradizioni dei Btg VIII Folgore e CLXXXIV Nembo, assolve compiti

specialistici propri dei Guastatori Paracadutisti; • il Btg. Avio del CAPAR provvede, tramite la Cp. Avio, alle attività di aviorifornimento a favore

di tutte le Forze Armate e di Enti civili. - Si è ritenuto di rinunciare a sorgenti di fuoco manovrato ed a organi logistici del 2° anello. - Il Cte di B. dispone di un organo di ricerca e sperimentazione alle dirette dipendenze: l’Ufficio E-

sperienze e Studi. - Tre Rgt. di Arma Base, eredi delle tradizioni dei Rgt. delle Divisioni Folgore e Nembo, costituisco-

no l’ossatura della Grande Unità, in grado di svolgere operazioni proprie delle Aviotruppe di stam-po tradizionale o forme particolari di lotta, ovvero missioni di varia natura “fuori area”. Ciascun Rgt. dispone anche di una componente esplorante, a livello di plotone, addestrata ad agire nei più diversi ambienti naturali e operativi.

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PERSONALE NEGLI INCARICHI CHIAVE

Cte B.par. “Folgore”

2004/05 Gen. Pietro Costantino

2005/06 Gen. Antonio Satta

2006/… Gen. Maurizio Fioravanti

V Cte B.par. “Folgore”

2002/07 Col. Salvatore Iacono

2007/… Col. Renato Perrotti

Ca.SM B.par. “Folgore”

2004 Col. Antonio Olivieri

2004/05 Ten. Col. Aldo Zizzo

2005 Ten. Col. Maurizio Mazza

2005/… Ten. Col. Aldo Zizzo

Cte CAPAR

2003/06 Col. Sandro Leoni

2006/.. Col. Luigi Lupini

Cte 9° Rgt. d’Ass.par. “Col Moschin”

2002/06 Col. Michele Brandonisio

2006/… Col. Nicola Zanelli

Cte 187° Rgt.par. “Folgore”

2004/07 Col. Aldo Mezzalana

2007/.. Col. Gabriele Toscani De Col

Cte 186° Rgt.par. “Folgore”

2002/06 Col. Sandro Camiciola

2006/… Col. Manlio Scopigno

Cte 183° Rgt.par. “Nembo”

2004/06 Col. Marco Bedina

2006/… Col. Massimo Mingiardi

Cte 185° RRAO “Folgore

2004/06 Col. Cosimo Bianchi

2006/… Col. Stefano Nigri

Cte 8° Btg.g.gua.par. “Folgore”

2002 Ten. Col. Maurizio Fanni

2002/03 Ten. Col. Vittorio Stella

2003/04 Ten. Col. Vincenzo Vecchio

Cte 8° Rgt.g.gua.par. “Folgore”

2004/06 Col. Massimo Scala

2006/… Col. Giangaetano Carancini

Cte RCST par. “Folgore”

2003/05 Ten. Col. Marco Conti

2005/07 Ten. Col. Maurizio Petriccione

2007/… Ten. Col. Marco Ghezzi

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27 ottobre 2007 Festa dei Paracadutisti –

65° Anniversario della battaglia di EL ALAMEIN

LE BANDIERE DELLA FOLGORE. Incluse, per comunione di ideali,quelle del

4° Rgt.alp.par. “Monte Cervino” e del 1° Rgt. CC par. “Tuscania”

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- 46 -

AddestramentoAddestramentoAddestramentoAddestramento eeee ImpiegoImpiegoImpiegoImpiego

GeneralitàGeneralitàGeneralitàGeneralità La dottrina d’ impiego orienta la predisposizio-ne delle forze in termini di struttura ordinativa, da un lato, e di addestramento, dall’ altro. È fondamentale, pertanto, che essa sia accurata-mente seguita e costantemente aggiornata.

Le prime ipotesi per l’utilizzo di unità paraca-dutisti furono formulate fin dal tempo dell’ av-vento e dell’ affermazione del vettore aereo, do-po il primo decennio del XX secolo. Si delineò allora la prospettiva di immettere di sorpresa complessi di forze in territorio avversario, su-perando rapidamente spazi, ostacoli e schiera-menti, allo scopo di raggiungere obiettivi sen-sibili e prestabiliti.

Tale possibilità condiziona, tra l’ altro, in misu-ra rilevante, il problema della sicurezza del ter-ritorio costringendo i Comandi responsabili a predisporre forze in riserva e misure di vario

ordine volte a fronteggiare la potenziale minac-cia paracadutista. È quindi evidente che la e-ventuale rinuncia all’impiego di aviotruppe, an-che se “mimetizzata”, costituirebbe un indub-bio vantaggio/regalia per ogni eventuale avver-sario.

A seconda del vettore e della presa di terra, l’area – obiettivo può essere raggiunta con avio-lancio, atterraggio d’ assalto, elitrasporto.

L’aereo si avvale di superiori velocità di crocie-ra, carico pagante e raggio d’azione. L’elicottero presenta il vantaggio di eseguire l’imbarco e lo sbarco a piè d’opera, non essendo vincolato a piste o zone di lancio.

Non è da considerare infrequente il ricorso all’impiego coordinato dell’aviolancio, dell’atterraggio d’assalto e dell’elitrasporto.

Impiego.Impiego.Impiego.Impiego. Nel primo decennio di vita della Brigata Para-cadutisti la dottrina in vigore (circolare n.770 – Impiego delle Aviotruppe e n. 772 – Il Gruppo Tattico Paracadutisti ) ereditava le esperienze della 2^ Guerra Mondiale, connesse con le grandi operazioni di aviosbarco, mentre il vet-tore ad ala rotante era appena agli esordi.

Nel secondo e terzo decennio l’elitrasporto sa-liva alla ribalta, anche a seguito dell’acquisizio-ne dell’elicottero da trasporto medio CH 47, mentre si registrava la crisi della transizione dal C 119 al C 130 ed al G 222.

Nel 1986 veniva diramata la nuova “Memoria sull’ Impiego delle Aviotruppe”, n. 907 della se-rie dottrinale.

Appartengono al secondo periodo esercitazioni di particolare rilievo, con l’impiego coordinato di vettori e tecniche differenziati per la forma di penetrazione.

Le esercitazioni “Aquila Bianca 81 e 87” sull’ ae-roporto di Grosseto videro gli interventi:

- di velivoli C 130 e G 222 per aviolanci di materiali e di personale con le tecniche del-la fune di vincolo e della caduta libera, non-chè per atterraggi d’assalto;

- di elicotteri da ricognizione, multiruolo e da trasporto medio per missioni esplorative, di fuoco e di trasporto.

All’esercitazione “Aquila Bianca 82” nel poligo-no dei Tre Poggioli parteciparono le Brigate Folgore e Friuli, quest’ultima in versione aero-mobile. Fu l’occasione per sperimentare ipotesi operative mediante l’impiego integrato di forze aviolanciate con la tecnica della caduta libera ed eliportate.

Con l’esordio in ruolo aeromobile della Brigata Friuli ebbe inizio un progressivo distacco della Folgore dal velivolo ad ala rotante fino alla per-dita del 26° Gruppo Squadroni Aviazione dell’ Esercito “Giove”.

Nel frattempo la ristrutturazione del 1975 ave-va sancito la bivalenza della Grande Unità: Pa-racadutisti e Motorizzata.

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Il progetto della bivalenza rispondeva ad esi-genze di funzionalità ed economia delle forze e traeva fondamento anche da considerazioni storico-statistiche. Infatti, se ripercorriamo la storia della nostre aviotruppe nella 2^ guerra mondiale possiamo constatare che le operazio-ni con aviolancio furono limitate a: - conquista delle isole di Cefalonia, Zante e

Itaca, il 30 aprile 1941 con l’impiego di soli 72 paracadutisti e di 3 aerei SM 82;

- incursioni del X Reggimento Arditi e del Battaglione Arditi Distruttori della Regia Aeronautica per un totale di circa 280 uo-mini, dal gennaio al settembre del 1943;

- incursioni nel territorio nazionale occupato, da parte di paracadutisti diretti dai Servizi Segreti Militari appartenenti ai Comandi Alleati, al Regno d’Italia e alla Repubblica Sociale, nel corso della Guerra di Libera-zione, per un totale non precisabile ma va-lutabile in termini di quache centinaio;

- operazione “Herring”, ultimo lancio di guer-ra, con l’ impiego di 226 paracadutisti dello Squadrone “Folgore” e della Centuria “Nembo”, articolati in 24 pattuglie e avio-lanciati da 14 velivoli statunitensi del tipo C 47.

Furono programmati ma poi annullati: - l’operazione C 3 per la conquista di Malta,

nella quale erano previsti l’ impiego della 1^ Divisione Paracadutisti (in seguito deno-minata Folgore) e un ampio concorso di ae-rei da trasporto tedeschi;

- l’aviolancio del 185° Reparto par. Arditi Nembo con velivoli statunitensi, previsto per il 1° agosto 1944 nella zona di Frassino-ro (MO), con il compito di condurre forme particolari di lotta in territorio nazionale occupato, in concorso con unità partigiane.

Si tratta in totale di un migliaio paracadutisti aviolanciati: una quantità irrisoria se posta a confronto con una disponibilità complessiva valutabile in oltre 25.000 paracadutisti (Rgt. Fanti dell’Aria; Divisioni Folgore, Nembo, Ci-clone; 185° Rep.Par. Arditi; 1° Btg. Carabinieri par.; Btg. Arditi par. e Btg. d’Assalto dell’Aeronautica; Btg. Nuotatori paracadutisti della Marina Militare e suoi eredi dopo l’armistizio; Rgt. Folgore e Btg. Mazzarini della RSI).

Nel dopoguerra non sono state effettuate ope-razioni con le aviotruppe pur essendo stata im-pegnata la Folgore in tutte le missioni fuori a-rea, anche in situazioni ad alto coefficiente di rischio.

E’ un bilancio sotto certi aspetti umanamente frustrante per chi opera la scelta del paracadu-tismo militare, come veniva sottolineato ironi-camente dai cittadini di Firenze durante la guerra, quando attribuivano ai paracadutisti l’epiteto di “calamai”.

E’ improponibile, certo, mantenere inattiva in un “limbo dorato” una Grande Unità di singola-re pregio, sia pure nel ruolo di riserva strategi-ca, in attesa di un improbabile impiego specia-listico.

Ma è lecito porsi un interrogativo: in quale mi-sura hanno inciso sulla mancata esecuzione di aviosbarchi in periodo di guerra le carenze di mezzi (aerei e per l’aviolancio), di occasioni, di idee o le limitazioni e i vincoli di ordine politi-co-militare?

L’ auspicio è che la bivalenza non costituisca presupposto o pretesto per un atteggiamento rinunciatario.

Lo scenario attuale e prevedibile per gli anni a venire, segnato da diffusa instabilità e imma-nenza della minaccia terroristica pressochè globalizzata, moltiplica, tra l’altro, gli impegni “fuori area”. Sembra più che ragionevole sup-porre che l’ improvviso aggravarsi di talune si-tuazioni di crisi, possa esigere l’impiego imme-diato, anche a grandi distanze, di forze idonee a sostenere unità nazionali e alleate già in loco, ovvero a salvaguardare l’incolumità della co-munità italiana e internazionale.

Un impiego siffatto si attaglia pienamente alle caratteristiche e alle possibilità delle unità pa-racadutisti, purchè con la predisposizione: - di un complesso di forze a reperibilità im-

mediata, con turnazione, a composizione modulare che includa aliquote di Comando, incursori, acquisitori, unità di arma base, componenti controcarri e mortai, guastato-ri;

- di mezzi, materiali e dotazioni del caso, precondizionati per il lancio e con rotazioni periodiche per la manutenzione.

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LLLL’ ’ ’ ’ AviosbarcoAviosbarcoAviosbarcoAviosbarco.... Questa trattazione è incentrata sulla versione prioritaria e qualificante della bivalenza della Folgore, quella Paracadutista, mentre per la se-conda valenza, quella Motorizzata, si rimanda a quanto già previsto per altre Grandi Unità “di superficie”.

Il vettore aereo e il paracadute costituiscono soltanto dei mezzi per raggiungere l’area-obiettivo ove si misurano le autentiche doti del paracadutista. Tuttavia, all’addestramento al combattimento la Folgore aggiunge quello a-violancistico che impegna tempi e risorse non certo trascurabili in rapporto al totale disponi-bile e comprende: - corsi (di abilitazione al lancio con la tecnica

della fune di vincolo; di abilitazione al lan-cio con la tecnica della caduta libera a vari livelli; per istruttori; per ripiegatori; per a-viorifornitori; per direttori di lancio; per comandanti di pattuglia guida; ecc.);

- rinfresco periodico di addestramento pre-lancistico;

- aviolanci di abilitazione, di brevetto, di ad-destramento, tattici, di materiali, sperimen-tali, dimostrativi, per manifestazioni o ce-rimonie, per competizioni.

La Folgore può essere chiamata a condurre a seguito di aviolancio: - incursioni; - azioni di forza (occupazione/conquista e di-

fesa di posizioni);

- forme particolari di lotta, quale l’interdi-zione di area.

Sono prevedibili combinazioni delle attività suddette: - incursioni a premessa o in concorso di azio-

ni di forza; - interdizione di area come piano alternato di

un’azione di forza.

L’ aviosbarco di incursione: - prevede penetrazioni temporanee di piccole

aliquote, articolate in pattuglie, per colpire obiettivi prestabiliti;

- può impegnare, a seconda del livello di pro-fessionalità richiesto, Forze Speciali, Forze per Operazioni Speciali o normali unità par.;

- può essere effettuato con aviolancio da bas-sa quota con la tecnica della fune di vincolo o da quota molto elevata con la tecnica del-la caduta libera (con apertura immediata o convenientemente ritardata del paracadu-te) secondo una valutazione fondata sui fat-tori sorpresa e sicurezza;

- comprende il lancio di materiali in conteni-tori individuali o leggeri ma non, nella ge-neralità dei casi, di carichi medi o pesanti.

L’ aviosbarco di conquista: - consiste in una azione di forza della durata

compresa nelle 48-72 ore con rapida alter-nanza di episodi propri sia dell’attacco, sia della difesa;

- prevede il congiungimento con forze amiche o il passaggio a forme particolari di lotta, ovvero lo scampo verso aree non controllate dal nemico con le tecniche della condotta evasiva e della sopravvivenza;

- impegna forze valutabili in complessi al li-vello di Cp./Btg.;

- utilizza l’aviolancio del personale da bassa quota con apertura automatica del paraca-dute;

- include un ampio ricorso al lancio iniziale di carichi leggeri, medi e pesanti, con possi-bilità di successivi aviorifornimenti.

L’ aviosbarco per le forme particolari di lotta:

Reparto all’imbarco equipaggiato per il lancio

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- impegna per tempi prolungati complessi autonomi al livello di Cp. articolati in pat-tuglie;

- si prefigge la condotta di colpi di mano e imboscate contro obiettivi acquisiti per lo più azione durante;

- utilizza per l’infiltrazione la tecnica dell’apertura automatica del paracadute da bassa quota;

- non prevede il lancio iniziale di materiali medi o pesanti, mentre considera la possibi-

lità di aviorifornimenti successivi. E’ peculiare degli aviosbarchi la programma-zione “a ritroso”. Si inizia con la elaborazione del piano per l’azione a terra, comprensivo delle misure per il congiungimento con le truppe amiche, sulla ba-se dell’esame degli elementi del problema ope-rativo. Ne sono parte integrante la definizione delle forze e il piano alternato.

Si prosegue con la programmazione della presa di terra, aviolancio e riordinamento, curando che il personale e i materiali siano “seminati” sul terreno secondo un preciso disegno volto a rendere agevoli la ricostituzione delle unità e il successivo movimento, secondo il criterio del “riordinamento verticale”.

Le zone di lancio devono essere scelte il più vi-cino possibile agli obiettivi compatibilmente con il binomio sicurezza-sorpresa. Lo stesso criterio deve essere applicato nella scelta dell’ ora del lancio: all’alba, al tramonto, in ambiente notturno.

Il passo successivo concerne il piano di volo: rotte, quote, formazioni, tempi. Contestual-mente deve essere esaminata la sicurezza del volo dalla contraviazione e dalla difesa contrae-rei, programmando anche eventuali azioni pre-

Aliquota di gruppo tattico nell’ attacco

Paracadutista prossimo all’ atterraggio

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liminari ad hoc.

Si passa poi al piano di imbarco: località, tempi, ripartizione dei velivoli, eventuali sortite suc-cesive.

Viene infine definito il piano di approntamen-to: zone di concentramento; diramazione degli

ordini mediante rapporti pre-missione e di con-trollo; condizionamento dei materiali per il lancio; prove delle armi, dei mezzi, delle azioni; trasferimento alle località di imbarco; misure per la tutela del segreto, incluso il piano di in-ganno.

Addestramento.Addestramento.Addestramento.Addestramento. L’addestramento dei paracadutisti comprende dunque due settori distinti: quello lancistico e quello al combattimento.

La branca lancistica attiene sia al personale, sia ai materiali. Entrambi gli aspetti richiedono cu-ra, esperienza, professionalità e un costante e-sercizio: - per contenere, nel campo del personale, l’

incidentistica minore, che è causa di uno stillicidio di perdite temporanee, e scongiu-rare ovviamente quella più grave che chia-ma in causa responsabilità di Comando;

- perchè personale e dotazioni sono entrambi parimenti indispensabili in operazioni.

L’ addestramento deve essere particolarmente approfondito per il personale che adotta la tec-nica della caduta libera e che può essere chia-mato ad agire a quote che esigono l’ impiego di apparecchiature ad ossigeno.

Per il lancio dei materiali la Folgore dispone di una unità di elevatissima specializzazione e di provata professionalità nel Btg. Aviorifornitori che è inserito nell’organico del CAPAR.

E’ necessario che personale e mezzi per il con-dizionamento dei materiali per il lancio siano disponibili presso tutti i Reggimenti e che l’attività sia svolta sistematicamente, in concre-to, coinvolgendovi personale e velivoli della 46a Brigata Aerea o, quando possibile, di Forze Ae-ree Alleate.

Le particolarità nell’ addestramento al combat-timento dei paracadutisti scaturiscono dallo scenario operativo dell’ aviosbarco: - situazione di isolamento in territorio non

controllato da forze amiche, con esposizio-ne alla minaccia a giro d’ orizzonte;

- limitazioni nella potenza di fuoco, mobilità tattica, protezione e autonomia logistica

connesse con i problemi del trasporto ae-reo.

Per converso, i paracadutisti hanno l’iniziativa di scegliere i tempi, i modi e i luoghi per colpire gli obiettivi.

L’ aggressività deve connotare l’ azione paraca-dutista: più che impegnarsi per la propria sicu-rezza è imperativo costringere il nemico a oc-cuparsi della sua.

All’attività ginnico sportiva devono essere de-dicati istruttori, tempi, programmi e mezzi a-deguati, puntando più sulla resistenza che sulla forza. La scarsa mobilità tattica deve essere compensata da elevata mobilità a piedi.

L’ addestramento al tiro è basilare e deve ten-dere a fare di ogni paracadutista un cecchino, essendo improponibile ogni dispendio di mu-nizioni, dando anche adeguato rilievo al tiro istintivo e notturno.

La capacità di orientarsi con la cartografia e con la bussola deve essere estesa alla totalità del personale poiché tutti possono venire a tro-varsi isolati in luoghi sconosciuti.

Il pattugliamento costituisce attività primaria ed elettiva. Esso trova applicazione in tutte le

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forme di aviosbarco: è fondamentale nell’ incur-sione e nella interdizione; nelle azioni di forza

trova applicazione nella sicurezza del riordi-namento, nell’avvicinamento agli obiettivi, nel controllo della terra di nessuno e nel dispositi-vo di sicurezza in fase difensiva.

Una particolare attenzione è rivolta all’ adde-stramento in ambienti preferenziali che esalta-no le possibilità dei paracadutisti mentre atte-nuano quelle del loro nemico-numero-uno, il corazzato: i boschi, le aree urbanizzate, l’ am-biente notturno e gli ambienti ”estremi”. Vi so-no dedicate le esercitazioni delle serie “Mangu-sta” e “Istrice”.

L’addestramento alla condotta evasiva e alla sopravvivenza, inserito anch’esso nelle eserci-tazioni “Mangusta”, si propone di abilitare il personale a lunghi movimenti di scampo, con aleatorie possibilità di rifornimento, a seguito di attuazione del piano alternato a qualunque forma di aviosbarco.

L’addestramento alle piccole demolizioni di campagna fa parte del bagaglio professionale minimo di un pattugliatore paracadutista de-stinato all’incursione o alla interdizione, men-tre per il personale del 9° Rgt. d’Assalto è ri-chiesta la qualifica di minatore scelto.

Vengono infine impartite lezioni sull’armamento e sui mezzi (talvolta anche sul-la dottrina, sulla lingua e sulla cultura) dei pos-sibili avversari ai fini del loro riconoscimento e

della loro utilizzazione o neutralizzazione, a seconda dei casi.

L’aspetto individuale delle discipline addestra-tive sopra descritte si applica a tutti i paraca-dutisti, indipendentemente dal grado, Arma, Servizio o specializzazione perché tutti sono esposti, o possono trovarsi a esserlo, all’isolamento e a rischi di vario ordine in terri-torio ignoto/ostile.

In ogni caso la regola numero uno per il para-cadutista è che “il previsto è l’eccezione, mentre l’ im-previsto è la norma”.

Nella cartografia, in appendice, sono riportate le zone di addestramento utilizzate dalla Briga-ta Folgore in Italia Centrale nei 44 anni della sua esistenza. Per ciascuna delle zone sono in-dicate in legenda: la destinazione; l’attualità o meno della sua utilizzazione; la distanza delle zone attive dalle sedi stanziali.

Salto dalla torre di ardimento

Combattimento negli abitati

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- 52 -

In aggiunta sono indicate le zone di lancio abituali.

LegendaLegendaLegendaLegenda

Le zone di addestramento sono contrassegnate : - con coppia di lettere , se attive ; - con numeri , se dismesse . Le zone di lancio sono indicate con paracadute e lettere . PL – PALESTRA “Lustrissimi” - , con campo di ardimento , campo di calcio e pista di atletica , poligo-no coperto per armi individuali, piscina coperta e riscaldata , accantonamento per 200 persone , locali per il Comando , per la mensa, per i servizi . Distanze in km : 3/8 da LI ; 20 da PI ; 50 da PT ; 130 da SI .

Aree addestrative

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VU – VALLE UGIONE – con percorsi addestrativi vari , poligono coperto per tiro con pistola , strut-ture per addestramento incursori e al combattimento negli abitati. Distanze in km : 9/14 da LI ; 25 da PI ; 55 da PT ; 135 da SI. LG – LE GREPOLE – per addestramento all’impiego di esplosivi . Distanze in km : 35 da LI ; 15 da PI ; 45 da PT ; 140 da SI . FS – FOCE SERCHIO – fronte a mare , stagionale , per armi a tiro teso. Distanze in km : 30 da LI ; 10 da PI ; 40 da PT ; 140 da SI . FA – FOCE ARNO – BASE ADDESTRAMENTO ANFIBIO INCURSORI “Scianna”,con locali per il Comando e per accantonamento di personale , ricovero per mezzi anfibi . Distanze in km : 20 da LI ; 10 da PI. FR – FOCE RENO – fronte a mare , per armi a tiro teso e per tiro contro bersagli in movimento. Distanze in km : 290 da LI ; 280 da PI ; 250 da PT ; 260 da SI . PS – PIAN DI SPILLE – fronte a mare – stagionale , con zona di lancio ; per armi a tiro teso ed esercita-zioni a fuoco fino al livello di complesso minore . Distanze in km : 220 da LI ; 240 da PI ; 270 da PT ; 160 da SI . MR – MONTE ROMANO – con zona di lancio ; per esercitazioni a fuoco di gruppo tattico e tiri di ar-tiglieria e mortai ; provvisto di base logistica per accantonamento di Comandi , reparti , servizi . Distanze in km : 235 da LI ; 255 da PI ; 285 da PT ; 175 da SI . CA – CARPEGNA – con poligono per esercitazioni a fuoco di gruppo tattico e tiri di artiglieria e mor-tai ; provvisto di base logistica per accantonamento di Comandi , reparti , servizi . Distanze in km : 205 da LI ; 200 da PI ; 180 da PT ; 120 da SI . 1,2,3,4 – ROCCAPIETRACASSIA, LIBRO APERTO, MONTE FALTERONA, ROTTA DEI CAVALLI : poligoni per tiri di artiglieria e mortai . 5 – MONTE CANDA, TRE POGGIOLI: poligono per tiri di artiglieria e mortai e per esercitazioni a fuoco di gruppo tattico. 6 – POGGIO FRATONE : per esercitazioni a fuoco di gruppo tattico . 7 – FOSSOLA : per armi a tiro teso ; provvisto di sistema per esposizione dei bersagli e di corridoio per zappatori . 8 – POGGIO AL CERRO : per tiro con armi portatili e per esercitazioni a fuoco di plotone o di com-plesso minore . 9 – VILLAFRANCA : per l’addestramento al combattimento negli abitati. 10 – LE PALAZZINE : per tiri con armi portatili. ZONE DI LANCIO : A : Altopascio P : Pian del Lago T : Tassignano S : Siena-Ampugnano C : Cecina

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Vds. Pub. “LA NOSTRA STORIA

Attività AviolancisticaAttività AviolancisticaAttività AviolancisticaAttività Aviolancistica

GeneralitàGeneralitàGeneralitàGeneralità Essere PARACADUTISTA non è semplice né facile.

L’attività lancistica, in quanto altamente selet-tiva e formativa, costituisce premessa qualifi-cante per l’ addestramento del soldato per ec-cellenza e mezzo indispensabile per raggiunge-re la zona di impiego.

La sola unità dell’Aeronautica Militare che di-spone di vettori idonei all’addestramento e all’impiego dei Paracadutisti è la 46^ Brigata di Trasporto Aereo con sede a PISA.

Il livello di preparazione e di operatività delle Aviotruppe è pertanto condizionato dalla con-tinua disponibilità di un sufficiente numero di velivoli, integrabile all’occorrenza dal limitato concorso dell’Aviazione dell’Esercito.

L’analisi dell’attività aviolancistica verrà, quin-di, suddivisa nei “periodi storici” espressi dal tipo e dal numero dei vettori utilizzabili e cor-

rispondenti alla configurazione ordinativa e al-la denominazione assunta dalla Grande Unità Aerea nel tempo: - dal 16/04/54 al 04/09/74: 46^ Aerobrigata

Trasporti Medi (46^ ABTM), periodo di ol-tre un ventennio in cui allineava i famosi e gloriosi FAIRCHILD C119G/J, meglio co-nosciuti come “vagoni volanti”;

- dal 05/09/74 all’01/11/85: 46^Aerobrigata Trasporti (dalla denominazione eliminati i “Medi”), con l’acquisizione dei velivoli LOCKHEED C 130 H ”Hercules”, Trasporti pesanti, e Alenia G222;

- dal 02/11/85 ad oggi: 46^ Brigata Trasporti, con l’ acquisizione del LOCKHEED MARTIN C130J ”Hercules 2” e dell’ALENIA C27J ”Spartan” in sostituzione del G222.

Periodi StoriciPeriodi StoriciPeriodi StoriciPeriodi Storici Dal 1954 al 19Dal 1954 al 19Dal 1954 al 19Dal 1954 al 1974: l74: l74: l74: l’ ’ ’ ’ epopea del C119epopea del C119epopea del C119epopea del C119

Fin dalla metà degli anni 50, nell’ambito del Centro Militare di Paracadutismo(CMP), in previsione della imminente costituzione del 1° Gruppo Tattico Paracadutisti1, l’Ufficio Studi ed Esperienze, con il Cap. art.par. Alberto Cambi e la Compagnia Aviorifornimenti, co-mandata dal Cap.par. Spiridione Lulli, comin-ciarono a elaborare e a mettere a punto le tec-niche per l’aviolancio delle dotazioni di armi, mezzi e materiali della costituenda unità.

1 NOTA:vds Pub. “La nostra storia-1° Gr.Tat.Par” edito dalla

B.par. nel 2005.

Velivolo C-119G Paracadutisti equipaggiati con CMP-55

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Nel contempo un team, costituito dallo stesso Cambi e dai Capitani Gaetano Argento, Leoni-da Turrini e Alfonso Vicario, realizzò il nuovo paracadute umano, che doveva sostituire l’ or-mai superato IF41, denominato inizialmente CMP53, poi perfezionato con il CMP55 desti-nato a servire fedelmente le aviotruppe nazio-nali fin oltre gli anni’ 80.

All’ inizio del periodo in esame, la 46^ ABTM aveva in linea 40 C119G nuovi fiammanti ed era pienamente interessata ad una intensa coope-razione con il Centro per rendere operativi gli equipaggi all’ aviolancio del personale e dei ma-teriali che richiedevano, con il nuovo vettore aereo, tecniche del tutto innovative rispetto a quelle del vecchio e superato SM82.

Il C119, infatti, è un velivolo progettato e rea-lizzato, dopo la fine del 2°conflitto mondiale, con soluzioni volte a semplificare e, soprattut-to, migliorare la capacità di trasporto aereo e di aviolancio.

Il velivolo, con una capacità di carico di 42 pa-racadutisti in assetto di combattimento più 20 contenitori leggeri con la monorotaia o 9.525kg di materiali, può aviolanciare: - i paracadutisti, dalle porte laterali, 21 per

porta e fino a 20 contenitori dalla monoro-taia, che precedono di alcuni secondi l’ usci-ta del personale;

- carichi medi, condizionati in appositi con-tenitori denominati A22, fino a un massimo di 6, idonei a contenere armamento, muni-zioni, carbolubrificanti, viveri, acqua pota-bile e quant’ altro, per un peso massimo di 1.000 kg per ciascun contenitore (i conteni-tori vengono aviolanciati ”a gravità”, me-diante un assetto del velivolo a cabrare);

- carichi pesanti, condizionati su apposite piattaforme che hanno la funzione di con-tenere il carico, facilitarne lo scorrimento sulle sezioni convogliatrici al momento dell’ estrazione e ammortizzarne l’ urto all’ at-terraggio (la “tecnica ad estrazione” utilizza un paracadute”a nastri”, detto appunto e-strattore).

I carichi pesanti interessano armi e mezzi di peso superiore ai 1.000 kg.: - autovettura da ricognizione AR/51 e

AR/56;

- autocarro leggero OM CL/52; - rimorchi da ¼ di ton. e da 1 ton; - obice da 105/14.

I rifornimenti di armi e mezzi di peso inferiore ai 1.000 kg possono essere sistemati in vario numero, in funzione delle loro dimensioni e pe-so, sulla piattaforma da 6.000 lbs(cannoni da 75 e 106 sr, mortai pesanti e munizioni).

Le piattaforme utilizzate sono: - portante da 6.000 lbs da 12 piedi (uso ge-

nerale); - portata regolamentare da 11, 12, e 15 piedi; - portata speditiva da 12 e 15 piedi.

La differenza tra portante e portata consiste nel fatto che la prima è collegata direttamente con il / i paracadute di sostentamento del carico; con la seconda, il/i paracadute di sostentamen-to sono collegati al carico.

Di norma i mezzi e le artiglierie vengono avio-lanciati dallo stesso aereo, seguiti dal personale che deve scondizionarli dopo la presa di terra per l’immediato impiego.

Una tipica combinazione è costituita dall’autocarro leggero OM CL/52, dall’obice 105/14 e da 8 paracadutisti (squadra di servizio al pezzo più il conduttore dell’ automezzo).

Da porre in evidenza che i Paracadutisti Italiani sono gli unici ad aviolanciare l’obice da 105/14 in un unico carico. Altre nazioni -Spagna e Gran Bretagna- che hanno acquistato la stessa artiglieria la lanciavano scomposta in carichi con tempi di impiego dopo la presa di terra ov-viamente superiori.

I paracadute utilizzati sono: - umani: - CMP 55, dorsale, ad apertura automatica

mediante nastro di vincolo; - T 10 R, ausiliare o di emergenza; - alcuni particolari tipi quali :

• LISI, a velocità di discesa variabile, me-diante apposito sistema che consente il restringimento della calotta aumentan-do la velocità di discesa (tra 12m/s per il tipo derivato dal CMP 53 e i 15 m/s per quello derivato dall’ IF41), con suc-cessivo rilascio prima dell’ atterraggio;

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• CMP 55-1 F, derivato dal CMP 55 e do-tato di una fenditura posteriore e due maniglie di comando per agevolarne la direzionalità e impiegato, di norma, dal personale che si aviolancia a seguito dei carichi per consentirne un atterraggio il più vicino possibile agli stessi;

- da carico: • G 1 e G 13 per contenitori leggeri tipo

SAVIP, A7, A21 per pesi compresi tra 150 e 250 kg;

• G 12, con una velatura di 300 mq ed un peso di 58 kg, per contenitori me-di(A22) con peso massimo di 1.000 kg;

• G 11, con una velatura di 720 mq ed un peso di 113 kg per carichi pesanti; può sopportare un peso massimo di 1930kg;

• paracadute estrattore a nastri, mq. 13,50;

• paracadute pilota per aviolancio medio e pesante, mq 0, 80.

Le zone di lancio utilizzate sia per abilitare e brevettare il personale, sia per l’attività adde-strativa e operativa nonché per l’aviolancio dei materiali sono in gran parte ubicate in Toscana.

Quelle abitualmente impiegate sono2 (vds Apd al Cpt. Addestramento): - Tassignano (LU): dimensioni 900x400; du-

rata luce verde 12 sec; tempo di volo dal de-collo alla ZL 30 min;

- Altopascio(LU): Zona A: dimensioni 1200x400, durata luce verde 18 sec; tempo di volo dal decollo alla ZL 30 min; Zona B: dimensioni 1200x400; durata luce verde 18 sec;

- Cecina(LI) dimensioni 800x400; durata lu-ce verde 10 sec; tempo di volo dal decollo al-la ZL25 min;

- Ampugnano(SI): dimensioni 1.000x400; du-rata luce verde 15 sec; tempo di volo dal de-collo alla ZL 30 min;

- Pian Del Lago (SI): dimensioni 900x400; durata luce verde 12 sec; tempo di volo dal decollo alla ZL 30 min.

Altre, in ambito nazionale, sono dislocate un pò in tutta la penisola, comprese le due isole mag-giori e utilizzate per particolari esigenze o per esercitazioni di impiego.

In carenza di ore di volo sarebbe stato utile di-sporre di una situazione analoga a quelle in at-to presso le Scuole di Paracadutismo francese (Pau) e tedesca (Shongau), cioè coincidenza della sede dei paracadutisti con aeroporto e zona di lancio di ampiezza adeguata, consen-tendo così una contrazione dei tempi di volo e dei movimenti per via ordinaria.

A suo tempo, cioè alla fine degli anni 50, l’allora comandante del CMP, Col. Carlo Mautino, i-noltrò una lungimirante proposta alle Superiori Autorità per trasferire il Centro dalla Caserma “Gamerra” all’aeroporto di Pisa S. Giusto, sede della 46^AB. Ma la proposta non trovò acco-glimento, probabilmente per dare precedenza all’insediamento dello scalo civile.

2 NOTA: come si vede dalle dimensioni e dalla durata della luce

verde- che definisce il periodo di durata dell’ aviolancio- non

tutte le zone consentono di aviolanciare i paracadutisti in un

unico passaggio. Tempo medio di volo tra un passaggio e il

successivo: 8 min.

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In questo quadro, dal 1° gennaio 1963, comincia ad operare la Brigata Paracadutisti, utilizzando a pieno l’esperienza acquisita dal 1° Gr. Tat.par..

La 46^ AB articolata su due Gruppi -2° e 98°-, ciascuno su 20 C119G3, non avrebbe potuto soddisfare a lungo le esigenze addestrative ed operative.

Nel contempo sono aumentate le richieste di ore di volo da parte della B. par. per l’accresciuta necessità di abilitare e brevettare all’aviolancio -3 lanci per l’abilitazione e 3 lanci con l’armamento ed equipaggiamento per il brevetto- un maggior numero di paracadutisti previsti dalla struttura organica dell’Unità e per continuare l’attività addestrativa.

Il numero dei lanci raggiunto dal 1° Gr. Tat. nell’anno 1962 era di oltre 20.000 per il perso-nale e 1.000 ton. di materiali, ma ora le esigenze erano aumentate.

Pur in una situazione di carenza, nel 1963 si riuscì a soddisfare il fabbisogno diminuendo, il numero di lanci per il personale di leva, pur ga-rantendo l’indispensabile.

Furono anche svolte due importanti esercita-zioni di impiego a seguito di aviolancio - la “Corazza Alata” e la “Southex” nella zona del Meduna-Cellina, con il massimo sforzo soste-nibile dalla 46^ AB: 33 velivoli, quasi il totale della disponibilità del momento.

Anche se l’aviolancio del personale e dei mate-riali, eseguito con i velivoli in formazione, ap-pariva imponente e spettacolare, di fatto garan-tiva il trasferimento simultaneo di una aliquota non superiore ad un quinto del fabbisogno per un Gr. Tat. par. al livello di battaglione (inim-maginabile poter completare l’operazione con quattro sortite successive!!).

L’anno 1964 portava una importante novità nel trasporto aereo. L’Aeronautica Militare, non di-

3NOTA: 20 C119 costituivano la dotazione iniziale. In effetti, nel

1963, la 46’ aveva un totale di 42 velivoli: 37 dei 40 iniziali a-

vendone perduti 3, con relativi equipaggi, in incidenti di volo,

più 5 esemplari ceduti in CONGO dalle Nazioni Unite.

sponendo dei LOCKHEED C130 ”Hercules”, spina dorsale della NATO, ripiegava sull’acquisto, tra i surplus statunitensi, di 25 C119J, ribattezzati subito “cacciavite” per la ca-ratteristica parte terminale della fusoliera, a-pribile idraulicamente e nel senso verticale, an-ziché “manualmente” e a libro come quella del C119G.

