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La memoria collettiva Laura MINESTRONI, FIORENZO PARZIALE, SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI, SAPIENZA-UNIVERSITA’ DI ROMA, A.A. 2018-2019

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La memoria collettiva

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La memoria collettiva

• Maurice Halbwachs (I quadri sociali della memoria, 1925; La memoria collettiva, 1950): i ricordi, anche quelli più personali, sono fissati sulla base delle rappresentazioni collettive

• Memoria collettiva attraverso riti ha la funzione di rinnovare la partecipazione e rinforzare i legami sociali (es. 25 Aprile in Italia, 4 luglio negli USA, 14 Luglio in Francia)

• Anche studiosi legati ad altri approcci evidenziano come la memoria non sia un magazzino, ma selezioni i ricordi in funzione del presente (Montesperelli, 1995): l’attività di selezione è sociale nel senso che la memoria di ognuno è il punto di intersezione di più flussi collettivi di memoria

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Memoria collettiva

• https://www.youtube.com/watch?v=rSuUlzglHIw

• https://www.youtube.com/watch?v=3_QO95K7anA

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• La memoria collettiva è più di un mero aggregato di memorie individuali;

• linee socio-temporali costruite da intere comunità mnemoniche.

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La memoria collettiva

• è quell’insieme di ricordi condivisi, trasmessi e ricostruiti da un gruppo sociale circa gli avvenimenti del proprio passato dalle proprie origini al presente e su cui si fonda l’identità del gruppo stesso.

• concetto introdotto per la prima volta nelle scienze sociali dal sociologo Maurice Halbwachs (La memoria collettiva, Milano 1950 come una dimensione collettiva e sovraindividuale della costruzione del ricordo attraverso la quale la rappresentazione del passato viene condivisa dai membri di un gruppo e trasmessa transgenerazionalmente.

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Tempo, Spazio, Persona

• Anche quelle che sembrano categorie universali cambiano di contenuto a seconda delle società: il modo in cui noi pensiamo la nostra identità di persona, l’organizzazione dello spazio e del tempo sono prodotti sociali = es. il concetto di persona per gli antichi Greci (v. Iliade, Odissea) è diverso da quello degli antichi Romani, ed è diverso anche da quello sviluppatosi con l’affermazione del cristianesimo, per mutare ancora con la modernità

• Tempo sociale e tempo vissuto sono due cose diverse (Durkheim, 1912), eppure si influenzano a vicenda (Elias, Saggio sul tempo, 1984)

• Anche le forme del pensiero sono prodotti storico-sociali: pensiero più astratto degli Europei vs Pensiero più concreto dei Cinesi (Granet, 1934)

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Tempo sociale e tempo individuale

• Il tempo sociale misura lo svolgersi degli avvenimenti che coinvolgono i gruppi umani, dalle piccole comunità agli Stati, e che riguardano anche gli aspetti economici.

• tempo individuale, definito anche tempo vissuto. Esso è diverso da un individuo all’altro, perché ciascuno di noi ne ha una percezione differente, come appare evidente dalle esperienze personali (es. :abbiamo l’impressione che il tempo trascorra molto lentamente nelle situazioni difficili e dolorose e molto più velocemente quando si è felici.)

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• Nel campo della linguistica studiosi come Sapir (1921)e il suo allievo Whorf (1956) ritengono che il rapporto tra realtà, linguaggio e pensiero sia stretto: linguaggio influisce su categorie concettuali ed è a sua volta influenzato dall’esperienza sociale; es. gli eschimesi distinguono tra molteplici tipi di neve, la popolazione hopi non concepirebbe le distinzione temporale tra passato-presente e futuro

• Studi successivi hanno smussato, se non contraddetto, la teoria di Sapir-Whorf, così come più in generale l’approccio strutturalista nel campo sociologico è stato criticato, evidenziando la non unidirezionalità del rapporto tra società e pensiero

• Per quanto concerne il rapporto tra società e cultura, vi sono altre posizioni: es. pensiero è influenzato anche da cultura (approcci culturalisti in sociologia) o, ancora, pensiero non è riducibile completamente né a società né a cultura (es. studi biologici e psicologici, o su versanti opposti filosofie idealiste): maggiore peso dato ad universali attribuiti alla natura umana in sé

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Il senso comune per il pragmatismo, l’interazionismo simbolico e la fenomenologia

• Pragmatismo filosofico (Peirce, Dewey) e interazionismo simbolico in psicologia sociale (Mead, Cooley, etc.): il sapere ordinario emerge dalle pratiche e interazioni quotidiane che portano ognuno di noi a ripetere certe operazioni per risolvere problemi comuni

• Opposizione a idea che individui siano atomi che agiscano in maniera semplicemente strumentale sulla base di una razionalità calcolante

• Fenomenologia condivide l’approccio pragmatista e interazionista, ponendo al centro il vissuto e la costruzione sociale della realtà, soprattutto nella traduzione sociologica di questo filone di pensiero filosofico

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Fenomenologia sociale: il senso comune al centro della costruzione sociale della realtà

Alfred Schütz (1899-1959) sviluppa in senso sociologico la filosofia fenomenologica di Edmund Husserl (1859-1938) che proponeva di tornare alle ”cose stesse”, ossia così come appaiono a noi: centralità del soggetto vs positivismo