Con il loro arrivo alla 46^, nel marzo del 1964, veniva costituito il terzo gruppo di volo, il 50°, che in prospettiva, dovrà ricevere i C130H.

Pur apportando un sensibile miglioramento della situazione, questo tipo di velivolo non fu mai impiegato per aviolanci di materiali dalla “porta assiale”, a causa di problemi tecnici.

Comunque, grazie a questo apporto, l’attività addestrativa poteva essere incrementata, sem-pre però nei limiti della sufficienza.

In ambito B. par, intanto, si lavorava per pro-durre modifiche migliorative nelle dotazioni, armamento, mezzi ed equipaggiamenti.

Tra i vari problemi, due emersero prioritaria-mente.

Il primo, attinente ai paracadute dorsale e ausi-liare.

Il CMP55, pur ottimo, diveniva abbastanza im-pegnativo in presenza di vento, stante l’ampiezza della sua calotta che supera i 90 mq. (limiti di intensità 3 m/s per l’ abilitazione; 5 m/s per il brevetto e per i lanci di addestramen-to; 7 m/s per quelli tattici) sia all’atto della pre-sa di terra, sia immediatamente dopo per l’azione di “trascinamento” che doveva essere contrastata con manovre di forza e/o di agilità, non sempre agevoli dato il peso e l’ingombro dell’equipaggiamento individuale.

Il problema trovò soluzione nel 1968 con l’applicazione di un dispositivo di sganciamen-to rapido della calotta, detto ”one shot”.

Il paracadute ausiliare T10R era ormai obsoleto e necessitava di essere sostituito. Ciò avvenne nel 1966, con l’I-66, costruito dalla ditta “IRVIN” italiana, su progetto dell’ Ufficio SS. EE.

Il secondo problema, riguardava l’autocarro leggero OM/CL 52, unico aviolanciabile, per

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peso e dimensioni, con il C119. Negli anni 50, la “Soc. Officine Meccaniche”(OM), costruì un migliaio di quel tipo di autocarro, che fu distri-buito a vari Reparti dell’Esercito. Poi cessò la produzione e la catena di montaggio fu dismes-sa.

Tali mezzi, già severamente impegnati dal 1°Gr. Tat. par, poi ereditati dalla B. par., erano ormai ai limiti dell’usura e le avarie sempre più fre-quenti. Non esistevano alternative. Il problema fu tamponato, almeno temporaneamente, dall’Ispettorato Logistico, ritirando dai vari Reparti gli OM/CL 52 che ancora erano rimasti in servizio e assegnandoli alla B. par. previa re-visione.

Anche la Scuola Militare di Paracadutismo, che dal 1964 aveva riassunto tale denominazione, svolgeva una intensa attività con i corsi di abili-tazione per i vari contingenti di leva che giun-gevano alle armi, sia per le proprie esigenze, sia per quelle della Brigata. Gli istruttori di pale-stra, validissimi, tra i quali vogliamo ricordare l’Aiutante Iubini, i Marescialli Vana, Pileri, Mazza, Ribezzo, ”sfornavano” migliaia di para-cadutisti ogni anno. La Scuola, inoltre, svolgeva i corsi per gli aviorifornitori, pedine fondamen-tali per la parte aviolancistica dei materiali.

La Brigata, nell’ambito dei suoi reparti provve-deva a brevettare i paracadutisti, giunti dalla Scuola, mediante i tre lanci con l’equipaggiamento e l’armamento individuale e di reparto.

Seguivano i corsi di specializzazione e il secon-do ciclo, che si concludevano sempre con una esercitazione di reparto, a seguito di aviolancio di tutto il personale, dell’armamento e dei mez-zi.

Le esercitazioni di impiego erano precedute dal condizionamento dei carichi che veniva di norma effettuato per una buona parte in cam-pagna, nella zona della pineta di Tombolo, met-tendo in atto un “cantiere di condizionamento”, nell’ ambito del quale venivano allestite le “ca-tene di condizionamento” in cui operava il per-sonale aviorifornitore e che si concludevano con il trasporto dei carichi in aeroporto e con il successivo caricamento sui velivoli.

Attività periodicamente ripetute per mantene-re elevato il livello addestrativo del personale, anche se non sempre erano seguite da aviolanci.

Nell’anno 1965 la Brigata svolge due importanti esercitazioni di impiego di gruppo tattico a se-guito di aviolancio: la “Vedetta Apula”, nella zona delle Murge e la “Gladio Alato” nella zona di Monteromano.

Anche in queste esercitazioni l’impegno della 46^ AB fu il massimo consentito. 36 velivoli a-violanciarono il personale e i materiali, prece-duti da un velivolo isolato che aviolanciava la pattuglia guida con il sistema già descritto del CARP (vds.Sintesi Storica).

Il 1966 vide una intensificazione dei corsi per l’aviolancio con la tecnica della caduta libera (TCL), riservati agli Ufficiali e Sottufficiali.

I corsi, che inizialmente interessavano il solo personale del Battaglione Sabotatori, furono e-stesi ad un limitato numero di U. e SU. dell’ in-tera Brigata. Si era ancora nella fase pionieristi-ca. Sia i paracadute disponibili, sia la tecnica, erano ancora “primitivi”.

Per il corso basico, si iniziava con il paracadute DL 54, quello utilizzato dai direttori di lancio, con l’ausiliare T 10R; l’allievo dopo aver rag-giunto i 10 secondi di caduta libera stabilizzata, passava al paracadute D 64, modificato in D 65, con calotta rientrante, dotato di adeguate fen-diture che conferivano una discreta spinta (3÷4 m/s) e fornito di maniglie di comando direzio-nali.

Come vedremo in seguito, mezzi e tecniche hanno fatto enormi progressi e questo tipo di addestramento è stato notevolmente incremen-tato perché può costituire un ottimo mezzo per particolari tipi di impiego.

Per lo svolgimento di questi corsi venivano im-piegati i mezzi ad ala rotante - gli AB204 e poi gli AB205- dell’Aviazione dell’Esercito e, per alcuni lanci del corso, un velivolo dell’Aeronautica Militare, il vetusto Beechcraft C-45, piuttosto scomodo in uscita per le limita-te dimensioni della porta.

Il 1° luglio 1966, con la costituzione nell’ambito della B.par. della Sezione Elicotteri di Uso Ge-nerale su 3 AB 204, si cominciò ad effettuare

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con queste macchine anche attività di aviolan-cio con il paracadute ad apertura automatica CMP55, limitatamente agli U. e SU.

Il 20 luglio dell’ anno successivo, la Sz .Elc. fu trasformata in Reparto Aviazione Leggera (RAL) e gli AB204 furono sostituiti con i più potenti AB205 che, oltre agli altri compiti isti-tuzionali continuarono a svolgere attività di a-violancio con le tecniche sia della caduta libera, sia della fune di vincolo. Pur molto flessibile nell’impiego, l’apporto nell’attività di aviolan-cio della B. par. era limitato dalla scarsa capaci-tà di carico del vettore: 8 par/decollo.

Negli anni tra il 1966 e il 1970, il concorso della Aeronautica alle esigenze della Brigata si faceva sempre più esiguo.

Non erano infrequenti le avarie ai motori dei C119, sottoposti ad un sensibile logorio, stante l’intensissima attività di trasporto richiesta. Comunque, i Paracadutisti della Folgore hanno sempre avuto modo di apprezzare la elevata capacità professionale degli equipaggi di volo e del personale tecnico della 46^.

Pur con queste difficoltà continuò intensa l’attività addestrativa che esprimeva, con le e-

sercitazioni di impiego, la solida preparazione delle aviotruppe nazionali.

Con l’utilizzazione di almeno trenta velivoli che effettuavano SEMPRE aviolanci di perso-nale e di materiali, furono svolte esercitazioni come la “Wintex” , la“Aquila Rossa”, a fuoco con aviolancio, nella zona di S. Rossore, e la “Grano Maturo” nel 1968.

Si presentava ormai la necessità di individuare un velivolo che potesse sostituire l’ esausto C119.

Si prospettava, così, il progetto G222, costruito dall’Aeritalia; ma prima che il velivolo entri in linea si dovrà attendere ancora un decennio. E l’acquisizione dei sospirati C130 era ancora un sogno!

Quindi, anni difficili per l’attività della Folgore.

Uno spiraglio di speranza si aprì nell’estate del 1970. La Gran Bretagna inoltrò richiesta al Go-verno Italiano di poter effettuare nel periodo autunnale, sul nostro territorio, con i loro veli-voli attività di aviolancio, ovviando alle difficol-tà di addestrare i loro equipaggi sui cieli inglesi per le avverse condizioni meteorologiche. Pur riservandosi in proprio l’aviolancio dei materia-li, avrebbero lanciato i nostri paracadutisti.

Sia lo SM dell’E.I. sia quello dell’A.M.I. accolse-ro, con soddisfazione, la proposta.

Nell’autunno del 1970, i britannici, puntual-mente, giunsero in Italia con i loro velivoli Ar-gosy e Andover.

Fu un notevole contributo per la Folgore e pie-na soddisfazione per gli equipaggi britannici tanto che fu stabilito di ripetere l’esperienza l’anno successivo.

La sciagura della MeloriaLa sciagura della MeloriaLa sciagura della MeloriaLa sciagura della Meloria Nella narrazione di queste vicende è d’obbligo soffermarsi sulla “sciagura della Meloria”: per il rilevante numero dei Caduti, per il contesto di cooperazione in cui è avvenuto, per la vasta eco nazionale e internazionale dell’avvenimento, per la commozione e il dolore suscitato nei fa-miliari, nella Folgore e in tutto il Paese.

Sentimenti che puntualmente si rinnovano ogni anno, il 9 novembre, in occasione della cerimo-nia commemorativa del tragico evento, a Livor-no.

E così, nel novembre 1971, si dette inizio alla Esercitazione “Cold Stream”, per l’esecuzione della quale la RAF (Royal Air Force) si presen-

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tò con un gruppo di volo costituito da un veli-volo Andover e ben 10 C130E.

Era una vera “manna” e l’attività organizzata, valida e intensa, avrebbe significativamente soddisfatto le esigenze della Folgore.

Non solo, ma avremmo potuto” pregustare” l’impiego di un potente velivolo che avrebbe, a breve termine, acquisito anche la 46^ AB, es-sendo stato firmato, nel precedente mese di giugno, il contratto con la Lockheed per l’acquisto di 14 C130H.

Purtroppo l’euforia cessò ben presto.

Il mattino del 9 novembre 1971, primo giorno di esercitazione, alle ore 05.50A, circa 9 minuti dopo il decollo, il C 130 contrassegnato con il “numero di gesso 4”, si inabissò nelle acque del-la Meloria4, antistanti la città di Livorno, con a bordo 46 Paracadutisti della Folgore e 6 Mem-bri dell’ equipaggio Britannico.

Fu la più grande sciagura che abbia colpito il paracadutismo militare nazionale.

Alla esercitazione partecipò, in testa ai “Suoi Paracadutisti”, il Comandante della Brigata, Gen MOVM di El Alamein, Ferruccio Brandi, che seppe dell’incidente dopo il lancio, in Sar-degna, nella zona di Villacidro. Fu un dramma che la Folgore affrontò con lo spirito e la digni-tà di sempre. Vi furono giorni difficili e un altro grave lutto durante il complesso recupero delle Salme dal fondo del mare: il Serg. Magg. Gian-nino Caria, del Battaglione Sabotatori della Brigata, decedeva nell’immersione a circa 40 m di profondità.

La Brigata, pur severamente impegnata nelle ri-cerche del relitto, nel recupero delle Salme, ne-gli onori ai Caduti, operazioni che si protrasse-ro per più mesi, continuò a svolgere, con ancor maggiore impegno, i suoi compiti istituzionali.

Il Comandante della Brigata, con l’ordine del giorno del 12 nov. 1971, salutava ed elogiava al rientro dalla Sardegna, i Paracadutisti che il mattino del giorno 9 nov., ancora ignari

4 NOTA Vedasi la Pub.”9 nov. ‘ 71 MELORIA-IL GESSO 4 NON RISPONDE”, edito

dalla Brg Par FOLGORE nel maggio 2004

dell’accaduto effettuavano l’aviolancio e, appre-sa la notizia dell’incidente, avevano mantenuto atteggiamento serio e virile, svolgendo l’atto tattico previsto dopo il lancio e concludeva con le seguenti parole che esprimono in maniera in-cisiva lo spirito che animava la G U:

“La Folgore ha subito una ferita tremenda ed insanabile ma, proprio perché temprata dal dolore, la Folgore è, se mai, più forte e compatta di prima.”

Si sperava di poter intensificare l’attività di a-violancio non appena fossero giunti i C130, ac-quistati, perché con le scarse ore di volo dispo-nibili si stentava anche a brevettare il personale dei contingenti che giungevano abilitati dalla SMIPAR e i lanci di addestramento erano ri-dotti all’osso.

Il 15 marzo 1972, in previsione della ricezione dei C130, il 50° gruppo cedeva ai gruppi 2° e 98° i C119J ancora operativi.

Il 26 marzo 1972 giungeva il primo C130, ma so-lo il 3 settembre 1973 si poteva lanciare un pri-mo gruppo di U. e SU. della SMIPAR.

La transizione dalla linea dei C119 a quella dei C130 e G222 si prospettava lunga ed apriva un periodo di crisi sia per la 46^ sia per la B. par.

Per la 46^, in quanto il velivolo G222 non sa-rebbe stato operativo prima della fine del 1977 e per il C130 vi era un insufficiente supporto tecnico-logistico, che non consentiva l’approvvigionamento delle attrezzature previ-ste dal Manuale Tecnico.

Per la B. par, in quanto con l’acquisizione dei C130 e G222, sarebbero completamente cam-biati i sistemi di aviolancio dei carichi.

Dal 10 al 26 ottobre 1973, l’Ufficio Studi ed E-sperienze inizia con un velivolo prototipo G 222 dell’Aeritalia, i primi lanci sperimentali con U. e SU. della B. par., di cui parleremo diffusa-mente in seguito.

Quindi avanti ancora con il C119.

Purtroppo le avarie erano sempre più frequenti.

Un episodio tra tanti: nell’estate del 1974 due C119 decollavano dall’aeroporto di Pisa con de-stinazione Forlì, sul cui aeroporto si sarebbe

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Il C130 “Hercules”

lanciato il Gruppo Artiglieria Paracadutisti, Bandiera in testa, per poi raggiungere il poligo-no di Carpegna per lo svolgimento del campo d’arma. Passata da poco la verticale di Firenze, al velivolo su cui erano imbarcati il Cdo del Gruppo e la Bandiera, si piantò improvvisa-mente il motore di destra. Dato che il velivolo si trovava ad una quota piuttosto alta, oltre i

10.000 ft., il Capo Equipaggio, Ten Pil Paolo-ni,decise di proseguire per Forlì per un atter-raggio di emergenza.

Il fedele C119 volò con un solo motore per ben 23 minuti, più del massimo previsto dal Ma-nuale Tecnico, e portò a terra, indenne, il per-sonale imbarcato.

Dal 1974 al1985: lDal 1974 al1985: lDal 1974 al1985: lDal 1974 al1985: l’ ’ ’ ’ addio al C119; gli inizi difficili del C130 e del G222addio al C119; gli inizi difficili del C130 e del G222addio al C119; gli inizi difficili del C130 e del G222addio al C119; gli inizi difficili del C130 e del G222

LLLL’ ’ ’ ’ Aviazione dellAviazione dellAviazione dellAviazione dell’ ’ ’ ’ EseEseEseEserrrrcito ci aiuta col CHcito ci aiuta col CHcito ci aiuta col CHcito ci aiuta col CH----47 Chinook47 Chinook47 Chinook47 Chinook Nell’aeroporto di Pisa si cominciano a vedere i primi C130 con le insegne dell’ Aeronautica Mi-litare Italiana.

I velivoli non sono ancora operativi per la effet-tuazione di aviolanci, segnatamente per quelli dei carichi, per i quali mancano le piattaforme e altri materiali di dotazione non acquistati per mancanza di fondi.

Tutto il parco di piattaforme assegnato alla Folgore è inutilizzabile con il velivolo C 130 in quanto il sistema di aviolancio dei carichi pe-santi è completamente diverso da quello del C119.

E anche per il paracadute umano, il CMP 55, emerge qualche problema: il sistema di apertu-ra impone ripiegamenti differenziati: con “pre-se d’aria” per i lanci dal C 119 e senza “prese d’aria” per quelli dal C 130.

Il G 222 non è ancora in vista.

Per vederne sull’aeroporto di Pisa i primi esem-plari si dovrà attendere il novembre 1978.

Fin dalla metà degli anni ’60, a Napoli iniziaro-no, a cura dell’Aeritalia, le attività per la co-

struzione del velivolo che fu pronto per le pro-ve di aviolancio nei primi mesi del 1973.

Inspiegabilmente l’Aeritalia, per attivare il pro-gramma si rivolse alla Gran Bretagna ove si procurò anche le attrezzature necessarie per l’aviolancio dei materiali, comprese le costosis-sime piattaforme, componenti del sistema in uso presso le aviotruppe inglesi, denominato SKYDEL. In seguito, avendo compreso che la sperimentazione poteva essere svolta –e me-glio- con i paracadutisti nazionali, il program-ma fu attuato con il nostro personale anche se, per i materiali, si dovette utilizzare lo SKYDEL.

Nell’apr. ’73, sulla zona di Venaria, iniziarono le prove con il prototipo G 222 NC 4002 che a-violanciò dalla rampa (porta assiale) manichini e contenitori A22. Nell’ott. ‘73, il programma venne continuato nelle zone di lancio di Tassignano-Cecina-Ampugnano con personale della Brigata Folgo-re, per lo più U. e SU.. In 23 sortite furono a-violanciati 374 paracadutisti (278 dalle porte laterali e 96 dalla porta assiale). Dall’aprile al luglio ’75, sul poligono di Ciriè (TO), seguirono 44 carichi, di piattaforme “a estrazione” e A22 “a gravità”.

Nel gen. ’78, sulla zona di Ampugnano, si portò a termine una serie di aviolanci pesanti con piattaforme da 6.000 lbs, da 8 e 12 ft.

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Così l’Aeritalia ultimava il calendario delle pro-ve e si accingeva a consegnare i velivoli alla 46^

Aerobrigata (37 velivoli dall’ apr.’78 al dic.’85). Il 21 apr.’ 78 furono dati in carico alla 46^ 7 G222, il primo dei quali accolto festosamente dal 98° gruppo, atterrava a Pisa. La lungaggine di questi avvenimenti ebbe dei riflessi sullo svolgimento dell’ attività. Per migliorare la situazione fu presa in conside-razione anche l’ eventualità di acquisire, in ana-logia a quanto attuato da Belgio e Gran Breta-gna, il sistema di aviolancio dall’ aerostato. Ma lo studio del problema si risolse negativamente. Nel frattempo una nota di ottimismo si verificò con l’entrata in servizio nell’ Aviazione dell’Esercito dell’ elicottero da trasporto medio CH-47 Chinook. Nella prima decade del mag.’76, l’ Ufficio SS EE iniziò, a Viterbo, la verifica delle possibilità di aviolancio con il paracadute CMP 55 e uscita dalla rampa (porta assiale). Visti i risultati po-sitivi, nei mesi successivi, presso la Brigata Fol-gore, nelle zone di Tassignano ed Altopascio, iniziarono le prove con il personale, equipag-giato sia per gli aviolanci di abilitazione, sia per quelli di brevetto e tattici. Furono redatte così le norme, appendice alla Pub. SME 5688, per l’ aviolancio dall’ elicottero

CH-47, divenute operative dall’agosto 1976, che prevedevano equipaggiati per il combattimen-to: - 24 paracadutisti con paracadute CMP 55; - 28 paracadutisti con paracadute ad apertura comandata.

E così, potendo disporre di un discreto numero di ore di volo, si riuscì a risolvere una situazio-

ne che rischiava di compromettere anche il completamento dei lanci di brevetto per gli scaglioni che si alternavano alle armi.

Il CH-47 risultava estremamente flessibile e riusciva a realizzare la coincidenza della zona di decollo con la zona di lancio eseguendo, con un’ ora di attività, anche 6 sortite. Praticamen-te, una compagnia riusciva a fare, in un’ ora, almeno un lancio di brevetto, anche se l’ aspet-to operativo ne risultava ovviamente penalizza-to.

Pertanto, nel periodo dal ’74 all’ ‘80, con i pochi C119 ancora in linea fino al 77/78, con qualche sortita, rara, di C130 e con la disponibilità del CH-47, che partiva da Viterbo e si rischierava a PISA, si riuscì a far fronte al momento critico.

Intanto, nell’ ambito della Folgore, in stretta collaborazione con l’Ufficio SS.EE. della SMIPAR, si affrontava una serie di problemi.

Si riscontrò che il paracadute ausiliare I-66 non sempre rispondeva correttamente al suo impie-go, per cui si iniziò lo studio, congiuntamente con la ditta IRVIN italiana, per la realizzazione di un nuovo paracadute di emergenza.

Dopo una intensa sperimentazione, nacque l’ I-76, con un innovativo sistema di estrazione del-la calotta, che garantiva un più rapido e sicuro funzionamento in apertura. Fu approvato nel corso della riunione della Commissione Inter-forze dei Materiali Aeronautici (CIMAA), presso la SMIPAR, il 3 marzo 1977 ed entrò su-bito in approvvigionamento.

Per l’aviolancio dei materiali con i velivoli C 130 e G 222, era necessario acquisire nuove piatta-forme di tipo modulare, che si cercava di co-struire in ambito nazionale. Da notare che esi-stevano due linee distinte: con larghezza da 88 pollici per il G 222 e da 108 pollici per il C130.

Anche il glorioso paracadute CMP 55, inten-samente impiegato per 5 lustri e ancora in ser-vizio, denunciava la vetustà dei suoi materiali, superati da nuove e più efficaci tecnologie che consentivano analoghe prestazioni con minori peso e ingombro. Si iniziarono gli studi per un possibile sostituto, condotti in collaborazione con la IRVIN, che si concluderanno con la rea-lizzazione dell’ IRV80, che subentra al CMP 55, con risultati peraltro non troppo soddisfa-

CH-47 - Imbarco del personale in zona lancio

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centi, come si vedrà nel successivo “periodo storico”.

Da ricordare che, nei primi mesi del ’77 un team del 509° Rgt. par. USA, rischierato presso la ba-se di Camp Darby con elicotteri, consentì a U. e SU. della Folgore di ottenere il brevetto statu-nitense con un nuovo paracadute direzionale, l’MC1, derivato dal T10, che per le sue ottime prestazioni entrò poi in servizio in ambito na-zionale in sostituzione del CMP 55-1F.

Per sbloccare le difficoltà esistenti nel lancio di materiali, l’Ufficio SS. EE. si fece carico di alcu-ne attrezzature di competenza dell’ A.M.I., riu-scendo così ad effettuare alla fine del ’76, per la prima volta, sulla zona di Altopascio, l’aviolancio contemporaneo di 16 contenitori A22 da 1.000 kg. ciascuno, massimo carico con-sentito per il C130.

L’ autocarro OM/CL 52, aveva ormai esaurito la sua esistenza operativa.

Occorreva reperire un altro mezzo similare. Studi e ricerche erano in atto, ma senza concre-te prospettive di rapida soluzione.

Nella tecnica della caduta libera si stavano fa-cendo notevoli progressi, sia per una più razio-nale metodica addestrativa, sia per il rinnovo del materiale di aviolancio. Il D54DL lascia il posto a un paracadute composto dalla calotta del CMP e la imbracatura del D65, molto op-portunamente chiamato “sveglia” per la violenza dello shock di apertura e perciò presto dismes-so. Il successore fu l’EFA 6520, con il quale ve-niva introdotta in servizio la capsula cronoba-rometrica, già in uso in altre nazioni, che assi-cura l’apertura automatica del paracadute quando, al termine del tempo di caduta libera, per qualsivoglia motivo, il paracadutista non è in grado di intervenire.

Ne furono approvvigionati due tipi: la KAP 3P (Cecoslovacchia) e la PPKU (Russia).

Aviolancio di materiali con sistema LAPES (Low Altitude Parachute Extraction System).

L’Ufficio Esperienze e Studi, in analogia a quanto praticato dagli USA esamina la possibi-lità di effettuare con i velivoli C130 e G222 que-sto tipo di aviolancio di materiali molto remu-nerativo ai fini tattici e di precisione, che pre-

vede il rilascio dei carichi, ad una quota non superiore ai 3 metri da terra, senza paracadute di sostentamento, estratti mediante un paraca-dute a nastri. La 46a, però, non risultò favorevo-le alla attuazione di questa procedura, stante l’ elevato rischio. Per la certificazione del G222 con questo sistema furono fatti due lanci. Il primo a Venaria Reale nel 1981 con velivolo Ae-ritalia, il secondo nel 1986 a Grazzanise con la 46^; ad ambedue le prove partecipò l’Ufficio Esperienze e Studi.

Il 24 gennaio 1978, con un aviolancio, l’ ultimo C119 concludeva definitivamente “le sue fati-che” …che i paracadutisti salutavano con pro-fondo riconoscimento e non senza emozione.

Tra il 1978 e il 1985, la Folgore avrebbe fatto as-segnamento sui C130 e i G222. Ma i risultati non furono certo pari a quelli ottenuti con il C119.

I nuovi vettori della 46^ erano coinvolti nelle più disparate regioni del mondo, sia per esigen-ze militari – ma non di aviolancio – sia per fronteggiare esigenze di diversa natura (situa-zioni di crisi o calamità naturali) nonché, in campo nazionale, per attività di protezione ci-vile, anche in funzione antincendi. Ne risultava un impiego assai limitato a favore della Brigata, che a malapena riusciva a sopravvivere.

Pur in regime di estrema ristrettezza furono ef-fettuate alcune importanti esercitazioni di im-piego quali la “Condor bianco” nel 1980 nella zona di Ampugnano, l’ “Aquila bianca 81” e l’ “Aquila bianca 82” rispettivamente nella zona dell’ aeroporto di Grosseto e sul poligono dei Tre Poggioli, ma non più con l’ elevato numero di velivoli degli anni precedenti.

Per motivi di vulnerabilità all’offesa avversaria, a partire dagli anni ’70, una nuova tecnica –denominata “stream assault”- prevedeva l’ avvi-cinamento alla/e zona/e di lancio con i velivoli disposti in colonna, distanziati di pochi secon-di l’ uno dall’ altro, a quota molto bassa, per portarsi all’ altitudine per il lancio pochi minu-ti prima dell’ esecuzione.

Non era certo la professionalità che mancava, ma la disponibilità dei vettori.

Prova ne è il successo conseguito in una com-petizione particolarmente impegnativa dispu-

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tata annualmente negli Stati Uniti, denominata Volant Rodeo, con l’ intervento “agguerritissi-mo” di molti paesi della NATO, cui hanno pre-so parte anche un velivolo C130 della 46^ AB e un Team della Folgore. Tra le varie prove vi e-rano anche quelle della navigazione con avio-lancio di precisione di personale e materiali.

La formazione italiana ottenne sistematica-mente posizioni di spicco nelle classifiche finali e per ben due anni -1982 e 1984- si affermò con una strepitosa vittoria.

Nei tre lustri, dal 1985 al 2001 circa, si esaurisce l’ era del C130H ed è imminente la fine del G222, sostituiti rispettivamente con il C130J e con il C27J.

La Folgore deve adeguarsi alla limitata dispo-nibilità della 46^ Brigata, ancor più oberata dal trasporto aereo per le missioni interna-

zionali e affidarsi al concorso dell’Aviazione dell’Esercito (un palliativo comunque). Sono rare le missioni con i C130J, maggiormente im-piegati altrove per le loro elevata autonomia e capacità di carico.

In questo periodo, pertanto, si gravita sui veli-voli G222 ancora operativi e in parte sul CH-47 dell’ AVES.

Purtroppo, il supporto di questo mezzo verrà meno negli anni 90, in quanto ad un riscontro del kit di aviolancio da installare a bordo emer-ge la carenza di alcune parti del verricello per il recupero del paracadutista rimasto eventual-mente agganciato.

Viene decisa l’ immediata sospensione dall’ im-piego per le missioni di aviolancio con paraca-dute ad apertura automatica.

Come se non bastasse, nello stesso periodo, du-rante una esercitazione sulla zona di Tassigna-no con un elicottero multiruolo AB205 si verifi-ca, per fortuna senza gravi conseguenze, il tranciamento di 4 funi di vincolo da parte del rotore principale.

Vengono subito sospesi tutti i lanci con para-cadute ad apertura automatica con gli AB205-AB212-AB412. Così, anche il pur modesto so-stegno di questo vettore viene a mancare. Tut-tavia, pur arrancando, la Brigata riesce a man-tenere, ai limiti della sufficienza, il settore ad-destrativo lancistico del personale.

C130J - Aviolancio di materiale (16 A-22)

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Maggiori difficoltà si incontrano per i materiali, ove sussistono carenze non ancora risolte per il passaggio dal C119 ai C130 e G222.

Nel nov. ’86 ha luogo la prima esercitazione della neocostituita FIR con l’ aviolancio di un complesso tattico ( 2 C130H e 10 G222).

Nei giorni 15 e 16 mag. 1989 nelle Puglie si svol-ge la FIR 89. Tre C130H e nove G222 si rischie-rano a Brindisi e aviolanciano un complesso tattico, compresi alcuni carichi, ma non auto-carri leggeri. Dopo la dismissione dell’ OM/CL52, a tutt’ oggi, non è stato ancora ap-provvigionato un mezzo militare aviolanciabile.

Come si può notare, nonostante il notevole sforzo della 46a per riuscire a rendere disponi-bili 2÷3 C130 e una decina di G222, si è ridotta la frequenza di queste esercitazioni e la loro consistenza. I tempi dei 36 C119 sono ormai un lontano ricordo.

Negli anni dal ’90 al ’95 si nota tuttavia un leg-gero incremento dell’ attività di aviolancio.

Infatti, durante la missione IBIS in Somalia, di-sponendo di due velivoli G222 rischierati a Mogadiscio e di adeguate zone di lancio, la B.

par. poteva svolgere anche un significativo ad-destramento.

Inoltre, al rientro in Patria, al fine di poter mi-gliorare la capacità operativa, viene riattivata una metodica di lancio- già prevista dalla Pub.5688- in atto anche preso altri paesi della NATO, tra cui USA, Gran Bretagna, Francia, che prevede un più elevato ritmo di uscita dal velivolo, rispetto a quello abitualmente in uso nelle nostre aviotruppe. Purtroppo nel ’94, nel corso di una sortita con il velivolo G222, nella zona di Altopascio, si ve-rifica un incidente mortale per interferenza del paracadutista con il nastro di vincolo al mo-mento dell’ uscita. Le cause vengono attribuite alla metodica, per cui si torna ai ritmi precedenti. Nel ’95, nella zona di Tassignano, con velivolo C130, a seguito del distacco accidentale dal ca-vo statico al momento dell’ uscita, un paraca-dutista decedeva per il violento impatto con il terreno, nonostante avesse tempestivamente attivato il paracadute ausiliare che, per una se-rie di coincidenze sfortunate, non si apriva completamente. Anche in questo caso si è fatto errato riferimento alla metodica. Il 26 ott. del ’96, con velivolo G222, nella zona di Altopascio, pur con una cadenza sensibil-mente ridotta, si verifica ancora un incidente mortale per cause analoghe a quelle riscontrate nel ’94.

Questi eventi negativi portano a una completa revisione della tecnica di uscita, che si traduce in ritmi lenti, con conseguente, severa penaliz-zazione dell’ utilizzo dei tempi di volo.

Dal grafico, l’andamento dell’ attività aviolanci-stica negli ultimi anni:

C130J - Aviolancio di personale

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Ove si consideri che per le esigenze MINIME (aviolanci di abilitazione, di brevetto, addestra-tivi e tattici) la Folgore dovrebbe effettuare, mediamente, almeno 45.000 lanci/anno la si-tuazione si commenta da sola. Fortunatamente, all’inizio degli anni 2000, si registra un incremento dei mezzi dell’ AVES disponibili per gli aviolanci con paracadute ad apertura automatica in quanto è stata ripristi-nata la operatività: - del CH47 con la messa a punto (dopo 10

anni!) del kit per il recupero del paracaduti-sta agganciato, pur con le seguenti limita-zioni: • lancio di 22 paracadutisti equipaggiati,

anziché 24, in due passaggi di 11 par cia-scuno, con paracadute T10 o MC1 confi-gurati con nastro di vincolo di m 4.50- 4.70 (per i lanci TCL il numero dei para-cadutisti rimane 28);

• aviolancio di 1 o 2 carichi medi “a gravi-tà”, con contenitore A22, per un peso non superiore a 250kg per ciascun cari-co;

- degli AB 205, 212 e 412, grazie alla introdu-zione di un nastro di vincolo per il paraca-dute ad apertura automatica della lunghez-za di m 2.80, realizzato dall’ Ufficio Espe-rienze e Studi, dopo una lunga serie di con-trolli a seguito di prove pratiche(il numero degli aviolanciabili rimane di otto par/velivolo).

E’ stato inoltre acquisito un altro vettore, ad ala fissa, il “Dornier 28”, bimotore turboelica, di fabbricazione tedesca, in dotazione all’ AVES fin dagli anni’ 80, abilitato al lancio con para-cadute ad apertura automatica munito di na-stro di vincolo di m 2.80; l’ aereo può lanciare: 15 par privi di equipaggiamento(solo paracadu-te dorsale e ausiliario), in 3 passaggi di 5 par

ciascuno, data la contenuta dimensione dell’ unica porta di uscita e, pertanto, può essere utilizzato solo per i lanci di abilitazione, con paracadute T10; 17 par invece, per l’ aviolancio TCL.

Tuttavia, neppure con l’ aiuto saltuario e pallia-tivo dei soli mezzi dell’AVES si riesce a rag-giungere quei livelli numerici degli anni prece-denti.

Con gli anni 2.000 il paracadute IRVIN 80 ter-mina il suo impiego, senza rimpianti, sostituito con il T10C.

A differenza del CMP 55, impiegato intensa-mente per oltre un trentennio, l’IRVIN80 è ri-masto in servizio per circa 15 anni ed è stato sottoposto a una serie di significative modifi-che.

Ora la Brigata ha in linea due tipi di paracadu-te, entrambi di progettazione statunitense: il T10C e l’ MC1-C, il primo a calotta neutra, per i lanci di massa, il secondo direzionale. I paraca-dute sono ampiamente collaudati e pienamente affidabili.

Per quanto attiene alla TCL, dagli anni 75/80, si sono fatti significativi progressi, sia nello svol-gimento dei corsi, sia nei settori operativo e sportivo.

Alla fine degli anni 70 è stato inserito, per i cor-si TCL il paracadute EFA “Papillon”, il più effi-ciente dei tondi con calotta rientrante, tanto da essere definito “il top”.

A partire dagli anni 80, arriva il paracadute con velatura a profilo alare. Come dice chiaramente

Interno vlv Dornier 28

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- 67 - LAPES da velivolo C27J

la dizione “ad ala”, questa velatura “vola” esat-tamente come l’ala di un aeroplano.

Basata quindi sulla portanza, consente velature con dimensioni più ridotte ed efficienza5 sensi-bilmente superiore al tondo, con possibilità di atterraggi dolcissimi.

Particolarmente versato nel campo tattico, consente l’ aviolancio “controllato e guidato” di carichi e grazie alle sue prestazioni, con lancio da alta quota (anche 10.000 m.) e apertura i-stantanea permette all’ operatore, munito di apposito respiratore ad ossigeno, di effettuare una infiltrazione in territorio controllato dall’ avversario, di alcune decine di chilometri.

Alla fine degli anni 80 il profilo ad ala è stato inserito nei corsi con la tecnica della caduta li-bera (TCL) con l’ innovativa capsula barome-trica FXC12000, che agisce, in qualsivoglia ipo-tesi di mancata apertura del paracadute princi-pale alla quota stabilita, sul paracadute di e-mergenza, anch’esso con velatura a profilo alare in posizione dorsale come il principale: imbra-catura cosiddetta “tutto dietro”.

Con il terzo millennio la 46^ Brigata Aerea ini-zia un altro cambio: i C130H lasciano il posto ai C130J e C130J-30 Hercules II; i G222 vengono ri-levati dai C27J Spartan.

Si profilano ulteriori problemi per i paracaduti-sti, in quanto questi nuovi aerei richiedono altri provvedimenti tecnici per l’ aviolancio, quando non è stato ancora completamente assorbito il precedente cambio avvenuto tra C119 e C130H / G222.

Il C130J presenta una propulsione di maggior potenza e un’ avionica rinnovata (caratteristi-che “a colpo d’ occhio” le eliche esapala).

Il C130J-30 è la versione allungata: 5 metri in più, quindi maggiore possibilità di carico.

Per le missioni di aviolancio di personale e ma-teriali entrambi i velivoli sono operativi per il rilascio automatico CARP. Per tale tecnica è indispensabile impostare il sistema a bordo del velivolo con dati forniti dalla “pattuglia guida”,

5 NOTA. Per efficienza si intende la lunghezza del per-corso orizzontale per ogni metro di quota perduta. Ad esempio, efficienza 10 significa che per ogni 10 metri di quota perduta se ne percorrono 100 in orizzontale.

recentemente potenziata con specifiche appa-recchiature. In caso di impossibilità di impiego della pattuglia guida, si può ricorrere alle previ-sioni meteo su una zona prestabilita per ricava-re i dati necessari al sistema di bordo per il rila-scio automatico.

Allo stato attuale -anno 2007- il C130J deve completare l’iter certificativo necessario per e-levare la potenzialità operativa nel campo dell’ attività lancistica, adeguandola agli standard internazionali.

Il C27J è costruito dall’ Alenia con la stessa cel-lula del G222, ma con propulsione ed avionica uguali a quelle montate sul C130J, comprese le eliche esapala. La 46^ BA dispone, per ora, di tre esemplari!

L’ aereo ha potenzialità superiori al G222, con la differenza però che i C27J acquisiti saranno 12 mentre i G222 ceduti sono circa 40!

Le verifiche condotte dall’Alenia con il concor-so dell’ Ufficio Esperienze e Studi della B. par hanno fornito per l’ aviolancio i seguenti risul-tati:

- 34 paracadutisti completamente equipag-giati sia dalle porte laterali, sia dalla porta assiale;

- 6 contenitori A22 da 1.000kg ciascuno “ a gravità” ( il G222 ne lanciava 5);

- 2 carichi pesanti “ a estrazione” su piatta-forme da 12 piedi x 88 pollici;

- LAPES attuato, nel 2004, nella zona di Ca-meri, con piattaforme da 12 piedi, in 3 pro-ve con velocità di lancio di 120Kts (nodi), quota inferiore a 3 m, estrazione con para-cadute da 28 piedi.

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Ogni aviolancio di personale con paracadute ad apertura automatica o TCL o di materiali, può essere eseguito con il metodo CARP. Tale

procedura uniformerà l’impiego di tutti i veli-voli ad ala fissa della 46a BA.

AlAlAlAlcune brevi note a margine di questa ancune brevi note a margine di questa ancune brevi note a margine di questa ancune brevi note a margine di questa anaaaalisilisilisilisi

Le conclusioni non sembrano lasciare adito a molte illusioni.Purtroppo i numeri presentati sono aridi ma pieni di significato, più espressivi di lunghi commenti. Se l’orientamento attuale si dovesse confermare o protrarre a lungo (…..e non c’ è, almeno per ora, alcun ragionato motivo per una inversione di rotta), la Brigata Paracadutisti è destinata ad allontanarsi sempre di più dagli aviolanci ope-rativi di personale e materiali, armonicamente combinati, per confinarsi all’addestramento e-sclusivo del combattente singolo di cui il lancio rappresenta un momento qualificante.

Eppure gli analisti di studi strategici prevedo-no che per i prossimi 15-20 anni non ci saranno sostanziali cambiamenti nelle situazioni di cri-si, caratterizzate da assenza del fronte e da “vuoti di potenza”, circostanze favorevoli per l’ impiego tempestivo di unità paracadutisti a se-guito anche di aviolancio. Inoltre, non si può nemmeno sfuggire al con-fronto e alla cooperazione con le Forze Armate dell’ area Euro-Atlantica. Così operando però, il patrimonio di professio-nalità e di esperienza acquisito in tanti anni di lavoro, è destinato a dissolversi e ricostruirlo poi sarà molto difficile

.

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Organizzazione logisticaOrganizzazione logisticaOrganizzazione logisticaOrganizzazione logistica

E’ noto che la condotta delle operazioni militari presuppone la disponibilità di un potenziale logistico adeguato agli scopi da conseguire.

Se a memoria ci portiamo alle operazioni delle Divisioni Paracadutisti Folgore e Nembo del secondo conflitto mondiale non troviamo ele-menti di riferimento confortanti, un retaggio cui ispirarci: il problema logistico è stato sem-pre sottovalutato.

Anche nel dopoguerra, quando nel 1958 fu co-stituito il 1° Gruppo Tattico Paracadutisti, que-sti temi si collocavano all’ultimo posto nella scala dei valori, ma rapidamente, per testimo-nianza di Comandanti che avevano sperimenta-to il deserto africano o il ciclo operativo del Corpo Italiano di Liberazione privi di adeguato vestiario, equipaggiamento, vettovagliamento, armamento, munizioni e … altro, si cominciò a comprendere la fondamentale incidenza delle disponibilità logistiche nella risoluzione del problema operativo.

Alla costituzione della Brigata nel 1963, il Cen-tro Militare di Paracadutismo aveva già dira-mato una consistente raccolta di disposizioni logistiche attinenti all’ impiego di un gruppo tattico paracadutisti a seguito di aviolancio, che per oltre un decennio sono rimaste in vigo-re. Altre "note" furono poi elaborate dal Co-mando della G.U..

L’Esercito ha proceduto nel tempo a periodici riordinamenti strutturali, volti a conformare mutuamente gli apparati operativo e logistico.

La Brigata Paracadutisti è stata naturalmente coinvolta in questi mutamenti, fatte però salve le specificità proprie delle aviotruppe.

Così, inizialmente, pur affermando il principio generale della logistica concepita "per materia" e in assenza di un progetto di bivalenza della Grande Unità (paracadutisti e motorizzata), l’apparato di sostegno era strettamente commi-surato e finalizzato ai tradizionali orientamenti di impiego del Gruppo Tattico Paracadutisti: occupazione preventiva o conquista e difesa di posizioni in Zona di Combattimento fino al

congiungimento con truppe amiche previsto entro 48/72 ore.

Nel periodo successivo, con la ristrutturazione dell’ Esercito (1975) e l’ adozione della duplice possibilità di impiego della Folgore, si passava a strutture a completa concentrazione e perciò unitarie, organizzate "per funzione". La Brigata veniva dotata di un Battaglione Logistico e in-serita nella catena tradizionale.

In aggiunta alle componenti funzionali, comuni alle altre unità similari, il Btg. Logistico Para-cadutisti comprendeva la Compagnia Manu-tenzione e Aviorifornimenti, che operava fin dal 1965 alle dipendenze del Comando Brigata Fol-gore, presso la Caserma “Vannucci”, con i se-guenti compiti:

- gestione dei materiali per l’ aviolancio (pa-racadute, piattaforme, contenitori, ecc.);

- supervisione ed esecuzione di aviolanci di materiali.

In seguito la Compagnia si trasformò, dal 1986, in Compagnia Aviolanci e Manutenzione, in-clusa nella Scuola Militare Paracadutismo.

Infine, per arrivare ai nostri giorni, al periodo delle missioni fuori area in contesto interna-zionale, si è assistito al riordinamento comples-sivo degli assetti organizzativi, legato soprat-tutto al contenimento dei costi senza compro-mettere, nel contempo, la qualità del servizio.

A partire dal 1997, l’intero sistema è stato così completamente ridefinito, con gli obiettivi di alleggerire il dispositivo, semplificare le proce-dure, costituire un supporto più confacente a una componente operativa fortemente ridimen-sionata.

Sul piano organizzativo tale evoluzione ha comportato la:

- soppressione dei Battaglioni Logistici (il Btg. Log. “Folgore” nel 2001);

- suddivisione delle funzioni in due soli livelli di competenza: aderenza e sostegno;

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- inversione del flusso dei rifornimenti, dall’ indietro all’ avanti;

- informatizzazione delle attività.

Le linee evolutive hanno trovato collaudo e conferma nei multiformi impegni della Forza Armata, di cui la Folgore è stata ed è probante banco di prova.

Nel quadro della bivalenza, vale la pena richia-mare i criteri guida che sono alla base della “lo-gistica per l’aviosbarco”, così come sono stati definiti sul finire degli anni 80.

Non solo per ragioni conoscitive, ma perché strettamente connaturati all’impiego delle A-viotruppe, anche se negli attuali orientamenti nazionali tale ipotesi è ritenuta poco probabile e difficilmente realizzabile con le strutture esi-stenti. Ma nell’ambito di situazioni internazio-nali così incerte e imprevedibili, nessuna op-zione può essere accantonata definitivamente e apoditticamente differenziando le azioni di forza (impiego di complessi tattici), dalle forme particolare di lotta (Interdizione di Area) e dal-le incursioni; nell’ intesa che le casistiche in-termedie possono comunque trovare, mediante opportuni adattamenti, formule di realistica so-luzione.

L’ aviosbarco è una complessa operazione in-terforze concepita e gestita ai più elevati livelli di comando con la costituzione di un Comando di Aviosbarco. Vi sono coinvolti:

- Comando Aviotruppe;

- Comando Logistico;

- Comando Forze Aeree da trasporto;

- Comando Forze Aerotattiche;

- eventualmente, Comando AVES, Comando Carabinieri, Comando Marina Militare.

Il problema logistico tiene conto di alcune pe-culiarità:

- soluzione di continuità spaziale tra la zona di impiego e le basi di sostegno, tale da det-tare l’ esclusivo ricorso al trasporto aereo, anche a grande distanza;

- rischio di perdite durante il volo e nella pre-sa di terra;

- inerzia di avviamento delle attività logisti-che dopo l’ atterraggio;

- possibilità di ricorso alle risorse locali e ai materiali catturati al nemico;

- difficoltà di adeguamenti alle evoluzioni del-la situazione.

La pianificazione logistica si ispira ai seguenti criteri:

- ciascuna Forza Armata provvede alle pro-prie esigenze;

- dotazioni e attività logistiche devono essere commisurate alla disponibilità di trasporto aereo;

- il grado di autonomia logistica deve con-temperare l’ esigenza di non appesantire le unità con quella di affrontare necessità par-ticolari e impreviste;

- deve essere assicurato il coordinamento tra Comando Logistico, Forza Aviotrasportata e Forza di Trasporto Aereo.

Sulla base della manovra prevista e della sua durata, della entità delle forze impegnate e del-le caratteristiche dell’ ambiente operativo, il Comando di Aviosbarco emana una direttiva che definisce:

- unità logistiche interessate;

- natura e entità dei rifornimenti previsti;

- aeroporti da utilizzare quali basi arretrate di alimentazione;

- aree di approntamento;

- basi avanzate per il sostegno logistico;

- numero e tipo dei velivoli e sistemi di im-missione nell’ area obiettivo (avioriforni-mento, lapes-estrazione in volo a bassissima quota-, atterraggio);

- eventuale recupero/ sgombero di personale e materiali.

Dalla direttiva, scaturisce la pianificazione che concerne:

- attrezzature e servizi per le aree di appron-tamento e scorte da concentrarvi;

- rifornimenti da destinare agli aeroporti;

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- numero e tipo degli aerei disponibili;

- mezzi per la movimentazione dei materiali nelle aree di approntamento e negli aeropor-ti;

- tempi delle varie attività;

- dati relativi all’ambiente naturale (terreno e tempo);

- disposizioni per le evacuazioni.

Il dispositivo logistico prevede:

- basi avanzate per il sostegno (costituite nel-le aree di approntamento dalla Forza Avio-trasportata, sostenute dall’unità incaricata del supporto delle operazioni), ove ha luogo il condizionamento dei materiali per il lan-cio;

- basi arretrate di alimentazione, coincidenti con gli aeroporti d’ imbarco;

- basi avanzate di alimentazione costituite dai posti materiali in zona di impiego (in attesa, la più breve possibile, della distribuzione);

L’ immissione di organi esecutivi nell’ area o-biettivo deve prevedere l’ inserimento di spe-cialisti del settore sanitario e del mantenimen-to nello Scaglione di assalto per fronteggiare le esigenze di cura dei feriti e la riparazione di materiali nella presa di terra. Negli interventi delle squadre di mantenimento non è infre-quente il ricorso alla “cannibalizzazione”.

Altri organi, in alternativa:

- raggiungono l’ area con il secondo Scaglione;

- restano in area di approntamento per gestire l’ aviorifornimento per tutta la durata dell’ operazione.

I rifornimenti sono così differenziati per cate-gorie:

- preventivi, quelli portati al seguito, destinati a garantire l’ autonomia di 48 o 72 ore;

- successivi, per le operazioni di lunga durata, intesi a coprire il fabbisogno tra il termine dei rifornimenti preventivi e l’ inizio di quel-li normali; possono essere attuati in luoghi e tempi prestabiliti ovvero in luoghi prestabi-liti su richiesta;

- normali, quelli periodici, previsti per tutte le unità;

- urgenti, su richiesta, per fronteggiare situa-zioni impreviste; sono predisposti e condi-zionati nelle basi arretrate di alimentazione.

La ripartizione delle responsabilità nel proces-so di pianificazione (da adattare alla esistente organizzazione di Comando e Controllo dei vertici militari) prevede:

- per la Forza Aviotrasportata: fornitura di equipaggiamenti e dotazioni individuali; condizionamento, trasporto in aeroporto e imbarco dei rifornimenti preventivi; recupe-ro dei rifornimenti e gestione dell’ attività nell’ area obiettivo;

- per il Comando Logistico di supporto: so-stegno alle Aviotruppe in tutte le fasi; con-corso al trasporto e all’imbarco in aeropor-to; trasporto dei rifornimenti normali e ur-genti dalle basi avanzate per il sostegno

Uscita carico pesante

A22 in volo

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alle basi arretrate; imbarco dei rifornimenti sui velivoli; gestione delle aree di appronta-mento; sgombero dei feriti evacuati;

- per le forze di Trasporto Aereo: concorso e consulenza per imbarco dei materiali; mo-vimentazione dei materiali dalle basi di ali-mentazione arretrate a quelle avanzate; ese-cuzione di aviosgomberi di feriti dall’ area obiettivo alle basi arretrate.

Nell’Interdizione di Area e nella Incursione, le esigenze logistiche sono molto contenute e vengono soddisfatte:

- per la maggior parte, mediante rifornimenti preventivi;

- in qualche misura, con le risorse locali e con i materiali catturati al nemico;

- in taluni casi, con avio/elirifornimenti ur-genti.

L’ evoluzione dell’ organizzazione logistica de-lineata all’ inizio non si è certo limitata agli as-setti o alle strutture ordinative e funzionali, ma ha anche coinvolto il campo delle dotazioni e degli equipaggiamenti, individuali e di reparto, che sono ora da considerare all’ avanguardia e senza confronto con quelli di oltre 40 anni or-sono.

Ne sono stati fattori determinanti:

- il progresso della tecnica e della tecnologia;

- il confronto con le Forze Armate di molti al-tri Paesi, nel contesto degli scambi adde-strativi e delle missioni fuori area;

- i nuovi scenari operativi e ambientali con i quali misurarsi;

- le risorse finanziarie rese disponibili a segui-to della scelta di uno strumento di qualità, in sostituzione di un dispositivo pletorico.

Esempio significativo dei profondi cambiamen-ti intervenuti appare da una sequenza di foto-grafie che fermano l’immagine del PARACADUTISTA dalla costituzione della Brigata ad oggi.

È un riferimento semplice che vale più di molte parole, per apprezzare il cammino fin qui per-corso, senza addentrarsi in una arida e com-plessa analisi delle innovazioni apportate agli equipaggiamenti, armi e mezzi nelle diverse u-nità. ll paracadutista del ’63 si presenta sparta-no, “rustico”", armato con una carabina Winchester, residuo del secondo conflitto mondiale, elmetto metallico, una scomoda tuta mimetica monopezzo, zainetto individuale di limitata capacità (volume di 14 litri circa), ap-pena sufficiente a contenere la razione viveri da combattimento, la borraccia con acqua, pochi indumenti e un paio di caricatori, mentre una coperta da campo e un telo mimetico arrotolati all’ esterno costituiscono l’ unica protezione dalle intemperie.

Si è posto poi rimedio alle esigenze man mano emerse facendo ricorso alle esperienze, agli studi, alle ricerche e... perché no?... al nostro tradizionale senso pratico, incluso l’ acquisto dal commercio a proprie spese.

Hanno visto così la luce strumenti strani ma e-stremamente utili, quale lo “sfila stivaletto” di plastica nel caso di lancio in acqua, il cinturone

Automezzo condizionato per il lancio

Condizionamento carichi A22

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con i buchi per agganci diversi, la retina per l’ elmetto, il poncho, ecc. ecc..

Le innovazioni, sempre compatibili con il si-stema di reclutamento, la durata della ferma e l’ attività lancistica, hanno consentito nel tempo l’ ammodernamento progressivo degli equipag-giamenti individuali per garantire al “soldato per eccellenza” di affrontare in ogni situazione sfide sempre più impegnative.

L’ equipaggiamento del paracadutista degli an-ni 2000 è nettamente diverso dal lontano’ 63: dall’ elmetto in fibra aramidica, assai più legge-ro e parimenti protettivo, all’ armamento mo-derno con visore notturno; dalla tuta policroma in due pezzi con colorazioni in funzione dell’ ambiente naturale, alle calzature diverse in ba-se al tipo di terreno; dal sacco da bivacco e ma-terassino pneumatico allo zaino ben studiato sia come capacità sia come facilità di trasporto, in aviolancio e a terra.

Si è privilegiato il professionista; e non poteva essere diversamente.

Le immagini sono ridotte all’ essenziale e atte-stano una costante evoluzione... dal punto di

vista esteriore... perché lo spirito è rimasto sempre lo stesso: il DNA è ereditario e non si cambia.

L’ auspicio è che le risorse assicurino sempre i livelli di ricerca, di approvvigionamento e di mantenimento atti a garantire l’ imprescindibi-le efficienza operativa.

….e oggi

‘ 60 ‘ 70 oggi

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Le Prime Missioni InternazionaliLe Prime Missioni InternazionaliLe Prime Missioni InternazionaliLe Prime Missioni Internazionali

Sono state il primo banco di prova per il trasfe-rimento e l’ impiego oltremare nelle aree di crisi di consistenti aliquote delle Forze Armate Ita-liane, nell’ ambito di formazioni multinazionali.

Svolte nel clima di contrapposizione bipolare della guerra fredda e immediatamente dopo l’illusione svanita di una pace permanente su-scitata dal crollo del muro di Berlino, sono sfuggite al veto incrociato dei blocchi perché interessano regioni periferiche, non soggette a vincoli stringenti di influenza e di controllo e per il preciso valore umanitario dei loro obiet-tivi.

Interventi che in ogni caso non sempre sono stati incoraggiati dal consenso internazionale e sorretti dal viatico delle risoluzioni dell’ ONU.

Vale la pena comunque di mettere in evidenza taluni caratteri distintivi di queste iniziali e-spressioni di collaborazione.

Le forze partecipanti appartenevano tutte a Paesi membri dell’ Alleanza Atlantica e quindi disponevano-vantaggio non trascurabile-di un medesimo bagaglio di conoscenze dottrinali e di preparazione professionale.

Ancora, è da considerare che il controllo delle unità era mantenuto sotto stretta dipendenza nazionale; anche le misure di coordinamento erano regolate da prefissate condizioni e le eventuali deviazioni richiedevano, di norma,

l’approvazione preventiva delle Autorità politi-co-militari dei rispettivi Paesi.

Per quanto riguarda il nostro Paese, il comando del Contingente Italiano era mantenuto dal Capo di Stato Maggiore dell’ Esercito, che si avvaleva di un Ufficiale Generale responsabile della condotta delle azioni, espressione diretta del vertice militare(Capo Reparto Operazioni dello SME per il Libano; Sottocapo di SME per l’ intervento a favore delle popolazioni curde).

Infine va aggiunto (atipicità esclusivamente nazionale) che i Reparti erano costituiti in massima parte da soldati di leva, impiegati ne-gli ultimi mesi di ferma (3-4 mesi) e soggetti pertanto a onerosi rientri in patria e avvicen-damenti con altri scaglioni addestrati.

Situazione peraltro temperata dalla presenza di militari professionisti (incursori del 9° Btg. d’Ass.par. “Col Moschin”, 1° Btg. CC par. “Tu-scania”), con funzioni anche di affiancamento e addestramento.

Nonostante i vincoli, le limitazioni e le non in-differenti difficoltà, i risultati conseguiti sono andati aldilà di ogni rosea aspettativa. Lo confermano i concordi giudizi positivi e-spressi, anche in retrospettiva, dai più impor-tanti commentatori politico – militari della stampa internazionale.

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Libano 1982Libano 1982Libano 1982Libano 1982----’ ’ ’ ’ 84848484

La missione in Libano costituì il primo, consi-stente impegno delle Forze Armate Italiane al di fuori del territorio nazionale dopo la conclu-sione della seconda guerra mondiale.

L’ intervento ebbe luogo in due tempi e con di-stinte finalità:

- dal 26 agosto al 12 settembre 1982 (Libano 1), con la partecipazione del Battaglione Bersaglieri Governolo, per consentire l’esodo dei miliziani Palestinesi e Siriani as-sediati a Beirut dalle forze Israeliane (a sud) e da quelle Falangiste (a nord);

- dal 26 settembre 1982 al 20 febbraio 1984 (Libano 2), mediante l’ impiego di un con-tingente al livello di Grande Unità elemen-tare (Contingente Italiano – ITALCON) in-serito in una forza multinazionale, con il compito di sostenere, da un lato, il Governo e le Forze Armate Libanesi e di proteggere, dall’ altro, la popolazione nei campi di Bei-rut ovest che erano stati teatro di stragi il 16-17 settembre.

Questa trattazione si incentra sulla Libano 2 che vide l’ inserimento di aliquote della Brigata Paracadutisti Folgore nella struttura sia di Comando, sia esecutiva di ITALCON.

Il contingente, costituito inizialmente da una forza di poco superiore al migliaio di unità, fu poi potenziato nel corso del 1983 fino a un tetto di circa 2300 elementi che furono periodica-mente avvicendati.

Il comando fu affidato al Colonnello Paracadu-tista Franco Angioni (promosso poi Generale di Brigata all’inizio del 1983), Capo Ufficio O-perazioni dello Stato Maggiore dell’ Esercito, che lo esercitò ininterrottamente fino alla con-clusione del ciclo operativo. Nel suo curricu-lum figuravano gli incarichi di Comandante di Plotone, Compagnia e Battaglione Incursori, ol-tre a quello di Vice Comandante della Brigata Folgore: un Paracadutista “doc”, dunque.

La struttura del suo Comando, in un primo tempo di dimensioni molto contenute, poté successivamente disporre di uno Stato Maggio-

re e di un nucleo informatico. Vi prestava servi-zio una maggioranza di Paracadutisti.

L’ ordinamento di ITALCON prevedeva:

- Comandante e Comando;

- Compagnia Comando e Trasmissioni;

- un Battaglione Paracadutisti nel quale si al-ternavano il 1° Btg. CC.par.”Tuscania”, il 2°Btg.par. “Tarquinia”, il 5° Btg.par. “El Ala-mein” ed elementi del 185° Gruppo Viterbo, del Reparto Comando e Trasmissioni, della Compagnia Pionieri, della Scuola Militare di Paracadutismo;

- un Battaglione San Marco della Marina Mi-litare con elementi del Comando Subacquei e Incursori;

- una Compagnia del 9° Btg. d’Ass. par. “Col Moschin”;

- uno Squadrone Cavalleggeri su autoblindo;

- un Plotone del Genio per lavori di protezio-ne, sgombero, bonifica, ecc;

- un Battaglione Logistico;

- un Ospedale da Campo.

La componente paracadutista, pari a un terzo della forza, si caratterizzava per la qualità e co-stituiva esempio e riferimento per tutti.

Vi erano tra l’ altro inclusi:

- la Compagnia Incursori, destinata a costi-tuire riserva nelle mani del Comandante del Contingente per fronteggiare le situazioni a più alto coefficiente di rischio o impreviste;

- un nucleo particolare degli stessi Incursori che si prodigò nella ricerca e neutralizza-zione di mine e ordigni inesplosi proceden-do a ben 11.000 interventi di bonifica e di-mostrando elevata professionalità;

- i Carabinieri Paracadutisti che, oltre alle at-tività previste per i reparti di Arma base, as-sicuravano anche le funzioni di Polizia Mili-tare e furono destinati a garantire la sicu-rezza dell’ Ambasciata Italiana a Beirut re-standovi ancora per un mese dopo il rientro in patria di ITALCON.

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Il sostegno di fuoco manovrato era garantito dalle artiglierie navali ma non fu mai utilizzato.

Furono impiegati i seguenti mezzi terrestri:

- 97 veicoli corazzati da combattimento e 6 autoblindo;

- 125 autovetture, 186 autocarri vari e 89 ri-morchi;

- 8 autoambulanze;

- 20 cucine rotabili;

- 33 mezzi speciali (lavanderia, bagni, forni, autocisterne, ecc);

- 11 autocarri-frigorifero;

- 8 mezzi per movimento terra.

La Marina Militare impegnò : 2 Incrociatori, 3 Cacciatorpediniere, 4 Fregate, 2 navi anfibie, 1 nave rifornitrice.

Furono anche utilizzate navi da trasporto della Marina Mercantile.

L’Aeronautica Militare si avvalse dei velivoli da trasporto della 46^ Brigata Aerea e del 31° Stormo (C 130, G222, DC9) per un totale di:

- 1.112 sortile/velivolo;

- 3.386 ore di volo;

- 22.642 persone e 1.188.111 libbre di materiali trasportati.

Il totale dei materiali movimentati verso il Li-bano ammontò a 4.729 tonnellate con l’utiliz-zazione di 686 containers.

Le prestazioni dell’Ospedale da Campo, lascia-to in dono alla comunità locale a conclusione della missione, si compendiano in:

- 614 ricoveri e 98 interventi per personale mi-litare;

- 63.047 visite a personale civile (un terzo a-dulti, due terzi bambini);

- 1.599 esami radiologici, dei quali 1.177 a favo-re di personale civile.

L’intervento di una forza multinazionale in Li-bano si era imposto in termini di drammatica urgenza dopo le stragi di metà settembre 1982.

Si trattava di impedire che l’eccidio assumesse connotati di genocidio.

Il Governo Italiano ne fu elemento propulsore.

Dopo febbrili trattative diplomatiche che coin-volsero i Governi del Libano, delle potenze de-stinate a partecipare, di Israele e Siria, nonché le numerose fazioni etnico-religiose in lotta da 8 anni, si convenne l’intervento di una forza multinazionale nei seguenti termini:

- formale richiesta da parte del Governo del Libano;

- partecipazione di Contingenti Statunitense, Francese e Italiano (in seguito si aggiunse la Gran Bretagna con una aliquota di un centi-naio di militari);

- dipendenza dei contingenti dai rispettivi governi attraverso gli Ambasciatori in Liba-no;

- coordinamento a cura del Presidente del Li-bano;

- ricorso alle armi soltanto per autodifesa o nei limiti dell’ assolvimento del compito.

Settori di responsabilità nazionali

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Lo schieramento dei contingenti avvenne nell’arco di una settimana.

La nostra organizzazione di comando e con-trollo, secondo l’accezione NATO, prevedeva:

- Comando operativo nelle mani del Governo, tramite l’ Ambasciatore;

- Controllo operativo affidato allo Stato Mag-giore della Difesa;

- Controllo tattico demandato al Comandante di ITALCON, con delega della facoltà di im-piegare il concorso di fuoco navale.

Una volta in loco, gli italiani si resero immedia-tamente conto di una realtà drammatica e vi si immersero con consapevole dedizione.

Fu posto rapidamente in atto un dispositivo fondato su:

- presidio statico di punti mediante check point (punti di controllo) affidati media-mente a una squadra montata su veicoli co-razzati;

- controllo di itinerari/aree sensibili con l’ im-piego di pattuglie;

- disponibilità di elementi in riserva per in-terventi tempestivi, a ragion veduta.

Tale dispositivo era sostenuto e indirizzato da una capillare ricerca e raccolta di informazioni in ogni direzione. Il comportamento di tutti era improntato a fermezza e umanità nei confronti di chiunque, evitando ogni sorta di schieramento a favore di qualunque parte o fazione e guadagnando così una fiducia generalizzata.

L’atteggiamento verso la popolazione, già così duramente provata, fu all’insegna della genero-sa comprensione che si espresse con ogni forma di sostegno possibile.

Soprattutto, ITALCON offrì una prova di ele-vata (da molti inattesa) efficienza in tutti i set-tori.

Anche i giovani militari di leva costituirono una sorpresa per la maturità e la serenità con la quale seppero affrontare perfino le situazioni più critiche.

Lo sviluppo iniziale degli eventi sembrò ali-mentare le speranze di pace riposte nell’ inter-vento della forza multinazionale.

Nel nov. ’82 il Cappellano Militare del Contin-gente, Maggiore Paracadutista Edoardo Cac-ciapuoti, figura di grande rilievo del paracadu-tismo italiano, rientrato in patria per preparare il Natale dei nostri militari in Libano presso l’Ordinario Militare, perse la vita in un tragico incidente stradale.

Nell’inverno ’82-’83 ITALCON condusse una operazione di soccorso a favore delle popola-zioni sulle montagne del Libano colpite da una tempesta di neve.

Con l’arrivo della primavera ’83 la situazione cominciò a volgere al peggio.

Riemersero i vecchi rancori e le varie milizie ri-presero l’ uso delle armi tentando di affermare

Punti di controllo …

……e pattuglie

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la propria autonomia e supremazia. L’escala-tion della violenza fece registrare:

- il 13 mar. ’83, l’agguato a una pattuglia del San Marco che causò la morte del marò Fi-lippo Montesi e il ferimento di altri cinque, inclusi alcuni incursori intervenuti per bloccare gli aggressori;

- il 18 apr.’83 l’attentato all’Ambasciata USA (71 morti, 160 feriti);

- il 28 ago. ’83, il ritiro delle forze governative a Beirut ovest;

- il 4 set. ’83, il ritiro degli Israeliani dai monti dello Chouf e dai dintorni di Beirut con con-seguente acuirsi dei combattimenti e dei bombardamenti di artiglieria su vasta scala;

- il 22 set. ’83, un bombardamento di artiglie-rie druse diretto ai quartieri cristiani, che colpisce un deposito munizioni del Batta-glione Folgore distruggendolo (il Coman-dante di ITALCON, dopo attenta pondera-zione e considerandolo un errore di calcolo, non ordina l’intervento di controbatteria da parte del cacciatorpediniere Ardito, già pronto per il fuoco);

- il 23 ott. ’83, gli attentati alle basi dei Mari-nes (230 caduti) e dei Paracadutisti francesi (85 caduti); gli Italiani si prodigano nei soc-corsi e ricevono la gratitudine delle massime autorità e dei commilitoni statunitensi e francesi;

- il 17 nov. e il 4 dic. ’83, attacchi aerei francesi e statunitensi nella valle della Bekaa e sui monti di Beirut; bombardamenti navali degli USA su varie aree;

- il 24 dic. ’83, combattimenti nei quartieri sciiti vicini a Chatila e alle posizioni Italia-ne;

- il 16 gen. ’84, combattimenti nei quartieri mussulmani del settore italiano e coinvol-gimento delle nostre posizioni, fatte segno a fuoco di artiglieria e di armi automatiche, con il ferimento di alcuni militari.

Maturarono così le condizioni per il ritiro della forza multinazionale. Il 30 gennaio rientra in patria il Battaglione Bersaglieri. Il 31 gennaio il Contingente Inglese abbandona il Libano. Il 15 febbraio i Marines USA si imbarcano sulle navi della 6a Flotta.

Il 20 febbraio, nel massimo ordine, rientra il grosso di ITALCON con la Bandiera. Resta a Beirut la Compagnia Carabinieri Paracadutisti per garantire la sicurezza dell’ Ambasciata d’ Italia.

Il Battaglione San Marco si imbarca sulla nave Caorle e resta in rada (rientrerà in patria il 31 marzo).

Tra le date più significative della missione, so-no da ricordare:

- 11 gen. ’83: consegna della Bandiera al Con-tingente da parte del Ministro della Difesa, Lelio Lagorio;

- 4 nov. ’83: visita del Presidente della Repub-blica, Sandro Pertini;

- 26 feb.’84: cerimonia di saluto a Livorno per il rientro di ITALCON; il Presidente Pertini decora con l’Ordine Militare d’Italia la Ban-diera del Contingente e il suo Comandante, Gen. Par. Franco Angioni.

del deposito rimane un cratere …

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Le perdite del Contingente ammontarono ad un caduto (Filippo Montesi) e 75 feriti. Si trat-ta di perdite contenute se poste a confronto con quelle dei contingenti Statunitense e Fran-cese. Tra i feriti, numerosi Paracadutisti della Folgore. Tra questi: il Ten. Col. CC Armando

Talarico, il Cap. Marco Bertolini e il suo subal-terno, STen. Marino Brognoli.

Nel complesso è stata una missione atipica, dif-ficile e rischiosa tenuto conto delle circostanze: ai margini delle contrapposizioni tra i blocchi opposti, senza l’ appoggio della NATO e l’ aval-lo dell’ ONU, in assenza di una struttura gerar-chica e istituzionalizzata, ma limitandosi a un coordinamento precario da parte del Governo Libanese e a “contatti” multilaterali con gli altri Stati partecipanti.

A conclusione riportiamo una significativa e-spressione apparsa sul giornale londinese Ti-mes che compendia quanto di positivo gli os-servatori nazionali ed internazionali, i mass media, le Autorità e le popolazioni interessate hanno manifestato nei confronti dei nostri sol-dati:

“Se qualcuno mai dovesse attribuire onori mili-tari ai soldati della forza multinazionale giunti in Libano per difendere la pace, questi onori dovrebbero andare agli Italiani, alla Folgore, al San Marco, alle Forze Speciali”.

imbarco

Livorno – Piazza della Repubblica

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KurdistanKurdistanKurdistanKurdistan 1991199119911991 Operazione Operazione Operazione Operazione AironeAironeAironeAirone

Nel 1991, sul finire della guerra del Golfo, i Curdi irakeni si sollevano contro il regime di Bagdad conseguendo iniziali, significativi suc-cessi. Le forze governative di Saddam Hussein reagiscono con una violenta repressione, facen-do ampio uso di armi chimiche e costringono i Curdi a fuggire verso la Turchia e l’Iran. Ai primi di aprile i profughi sono più di un milio-ne.

Il 5 aprile il Consiglio di Sicurezza delle Nazio-ni Unite, con la Risoluzione n. 688, intima all’Iraq di cessare la repressione in atto e di a-gevolare gli interventi di organizzazioni umani-tarie internazionali ovunque necessario.

In tale quadro prende il via l’ operazione Provi-de Comfort. La partecipazione italiana all’operazione inizia il 21 aprile con il primo lancio di viveri da parte dell’Aeronautica Mili-tare e di un nucleo di Aviorifornitori della Fol-gore.

La formalizzazione da parte del Governo Ita-liano avviene poco dopo, il 2 maggio; nei giorni 3 e 4, i primi reparti partono dal porto di Li-vorno e dagli aeroporti di Pisa e Torino Caselle.

Il contributo italiano viene denominato Opera-zione “Airone”. Il Contingente nazionale è incentrato essen-zialmente sulla Folgore. Lo stesso Comandante dell’Operazione è Paracadutista, il Gen. Bu-scemi, che si insedia ad Incirlik, in territorio turco, quale Comandante della missione, men-tre le forze operative si schierano a Zakho, nel Nord dell’Iraq, agli ordini del Comandante del-la Brigata, Gen. Monticone.

La Folgore è presente a Zakho, con una consi-stente aliquota del Comando Brigata, il 5° Btg. par. “El Alamein”, la Cp. g.gua., un nucleo del Btg. CC “Tuscania”, elementi del 9° Btg. d’Ass. “Col Moschin”, il Battaglione Logistico e unità minori tratte dagli altri reparti. Partecipano i-noltre alla missione il Reparto di Sanità della Brigata Taurinense che sempre a Zakho allesti-sce un Ospedale da Campo e un Gruppo Squa-droni del 1° Raggruppamento Aviazione Legge-ra “Antares”che si schiera a Diyarbakir, nella Turchia orientale.Nel complesso il Contingente è composto da: 128 Ufficiali, 272 Sottufficiali e 750 Soldati, cui si aggiungono 8 Ufficiali e 13 Sottufficiali dell’ Aeronautica Militare ed 8 In-fermiere volontarie della CRI (Croce Rossa Ita-liana).

Il rischieramento della forza si completa il 16 maggio con il trasporto di 400 autoveicoli, 8 e-licotteri e circa 1.400 tonnellate di materiali, la maggior parte dei quali in container.

Ma l’impegno della Folgore ha una sua appen-dice sul territorio nazionale. Infatti la Brigata tra Pisa e Livorno organizza il supporto logisti-co e costituisce, in forma sperimentale, un RELOCO (Reparto Logistico di Contingenza) che su direttive dello SME gestisce la movi-mentazione dei materiali.

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Il compito affidato al Contingente è quello di assicurare con capisaldi, pattugliamenti, posti di osservazione e allarme e posti di blocco la si-curezza di un settore ampio circa 1.400 Kmq e della rotabile che da Zakho passa per Kirkuk e porta a Baghdad, allo scopo di facilitare il rien-tro dei profughi, a favore dei quali vengono or-ganizzati campi di transito, viene messo a di-sposizione l’Ospedale da Campo ed effettuati interventi sanitari “a domicilio” nei villaggi di-slocati nella zona di responsabilità.

Ed è proprio il bilancio dell’ azione sanitaria che dà una chiara idea del successo dell’ opera-zione: più di 22.000 visite effettuate, circa 250 ricoveri e almeno 150 interventi chirurgici.

A partire dal 9 luglio inizia il disimpegno delle unità con la cessione dell’Ospedale da Campo all’ Ospedale Civile di Zakho. Il 17 luglio l’ul-tima aliquota del contingente Airone rientra in Patria, mentre una forza multinazionale di cir-ca 2.500 uomini, dei quali 200 sono Carabinieri e Incursori della Folgore, rimane a Silopi, in Turchia, fino al 9 ottobre.