Schütz: realtà fuori di noi viene da noi interpretata in maniera condivisa (per associazione), dunque attraverso un processo di costruzione sociale in cui centrale è l’azione dotata di senso (v. Weber)

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Il mondo della vita quotidiana

• La realtà è stratificata in province di significato (vita quotidiana, scienze, arte, religione, sogno, etc.), ma il mondo della vita quotidiana è quello più direttamente connesso al nostro vissuto perché è da noi manipolabile

• Intenzionalità dell’attore come apertura verso il mondo esterno (l’oggetto), significato come attribuzione a posteriori di una data azione

• Mondo della vita quotidiana fondato su routine (la «abitualizzazione» in Husserl) che permettono di risparmiare energia, altrimenti dovremmo riflettere su ogni aspetto della vita, divenendo incapaci di agire. Di conseguenza dobbiamo dare una serie di cose per scontate: il senso comune nasce innanzitutto da questa routine

• Ma ancora più centrale è il processo di tipizzazione: noi selezioniamo certi aspetti della realtà e riconduciamo il particolare al generale attraverso l’astrazione (quel tizio che ci porta la posta è “il postino”, a prescindere dai suoi aspetti strettamente individuali)

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Le tipizzazioni e il fondo di senso comune

• Sono schemi di classificazione che non sorgono dalla teoria, ma dalla pratica concreta, della vita ordinaria, fatta di interazioni e problemi da risolvere

• Tali schemi producono una struttura di aspettative (quando quell’uomo che identifico come postino bussa alla porta, già so come comportarmi: ad esempio, non gli chiederò un tramezzino)

• Le relazioni sociali sono dunque tipizzate e questo processo si fonda sulla condivisione = fondo di conoscenza comune

• Questa conoscenza non è omogenea ma è socialmente distribuita

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Naturalezza ed Epochè

• Il senso comune ci porta ad accettare il mondo per quello che è, senza essere troppo riflessivi: ad esempio, diamo per scontato che vi sia la famiglia, che gli uomini indossino i pantaloni, che quel mostro che abbiamo sognato non corrisponda alla realtà, che l’Italia sia l’Italia

• Il senso comune ci fa sospendere il dubbio

• Ma cosa succede se «sospendiamo la sospensione del dubbio?» Se «mettiamo da parte i giudizi» (epochè: sospensione, messa tra parentesi del mondo, concetto ripreso da Husserl e tradotto sociologicamente da Schütz) e scopriamo che la società e le sue istituzioni sono frutto di quel lavoro sociale di costruzione della realtà basato su routine, tipizzazioni, sedimentazione di senso comune

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Senso soggettivo e oggettività

• Schütz riprende Weber ma cerca di andare oltre, perché a suo avviso il sociologo tedesco non distingue tra agire come processo e azione compiuta, fra il senso del produrre e il senso del prodotto, fra il senso dell’azione propria e quello dell’azione altrui, fra autocomprensione ed etero-comprensione

• Oggettività: percepiamo il mondo esterno come ordinato, nel senso che è stato oggettivato (costruito e classificato) da altri prima di noi: ad es. il linguaggio influisce sul nostro vocabolario, sul nostro modo di esprimerci, segnala la nostra appartenenza sociale (a un club, gruppo, classe sociale, etc.)

• L’intersoggettività è alla base dello scambio di significati, ma a sua volta si basa sull’assunto, o meglio sull’idealizzazione, della interscambiabilità dei punti di vista, della congruenza dei sistemi di attribuzione dei significati; in estrema sintesi, ognuno di noi assume che ci sia una corrispondenza tra i nostri significati e quelli dei nostri interlocutori, e che se ci mettessimo nelle loro posizioni guarderemmo il mondo proprio come lo guardano loro

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Lo stupore, la meraviglia e la critica sociale

In tal modo scopriamo che l’ovvio è un prodotto sociale. Per scoprirlo dobbiamo guardare alla nostra vita quotidiana con lo sguardo dello straniero o del bambino

Interrogativo sul senso del mondo attraverso i suoi significati,

ossia la cultura

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• L’insorgere di un nuovo problema porta all’usura di una data tipizzazione e spinge alla formazione di nuove. Più in generale –se seguiamo questo ragionamento – possiamo dire che le scienze sociali sono sorte in seguito a grandi sconvolgimenti (rivoluzione scientifica, rivoluzione industriale, rivoluzione francese) che hanno fatto incrementare la nostra riflessività al punto da divenire consapevoli della costruzione sociale della realtà

• Le scienze sociali, a partire dalla sociologia, mettono in questione il mondo (a questo porta la epochè)

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La immaginazione sociologica

L’immaginazione sociologica è la capacità di riflettere su se stessi come soggetti liberi e non vincolati dalle influenze sociali che, in quanto tali, condizionano inconsapevolmente ogni gesto della vita quotidiana. È l’atteggiamento mentale che permette allo studioso di vedere oltre il proprio ambiente e la propria personalità, al fine di meglio comprendere le strutture e le relazioni in una data società. Si tratta di scorgere nel privato il pubblico, nel particolare il generale. Ciò richiede sensibilità storica, sensibilità antropologica, sensibilità critica (WritghtMills, 1959)

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