L’Operazione Airone si conclude con un suc-cesso unanimemente riconosciuto. Costituisce, a parte il Libano, la prima vera missione di pea-ce-keeping. Si svolge in un momento in cui la Forza Armata è ancora condizionata dalla dot-trina legata alla guerra fredda e solo la Folgore, che da anni si addestra nell’ interdizione di area e al combattimento negli abitati, ha la capacità per cimentarsi con questi nuovi impegni. Ed in-fatti Airone grava essenzialmente sui Paracadu-tisti. Inoltre con questo intervento si pongono le ba-si di una nuova logistica capace di utilizzare i moderni mezzi per la movimentazione dei ma-teriali e di alimentare le forze anche a grandi distanze. La particolare attenzione posta dai Comandan-ti a tutti i livelli per la sicurezza del personale ha consentito di evitare qualsiasi tipo di inci-dente, pur in una situazione locale delicata e piena di insidie.

Fotogrammi di solidarietà

Aiuti umanitari

Assistenza sanitaria

tendopoli

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La visita del Capo di Stato Maggiore dell’ Esercito Generale Canino

RICOMPENSE CONFERITE AL MERITO DELL’ ESERCITO:

- n. 2 Croci d’ Argento.

- n. 20 Croci di Bronzo.

RICONOSCIMENTI

…” a tutto il personale del Contingente Airone il saluto e l’apprezzamento del Paese per la missione di solidarietà umana portata a termine con grande serietà professionale in soccorso alle popolazioni cur-de duramente perseguitate dal regime iracheno…..”

On. Virgilio Rognoni – Ministro della Difesa

Pisa– 7 settembre 1991

………………..

…”vi esprimo il mio compiacimento e della Nazione per la testimonianza che avete reso, anche in que-sta occasione, delle virtù umane, civili e militari che sono proprie delle Forze Armate e di ciò che esse rappresentano nel popolo Italiano…”

On. Francesco Cossiga – Presidente della Repubblica

Pisa – 7 settembre 1991

………………..

Altri riconoscimenti sono pervenuti dall’ Alto Commissariato dell’ ONU per i rifugiati, da partiti e tri-bù del Kurdistan, da autorità cattoliche locali, dal Comandante in Capo delle Forze Armate degli Stati Uniti in Europa.

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Parte Seconda

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LLLLe missioni internazionali dagli anni 90e missioni internazionali dagli anni 90e missioni internazionali dagli anni 90e missioni internazionali dagli anni 90

Contrariamente alle speranze riposte, la con-clusione della guerra fredda non ha determina-to la fine della conflittualità.

Anzi. Si è assistito a partire dagli anni 90 al cre-scente moltiplicarsi delle cause e delle aree che hanno richiesto l’intervento di coalizioni di forze multinazionali allo scopo di ristabilire la pace o almeno la cessazione delle ostilità.

Situazioni che hanno interessato un po’ tutte le regioni del mondo: dai deserti africani alle nevi balcaniche, dai picchi dell’Afghanistan alle iso-le di Timor, dalle pianure della Mesopotamia alle spiagge mediterranee del Libano.

Caratteristiche salienti di questi interventi so-no state: - il patrocinio giuridico, morale e universale

assicurato dalle Nazioni Unite; - la condotta delle operazioni affidata, in

funzione della opportunità politica, a una o alla combinazione delle esistenti organiz-zazioni sopra nazionali (NATO, UEO, OSCE) oppure a coalizioni di Stati guidati da una potenza leader;

- l’elevato numero di paesi disponibili ad as-sicurare la partecipazione di contingenti armati, eterogenei per lingua, cultura, valo-ri, armamento, logistica e quindi di difficile coordinamento e impiego (in Somalia, per esempio, erano presenti aliquote di forze di ben 32 paesi! Una vera babele militare);

- l’evoluzione concettuale della dottrina di ri-ferimento verso forme sempre più sofistica-te di ricerca della pace talvolta anche diffi-cilmente interpretabili di peace keeping, peace making, peace building, peace enfor-cing, ma che non possono prescindere da unità idonee a fronteggiare qualunque si-tuazione.

In queste mutevoli situazioni la Folgore, con forze e compiti differenti, è stata presente in tutte le crisi e in ogni parte del mondo anche se talvolta con aliquote ridotte, limitate alla sola presenza di nuclei specializzati (carabinieri,

incursori, acquisitori di obiettivi, guastatori, ecc.) in rinforzo ai reparti intervenuti.

Ogni missione ha costituito una storia a sé stante, perché dissimili sono state le origini dei contrasti, la distanza dei teatri operativi, il quadro politico di riferimento, gli scopi e i tempi, il mosaico delle forze concorrenti, i mezzi previsti, l’ entità del contingente nazio-nale, l’organizzazione di comando e di control-lo.

Va precisato ancora che gli interventi non sono mai stati nè definitivi nè risolutivi, ma hanno rappresentato solo un segmento, uno spezzone dell’ intero processo non sempre giunto ad una pacifica e concordata conclusione e taluni anzi ancora in corso o addirittura reiterati.

Una frammentazione e una difformità facil-mente riscontrabili nella lettura dei resoconti delle missioni.

Una lettura da cui risulta inequivocabilmente, però, che la Folgore ha sempre difeso la pace ad ogni latitudine e in ogni situazione, con il sacri-ficio dei suoi Paracadutisti, donne e uomini, che restano per mesi lontani dalla Patria, fa-cendo il proprio dovere, in silenzio, senza nulla chiedere, al servizio delle comunità che hanno aiutato e protetto.

Questo è il segreto dell’affermazione della Fol-gore.

Da sottolineare che in quello stesso periodo (anni 90) sono avvenute in ambito nazionale radicali trasformazioni strutturali.

La riforma dei vertici, che ha definitivamente attribuito al Capo di Stato Maggiore della Dife-sa il Comando delle Forze Operative e agli Stati Maggiori di Forza Armata il ruolo di preparato-ri dei rispettivi strumenti.

La consistente contrazione delle unità esistenti (oltre un terzo), cui si è accompagnata la pro-gressiva riduzione della coscrizione obbligato-ria e il contemporaneo passaggio al servizio vo-lontario maschile e femminile (transizione ul-timata nell’ anno 2000).

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Il radicale cambiamento della logistica dell’ E-sercito, con la scomparsa della tradizionale ca-tena funzionale e l’ avvio di un procedimento

basato su unità di impiego, utenti, e Coman-di Centrali fornitori di supporto.

SomaliaSomaliaSomaliaSomalia 1992199219921992----1994199419941994

Storia recente: dallStoria recente: dallStoria recente: dallStoria recente: dall’ ’ ’ ’ indipendenza alla fine indipendenza alla fine indipendenza alla fine indipendenza alla fine dello Statodello Statodello Statodello Stato Il 1° luglio del 1960 vengono sancite l’indipen-denza e l’unificazione nella Repubblica Parla-mentare di Somalia dei territori governati da Italia e Inghilterra.

Il colpo di stato attuato da Siad Barre il 21 ot-tobre 1969 modifica la forma dello Stato in Re-pubblica socialista.

Ai primi di gennaio del ’91 un complesso inter-forze italiano (4 velivoli C130 e 4velivoli G222 rischierati in Kenya, una fregata della Marina Militare, Incursori del 9° Btg. “Col Moschin”) è impiegato per lo sgombero dalla capitale di 320 connazionali per sottrarli alle conseguenze del-la situazione in atto.

Il 27 maggio 1991 la dittatura cade sotto la spin-ta di formazioni politiche clandestine.

Inizia così una fase di lotte di potere condotte da vari “signori della guerra”.

Questa fase degenera in violenze sulla popola-zione civile che conta migliaia di morti e di feri-ti. Le lotte di potere sfociano in una vera e pro-pria guerra per bande, condotta ciecamente senza che alcuna autorità possa assumere il controllo della situazione e ripristinare l’ ordi-ne politico e sociale.

Risoluzioni dellRisoluzioni dellRisoluzioni dellRisoluzioni dell’ ’ ’ ’ ONUONUONUONU All’inizio del 1992 la comunità internazionale prende finalmente in considerazione la terribile lotta fratricida che da circa due anni insanguina la Somalia.

Nell’aprile 1992, con la Risoluzione 751, il Con-siglio di Sicurezza delle Nazioni Unite autoriz-za l’United Nations Operation in Somalia (UNOSOM). Nell’agosto 1992, con la Risolu-zione 775, il Mandato viene allargato e le Forze aumentate.

MandatoMandatoMandatoMandato “Sorvegliare il cessate il fuoco in Mogadiscio. Garantire la protezione e la sicurezza del per-sonale, equipaggiamento e rifornimenti. Scorta-re i convogli umanitari”

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Forze ImpiegateForze ImpiegateForze ImpiegateForze Impiegate 50 osservatori militari. 3.500 uomini addetti alla sicurezza. 719 uomini addetti al supporto logistico. 200 componenti lo staff civile.

I risultati appaiono però insoddisfacenti.

Il 3 dicembre 1992, con la risoluzione 794, il Consiglio di Sicurezza approva una azione mi-litare in tutta la Somalia affidandola ad un Gruppo di Stati Membri.

La Unified Task Force (UNITAF), organizzata e comandata dagli Stati Uniti, è autorizzata ad usare tutti i “mezzi necessari” atti a determina-re condizioni di sicurezza per le operazioni di assistenza umanitaria.

Ad UNOSOM la responsabilità della supervi-sione sugli aspetti politici della missione e quelli del coordinamento dell’ assistenza uma-nitaria.

Prende l’ avvio la missione Restore Hope.

L’L’L’L’ iiiinnnntervento Italianotervento Italianotervento Italianotervento Italiano Il Parlamento approva il 10 dicembre 1992 l’invio di un contingente militare.

Il Contingente Italiano denominato ITALFOR Ibis è retto da un comando a livello divisione (Gen. Rossi) e inquadra unità della Brigata Pa-racadutisti Folgore (Gen. Loi), unità della Ma-rina Militare (Battaglione San Marco) e dell’Aeronautica Militare (n° 2 velivoli G222), un Gruppo Squadroni elicotteri ed un Reparto di Sanità della Brigata Centauro.

La missione Restore Hope (ridare speranza), dal 9 dicembre 1992 al 4 maggio 1993, rimane in at-to con la seguente organizzazione: - ONU; - UNOSOM 1; - UNITAF, alle cui dipendenze operano i

contingenti nazionali.

Dal 5 maggio 1993 al 23 marzo 1994, la Missio-ne Multinazionale “Restore Hope“ si trasforma in missione ONU “Continue Hope”.

In sintesi l’UNITAF cede il posto a UNOSOM II.

In tale circostanza viene modificato anche l’ as-setto di Comando del Contingente Italiano: la Brigata Folgore assume la guida del contingen-te che viene denominato ITALFOR “Ibis II”.

Il 6 settembre 1993 il comando della Folgore viene avvicendato dal comando della Brigata Meccanizzata Legnano.

Scopi dellScopi dellScopi dellScopi dell’ ’ ’ ’ OOOOperaziperaziperaziperazioooone Ibisne Ibisne Ibisne Ibis - Garantire la sicurezza delle Operazioni

Umanitarie condotte nell’ area assegnata, nonché l’ assistenza agli Organismi incari-cati delle predette attività sulla base delle direttive ricevute.

- Assicurare la disponibilità e la sicurezza dell’ Ambasciata d’ Italia in Mogadiscio.

- Espletare attività sanitarie a favore della popolazione somala.

Struttura di Comando e ControlloStruttura di Comando e ControlloStruttura di Comando e ControlloStruttura di Comando e Controllo Le unità nazionali mantengono la loro dipen-denza organica dai paesi di appartenenza.

Il Force Commander esercita il controllo opera-tivo delle stesse unità.

Poiché i nostri reparti sono impiegati solo in operazioni terrestri la catena di comando pre-vede il diretto collegamento tra il Comandante di ITALFOR e lo Stato Maggiore dell’ Esercito, nel cui ambito è attivato il Centro Operativo.

Il coordinamento generale delle forze nazionali viene assicurato a livello centrale dallo Stato Maggiore della Difesa.

Organizzazione delle Organizzazione delle Organizzazione delle Organizzazione delle ForzeForzeForzeForze L’organizzazione delle Forze dell’Esercito pre-vedeva un contingente a livello divisionale comprendente la Brigata paracadutisti Folgore (su 187° Rgt.par., 186° Rgt.par. e 185°Rgt. Art. par.), un Reparto di Sanità ed un Gruppo Squa-droni elicotteri oltre ad organi logistici e di supporto.

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Con l’evoluzione della Missione in Continue Hope UNOSOM II, le forze sono state riordi-nate a livello di Brigata che pertanto assumeva alle dirette dipendenze anche le Unità autono-me.

In particolare il contingente, inizialmente for-mato da 2 soli reggimenti, ha poi mediamente inquadrato tre raggruppamenti (Alfa, Bravo, Charlie) basati, a seconda del periodo, su tre reggimenti (paracadutisti, bersaglieri o mecca-nizzati) ed il 9° Battaglione d’Assalto della Fol-gore.

Completavano le forze il Reparto Comando e Supporti Tattici, una Compagnia Carabinieri Paracadutisti, un Battaglione Logistico, l’Ospedale da Campo della Brigata Centauro, Organi Sanitari minori di altre Unità ed un Gruppo Squadroni elicotteri, oltre ad una com-pagnia carri M-60 ed uno Squadrone Blindo Centauro, normalmente inquadrati in uno o due raggruppamenti.

RischieramentoRischieramentoRischieramentoRischieramento

Una volta decisa, il 10 dicembre 1992, la parte-cipazione di unità italiane all’operazione Re-store Hope, il rischieramento del Contingente Ibis è avvenuto in tempi brevi.

Nel complesso, il Contingente ha completato il trasferimento delle forze in Somalia (dopo circa 20 giorni dal preavviso di impiego) il 4 gennaio 1993 muovendo per via aerea e marittima.

In sintesi nella prima fase dell’ operazione sono stati rischierati in Somalia 2.400 uomini e ridi-slocati 800 automezzi di vario tipo e 16 elicot-teri. Il tutto senza incidenti degni di nota.

ForzeForzeForzeForze::::

- Comando B. e Stato Maggiore; - 186° Rgt. par.; - 187° Rgt. par.; - 183°Rgt. par.; - 185° Rgt. Art. par.; - 9° Btg. d’Ass.par.; - Btg.Log. par.; - RCST par.; - Cp. g.gua.par.; - Pl. CC par..

Articolazione e Impiego delle UnArticolazione e Impiego delle UnArticolazione e Impiego delle UnArticolazione e Impiego delle Uniiiitàtàtàtà Le unità hanno operato in un settore di respon-sabilità profondo circa 350 Km, da Mogadiscio ai confini con l’ Etiopia, ed ampio circa 150 Km.

Nell’area di responsabilità (AOR) ed in aderen-za al mandato essenzialmente umanitario affi-dato dall’ ONU, gli obiettivi perseguiti dal Contingente erano quelli di creare e mantenere un contesto di sicurezza idoneo a garantire la distribuzione di aiuti umanitari, l’ assistenza economica e lo sviluppo della riconciliazione politica e sociale.

Inoltre i Reparti Italiani hanno contribuito di-rettamente alle attività di soccorso della popo-lazione.

Articolazione e dislocazione delle forze

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Gli accampamenti di Balad (sopra) e Gialalassi (sotto)

Dopo il ripiegamento da Mogadiscio, avve-nuto nel settembre 1993, il grosso del con-tingente è stato rischierato a Balad, con altri Reparti a Giohar, Gialalassi, Bulo-Burti e Belet-Huen. Sul piano pratico le insoppri-mibili esigenze addestrative connesse con uno strumento basato essenzialmente su personale di leva e la contemporanea neces-sità di inviare in zona di operazioni solo personale volontario hanno comportato al-cuni correttivi nella costituzione dei rag-gruppamenti.

A partire dal luglio 1993, alle dipendenze del Comando Brigata Legnano, hanno operato contemporaneamente reggimenti apparte-nenti ad almeno tre Grandi Unità: Legnano, Friuli e Folgore, oltre a reparti minori dell’Ariete, della Granatieri, della Centauro, della Pozzuolo del Friuli e di alcuni reggi-menti autonomi.

L’ assolvimento dei compiti assegnati è stato ottenuto mediante attività operative ed u-manitarie.

Gli interventi di natura preminentemente operativa comprendevano: - la protezione del personale e dei mezzi; - la sicurezza e il controllo del territorio.

In complesso si è trattato di porre in essere i seguenti tipi di intervento: - pattugliamento: diurno e notturno, appie-

dato, motorizzato, spesso integrato da pat-tugliamento verticale per la raccolta di in-

formazioni, l’ ispezione di settori ed infra-strutture, la prevenzione e il controllo, la presenza e la dissuasione;

- Operazioni Canguro: svolte sotto la diretta responsabilità del Comando del Contingen-te, per rastrellare aree estese di terreno e re-cuperare armi;

- Operazioni Mangusta: condotte sotto la re-sponsabilità dei Comandi di Reggimento

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Rastrellamenti

Circuiti Operativi Umanitari

per il recupero di armi ( su zone meno este-se);

- Operazioni Hillaac (fulmine): affidate al 9°

“Col Moschin”, per l’ esecuzione di incur-sioni su obiettivi individuati in precedenza;

- Operazioni Tamburo: con l’ausilio di forze blindo-corazzate ed eliportate, al fine di fronteggiare emergenze di varia natura in tutto il settore di competenza mediante in-terventi rapidi e potenti.

Gli interventi di natura umanitaria consisteva-no in: - supporto alle Organizzazioni umanitarie

non Governative, mediante scorte alle auto-colonne e sorveglianza dei magazzini e dei punti distribuzione viveri;

- assistenza sanitaria alle popolazioni indi-gene;

- attività umanitaria autonoma; attraverso la distribuzione di generi alimentari e sanitari di provenienza nazionale.

Al fine di favorire il processo di pacificazione, le forze italiane hanno condotto anche numero-se iniziative di natura sociale, volte nel com-plesso a ridare fiducia al popolo somalo favo-rendo la ripresa delle attività.

Il Contingente ha quindi contribuito in varia misura alla ricostituzione della Polizia Somala, alla ristrutturazione dell’ organizzazione sani-taria locale (ospedale di Gialalassi ed orfano-trofio di Giohar), alla realizzazione del Servizio Postale Somalia-Italia, alla riapertura di nume-rose scuole ed al ripristino dei canali di irriga-zione. Sono stati inoltre facilitati il rientro degli sfollati, la ripresa dell’ attività economica ed ar-tigianale, la riorganizzazione dei servizi di net-tezza urbana e di manutenzione delle strade.

Allo scopo di accrescere il consenso, particolare cura è stata posta sia nel costante controllo de-gli atteggiamenti della popolazione sia nella diffusione di informazioni sugli scopi della mis-sione.

Tra le principali iniziative in questo campo va ricordata " Radio Ibis ", costituita e gestita dal Contingente ed alla quale la stampa nazionale ed internazionale ha dato risalto.

Le sue trasmissioni, in poco tempo, sono diven-tate punto di riferimento per tutta la popola-zione somala, tali da destare ammirazione e stupore nei Comandi degli altri Paesi. Sono sta-

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ti inoltre effettuati sondaggi di opinione, pub-blicati manifesti informativi e diffusi messaggi con altoparlanti e mediante volantini.

Le predette attività hanno trovato concreta espressione nei cosiddetti "Circuiti Operativi Umanitari", condotti da Unità Operative che davano vita ad autocolonne di rifornimenti, adeguatamente scortate.

Le missioni avevano una durata variabile da 4 a 10 giorni ed erano indirizzate verso località iso-late ed eccentriche rispetto alla Via Imperia-le, interne al settore di competenza, con lo scopo di recapitare e distribuire viveri non de-peribili nonché fornire assistenza sanitaria e tecnica ai villaggi raggiunti, contribuendo, al-tresì, ad estendere il controllo e la conoscenza del territorio.

Riepilogo delle attività umanitarie Riepilogo delle attività umanitarie Riepilogo delle attività umanitarie Riepilogo delle attività umanitarie

effeeffeeffeeffetttttuate:tuate:tuate:tuate:

1 Ospedale da Campo allestito a Giohar; 1 Ambulatorio mobile approntato e ge-

stito; 6 Posti dì Medicazione realizza-

ti(Mogadiscio, Balad, Bulo Burti, Gio-har, Belet Uen, Mataban);

210.719 visite mediche effettuate di cui 202.290 a favore della popolazione ;

9.839 giornate di ricovero, di cui il 90% per la popolazione locale ;

569 interventi chirurgici; 32.188 interventi veterinari; 190.616 trattamenti antiparassitari; 2.467 quintali di derrate alimentari distri-

buiti ; 10.972 uniformi militari cedute alla Polizia

Somala; 28.590 capi dì vestiario donati alla popolazio-

ne; 3.200 coperte distribuite; 22 orfanotrofi ristrutturati ed alimentati; 100 scuole assistite; 22.000 libri dì testo e cancelleria varia distri-

buiti; 10 pozzi d’ acqua potabile ripristinati; 171.200 telefonate effettuate dai militari.

Riepilogo delle attività operative:Riepilogo delle attività operative:Riepilogo delle attività operative:Riepilogo delle attività operative: 232 azioni di fuoco sostenute; 318 operazioni di rastrellamento/ perquisi-

zioni; 785 posti di controllo effettuati; 568 missioni di scorta convogli con aiuti u-

manitari; 8.885 ore di volo degli elicotteri; 8.000 ore di volo dei velivoli per il trasporto di

2.000 ton di materiali e 32.000 passeg-geri;

5.497.450 chilometri percorsi dai mezzi; 3.926 armi sequestrate; 27 tonnellate di munizioni requisite.

2 Luglio 1993 2 Luglio 1993 2 Luglio 1993 2 Luglio 1993 ---- Combattimenti al P Combattimenti al P Combattimenti al P Combattimenti al Postoostoostoosto di Controllo " Pasta "di Controllo " Pasta "di Controllo " Pasta "di Controllo " Pasta " Concreti indizi indicavano attività sospette nel quartiere Abrghedir di Haliwua (Zona del posto di controllo "Pasta").

Era necessario organizzare nell’ area un’ adegua-ta operazione di rastrellamento. Il quartiere, pur

essendo uno dei più turbolenti di Mogadiscio, non aveva mai dato grossi problemi e la popola-zione, anche se contraria alla politica dell’ ONU in Somalia, non si era mai dimostrata ostile alle forze Italiane.

I rapporti con gli anziani ed i Capi del Distretto erano ottimi e, già in altre occasioni, i Paracadu-tisti avevano condotto analoghe operazioni.

Esistevano, in definitiva, tutte le premesse per considerare quella del 2 luglio come un’azione consueta.

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Alle 0545 del 2 luglio 1993 iniziava il metodico rastrellamento del quartiere già circondato da decine di autoblindo, veicoli cingolati per il tra-sporto truppe, carri armati M60, blindo pesanti Centauro e sorvolato ininterrottamente da eli-cotteri armati a bassissima quota.

Alle 0730 furono segnalati via radio i primi colpi d’ arma da fuoco contro i nostri elementi della cintura esterna.

Nello stesso tempo, rastrellati ormai più di due terzi del quartiere, ci si dovette fermare a causa di una fitta sassaiola contro i militari da parte di donne, adolescenti e bambini. Dopo aver tentato di comprendere il motivo di tale comportamento ed aver personalmente parlato con alcuni notabili che aveva conosciuto in precedenza, il Generale Loi si rese conto che, se si voleva evitare il dege-nerare della situazione, doveva dare l’ordine di ripiegare. Del resto, l’operazione poteva dirsi virtualmente conclusa.

Una colonna di mezzi in deflusso verso Balad, sulla Via Imperiale, viene bloccata da barricate poste in essere da miliziani, donne e bambini in pochissimi minuti.

Tiratori appostati sui lati della strada investo-no con il fuoco la colonna, causando i primi fe-riti.

I Paracadutisti rispondono alle raffiche e chia-mano rinforzi.

La situazione precipita anche in altri settori e le barricate in fiamme impediscono il movi-mento con i mezzi.

I rinforzi, che affluiscono da Nord e da Sud e il decisivo intervento di Incursori e Carabinieri riescono finalmente ad allentare la morsa ed a ridurre il volume di fuoco delle armi dei mili-ziani accorsi, nel frattempo, dagli altri quartieri di Mogadiscio.

Gli elicotteri e i mezzi blindati continuano a sgomberare feriti, mentre Incursori e Carabi-nieri cercano di colpire i tiratori più insidiosi.

I Paracadutisti non sono da meno. Un Caporale Comandante di squadra, narra con ammirazio-ne un incursore subito dopo lo scontro, ha ra-dunato i propri uomini al riparo di un muretto e, concertata l’ azione in pochi secondi li ha guidati all’ assalto di una postazione di milizia-

ni. Il largo ricorso, da parte degli aggressori, alle donne e ai bambini come scudi umani rende impossibile proseguire il combattimento e si è costretti al ritiro da alcune posizioni chiave tra le quali il Posto di Controllo “Pasta”.

Lo scontro scema di intensità. I reparti rientra-no alle rispettive basi. I mezzi mostrano i colpi ricevuti. Si contano tre morti e trentasei feriti.

Chiamati al fuoco, i Soldati Italiani hanno rea-gito con determinazione e senso di responsabi-lità, infliggendo perdite agli attaccanti, ma evi-tando di spargere sangue di innocenti.

Valutata la situazione, pur preparando l’ op-zione militare per la riconquista di ”Pasta”, gran parte delle energie viene dedicata al nego-ziato.

Obiettivo è quello di ripristinare la situazione antecedente il 2 luglio, senza spargimento di sangue, ritrovando il dialogo con tutti i somali.

Esiste una flebile speranza di non interrompere il processo di pacificazione o, quanto meno, di continuare la missione umanitaria diretta, so-prattutto, verso gli strati più indigenti della popolazione.

Vince l’opzione del dialogo e, il 9 luglio 1993, gli italiani tornano su " Pasta ".

Organizzazione LogisticaOrganizzazione LogisticaOrganizzazione LogisticaOrganizzazione Logistica Il sostegno in Somalia era assicurato da un di-spositivo articolato su tre anelli: - il Contingente " Ibis " con i suoi organi (pri-

mo anello); - la Regione Militare Tosco Emiliana

(RMTE) con il Reparto Logistico di Con-tingenza (RELOCO), responsabile del so-stegno (secondo anello);

- gli Organi Logistici Centrali (terzo anello).

Per assolvere alle sue molteplici funzioni il Bat-taglione Trasporti della RMTE ha dato vita ad un RELOCO, in patria, mentre un altro veniva costituito presso le teste di scarico in Somalia.

Il RELOCO, in altri termini, ha rappresentato l’elemento vitale di congiunzione tra le Unità e l’Organizzazione Logistica Regionale. Ad esso competeva garantire la gestione degli scali du-rante lo spiegamento e il ripiegamento delle

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Unità e la continuità dei rifornimenti, assicu-randone l’ afflusso a domicilio.

Il Battaglione Logistico Folgore ha schierato il Centro Logistico a Balad, 40 chilometri a nord-ovest di Mogadiscio, dal 27 dicembre 1992 al 28 agosto 1993, assicurando le attività logistiche istituzionali (cure mediche, rifornimenti, tra-sporti, riparazioni e recuperi) a favore del Con-tingente Italiano e a sostegno della popolazione civile.

Il Battaglione ha svolto attività anche nei con-fronti dei contingenti di USA, Corea e Paki-stan.

I trasporti sono risultati particolarmente impe-gnativi a causa delle distanze, del clima, della viabilità precaria e delle esigenze di sicurezza.

Il Battaglione ha garantito anche: - scorta ai convogli delle organizzazioni u-

manitarie; - ristrutturazione e arredamento di edifici

scolastici; - riparazione di un orfanotrofio e concorso al

suo funzionamento.

RipiRipiRipiRipieeeegamentogamentogamentogamento Il ripiegamento del contingente ha avuto inizio intorno al 10 gennaio 1994 ed è stato cadenzato in più fasi, mediante la cessione delle varie aree poste sotto la responsabilità dei Reparti Italia-ni, a partire da quelle più periferiche situate a nord della Somalia, verso quelle poste in pros-simità di Mogadiscio (Balad).

Ne è derivato un progressivo “scivolamento” delle forze che, passando dal centro di figura del settore, sono state concentrate, via via, ver-so il porto di Mogadiscio che diveniva così area di sosta in attesa della partenza per il rientro. Il ripiegamento da Mogadiscio è stata articola-to in: - trasporto sulle navi alla fonda nelle acque

antistanti Mogadiscio, a mezzo elicotteri; - trasferimento via mare a Mombasa; - imbarco su aerei militari e civili alla volta

dell’ Italia.

Nella Madrepatria sono stati poi impiegati mezzi militari che con movimenti e/o trasporti hanno consentito il rientro del personale nelle rispettive sedi stanziali.

Parte del personale, quello impegnato a costi-tuire la cornice di sicurezza finale, è invece rientrata direttamente a bordo delle navi; altra ancora per via aerea. La totalità dei mezzi viene trasportata via mare.

Il 7 marzo 1994 il Comando del Contingente "Ibis" ha ripiegato da Balad a Mogadiscio, men-tre il Raggruppamento "Alfa" ha ceduto la re-sponsabilità del presidio di Balad a un reparto dello Zimbabwe.

Nella fase conclusiva il personale ed i mezzi si-tuati presso l’Ambasciata d’Italia sono stati anch’essi rischierati sulla zona del porto nuovo di Mogadiscio e, successivamente, presso l’area di sosta, sotto la protezione di nuclei del 187° Reggimento Paracadutisti Folgore, di Fucilieri di Marina del Battaglione San Marco e di ele-menti del 9° Battaglione d’Assalto Col Mo-schin.

La Folgore è stata la prima unità ad arrivare e l’ultima a lasciare la Somalia.

….la continuità dei rifornimenti

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PerdiPerdiPerdiPerditetetete I nomi dei Caduti sono inseriti nell’ elenco iniziale.

… l’ ultimo saluto ai Caduti prima del rientro in Patria …

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Nell’Ordine del Giorno diramato dal Capo di SME le espressioni di cordoglio dell’intera Forza Armata

Livorno, 6 apr. ’94 – Saluto del Contingente al rientro

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RicompensRicompensRicompensRicompense Militarie Militarie Militarie Militari MEDAGLIE AL VALOR MILITARE: 3 Medaglie d’ Oro individuali:

- S.Ten. par. (Cpl) Gianfranco Paglia; - Serg. Magg. inc. par. Stefano Paolicchi (alla memoria);

- Caporale Pasquale Baccaro (alla memo-ria).

2 Medaglie d’ Argento individuali:

- Mar. Ord.par. Ivano Tosetto; - Serg. Magg. par. Giampiero Monti.

8 Medaglie di Bronzo individuali: - Cap. par. Paolo Riccò; - Cap. par. Giuseppe Faraglia; - Serg. Magg. par. Stefano Ruaro; - Car. par. Paolo Pusineri; - Car. par. Donatello Sapone; - Caporale par. Massimiliano Zaniolo; - Caporale Art. par. Pasquale La Rocca; - Soldato Francesco Filogamo.

RICOMPENSE AL VALORE DELL’ESERCITO: 1 Medaglia d’oro alla Bandiera del 9° Reg-

gimento d’ Assalto paracadutisti Col Moschin;

4 Medaglie d’Oro individuali; 5 Medaglie d’Argento alle Bandiere di

Guerra dei Reggimenti della Folgore (1° Rgt. CC par., 186°Rgt. par., 187° Rgt. par., 183°Rgt. par., 185° Rgt. Art. par.);

12 Medaglie d’Argento individuali; 21 Medaglie di Bronzo; 9 Croci d’Argento; 7 Croci di Bronzo.

ConsiderazioniConsiderazioniConsiderazioniConsiderazioni Una operazione che complessivamente non può certo essere considerata un successo, in ra-gione degli obiettivi raggiunti dalle Nazioni Unite: decisamente inferiori alle aspettative.

Ma questo nulla toglie alla prova di efficienza, preparazione e capacità dimostrate dal nostro Contingente. Dal dicembre 1992 al marzo 1994 la FOLGORE ed altre Unità delle Forze Armate hanno porta-to a termine in SOMALIA, in un ambiente im-pegnativo a 6.000 Km di distanza dalle basi na-zionali, un difficile intervento operativo e di soccorso umanitario. Sensibili ai bisogni delle popolazioni e fedeli al mandato dell’ ONU, i Soldati (di leva) Italiani hanno conquistato con il loro comportamento la riconoscenza dei So-mali, il rispetto dei Caschi Blu ed il consenso dei connazionali.

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I I I I Balcani dal 1995Balcani dal 1995Balcani dal 1995Balcani dal 1995 PremesssaPremesssaPremesssaPremesssa Gli eventi successivi alla dissoluzione delle isti-tuzioni Iugoslave hanno posto in evidenza le tensioni e i contrasti accumulati in questa re-gione d’Europa, rimasta fuori dal grande proces-so di pacificazione avviato dalla caduta del mu-ro di Berlino.

Si e’ trattato della più seria e impegnativa sfida alla sicurezza e alla pace dalla fine della guerra fredda ad oggi. Una sfida politico-militare di grande complessità che ha assorbito e tutt’ ora coinvolge, a più di 15 anni dal processo di di-sgregazione, notevoli risorse finanziarie e uma-ne e tiene contemporaneamente impegnate le grandi organizzazioni : ONU, NATO, Unione Europea, OSCE.

Sotto il profilo militare, sul quale ancora si fonda in gran parte la soluzione del problema, l’onere della comunità internazionale e’ stato e perma-ne rilevante, in funzione non solo del contesto operativo ma anche del peculiare carattere multi-nazionale degli interventi che richiedono di in-tegrare e far operare congiuntamente contin-genti diversi per nazionalità ed esperienza. L’Italia e’ presente con migliaia di militari in Bosnia-Erzegovina, Albania, Kosovo, Macedo-nia.E’ lo sforzo maggiore dal dopoguerra ad og-gi, nella prospettiva di una definitiva pacifica-zione e stabilità nell’ area.

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Le areLe areLe areLe aree di crisi e le mie di crisi e le mie di crisi e le mie di crisi e le misssssionisionisionisioni

Bosnia Bosnia Bosnia Bosnia ---- Erzegovina Erzegovina Erzegovina Erzegovina

Operazione Joint EndeavourOperazione Joint EndeavourOperazione Joint EndeavourOperazione Joint Endeavour Nel 1991 ha inizio la disgregazione della Iugosla-via. Slovenia e Croazia dichiarano l’ indipen-denza. Con il referendum del 1992 la Bosnia si incammina sullo stesso sentiero; ma la mino-ranza Serba, sostenuta dal governo di Belgrado, si oppone con la forza ed e’ guerra civile. Gli scontri si protraggono per anni e provocano in tutto il Paese massacri, pulizie etniche, esodi di popolazioni.

Le iniziative della comunità internazionale non sono sufficienti a riportare ordine e pace, fino a quando, nel novembre 1995, per la prima volta dall’ inizio del conflitto, i Presidenti di Serbia, Croazia e Bosnia si incontrano per discutere la fine delle ostilità. I negoziati si svolgono presso la base di Dayton, nell’ Ohio(USA), e vengono formalizzati con la firma del trattato di Parigi, nel dicembre successivo. In base a tali accordi: - la Bosnia - Erzegovina e’ riconosciuta come

Stato unitario con capitale Sarajevo, ma formato da due entità : la Federazione Cro-ato-Mussulmana e la Repubblica Serbo-Bosniaca;

- tra i contendenti viene schierata una forza di interposizione multinazionale di 63.000 uomini, guidata dalla NATO, non dall’ ONU, per garantire su tutto il territorio sufficienti livelli di sicurezza, imporre alle parti il rispetto degli impegni assunti e so-stenere le organizzazioni internazionali o-peranti nell’ area.

In particolare, la forza multinazionale deve: - completare il disarmo e lo scioglimento di

tutti i gruppi armati; controllare l’ evacua-zione delle forze, il ritiro delle armi pesanti e il loro concentramento in aree prestabili-te;

- assicurare l’ equilibrio degli armamenti.

Il 20 dic. ’95 ha inizio lo spiegamento della IFOR(Implementation Force) di cui fa parte an-che un contingente italiano, mentre l’ operazio-ne assume il nome di Joint Endeavour. L’IFOR è autorizzata ad assumere qualsiasi mi-sura, compreso l’uso della forza.L’ ONU è co-munque presente sul territorio con proprie a-genzie e con una forza di polizia internazionale, insieme all’ OSCE. Il Comando Supremo delle Forze Alleate in Eu-ropa assegna al Cte delle Forze Alleate del Sud Europa l’ incarico di Cte di IFOR.

Immagini di Sarajevo all’inizio della missione

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Paracadutisti del 187°sbarcano nel porto di Ploce

L’operazione costituisce il primo intervento condotto con forze terrestri nella storia della NATO, fuori area e con la partecipazione di Pae-si anche non NATO (41 Nazioni impegnate, tra le quali tutti i Paesi dell’ Alleanza). Le forze terrestri sono ripartite in tre settori divisionali: - Multinazionale Nord (USA) a Tuzla ; - Multinazionale Sud Ovest (UK) a Gorni

Vakuf; - Multinazionale Sud Est (FRA) a Sarajevo. L’Italia ha mobilitato per questa esigenza 11.000 militari delle diverse componenti. Inoltre, ha a-gito fin dall’inizio da principale Retrovia Logi-stica dell’intera missione. Il nostro Contingente è inquadrato nel complesso a guida Francese con la denominazione di Brigata Multinaziona-le Sarajevo Nord ed assume alle dipendenze an-che un Btg. par. Portoghese e un Btg. Egiziano.

In un’area di responsabilità di 3.000 kmq, con il Cdo a Zetra (Sarajevo), riceve i seguenti com-piti: - dividere le fazioni etniche; - definire la linea di separazione tra gli ex

belligeranti assicurando la cessazione delle ostilità;

- monitorare il concentramento delle forze e degli armamenti nelle aree stabilite;

- assicurare la libertà di movimento delle po-polazioni e dei profughi;

- proteggere le organizzazioni internazionali e le associazioni umanitarie;

- concorrere a garantire lo svolgimento delle elezioni (14 set.’ 96) in una cornice di sicu-rezza.

Le elezioni hanno comportato un oneroso sfor-zo organizzativo ed esecutivo: scortare colonne di profughi, convogli umanitari, personale civile e militare delle parti già in conflitto; realizzare un capillare controllo del territorio con dispie-gamento di pattuglie nei centri abitati e a largo raggio; controllare le principali vie di comuni-cazione; istituire un dispositivo di Posti di Os-servazione e di Allarme; ripristinare vie di scor-rimento; anticecchinaggio; sorveglianza dei seg-gi; bonifica di ordigni inesplosi.

La Folgore partecipa alla missione schierando:

- fin dall’inizio e in via permanente, alcune componenti del 1° Rgt. CC par. e del 9° Rgt d’Ass.par.;

- a partire dal giu.’96, aliquote del Cdo B.par., Rep. Cdo e Spt. Tat., 183° Rgt. par. “Nembo”, 186° e 187° Rgt. par. , 185° Rgt. Art.par., Btg. Log. par., 26° Gr.Sqd AVES, con avvicenda-menti semestrali.

Per quanto attiene al Btg. Log., il 25 giugno viene schierato a Sarajevo il Centro Logistico nella sua interezza. La sua permanenza si protrae per 9 mesi.

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Il battaglione logistico Folgore schierato nella Tito Barrack

….l’ Europa subentra alla NATO- Le nuove aree di responsabilità -

Ecco i dati più significativi della sua attività : - supporto logistico di ITALFOR e umanita-

rio; - difesa vicina del Centro; - approvvigionamento e distribuzione di ac-

qua (70.000 litri); - erogazione di 15.000 litri di carburante al

giorno; - movimentazione di 125 container di mate-

riali; - servizi di vettovagliamento e di lisciviatura

di notevole impegno ; - soddisfacimento di 2.000 richieste di ripa-

razione automezzi ; - 90 interventi di soccorso e recupero auto-

mezzi ; - trasporti per 300.000 km complessivi con

incidentistica pressoché inesistente ; - monitorizzazione del traffico con controlli

estesi a 347 autocolonne e 3.889 automezzi ; - partecipazione a una complessa esercita-

zione interalleata per la verifica delle possi-bilità di soccorso e recupero integrate ;

- interventi umanitari mediante raccolta e di-stribuzione di fondi, vestiario, medicinali e materiale sanitario, materiali per abitazioni ed altro;

- organizzazione e partecipazione ad attività sportive di vario genere.

Il Comando della Brigata è mantenuto, dalla da-ta di invio in zona di impiego (3 lug. ’96) sino al 15 nov. ’96 dal Gen. B. Bruno Viva; successiva-mente dal Gen. B. Luigi Cantone.

Operazione Joint Guard/ Joint ForgeOperazione Joint Guard/ Joint ForgeOperazione Joint Guard/ Joint ForgeOperazione Joint Guard/ Joint Forge ---- Operazione AltheaOperazione AltheaOperazione AltheaOperazione Althea Il 20 dic.’ 96 IFOR si trasforma in SFOR (Stabi-lization Force), ritenendo l’ emergenza ormai conclusa e che si possa dare avvio al processo di stabilizzazione.

Cambia anche il nome dell’ operazione che as-sume in un primo periodo quello di Joint Guard e in seguito quello di Joint Forge.

Il 25 mar. ’97 la Brigata paracadutisti si allontana temporaneamente dal teatro operativo e rientra in Patria.

La Folgore torna nuovamente in Bosnia per il pe-riodo 9 apr.- 7 ott.’99 con forze e mezzi commi-surati alle mutate esigenze, guidata dal V.Cte Gen. B. Luigi Torelli.

Si alternano con tempistiche diverse unità a li-vello Rgt. par. e Reparti di supporto

Per le forze tutto resta invariato, tranne il cam-bio delle scritte sugli automezzi. Numerose o-perazioni marcano la presenza della Folgore in Bosnia. Tra queste ricordiamo l’operazione Vul-cano con la quale vengono distrutte 300 tonnel-late di munizioni rinvenute in un deposito non autorizzato e le prime operazioni Scudo per ga-rantire nella città di Sarajevo una idonea corni-ce di sicurezza alle periodiche riunioni dei Pre-sidenti dei tre gruppi etnici. Alla Brigata, al comando del Gen. B. Torelli, viene attribuita la responsabilità delle operazioni, con le proprie unità organiche e/o altre forze, durante

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i periodi: 3 mar. ’00 - 5 mar. ’01 e 5 mar. - 5 lug. ’02. Gli interventi intermedi e successivi sono devo-luti a reparti a livello Rgt . par.. Nel dic. ’04 l’Unione Europea, autorizzata dall’ ONU, subentra alla NATO in Bosnia-Erzegovina con il compito di mantenere una cornice di sicurezza nel Paese e favorire il conso-lidamento delle istituzioni. Ha inizio l’operazione Althea, condotta da un contingente multinazionale (EUROFOR - Eu-

ropean Force) di 6.700 uomini. L’ Italia inter-viene con un Gruppo Tattico di circa 600 mili-tari. La partecipazione della Folgore è limitata al rinforzo di Quadri e di Distaccamenti Opera-tivi del 9° Rgt. d’ Assalto.

La missione e’ ancora in atto, anche se l’ entità del contingente è stata notevolmente ridotta.

AlbaniaAlbaniaAlbaniaAlbania OperazioneOperazioneOperazioneOperazione AlbaAlbaAlbaAlba Nei primi mesi del 1997 l’Albania, gover-nata da una coalizio-ne guidata da Berisha, precipita in una pro-fonda crisi socio eco-nomica a causa del fallimento delle socie-tà finanziarie. Si regi-strano manifestazioni e sommosse che, so-prattutto a Valona, si trasformano ben pre-sto in saccheggi e vio-lenze. Il Paese precipi-ta ancora una volta nel caos e chiede l’ aiuto della comunità interna-zionale.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite emana, nel marzo ’97, la risoluzione n. 1101 per un intervento internazionale. L’OSCE si rende disponibile all’ invio di osservatori per certifica-re un nuovo iter costituzionale e lo svolgimento delle elezioni.

Alcune agenzie ONU e molte Organizzazioni non Governative (ONG) si attivano per portare aiuti alla popolazione. L’ Italia, per motivi umanitari ma anche per evi-tare la ripresa dell’ afflusso di clandestini verso le coste pugliesi, insieme ad altri Paesi pro-muove l’ invio di un contingente militare.

Questo è il contesto in cui ha inizio l’operazione Alba. Tra i caratteri distintivi di questo intervento, due meritano una particolare segnalazione: - e’ il primo esempio di una missione di pace

in Europa condotta in esclusiva da Paesi Eu-ropei, con il semplice sostegno esterno degli Stati Uniti;

- sul piano operativo, in ambito nazionale, è stata anticipata la costituzione del Coman-do Operativo Interforze (COI), divenuto re-altà dopo l’ approvazione della legge sulla ri-forma dei vertici militari, avvenuta nel feb-braio dello stesso anno.

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Il compito affidato al contingente è quello di as-sicurare una cornice di sicurezza a tutto il Paese e, in particolare, agli organismi internazionali che operano a vario titolo sul territorio. Tutto ciò allo scopo di sostenere le Autorità Albanesi nel riprendere il controllo della situazione, supe-rare lo stato generalizzato di inefficienza in cui tutte le istituzioni sono precipitate e riavviare il difficile cammino della democrazia. L’ operazione prende avvio il 15 aprile. L’ Italia fornisce alla Forza Militare di Proiezione (FMP- circa 6000 uomini) il contributo più con-sistente, giustificato anche dal ruolo guida as-sunto dal nostro Paese, con una presenza com-plessiva di circa 2.500 componenti. La FMP viene posta alle dipendenze di un Co-mando multinazionale incentrato sul Cdo del 3° C.A. che risponde, attraverso il COI, al Capo di Stato Maggiore della Difesa. All’ operazione partecipa la Folgore con le se-guenti forze e responsabilità: - Cte, Gen. Luigi Cantone, con aliquota del

Cdo Brigata: costituzione del Centro di Coordinamento Civile e Militare(CIMIC) su base multinazionale per coordinare le a-zioni del Contingente Militare con le attivi-tà dell’ UNICEF, dell’ OSCE e delle Orga-nizzazioni Umanitarie, Governative e non (oltre 80), presenti nel territorio (sono in-teressati settori della vita sociale, quali scuole, ospedali, viabilità, trasporti, acque-dotti, fognature, energia elettrica, aiuti u-manitari, ed altro: uno sforzo organizzativo esteso capillarmente a tutte le aree del Pae-se);

-

- 187° Rgt. par.: per tutta la durata della mis-sione ha garantito la sicurezza dell’aero-porto di Tirana, nodo di importanza strate-gica sia per l’ attività’ e il sostegno della FMP sia per il ripristino e la continuità del traffico aereo da e per l’Albania;

- 9° Rgt. d’Ass. par.: ha preceduto l’ ingresso della FMP in Albania, scortando le singole aliquote nelle aree di rispettiva competen-za; ha operato alle dirette dipendenze del Comandante della missione per le esigenze di vigilanza e di protezione a favore di Autorità militari e civili;

- 1 ° Rgt. CC par. : responsabile di tutte le o-perazioni che attengono alla sicurezza delle unità e alle funzioni di polizia giudiziaria; ha concorso con la sicurezza albanese al controllo e alla repressione della malavita organizzata; ha fornito una assistenza de-terminante nella messa in atto del disposi-tivo di osservatori internazionali per lo svolgimento delle elezioni (29 giu. ’97 – 4.500 seggi – 1.200 funzionari internaziona-li).

Le elezioni del 29 giu. si svolgono regolarmente e senza alcun incidente. Inizia la fase di ripiega-mento dei reparti militari.

Alba termina il 10 ago. con un successo superiore alle aspettative.

Bonifica esplosivi

Attività umanitaria

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L’ ammaina Bandiera della missione

Il saluto del Capo dello Stato Oscar Luigi SCALFARO, rivolto al Contingente sbarcato a Brindisi, si concludeva con questa significativa espressione:

“A tutti voi che avete compiuto questa mirabi-le azione di pace, la parola di ammirazione e di gratitudine di tutto il popolo italiano”.

Operazione Operazione Operazione Operazione AllieAllieAllieAllied Harbourd Harbourd Harbourd HarbourNel corso del conflitto in Kosovo nel 1999, circa 600.000 profughi si rifugiano in Albania.

Allo scopo di contribuire alla organizzazione della loro assistenza la NATO schiera in Albania un contingente militare con prevalenti compiti di soccorso umanitario.

E’ l’avvio dell’operazione Allied Harbour con l’ impiego di una forza multinazionale (AFOR) di circa 8.000 uomini, tra i quali circa 2.300 Italia-ni. L’operazione segue di poco l’intervento ita-liano che, utilizzando la presenza delle sue dele-gazioni nel territorio e mobilitando la Protezio-ne Civile, si materializza nella missione “Arco-baleno”.

Il 31 agosto, a seguito del dispiegamento in Ko-sovo della NATO KFOR per la operazione Joint Guardian e del conseguente rientro dei profughi, l’ operazione Allied Harbour ha termine e viene sostituita dalla operazione NATO Comunica-

tion Zone West(COMMZ-W) con un contin-gente al livello di Brigata a guida italiana e con dipendenza dal Comando KFOR. Il compito di COMMZ-W e’ quello di fornire supporto logi-stico alle forze schierate in Kosovo e di svolgere in Albania attività a sostegno della popolazione locale.

La missione si conclude nel giugno 2002 quando in Albania viene costituito il NATO Headquarter Tirana in sostituzione di COMMZ-W.

La Folgore, pur non assumendo il Comando del-la missione, partecipa con l’ invio di forze opera-tive. In particolare, da giugno a ottobre 2000 è presente in Albania il 186° Rgt.par. che si insedia a Ture, nei pressi di Tirana.

In seguito, dal febbraio al luglio 2002, una ali-quota del 183° Rgt Nembo opera in teatro alle dipendenze della B. “Granatieri di Sardegna”.

Campo profughi di Kukes

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KosovoKosovoKosovoKosovo

Operazione Joint GuardianOperazione Joint GuardianOperazione Joint GuardianOperazione Joint Guardian Il 24 mar. ’99 l’ Alleanza Atlantica, falliti i ne-goziati con la Serbia, da inizio, senza decisione dell’ ONU, ai bombardamenti aerei su tutto il territorio Serbo.

La reazione di Belgrado all’ attacco da parte del-la NATO, determina l’esodo dei Kosovari di et-nia Albanese in Albania e in Macedonia. Il nume-ro dei rifugiati raggiunge in breve tempo le 800.000 unità. Fuggono con loro anche i guerri-glieri dell’ UCK che aspettavano il ritiro dei Ser-bi per entrare in Kosovo insieme alle truppe della NATO.

Il 12 giu. ’99, con la capitolazione del governo Serbo, inizia l’ operazione Joint Guardian con lo schieramento in Kosovo di KFOR, forza a guida NATO con una significativa presenza di truppe Italiane avente il compito di controllare il terri-torio, dividere le parti in conflitto, assistere e garantire il ritorno dei profughi, cooperare con le organizzazioni internazionali per il ripristi-no della normalità.

Il Contingente Italiano era stato precedentemen-te rischierato in Fyrom (Former Yugoslavia Re-public of Macedonia) dal dic. ’98 per assicurare, nell’ ambito della operazione NATO Joint Gua-rantor, l’eventuale evacuazione di emergenza degli osservatori OSCE presenti in Kosovo e suc-cessivamente il supporto e la sicurezza delle or-ganizzazioni umanitarie impegnate nell’ assi-stenza dei profughi usciti dal Paese.

La Folgore partecipa alla missione schierando : - fin dall’inizio (12 giu. ‘99) e in via perma-

nente, alcune componenti del 1° Rgt. CC e del 9° Rgt. d’Ass;

- a partire dal set.’99, aliquote del Cdo B., Rep. Cdo e Spt. Tat., 183° Nembo, 186° e 187° Rgt. par., 185° Rgt., con avvicendamenti, di massima, semestrali.

Al 185° Rgt. vengono affidati compiti: - propri dell’ Arma di appartenenza, median-

te la predisposizione di interventi di inter-dizione contro eventuali penetrazioni Serbe dal passo di Kulina e a cavaliere della rota-bile Kulina - Pec, a sostegno della B. Multi-nazionale Ovest (a guida Italiana) o in con-corso alla B. Multinazionale Nord (a guida Francese);

- comuni a tutte le unità di Arma base inter-venute in teatro, come è privilegio di questo speciale reparto;

Aree di Responsabilità della KFOR

Soccorso ai profughi kosovari

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Riduzione della KFOR e nuova ripartizione del Kosovo

- peculiari di Ricognizione e Acquisizione Obiettivi, dopo la riconfigurazione.

Nella versione tradizionale di unità di Artiglie-ria, il 185° ha utilizzato un armamento diverso da quello organico, l’obice da 155 su semovente M 109 IL, dimostrando singolari versatilità e flessibilità.

Il 187° Rgt torna appositamente in teatro dall’ 8 ott. al 12 nov.’04 per concorrere ad assicurare il regolare svolgimento delle elezioni per il rinnovo dell’ Assemblea Parlamentare Kosovara previste per il 23 ottobre. Il 187°, componente della Forza di Riserva Strategica (ORF), si rischiera a Da-kovica. Pur inserito nella riserva, al Rgt. viene assegnata una area di responsabilità e partecipa oltre che ad attività normali, quali il controllo di itinerari e zone critiche con pattugliamenti e check point, anche ad operazioni particolari qua-li quelle per il controllo dei confini sia Macedone sia Serbo nei settori delle Brigate a guida Statu-nitense e Francese, rispettivamente.

Si è trattato di una esperienza professionale di assoluto rilievo mentre le elezioni si sono svolte nella regolarità più assoluta.

La KFOR, coerentemente con una maggiore stabilità della regione, ha ridotto progressiva-mente l’ entità del contingente e ha assunto una

fisionomia prevalente di fanteria, più consona alle attività operative in corso.

Il 28 apr. ’05 l’operazione e’ stata ridenominata Joint Enterprise mantenendo invariato il nomi-nativo del Contingente Multinazionale.

Il Kosovo è stato suddiviso in 4 aree affidate cia-scuna alla responsabilità di una Brigata.

Il contingente italiano costituisce, unitamente a quello tedesco, la Multinational Brigade South West cui l’Esercito fornisce un Gruppo Tattico.

La missione e’ ancora in atto.

L’ impegno in Kosovo presenta risvolti di parti-colare delicatezza perché affronta aspetti e con-trasti sia etnici sia religiosi. Anche all’interno dell’ etnia Albanese si registrano incompatibilità tra i mussulmani e i cattolici ortodossi. Inoltre, la lunga catena delle violenze reciproche richie-derà tempi molto lunghi, prima di essere inter-rotta.

Sul destino del Paese pesa ancora l’incognita della sua futura e dibattuta organizzazione po-litica: di Stato indipendente o di confederazio-ne con la Serbia.

Alla Folgore è stata consegnata una rara decora-zione da parte della Chiesa Ortodossa, la Croce

….poi la protezione delle comunità serbe

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di San Sava, per il contributo fornito dai Paraca-dutisti alla salvaguardia del personale e delle strutture dell’antico Patriarcato Ortodosso di Pec.

Alla fine del 2004 le Autorità NATO decidono di raggruppare tutte le operazioni condotte nell’ area Balcanica in un unico contesto operativo (definito dalla Joint Operation Area) che com-prende le attività di KFOR in Kosovo, l’intera-zione NATO-UE per le attività UE in Bosnia e i Comandi NATO di Skopije, Tirana e Sarajevo.

ConsiderazioniConsiderazioniConsiderazioniConsiderazioni L’eterogeneità degli scenari, la complessità del-le cause che sono all’origine degli interventi, il numero e la diversità dei soggetti internaziona-li e nazionali partecipanti, il variare della dura-ta e della intensità delle missioni e, non ultimo, l’intrecciarsi di una moltitudine di acronimi difficilmente assimilabili, tendono a lasciare l’impressione di un racconto frammentario, pri-vo di un armonico filo conduttore.

Ma, in una visione complessiva e di sintesi, le missioni nei Balcani hanno sempre visto i Para-cadutisti della Folgore consapevolmente impe-gnati per: - garantire la sicurezza delle popolazioni

mediante pattugliamenti e check point e-stesi anche ad aree di confine;

- concorrere all’ addestramento e alla opera-tività delle Forze Armate e di Polizia locali;

- sostenere la popolazione civile nei settori delle strutture educative, della sanità, dei viveri e del vestiario, della viabilità, dei tra-sporti, dei servizi;

- agevolare il funzionamento delle istituzio-ni;

- garantire l’ esercizio del voto; - procedere al sequestro e alla distruzione o

alienazione di armi, munizioni ed esplosivi illegalmente detenuti, nonché alla ricerca e bonifica di ordigni inesplosi;

- sostenere le organizzazioni internazionali in una vasta gamma di situazioni ;

- operare in un contesto multinazionale ricco di ammaestramenti.

Pur non essendo mancata una incidentistica mi-nore, causata sia da milizie organizzate sia da criminalità comune, gli obiettivi delle missioni si possono considerare pienamente conseguiti.

.

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TimTimTimTimor Est or Est or Est or Est 1999199919991999---- 2000 2000 2000 2000 OperazioneOperazioneOperazioneOperazione StabiliseStabiliseStabiliseStabilise

GeneralitGeneralitGeneralitGeneralitàààà Timor è la più orientale e la maggiore delle pic-cole isole della Sonda. La morfologia è molto movimentata essendo l’isola attraversata da una catena di montagne di origine vulcanica che culmina nei monti Mutis (m. 2.340) e Ramelan (m. 2.900). Il clima è equatoriale, marittimo, con temperature medie di 40 gradi e con tasso di umidità di circa il 90%.

Le zone poste a coltura sono quelle marittime, dove è concentrata la maggior parte della popo-lazione.

Politicamente l’ isola è divisa in due parti: quel-la occidentale, restituita dall’ Olanda nel 1949 dopo il secondo conflitto mondiale alla Repub-blica Indonesiana e quella orientale (Timor Est) che è stata possedimento portoghese fin dal 1586. Nel 1974, con la caduta del regime dì Sa-lazar in Portogallo, si apre per l’ ex colonia la strada verso l’ indipendenza ed il ristabilimento di un sistema democratico.

Timor Est ha una superficie di circa 14.800 Km2, poco più grande del Trentino Alto Adige.

La capitale è Dili. La popolazione (circa un milione) è prevalen-temente di religione cattolica.

Elementi di situazione internazionElementi di situazione internazionElementi di situazione internazionElementi di situazione internazionaaaalelelele II 28 settembre 1975, Timor Est dichiara la pro-pria sovranità. Negli anni che seguono, le forze paramilitari indonesiane infiltrate, sostenute da milizie locali, conducono una spietata azione di repressione contro il governo e la popolazione civile. Circa 200.000 sono le vittime.

A seguito dell’ accordo tra Portogallo e Indone-sia, sanzionato dal Segretario Generale dell’ ONU (5 maggio 1999), in Timor Est viene in-detto un referendum al fine di stabilire la vo-lontà popolare circa l’indipendenza della regio-ne dalla Repubblica di Indonesia.

Il referendum, tenutosi il 30 agosto 1999, ha fat-to riscontrare una percentuale altissima di voti favorevoli all’indipendenza. Il giorno successi-vo vengono iniziate azioni violente da parte di gruppi non favorevoli all’indipendenza dall’ In-donesia. Tali azioni hanno provocato morti e distruzioni e determinato l’insorgenza su larga scala del problema rifugiati; le forze regolari indonesiane, che avrebbero dovuto proteggere la popolazione, non sono state in grado di fer-mare tali violenze.

Il 3 settembre si annuncia l’esito della volontà popolare: il 78, 5 % è a favore dell’ indipenden-za.

Gravissimi disordini seguono la comunicazione ufficiale.

Il 7 settembre il Governo indonesiano proclama lo stato di emergenza in tutta l’ isola; tale si-tuazione determina l’evacuazione di tutto il personale delle Nazioni Unite.

II giorno 12 settembre 1999, il Presidente indo-nesiano comunica all’ONU di essere disponibi-le ad accettare l’ intervento di una forza multi-nazionale.

Il 15 settembre il Consiglio di Sicurezza appro-va all’unanimità la risoluzione n. 1264 che auto-rizza il dispiegamento di una forza multinazio-nale a Timor Est sotto l’egida dell’ONU, deno-minata INTERFET (International Force in East Timor), con il mandato di ristabilire condizioni

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di pace e di sicurezza per tutta la popolazione locale, proteggere e supportare la missione de-gli osservatori e agevolare le operazioni delle diverse organizzazioni umanitarie operanti sul territorio.

L’operazione prevede, ove necessario, l’uso del-la forza in base al capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite.

Il 15 settembre 1999 il Ministro della Difesa ita-liano autorizza la pianificazione e l’attuazione delle attività esecutive necessarie per la parte-cipazione di unità italiane all’operazione de-nominata “Stabilise” nell’ ambito della forza multinazionale.

InterfetInterfetInterfetInterfet

International Force in East Timor International Force in East Timor International Force in East Timor International Force in East Timor La coalizione è affidata alla guida di un Genera-le Australiano, in quanto l’Australia è conside-rata la potenza regionale di riferimento in quell’ area ed il Paese più interessato alla stabilità del-la regione. Ben 22 nazioni accettano l’ invito a contribuire alla costituzione del corpo di spe-dizione, incaricato di agire su mandato e non sotto il comando dell’ ONU. Il complesso delle forze disponibili ammonta a circa 11.000 uomi-ni.

Italia, Francia e Gran Bretagna sono gli Stati europei che assicurano la loro disponibilità a fornire una robusta componente interforze.

Il contributo italiano, per un totale complessivo di circa 600 militari, è così definito: - Gruppo Tattico della Brigata Paracadutisti

Folgore: 250 militari, per la condotta delle operazioni terrestri;

- Nave San Giusto, con 300 uomini a bordo (compresi elementi del Reggimento S.Marco ed Incursori Subacquei di Comsu-bin) preposta a: • trasporto e sbarco LPD (Landing

Platform Dock); • trasporto mezzi pesanti della compo-

nente terrestre; • supporto logistico e operativo in zona

d’impiego, con l’ ausilio di 4 elicotteri

SH-3D e di 1 elicottero AB 412 imbarca-ti;

• attività sanitaria, mediante il reparto ospedaliero e la sala chirurgica;

- nucleo di n. 2 velivoli G 222 della 46^ Aero-brigata, con il personale di volo e quello ad-detto all’assistenza tecnica, incaricati del sostegno tattico e logistico a favore dell’ in-tera coalizione.

Trasferimento e schieramento del Trasferimento e schieramento del Trasferimento e schieramento del Trasferimento e schieramento del CCCContingeontingeontingeontingennnnte italianote italianote italianote italiano Inizialmente vengono raggiunte le zone di ap-prontamento in Australia: Townsville e Dar-win, ad una distanza dall’Italia di circa 16.000 Km.

Di seguito la cronologia delle fasi più importan-ti: - 20 set. ’99: due Hercules C 130 trasportano,

oltre ai mezzi ed ai materiali per assicurare l’ operatività ed il supporto logistico del no-stro contingente, un gruppo misto interfor-ze con funzioni di ricognizione e per parte-cipare alla pianificazione dell’operazione in ambito internazionale;

- 22 set. ’99: partenza di nave S. Giusto e di una nave cargo civile da Livorno;

- 23 set. ’99: un Boeing 7O7 ed un aereo cargo civile trasportano la prima aliquota del Gruppo Tattico Paracadutisti (50 militari) per compiti di ricognizione avanzata, di ad-destramento congiunto con unità australia-ne e canadesi, per un periodo di acclimata-mento e di profilassi contro le infezioni tropicali e per predisporre l’arrivo del gros-so del contingente (si è ritenuto nel frat-tempo opportuno far precedere lo sbarco del grosso dal nucleo avanzato, compren-dente, oltre al Comandante del Gruppo Tattico, i Comandanti delle aliquote Incur-sori e Carabinieri, i Vice Comandanti delle Compagnie fucilieri, Comando e Supporti, l’Ufficiale medico, un Sottufficiale addetto alla bonifica ordigni esplosivi, tre Squadre fucilieri operative, 4 veicoli ruotati medi, 2 autovetture da ricognizione, 15 tra apparati radio HF, VHF e satellitari con Io scopo di raccogliere informazioni, dare sicurezza, controllare e guidare lo sbarco del Gruppo

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Tattico, mantenere il costante contatto con il Comando Multinazionale e scegliere la zona per costituire l’ accampamento);

- 24 set. ’99: muovono due velivoli G 222 con attrezzature e parti di ricambio per garanti-re la massima autonomia in zona dì opera-zioni (dopo sei scali tecnici, giungono a Darwin il 7 ott. ’99);

- 11 ott.’99: decolla un Boeing 747 dell’Alitalia, con il grosso del Gruppo Tatti-co paracadutisti per Townsville (per accli-matamento, profilassi, addestramento);

- 23 ott. ’99: il grosso del Gruppo Tattico ar-riva a Darwin e si imbarca;

- 25 ott. ’99: il grosso sbarca a Dili.

Organizzazione di comando e coOrganizzazione di comando e coOrganizzazione di comando e coOrganizzazione di comando e connnntrollo per trollo per trollo per trollo per il il il il CCCContingente nazionaleontingente nazionaleontingente nazionaleontingente nazionale (In conformità con le procedure in vigore in ambito NATO).

Al Capo di Stato Maggiore della Difesa compe-te la responsabilità di emanare, tramite il Co-mando Operativo di vertice Interforze (COI), gli ordini iniziali e le varianti successive. Ad avvenuta assegnazione dei dispositivi alla coa-lizione, il COI affianca al Comandante di INTERFET, Gen.D. australiano Peter Cosgro-ve, un rappresentante nazionale (Gen.B. Gior-gio Cornacchione) per verificare che l’impiego delle unità nazionali rientri nei limiti degli ac-cordi previsti.

Il Comandante del Gruppo Tattico, designato Comandante del Contingente Terrestre, è po-sto sotto controllo operativo del Comandante dì INTERFET.

Il Gruppo Tattico paracadutisti è inserito nel controllo tattico della Brigata multinazionale a guida neozelandese.

Composizione del Gruppo Tattico Composizione del Gruppo Tattico Composizione del Gruppo Tattico Composizione del Gruppo Tattico ParacParacParacParacaaaadutisti dutisti dutisti dutisti Il 15 settembre 1999 il Comandante della Briga-ta paracadutisti Folgore, Gen. Enrico Celenta-no, comunica al Comandante dell’operazione designato, Ten. Col. Maurizio Mazza, di ap-prontare un Gruppo Tattico che avrebbe parte-cipato all’operazione “Stabilise”, pronto a muo-vere dal 16 settembre 1999.

- Comandante: Ten.Col. Maurizio Mazza; - Comando di Gruppo Tattico costituito dal-

le cellule: personale, informazioni, opera-zioni, logistica, cooperazione civile - milita-re e pubblica informazione, trasmissioni;

- 6a Compagnia Grifi del 2° Battaglione para-cadutisti “Tarquinia”;

- Compagnia Comando e Supporto Logistico (comprensiva di un Plotone del Battaglione Logistico paracadutisti, Plotone Trasmis-sioni del Reggimento “Leonessa”, Nucleo Bonifica Ordigni Esplosivi e Genio, Nucleo Sanitario e Nucleo Vettovagliamento);

- Plotone e Nucleo di Polizia Militare del 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti “Tu-scania”;

- Distaccamento del 9° Reggimento d’Assalto paracadutisti “Col Moschin”.

Armi ed automezzi: 120 mezzi (pesanti, medi e leggeri da ricognizione) meccanizzati e ruotati, cucine rotabili, rimorchi, mezzi vari del genio (ruspe, torri d’illuminazione, gruppi elettroge-ni, ecc.), 31 containers (13 di munizioni), armi individuali e di reparto, sistemi controcarri a media e corta gittata, lanciagranate, bombe a mano.

Impiego del Gruppo TattImpiego del Gruppo TattImpiego del Gruppo TattImpiego del Gruppo Tattico Paracadutico Paracadutico Paracadutico Paracadutiiiististististi

Al Gruppo Tattico è stata assegnata un’ area di responsabilità nel settore est della capitale Dili con i seguenti compiti: - garantire prioritariamente il controllo della

zona; - assicurare un’area di interesse di circa 70

Km quadrati verso l’ interno dell’ isola ed in particolare nella zona a sud centrata sull’ abitato di Remixio;

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- effettuare scorte a convogli umanitari fino all’ abitato di Baucau;

- concorrere alla distribuzione di aiuti uma-nitari delle organizzazioni civili preposte;

- fornire una riserva pronta ad intervenire en-tro 15 minuti, 24 ore al giorno, in tutto il settore della Brigata, con mezzi ruotati, meccanizzati o mediante elicotteri.

Tali compiti sono stati assolti mediante pattu-glie meccanizzate, motorizzate o appiedate, di giorno e di notte, anche continuative (24/72 o-re) ed impiegando elicotteri per l’ infiltrazione e l’esfiltrazione soprattutto nell’area d’interesse fuori dell’abitato di Dili, dove la rete viaria è e-stremamente precaria, check-point fissi e mo-bili, missioni informative diurne e notturne uti-lizzando in particolare gli Incursori nell’abitato

di Dili, i Carabinieri Paracadutisti ed i Paraca-dutisti nelle zone più interne. Inoltre, per garantire la sicurezza della base in cui si era insediato il Gruppo Tattico è stato impiegato un Plotone in servizio di guardia giornaliero. Il livello di rischio nella zona di Dili si è dimostrato talvolta alto sia per le minacce di alcuni capi gruppo della milizia di voler ef-fettuare attentati nella capitale (fine novembre-dicembre) con bande locali (fonti informative confermavano addestramenti di nuclei alla guerriglia ma senza armi), sia per problemi di ordine pubblico. La deterrenza evidenziata dal Contingente Ita-liano e da tutto il dispositivo di INTERFET con mezzi, equipaggiamenti e soprattutto con l’ at-tività continua di controllo nell’ Area di Re-sponsabilità, ha sicuramente indotto le forze contrapposte a non cercare lo scontro armato.

La missione sì è conclusa senza il ricorso alle armi e senza alcuna perdita. Fondamentale è stata l’ opera degli Ufficiali medici, a causa del-le notevoli problematiche sanitarie riscontrate ed alle pessime condizioni igienico-sanitarie trovate sull’ isola. Ottima la collaborazione dei Cappellani Militari utilissimi al Comandante di Gruppo Tattico per l’ azione morale svolta a fa-vore del personale e quali punti di riferimento per l’ attività informativa e la cooperazione ci-vile militare (unitamente alle suore canossiane e salesiane presenti sull’ isola), oltre ai contatti molto proficui avuti con il Vescovo e premio Nobel per la pace Monsignor Belo. Al termine della missione ed al momento del passaggio alla fase di ricostruzione di Timor Est (UNTAET - United Nations Transitional Administration in East Timor) oltre 150 villaggi erano stati raggiunti ed assistiti dai Paracaduti-sti Italiani. Dopo secoli di dominazione coloniale, seguiti da 25 anni di sanguinose repressioni, Timor Est è entrata nel novero delle Nazioni libere.

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Termine dellTermine dellTermine dellTermine dell’ ’ ’ ’ operazione Stabiliseoperazione Stabiliseoperazione Stabiliseoperazione Stabilise

Le parole del Generale Cosgrove, al momento del commiato, non hanno bisogno di commen-to: "Se dovessi nuovamente comandare un contingente multinazionale, per primi vorrei gli italiani."

Poi aveva luogo l’ imbarco sulla S.Giusto, il tra-sferimento a Darwin ed il 17 febbraio il rientro a Pisa.

Infine, con il ritorno in Italia, a Livorno, il 25 marzo della nave S.Giusto si concludeva anche logisticamente l’ operazione Stabilise.

Il 21 marzo, il Presidente della Repubblica Car-lo Azeglio Ciampi, Comandante delle Forze Armate, da bordo del S.Giusto esprime a tutto il contingente la riconoscenza dell’ Italia.

Proiettati a 16.000 chilometri di distanza in un teatro inusuale e assolutamente anomalo per il contesto operativo e logistico (l’ ultima volta in cui militari europei avevano operato in quella zona era avvenuto durante la Seconda Guerra mondiale), in mezzo a pericoli più che concreti per la presenza apertamente ostile di bande armate paramilitari, con elevato rischio sanita-rio legato alle particolarissime condizioni am-bientali e climatiche, i Paracadutisti della Fol-gore hanno operato sempre con estrema serietà e spirito di sacrificio ed hanno ricevuto ricono-scimenti unanimi quali esempio di professiona-lità e solidarietà umana sia da tutte le Autorità militari estere e nazionali, sia dalla popolazione civile, con la quale si è instaurato un rapporto di affetto e fiducia reciproca fin dai primi mo-menti.

L’ ultimo alzabandiera dei paracadutisti italiani a Timor Est

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Afghanistan Afghanistan Afghanistan Afghanistan (dal 2003)(dal 2003)(dal 2003)(dal 2003) Contingente Italiano nellContingente Italiano nellContingente Italiano nellContingente Italiano nell’ ’ ’ ’ OperazioneOperazioneOperazioneOperazione EEEEnnnnduring Freedom. Task Force during Freedom. Task Force during Freedom. Task Force during Freedom. Task Force ““““NibbioNibbioNibbioNibbio”””” (2003) (2003) (2003) (2003)

Generalità Generalità Generalità Generalità Nel 2003, quale conseguenza della “Guerra Globale al Terrorismo” indetta dagli Stati Uniti dopo gli attacchi dell’11 settembre dell’anno precedente, il Governo Italiano decide l’impie-go di proprie unità, a fianco di quelle statuni-tensi in Afghanistan, nell’ Operazione Enduring Freedom(OEF).

L’impegno si differenzia da quello già in atto nel contesto della Missione International Secu-rity Assistance Force – Forza Internazionale per l’Assistenza e la Sicurezza (ISAF) che per-segue essenzialmente scopi di peace keeping e ha una forte caratterizzazione umanitaria.

L’OEF è infatti una operazione finalizzata a vincere le resistenze talebane.

La missione ( della durata complessiva di 6 me-si) è stata suddivisa in due fasi: la prima asse-gnata al 9° Reggimento Alpini ( circa 1.000 uni-tà), la seconda affidata al 187° Reggimento pa-racadutisti.

L’ area di responsabilità è incentrata nella zona di Khowst, nell’Afganistan orientale ai confini con il Pakistan.

E così a giugno 2003 il 187° Rgt. par. “Folgore” subentra a Khowst alla testa della Task Force “Nibbio”.

A qualche centinaio di chilometri a nord, il Comandante della Brigata paracadutisti (Brig. Gen. Marco Bertolini), si inserisce a sua volta quale Comandante del Contingente italiano (sia ISAF sia OEF) al posto del Brig. Gen. Gior-gio Battisti, Comandante della Taurinense. L’unità è rinforzata da ottime “pedine” operati-ve tra cui spiccano un Task Group di Forze Speciali ( 9° Rgt. d’Ass.par. “Col Moschin” e In-cursori della M.M.I.) e Distaccamenti Acquisi-zione Obiettivi del 185°. Sono anche presenti una Compagnia di alpini paracadutisti ed un’aliquota del 1° Rgt. CC par.

L’ area di Khowst è particolarmente difficile, in quanto materialmente separata dal resto

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Khowst -Torretta di osservazione

…………..particolare del perimetro della base

dell’Afghanistan da un’alta catena montuosa (oltre 3.000 m di quota) attraversata da una difficilissima strada sterrata che anche i sovie-tici non riuscirono mai a controllare comple-tamente. Per contro, tale Provincia è abbondan-temente collegata al Pakistan attraverso facili strade, frequentatissime dalle popolazioni che vivono a cavaliere del confine. Queste popola-zioni, prevalentemente di etnia Pashtun, sono legate da vincoli tribali, religiosi e familiari, prescindono dall’ incontrollabile ed inconsi-stente confine tra i due Paesi. Inoltre, proprio oltre tale evanescente frontiera, si sarebbero ri-fugiati i Talebani ed i componenti di Al Qaeda per sottrarsi alla pesante campagna aerea sta-tunitense all’ inizio della guerra. Tra di essi, parrebbe certo, vi sarebbero Osama Bin Laden ed il Mullah Omar.

L’arrivo dei Paracadutisti al posto degli Alpini non passa inosservato. I primi a farlo notare sono i Comandanti statunitensi dai quali di-

pende il Reggimento. Infatti, l’unità è posta sotto Controllo Operativo di un Comando si-tuato a Kandahar, nel sud del Paese, enucleato dall’82^ Airborne. Sarà per la fratellanza che le-ga tra loro i paracadutisti, ma il cambio viene palesemente apprezzato anche per la propen-sione che i paracadutisti dimostrano coi fatti ad operare fuori dal tranquillizzante campo di Khowst. Infatti, tutti i giorni pattuglie moto-rizzate percorrono in lungo ed in largo il setto-re italiano, spingendosi in posti fino ad allora non toccati. Iniziano così i primi sequestri di armamento e di munizioni e la popolazione comincia ad abituarsi alla presenza dei militari italiani. Anche in Khowst stessa la presenza italiana è costante e palpabile sia per le attività operative condotte sia per la forte azione uma-nitaria, soprattutto a favore del poverissimo ospedale locale dove i nostri medici militari o-perano tutti i giorni.

Ripetutamente la Task Force agisce per nume-rosi archi notturni nel difficile territorio, strap-pando materialmente il plauso dei colleghi sta-tunitensi. Il tratto montano che separa Khowst dal resto dell’ Afghanistan, in particolare, viene minuziosamente controllato ed i Paracadutisti Italiani mettono le radici in luoghi in prece-denza pressoché sconosciuti alle forze di occu-pazione.

Nel corso di una di queste operazioni, una pat-tuglia del 187° cade in un’ imboscata fatta con bombe telecomandate interrate nel terrapieno al margine della pista. Il mezzo di trasporto viene ribaltato dall’ onda d’ urto e tre paracadu-tisti restano leggermente feriti. Ciò nonostante, si continua l’ azione.

Un’altra bomba radiocomandata, nello stesso periodo e nella stessa area, esplode poche deci-ne dì metri davanti ad un’altra autocolonna, senza danni. Durante l’operazione, frequente è anche l’impiego dei nuovissimi (e pesantissimi) mortai rigati da 120 mm Thomson della Com-pagnia mortai del 187°. Tali armi, tutte le notti, effettuano fuoco illuminante a favore di una ba-se Statunitense e costantemente sottoposta ad azioni ostili. Le stesse armi, inoltre, vengono anche impiegate nelle operazioni di controllo del territorio, previo rischieramento per elitra-sporto al gancio baricentrico dei CH-47 USA. La base della Task Force Italiana, infatti, si tro-

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va in corrispondenza di una striscia di atter-raggio costruita a suo tempo dai sovietici ed ora utilizzata dagli statunitensi che vi manten-gono vari elicotteri schierati.

Dopo oltre tre mesi a Khowst, in condizioni difficili sotto l’aspetto ambientale e sotto il profilo operativo, la Task Force “Nibbio” torna in Patria, preceduta e seguita dalle espressioni di grande apprezzamento. Al momento del con-gedo, il Ten. Gen. Vines, Comandante di OEF, dice al Capo di SME italiano - Gen Giulio Fra-ticelli- e al Brig.Gen. Marco Bertolini che po-tendo scegliere tra un’unità di Marines ameri-cani ed un’unità di paracadutisti italiani, non avrebbe dubbi e opterebbe per la seconda.

Analoghe espressioni di apprezzamento in una lettera del Comandante di CENTCOM (il Co-mando di Tampa da cui dipendono tutte le o-perazioni USA nel mondo).

E’ stato un impegno breve ma intenso. Sono svariate le tonnellate di munizionamento e cen-tinaia le armi sequestrate o rinvenute, migliaia i chilometri percorsi dalle nostre pattuglie lungo piste difficili e pericolose. I nostri medici si so-no fatti conoscere ed apprezzare nel locale o-spedale di Khowst per l’ aiuto concreto che hanno dato ai sanitari locali e sono state avviate varie iniziative di carattere umanitario.

Resta la speranza che grazie all’ impegno dei nostri uomini la popolazione afghana, abituata alla presenza di soldati di tutte le razze e con tutte le intenzioni ( di norma piuttosto invasi-ve), abbia preso atto dell’ esistenza di un mili-tare rispettoso della sua dignità, ancorché duro e determinato come sanno esserlo gli uomini della Folgore. Unità Partecipanti Unità Partecipanti Unità Partecipanti Unità Partecipanti ---- DDDDiiiislocazioneslocazioneslocazioneslocazione Agli ordini del Col. D’Apuzzo la TF “NIBBIO” ha operato dal 15 giugno al 15 settembre 2003 con il seguente dispositivo: - Comando Task Force; - Gruppo Supporto Aderenza; - Compagnia Comando e Supporto Logistico; - 2° Battaglione paracadutisti “Tarquinia”; - un Reparto di Forze Speciali del 9° Reggi-

mento “Col Moschin”, integrato da un di-staccamento del Gruppo Operativo Incur-sori della Marina;

- Batteria di Acquisizione Obiettivi del 185° RRAO;

- Compagnia Trasmissioni; - Plotone NBC; - Plotone Polizia Militare composto da per-

sonale del 1° Reggimento Carabinieri para-cadutisti “Tuscania”.

Il grosso del contingente “Nibbio” è stato dislo-cato nella località di Khowst, nella provincia orientale di Paktia, confinante con il Pakistan, presso una base operativa avanzata denominata Forward Operation Base (FOB) “Salerno”. Un’aliquota di personale (200 unità circa) è stata invece mantenuta, con compiti di suppor-to logistico, nella base aerea di Bagram, sede del Comando della Coalizione in Afghanistan.

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L’area di responsabilità assegnata alla TF “Nib-bio” è coincisa con una regione particolarmente sensibile dell’Afghanistan, posta sulla fascia di confine con il Pakistan, caratterizzata da e-strema porosità che facilita il contrabbando, dalla droga alle armi, l’infiltrazione di gruppi armati e offre rifugio a numerose basi terrori-stiche.

Complessivamente il reparto disponeva di circa 100 mezzi, prevalentemente veicoli tattici.

Il supporto elicotteristico per le esigenze ope-rative, d’intervento rapido e di evacuazione sa-nitaria, è stato fornito dal Comando USA, che ha rischierato sulla base Salerno di Khowst due elicotteri d’ attacco Apache e due UH 60 Black Hawk. Negli ultimi due mesi, anche velivoli C 130J dell’Aeronautica Militare Italiana sono stati messi in condizione di operare sulla pista semi-preparata della FOB “Salerno”, a diretto sostegno della Task Force. L’ esercito USA ha inoltre reso disponibile sulla base stessa un re-parto chirurgico campale.

Relazioni di Comando e Controllo Relazioni di Comando e Controllo Relazioni di Comando e Controllo Relazioni di Comando e Controllo Il comando operativo del nostro contingente è stato mantenuto, per l’intera durata dell’ Ope-razione, dal Capo di Stato Maggiore della Dife-sa che lo ha esercitato attraverso il Comando Operativo di Vertice Interforze (COI), mentre

il controllo operativo è stato delegato al Co-mandante statunitense in Afghanistan, di stan-za a Kandahar.

Sulla base di una prassi oramai sperimentata con successo in altri teatri operativi, al Co-mandante della Coalizione è stato affiancato un Generale italiano, nella veste di Rappresentan-te Militare Italiano (IT–SNR), per verificare che l’impiego del nostro Contingente fosse mantenuto nell’ ambito delle deleghe conferite dall’ Autorità nazionale.

All’ IT–SNR è stato conferito anche il ruolo di Comandante nazionale di tutte le forze italiane schierate in Afghanistan. Tale carica è stata di-simpegnata (15 giugno-15 settembre) dal Brig. Gen. Marco Bertolini, Comandante della B. par. “Folgore”.

Compiti e Attività del ContingenteCompiti e Attività del ContingenteCompiti e Attività del ContingenteCompiti e Attività del Contingente Al Contingente “Nibbio” è stata assegnata la missione di concorrere, con le altre forze della coalizione, al raggiungimento degli obiettivi strategici prefissati per l’Operazione “Enduring Freedom”. In particolare, il Contingente nazio-nale ha ricevuto il compito di condurre attività di controllo del territorio nella propria Area di Responsabilità, di concorrere alla neutralizza-zione/distruzione di sacche di terrorismo, di possibili basi logistiche e di centri di recluta-mento delle formazioni di Al Qaeda e Taliban, al fine di creare le condizioni di sicurezza e stabilità necessarie alla riedificazione della Na-zione.

Controllo del territorioControllo del territorioControllo del territorioControllo del territorio Il Reggimento ha condotto un’ attività operati-va spiccatamente dinamica, sviluppando una diffusa presenza sul territorio mediante pattu-glie e complessi di forze itineranti tendenti, da un lato, a raccogliere informazioni e ad ostaco-lare la libertà di movimento dei gruppi armati, dall’ altro, ad intensificare il contatto con la popolazione locale, anche attraverso la distri-buzione di aiuti umanitari ed interventi di rico-struzione e di sostegno alle istituzioni locali.

Una pattuglia si imbarca su CH 47 per un’azione di controllo del territorio

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Si è trattato di attività in qualche misura assi-milibili alla interdizione e controinterdizione d’ area che si sono sviluppate essenzialmente me-diante la messa in opera di posti di sbarramen-to lungo le principali vie di comunicazione, la cinturazione e il rastrellamento di aree.

SicurezzaSicurezzaSicurezzaSicurezza Uno sforzo considerevole è stato compiuto per garantire la costante protezione della FOB “Sa-lerno” e della vicina base “Chapman” ed assicu-rare la transitabilità al supporto logistico della rotabile Khowst-Gardez, che si snoda per circa 80 Km su un tracciato impervio di alta monta-gna, terreno ideale per le imboscate condotte da gruppi armati.

Una Quick Reaction Force è stata infine co-stantemente mantenuta in elevato stato di

prontezza ed è stata più volte impiegata all’ emergenza, quale riserva nelle mani del Co-mandante della stessa TF “Nibbio” o del Co-mandante sovraordinato.

Nel corso della missione, è stata realizzata una fattiva collaborazione con reparti del nuovo Esercito Afghano (ANA), con le preesistenti formazioni militari afgane (AMF) e con la poli-zia locale.

Assistenza umanitaria e cooperAssistenza umanitaria e cooperAssistenza umanitaria e cooperAssistenza umanitaria e cooperaaaazione zione zione zione civile militarecivile militarecivile militarecivile militare L’immissione del contingente è stata sincroniz-zata con una contestuale attività del Ministero degli Affari Esteri che, tramite il Dipartimento della Cooperazione, negli stessi giorni ha tra-sportato e distribuito nell’abitato di Khowst una considerevole quantità di aiuti umanitari. Tale iniziativa, successivamente proseguita dal nostro reparto, ha ottenuto un positivo impatto sull’ ambiente locale, creando le premesse per un più favorevole rapporto tra i nostri soldati e la popolazione afghana, tendenzialmente molto sospettosa nei confronti della presenza militare straniera.

Sostegno logisticoSostegno logisticoSostegno logisticoSostegno logistico Il sostegno logistico è stato assicurato dalla ca-tena nazionale e il principale referente è stato il gruppo di supporto, schierato sia presso la FOB Salerno sia presso la base aerea di Bagram.

Un posto di blocco

Pattuglie in azione

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Fine della missione Fine della missione Fine della missione Fine della missione –––– rientro in patria del rientro in patria del rientro in patria del rientro in patria del Contingente ItalianoContingente ItalianoContingente ItalianoContingente Italiano Sulla base degli accordi precedentemente in-tercorsi con il Comando della Coalizione e nel rispetto della deliberazione del Parlamento Ita-liano, il 15 settembre 2003 il 187° Reggimento paracadutisti cedeva la responsabilità della propria area al 1° Battaglione dell’87° Reggi-mento della 10^ Divisione da montagna USA ed il 17 settembre la Bandiera di Guerra, insieme con il grosso delle truppe, rientrava a Livorno, nella propria sede stanziale.

DecorazioniDecorazioniDecorazioniDecorazioni In data 13 Ottobre 2003 e’ stata conferita alla Bandiera di Guerra del 187° Reggimento Para-cadutisti “Folgore” la decorazione di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia, con la seguente motivazione:

“Impiegato in Zona di Operazione montuosa in Afgha-nistan, ha fronteggiato molteplici difficoltà e pericoli determinati da degrado ambientale, forti tensioni socia-li e politiche e da una situazione operativa difficile ed altamente rischiosa.

Ha assolto la missione affidatagli con valorosa profes-sionalità ed altissimo senso di responsabilità, fornendo costante esempio di valore, slancio e spirito di abnega-zione.

Il pieno successo conseguito testimonia il coraggio e l’elevata efficienza di tutti gli uomini e le donne del reg-gimento, che hanno così contribuito ad accrescere il pre-stigio dell’ Esercito e della Nazione nel contesto inter-nazionale”.

Le operazioni in Afghanistan continuano e non si prevede una pacificazione a breve scadenza.

A partire dall’ agosto 2003 la guida della mis-sione ISAF è affidata alla NATO con il compito di assistere il governo Afghano nell’ opera di consolidamento della propria autorità sull’ in-tero territorio.

Per tale scopo il Comandante ISAF si avvale di cinque Comandi Regionali nel cui ambito ope-rano i “Team di Ricostruzione Provinciale” e le “Basi Avanzate di Sostegno”.

La Folgore partecipa da allora con continuità all’ assolvimento di tali compiti con l’ invio pe-riodico di Quadri, di Forze Speciali e Unità Lo-gistiche di consistenza commisurata alle esi-genze.

Il Gen. B. Antonio Satta, già Comandante della Folgore nel periodo 2005-2006, è stato respon-sabile dal novembre 2006 al luglio 2007 del Comando Regionale di Herat, al confine con l’Iran.

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IIIIraqraqraqraq (2003 (2003 (2003 (2003----2006)2006)2006)2006) MissioneMissioneMissioneMissione Antica BabiloniaAntica BabiloniaAntica BabiloniaAntica Babilonia Avvenimenti Internazionali Avvenimenti Internazionali Avvenimenti Internazionali Avvenimenti Internazionali ---- Si Si Si Sinnnntesitesitesitesi

Una coalizione anglo-americana dava avvio nel marzo 2003 all’Operazione Iraqi Freedom (OIF).

Il 1° maggio 2003 iniziava la fase post conflitto con l’ obiettivo di creare le condizioni indi-spensabili allo sviluppo politico, sociale ed e-conomico del Paese. A questo scopo è stato co-stituito un comitato, a guida USA, denominato Ufficio per la Ricostruzione e l’Assistenza U-manitaria (ORHA - Office for Reconstruction and Humanitarian Assistance). Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con la risolu-zione n. 1483 del 22 maggio 2003, ha sollecitato la Comunità Internazionale a contribuire alla stabilità e alla sicurezza dell’ Iraq e ad assistere il popolo iracheno nello sforzo per l’opera ri-formatrice.

Veniva così formata la CPA (Coalition Provi-sional Authority) Autorìtà Provvisoria della Coalizione con il compito di fornire il necessa-rio supporto, finalizzato alla creazione di un nuovo Governo iracheno. La CPA cessava il suo incarico il 28 giugno 2004 con il trasferimento dei poteri al Governo ad interim.

Il 14 maggio 2003, viene messo a punto dal Go-verno italiano un piano operativo di emergenza, affidato a una Task Force interministeriale ap-positamente costituita e coordinata dal Mini-stero Affari Esteri, con l’ apporto della Difesa e di altri Ministeri.

Il 16 ottobre 2003, il Consiglio di Sicurezza ap-prova all’ unanimità la risoluzione 1511 che get-ta le basi per una partecipazione internazionale e delle Nazioni Unite alla ricostruzione politica

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ed economica dell’Iraq e al mantenimento della sicurezza. Tale risoluzione si concentra su tre aree principali: la leadership irachena e il pas-saggio dei poteri dall’ Autorità Provvisoria della Coalizione al popolo iracheno; il mantenimento di condizioni di sicurezza ad opera di una forza multinazionale sotto comando unificato; la partecipazione internazionale e delle Nazioni Unite al finanziamento dei progetti di ricostru-zione e di ripresa. Essa contempla tra l’altro che "il conseguimento della sicurezza e della stabilità è fon-damentale per riuscire a portare a termine con successo il processo politico" e autorizza una "forza multina-zionale sotto comando unificato a prendere tutti i prov-vedimenti necessari conseguenti". Area assegnata Area assegnata Area assegnata Area assegnata ---- GeneralitGeneralitGeneralitGeneralitàààà Accogliendo l’invito dell’ONU, unitamente ad altre 15 nazioni, l’Italia ha dato il via alla Mis-sione Antica Babilonia assumendo con il con-tingente terrestre la responsabilità della pro-vincia di Dhi Qar nella regione meridionale dell’ Iraq e nell’ area di responsabilità della Divisio-ne Multinazionale Sud-Est (MNDSE) a guida inglese.

Il Contingente Italiano sì è schierato nei pressi dell’ aeroporto di Tallil, circa 12 km a sud-ovest di An Nasiriyah, creando Camp Mittica sulla base delle strutture che avevano costituto la zona residenziale per i dipendenti dell’ aero-porto e i loro familiari durante il regime di Sad-dam Hussein.

Questa provincia, il cui capoluogo è la città di An Nasiriyah, si sviluppa da Nord a Sud per circa 200 chilometri e, da Est ad Ovest, per cir-ca 140 Km, per una superficie assimilabile alle nostre Marche. In quest’area sono state regi-strate alcune delle temperature più alte al mondo; in luglio e agosto si sono raggiunti e superati i 60°. I mesi estivi sono caratterizzati da scarsissime precipitazioni e dalla presenza di venti che lasciano il cielo generalmente sen-za nuvole mentre la visibilìtà è pessima a causa della sabbia sollevata.

La guerra del Golfo del 1990-1991 ha avuto con-seguenze pesanti sull’ ambiente e sull’ econo-mia; i danni ai sistemi d’irrigazione hanno cau-sato siccità e scarsità di raccolti. Oltre il 50% della popolazione si approvvigiona da fonti in-quinate. La produzione agricola è insufficiente al fabbisogno alimentare. L’allevamento è in-centrato su bovini, ovini e caprini. Le risorse più importanti sono il petrolio, gas naturale, fo-sfati e zolfo. An Nasiriyah conta una popolazione di circa 500.000 abitanti e la sua economia si basa es-senzialmente su attività commerciali. E’ attra-versata dal fiume Eufrate e, già nell’ immediata periferia, si ha la percezione di come l’ ambien-te desertico, privo di irrigazione, impedisca qualsiasi tipo di coltivazione.

Forze PartecipantiForze PartecipantiForze PartecipantiForze Partecipanti L’operazione ha visto le unità paracadutisti impegnate in un teatro che, per ragioni ambien-tali e condizioni socio-politiche, si è dimostrato complesso e molto impegnativo. La Folgore si è

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Cambio tra i Comandanti delle Brigate Garibaldi e Folgore

rischierata, avvicendando la Garibaldi e assu-mendo la responsabilità della condotta delle operazioni dal 21 aprile, anche se unità del 187° Reggimento erano già affluite in teatro alla fine di marzo.

Da sottolineare che la Task Force Condor, com-posta da distaccamenti operativi del 9° Reggi-mento “Col Moschin”, del 185° Reggimento Ac-quisizione Obiettivi, del 4° Reggimento Ranger “Monte Cervino” e di COMSUBIN (Comando Subacquei e Incursori) con all’ interno elementi delle forze speciali dell’Aeronautica Militare, è presente in Iraq sin dall’ inizio delle operazioni. Alla missione Antica Babilonia, agli ordini del Gen. B. Pietro Costantino hanno partecipato le seguenti unità; - Comando Brigata Paracadutisti Folgore; - Task Force RECOM-1 (su base Reparto

Comando e Supporti Tattici); - Task Force “Alfa” (su base 187° Rgt. par.); - Task Force “Bravo” (8° Rgt. g.gua.par.); - Task Force “Condor” (9° Rgt. d’Ass., 185°

RRAO, 4° Ranger, COMSUBIN); - 6°R0A (composto da forze dell’Aeronautica

Militare con elicotteri HH-3F D, UAV Pre-dator - velivoli senza pilota- e dell’Esercito con elicotteri AB-412 e A-129);

- Task Force “Charlie” RISTA (Ricognizioni, Informazioni, Sorveglianza e Acquisizione Obiettivi, su base 33°Rgt. IEW “Falzare-go”);

- Task Force MSU (Unità Multinazionale Specializzata, su base 1°Rgt. CC par.);

- Task Force GSA (Gruppo Supporto di Ade-renza, su base 6° Reggimento di Manovra);

- Task Force CIMIC (Cooperazione civile – militare, su base Cimic Group).

Altro personale della B. par. operava nel Dipar-timento Sicurezza e in tale struttura era inseri-to il Cap. Nicola Ciardelli perito in una imbo-scata il 27 apr. ’06, unitamente a tre Carabinie-ri.

Relazioni di Comando e Controllo e Relazioni di Comando e Controllo e Relazioni di Comando e Controllo e Relazioni di Comando e Controllo e RegRegRegRegoooole di Ingaggiole di Ingaggiole di Ingaggiole di Ingaggio Il Capo di Stato Maggiore della Difesa detiene il Comando Operativo (OPCOM) sulle Forze nazionali rese disponibili per l’ intera durata della missione. Il Controllo Operativo (OPCON) è stato dele-gato al Comandante della Divisione inglese, di-slocata a Bassora e al Comandante del COI (Comando Operativo Interforze), per le Forze che permangono sotto l’Autorità nazionale. Il Comandante del Contingente Nazionale, che assicura l’unitarietà di Comando su tutte le for-ze italiane, ha il compito di verificare che le forze nazionali siano impiegate nel rispetto del regime di deleghe in atto. Il profilo delle operazioni è essenzialmente pro-tettivo e di sicurezza. Il Contingente viene im-piegato in modo unitario ed integrato, al fine di sfruttare al massimo le sue capacità. E’ stato approntato il Catalogo delle ROE (Re-gole d’Ingaggio) applicabili a tutte le Forze im-piegate (terrestri, navali, aeree e Carabinieri). Le ROE sono comuni e concordate con tutti i contingenti della coalizione. Sono realizzate sulla base del catalogo delle regole della NATO. In questo quadro è previsto che l’ uso della for-za sia esercitato al livello più basso possibile, in funzione delle circostanze ed in misura pro-porzionale alla situazione, nel rispetto del di-ritto internazionale e delle leggi e regolamenti nazionali. In particolare esso deve assicurare, nel modo più efficace, la tutela e la sicurezza del nostro personale. Le ROE, che sono delle consegne militari, non possono essere divulgate nel dettaglio per motivi di sicurezza. Il perso-nale è soggetto al Codice Penale Militare di Guerra, così come previsto nelle operazioni mi-

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… e di notte .

Controllo del territorio di giorno …

litari internazionali, anche per garanzie indero-gabili del diritto umanitario.

Compiti e AttCompiti e AttCompiti e AttCompiti e Attiiiivitvitvitvità del Contingenteà del Contingenteà del Contingenteà del Contingente La Missione assegnata al Contingente militare è quella di: "Concorrere, con gli altri Paesi della coa-lizione, a garantire quella cornice di sicurezza essenzia-le per un aiuto effettivo e serio al popolo iracheno e con-tribuire con capacità specifiche alle attività d’ interven-to più urgenti nel ripristino delle infrastrutture e dei servizi essenziali". Dopo il 30 giugno 2004, con l’assunzione della piena responsabilità da parte irachena, la missione del Contingente Militare Italiano è rimasta sostanzialmente invariata, anche se l’ attività ha acquisito spiccata conno-tazione di concorso alle autorità locali.

Le attività del contingente hanno interessato tre settori principali: - controllo del territorio; - sicurezza; - assistenza umanitaria.

Il Controllo del territorioIl Controllo del territorioIl Controllo del territorioIl Controllo del territorio

Il controllo del territorio è stato assicurato ga-rantendo in ore diurne e notturne la libertà di movimento sui principali assi stradali utilizzati dalla coalizione e in particolare pattugliando l’ autostrada Tampa che collega il Kuwait con il nord dell’Iraq. Su questa arteria stradale di fon-damentale importanza, il 187° Reggimento ha garantito, per tutta la durata della missione la difesa dell’ unico ponte sull’Eufrate nell’area. Su questo ponte l’ 8°Reggimento Genio ha effet-

tuato importanti lavori di protezione e realiz-zato nel contempo strutture per il personale impegnato nel presidio.

Si è realizzato inoltre il controllo areale dell’ in-tera provincia con la presenza permanente di pattuglie motorizzate e l’ istituzione di posti di blocco sui principali assi stradali (in media 800 uomini impegnati nelle ore diurne e 300 in quelle notturne).

SicurezzaSicurezzaSicurezzaSicurezza Uno sforzo considerevole è stato compiuto per elevare il livello addestrativo del personale militare iracheno formando un battaglione nazionale dotato anche dei supporti logistici necessari. Nell’ opera di riorganizzazione delle forze militari e di sicurezza si è provveduto, non solo a fornire l’equipaggiamento di base, ma anche a dotare degli arredi e dei materiali indispensabili le aule di istruzione e gli allog-gi.

Istruttori della Brigata Folgore hanno curato l’addestramento individuale al combattimento e hanno provveduto anche all’ istruzione dei Quadri nella pianificazione delle operazioni militari.

Contemporaneamente la MSU si è dedicata alla formazione e al controllo del personale asse-gnato alle forze di polizia. I risultati complessi-vi ottenuti sono positivi.

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Addestramento unità irachene

Controllo igienico - sanitario dell’ acqua

Distribuzione generi di prima necessità

Assistenza umanitaria e cooperazione Assistenza umanitaria e cooperazione Assistenza umanitaria e cooperazione Assistenza umanitaria e cooperazione

civilecivilecivilecivile----militmilitmilitmilitaaaarererere Nell’ espletamento del concorso al ripristino di infrastrutture pubbliche ed alla riattivazione dei servizi essenziali, sono state svolte numero-se attività umanitarie, distribuzione di aiuti e attività CIMIC (Cooperazione Civile-Militare), in funzione anche delle esigenze emerse nel corso di incontri con le locali autorità religiose e con i rappresentanti politici delle diverse et-nie. In favore della popolazione sono stati rea-lizzati progetti inerenti il miglioramento della qualità della vita, l’educazione scolastica, la medicina preventiva e la sanità in generale, a tutela soprattutto dei gruppi sociali più deboli: infanzia abbandonata, bambini in età scolare, invalidi e portatori di handicap, zone rurali prive di qualsiasi sostegno.

L’altro settore di interesse è stato il ripristino di servizi essenziali: riedificazione di scuole, ri-

parazione e manutenzione di acquedotti e fo-gnature, ricostruzione di centrali elettriche e rifornimento di combustibili per le stesse, riat-tivazione di tribunali e di strutture carcerarie, lavori di pulizia nelle città e nei villaggi, ecc..

Tali concorsi sono stati finanziati tramite fondi sia italiani sia del CERP (Commanders Emer-gency Response Program).

In totale la Brigata ha condotto interventi con finanziamento CERP per $4.559.986, 00 e con fondi nazionali per € 2.528.444, 65. Sull’ ospe-dale di An Nasiriyah, punto di riferimento per la provincia di Dhi Qar, sono stati impegnati $1.200.000 rifacendo tutta la pavimentazione e i muri, munendo di condizionatori tutti i locali dì degenza, installando un efficace sistema an-tincendio e mettendo in funzione gli ascensori.

Un’ altra area in cui si sono concentrati gli in-terventi è stata quella dell’acqua: sono stati

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riattivati potabilizzatori fuori uso e messi in servizio nuovi sistemi per potabilizzare l’acqua dei fiumi, fornendo acqua a 350.000 persone.

Grande interesse ha suscitato l’apertura dell’ Ospedale da Campo alle esigenze della popola-zione civile.

L’ ospedale, in grado di ospitare da 50 degenti e fino ad un massimo di 70 in situazioni di emer-genza, ha offerto prestazioni di assoluto rilievo in tutti i settori specialistici, ad esclusione della cardio-chirurgia per la quale, comunque, i pa-zienti venivano avviati in Italia e sottoposti alle cure necessarie.

Una "reception", appositamente realizzata e posta all’ ingresso, era preposta ad accogliere i civili che richiedevano l’ intervento medico. Dopo una prima visita, sul modello del "pronto soccorso", i pazienti venivano accompagnati presso i reparti dell’ospedale. L’ambulatorio dentistico ha fornito assistenza e cura anche per lunghi periodi.

Il sostegno logIl sostegno logIl sostegno logIl sostegno logìsticoìsticoìsticoìstico Il sostegno logistico è stato completamente assicurato dalla catena nazionale e il principa-le referente è stato il Gruppo Supporto di A-derenza, con capacità di trasporto, manteni-mento, rifornimento e supporto sanitario. Su questa unità è ricaduta la responsabilità di far vivere il contingente in un terreno difficile, as-sicurando l’ afflusso dei rifornimenti con vet-tori aerei e navali e organizzando convogli lo-gistici terrestri dalla zona di sbarco dislocata in Kuwait.

Il sostegno sanitario di 2° livello è stato assi-curato da un complesso campale dell’ Esercito comprensivo di capacità chirurgica, radiologi-ca, laboratorio analisi, farmacia, telemedicina, odontoiatria e 50 posti letto di degenza, inte-grato da un modulo di Chirurgia e Terapia In-tensiva fornito dal Corpo Militare della CRI.

Il 7 settembre 2005 la Brigata Paracadutisti Folgore ha terminato il suo impegno in Iraq cedendo le consegne alla Brigata Corazzata Ariete.

La Task Force AlfaLa Task Force AlfaLa Task Force AlfaLa Task Force Alfa Agli ordini del Col. par. Aldo Mezzalana, la Task Force Alfa, dislocata nella base di Camp Mittica ha operato per 134 giorni articolata in: - Comando Task Force; - Compagnia Comando e Supporto Logistico; - 2° Battaglione paracadutisti “Tarquinia”; - 3^Compagnia “Grado” del Rgt. S. Marco del-la Marina Militare;

- Task Group Blindo-Corazzato “Desert Se-ven”: • 2^ Squadrone di cavalleria del 4° Rgt. “Ge-nova Cavalleria”;

• 132a Compagnia bersaglieri su due Pl. b. e un Pl. carri.

Il Comandante della Task Force ha avuto alle sue dipendenze uno strumento dotato di una molteplicità di armi e mezzi tali da poter far fronte a tutte le esigenze e a tutti gli scenari di impiego.

Le compagnie del 2° Battaglione hanno operato disponendo di una tripla linea di mezzi tattici, quali i Veicoli Multiruolo Fiat VM90 tipo Tor-pedo e i VM90 protetti, i veicoli corazzati da

Assistenza sanitaria

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combattimento (VCC) e le blindo leggere VBL “Puma” di nuova assegnazione. Il Task Group blindo-corazzato, invece, ha garantito per tutto il periodo la disponibilità di una riserva coraz-zata articolata su VCC Dardo e carri armati “A-riete.”

A partire dall’assunzione della responsabilità dell’ area, il 21 aprile, le unità hanno immedia-tamente preso possesso del territorio, pattu-gliando senza soluzione di continuità le vie principali di rifornimento e i principali itinerari di comunicazione. Le dimensioni dell’ area, con 4 ambienti operativi differenti (urbano, rurale, desertico e palustre) hanno reso necessaria un’ intensa e sistematica attività di ricognizione volta ad acquisire il controllo delle zone più remote e diffìcili da raggiungere. Al rientro in Patria le unità avevano all’attivo 971 pattuglie, condotte di giorno e di notte, nel deserto e nei centri urbani, e soprattutto con temperature medie altissime, di frequente al di sopra dei 60°.

I plotoni paracadutisti, hanno spesso operato congiuntamente a unità dell’esercito iracheno, effettuando pattuglie motorizzate e posti di controllo mobili, 138 in totale, al fine di dare la percezione alla popolazione della volontà di cedere la responsabilità della sicurezza e della stabilità nell’ area alle forze di sicurezza locali.

Di pari passo con le attività succitate, svolte quotidianamente e indispensabili per mantene-re il controllo sul territorio, hanno preso piede, pressoché immediatamente, le operazioni tipo Canguro. Forze del livello di una compagnia paracadutisti (rinforzata da nuclei specializzati nella localizzazione e neutralizzazione di ordi-gni e trappole esplosive, squadre sanità e eli-cotteri di scorta) sono state proiettate fino alle località più remote dell’area di responsabilità per portare aiuto alla popolazione, contattare le autorità locali e soprattutto mostrare a tutti la presenza Italiana. In una provincia a preva-lenza sciita e minoranza sunnita, in cui risiedo-no sparse sul territorio 26 tribù, si è operato in modo imparziale a favore di tutte le comunità.

Nel difficile clima di ricostruzione del tessuto sociale e economico, il 187°Rgt. è stato chiama-to a garantire lo svolgimento in sicurezza di molti incontri ad alto livello, come quelli tenuti frequentemente presso la centrale elettrica di

An Nasiriyah, il Governatorato e altre località della provincia di Dhi Qar, eventi che per i temi trattati e il rango dei partecipanti avrebbero potuto costituire un obiettivo molto remunera-tivo per i terroristi. In questi casi è stato schie-rato sul terreno il 2° Battaglione al completo che controllando tutti gli itinerari di interesse e gli obiettivi ha reso impossibile il perpetrarsi di qualsiasi tipo di attacco. Si aggiungano le ope-razioni condotte in supporto alle forze di sicu-rezza irachene per la cattura di terroristi e fian-cheggiatori.

L’impegno sicuramente più gravoso per distan-za e durata è stato quello in cui il Rgt. ha forni-to sicurezza a esperti kuwaitiani e statunitensi, alla ricerca di fosse comuni create dall’ex regi-me. Al termine dell’ intenso ciclo operativo i risultati sono stati lusinghieri; infatti a fronte degli oltre 800.000 km percorsi e di tutte le at-tività operative svolte, non si sono avuti né in-cidenti né perdite. Il computo degli attacchi subiti è stato di 2 attentati con ordigni esplosi-vi comandati a distanza ai danni di pattuglie in movimento a nord di An Nasiriyah e una imbo-scata notturna contro un plotone della Compa-gnia Mortai. L’addestramento ricevuto e la de-terminazione del personale hanno fatto sì che in tutti i casi le unità abbiano reagito pronta-mente e in modo appropriato agli attacchi.

Benché gli impegni operativi siano stati serrati, si è dato particolare risalto al mantenimento dell’ addestramento individuale e di reparto. Sono state svolte oltre alle lezioni di tiro con le armi in dotazione, 13 esercitazioni a fuoco a li-vello plotone, 3 esercitazioni di rifornimento a contatto mediante elicotteri e 1 scuola tiro mor-tai da 120 mm. Nel contempo sono state fre-quenti le esercitazioni di evacuazione feriti mediante elicottero, mezzo indispensabile per la distanza dalla base da cui hanno operato le unità.

Il 1° dicembre 2006, alla presenza del Ministro della Difesa, On. Arturo Parisi, il Contingente italiano ammaina per l’ultima volta il Tricolore in Iraq.Dopo tre anni e mezzo si conclude una delle più impegnative missioni del dopoguerra.

Lasciamo un paese, sì liberato da una dittatura, ma ancora profondamente diviso dall’odio etni-co e religioso, quotidianamente colpito da atti

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terroristici drammatici e sanguinosi, alla ricer-ca lunga e difficile di una coesistenza pacifica e democratica.

L’Italia ha fatto tutto il possibile per opporsi a questa deriva. Lo conferma l’ altissimo tributo

di sangue versato dai nostri Soldati. Lo ricorda la stele marmorea eretta in onore dei Nostri Caduti nella base di Camp Mittica in terra ira-chena.

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Sudan Sudan Sudan Sudan (2005)(2005)(2005)(2005) Operazione United NOperazione United NOperazione United NOperazione United Nations Mission in Sudan (UNMIS)ations Mission in Sudan (UNMIS)ations Mission in Sudan (UNMIS)ations Mission in Sudan (UNMIS)

GeneralitàGeneralitàGeneralitàGeneralità Il Sudan, con una superficie di 2,5 milioni di chilometri quadrati, è il paese più grande dell’ Africa.

Confina a nord con l’Egitto, a est con l’Etiopia, l’Eritrea e il Mar Rosso, a sud con l’Uganda e il Congo, a ovest con la Repubblica Centroafri-cana, il Ciad e la Libia.

Ha una popolazione di circa 40 milioni, in maggioranza mussulmana ( circa 65% ).

È una repubblica democratica, indipendente dal gennaio 1956, con capitale Khartoum. Elementi di situazione interElementi di situazione interElementi di situazione interElementi di situazione interna e na e na e na e internaziinternaziinternaziinternazioooonalenalenalenale La storia del paese è stata da sempre caratte-rizzata da una forte contrapposizione tra le popolazioni arabe del nord e le tribù non arabe del sud.

Nel 1983 gli scontri si trasformano in una guer-ra civile.

La sollevazione viene condotta da un ex Uffi-ciale dell’Esercito regolare Sudanese, apparte-nente alle tribù meridionali.

Gli accordi di pace del 9 gennaio 2005 hanno posto fine al ventennale conflitto che aveva provocato oltre 2 milioni di morti e più di 4 mi-lioni di rifugiati.

Il trattato accoglie le rivendicazioni nazionali-ste del sud e prevede, a sei anni dalla firma, un referendum per la secessione delle regioni me-ridionali dal resto del paese.

L’ autorizzazione alla presenza di agenzie in-ternazionali a monitorare il cessate il fuoco ed il ritiro delle forze contrapposte dai territori contesi ha costituito il fondamento per l’ inter-vento dell’ ONU.

Con la risoluzione 1590 del 24 marzo 2005 il Consiglio di Sicurezza autorizza la missione in Sudan, che prevede lo schieramento di un con-tingente militare per rendere operativi gli ac-cordi di pace.

Si tratta di una missione di peace keeping con-dotta dalla Multinational Stand By Force High Readiness Brigade (SHIRBRIG) nel quadro del capitolo sesto della carta dell’ONU basata sul consenso fra le parti in conflitto (il governo del Sudan e il Sudanese People Liberation Move-ment Army).

Il Governo Italiano ha autorizzato la parteci-pazione nazionale in data 14 aprile 2005.

Organizzazione e compiti della forzaOrganizzazione e compiti della forzaOrganizzazione e compiti della forzaOrganizzazione e compiti della forza mult mult mult multiiiinazionalenazionalenazionalenazionale La missione è stata posta sotto la responsabili-tà diretta del rappresentante speciale del Se-gretario Generale dell’ ONU.

La componente militare è stata operativamente diretta inizialmente dal Maggior Generale A-kbar (Bangladesh) e dal gennaio 2006 dal Te-nente Generale Lidder (India). Numerosi gli stati coinvolti: Pakistan, India, Cina, Nepal, Kenya, Egitto, Ruanda, per citarne alcuni.

L’Italia è stato l’unico Paese occidentale a forni-re un contingente con incarichi operativi. Altri paesi sono presenti con incarichi di staff del comando missione e/o osservatori militari.

La forza multinazionale dovrà pervenire a un referendum sull’ autonomia del Sudan del sud mediante: - la verifica dell’attuazione dell’ accordo di

pace; - il monitoraggio del ritiro delle forze con-

trapposte dalle aree occupate; - il miglioramento delle condizioni generali

di sicurezza per facilitare il ritorno volonta-rio dei profughi e l’ assistenza umanitaria;

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- l’assistenza alle parti nell’opera di smina-mento.

L’ area di responsabilità assegnata coincide con il Sudan meridionale ed è stata suddivisa in sei settori.

Il contributo italiano Il contributo italiano Il contributo italiano Il contributo italiano ---- la partecipazione la partecipazione la partecipazione la partecipazione della Folgoredella Folgoredella Folgoredella Folgore L’Italia ha contribuito alla missione con l’invio di un contingente a livello battaglione tratto dal 183° Reggimento paracadutisti “Nembo” della Folgore.

Il Battaglione ha costituito una Task Force multinazionale (Gruppo Tattico).

L’ operazione è stata denominata “Nilo”.

Composizione della Task Force Leone: - Comandante: Ten. Col. Tuzzolino (Cte del

1° Btg.par. “Grizzano”); - Comando Gruppo Tattico; - Complesso minore di formazione; - Elementi del 7° Reggimento Trasmissioni; - Nucleo Polizia Militare del 1° Rgt. CC par.

“Tuscania”; - Distaccamento protezione ravvicinata del

9° Rgt. d’ Ass.par. “ Col Moschin”;

- Supporti vari (genio e trasporti); - Unità Sanitaria (Norvegia); - Nucleo addetti al comando internazionale

(Danimarca).

Totale complessivo: 210 Italiani; 9 Norvegesi; 23 Danesi.

Organizzazione di Comando e CoOrganizzazione di Comando e CoOrganizzazione di Comando e CoOrganizzazione di Comando e Connnntrollotrollotrollotrollo Il comando operativo è attribuito al Capo di Stato Maggiore della Difesa, cui compete la re-sponsabilità di emanare gli ordini iniziali e le varianti successive.

All’atto del trasferimento di autorità, il Co-mandante della Task Force “Leone”: - ha assunto la funzione di rappresentante

nazionale per verificare che l’impiego dell’unità avvenisse nei limiti degli accordi previsti;

- ha operato alle dirette dipendenze del Co-mandante della Forza Multinazionale.

TrasferimentoTrasferimentoTrasferimentoTrasferimento È avvenuto per via aerea con vettori militari e civili, dal 18 al 30 giugno 2005.

Impiego del Gruppo Tattico ParacadutImpiego del Gruppo Tattico ParacadutImpiego del Gruppo Tattico ParacadutImpiego del Gruppo Tattico Paracadutiiiististististi Area di responsabilità: Khartoum.

Compiti: - garantire la sicurezza del Comando della

Missione Multinazionale e delle infrastrut-ture ONU ubicate nella capitale;

- fornire protezione al personale ONU ope-rante in Khartoum;

- predisporre una riserva pronta a intervenire entro 15 minuti, 24 ore al giorno, in tutto il settore assegnato, con mezzi ruotati o pro-tetti;

- scortare il Comandante o il Vice Coman-dante della forza o eventuali personalità importanti in tutto il Sudan.

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Situazioni di particolare tensiSituazioni di particolare tensiSituazioni di particolare tensiSituazioni di particolare tensioooone/rischione/rischione/rischione/rischio Numerosi gruppi terroristici hanno sovente u-tilizzato il Sudan quale area operativa e logisti-ca per organizzare campi di addestramento.

Attività ostili contro membri delle Nazioni U-nite possono essere condotte da elementi della guerriglia allo scopo di destabilizzare il Gover-no Centrale.

Condizioni di instabilità nella striscia confina-ria del sud Sudan e in Darfour per l’ attività del Sudan Liberation Army.

Particolare rilievo in ambito missione ha avuto il comportamento dei Paracadutisti nell’attività di protezione svolta durante gli scontri avvenu-ti alla morte del Vice Presidente (30 luglio).

Le azioni di pattuglia e di sorveglianza si sono sviluppate per tutta la durata della missione senza il ricorso alle armi e senza alcuna perdita.

Termine della miTermine della miTermine della miTermine della misssssionesionesionesione Il passaggio di consegne tra il Contingente Italiano e quello Ruandese è avvenuto il 12 di-cembre 2005. Il ripiegamento via aerea per aliquote in Italia si è concluso il 21 dicembre 2005.

Le parole di commiato del rap-presentante speciale del Segre-tario Generale delle NU sono state di elogio per “la profes-sionalità e il sangue freddo di-mostrati dai Paracadutisti Ita-liani durante tutta la missio-ne”.

Al Ten. Col. Marco Tuzzolino è stata conferita, il 4 novembre 2006, la Croce dell’Ordine Mili-tare d’Italia, la più alta onorificenza “a chi si è distinto per atti di efficienza e di dedizione al servizio in un periodo non di guerra”.

Area di responsabilità

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Libano Libano Libano Libano (dal 2006)(dal 2006)(dal 2006)(dal 2006) Operazione Operazione Operazione Operazione LeonteLeonteLeonteLeonte ---- Estate 2006 Estate 2006 Estate 2006 Estate 2006 ---- La crisi La crisi La crisi La crisi –––– Le decisioni Le decisioni Le decisioni Le decisioni delldelldelldell’ ’ ’ ’ ONUONUONUONU

Per porre fine agli scontri cruenti tra le milizie dell’Hezbollah e le Forze Armate di Israele, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU chiede con la risoluzione 1701 del 14 agosto l’ immediata ap-plicazione del cessate il fuoco tra le parti in conflitto.

Contemporaneamente decide il rinforzo del contingente UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon) fino a 15.000 uomini, nuove regole d’ ingaggio e la creazione di una zona cu-scinetto, libera da ogni personale armato che non sia delle Nazioni Unite e delle Forze Arma-te Libanesi, per dodici miglia tra le frontiere I-sraelo-Libanese e il fiume Litani. Il vertice eu-ropeo di Bruxelles del 25 agosto stabilisce l’ in-vio di circa 7.000 uomini per costituire il nu-cleo centrale dell’ UNIFIL.

Le truppe guidate dalla Francia, a cui subentre-rà l’Italia nel feb. ’07, benché non abbiano il compito di procedere al disarmo delle milizie di Hezbollah né di sorvegliare il confine con la Si-ria, oltre ad assolvere il mandato delle risolu-zioni 425 e 426, debbono: - monitorare la fine delle ostilità; - sostenere le Forze Armate Libanesi nell’ at-

tuazione della risoluzione 1701; - assistere, su richiesta, il governo locale nel

controllo dei confini; - garantire il sostegno umanitario alle popo-

lazioni della regione e il rientro dei rifugiati.

L’Italia è una delle nazioni protagoniste di que-sta missione di pace, intervenendo in prima battuta con una Forza Anfibia di circa 2.500 uomini (Early Entry Force- EEF) che raggiunte le coste libanesi in prossimità di Tiro, con una Forza da Sbarco di circa 1.000 uomini si schiera nell’ area occidentale del Libano meridionale a nord di Naqoura.

Si pone alle dipendenze del comando di UNIFIL (il 12 set. ’06) dando così inizio all’ o-perazione Leonte.

A partire dalla fine di ottobre, la EEF viene gradualmente avvicendata da un contingente a livello Brigata (Follow on Force), la “Pozzuolo del Friuli”. La Grande Unità assume il controllo dell’area “West” della fascia compresa tra il fiu-me Litani e la Blue Line (confine Israelo-

Libanese) portando il contributo nazionale a 2.500 uomini.

Si costituisce quindi la Joint Task Force – Le-banon (JTF-L)

Questi i fatti che precedono l’entrata in campo della Folgore.

Il 23 aprile alla B. “Pozzuolo del Friuli” suben-tra la B.par. “Folgore”.

Dalla Brigata dipendono anche Unità straniere.

Di seguito la struttura della GU: - ITALBATT 1 (186° Rgt. par., con rinforzo di

una Cp.par. del 183°Rgt. par. “Nembo”); - ITALBATT 2 (4° Rgt. “Genova Cavalleria”,

con rinforzo di una Cp. bersaglieri – 11° Rgt.);

- TF GENIO (8° Rgt.g.gua.par. ); - GSA (Gruppo Supporto di Aderenza) su

base 1° Rgt. trasporti; - TF C4 su base 2° Rgt.t. con rinforzo della

Cp. t. par. del RCST “Folgore”;

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Lezioni sulle mine ai ragazzi

Tibnin - Comando della Folgore Pattuglia motorizzata

- FRENCHBATT - FRANCIA (152° Rgt.f mec con in rinforzo una Cp. carri Leclerc);

- GHANABATT - GHANA (Rgt .f. mec); - ROKBATT - KOREA SUD (par.); - QATAR COY; - SLOVENIAN UNIT.

Il tetto massimo concesso alle forze nazionali è di 2500 uomini, che comprende anche lo Squa-drone ITALAIR che opera da Naqoura (sede del comando UNIFIL). L’unità di volo conta 4 elicotteri AB-205 e 2 AB-412. Gli equipaggi so-no in massima parte in forza all’Aviazione dell’Esercito; tra loro, anche piloti e specialisti della Marina Militare e dell’Aeronautica Mili-tare.

Il compito del contingente scaturisce dalle riso-luzioni dell’ONU 425 e 1701. Nella esecuzione non sono mancati quello spirito e quell’entu-siasmo che da sempre caratterizzano l’ operare dei Paracadutisti.

Dal momento del Transfer of Autorità (TOA) si è sentita immediatamente l’esigenza di interpre-tare la missione in chiave Folgore e si è quindi provveduto ad una ottimizzazione degli spazi disponibili nelle basi ed alla rivisitazione delle procedure d’ impiego. L’adozione delle misure operative e di sicurez-za tipiche dei paracadutisti sono diventate quindi patrimonio comune anche per i reparti alle dipendenze che le hanno ben comprese ed attuate con professionalità e competenza. E’ stata garantita la presenza sul territorio nell’ arco delle 24 ore con pattuglie motorizzate e posti di osservazione lungo la BL (Blue Line).

Per fronteggiare eventuali situazioni di crisi si è potuto disporre di una riserva – rischierata sul-le basi di Shama, Maraka’ a ed Al Mansuri – strutturata su più plotoni.

Dalle iniziali tre basi (Tibnin – sede del co-mando, Maraka’ a – sede di ITALBAT 1, Shama – sede di ITALBAT 2 , GSA e TF GENIO) il contingente italiano si è progressivamente al-largato occupando una seconda base a Hariss (TFC4), una ad Al Mansuri (aliquota di ITALBAT 2) e l’ultima a Zibiqin (aliquota di ITALBAT 2). L’ operazione ha necessariamente tenuto conto delle necessità di relazione con la popolazione locale e il ruolo del Civil MIlitary Cooperation (CIMIC) ha assunto, missione durante, impor-tanza fondamentale. Sono stati realizzati molti programmi di colla-borazione e di ricostruzione sempre in stretto coordinamento sia con il comando di UNIFIL sia con le municipalità della regione.

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Attività umanitaria

Rimozione ordigni

Cambio tra Cte Folgore e Cte Ariete

Il giusto connubio tra efficienza e professiona-lità, insieme al rispetto delle tradizioni e dei costumi del popolo libanese, è stato la più bella realizzazione della “via italiana al Peace Kee-ping”. Un impegno che è durato sei mesi e che ha permesso, ancora una volta, alla Folgore di ri-scuotere unanimi sensi di stima e considera-zione.

La Folgore è stata avvicendata dalla B. “Ariete”.

Il lusinghiero apprezzamento del Presidente della Camera dei Deputati – On. Fausto Berti-notti- , espresso nel corso della sua visita al Contingente in Terra libanese (7 maggio ’07), costituisce il commento più appropriato alla missione della “Folgore”:

““““….Siete la migliore vetrina d’Italia.”….Siete la migliore vetrina d’Italia.”….Siete la migliore vetrina d’Italia.”….Siete la migliore vetrina d’Italia.”

^^^^^^^

NOTA: L’UNIFIL era stata istituita nel lontano 1978 dal Consiglio di Sicurezza quale forza di interposizione comprendente circa 4000 soldati, da schierare nel Libano meridionale, con i compiti di: controllare il ritiro delle truppe israeliane, assistere il Governo Libanese nella ripresa dell’ effettiva autorità sulla zona di confine, contribuire a ristabilire la pace e la sicurezza ( risoluzioni 425 e 426). Compiti assolti con alterna fortuna, passando da una situazione di crisi all’ altra, con incremen-ti e contrazioni dei suoi effettivi, sino ai giorni nostri. L’ Italia contribuisce a questa iniziativa dell’ Onu con un assetto di limitate dimensioni: uno Squadrone Elicotteri dell’ Esercito costituito da quattro elicotteri e circa 50 militari, con fun-zioni di sgombero sanitario, ricognizione, collegamento, ricerca, soccorso. Lo squadrone denominato ITALAIR viene di-slocato a Naqoura, presso la sede dell’ UNIFIL.

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Parte Terza

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E per finire ….E per finire ….E per finire ….E per finire ….

Le ultime pagine di questo racconto saranno fo-calizzate su temi che, pur non sviluppandosi lungo la via maestra sinora seguita, sono ad essa strettamente connessi e ne rappresentano co-munque una espansione o importanti corollari esplicativi.

L’ attenzione e’ rivolta innanzitutto a Enti e U-nità che per retaggio, compiti istituzionali, struttura ordinativa tradizionale o acquisita, metodica addestrativa, iter formativo, peculiari-tà’ di impiego o cambio nelle dipendenze gerar-chiche, hanno avuto e mantengono una conno-tazione ben distinta, atipica e hanno dato vita a tante piccole storie (piccole per il numero limi-tato dei protagonisti, non certo per il valore dei contenuti) nella grande Storia della Brigata.

Lungi dal voler loro attribuire con questa scelta una posizione di preminenza sugli altri reparti… perchè in una virtuale competizione "per valori e per meriti” TUTTE LE UNITÀ PARACA- DUTISTI occuperebbero senza ombra di dubbio il 1° posto ex equo.

Si collocano in quest’ ottica e sono presi in esa-me in apposite schede :

- il Centro Addestramento di Paracadutismo, la"casa madre" di riferimento per tutti gli ap-partenenti alle Aviotruppe, di ieri e di oggi;

- il 1° Reggimento CC Paracadutisti “Tusca-nia”, distaccatosi dalla Folgore nel 2002 e pas-sato alle dipendenze di una Grande Unità dell’ Arma (ora Forza Armata) dei Carabinieri ;

- il 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”, le Forze Speciali per antono-masia dell’ Esercito Italiano ;

- il 185° Reggimento Ricognizione e Acquisi-zione Obiettivi, che, abbandonate le artiglie-rie, si e’ definitivamente affermato nella diffi-cile ed esaltante sfida delle unita’ non con-venzionali.

A seguire, viene inserita la trattazione della In-terdizione e Controinterdizione di Area. Si tratta di forme di lotta ideate e volute dai Quadri della Folgore per esaltare le doti e le capacità del Paracadutista. Le conseguenti esercitazioni di impiego costituiscono ancora oggi un valido test della operatività’ dei reparti. L’attività’ è ora largamente diffusa tra le Grandi Unità dell’E-sercito.

Ancora, alcune notazioni sui nostri Santi Patro-ni...perchè… credenti o non... è nei momenti di maggior tensione ideale e fisica, che si sente il bi-sogno di chiedere il soccorso o soltanto la bene-dizione di CHI, per sua natura, è più’ vicino a Dio. In chiusura si colloca un ricordo di Paolo Caccia Dominioni: Comandante del 31° Btg Guastatori di El Alamein; promotore e protagonista della raccolta delle salme dei nostri Caduti in quella grande battaglia; ideatore e costruttore del Sa-crario di q. 33; progettista e autore di monumenti e scritti dedicati al Paracadutismo. E’ prorpio questa conclusiva testimonianza che ci riporta a El Alamein, alla leggendaria epopea della Folgo-re, il modo più appropriato per concludere il nostro impegno.

.

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Scambio del paracadute

Avveniva in occasione dei giuramenti con la seguente formula: Allievo pararacadutista del… ”Te lo affido” In risposta: “Ne sarò degno!”

Il Centro Addestramento di ParacadutismoIl Centro Addestramento di ParacadutismoIl Centro Addestramento di ParacadutismoIl Centro Addestramento di Paracadutismo

La storiaLa storiaLa storiaLa storia

Le vicende bellicheLe vicende bellicheLe vicende bellicheLe vicende belliche La prima Scuola Italiana di Paracadutismo fu costituita nel 1938 in Libia nell’ aeroporto di Castelbenito (Tripoli). In essa si addestrarono e brevettarono oltre 1.400 paracadutisti.

Nel 1940 la Scuola venne trasferita in Cirenaica ove a seguito degli eventi bellici cessò di opera-re nel 1941.

Nel 1939, poco prima che l’Italia prendesse par-te alla seconda guerra mondiale, sorse a Tar-quinia la Scuola Paracadutisti della Regia Ae-ronautica.

Verso la fine del 1942, per fronteggiare le esi-genze connesse con la prevedibile formazione di altre unità paracadutisti, si formò a Viterbo una seconda Scuola.

Da maggio a luglio 1943, la Scuola di Tarquinia partecipò alla preparazione di operatori del X Rgt. Arditi, dell’ADRA (Arditi Distruttori Re-gia Aeronautica) e del Btg. NP(Nuotatori Para-cadutisti) della MM destinati a svolgere mis-sioni informative e di sabotaggio, a seguito di aviolancio, nel nord-Africa e nel territorio na-zionale occupato.

L’attività delle Scuole di Tarquinia e Viterbo ebbe termine nell’estate ’43. In esse furono bre-vettati oltre 20.000 paracadutisti.

Gli aspiranti paracadutisti che dopo l’ armisti-zio aderirono alla Repubblica Sociale Italiana, furono addestrati nella Scuola di Tradate.

Dopo il conflitto Dopo il conflitto Dopo il conflitto Dopo il conflitto –––– la Scuola Militare di la Scuola Militare di la Scuola Militare di la Scuola Militare di ParacadutismoParacadutismoParacadutismoParacadutismo Dopo la guerra molti reduci delle Divisioni Fol-gore e Nembo ripresero l’ attività addestrativa in Roma, dove nel 1947 si formò un Centro Mi-litare di Paracadutismo (CMP).

La responsabilità dell’addestramento tecnico-aviolancistico fu affidata all’ Esercito.

Nel 1950 il Centro ritornò a Viterbo. Successi-vamente, nel 1957, si trasferì nell’ attuale sede di Pisa con i reparti tecnici e di addestramento reclute, unitamente al Rep. CC par. e al Rep. Sab. par.

Le unità operative invece raggiunsero Livorno e diedero vita al 1° Gruppo Tattico Paracadutisti nel nov. ’58.

Dal 1° gen. ’63 cambia nuovamente il nome in Centro Addestramento Paracadutisti e contemporaneamante dà origine alla Brigata Paracadutisti.

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Dal 1° dic. ’63 assume la denominazione di Scuola Militare di Paracadutismo, acquisendo le tradizioni e le funzioni dei precedenti Istitu-ti, e passando alle dipendenze dell’Ispettorato di Fanteria e Cavalleria.

All’epoca la struttura ordinativa era basata su: - Comando – Uffici del Comando; - Ufficio Addestramento e Lanci; - Ufficio Studi ed Esperienze; - Ufficio Amministrazione; - Compagnia Comando Scuola; - Battaglione Addestramento Reclute; - Compagnia Aviorifornimenti; - Compagnia Manutenzione. Si aggiunsero: - nel 1965: Ufficio Servizi; - nel 1966: Squadra Acrobatica di Paracadu-

tismo, denominata poi Centro Sportivo Esercito - Sezione di Paracadutismo;

- nel 1977: Centro Sanitario Aviotruppe, per l’ accertamento dell’idoneità degli aspiran-ti paracadutisti.

Nel 1975, l’esistente Battaglione Addestramen-to Reclute, con la ristrutturazione dell’ Eserci-to si trasforma in 3° Battaglione paracadutisti “Poggio Rusco” e, rimanendo alle dipendenze della Scuola, eredita la Bandiera del disciolto 1° Reggimento Paracadutisti.Il 1° gennaio 1983, la SMIPAR passa alle dipendenze della Brigata Paracadutisti Folgore. In successione il 3° Btg. par. “Poggio Rusco” viene: - nel 1996, trasferito da Pisa a Firenze; - nel 1998, passato alle dipendenze del Co-

mando Regione Tosco-Emiliana; - nel giu. ’98, definitivamente sciolto. La Scuola, a partire dal 1° gen. ’98, ha ripreso la denominazione di Centro Addestramento di Paracadutismo (CAPAR), che tutt’ ora mantie-ne.

StrutturaStrutturaStrutturaStruttura Il Centro si articola attualmente in: - Reparto Addestrativo: composto dal Re-

parto Corsi e dal Battaglione Avio; - Compagnia Comando e Servizi; - Compagnia Trasporti;

- Centro Sportivo Esercito: inquadra Uffi-ciali, Sottufficiali e Militari di Truppa de-stinati alle competizioni nazionali ed in-ternazionali di paracadutismo sportivo;

- Centro Sanitario Aviotruppe: preposto alle certificazioni dell’ idoneità psicofisica all’ aviolancio.

CompitiCompitiCompitiCompiti Assolve funzioni di Ente Addestrativo per la programmazione, l’ organizzazione e lo svolgi-mento per le Forze Armate dei corsi di qualifi-cazione (per aviorifornitori, ripiegatori di para-cadute, direttori di lancio, istruttori di paraca-dutismo, ecc.), dei corsi di abilitazione al lan-cio, della preselezione attitudinale per i volon-tari che desiderano essere assegnati alle Avio-truppe. Costituisce anche Scuola di Specializzazione per i VSP/VFB (Volontari in Servizio Perma-nente e Volontari in Ferma Breve) con incarico di ripiegatore, aviorifornitore, aiuto istruttore e segnalatore di pattuglia guida.

Provvede per tutte le Forze Armate e per Enti Civili alle: - esigenze operative, e non, di avioriforni-

mento; - gestione, manutenzione e ripiegamento del

parco paracadute utilizzati. Svolge le attività di: - Ente Matricolare preposto alla registra-

zione dell’ attività aviolancistica per il per-

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Addestramento prelancistico all’ uscita

sonale delle Forze Armate e per i Corpi Armati dello Stato;

- Centro Sanitario, per tutti i militari in ser-vizio brevettati paracadutisti.

E’ preposto infine a: - controllo delle attività svolte dai paraca-

dutisti civili dell’ Associazione Nazionale Paracadutisti d’ Italia (ANPd’ I);

- supporto dei materiali di aviolancio per tut-ti gli Enti Militari e per le esigenze dell’ ANPd’ I.

Partecipazione ad attività operative di Partecipazione ad attività operative di Partecipazione ad attività operative di Partecipazione ad attività operative di rrrriiiilievolievolievolievo In ambito internazionaleIn ambito internazionaleIn ambito internazionaleIn ambito internazionale - 1991: Provide Comfort/Airone - soccorso

alle popolazioni curde – nord Iraq; - 1993-1994: Ibis – Somalia; - 1998-2002: Joint Guardian – Bosnia; - 2003: aviorifornimenti a favore delle spe-

dizioni scientifiche dell’ ENEA (Ente Na-zionale Energia Alternativa) in Antartide;

- 2003-2004: � Joint Guardian: Kosovo; � Nibbio: Afghanistan; � Antica Babilonia: Iraq.

In ambito nazionaleIn ambito nazionaleIn ambito nazionaleIn ambito nazionale Nel 1994, Vespri Siciliani : in concorso con l’Autorità di Pubblica Sicurezza per la prote-zione di installazioni di pubblica utilità.

Competizioni sportive Competizioni sportive Competizioni sportive Competizioni sportive ---- il Centro Sportivo il Centro Sportivo il Centro Sportivo il Centro Sportivo EsercitoEsercitoEsercitoEsercito, , , , Sezione di Sezione di Sezione di Sezione di ParacParacParacParacaaaadutismodutismodutismodutismo

La Sezione di Paracadutismo del Centro Spor-tivo Esercito si identifica con la squadra di pa-racadutismo agonistico rappresentativa dell’ Esercito Italiano. È costituita da Ufficiali, Sottufficiali e Volonta-ri in Servizio Permanente, provenienti dai re-parti della Folgore. Compagine agonistica fondata negli anni 60; ne fanno parte oggi 15 persone tra comando, tecni-ci ed atleti.

Particolarmente versati nelle discipline classi-che (precisione in atterraggio e stile), si allena-no anche per le formazioni in caduta libera.

Atterraggio di precisione

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Il “ruolino” dei successi ottenuti in ambito in-ternazionale e nazionale è sbalorditivo. Si riportano quelli di maggiore risonanza: - discipline classiche:

• due titoli di Campione Mondiale Asso-luto Individuale di precisione in atter-raggio (1996-1998);

• 3 titoli di Campione Mondiale Assoluto di precisione in atterraggio a squadre (1994-1998-2004);

• 4 titoli di Campione Mondiale Militare di precisione in atterraggio individuale (1974-1990-1994-1999);

- formazioni a paracadute aperto: • medaglia d’ oro e record mondiale quale

miglior prestazione nella gara “Coppa del Mondo”;

• 2 medaglie d’ argento nel campionato del mondo (Australia 1994, Indonesia 1996);

• due record del mondo di grande forma-zione.

La costante evoluzione del settore trova, inol-tre, un prezioso riscontro nelle correlate attivi-tà militari mediante il travaso di tecniche e di informazioni. Dei protagonisti che hanno costruito questo invidiabile retaggio ricorderemo soltanto quelli che sono “usciti di scena”, in silenzio come si

addice ai “primi attori” che si fanno soprattut-to valere per la semplicità e la misura e che con-tinuano ad essere un riferimento ideale:

- Gaetano Argento; - Piero Goffis; - Giulio Ottaviani; - Ermanno Ferro; - Antonio Squadrone; - Alfio Pellegrin.

CoCoCoCommmmaaaandantindantindantindanti Sono elencati nel capitolo Personale e Ordina-mento.

BandieraBandieraBandieraBandiera Il centro custodisce la Bandiera d’Istituto. Il motto è: “Come Folgore dal Cielo… Come Nembo di tempesta.” DislocazioneDislocazioneDislocazioneDislocazione Caserma “MOVM Magg. Giampaolo Gamerra” – Pisa. Il 16 giugno 2007 è stato solennemente ricorda-to il 50° anniversario dell’ insediamento dei Pa-racadutisti a Pisa. La cerimonia si è tenuta nella splendita cornice della Piazza dei Miracoli. Tra i tanti parteci-panti all’evento ricordiamo in particolare una icona del Paracadutismo Militare Italiano: l’Aiutante Abelardo Iubini (nella foto), a fianco del Comandante del CAPAR.

canopy

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I Carabinieri ParacadutistiI Carabinieri ParacadutistiI Carabinieri ParacadutistiI Carabinieri Paracadutisti

StoriaStoriaStoriaStoria Nel luglio 1940, per espressa volontà del Co-mandante Generale dell’Arma si forma il 1° Bat-taglione Carabinieri Reali Paracadutisti. Inviato in Africa Settentrionale, nel dicembre 1941, si distinse per valore e coraggio nella dife-sa ad oltranza del bivio di Eluet El Asel, per impedire alle unità nemiche di tagliare la via di ripiegamento alle Divisioni Italiane e, in rapida successione, al bivio di Lamluda in una serie di attacchi spregiudicati, volti ad aprirsi un varco per ricongiungersi alle forze amiche. Da allora il Reparto è stato il riferimento storico e ideale per tutti i Carabinieri Paracadutisti. Il Reparto Carabinieri Paracadutisti, formatosi in Viterbo il 15 marzo 1951, entra a far parte del-la Brigata all’atto della sua costituzione(1° gen. ’63). Contemporaneamente assume la denominazio-ne di Compagnia Carabinieri Paracadutisti e si trasferisce nelle infrastrutture della Caserma Vannucci in Livorno. In sintonia con il potenziamento della Grande Unità, il 15 luglio 1963, la Compagnia viene ele-vata al rango di Battaglione, con struttura ordi-nativa, metodiche addestrative e procedure di impiego analoghe alle equivalenti unità di Ar-ma Base, fatta eccezione per le peculiari esigen-ze istituzionali dell’Arma. In occasione del 150° anniversario (14 luglio 1964) il Capo dello Stato consegna alla Bandie-ra dell’ Arma alla presenza del Battaglione Pa-racadutisti una Medaglia d’ Argento al Valore Militare, per i fatti d’Arme di Eluet El Asel – Africa settentrionale – 19 dicembre 1941. Il Reparto aggiunge il nome di Tuscania alla denominazione originaria (1° ottobre 1975). L’ 8 aprile 1976, unitamente agli altri Battaglio-ni della Folgore, riceve a Firenze la Bandiera di Guerra. Durante la Festa della Specialità, svoltasi il 5 novembre 1994 a Pisa sull’aeroporto militare, il Ministro della Difesa appunta sulla Bandiera di Guerra del Tuscania la Medaglia d’ Argento al Valore dell’ Esercito, per la partecipazione alla missione in Somalia. Al 1° Battaglione nel corso di una suggestiva ce-rimonia svolta a Livorno all’ interno dell’ ippo-

dromo Caprilli, viene attribuito il livello ordi-nativo di Reggimento (1° giugno 1996).

15 marzo 2002 : il Tuscania dopo 39 anni esce dai ranghi della Folgore e rientra gerarchicamente, a tutti gli effetti, alle dipendenze dell’ Arma ora Forza Armata dei Carabinieri. Rimangono però inalterati i profondi vincoli di stima e di amici-zia maturati nel corso di tante esperienze con-divise, animati dalla stessa fede e dagli stessi valori e il grande patrimonio di una storia co-mune.

Prosegue, inoltre, una serie di attività congiun-te sotto il profilo addestrativo e operativo. L’ avvenimento è stato celebrato nella Caserma Vannucci in Livorno, alla presenza di tutti i Reparti Paracadutisti della Brigata.

Il Tuscania si distacca dalla Folgore

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Reclutamento e Addestramento del Reclutamento e Addestramento del Reclutamento e Addestramento del Reclutamento e Addestramento del PersPersPersPersoooonalenalenalenale Sono cambiati nel tempo di pari passo con il mutare dell’ assetto ordinativo e del profilo d’ impiego del Reparto, nonché del sistema di re-clutamento delle FFAA ed in particolare dell’ Arma dei Carabinieri. In origine veniva incorporato essenzialmente il personale dei vari ruoli che chiedeva l’ assegna-zione al Reparto, direttamente dai corsi forma-tivi o dall’ Organizzazione Territoriale e che superava il corso di paracadutismo. Veniva poi impartito un addestramento basico individuale al combattimento che era poi sviluppato nell’ ambito delle attività addestrative di complesso minore/gruppo tattico. Gran parte della Trup-pa era costituita da Carabinieri Ausiliari (di le-va) ed era consistente la presenza di Ufficiali di Complemento di Prima Nomina. Attualmente, per tutti i ruoli e gradi si prevede: - prima dell’ incorporazione, un iter seletti-

vo basato sui seguenti passaggi: • la verifica dei requisiti fisici di base tra-

mite prove ginnico sportive standar-dizzate e la successiva valutazione del-le prestazioni; coloro che non raggiun-gono lo standard minimo prestabilito (nettamente superiore ai parametri previsti per l’ ammissione al corso di paracadutismo) sono considerati non idonei;

• la selezione psico-attitudinale presso il Centro Nazionale di Selezione e Reclu-tamento;

• la frequenza ed il superamento dei cicli addestrativi di base, per pacchetti mo-notematici, della durata complessiva di circa 9 mesi; il mancato superamento di un solo pacchetto comporta l’ esclusio-ne dall’ iter;

- dopo l’ incorporazione, la frequenza di: • cicli addestrativi di mantenimento; • corsi di approfondimento.

Operazioni di rilievoOperazioni di rilievoOperazioni di rilievoOperazioni di rilievo (con la partec(con la partec(con la partec(con la parteci-i-i-i-pazione esclupazione esclupazione esclupazione esclusiva o preminente dei siva o preminente dei siva o preminente dei siva o preminente dei CC Par)CC Par)CC Par)CC Par) In ambito nazionaleIn ambito nazionaleIn ambito nazionaleIn ambito nazionale Antiterrorismo in Alto Adige (‘ 66-’ 67). Costi-tuito un Reparto Speciale (Carabinieri par., Guardie di PS, elementi della GF, del IV Corpo d’ Armata, del Btg Sab) ed assegnato al Co-mando del Cap. CC par. Francesco Gentile. Il 25 giugno 1967 in occasione di un attentato, l’ Ufficiale interveniva per guidare le azioni di bonifica prodigandosi sino all’ estremo sacrifi-cio. Tale gesto valse al Cap. CC Gentile la Me-daglia d’Oro al Valore Militare, alla memoria.

A partire dal 1983 su richiesta del Comando Generale, il Btg. ha svolto numerosi interventi con compiti istituzionali, mettendo in luce la duplice capacità di operare sia come unità mili-tare tradizionale sia come complesso idoneo ad assolvere compiti di sicurezza pubblica. Da segnalare in tale quadro: - maggio 1995: Sardegna – Barbagia: contra-

sto ai sequestri di persona; - marzo 2000: Puglia – Campania – Calabria

– Sicilia: sicurezza per la Conferenza Mon-diale sulla criminalità organizzata;

- luglio 2001: riserva per interventi speciali, in occasione del Vertice dei Paesi più indu-strializzati del Mondo – G8 (Genova).

Consegna alla memoria della MOVM alla Signora Gentile

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Nel contesto internazionaleNel contesto internazionaleNel contesto internazionaleNel contesto internazionale Il Btg.ha preso parte con aliquote di diversa consistenza e composizione alle principali mis-sioni fuori area della Brigata par. o di raggrup-pamenti operativi della GU. In particolare: - 1982: Beirut – Libano; - 1991: intervento umanitario a favore del popolo curdo – nord Iraq; - 1992-1994: Somalia; - 1996 : Sarajevo – Bosnia; - 1997 : Albania; - 1999-2000: Timor Est; - 2001-2002: Macedonia; - 2002: Afghanistan; missione

ancora in atto; - 2003-2006: Iraq; - 2007: Libano. Inoltre le crescenti e diffuse esigenze di sicu-rezza hanno richiesto la disponibilità di Cara-binieri Paracadutisti, in maniera autonoma o nell’ ambito di formazioni multinazionali, nelle più disparate aree geografiche, per l’assolvi-menti di compiti diversi. Tra i più importanti interventi: - ‘ 86/96: Beirut/Libano, protezione Am-

basciata d’ Italia; - ‘ 89/90: Namibia – Missione ONU – fun-

zione di Polizia Militare; - ‘ 89/91: Somalia – protezione sede di-

plomatica italiana ed evacuazione conna-zionali residenti;

- 1991: Riad – Arabia Saudita – raffor-zamento dispositivo di sicurezza Ambascia-ta d’ Italia;

- ‘ 92-93: Cambogia – Missione ONU – controllo Polizia Locale;

- ‘ 92-94: incremento personale per la si-curezza nelle sedi di Kinshasa (Zaire), Lima (Perù), Algeri;

- 1997: protezione sedi e personale in pericolo in Zaire, Sierra Leone, Congo Brazzaville.

Infine da segnalare le innovative forme di colla-borazione che hanno portato alla costituzione di unità di Polizia Internazionale, quali: - ‘ 90: Hebron, nei territori occupati da

Israele, unitamente a formazioni Danesi e

Norvegesi per temperare il clima di tensio-ni tra popolazioni israeliana e palestinese e favorire la ripresa della vita civile;

- ‘ 95-96 : Mostar – Bosnia, costituzione di una Polizia UEO con personale di Germa-nia, Olanda, Francia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, Lussemburgo, Belgio;

- ‘ 98: partecipazione al neo costituito Reg-gimento MSU (Multinational Specialized Unit) che opera a Sarajevo (Bosnia).

Un equivalente concorso viene fornito all’ altro Reggimento MSU dislocato a Pristina (Koso-vo).

Le Multinational Specialized Unit (MSU) co-stituiscono ormai una costante di tutti gli im-pegni internazionali.

BandBandBandBandiera iera iera iera È decorata con una Medaglia d’ Argento al Va-lore dell’Esercito per la missione in Somalia. Il motto del 1° Reggimento CC par. è “Nei secoli fedele”.

Carabinieri del Tuscania impegnati nell’ addestramento di Forze di Polizia

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Avvenimenti importantiAvvenimenti importantiAvvenimenti importantiAvvenimenti importanti - 7 maggio 1973: il Cap. Fabrizio Innamorati

misurandosi in un’impresa di vasta riso-nanza mondiale scala la cima dell’Everest; una prestazione di altissimo valore tecnico e umano.

- 2 febbraio 1978: con elementi tratti dal Bat-taglione Carabinieri si costituisce il GIS-Gruppo Intervento Speciale- alimentato e-sclusivamente con personale proveniente dal Btg. CC. Unitamente a distaccamenti del 9° Btg. d’Assalto “Col Moschin” e del Rgpt. Arditi Incursori della Marina Militare, forma le UNIS (Unità d’ Intervento Speciale) a di-sposizione del Ministero dell’ Interno per operazioni antiterrorismo.

- 10 nov.’ 95: il Comandante Generale dell’ Arma ha conferito la Croce d’Oro al Merito dell’Esercito agli atleti della sezione di pa-racadutismo sportivo (campioni del mondo a squadra negli anni ’90 e ‘94; 20 medaglie d’ oro a titolo individuale).

DislocazioneDislocazioneDislocazioneDislocazione Dalla costituzione, Livorno – Caserma “ MOVM Paolo Vannucci”

Cap. Fabrizio Innamorati sulla vetta dell’Everest

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9° Reggim9° Reggim9° Reggim9° Reggimento dento dento dento d’ ’ ’ ’ Assalto Paracadutisti Assalto Paracadutisti Assalto Paracadutisti Assalto Paracadutisti CCCCol Moschinol Moschinol Moschinol Moschin StoriaStoriaStoriaStoria Il 9° Rgt d’Ass. par. “Col Moschin” è ora l’unica Unità di Forze Speciali dell’Esercito Italiano, punta di diamante della Forza Armata. E’ erede e custode delle tradizioni degli Arditi della 1^ G.M. (Battaglioni d’Assalto) e della 2^ (X Rgt. Arditi, IX Reparto d’Assalto), nonchè delle Unita’ Sabotaori del 2° dopoguerra (Ploto-ne Speciale, dal 1952 ; Compagnia, dal 1953; Re-parto, dal 1957; Battaglione, dal 1961). Sotto il profilo addestrativo e operativo l’ Unita’ di riferimento storico è il X Rgt. Arditi che era predisposto e orientato a operare per pattuglie in territorio avversario, a seguito di infiltrazione per via aerea, marittima o terrestre. A tale scopo i Btg. Arditi erano articolati su tre Compagnie (Paracadutisti, Nuotatori, Camionettisti), cia-scuna su 10 pattuglie di una decina Arditi. I Btg. d’Assalto della 1a G.M. e il IX Reparto d’Assalto della Guerra di Liberazione erano invece destina-ti a inferire colpi di maglio alle difese avversarie con azioni di forza, anche frontali, sempre spre-giudicate. Il IX Rep. Ass. della Liberazione, in particolare, fu costituito, per riconfigurazione del I Btg./X Rgt. Arditi, secondo direttive del Maresciallo Messe, e assunse alle dipendenze anche un Plo-tone Autoblindo. Le Cp. del X Arditi erano "mo-novalenti" per l’ infiltrazione : Paracadutisti o Nuotatori o Camionettisti. Un criterio similare fu seguito anche dalle Unita’ Sabotatori che de-stinarono aliquote specifiche ai diversi ambienti naturali : Gruppo Montagna, Gruppo Acque Interne, ecc. Alle origini, gli Incursori del 9° non hanno avuto maestri diretti. Certo, essi furono espressi dal Paracadutismo militare dal quale hanno conti-nuato ad attingere personale ed esperienze in una osmosi continua, ricca e feconda, ma sono state decisive la capacita’ di ideazione, la deter-minazione e la perseveranza dei loro fondatori che crearono il nucleo iniziale nel 1952, ne in-ventarono tecniche e procedimenti e le imposero superando difficolta’ di ogni ordine. Non manca-rono loro capacità e sagacia di lasciare il testi-mone in buone mani, soprattutto al livello degli

operatori. Fu poi ricercata ogni occasione di confronto con unita’ similari alleate, con il so-stegno del Cdo Brigata. Le esperienze man ma-no maturate furono messe a frutto, fino a conse-guire una autentica professionalità’ e maestria da incursori al grado più’ elevato.

Reclutamento e FormazioneReclutamento e FormazioneReclutamento e FormazioneReclutamento e Formazione L’ attuale incursore e’ un combattente completo, in grado di affrontare gli impegni propri delle Forze Speciali in qualunque scenario naturale o operativo, anche in situazioni di isolamento, di elevata autonomia operativa, a grandi distanze, ad alto coefficiente di rischio. Il reclutamento viene condotto: - presso le Accademie/Scuole, per gli Ufficiali

e i Sottufficiali; - presso i RAV (o straordinariamente presso le

Unita’ ) per i militari di Truppa. I candidati sono quindi avviati alla Folgore per la frequenza del seminario previsto per tutti i nuo-vi assegnati. La formazione prosegue presso il Reparto Adde-stramento Forze per Operazioni Speciali (RAFOS), nell’ ambito del 9° Rgt. d’Ass., per una fase basica della durata di 33 settimane comprendente un tirocinio di selezione prelimi-nare, il corso di abilitazione al lancio con la tec-nica della fune di vincolo e il corso basico per operatori destinati a Operazioni Speciali. L’iter formativo prevede poi una fase di specializza-zione (corso 80/B) di 28 settimane per il conse-guimento della qualifica di Guastatore Paracadu-tista. II traguardo conclusivo e’ costituito dalla quali-fica di Incursore che viene raggiunta dopo il su-peramento di una fase di perfezionamento di al-tre 53 settimane che include corsi specialistici di varia natura tra i quali quelli connessi con la mo-bilita’ ambientale (sci, alpinismo, aviolancio con la TCL anche da quote che richiedono apparec-chiature ad ossigeno). La formazione addestrativa consente all’incur-sore di operare efficacemente in tutti gli ambien-ti operativi.

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Incursori a Sarajevo

AAAAttività Operativattività Operativattività Operativattività Operativa Di seguito, le principali attività’ operative svol-te dagli incursori nel territorio nazionale o all’e-stero.

• 1966: soccorso alle popolazioni della Val d’ Arno e della Val d’ Ombrone colpite dall’ alluvione.

• 1966-70 : operazione antiterrorismo in Alto Adige.

• 1971-72 : ricerca e recupero delle salme dei caduti nella sciagura della Meloria.

• 1975-79 : vigilanza antiterrorismo sulla tratta ferroviaria Bologna-Arezzo.

• 1982-84 : missione in Libano. • 1985 : predisposizioni per l’ intervento,

con rischieramento a Cipro, in occasione del sequestro della nave Achille Lauro.

• 1991 : evacuazione di connazionali e sicu-rezza alla distribuzione di aiuti umanitari in Somalia.

• 1991 : missione Provide Comfort nel Kurdi-stan.

• 1991 : evacuazione di connazionali dall’ E-tiopia.

• 1991 : concorso con le forze di Polizia nella operazione Forza Paris in Sardegna.

• 1992-95 : missione Ibis in Somalia e prote-zione del disimpegno.

• 1994-95 : evacuazione di connazionali e protezione di un nucleo sanitario (opera-zione Ippocampo Entebbe) in Ruanda.

• 1995: evacuazione di connazionali dallo Yemen.

• dal 1995: missione Joint Guard in Bosnia.

• 1997: evacuazione di connazionali e mis-

HALO (High Altitude Low Opening) HAHO (High Altitude High Opening)

alpinismo

anfibio

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Conferimento della Medaglia d’ Oro al Valore dell’ Esercito alla

Bandiera del 9°

sione in Albania. • 1998-99: operazione Joint Guarantor in

Macedonia. • 1999-2003: operazione Joint Guardian in

Kosovo. • 1999-2000: missione UNAMET a Timor

Est. • dal 2003: operazioni ISAF e Enduring Fre-

edom in Afghanistan.

• 2003-06: missione Antica Babilonia in I-raq.

• 2004: nuova operazione Joint Guardian in Kosovo.

• 2004: evacuazione di connazionali dalla Costa d’ Avorio.

• dal 2006 : missione Leonte in Libano.

ComandantiComandantiComandantiComandanti Sono elencati nel capitolo Personale e Ordina-mento.

BandieraBandieraBandieraBandiera Il 9° Rgt. d’Ass. custodisce la Bandiera del X Rgt. Arditi, così decorata:

- Ordine Militare di Savoia (al IX Rep. d’Ass. – 1^Guerra Mondiale);

- Ordine Militare d’Italia(al 9° Btg. d’Ass.);

- 3 MAVM(1 al IX Rep. d’Ass. – 1a Guerra Mondiale ; 2 al IX Rep. d’Ass. -Guerra di Liberazione);

- MOVE (al 9° Btg. d’Ass. - Somalia 1992 - 94).

II motto del 9°Rgt.d’Ass.par. “Col Moschin” è “Della Folgore l’ Impeto". La dislocazione del 9° e’ stata all’interno della Caserma Vannucci in Livorno, nell’arco comple-to della vita della Folgore. Le sedi precedenti degli Incursori /Sabotatori sono state : Viterbo per il Pl. Speciale ; Cesano di Roma per la Cp. Sabotatori ; Livorno e Pisa per il Rep. Sabotato-ri. Il 9° dispone anche di una base per addestramen-to anfibio sulla sponda destra della foce del fiu-me Arno, nella ex tenuta Presidenziale di San Rossore (Caserma MOVM Scianna).

.

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185° Reggimento R185° Reggimento R185° Reggimento R185° Reggimento Ricognizione e Acquisizione icognizione e Acquisizione icognizione e Acquisizione icognizione e Acquisizione OOOObiettivibiettivibiettivibiettivi

StoriaStoriaStoriaStoria Il 185° RRAO è erede e custode delle tradizioni degli Artiglieri Paracadutisti delle Divisioni Folgore (185° Rgt.) e Nembo (184° Rgt.), del Gruppo di Combattimento FoIgore (Rgt. Art.) e delle Unità del dopoguerra (1a Btr. dal 1958, Gr. dal 1963, 185° Gr. dal 1975, 185° Rgt. dal 1992), nonché del disciolto Gruppo Acquisizione Obiettivi della Brigata Missili. Nel percorso storico degli Artiglieri Paracadutisti si eviden-ziano talune significative connotazioni. Alle origini, la nuova Specialità dell’ Arma di Ar-tiglieria fu impostata nella versione controcarro, con l’ assegnazione del cannone da 47/32 quale armamento principale. A quel tempo l’ Artiglie-ria Controcarro costituiva Specialità di punta (disciolta poi alla fine degli anni’ 50) dell’ Arma e risaltava per elevatissimo spirito che le deriva-va dall’ addestramento al confronto/scontro ba-listico diretto, ravvicinato e senza scampo, con un avversario dotato di superiori potenza dì fuoco, protezione e mobi-lità. Lo spirito controcar-ro si saldò e si esaltò con lo spirito paracadutista connotando per sempre la formazione degli arti-glieri paracadutisti, anche nel dopoguerra, dopo l’avvento dell’obice da 105/14. Un ulteriore fat-tore fondante, poi per-manente, fu la piena con-sapevolezza da parte de-gli Artiglieri Paracaduti-sti della esigenza di ad-destrarsi ai procedimenti fondamentali dell’Arma base, ad iniziare dal pat-tugliamento, per fron-teggiare le situazioni ti-piche del combattimento in territori controllati dall’ avversario, quali quelli dell’aviosbarco. Non a caso il 185° di El Alamein fu decorato di Medaglia d’ Oro al VM con motivazione identi-

ca a quella dei Rgt. di Arma base(186° e 187°) e nella motivazione della Medaglia d’Argento conferita al 184° Rgt. Art. della Guerra di Libera-zione viene fatta specifica menzione di "ardite pattuglie che degli assaltatori e dei posti avanzati divisero rischi e vicende". E ancora, nel dopoguerra, gli Artiglieri par. : - hanno svolto attività addestrative quali il

combattimento negli abitati e Interdizio-ne/Controinterdizione di Area primeggian-do talvolta nell’ ambito della Folgore, anche nella elaborazione dottrinale;

- sono stati chiamati a partecipare a rischiose missioni all’ estero e al concorso con le Forze dell’Ordine in territorio nazionale anche con compiti e procedimenti non attinenti a quelli dell’ Arma di appartenenza;

- nelle esercitazioni di cooperazione a fuoco si sono espressi a livelli di aderenza, tempe-stività ed efficacia improponibili altrove, in

virtù della loro "conoscenza partecipe" delle esigenze dell’ azione;

- hanno continuato a svolgere scuole di tiro controcarri (unica Unità dell’Artiglieria Campale italiana a farlo).

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Il 3 aprile 2000 segna una svolta fondamentale nella storia del 185°, il quale, dismessi obici e mortai, abbandona la fisionomia dì Unità di Ar-tiglieria per assumere una nuova missione, ov-vero “acquisire obiettivi al fine di consentirne l’ ingaggio con il fuoco proveniente da aerei, eli-cotteri d’ attacco, artiglierie terrestri e navali, in tutti gli scenari ipotizzabili, in contesti di For-za Armata, interforze e multinazionali”. A de-correre dal novembre 2002 il RRAO viene inse-rito nella elite delle Forze per Operazioni Spe-ciali dell’ Esercito e, nel gennaio 2003, una quar-ta batteria ( denominata LRRP - Ricognizione a Lungo Raggio ) entra a far parte del Gruppo Ac-quisizione Obiettivi (GAO) che è la componen-te operativa del Rgt. Il GAO e’ articolato su quattro Batterie Acquisizione Obiettivi (BAO) nell’ ambito delle quali operano le unità elemen-tari, anima e cuore del Reggimento : i Distacca-

menti Acquisizione Obiettivi (DAO).

Reclutamento e FormazioneReclutamento e FormazioneReclutamento e FormazioneReclutamento e Formazione Il reclutamento e la formazione seguono ini-zialmente l’iter previsto per tutto il personale destinato alle Forze per Operazioni Speciali. In particolare, il reclutamento viene condotto : - per gli Ufficiali e Sottufficiali, nelle Accade-

mie /Scuole ; - per i Militari di Truppa, nei Reparti Adde-

stramento Volontari o, in via straordinaria, nelle Unità.

La formazione comprende : - il seminario, come già previsto per tutto il

personale assegnato alla Brigata Folgore; - un corso basico di 33 settimane, condotto

presso il Reparto Addestramento Forze Spe-ciali nell’ ambito del 9° Rgt. d’Ass. a fattor comune per tutti i candidati alle FOS e com-prendente anche il corso di abilitazione al lan-cio con la tecnica della fune di vincolo, oltre al tirocinio selettivo iniziale;

- il corso di specializzazione presso il 185°, della durata di 48 settimane, che comprende il controllo del fuoco aereo, navale e di arti-glieria, la pianificazione e condotta di mis-sioni LRRP e di acquisizione, armi e tiro, tec-niche di sopravvivenza, attività basiche di mobilità ambientale (sci, alpinismo, anfibia)

Distaccamento operativo in azione

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Artiglieri paracadutisti in pattuglia

presso gli appositi Centri, ed altro, a con-clusione e superamento del quale viene con-seguita la qualifica di acquisitore ;

- una fase addestrativa avanzata sia nella mo-bilità ambientale (perfezionamenti, abilita-zione al lancio con la TCL), sia di specifico interesse operativo (controllore aereo avan-zato, tiratore scelto, vari corsi NATO, ecc), riservata a taluni incarichi chiave.

L’ operatività dei singoli e delle unità è sottopo-sta a prove di valutazione periodiche.

Attività OperativaAttività OperativaAttività OperativaAttività Operativa Nel marzo 2000 iniziava il 1° corso per acquisi-tori obiettivi. Appena due anni dopo l’ inizio della riconfigu-razione, il primo DAO veniva impiegato in tea-tro operativo nell’ambito della operazione SFOR in Bosnia, da gen. ad apr. ’ 02. Subito dopo, da apr. a dic.’ 02, nell’ ambito del-la operazione Amber Fox, veniva costituita una

Base Operativa Avanzata (BAO) con 4 DAO in Macedonia (FYROM). Gli impegni successivi hanno visto il 185° RRAO : - dal 2003 in Afghanistan (Enduring Free-

dom) ; - dal 2003 al 2006 in Iraq (Antica Babilonia); - nel 2005 in Bosnia (Joint Guardian) ; - dal 2006 in Libano (Leonte).

ComandantiComandantiComandantiComandanti Sono elencati nel capitolo Ordinamento e Per-sonale. BandieraBandieraBandieraBandiera Il 185° RRAO custodisce la Bandiera del 185° Rgt. Art. della D. Folgore di El Alamein così decorata: - MOVM (al 185° di El Alamein); - MAVE (al 185° della B. “Folgore” -Somalia

1992-94). Il 185° RRAO custodisce anche il drappo della Bandiera di Guerra del disciolto 184°Rgt. Art. “Fi-lottrano”, dono dell’ultimo Comandante di quella Unità. E’ auspicabile che anche la MAVM che fregiava la Bandiera del 184°, con-quistata nella Guerra di Liberazione, venga as-segnata alla Bandiera del 185° RRAO, quale e-rede storico. Il motto del 185° RRAO è "Come Folgore, Sempre ed Ovunque". La sede del RRAO è la Caserma “MOVM Mario Giaretto” (ex Pisacane) in Livorno. Le sedi precedenti sono state: la Caserma Ga-merra a Pisa e la Caserma Vannucci a Livorno per la 1a Btr.; le Caserme Vannucci, Gamerra e Pisacane per il 185° Gr. e per il 185° Rgt. Art. par.

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InterdizioneInterdizioneInterdizioneInterdizione e Controintee Controintee Controintee Controinterrrrdizione di Areadizione di Areadizione di Areadizione di Area GeneralitàGeneralitàGeneralitàGeneralità A partire dagli anni 70, esplorata in tutte le possibili implicazioni la soluzione dottrinale tipica delle aviotruppe in ambito NATO e non (intervento di un gruppo tattico a seguito di a-violancio/elitrasporto in stretta connessione con lo Scaglione di Presa di Contatto e Frenag-gio per l’ estensione oltre frontiera della Zona di Sicurezza o per la occupazione di posizioni tatticamente importanti all’ interno della Zona di Combattimento allo scopo di favorire la ma-novra difensiva delle Grandi Unità), per inizia-tiva soprattutto di alcuni Ufficiali che avevano maturato esperienze diverse nell’ ambito di Forze Armate di Paesi Alleati, si cominciarono a studiare, definire e mettere in atto nuove for-me particolari di lotta che prescindessero dalla consistente disponibilità di velivoli e nel con-tempo esaltassero le qualità innate e peculiari del paracadutista. Sono nate così due forme di lotta che avevano come centro di interesse la Zona delle Retrovie: l’Interdizione di Area e la Controinterdizione di Area. La prima tende prioritariamente ad impedire (o ostacolare) all’avversario le sue attività di Co-mando, di fuoco, di movimento e di alimenta-zione. La seconda persegue lo scopo di neutralizzare le forze militari avversarie impegnate nella mis-sione precedente. A partire dal 1973 queste due azioni concorren-ti hanno costituito il canovaccio sperimentale di Esercitazioni a Partiti Contrapposti, utiliz-zate anche come banchi di prova per la succes-siva stesura di una normativa a livello naziona-le e il vaglio operativo delle unità impiegate. Entrambe le forme di lotta furono trattate in articoli pubblicati dalla Rivista Militare nella prima metà degli anni 80. La validità della formula individuata trova con-ferma ancora oggi nella metodica addestrativa applicata dalla Brigata Paracadutisti. Di seguito una sintesi delle caratteristiche principali delle due azioni.

Interdizione diInterdizione diInterdizione diInterdizione di AreaAreaAreaArea Il termine è di origine Statunitense (Area In-terdiction) e si riferisce alle azioni di contrasto condotte da forze militari o paramilitari (guer-riglieri) in territorio controllato dall’ avversa-rio. Nella versione Britannica è impiegato il termine Deep Infiltration (infiltrazione in pro-fondità). In ambito NATO, prima del crollo del muro di Berlino, se ne individua una versione nello Stay Behind, che prevedeva attività da svolgere nei territori eventualmente invasi da forze del Pat-to di Varsavia. Nella storia del paracadutismo italiano se ne trova traccia nella 2^ Guerra Mondiale in pro-getti che prevedevano la destinazione di reparti a lasciarsi superare dal nemico invasore per poi operare nelle sue retrovie. A tale scopo il X Rgt. Arditi aveva costituito compagnie speciali in ciascun Btg. con l’intento di impiegarle in Sici-lia, Sardegna e Corsica. Nei fatti, soltanto in Si-cilia il progetto si concretò in qualche episodio di modesto rilievo. Anche per il 185° Rgt. par. (III, VIII e XI Btg.) si delineò un impiego nelle retrovie Alleate dopo l’invasione della Sicilia mediante infiltrazione statica (lasciandosi superare), ma il precipitare degli eventi non lasciò campo all’ attuazione. L’INTERDIZIONE prevede l’infiltrazione di a-liquote di forze in aree prescelte del territorio controllato dall’ avversario allo scopo di pre-cluderne o ridurne l’ attività operativa median-te azioni fondate sulla sorpresa, fino alla con-clusione di un ciclo operativo che è definita dalla remuneratività o dalla sostenibilità dell’ impegno e si concreta nella esfiltrazione o nel congiungimento con forze amiche. L’INFILTRAZIONE può aver luogo per via ter-restre, aerea (aviolancio, atterraggio d’ assalto, elitrasporto), acquea (in superficie, sottomari-na, anfibia), ovvero con una combinazione delle vie suddette. Nella via terrestre è prevista an-che la già citata soluzione statica. Le AREE di azione devono presentare: - obiettivi remunerativi; - disponibilità di zone di rifugio (impervie,

coperte) per la condotta evasiva;

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- popolazione favorevole o almeno neutrale, oppure assente.

Le FORZE destinate a ciascuna area sono co-stituite da complessi autonomi al livello di Cp. articolati su un Cdo di Area (Cdo di Cp.) e un numero variabile di pattuglie, fino a sei. La consistenza delle pattuglie, unità di impie-go, si aggira sulla dozzina di elementi (un dato da considerare ricorrente). La densità complessiva delle forze è valutabile in circa 1 Par/2 kmq. Un complesso al livello di Cp. “infesta” quindi un’ area di circa 150 kmq. Nel combattimento, i criteri sono i seguenti:

- sviluppare azioni violente e di brevissima durata, in serie e in coordinazione, per frazionare e disorientare la reazione;

- operare solo di notte, nei momenti e nei luoghi più inattesi per il nemico;

- sostare di giorno in bivacchi occulti, va-riandone spesso l’ ubicazione;

- mantenere costantemente iniziativa e li-bertà di azione.

Gli obiettivi possono essere assegnati dal Cdo superiore, specie all’ inizio, ma sono più frequentemente acquisiti missione du-rante.

Le azioni fondamentali sono il colpo di mano e l’ imboscata. A queste si aggiungono il sabotag-gio, il saccheggio, il cecchinaggio, la posa di mine e trappole.

L’ alimentazione delle forze può prevedere: - avio/elirifornimenti notturni; - ricorso alle risorse locali: prede di cattura al

nemico; caccia e pesca; prodotti vegetali spontanei; concorso della popolazione.

Il Controllo Tattico di un’ area di interdizione compete a una base operativa operante in terri-torio amico, dislocata nell’ ambito del Cdo della GU complessa che conduce la manovra princi-pale. Ne consegue l’ esigenza di un sistema del-le trasmissioni che preveda apparati idonei alle grandi distanze, utilizzando messaggi “contrat-ti” con cifratura incorporata. L’ esfiltrazione utilizza le vie già previste per l’ infiltrazione, ad esclusione della versione stati-ca e dell’ aviolancio. L’ Interdizione è congeniale ai Paracadutisti: i-stituzionalmente destinati a operare in territo-rio non controllato da forze amiche; partico-larmente addestrati al pattugliamento e al combattimento episodico; profondamente mo-tivati e idonei ad affrontare situazioni ad alto coefficiente di rischio; gli unici in grado di uti-lizzare tutte le vie di infiltrazione. L’ Interdizione si differenzia dunque dagli avio-sbarchi di conquista o di incursione: - per la maggiore durata; - per gli obiettivi, da acquisire, per lo più a-

zione durante; - per la composizione e articolazione delle

forze ; - per i procedimenti di azione.

Controinterdizione Controinterdizione Controinterdizione Controinterdizione Il termine è di conio nazionale e si riferisce all’ azione di contrasto nei confronti della Interdi-zione (che è condotta da forze regolari), anche se è assimilabile (e applicabile) alla controguer-riglia. Nella storia del Paracadutismo troviamo una operazione di controguerriglia condotta nel Carso Goriziano contro i partigiani Jugoslavi nella primavera del 1943 dal 1° Rgt. par. (III e, in seguito, anche XI Btg.) con procedimenti inno-vativi, fondati su tecniche proprie della guerri-glia, attività incessante, spiccata iniziativa, de-terminazione unita a comportamento cavalle-resco nei confronti sia della controparte, sia della popolazione. I risultati premiarono l’ im-pegno dei paracadutisti: l’ area fu “bonificata”; i partigiani furono costretti a migrare verso altre

in bivacco

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Sbarco di una pattuglia

zone mentre i paracadutisti rientrarono alla se-de stanziale. Anche nel periodo della guerra civile in Italia vi furono tentativi da parte del III Gruppo Esplo-rante della Divisione San Marco della RSI, al Cdo del Magg. Marciano’ (già Cte del II/X Rgt . Arditi ), di impostare la lotta antipartigiana adottando i procedimenti dell’avversario. I ri-sultati furono di qualche rilievo. In via preliminare: - le unità più idonee alla condotta della In-

terdizione sono anche quelle più efficaci nel contrarla;

- i procedimenti più appropriati in Controin-terdizione sono analoghi a quelli adottati dalla controparte.

Le AREE della Controinterdizione devono ten-dere a sovrapporsi e a coincidere con quelle della Interdizione nella misura in cui ciò è con-sentito dalla disponibilità di un quadro infor-mativo in costante aggiornamento. Anche le FORZE destinate a ciascuna aerea tendono a ricalcare la composizione e articolazione di quelle della Interdizione, con qualche notazio-ne: - le pattuglie sono meno consistenti e più

agili, dovendo confrontarsi soltanto con o-biettivi umani e non avendo problemi di a-limentazione;

- è indispensabile disporre di una riserva di area auto/eliportata per interventi imme-diati a ragion veduta, meglio se integrata da elicotteri da ricognizione e di attacco.

Per quanto attiene al combattimento: - la scelta dello schieramento iniziale delle

forze segue lo stesso processo ragionativo previsto per la Interdizione, tendendo ide-

almente alla sovrapposizione dei disposi-tivi;

- nell’ arco diurno, le pattuglie svolgono una incessante azione di ricerca, sostenuta da ricognizione aerea, per tenere l’ avversario sotto costante pressione, costringerlo a cambiare le zone di bivacco, precludergli il riposo e tendere ad agganciarlo fino alla e-liminazione o cattura (tecnica “hunter– killer”), ovvero, quanto meno, privarlo del-la libertà di azione;

- nell’ arco notturno, vengono predisposti posti di ascolto e imboscate sugli itinerari tra le zone di rifugio e i presumibili obiet-tivi o su passaggi obbligati;

- la propria sicurezza assume scarso rilievo quando il nemico ha tutto l’ interesse a e-ludere il contatto e a mantenere condotta evasiva;

- l’ avversario agganciato non deve essere mai mollato e deve essere segnalato senza indugio al Cdo di area per l’ eventuale im-piego della riserva di forze o di fuoco.

La prontezza di intervento della riserva è un fattore risolutivo nei confronti di un avversario appiedato. Il successo della Controinterdizione si misura non solo e non tanto in termini di perdite inflit-te al nemico, ma piuttosto nelle quantità di ini-ziative alle quali egli è stato indotto a rinuncia-re a causa della nostra azione. Può darsi, per estremo, che in un ciclo operati-vo la Controinterdizione non stabilisca alcun contatto con le forze contrapposte, ma che queste siano così incalzate e impegnate a so-pravvivere da essere costrette alla esfiltrazione.

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I Santi Patroni dei ParacadutI Santi Patroni dei ParacadutI Santi Patroni dei ParacadutI Santi Patroni dei Paracadutiiiististististi

San Michele ArcangeloSan Michele ArcangeloSan Michele ArcangeloSan Michele Arcangelo Nell’ estate del 1955, l’ Ordinario Militare per l’

Italia ha indicato San Michele Arcangelo quale

Patrono dei Paracadutisti.

Il suo nome deriva dall’ ebraico : “Chi Come

Dio?”, grido di guerra in difesa dei diritti dell’

Eterno.

Nelle rappresentazioni più frequenti appare

come un guerriero alato che incalza il drago,

simbolo del male del mondo, sino a precipitarlo

dai cieli.

Questo aspetto di "Soldato e Vincitore" ha ispi-

rato l’Ordinario nella sua scelta.

Si festeggia il 29 settembre.

Santa Gemma GalganiSanta Gemma GalganiSanta Gemma GalganiSanta Gemma Galgani Fu un episodio del tutto fortuito (o per provvi-denziale ispirazione) a portare questa Santa, così dolce e umile, interamente votata a Dio, a contatto con gli arditi del cielo. Siamo a Tar-quinia, presso la Scuola Paracadutisti, alla vigi-lia del secondo conflitto mondiale. Alle pres-santi richieste avanzate da molti giovani para-cadutisti ai loro Sacerdoti di disporre di una immagine protettrice cui affidarsi nei momenti di tensione e di difficoltà, un Cappellano che disponeva per caso di una discreta quantità di immaginette di Santa Gemma, rinvenute in una cassa offerta dalle Suore Passioniste del Mona-stero di Tarquinia, cominciò a distribtuirle a tutti quelli che ne facevano richiesta. Si stabili-sce così un profondo afflato religioso tra la San-ta e i Paracadutisti, cementato nel corso della guerra e, per molti, della sofferenza in prigio-nia. La fiamma ha continuato ad ardere...sino alla richiesta ufficiale avanzata dall’ Associa-zione Nazionale Paracadutisti d’ Italia di pro-clamare Santa Gemma propria Patrona. Si fe-steggia il 16 maggio.

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Preghiera del ParacadutistaPreghiera del ParacadutistaPreghiera del ParacadutistaPreghiera del Paracadutista

Eterno, Immenso Iddio,

che creasti gli infiniti spazi e ne misurasti le misteriose profondità,

guarda benigno a noi,

Paracadutisti d’ Italia, che nell’ adempimento del dovere,

balzando dai nostri aerei, ci lanciamo nella vastità’ dei cieli.

Manda l’ Arcangelo San Michele a nostro custode;

guida e proteggi l’ ardimentoso volo.

Come nebbia al sole,

davanti a noi si dilegui il nemico.

Candida, come la seta del paracadute,

sia sempre la nostra fede e indomito il coraggio.

La nostra giovane vita e’ Tua, o Signore!

Se e’ scritto che cadiamo, sia!

Ma da ogni goccia del sangue versato sorgano figli e fratelli innumeri,

orgogliosi del nostro passato,

sempre degni del nostro immancabile avvenire.

Benedici, o Signore, la nostra Patria, le famiglie, le persone a noi care!

Per loro, nell’ alba e nel tramonto, sempre la nostra vita!

E per noi, o Signore, il Tuo glorificante sorriso.

Cosi’ sia.

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Paolo Caccia Dominioni : un leggendario testimonePaolo Caccia Dominioni : un leggendario testimonePaolo Caccia Dominioni : un leggendario testimonePaolo Caccia Dominioni : un leggendario testimone.... In questa storia di soldati e di uomini non po-teva certo mancare una pagina dedicata a Paolo Caccia Dominioni, conte di Sillavengo... anche se non risulta in totale sintonia con i tempi del nostro racconto. Ufficiale del Genio, valoroso combattente delle due guerre mondiali del XX secolo, cinque volte decorato al Valor Militare (sul Carso, in Libia, in Etiopia, a El Alamein, nella Resistenza), giornalista e scrittore, ingegnere, architetto, ha

mirabilmente ricostruito e illustrato con i suoi disegni espressivi il libro di Alberto Bechi Lu-serna "I Ragazzi della Folgore", epopea dei Pa-racadutisti, dei quali condivise le vicende nel deserto di El Alamein, nel 1942. Nella lotta per la libertà, dal set. ‘43 all’apr. ‘45 : militò nella 106a Brigata Garibaldi con il nome di battaglia "Silva"; appartenne al Comando Re-gionale Lombardo del Corpo Volontari della Li-berta’ e ne fu il Capo di Stato Maggiore ; fu ar-

restato e seviziato dai tedeschi alle Carceri Nuove di Torino; fu arrestato dalle Autorità’ della Repubblica Sociale Italiana e detenuto al carcere di San Vittore a Milano; partecipo’ a va-rie operazioni insieme al Ten Vittorio Bonetti, già’ del IV/187° Folgore a El Alamein. Egli ha affidato quella sua esperienza al libro "Alpino alla macchia". Dopo il conflitto, fu artefice della sovrumana impresa di ricerca, recupero e riconoscimento dei Soldati di ogni nazione, caduti e rimasti se-polti in terra egiziana, ove avevano combattuto in nome della Patria e obbedendo alla legge del dovere militare: un’impresa che lo impegno’ tra quelle dune per ben 14 anni. Scriveva all’ inizio del suo diario, nel racconto minuzioso di quel periodo intrecciato con i ri-cordi personali della battaglia : "Quota 33, primo luglio 1948. Un uomo solo tra cinque-mila croci, nel deserto schiacciato dal caldo pesante, senza vento. 119 chilometri da Ales-sandria dice il cartello sulla strada asfaltata". Il suo libro "Alamein 1933 - 1962" ottenne il pre-mio "bancarella" nel 1963. Nel Sacrario Militare Italiano di El Alamein, da lui progettato e realizzato, riposano oggi 4.814 Caduti, a tramandarne le gesta e il ricordo alle generazioni che seguiranno, mentre i loro spiri-ti riposano “…in quell’ angolo di Cielo… dove vi-vono in eterno Santi, Martiri ed Eroi”. Paolo si e’ spento a Roma presso l’ Ospedale Mi-litare del Celio nel 1992. Nel 2002, in occasione del sessantennale della grande battaglia in terra d’ Africa, il Presidente Ciampi ha consegnato la Medaglia d’ Oro al Va-lore dell’ Esercito, concessa alla memoria di questo eroico amico della Folgore, alla Contes-sa Elena Caccia Dominioni.

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EL ALAMEIN Il sacrario di quota 33

ConclusioneConclusioneConclusioneConclusione Questa è la Storia della Folgore. È il frutto di una attenta ricerca di avvenimenti salienti riguardanti la Grande Unità. Certo, non saremmo mai arrivati a questo tra-guardo senza il fattivo e appassionato contri-buto di Comandanti e Gregari, di ogni rango ed incarico, in servizio e non, che con le testimo-nianze hanno rese vive e palpitanti queste pa-gine. La loro elencazione risulterebbe sicura-mente incompleta e discriminante. Si tratta di un racconto rivolto a tutti i Paraca-dutisti che nel corso di questi anni e ancora og-gi tengono fede alle leggi del dovere e dell’ ono-re, nel solco delle tradizioni del Paracadutismo Militare Italiano. Un racconto che non finisce certamente qui, ma rimane aperto alle vicende del domani: pa-

gine ancora bianche che altri, appassionati co-me noi, si assumeranno la responsabilità di scrivere. “Errori ed omissioni”, inevitabili, sono da attri-buire ai limiti della natura umana. Saremo ben lieti di ricevere “proposte, annota-zioni, suggerimenti” volti a migliorarne il con-tenuto. Costituiranno l’ incentivo per i succes-sivi aggiornamenti. Il punto di contatto è il Comando della Brigata Paracadutisti Folgore. Infine, il nostro grato pensiero è rivolto al Gen. MOVM par. Ferruccio Brandi: esempio, riferi-mento e stimolo per i Paracadutisti di oggi e di sempre.

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Vi sono uomini che nel sudore,

nel sangue, nella paura, nel diuturno

impegno a meritarsi il rispetto di

se stessi, hanno la ventura

di riconoscersi nel nome…

(R. Migliavacca)